Club Alpino Italiano sez. di Verona COMMISSIONE ESCURSIONISMO Gita sociale del 21 ottobre 2012 Alta Lessinia - Carega La Foresta di Giazza – (E) La Foresta Demaniale di Giazza si trova all'estremità nord-orientale della provincia di Verona all'interno del Parco Naturale Regionale della Lessinia. Frutto di una grande opera di rimboschimento, è oggi senz'altro il più bel complesso boscato del veronese. E' delimitata a nord dal Gruppo del Carega, a ovest dai pascoli dell'alta Lessinia e ad est dalla Catena delle Tre Croci. La foresta di Giazza si estende su un territorio di circa 1.904 Ha a cavallo delle province di Verona, Trento e Vicenza. L'Azienda Veneto Agricoltura amministra anche il settore trentino garantendo così un'uniformità di gestione. La Foresta di Giazza nasce ufficialmente il 10 agosto 1911. Il bosco, così come oggi si presenta, è il risultato di un grande intervento di rimboschimento e di sistemazione idraulica iniziato dal Comitato Forestale di Verona agli inizi del secolo e proseguito fino ai nostri giorni. Quando venne intrapresa l'opera di rimboschimento il territorio era costituito da boschi cedui di faggio e da pascoli degradati e si presentava fortemente impoverito per l'intenso sfruttamento. La "data di nascita" di Giazza non si conosce con precisione; ben note sono invece le popolazioni che per prime occuparono queste zone. Si tratta di popolazioni bavaro-tirolesi (i cosiddetti Cimbri) che alla fine del dodicesimo secolo, grazie ad una concessione del vescovo di Trento Wariga, colonizzarono queste montagne. I primi insediamenti coinvolsero i "sette comuni vicentini", mentre solo in un secondo momento Bartolomeo della Scala, vescovo di Verona, concesse il permesso ad occupare i territori della Curia dando inizio alla colonizzazione di gran parte della Lessinia. Questi popoli parlavano una lingua di derivazione tedesca, il cimbro, che ha resistito fino al secolo scorso nella parlata locale imponendosi sull'italiano. La sua diffusione, sia pur limitata a queste aree, è testimoniata dai numerosi toponimi locali e dal fatto che a Giazza una parte della popolazione "parla " ancora cimbro. Le attività principali dei coloni cimbri erano il commercio del legname, la produzione di carbone e ghiaccio e la pastorizia. Con il passare del tempo la cultura cimbra è andata regredendo sempre più fino quasi ad estinguersi. Negli ultimi anni però si è assistito ad un rifiorire di interessi per l'idioma e per le tradizioni legate a questo popolo di cultura germanica come confermano la costruzione del museo etnografico di Giazza e le numerose attività culturali ad esso legate. Programma Si parte dal piazzale delle corriere sopra l’abitato di Giazza, in direzione nord lungo la strada per Revolto, poco prima della colonia estiva, dove sulla destra si prende il sentierino n. 279 che sale abbastanza ripido per inoltrarsi nel bosco e, dopo varie serpentine, seguendo il costone di Monte Corno, si raggiunge un prato con la Malga Laite (1.120 m). Dopo aver gustato una bellissima vista verso est e sul paese di Giazza si prosegue ancora in direzione nord e dopo alcuni tornanti si giunge allo spiazzo di Campostrin (1.254 m) [1h 10’] dove i resti di alcune malghe testimoniano i passati alpeggi. Il terreno si fa meno ripido e, prima per pascoli e poi nel bosco, si raggiunge dopo alcuni tornanti la Malga Terrazzo (1.546 m) [2h]. Proseguendo in direzione nord-est si sale in mezzo alla cupa abetaia fino a raggiungere in breve una radura dove si incontra un bivio con il sent. n. 281 che percorreremo al ritorno. Continuiamo a salire lungo il sent. n. 282 con una fitta serie di avvolgimenti che a quota 1.786 m permettono di arrivare all’estremità est della dorsale sommitale. Si continua fino ad immettersi sul sentiero-mulattiera, residuo di guerra, che corre a est poco sotto il crinale del Monte Terrazzo (1.876 m) con interessante panorama verso la Val Fraselle. Il sentiero si innesta poi, in direzione nord, nella mulattiera di arroccamento sent. n. 202 poco sotto il Passo Zevola (1.799 m), punto più elevato dell’escursione, che si raggiunge in breve e dove potremo sostare per il pranzo [3,5 h]. La mulattiera, che si riduce in più punti ad un esile sentiero, raggiunge, dopo aver tagliato i fianchi del Monte Zevola e di Cima Tre Croci, e dopo aver incontrato resti di opere belliche, il Passo delle Tre Croci, già della Lora, (1.716 m) dove si innestano il sent. n. 110 che sale dal vicentino Rif. Battisti, il sent. n. 182 che porta al Rif. Scalorbi, il sent. n. 190 proveniente dal Rif. Revolto ed il sent. n. 276 proveniente dalla Valle di Revolto. Seguiremo ora quest’ultimo, in discesa lungo la Val del Diavolo, fino ad imboccare sulla sinistra il sent. n. 283 che attraverso Le Molesse ci riporterà, con andamento più o meno in costa, in direzione sud,a Malga Terrazzo [5h]. Risaliamo quindi fino al bivio incontrato all’andata e prendiamo ora verso destra /est il sent. n. 282 che si stacca dopo breve percorso dal n. 281 che prosegue in direzione di Malga Fraselle di Sotto. Si scende ora decisamente, in direzione sud, lungo il Sentiero del Tàmbaro nella Val Fraselle in località Gisoul dove ci si immette sulla strada forestale (sent. n. 280) che ci riporta a Giazza passando davanti alle case di Feceraut a quota 906 m. Dall’innesto della forestale sulla strada asfaltata, si risale a destra per 2’ fino al punto di partenza dell’escursione [6,5h]. Partenza: Arrivo: Dislivello: Difficoltà: Tempo previsto: Attrezzatura: ore 7.00 da Porta Vescovo ore 7.15 dal parcheggio di Verona sud ore 19.00 circa salita 1.000 m – discesa 1.000 m Escursionistica 6,5 ore scarponi. Nota: nessun Rifugio lungo l'itinerario Capigita: Rizzotti Filippo (3403194844) Bressan Zoe (3488945087) Prossime gite: N.B. La quota di partecipazione dovrà essere interamente versata all’atto dell’iscrizione. I partecipanti, con l’iscrizione, accettano e si impegnano a rispettare il regolamento gite, come da estratto pubblicato nel libretto: “Attività sezionale” del C.A.I. di Verona.