Sergej Prokof’ev VOJNA I MIR Opera in tredici scene Libretto di S.S. Prokof’ev e M.A. Mendel’son Prokof’evna dal romanzo omonimo di Tolstoj PERSONAGGI Principe Andrej Bolkonskij Natasha Rostova, Sonja Padrone di casa Lacchè Conte Il’ja Andreevich Rostov Mar’ja Dimitrievna Achrosimova Peronskaja Hélène Bezukova Anatol’ Kuragin, Dolochov, Pierre Bezuchov, Vecchio lacchè di casa Bolkonskij Cameriera di casa Bolkonskij Maggiordomo di casa Bolkonskij Principessa Mar’ja Bolkonskaja Principe Nikolaj Andreevich Bolkonskij Balaga cocchiere di Dolochov Matroha zingara Dunjasha giovane cameriera dei Rostov Gavrila cameriere dell’Achrosimova Métivier dottore francese Abate francese Denisov Tichon Fjodor Matveev Vasilisa Trishka Ufficiale d’ordinanza del principe Andrej Feldmaresciallo Kutuzov Aiutante di Kutuzov baritono soprano mezzosoprano tenore tenore basso mezzosoprano soprano contralto tenore basso tenore baritono mezzosoprano basso mezzosoprano basso basso contralto soprano basso baritono tenore baritono basso tenore baritono mezzosoprano contralto tenore basso tenore Primo ufficile di stato maggiore Secondo ufficile di stato maggiore, Napoleone Aiutante del generale Compans Aiutante di Murat Maresciallo Berthier Generale Belliard Aiutante del principe Eugenio Voce fuori scena, Aiutante del seguito di Napoleone, Signor De Beausset, Generale Bennigsen Generale Barklay de Tolly Generale Ermolov Konovnicyn Generale Raevskij Solista Ramballe Bonnet Jacqueau Gérard Giovane operaio Bottegaia Mavra Kuz’minchna dispensiera dei Rostov Ivanov Maresciallo Davout Ufficiale francese Platon Karatajev Primo pazzo Secondo pazzo Prima attrice francese Seconda attrice francese tenore baritono baritono tenore contralto baritono basso tenore tenore basso tenore basso tenore basso tenore baritono baritono basso tenore basso tenore tenore mezzosoprano contralto tenore basso baritono tenore tenore tenore soprano mezzosoprano Coro Ospiti al ballo, abitanti di Mosca, contadini volontari, esercito russo, partigiani, francesi. Prima rappresentazione: Leningrado, Teatro Malij, 12 giugno 1946 1 Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena I° Scena I° Maggio 1809. Casa con un giardino nella proprietà dei Rostov. Notte di luna. Il principe Andrej Bolkonskij, giunto dai Rostov per affari, legge presso una finestra. Mette una candela sul davanzale all’esterno. PRINCIPE ANDREJ KN’JAZ’ ANDREJ Un chiaro cielo di Primavera. E non è questo forse un inganno? Forse che c’è il sole, la primavera e la felicità? Oggi sono passato per il bosco: là tutto era verde, sia la betulla che l’ontano erano coperti di giovani foglie; tra l’erba verde vividamente fulgevano i primi fiori primaverili. Ma sul selciato della strada nel bosco si ergeva un’enorme quercia, coperta di vecchie piaghe, con le mani e le dita torte. Come un mostro irto e sprezzante si innalzava tra le inchinate betulle, e sembrava dire: “Primavera e amore e felicità tutto questo è uno stolto inganno senza senso. Non c’è né primavera, né sole, né felicità”. Svetlaje vesenneje neba… Razve eta ne abman? Razve jest’ sontse, vesna i sh’ ast’je? Sivodn’a ja prajezhal lesam. Tam fs’o zazelenela, i ber’oza, i al’ha pakrylis’ maladoj listvoj. Jarka mez travy zel’onaj pestreli pervyje vesennie tsvety. A na kraju lesnoj darogi stajal agrommyj dub, zaroshyj starymi bal’achkami, s kar’avymi rukami i pal’tsami. Serditym i prezriel’nym urodam stajal on mezh kudr’avymi ber’ozami i gavaril kak butta: “Visna, i l’ubof’, i sh’astje – fs’o eta glupyj bessmyslennyj abman. Net ni visny, ni sontsa, ni sh’ast’ja. NATASHA NATASHA Non dormirò, non posso dormire. Sonja! Sonja! Ma come si fa a dormire! Una notte come questa non c’è mai stata. Tutto è calmo, come pietrificato. Sotto i neri tronchi la fresca erba bagnata risplende. Ja ne budu, ja ne magu spat’. Son’a, Son’a! Nu kak zhe mozhna spat’! Vet’ etakaj nochi ne byvala. Fs’o zatihla, i fs’o akamenela. Pat chornymi stvalami serebritsa mokraja, svezhaja trava. PRINCIPE ANDREJ KN’JAZ’ ANDREJ Anche di sopra vivono, e non dormono. Naverhu tozhe zhivut i ne sp’at. SONJA SON’A Natasha, ma sono quasi le due. Natasha, ftaroj vet’ chas. NATASHA NATASHA Vorrei accoccolarmi così, ecco, così! Mi prenderei per le ginocchia il più possibile stretta, e mi metterei a volare. Ecco, così! Tak by vot sela na kortachki, vot tak! Pathvatila sib’a pat kalenki, tuzhe, kak mozhna tuzhe, i paletela by. Vot tak! (si affaccia a una finestra in alto) (dall’interno della stanza) 1 Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena I° PRINCIPE ANDREJ KN’JAZ’ ANDREJ Di nuovo lei! Nemmeno a farlo apposta! questa ragazza dai capelli e dagli occhi neri, strana e magra. Mi sembra si chiami Natasha. I ap’at’ ana! I kak narochna! Eta chernavalosaja, chernaglazaja, stranna-tonen’kaja devushka. Natasha, kazhetsa, zavut jejo. NATASHA NATASHA Sonja, guarda qua, lo chiami giardino questo sotto la nostra finestra? Non è un giardino, è un regno incantato. O ruscello, che turbini sulla chiara arena, com’è dolce la tua sana armonia, con quale scintillio scendi verso il fiume! Vieni, o musa beata! Son’a, vzgl’ani s’uda. Razve sat pered nashym aknom? Sada net, jest’ valshebnaje tsartsvo. Ruchej, vijush’ijsa pa svetlamu pesku, kak tihaja tvaja garmonija prijatna, s kakaim svirkanijem katishsa ty v reku! Pridi, o muza blagadatna. SONJA SON’A Cinta di un serto di giovani rose e con una zampogna d’oro, piegati pensosa sulle acque spumose. V venke iz junyh ros s tsevnitseju zlatoj, sklanis’ zadumchiva na penistyje vody. NATASHA NATASHA E, rivivificati i suoni, canta, o sera nebbiosa, sul seno dell’appisolata natura. I, zvuki azhyvif, tumannyi vecher poj na lone dreml’ush’ej prirody. NATASHA, SONJA NATASHA, SON’A Come è incantevole l’occaso del sole dietro la montagna, quando i campi sono nell’ombra, lontani i boschi, quando dalle colline dorate gli armenti corrono al fiume e più forte risuona il rombo del muggito delle acque, e sulla leggera barchetta il pescatore, tirate le reti, torna a riva fra i cespugli. Kak sontsa za garoj plenitelen zakat, kagda pal’a f teni, a rosh’i atdal’onny, kagda s halmov zlatyh stada begut k reke. I r’ova gul gremit zvuchnee nad vadami. I seti sklaf, rybak na l’ohkam chelnake plyv’ot u brega mesh kustami. NATASHA NATASHA Ah, dio, dio mio! Che cos’è tutto questo! Ma è ora di andare a dormire. Ah bozhe, bozhe moj! Nu shtoz eta takojeò Spat’ tak spat’! (Si sente chiudere una finestra) PRINCIPE ANDREJ KN’JAZ’ ANDREJ E non c’è una ragione per la mia esistenza! In lei c’è qualche cosa di assolutamente speciale, in questa bambina che voleva volare al cielo. Mi sembrava che la vita fosse terminata, I dela net da majevo sush’ estvavan’ja! V nej jest’ shto-ta safsem, safsem asobennaje, v etaj devachke, katoraja hatela ultet’ ne neba. Mne kazalas’, shto zhyzn’ konchena. Shto nada dazhyvat’, ne delaja zla, 2 Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena II° che bisognasse vivere senza fare il male, senza tormentarsi e senza desiderare nulla. Perché allora questo sentimento senza causa, primaverile, di contentezza e di rinnovamento? No, la vita non è finita a trentun anni, essa non trascorrerà invano. Bisogna credere con tutta l’anima nella possibilità della felicità, credere nella primavera e nella contentezza per essere felici! ne trevozhas’ i nichevo ne zhelaja. Atkuda zhe eta besprichinnaje vesenneje chustva radasti i abnavlen’ja? Net, zhyzn’ ne konchena f tritsat’ adin got. Ana ne prajd’ot naprasna. Nuzhna verit’ fsej dushoj v vazmozhnast’ sh’ast’ja. Nuzhna verit’ vesnu i v radast’, shtoby stat’ sh’aslivym! Scena II° Vigilia di Capodanno, 31 dicembre 1809. Ballo nel palazzo di un alto dignitario del tempo di Caterina. Musica a Pietroburgo. Ballo presso un alto dignitario del tempo di Caterina. (Musica di danza. Gli ospiti ballano una polonaise. Il Maestro di cerimonie si avvicina al padrone di casa) OSPITE DEL BALLO HAZ’AIN BALA Il coro! Che il coro cominci! Hor! Pust’ nachinajet hor! (Si rivolge a una generale in piedi di fianco a lui) Le parole del giovane Batjuskov. Slava maladova Bat’ushkava. CORO HOR Siete voi, amici cari, con me sotto la densa ombra dei pioppi colle coppe d’oro nelle mani e l’amore, e l’amicizia nelle bocche? Amici, la luna è sul fiume oramai, ma dobbiamo forse cercare qui la quiete mentre intrecciano la fresca ombra i ruscelli cristallini e il giardino? Siete voi, amici, voi di nuovo con me sotto la densa ombra di pioppi colle coppe d’oro nelle mani e l’amore, l’amicizia nelle bocche? Vy l’, drugi milyje, sa mnoju pat ten’ju tapalej gustoju, s zlatymi chashami v rukah s l’ubov’ju, s dreuzhbaj na ustah? Druz’ja, uzh, mes’ats nat rekoju, no nam li zdes’ iskat’ pakoju, kagda spletajut ten’ prahlat ruchji kristal’nyje i sat? Vy, drugi, vy ap’at’ sa mnoju pat ten”ju tapalej gustoju s zlatymi chashami v rukah, s l’ubov’ju, s druzhbaj ma ustah? LACCHÈ LAKEJ Il conte Il’ja Andreevic Rostov. Graf Il’ja Andrejevich Rastof. (Entra il conte Rostov, accompagnato da Natasha e da Sonja.) OSPITE DEL BALLO HAZ’AIN BALA Qual è vostra figlia? Katoraja vasha doch? CONTE ROSTOV GRAF RASTOF Qui a destra. Sprava. OSPITE DEL BALLO HAZ’AIN BALA Oh, charmante! Oh, charmante! 3 Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena II° (Natasha e Sonja avanzano verso Achrosimova e Pernskaja e fanno la riverenza.) ACHROSIMOVA AHROSIMAVA Brava, figlioccia, sei diventata bella. Sonja, bonjour! Maladets, kresnitsa, paharashela, Son’ushka, bonjour! NATASHA NATASHA Ci sono ragazze come noi, e ce ne sono di peggiori. Jest’ takije kak my, jest’ i hushe nas. LACCHÈ LAKEJ Il conte e la contessa Bezuchov! Graf i grafin’a Bezuhavy! (guardandosi intorno) (Entrano Pierre e Hélène) PERONSKAJA PERONSKAJA Eccola, Hélène, la regina di Pietroburgo. Vot ana, Elen, tsaritsa Peterburga. NATASHA NATASHA Che bella! Kak harasha! PERONSKAJA PERONSKAJA Guardate come dietro di lei fanno il cascamorto i vecchi e i giovani. Che spalle! Pasmatrite, kak za neju uvivajutsa i star i mist. Kakije plechi! ACHROSIMOVA AHROSIMAVA Sì, è come se su di esse ci fosse la lacca a causa degli sguardi di tutti gli uomini. Non amo avere a che fare con la Bezuchov, e non lo consiglio. Da, na nih kak butta lak at vzgladav mush’in. S Bezuhavaj vaditsa ni l’ubl’u i ni pasavetuju. PERONSKAJA PERONSKAJA E questo, grasso e cogli occhiali, è il Framassone universale. Ah, ah, ah, ah! Mettetelo accanto alla moglie! Ah, ah, ah, ah! Che buffone! A etat-ta tolstyj, v achkah, farmazon-ta fsemirnyj, ha-ha-ha! S zheniju-ta r’adam pastaf’te ha-ha-ha! To-ta shut garohavyj! SONJA SON’A Ah, egli è così caro e gentile. Ah, on tak dobr i blagaroden. NATASHA NATASHA Mi aveva promesso che sarebbe stato al ballo per presentarmi i cavalieri. On avish’al mne byt’ na etam bale i pretstavit’ kavaleraf. LACCHÈ LAKEJ Il principe Kuragin, il tenente Dolochov! 4 Kn’az’ Kuragin, parutchik Dolahav! (accennando a Pierre) Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena II° (Entrano il principe Kuragin e Dolochov) PERONSKAJA PERONSKAJA Kuragin è il fratello della Bezuchova. Come si assomigliano fratello e sorella, e come sono belli tutti e due! Kuragin, brat Bezuhavaj. Kak pahozhi brat s sestroj i kak krasivy oba! ACHROSIMOVA AHROSIMAVA Ormai non si fa più nulla senza Dolochov: si giura per lui, si invita quando c’è lui come se si offrisse sterleto. Kuragin e Dolochov hanno fatto impazzire tutte le nostre signore, soltanto che loro preferiscono le zigane… U nas tiper’ net slova bez Dolahava: im kl’anutsa, na nivo zavut, kak na sterl’at’. Kuragin i Dolahav nashyh baryshen’ fseh s uma sveli. OSPITE DEL BALLO HAZ’AIN BALA Sua Maestà… Sua Maestà ci ha fatto l’onore di venire! Gasudar’… Gasudar’ pribyt’ izvolil! PERONSKAJA PERONSKAJA Sua Maestà ci ha fatto l’onore di venire! Gasudar’ pribyt’ izvolil! ACHROSIMOVA AHROSIMAVA Sua Maestà ci ha fatto l’onore di venire! Gasudar’ pribyt’ izvolil! HÉLÈNE ELEN Sua Maestà! Gasudar’! ANATOL’ ANATOL’ Sua Maestà Gasudar’! DOLOCHOV DOLAHAV Sua Maestà Gasudar’! CONTE ROSTOV GRAF RASTOF Sua Maestà ci ha fatto l’onore di venire! Gasudar’ pribyt’ izvolil! OSPITE DEL BALLO HAZ’AIN BALA Il coro! il coro! Cantiamo un’ode di Lomonosov Hor! Hor! Pajom odu Lamanosava. Da tol’ka ani pretpachitajut tsyganak… (Entra Alessandro I col suo seguito) CORO HOR Si muovono in ordine gli astri nelle orbite loro assegnate, e i fiumi scorrano tranquilli nelle rive a te obbedienti. L’inimicizia e la cattiveria siano sconfitte e si allontanino il fuoco e la spada e ogni male dai tuoi paesi. Da dvizhutsa svetila strojna f pretpisannyh sebe krugah. I reki da tikut spakojna f tibe paslushnyh beregah. Vrazhda i zlost’ da istrebitsa. I ogn’ i mech da udalitsa at stran tvaih i fs’akij vret. 5 Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena II° Rida la primavera dolcemente e il pastore nei campi tranquillo un ricco raccolto collezioni. Visna da rassmejotsa nezhna, i rataj v nivah bezm’atezhna starichnyj plod da sabir’ot. (Alessandro I apre le danze, poi si ritira. Il pubblico guarda Denisov)) PERONSKAJA, ACHROSIMOVA, HÉLÈNE, ANATOL’, CONTE ROSTOV PERONSKAJA, AHROSIMAVA, ELEN, ANATOL’ GRAF RASTOF Guardate, Denisov balla la mazurka È leggero come una piuma, mentre vola sul parquet. Smatrite, palkovnik tantsujet mazurku, on l’ogak, kak m’achik, let’a pa parketu. DOLOCHOV DOLAHAV Il generale Denisov balla la mazurka scivolando sul parquet come una piuma, come una piuma. Palkovnik Denisov tantsujet mazurku, kak m’achik, kak m’achik, skal’z’a pa parketu. NATASHA NATASHA Sonja, ecco un altro conoscente, Bolkonskij. Ricordi, Sonja, ha passato la notte da noi ad Otradnoe. Son’a, vot jesh’o znakomyj - Balkonskij. Pomnish, Son’a, on nachival u nas v Atradnam. PERONSKAJA PERONSKAJA Scrive sempre i progetti coi ministri ed ha una tale boria, che non ha limiti. Ha preso tutto dal padre. Prajekty strachit s ministrami. I gardyn’a takaja, shto net granits. Pa papen’ke synochik pashol. ACHROSIMOVA AHROSIMAVA Beh, il padre è un alto dignitario del periodo di Caterina II: un vecchio con un pessimo carattere, ma un patriota. Nu, shto zhe, papasha jekatirinenskij vil’mozha, nravnyj starik, no patriot. NATASHA NATASHA È possibile che nessuno si avvicini a me, forse che non sarò tra le prima a ballare? Debbono sapere quando mi va di ballare e come sarà divertente per loro ballare con me. Neuzheli tak nikto ne padajd’ot ka mne, neuzheli ja ni budu tantsevat’ mezhdu pervymi? Ani dalzhny znat’, kak mne hochetsa tantsevat’, i kak im vesela budit tantsevat’ sa mnoju. DOLOCHOV DOLAHAV Valzer, valzer, valzer, parquet! Valzer, valzer, parquet! Val’s, val’s, val’s, medames! Val’s, val’s, val’s, medames! PIERRE PJER (Attraversa la sala ballando) (avvicinandosi al principe Andrej e tirandolo per una manica) Lei che ama sempre ballare, principe… Qui c’è la mia protetta, la giovane Rostova. Invitatela, si tratta di una ragazza rara. 6 Vy fsigda tantsujete, kn’az’… Tut jest’ maja protezhe: Rastova maladaja. Priglasite jejo, eta retkaja devushka. Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena II° PRINCIPE ANDREJ KN’JAZ’ ANDREJ E dov’è questa protetta? Gde zhe eta protezhe? (Vede il volto di Natasha, che mostra una malcelata disperazione, e si dirige verso il conte Rostov.) DOLOCHOV DOLAHAV Valzer, valzer, valzer, parquet! Valzer, valzer, parquet! Val’s, val’s, val’s, medames! Val’s, val’s, val’s, medames! CONTE ROSTOV GRAF RASTOF Mi permetta di presentarle mia figlia. Pazvol’te vas paznakomit’ s majej docher’ju. PRINCIPE ANDREJ KN’JAZ’ ANDREJ Ho già il piacere di conoscerla, Ja imeju udavol’stvije byt’ znakomyn, (Di nuovo attraversa la sala) (al principe Andrej) (rivolgendosi a Natasha) se la contessina ricorda. jesli grafin’a pomnit min’a. (Porge il braccio a Natasha e la conduce attraverso la sala da ballo) ANATOL’ ANATOL’ Mais, charmante! Ah, poterle fare la corte! Non pensi Hélène? Mais charmante! Vot by privalaknutsa za neju! Elen, a? HÉLÈNE ELEN Beh, se me lo chiederai per bene, che fare, ti aiuterò! Shito zhe, jesli harashen’ka paprosish, nu ahto zh, pamagu! ANATOL’ ANATOL’ Hélène, siete una sorella straordinaria! Elen, vy chudnaja sistra! DOLOCHOV DOLAHAV Valzer, valzer, valzer, mesdames! Valzer, valzer, mesdames! Val’s, val’s, val’s, medames! Val’s, val’s, val’s, medames! (guardando Natasha con principe Andrej) (a Anatol’) Allora, è contenta Matriosha del mantello? Nu shto, Matr’osha, davol’na salopam? ANATOL’ ANATOL’ Ci manca che non lo sia! Ah, ah! È zibellino! Jesh’o by! Ha-ha-ha! Sabolij! (Inizia ilo valzer. Il principe Andrej balla con Natasha) PRINCIPE ANDREJ KN’JAZ’ ANDREJ Quando questa primavera ero ad Otradnoe ho ascoltato come voi sognavate ad alta voce, Kagda visnoj ja byl v Atradnam, ja slyshal, kak vy michtali fsluh, 7 Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena II° in una notte primaverile di luna. visennej lunnaj nochju. NATASHA NATASHA Che ballo divertente! Come sono tutti eleganti qui intorno, e quanto è luminoso, quanto è luminoso! Kakoj vis’olyj bal! Kak fs’o nar’adna zdes’, i kak svetlo, i kak svetlo! PRINCIPE ANDREJ KN’JAZ’ ANDREJ Anch’io un tempo amavo volteggiare nell’armonioso valzer. Il vostro entusiasmo e la vostra felicità li posso comprendere assai bene. I ja l’ubil paroj kruzhytsa f plavnam val’se. Mne vash vastorg i vasha radast’ tak pan’atny. (Tutti i ballerini passano nelle sale vicine. Il Principe Andrej e Natasha si accorgono con imbarazzo di essere rimasti soli. Il principe Andrej fa sedere Natasha su una poltrona. Poi, a parte) Mi viene in mente di nuovo quel cielo di primavera, quando ho avvertito in lei un mondo particolare, pieno di qualche felicità a me ignota. Mne vnof’ fspaminajetsa to neba visenneje, i ja pachustvaval v nej asobennyj mir, polnyj kakih-ta neizvesnyh mne radastej. CONTE ROSTOV GRAF RASTOF Ti stai divertendo, Natasha? Vesela tibe, Natasha? NATASHA NATASHA Non mi sono mai divertita tanto nella mia vita. Tak vesela, kak nikagda v zhyzni. CONTE ROSTOV GRAF RASTOF La vorrei invitare, principe, domenica da noi. Prashu vas, kn’az’, k nam v vaskrisen’je. (Il principe Andrej s’inchina. Il conte Rostov si allontana. Natasha attraversa la sala di corsa e raggiunge Sonja e Achrosimova.) PRINCIPE ANDREJ KN’JAZ’ ANDREJ Se lei andrà prima da sua cugina, e poi da un’altra dama, allora sarà mia moglie. Jezheli ana padajd’ot prezhde k svajej kuzine, a patom k drugoj dame, to ana budit majeju zhenoj. (a parte) (Volge altrove lo sguardo) Che assurdità a volte vengono in mente… Kakoj vzdor inagda prihodit v golavu… (Si gira di nuovo verso Natasha) È andata dalla cugina! (Ècossaise: la folla dei ballerini si riversa in sala) 8 Padashla k kuzine! Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena III° Scena III° Fine gennaio 1811. Piccola sala nella vecchia, cupa villa del principe Bolkonskij sulla via Vzdvizhenka. Un’enorme specchiera, mobilio antiquato, lacchè incipriati. Dall’anticamera entra un vecchio lacchè VECCHIO LACCHÈ STARYJ LAKEJ La fidanzata del giovane principe. Nevesta maladova kn’az’a. CAMERIERA GORNISHNAJA La fidanzata del giovane principe! Nevesta maladova kn’az’a. CAMERIERE KAMERDINER La fidanzata del giovane principe? Che facciamo? Il vecchio principe non ha detto di ammetterli. Nevesta maladova kn’az’a? Kak zhe byt’? Staryj kn’az’ ne velel prinimat’. CAMERIERA GORNISHNAJA Stamattina ho sentito come si è messo a gridare il vecchio principe: “Che li accolga, se vuole, la principessina”. Sivodin’a utram ja slyhala, kak staryj kn’az’ kricht’ izvolil: pust’ sama kn’azhna i prinimajet, jesli hochet. (agitato) (Entrano Natasha e il conte Rostov. Natasha appare elegante e felice.) CONTE ROSTOV GRAF RASTOF Sono in casa il principe Nikolaj Andreevich e la principessina? Doma kn’az’ Nikalaj Andreevich i kn’azhna? (Il maggiordomo rimane in silenzio) Riferite che c’è il conte Rostov e sua figlia. Dalazhyte, graf Rastof a dochir’ju. (Dopo che il maggiordomo ha lasciato la stanza, esclama fra il serio e il faceto) Beh, Signore, proteggimi. Nu, gospadi, blagaslavi. NATASHA NATASHA Non è possibile che essi non mi amino: sono assolutamente pronta a fare tutto ciò che desiderano e pronta ad amare il vecchio principe poiché è il padre, e la principessina per il fatto che è la sorella. Non hanno alcun motivo per non amarmi! Ne mozhet byt’, shtoby ani ni pal’ubili min’a. Ja tak gatova zdelat’ fs’o, shto ani pazhelajut. Tak gatova pat’ubit’ starava kn’az’a za to, shto on atets, a kn’azhnu za to, shto ana sistra. Im ne za shto ne pal’ubit’ mina. MAGGIORDOMO KAMERDINER Il principe adesso non può accogliervi. Andrò a dirlo alla principessina… Kn’az’ sichas prin’at’ nikak ne mozhet. Pajti i dalazhyt’ kn’azhne. (con aspetto irritato) 9 Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena III° NATASHA NATASHA Che cosa, rifiuta di vederci? Kak, on atkazyvaetsa vidit’ nas? CONTE ROSTOV GRAF RASTOF Tu però lo sai, Natasha: il vecchio principe non vuole che il figlio si sposi con te. Considera questo matrimonio non brillante per riguardo al lignaggio, alla ricchezza e alla parentela. Ty ved’ znajesh, Natasha, staryj kn’az’ ne ochen’ hochet, shrtoby syn zhenils’a na tibe. Sh’itajet on zhenit’bu etu ne blest’ash’ej v atnashen’ji znatnasti, bagatstva i ratstva. NATASHA NATASHA Ma che diritto ha! Kakoje prava on imejet? CONTE ROSTOV GRAF RASTOF È chiaro, il principe Andrej deciderà da solo, però non è bello da parte nostra entrare nella famiglia contro i loro desideri. Ma tu sei intelligente, saprai venirne a capo come è d’uopo, e tutto si aggiusterà. Razumejetsa, kn’az’ Andrej i bez nivo reshyt. Da protiv voli f sim’ju fhadit’ nam ne k litsu. Ty ved’ umnitsa, sumejesh abajtis’, kak nadabna. Vot fs’o i budit harasho. PRINCIPESSINA MAR’JA KN’AZHNA MAR’JA (offesa) (agitata, spaventata, va incontro agli ospiti con passo incerto.) Ah, conte… che piacere… come sono… Ah, graf… kak prijatna… kak ja… CONTE ROSTOV GRAF RASTOF Allora, principessina cara, le ho portato la mia cinciallegra. Nu vot, kn’azhna, milaja, ja k vam priv’oz maju pivun’ju. PRINCIPESSINA MAR’JA KN’AZHNA MAR’JA Ho molto sentito parlare di lei… Sono molto… molto… Ja mnoga slyshala a vas… Ja ochen’… ochen’… CONTE ROSTOV GRAF RASTOF Come sono felice che vi conosciate. Se me lo permettete, principessina, per un quarto d’ora le lascerei la mia Natasha, io mi assenterei e andrei dalla Achrosimova, ma tornerei subito. Ush kak ja rat, shto vy paznakomitis’. Jezheli pazvolite, kn’azhna, na chetvert’ chasika patkinut’ vam maju Natashu, ja astavil by vas, a sam k Ahrosimavaj sjezdil i totchas by virnuls’a. NATASHA NATASHA Ha semplicemente paura di incontrarsi col vecchio principe. On prosta baitsa fstrechi s starym kn’az’em. (a Natasha, cercando invano di sembrare serena) (a parte) 10 Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena III° PRINCIPESSINA MAR’JA KN’AZHNA MAR’JA Ne sono felice e la prego di trattenersi quanto desidera. Ja ochen’ rada. I tol’ka prashu vas padol’she zaderzhatsa. (Il conte Rostov esce.) La prego… la prego, si sieda. Prashu vas… prashu vas, s’adem, (a parte) Di che parlare ora con questa elegante ragazza frivola? a chom mne gavarit’ t’iper’ s etaj nar’adnaj lehkamyslennaj asobaj? (a Natasha) Dite, vi piace Mosca? Skazhyte, vy l’ubite Maskvu? NATASHA NATASHA Ah, molto! Ah, ochen’! PRINCIPESSINA MAR’JA KN’AZHNA MAR’JA Ma per me è pesante questa vita rumorosa. Soltanto la salute di mio padre ha potuto costringermi a venire qui. Ma temo che per lui andrà soltanto peggio qui a causa delle liti su Bonaparte. A mne tizhela eta shumnaja zhyzn’. Tol’ka nizdarov’je majevo atsa maglo zastavit’ nas s’uda prijehat’. No bajus’, jemu zdes’ budit tol’ka huzhe at sporav a Bonaparte. NATASHA NATASHA Tutta Mosca parla di Bonaparte. A Bonaparte gavarit’ fs’a Maskva. PRINCIPESSINA MAR’JA KN’AZHNA MAR’JA Rende pazzo mio padre il fatto che lui tratta gli affari con il nostro signore, nipote della grande Caterina, quale suo pari. Arsa vyvodit is sib’a, shto on vid’ot dela, kak s ravnym, s nashym gasudarem, vnukam vilikaj Jekateriny. NATASHA NATASHA Pensa forse che ci sarà di nuovo la guerra? Niuzheli snova vajna? PRINCIPESSINA MAR’JA KN’AZHNA MAR’JA Se soltanto potesse trovare un condottiero come Suvorov allora il mostro della Corsica non potrebbe mai passare i confini della Russia. Nashols’a p tol’ka palkavodets, kak Suvorof, i karsikanskamu chudovish’u ni perejti granitsy russkaj. (Si alza e si avvicina a un tavolino) Guardate, ecco una miniatura di mio padre. Vzgl’anite, vot miniat’ura majevo atsa. 11 Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena III° NATASHA NATASHA Parla di tutto, tranne che del principe Andrej! Ma io non posso certo per prima cominciare a parlare di lui. Aba fs’om no ni a kn’az’e Andreje! Ni magla zhe ja pervaja nachat’ gavarit’ a n’om. PRINCIPESSINA MAR’JA KN’AZHNA MAR’JA Ecco mio padre. Vot moj at’ets. (a parte) (tenendo in mano la miniatura) (Entra il principe Nikolaj Bolkonskij, con indosso una papalina bianca e una veste da camera.) IL VECCHIO PRINCIPE BOLHONSKIJ STARYJ KN’AZ’ BALKONSKIJ Ah, signorina contessina… La contessina Rostova, se non mi sbaglio? La prego di scusarmi… Non sapevo, signorina, lo sa Iddio, non sapevo che voi ci avevate onorato di una vostra visita. Ah, sudaryn’a, grafin’a… Grafin’a Rastova, koli ja ne ashybajus’a? Prashu prastit’… N’e znal, sudaryn’a, vot vidit boh, ni znal, shto vy udastoili nas svaim pasash’enijem. (in tono affettato) (Natasha si alza confusa e si risiede) Sono venuto da mia figlia in questa vestaglia. La prego di scusarmi, signorina contessina. K dochiri zashol f takom kast’ume. Izvinit’ prashu, sudaryn’a grafin’a. (Squadra Natasha da capo a piedi, poi si dirige verso l’uscita. Quindi si rivolge alla principessina Mar’ja sottovoce) Un buon lignaggio, eh? Gente intelligente, eh? Ricchi? famosi? Che si sposi, che si sposi pure, che se ne stia per conto suo. Forse anche tu, Mar’ja, ti trasferirai da lui? Addio, vattene nel gelo, nel gelo! Radstvo harosheje, a? Umnyje l’udi, a? Bagatyje? Znatnyje? Puskaj zhe, puskaj zhenitsa. Pust’ sam pa sibe zhiv’ot. Mozhet, Mar’ja, i ty k nimu perejedesh? S bogam, pa marostsu, pa marostsu, pa marostsu! Esce, sbattendo la porta, poi ritorna) Ecco, io mi sposo con la Bourienne, colla governante, sì! Ja vot na Burjen’ke zhen’us’, na guvernantke, da! (Esce) PRINCIPESSINA MAR’JA KN’AZHNA MAR’JA Ah, ma perché fa così? Perché si rovina l’anima, la sua anima eterna? Ma egli è vecchio e debole, ed io non me la sento di giudicare mio padre. Ah, zachem on tak… Ah, zachem on portit svaju dushu? Svaju vechnuju dushu?! No on star y slab, i ja nikak ne smeju asuzhdat’ atsa. (a parte) 12 Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena III° Dammi, Dio mio, la rassegnazione! Pashli, Bozhe, mne smiren’je! NATASHA NATASHA Ha pensato apposta il viaggio del principe Andrej all’estero per un anno, per rimandare di un anno il nostro matrimonio. Ha sperato che i nostri sentimenti non sopravvivano a una tale prova. Naroshna on pridumal pajezdku kn’az’a Andreja na god za granitsu, shtob na god nashu svad’bu atadvinut’. Nadejals’a on, shto nashy chustva ne perenesut yspytanija takova. CONTE ROSTOV GRAF RASTOF Eccomi qua di nuovo. A vot y ja. NATASHA NATASHA Finalmente! Andiamo, è ora di tornare a casa. Nakan’ets-ta! Pajdem, nam para damoj! CONTE ROSTOV GRAF RASTOF Ora, Natasha, fammi almeno parlare un poco con la principessina. Sichas, Natasha, daj hot’ nimnozhka pabisedovat’ s kn’izhnoj. (a parte) (tornando) (con gioia che suona scortese) (Si avvicina alla principessina Mar’ja) NATASHA NATASHA Che diritto hanno a non volermi accogliere nella loro famiglia? Dio mio, se almeno lui fosse qui! Ma forse verrà oggi, o magari è giunto già ieri, e io me lo sono completamente dimenticato. Io lo abbraccerò senza esitare, semplicemente, e lo costringerò a guardarmi negli occhi col suo sguardo scrutatore e curioso. Ora torno a casa e all’improvviso lo vedo, i suoi occhi, il suo volto, il sorriso. Ah, ma perché mi tormento così! Ho bisogno di lui adesso, in questo istante. Datemelo subito, subito! Kakoje prava ani imejut ni pazhelat’ prin’at’ men’a f svaio ratstvo? Bozhe moj, jesli b on byl tut! A mozhet byt’ on prijedet nynche. Mozhet on fchira jesh’o prijehal; tol’ka ja safsem zabyla. On tam sidit v gastinaj, ja abnimu jevo bez robasti, tak prosta, i zastavl’u smatret’ v mai glaza jevo iskatel’nym i l’ubapytnym vzgl’adam. Virnus’ damoj i vdrug jevo uvizhu, jevo glaza, litso jevo, ulypku. Ah, za shto ja prapadaju tak! Jevo sichas, sichas mne nada. Dajte mne jevo skareje! (a parte) (Il conte Rostov si congeda dalla principessina Mar’ja) Ho paura, deve succedere qualcosa. Bajus’, sluchitsa shto-nibut’ dalzhno. Che fare, affinché torni più presto? Shto delat’, shtop skarej virnuls’a on? Per lui, per me, per tutto I za nivo, i za sib’a, za fs’o ho paura. mne strashna. 13 Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena IV° PRINCIPESSINA MAR’JA KN’AZHNA MAR’JA Io stessa non so perché mi sia così difficile parlare di questo sposalizio, ma qualsiasi siano i miei sentimenti, io debbo amare colei che mio fratello ha scelto. Sama ni znaju, atchivo mne tak trudna gavarit’ ab etam brake, no kakije by ni byli mai chustva, ja dalzhna l’ubit’ tu, katoraja vybrana bratam. (a parte) (Si avvicina in fretta a Natasha, e le prende la mano e sospirando profondamente) Aspettate… debbo… Cara Natalie, sa, sono felice che mio fratello abbia trovato la felicità… Pastojte… mne nada… Milaja Natali, znajte, ja rada, shto brat nashol sh’ast’je… (Si ferma, rendendosi conto di non dire la verità) NATASHA NATASHA Ritengo, principessina, che non sia il caso ora di parlare di questo. Ja dumaju, kn’azna, tiper’ niudobna gavarit’ ab etam. (con apparente dignità, ma con il pianto nella voce) (Compaiono i lacchè con le pellicce) Scena IV° La domenica seguente, di sera. Salotto in casa di Pierre Bezuchov. In una sala adiacente, unita da un arco al salotto, si vedono coppie che ballano. Entrano Hélène e Natasha. HÉLÈNE ELEN Mia adorabile, mia cara, finalmente la vedo casa mia. Come è possibile vivere a Mosca e non andare da nessuna parte! Forse una fidanzata deve essere una monaca? Maja prelesnaja, acharavatel’naja, nakanets ja vas vizhu v majom dome. Kak mozhna zhyt’ v Maskve i nikuda ni jezdit’! Razve manashenkaj nivesta byt’ dalzhna? NATASHA NATASHA Il mio fidanzato… Lei lo sa? Moj zhenih… Vam yzvesna? HÉLÈNE ELEN Che ora lei è la fidanzata di uno dei giovani più intelligenti, colti ed attivi. A proposito… Ieri mio fratello ha pranzato da me, e siamo morti dal ridere: poverino, non mangia niente, sospira in continuazione, o adorabile, per voi, è completamente pazzo d’amore per voi. Shto tiper’ vy nivesta adnavo is samyh umnyh, abrazovannyh i dejatel’nyh maladyh l’udej? Kstati… fchera moj brat abedal y min’a. I my pamirali so smehu: on nichivo, bedn’aga, ni jest, fs’o vzdyhajet, divnaja, pa vas, s uma skodit safsem at l’ubvi k vam. NATASHA NATASHA Oh, ma che dice! O, shto vy? 14 Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena IV° HÉLÈNE ELEN Come arrossisce, come arrossisce, mia cara! Kak krasnejet, kak krasnejet, maja prelest’! (Entrano alcuni ospiti che distraggono Hélène; entra il conte Rostov che si avvicina a Natasha) CONTE ROSTOV GRAF RASTOF È tempo, è tempo di andare a casa, Natasha. Dov’è Sonja? Para, para damoj, Natasha. A gde zhe Son’a? HÉLÈNE ELEN Mio caro conte, questo assolutamente no. Vostra figlia è il gioiello del ballo, ed io non la farò andar via in nessun caso. Permettetemi di farvi conoscere un abate francese alla moda: da lui sapremo non poche notizie di Parigi. Moj milyj graf, eta ni na shto ni pahozhe. Vasha doch - ukrashenije bala, net, ja ni za shto ne atpush’u vashu doch. Pazvol’te zhe ja ugash’u vas modnym frantsuskim abbatam. I at nivo my uznajem nimala parishskih navastej. (Nella stanza vicina si interrompono le danze) CONTE ROSTOV GRAF RASTOF Ah, queste notizie! Di or in ora le cose vanno di male in peggio coi Francesi. Bonaparte agisce con l’Europa come un pirata su un nave conquistata. Ah, eti novasti! Chas ot chasu fs’o huzhe dila s frantsuzami idut. Bonapart pastupajet s Ievropaj kak pirat na zavajovannom karable. (Prendendolo sottobraccio, Hélène si allontana col conte Rostov. Natasha resta sola) NATASHA NATASHA È incredibile come sia bella, una vera bellezza, ed è chiaro che mi ama con tutto il cuore. Lo sa, che sono fidanzata, e tuttavia col marito, con Pierre, con questo onesto Pierre, hanno scherzato e riso, parlando di Anatol’. Ciò significa che non c’è alcunché di male, quindi non ho da temere. Chuda, kak harasha ana, krasavitsa takaja, i vidna, shto min’a fsem sertsem l’ubit. Izvestna jej, shto ja nevesta. I s muzhem, s Pjeram, s etim spravedlivym Pjeram, ani shutili i smejalis’ fs’o zh ab Anatole gavar’a. Tak znachit v etam nichivo durnova net. Stala byt’, eta nichivo. (a parte) (Natasha si fa pensierosa. Le danze riprendono. Sulla porta del salotto compare Anatol’. Sicuro di sé guarda Natasha con tenerezza) ANATOL’ ANATOL’ Da quando vi ho incontrato, ho pensato continuamente soltanto a voi. S toj pary, kak ja fstretil vas, a vas adnoj ja dumal besprestanna. NATASHA NATASHA Non parlatemi di queste cose, sono promessa ad un altro e lo amo. Ni gavarite mne takih vish’ej, ja abruchena i l’ubl’u drugova. 15 Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena IV° ANATOL’ ANATOL’ Ah, e che m’importa? Vi dico che sono innamorato di voi, innamorato pazzo. Siete incantevole. E ne sono forse colpevole io? Ah, shto za dela mne? Ja gavar’u, shto v vas vl’ubl’on, vl’ubl’on bizumna. Vy vas-hititel’ny. I razve ja v etam vinavat? (prende la mano di Natasha) Per motivi segreti non posso venire da voi, poi ve li spiegherò. Prichny tajnyje ne dajut mne k vam jezdit’. Ja posle ih atkroju vam. NATASHA NATASHA Non capisco nulla. Ja nichivo ne panimaju. ANATOL’ ANATOL’ Ecco una lettera. Una parola soltanto, e forza alcuna potrà impedire la nostra felicità. Vot pis’mo. Adno lish slova – i nikakije sily ne pameshajut blazhenstvu nashemu. (interrompendola) (La bacia sulle labbra) NATASHA NATASHA ANATOL’ ANATOL’ Una parola soltanto, per carità di Dio! Adno lish slova, radi Boga! (guardando Anatol’ con aria interrogativa e spaventata) Non ho niente… Mne necheva… Non ho niente da dirvi. Mne necheva skazat’ vam. (Anatol’ esce. Natasha nasconde la lettera in seno, poi la estrae e la legge)) NATASHA NATASHA “Decidete il mio destino: essere amato da voi, oppure morire”. Decidere? Tutto ciò che vorrà. ‘Dovete dire solamente la parola ‘sì’ ed io vi ruberò, e vi porterò via fino ai confini del mondo”. Dio mio, come ho potuto lasciare che giungesse a tanto? Debbo forse separarmi per sempre dalla pura felicità dell’amore del principe Andrej? Con questa felicità ho vissuto così a lungo… “Reshyte maju uchast’: byt’ l’ubimym vami ili umiret’.” Reshyt’? Fs’o, fs’o shto on zahochet. “Lish slova ‘da’ skazat’ vam stoit, i ja pahish’u vas i uvezu vas na kraj sveta”. Bozhe moj, kak magla ja dapustit’ da etava? Neuzheli nafsigda rastatsa mne s chistym sh’ast’jem l’ubvi kn’az’a Andreja? Etim sh’ast’jem zhyla j tak dolga… (Nasconde il viso fra le mani) Sono forse morta per il suo amore? È davvero successo qualcosa in me? Ma che cosa mi è successo? 16 Pogibla l’ ja dl’a l’ubvi jevo? F samam dele, sluchilas’ shto-nibud’ sa mnoj? No shto sa mnoju byla? Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena IV° Niente, non è successo niente, e il principe Andrej saprà amarmi anche così. Ma così come? Ah, Dio giusto! Perché non è con me! Perché non è con me? Nichevo. Nichevo ne sluchilas’. I kn’az’ Andrej sumejet i takoj min’a l’ubit’. Kakoj takoju? Ah, bozhe, pravyj! Zachem on ne sa mnoju! Zachem on ne sa mnoju? (guardando dalla parte da cui è uscito Anatol’) Quanto vicina, terribilmente vicina mi è all’improvviso questa persona. Kak blizak, kak strashna blizak vdruk stal mne etat chilavek. (In salotto entra Sonja e per un po’ guarda Natasha) SONJA SON’A Natasha, e Bolkonskij? Natasha, a Balkonskij? NATASHA NATASHA Sonja, Sonja, tu non lo puoi capire: il principe Andrej mi è caro, caro, ma che ci posso fare se oggi sono così felice! Son’a, Son’a, ty ni mozhesh etava pan’at’, kn’az’ Andrej mne dorag, dorag, no shto zhe delat’ mne? Jesli sivodn’a ja tak sh’asliva? SONJA SON’A Non scherzare, in tutto tre volte hai visto Kuragin. E se non fosse una persona nobile? Ne shuti, fsivo tri raza ty Kutagina vidala. A jesli on neblagarodnyj chilavek? NATASHA NATASHA È nobile, è caro, ed è bellissimo. On blagaroden, on dobr, i onprikrasen. SONJA SON’A È un mentitore, e uno scellerato, è chiaro. Abman’sh’ikn on, zladej on, eta jasna, (a parte) Io non permetterò l’infelicità. Non lascerò che la vergogna si abbatta sulla famiglia. i ja ni dapush’u nish’astija. Pazoru ja ni dam abrushytsa na ih simejstva. (Alcune coppie, danzando, attraversano il salotto. la prima coppia è composta da Hélène e il conte Rostov. Il conte lascia Hélène e si avvicina a Natasha. CONTE ROSTOV GRAF RASTOF Andiamo, andiamo, Natasha. Pajd’om, pajd’om, Natasha. (a parte) Gli uomini e le donne in questa casa sono troppo famosi per i liberi costumi. Non c’è posto per la mia Natasha. (esce con Natasha e Sonja) Mush’iny i damy v etam dome slishkam izvesny vol’nym abrash’en’jem. Majej Natashe ni mesta byt’ zdes’. 17 Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena V° Scena V° Il giovedì successivo, da Dolochov. Un gabinetto ornato di tappeti persiani, di pellicce di orso e di armi. Anatol’ Kuragin, con la giacca dell’uniforme sbottonata, è sdraiato sul divano con la testa appoggiata alla mano, sorridendo pensieroso. Dolochov, con una ricca vestaglia e con gli stivali, siede presso uno scrittoio aperto sul quale si vedono ricevute e mazzi di banconote. ANATOL’ ANATOL’ Stasera alle dieci ella mi aspetterà. Andremo sulla troika in due fino a Kamenka, e la notte ci faremo sposare. Poi svolteremo sulla via per Varsavia, la condurrò oltre la frontiera su carrozze postali. Ah, che bella, che bella! Nevvero, Dolochov? Che bella! Vecheram v des’at’ chisov ana budit zhdat’, my paskachim f trojke f Kamenku vdvajom, i nochju abvenchajut nas, na varshafskuju darogu my patom svern’om. Za granitsu na pachtovyh uvizu jejo. Kak harasha! Kak harasha! Dolahaf, a? Kak harasha! DOLOCHOV DOLAHAV Bella, fratello, ma non per noi. Aspetta finché non si sia sposata. Harasha, brat, da ne pra nas. Padazhdi-ka, pakuda zamuzh vyjdet. ANATOL’ ANATOL’ Scemo, tu sai quanto io adori le bambine… Durak, ty ved’ zanjesh, ja abazhaju devachek. DOLOCHOV DOLAHAV Lascia perdere tutto ciò: c’è ancora tempo. Bros’, prava, fs’o eta: vrem’a jest’ jesh’o. ANATOL’ ANATOL’ …le giovani bambine. Maloden’kih devachek. DOLOCHOV DOLAHAV Ti dico una cosa: si tratta forse di uno scherzo, quello che ti sei messo in testa di fare? Tibe ja dela gavar’u. Razve eta shutka – to, shto ty zatejal? ANATOL’ ANATOL’ Di nuovo, mi stuzzichi di nuovo? Vattene al diavolo, eh! Ap’at’, apat’ draznit’? Pashol ty k chortu! A? DOLOCHOV DOLAHAV Aspetta, te lo dico un’ultima volta. Forse ti ho contrariato? Chi ti ha sistemato tutto? Chi ha scritto il biglietto d’amore? “Decidete il mio destino, essere amato da voi, oppure morire”… Pastoj, f paslednij raz ja gavar’u. Razve tibe ja perechil? Kto tibe ustroil fs’o? Kto napisal l’ubovnaje paslan’je? “Reshyte maju uchast’: byt’ l’ubimym vami ili umeret’.”. (chiudendo la scrivania, con un sorriso beffardo) (irritato, cammina per la stanza) 18 Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena V° ANATOL’ ANATOL’ “Essere amato da voi, essere amato da voi, oppure morire!”… Beh, grazie, grazie. Tu pensi che non ti sia riconoscente? “Byt’ l’ubimym vami, byt’ l’ubimym ili umeret’!”. Nu, spasiba, spasiba, ty dumajesh, tibe ni blagadaren ja? DOLOCHOV DOLAHAV Chi ha preso il passaporto? Kto paspart vz’al? ANATOL’ ANATOL’ Grazie. Spasiba. DOLOCHOV DOLAHAV Chi ha trovato un prete accondiscendente? Nashol papa-rasstrigu? ANATOL’ ANATOL’ Grazie. Spasiba. DOLOCHOV DOLAHAV E i soldi, chi ce li ha messi? sempre io. Va bene, te la porti via tu. E il fidanzato? Den’gi kto dastal? Fs’o ja. Nu harasho, uviz’osh ty jejo. A zhenih? ANATOL’ ANATOL’ Che la rinneghi. Pust’ atkazhet. DOLOCHOV DOLAHAV E Pierre, il ciccione? Una volta mi sono imbattuto nella sua pallottola. A Pjer, talst’ak? Na pul’u jevo ja ni raz narvals’a. ANATOL’ ANATOL’ Lui è nel podere, libera i contadini e fonda ospedali. Non ce ne dobbiamo preoccupare. On v imen’ji, asvabazhdajet krest’jan, i bal’nitsy zavodit. Jemu ni da nas. DOLOCHOV DOLAHAV Ma quando il prete ti sposerà con la Rostova sarai un bigamo e ti porteranno in tribunale. No kagda tib’a pop abvinchajet s Rastovaj, ty stanesh dvajezhotsem, i padvidut tib’a pad ugalovnyj sud. ANATOL’ ANATOL’ Ah, stupidaggini! Non lo dire, non lo dire! Ah, glupasti! Ne gavari, ne gavari! DOLOCHOV DOLAHAV La guerra coi Francesi se non è oggi Vajna s frantsuzami ni nynche - zaftra. (animato, ripete) (facendo una smorfia) 19 Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena V° sarà domani. Che succederà allora? Shto tagda? ANATOL’ ANATOL’ Allora, eh? Allora? Beh… non so che sarà. È ora! Tagda shto? A? Tagda? Nu… Tam ni znaju shto. Para! (Si siede a gambe incrociate sulla poltrona davanti a Dolochov) Che fare col cuore, eh? Guarda come batte. A s sertsem shto takoje! A? Ty pasmatri, kak b’jotsa. (Prende la mano di Dolochov e la porta al petto) Ah, che gambe, che sguardo! Una dea! O! Kakaja nozhka, vzgl’at kakoj! Bagin’a! (entra Balaga e si segna rivolto all’angolo delle icone)) DOLOCHOV DOLAHAV Balaga! Balaga! BALAGA BALAGA Fjodor Ivanych! F’odaru Ivanychu! (Si inchina a Dolochov, poi ad Anatol’) Vostra eccellenza! Vahemu sijatel’stvu! ANATOL’ ANATOL’ Dimmi un po’, Balaga, tu mi ami? Skazhy, Balagan l’ubish ty min’a? BALAGA BALAGA Per vostre eccellenza più di una volta ho fatto cose tali, per le quelli c’è una sola parola: Siberia. Dl’a vasheva sijatil’stva ni raz takije shtuki vydelyval, za katoruyje adno slova - Sibir’. ANATOL’ ANATOL’ Balaga, fammi un servizio. Con quali cavalli sei venuto, eh? Balaga, sasluzhy tiper’ mne sluzhbu. Ty kakih s’uda prijehal, a? BALAGA BALAGA Coi vostri, bellissime bestie. Na vashysh, na zver’jah. ANATOL’ ANATOL’ Allora ascolta, Balaga! Ammazzali pure tutti e tre, ma che in tre ore si arrivi là, chiaro? Nu, slysh, Balaga! Zaresh fs’u trojku, a shtoby f tri chasa prijehat’. A? BALAGA BALAGA E se li ammazziamo, su che cosa andiamo poi? 20 A kak zarezhesh, na chom dajedesh? (gli mette una mano sulla spalla) (ammiccando) Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena V° ANATOL’ ANATOL’ Non scherzare, sennò ti spacco la faccia! Ni shuti, mordu razab’ju! BALAGA BALAGA Per i miei signori non mi risparmierò. Ja dl’a gaspot sib’a ni pazhaleju. ANATOL’ ANATOL’ Bene! Allora siediti. A? Nu, sadis’. DOLOCHOV DOLAHAV Che fai, siediti. Shto zh, sadis’. BALAGA BALAGA Sto in piedi. Ja pastaju. ANATOL’ ANATOL’ Ma no, dai, siediti, bevi. Sadis’, vr’osh, pej. (Anatol’ versa un bicchiere di Madera per Balaga. Balaga guarda avidamente il bicchiere. Dolochov apre la scrivania e passa alcuni pacchi di banconote a Balaga.) DOLOCHOV DOLAHAV Qui ci sono cinquecento rubli. Zdes’ p’atsot. BALAGA BALAGA Eh sì, mi piace correre con baldanza, portar i miei signori. La pelle rischio spesso. Andiamo pure! Eh, l’ubl’u ja liha mchatsa’ katat’ gaspot. Shkuraj ja riskuju chasta. Pashol fpirot! DOLOCHOV DOLAHAV Cinquecento, cinquecento e cinquecento, fanno millecinquecento. P’atsot, i p’atsot i p’atsot - poltary. BALAGA BALAGA Le volte che ho portato questi splendidi cavalli non si possono contare, le volte che ho messo sotto un vagabondo: “Non ti accostare, scemo!” Shto zagnal kanel prigozhyh – ni sh’est’ nikak; shto davil zevak prahozhyh – ni lez’, durak! DOLOCHOV DOLAHAV Tremila, quattro, cinque… Tri tys’achi, chityri, p’at… BALAGA BALAGA Più veloce, più veloce: gli zigani, le zigane, la baldoria ci aspettano. Bevi, Balaga, rompi il bicchiere! Questa sì, che è vita! Shypche, shypche, zhdut tsygany, tsyganachki, kutezhy. Pej, Balaga, bej stakany! Vot eta zhyzn’! (beve) 21 Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena V° DOLOCHOV DOLAHAV Diecimila. Basta. Des’at’ tys’ach. Fs’o. BALAGA BALAGA Allora, vostre eccellenza, quando si parte? Shto zh, kagda zhe jehat’-ta, vashe sijatil’stva? ANATOL’ ANATOL’ Dobbiamo andare subito. Da vot sichas y jehat’. (guarda l’orologio) (prende un bicchiere di vino; A Dolochov) Beh, Fedja, addio, grazie per tutto. Prendete i bicchieri, anche tu, Balaga. Ci siamo divertiti, abbiamo vissuto, e adesso, quando ci vedremo ancora? Addio, ragazzi. Alla salute. Urrà! Nu, Fed’a, prash’aj, spasiba za fs’o. Vaz’mite stakany, i ty, Balaga. Pakutili my, pozhyli. A tiper’, kagda svidimsa? Prash’aj, rib’ata. Za zdarov’je! Ura! BALAGA BALAGA Alla salute! Bud’ zdarof. (Tutti bevono. Anatol’, dopo aver bevuto, rompe il bicchiere) ANATOL’ ANATOL’ Beh, è ora di andare adesso, ragazzi! Nu, marsh tiper’, rib’ata! DOLOCHOV DOLAHAV Chvostikov dov’è? Hvostikav gde? BALAGA BALAGA Siede sulla slitta. Sidit f san’ah. (esce) ANATOL’ ANATOL’ Che? Quale Chvostikov? A? Kakoj Hvostikaf? DOLOCHOV DOLAHAV Il tuo testimone. Joseph! Joseph! Tvoj svidetel’. Zhozef, Zhozef! (Entra Joseph, un domestico francese. Dà ad Anatol’ la pelliccia, la sciabola, il cappello di zibellino e la borsa) Dov’è il cappotto? Joseph! Va’ da Matrjosha Matveevna, chiedile il cappotto di zibellino. A gde salop? Zhozef! Padi k Matr’on’e Matvevne, sprasi salop sabolij. Joseph esce. Dolochov gli grida dietro) Joseph, lo zibellino! (ad Anatol’ 22 Zhozef! sabolij! Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena V° Ho sentito come se le portano via: scappa via né viva né morta, con quello che aveva indosso a casa; come ti fermi un attimo, subito le lacrime, e papà, e mamma, e ha freddo, e vuole tornarsene indietro, a casa. Tu invece mettile subito la pelliccia e portala di corsa sulla slitta! Slyhal ja, kak uvoz’at, ved’ vyskachit i ni zhyva i ni mertva, f chom doma sidela; chut’ zameshkajeshs’a, tut i sl’ozy, i papasha, i mamasha, i sichas az’abla, i nazat, i damoj. A ty f shubu prinimaj srazu i nisi skareje f sani! (Joseph porta un mantello di volpe) Non quello! Ti avevo detto quello di zibellino! Ni tot! Vet’ ja tibe skazal sabolij. (grida) Dài, Matrosha, lo zibellino! Ej, Matr’oshka, sabolij! MATROSHA MATR’OSHA (accorre con una pelliccia di zibellino sul braccio; si vede che le dispiace, ma si vergogna davanti al padrone) Ma sì, non mi dispiace, non mi dispiace… non mi dispiace, prendilo, prenditelo… Shto zhe, mne ne zhal’, mne ne zhal’… Mne ne zhal’, ty vaz’mi, ty vaz’mi… DOLOCHOV DOLAHAV (ad Anatol’, mentre avvolge Matrosha nella pelliccia) Guarda, così. Gl’adi, vot tak. Poi così. Patom vot tak. (Alza il colletto a Matrosha E adesso così, vedi? Tiper’ vot tak, vidish? (Spinge Anatol’ verso Matrosha che sorride) ANATOL’ ANATOL’ Beh, addio, Matrjosha, bellissima. Nu, prash’aj, Matr’osha, krasavitsa. (La bacia) Eh, ora è la fine della mia baldoria! Augurami la buona sorte. Eh, kanets majej gul’be teper’! Ty mne sh’ast’ja pazhelaj. MATROSHA MATR’OSHA Vi dia Iddio, principe, una grande felicità. Nu, daj-ta Boh vam, kn’az’, bal’shova sh’ast’ja. (con accento zigano) (Anatol’, Dolochov lasciano la stanza. Dall’ingresso arrivano folate di tormenta)) BALAGA BALAGA Siete pronti allora? Gatovy, shto l’? (fuori scena) 23 Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena VI° ANATOL’ ANATOL’ Va’! Pashol! BALAGA BALAGA Eh, andiamo, belli! E-e-ej, miloj! Ha-ha! (fuori scena) (fuori scena) (Suono di campanelli di slitta) Scena VI° Stessa notte. Stanza nella villa di Mar’ja Dimitrievna Achrosimova, sulla Staraja Konjushennaja. Una grande porta di vetro dà sulla veranda e sul giardino. Natasha è sola. Guarda con inquietudine verso la porta. La cameriera Dunjasha entra agitata. DUNJASHA DUN’ASHA Oh, signorina , mia cara, sembra che tutto sia rovinato. Alla signora Mar’ja Dimitrievna la nostra signorina ha raccontato tutto. Oj, baryshn’a, galubushka, kazhys’, tiper’ prapala fs”o. Baryn’e Mar’je Dmitrievne baryshn’a nasha f’so raskazali. NATASHA NATASHA Chi, Sonja? Kto, Son’ja? DUNJASHA DUN’ASHA Sì, lei. Da, ani. NATASHA NATASHA No, Sonja non può avere fatto questo. Dunjasha, l’hai sentita tu stessa? Net, Son’a etava ni sdelajet. Dun’asha, ty sama slyhala? DUNJASHA DUN’ASHA No, me l’hanno raccontato nella djèvicha. Net, v devichej rasskazyvali mne. NATASHA NATASHA Là parlano a vanvera. Adesso verranno a prendermi. Dammi lo scialle. Baktrajut zr’a tam. Sichas ani za mnoj prijedut. Daj mne platok. (Dunjasha esce) Mai Sonja potrebbe compiere un tale misfatto! Nikagda Son’a ni smozhet savershyt’ takoj pastupak! (Natasha esce. Anatol’ si affaccia alla porta di vetro. Si guarda intorno ed apre la porta. Il domestico Gavrila esce da dietro una tenda e sbarra il passaggio ad Anatol’.) GAVRILA GAVRILA Dalla signora, prego. K baryne pazhalujte. 24 Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena VI° ANATOL’ ANATOL’ Da quale signora? Ma tu chi sei? K kakoj baryne? Da kto ty? GAVRILA GAVRILA La prego, ho l’ordine di condurvi lì. Pazhalujte, prikazana privest’. (Accanto a Gavrila compaiono altri due servi) DOLOCHOV DOLAHAV Kuragin! Indietro, è un tradimento, indietro! Kuragin! Nazat, izmena, nazat! (dal giardino) (Natasha rientra nella stanza e vede Anatol’ che fugge. Gavrila esce. Natasha si getta sul divano in preda alla disperazione e si copre il viso con le mani. Entra la Achrosimova con un biglietto in mano e si ferma vicino a Natasha) ACHROSIMOVA AHROSIMAVA Bene, molto bene! Dare appuntamento agli amanti nella mia casa! Tu ascolta, quando parlo con te. Ora non c’è più motivo di fingere. Ti sei coperta di vergogna come l’ultima delle ragazze. Con chi hai fatto la combutta? Colla Bezuchova. Che ci hai trovato? Sentimenti francesi, costumi francesi. Le signore siedono quasi nude come sull’insegna dei bagni pubblici, con rispetto parlando. Vanno a frotte dal cerusico francese Métivier. I loro dèi sono i Francesi, il loro regno celeste, Parigi. Che ci fai tu lì? Harasha, ochen’ harasha! V majom dome l’ubovnikam svidan’je naznachat’! Ty slushaj, kagda s taboj ja gavar’u. Tiper’ pritvar’atsa necheva. Ty sib’a asramila, kak defka samaja pasledn’aja. S kem vaditsa stala? S Bezuhavai. Shto tam nashla? Chustva frantsuskije, kast’umy frantsuskije? Baryni chut’ ni golyje sid’at, kak vyveski targovyh ban’, s pazvalenija skazat’. Za lekarishkaj frantsuskim, Metivje palzkom polzajut. Ih bogi - frantsuzy, ih tsarstva bebesnaje Parish. Shto tibe delat’ tam? NATASHA NATASHA Lasciatemi. Astaf’te. ACHROSIMOVA AHROSIMAVA Eh, guai, guai a me, con queste ragazze lontane dalla madre! E che potrei dire alla contessa? Che direi a tua madre? Eh, beda, beda mne s etimi defkami bez materi! Nu, shto zhe ja skazhu grafin’ushke? Shto materi tvajej skazhu? NATASHA NATASHA Perché lei non è qui… lei capirebbe… Zachem ana ni zdes’… Ana by pan’ala. 25 Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena VI° ACHROSIMOVA AHROSIMAVA Fortuna per il giovane che è fuggito via. Ma lo troverò, senti quello che ti dico? Sh’ast’je molatsa, shto on at min’a ushol. Da ja najdu jevo, slyshysh ty, shto li, shto ja gavar’u? (Attira a sé Natasha e con stupore vede che ha gli occhi asciutti e le labbra serrate) NATASHA NATASHA Smette…tela… Che debbo… Morirò… Astaf’… te… Shto mne… ja umru… ACHROSIMOVA AHROSIMAVA Natasha, io ti auguro ogni bene. Sdraiati, sdraiati qui e ascolta. Ora lo saprà tuo padre, tuo fratello, il fidanzato! Conosco il principe Andrej da così tanti anni, lo amo come una madre. Natal’ja, ja tibe dabra zhelaju. Ty lezhy, nu lezhy tak i slushaj. Nu tiper’ uznajet tvoj atets, nu brat tvoj, zhenih! Ja kn’az’a Andreja s takih let znaju i kak mat’ l’ubl’u jevo. NATASHA NATASHA Non ho più un fidanzato, l’ho rifiutato. U min’a net zheniha, ja atkazala. ACHROSIMOVA AHROSIMAVA È lo stesso. Comunque lo sapranno, e se ci sarà un duello? Nu, fs’o ravno. Nu, uznajut, a jesli duel? NATASHA NATASHA Ah, lasciatemi in pace. Perché vi siete immischiata in tutto questo? Ah, astaf’te min’a, zachem vy fsemu pameshali? ACHROSIMOVA AHROSIMAVA E che volevi che facessi? Da chivo zhe ty hatela? NATASHA NATASHA Perché? Perché? Perché? Chi ve l’ha chiesto? Chi ve l’ha chiesto? Zachem? Zachem? Zachem? Kto vas prasil? Kto vas prasil? ACHROSIMOVA AHROSIMAVA Perché allora portarti via come una zingara qualsiasi? Ma lui è un mascalzone, un delinquente, ecco cos’è! Zachem zhe tib’a kak tsyganku kakuju uvazit’? A on, merzav’ets, nigad’aj, vot shto! NATASHA NATASHA È migliore di tutti voi! On luchshe vas fseh! ACHROSIMOVA AHROSIMAVA Che mi capiti sotto gli occhi! Pust’ on mne na glaza papad’otsa! NATASHA NATASHA Se non vi foste immischiata… Jesli by vy ne meshali… (di nuovo animandosi) 26 Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena VI° Se non vi foste immischiata… Jesli by vy ne meshali… ACHROSIMOVA AHROSIMAVA Che mi capiti sotto gli occhi! Pust’ on mne na glaza papad’otsa! NATASHA NATASHA Oh Dio, Dio, che cos’è tutto questo! Sonja, perché mi odiate così, mi disprezzate così? Basta, basta! Ah, bozhe, bozhe, shto eta, shito eta! Son’a, za shto vy fse min’a nenavidite, prezirajete? Astaf’te! Astaf’te! (Natasha corre via singhiozzando. Entra Gavrila) GAVRILA GAVRILA È giunto… Prijehali… ACHROSIMOVA AHROSIMAVA Ma hai l’ordine di non fare entrare nessuno. Vet’ skazana ni prinimat’. GAVRILA GAVRILA …il conte Piotr Kirillovich Bezuchov. …graf P’otr Kirillavich Bezuhaf. ACHROSIMOVA AHROSIMAVA Bezuchov? Bezuhaf? (dopo un momento di riflessione) Fallo entrare. Prasi. (Gavrila esce) È proprio colui di cui ho bisogno. È l’essere umano più distratto e ridicolo, ma ha un cuore d’oro. On imenna i nuzhen mne tiper’. Eta samyj rassejannyj i smeshnoj chelavek. No samaje zalatoje sertse. (Pierre entra e bacia la mano di Achrosimova) Eh, caro mio, proprio delle belle cose… Cinquantotto anni ho vissuto al mondo, e non avevo mai visto una tale vergogna. Uh, bat’ushka, haroshyje dela… P’at’des’at vosem’ let ja prazhyla na svete, a takova sramu ne vidala. PIERRE PJER Che è successo? Shto sluchilas’? ACHROSIMOVA AHROSIMAVA Natalja ad insaputa dei genitori ha rifiutato il suo fidanzato. Kuragin, vedi, le ha fatto girare la testa. Lui e la tua mogliettina l’hanno traviata. Con lui ella si apprestava, in assenza del padre, a scappar via e a sposarsi in segreto. Natal’ja bez vedama raditelej zhenihu svajemu atkazala. Kuragin, vidish li, jej golavu fskruzhyl. S nim zhonushka tvaja jejo svadila. S nim sabralas’ ana v atsustvije atsa bezhat’ i tajna avbenchatsa. 27 Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena VI° PIERRE PJER Ma come sposarsi? Egli non poteva: è sposato. Da kak zhe abvenchatsa? On ni mok: on zhenat. ACHROSIMOVA AHROSIMAVA E bravo il ragazzo! ma che mascalzone! Fa’ in modo che se ne vada da Mosca, altrimenti ci sarà uno scandalo e un duello. Harosh mal’chik! Toéta merzavets! Ustroj zhe tak, shtob on ujehal is Maskvy, inache byt’ skandalu i dueli. PIERRE PJER Se ne andrà, se ne andrà domani. Ujedet on, ujedet zaftra. ACHROSIMOVA AHROSIMAVA Bisogna dire a Natalja che è sposato, per lo meno smetterà di aspettare. Bada a non farti scappare nulla con suo padre, i suoi affari non van bene anche senza questo: tra poco andrà all’asta il suo podere. Rimani per il tè, se vuoi. Skazhy Natal’je, shto on zhenat, pa krajnej mere, zhdat’ perestanet. Smatri, ni pragavaris’ jejo atsu: plahi jevo dela i bes tavo, vot-vot pajd’ot imen’je s malatka. Da astavajs’a chaju, koli hochesh. (agitato) (dirigendosi verso la porta) (Esce) PIERRE PJER Io la fuggivo. Mi sembrava d’avere per lei un sentimento più forte di quello che dovrebbe avere un uomo sposato verso la fidanzata di un amico. La fidanzata di un amico… La fidanzata del principe Andrej, da lui amata tanto fortemente, costei, un tempo la cara Natasha Rostova, ha tradito Andrej Bolkonskij per l’inetto Anatol’ e tanto si era innamorata di lui da acconsentire a fuggire con lui. E il principe Andrej? E l’orgoglio dei Bolkonskij? È forse vero che non soltanto a me è toccato un destino doloroso: di essere unito per sorte ad una donna vuota e volgare! Ja izbegal jejo. Mne kazalas’, shto je imeju k nej chustvo bolee sil’naje, chem to, katoraje dolzhen byl imet’ zhenatyj chelavek k neveste druga. Nevesta druga… Nevesta kn’az’a Andreja, tak strasna im l’ubimaja. Eta, prezhde milaja Natasha Rastova, pramin’ala Andreja Balkonskava na duraka Anatol’a i tak v nivo vl’ubilas’, shto saglasilas’ s nim bezhat’. A kn’az’ Andrej? A gordast’ Balkonskih? Neuzheli pravda, shto ni tol’ka mne dastals’a udel pichal’nyj byt’ sv’azannym sud’boju s pustoj i gatkaj zhensh’inaj! (Entra Natasha, pallida e scura in volto. Guarda Pierre con uno sguardo febbricitante e ardente, come se gli chiedesse se anche lui, come gli altri è nemico di Anatol’. Pierre le sia avvicina in fretta, abbassando lo sguardo) Natalja Il’inichna… 28 Natal’ja Il’jinishna… Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena VI° NATASHA NATASHA È vero che è sposato? Pravda li, shto on zhenat? PIERRE PJER Questo per voi dovrebbe essere lo stesso, poiché… Eta dalzhno byt’ dl’a vas fs’o ravno, patamu shto… NATASHA NATASHA Allora è falso che lui è sposato? Tak eta nipravda, shto on zhenat? PIERRE PJER No, è la verità. Net, eta pravda. NATASHA NATASHA Piotr Kirillovich, io vi credo in tutto: non conosco uomo più buono e gentile. Ditemi, è sposato? P’otr Kirillavich, ja vam ver’u va fs’om. Dabree, velikadushnej vas ja ni znaju chilaveka. Skazhyte, on zhenat? (Pierre fa cenno di sì col capo) E da molto? I davno? (Pierre di nuovo fa cenno col capo) Parola d’onore? Chesnaje slova? PIERRE PJER Parola d’onore. Chesnaje slova. (Natasha, disperata, si lascia cadere su una sedia) E d’una cosa vi prego: consideratemi vostro amico, e se vi occorrerà aiuto, consiglio, o semplicemente avrete bisogno di aprire la vostra anima a qualcuno - non ora ma quando nella vostra anima ci sarà chiarezza -, ricordatevi di me. Ja ab adnom prashu vas: sh’itajte min’a svaim drugam. I jesli vam nuzhna budit pomash’, savet, ili prosta nuzhna budit izlit’ svaju dushu kamu-nibut’, ni tiper’, a kagda u vas jasna stan’et v dushe, fspomnite aba mne. (Le bacia la mano) NATASHA NATASHA Non parlatemi così: credetemi, io non valgo queste parole. Piotr Kirilovich, il principe Bolkonskij fu sempre vostro amico. Egli mi diceva allora, se avessi avuto necessità, di rivolgermi a voi. Ditegli che mi per… per… doni. Ni gavarite sa mnoju tak: paver’te, ja ne stoju slof takih. P’otr Kirillavich, kn’az’ Blakonskij byl fsigda vashym drugam. On gavaril mne tagda: jesli shto-nibut’, - k vam abratitsa. Skazhyte jemu, shtob on pra… pra… prastil min’a. 29 Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena VI° PIERRE PJER Sì… glielo dirò… però… Da… ja skazu jemu… no… NATASHA NATASHA (confuso) (spaventata dal pensiero che le sembra di aver colto in Pierre) Ah no, lo so, è tutto finito, e non potrà mai più essere di nuovo. Mi affligge soltanto la cattiveria, il male che ho fatto. Ditegli che lo prego di perdonarmi, perdonarmi, perdonarmi, se può, perdonarmi, perdonarmi per tutto. Ah, net, ja znaju, fs’o konchena i snova ni mozhet bol’she byt’ nikagda. No tol’ka min’a muchit to durnoje, to zlo, katoraje ja sdelala. Skazhyte jemu, shto ja prashu jevo prastit’ min’a, prastit’, prastit’, jesli mozhet. Prastit’, prastit’ min’a za fs’o. (Vuole uscire) PIERRE PJER Glielo dirò, gli dirò tutto. Ma smettetela, smettetela, tutta la vita è ancora davanti a voi. Ja skazhu jemu, ja fs’o skazhu jemu. No perestan’te, perestan’te: fs’a zhyzn fperedi jesh’o dl’a vas. NATASHA NATASHA Per me? No, per me ora è tutto rovinato. Dl’a min’a? Net! Dl’a min’a tiper’ fso prapala. PIERRE PJER Tutto è rovinato? Se io fossi il più bello, il più intelligente e meraviglioso al mondo, e se fossi libero, sulle ginocchia qui stesso vi chiederei la mano e… e l’amore. Fs’o prapala? Jesli by samym krasivym, samym umnym i prekrasnejshym v mire byl by ja, i byl svaboden, ja by na kalen’ah totchas zhe prasil ruki vashej i… i l’ubvi. (con vergogna e umiliazione) (In preda all’agitazione, abbandona la stanza. Natasha rimane immobile) NATASHA NATASHA Tutta la vita è davanti a voi… È sposato… Tutta la vita davanti… È sposato… Parola d’onore… io sono la peggiore, la peggiore di tutte al mondo! Fs’a zhyzn’ fperedi dl’a vas… On zhenat… Fs’a zhyzn’ fperedi… On zhenat… Chesnaje slova… ja huzhe, huzhe fseh ne svete! (Natasha corre via. Entrano Achrosimova e Sonja) 30 Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena VII° SONJA SON’A Mi ha chiamata sua nemica. Mi sfugge, si rovinerà. Ana nazvala min’a svaim vragom. Ana min’a izbegajet. Ana sib’a pagubit. ACHROSIMOVA AHROSIMAVA Bisogna andare a metterla a letto e darle un decotto di tiglio. Pajti i ulazhyt’jejo f pastel’, dat’ lipavava tsveta. NATASHA NATASHA Sonja! Salvatemi! Sonja! Son’a! Spasite! Son’a! (fuori scena) (Compare sulle scale. Sonja si lancia verso di lei) Ho preso del veleno! Ja prin’ala myshjak! Scena VII° Stessa notte. Gabinetto di Pierre Bezuchov. Hélène, Anatol’, un Abate e il dottor Métivier. MÉTIVIER METIVJE Pensate, contessa, sono arrivato, per rendere gli auguri, per l’onomastico del vecchio principe Bolkonskij. Sono entrato da lui salutando, e quello come in preda alla follia s’è messo a tremare e s’è scagliato [dicendo]: “Scipione francese, schiavo di Bonaparte, Va’ via da questa casa!” Padumajte, grafin’a, prijehal ja s pazdravlenijem k staramu kn’az’u Bolkonskamu v den’ imenin. Vashol k nimu s privetstvijem, a on f kakom-ta beshenstve zatr’ass’a ves’ i abrushyls’a: “Shpion frantsuskij, bonapartaf rap, von yz etava doma!”. HÉLÈNE ELEN Cacciar via un tale dottore! Un tale mago! ma questo è inescusabile, è uscito di senno. Monsieur l’abbé, si tratta di peccato scusabile o di peccato mortale? Pragnat’ takova doktara, alshebnika takova! Ved’ eta niprastitel’na, on vyzhyl iz uma. Monsieur l’abbe, eta grech prastitel’nyj ili grech smertnyj? ABATE ABBAT Péché mortel. Péché mortel. HÉLÈNE ELEN Peccato mortale. Sta attento, guardati, Anatol’, che il figlio di Bolkonskij non si riveli un tale pazzo come il padre. Grech smertnyj. Smatri zhe, beregis’’, Anatol’, shtoby synok Balkonskava ne akazals’a takim zhe sumashetshym, kak atets. (A Pierre che entra con passo deciso e con la testa abbassata) 31 Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena VII° Ah, Pierre, non sai, che il nostro Anatol’… Ah, Pjer, ty ni znajesh, shto s nashym Anatolem… PIERRE PJER Dove siete voi c’è la depravazione e il male. Gde vy - tam razvrat i zlo. HÉLÈNE ELEN Non davanti agli ospiti. To’lka ni pri gast’ah. (sottovoce) (Agli ospiti) Andiamo, amici, nel salone. Pajd’omte, drue’ja, v divannuju. (Escono Hélène, Métivier, e l’Abate) PIERRE PJER Debbo parlare con voi. Mne nada pagavarit’ s vami. (Trattenendo Anatol’) (Anatol guarda dalla parte da cui è uscita la sorella e segue ubbidiente Pierre verso la scrivania. ha un’andatura spavalda, ma sul volto compare una certa inquietudine) Voi avete promesso alla contessina Rostova di sposarla e volevate portarla via? Vy abesh’ali grafine Rastovaj zhenitsa na nej i hateli uvisti jejo? ANATOL’ ANATOL’ Mon cher, non sono obbligato a rispondere a… a- a domande fatte con tale tono. Mon cher*, ja ni ab’azan atvichat’ na… na-na-na vaprosy, delajemyje f takom tone. (Pierre, con il volto alterato dall’ira afferra Anatol’ per il bavero dell’uniforme e lo scuote, fino a che Anatol’ non assume un’autentica espressione di paura; dopo avergli strappato il colletto lo lascia andare) PIERRE PJER Quando vi dico che ho bisogno di parlare con voi…! Kagda ja vam gavar’u shto mne nada gavarit’ s vami!… ANATOL’ ANATOL’ Ma sì, è una stupidaggine. No? Nu shto, eta glupa. A? PIERRE PJER Siete un mascalzone e un delinquente. E non so chi mi trattenga dal piacere… Vy nigad’aj i merzavets, i ja ni znaju, shto vazderzhyvajet min’a at udavol’stvija (aggiustandosi il bavero) (afferrando minacciosamente un pesante fermacarte) …di spaccarvi la testa con questo. Avete promesso di sposarla? 32 razmazhyt’ vam golavu vot etim. Abish’ali vy na nej zhenitsa? Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena VII° (Tornato in se stesso, rimette a posto rapidamente il fermacarte) ANATOL’ ANATOL’ Io… io non pensavo, d’altronde non ho mai promesso. Perché… Ja… ja ni dumal, fprochem, ja nikagda ni abish’als’a. Patamu shto… PIERRE PJER Avete lettere di lei? Jest’ u vas pis’ma jejo? (Anatol’ estrae il suo portafoglio e porge le lettere a Pierre) Avete sue lettere? Non temete, non userò la violenza. Le lettere, è la prima cosa. Secondo: Jest’ u vas pis’ma? Ne bojtes’, ja ni upatrebl’u nasilija. Pis’ma - ras. Ftaroje: (si alza e comincia a camminare) voi domani dovrete lasciare Mosca. vy zaftra dalzhny ujehat’ iz Maskvy. ANATOL’ ANATOL’ Ma come posso… No kak zhe ja magu… PIERRE PJER Terzo: mai dire una parola, una sola parola su quel che c’è stato tra voi e la contessina. Questo, lo so, non posso impedirvelo, ma se in voi c’è un barlume di coscienza, dovete capire che oltre i vostri divertimenti esiste la felicità degli altri. Dovete capire che rovinate un’intera vita, soltanto perché vi dovete divertire. Tret’je: vy nikagda, ni slova, ni slova a tom, shto byla mezh vami i grafinej. Etava, ja znaju, ja ne vlasten zapretit’ vam, no jesli v vas jest’ iskra sovesti, pajmite, shto krome vashyh razvlechenij jest’ sh’ast’je drugih. Pajmite, shto vy gubite tseluju zhyzn’ tol’ka attavo, shto vam nuzhna veselitsa. (Anatol’, seduto accanto alla scrivania, aggrotta le sopracciglia e si mordicchia le labbra) Spassatevela pure con donne Razvlekajtis’a s zhensh’inami, simili alla mia sposa e a vostra sorella. padobnymi majej supruge i vashey sestre. Ma promettere ad una ragazza di sposarla… No abesh’at’ devushke zhenitsa… imbrogliarla, rapirla… Abmanut’ jejo, ukrast’… Come non comprendete che ciò è vile, Kak vy ni panimajete, shto eta tak zhe podla, come battere un vecchio o un bambino! tochna pribit’ starika il’ reb’onka!… ANATOL’ ANATOL’ Questo non lo so, eh? Non lo so, e non voglio saperlo. Ma voi mi avete detto certe parole: “vile” e simili, che io, come uomo d’onore, non permetto a nessuno. Etava ja ni znaju. A? Ni znaju i znat’ ni hachu. No vy skazali mne takije slava: “Podla”, i tamu padobnaje, katoryje ja, kak chesnyj chelavek, nikamu pazvol’u. PIERRE PJER E che, avete bisogno di soddisfazione? Shto vam nuzhna udavletvarenije? (rinfrancandosi) 33 Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena VII° ANATOL’ ANATOL’ Per lo meno po… po… po… potreste rimangiarvi le vostre parole, no? Se volete che io esaudisca i vostri desideri, no? Pa krajnej mere vy mo… vy mo… vy mo… mo… mozhete vz’at’ nazat svai slava. A? Jesli vy hatite, shtoby ja ispolnil vashy pazhelanija. A? PIERRE PJER (Senza volerlo prende il colletto strappato e lo guarda) Le rimangio, le rimangio. Beru, beru nazat. E vi prego di scusarmi. I preshu vas izvinit’ min’a. Ecco il denaro, se bisogna, per il viaggio… I deneg, jesli nada, na darogu… (Anatol’ non riesce a trattenere un sorriso)) Oh, stirpe ignobile e senza cuore! O, podlaja, besserdechnaja paroda! Anatol’ esce) Se ne vada da qualsiasi parte, purché non stia in questa casa. Smettere questo inutile lusso: se esso vale qualcosa, allora è soltanto per il piacere col quale ad esso si può rinunziare. Oh, come posso trovare la pace con me stesso! L’ho cercata nell’attività in aiuto al prossimo, nella fratellanza dei Massoni, nel loro insegnamento di uguaglianza e amore, l’ho cercata nella vanità della vita di mondo, l’ho cercata nell’amore romantico, amore per Natasha Rostova. Natasha Rostova! Lei non risponde a domande che mi angustiano, ma l’immagine di lei mi porta immediatamente in una terra chiara di bellezza e amore… Ujehat’ kuda-nibut’. Tol’ka ni but’ v etam dome. Brosit’ fs’u etu nenuzhnuju roskash. Jesli ana i stoit chevo-nibut’, to tol’ka iz-za tavo naslazhdenija, s karorym at etava mozhna atkazatsa. O kak najti mne saglasije s samin saboj! Ja iskal etava v zabote a pomash’i blizhnim, i v bratstve masonav i ih uchenii a ravenstve i l’ubvi, iskal f rassejan’ji svetskaj zhyzni, iskal v ramanticheskaj l’ubvi, l’ubvi k Natashe Rastovaj. Natasha Rastova! Ana ne atvechajet na vaprosy, katoryje tak muchajut min’a, no pretstavlenije a nej magnavenna perenosit f sveluju oblast’ krasaty i l’ubvi… (Entra Denisov di furia) DENISOV DENISAF Conte, Piotr Kirilovich, un corriere da Vilno: Napoleone ha schierato le truppe alla frontiera. Graf, P’otr Kirillavich, kut’jer yz Vil’ny: Napoleon stinul vajska k nashej granitse. PIERRE PJER Guerra? Vajna? DENISOV DENISAF Sembra che sia guerra. Pahozhe, shto vajna. 34 Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena VIII° Epigrafe CORO (POPOLO RUSSO) HOR (RUSSKIJ NAROT) Le forze di dodici lingue d’Europa si sono gettate sulla Russia. Le forze di dodici lingue d’Europa si sono gettate sulla Russia. Il nemico ha distrutto le nostre città, ha saccheggiato le nostre case, ha ucciso i nostri bambini e i padri, con impeto si è portato avanti, lasciandosi alle spalle migliaia di verste di un paese nemico affamato. Nel popolo russo sempre di più è divampato il sentimento dell’offesa, è divampata in lui la sacra rabbia come un fuoco. Si è sollevato a difesa della terra russa, e il bastone della guerra popolare si è sollevato con tutta la sua terribile e straordinaria forza. Si è sollevato, si è abbassato e ha battuto il nemico, finché non è morta tutta la schiera. Grande è la nostra terra, i valorosi figli non si possono contare sulle sue distese. Enorme è la nostra madre Russia. L’abbondanza delle sue risorse ormai non costa più poco a coloro che attentano alla sua vita. Ma la nostra Patria non si è ancora sollevata in tutta la sua terribile titanica misura, e il dolore attende il nemico nell’ora in cui essa si solleverà. Una tomba crudele lo attende. Enorme è la nostra Russia, la patria terra russa. Sily dvunades’atu jazykov Jevropy varvalis’ v Rassiju. Sily dvunades’atu jazykov Jevropy varvalis’ v Rassiju. Vrag razrushal nashy garada, grabil nashy dama, ubival nashyh detej i atsof, i stremitel’na n’oss’a fperot, astavl’aja pazadi tys’achi v’orst galodnaj i vrazhdebnaj strany. V russkam narode fs’o bolee i bolee razgaralas’a chustvsa askarblenija. Razgarals’a v n’om svesh’ennyj gnev agn’om. Na zash’itu russkaj zemli on fstal. I dubina narodnaj vajny padn’alas’ sa fsej svajeju groznaj i velichestvennaj silaj. Padnimalas’a apuskalas’ i gvozdila vraga, paka ni pagibla fs’o nashestvije. Velika nasha zeml’a. Ne sh’est’ synof atvazhnyh na prastorh jejo. Agromma nasha mat’ Rassija. Izabil’je sretsf jejo… uzhe… nemala stoit tem, kto na zhyzn’ jejo pas’agal. No nasha Rodina ne fstavala jesh’o va ves’ svoj groznyj ispalinskij rost. I gore zhd’ot vraga f chas, kagda fstanet ana. Gibel’ l’utaja zhd’ot jevo. Agromna nasha Rassija, radnaja russkaja zeml’a. Scena VIII° Notte fra il 25 e il 26 agosto 1812 [calendario giuliano]. Prima della battaglia di Borodino. I volontari stanno costruendo una trincea. Sulla trincea coperta di erba i volontari-contadini, in camicia bianca, lavorano animatamente, scavano e trasportano la terra su carrette. Tra i soldati, Tichon, Fjodor, Trishka. In lontananza, al suono del tamburo, passano i soldati. VOLONTARI HOR APALCHENTSEF O-issa, ragazzi! Pashla, rib’ata! TICHON TIHAN Bene così! Vazhna! 35 Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena VIII° MILITI HOR APALCHENTSEF Su, su, spingiamo in un colpo solo! Nu, nu, razam nalegli! FJODOR F’ODAR Ci va! Id’ot. VOLONTARI HOR APALCHENTSEF In un colpo solo tutti insieme. Tutti insieme come degli alatori. Razam, druzhneje. Druzhneje, pa-burlatski. TICHON TIHAN Forte è il nemico, ma noi con tutto il popolo ci spingeremo avanti. Sil’on vrag, da my fsem narodam navalims’a. VOLONTARI HOR APALCHENTSEF Ci spingeremo avanti. Navalims’a. FJODOR F’ODAR Una sola parola: “Mosca!” Adno slova - Maskva. VOLONTARI HOR APALCHENTSEF Mosca… Mosca, Mosca, Mosca. Maskva… Maskva, Maskva, Maskva. (Denisov e il principe Andrej entrano da direzioni opposte) DENISOV DENISAF Ditemi, dove posso trovare il “Magnifico”? Skazhyte, kak najti mne svetlejsheva? PRINCIPE ANDREJ KN’JAZ’ ANDREJ Sto andando anch’io da lui. Ja sam k nimu. (presentandosi) Bolkonskij Balkonskij. TICHON TIHAN Ehi, spingiamo, ragazzi! Ej, navalims’a, detki! VOLONTARI HOR APALCHENTSEF Su, su, spingiamo tutti insieme! Nu, nu, razam nalegn’om! DENISOV DENISAF Lei è il principe Bolkonskij? Molto lieto di conoscerla. Tenete colonnello Denisov, più noto come Vas’ka. Vy kn’az’ Balkonskij? Ochen rat paznakomitsa. Patpalkovnik Denisaf, bolee izvesnyj pad imenem Vas’ki. PRINCIPE ANDREJ KN’JAZ’ ANDREJ Andate dal “Magnifico” per affari? Vy k svetlejshemu pa delu? 36 Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena VIII° DENISOV DENISAF Ho fatto un piano per la campagna. Il mio sistema è quello partigiano. La linea dei Francesi è troppo estesa. Datemi cinquecento uomini, con loro solleverò i contadini e, parola d’onore di Vasilij Denisov, spezzerò le comunicazioni di Napoleone. Non si distrugge, non si dissolve, non si annienta come polvere dalla faccia della terra tutto ciò che si incontra sull’ampia strada dell’uragano, inviato direttamente alle spalle del nemico? Datemi cinquecento uomini, soltanto cinquecento uomini. Ja sastavil plan kampanii. Maja sistema - partizankaja. Linija frantsuzaf slishkam rast’anuta. Dajte mne p’atsot chelavek, s nimi ja padnimu krest’jan i, chesnaje slova Vasilija Denisava, ja razarvu saabsh’enija Napoleona. Ni razrushytsa li, ni razveetsa li, ni snes’otsa li praham s litsa zemli fs’o to, shto pafstrichajetsa na shyrokam puti uragana, napravlennava pr’ama f tyl neprijatil’a. Dajte mne p’atsot chelavek, tol’ka p’atsot chelavek. (Il principe Andrej e Denisov escono) TICHON TIHAN Cinquecento! Noi non saremo cinquecento, ma migliaia e migliaia! Dico bene, uomini? P’atsot! nas budit ni p’atsot, a tys’achi i tys’achi! Verna gavar’u, muzhyki? VOLONTARI HOR APALCHENTSEF Migliaia… migliaia… Tys’achi… Tys’achi… (Entra un gruppo di contadini esausti e coperti di polvere. Fra di loro vi sono Vasilisa e Matveev) FJODOR F’ODAR Da dove venite? Atkuda id’ote? CONTADINI DI SMOLENSK HOR SMALENSKIH KREST’JAN Veniamo da Smolensk. Id’om iz-pat Smalenska. MATVEEV MATVEEV Un fumo nero su Smolensk si sta alzando. Chornyj dym nat Smalenskam padnimajetsa. CONTADINI DI SMOLENSK HOR SMALENSKIH KREST’JAN Brucia Smolensk, brucia la nostra città. Garit Smalensk, garit nash gorat. MATVEEV MATVEEV Le mura delle case e i tetti cadono. Steny damov i kryshy rushatsa. VASILISA VASILISA E le persone sono morte a mucchi! Gli orfani si disperano sulle ceneri care. Shto pagibla narodu t’ma! Siraty rydajut nad radimym pepelish’em. CONTADINI DI SMOLENSK HOR SMALENSKIH KREST’JAN Lì c’è dolore, dolore e bestemmie. Gli orfani si disperano senza conforto. Gore, gore, stony tam. Siraty rydajut bezuteshny. 37 Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena VIII° MATVEEV MATVEEV E in città s’aggirano sciacalli, e saccheggiano. A vakrug gorada marad’ory rysh’ut, grab’at. CONTADINI DI SMOLENSK HOR SMALENSKIH KREST’JAN Essi prendono tutto, non disdegnano nulla, strappano la camicia dai corpi, non c’è rifugio per noi, ora. Marad’ory fs’o birut, nichem ne brezgujut, rubahu s tela rvut, net krova u nas tiper’. VASILISA MATVEEV I HOR Abbandonata ogni cosa, ciascuno con quello che aveva indosso, siamo usciti con il nostro esercito. Brosif fs’o, kto f chom byl, s vojskam nashym ushli my. CONTADINI DI SMOLENSK HOR SMALENSKIH KREST’JAN Abbiamo camminato per giorni e notti, non abbiamo convissuto col nemico. Shli my dni i nochi, ne stali s vragom my zhyt’. VASILISA VASILISA Secco e polvere, senza vento, si cuoce il grano in erba. Sush y pyl’, vetra net. Na karn’u hleba sgarajut. MATVEEV MATVEEV Il bestiame muggisce, urla per la fame. Skatina mychit, revot ai golada. VASILISA VASILISA Abbiamo camminato senza fiato, colla polvere fino al mozzo delle ruote. My shli, zadyhajas’, f pyli pa stuptsu. CONTADINI DI SMOLENSK HOR SMALENSKIH KREST’JAN Abbiamo camminato, senza fiato, giorno e notte, col nostro esercito, abbandonato ogni bene. Shli zadyhajas’, dn’om i nochju s nashym vojskam brosif fs’o dabro. MATVEEV MATVEEV Non appena incontravamo un villaggio, ci buttavamo sul pozzo, bevevamo l’acqua, tutta fino al fango. Kak derevn’a, k kalotsu brasalis’a, vypivali vodu fs’u da samaj gr’azi. VASILISA, CONTADINI DI SMOLENSK VASILISA, HOR SMALENSKIH KREST’JAN E il bestiame muggisce, urla per la fame. A skatina mychit, revot at golada. MATVEEV MATVEEV E da una parte e dall’altra bruciano i villaggi. I pa obe storany gar’at derevni. CONTADINI DI SMOLENSK HOR SMALENSKIH KREST’JAN Bruciano, bruciano i nostri villaggi. Gar’at, gar’at derevni nashy. VASILISA VASILISA I covoni di paglia… Skirdy sena… 38 Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena VIII° MATVEEV MATVEEV …e le scorte bruciano. …zapasy gara’t. VASILISA VASILISA Li incendiano perché non li prendano i diavoli. Zhigajut yh, shtoby ni dastalis’ d’javalam. CONTADINI DI SMOLENSK HOR SMALENSKIH KREST’JAN Bruciano ogni bene, per non darlo a quei diavoli. Zhigajem dabro fs’o. Shtoby d’javalam ni dat’. MATVEEV MATVEEV È terribile fratello mio, quante nostre truppe si sono radunate qui. Ieri sera ho guardato la distesa dei bivacchi, non se ne vedeva la fine. Strast’, bratets ty nash, shto vojsli nasgej zdzes’ sabralas’. Vichor pasmatrel, kak agni razlazhyli kantsa kraju ni vidna. VASILISA VASILISA “Mosca”, una parola sola. Maskva - adno slova. CONTADINI DI SMOLENSK HOR SMALENSKIH KREST’JAN Mosca! Maskva! VOLONTARI HOR APALCHENTSEF Ecco, è venuto al popolo il nostro Kutuzov, eco, ha incitato il popolo a battere i Francesi, ha chiamato il popolo a battere i Francesi. La Russia invoca alla guerra i suoi figli, è vicino al cuore il richiamo materno. Al richiamo il popolo si è affrettato, dalle colline azzurre, dai boschi egli scorre, dal mare lontano. Incuranti della nostra vita, noi partiremo e in battaglia sbaraglieremo le truppe di ferro. Dappertutto la nera orma del nemico, dappertutto il dolore serpeggia! Ove egli è stato, c’è sangue e puzzo d’incendio. Le spighe calpestate versano lacrime, sul candido campo le spighe, calpestate, versano lacrime. Le betulle ferite, versano lacrime, calpesta, il nemico, la nostra cara madre terra, ma non può piegare la grande forza russa. Ecco, è venuto al popolo il nostro Kutuzov, ecco, ha incitato il popolo a battere i Francesi. I prodi figli venuti a lui sono innumerevoli! Infiamma i cuori la santa vendetta, e noi andiamo alla morte per la nostra verità e per l’onore! Kak prisol k narody nash Kutuzaf, kak zyval narod on bit’ frantsuzaf, zval narot pabit’ frantsuzaf. Klichet Rus’ na boj svaih synof, blizak sertsu materinskij zof. Paspeshyl na klich narot, iz-za sinih halmof, iz lesov on tichot, iz-za dal’niva mor’a. Zhyzni nashej ni sh’ad’a, my pajd’om i v bajah zheleznyje palki my samn’om. Fs’udu chornyj sled vraga. Pafs’udu gore rush’et! Gde on shol, tam krof’ i gar’. Sm’atyje kalos’ja sl’ozy l’jut. Sm’atyje kalos’ja f chistam pole sl’ozy l’jut. Raneny bir’oski sl’ozy l’jut. Topchet vrag radnuju zeml’u-mat’, tol’ka sily bagatyrskaj ni slamat’! Topchet vrag radnuju zeml’u-mat’, da sily russkaj ni slamat’. Kak prishol k narody nash Kutuzaf, kak zyval narod on bit’ frantsuzaf, zval narot pabit’ frantsuzaf. Synof atvazhnyh, shto prishli k nimu, - ni sh’est’! Zhot sertsa sv’ataja mest’, i na smert’ my id’om za nashu parvdu i chest’! 39 Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena VIII° Il nemico morrà. Il nero nemico morrà. Verranno da lui soltanto i corvi e i lupi, non lasceremo di lui alcunché, le ossa gli scuoteremo come in un sacco, lo schiacceremo come una pulce o lo spremeremo come una cipolla. L’ha voluta provare, la cavalletta straniera, la spalla erculea! Ecco, è venuto il padre Kutuzov, ha incitato il popolo a battere i Francesi, il popolo si è sollevato con una forza immensa. Chi è giunto in Russia con una spada non ne uscirà vivo. Vrak pagibnet. Chornyj vrak pagibnet. Tol’ka vorany k nimu pridut da volki. Kozhy, rozhy ni astavim, kosti, kak v meshke fstrehn’om. Kak blahu jevo razdavim, il’ kak lukafku sazhm’om. Znat’ atvedat’ zahatela inazemna sarancha bagatyrskava plecha! Kak prishol atets Kutuzaf, kak zyval narot prabit’ frantsuzaf, fstal narod velikaj silaj. Kto prisol na Rus’ s mechom, tot ni ujd’ot zhyvym. (I militi riprendono il lavoro. Entra il principe Andrej) PRINCIPE ANDREJ KN’JAZ’ ANDREJ Denisov, il suo primo fidanzato. È stato lui, non sapendo come, a chiedere la mano della quindicenne Natasha Rostova, e anch’io l’ho amata. Lei mi appariva come una forza piena di mistero, tale forza d’animo comprendevo e amavo in lei. Tale apertura, tale sincerità io amavo tanto fortemente e felicemente. A Kuragin nulla di tutto ciò era necessario. In lei vedeva una fresca bambina con la quale non si sarebbe degnato di unire il proprio destino. E a tutt’oggi egli è vivo e allegro. Ed io? Io architettavo dei piani poetici. Quanto ho creduto nel celeste amore ideale che avrebbe conservato per me la sua fedeltà in un intero anno di assenza. Oh, povero ragazzo! Io temevo che ella dovesse deperire, deperire per la lontananza da me. In effetti tutto questo è molto più semplice, tutto ciò è terribilmente semplice e schifoso. Denisaf, pervyj zhenih jejo. Eto on, sam ni znaja kak, sdelal predlazhenije petnatsatiletnej Natashe Rastovaj. I ja l’ubil jejo. Ana kazalas’ mne preispolnennaj tainstvennaj sily. I etu-ta silu jejo dushevnuju ja panimal i l’ubil v nej. Etu-ta atkrytast’, etu iskrennast’, ja l’ubil tak sil’na i tak sh’asliva. Kuraginu nichevo etava ni nuzhna byla. On v nej videl svezhen’kuju devachku, s katoraj ni udastoil sv’azat’ svaju sud’bu. I da sih por on zhyv i vesel. A ja? Ja delal poeticheskije plany. Kak zhe, ja veril v nibesnuju, ideal’nuju l’ubof’, katoraja dalzhna byla mne sahranit’ jejo vernast’ za tselyj god atsustvija. O, milyj mal’chik! Ja bajals’a, shto ana dalzhna byla zachahnut’, zachahnut’ v razluke se mnoju. Na dele zh fs’o eta garazda prosh’e. Fs’o eta uzhasna prosta i garka. (Si vede Pierre, con indosso un frac verde ed un cappello bianco) FJODOR F’ODAR Ecco il signore! Vot tak barin! CORO HOR Chi era? Kto takoj? 40 Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena VIII° TRISHKA TRISHKA È il nostro signore d’una volta, ha reso la libertà a me e a mio padre. Pare che tempo fa abbia salvato un reggimento. Da eta nash byfshyj barin. Nas s t’at’kaj on atpustil na vol’u, skazyvali, tselyj polk nonche vystavil. TICHON TIHAN Ma pensa un po’! Ish ty! FJODOR F’ODAR Come fa a non avere paura davvero, signore? I kak eta vy ni baitis’, barin, prava? PIERRE PJER E tu forse hai paura? A ty razve baishsa? FJODOR F’ODAR Eccome! Questo non fa grazie: come colpisce ti strappa le viscere. Non si può non avere paura. A to kak zhe? Ved’ ana ni pamilujet, ana kak shm’aknet, tak kishki von. Nil’z’a ni bajatsa. TICHON TIHAN Questo è il nostro compito. Nashe dela takoje. FJODOR F’ODAR Ed ecco un signore, è così sorprendente. A vot barin, tak udivitel’na. MATVEEV MATVEEV Oggi non ci sono che soldati, oggi sono usciti anche i muzhiki: vogliamo gettarci con tutto il popolo. “Mosca”, una sola parola. Nynche ni to, shto adni saldaty, nynche vyshli i muzhychki. Fsem narodam navalitsa hatim. Maskva - adno slova. PIERRE PJER “Mosca”, una sola parola. Maskva - adno slova. (a Pierre) (Vede il principe Andrej e gli si avvicina) PRINCIPE ANDREJ KN’JAZ’ ANDREJ Pierre Bezuchov… Che non mi parli di lei… Pjer Bezuhaf… Tol’ka by ne a nej… FJODOR F’ODAR Attento, signore, che non cada il cappello! Gl’adi-ka, barin, kak by shl’apu ni sbila! MILITI HOR APALCHENTSEF Ah, ah, ah! Ah, ah, ah! Ha-ha-ha! Ha-ha-ha! (alla vista di Pierre, a parte) 41 Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena VIII° TICHON TIHAN Dài, spingiamo, ragazzi! Ej, navalis’a, detki! (I volontari riprendono il lavoro) PRINCIPE ANDREJ KN’JAZ’ ANDREJ Ah, voi qui! Come ci siete arrivato? A, vot kak! Kakim sud’bami? PIERRE PJER (Intimidito dalla asciuttezza del tono del principe Andrej) Sono venuto… Così, sapete… Volevo vedere una battaglia… Ja prijehal… Tak, znajete… Ja hatel videt’ srazhenije… PRINCIPE ANDREJ KN’JAZ’ ANDREJ Sì, sì. E i fratelli Massoni, che insegnano l’amore per l’umanità, che dicono della guerra? Come si può ovviare ad essa? Da, da. A brat’ja masony, katoryje uchat l’ubvi k chelavechestvu, shto gavar’at ani a vajne? Kak predatvratit’ jejo? (Due ufficiali tedeschi passano di lì) PRIMO GENERALE TEDESCO 1-VJ GENERAL La guerra si deve portare per tutto il paese. Vojna dolzhna but’ perenesena f prostranstvo. SECONDO GENERALE TEDESCO 2-OJ GENERAL Oh, sì. O, da. PRIMO GENERALE TEDESCO 1-VJ GENERAL Oh, sì. O, da. PRINCIPE ANDREJ KN’JAZ’ ANDREJ Ecco, ascolta i generali tedeschi. Vot paslushaj-ka nemetskih generalaf. SECONDO GENERALE TEDESCO 2-OJ GENERAL E siccome il fine consiste soltanto nell’indebolire il nemico, allora, ovviamente, non bisogna tener conto della perdita di vite umane. A tak kak tsel’ sostoit tol’ka f tom, shtoby oslabit’ vraga, to, konechno, nelz’a prinimat’ vo vnimanije poter’u chasnych lits. PRIMO GENERALE TEDESCO 1-VJ GENERAL Oh, sì. O, da. SECONDO GENERALE TEDESCO 2-OJ GENERAL Oh, sì. O, da. PRIMO GENERALE TEDESCO 1-VJ GENERAL Trasportare la guerra per tutto il paese. Perenest’ f prostranstvo. 42 Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena VIII° (I generali si allontanano) PRINCIPE ANDREJ KN’JAZ’ ANDREJ Per tutto il paese! In “tutto il paese” è rimasto mio padre, che è morto di dolore. I Francesi saccheggiano la mia casa, e vanno a saccheggiare Mosca; F prostranstvo! F prostranstve u min’a astals’a atets, katoryj umer s gor’a. Frantsuzy razarili moj dom i idut razarit’ Maskvu. (Indica col capo i generali appena usciti) questi hanno consegnato a Bonaparte l’Europa e sono venuti qui per darci lezioni. Simpatici insegnanti! Ani fs’u Jevropu Bonaprtu otdali i prijehali nas uchit’. Slavnyje uchitel’a. (Entra un ufficiale d’ordinanza del battaglione del principe Andrej) UFFICIALE VESTAVOJ Vostra eccellenza, il bastione è costruito dietro la collina. Vashe sijatel’stva, polk vystrajen za kurganam. PRINCIPE ANDREJ KN’JAZ’ ANDREJ Ma io ti dico: costi quel che costi, credimi, questa battaglia la vinceremo. No ja skazhy tibe, shto by tam ni byla, paver’, my vyigrajem eta srazhenije. (Fa un gesto all’ufficiale e di nuovo si rivolge a Pierre) (indicando l’ufficiale d’ordinanza) Chiedilo a lui, lui sa che vinceremo; Sparsi jevo, on znajet, shto my vyigrajem, (accennando nuovamente ai generali tedeschi) questi non possono capire che noi lotteremo per la nostra terra russa, e che vinceremo. Il successo della battaglia dipende dal sentimento di ciò che è in me e in lui, in ogni soldato. Chi lotterà più violentemente, chi meno risparmierà se stesso, costui strapperà la vittoria al nemico. ne pan’at’ im, shto my budim dratsa za nashu russkuju zheml’u, i my pabedim. Uspeh srazhenija zavisit at chustva tavo, katoraje jest’ va mne i v n’om, f kazhdam saldate. Kto zleje dratsa budit, kto budit men’she zhalet’ sib’a, tot vyrvit u vraga pabedu. (Il principe Andrej si scosta. In lontananza si odono delle grida di “Urrà!”) PIERRE PJER Kutuzov… Kutuzaf… UFFICIALE VESTAVOJ Una luce abbiamo visto, vostra eccellenza, quando il “Magnifico” è arrivato. Svet uvidali, vashe sijatel’stva, kak svitlejshyj pastupil. (Dietro la scena altre grida di “Urrà!”) PRINCIPE ANDREJ KN’JAZ’ ANDREJ Uccidere e andare alla morte! Ubivat’ i itti na smert’! 43 Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena VIII° Chi è giunto a tanto, come me, cogli stessi patimenti… Kto dashol da etava tak, kak ja, temi zhe stradanijami… (Si interrompe, si slancia verso Pierre, lo abbraccia e lo bacia.) Addio, va. Ci vedremo, oppure no?… Prash’aj, stipaj. Uvidims’a li, net?… (Si allontana in fretta; poi si ferma improvvisamente e parla, senza rivolgersi a nessuno) E se bisogna morire… che fare, se è necessario, non lo farò peggio degli altri. A jezheli nada umiret’… Shto zhe, kali nuzhna, ja sdelaju eta ne huzhe drugih. (Esce) PIERRE PJER Lo so, questo è il nostro ultimo incontro. Je znaju, eta nashe pasledneje svidanije. (Si odono una canzone di soldati e un rullo di tamburi) SOLDATI HOR SALDAT Urrà! Urrà! Come ai vecchi tempi, al tempo di Suvorov urliamo ‘Urrà!” e andiamo avanti! Colle baionette passeremo le forze del nemico, li batteremo, li bucheremo tutti. Ura! Ura! Pa-starinnamu, pa suvorafski zakrichim ura i pajd’om fperot! Na shtykah prajd’om sily vrazhyje, pereb’jom yh, perekolem fseh. VOLONTARI HOR APALCHENTSEF Non falliremo il colpo, amici, sforziamoci tutti, ragazzi. Ne dadim, druz’ja, l’uta promahu, pastarajems’a fse, rib’atushki. (fuori scena, avvicinandosi) (In lontananza passano dei soldati con un tamburino) SOLDATI HOR SALDAT Come ai vecchi tempi, al tempo di Suvorov urliamo ‘Urrà! Urrà!”. Pa-starinnamu, pa suvorafski zakrichim ura. SOLDATI, VOLONTARI HOR SALDAT I APALCHENTSEF Colpiamo il nemico, buchiamolo, fratelli. Urliamo “Urrà!” e andiamo avanti come ai vecchi tempi, al tempo di Suvorov, ché lo stesso scherano muoia sulla baionetta, affinché tutta la sua armata qui giaccia sulle sue ossa. Pad’jom vraga, zakolem, bratsy, zakrichim ura i pajd’om fpirot pa-starinnamu, pa-suvorafski, shtoby sam zladej na shtyke pagip, shtob fs’a rat’ jevo zdes’ kas’tmi legla. (I soldati escono) PIERRE PJER Non risparmiarsi, né restare dietro di un passo, essere soldato, esser soldato, un semplice soldato. Entrare in questa vita comune, entrare in essa con tutto il proprio essere, Ne zhalet’ seb’a, ni atstavat’ ni f chom at nih, saldatam byt’, prosta saldatam. Vajti v etu opsh’uju zhyzn’, vajti v nejo fsem sush’estvom svaim, praniknutsa tem, shto delajet yh takimi. 44 Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena VIII° compenetrarsi di ciò che li rende tali. Sono semplici e forti, essi non parlano, ma operano. La parola detta è d’argento, ma quella non detta è d’oro! Sono duri, calmi; di nulla può esser padrone un uomo, finché egli tema la morte. Ma quello che non teme la morte, a questi, a questi appartiene ogni cosa. Ani prasty i sil’ny, ani ni gavar’at, no delajut. Skazannaje slova serebr’annaje, a niskazannaje - zalatoje! Ani sil’ny, spakojny. Nichem ni mozhet vladet’ chelavek, paka baitsa smerti. A tot, kto ni baitsa smerti, tamu, tamu prinadlezhyt fs’o. (Pierre esce. Non lontano risuonano delle grida di Urrà!. Compare Kutuzov con un gruppo di ufficiali, guarda i volontari che lavorano) CORO MASCHILE MUSHKOJ HOR Urrà! Urrà! Urrà! Ura! Ura! Ura! VOLONTARI HOR APALCHENTSEF Urrà! Urrà! Urrà! Ura! KUTUZOV KUTUZAF Popolo senza eguali, straordinario popolo senza eguali, Bespadobnyj narot, chudesnyj bespadobnyj narot. (Sale lentamente sulla fortificazione) la bestia sarà ferita a morte da tutta la forza russa, sarà scacciata dalla nostra santa terra. Un petto di ferro non teme la rigidezza delle stagioni, non paventa le innumerevoli truppe del nemico. Confido di cuore nelle forze dei nostri soldati, nella forza dei comandanti; dalla vittoria dipende il destino della patria. Giungeranno le bufere, l’inverno e il gelo, ma dovete temerli, voi, figli del nord? La nostra terra sarà cosparsa di ossa nemiche, che ciascuno ricordi oggi Suvorov. Soldati, figli miei, il nostro Suvorov ci ha insegnato a resistere a costo della morte, quando si trattava della vittoria e della gloria del popolo russo. Zver’ budit nasmert’ ranen fseju russkaju siloj. Budit izgnan iz sv’ash’ennaj nashej zemli. Zheleznaja grut’ ni baitsa surovasti pagot, ni strashytsa nismetnyh polchish’ vraga, ja fsej dushoju ver’u f silu saldat nashyh, f silu kamandiraf. At pabedy zavisit atechestva sud’ba. Nastanut vjugi, zima i marozy. Vam li bajatsa, deti severa? Kas’tmi vragof nash useetsa kraj, pust’ kazhdyj fspomnit sivodn’a Suvorava. Saldaty, seti mai, nash Suvoraf uchil nas nasmert’ stajat’, kagda dela shlo a pabede i a slave russkava naroda! Dietro la fortificazione sfilano veloci i granatieri con la banda) AIUTANTE AD’JUTANT Reggimento granatieri di Fanagorij. Fanagarijskij grenaderskij polk. (a Kutuzov) 45 Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena VIII° GRANATIERI HOR GRENAD’ORAF Urrà! Ura! KUTUZOV KUTUZAF E come è possibile ritirarsi con sì bravi ragazzi! I s takimi malatsami atstupat’! (Dietro ai granatieri al suono della banda militare avanza un battaglione di cacciatori) AIUTANTE AD’JUTANT Reggimento cacciatori del principe Bolkonskij. Jegerskij kn’az’a Balkonskava polk. KUTUZOV KUTUZAF Urrà ai gloriosi cacciatori! Slavnym jeger’am ura! CACCIATORI HOR JEGEREJ Urrà! Ura! KUTUZOV KUTUZAF Invitate il principe Bolkonskij. Priglasite kn’az’a Balkonskava. (a un ufficiale) (L’ufficiale esce. Al suono di un grande tamburo e dei piatti passa il battaglione della guardia reale di Ismail) AIUTANTE AD’JUTANT Reggimento della guardia reale di Ismail. Lejb-gvardil Izmajlafskij polk. KUTUZOV KUTUZAF Alla gloriosa guardia, Urrà! Slavnaj gvardii ura! GUARDIA DI ISMAIL HOR IZMAJLAFTSEF Urrà! Ura! (Il principe Andrej raggiunge Kutuzov) KUTUZOV KUTUZAF Ah, salve, principe, salve mio caro, A, zdrastvuj kn’az’, zdrastvuj, galupchik, (Dietro alla guardie sfilano i cosacchi. Si vedono solo le loro picche) ti ho chiamato per… ja tib’a vyzval, shtoby… COSACCHI HOR KAZAKAF Urrà! Ura! KUTUZOV KUTUZAF Bravi cosacchi! Malatsy kazaki. COSACCHI HOR KAZAKAF Come un turbine, i Cosacchi volano nella gloriosa lotta, Slovna vihr’, kazaki naletajut f slavnaj drake, 46 Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena VIII° le lance risplendono. Come frecce i nostri cavalli si sono gettati all’inseguimento del nemico, volano baldanzosi. Cuore cosacco, tu, libero, canto cosacco libero portaci alla battaglia attraverso il bosco, attraverso il fossato, attraverso la palude, sul nemico. Come frecce i nostri cavalli si sono gettati all’inseguimento del nemico, volano baldanzosi. piki blist’at. Kak strely nashy koni za vragom vzvilis’ f pagone, liha litat. Sertse kazachje ty vol’naje, pesn’a kazachja razdol’naja, vidi nas v noj cherez les, cherez rof, cheres top’ - na vragof. Kak strely nashy komi za vragom vzvilis’ f pagone, liha litat. (I Cosacchi si allontanano e la canzone si spegne) Come un turbine i Cosacchi volano nella gloriosa lotta. Slovna vihr’, kazaki naletajut f slavnaj drake… KUTUZOV KUTUZAF Ti ho chiamato perché rimanga accanto a me. Ja tib’a vyzal, shtoby astavit’ pri sibe. PRINCIPE ANDREJ KN’JAZ’ ANDREJ La ringrazio, eccellenza, ma temo di non andar più bene per lo stato maggiore. Blagadar’u, vasha svetlast’, no ja bajus’, shto bol’she ni gazhus’ dl’a shtabaf. (al principe Andrej) KUTUZOV Mi dispiace, mi saresti stato necessario. PRINCIPE ANDREJ E, cosa più importante, mi sono abituato al reggimento. Amo le persone, ed esse mi amano, sembra. KUTUZOV Mi dispiace, ma hai ragione. I consiglieri sono sempre tanti. Eh, consiglieri, consiglieri! Non esisterebbero tali reggimenti, se tutti i consiglieri facessero servizio lì, nei reggimenti, come te. Va con dio per la tua strada: la tua strada è la strada dell’onore. KUTUZAF Zhal’eju, ty byl by mne nuzhen. KN’JAZ’ ANDREJ A glavnaje, ja privyk k palku, pal’ubil l’udej. I ani min’a pal’ubili, kazhetsa. KUTUZAF Zhaleju. No ty praf. Savetchikaf fsigda mnoga. Eh, savetchiki, savetchiki! Ne takije by palki byli, jesli b fse savetchiki sluzhyli tam, f palkah, kak ty. Idi s bogam svajej darogaj. Tvaja daroga - daroga chesti. (Attira a sé il principe Andrej per un braccio e gli porge la guancia da baciare) Beh, addio, mio caro. La pazienza e il tempo, ecco i miei veri eroi. E i Francesi, credi alla mia parola, mangeranno la carne dei cavalli. Nu, prash’aj, galupchik. Terpenije i vrem’a - vot mai voiny-bagatyri. A frantsuzy budut, ver’ majemu slovu, budut u min’a lashadunaje m’as zhrat’. 47 Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena IX° (Si allontana lungo la fortificazione ispezionandola. Un drappello di soldati, al suono del tamburo, occupa la fortificazione sul bastione. Passano due ufficiali di stato maggiore.) PRIMO UFFICIALE DI STATO MAGGIORE 1-YJ SHTABNOJ AFITSER Sta male il vecchio decide tutto Bennigsen. Ploh starik. Fs’o dela vid’otsa Beniksenam. SECONDO UFFICIALE DI STATO MAGGIORE 1-OJ SHTABNOJ AFITSER Bravo il capo di Stato Maggiore! Non sa stare neanche a cavallo! Harosh glavnakamandujush’ij! Virhom ses’t’ne mozhet. PRIMO UFFICIALE DI STATO MAGGIORE 1-YJ SHTABNOJ AFITSER Sembra che non veda nulla: è come giocare a mosca cieca. On rovna nichivo ni vidit. V zhmurki igrat’. SECONDO UFFICIALE DI STATO MAGGIORE 1-OJ SHTABNOJ AFITSER Non per nulla Sua Maestà era contrario. Ma questa è la volontà del popolo. Nidaram gasudar’ byl protif. No tajava vol’a naroda. (Gli ufficiali escono. I soldati continuano a mettersi in posizione.) SOLDATI, VOLONTARI HOR SOLDAT I APALCHENTSEF Tutto il popolo s’è messo in marcia, va alla sanguinosa battagli per la via della patria: per l’onore della cara patria andiamo al combattimento mortale. Il Feldmaresciallo guida il nostro esercito: fratelli, tutti dietro a lui; per la santa Russia, resistiamo; andiamo fratelli, al combattimento mortale. Ci guida Kutuzov, ci guida il caro padre, per la verità egli guida avanti il nostro popolo russo. Il Feldmaresciallo guida il nostro esercito: fratelli, tutti dietro a lui, per la santa Russia resistiamo. Fskalyhnuls’a ves’ narot. Za zhyzn’ atchizny v boj kravavyj on id’ot. Za ches’t atchizny daragoj fstupim f smertnyj boj. Vid’ot fel’dmarshal vojska nashe. Bratsy, fse za nim. Za sv’atuju Rus’ pastaim. Fstupim, bratsy, f smertnyj boj, vid’ot Kutuzaf nas, vid’ot atets radnoj. Za pravdu on vid’ot fpirot russkij nash narot. Vid’ot fel’dmarshal vojska nashe, bratsy, za nim, za sv’atuju Rus’ pastaim. (Colpo di cannone. Tutti ascoltano tesi. Secondo colpo di cannone)) Scena IX° Mattino del 26 agosto 1812. Ridotto presso Shervadino durante la battaglia di Borodino. Colpi di cannone. Napoleone, in piedi sulla collina, guarda nel cannocchiale; non distanti da lui i marescialli Berthier e Caulaincourt, il signor De Beausset, seguito. NAPOLEONE NAPOLEON Il vino è stappato, bisogna berlo. Vino atkuporena, nada jevo vypit’. (Scende dalla fortificazione e cammina avanti e indietro; di tanto in tanto si ferma e ascolta i colpi) Una mia sola parola, un solo gesto della mano e questa vecchia città asiatica è morta, la santa Mosca. Ma la mia clemenza è sempre pronta 48 Adno majo slova, adno dvizhenije ruki i pagip etat drevnij aziatskij gorat, sv’ash’ennaja Maskva. No majo milaserdije fsigda gatova snizajti k Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena IX° ad accondiscendere ai vinti. Dall’alto del Cremlino darò loro leggi d’equità, mostrerò loro il significato della vera civiltà. pabizhd’annym. S vysot Kreml’a ja dam im zakony spravedlivasti. Ja pakazhu im znachenije istinnaj tsivilizatsii. (pensoso) Mosca… Una delegazioni con le chiavi della città. Maskva… D’eputatsija s kl’uchami at gorada. (Entra l’aiutante del generale Compans) AIUTANTE DI COMPANS AD’JUTANT KAMPANA Signore, il secondo attacco sulle difese del generale Bagration è stato respinto dai Russi. Il maresciallo Davout è morto, il mio valoroso generale Compans è morto. Gasudar’, ftaraja ataka na fleshy generala Bragationa atbita russkimi. Marshal Davu ubit, moj hrabryj general Kampan ubit. NAPOLEONE NAPOLEON Davout… Compans… Davu… Kampan… AIUTANTE DI COMPANS AD’JUTANT KAMPANA Le truppe sono fiere di combattere e morire sotto gli occhi dell’Imperatore. La presenza di Vostra Maestà li spinge alla follia dell’abnegazione. Vajska gard’atsa tem, shto srazhajutsa i umirajut na glazah u imperatara. Prisutstvije vasheva velichistva pavergajet yh v bizumije samazabvenija. NAPOLEONE NAPOLEON Le difese debbono essere prese! Continuate l’attacco, sostenetelo col corpo del maresciallo Ney. Fleshy dalzhny byt’ vz’aty! Pradalzhat’ ataku. Padderzhat’ korpusam marshala Neja. (L’aiutante parte. Napoleone si avvicina al tavolino dove De Beausset ha fatto preparare un punch e lo beve d’un fiato. Si siede. Entra di corsa l’aiutante di Murat, quasi un ragazzo, con lunghi capelli neri riccioluti) AIUTANTE DI MURAT AD’JUTANT M’URATA Vostra Maestà, le difese saranno prese, se Vostra Maestà darà ancora una divisione della riserva. Vashe velichistva, fleshy budut vz”aty, jesli vashe velichistva dast jesh’o diviziju iz rezervaf. (Napoleone si volta verso Berthier) Questi Russi fanno un fuoco infernale, il maresciallo Davout è ferito. Eti russkije praizvod’at atskij agon’. Marshal Davu kantuzhen. BERTHIER BERT’JE Ferito o ucciso? Kantuzhen ili ubit? AIUTANTE DI MURAT AD’JUTANT M’URATA Oh no, ferito. O net, kantuzhen (Berthier fa un gesto di gioia) 49 Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena IX° NAPOLEONE NAPOLEON La riserva? Dite al Re di Napoli che non è ancora mezzodì, e che ancora non vedo chiaro sulla mia scacchiera. Andate! Rezervy? Skazhyte neapolitanskamu karal’u, shto tiper’ jesh’o ne polden’, i shto ja jesh’o ni jasna vizhu na majej shahmatnaj daske. Stupajte! (Napoleone si allontana. L’aiutante di Murat, senza togliere la mano dalla visiera, sospira pesantemente) AIUTANTE DI MURAT AD’JUTANT M’URATA Di nuovo sotto questo fuoco del diavolo! Apat’ pad etat d’javal’skij agon’! BERTHIER BERT’JE Più valore, più valore, ragazzo, questo è il mestiere del soldato. Hrabrej, hrabrej, mal’chik, takavo remeslo saldata. NAPOLEONE NAPOLEON Caulaincourt! Berthier! Kolenkur! Bert’je! (L’aiutante di Murat esce. Napoleone conversa con Caulaincourt e Berthier che si sono avvicinati. A lui si avvicina in fretta il generale Belliard e il suo seguito) BELLIARD BEL’JAR Giuro sul mio onore, i Russi sarebbero sconfitti se Vostra Maestà desse ancora una divisione. Kl’amus’ chest’ju, shto russkije pagibli, jesli vashe vilichestva dast jesh’o o divisiju. NAPOLEONE NAPOLEON (con tono deciso, ad alta voce) (scrolla le spalle e continua a camminare, poi si ferma davanti a Belliard) Lei è molto ardente, Belliard, è facile sbagliarsi nell’ardore del fuoco. Andate ad osservare, e poi tornate da me. Vy ochen’ pylki, Bel’jarn lehko ashybitsa f pylu agn’a. Pajezhajte i i pasmatrite, i tagda vazvrash’ajtes’ ka mne. (all’aiutante del principe Eugenio che gli si fa incontro) E voi, che volete? Nu, chivo vam? AIUTANTE DEL PRINCIPE EUGENIO AD’JUTANT PRINTSA JEVGENIJA Vostra Maestà, il principe Eugenio… Vashe velichistva, prints Jevgenij… NAPOLEONE NAPOLEON Chiede rinforzi? Prosit patkreplenij! AIUTANTE DEL PRINCIPE EUGENIO AD’JUTANT PRINTSA JEVGENIJA Il nostro fuoco li abbatte a file, a file! E tuttavia resistono. Nash agon’ r’adami vyryvajet yh, r’adami! No ani fs’o stajat. (con un gesto di rabbia) (chinando il capo, affermativamente) 50 Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena IX° NAPOLEONE NAPOLEON Bisogna dare la riserva. Chi mandare? Nada dat’ rezervy. Kavo paslat’? BERTHIER BERT’JE La divisione Claparède. Divisiju Klapareda! (a un cenno di Napoleone) La divisione Claparède! Divizija Klapareda! AIUTANTE DEL SEGUITO AD’JUTANT YZ SVITY La divisione di Claparède. Divizija Klapareda! VOCE GOLAS La divisione di Claparède! Divizija Klapareda! (fuori scena) (Suona una tromba. Si sente il rumore della cavalleria che avanza) NAPOLEONE NAPOLEON No, non posso inviare Claparède, inviate la divisione di Friant. Net, ja ne magu paslat’ Klapareda. Pashliti divisiju Friana. BERTHIER BERT’JE Indietro la divisione di Claparède! Nazat, divizija Klapareda! AIUTANTE DEL SEGUITO AD’JUTANT YZ SVITY Indietro la divisione di Claparède! Nazat, divizija Klapareda! Napoleone, pensieroso, si siede e abbassa la testa) VOCE GOLAS Indietro la divisione di Claparède! Nazat, divizija Klapareda! BERTHIER BERT’JE Ordine al generale Friant! Prikaz generalu Friamu. (fuori scena) (L’aiutante si allontana) DE BAUSSET DE BOSSE Ho l’ardire… di proporre a Vostra Maestà di far colazione. Spero di potermi complimentare con Vostra Maestà per la vittoria, Asmel’us’… Asmel’us’ predlazhyt’ vashemu velichistvu pazaftrakat’. Nadejus’, ja uzhe magu pazdravit’ vashe vilichestva s pabedaj. (Vien fuori dalla tenda di Napoleone.) (Napoleone fa un gesto di diniego) 51 Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena IX° non c’è causa al mondo che potrebbe impedire a Vostra maestà di far colazione. Net v mire prichin, katoryje magli by pmishat’ zaftrakat’. NAPOLEONE NAPOLEON Andate al… Idite vy k… DE BAUSSET DE BOSSE Perché il signore è così tetro? Non abbiamo già vinto la battaglia? Pachimu gasudar’ tak mrachen? Ved’ my vyigrali srazhenije? BERTHIER BERT’JE Abbiamo vinto? Ma se abbiamo quasi perso; la più piccola fatalità può mandare tutto in rovina. Vyigrali? Da my pachti praigrali. Malejshaja sluchajnast’ mozhet pagubit’ fs’o. (cupo) (ai generali) (guardando Napoleone, piano a Caulaincourt) Non è assolutamente così. Ne to, safsem ne to! NAPOLEONE NAPOLEON Non è assolutamente quello che accadeva nelle battaglie precedenti. Prima, dopo due o tre ordini venivano i marescialli colle facce allegre, mostrando i trofei: il numero dei prigionieri, cannoni, bandiere… Ora invece qualche cosa di strano succede sul campo di battaglia. Le truppe sono le stesse, i generali gli stessi, anch’io sono lo stesso, addirittura più esperto. Ma perché il terribile moto del mio braccio non ci dà la vittoria? Ne to, safsem ne to, shto byla f prezhnih srazhenijah. Prezhde, posle dvuh il’ tr’oh raspar’azhenij skakali marshly s vis’olymi litsami, abjavl’aja trafej: karpusa plennyh, pushki, znam’ona… Tep’er’ zhe shto-ta strannaje na pole boja prais-hodit. Vajska te zhe, gineraly te zhe. Ja sam tot zhe, dazhe garazda opytnej. No pachimu zhe strashnyj vzmah majej ruki ne dajot pabedy? SOLDATI RUSSI HOR RUSSKIH SALDAT Andiamo, fratelli, al combattimento mortale. Kutuzov ci guida, ci guida il caro padre. Per la verità egli guida avanti il nostro popolo russo, il Feldmaresciallo guida il nostro esercito. Fratelli, tutti dietro lui! Resistiamo per la santa Russia. Fstupim, bratsy, f smertnyj boj, vid’ot Kutuzaf nas, vid’ot atets radnoj. Za pravdu on vid’ot fpirot russkij nash narot. Vedot fel’dmarshal vojska nashe. Bratsy, fse za nim! Za sv’atuju Rus’ pastaim! (a parte) (fuori scena) (Si ode una detonazione: una granata cade ai piedi di Napoleone) DE BAUSSET DE BOSSE Ah! A! (Corre via terrorizzato. Napoleone e i marescialli rimangono immobili.) 52 Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena X° Scena X° Il 1° settembre 1812. Un’izba a Filij; fine dei consigli di guerra. Kutuzov, Barklaj, Bennigsen, Raevskij, Jermolov, Konovnitsyn e altri; una bambina, Malasha, che Kutuzov carezza distrattamente sulla testa. BENNIGSEN BENIKSEN Dunque, signori, è più conveniente batterci di fronte a Mosca o invece abbandonare la vecchia, santa capitale al nemico? Itak, gospoda, vygodnej li nam srazitsa prjed Maskvoju ili zhe ostavit’ drevn’uju, sv’ash’chennuju stalitsu neprijatel’u? KUTUZOV La santa vecchia capitale! Un tale problema non possiamo porlo così. Finché esiste l’esercito, fino ad allora manterremo anche la speranza di condurre a termine la guerra felicemente. Ma se annienteremo l’esercito, allora morranno sia Mosca che la Russia. Rischiare la perdita dell’esercito e di Mosca, accettando battaglia da posizione sconveniente, ovvero… allontanarci da Mosca? Ecco su quale problema desidero il vostro parere. KUTUZAF BARKLAJ BARKLAJ Accettando la battaglia di fronte a Mosca sarà impossibile per noi evitare la sconfitta: è penoso parlare dell’abbandono della capitale, ma penso che ci dobbiamo ritirare. Prin’af srazhen’je pred Maskvoju nivazmozhna uklanitsa at parazhen’ja. Goresna gavarit’ ab astavlenii stalitsy, no dumaju, shto nada atstupit’ JERMOLOV JERMOLAF La posizione sulle Vorob’jovy è sfavorevole: ma sapendo che significa Mosca per il popolo, propongo di combattere alla difesa di Mosca. Pazitsija u Varab’jovyh gor nevygadna; no znaja, shto znachit Maskva dl’a naroda, predlagaju srazitsa v zash’itu Maskvy. BENNIGSEN BENIKSEN È facile prevedere quale impatto produrrà l’occupazione di Mosca sulle corti straniere. Io propongo di riunire nottetempo tutte le forze sull’ala sinistra, e andare verso il centro delle truppe di Napoleone, sguarnito dei corpi inviati da noi per aggirarci. Legko predvidet’, kakoje dejstije proizved’ot zan’atije Moskvy na inostrannnyje dvory. Ja predlagaju noch’ju sobrat’ fse sily na levom kryle i itti ne tsentr Napoleona, oslablennyj karpusami, poslannymi nami v obhot. BARKLAJ BARKLAJ È pericoloso muoverci in vista del nemico. Inoltre dobbiamo tenere conto le nostre perdite di vita umane. Apasno ispalnenije dvizhenija v vidu neprijatil’a. Krome tavo, nado uches’t’ nashy pateri v l’ud’ah. Sv’ash’ennuju drevn’uju stalitsu! Takoj vapros nam nil’z’a i stavit’. Dakole sush’estvujet armija, da teh por sahranim i nadezhdu sh’asliva davershyt’ vajnu. No jesli unichtoytsa armija, to pagibnut i Maskva, i Rassija. Riskavat’ li nam paterej armii i Maskvy, prin’af srazen’ije s nevygadnaj pazitsii, ili… atajti za Maskvu? Vot na kakoj vapros ja zhelaju znat’ vashe mneije. 53 Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena X° KONOVNITSYN KANAVNITSYN Le perdite nemiche non sono minori delle nostre. Ubyl’ neprijatil’a ni men’she nashej. RAEVSKIJ RAJEFSKIJ Se si decide di dare battaglia, allora è più conveniente andare incontro al nemico, ma la Russia non è Mosca: essa è tra i suoi figli, perciò bisogna anzitutto salvaguardare l’esercito. Propongo di lasciare Mosca senza combattere. Ma io parlo come soldato, soltanto il principe Michail Ilarionovich [Kutuzov] può decidere. Jesli resheno dat’ srazhenije, to vygadnej itti neprijatil’u nafstrechu, no Rassija - ne Maskva; sredi synof ana, i patamu bolee fsevo dolzhno birech vojska. Maje mnenije - astavit’ Maskvu bes srazhenija. No ja gavat’u kak saldat. Tol’ka kn’az’ Mihail Ilarionovich mozhet reshyt’. KUTUZOV KUTUZAF Dunque, signori, sembra che debba pagare io per i piatti rotti. Signori, ho ascoltato i vostri pareri. Con l’abbandono di Mosca prepareremo per il nemico una morte sicura. Col potere datomi da Sua Maestà per il bene della Patria ordino di ritirarci da Mosca, prenderemo la via di Rjazan. Siete liberi, signori. Itak, gaspada, stala byt’ mne platit’ za perebityje garshki. Gaspada, ja slyshal vashy menija. Samym ustuplenijem Maskvy prigatovim my niprijatil’u vernuju gibel’. Vlastiju, dannaj mne gasudarem, dl’a blaga Atechestva prikazyvaju atstupit’. Iz Maskvy pajd’om na rezanskuju darogu. Vy svabodny, gaspada. (I generali si allontanano in diverse direzioni. In lontananza si ode un coro di soldati) CORO DI SOLDATI HOR SALDAT Ferro e fuoco ci portano i nemici, il fuoco divampa, il fuoco insanguinato della guerra. Col nostro Kutuzov, col nostro Feldmaresciallo in guerra per la patria: la morte non è terribile. La terra natale, la terra potente, la terra della Patria difendiamo col sangue. Alla madre patria, al principe Kutuzov, i soldati russi sono devotamente fedeli. Col nostro Kutuzov, col nostro Feldmaresciallo, la terra della Patria difendiamo col sangue… Mech nam y plamen’ nisut neprijatili, zhar razgarajetsa, brannyj zhar f kravi. S nashym Kutuzavym, s nashym fel’dmarshalam, v boj za Atchiznu; smert’ ni strashna. Zeml’u radimuju, zeml’u maguchuju, zeml’u Atechestva krov’ju atstaim. Rodine-materi, kn’az’u Kutuzavu Russkije voiny sv’ata verny. S nashym Kutuzavym, s nashym fel’dmarshalam, zeml’u Atechestva krov’ju atstaim… KONOVNITSYN KANAVNITSYN Che dirà il popolo e l’esercito? Shto skazhet narod y voiska? RAEVSKIJ RAJEFSKIJ La fiducia del popolo nel Feldmaresciallo è senza limiti. Sì! Quando la Russia è malata, quando essa è in pericolo, ha bisogno proprio di una tale persona della sua stirpe. Bezgranichna vera naroda f fel’dmarshala. Da! Kagda Rassija bal’na, kagda ana v apasnasti, ej nuzhen imenna takoj, svoj, radnoj chelavek. 54 Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena X° CORO DI SOLDATI HOR SALDAT La terra natale, la terra potente, la terra della Patria difendiamo col sangue… Zeml’u radimuju, zeml’u maguchuju, zeml’u Atechestva… KUTUZOV KUTUZAF Quando si è decisa cosa così terribile? Imponente, sotto i raggi del sole, madre delle città russe, sei distesa di fronte a noi, Mosca. Davvero si avvicina la dolorosa ora funesta, l’esercito russo deve allontanarsi dalle sante mura senza combattere? Il perfido nemico osa entrare nella nostra terra, e presto se ne pentirà: l’amore per la patria e il valore dell’esercito con le nostre preghiere ci daranno la vittoria. La Russia non è abituata a sottomettersi, il popolo difenderà la libertà in battaglia; renderemo alla patria la tranquillità e agli altri popoli la pace. Nella madre Mosca dalla bianca pietra il nemico non potrà per sempre sottomettere il cuore della libera gente valorosa. Tutta la terra di Russia si coprirà dell’osso del nemico: il nostro grande popolo sconfiggerà il nemico. Ma il destino di Russia dipende dalla vittoria, e per la vittoria dobbiamo ritirarci. Non a lungo i nemici occuperanno Mosca, questo è il loro ultimo trionfo. Ma gli abitanti di Mosca anche nelle più terribili calamità, sono certo, sapranno mostrare la saldezza del proprio spirito. Il nemico potrà distruggere le mura e rendere tutto cenere e rovina, metterà ai ferri, ma non sarà in grado di sconfiggere i cuori russi. Quando, quando si è decisa una cosa così terribile? Kagda zhe, kagda zhe reshylas’ eta strashnaje dela? Velichavaja, f solnechnyh luchah, mater’ russkih garadof. Ty raskinulas’ pered nami, Maskva. Uzhli blizitsa skorbnyj, t’azhkij chas, vojska russkaje dalzhno at sv’ash’ennyh sten bez bajof atajti? Derznul kavarnyj vrak fstupit’ na nashu zeml’u i skora on vasplachet. L’ubol’ k atechstvu i hrabrast’ vojska i malitvy nashy nam dadut pabedu. Pakorstvavat’ Rassija ne privykla, v bajah svabodu atstait narot. Atechestvu my vern’om spakojstvije i mir drugim narodam. V belakamennaj matushke-Maskve ne vazmozhet vrag vavek padchinit’ sertsa hrabryh vol’nyh l’udej. Fs’a usejatsa russkaja zeml’a neprijatel’a kas’t’mi. Pabedit vraga nash velikij narot. No sud’ba Rassii zavisit at pabedy. I radi pabedy my dalzhny atstupit’. Nedolga vragi v maskve prabudut. Eta ih pasledneje tarzhestvo. A zhyteli Maskvy i f samyh l’utejshyh betstvijah, ver’u, pakazhut nepakalebimast’ duha svajevo; vrak sumejet razrushyt’ steny i abratit’ fso f pepel i razvaliny, nalazhyt’ t’azhkije akovy, no ne vazmozhet pakarit’ on russkih serdets. Kagda zhe, kagda zhe reshylas’ eta strashnaje dela? CORO DI SOLDATI HOR SALDAT Ferro e fuoco ci portano i nemici, il fuoco divampa, il fuoco insanguinato della guerra. Col nostro Kutuzov, col nostro Feldmaresciallo in battaglia per la patria: la morte non è terribile. Mech nam y plamen’ nisut neprijatili, zhar razgarajetsa, branyj zhar f kravi. S nashym Kutuzavym, s nashym fel’dmarshalam, v boj za Atchiznu; smert’ ni strashna. Zeml’u radimuju, zeml’u maguchuju, In lontananza, poi più vicino) 55 Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena XI° La terra natale, la terra potente, la terra della Patria difendiamo col sangue. Alla madre-patria il principe Kutuzov, i soldati russi sono devotamente fedeli. zeml’u Atechestva krov’ju atstaim. Rodine-materi, kn’az’u Kutuzavu russkije voiny av’ata verny. KUTUZOV KUTUZAF E i Francesi, come i Turchi, mangeranno carne di cavallo. A frantsuzy, tochna turki, budut lashadinaje m’asa zhrat’. Scena XI° 2 settembre 1812, una strada di Mosca. La città è stata occupata dai Francesi. RAMBALLE RAMBAL’ Mosca è vuota Maskva pusta! BONNET BONNE L’imperatore è tetro. La delegazione con le chiavi della città non s’è fatta vedere. Imperatar mrachen. Deputatsija s kl’uchami at gorada tak y ni javilas’. RAMBALLE RAMBAL’ Un ufficiale, zelante fuori misura, ha acchiappato per la città una mezza dozzina di vagabondi, li ha portati, spingendoli col cavallo, fino allo stesso imperatore e s’è immaginato d’aver portato una delegazione. Adin ni v meru retivyi afitser zahvatil v gorade pold’uzhyny brad’ag, dav’ol, pattalkivaja loshad’ju, da samavo imperatare i vaabrazil, shto on priv’ol diputatsiju. BONNET BONNE Questa ridicola mascherata ha potuto soltanto indispettire… Etat nelepyj maskarat mok tol’ka razdrazhyt’… RAMBALLE RAMBAL’ …ed offendere l’imperatore. …i askrabit’ imperatara. BONNET BONNE Dicono che le dame russe siano molto belle. Gavar’at, russkije damy ochen’ krasivy. RAMBALLE RAMBAL’ Ma che stupida idea quella di nascondersi nelle steppe, mentre l’esercito francese è a Mosca. I shto za duratskaja mysl’ skrytsa f step’ah, kagda frantsuskaja armija v Maskve. BONNET BONNE Si sono persi un fatto straordinario Ani prapustili chudesnyj sluchaj. (esce un gruppo di soldati francesi guidati da Jacqueau. Hanno in mano un decreto di Napoleone, pennelli e colla)) 56 Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena XI° JACQUEAU ZHAKO La mia bella m’ha detto… Milaja skazala… SOLDATI FRANCESI FRANTSUSKIJE SALDATY I Tic-tac, tic-tac il cuore batte. Tiki, ti-ki, sertse b’jotsa. JACQUEAU ZHAKO La mia bella m’ha detto: il mio amico va alla battaglia. Milaja skazala: druk moj skachet v boj. SOLDATI FRANCESI FRANTSUSKIJE SALDATY I Ti-tac, tic-tac il cuore batte, Ti-tac, tic-tac il cuore batte, il mio amico va alla battaglia. Tiki, ti-ki, sertse b’jotsa. Tiki, ti-ki, sertse b’jotsa. Druk moj skachet v boj. JACQUEAU ZHAKO Atterra il nemico, suona la tromba. Vraga razit, f trubu trubit. SOLDATI FRANCESI FRANTSUSKIJE SALDATY I Ti-tac, tic-tac il cuore batte, Ti-tac, tic-tac il cuore batte, il mio amico va alla battaglia. Tiki, ti-ki, sertse b’jotsa. Tiki, ti-ki, sertse b’jotsa. Druk moj skachet v boj. JACQUEAU ZHAKO Per la vittoria… Budit za pabedu… SOLDATI FRANCESI FRANTSUSKIJE SALDATY I Ti-tac, tic-tac il cuore batte, Tiki, ti-ki, sertse b’jotsa. JACQUEAU ZHAKO …per la vittoria dolcemente gli andrò incontro. Budit za pabedu nezhna fstrechen mnoj. SOLDATI FRANCESI FRANTSUSKIJE SALDATY I Ti-tac, tic-tac il cuore batte, Ti-tac, tic-tac il cuore batte, dolcemente gli andrò incontro. Tiki, ti-ki, sertse b’jotsa. Tiki, ti-ki, sertse b’jotsa. Nezhna fstrechen mnoj. JACQUEAU ZHAKO Verrà a casa, troverà l’amore Damoj prid’ot, l’ubof’ najd’ot. SOLDATI FRANCESI FRANTSUSKIJE SALDATY I Ti-tac, tic-tac il cuore batte, dolcemente gli andrò incontro. Tiki, ti-ki, sertse b’jotsa. Nezhna fstrechen mnoj. (Entra un secondo gruppo di soldati francesi, guidato da Gérard) GÉRARD, SOLDATI FRANCESI II ZHERAR, FRANTSUSKIJE SALDATY II Vieni con me, bella mia, nel verde giardino. Pajd’om sa mnoj, krasa maja, f sad zel’onyj. 57 Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena XI° È tanto che sono maturate le ciliege, è tempo di coglierle; andiamo a lavorare, cara, nel verde giardino. Con te non ci posso venire: sono scivolata, mio caro, non riesco a trovare il grembiale: in che cosa le posso raccogliere, caro? Davno paspeli vishni, para ih sn’at’. Pajd’om rabotat’, milaja, f sad zel’onyj. S taboj ja ni magu itti: ja astupilas’, milyj, nikak mne fartuk ni najti: va shto sbirat’ ih, milyj? V lukoshke zh netu dna… SOLDATI FRANCESI II FRANTSUSKIJE SALDATY II Nel paniere non c’è il fondo, e se vuoi sapere la verità, caro mio, è semplicemente che non mi va, questo è tutto. …A jesli hochesh pravdu uznat’, moj milyj. Mne poprastu ne hochitsa, vot i fs’o. JACQUEAU ZHAKO Gérard! Zherar! GÉRARD ZHERAR Jacqueau! Zhako! JACQUEAU ZHAKO Ti sei sistemato bene? Harasho li ustroilsa? GÉRARD ZHERAR Non troppo. Ne slishkam. JACQUEAU ZHAKO Aspetta, che ora t’apparecchio il più bel palazzo di Mosca! Pastoj, ja pripasu tibe samyj krasivyj dvarets v Maskve! GÉRARD Kagda ja stany pravitilem Indii, ja sdelaju tib’a ministram Kashemira. Quando divento re dell’India, ti faccio ministro del Kashmir. SOLDATI FRANCESI II Vieni con me, bella mia, nel verde giardino. Con te non ci posso venire: sono scivolata, mio caro, non riesco a trovare il grembiale: in che cosa le posso raccogliere, caro? ZHERAR FRANTSUSKIJE SALDATY II Pajd’om sa mnoj, krasa maja, f sad zel’onyj. S taboj ja ni magu itti: ja astupilas’, milyj, nikak mne fartuk ni najti: va shto sbirat’ ih, milyj? (Dopo avere affisso un editto, Jacqueau e i soldati escono. Una folla di Moscoviti si raduna di fronte al manifesto.) GIOVANE OPERAIO MALADOJ FABRICHNYJ Un editto! Ukas! BOTTEGAIA LAVACHNITSA Leggete l’editto! Ukas chitajte! 58 Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena XI° MATVEEV MATVEEV Un editto! Ukas! DUNJASHA DUN’ASHA Un editto! Ukas! BOTTEGAIA LAVACHNITSA Un francese ha appeso un editto. Ukaz frantsus pavesil. GIOVANE OPERAIO MALADOJ FABRICHNYJ Leggi! Chitaj! MATVEEV MATVEEV Leggiamo. Pracht’om. (a Matveev) (con aria seria) (Legge) “Abitanti di Mosca! La patria ammini… ammi… nistrazione, eletta da voi stessi, fo… forme… rà la mu… muni… muni… cipa… “Zhytili Maskvy! Otecheskaja admini… admi… ministratsija, izbrannaja iz vas samih, so… sostavl’at’ bu… budet mu… muni… muni… tsipa…” DUNJASHA DUN’ASHA …cipalità… “…tsipalitet…” MATVEEV MATVEEV …cipalità… “…tsipalitet…” DUNJASHA, MATVEEV DUN’ASHA, MATVEEV “I componenti di essa si distinguono per una fascia rossa sulle spalle, mentre il sindaco in più avrà una cintura bianca”. “Cleny onava atlichajutsa krasnaj lentaju cheres plicho, a garatskoj galava sverh onava imet’ budit belyj pojas.” DUNJASHA DUN’ASHA “Ma, al di fuori dell’orario di servizio… essi avranno soltanto una fascia rossa intorno al braccio sinistro”. “No, iskl’uchaja vrem’a dolzhnasti… ani budut imet’ adnu tol’ka krasnuju lentu vakruk levaj ruki.” MATVEEV Pfui, tu, briccone! “Una fascia rossa!”. GIOVANE OPERAIO Ne ho abbastanza di cinte. MATVEEV T’fu, ty, shel’ma! “Krasnuju lentu…” MALADOJ FABRICHNYJ Davol’na pra pojas. 59 Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena XI° BOTTEGAIA LAVACHNITSA Basta di fasce. Hvatit pra lentu. MATVEEV MATVEEV Leggi, libellula. Chtaj, strikaza. DUNJASHA DUN’ASHA “È necessario che voi non dubitiate che le vostre persone e i vostri averi saranno salvaguardati”. Nadabna, shtoby vy ni samnevalis’, shto vashy asoby i vashy imush’estva budut sahraneny! GIOVANE OPERAIO MALADOJ FABRICHNYJ Le persone! Asoby! MAVRA KUZ’MINICHNA MAVRA KUZ’MINISHNA Gli averi… Ma guarda un po’! Imush’estva… Skazhyte, pazhalujsta! MATVEEV MATVEEV Ma pensa… Skazhyte… BOTTEGAIA LAVACHNITSA Gli averi li difendono loro! Imush’estva budut ani zash’ish’at’! GIOVANE OPERAIO MALADOJ FABRICHNYJ Difendere gli averi… Imush’estva zash’ish’at’… (a Dunjasha) (leggendo distintamente) (Dei soldati passano accanto portando il bottino) DUNJASHA, MAVRA KUZ’MINICHNA DUN’ASHA, MAVRA KUZ’MINISHNA Gli averi se li trascinano via. Imush’estva tash’at’. GIOVANE OPERAIO MALADOJ FABRICHNYJ Se li portano via gli averi. Tash’at’ imush’estva. MATVEEV MATVEEV Ecco, delinquenti, come ci hanno depredato! Vish, stervtsy, panagrabili kak! GIOVANE OPERAIO MALADOJ FABRICHNYJ Fratelli, ma che cos’è questo? Bratsy, da shto zhe eta? DUNJASHA E GIOVANE OPERAIO DUN’ASHA I MALADOJ FABRICHNYJ Addirittura con le baionette li hanno inficcati! Azh na shtyki nasadili! MATVEEV MATVEEV Si tratta di tedeschi. Eta nemtsy. 60 Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena XI° (Entrano Ramballe e Bonnet) RAMBALLE RAMBAL’ Quando l’esercito comincia a saccheggiare, non esiste più l’esercito. Kagda vojska nachinajet grabit’, net bol’she vojska. (Passano altri soldati col loro bottino) BONNET BONNE Quadro indegno. È meglio che guardiate questo… Nedastojnaja kartina! Luchshe vzgl’anite na etu… (Tira fuori un piccolo quadro) RAMBALLE RAMBAL’ Di dove proviene? Atkuda? BONNET BONNE Era appeso a un letto nella casa in cui mi sono fermato. Il padrone sembra conoscesse il profitto: un autentico Watteau. Visela nat kravat’ ju dome, gde ja astanavils’a. Haz’ain, vidna, znal tolk: nastajash’ij Vatto. RAMBALLE RAMBAL’ Allora non è tuo? E perché? Chzhaja vesh’? Zachem? BONNET BONNE Eh! Quando hai fatto una strada, si può anche prendere un souvenir per la piccola Jeanette: che un maestro francese ritorni in Francia. E! Kagda prajd’osh takoje rasstajan’je, mozhna zahvatit’ suvenir dl’a kroshki Zhan’et. Pust’ frantsuskij naster virn’otsa va Frantsiju. RAMBALLE RAMBAL’ (freddo) Addio, ho fretta. L’imperatore ha ordinato di riportare i pope e ristabilire il culto nelle chiese. Prashajte, ja spishu. Imperatar prikazal vernut’ papof i vazabnavit’ sluzhenije f tserkvah. (Ramballe e Bonnet escono in direzioni opposte. Una folla di Moscoviti compare sulla scena. Fra di loro si trovano Dunjasha, Mavra Kuz’minichna) MOSCOVITI HOR MASKVICHEJ Di fronte al nemico Mosca non chinerà il capo, non lo faremo respirare nella cara Mosca, per la grande città russa il nostro popolo va alla battaglia mortale! Figli di Mosca, avanti alla battaglia mortale! La nostra forza, la forza russa il nemico spezzerà, l’ira del popolo, la santa ira colpirà il nemico. Egli saprà, quanto Mosca è cara ai suoi figli. Nella città della bianca pietra l’ira del popolo, la santa ira attende il nemico. Pred vragom Maskva svajej glavy ne sklonit, ne dadim dushat’ jemu v Maskve radnoj, za velikij gorad russkij nash narot id’ot na smertnyj boj! Syny Maskvy, fpir’ot na smertnyj boj! Sily nashej, sily russkaj vrag ne slomit. Gnev naroda, sv’ash’ennyj gnev parazit vraga. On uznajet, skol’ Maskva synam daraga. V Belakamennaj gnev naroda, gnef sv’ash’en61 Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena XI° Di fronte al nemico, etc. Il nemico troverà a Mosca solo una tomba. Incendiate! Gente russa, gente libera, incendiate! Non sottomettiamoci! Non sottomettiamoci! Incendiate! Né una casa, né una persona il nemico troverà soltanto la morte, la morte nel fuoco, la morte a Mosca lo attende. nyj zhd’ot vraga. Vrag najd’ot v Masve lish pagibil’. Zhgite! Rosskije l’udi, vol’nyje l’udi, zhgite! Vrag najd’ot v Maskve lish pagibil’. Zhgite! Ne pakarims’a! Ne pakarims’a! Zhgite! Syny Maskvy, fpirod, na smertnyj boj! Ni zhyl’ja, ni zhyt’ja vrag v Maskve ni najd’ot. Tol’ka smert’, smert’ v agne, smert’ v Maskve jevo zhd’ot. (Compare Pierre, vestito da cocchiere: ha un’aria cupa, decisa, sofferente) PIERRE PJER Debbo riuscirci, o morire. Ja dolzhen savershyt’, il’ pagibnut’. BOTTEGAIA LAVACHNITSA Hanno detto che il loro re ha fatto la promessa di risarcire con soldi chi ha avuto un danno. Skazyvali, shto ihnij karol’ abesh’anije dal pastradafshyh-ta den’dami adel’at’. GIOVANE OPERAIO MALADOJ FABRICHNYJ Che stupidaggini si dicono! Shto proputsu malot’? PIERRE PJER Con che cosa ci risarcirà? Con banconote false. Le ha preparate da un sacco di tempo e le ha portate con sé in Russia. Chem adel’at’ on budet? Fal’shyvymi assignatsijami. On ih davno zagatovil i vv’os s saboj v Rassiju. DUNJASHA DUN’ASHA Zietta Mavra Kuz’minichna, il conte Piotr Kirillych se non… T’oten’ka Mavra Kuzminishna, grafy-ta P’otr Kirillych nikak… (alla vicina) (Matveev e il giovane operaio escono) MAVRA KUZ’MINICHNA MAVRA KUZ’MINISHNA Ma che dici, quale conte? Gastot’ s taboj, kakije grafy? DUNJASHA DUN’ASHA Ma eccolo là. È curioso come è vestito: con l’uniforme di un cocchiere. Da vot ani. Chudno kak: f kucherskoj adezhde. MAVRA KUZ’MINICHNA MAVRA KUZ’MINISHNA Ma davvero. Piotr Kirillych, mio caro, aspetti un minutino. I fpr’am’. P’otr Kirillavich, bat’ushka, adnu minutachku. 62 Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena XI° PIERRE PJER Che cosa? Chi? Mavra Kuz’minichna, voi qui? E dov’è il conte Rostov Il’ja Andreevich? A Mosca? Shto? Kto? Mavra Kuzminishna, vy zdes’? A gde grf Rastov Il’ja Andreevich? V Maskve? MAVRA KUZ’MINICHNA MAVRA KUZ’MINISHNA Se ne sono andati, caro, e hanno abbandonato ogni cosa. Ujehali, bat’ushka, ujehat’ izvolili, a vesh’i pabrasali. PIERRE PJER Hanno abbandonato tutto? Pabrasali? DUNJASHA DUN’ASHA Sì, a casa nostra c’erano dei feriti, e quando i Signori s’erano ormai preparati del tutto ad andar via, la signorina Natal’ja Il’inichna ha deciso di portar via con sé tutti i feriti, e ha ordinato di scaricare le casse dai carri. Da, v dome u nas stajali ranenyje, a kagda gaspada savsem uzh sabralis’ ujezhat’, baryshn’a nasha Natal’ja Il’jinishna rishili s saboj uvisti fseh ranenyh, a sunduki veleli sbrasyvat’ s padvot. MAVRA KUZ’MINICHNA MAVRA KUZ’MINISHNA La contessa, poverina, piangeva molto. Grafin’a, galubushka, ochen’ plakali. DUNJASHA DUN’ASHA E la signorina ha cominciato a urlare: “Mammina, questo è schifoso, è vile!”. Urlava e piangeva ma è rimasta sulla sua decisione. Ecco com’è la nostra signorina. Da barushn’a kak nachali krichat’: “Mamenn’ka, eta gatka, merska”. Krichali i plakali da na svajom pastajali. Vot kakaja nasha baryshn”a. MAVRA KUZ’MINICHNA MAVRA KUZ’MINISHNA Hanno buttato via i tappeti persiani, hanno buttato via le posate sassoni, la porcellana, gli specchi, i quadri e i bronzi… Kavry-ta persitskije brosili, bl’uda-ta saksonskije brosili, farfor, zerkala, i kartiny, i bronzu… DUNJASHA DUN’ASHA E hanno portato via i feriti, e con loro il principe ferito. A ranenyh uvzeli, i s nimi ranenyj kn’az’. PIERRE PJER Il principe? Quale principe? Kn’az’? Kakoj kn’az’? DUNJASHA DUN’ASHA Il nostro fidanzato di una volta. Zhenih nash byfshyj. MAVRA KUZ’MINICHNA MAVRA KUZ’MINISHNA A lei, poverina, nascondono tutto, o Signore Gesù Cristo! At nejo, galubushki, fs’o skryvajut. Gospadi Iisuse Hriste! 63 Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena XI° PIERRE PJER Il principe Andrej! Kn’az’ Andrej! MAVRA KUZ’MINICHNA MAVRA KUZ’MINISHNA Ma voi, mio caro, non resterete mica Mosca? A vy, bat’ushka moj, shto zhe, il’ v Maskve astanites’? PIERRE PJER A Mosca? Sì, a Mosca. Addio. V Maskve? Da, v Maskve, Prash’ajte. (Mavra Kuz’minichna e Dunjasha escono) È ferito ed è capitato da Rostov. Che destino! Io lo debbo fare, debbo uccidere Napoleone per morire, oppure per far cessare lo strazio di tutt’Europa. Non io, ma la mano della Provvidenza li punisce, te lo dico io. Ranen y papal k Rastovym. Kakaja sud’ba! Ja dolzhen savershyt’. Ja dolzhen ubit’ Napoleona s tem, shtoby il’ pagibnut’, ili prekratit’ nesh’ast’je fsej Jevropy. Ne ja, a ruka pravidenija kaznit tib’a, skazhu ja. (Pierre esce. In lontananza si vedono i primi bagliori degli incendi. Entra Gérard col suo distaccamento, e incontra Jacqueau) JACQUEAU ZHAKO Dov’è che vi hanno acconciati così, figli miei? Gde eta tak razukrasili vas, deti mai? GÉRARD ZHERAR Andavamo presso Mosca per le vettovaglie. Hadili za praviantam pad Maskvu. SOLDATI FRANCESI HOR FRANTSUSKIH SALDAT Siamo vivi per miracolo. Jele zhyvy astalis’. GÉRARD ZHERAR Ci hanno attaccato delle donne coi forconi. Napali baby s vilami. JACQUEAU ZHAKO Donne? Interessante! Baby? Zan’atna! CORO SALDATY I contadini incendiano le isbe… Krest’jane izby zhigajut… GÉRARD ZHERAR I contadini bruciano il loro pane… Krest’jane hlep svoj zhigajut… CORO SALDATY E se ne vanno nel bosco …i v les uhod’at… GÉRARD ZHERAR E ci spingono il bestiame …i skot ugan’ajut. 64 Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena XI° CORO SALDATY …e attaccano i nostri coi forconi. I lezut s vilami na nashyh. GÉRARD ZHERAR Li colga il diavolo, glielo insegneremo noi. In colonna! Marsch! Chort paberi, my ih prauchim. Strojs’a! Marsh! (Escono) MATVEEV MATVEEV Bruciate tutte le provviste. Zhygajte fse zapasy! IVANOV IVANOF Bruciate! Zhygajte! MATVEEV MATVEEV Che non restino ai diavoli. Pust’ ne dastajutsa d’javalam. IVANOV IVANOF Che scompaiano, piuttosto! Pust’ luchshe prapadajut! MOSCOVITI HOR MASKVICHEJ Anche voi bruciate tutte le provviste. Bruciate che non restino ai diavoli. Di fronte al nemico Mosca non chinerà il capo, non lo faremo respirare nella cara Mosca, per la grande città russa il nostro popolo va alla battaglia mortale! Figli di Mosca, avanti alla battaglia mortale! Sollevati o popolo, per l’onore di Mosca, la capitale dalla bianca pietra. Per l’onore di Mosca sollevati, o popolo, per l’onore di Mosca la grande. Bruciate! Bruciate! I vy zhygajte fse zapasy. Zhygajte fse zapasy. Zhygajte, pust’’ ne dastajutsa d’javalam. Pred vragom Maskva svajej glavy ne sklonit, ne dadim dyshat’ jemu v Maskve radnoj, za velikij gorad russkij nash narot id’ot na smertnyj boj! Syny Maskvy, fpir’ot na smertnyj boj! Fstavaj narod za ches’t’ Maskvy - stalitsy belakamennaj, za ches’t’ Maskvy fstavaj, narod, za ches’t’ maskvy velikaj. Zhygajte! Zhygajte! MATVEEV MATVEEV Che nulla resti ai diavoli. Pust’ ne dastajutsa d’javalam. MOSCOVITI HOR MASKVICHEJ Bruciate! Bruciate! Zhygajte! Zhygajte!… IVANOV IVANOF Portate le torce! Nesite galavni! MOSCOVITI HOR MASKVICHEJ E bruciate! Che trovi a Mosca la morte! La propria morte troverà a Mosca. I zhygajte! Pust’ on smert’ v Maskve najd’ot! Smert’ svaju v Maskve najd’ot. 65 Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena XI° MATVEEV MATVEEV Bruciate tutto! Bruciate tutto! Fs’o zhygajte! Fs’o zhygajte! IVANOV IVANOF S’aspettava da noi pane e sale. On zhdal at nas hlep-sol’. MOSCOVITI HOR MASKVICHEJ Il fuoco, ecco il nostro pane e sale. Agon’ - vot nashy hlep-sol. (I Moscoviti escono. Entra il maresciallo Davout con i suoi aiutanti. Un distaccamento di soldati francesi, guidato da un ufficiale, entra nella direzione opposta, scortando gli arrestati: Pierre, Matveev, Ivanov a il giovane operaio.) PIERRE PJER Davout, crudele Davout, Arakcheev dell’imperatore Napoleone! Davu, zhestokij Davu, Arakchejev imperatara Napoleona! DAVOUT DAVU Chi sono costoro? Kto eti? UFFICIALE AFITSER Incendiari, mio generale. Padzhygateli, moj general. DAVOUT DAVU L’ordine dell’imperatore vi è noto: che chi si rende colpevole di incendio sia messo a morte immediatamente. Prikaz imperatara vam izvesten: vinovnyh f padzhogah kaznit’ nemedl’a. (notando Pierre) Anche questo ha incendiato? I etat padzhygal? (a Pierre) Lei ha incendiato? Vy padzhygali? PIERRE PJER No, ho ferito un soldato francese mentre cercava di offendere una donna. La difesa di una donna offesa è obbligo di ciascuno e… Net, ja udaril frantsuskava saldata, kagda on pytals’a askarbit’ zhensh’inu. Zash’ita askarbl’onnaj zhensh’iny – jest’ ab’azannast’ kazhdava i… DAVOUT DAVU Non divaghiamo. Lei ha incendiato? K delu. Vy padzhygali? (Alza gli occhiali e guarda attentamente Pierre) Io conosco quest’uomo. Ja znaju etava chelaveka. PIERRE PJER Vostra altezza! Lei, lei non può conoscermi. 66 Vashe vysochestva! Vy, vy ni mozhete znat’ min’a. Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena XI° DAVOUT DAVU Questa è una spia russa. Eta russkij shpion. PIERRE PJER Oh no, io sono un ufficiale della riserva. O net, ja apalchenskij afitser. DAVOUT DAVU Il vostro nome? Vashe im’a? PIERRE PJER Conte Bezuchov. Graf Bezuhaf. DAVOUT DAVU Chi mi dimostra che non state mentendo? Kto mne dakazhet, shto vy ne lzhote? PIERRE PJER Vostra altezza! Vashe vysochestva! DAVOUT DAVU Agire in base a quest’ordine. Dejstvavat’ saglasna etamu prikazu. UFFICIALE AFITSER A sinistra, marsch! Per due! Naprava - marsh. Po dva! (guarda di nuovo attentamente Pierre, scrive un ordine e lo consegna all’ufficiale) (Metà del plotone rimane con i prigionieri, l’altra metà si dirige verso il luogo destinato alle esecuzioni e si prepara. Si vedono solo le schiene dei soldati. Entra sotto scorta un nuovo gruppo di prigionieri fra cui Karatajev) PIERRE PJER Sono un’insignificante scheggia caduta tra le ruote di un ingranaggio a me ignoto. Condannare a morte, uccidere, privare della vita me, Piotr Bezuchov, con tutti i miei pensieri, le mie speranze, le mie aspirazioni, i miei ricordi! Ja nichtozhnaja sh’epka, papafshaja f kal’osa neizvesnaj mne mashyny. Kaznit’, ubit’, lishit’ zhyzni min’a – Petra Bezuhava sa vsemi s maimi mysl’ami, zhelanijami, stremlenijami, vaspaminanijami! (Spari fuori scena) UFFICIALE AFITSER Il prossimo! Sledujush’ij! (avvicinandosi ai prigionieri) (I soldati prendono Ivanov che si ritira terrorizzato e si aggrappa a Pierre. Lo trascinano per le braccia) IVANOV IVANOF No, no, no, gli uomini non uccidono, non uccidono. No, no, non possono gli uomini, non possono! Net, net, net, l’udi ne ubjut, l’udi ne ubjut, net, net, ne mogut l’udi, ne mogut, ne mogut! 67 Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena XI° (Viene trascinato via. Pierre corre dietro di lui) PIERRE PJER Perché non urla? Perché non urla più? Pachimu on ni krichit? Pachimu on bol’she ni krichit? (I soldati respingono Pierre. Altri spari) Quale terribile omicidio! È come se nell’anima all’improvviso mi avessero strappato quella molla sulla quale si reggeva tutto e mi faceva apparire vivo. E tutto è precipitato in una montagna di spazzatura senza senso. Ah, se si facesse più presto la cosa terribile, quella cosa terribile che deve essere fatta. Kakoje strashnaje ubijstvo! V majej dushe kak butta vdrug vydirnuli tu pruzhynu, na katoraj fs’o derzhalas’ i pretstavl’alas’ mne zhyvym. I fs’o zavalilas’ f kuchu bessmyslennava sora. Ah, paskareje by sdelalas’ to strashnaje, to strashnaje, shto dalzhno byt’ sdelana. KARATAJEV KARATAJEV Non comprende, il giovanotto, che è salvo? Ne razumejet, sakolik, shto spas’on? UFFICIALE AFITSER Questo gli insegnerà ad incendiare. Eta ih atuchit padzhygat’. (torna indietro) (a Pierre) Lei è perdonato e andrà nelle baracche dei prigionieri di guerra. Vy prash’eny i pastupajete v braki vajennaplennyh. PIERRE PJER Tutto bene, tutto bene. Ma perché hanno fucilato quei disgraziati! Fs’o nichevo, fs’o nichevo no za shto ani rasstrel’ali etih nesh’asnyh? KARATAJEV KARATAJEV Tz… Tz… peccato, peccato! Eh, giovanotto, non t’affliggere, giovanotto, non t’affliggere, amico! Sopportare un’ora e vivere per un secolo. È così, è così, mio caro. Ts… Ts… greha-ta, greha-ta! Eh, sakolik, ne tuzhy, sakolik. Ne tuzhy, druzhok! Chas tirpet’, a vek zhyt’. Tak-ta, tak-ta, milyj moj. (Disfa uno straccio dove sono avvolte delle patate) Ecco, mangiate, signore: le patate sono buonissime! Tu mangia! Ecco, così. Vot pakushajte, barin: kartoshki vazhnejush’ije! ty pakushaj! Vot tak-ta. (Pierre distrattamente prende una patata, poi osserva Karatajev, come se lo vedesse per la prima volta) PIERRE PJER E tu chi sei, soldato? A ty kto, saldat? 68 Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena XI° KARATAJEV KARATAJEV Soldato del reggimento di Apsheronskij; ieri mi hanno preso da un ospedale, giacevo con la febbre. Saldaty Apsheronskava polka; fchira min’a iz goshpital’a vz’ali, v liharatke lizhal. PIERRE PJER Ebbene, non sei triste a stare qui? Shto zhe, tibe skushna zdes? KARATAJEV KARATAJEV Eccome se sono triste, giovane. Eccomi, se sono triste, caro. Mi chiamo Platon, di cognome Karatajev; eccomi se mi rattrista guardare tutto ciò! Mosca è la madre di tutte le città… Il verme si ingozza di cavolo, ma muore lui stesso prima di quello; proprio così dicevano i vecchi. Kak ni skushna, sakolik, kak ni skushna, milyj. Min’a Platonam zvat’, karatajevy prozvish’e. Kak ni skuchat’ na eta smatret’! Maskva - ana fsem garadam mat’… Da cherv’ kapustu glozhe, a sam prezhde tavo prapadaje. Tak-ta starichki gavarivali. PIERRE PJER Come hai detto? Kak eta ty skazal? (Le guardie portano via i prigionieri. L’incendio divampa sempre di più. Di nuovo il popolo si raccoglie. Tra la folla Mavra Kuz’minichna e una bottegaia) MOSCOVITI HOR MASKVICHEJ Guarda, vedi come arde, si tratta di Sushevskaja, o di Rogozhkaja. Vedi come arde la nostra vecchia capitale russa. Tu, madre di tutte le città, nostra madre russa Tu, madre di tutte le città, madre nostra, dalla bianca pietra, madre nostra dalla bianca pietra. Gl’an’-ka, vish kak palyhajet. Eta f Sush’efskaj. Liba v Ragozhskaj. Vish, kak palyhajet. Drevn’aja stalitsa nasha russkaja. Ty, garadam fsem mat’ matushka nasha russkaja. Ty, garadam fsem mat’, matushka nasha, balakamennaja, matushka nasha balakamennaja. (Una guardia spinge Pierre) PIERRE PJER Ah, ah, ah, ah! Mi hanno preso, hanno preso me, me! Chi? Me? Me, la mia anima immortale! E mi portano in una baracca circondata di assi di legno. Ah, ah, ah! Ah, ah, ah! Ha-ha-ha-ha! Pajmali min’a, pajmali min’a, min’a. Kavo? Min’a? Min’a, maju bissmertnuju dushu! I vidut v balagan, zagarozhennyj doskami. Ha-ha-ha-ha! Ha-ha-ha-ha! (Lo portano via con Karatajev e altri prigionieri) MOSCOVITI HOR MASKVICHEJ Signore, fa una grazia a noi peccatori: il vento e la siccità, il vento e la siccità. Gospadi, pamiluj nas, greshnyh. Veter da sush. Veter da sush. 69 Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena XI° Che Mosca non sia schiava di nessuno, che non pieghi il suo capo di fronte al nemico. Madre nostra, dalla bianca pietra, madre nostra, natia Mosca. Tu non hai dato al nemico le chiavi della città, tutta la capitale è nel fuoco. Tu resisti colla testa sollevata superbamente in alto. Sei coperta di fuoco, come fosse sangue, d’una fiamma violenta sei bruciata. La natia capitale è tutta nel fuoco, ma in quel fuoco brucerà lo stesso nemico, una nera tomba troverà a Mosca. In lei non vivrà il nemico. Ni byvat’ Maskve vavek nichej slugoj, ni sklanit’ svajej glavy ej pered vragom. Matushka nasha, balakamennaja, matushka nasha, Maskva radnaja. V agne fs’a stalitsa. Ne nesla vragu ty kl’uchej garatskih, ty staish s glavoj, gorda podn’ataj vys’. Slovna krov’ju agn’om ty zalita, bujnym plamenem fs’a apalena. Stalitsa radnaja v agne fs’a. Da v agne tom vrak sam sgarit, chornuju gibel’ v Maskve najd’ot. V nej ni zhyt’ vragu. (Entrano due pazzi con bianche vestaglie svolazzanti) DUE PAZZI SUMASHETSHYJE Tre volte mi hanno ucciso, tre volte sono risorto dai morti. Trizhdy min’a ubili, trizhdy vaskresal yz m’ertvyh. BOTTEGAIA LAVACHNITSA Poveri cari! Galupchik, serdeshnyje! MAVRA KUZ’MINICHNA MAVRA KUZ’MINISHNA Poveri infelici! Serdeshnyje, nesh’asnyje. DUE PAZZI SUMASHETSHYJE Tre volte mi hanno ucciso, tre volte sono risorto dai morti. Il regno divino si distrugge! Trizhdy min’a ubili, trizhdy vaskresal yz m’ertvyh. Tsarstvije bozhyje razrushytsa! BOTTEGAIA LAVACHNITSA Poveri cari! Galupchik, serdeshnyje! (entrano Ramballe e Bonnet) MOSCOVITI HOR MASKVICHEJ Sono impazziti dalla pena. S taski pamishalis’. DUE PAZZI SUMASHETSHYJE Tre volte lo distruggerò e tre volte lo ricostruirò… Trzhdy razrushu i trizhdy vazdvignu jevo… RAMBALLE RAMBAL’ Sono dei preti. Eta sv’ash’enniki. DUE PAZZI SUMASHETSHYJE Tre volte lo distruggerò e tre volte lo ricostruirò… Trzhdy razrushu i trizhdy vazdvignu jevo… (aggredendo Ramballe) 70 Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena XI° RAMBALLE RAMBAL’ Ma guarda e noi li cerchiamo dappertutto. Portateli a dir messa da Vasilij Blazhennij. Nu, kaneshna, my fs’udu ish’em ih. Vidite ih sluzhyt’ k Vasiliju Blazhennamu. (I soldati portano via i pazzi. Ramballe li segue) DUE PAZZI SUMASHETSHYJE Tre volte mi hanno ucciso, tre volte sono risorto dai morti. Trizhdy min’a ubili, trizhdy vaskresal yz m’ertvyh. BONNET BONNE Capitano, si fermi! Sono soltanto dei matti! Sono soltanto dei matti! Kapitan, astanavites’! Ved’ eta zhe umalishonnyje! Ved’ eta zhe umalishonnyje! (correndo dietro a Ramballe) (Compaiono attori e attrici del teatro francese truccati e vestiti con abiti di scena) PRIMA ATTRICE 1 ACTRISA Vite, vite! Vite, vite! SECONDA ATTRICE 2 ACTRISA Dépêchez-vous! Le théâtre brûle! Dépéchez-vous! Le théâtre brûle. Vite! PRIMA ATTRICE 1 ACTRISA Toute la ville est in fiamme! Toute la ville est en flammes! SECONDA ATTRICE 2 ACTRISA Vite! Vite! PRIMA ATTRICE 1 ACTRISA Vite! Vite! SECONDA ATTRICE 2 ACTRISA Mais dépêchez-vous! Mais dépéchez-vous! (Napoleone e il suo seguito camminano attraverso la città in fiamme. Un edificio in fiamme crolla davanti all’Imperatore e gli sbarra la strada) NAPOLEONE NAPOLEON Che terribile spettacolo! Sono loro stessi a metter fuoco! Che fermezza! Sono degli Sciti! Kakoje strashnaje zrelish’e! Eta ani sami padzhygajut! Kakaja rishymast! Eta skify! (spaventato) (Passa una processione, con i corpi degli uccisi) MOSCOVITI HOR MASKVICHEJ Nella notte tetra e senza luna V nochku t’omnuju i nemes’achnu 71 Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena XII° faremo, fratelli, il giuramento di sangue, il giuramento di sangue, sincero, di non veder più le nostre case, né i cari padri, né le nostre giovani mogli, i piccoli figli, i parenti, né la propria anima gemella, la bella fanciulla, senza avere prima colpito le forze di Bonaparte, senza esserci vendicati del nemico per la cara Mosca, senza esserci prima vendicati! my dadim, bratsy, kl’atvu krovnuju, kl’atvu krovnuju, zadushevnuju, shtob ne vzvidet’ nam ni damof svaih, ni atsof radnyh, ni mladyh nam zhon, malyh detushek, rodu plemeni, ni samoj dushy krasnaj devitsy, ni pabif sily bonnapartavaj, ni atmistif vragu za radnuju Maskvu, ni atmstif. Scena XII° 3 settembre 1812. Una scura izba, di notte, a Mytishchi. Su uno sgabello un moccolo di candela. Nell’angolo posteriore un letto, sul quale giace il principe Andrej. PRINCIPE ANDREJ KN’JAZ’ ANDREJ Si confonde, tutto si confonde, si allunga, e tutto si confonde… E sul mio viso, proprio nel mezzo, s’innalza uno strano edificio aereo fatto di piccoli aghi. T’anetsa, fs’o t’anetsa rast’agivajetsa i fs’o t’anetsa… I nad litsom maim, nad samaj evo seredinaj vazdvigajetsa strannae vazdushnae zdanie iz tonkih igolak. (nel delirio) (Al principe Andrej sembra che alcune voci ripetano in continuazione “Piti piti piti”) CORO HOR Piti, piti, piti, piti. I piti, piti, piti, piti… PRINCIPE ANDREJ KN’JAZ’ ANDREJ E piti, piti, piti… piti, piti, piti, piti… Bisogna mantenere l’equilibrio perché non si perda. I piti, piti, piti, piti… Piti, piti, piti, piti… Nada derzhat’ ravnavesie shtob ano ne zavalilas’. CORO HOR Piti, piti, piti, piti. Piti, piti, piti, piti… PRINCIPE ANDREJ KN’JAZ’ ANDREJ Perché del bianco presso la porta? Che statua della Sfinge è mai? Essa mi soffoca… Forse questa è una camicia, e queste sono le mie gambe, e questa è una porta?… Io non posso morire. Io amo la vita, amo la terra, l’erba, l’aria… Tutto questo esisterà e io non esisterò più… Patria… Mosca dalle cupole d’oro… E io non saprò della loro esistenza! Io non lo saprò, ed essi non mi conosceranno. Pachimu belaje u dveri? Shto za statuja sfinksa? Ana davit men’a… Mozhet byt’, eta rubashka, a eta mai nogi, a eta dver’?… Ja ne magu umiret’. Ja l’ubl’u zhyzn’, l’ubl’u zeml’u, travu, vozduh… Shtoby fs’o eta byla a min’a ne bylo… Atechestvo… Zlataglavaja Maskva… I ja ni budu znat’ pra nih! Ja ni budu znat’, i men’a ne bud’et! (fuori scena) 72 Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena XII° CORO HOR Piti, piti, piti, piti… Piti, piti, piti, piti… PRINCIPE ANDREJ KN’JAZ’ ANDREJ E piti, piti, piti… Di tutte le persone al mondo nessuno più di lei io ho amato e ho odiato… Oh, se fosse possibile rivederla! Solo una volta, guardando nei suoi occhi, dire… I piti, piti, piti, piti… Is fseh l’udej na svete nikavo bol’she, chem jejo ja ne l’ubil i ne nenavidel. O, jesli by vazmozhna byla uvudet’ jejo! Tol’ka raz, gl’ad’a v eti glaza, skazat’… (Sulla soglia compare Natasha in scialle bianco e una cuffia da notte) Perché del bianco presso la porta? Di nuovo una Sfinge col suo viso, i suoi occhi… Oh, com’è pesante questo incessante delirio. Pachimu belaje u dveri? Novyj sfinks s jejo litsom, jejo glazami… O, kak tezhol etat neprekrash’ajush’ijsa bret. NATASHA NATASHA Che cos’è? Qualcosa di pesante batte a tutti i muri… Shto eta? Shto-to t’azholaje stuchit va fse steny… (avanza fino al centro della stanza) (ascolta) Ma questo è un cuore! Come sta? Che ne è rimasto di lui? Da eta sertse! Kakoj on? Shto at nivo astalas’? (si avvicina al letto e si inginocchia) È lo stesso di sempre. Takoj zhe kak fsigda. PRINCIPE ANDREJ KN’JAZ’ ANDREJ Voi? Voi? Vy? Vy? (Sorride e le tende la mano) Voi? Che felicità! Voi, viva, vera! Vy? Kak sh’asliva! Vy, zhyvaja, nastajash’aja… NATASHA NATASHA Perdonatemi. Prastite min’a. PRINCIPE ANDREJ KN’JAZ’ ANDREJ Perdonarvi per che cosa? Za shto prastit’? NATASHA NATASHA Perdonatemi. Perdonatemi per ciò che vi ho fatto. Prastiti min’a. Prastiti za to, shto ja sdelala. (baciando la sua mano) 73 Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena XII° PRINCIPE ANDREJ KN’JAZ’ ANDREJ Se rimanessi vivo, ringrazierei Dio per la mia ferita che mi ha unito di nuovo con voi. Natasha, io vi amo troppo. Jesli b ja astals’a zhyf, ja blagadaril by boga za svaju ranu, katoraja svila men’a apat’ s vami. Natasha, ja slishkam l’ubl’u vas. NATASHA NATASHA Perché troppo? Pachimu zhe slishkam? PRINCIPE ANDREJ KN’JAZ’ ANDREJ Perché troppo? Forse che solamente per questo il destino oggi ci ha unito in modo tanto strano, affinché io muoia oggi? Pensavo mi si fosse aperta la verità della vita, l’inizio di un amore eterno, per il quale non c’è bisogno dell’oggetto, non quell’amore che ama per qualcosa, a causa di qualcosa. Tutto, tutti amare, cioè non amare nessuno, non vivere una vita terrena. Ma che fare, che fare, se io vi amo, vi amo più di ogni cosa al mondo. Il mio amore, l’amore per voi sola, si è insinuato di nuovo nel mio cuore e mi sprona alla vita, nel cuore s’è insinuato di nuovo e mi chiama di nuovo alla vita. Pachimu zhe slishkam? Neuzheli tol’ka lish za tem sud’ba sivodn’a nas svela tak stranna, shtoby mne umeret’ tiper’? Ja dumal, mne atkrylas’ istina zhyzni, nachala vechnaj l’ubvi, dl’a katoraj ni nuzhna predmeta. Ne ta l’ubof’, katoraja l’ubit za shto-nibut’, pachimo-nibut’. Fs’o, fseh l’ubit’, to jest’ nikavo ni l’ubit’, ni zhyt’ zemnoj zhyzn’ju. No shto zhe, shto zhe delat’ mne, kagda ja l’ubl’u vas, l’ubl’u bol’she fsivo v mire. L’ubof’ maja, l’ubof’ k vam adnoj zakralas’ vnof’ v majo sertse i priv’azyvajet k zhyzni, f sertse zakralas’ vnof i k zhysni vnof’ min’a zav’ot. NATASHA NATASHA Da quel giorno che vi vidi ad Otradnoe io vi ho amato. Una tale cosa, una tale cosa mai mi era successa. Siete divenuto tutto per me. Ah! perché ve ne andaste allora! Io ora non mi allontanerò da voi. Che strana gioia inaspettata; tutto questo è destino, tutto questo è destino. A questo ci ha condotto: nel giardino, ad Otradnoe, in una notte di primavera l’amore si è insinuato nel mio cuore, ho scoperto con voi di nuovo una felicità pure. S tavo dn’a, kagda ja v Atradnam uvidala vas, ja pal’ubila vas. Takova, takova sa mnoj nikagda, nikagda ni byvala. Vy stali fsem dl’a min’a. Ah, zachem ujehali tagda vy! Tiper’ ja ni atajdu at vas. Kakoje strannaje, neazhydannaje sh’ast’je. Fs’o eta sud’ba, fs’o eta sud’ba. K etamu vilos: f sadu, v Atradnam, v visenn’uju noch l’ubof’ zakralas’ f s’ertse majo, ja s vami sh’ast’je chstaje vnof’ abrela. PRINCIPE ANDREJ KN’JAZ’ ANDREJ Che sentite con l’anima, con tutta l’anima, vivrò? Kak vy chusvujete pa dushe, pa fs’ej dushe, budu ja zhyf? 74 Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena XII° NATASHA NATASHA Sono sicura, lo so. Ja uverena, ja znaju. PRINCIPE ANDREJ KN’JAZ’ ANDREJ Come sarebbe bello. Kak byla p harasho. NATASHA NATASHA Avete bisogno di riposo, dovete dormire. Vam nuzhna spakojstvije, vam nuzhna zasnut’. PRINCIPE ANDREJ KN’JAZ’ ANDREJ Dormire… l’amore disturba la morte… L’amore è vita. Zasnut’… L’ubof’ mishajet smeryti… L’ubof’ jest’ zhyzn’. (Di nuovo cominciano a risuonare voci misteriose. Al principe Andrej sembra di ballare un valzer con Natasha) CORO HOR Piti, piti, piti, piti… Piti, piti, piti, piti… PRINCIPE ANDREJ KN’JAZ’ ANDREJ Ma perché tutto si confonde… Si confonde, si solleva… E questo dolore… No atchivo zhe fs’o t’anitsa… T’anitsa, vazdvigajetsa… I eta bol’… NATASHA NATASHA Dolore… Perché il dolore?… Bol’? Zachem bol’? PRINCIPE ANDREJ KN’JAZ’ ANDREJ E piti, piti, piti, bum! Piti, piti, piti, bum! I piti, piti, piti, boom! Piti, piti, piti, boom! CORO HOR Piti, piti, piti, piti… Piti, piti, piti, piti… PRINCIPE ANDREJ KN’JAZ’ ANDREJ Basta… smettile, per favore… per favore… Davol’na… perestan’, pazhalusta… pazhalusta… CORO HOR Piti, piti, piti, piti… Piti, piti, piti, piti… (in delirio) (Le voci a poco a poco tacciono) 75 Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena XIII° Scena XIII° 22 ottobre 1812. Strada di Smolensk. Una terribile tormenta. Passano truppe francesi in ritirata. Alcuni soldati, strappati nelle vesti e coperti con quanto è capitato, si stringono l’uno contro l’altro per il freddo. Per la strada armi abbandonate, carri rotti. Entrano Bonnet e Ramballe RAMBALLE RAMBAL’ Abbiamo bruciato i ponti… Karabli sazheny… BONNET BONNE Dietro c’è una tomba sicura, avanti c’è la speranza. Pazadi vernaja pgibel’, fperedi nadezhda. RAMBALLE RAMBAL’ E noi ci ritiriamo, dopo aver abbandonato la metà della gente e l’artiglieria, senza provviste, senza derrate. I my atstupajem, pabrasaf palavinu naroda i artilleriju, bez zapasaf, bes pradavol’stvija. BONNET BONNE Su di noi si sollevano con un lugubre urlo orde di corvi, i cani ci seguono fin da Mosca, cibandosi dei nostri resti sanguinolenti. Nad nami padnimajutsa z zlavesh’im krikam stai voranaf, za nami sledujut sabaki at samaj Maskvy, pitajas’ nashymi kravavymi astankami. RAMBALLE RAMBAL’ E ciò che non mangiano i predatori coprirà l’inverno. A to, shto ni pajedajut hish’niki, pakryvajet zima. (Al termine della colonna francese, alcune guardie scortano un gruppo di prigionieri russi, tra i quali si trovano Pierre e Karatajev. Karatajev rallenta il passo e si siede sul ciglio della strada presso una betulla).) PIERRE PJER Platon, come va la salute? Platon, kak zdarov’je? KARATAJEV KARATAJEV Come va la salute? Se piangi per la malattia, Dio non ti darà la morte. Shto zdarov’je? Na balezn’ plakat’sa boh smerti ni dast. PIERRE PJER Signor comandante, egli non può camminare. Gaspadin nachal’nik, on ni mozhet itti. UFFICIALE AFITSER Può, che il diavolo se lo porti! On mozhet, chort vaz’mi! PIERRE PJER Ma no, ma no, muore. No net, no net, on umirajet. (a un ufficiale) 76 Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena XIII° UFFICIALE AFITSER Conosci l’ordine? Ty znajesh prikas? PIERRE PJER Che faranno col malato? Shto sdelajut s bal’nym? UFFICIALE AFITSER Lo volete anche voi? Al posto! Avanti, per trentamila diavoli! Hatiti li vy? Pa mestam, fpirot, tritsat’ tys’ach d’javalaf! (ad un soldato di scorta) (facendo un gesto a Pierre) (La colonna si rimette in marcia) PIERRE PJER Platon, Pla… Platon, Pla… UFFICIALE AFITSER Camminate, per trentamila diavoli! Idite, tritsat’ tys’ach d’javalaf! (voltandosi) (Proseguono la marcia. Il soldato di scorta, lasciato solo con Karatajev, gli spara e cerca di raggiungere la colonna. Sopraggiunge Tichon, che a sua volta uccide la scorta e fa un segnale ai suoi compagni. Subito appare un gruppo di partigiani condotti da Denisov, che si getta all’inseguimento dei Francesi. Giunge un secondo gruppo di partigiani, guidati da Dolochov. Si sentono spari e grida. I partigiani ritornano con i prigionieri liberati, fra cui c’è Pierre.) VOCE GOLAS Ehi! Ehi! Ehi! Ehi! Ej, ej, ej! EX-PRIGIONIERI HOR BYFSHYH PLENNYH Fratelli cari, cari compatrioti, giovani nostri, ci hanno liberato! cari compatrioti, fratelli cari! Bratsy, galupchiki, milyje, radimyje, sokaly nashy, vyruchili nas! Milyje, radimyje! Bratsy, galupchiki… PIERRE PJER Libertà, libertà! Svaboda, svaboda! EX-PRIGIONIERI HOR BYFSHYH PLENNYH Fratelli compatrioti è giunta l’ora della nostra libertà, voi ci avete salvato dalla servitù, ci avete salvato dalla prigione, è giunta l’ora felici della vittoria. Bratsy radimyje, nastal svabody nashej chas, spasli vy at rapstva nas, spasli at plena nas, radasnyj nastal pabedy chas. (fuori scena) (piangendo e abbracciano i partigiani) 77 Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena XIII° Siamo di nuovo liberi. Libera è la terra cara al cuore, la terra cara al cuore, la nostra immensa grande terra russa. My svabodny vnof’. Svabodem milyj sertsu kraj, sertsu milyj kraj, niab’jatnyj nash velikij russkij kraj. DENISOV DENISAF Piotr Kirillovich, siete voi? Come vi è successa una tale disgrazia? P’otr Kirillavich, eta vy? Kak sluchilas’a s vami takoje nesh’astije? PIERRE PJER Disgrazia? Attraverso la privazione, attraverso il terrore della morte e attraverso la difficoltà delle prove ho ottenuta la pace e l’accordo con me stesso. E poi in prigione ho conosciuto un uomo straordinario, si chiamava Platon. Era tutto russo, buono e retto, mi è rimasto un caro ricordo. Nesh’astije? Cherez lishen’ja, chrez uzhas smerti i cherez t’azhes’t’ ispytanij ja paluchil uspakajen’je i saglasije samim saboj. I patom, f plenu uznal ja takova chelaveka, jevo Platonam zvat’. On byl ves’ russkij, dobryj i kruglyj, on astals’a daragim vaspaminanijem. (Improvvisamente, cambiando tono) Che ne è di Mosca? Shto s Maskvoj? DENISOV DENISAF Il nemico è sconfitto, e, come il sangue nel cuore, il popolo si riversa a Mosca. Ogni minuto, lottando col freddo e la morte, la gente russa ha fatto ogni cosa per il raggiungimento del risultato degno del popolo. Quale gioia essere fra quelli che hanno dato il sangue in questa santa storia! Neprijatil’ razbit, i, slovna k sertsu krof’, prilivajet narot k Maskve. Fs’akuju minutu, bar’as’a s holadam y smert’ju, russkije l’udi sdelali fs’o dl’a dastizhenija tseli, dastojnaj naroda. Kakoje sh’astije byt’ fklatchikam krovi v eta sv’ash’ennaje dela! (rivolgendosi ai partigiani) Non è stato facile per voi, fratelli, e come poteva esserlo?! Che ciascuno ricordi Suvorov: egli sapeva superare la fame e il freddo, quando si trattava della vittoria. È stato difficile per voi ma siete tutti a casa, e loro, a che punto sono giunti, peggio degli ultimi accattoni e mendicanti. E c’è ancora questo da dire: chi li ha chiamati da noi? Non mettere il naso nel miglio altrui! E non sgranare gli occhi sulle cose degli altri! 78 Nelehko vam, bratsy, da kak zhe byt?! Pust’ fs’akij fspomnit Suvorova, on umel snasit’ golad i holat, kagda shlo dela a pabede. Vam trudna, da fs’o zhe vy doma, a ani, da chivo ani dashli, huzhe nish’ih i brad’ak paslednih. Da i to skazat’, kto zhe ih k nam zval? Ne sun’ nosa da chuzhova prosa! Da na chuzhuju kuchu glaza ne puchi! Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena XIII° EX-PRIGIONIERI, FJODOR HOR BYFSHYH PLENNYH, F’ODAR Ah, ah, ah, ah! Ha ha ha ha! DENISOV DENISAF E noi un santo pugno abbiamo mollato proprio sul collo maledetto: è caduto per terra, gli schizzi sono arrivati addirittura al soffitto! A my sv’atym kulakom, da pa akajannaj shej! Sbil da pavalok, azhno bryzgi f patalok! TICHON, EX-PRIGIONIERI, FJODOR HOR BYFSHYH PLENNYH, F’ODAR Ah, ah, ah, ah! Ha ha ha ha! DENISOV DENISAF Speriamo che la sventura sia la loro disgrazia. Che non mostrino mai più le loro facce quaggiù. Shtob ni dna im, ni pakryshki. I ni dyhu, ni peredyshki! VASILISA, FJODOR, DENISOV, TICHON, EX-PRIGIONIERI Ah, ah, ah, ah! PIERRE Dolochov ha detto che Hélène è morta, e suo fratello, il bellimbusto Anatol’, ha perduto in combattimento una gamba. E il principe Andrej? Era ferito. DENISOV È morto a Jaroslavl’… tra le braccia di Natasha. PIERRE È morto… è morto tra le sue braccia. E lui si era raddolcito? Si era aperto per lui, di fronte alla morte, un senso della vita? Egli a tal punto con tutte le forze dell’anima aveva sempre cercato di essere completamente buono, che non poteva temere la morte. E lei? DENISOV È a Mosca, dalla principessa Mar’ja, l’hanno mandata a forza lì, la sua salute è molto malandata. PIERRE Si apre una porta arrugginita e spira da lei una felicità VASILISA, F’ODAR, DENISAF, TIHAN, HOR BYFSHYH PLENNYH Ha ha ha ha! PJER Dolahaf skazal: Elen skanchalas’, a brat jejo - sh’ogal’ Anatol’ v baju nagi lishils’a. A kn’az’ Andrej? On byl ranen. DENISAF On umer v Jaraslavle… na rukah Natashy. PJER Umer… Umer na jejo rukah. Sm’ahchils’a l’ on? Atkrylas’ li jemu peret smert’ju ab’jasnenije zhyzni? On tak fsemi silami dushy fsigda iskal byt’ vpalne haroshym, shto on ne mog bajatsa smerti. A ana? DENISAF V Maskve, u kn’azhny Mar’ji. Jejo nasil’na atpravili tuda. Jejo zdarov’je ochen’ ploha. PJER Atvar’ajetsa zarzhavefshaja dver’ i vejet iz nejo davno zabytym sh’ast’jem. 79 Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena XIII° da tempo dimenticata. Ma no, ora non si può pensare a ciò. La vittoria sui Francesi… la morte della moglie, la morte del principe Andrej… Riaversi, riaversi, comprendere… No net, tiper’ nil’za ab etam dumat’. Pabeda nat frantsuzami, smerty’ zheny, smert’ kn’az’a Andreja… Apomnit’sa, apomnits’a i pan’at’… (Esce Entra di corsa un aiutante di Kutuzov) AIUTANTE AD’JUTANT Viene il “Magnifico”! Svitlejshyj jedet! DENISOV DENISAF Viene il “Magnifico”! Svitlejshyj jedet! CORO HOR Il “Magnifico”… il “Magnifico”… Svitlejshyj… Svitlejshyj… DENISOV DENISAF Mettersi in riga! Strojs’a, rib’ata! CORO HOR Viene il “Magnifico”! Svitlejshyj jedet! DOLOCHOV DOLOHAF Mettersi in riga! Strojs’a! (I partigiani si mettono in riga e, invece di Kutuzov, giunge inaspettatamente un distaccamento femminile dei partigiani, guidato da Vasilisa. Dunjasha è fra loro.) DUNJASHA, VASILISA, CORO DUN’ASHA, VASILISA, HOR Eh donne, bellezze, venite da noi, svelte, portate i forconi. Affilate le falci in modo più tagliente, non per tagliare la ricca erba, non per mietere la gialla spiga matura, ma per falciare gli ospiti non invitati, per piantarli l’uno accanto all’altro con i forconi: andiamo ad aiutare i nostri padri, i mariti e gli sposi promessi, per cacciare dai campi natii, dai grandi prati tutti i nemici via per sempre. Eh, baban’ki, krasavitsy, idite k nam skareje, nesite vity. Kosy vy tachiti paastrje, ni travu sochnuju kasit’, ni zholtyj spelyj kolas zhat’, kasit’ niproshennyh gastej, na vily ih r’atkom sazhat’. Atsam svaim, muzhjam svaim i suzhenym id’om pamoch. S palej radnyh, s lugof bal’shyh fseh voragof pragnat’ naveki proch. FJODOR, TICHON, CORO F’ODAR, TIHANI HOR Ehi donne, bellezze, noi leghiamo i covoni assai bene: chi è venuto da noi in Russia con le armi giacerà sulla terra come un covone. Eh, baban’ki, krasavitsy, snapy my slavna v’azhem. Kto k nam na Rus’ s aruzhjem shol, snapom na zeml’u l’azhet. 80 Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena XIII° DUNJASHA, VASILISA, FJODOR, TICHON, CORO A vendicarsi di loro per le offese esce il vecchio, esce il giovane: per essi una gran quantità di tela bianca ha tessuto il nostro padre inverno. Dai campi natii, dai grandi prati come un fiume scorre, si agita il popolo. Esce il vecchio e il giovane per cacciare con feroce colpo il nemico dalla terra natia. Avanti! Avanti! Giungerà il tempo dorato, la segala comincerà a rumoreggiare nei campi, al pacifico lavoro si affretterà di nuovo nei campi il popolo. Sulla nostra terra il nemico ha marciato, sulle nevi ha trovato la morte. DUN’ASHA, VASILISA, F’ODAR, TIHAN, HOR Im za abidy atamstit’ vyhodit star, vy hodit mal. Dl’a nih s yzbytachkam halsta natkala nasha matushka zima. S palej radnyh, s lugof bal’shyh rikoj tichot, burlit narot. Vyhodit star y mal udaram l’utym gnat’ vraga s zemli radnoj. Fpirot! Fpirot! Prid’ot para zalataja, rozh f pal’ah shumet’ nachn’ot, na mirnyj trut paspeshyt apat’ f pal’a narot. Na zeml’u nashu vrak fstupil: f snigah sibe kanets najdot. (Appaiono le truppe regolari. Avanza lentamente Kutuzov a cavallo, accompagnato dalla sua scorta. I soldati depongono ai piedi del feldmaresciallo le bandiere francesi conquistate.) KUTUZOV KUTUZAV Il nemico è sconfitto, di questo ringrazio Dio e il nostro valoroso esercito. Ringrazio tutti per il difficile servizio: la Russia è salva. Neprijatel’ razbit, za shto blagadar’u Boga i nashe hrabraje vojska. Blagadar’u fseh za trudnuju sluzhbu. Spasena Rassija. POPOLO HOR NARODA Urrà! Ura! KUTUZOV KUTUZAV È salva ora la Russia! Spasena tiper’ Rassija! POPOLO HOR NARODA Urrà! Per la patria siamo andati a un combattimento mortale, il popolo è andato a un combattimento mortale: abbiamo difeso la nostra Russia col sangue, abbiamo difeso la nostra potente terra. Il Feldmaresciallo ci ha guidato avanti, ci ha condotto ad una giusta lotta per la nostra cara terra. Abbiamo vinto, il nemico è stato abbattuto nella polvere, con forza ci siamo battuti per la nostra felicità. La gloria della cara Russia non impallidirà nei secoli. Ha condotto una giusta lotta il padre Feldmaresciallo. Il popolo ha difeso la grande Russia, Ura! Za atechestva shli my na smertnyj boj. Shol na smertnyj boj narot. Atstajali krov’ju Rassiju svaju. Atstajali my kraj maguchij svoj. V’ol fel’dmarshal nas fpirot, v’ol na pravyj boj za radimyj nash kraj. My pabedili, vrak paverzhen va prah. Krepka bilis’ my za sh’ast’je nashe. Slava radnoj Rassii ni pamerknet v vekah. V’ol narot na pravyj boj atets fel’dmarshal. Rus’ velikuju atstajal narot, 81 Prokof’ev: Guerra e Pace - Scena XIII° il Feldmaresciallo ci ha condotto avanti. Abbiamo affossato il nemico nella polvere. Gloria alla Patria, alla santa Patria, gloria all’esercito patrio! Gloria al maresciallo Kutuzov! Urrà! v’ol fel’dmarshal nas fpirot. Razgramili my neprijatil’a fprah. Slava Rodine, Rodine sv’atoj, slava armii radnoj! Fel’dmarshal Kutuzavu slava! Ura! FINE DELL’OPERA 82