41 L'ARENA Mercoledì 9 Dicembre 2009 CULTURA&SPETTACOLI Concessionaria MINI FIMAUTO BUSSOLENGO (VR) SAN MARTINO BUON ALBERGO (VR) Telefono 045.9600.111 Fax 045.9600.840 | E-mail: [email protected] STORIA. Dopolaguerrala letturadi Croceispirò lasua ricerca.Parlamentare perDce Ppi,da laicocontro ineoclericali DeRosa, dal Pci a LuigiSturzo Esploròilmovimento cattolico Ferdinando Camon GabrieleDeRosa, alcentro,tra CarloAzeglioCiampie Sergio Mattarellainvisitaall’Istituto Sturzo MarianoRumor eGabrieleDeRosa aVicenza, dove lostorico erarichiamato spesso dallesue ricerche polare — segna uno spartiacque fra la concezione di una storia ancora prevalentemente politica del cattolicesimo italiano e l’incontro con una «storia minore», attenta alla religiosità quotidiana, che caratterizzerà inoltre la fase successiva del lavoro di De Rosa. In questo filone si inserisce ad esempio il libro Vescovi, popolo e magia nel sud (1971). Lui, campano, si era anche appassionato alla storia del Veneto, per il radicamento in questa regione del cattolicesimo sociale e aveva fondato il Centro studi per la storia religiosa del Veneto. È stato per molti anni presidente dell’Istituto ILCASO. Ladenuncia di unautore contro l’editoreSellerio eTornatore «Lasceneggiatura diBaaria èscritta nelmioromanzo» «La sceneggiatura di Baaria di Giuseppe Tornatore, film che rappresenterà l’Italia all’Academy Awards, ha delle inspiegabili corrispondenze col mio libro Il romanzo del Casale». Ad affermarlo è lo scrittore di Rossano Calabro Giovanni Sapia. Sapia sostiene che la bozza de Il romanzo del Casale era stata presentata alla casa editrice palermitana Sellerio, la stessa che ha pubblicato la sceneggiatura di Baaria. «Inviai alla Sellerio agli inizi del 2007 - dice Sapia - il testo del mio libro su insistenza di un mio caro amico, dopo averlo tenuto nel cassetto per un po’ di anni, ma mi fu restituito, dopo numerose sollecitazioni, nel febbraio 2008, accompagnato da una lettera dell’editore molto garbata ma sostanzialmente di rifiuto, motivato da ragioni di programmazione. Il mio romanzo approdò poi all’editore Tullio Pironti di Napoli, che in un pri- Ilregista Giuseppe Tornatore mo tempo ne annunziò per agosto 2008 la pubblicazione, che in realtà avvenne, per ragioni di opportunità editoriale, solo ad aprile 2009. Non so dire altro, per ora. Posso solo aggiungere che il fatto mi procura un grande dolore». Giovanni Sapia, filologo, critico e giornalista, esperto dantista- numerosi sono i suoi reading sulla Divina Commedia, èstato insignito della Medaglia d’Oro del Presidente della Repubblica per la scuola, la cultura e l’arte. Sapia, nel 1978, ha anche ricevuto il «Premio Villa San Giovanni» per la filologia classica. Sapia è autore di altri due volumi: Rossano tra storia e memoria edito nel 2001 e Ciardullo (Michele De Marco),pubblicato nel 2000. f Sturzo.Per anni si è battuto perché la carestia che nel 1932-1933 affamò l’Ucraina con milioni di vittime, che faceva risalire alle teorie genetiche di Lysenko applicate all’agricoltura, fosse annoverato tra i crimini di Stalin e iscritto nel libro nero dei genocidi commessi nel XX secolo. f Torna d'attualità Eluana: un libro aspro e straziante la rievoca. Tutti abbiamo vissuto la sua morte con tutte le gamme della passione umana verso una figlia che da tanti anni non sapevamo più se fosse forma di vita o forma di morte si sono scontrate sul povero corpo di questa ragazza. Adesso un grande scrittore veneto fissa in un libretto memorabile il succo della storia, e lo fa a futura memoria. La sua tesi è che la sorte di Eluana fa di lei una «santa»: una donna che ha patito al di là dell'esprimibile, per un tempo interminabile, fino all'estinzione totale. «Eluana santa» è l'appello, forse (ma non ne sono tanto convinto) lanciato per provocazione, da Giulio Mozzi, uno dei migliori scrittori della nuova generazione, in un libretto che si legge d'un fiato, e poi non si smette più di ragionarci sopra: Corpo morto e corpo vivo. Eluana Englaro e Silvio Berlusconi (Transeuropa, 100 pagine, 10 euro). Presentando il libro, ho obiettato a Mozzi: «Ma santa perché? Ha sofferto molto, ma non sappiamo se accettava e voleva questa sofferenza, non sappiamo se la offriva per una sua redenzione». Perché noi siamo abituati al concetto di santo come testimone (in greco, martire) della fede, sofferente e non ribelle alla sofferenza. Santo è chi patisce un dolore forte ma lo regge perché ha una fede più forte. Mozzi mi ha citato però le beatitudini: «Beati i poveri…, beati coloro che piangono…» (Le beatitudini sono date con testo diverso da vangelo a vangelo, il vangelo che Mozzi segue è quello di Luca). Forse che i poveri desiderano essere poveri? No, ma lo accettano. E saranno compensati per la loro condizione. Certo è com- prensibile lo sdegno di questo scrittore verso l'etica in nome della quale il padre di Eluana veniva chiamato assassino, perché voleva fermare le macchine che mantenevano eternamente la figlia in quella vita-non-vita. Eluana è stata dunque una martire della tecnica. La tecnica è ormai uno dei nomi di Satana, dice Mozzi. Un idolo. Rifiutando obbedienza a questo idolo, il padre di Eluana ha fatto una scelta pia, non empia. Chi ha fatto la scelta opposta è stato, dice Mozzi, il capo del governo: il quale si è schierato per la «morte interminabile», sentita come una vita ancora sacra, da rispettare. Di fronte alla sotto-vita di Eluana, Mozzi colloca la super-vita di Berlusconi. E qui la sua fantasia fa un salto. La santità che non viene riconosciuta a Eluana, finirà per essere riconosciuta a Berlusconi, e non sarà un ostacolo che la sua biografia sia costellata di scandali: lui è un politico, e la sua politica sta in questo: rispetta il magistero della Chiesa quando lo condivide, mentre quando si sente contraddetto dichiara di non essere al corrente della contraddizione. Se non può sempre mostrarsi interno alla Chiesa, si appresta a fare un'operazione sottile, mostrarsi in sintonia con la volontà del santo più pregato e invocato in questo momento, padre Pio, e infatti annuncia che andrà alla tomba del padre, ora beato e santo. Mozzi lancia una profezia: dopo il leader dirà che il santo gli è apparso e gli ha parlato, e così risulterà contiguo alla santità e da essa garantito. Mozzi fa così una lettura turbata e turbante del caso Eluana: sul corpo di Eluana si è combattuta una battaglia apparentemente etica, in realtà politica. In palio era il potere. Di stabilire il vertice etico dell'esistenza in terra, e autoassegnarselo.f TE WOK SUSHI - SELF SERV N A R ICE O RIST Casaleone (Vr) via Venera 7/9 CUCINA GIAPPONESE - ITALIANA - CINESE Per l’inaugurazione giovedì sera 10 dicembre CENA GRATIS PER TUTTI (bevande escluse) su prenotazione info: Tel. 0442 1792368 - Cell. 331 7831205 o fisso zo fisso z z z e e r r p p a Cen Pranzo 10,90 90 ro 15, se) u e euro ) e s u clu scl de e (bevan de es (bevan Bambini da 4 a 8 anni metà prezzo orario: 11.30 - 15.00 19.00 - 23.30 IC03698 civilità» leggendo, appena tornato dalla guerra in Africa, il saggio di Croce Perché non possiamo non dirci cristiani. Una sorta di viatico che accompagnò tutta la sua produzione successiva di studioso di storia del movimento cattolico e di storia politica ed economica dell’età contemporanea. De Rosa è stato un profondo innovatore della metodologia di ricerca sulla storia religiosa; tra le sue opere ci sono i tre volumi della Storia dell’Italia religiosa, pubblicata da Laterza. Giovane laureato in giurisprudenza, De Rosa suguì la sorte di moltissimi altri coetanei e fu richiamato in guerra: a lui toccò il fronte nordafricano, sul quale decenni dopo pubblicò da Donzelli un «taccuino militare» intitolato La passione di El Alamein. In esso rivendicò «l’amor di patria» che, scrisse, continuò a essere vivo «nella guerra di Liberazione, nella Resistenza e nella fondazione della Repubblica». La passione civile lo guidò sempre: durante la Resistenza si era iscritto al Pci e aveva anche lavorato all’Unità. Poi la svolta propiziata dalla lettura di Croce e due mandati da parlamentare: il primo nel 1987, per la Dc, il secondo nel 1992, con il Ppi. Particolarmente attento alla genesi del movimento cattolico, ha imperniato molte delle sue ricerche sulla figura di don Luigi Sturzo. L’anziano sacerdote, fondatore del PPI nel 1919 e poi costretto all’esilio dal fascismo, era stato per lui, a partire dal 1954, un aiuto prezioso per la preparazione del libro sulla storia del movimento cattolico. L’opera — che va dal periodo della Restaurazione alla prima guerra mondiale, alla nascita del Partito po- RitornaEluana Perinquietarci Saggiodi GiulioMozzi suldramma cheha scosso l’Italia.Martire dellatecnica,«un nomediSatana» inostaggioalpotere politico Mortoa92 annilo studioso FondòilCentro studiper lastoria religiosadelVeneto.Famosi isuoimanuali ela«Storia delPpi» Lo storico Gabriele De Rosa è morto nella sua casa romana. Nato il 24 giugno 1917 a Castellammare di Stabia, aveva 92 anni. Oggi dalle 10 alle 18 la camera ardente sarà allestita a Roma all’Istituto Luigi Sturzo (in Via delle Coppelle) di cui era presidente dal 1979. I funerali si svolgeranno giovedì mattinaalle 11,30 nella chiesa di Sant’Agostino, officiati dal cardinal Silvestrini. Storico del movimento cattolico, De Rosa è stato anche senatore (1987-1992) e deputato (1992-1996) prima per la Dc e poi il Ppi. Nel 1958 vinse il concorso per la prima docenza di storia contemporanea in Italia. La medesima disciplina ha insegnato nelle università di Padova, di Salerno (di cui è stato rettore) e di Roma. Autore di numerosi saggi di storia sociale e religiosa, e di altrettanti manuali per le scuole medie e superiori, il suo nome è legato alla pubblicazione di saggi su Alcide De Gasperi e, in particolare, della biografia e di diversi epistolari di Luigi Sturzo, col quale strinse amicizia nel 1954. Tra le altre sue opere, vanno ricordate la Storia del movimento cattolico e la Storia del Partito Popolare Italiano, pubblicate da Laterza rispettivamente nel 1962 e nel 1966. Aveva analizzato quale evento importante nella storia d’Italia la nascita del PPI nel 1919 come partito laico, non dichiaratamente confessionale, legato a un programma e non alla fede, tantomeno alla Chiesa. A questa impostazione sturziana De Rosa era rimasto fedele anche nella personale testimonianza politica, aderendo ai popolari nel dopo dc e deprecando il neoclericalismo. De Rosa confessò di aver ritrovato fiducia nella «nostra SOCIETÀ. Letturaturbata eturbante delcaso