MENSILE DEL SINDACATO PENSIONATI ITALIANI SPI-CGIL DELL’EMILIA-ROMAGNA Autorizzazione del tribunale n.4897 del 5 marzo 1981 - Spedizione in abbonamento postale 45% In prima fila per i diritti e i valori Urbanistica La città sicura è una città accessibile Società Attualità Stop alle truffe: Non barattiamo i diritti una guida per difendersi con la carità di Stato Memoria Due agosto 1980: la strage di Bologna Sicurezza: il governo ci lascia a piedi n.9 settembre 2008 Argentovivo settembre 2008 Editoriale 1 In breve Carpi in festa per ristrutturare la sede Cgil marzo dalle edizioni LiberEtà. Con l’autore e con gli studenti dell’istituto tecnico Mantegna hanno partecipato tra gli altri il giornalista e critico letterario Marcello Teodonio, Massimo Marchini, segretario generale Spi Cgil Mantova, Anna Bonanomi, segretaria generale Spi Cgil Lombardia, e Franco Zavatti, segretario generale Spi Cgil Modena. Ha concluso la presentazione e il dibattito Mara Nardini, segretaria nazionale Spi Cgil. Al Festivaletteratura di Mantova lo Spi ha allestito anche un suo stand librario: un modo per diffondere la cultura della solidarietà e dei diritti e Argentovivo settembre 2008 A Carpi la festa dei pensionati e della Cgil, svolta al Circolo Graziosi, ha un obiettivo importante e condiviso: ristrutturare la sede della Cgil e dello Spi, per migliorare l’accoglienza e i servizi di tutela e di promozione dei diritti per gli iscritti e i cittadini. Una festa partecipata e ben riuscita, soprattutto grazie anche ai tanti volontari che hanno contribuito al successo della serata. 2 Un libro ricorda Bruno Trentin a un anno dalla morte Un anno senza Bruno Trentin. Si è appena compiuto il primo anniversario della morte del dirigente sindacale, politico, intellettuale, ex comandante partigiano, scomparso il 23 agosto 2007. Una vita, la sua, spesa sempre in prima fila con la Cgil per la tutela del lavoro e dei diritti. A ricordare il suo pensiero e la sua eredità ideale sono ora tante iniziative e convegni di studi realizzati in questi mesi, mentre altri appuntamenti sono già in programma per il prossimo futuro. Tra le pubblicazioni anche un libro, “Bruno Trentin dalla guerra partigiana alla Cgil”, che raccoglie materiali scritti e fotografici, in parte inediti, a cura di Iginio Ariemma e Luisa Bellina. Una preziosa testimonianza sulla “utopia della trasformazione della vita quotidiana”, che era l’obiettivo La festa dello Spi e della Cgil a Carpi di tutto il lavoro intellettuale e sindacale di Trentin. Il volume si può trovare anche in edicola, in abbinamento con il quotidiano L’Unità. Con LiberEtà un dialogo tra generazioni al Festival di Mantova Un incontro con gli studenti delle scuole superiori. Protagonisti uno scrittore, Dino Raccanelli, e il suo libro, “Giamlon testimone oculare”, per aiutare le giovani generazioni di oggi a comprendere cos’è stato il fascismo e cosa ha significato nella storia italiana. Così le case editrici LiberEtà e Mimosa hanno partecipato dal 3 al 7 settembre al Festivaletteratura, la nota manifestazione culturale che raduna ogni anno a Mantova migliaia di appassionati lettori. A Palazzo San Sebastiano, si è tenuta il 5 settembre una “discussione tra generazioni” sul libro di Raccanelli, pubblicato lo scorso Bruno Trentin (a sinistra) a colloquio con un gruppo di operai La locandina di LiberEtà a Mantova partecipare attivamente a una manifestazione che ogni anno vede crescere i consensi e le presenze di un pubblico di tutte le età. La “cifra” che caratterizza il festival mantovano è infatti il rapporto informale e diretto che si crea tra scrittori e lettori: gli incontri culturali si svolgono in vie, piazze, caffè e luoghi pubblici, all’insegna di un dialogo aperto a tutti su letteratura, scienze, arti e società. In breve Col mese di settembre riprende la partecipazione dello Spi /Cgil Emilia Romagna alle trasmissioni tv, in onda su 7 Gold il secondo mercoledì di ogni mese dalle 7 alle 9 del mattino e l’ultimo mercoledì di ogni mese dalle 9 alle 9,30 su Rete 8. Saranno affrontati i temi dell’attualità politica e sindacale con approfondimenti su argomenti specifici in diretta con i telespettatori. Un appuntamento da non perdere per essere informati sulle attività e le iniziative del Sindacato Pensionati in Emilia Romagna. Modena: Flamini presenta “Il sindacato scomodo” Dal dopoguerra all’epoca della strategia della tensione e della P2, dalla stagione delle Br ad oggi, chiunque ha tentato di condizionare la democrazia nel nostro Paese ha sempre pensato a colpire e indebolire il sindacato. È la tesi di fondo sostenuta dal giornalista Gianni Flamini, tra i maggiori esperti di terrorismo ed eversione, Passaparola La memoria aiuta I sindacati hanno chiesto da mesi al Governo l’avvio di una trattativa per discutere le priorità della loro piattaforma, ma nulla si muove. E intanto le condizioni di vita peggiorano. Sono lontani i tempi nei quali Rete 4 riempiva i TG con le interviste ai pensionati in difficoltà accusando il governo di centro–sinistra. Berlusconi dal 2001 ad oggi ha governato per 5 anni e 9 mesi. I pensionati hanno buona memoria e ricordano che: Nel 2001 la legge prevedeva l’apertura di una trattativa per una nuova indicizzazione delle pensioni. Non se ne fece nulla. Berlusconi annunciò di portare ad un milione tutte le pensioni minime, in realtà in pochi ebbero diritto all’aumento. Nel 2002 l’euro subentrò alla lira, in tanti specularono, si ridusse il potere d’acquisto di pensioni e salari. Il Governo non fece nulla. Nel 2003 un milione di pensionati manifestò a Roma protestando perché non arrivava alla fine del mese. Il Governo non fece nulla. Nel 2004, nel 2005 il Governo non fece nulla per sostenere redditi e pensioni, nulla per la non autosufficienza. Nel 2006/ 2007, dopo una lunga e complicata trattativa, e ancora tante manifestazioni, un accordo con il Governo Prodi ha riconosciuto l’aumento ad oltre tre milioni di pensionati. Nel 2008, a fronte della corsa inarrestabile di prezzi e tariffe, il Governo risponde con la carta dei poveri. E intanto le pensioni continuano a perdere potere d’acquisto. Non basterà qualche specchio per allodole a risolvere il problema, l’incanto è finito con la campagna elettorale. I pensionati non dimenticano e sono pronti a scendere in piazza. nel libro “Il sindacato scomodo” pubblicato dalla casa editrice Socialmente (360 pagine, 20 euro). Un testo che ripercorre e analizza la storia oscura dell’Italia repubblicana, vista in relazione a quella del sindacato e della Cgil in particolare. Da settembre il volume è disponibile nelle librerie. E dopo la presentazione alla Festa di Reggio Emilia, si potrà incontrare l’autore alla Festa del Pd di Modena nell’area Ponte Alto, il 18 settembre alle 17.30 (saletta libreria). Con Flamini interverranno Maurizio Fabbri, segretario generale Spi Emilia Romagna, lo storico Aldo Giannuli, Donato Pivanti, segretario Cgil di Modena, e Paolo Bolognesi, presidente dell’Associazione familiari delle vittime della strage di Bologna. Condurrà il dibattito Mauro Sarti, giornalista e docente universitario. Altri incontri di presentazione del libro sono previsti per il mese di ottobre a Bologna e Ravenna. Argentovivo settembre 2008 Lo Spi in tv: un appuntamento da non perdere 3 Sommario 2| In breve •Carpi in festa per ristrutturare la sede Cgil • Un libro ricorda Bruno Trentin •Con LiberEtà al Festival di Mantova 3| In breve •Lo Spi in tv •Modena, Flamini presenta “Il sindacato scomodo” •Passaparola 5| Editoriale •In prima fila per i diritti e i valori Maurizio Fabbri Argentovivo settembre 2008 7| Attualità •Allarme sicurezza: dietro la propaganda, i tagli Luca Baldazzi 9| Urbanistica •La città sicura? Un progetto che comincia da spazi accessibili Michele Zanelli 12| Sanità e tutele 20| Dimensione Cgil 14| Attualità 22| Auser 15| Diritti 25| Territori e leghe •Iscriversi allo Spi è anche conveniente… a cura del Dipartimento Organizzazione •Non barattiamo i diritti con la carità Mirna Marchini •Basta morti sul lavoro: la Carovana è in viaggio a cura della redazione 16| Ricerche e Progetti •Lo Spi cresce nella società che cambia M. M. 17| Dal mondo •In Cina spunta la dolcezza del volontariato Oscar Marchisio 18| Generazioni •Genealogia delle identità ovvero la memoria del futuro Oscar Marchisio 11| Società •Il 7 ottobre: una giornata per la dignità del lavoro Sandra Pareschi •Libro verde sul Welfare: ma i diritti dove sono finiti? Franco Digiangirolamo •Forlì, l’informazione su pensioni e diritti viaggia in camper Gabriele Campodoni 26| Territori e Leghe •Bologna, una mano tesa per non restare “mai soli” Anna Maria Selini 27| Territori e Leghe •Faenza: cinquant’anni di lotte per una causa giusta a cura della redazione 29| Le stagioni della Memoria •2 agosto 1980: la strage di Bologna Gianni Flamini 27 14 7 •Truffe? No grazie, non ci casco a cura della redazione Non barattiamo i diritti con la carità Faenza: cinquant’anni di lotte per una causa giusta Allarme sicurezza: dietro la propaganda, i tagli 17 11 29 Truffe? No grazie, non ci casco 4 In Cina spunta la dolcezza del volontariato Due agosto 1980: la strage di Bologna La foto di copertina è di Paolo Righi-Meridiana immagini Argentovivo n. 9 - settembre 2008 Chiuso in tipografia il15/9/2008 la tiratura complessiva è di 8.000 copie Direttore responsabile: Mirna Marchini Vice direttore: Mauro Sarti In redazione: Roberto Melli, Luca Baldazzi, Anna Maria Selini, Paola Guidetti, Valentina Vecchiattini, Franco Digiangirolamo. Direzione e redazione Via Marconi, 69 - 40122 Bologna tel. 051294799 - fax 051251347 Amministrazione Via Marconi, 69 - 40122 Bologna Abbonamento annuo 22 euro Costo copia 3 euro Costo copia arretrata 5 euro Realizzazione a cura di Agenda www.agendanet.it Progettazione grafica EXPLOIT Bologna - Via Dell’Arcoveggio, 82 Stampa a cura di FUTURA PRESS Proprietà EDITRICE DELLA SICUREZZA SOCIALE srl Associato UNIONE STAMPA PERIODICI ITALIANI Editoriale In prima fila per i diritti e i valori Maurizio Fabbri Segretario generale Spi-Cgil Emilia-Romagna quella a cui oggi siamo di fronte è ancora più forte del previsto. Stiamo vivendo una crisi economica grave, le scelte sbagliate di politica economica del Governo, caratterizzate da tagli all’intervento pubblico, deprimono ancora di più il quadro congiunturale, impedendo qualsiasi possibilità di ripresa e, proprio in questo momento, si registra il massimo consenso nei confronti del Governo. È come non si cogliesse tanto il contenuto delle politiche, quanto la velocità di decisione e la capacità di comunicarla. S Argentovivo settembre 2008 Il nostro è un Paese che ci ha abituati a numerose contraddizioni, ma ta a noi offrire ai pensionati e ai cittadini una lettura precisa e di merito delle scelte economiche e politiche di questo Governo. E occorre reagire in fretta, spiegando le cose e invitando i pensionati a partecipare alla prima iniziativa autunnale della nostra categoria prevista per il 16 ottobre, in piazza a Bologna. È vero che la crisi economica non è soltanto italiana, sta colpendo l’Europa intera e tutto il mondo occidentale; dal bipolarismo stiamo passando a un’economia che vede in campo numerosi altri soggetti, i più importanti sono l’India e la Cina, che sovvertono le vecchie regole del mercato. Per questo tutti i Paesi del mondo occidentale hanno effettuato interventi pubblici a sostegno dello sviluppo, anche i più liberisti. La situazione italiana appare ancor più grave, in particolare sta aumentando sempre di più la divaricazione tra Nord e Sud del Paese, e non solo nell’economia ma nelle coscienze individuali e collettive. E se fino a poco tempo fa si pensava che comunque si sarebbe riusciti a “metterci una pezza”, oggi si è diffusa l’idea di una “irrecuperabilità” di alcune zone devastate dal mal governo e dalla criminalità. Come non bastasse si aggiunge un’altra contraddizione: la responsabilità per quest’Italia che arranca e non ce la fa ad uscire dallo stallo viene attribuita più al sindacato e alla sinistra che alla destra. Eppure Berlusconi è il politico che, dal 1994 a oggi, è stato più a lungo al governo e 5 Argentovivo settembre 2008 Editoriale 6 questo nessuno lo dice. Perché succede tutto questo? Perché molta gente – anche la “nostra” - riconduce tutti i mali, dai fannulloni all’impunità diffusa, anche al sindacato? Forse perché, in questa fase, da più parti definita di seconda globalizzazione, sono venute meno alcune pre-condizioni che avevano caratterizzato il pensiero collettivo. Da un lato si sta affermando sempre più una dimensione individuale basata sulla competitività: le persone, in profonda solitudine, non considerano più la solidarietà e la cooperazione come valori. Dall’altro la solidarietà generale rischia di perdere ancor più significato grazie a vere e proprie campagne contro “il diverso”, l’altro, la paura del terrorismo: si percepisce lo straniero come un intruso, un problema e non più come fonte di arricchimento. Di fronte a queste (che saranno le grandi sfide del nostro futuro) la destra non fa che appoggiare la conservazione dell’esistente, dando forma alle paure di una popolazione impoverita e chiusa in se stessa. Hanno fatto un lavoro in profondità attorno a questi temi, in particolare il ministro Tremonti. Nel suo ultimo libro, infatti, ha affrontato il nodo del liberismo in relazio- ne a quello della comunità con una lettura critica della globalizzazione: quest’ultima intaccherebbe la nostra comunità - l’Europa - la cui forza è basata sui grandi valori morali dell’Occidente, identificandoli nelle radici cattolico giudaiche, tanto care al Vaticano, in opposizione alle radici altrui. Si tratta di una risposta sbagliata e pericolosa, sbagliata perché i valori di libertà, che sono la vera forza dell’Europa, nulla hanno a che vedere con le radici cristiane, ma semmai con l’illuminismo; sbagliata perché se si associa una civiltà ad una religione è inevitabile che si giunga allo scontro di religione e di civiltà. È pur sempre una risposta però, perché prova a ricercare il primato della politica sull’economia. Risposta di “corto respiro” perché propone l’idea di un “territorio” chiuso, impaurito di fronte alle diversità che ci propone la società multietnica. La sinistra, invece, ha dato risposte che non sono risposte. Non ha capito che c’è una radicalità di pensiero che va risolta con altrettanta risolutezza: c’è bisogno di ricostruire il rapporto tra individuo, migrazione e globalizzazione, partendo dai valori. Dobbiamo ripartire, rilanciando con forza temi come l’accoglienza, la legalità, l’inclusione sociale e la solidarietà. Tutti temi contenuti nelle nostre piattaforme. I diritti di cittadinanza vanno allargati contrastando chi rimette in discussione queste scelte. Certo per noi è molto più complicato, perché andiamo in controtendenza dovendo tener conto delle risorse limitate a nostra disposizione, ed è anche per questo che oggi è così difficile “rimontare”. Dobbiamo essere inflessibili, quasi puntigliosi, sui valori. Dobbiamo tornare sul territorio per parlare e ricostruire i legami con le persone, ribadendo, per esempio, che la cittadinanza consente di esigere diritti e significa che lo Stato considera questi diritti validi per tutti i cittadini che abitano il nostro Paese. Spiegare ai giovani e anche agli anziani che escludere parti della società dai diritti di cittadinanza apre la strada ad avventure pericolose, che sappiamo possono portare a fenomeni ancor più gravi quali razzismo e xenofobia. Tutto questo sforzo va compiuto insieme ad un grande lavoro di ancoraggio ai contenuti: che la pubblica amministrazione debba essere efficiente e che nessuno abbia privilegi lo vogliamo anche noi. Vogliamo un welfare adeguato alle nuove esigenze, una scuola universale e di qualità e per fare questo – ne siamo consapevoli - servono risorse e vanno eliminati gli sprechi; ma un altro conto è ridurre lo spazio pubblico in favore del privato che lucra e favorisce chi può pagare, come vuole fare il Governo. Questo non possiamo permetterlo. Le iniziative dell’autunno saranno improntate ad ottenere un rinnovato rapporto con le persone, una ripresa dei valori e una riproposta dei nostri contenuti. La Cgil il 27 settembre darà il via ad una mobilitazione tesa a fare modificare al Governo l’indirizzo di politica economica, sociale e fiscale. Noi, pensionati dovremo esserci, ancora una volta, in prima fila. Avremmo preferito che la mobilitazione iniziasse insieme a CISL e UIL. L’analisi dei problemi è condivisa, noi pensionati abbiamo un’elaborazione unitaria, nazionale e regionale, su tutte le materie che riguardano le condizioni economiche e sociali dei pensionati e degli anziani. Piattaforme vere e proprie che hanno guidato la nostra mobilitazione e ci hanno consegnato i primi risultati positivi in questi ultimi anni. È questo “patrimonio”, che ripuntualizzato in questi giorni, ci consentirà di coinvolgere tutti i nostri pensionati negli attivi unitari e nelle mobilitazioni che realizzeremo per ottenere con il Governo, la Regione e i Comuni, nuovi risultati. Attualità Allarme sicurezza: dietro la propaganda, i tagli Intervista a Pietro Filippini, Segretario del Sindacato lavoratori di Polizia Cgil di Bologna D a una parte si lanciano proclami, si annuncia il pugno di ferro (soprattutto nei confronti di immigrati e categorie socialmente più deboli), si promettono tremila militari a pattugliare le città in appoggio alle forze dell’ordine. Ma con l’altra mano si tagliano i fondi statali, e in modo pesante, mettendo a rischio di fatto la possibilità di un’efficace tutela dei cittadini. E già accadono episodi come “l’assalto” a un treno da parte di un migliaio di ultras che, alla prima giornata del campionato di calcio, hanno costretto a scendere i viaggiatori con regolare biglietto, nella più totale impunità. Sembra essere questa la politica dell’ultimo governo Berlusconi in materia di sicurezza. Ma un conto sono gli annunci mediatici, un altro la realtà dei fatti e delle cifre. Per questo lo scorso 17 luglio tutti i sindacati delle Forze di Polizia e tutti i Cocer del comparto sicurezza e difesa (Carabinieri, Finanza, Esercito, Marina, Aeronautica) hanno lanciato un “Allarme sicurezza” dai toni molto forti. Tutti uniti, per la prima volta, i rappresentanti sindacali dei 500mila operatori della sicurezza e della difesa in Italia protestano contro le decisioni del governo. A partire da un dato: nel triennio 2009-2011 sono previsti tagli per oltre tre miliardi di euro sui capitoli di spesa della sicurezza e della difesa delle Amministrazioni dello Stato. Cosa significherà in concreto questo per le forze dell’ordine? E quali saranno le ricadute sui cittadini? Ne parliamo con Pietro Filippini, segretario del Silp Cgil, il sindacato dei lavoratori di Polizia di Bologna. Quali sono i motivi principali che vi hanno spinto a lanciare tutti insieme un “allarme sicurezza”? “L’allarme sicurezza nasce dalla constatazione che le politiche attuate da questo governo, a pochi mesi dal suo insediamento, vanno in netta controtendenza rispetto all’ob- biettivo dichiarato di collocare sicurezza e difesa in cima alle priorità quale premessa indispensabile per lo sviluppo del Paese. Tutti ricorderanno che uno dei perni principali della campagna elettorale del centro destra era stato proprio quello del contrasto alla criminalità facendo leva sulle paure della gente: non vi è dubbio che la questione sicurezza sia stata quindi fortemente strumentalizzata a fini politici. Adesso si affronta il problema Argentovivo settembre 2008 Luca Baldazzi 7 Argentovivo settembre 2008 Attualità 8 con soluzioni di facciata e di grande impatto mediatico, con misure che si riveleranno presto rimedi peggiori del male: solo per fare qualche esempio, si parla di creare nuove polizie regionali o locali, dell’istituzione di “ronde” cittadine e pattuglie private, di delegare ai sindaci poteri e competenze che inevitabilmente finiranno col sovrapporsi a quelli di prefetti e questori. Ecco, noi pensiamo che queste misure provocheranno una maggiore insicurezza nei cittadini. Peraltro nella recente manovra finanziaria (D.L. 112/2008 poi convertito nella legge nr. 133/2008), vengono introdotte disposizioni che penalizzano fortemente tutto il comparto sicurezza e difesa, con tagli alle risorse finanziarie e provvedimenti che colpiscono i lavoratori del settore. Ciò provocherà un ulteriore abbassamento del livello qualitativo di sicurezza, e a farne le spese saranno i cittadini”. Si parla, nel prossimo triennio, di una riduzione dell’organico di circa 40mila operatori tra Forze di Polizia e Forze Armate. Dobbiamo aspettarci, di fatto, meno pattuglie in strada e un minore controllo del territorio? “Purtroppo i numeri parlano chiaro. Attualmente la sola Polizia di stato soffre una carenza di organico di 9030 unità; il blocco delle assunzioni rispetto ai pensionamenti (cosiddetto turn over), di fatto previsto dalla predetta legge finanziaria, produrrà un’ulteriore riduzione dell’organico, da qui al 2012, di 6689 unità e quindi porterà ad un deficit comples- anche quelle di accesso al pubsivo di 15.719 unità nella sola blico, che diventeranno sempre polizia. Si calcola, nel prossipiù fatiscenti. È stata inoltre mo triennio, una riduzione di prevista la riduzione del 50% circa 40.000 unità in tutto il all’anno degli stanziamenti decomparto sicurezza/difesa. stinati alla remunerazione delA parte la sicura riduzione le indennità connesse ai servidel numero di pattuglie per le zi esterni (servizi in strada e strade e la prevista chiusura di controllo del territorio); non di presidi delle forze dell’ordivi è stata de-tassazione del ne (gravissima si presenta la lavoro straordinario e/o delle situazione per la polizia straindennità accessorie; poi la dale), un tale provvedimento riduzione del 40% della retricomporterà il conseguente buzione accessoria in caso di innalzamento dell’età media malattia penalizzerà i lavoradegli operatori presso le quetori della sicurezza in maniera sture, i reparti territoriali, e addirittura superiore gli uffici delle speciaagli altri pubblici dilità. Le conseguenze, Sono in vista pendenti, perché le soprattutto per gamisure che indennità accessorie rantire tutti i servizi rischiano di costituiscono una esterni di controllo provocare un voce consistente nella del territorio (vomaggior senso busta paga. A ciò aglanti, scorte, polizia stradale, treni a lun- di insicurezza giungiamo che non è ga percorrenza ecc.) nei cittadini stata data attuazione al progetto di previche comportano nodenza complementevoli disagi e pesantare, quindi soprattutto i più ti turnazioni, sono facilmente giovani rischiano di andare immaginabili”. in pensione con circa il 50% dell’ultimo stipendio”. Quali altri conseguenze concrete avranno i tagli sulle riQuale giudizio dà il Silp sul sorse e le attività delle Forze provvedimento del governo dell’ordine? che invia i militari in appog“Sono stati previsti, nel prossimo gio per servizi di controllo triennio, tagli per oltre tre midelle strade? liardi di euro sui capitoli di spesa “Il nostro giudizio è assoludella “sicurezza” e della “difesa”. tamente negativo. I militari Questi tagli pregiudicheranimpegnati nella vigilanza no l’acquisto di autovetture, fissa dei cosiddetti “obiettivi di mezzi, di attrezzature utili sensibili” possono far recupeper lo svolgimento del serrare poliziotti e carabinieri ai vizio, il rinnovamento delle servizi di controllo nelle straarmi in dotazione, l’acquisto de, ma i soldati non possono di munizioni e delle uniformi; essere impiegati in attività di ma saranno seriamente compolizia e di ordine pubblico: promesse anche le attività di hanno competenze e professioaddestramento, i corsi di fornalità diverse da quelle degli mazione, nonché le attività di operatori delle forze dell’ordiordinaria manutenzione degli ne, e le nostre città non sono uffici e delle infrastrutture, certamente teatro di guerra. Quella attuata dal governo appare più come un’iniziativa propagandistica che non riuscirà ad incidere seriamente sui problemi della sicurezza urbana; si rischia anzi – lo ripeto – di provocare un maggiore senso di insicurezza tra la gente. Dobbiamo fare molta attenzione a non abituarci, poco alla volta, a rinunciare a spazi di libertà e a fondamentali diritti individuali in nome di una certa idea di sicurezza e di autoritarismo, che di fatto ci renderebbe più insicuri. Pensiamo che si debba invece puntare sul controllo del territorio attraverso interventi duraturi e condivisi, con presidi decentrati delle forze dell’ordine, stimolando la partecipazione della gente con politiche di inclusione; sull’istituzione del vigile di quartiere per una capillare e più profonda conoscenza del territorio; su un maggiore coordinamento e integrazione operativa tra le forze di polizia che operano in ambito cittadino (nel rispetto e nella chiarezza piena delle competenze e delle funzioni); sul reale sostegno alle vittime dei reati. Un altro punto sul quale il Silp insiste da tempo è la certezza della pena. È necessario abbreviare i tempi e snellire le procedure dei processi per evitare rischi di scarcerazioni per decorrenza dei termini o prescrizioni dei reati. Bisogna inoltre rivedere i criteri in base ai quali vengono concessi sconti di pena e benefici vari a chi ha manifestato più volte una pericolosità sociale, e non possiamo condividere politiche di condono e di indulto fini a se stesse”. Urbanistica Michele Zanelli Responsabile del Servizio Riqualificazione Urbana Promozione della qualità architettonica Regione Emilia-Romagna Il PAR: idee per una società più vivibile Con questo numero intendiamo aprire una finestra sul PAR (“Piano di azione per la comunità regionale. Una società per tutte le età: invecchiamento della popolazione e prospettive di sviluppo”). Lo Spi continua a ritenerlo uno degli strumenti di programmazione più innovativi di cui la regione si è dotata. Ricordiamo inoltre che il Piano d’Azione, da documento programmatico, si è trasformato, dopo ripetuti confronti sindacali, in delibera regionale e dunque in strumento operativo. Che fa dell’integrazione presupposto essenziale per il suo funzionamento e obiettivo politico strategico da perseguire con costanza e coerenza e del dialogo, tra i soggetti sociali ed istituzionali, la metodologia con cui renderlo attivo. Il PAR ha dato luogo ad un confronto, attivatosi presso la presidenza della Regione, su cui il sindacato dei pensionati porta la piena titolarità di rappresentanza. In diversi articoli abbiamo dato conto dei risultati importanti ottenuti, delle azioni concrete ed innovative che si sono potute avviare in virtù della collaborazione che si è costruita tra i vari assessorati. A partire da oggi vorremmo incominciare a dare voce direttamente alle cose di cui si discute concretamente agli incontri. Il 23 luglio il confronto si è svolto principalmente sui temi della sicurezza, affrontati da diversi versanti. Vi proponiamo un articolo scritto da chi in quell’occasione ha sottoposto gli argomenti alla nostra attenzione. L a cronaca ci costringe a misurarci quotidianamente con episodi di violenza sempre più diffusi nelle zone urbane, in cui si estendono le “aree di nessuno”, gli spazi degradati che vengono percepiti come luoghi insicuri. È inutile esorcizzare il fenomeno come fosse la somma di episodi marginali, ma è ancora peggio enfatizzarlo per suscitare nella gente paure che giustificano poi provvedimenti liberticidi e singolarmente inutili. È molto meglio cercare di mettere in relazione aspetti “fisici”, territoriali, e motivazioni sociali del degrado che possono essere analizzati e affrontati con provvedimenti complessi di tipo integrato. Occorre raggiungere la consapevolezza che vi è un legame tra le trasformazioni urbane e i fenomeni di criminalità diffusa: l’ambiente costruito, lo spazio pubblico, il “paesaggio urbano” può influenzare non solo la sensazione di sicurezza dei cittadini, ma anche il rischio effettivo del diffondersi di episodi di criminalità e di degrado urbano. La Regione Emilia-Romagna ha sviluppato negli ultimi dieci anni un’esperienza diffusa sui temi della sicurezza urbana, basata su una cultura politica dei governi locali consolidata come prassi amministrativa e sostenuta da programmi regionali di finanziamento che hanno permesso la realizzazione di circa 400 progetti a livello locale. L’attenzione alla riqualificazione urbana come strategia determinante di prevenzione ha caratterizzato l’approccio alla sicurezza che la nostra Regione ha adottato: si pensi ai “progetti-pilota” che sono stati avviati all’inizio del 2000, attraverso i quali si sono potu- Argentovivo settembre 2008 La città sicura? Un progetto che comincia da spazi accessibili Rita Turati Segretaria Spi-Cgil Emilia Romagna 9 Argentovivo settembre 2008 Urbanistica 10 ti realizzare in tredici Comuni emiliano-romagnoli interventi significativi di recupero e di riqualificazione di ambiti urbani insicuri e degradati. In continuità con questa esperienza e grazie anche ad una positiva partnership sviluppatasi nell’ambito di un progetto europeo, “Safepolis”, è stato redatto e presentato lo scorso 20 giugno un manuale di “pianificazione, disegno urbano e gestione degli spazi per la sicurezza” che a sua volta è strumento applicativo di una norma recentemente approvata come Technical Report dal CEN (Comitato Europeo di Standardizzazione), che ha per titolo: “Prevenzione della criminalità attraverso la pianificazione urbana”. Autori del manuale sono gli stessi partner del Progetto Safepolis: il Dipartimento di Architettura e Pianificazione del Politecnico di Milano, che attraverso il Laboratorio Qualità Urbana e Sicurezza guidato da Clara Cardia è il coordinatore scientifico del progetto; l’IAU (Institut d’amenagement et d’urbanisme della Regione de L’Ile de France); la Regione EmiliaRomagna attraverso i due servizi Politiche per la Sicurezza e Riqualificazione urbana. Questa pubblicazione è rivolta a tecnici, urbanisti, amministratori impegnati nella progettazione e nella gestione degli spazi pubblici, perché assumano il criterio guida della sicurezza come parametro determinante per la qualità urbana e per lo sviluppo sostenibile delle città. Tanti dei problemi di sicurezza che ci troviamo a fronteggiare oggi derivano da errori urbanistici del passato, dalla incapacità di essere lungimiranti e di prevedere le conseguenze negative di una scelta urbanistica. Partendo quindi dalla analisi dell’impatto, positivo o negativo, che le scelte urbanistiche possono generare sulla sicurezza, il manuale propone una serie di criteri empirici per la pianificazione, la progettazione e la gestione degli spazi urbani, con particolare riguardo agli interventi di trasformazione e riqualificazione. Inoltre, per rendere efficaci tali criteri, il manuale suggerisce una procedura di attuazione per l’ente locale, che parte dalla individuazione di un gruppo di lavoro multidisciplinare per la sicurezza e definisce un percorso partecipato con i cittadini per l’analisi delle azioni da intraprendere, per il controllo delle diverse fasi di progettazione, per la valutazione dei risultati. La semplice elencazione dei paragrafi è significativa del taglio pragmatico degli argomenti proposti per la pianificazione e il disegno degli spazi urbani: • tenere conto delle reti sociali esistenti e dell’impatto dei cambiamenti; • integrare i nuovi edifici nel contesto e creare continuità con la città esistente; • garantire l’accessibilità ed evitare la creazione di enclave; • pianificare le funzioni urbane per generare vitalità e controllo sociale; • tenere conto dei tempi delle attività previste per garantire una presenza continua; • garantire un corretto mix sociale e una adeguata densità urbana; • evitare le barriere fisiche e garantire continuità del tessuto urbano e dei percorsi; • conferire attrattività agli spazi pubblici per incentivare il senso di appartenenza. Sono solo alcuni esempi di un approccio alla sicurezza che richiama il concetto di territorialità, ossia di identificazione dei luoghi da parte dei cittadini: anche esercitando il loro senso estetico, si incentiva la cura degli spazi della città e li si preserva dal degrado. In questo approccio ad una pianificazione di una “città sicura per tutti” è centrale il concetto di accessibilità, che va inteso in senso molto ampio come requisito di qualità del progetto urbano. Un ambiente sicuro è costituito da luoghi sicuri collegati da percorsi sicuri: perciò le strade, le piazze, i punti di interscambio, i parcheggi, i percorsi pedonali e ciclabili, i terminali del sistema di trasporto pubblico debbono essere elementi di un unico progetto di continuità che garantisca a tutti i cittadini, di qualsiasi età e condizione sociale, una completa fruibilità. La sicurezza personale di ogni cittadino è il risultato complesso di una interazione reciproca che rende l’ambiente urbano confortevole e rassicurante. Attualità Società Truffe? No grazie, non ci casco Furti e truffe sono in aumento, soprattutto ai danni della popolazione anziana. Ma prevenire e difendersi da questi reati è possibile, se si esce dalla solitudine e dall’isolamento, ci si informa e ci si organizza. Uno strumento utile è senz’altro la guida “Non ci casco”, pubblicata dallo Spi Cgil in collaborazione con Federconsumatori, Sindacato lavoratori di Polizia Cgil e Auser, nel quadro del più ampio “Progetto sicurezza anziani”. Un libretto vademecum che contiene molti consigli e indicazioni pratiche su come comportarsi in tante situazioni quotidiane. Con l’invito a difendersi al meglio dai potenziali truffatori, ma anche a conquistare ambienti di vita più sicuri e una cultura della legalità più forte. Per vivere con più serenità. Iniziamo da questo numero di “Argentovivo” a pubblicare a puntate alcuni estratti del testo: consigli utili che andranno a formare, tutti insieme, un piccolo manuale contro i “signori della truffa”. La guida “Non ci casco” si può anche scaricare dal sito web dell’Auser, www.auser.it. Furti e truffe Borseggi In luoghi affollati (autobus, metropolitana, mercato, feste patronali, sagre, ecc.) i borseggiatori spesso operano in gruppo, spintonando, urtando, per poi allontanarsi rapidamente. Consigli Dopo un prelievo di danaro presso la banca o l’ufficio postale non dilungarti sulla strada del rientro e non fermarti a parlare con sconosciuti. Non tenere grosse somme di denaro all’interno della borsetta oppure del portafoglio. Quando esci, tieni nella borsa i documenti e le chiavi di casa separati dai soldi. Conserva in casa una fotocopia dei documenti che possono essere smarriti e/o sottratti (la carta d’identità, il passaporto, la patente di guida, il libretto della pensione, le tessere del bancomat, le carte di credito) per rendere più facile l’emissione del duplicato o del nuovo documento da parte degli uffici competenti. TRUFFE SUCCESSIVE AI PRELIEVI Argentovivo settembre 2008 Come difendersi da raggiri e imbrogli / 1 Dopo un prelievo consistente di danaro può accadere di essere contattati da persone che si spacciano per dipendenti dell’istituto bancario oppure dell’ufficio postale. Con false affermazioni (controllo delle banconote che sono state consegnate, presunti errori a tuo svantaggio) si fanno consegnare il contante. In genere i truffatori operano in coppia e una delle due persone distrae la vittima prescelta, con richieste varie o con una piacevole conversazione. ATTENZIONE! Nessuna banca manda i dipendenti a casa dei clienti per “servizi” di questo tipo. 11 Assicurazione infortuni Iscriversi allo Spi è anche conveniente… Tabella dei sinistri e degli im Provincia Argentovivo settembre 2008 a cura del Dipartimento Organizzazione Spi Cgil Emilia-Romagna 12 L o Spi-Cgil, con una convenzione valida su tutto il territorio nazionale, assicura i propri iscritti in caso di infortunio di qualsiasi natura professionale o extraprofessionale. Per gli iscritti l’assicurazione è gratuita, i costi per l’attivazione della polizza sono a totale carico del Sindacato pensionati, che in questo modo tutela chi temporaneamente è colpito da un evento invalidante. Occorre essere iscritti allo Spi al momento del verificarsi dell’evento per poter accedere ai benefici previsti dalla polizza. Con l’invecchiamento aumenta la probabilità di cadute o di infortuni domestici, e sappiamo che nessuna assicurazione copre i rischi derivanti da infortuni oltre una certa età. La polizza prevista dalla convenzione Unipol-Spi non prevede limiti di età ma la sola iscrizione allo Spi-Cgil quando si verifica l’evento invalidante. È importante che tutti gli iscritti siano informati dei benefici che la convenzione prevede, pertanto pubblichiamo di seguito le condizioni per accedere all’indennizzo e gli importi giornalieri delle indennità erogate. Pubblichiamo anche a parte una tabella riassuntiva degli infortuni indennizzati in Emilia Romagna negli ultimi quattro anni per singola provincia. 2004 Iscritti SPI/ CGIL PIACENZA 20.030 PARMA 40.499 REGGIO E. 67.933 MODENA 68.137 BOLOGNA * 116.952 FERRARA 57.822 RAVENNA 46.463 FORLI’CESENA 33.394 RIMINI 25.650 TOTALE 476.880 * Comprende il territorio di Imola Numero sinistri 21 261 472 462 1.089 464 565 250 181 3.765 Totale pagato in euro 2.919 37.630 64.897 64.864 156.395 71.202 84.206 34.790 28.861 545.766 Assicurazione infortuni porti indennizzati in Emilia-Romagna nel periodo 2004 – 2007 Iscritti SPI/CGIL 20.012 40.395 67.672 67.684 116.297 56.958 46.775 33.242 25.767 474.802 Numero Sinistri 21 268 433 459 1.094 433 484 205 211 3.608 2006 Totale pagato in euro 2.611 36.505 71.976 67.474 157.018 67.760 75.094 30.004 33.050 541.494 Iscritti SPI/CGIL 20.036 40.105 67.706 67.447 115.227 54.742 46.800 33.318 24.856 470.237 Numero sinistri 19 253 392 448 1.119 445 542 211 200 3.629 2007 Totale pagato in euro 2.084 33.415 53.182 71.828 114.069 69.072 72.195 33.161 30.704 480.432 Iscritti SPI/CGIL 20.090 40.472 67.609 67.232 113.517 51.598 46.461 33.134 24.801 464.914 Numero sinistri Totale pagato in euro 26 232 346 463 1.035 449 536 208 197 3.492 3.556 33.659 54.970 72.940 152.753 73.130 84.498 33.520 31.721 540.751 Cosa prevede la convenzione Unipol-Spi/Cgil Argentovivo settembre 2008 2005 -- Un’indennità di € 16,50 per ogni giorno di ricovero ospedaliero a seguito dell’infortunio subito. -- Un’indennità giornaliera di € 11,00 per l’applicazione di un’ingessatura, fasciatura contenitiva, o altro mezzo di contenzione comunque immobilizzante. -- L’indennizzo spetta anche quando vi sono fratture (bacino, femore, costole, coccige) che non necessitano di ingessatura o altri mezzi immobilizzanti, purché siano accertate radiologicamente e solo per il periodo di guarigione previsto dall’Istituto di Cura. -- Il periodo indennizzato sarà conteggiato cumulativamente con un massimo di 15 giorni per infortunio. -- I primi 5 giorni non sono indennizzabili. -- Occorre denunciare il sinistro entro 30 giorni dalla data di dimissione dell’Istituto di Cura. Per la denuncia, gli iscritti o i loro familiari dovranno rivolgersi alle strutture (Lega più vicina) dello Spi sul territorio e preparare i seguenti documenti: • Copia della tessera SPI-CGIL dell’anno in corso. • Copia di un documento di riconoscimento. • Certificato rilasciato dall’Istituto di Cura che indichi in modo chiaro la data del ricovero e della dimissione e i motivi del ricovero (diagnosi). • Nel caso di ingessatura o altro mezzo immobilizzante equivalente, la documentazione dovrà specificare il mezzo di contenzione applicato e la durata del periodo prescritto. • Nel caso di fratture che non comportano mezzi di contenzione (bacino, costole, femore coccige), dovrà essere presentato il referto medico comprovante la frattura e il periodo di guarigione. • Per casi particolari potrà essere richiesta la cartella clinica completa. 13 Attualità Non barattiamo i diritti con la carità Mirna Marchini Segretaria SPI-CGIL Emilia-Romagna Argentovivo settembre 2008 S 14 i avvicina l’autunno, e con la ripresa dell’attività, gli appuntamenti un po’ rituali, ma pur sempre attesi quali il Meeting di Rimini, la Festa Nazionale dell’Unità, quest’anno la prima festa del PD. Sono le prime occasioni in cui politici, uomini di governo e mondo sociale s’incontrano, si confrontano, riallacciano i fili di una discussione che le ferie hanno lasciato in sospeso. Purtroppo non sono andati in ferie i gravi problemi che tante persone e tante famiglie vivono grazie alla crisi economica e alle scelte sbagliate che il IV° governo Berlusconi ha approvato nei primi cento giorni. Se n’è parlato con Carla Cantone, Segretaria Nazionale dello SPI, Romano Bellissima, Segretario Generale della UILP, Loreno Coli, Segretario Regionale FNP Toscana, e con l’ex ministro del Lavoro Cesare Damiano a Firenze, nell’ambito di una iniziativa promossa alla Festa Nazionale del PD dal titolo “Le politiche per gli anziani, una priorità per il Paese”. Apre Carla Cantone, ripar- tendo da dove siamo rimasti: il decreto Damiano, emanato qualche settimana prima della caduta del governo Prodi, che riconosce i Sindacati dei Pensionati come soggetti politici e contrattuali e istituisce il tavolo di confronto per le pensioni. Oggi quel tavolo non è stato attivato. A fronte dell’emergenza pensioni, aggredite negli anni dalla perdita del potere d’acquisto, da una pesante pressione fiscale e da un carovita inarrestabile, il Governo non risponde concretamente, con interventi di carattere strutturale, ma propone unicamente un po’ di assistenza ai più deboli, attraverso la social card. Riprende l’argomento Romano Bellissima, Segretario UILP, ribadendo che a fronte della gravità della situazione vi è una “disattenzione” di questo Governo e che la soluzione non può essere la riattivazione della carta dei poveri di antica memoria, ma occorre ripristinare i diritti. E proprio di diritti parla la piattaforma nazionale dei Pensionati in coerenza con le battaglie portate avanti in questi anni, i cui primi parziali risultati sono venuti con l’accordo sul Welfare del 23 luglio 2007 che ha istituito la quattordicesima a partire dalle pensioni più basse. Ci sono delle priorità che devono essere affrontate immediatamente quali il recupero del potere d’acquisto delle pensioni, la legge sulla non autosufficienza - l’Italia è l’unico Paese in Europa a non avere una legge adeguata per le disabilità - e poi la riduzione della pressione fiscale che strozza pensioni e salari. L’onorevole Cesare Damiano, dopo avere riconosciuto che l’unità delle Organizzazioni Sindacali ed il confronto, a volte anche aspro, hanno prodotto dei risultati apprezzabili che avevano bisogno di coerenza e continuità per essere in grado di affrontare i gravi problemi, ha denunciato la politica demagogica e populista del governo Berlusconi che esclude sia il confronto con il Sindacato che il percorso democratico di coinvolgimento del Parlamento. Ha suscitato molta simpatia quando ha paragonato il ministro dell’Economia Giulio Tremonti a Superciuk, un eroe dei fumetti che rubava ai poveri per dare ai ricchi, perché i costi della Robin Tax come era prevedibile li stanno pagando i cittadini e i consumatori, la stessa abolizione dell’ICI non è stata fatta nel segno dell’equità, le modifiche al mercato del lavoro e agli interventi sulla sicurezza premiano le imprese e compromettono i diritti conquistati dai lavoratori. L’affollatissimo padiglione dove si è svolta l’iniziativa ha applaudito Carla Cantone, quando nelle conclusioni ha richiamato la necessità di una mobilitazione dei pensionati a partire dalle prossime settimane. L’autunno caldo dei pensionati è alle porte. Diritti Basta morti sul lavoro: la Carovana è in viaggio È partita da Venezia lo scorso 5 settembre, nell’ambito della Mostra internazionale del cinema. E proseguirà il suo cammino in tutta Italia passando per Fossano, Campello sul Clitunno, Molfetta, Marghera, Torino, Mineo, Casale... È la Carovana per il Lavoro Sicuro, un’iniziativa nata per promuovere la cultura della prevenzione degli infortuni e delle tragedie sul lavoro, della salute e della sicurezza come diritti di tutte le lavoratrici e i lavoratori. A promuovere questa campagna è Articolo 21, con l’adesione di Acli, Arci, Libera, Tavola della Pace, Fnsi, Anac, Comitato Nazionale per la libertà d’informazione e con la partecipazione di Cgil, Cisl e Uil e l’adesione di numerosi registi, giornalisti, parlamentari. Tra i primi a sottoscrivere l’iniziativa sono stati Giuseppe Giulietti di Articolo 21 e l’ex ministro del Lavoro Cesare Damiano. Con una serie di eventi, dibattiti e manifestazioni la Carovana farà tappa nei prossimi mesi nei luoghi che sono stati segnati da “morti bianche” e fatti tragici per la storia del lavoro: un modo per sensibilizzare l’opinione pubblica, dare visibilità ai lavoratori e alle Legislativo n. 81) voluto dal golavoratrici e alle loro concrete verno Prodi, stentiamo a ragcondizioni, a partire dall’elegiungere in Italia gli obiettivi mentare diritto a tornare a di abbattimento del rischio, casa integri. fissati dall’Europa. Dietro alle Nelle aziende, infatti, avvenstatistiche, per loro natura arigono ogni giorno incidenti e de, esistono persone, famiglie, infortuni mortali, e il lavoro volti, con il loro carico di sofcontinua a provocare malatferenze, di improvvisi tie professionali. Nel vuoti esistenziali, di 2006, secondo i dati smarrimento. Tuttadell’Inail, sono morte L’iniziativa via il tema del lavoro sul lavoro 1341 persoattraverserà e dell’integrità psicone. Nel 2007 ne sono l’Italia per fisica delle persone morte 1210, con una promuovere la stenta ad affermarsi diminuzione di quasi il 10%. Ma nonostante cultura della nel dibattito politico prevenzione e sociale, nel mondo questo miglioramento, della comunicazione che è anche frutto dele della cultura. Venla lotta al lavoro nero, gono enfatizzati i casi più eclaalla precarietà e delle nuove tanti, ma si dimentica la realtà norme contenute nel Testo quotidiana, quando questa è Unico su “Salute e Sicurezza lontana dai riflettori nei luoghi di lavoro” (Decreto L’appello lanciato dalla Carovana è invece a non dimenticare. E l’iniziativa sarà portata avanti non solo attraverso una denuncia, ma con precise richieste alle forze politiche, sociali, della cultura e dell’informazione. Sono quattro i punti chiave: non abbassare la guardia nella lotta contro il lavoro nero e la precarietà; applicare, gestire e migliorare le norme contenute nel protocollo sul Welfare del 23 luglio 2007 e nel Testo unico sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro; attuare la delega sui lavori usuranti entro il 31 dicembre 2008; promuovere una grande campagna mediatica per una cultura della prevenzione. “Per una vera civiltà del lavoro – hanno sottolineato i promotori della Carovana – occorre innanzitutto difendere e applicare le leggi esistenti. Il lavoro è vita”. Non casuale la scelta di partire da Venezia: alla Mostra del cinema, come annunciato dal direttore Marco Muller, un’intera sezione è stata dedicata a film e documentari sulle morti bianche. Protagonisti dell’evento due film che raccontano la tragedia alla Thyssen Krupp di Torino: “La fabbrica dei tedeschi” di Mimmo Calopresti e “Thyssen Blues” di Pietro Balla e Monica Repetto. Argentovivo settembre 2008 a cura della redazione 15 Ricerche e Progetti Lo Spi cresce nella società che cambia M. M. Argentovivo settembre 2008 L 16 o SPI dell’Emilia Romagna, dopo la conferenza d’organizzazione, ha convocato il quadro dirigente del territorio per un seminario di due giornate a Cà Vecchia. L’appuntamento “settembrino” si ripete da tre anni per discutere concretamente sui progetti da realizzare. Quest’anno il seminario è stato aperto da una giornata sul tema Le trasformazioni sociali: comprenderle – interpretarle in cui sono state messe a confronto quattro ricerche, promosse dallo SPI e presentate da Oscar Marchisio, scrittore e ricercatore, Maria Luisa Mirabile, ricercatrice Ires Nazionale e Simone Bartolino dell’Istituto di ricerca Aaster. Rita Turati, presentando i lavori, dice che la ricerca sociale può aiutare il Sindacato non solo a comprendere meglio la realtà, ma anche a costruire proposte politiche ed organizzative, percorsi partecipativi capaci di coinvolgere e includere, costruire reti, mettere a disposizione saperi, insomma piste di lavoro nuove per la Cgil, lo Spi, il Sistema dei Servizi. Due ricerche fanno riferimento agli iscritti: una fotografa l’identità dei nuovi iscritti, cosa li ha spinti all’adesione e cosa chiedono, l’altra mette a fuoco la peculiarità dell’anziano dal punto di vista della rappresentanza politica e della cittadinanza. Le altre due ricerche affrontano la relazione tra l’invecchiamento, le modalità e la qualità della partecipazione individuale e collettiva dei pensionati alla vita sociale e il valore che i pensionati attribuiscono al lavoro svolto e al nuovo status di pensionati. Riccardo Terzi, Segretario Nazionale SPI, ha concluso la prima giornata, sollecitando i gruppi dirigenti del Sindacato a misurarsi con la fatica di conoscere, per intervenire sulla realtà, interpretarla e modificarla. Il territorio, dove vivono le persone, è il luogo dove si aprono i conflitti e si scaricano le contraddizioni: il sindacato deve sapere rispondere anche con politiche organizzative che valorizzano i quadri dirigenti che lì operano. Lo SPI, che in Emilia Romagna conta quasi 300 leghe, ha deciso di investire risorse nel territorio, definendo tre progetti con forte valenza confederale, che sono stati illustrati da Rosario Zito nella seconda giornata di seminario: il progetto Accoglienza, il progetto Città capoluogo di territorio, ed il progetto di Strutturazione dei coordinamenti distrettuali confederali. Progetti che vanno accompagnati da una robusta azione formativa. Per il terzo anno consecutivo sono stati analizzati i dati sui nuovi iscritti. I risultati dei primi 6 mesi segnalano scostamenti indicativi e sorprendenti, che potrebbero modificarsi nella seconda parte dell’anno. Non va dimenticato che sono intervenuti cambiamenti normativi per l’accesso al pensionamento che pesano sui risultati del tesseramento. I dati più significativi riguardano l’aumento dei nuovi iscritti rispetto all’anno scorso (3.843 in più). Diminuiscono coloro che si iscrivono per la prima volta allo Spi e alla Cgil - 7,99% sul 2007 e – 13,11% sul 2006, mentre aumentano di pari percentuale gli iscritti Spi che in attività lavorativa erano iscritti alla Cgil. Una conferma che il lavoro portato avanti in questi anni ha prodotto risultati quantitativi di rilievo, confermati anche dal lavoro quotidiano di proselitismo che è fatto nelle leghe. Si restringe, fra i nuovi iscritti la presenza femminile: la diminuzione è più marcata nella fascia di età fra i 60 e i 65 anni, dove sono concentrate le modifiche più rilevanti alle norme pensionistiche. È ancora alta la percentuale degli ex lavoratori autonomi che s’iscrivono allo SPI (20,20% sul totale dei nuovi iscritti). Affidabilità della CGIL, accoglienza, tutela, capillarità e continuità della presenza dello Spi nel territorio avvicinano anche questo frammento del mondo del lavoro. Sono stati analizzati solo i primi sei mesi: i dati sono confortanti, occorre consolidare questo risultato. Danilo Barbi, Segretario Generale Cgil Regionale, e Carla Cantone, Segretaria Nazionale Spi, hanno chiuse le due giornate parlando dell’attualità politica sindacale. Dal mondo In Cina spunta la dolcezza del volontariato O. M. D “dolcezza”. C’è anche infatti una Cina più attenta ai valori sociali che alle fredde dinamiche dell’economia, certo sinora è sotterranea e meno visibile ma ormai solidamente attiva. Si è vista in una situazione critica come il dopo terremoto nel Sichuan aprirsi la breccia del volontariato come evento epocale e ormai irreversibile anche in Cina. Infatti dopo un momento di incertezza e forte preoccupazione, come avviene da parte del governo cinese per ogni manifestazione collettiva non preordinata, si è lasciato che il flusso di giovani volontari continuasse ad arrivare a Sichuan ed appoggiasse esercito e amministrazione nel difficile lavoro di soccorso. Un po’ come dopo l’alluvione di Firenze, quando si espresse una superba azione di solidarietà con la città da parte di migliaia giovani volontari. Ma non solo nel Sichuan si esprime questa nuova fase di volontariato sociale, anche a Beijing è nata una Ngo (organizzazione non governativa) che si batte contro il disagio giovanile ed in particolare in relazione al problema droga. La “Base contro la Droga” della Municipalità di Beijing è una Ngo che agisce proprio sul recupero dei drogati puntando alla Musicoterapia, alla forme di comunità proprio attraverso volontari che realizzano cosi sul campo uno dei primi interventi “dolci” nel sociale in Cina. Volontari come espressione delle socialità diventano la spia di un cambiamento profondo della realtà cinese, diventano il segnale che il potere non esaurisce la complessità della società ma che questa attraverso mille canali, anche i più imprevisti, inizia a tradurre in azione la sua vitalità e la sua “dolcezza”. Di fronte a ciò addirittura anche l’arcigno governo cinese ha fatto un passo verso la visibilità dei problemi sociali: infatti è da un mese che i drogati non sono più considerati degli illegali, ma con una nuova legge del Congresso del Popolo sono “valutati come pazienti”. Inizia un quadro di riconoscimento dei problemi della droga e della vicenda umana critica e autonoma. Anche in Cina il capitalismo porta non solo produttività e mercato, ma anche la fragilità e la “dolcezza” del sociale. Argentovivo settembre 2008 i fronte alle solite immagini di una Cina muscolosa e economicamente invincibile, abbiamo anche segnali di fragilità e di Pillole d’Europa a cura di Livio Melgari Dipartimento internazionale Spi La Giornata europea Il 9 maggio 1950, quando lo spettro di una terza guerra mondiale ancora angosciava tutto il mondo, a Parigi Robert Schuman, ministro francese degli Affari Esteri, con il suo amico e consigliere Jean Monnet, proponevano di dar vita a una Istituzione europea sovrannazionale a cui affidare la gestione delle materie prime che, all’epoca, erano il presupposto di qualsiasi potenza militare, il carbone e l’acciaio. I Paesi chiamati a rinunciare alla sovranità nazionale sul “nerbo” della guerra uscivano da poco da un conflitto spaventoso che aveva seminato innumerevoli rovine, materiali ma soprattutto morali, odi, rancori, pregiudizi. Trentacinque anni dopo, nel 1985 a Milano, i capi di Stato e di Governo decidevano di festeggiare la data del 9 maggio come Giornata dell’Europa. 17 Generazioni Genealogia delle identità ovvero la memoria del futuro Argentovivo settembre 2008 Oscar Marchisio Ricercatore sociale 18 L a costruzione delle identità passa attraverso le differenti generazioni per definire la forma e la complessità dell’identità attuale. Significa scavare e leggere nelle memorie passate per trovare ed enucleare i fattori “generativi”, cioè enucleare i codici che permettono di esistere in quanto soggetti sociali e biologici. Infatti tra una generazione ed un’altra si negano dei simboli e si trasmettono dei valori, anzi è proprio dalla continuità e diversità che nasce lo spazio per la costituzione dell’identità. Si può quasi dire che nello scambio fra generazioni la negazione dell’altro diventa il metodo per affermare il proprio ruolo e la propria storia. Si deve poter “raccontare” una storia per costruire la profondità del passato e dilatare la propria esistenza “individuale” nella mappa della memoria intergenerazionale. In fondo il “futuro” esiste quando la memoria gli lascia la profondità e la “distanza” creando il passato. Dentro a questo spazio la dimensione dei rapporti fra ge- Il paese di Gemmano (Rimini) nel settembre 1944, all’epoca del passaggio del fronte nerazioni acquista il sapore di uno scambio soggettivo e simbolico, mentre il sordo muoversi della biologia farebbe presumere un continuum omogeneo e ripetibile. Ci inventiamo la diversità e così apriamo la coscienza collettiva alla gioia del tempo e della sua “memoria” del futuro. In fondo siamo dei costruttori non di “orologi” ma di futuri e passati. Dentro a questi futuri e passati stanno la nostra identità e le nostre valigie di memorie. Per raccontare dobbiamo consegnare ad un’altra generazione la nostra differenza, dobbiamo “tradire”. Il passaggio da una generazione ad un’altra è sempre un “trade- re”, ovvero un consegnare valori e i linguaggi entro i quali ri-conoscersi e ri-leggersi. Infatti nell’etimologia di “tradizione” ritroviamo la stessa radice “traditum” di tradimento: infatti ogni costruzione di identità fra generazioni è insieme consegna di codici e tradimento degli stessi. La dimensione specifica del nostro lavoro di “scavo” delle memorie sta proprio nel riconoscere e attraversare lo spazio del “tradimento”. Ovvero la memoria collettiva, come traduzione delle storie individuali, diventa strumento di generazione ed alimentazione delle identità attuali e future quanto più esprime la biblioteca delle memorie. Una società senza “memoria” diventa subalterna e incapace di rappresentarsi il futuro. Per questo abbiamo trovato grande interesse nel “Laboratorio della memoria” attuato presso il Comune di Gemmano in collaborazione con “Il Posto delle Fragole”, dello Spi di Riccione, che ha come obiettivo “la storia e la memoria declinate al femminile”. L’idea base del progetto è quella di non disperdere il patrimonio rappresentato dai “racconti” delle storie delle donne e di raccoglierle perché siano fruibili dalle generazioni future. Una biblioteca di “racconti”, dun- nutrimento della coscienza di que, come filo conduttore della classe la famiglia, meglio “i genealogia delle identità. ricordi” della famiglia operaia. Infatti, come precisa Silvana È dunque molto curioso che si Cerruti nel documento relativo evinca come fattore determial “Laboratorio della memoria” nante la “coscienza di classe”, del 15/06/2004, il “raccontare piuttosto che la situazione di ha un effetto liberatorio e tefabbrica o il convinrapeutico” e da quecimento del delegato sto tessuto di memosindacale, i “ricordi” rie che rileggono il Il racconto delle lotte dei propri passaggio del fronte dell’ultima guerra dei ricordi è genitori. proprio a Gemmano, una forma di Questo momento apre comune della Roma- trasmissione una finestra molto gna, nasce “il labo- del sapere tra innovativa sul ruolo generazioni di “collante sociale” ratorio come luogo della famiglia opedi progettazione colraia, specie in una lettiva”, uno spazio situazione di “deserti“dove i semi delle ficazione mediatica”, per cui di idee attecchiscono e prendono fronte allo strapotere dei melentamente forma, maturano”. dia, come modelli del comando Questa apertura al racconto capitalista, si riapre la pagina come paradigma della medei “rapporti sociali” della rimoria, come intelaiatura dei produzione delle condizioni possibili ricordi, ritorna anche sociali della produzione come nell’inchiesta sviluppata dallo i terreni ove l’autonomia della Spi-Cgil in Emilia-Romagna, classe si esprime anche attradove in numerosi colloqui si verso il “ricordo”. sottolinea questo aspetto “del “Ricordo” infatti, provenendo racconto” come forma della dal latino “cor, cordis”, indica memoria, e della memoria correttamente la connessione collettiva entro cui si riconofra “memoria” ed “affetto”, scono due generazioni. Questo fra “memoria” ed emozioni, rapporto fra generazioni diper cui si conferma come la venta il terreno “generativo” trasmissione di un sapere dell’identità, proprio come si collettivo come la coscienza riconosce anche in una ricerca di classe sia più connesso ai diretta sui lavoratori meccaniluoghi delle “emozioni famici della provincia di Bologna, gliari” che non alla macchina dove emerge come luogo di sindacale o ai roboanti discorsi della politica. Prevale una possibile genealogia delle identità che, maturate attraverso la memoria, diventano visibili e capaci di conflitto sociale, passando attraverso le sotterranee vicende di “affetti” e “emozioni” che attraverso una “parola”, come precisa il poeta Edoardo Sanguineti, diventano capaci di “attraversare... il tempo” e generare prassi dopo averla “poeticamente custodita”. Argentovivo settembre 2008 Generazioni Bibliografia O. Marchisio, J.Andreetto (a cura di), Bologna Operaia, Socialmente, Granarolo dell’Emilia, 2007 E. Sanguineti, Mikrokosmos, Feltrinelli, Milano, 2004, pg. 300 Spi-Cgil Emilia-Romagna (a cura di), Identità in transito, Socialmente, Granarolo dell’Emilia, 2008 Un’altra immagine di Gemmano nel 1944 Spi-Cgil, Il posto delle fragole, Comune di Gemmano, “Laboratorio della memoria”, 15/06/2004 19 Dimensione Cgil Il 7 ottobre: una giornata per la dignità del lavoro Sandra Pareschi Ufficio Internazionale Cgil Emilia Romagna Argentovivo settembre 2008 L 20 a Confederazione Europea dei Sindacati-Ces ha deciso un percorso di forte impegno per la difesa delle condizioni di lavoro, dei diritti sociali, del diritto di sciopero e dell’autonomia sindacale, a partire dalla giornata di mobilitazione del 7 ottobre per “un lavoro dignitoso” (decent work), promossa dalla Confederazione Internazionale dei Sindacati-Csi. Sono previste La manifestazione europea per i salari dello scorso aprile a Lubiana una manifestazione a Parigi ge ad un quadro in cui non vi che dall’autunno deve vedere organizzata dalla stessa Ces sono progressi verso un’Euil sindacato in prima fila, con e altre iniziative da gestire in ropa Sociale, ma al contrario l’obiettivo di un riequilibrio ogni singolo Paese europeo. si affermano sempre di più tra mercato e politica sociale, Così, nella stessa giornata, le scelte che assumono come per modificare i provvedimenCgil Cisl e Uil hanno deciso di centrale l’impresa e il mercato ti iniqui e le scelte che si sono tenere ad Assisi una conferene favoriscono l’arretramento fatte e si stanno facendo a liza internazionale su “Diritti al della condizione dei lavoratori vello europeo, fino a lavoro, solidarietà e In programma e l’abbassamento delle coperpromuovere una magiustizia sociale”, con ture sociali. Le stesse ultime la partecipazione an- varie iniziative nifestazione a Brua livello eurosentenze della Corte di Giuxelles quando il Parche di rappresentanti stizia Europea (i casi Laval, sindacali dell’Ameri- peo contro le lamento verrà convoscelte che fanVicking, Rueffert) mettono al cato per discutere e ca Latina, dell’Africa centro l’interesse e la libertà e dell’Asia. Queste no arretrare decidere la Direttiva la condizione dell’impresa a scapito della sugli orari. iniziative fanno sedei lavoratori contrattazione collettiva e del Tale Direttiva infatti, guito alla campagna diritto di sciopero, sconfesse approvata nel testo sui salari, culminata sando le situazioni in cui negli attuale, fa scomparire nella partecipata maStati membri i lavoratori sono l’orario settimanale di lavoro, nifestazione europea a Lubiapiù protetti e hanno più diritti. porta i limiti a 65 ore e apre na dell’aprile scorso. È una deriva molto pericolosa, la strada alla contrattazione Tutto ciò rientra in un percorso che porta ad aumentare tra i individuale. Questo si aggiunpiù complessivo e continuativo ceti popolari l’ostilità all’Europa, che viene percepita come fattore di regresso e di insicurezza (in un contesto socioeconomico in rapido peggioramento). Connettere i temi del lavoro alle tematiche più “praticate” dai movimenti (ambientali, della pace, globalizzazione….) rappresenta in particolare per la Cgil una scommessa e insieme una necessità, che in questi termini sono poste anche al centro dei lavori del Forum Sociale Europeo, che si svolge in questi giorni a Malmöe in Svezia (18 - 21 settembre). La principale novità di questo forum è rappresentata proprio dal coinvolgimento dei Paesi scandinavi e del nord Europa, Un altro momento della manifestazione di Lubiana finora abbastanza marginali nel processo del Forum Sociale Europeo e più in generale distanti e poco interessati agli spazi di coordinamento di natura europea. Il titolo del Forum è “Fare l’altra Europa possibile: Est e Ovest insieme, costruendo alleanze per le lotte e le alternative”. Gli assi tematici spaziano dall’inclusione e diritti sociali/welfare, servizi pubblici e beni comuni per tutti e tutte, all’ambiente-clima e sovranità alimentare. Soprattutto parlano di un’Europa che dev’essere democratica, basata sui diritti e l’eguaglianza dei diritti, sul riconoscimento delle diversità. Un’Europa che operi per un mondo di giustizia, pace e solidarietà, in cui vi siano opportunità di lavoro degno, contro la precarietà e lo sfruttamento, in cui si costruiscano alternative economiche basate sui bisogni e i diritti delle persone. Un’Europa di inclusione e di uguaglianza per i rifugiati e i migranti, contro ogni forma di razzismo e di discriminazio- ne. Il programma comprende, oltre alle sessioni di apertura e chiusura, duecento seminari, dieci assemblee tematiche, una manifestazione al sabato pomeriggio, l’assemblea dei movimenti sociali, per lanciare le iniziative e le campagne dei prossimi mesi. La Cgil dell’Emilia Romagna è presente con una corposa delegazione. L’impegno nel Forum sociale europeo, come in quello mondiale, è una scelta politica che si è consolidata in questi anni e rappresenta una occasione di partecipazione di sindacati e di movimenti sociali per ampliare conoscenze, legami, costruire reti, connessioni sempre più necessarie. Importante inoltre l’attività promossa da “Lavoro in Movimento”, che ha proposto al Forum il tema “L’impatto sociale urbano dei processi migratori”, strutturato in tre capitoli: politiche urbanistiche ed abitative; politiche per un welfare inclusivo; politiche di coesione sociale fra lavoratori immigrati e locali. “Lavoro in Movimento” è uno spazio che nasce per iniziativa comune di alcune strutture della Cgil (Camere del Lavoro di Bologna, Brescia, Cosenza, Imperia, Reggio Emilia, Vicenza, Cgil di Roma e del Lazio, Dipartimento per le politiche internazionali, FIOM, FLC, Fondazione Di Vittorio, FP, Segretariato Europa) per condividere informazioni, conoscenze, relazioni, progetti e iniziative, soprattutto nell’ambito dei Forum sociali. Al Forum di Malmöe la partecipazione sindacale è più consistente e organizzata rispetto ai Forum precedenti (Firenze 2002, Parigi 2003, Londra 2004 e Atene 2006). La realtà del lavoro e le sue trasformazioni, l’attacco ai diritti, le riorganizzazioni delle multinazionali, le strategie, le lotte, hanno un posto di rilievo e vengono affrontate da diversi punti di vista, in Europa e nel rapporto tra Europa e Sud del mondo. Tra i temi centrali; l’Europa sociale; il diritto del lavoro (sentenze della Corte europea); l’impatto della globalizzazione sul sindacalismo europeo; il salario minimo (contrattazione o legge?); la flexicurezza e precarietà; il rapporto Est-Ovest; la questione migranti. Argentovivo settembre 2008 Dimensione Cgil Quando il lavoro è “decente” Decent work, ovvero lavoro produttivo liberamente scelto da donne e uomini, in condizioni di libertà, eguaglianza, sicurezza e dignità, secondo la definizione dell’Oil-Organizzazione Internazionale del lavoro. Quattro gli “assi” individuati come base per il lavoro dignitoso: il rispetto delle convenzioni internazionali sul lavoro; il lavoro produttivo liberamente scelto, con uguali opportunità e uguali diritti e una retribuzione adeguata alla dignità dei lavoratori e delle loro famiglie, che consenta lo sviluppo delle persone e l’integrazione sociale; la salute e la sicurezza nel lavoro e la protezione sociale per i lavoratori e le loro famiglie; la libertà di organizzazione e di contrattazione collettiva per tutti i lavoratori e tutte le lavoratrici. 21 Auser Libro verde sul Welfare: ma i diritti dove sono finiti? Franco Digiangirolamo Presidente regionale Auser Argentovivo settembre 2008 I 22 l libro verde che il ministro Sacconi (Lavoro, salute e politiche sociali) ha sottoposto alla consultazione pubblica, pomposamente chiamato “la vita buona nella società attiva”, è stato appropriatamente definito il “manifesto ideologico” del governo Berlusconi in materia di Stato sociale. È un documento che ipotecherà il confronto politico e sindacale dei prossimi anni e che impegnerà notevolmente anche le varie componenti del terzo settore, noi compresi, chiamati fortemente in causa. Un documento che delinea un modello di Stato sociale molto poco originale ma che si vuole più coerente con un modello economico di stampo neoliberista, nel quale si ridimensionano notevolmente le tutele dei diritti universali (nel lavoro, nei servizi socio sanitari, nella scuola, etc) e si scaricano sui cittadini, singoli o associati, i costi economici ed umani della soddisfazione di bisogni vecchi e nuovi. Un orientamento che non fonda la necessaria innovazione del Welfare sui bisogni vecchi e nuovi che emergono da una società in trasformazione, estendendo i diritti di cittadinanza, ma che si basa sulla riduzione dei diritti in bisogni, ridimensionando la solidarietà generale (per via fiscale), obbligando i cittadini a comperare i servizi sul mercato, oppure a investire con criteri mutualistici le proprie risorse e riservando agli “ultimissimi” la poco dignitosa carta dell’elemosina. Un modello economico e sociale già sperimentato in molti Paesi, a partire dagli Usa, e clamorosamente fallito, essendo riuscito solo a migliorare le condizioni dei ricchi e a peggiorare sia quelle già precarie dei poveri che quelle della classe media, come ormai perfino i più protervi e incalliti conservatori sono costretti ad ammettere. Tuttavia, è proprio la scarsa originalità e la chiarezza della strategia ipotizzata nel documento che lo rende molto pericoloso e, direi, anche insidioso. La seduzione che può esercitare sia all’interno di alcune componenti del terzo settore, che hanno salutato favorevolmente i contenuti del documento ancora caldo di stampa, che anche tra le forze politiche di opposizione, non risiede nella grezza e ideologica analisi della crisi del Welfare, ma nelle “parole chiave” utilizzate: “sussidiarietà, personalizzazione, solidarietà”. Parole che possono avere varie declinazioni e che rappresentano per tutti una sfida culturale e politica, cui si deve rispondere con proposte e iniziative qualificate e alternative da parte di quelle forze politiche e sociali ancora convinte che la differenza tra destra e sinistra sia tra chi lavora per concentrare potere e ricchezza e chi opera per ridistribuirli. Solidarietà. Se si fanno dipendere gli assegni sociali dalla vita lavorativa, se l’innovazione consiste nella social card, se si ipotizza di circoscrivere il contrasto alla povertà solo ai casi di povertà assoluta, si manifesta la volontà di trasferire un problema sempre più drammatico dalla sfera dei diritti a quella della carità pura e semplice, ben evidenziando qual è il contenuto concreto di questa parola. Personalizzazione. Se si propone l’estensione della copertura previdenziale ed assistenziale sui fondi complementari o sulla bilateralità, si propone di trasferire i rischi sociali (vecchiaia, salute, etc) dalla collettività agli individui che poi, con i loro denari e il loro tempo, si mutualizzeranno per ottenere con molta fatica ciò che prima era garantito. Nell’ottica proposta, si maschera con le parole “libertà” e “opportunità” una scelta obbligata mirata a difendersi dal ridimensionamento del sistema pubblico. Vita attiva. La semplificazione e la deregolazione ulteriore della gestione dei rapporti di lavoro e del collocamento, l’aumento a 62 anni dell’età della pensione, l’affidamento della formazione alle imprese etc, renderanno certamente molto attiva la vita dei cittadini, ma dubito che la rendano anche buona, come Berlusconi pensa possa diventare, quando avrà decretato il superamento della contrapposizione tra capitale e lavoro. Ma lo strumento principe che può rendere compatibile la sostenibilità economica del Welfare, il ruolo attivo delle persone e delle famiglie e la risposta ai bisogni crescenti dei cittadini è la sussidiarietà, ovvero un nuovo rapporto tra pubblico e privato, attraverso la quale si possono riorientare le sempre minori risorse destinate allo Stato sociale, promuovendo servizi (magari integrati e sul territorio) a basso costo, alta qualità, grande aderenza ai bisogni e massima flessibilità, sviluppare la società civile, la coesione sociale, l’autodeterminazione e autorganizzazione solidale, la produzione di beni comuni, e così via. Con queste ultime parole Berlusconi crede di essersi guadagnato il diritto di proclamare quella di Sacconi come unica proposta di sinistra (quando mai una sua proposta non viene dichiarata anche unica?), ben consapevole che in uno Stato meno preoccupato dei diritti dei lavoratori e dei pensionati quel capitalismo assistito e predatorio, che lui rappresenta benissimo, potrà contare su molte “attenzioni” per aumentare legalmente ed illegalmente i profitti e le rendite. Questa linea è confermata dalle politiche in materia sco- lastica, che si riassumono in chiusura di complessi scolastici nelle aree montane (oltre 120 in Emilia Romagna), riduzione del numero dei maestri e degli insegnanti con relativo aumento del numero di alunni per classe e la pratica eliminazione dell’appoggio agli allievi diversamente abili, così come è ribadita dalla riduzione dei trasferimenti di risorse agli Enti locali, che a fatica quest’anno potranno chiudere i bilanci. Facile predire come verrà declinata la sussidiarietà in questo contesto: gli enti locali chiameranno a raccolta le associazioni di volontariato e tutte le componenti del terzo settore non per definire il nuovo e necessario profilo di un Welfare inclusivo e partecipato, all’al- Argentovivo settembre 2008 Auser 23 Argentovivo settembre 2008 Auser 24 tezza dei tempi e dei bisogni, ma per ridurre il più possibile i danni prodotti dalle politiche di ridimensionamento dei servizi e dai processi di esclusione sociale in atto. Altro che nuovo rapporto pubblico-privato!!! Le associazioni rischiano di diventare unicamente un servizio di emergenza a costi sempre più bassi, o uno strumento necessario dei cittadini per “arrangiarsi” alla meno peggio!!! Anche l’Auser subirà i riflessi delle politiche che si stanno adottando, col rischio di dover arretrare verso un ruolo di supplenza al vuoto istituzionale, invece che avanzare lungo il cammino della qualificazione della progettazione sociale finalizzata alla inclusione sociale, alla partecipazione dei cittadini e alla produzione di coesione sociale. Per contrastare questo disegno avremo bisogno di più elaborazione e di più mobilitazione, e non solo delle forze sindacali ma anche delle istituzioni locali, delle forze politiche e di quella parte dell’associazionismo, e tra questi l’Auser, che ha come missione la promozione dei diritti dei cittadini. Per esempio, sulla questione della sussidiarietà dovremo abbandonare timidezze e riserve frutto di una concezione troppo statalista e difensiva delle strutture attuali dello Stato sociale, che non ci ha permesso di mettere a frutto il dettato costituzionale. Dobbia- mo convincerci che i cittadini singoli e associati “possono”, a determinate condizioni, essere produttori di beni pubblici (basterebbe come esempio la storia del movimento sindacale), che sostenerne l’iniziativa in un quadro di programmazione pubblica significa incentivare la vita democratica, la partecipazione attiva, e che proprio le organizzazioni sociali come il sindacato e il volontariato, che sono a contatto con i bisogni vecchi e nuovi dei cittadini, non possono limitarsi a rivendicare ma debbono impegnarsi nella progettazione sociale ed essere produttori di coesione sociale, di innovazione del Welfare, di partecipazione e di auto-organizzazione dei citta- dini e, soprattutto, che tutto ciò ha un senso se contrastiamo il processo di trasformazione dei diritti in bisogni e se ci facciamo carico di trasformare i bisogni in diritti. Ancora, sui fondi complementari in campo sanitario e sociale, occorre raccogliere la sfida e utilizzare le elaborazioni che abbiamo per rilanciare una idea di mutualità integrativa per servizi sociali e sanitari che parta dalla rivendicazione dei Livelli essenziali di assistenza sociale e sanitaria che non riducano le coperture pubbliche e che sia integrativa, contrastando fortemente l’idea di mutue che offrono le stesse prestazioni (per esempio le visite specialistiche) che dovrebbe offrire il sistema pubblico, pagando così due volte, con le tasse e con i contributi, la stessa prestazione. Non farlo, stare alla finestra, difendersi, significa assistere alla erosione carsica dei diritti, così come sta già avvenendo con alcuni contratti di lavoro. Per finire, credo che come Auser dobbiamo utilizzare il percorso congressuale che stiamo avviando in questi giorni per una riflessione attenta sulla nostra “missione” nel quadro politico che si profila, anche facendo sentire la nostra voce sia tra gli iscritti che nella società e, perché no?, anche mobilitandoci insieme a quelle forze che lottano per una società più egualitaria, solidale e coesa e qualificando sempre più la progettazione sociale sul territorio, d’intesa con altre associazioni di volontariato e di promozione sociale, i cittadini, le organizzazioni sindacali, gli enti locali. Territori e leghe Forlì, l’informazione su pensioni e diritti viaggia in camper Gabriele Campodoni Segretario territoriale Spi-Cgil Forlì mento”, un camper attrezzato di tutto punto per fornire la conoscenza necessaria a chi è già in pensione e non conosce lo Spi-Cgil di Forlì. L’iniziativa offrirà risposte a coloro che fossero alla soglia della collocazione in pensione e avessero necessità di co- Argentovivo settembre 2008 I l sindacato pensionati Spi-Cgil di Forlì, già questo settembre e poi nei prossimi mesi di ottobre e novembre, si recherà nei quindici comuni del territorio forlivese e nelle maggiori frazioni di ogni comune col camper dei “Diritti in Movi- noscere, di capire, di essere informati. Questa iniziativa che verrà attuata nei prossimi mesi, vuole avvicinare e mettere in contatto tutti coloro che per motivi diversi avessero difficoltà a recarsi nelle sedi sindacali. Per favorire maggiormente questi contatti con i pensionati e non pensionati, saranno effettuati percorsi idonei a toccare i comuni e le loro maggiori frazioni. L’iniziativa e i punti di transito e di sosta del camper “Diritti in Movimento” saranno adeguatamente preparati e annunciati per dare modo alle persone interessate di sapere quando sarà presente il camper per le informazioni. Sarà presente personale qualificato, in grado di dare la maggiore quantità d’informazioni, inoltre verrà distribuito materiale informativo specifico riguardante il vasto mondo del sistema pensionistico e del welfare sociale locale. Lo Spi di Forlì sta predisponendo un Questionario che verrà fatto compilare ai pensionati presenti nelle varie zone in cui sosterà il camper, col fine di avere un quadro preciso delle esigenze presenti in ogni comune, e che ci permetterà poi di costruire le richieste da presentare al Comune stesso e che dovranno essere affrontate nella successiva contrattazione. 25 Territori e leghe Bologna, una mano tesa per non restare “mai soli” Anna Maria Selini Spi Bologna Argentovivo settembre 2008 D opo Trieste, Bologna è la seconda città più “vecchia” d’Italia e, non a caso, è qui che a fine luglio è nata M.Ai.Soli, la prima associazione dei familiari delle persone non autosufficienti, promossa e fortemente voluta dallo Spi provinciale. M.Ai.Soli sta per “Mutuo Aiuto Solidale” e nel logo ha due mani che si intrecciano. “L’idea – spiega Bruno Pizzica, segretario dello Spi di Bologna – è quella di aiutare chi aiuta: informare, orientare, rendere consapevoli, assistere, colle- gare le famiglie con la rete dei servizi e tra loro, alleviando la solitudine che quasi sempre affligge e appesantisce chi si trova ad affrontare queste situazioni”. Quasi un terzo dei residenti sotto le Due Torri ha più di 65 anni, e di questi 32 mila hanno più di 80 anni. Cifra che, secondo le proiezioni demografiche del Comune, è destinata a salire nel 2020 a 50 mila, con il rischio conseguente di una vera e propria esplosione della non autosufficienza. Si calcola che in città, attualmente, siano circa 9 mila le persone non autosufficienti e di queste solo 3800 trovano una rispo- Sede e orari La sede di M.Ai.Soli è in via Andreini 2, nella lega di San Donato. Gli orari di apertura saranno: lunedì, martedì, mercoledì e venerdì dalle 9 alle 12. Telefono: 051/513239. 26 sta, parziale, nei vari servizi offerti dal sistema pubblico. Ed è da questa parzialità che nasce l’idea di M.Ai.Soli, come spiega il neopresidente, Giovanni Melli. “La solitudine delle famiglie che hanno una persona non autosufficiente è crescente – dice – e se non fossero loro a svolgere le funzioni di cura, il sistema sociale non terrebbe. Occorre valorizzarle, partendo dal riconoscimento, formale e sostanziale, della loro funzione, che deve diventare consapevole e soprattutto integrata con i servizi pubblici”. Tra gli obiettivi di M.ai.Soli ci sono il miglioramento dell’accesso per le persone che curano ai servizi, a sostegni e ad attività di consulenza anche legali. “Chi cura – aggiunge Melli - deve poter mantenere il proprio impiego, attraverso facilitazioni come la flessibilità dell’orario di lavoro, permessi retribuiti, congedi e il ricorso anche per brevi periodi al part-time. E poi deve avere accesso a servizi di sollievo, che possano permettergli di rallentare e recuperare le energie spese”. Ma come sappiamo, spesso, ad occuparsi dei non autosufficienti sono le assistenti familiari, le cosiddette “badanti”. Solo in città vi fanno ricorso 12-13.000 famiglie, un numero destinato a crescere parallelamente all’innalzamento dell’età e della speranza di vita, senza che vi sia ancora un corrispettivo impegno da parte del mondo politico: al “capitolo” assistenti familiari il Fondo Regionale per la non autosufficienza, infatti, destina solo lo 0.5%. Un rapporto delicato e spesso al limite della legalità è quello tra le famiglie e le badanti, a cui M.Ai.Soli intende dare una posizione centrale. Sono sempre più numerose le vertenze e i contenziosi che contrappongono i due soggetti e che, nella maggior parte dei casi, si risolvono in favore delle assistenti familiari. All’origine ci sono il conteggio delle ore di lavoro, giorni liberi, ferie e molti altri aspetti di un contratto che spesso i parenti o gli anziani non conoscono o, più o meno in buona fede, non applicano in maniera corretta. Per questo, l’associazione sta già lavorando - in accordo con la categoria della Cgil che rappresenta le assistenti familiari (Filcams) - alla stesura di un vademecum contrattuale: regole chiare e precise, finora assenti, ai quali tutti i soggetti chiamati in causa devono attenersi, pena la perdita del contenzioso. Territori e leghe a cura della redazione C inquant’anni di “lotte sindacali”, come recita il titolo dello storico giornale della Camera del Lavoro Cgil di Faenza. Cinquant’anni legati a filo doppio con la storia della città e del territorio, con i problemi, i diritti, le conquiste di chi ci vive e ci lavora: un bel libro appena pubblicato dalla Cgil di Faenza ripercorre e conserva questa memoria. Con i racconti, le voci, le foto e le testimonianze di operai, braccianti, sindacalisti, attivisti dalla Liberazione ad oggi. “Una causa giusta: la Camera del Lavoro di Faenza 19451995” è il titolo della pubblicazione (208 pagine di grande formato, 15 euro): ne parliamo con l’autore, il giornalista Angelo Emiliani. Come è nata l’idea di questo libro? “Dalla decisione di ricostruire la composizione dei gruppi dirigenti della Camera del Lavoro dalla Liberazione in poi. Non è stato facile, anche perché l’archivio è andato in parte distrutto. È subito apparso chiaro che non ci si poteva limitare ad un’elencazione di nomi, né circoscrivere la ricerca ai soli funzionari: è un dovere ricordare i tanti attivisti, delegati, membri delle Commissioni interne e dei Consigli di Fabbrica protagonisti di lotte dure e difficili per conquistare migliori condizioni di vita e di lavoro per tutti. Per comprendere il valore di questo impegno, è necessario conoscere il contesto in cui queste donne e questi uomini hanno vissuto e lavorato. Lo Spi e la Camera del Lavoro hanno creduto in questo progetto, hanno quindi insediato un gruppo di lavoro apposito che ha coordinato e seguito passo passo la ricerca e la realizzazione del libro. A Faenza la Cgil ha dedicato una speciale attenzione anche in passato alla sua storia, il lavoro per la conservazione della memoria continuerà”. Quale fu il ruolo del sindacato e in particolare della Cgil a Faenza nel panorama sociale del dopoguerra? “La Camera del Lavoro - allora unitaria - fu, assieme al Cln, il primo organismo a farsi carico delle immani necessità dei faentini appena passata la linea del fronte. C’era bisogno di lavoro, ma anche di alloggi, di medicine, di generi alimentari, di mezzi di trasporto. Poi le scissioni del ’48 e del ’49, lo scontro ideologico, le discriminazioni contro i militanti delle organizzazioni di sinistra e gli ex partigiani, le difficoltà di tenuta del gruppo dirigente. Ma anche negli anni più bui della divisione, il sindacato è stato un soggetto imprescindibile per l’affermazione dei diritti, per la difesa dei più deboli, nel sostenere un’idea di sviluppo che avesse i suoi pilastri irrinunciabili nella giustizia sociale e nelle libertà democratiche conquistate con la Resistenza e sancite dalla Costituzione. I pochi documenti rimasti di Argentovivo settembre 2008 Faenza: cinquant’anni di lotte per una causa giusta 27 Territori e leghe Argentovivo settembre 2008 quel periodo ci dicono un’altra cosa: che il filo della collaborazione fra Cgil, Cisl e Uil non si è mai interrotto”. 28 E negli anni ’60 del boom economico? “Proprio nei primi anni di quel decennio la Camera del Lavoro conobbe una fase di profondo rinnovamento. Soprattutto per iniziativa dell’allora segretario Mario Marabini si costituì un gruppo dirigente molto giovane, unito, determinato. Ciò consentì alla Cgil di assumere il ruolo di interlocutore imprescindibile per gli imprenditori, ma anche per le istituzioni, le forze sociali e politiche. E di ricucire con coraggio e tenacia i rapporti con le altre Confederazioni per promuovere assieme grandi iniziative per il superamento della mezzadria, per la contrattazione aziendale, per le riforme, sui temi dello sviluppo in ambito locale”. Arriviamo a tempi più recenti. Le battaglie per l’occupazione e i salari degli anni ’80, e le lotte allargate poi a temi come la legalità e la tutela dell’ambiente. Qual è stato l’impegno della Cgil a Faenza? “Gli anni ’70 e ’80 nel faentino sono stati segnati dalle grandi lotte delle ragazze dell’Omsa, contro l’arroganza padronale prima e per difendere il posto di lavoro in seguito. Poi le crisi della più grande fabbrica di ceramiche, del settore tessile e calzaturiero, le centinaia di lavoratrici e di lavoratori in Cassa integrazione e le difficoltà per i giovani di entrare nel mondo produttivo. È stato un periodo duro, segnato da risultati significativi e da sconfitte, da cambiamenti profondi che non sempre il sindacato ha saputo cogliere e fronteggiare. Senza le lotte unitarie, senza la capacità di coinvolgere la città e le istituzioni, a Faenza il prezzo che il mondo del lavoro avrebbe pagato sarebbe stato di sicuro più alto. Sono quelli anche gli anni della grande spinta all’unità sindacale che, seppure arenatasi nella tormentata esperienza della Federazione, ha rappresentato il punto più alto delle lotte, delle conquiste, del peso del sindacato in questo Paese. E delle straordinarie mobilitazioni contro il terrorismo e le trame che hanno messo a repentaglio la democrazia, contro la mafia e per la legalità. Così come sui temi della pace, contro l’imperialismo e le dittature, per i diritti in ogni angolo del mondo in cui fossero negati. Ci si indignava per le ingiustizie e le violenze e lo si gridava in piazza. Oggi non è più così: si ha l’impressione che succeda di tutto nell’indifferenza generale”. Cosa può insegnare questa storia di lotte per i diritti in rapporto al presente e alle nuove generazioni? “Che alle lavoratrici e ai lavoratori non è stato regalato nulla, che le libertà e i diritti dei quali godiamo oggi sono il risultato di lotte e di sacrifici. E che sarebbe un tragico errore illudersi che non si possa tornare indietro. Per questo è necessario conoscere la storia, avere coscienza del percorso fin qui fatto per capire in quale direzione stiamo andando. Così come è necessario che nella Cgil si consolidi un legame vero fra le generazioni: mai pensare che il mondo sia cominciato ieri mattina! Quanto alla Camera del Lavoro di Faenza, se una lezione si può ricavare da questa ricostruzione è che essa ha acquisito maggiore autorevolezza e consenso quando ha saputo darsi un gruppo dirigente espressione del territorio e della sua cultura, che ne conosceva il sistema di relazioni e i rapporti di forza, gli assetti economici e le dinamiche sociali. Un gruppo dirigente autorevole, conosciuto e stimato in tutti i luoghi di lavoro, unito e unitario”. L’autore del libro: Angelo Emiliani Nato nel 1944 in una famiglia di mezzadri, Angelo Emiliani a 14 anni è entrato in fabbrica da apprendista metalmeccanico. A 16 si è iscritto alla Cgil e a 24 è stato chiamato a svolgere il lavoro sindacale a tempo pieno. Nella Camera del Lavoro di Faenza, dove ha prestato la sua attività per quasi trent’anni, è stato segretario della Fiom e di altre categorie per poi ricoprire, nell’ambito della segreteria territoriale, l’incarico di responsabile di organizzazione. È stato in seguito redattore delle pagine economiche del settimanale faentino “Sette sere”. Autodidatta, si interessa da sempre di storia, in particolare di quella della guerra civile spagnola e del volo, argomenti sui quali ha scritto alcuni libri e numerosissimi articoli apparsi su riviste italiane e di altri Paesi. Per lo Spi di Faenza, in collaborazione con Alessandro Ancarani, ha pubblicato ‘Sono stato all’inferno’, un libro che descrive - con numerose testimonianze di sopravvissuti - la sorte dei militari italiani deportati in Germania dopo l’8 settembre 1943 e costretti al lavoro coatto. Le stagioni della memoria 2 agosto 1980: la strage di Bologna Un’altra storia della Repubblica/24 Argentovivo settembre 2008 Siamo arrivati al ventiquattresimo capitolo della ricostruzione della storia d’Italia curata per Argentovivo dal giornalista, ricercatore e saggista Gianni Flamini. Con l’occasione correggiamo una svista: questa puntata numero 24 segue la 22 (che avevamo pubblicato a luglio) perché in precedenza avevamo numerato per errore due volte col 16 due diversi capitoli. Il tema, questa volta, è la strage fascista del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna: 85 morti, 200 feriti e una quantità impressionante di tentativi di sviare le indagini da parte dei “poteri invisibili” legati a loggia P2, settori dei servizi segreti, ambienti politico-militari. Gianni Flamini L a realizzazione di una repubblica presidenziale con una radicale revisione della Costituzione è al centro, nel 1980, del dibattito politico nazionale. Sostiene questo disegno uno schieramento che comprende, oltre alle destre, settori della Democrazia Cristiana e del Partito Socialista di cui è segretario Bettino Craxi. Totalmente impegnata nella medesima direzione la loggia massonica P2 che si è dotata di un apposito progetto chiamato Piano di rinascita democratica. Dall’inizio di aprile è in carica il governo Cossiga. Tre dei suoi ministri e altrettanti sottosegretari sono associati alla P2, così come il capo dello Stato Maggiore della Difesa, i massimi dirigenti dei servizi segreti, il comandante della Guardia di finanza (oltre a dirigenti di banca, alti gradi della burocrazia, dei carabinieri e della polizia). In questo apparato di potere non mancano politici di varia levatura che hanno rapporti stabili con la mafia. Intanto il terrorismo non dà requie, le sue imprese omicide e intimidatorie sono diventate quasi quotidiane. Il 23 maggio Cossiga trasmette al Parlamento la consueta relazione semestrale sull’attività dei servizi segreti. È una generica ed evasiva descrizione, contiene anche la frase “per quanto riguarda l’attività di destra si è La lapide in memoria delle vittime alla stazione di Bologna registrata una flessione quantitativa del fenomeno”. Trascorso esattamente un mese, il 23 giugno, il “fenomeno in flessione”, assunta la veste dei Nuclei Armati Rivoluzionari, uccide a Roma il magistrato Mario Amato. Il 10 luglio, nel carcere di Padova, un detenuto con trascorsi di squadrismo fascista rivela al magistrato di sorve- glianza che un altro detenuto gli ha confidato che in agosto sarebbe avvenuto “un botto la cui eco avrebbe riempito le prime pagine di tutti i giornali del mondo”. Un paio di settimane dopo l’ex colonnello dell’esercito Amos Spiazzi, già coinvolto in avventure golpiste e divenuto collaboratore del Centro di controspionaggio di Bolzano del Sisde, consegna 29 Le stagioni della memoria Argentovivo settembre 2008 Due immagini della stazione dopo l’attentato. A destra, Licio Gelli 30 il rapporto sulla missione che gli è stata affidata dal Centro: recarsi a Roma e raccogliere informazioni sulle organizzazioni neofasciste. Spiazzi riferisce che a Roma stanno raccogliendo grandi quantità di esplosivo da impiegare in una “campagna di attentati dinamitardi”. Il rapporto, spedito a Roma, finisce in un cassetto e lì resta. Provvede alla bisogna il questore Elio Cioppa del Sisde. Il 30 luglio, in piena notte, un’auto-bomba esplode a Milano nelle immediate vicinanze del Municipio. I consiglieri comunali sono usciti da pochi minuti e per un soffio non vi sono vittime. Un secondo ordigno non esplode per un difetto all’innesco. Rivendicano, con una sigla mascherata, i Nuclei Armati Rivoluzionari. Il 2 agosto, a Bologna, i Nuclei riescono dove hanno fallito a Milano facendo saltare in aria un’ala della stazione ferroviaria. I morti sono 85 e i feriti 200, la strage più cruenta avvenuta in Europa dalla fine della guerra. Sulle prime il prefetto e il questore della città avanzano l’ipotesi dello scoppio accidentale di una caldaia, ma devono subito ricredersi. Il 5 agosto il direttore del Sismi generale Santovito accredita un’altra ipotesi: la responsabilità della strage va addebitata alla Libia. Poi il già visto questore Cioppa va a colloquio a Roma col venerabile della P2 Gelli, che gli dice: “Senz’altro la pista è internazionale”. Tanto il generale Santovito quanto il questore Cioppa sono associati alla Loggia. A quel punto l’esportazione all’estero del terrorismo nostrano diventa l’esercizio fisso dei servizi segreti e dei loro referenti politici. Prima sarà lanciata una pista libanese che servirà a distrarre l’autorità giudiziaria inquirente per parecchi mesi. Sarà lasciato trapelare che in campi di addestramento della Falange maronita in Libano, frequentati anche da neofascisti italiani, qualcuno di loro aveva manifestato l’intenzione di compiere un attentato a Bologna. Ma questa prima operazione di sviamento delle indagini fallirà. Sarà allora la volta di una pista franco-tedesca, che sarà fortemente tonificata dal rinvenimento su un treno, il 13 gennaio 1981, di una valigia abbandonata contenente otto barattoli di esplosivo, due biglietti aerei per Parigi e Monaco di Baviera, giornali francesi e tedeschi. Poi si scoprirà che la valigia è stata predisposta dal generale del Sismi Pietro Musumeci (anche lui socio della P2) e da qualche suo aiutante. Di nuovo altro tempo sarà stato fatto perdere ai magistrati inquirenti. Infine nel novembre 1981 verrà imbastita l’operazione depistante più complessa e clamorosa mandando in scena il supertestimone Elio Ciolini, un pregiudicato detenuto nel carcere di Lugano, che annuncerà di conoscere risvolti e responsabilità della strage. Si muoveranno diplomatici, ufficiali dei servizi segreti e magistrati, ai quali Ciolini dipingerà un grande affresco in cui trovano posto società finanziarie e dirigenti d’azienda, il traffico internazionale degli stupefacenti, terroristi francesi, tedeschi e italiani, il banchiere Sindona, persino il venerabile Gelli. Tutto quanto fa notizia. Ciolini sarà fatto uscire di prigione e adeguatamente ricompensato, dopodiché smentirà tutto. In sostanza per circa tre anni l’istruttoria sarà fatta sistematicamente deragliare e le manovre di sviamento sono state avviate dai servizi segreti fin dal primo momento. “La pesante deviazione istituzionale”, è scritto nella sentenza della Corte d’assise, “trova la sua spiegazione nel fatto che a capo dell’Ufficio controllo e sicurezza del Sismi vi era un ‘fratello’ della Loggia P2 (Musumeci) che, ossequiente al vincolo massonico, attraverso il filtro del ‘confratello’ direttore del Sismi (Santovito) si rivelò fedele interprete delle indicazioni del maestro venerabile Licio Gelli”. Alla fine sarà la valigia del Sismi fatta trovare sul treno che provocherà la frana di tutto il castello delle manipolazioni. I processi per la strage, salvo un paio di appendici, si concluderanno prima della fine del 1995 con la condanna di terroristi dei Nuclei Armati Rivoluzionari (Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e più tardi Luigi Ciavardini), di Gelli, di Musumeci e del suo aiutante al Sismi colonnello Giuseppe Belmonte. Sarà dimostrato che “il connubio tra estremismo di destra, Loggia P2 e settori dei servizi segreti ha determinato la strage”. Ulteriore conferma a quanto già scritto dai giudici istruttori. “Si può legittimamente trarre la conclusione”, avevano sancito, “che si è costituito in Italia un potere invisibile il quale, essendo collegato al tempo stesso alla criminalità organizzata e al terrorismo, ad ambienti politico-militari, a settori dei servizi segreti, alla massoneria, e muovendosi contemporaneamente su questi piani, ha potuto conseguire una incredibile capacità di controllo dei meccanismi istituzionali fino a divenire un vero e proprio Stato nello Stato”. La strage alla stazione di Bologna costituisce probabilmente il caso più rappresentativo delle cause e della funzione del terrorismo assommandone le più evidenti caratteristiche: strategia della tensione per stabilizzare il si- Le stagioni della memoria galantuomo di Licio Gelli? “Gelli è il capro espiatorio di tutto”, dirà Cossiga, “è stato condannato perché bisognava condannarlo”. Poi assolverà con formula piena i fascisti di casa nostra Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, gli stragisti: “Credo molto di più ai terroristi che ai magistrati. Tra la loro serietà e quella dei terroristi c’é un abisso. La sentenza di condanna è qualcosa che fa vergogna alla magistratura italiana. I giudici non avrebbero fatto carriera se non avessero condannato Mambro e Fioravanti. Persone normali, bravi ragazzi che mi Francesco Cossiga, capo del governo all’epoca della strage di Bologna vogliono bene”. Sarà uno strano e sgradevole mondo quello installatosi nella fantasia di Cossiga. Un mondo completamente deragliato popolato da normali bravi ragazzi italiani che, come Valerio Fioravanti, hanno sul certificato penale un elenco di otto ergastoli (uno per strage e altri sette per altrettanti omicidi). O come Francesca Mambro, che ha battuto il record di Fioravanti con due ergastoli in più. La campanella E intanto il Titanic affonda… “Siamo in un vicolo cieco, con un senso di smarrimento il Paese va a rotoli, l’orchestrina continua a suonare ma il Titanic affonda”. Così, in grassetto, scriveva il 13 luglio il “primo piano” di Famiglia Cristiana. È appena uscito, edito da Rizzoli, il libro di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo dal titolo “La deriva. Perché l’Italia rischia il naufragio”. E poiché nel nostro Paese si comprano i libri, in qualche modo pubblicizzati, ma non si leggono – basta conoscere la “quarta” di copertina per parlarne in televisione sempre superficialmente e spesso anche sui giornali, ma tutto in fretta, ce ne è subito un altro! - elenco qui i titoli di alcuni capitoli: “Siamo arrivati al bivio: o una svolta o la sindrome Argentina. Quando i cinesi eravamo noi: solo 250 giorni per fare la Costituzione, 8 anni per l’Autosole. Sempre più ai padri sempre meno ai figli: e ogni neonato ha 250.000 euro di debito pensionistico. Bolli sempre bolli, fortissimamente bolli: per aprire una trattoria 71 timbri, per una licenza edile 27 mesi. Infrastrutture: da primi a ultimi: tredici anni per un ponte di 81 metri, 4 a Shanghai per 36 chilometri… Qui ci vuole un commissario: Emergenza! Emergenza! E lo stato aggira le regole dello Stato … Il processo? Ripassi nel 2020: due giorni di cella all’uxoricida, 35 anni di rinvii per un fallimento. Ha frodato i risparmiatori: embè? In Usa decenni di carcere per un crac, qui 104 giorni per Tanzi. Perdono, perdono, perdono: tutti condonati: evasori, abusivi, deltaplanisti… I dipendenti pubblici? Dieci e lode a tutti: il miracolo di San Precario: assunzioni per sanatoria dal 1859. Niente pagelle, siamo professori: nove milioni di somari promossi, 574 telefonate per un supplente. Lauree belle, lauree fresche, prezzi buoni! Università in crisi: dai concorsi taroccati agli atenei fai-da-te. Prostate d’oro, primari tesserati: e al San Camillo un letto costa come una suite al Plaza di New York. E c’è chi vuole l’Albo degli imam: gli Ordini non tengono ordine ma guai a chi li tocca. Taglia, taglia, hanno tagliato i tagli: solo volenterose sforbiciatine agli sprechi della politica”. Argentovivo settembre 2008 stema di potere vigente, uso di gruppi terroristici manovrati da una centrale occulta come la Loggia P2 con il coordinamento dei servizi segreti. Da qui un’altra delle conclusioni tratte dai giudici istruttori: “Se le stragi del 1969 (piazza Fontana) e del 1974 (Brescia e Italicus) si inseriscono in un contesto chiaramente golpista (ma sarebbe meglio dire di minaccia golpista volta ad ottenere contropartite e aggiustamenti politici), anche quella del 1980 si inserisce in un tentativo di scardinamento delle istituzioni riconducibile al disegno di rendere praticabile la strada delle modificazioni istituzionali che apertamente e da vario tempo il potere piduista aveva invocato, modificazioni funzionali alla conservazione del potere politico-economico nelle mani della oligarchia conservatrice”. Col tempo un discreto manipolo di esimi e meno esimi uomini politici con relativo codazzo di disinvolti compagni di strada proveranno a cambiare le carte in tavola. Tra i portavoce del manipolo si segnalerà in particolare il senatore Cossiga, capo del governo al tempo della strage. Comincerà col dire che a compiere l’attentato sono stati terroristi palestinesi in transito (l’intero Occidente avrà già scoperto che gli arabi hanno il terrorismo nel sangue) e che l’ordigno che stavano trasferendo è esploso accidentalmente. Dunque nient’altro che una strage fortuita, perché allora incolpare fascisti di casa nostra che al massimo sognavano sventatamente la rivoluzione nazionale e accusare addirittura quel Miriam Ridolfi 31