Indice I° PARTE 1) I perché di una scelta 2) Le fonti: “La corte di Alfiano”, dal polittico del monastero di S. Giulia, e la “Charta comutationis”, dal C.D.L. ( Codice Diplomatico Longobardo) 3) L’unità didattica: ¬ Il percorso formativo ¬ Il percorso operativo: lettura e analisi del polittico, glossario, approfondimento dei temi, rilettura delle fonti e produzione di inferenze ¬ Rappresentazione iconica della corte ¬ Localizzazione della corte (cartine) ¬ La produzione del testo: ricerca personale dei dati e i dati forniti dall’insegnante per la stesura ¬ Verifica ( Tassonomia del Blum) II° PARTE: l’ipertesto 1) L’allevamento: ♣ Del maiale ♣ Delle mucche ♣ Dei cavalli ♣ Delle pecore ♣ Degli animali da cortile ♣ Asini e buoi 2) Le coltivazioni 3) Le misure 4) L’artigianato 5) La pesca 6) Il porto 7) Il commercio 8) L’organizzazione sociale 9) Il territorio: paludi, regone e il “lacus” 10) La selva 11) Gli edifici 12) I mulini 13) La religione 14) I cibi 15) I vestiti III PARTE: il laboratorio 1) Problemi epistemologici e didattici: ♦ Didattica delle fonti ♦ La tematizzazione 2) Dai campi di esperienza alla riflessione sull’esperienza 3) Strutture di relazione: il rapporto causa – fatto – conseguenza in vissuti 1 I perché di una scelta In un momento in cui il dibattito sulla scuola è acceso e al tempo stesso occasione di scontro politico anziché di riflessione su contenuti e valori, ho voluto introdurre nella mia classe una diversa modalità di pensare e apprendere la storia. E’ per me la risposta a un bisogno di autonomia che nasce dalla riflessione sulle strutture culturali portanti del sapere, dalla necessità di ripensare i modelli organizzativi con cui si formano i docenti e si organizza il lavoro; ma anche sulla strutturazione della scuola, che deve tenere conto dell’età degli alunni, e non solo quella anagrafica, la scansione dei cicli di formazione, la necessità della revisione del curricolo disciplinare. A onor del vero il processo di riforma non è mai cessato nella scuola e soprattutto nella scuola elementare ha prodotto continui cambiamenti: dalla conoscenza semplicemente trasmessa, che aveva ridotto la storia alla presentazione di una sequenza di episodi moraleggianti come se il suo scopo fosse esclusivamente didascalico, si è passati alla necessità di rivedere i contenuti individuando i nuclei fondanti delle varie discipline, lasciando maggiore spazio all’esplorazione e alla scoperta per migliorare la conoscenza e accrescere le capacità. Le nuove teorie nell’ ambito della psicologia cognitiva e della pedagogia ci hanno permesso di riconsiderare l’alunno come soggetto in formazione, ponendolo al centro delle attenzioni, ci hanno indotto a tenere nel debito conto i diversi stili cognitivi degli alunni; la didattica ci ha obbligato a ripensare la storia in termini non solo di contenuti ma anche di obiettivi disciplinari e trasversali, di strategie. Introducendo il lavoro di ricerca e analisi delle fonti ho riflettuto a lungo sulla scelta del contenuto perché mi rendevo conto di quanto dovesse essere rilevante da un punto di vista storiografico per poterlo inserire in un curricolo di rispetto in cui strutturare l’apprendimento secondo una pluralità di operazioni mentali e concrete, in modo graduale, secondo un ordine di complessità crescente, per aiutare gli alunni a orientarsi nella complessità dei fatti storici e sociali, per indurli a problematizzarli, a considerarli da diversi punti di vista. Per questo motivo il lavoro è stato orientato non solo alla conoscenza dei fatti ma ad imparare a pensare; mi sono proposto di portare gli alunni ad acquisire la consapevolezza e la padronanza delle procedure. La scelta del contenuto è servita inoltre a rafforzare le capacità disciplinari; in più a sollecitare l’avventura della conoscenza. La metodologia del lavoro di gruppo ha permesso agli alunni di ampliare le loro responsabilità personali, di migliorare le loro capacità di dialogo, di confronto, di tolleranza, di fare esperienze di solidarietà, di collaborazione, di sviluppo del senso civico. Con la collaborazione dei colleghi del team docente Marina Masserdotti e Francesca Ronchetti questo lavoro è stato l’occasione per attivare e rafforzare le capacità espressive e trasversali alle varie discipline. L’idea poi di dare veste informatica all ’elaborato è stata del collega Elio Danesi e resa possibile grazie solo alla sua competenza. Per gli alunni crediamo sia motivo di soddisfazione e, ci auguriamo, l’occasione per maturare il convincimento che seminando, a stagione opportuna, si può raccogliere. 2 Ringrazio: ϖ Il Collegio docenti del Circolo didattico di Pontevico per la fiducia accordatami nell’assegnarmi la “Funzione Obiettivo” ϖ Il dirigente scolastico, dott. Angelo Schinetti, perché grazie alla sua disponibilità ho avuto diverse occasioni di confronto e chiarimento sulla metodologia disciplinare ϖ Il prof. Gianpietro Belotti, dell’Ateneo di Brescia, Presidente dell’A.I.R.S provinciale (Associazione Insegnanti e Ricercatori di Storia), per le occasioni di formazione e l’aiuto che mi ha prestato, senza il quale non mi sarei avventurato nell’impresa ϖ La prof. Elisabetta Conti, vicepresidente dell’A.I.R.S. e preziosa collaboratrice della Fondazione Civiltà Bresciana, che si prodiga per fornire tutti noi insegnanti occasioni di formazione, sempre prodiga di stimoli e di incoraggiamento nei miei confronti ϖ Ringrazio la banca di credito cooperativo dell’ Agro Bresciano per il contributo offerto per la duplicazione dei CD rom ϖ Un grazie ai genitori della 4° elementare di Alfianello per la fiducia che mi hanno concesso assecondando il nostro lavoro; ϖ Un grazie infine ai miei alunni; perché per la loro disponibilità e il loro impegno ho avuto anch’ io l’occasione di crescere un po ’ . Programmazione Percorso formativo: ϖ Saper collocare nel tempo fatti ed eventi ϖ Conoscere la struttura e l’organizzazione della corte medioevale ϖ Saper ricostruire, attraverso l’uso di fonti e documenti di diverso tipo, eventi di storia locale collocandoli nel tempo e nello spazio ϖ Saper collegare gli eventi e le trasformazioni storiche presi in esame a quadri di storia generale Contenuti: la corte medievale di Alfiano nel polittico del monastero di S. Giulia e nei documenti del C.D.L. Percorso operativo: 1) FRUIZIONE = ♣ Individuazione e impostazione del problema attraverso l’analisi del documento “Charta commutationis” tratto dal Codice Diplomatico Longobardo e del testo del polittico relativo alla corte di Alfiano tratto dal “Breviaria de curtibu s monasterii” di G. Pasquali ♣ Lettura della traduzione dei documenti ♣ Risposta a domande stimolo per cogliere le informazioni fornite dal testo dei documenti ♣ Ordinamento delle informazioni secondo criteri di coerenza ♣ Produzione di inferenze ♣ Risposta ad ulteriori domande prodotte dalle informazioni e dalle inferenze ♣ Individuazione dei termini chiave e stesura di un primo glossario 3 ♣ Domande di comprensione (I° verifica) ♣ Produzione e completamento degli schemi logici (concetti e rapporti spazio temporali e causali) (II verifica) 2) RIELABORAZIONE PERSONALE ♣ Rappresentazione iconica della corte medioevale ♣ Verbalizzazione orale in classe degli schemi logico - temporali da parte dei singoli alunni (III verifica) ♣ Verbalizzazione individuale scritta degli schemi usando diversi mezzi di coesione e partendo da diversi punti dello schema (IV verifica) 3) TEMPORALIZZAZIONE (collocazione nel tempo) θ Attraverso le date dei documenti ricostruire la linea del tempo relativa alla nascita e alla formazione della corte, alla sua evoluzione nel tempo θ Collocazione dei fatti relativi alla corte nella striscia della storia generale del tempo (V verifica) 4) LOCALIZZAZIONE (collocazione nello spazio) ♦ Individuazione e collocazione sulla cartina delle corti (VI verifica) ♦ Collocazione esemplificativa nello spazio (rappresentazione cartografica simbolica) di suddivisioni relative alle varie parti della corte (“dominicum e massaricio”) ♦ Rappresentazione simbolica dell’ambiente naturale del periodo I TEMI: I. Invasione e occupazione del territorio II. L’ insediamento e i rapporti con i residenti III. I duchi e il regno: l’ instaurarsi della monarchia IV. Il possesso della terra: la proprietà e la conservazione dei beni V. Desiderio e l’ ascesa al potere VI. Desiderio e il monastero di S. Giulia VII. L’ organizzazione dei possedimenti regi e le corti sull’ Oglio VIII. Vita nella corte: organizzazione economica e sociale ( * conoscenza “ focus” ) I°) Individuazione del problema: ϖ Lettura della traduzione della “Charta co mutationis”, tratta dal C.D.L. ϖ Individuazione degli elementi ceduti attraverso l’atto di permuta di beni ϖ Individuazione del cedente e dell’acquirente ϖ Individuazione di date e luoghi N.B. = Se mancano notizie sufficienti andiamo alla ricerca di altri documenti II°) LA CORTE DI ALFIANO A) Lettura del testo tradotto del polittico del monastero di S. Salvatore – S. Giulia B) Rilevazione dei dati presenti nel testo (lavoro a gruppi): • Di quale argomento si tratta • Collocazione (cartina) della corte 4 • Rilevazione di elementi antropici siti sul territorio • Rilevazione dei prodotti (natura e animali) • Persone C) Questionario per il “brain - storming”, onde verificare il livello di conoscenze già in possesso degli alunni sull’argomento, sollecitare curiosità, dare un primo orientamento alla ricerca: ♦ Visto cosa si produce di cosa si tratta? ♦ Come sono le case? ♦ Perché si usano i denari? Non vigeva il baratto? ♦ A cosa servivano gli animali da tiro e da soma? Perché c’erano poche mucche? ♦ Come mai nei boschi si allevavano tanti maiali? ♦ Si parla di un porto, di navi e di sale. E’ possibile? Perché? ♦ Si parla di mulini: dove si trovavano? Come funzionavano? ♦ Come immagini il fiume, la pianura, i villaggi di quel tempo? ♦ Hai trovato parole come “manenti, prebendari, canevario, maestri di costruzioni di muri, case e botti”. Sai spiegarne il significato? ♦ Cosa sono le sorti? ♦ Cosa vuol dire “ad fictum”? N.B. = Come si può rilevare dal testo non è possibile ricavare tutte le notizie inerenti alla struttura e al funzionamento della corte. Dovremo ricorrere ad altre fonti di tipo storico o storiografico per completare la ricostruzione di questa importante e caratteristica unità agricola del tempo e del quadro generale della situazione storica del tempo. Dovremo trovare notizie relative: ♣ Al monastero di S. S. – S. G. ♣ Al formarsi di queste realtà agricole e alla decadenza delle città ♣ Ai rapporti tra monastero e dipendenti ♣ All’ambiente naturale ♣ Ai tipi di coltivazione e di allevamento diffusi ♣ Alle modalità e al tenore di vita del tempo D) Il formarsi della corte La corte di Alfiano venne acquistata dal monastero di S. Salvatore – S. Giulia in fasi successive a partire dal 17/11/759. In quella data infatti, alla parte già di proprietà, se ne acquistò un’altra, quella che Gisulfo “strator” aveva lasciato al vescovo di Lodi Ippolito. Questi con il consenso di Rodoara, moglie del suddetto funzionario regio e usufruttuaria dei beni, cede ad Anselperga, badessa del monastero bresciano, metà della corte di Alfiano ed alcuni beni posti in località Squadretto, nei pressi di Castelletto di Leno. Con un atto successivo del 761, le figlie di Gisulfo e Rodoara, Natalia e Pelagia, in cambio di appezzamenti sparsi sul territorio di Lodi e in varie località della Lombardia occidentale e Valtellina, cedono ad Anselperga l’altra metà delle corte di Alfiano, più alcuni beni posti a Regona di Seniga. Ulteriori acquisizioni vennero fatte nel 769 da un certo Stavile, figlio di Benigno, “civis Brixiae”; in 5 seguito entrarono a dare ulteriore consistenza al fondo le “curticelle” site ad “Octavo” a sud di Robecco d’Ogli o, e di “Celladica”, dalla locazione ancora incerta. Questionario di comprensione del testo 1. Di cosa si parla nel testo? 2. Come si chiama l’acquirente? 3. Come si chiamano e chi sono coloro che vendono? 4. Dove si trovano le proprietà cedute? 5. In quali date vengono vendute? 6. Raccogli in uno schema i dati relativi alle diverse acquisizioni 7. Cerca e sottolinea su una cartina le località interessate alla corte di Alfiano 8. Che cos’è uno “strator”? 9. Che cos’è un monastero? ( Inserire lo studio del monachesimo) 10. Chi è la badessa? E) Vocabolario. Introduciamo un piccolo glossario di termini nuovi per l’apprendimento del microlinguaggio alla cui base stanno una serie di concetti e conoscenze utili a capire e ad apprendere il lessico di tipo storico I. Strator = Nel medioevo, chi conduceva il cavallo del pontefice, aiutandolo a salire o a scendere, ufficio talvolta svolto da imperatori e re come segno di rispetto filiale o riconoscimento di superiorità. Nel testo è sinonimo di funzionario importante. Gisulfo infatti era funzionario regio presso il monastero di S. S. – S. G. II. Corte = o “curtis” in latino o “curticella”, piccola corte. Azienda rurale divisa fra la parte condotta direttamente dal proprietario e detta “dominicum”, da “dominum”, signore, e “massaricium”, insieme dei mansi o az iende contadine, gestite indirettamente dai massari, vincolati al pagamento di certi censi e alla prestazione d’opera, “corvèe”, sulla riserva padronale III. Badessa = Superiora di un monastero autonomo di monache IV. Scario = (dal longobardo skario, capitano). Nell’amministrazione della corte regia longobarda, ufficiale minore, alle dipendenze del gastaldo (funzionario del re), che teneva incorporate sotto di sé le schiere ( dal franco skara) dei rustici V. Moggio = unità di misura agraria, usata con valori diversi, in varie provincie italiane. Seguito da specificazione, superficie di terra sufficiente per la semina di un moggio di grano VI. Castrato = maschio della pecora VII. Giumenta = femmina dell’asino, del mulo o di altra bestia da soma; in passato si intendeva anche la cavalla da sella. 6 VIII. Canovario = Cantiniere, magazziniere IX. Prebendario = servo della corte privo di ogni libertà; erano nutriti e alloggiati nella casa signorile; oppure casati, cioè collocati in case proprie X. Manente = colono con l’obbligo di rimanere sul fondo agricolo XI. Livellario = colono legato alla terra da un contratto (libellum), uomo libero XII. Aldio = termine di origine germanica: uomo semilibero addetto al trasporto delle merci o al recapito di missive XIII. Caminata = casa col camino adattata per le riunioni o per ospitare i rappresentanti del monastero XIV. Sortes = sorti, appezzamenti di terra liberi, non casati XV. Manso = podere, appezzamento di terra della “pars massaricia” XVI. Magister porcarius = personaggio molto importante tra i dipendenti della corte con compito di sovrintendere alla riproduzione, alla cura delle malattie e all’ingrasso dei maiali F) Avendo accennato al monastero è opportuno introdurre ora un testo relativo alla storia del monastero bresciano, al monastero in generale e alla regola benedettina (testi relativi all’argomento si possono trovare facilmente sui sussidiari) G) IL MONASTERO DI S.SALVATORE – S.GIULIA: cenni storici Il monastero benedettino femminile di S. Salvatore ( dal 762 o 763, dopo che vi verranno traslate le reliquie, si chiamerà anche S. Giulia) venne fondato nel 753 da Ansa e Desiderio, duchi e poi sovrani longobardi, su un’area demaniale concessa dall’allora re Astolfo. I sovrani longobardi dotarono il cenobio benedettino, monastero regio, di un ricco patrimonio fondiario che si estendeva, oltre che nel bresciano, in molte zone dell’Italia settentrionale, in Emilia, in Toscana e nei ducati di Spoleto e di Benevento; a S. Salvatore competevano i diritti sui corsi d’acqua, strade, porti fluviali e mercati. Dal monastero dipendeva un’attività d i scambio di materiali e merci su largo raggio e di produzione. L’intensa vita economica era strettamente legata al ruolo politico e sociale che il monastero ricopriva. La sua fondazione si collegava ad una linea politica propria dei sovrani longobardi, da Liutprando in poi, di appoggio al monachesimo benedettino, che diede origine, tra gli altri, ai grandi monasteri di Montecassino, Bobbio e Nonantola e alla loro aspirazione, negli ultimi decenni del regno, a legare a sé la Chiesa romana ed a creare un sistema economico e di potere, nel presentimento di uno scontro frontale con i Franchi. Dopo che i Longobardi furono sconfitti, la Chiesa confermò i privilegi ai monasteri da essa fondati, ed anche i Franchi ne riconobbero la presenza politica e ne incrementarono il patrimonio: donazioni successive ampliarono le proprietà del convento, facendo di S. Giulia una forza economica e politica controllata da badesse il cui potere era ricalcato sul modello feudale. In età carolingia, come elemento di una rete di conventi benedettini sparsi nella penisola e lungo l’arco alpino e collegati con altri centri religiosi della regione renana, il cenobio svolse anche uno strumento di coesione politica fra territori diversi e di appoggio ai sovrani. Numerose furono le badesse di origine principesca. 7 Anche l’asilo ai viandanti e l’assistenza ai pellegrini rientravano tra le attività di S.Salvatore. Presso il monastero, tra le attuali vie dei Musei e Piamarta e il vicolo Fontanone, sorgeva lo xenodochio, uno tra i tanti gestiti dalle monache. Nel corso dei secoli San Salvatore non conobbe mai la decadenza economica, benchè le proprietà fondiarie si concentrassero in un’area più ristretta e venisse progressivamente perso peso politico. Nel 1790, otto anni prima della soppressione, l’ amministrazione fondiaria registrava, solo sul territorio bresciano, una proprietà di 600 ettari. ( Da “L’area di S. Giulia: un itinerario nella storia”). H) Forniamo ora informazioni relative all’economia curtense, tipica economia medioevale La corte di Alfiano, essendo di proprietà del monastero, era sotto la giurisdizione della sua badessa. I possedimenti del monastero erano molti e, considerate le difficoltà di trasporto e comunicazione del periodo, non potevano essere gestiti direttamente dalla proprietaria; pertanto venivano affidati a degli amministratori, detti “scario”. A questa figura competeva il compito di gestire la “pars dominica” della corte e tenere i collegamenti tra con il monastero. Aveva il compito di: θ Raccogliere dai contadini i censi in denaro e in natura θ Coordinare i lavori dei prebendari θ Distribuire le opere (corvée) che dovevano essere svolte nella pars dominica dai manenti e livellarii θ Curare la vendita della produzione agricola In cambio riceveva dalla badessa una o più “sortes - absentes”, cioè quelle sulle quali non c’era alcun colono. Nel lavoro era aiutato dai servi casati e prebendari, il cui mantenimento era a totale carico del monastero e per questo motivo costituiti da un numero sempre esiguo. Se il loro lavoro non bastava a soddisfare le esigenze d’opera dell’azienda, venivano aiutati da manenti, massari e livellari attraverso le corvée. Oltre alla “pars dominica” la corte era costituita dalla “pars massaricia”, affidata in gestione ai manenti (contadini liberi o servili), e ai livellari. Questi dovevano alla proprietà parte del raccolto (1/3 dei cereali, ½ del vino), una parte di tutti i prodotti o animali allevati, oltre alla prestazione di giornate lavorative e del denaro. Lo stesso valeva per i livellari, così chiamati da “libellum”, il libretto su cui era scritto il loro contratto. Nella corte di Alfiano, come emerge dal polittico del monastero, c’erano alcuni aldii, che avevano prevalentemente il compito di trasportare le merci al monastero e curare lo scambio delle missive. I) Facciamo approfondire il problema della situazione sociale dei servi Il mondo medioevale era essenzialmente un mondo agricolo, legato alla terra e al suo sfruttamento onde ricavare il minimo necessario per il proprio sostentamento. La società, a differenza di quanto lascerebbe supporre un’analisi superficiale, era molto complessa. Agli allodieri, piccoli e medi proprietari, si aggiungevano quei 8 liberi coltivatori che pagavano un canone fondiario al proprietario della terra che lavoravano. Oltre a questi la massa di coloro che erano obbligati a rimanere sul fondo che lavoravano: rustici, villani, manenti, livellari o come sono stati in altri modi definiti: tutti accomunati dall’impossibilità di trasferirsi altrove, lontano dalla “gleba” che coltivavano con il permesso del proprietario. Il vincolo era limitativo anche per i familiari dei servi e si trasmetteva per via ereditaria, non potevano alienare i beni personali, ne concedere una figlia in sposa a un contadino estraneo alla giurisdizione del signore senza il suo permesso. Col passare del tempo allorchè i signori fondiari o proprietari terrieri acquisirono anche la potestà di “bando o banno”, cioè la potestà giuridica e la facoltà di comminare pene, anche i liberi progressivamente persero parte della loro libertà e vennero assoggettati al volere del signore del luogo che impose anche a loro tasse e corvée. L) Forniamo notizie sulla situazione dell’impero al tempo delle invasioni barbariche Quale e quanta fosse stata la distruzione seguita alle invasioni barbariche è facile immaginarlo. L’ambiente era dominato dal prevalere della selva incolta, da lande deserte, lame e paludi; rare le eccezioni di insediamenti umani situate là dove rimanevano i resti delle città che avevano costituito il tessuto dell’impero romano; oppure dove sorgevano le ville, i piccoli villaggi e, in seguito, castelli e monasteri. I Romani con la loro opera secolare avevano costruito circa duemila città. Del tessuto urbano preesistente, dopo le invasioni, rimanevano solo le rovine. Invasioni, crisi demografica, pestilenze avevano decimato la popolazione degli antichi municipi, i benestanti si erano ritirati nelle ville di campagna. Le città avevano perso il loro antico tessuto urbano: dove rimaneva una parvenza di autorità civile e/o religiosa si formarono nuove aggregazioni abitative, intorno alla sede del vescovo o del signore, che si espansero senza le precise disposizioni geometriche del “cardo e del decumano”. Ma soprattutto le città avevano perso la peculiarità di centro sociale, amministrativo, fiscale, economico. La vita si svolgeva prevalentemente in campagna, nelle unità rurali, ville o corti, dove la scarsità della produzione obbligava all’isolamento. Ma se al nord l’insediamento a macchia di leopardo rende l’idea della si tuazione, al sud dell’Italia il territorio, più romanizzato e con un clima più mite, meglio si conciliava alla coltivazione e all’insediamento. L’area da “runcare” si concentrava intorno ai villaggi e si producevano cereali e legumi; in collina invece prevalentemente olivi e viti. M) In questa situazione ambientale nasce e si sviluppa la corte. Forniamo agli alunni informazioni relative alla selva, ambiente dominante nell’Italia e nell’Europa del tempo Il pascolo brado degli animali domestici, maiali al nord e ovini al sud, la caccia alla selvaggina, la pesca negli stagni e nei fiumi, la raccolta di frutti spontanei, di bacche e funghi, il taglio della legna come combustibile o da usare per la costruzione erano le risorse principali fornite dalla zona boschiva molto estesa e che costituiva pertanto 9 un patrimonio di importanza fondamentale nell’economia del tempo, considerata la scarsa consistenza del patrimonio agricolo coltivo e la ancor minore redditività. Per la sua importanza anche il bosco divenne oggetto del contendere e dell’accaparramento delle signorie fondiarie. Col passare del tempo lo sfruttamento della selva e dell’incolto andò soggetto a vincoli sempre più restrittivi e le concessioni all’uso riservate ai soli signori che vi praticavano la cacci a. Nell’ottavo secolo, allorchè l’incremento demografico indusse ai primi tentativi di disboscamento e dissodamento, i processi di ruralizzazione del territorio produrranno la progressiva riduzione dell’ambiente naturale fino all’attuale estesa antropizzaz ione. N) RILETTURA DEL TESTO DEL POLITTICO RELATIVO ALLA CORTE DI ALFIANO PER RILEVARE ULTERIORI DATI E IL LORO APPROFONDIMENTO(“Breviaria de curtibus monasterii” a cura di G.Pasquali) • Invitiamo gli alunni alla rilettura attenta del testo dei documenti • Rispondiamo alle domande sulla comprensione dei vocaboli • Riprendiamo il breve glossario già steso con il significato dei termini difficili che devono essere compresi bene perché ritorneranno frequentemente ne prosieguo del lavoro • Facciamo notare che il testo del polittico, secondo uno schema preordinato a cura dell’ estensore e rilevabile in tutti i testi relativi alle varie corti, è approssimativamente suddivisibile in tre parti: la cappella, edifici e produzione, i dipendenti e relativi rapporti • Iniziamo il lavoro di analisi del testo riassumendo e ordinando i termini per affinità = - edifici: cappella, case, case caminate, cantina, mulino, porto - aspetti del territorio: selva, paludi, regone, rive del fiume - aspetti antropici del territorio: sorti, selva, prati, vigne, terra arabile - persone (suddivise per mansioni lavorative): manenti, prebendari, canevario, maestri nella costruzione di muri, case, botti - prodotti: cereali (grano, segale, orzo, avena) - legumi - altri prodotti: latticini, vino, miele, cera, uova - lana e lino - foraggio: fieno - animali da cortile ( polli, oche, anatre, maiali) - animali da allevamento (maiali, pecore, capre, castrati, mucche, giovenche, vitelli) - animali da soma e da tiro: asini, giumenta, cavalli, puledri, puledrini, buoi - * sale * denari P) QUESTIONARIO PER LA PRODUZIONE DI INFERENZE SUI DATI DEL POLITTICO Facciamo notare agli alunni le tante curiosità sorte durante il lavoro fin qui svolto. Ora dobbiamo: 10 (a) riconoscere ciò che già sappiamo e ciò che ricerchiamo (b) saperci porre e classificare domande (c) costruire mappe: cioè rilevati i dati classifichiamoli e se ci riusciamo colleghiamo con le frecce (d) leggere comprendere diversi tipi di testi (e) individuare argomenti e informazioni centrali (f) compilare tabelle e schemi Rivediamo con la conversazione ciò che sappiamo (a) e cominciamo (b) a porci delle domande: ♣ Considerato il tipo di produzione di cosa si tratta? ♣ Quanti tipi di case? Come sono costruite? ♣ Perché si paga in denari? Non esisteva il baratto? ♣ A cosa servivano gli animali da tiro e da soma? ♣ Perché ci sono poche mucche e invece tanti maiali? Da cosa lo capisci? ♣ Come mai nei boschi si allevano tanti maiali? ♣ Si parla di un porto, di navi e di sale. E’ possibile? Perché? ♣ Mulini: dove? Come funzionavano? ♣ Le persone sono chiamate con nomi che sembrano definirne il lavoro: quale? ♣ I dipendenti dovevano prestare giornate di lavoro: come mai? Esistevano contratti di lavoro? Quali? ♣ Come era suddivisa la proprietà? Q) RAPPRESENTAZIONE ICONICA DELLA CORTE θ Raccogliamo anche immagini relative, oltre che alla corte, anche ad edifici, ambienti, lavori e personaggi θ Ora che abbiamo una visione chiara della corte, tentiamo di rappresentarla graficamente tenendo conto del maggior numero di elementi possibile R) RICERCA PERSONALE ♦ Cerchiamo su testi vari notizie relative a usi e costumi dell’epoca (modi di vestire, cibi, musica, attrezzi agricoli, coltivazioni, lavori, edifici, ecc…) ♦ Riassumiamo le notizie in brevi testi S) Facciamo notare agli alunni che finora abbiamo imparato: (a) a riconoscere quello che cerchiamo e quello che già sappiamo (b) a classificare e organizzare le conoscenze e le informazioni (c) a cercare informazioni nei testi e nelle immagini (d) ad usare la terminologia specifica della disciplina Le informazioni finora ricavate non sono tuttavia sufficienti alla produzione dell’ ipertesto. Sarà l’ insegnante tuttavia che le fornirà attraverso la produzione di testi appropriati da dare in analisi agli alunni non senza qualche consiglio: ϖ individuare innanzitutto la informazione centrale, senza la quale non si può capire il testo; quelle secondarie si rilevano in un secondo tempo e si capiscono solo in riferimento a quella centrale 11 ϖ ϖ ϖ ϖ ϖ ϖ ϖ sottolineare o evidenziare i termini cardine essere sicuro di capire ciò che si sta leggendo prendere appunti magari abbreviando parole o usando segni e simboli parafrasare (ripetere con parole proprie) ciò che si è imparato schematizzare le informazioni, magari dopo aver suddiviso il testo in capoversi stabilire nessi logici tra le informazioni scegliere il tipo di testo adatto per la produzione (narrativo, descrittivo, argomentativo) DATI FORNITI AGLI ALUNNI PER L’ELABORAZIONE DEL TESTO ( Vedi A. Baronio “Tra corti e fiume: l’Oglio e le “curtes” del monastero di S. Salvatore di Brescia nei secoli VIII – X” in “Rive e rivali. Il fiume Oglio e il suo territorio” ). 1) Gli edifici: • Nella corte potevano esserci diversi edifici (non tutti, non in tutte le corti) • CASE = (“casas”) molto semplici, costituite di un solo vano nel quale potevano trovare rifugio sia le persone che gli animali; gli arredi erano molto semplici e di uso quotidiano: ciotole e scodelle, posate di legno, anfore, panche, giacigli. Erano costruite col legno che si trovava nel bosco (“silvis astalareis” come viene dedinito nella “chart a commutationis”, a cui si poteva accedere per il prelievo con il permesso del proprietario) nella loro intelaiatura. Le pareti erano di frasche, paglia e fango. Al centro vi si accendeva il fuoco per cuocere i cibi e il fumo che si disperdeva nell’aria do veva dare non poco disagio agli abitanti della casa. Grande era il pericolo di incendi. Infatti se le condizioni atmosferiche lo permettevano, il fuoco era acceso sul limitare della casa. • CAMINATE = (“caminatas”) un po’ più grandi delle altre avevano il ca mino in pietra. Per il resto erano come le altre. Ovviamente questo era un vantaggio notevole perché si evitava il diffondersi del fumo all’interno, si cuocevano i cibi con maggiore facilità, si poteva riscaldare l’ambiente. • CAPPELLA = (“cappella”) anche q uesta era una costruzione modesta, dotata di uno o più altari (Es.= 3 a Marcaria, 2 a Rivarolo del re, 6 a Cicognara). In essa vi si conservavano gli arredi sacri: vesti di seta e di lino per i celebranti, calici, patene, corone, turiboli, campane, messali, vangeli, codici minori. Ad essa si accompagnava una dotazione fondiaria per il mantenimento del celebrante, Manca il crocefisso. • Solarium = (“solarium”) si tratta di un edificio particolare con funzioni direzionali, assimilabili al “palatium”, edificio d estinato originariamente a residenza, privo di strutture di difesa, che saranno aggiunte, trasformandolo, in epoche successive. 2) Allevamento: 2.1 = dei maiali ♦ L’animale conservava ancora le caratteristiche del cinghiale da cui derivava ♦ Era allevato in quantità notevole perché rendeva molto come carne e come strutto 12 ♦ Era in grado di sfruttare al meglio le risorse dell’ambiente naturale: erbe, radici ghiande e altri frutti della selva ♦ Allevato allo stato brado da servi e manenti ♦ Nel polittico si accenna anche ad un “porcarius” (Rivarolo del Re) che aveva il compito di sovrintendere all’allevamento, riproduzione, ingrasso e cura delle malattie ♦ E’ possibile che in alcune corti ci fossero dei recinti destinati a raccogliere gli animali nel periodo dell’ingrasso e p er la concentrazione prima della vendita ♦ Nel “Capitulare de villis” si indica il primo giorno di settembre come il giorno in cui si poteva aprire ai maiali il bosco di ghiande, non solo per l’ingrasso, ma anche perché la carne degli animali, nutrendosi di queste bacche, diventava più saporita. ♦ L’allevamento del suino si faceva prevalentemente nelle foreste di querce allo stato brado. Pertanto, dopo il primo settembre, sotto la direzione del “porcarius”, gli animali venivano portati nel bosco a pascolare per nutrirsi con foglie, erbe e radici, ma soprattutto con i frutti delle querce e del faggio, scossi dall’albero tramite pertiche. E’ ipotizzabile quindi una stabulazione fissa nel corso dell’anno, con pascolo controllato dai servi durante il giorno e il ritorno nel recinto alla sera; durante l’autunno invece bisognava invece condurre gli animali di quercia in quercia dove venivano provvisoriamente custoditi, probabilmente anche in recinti improvvisati 2.2 Cavalli. ♦ Sembra che nella corte di Alfiano vi fosse un allevamento di cavalli, considerato che l’estensore dell’inventario rileva la presenza di uno stallone, 5 puledri non domati, 20 giumente, 9 puledri piccoli. Gli animali erano destinati, dopo l’addomesticamento, alla vendita 2.3 pecore e capre ♦ Ne esistono alcune nelle varie corti, destinate alla produzione di carne, latte e lana. Dalle corti passavano le greggi transumanti che partendo da Barbata, nel bergamasco, dove erano giunte dall’alpeggio, si muovevano per il pascolo nella pianura seguendo il corso dell'Oglio 2.4 animali da cortile ♦ Polli (uova), oche e anatre erano abituali frequentatori dell’aia (“area”) della corte e costituivano un elemento basilare dell’alimentazione 2.5 asini e buoi ♦ Erano i trattori del tempo. Di grande utilità nel lavoro dei campi per il traino degli aratri e dei carri, oppure delle barche. ♦ Potevano anche essere usati per il trasporto delle derrate alimentari da corte a corte o verso il monastero 2.6 Allevamento delle mucche: ♣ Non esisteva un allevamento vero e proprio ♣ La quantità limitata era dovuta alla necessità di riservare il terreno alla coltivazione dei cereali anziché al foraggio ♣ I latticini prodotti erano pochi, destinati al consumo immediato 13 ♣ Pochi i vitelli e giovenche, a dimostrazione della difficoltà ad allevarli (morivano giovani) ♣ In talune corti vi si poteva trovare un numero di mucche superiore al solito perché lì venivano concentrate per la vendita (Cicognara) 3) La pesca: θ Era molto praticata θ Alcuni prebendari (Campitello) dovevano dedicarsi a questa attività e il pescato doveva essere fatto pervenire al monastero θ La pesca che era praticata, immaginiamo, con sistemi tradizionali (esche, reti, nasse, trappole varie), ricevette un incremento sull’onda dei dettami della regola benedettina, dove si indicava di favorire il consumo del pesce(magro), anziché la carne θ Non si trovano indicazioni sulle modalità della sua conservazione; è difficile comunque immaginare una soluzione diversa da quella della conservazione sotto sale 4) Il porto: ϖ Attività redditizia da quanto riportato nell’ inventario ϖ Affidata ai prebendari probabilmente con mansioni specifiche; infatti questa attività richiedeva specializzazione, competenza e assunzione di responsabilità. Si può parlare di settore terziario della corte. Nella corte dove c’era il porto è faci le immaginare l’esistenza di strutture per il ricovero degli animali e di stoccaggio dei prodotti N.B. = Il sistema curtense del monastero di S. S. – S. G. sull’Oglio è riconducibile territorialmente a tre porti: di Insula, allo sbocco dell’Oglio nel Po, di Alfiano, in prossimità della via romana tra BS e CR( e la via Postumia) e di Iseo, sul lago omonimo, di cui l’Oglio è immissario e emissario. Da questi approdi le derrate alimentari prendevano la via del monastero e dei mercati della città. 5) L’artigianato: ¬ C’erano nelle corti abili artigiani definiti “magistri ad muros et casas et buttes faciendum” ¬ Il polittico parla di essi ma lascia solo intendere di cosa si occupassero: costruzione di muri, di case e di botti. E’ possibile che non si limitassero a svolgere le loro mansioni in un solo luogo ma girassero per le varie corti e stazionassero periodicamente anche presso il monastero a BS, qualora fosse richiesta la loro opera ¬ Difficile ipotizzare la presenza di altri artigiani in possesso di particolare competenza, in quanto la vita rurale non richiedeva grande quantità di attrezzi ne elaborati e gli arnesi molto semplici non richiedevano per la loro costruzione una grande maestria 6) Le coltivazioni: Cereali: grano, segale, orzo, avena (rendita 1 a 2) Legumi Uva: non ne conosciamo la qualità; è una coltivazione presente in tutte le corti 14 Lino: nell’inventario si parla di “fassios”; è difficile capire se fosse coltivato o la sua presenza fosse semplicemente dovuta a uno stoccaggio nei magazzini della corte. La quantità è irrisoria ed inoltre, non avendo notizia della presenza in luogo di ginecei, è possibile credere che non fosse coltivato 7) Misure: • Singolare era il modo di misurare l’estensione delle selve; infatti non era l’ampiezza che era indicata ma i maiali che vi si potevano allevare. Così ad Alfiano si dice che c’era un bosco destinato “ ad saginandum” (ad allevare) 700 maiali. Gli studiosi stimano in un ettaro di bosco il quantitativo necessario al pascolo di un animale. Il bosco della corte di Alfiano è quindi da considerare esteso per 700 ettari. • La terra da “runcare”, da coltivare era misurata con i moggi del cereale che vi si poteva seminare • Il vino era misurato in anfore; si calcola che un ettaro di vigneto rendeva 5 hl di vino 8) L’organizzazione s ociale. ♦ Proprietaria della corte di Alfiano era la badessa del monastero di S.Giulia in Brescia. Un personaggio molto importante in quanto rettore di un cenobio dotato di lasciti di beni personali e dello stato da parte di re Desiderio, sua moglie Ansa e Adelchi, suo figlio, di proprietà estese prevalentemente nel nord Italia, ma non solo. ♦ Alla badessa erano riservati privilegi non riscontrabili neanche in altri personaggi pure molto importanti. Sul piano religioso alla badessa infatti era consentito di ricevere la confessione, pur non potendo assolvere dai peccati. Aveva diritto, al pari dei principi, di essere accompagnata, nei suoi spostamenti in città, da un manipolo di armati. ♦ Ovviamente non poteva amministrare personalmente tutte le corti. Nominava quindi un suo amministratore detto “scario” con il compito di organizzare le attività agricole, il lavoro dovuto come “corvèe” dalla folta schiera dei dipendenti, raccogliere e conservare le derrate alimentari e indirizzarle al monastero, rendicontare dell’am ministrazione al centro mediante missive. ♦ Il rapporto di dipendenza dei servi, liberi o semiliberi, ma comunque vincolati alla proprietà, era regolato dal rapporto feudale. Come servi della gleba potevano essere venduti insieme alla corte. Dovevano 1/3 del raccolto dei campi e ½ del vino prodotto nelle vigne, oltre a parte degli animali da cortile e uova. Tutti dovevano prestare giornate di lavoro dette “corvèes” per coltivare la parte dominicale della corte, le “sorti” (terreni) non assegnate (“absentes”), sistemare strade o edifici. ♦ Era il proprietario che assegnava al dipendente la moglie o concedeva al dipendente il permesso di maritarsi fuori dai confini dell’azienda. Spesso più famiglie contadine consanguinee lavoravano insieme la stessa terra e abitavano la stessa casa, costituendo una “condoma”. 15 ♦ Col passar del tempo alcuni dei semiliberi, ma anche manenti e livellari, ottennero di sfruttare l’incolto, dissodandolo e mettendolo a cultura, e divenendone spesso anche proprietari 9) Il commercio ♣ Molto limitato in questo periodo storico. Consisteva essenzialmente nello scambio (baratto) con prodotti provenienti da altre corti, raramente da fuori il sistema curtense del monastero. ♣ Non era favorito dalla volontà di autosufficienza del sistema delle corti che sappiamo estendersi su base interregionale. Le eccedenze ovviamente prendevano la strada del mercato cittadino ♣ Limitata anche la circolazione della moneta, comunque di molto superiore a quanto si pensava erroneamente fino a non molti anni fa ♣ Nella corte di Alfiano la presenza di un porto con tre navi e il consistente introito da esso prodotto sono la prova dell’esistenza di una consistente commercializzazione dei prodotti via fiume che qui giungevano (vedi il sale) dal mare 10) Il territorio: paludi, regone, “lacus” Il corso del fiume Oglio era allora navigabile dal lago d’Iseo fino alla confluenza θ col Po. La portata d’acqua del fiume era di molto superiore all’attuale, favorita dalle θ piogge abbondanti, allora non sfruttata ne per l’uso industriale ne per l’irrigazione La massa d’ac qua incontrollata, non regolata da alcun argine, trovava sfogo nelle θ golene. I materiali trascinati a valle a volte si ammassavano al punto da deviare il corso del fiume che quindi non era stabile. Sabbie e ghiaie lasciate dalle piene che a volte invadevano il coltivo, lasciandolo lo rendevano improduttivo e quindi bisognava abbandonarlo. Tuttavia, nei periodi di secca, nelle regone molto estese, crescevano erbacce destinate al pascolo degli animali. Su queste il monastero esercitava il diritto di sfruttamento o la concessione del diritto di pascolo a privati o alle comunità dei villaggi. Gran parte di queste erano riservate al pascolo di pecore e capre, comprese le greggi transumanti. Dove il terreno argilloso rendeva il terreno impermeabile, negli avallamenti θ naturali l’acqua del fiume, a cui si aggiungeva quella piovana e quella proveniente dai fontanili, ristagnava formando paludi. La loro esistenza che recava fastidio per la presenza di un’infinità di insetti era comunque sfruttata per la pesca. Nella depressione ancora oggi esistente fra il territorio di Pontevico, Alfianello e θ Seniga sulla sponda sinistra e di Alfiano, Scandolara, fino a Gabbioneta su quella destra, alcuni studiosi ipotizzano l’esistenza di un “lacus” che spiegherebbe la presenza del porto e delle tre navi di cui si fa cenno nel polittico. 11) La selva Nella “Charta commutationis” si parla di selva “fructuosa e infructuosa” o “pomifera” e di una “silva astalarea”. Quindi: ϖ Dell’esistenza della selva 16 ϖ Di un bosco dal quale si ricavava legna da ardere e legna da costruzione. La legna era molto importante ed usata per la produzione di oggetti di uso quotidiano come attrezzi, botti, infissi, recinti, costruzione di edifici. ϖ La “pomifera o fructuosa” era quella parte che rendeva spontaneamente frutt i selvatici e funghi per gli uomini, o frutti per l’alimentazione degli animali allo stato brado. In essa vi crescevano anche erbe medicinali, usati nella produzione di decotti, utili in caso di malattie ϖ L’uso e lo sfruttamento della selva era regolato dal proprietario che , oltre a soddisfare il proprio fabbisogno, lo concedeva al altri in cambio di canoni. ϖ Nei secoli successivi la nobiltà se ne impossessa e ne limita l’uso, riservandolo alla caccia. TESTO DEL POLITTICO DEL MONASTERO DI S. GIULIA ( Tratto dal “ Breviaria de curtibus monasterii” a cura di G.Pasquali) redatto negli anni 879 – 906 In curte Alfiano est capella I, altario I, pallei sirici II, pannos lineos III, cooporturia III, calix stagneu(m) I, patena I, corona erea I, turibulu(m) I, c mpa/na I, misalem I, (evange)l(iu)m I, codices minores III; terra harabilis ad seminandu(m) m(odia) XVIII, pratas ad carrad(as) III; manentem I, q(ui) redd(it) de grano modiu(m) / t(er)cium, vinu(m) mediu(m), dena(rio) XXV, pull(os) II, ova X./ In supradicto curte Alfiano casas VI, caminatas VII, t(e)ra harabilis ad seminand(um) m(o)d(ia) DCCCC, vinea ad anf(oras) C, prata ad carad(as) L, silva ad saginandum por(cos) DCC; p(re)vendarii infra curte XLVIII; cavallo I, pulletri indomiti V, ium(en)tas XX, min(ores) VIIII: hoc s(unt) capi(ta) XXXVI;/ asina I, boves domitos X, iuvenco I, vaccas X, vituli V: hoc s(unt) cap(ita) VI; por(cos) C, oves CX, kapras X, aucas XXX, anedes III, pull(os) C; de frum(ento) m(odia) /CXXX, de seg(a)l(e) m(odia) DXVI, , de ordeo et avena m(odia) CXV, de legum(inis) m(odia) X: hoc s(unt) mod(ia) DCCLXXI; formaticos XL, lana lib(ras) L, linu(m) fassi/os X, vasa apum XX; molinas III, inde veniunt de grano m(o)d(ia) LX,; est portum I, unde veniunt de grano m(o)d(ia)LX;et de silva m(odia) XII; naves III, inde venit sal m(o)d(ia) XXX, den(arios) XII; et s(unt) sort(es) XL, sup(er) quas sedunt manentes XL cu(m) ipso canevario, et s(unt) de ipsis VIII magistri /ad muros et casas et buttes faciendu(m); hec e(st) reddit(us) eo(rum): de grano mod(ium) t(er)ciu(m), vinu(m) m(e)d(ium) et ad fictu(m) por(cos) XX, b(er)bices XX, pull(os) LXX, de arg(ento) s(o)l(idos) X /, opera in ebd(omata) dies XC; sor(tes) absent(es) XII, unde venit de grano m(o)d(ium) t(er)ciu(m); hoc e(st) de supra nominatis ma(nentibus) et de sortes abs(entes)/ TRADUZIONE Nella corte di Alfiano vi è 1 cappella, 1 altare, 2 vesti di seta, 3 vesti di lino, 1 calice di stagno, 1 patena, 1 corona di bronzo, 1 turibolo, 1 campana, 1 messale, 1 vangelo, 3 codici minori; terra arabile per la semina di 18 moggi di grano, prati per 3 carri di fieno; 1 manente che rende 1/3 dei moggi di grano, la metà del vino, 25 denari, 2 polli, 10 uova. Nella sopraddetta corte di Alfiano vi sono 6 case, 7 caminate, terra arabile per la semina di 900 moggi, vigne per 100 anfore, prati per 50 carri di fieno, una selva per nutrire 700 maiali; nella corte vi sono 49 prebendari; 1 cavallo, 5 puledri selvaggi, 20 giumente, 9 puledrini; 1 asino, 10 buoi addomesticati, 1 giovenca, 10 mucche, 5 vitelli; 100 maiali, 110 pecore, 10 capre, 30 oche, 30 anatre, 100 polli; 130 moggi di frumento, 516 moggi di segale, 115 moggi di orzo e avena, 10 moggi di legumi: in tutto sono 771 moggi; 40 latticini, 50 libre di lana, 10 “fassios” (fasci o bende) di lino, 20 arnie di api; 3 mulini da cui provengono 30 moggi di grano (1 frantoio che rende 12 libbre d’olio), vi è un porto che rende 60 moggi di grano, 3 navi da cui provengono 30 moggi di sale e 12 denari e dal bosco 12 moggi. Vi sono 40 sorti sulle quali risiedono 40 manenti, con lo stesso canevario e vi sono fra essi 8 maestri che costruiscono muri e case e botti; questo è il loro reddito: 1/3 dei moggi di grano, la metà del vino e, come affitto, 20 maiali, 20 castrati, 70 polli, 10 soldi d’argento, 90 giorni di lavoro alla settimana; ci sono 12 sorti “absentes” da cui proviene 1/3 dei moggi di grano. Questa è la somma di tutto “ad fictum” dei manenti e delle 17 sorti “absentes” sopramenzionati: 102 m oggi di grano, 30 moggi di sale, 20 maiali, 20 castrati, 74 polli, 370 uova, 12 soldi d’argento. por(cos) XX, b(er)bices XX, pull(os) LXX, de arg(ento) s(o)l(idos) X /, opera in ebd(omata) dies XC; sor(tes) absent(es) XII, unde venit de grano m(o)d(ium) t(er)ciu(m); hoc e(st) de supra nominatis ma(nentibus) et de sortes abs(entes)/ summa insimul ad fictum: de grano m(o)d(ia) CII, de sale m(odia) XXX, por(cos) XX, b(er)bices XX, pull(os) LXXIIII, ova CCCLXX, de ar(gento) sol(idos) XII. da cui proviene 1/3 dei moggi di grano. Questa è la somma di tutto “ad fictum” dei manenti e delle sorti “absentes” sopramenzionati: 102 m oggi di grano, 30 moggi di sale, 20 maiali, 20 castrati, 74 polli, 370 uova, 12 soldi d’argento. Charta comutationis, 761, settembre 10, Pavia, “Codice Diplomatico Longobardo a cura di L.Schiapparelli, II. Roma 1933, pag. 81 – 82) “ Cum medie tate de omnibus rebus ad ipsam curtem pertinentem tam de massariis vel de peculiare id est cum omnem edificia, curte, orto, area, campis, vineis, pratis, pascuis, silvis astalereis, rivis atque paludibus simulque et Rechona cun ripa fluvii, cultum et incultum una cum pomiferis et infructuosis ut dictum est in integrum inibi in ipso loco a predicta curte pertinere videtur” TRADUZIONE “::Con la metà di ogni cosa alla stessa corte pertinente tanto del massaricio quanto del dominico compresi tutti gli edifici, la corte, gli orti, le aie, i campi, le vigne, i prati, i pascoli, le selve astalaree, le rive e le paludi insieme alle regone con l’argine del fiume, il coltivato e l’incolto insieme con quanto da frutto o è infruttuoso che si è detto sembra collocarsi in quel luogo facente parte integralmente della predetta corte..” La linea del tempo 568 569 753 759 761 762 – 3 774 879/906 /______/_________/______/_______/_______/_________/___________________/_ ϖ 568 = I Longobardi che sono stanziati nella Pannonia (ora Ungheria) si radunano sotto il comando di re Alboino e si preparano a partire par l’invasione dell’Italia ϖ 569 = -“…Unusquisque enim ducuum suam civitatem obtinebat: Zoba Ticinum, Wallari Bergomum, Alichis Brixia….” ( Paolo Diacono “Historia Langobardorum”, II, 32 ; a cura di E. Bartolini, ed. TEA). Brescia è stata occupata dai longobardi e il suo duca è Alichis ϖ 753 = Ansa e Desiderio fondano il monastero di S.Salvatore ϖ 759 = Il monastero di S.Salvatore, già in possesso di parte della corte, acquista quella che Gisulfo “strator” aveva lasciato al vescovo di Lodi ϖ 761 = Natalia e Pelagia, figlie del suddetto Gisulfo, permutano loro proprietà site in Alfiano con altre del monastero site nella Lombardia occidentale e in Valtellina ϖ 762/3 = Vengono traslate a Brescia le reliquie di S.Giulia; il monastero da ora prende anche il suo nome ϖ 769 = Il monastero acquista da un certo Stavile, detto “civis Brixiae”, due “curticelle” site in “Octavo” e a “Celladica” ϖ 879/906 = redazione del polittico 18 VERIFICA Per le prove di verifica seguiamo la “Tassonomia del Blum”, servendoci di domande. 1) La conoscenza delle informazioni (chi, quanti, dove, quando) • A chi apparteneva la corte di Alfiano? • Quando e da chi venne acquistata? • In quante parti si divideva la corte? • Quanti tipi di edifici esistevano? • Quali animali vi si allevavano? • Come erano definiti i servi della gleba? • Cosa dovevano i servi alla proprietà? • Quali erano gli elementi geografici naturali caratteristici del territorio della corte? 2) Comprensione (spiega, presenta, illustra) ♦ Spiega con le tue parole perché si allevavano maiali e non mucche ♦ Presenta con le tue parole i motivi tecnici per i quali i mulini erano costruiti sul fiume Oglio ♦ Illustra i motivi per cui il monastero ha deciso di costruire il porto proprio ad Alfiano 3) Applicazione (classifica, esemplifica, scegli) ♣ Classifica gli elementi dell’inventario secondo la tipologia ♣ Fai l’esempio di come si poteva costruire una casa nella corte di Alfiano ♣ Scegli tra i vari tipi di selva quella in cui, se tu fossi un abitante della corte tu andresti a fare la legna o a raccogliere frutti ♣ Fra le abitazioni della corte quale sceglieresti per abitarvi? Perché? ♣ Classifica in ordine ascendente la quantità della produzione di cereali della corte 4) Analisi (fattori, vantaggi, svantaggi) Quali fattori hanno reso il fiume navigabile? Quali vantaggi ne sono conseguiti? θ Quali vantaggi e svantaggi poteva dare la palude? θ Quali vantaggi ha portato alle comunità del tempo l’estesa forestazione? θ 5) Sintesi ( riassumendo spiega) ϖ Cosa sarebbe successo se invece di allevare maiali si fosse deciso di allevare mucche? ϖ A cosa avrebbe portato il taglio indiscriminato del bosco? ϖ Pensando a come era strutturata una casa del tempo prova a pensare e a descrivere in quali condizioni igieniche si viveva 6) Valutazione ( è opportuno proporre domande su quegli argomenti che costituiscono la base del mutamento storico per introdurre il passaggio all’evento successivo) ( è importantissima per introdurre il testo di tipo argomentativo perché nell’ alunno incominci a formarsi lo spirito critico) ¬ I rapporti sociali nel periodo del feudalesimo secondo te erano improntati al rispetto della persona e della sua libertà? ¬ Cosa si sarebbe potuto fare dal punto di vista sociale e tecnologico per migliorare le condizioni di vita del tempo? 19