MENSILE DEL SINDACATO PENSIONATI ITALIANI
SPI-CGIL DELL’EMILIA-ROMAGNA
Autorizzazione del tribunale n.4897 del 5 marzo 1981 - Spedizione in abbonamento postale 45%
In prima fila
per i diritti e i valori
Urbanistica
La città sicura
è una città accessibile
Società
Attualità
Stop alle truffe:
Non barattiamo i diritti
una guida per difendersi con la carità di Stato
Memoria
Due agosto 1980:
la strage di Bologna
Sicurezza:
il governo ci lascia
a piedi
n.9
settembre 2008
Argentovivo settembre 2008
Editoriale
1
In breve
Carpi in festa
per ristrutturare
la sede Cgil
marzo dalle edizioni LiberEtà.
Con l’autore e con gli studenti
dell’istituto tecnico Mantegna
hanno partecipato tra gli altri
il giornalista e critico letterario
Marcello Teodonio, Massimo
Marchini, segretario generale
Spi Cgil Mantova, Anna Bonanomi, segretaria generale Spi Cgil
Lombardia, e Franco Zavatti,
segretario generale Spi Cgil
Modena. Ha concluso la presentazione e il dibattito Mara
Nardini, segretaria nazionale
Spi Cgil. Al Festivaletteratura
di Mantova lo Spi ha allestito
anche un suo stand librario: un
modo per diffondere la cultura
della solidarietà e dei diritti e
Argentovivo settembre 2008
A Carpi la festa dei pensionati
e della Cgil, svolta al Circolo
Graziosi, ha un obiettivo
importante e condiviso: ristrutturare la sede della Cgil
e dello Spi, per migliorare l’accoglienza e i servizi di tutela
e di promozione dei diritti per
gli iscritti e i cittadini. Una
festa partecipata e ben riuscita, soprattutto grazie anche
ai tanti volontari che hanno
contribuito al successo della
serata.
2
Un libro ricorda
Bruno Trentin
a un anno dalla
morte
Un anno senza Bruno Trentin.
Si è appena compiuto il primo
anniversario della morte del
dirigente sindacale, politico,
intellettuale, ex comandante
partigiano, scomparso il 23
agosto 2007. Una vita, la sua,
spesa sempre in prima fila con
la Cgil per la tutela del lavoro
e dei diritti. A ricordare il suo
pensiero e la sua eredità ideale sono ora tante iniziative
e convegni di studi realizzati
in questi mesi, mentre altri
appuntamenti sono già in programma per il prossimo futuro. Tra le pubblicazioni anche
un libro, “Bruno Trentin dalla
guerra partigiana alla Cgil”,
che raccoglie materiali scritti
e fotografici, in parte inediti,
a cura di Iginio Ariemma e
Luisa Bellina. Una preziosa
testimonianza sulla “utopia
della trasformazione della vita
quotidiana”, che era l’obiettivo
La festa dello Spi e della Cgil a Carpi
di tutto il lavoro intellettuale
e sindacale di Trentin. Il volume si può trovare anche in
edicola, in abbinamento con il
quotidiano L’Unità.
Con LiberEtà
un dialogo tra
generazioni al
Festival di Mantova
Un incontro con gli studenti
delle scuole superiori. Protagonisti uno scrittore, Dino
Raccanelli, e il suo libro,
“Giamlon testimone oculare”,
per aiutare le giovani generazioni di oggi a comprendere
cos’è stato il fascismo e cosa ha
significato nella storia italiana.
Così le case editrici LiberEtà e
Mimosa hanno partecipato dal
3 al 7 settembre al Festivaletteratura, la nota manifestazione
culturale che raduna ogni
anno a Mantova migliaia di
appassionati lettori. A Palazzo
San Sebastiano, si è tenuta il
5 settembre una “discussione
tra generazioni” sul libro di
Raccanelli, pubblicato lo scorso
Bruno Trentin (a sinistra) a colloquio con un gruppo di operai
La locandina di LiberEtà a Mantova
partecipare attivamente a una
manifestazione che ogni anno
vede crescere i consensi e le
presenze di un pubblico di tutte
le età. La “cifra” che caratterizza il festival mantovano è infatti
il rapporto informale e diretto
che si crea tra scrittori e lettori:
gli incontri culturali si svolgono
in vie, piazze, caffè e luoghi
pubblici, all’insegna di un dialogo aperto a tutti su letteratura,
scienze, arti e società.
In breve
Col mese di settembre riprende la partecipazione
dello Spi /Cgil Emilia Romagna alle trasmissioni tv,
in onda su 7 Gold il secondo mercoledì di ogni mese
dalle 7 alle 9 del mattino e
l’ultimo mercoledì di ogni
mese dalle 9 alle 9,30 su
Rete 8. Saranno affrontati
i temi dell’attualità politica e sindacale con approfondimenti su argomenti
specifici in diretta con i
telespettatori. Un appuntamento da non perdere
per essere informati sulle
attività e le iniziative del
Sindacato Pensionati in
Emilia Romagna.
Modena:
Flamini
presenta
“Il sindacato
scomodo”
Dal dopoguerra
all’epoca della strategia della tensione e
della P2, dalla stagione delle Br ad oggi,
chiunque ha tentato
di condizionare la democrazia nel nostro
Paese ha sempre
pensato a colpire e indebolire il sindacato.
È la tesi di fondo sostenuta
dal giornalista Gianni Flamini, tra i maggiori esperti
di terrorismo ed eversione,
Passaparola
La memoria aiuta
I sindacati hanno chiesto da mesi al Governo l’avvio di una trattativa per discutere le priorità
della loro piattaforma, ma nulla si muove.
E intanto le condizioni di vita peggiorano.
Sono lontani i tempi nei quali Rete 4 riempiva i TG con le interviste ai pensionati in difficoltà
accusando il governo di centro–sinistra. Berlusconi dal 2001 ad oggi ha governato per 5 anni e
9 mesi. I pensionati hanno buona memoria e ricordano che:
Nel 2001 la legge prevedeva l’apertura di una trattativa per una nuova indicizzazione delle
pensioni. Non se ne fece nulla. Berlusconi annunciò di portare ad un milione tutte le pensioni
minime, in realtà in pochi ebbero diritto all’aumento.
Nel 2002 l’euro subentrò alla lira, in tanti specularono, si ridusse il potere d’acquisto di pensioni e salari. Il Governo non fece nulla.
Nel 2003 un milione di pensionati manifestò a Roma protestando perché non arrivava alla
fine del mese. Il Governo non fece nulla.
Nel 2004, nel 2005 il Governo non fece nulla per sostenere redditi e pensioni, nulla per la non
autosufficienza.
Nel 2006/ 2007, dopo una lunga e complicata trattativa, e ancora tante manifestazioni, un
accordo con il Governo Prodi ha riconosciuto l’aumento ad oltre tre milioni di pensionati.
Nel 2008, a fronte della corsa inarrestabile di prezzi e tariffe, il Governo risponde con la carta
dei poveri. E intanto le pensioni continuano a perdere potere d’acquisto.
Non basterà qualche specchio per allodole a risolvere il problema, l’incanto è finito con la campagna elettorale. I pensionati non dimenticano e sono pronti a scendere in piazza.
nel libro “Il sindacato scomodo” pubblicato dalla casa
editrice Socialmente (360
pagine, 20 euro). Un testo
che ripercorre e analizza
la storia oscura dell’Italia
repubblicana, vista in relazione a quella del sindacato
e della Cgil in particolare.
Da settembre il volume è
disponibile nelle librerie. E
dopo la presentazione alla
Festa di Reggio Emilia, si
potrà incontrare l’autore
alla Festa del Pd di Modena
nell’area Ponte Alto, il 18
settembre alle 17.30 (saletta
libreria). Con Flamini interverranno Maurizio Fabbri,
segretario generale Spi Emilia Romagna, lo storico Aldo
Giannuli, Donato Pivanti,
segretario Cgil di Modena, e
Paolo Bolognesi, presidente
dell’Associazione familiari
delle vittime della strage di
Bologna. Condurrà il dibattito Mauro Sarti, giornalista
e docente universitario. Altri incontri di presentazione
del libro sono previsti per il
mese di ottobre a Bologna e
Ravenna.
Argentovivo settembre 2008
Lo Spi in tv:
un appuntamento
da non perdere
3
Sommario
2| In breve
•Carpi in festa per
ristrutturare la sede Cgil
• Un libro ricorda Bruno Trentin
•Con LiberEtà al Festival di
Mantova
3| In breve
•Lo Spi in tv
•Modena, Flamini presenta
“Il sindacato scomodo”
•Passaparola
5| Editoriale
•In prima fila per i diritti
e i valori
Maurizio Fabbri
Argentovivo settembre 2008
7| Attualità
•Allarme sicurezza: dietro
la propaganda, i tagli
Luca Baldazzi
9| Urbanistica
•La città sicura?
Un progetto che comincia
da spazi accessibili Michele Zanelli
12| Sanità e tutele
20| Dimensione Cgil
14| Attualità
22| Auser
15| Diritti
25| Territori e leghe
•Iscriversi allo Spi è anche
conveniente…
a cura del Dipartimento
Organizzazione
•Non barattiamo
i diritti con la carità
Mirna Marchini
•Basta morti sul lavoro:
la Carovana è in viaggio
a cura della redazione
16| Ricerche e Progetti
•Lo Spi cresce nella società
che cambia
M. M.
17| Dal mondo
•In Cina spunta la dolcezza
del volontariato
Oscar Marchisio
18| Generazioni
•Genealogia delle identità
ovvero la memoria del futuro
Oscar Marchisio
11| Società
•Il 7 ottobre: una giornata per
la dignità del lavoro
Sandra Pareschi
•Libro verde sul Welfare:
ma i diritti dove sono finiti?
Franco Digiangirolamo
•Forlì, l’informazione
su pensioni e diritti
viaggia in camper
Gabriele Campodoni
26| Territori e Leghe
•Bologna, una mano tesa per
non restare “mai soli”
Anna Maria Selini
27| Territori e Leghe
•Faenza: cinquant’anni di
lotte per una causa giusta
a cura della redazione
29| Le stagioni
della Memoria
•2 agosto 1980:
la strage di Bologna
Gianni Flamini
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14
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•Truffe? No grazie, non ci casco
a cura della redazione
Non barattiamo
i diritti
con la carità
Faenza:
cinquant’anni di lotte
per una causa giusta
Allarme sicurezza:
dietro la
propaganda,
i tagli
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Truffe?
No grazie,
non ci casco
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In Cina spunta
la dolcezza del
volontariato
Due agosto 1980:
la strage di Bologna
La foto di copertina è di
Paolo Righi-Meridiana immagini
Argentovivo n. 9 - settembre 2008
Chiuso in tipografia il15/9/2008
la tiratura complessiva
è di 8.000 copie
Direttore responsabile:
Mirna Marchini
Vice direttore:
Mauro Sarti
In redazione:
Roberto Melli, Luca Baldazzi,
Anna Maria Selini, Paola Guidetti,
Valentina Vecchiattini, Franco
Digiangirolamo.
Direzione e redazione
Via Marconi, 69 - 40122 Bologna
tel. 051294799 - fax 051251347
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Stampa
a cura di FUTURA PRESS
Proprietà
EDITRICE DELLA
SICUREZZA SOCIALE srl
Associato
UNIONE STAMPA
PERIODICI ITALIANI
Editoriale
In prima fila
per i diritti e i valori
Maurizio Fabbri
Segretario generale Spi-Cgil
Emilia-Romagna
quella a cui oggi siamo di fronte è ancora più forte del previsto. Stiamo vivendo una crisi economica grave, le scelte sbagliate di politica
economica del Governo, caratterizzate da tagli all’intervento pubblico,
deprimono ancora di più il quadro congiunturale, impedendo qualsiasi possibilità di ripresa e, proprio in questo momento, si registra il
massimo consenso nei confronti del Governo. È come non si cogliesse
tanto il contenuto delle politiche, quanto la velocità di decisione e la
capacità di comunicarla.
S
Argentovivo settembre 2008
Il nostro è un Paese che ci ha abituati a numerose contraddizioni, ma
ta a noi offrire ai pensionati e ai
cittadini una lettura precisa e di
merito delle scelte economiche e
politiche di questo Governo.
E occorre reagire in fretta, spiegando le
cose e invitando i pensionati a partecipare
alla prima iniziativa autunnale della nostra categoria prevista per il 16 ottobre, in
piazza a Bologna.
È vero che la crisi economica non è soltanto italiana, sta colpendo l’Europa intera e
tutto il mondo occidentale; dal bipolarismo stiamo passando a un’economia che
vede in campo numerosi altri soggetti, i
più importanti sono l’India e la Cina, che
sovvertono le vecchie regole del mercato.
Per questo tutti i Paesi del mondo occidentale hanno effettuato interventi pubblici a
sostegno dello sviluppo, anche i più liberisti.
La situazione italiana appare ancor più
grave, in particolare sta aumentando sempre di più la divaricazione tra Nord e Sud
del Paese, e non solo nell’economia ma
nelle coscienze individuali e collettive. E
se fino a poco tempo fa si pensava che comunque si sarebbe riusciti a “metterci una
pezza”, oggi si è diffusa l’idea di una “irrecuperabilità” di alcune zone devastate dal
mal governo e dalla criminalità.
Come non bastasse si aggiunge un’altra
contraddizione: la responsabilità per
quest’Italia che arranca e non ce la fa ad
uscire dallo stallo viene attribuita più al
sindacato e alla sinistra che alla destra.
Eppure Berlusconi è il politico che, dal
1994 a oggi, è stato più a lungo al governo e
5
Argentovivo settembre 2008
Editoriale
6
questo nessuno lo dice.
Perché succede tutto questo? Perché molta
gente – anche la “nostra” - riconduce tutti
i mali, dai fannulloni all’impunità diffusa,
anche al sindacato? Forse perché, in questa fase, da più parti definita di seconda
globalizzazione, sono venute meno alcune
pre-condizioni che avevano caratterizzato
il pensiero collettivo. Da un lato si sta affermando sempre più una dimensione individuale basata sulla competitività: le persone,
in profonda solitudine, non considerano più
la solidarietà e la cooperazione come valori.
Dall’altro la solidarietà generale rischia di
perdere ancor più significato grazie a vere
e proprie campagne contro “il diverso”, l’altro, la paura del terrorismo: si percepisce lo
straniero come un intruso, un problema e
non più come fonte di arricchimento.
Di fronte a queste (che saranno le grandi sfide del nostro futuro) la destra non fa
che appoggiare la conservazione dell’esistente, dando forma alle paure di una popolazione impoverita e chiusa in se stessa.
Hanno fatto un lavoro in profondità attorno a questi temi, in particolare il ministro
Tremonti. Nel suo ultimo libro, infatti, ha
affrontato il nodo del liberismo in relazio-
ne a quello della comunità con una lettura
critica della globalizzazione: quest’ultima
intaccherebbe la nostra comunità - l’Europa - la cui forza è basata sui grandi valori
morali dell’Occidente, identificandoli nelle radici cattolico giudaiche, tanto care al
Vaticano, in opposizione alle radici altrui.
Si tratta di una risposta sbagliata e pericolosa, sbagliata perché i valori di libertà,
che sono la vera forza dell’Europa, nulla
hanno a che vedere con le radici cristiane, ma semmai con l’illuminismo; sbagliata perché se si associa una civiltà ad una
religione è inevitabile che si giunga allo
scontro di religione e di civiltà.
È pur sempre una risposta però, perché
prova a ricercare il primato della politica
sull’economia. Risposta di “corto respiro”
perché propone l’idea di un “territorio”
chiuso, impaurito di fronte alle diversità
che ci propone la società multietnica.
La sinistra, invece, ha dato risposte che
non sono risposte. Non ha capito che c’è
una radicalità di pensiero che va risolta
con altrettanta risolutezza: c’è bisogno
di ricostruire il rapporto tra individuo,
migrazione e globalizzazione, partendo
dai valori. Dobbiamo ripartire, rilanciando con forza temi come l’accoglienza, la
legalità, l’inclusione sociale e la solidarietà. Tutti temi contenuti nelle nostre
piattaforme. I diritti di cittadinanza vanno allargati contrastando chi rimette in
discussione queste scelte. Certo per noi è
molto più complicato, perché andiamo in
controtendenza dovendo tener conto delle
risorse limitate a nostra disposizione, ed è
anche per questo che oggi è così difficile
“rimontare”.
Dobbiamo essere inflessibili, quasi puntigliosi, sui valori. Dobbiamo tornare sul
territorio per parlare e ricostruire i legami con le persone, ribadendo, per esempio,
che la cittadinanza consente di esigere
diritti e significa che lo Stato considera
questi diritti validi per tutti i cittadini che
abitano il nostro Paese. Spiegare ai giovani e anche agli anziani che escludere parti della società dai diritti di cittadinanza
apre la strada ad avventure pericolose, che
sappiamo possono portare a fenomeni ancor più gravi quali razzismo e xenofobia.
Tutto questo sforzo va compiuto insieme ad
un grande lavoro di ancoraggio ai contenuti: che la pubblica amministrazione debba
essere efficiente e che nessuno abbia privilegi lo vogliamo anche noi. Vogliamo un
welfare adeguato alle nuove esigenze, una
scuola universale e di qualità e per fare
questo – ne siamo consapevoli - servono
risorse e vanno eliminati gli sprechi; ma
un altro conto è ridurre lo spazio pubblico
in favore del privato che lucra e favorisce
chi può pagare, come vuole fare il Governo.
Questo non possiamo permetterlo.
Le iniziative dell’autunno saranno improntate ad ottenere un rinnovato rapporto con
le persone, una ripresa dei valori e una riproposta dei nostri contenuti. La Cgil il 27
settembre darà il via ad una mobilitazione
tesa a fare modificare al Governo l’indirizzo di politica economica, sociale e fiscale.
Noi, pensionati dovremo esserci, ancora
una volta, in prima fila.
Avremmo preferito che la mobilitazione
iniziasse insieme a CISL e UIL. L’analisi
dei problemi è condivisa, noi pensionati
abbiamo un’elaborazione unitaria, nazionale e regionale, su tutte le materie che
riguardano le condizioni economiche e sociali dei pensionati e degli anziani. Piattaforme vere e proprie che hanno guidato la
nostra mobilitazione e ci hanno consegnato i primi risultati positivi in questi ultimi
anni. È questo “patrimonio”, che ripuntualizzato in questi giorni, ci consentirà di
coinvolgere tutti i nostri pensionati negli
attivi unitari e nelle mobilitazioni che realizzeremo per ottenere con il Governo, la
Regione e i Comuni, nuovi risultati.
Attualità
Allarme sicurezza:
dietro la propaganda, i tagli
Intervista a Pietro Filippini,
Segretario del Sindacato lavoratori di Polizia Cgil di Bologna
D
a una parte si lanciano proclami, si
annuncia il pugno
di ferro (soprattutto nei confronti di immigrati
e categorie socialmente più
deboli), si promettono tremila
militari a pattugliare le città
in appoggio alle forze dell’ordine. Ma con l’altra mano si tagliano i fondi statali, e in modo
pesante, mettendo a rischio di
fatto la possibilità di un’efficace tutela dei cittadini. E già
accadono episodi come “l’assalto” a un treno da parte di
un migliaio di ultras che, alla
prima giornata del campionato di calcio, hanno costretto
a scendere i viaggiatori con
regolare biglietto, nella più totale impunità. Sembra essere
questa la politica dell’ultimo
governo Berlusconi in materia
di sicurezza. Ma un conto sono
gli annunci mediatici, un altro
la realtà dei fatti e delle cifre.
Per questo lo scorso 17 luglio
tutti i sindacati delle Forze di
Polizia e tutti i Cocer del comparto sicurezza e difesa (Carabinieri, Finanza, Esercito, Marina, Aeronautica) hanno lanciato un “Allarme sicurezza”
dai toni molto forti. Tutti uniti,
per la prima volta, i rappresentanti sindacali dei 500mila
operatori della sicurezza e della difesa in Italia protestano
contro le decisioni del governo.
A partire da un dato: nel triennio 2009-2011 sono previsti
tagli per oltre tre miliardi di
euro sui capitoli di spesa della
sicurezza e della difesa delle
Amministrazioni dello Stato.
Cosa significherà in concreto
questo per le forze dell’ordine?
E quali saranno le ricadute sui
cittadini? Ne parliamo con Pietro Filippini, segretario del Silp
Cgil, il sindacato dei lavoratori
di Polizia di Bologna.
Quali sono i motivi principali
che vi hanno spinto a lanciare tutti insieme un “allarme
sicurezza”?
“L’allarme sicurezza nasce
dalla constatazione che le
politiche attuate da questo
governo, a pochi mesi dal suo
insediamento, vanno in netta
controtendenza rispetto all’ob-
biettivo dichiarato di collocare
sicurezza e difesa in cima alle
priorità quale premessa indispensabile per lo sviluppo del
Paese. Tutti ricorderanno che
uno dei perni principali della
campagna elettorale del centro destra era stato proprio
quello del contrasto alla criminalità facendo leva sulle paure
della gente: non vi è dubbio
che la questione sicurezza sia
stata quindi fortemente strumentalizzata a fini politici.
Adesso si affronta il problema
Argentovivo settembre 2008
Luca Baldazzi
7
Argentovivo settembre 2008
Attualità
8
con soluzioni di facciata e di
grande impatto mediatico, con
misure che si riveleranno presto rimedi peggiori del male:
solo per fare qualche esempio,
si parla di creare nuove polizie
regionali o locali, dell’istituzione di “ronde” cittadine e
pattuglie private, di delegare
ai sindaci poteri e competenze
che inevitabilmente finiranno col sovrapporsi a quelli di
prefetti e questori. Ecco, noi
pensiamo che queste misure
provocheranno una maggiore
insicurezza nei cittadini.
Peraltro nella recente manovra finanziaria (D.L. 112/2008
poi convertito nella legge nr.
133/2008), vengono introdotte
disposizioni che penalizzano
fortemente tutto il comparto
sicurezza e difesa, con tagli alle risorse finanziarie e
provvedimenti che colpiscono
i lavoratori del settore. Ciò
provocherà un ulteriore abbassamento del livello qualitativo
di sicurezza, e a farne le spese
saranno i cittadini”.
Si parla, nel prossimo triennio, di una riduzione dell’organico di circa 40mila operatori tra Forze di Polizia
e Forze Armate. Dobbiamo
aspettarci, di fatto, meno
pattuglie in strada e un minore controllo del territorio?
“Purtroppo i numeri parlano
chiaro. Attualmente la sola Polizia di stato soffre una carenza di organico di 9030 unità; il
blocco delle assunzioni rispetto ai pensionamenti (cosiddetto turn over), di fatto previsto
dalla predetta legge finanziaria, produrrà un’ulteriore riduzione dell’organico, da qui
al 2012, di 6689 unità e quindi
porterà ad un deficit comples-
anche quelle di accesso al pubsivo di 15.719 unità nella sola
blico, che diventeranno sempre
polizia. Si calcola, nel prossipiù fatiscenti. È stata inoltre
mo triennio, una riduzione di
prevista la riduzione del 50%
circa 40.000 unità in tutto il
all’anno degli stanziamenti decomparto sicurezza/difesa.
stinati alla remunerazione delA parte la sicura riduzione
le indennità connesse ai servidel numero di pattuglie per le
zi esterni (servizi in strada e
strade e la prevista chiusura
di controllo del territorio); non
di presidi delle forze dell’ordivi è stata de-tassazione del
ne (gravissima si presenta la
lavoro straordinario e/o delle
situazione per la polizia straindennità accessorie; poi la
dale), un tale provvedimento
riduzione del 40% della retricomporterà il conseguente
buzione accessoria in caso di
innalzamento dell’età media
malattia penalizzerà i lavoradegli operatori presso le quetori della sicurezza in maniera
sture, i reparti territoriali, e
addirittura superiore
gli uffici delle speciaagli altri pubblici dilità. Le conseguenze,
Sono in vista pendenti, perché le
soprattutto per gamisure che indennità accessorie
rantire tutti i servizi
rischiano
di costituiscono
una
esterni di controllo
provocare
un
voce consistente nella
del territorio (vomaggior
senso
busta paga. A ciò aglanti, scorte, polizia
stradale, treni a lun- di insicurezza giungiamo che non è
ga percorrenza ecc.) nei cittadini stata data attuazione
al progetto di previche comportano nodenza
complementevoli disagi e pesantare, quindi soprattutto i più
ti turnazioni, sono facilmente
giovani rischiano di andare
immaginabili”.
in pensione con circa il 50%
dell’ultimo stipendio”.
Quali altri conseguenze concrete avranno i tagli sulle riQuale giudizio dà il Silp sul
sorse e le attività delle Forze
provvedimento del governo
dell’ordine?
che invia i militari in appog“Sono stati previsti, nel prossimo
gio per servizi di controllo
triennio, tagli per oltre tre midelle strade?
liardi di euro sui capitoli di spesa
“Il nostro giudizio è assoludella “sicurezza” e della “difesa”.
tamente negativo. I militari
Questi tagli pregiudicheranimpegnati nella vigilanza
no l’acquisto di autovetture,
fissa dei cosiddetti “obiettivi
di mezzi, di attrezzature utili
sensibili” possono far recupeper lo svolgimento del serrare poliziotti e carabinieri ai
vizio, il rinnovamento delle
servizi di controllo nelle straarmi in dotazione, l’acquisto
de, ma i soldati non possono
di munizioni e delle uniformi;
essere impiegati in attività di
ma saranno seriamente compolizia e di ordine pubblico:
promesse anche le attività di
hanno competenze e professioaddestramento, i corsi di fornalità diverse da quelle degli
mazione, nonché le attività di
operatori delle forze dell’ordiordinaria manutenzione degli
ne, e le nostre città non sono
uffici e delle infrastrutture,
certamente teatro di guerra.
Quella attuata dal governo
appare più come un’iniziativa
propagandistica che non riuscirà ad incidere seriamente
sui problemi della sicurezza
urbana; si rischia anzi – lo
ripeto – di provocare un maggiore senso di insicurezza tra
la gente. Dobbiamo fare molta attenzione a non abituarci,
poco alla volta, a rinunciare a
spazi di libertà e a fondamentali diritti individuali in nome
di una certa idea di sicurezza
e di autoritarismo, che di fatto ci renderebbe più insicuri.
Pensiamo che si debba invece
puntare sul controllo del territorio attraverso interventi duraturi e condivisi, con presidi
decentrati delle forze dell’ordine, stimolando la partecipazione della gente con politiche
di inclusione; sull’istituzione
del vigile di quartiere per
una capillare e più profonda
conoscenza del territorio; su
un maggiore coordinamento e
integrazione operativa tra le
forze di polizia che operano in
ambito cittadino (nel rispetto
e nella chiarezza piena delle
competenze e delle funzioni);
sul reale sostegno alle vittime
dei reati. Un altro punto sul
quale il Silp insiste da tempo è la certezza della pena. È
necessario abbreviare i tempi e snellire le procedure dei
processi per evitare rischi di
scarcerazioni per decorrenza
dei termini o prescrizioni dei
reati. Bisogna inoltre rivedere
i criteri in base ai quali vengono concessi sconti di pena e
benefici vari a chi ha manifestato più volte una pericolosità
sociale, e non possiamo condividere politiche di condono e
di indulto fini a se stesse”.
Urbanistica
Michele Zanelli
Responsabile del Servizio Riqualificazione Urbana
Promozione della qualità architettonica
Regione Emilia-Romagna
Il PAR: idee per una società
più vivibile
Con questo numero intendiamo aprire una finestra sul
PAR (“Piano di azione per la comunità regionale. Una
società per tutte le età: invecchiamento della popolazione e prospettive di sviluppo”). Lo Spi continua a
ritenerlo uno degli strumenti di programmazione più innovativi di cui la regione si è dotata. Ricordiamo inoltre
che il Piano d’Azione, da documento programmatico, si
è trasformato, dopo ripetuti confronti sindacali, in delibera regionale e dunque in strumento operativo. Che fa
dell’integrazione presupposto essenziale per il suo funzionamento e obiettivo politico strategico da perseguire con costanza e coerenza e del dialogo, tra i soggetti
sociali ed istituzionali, la metodologia con cui renderlo
attivo. Il PAR ha dato luogo ad un confronto, attivatosi
presso la presidenza della Regione, su cui il sindacato dei
pensionati porta la piena titolarità di rappresentanza.
In diversi articoli abbiamo dato conto dei risultati importanti ottenuti, delle azioni concrete ed innovative che si
sono potute avviare in virtù della collaborazione che si
è costruita tra i vari assessorati. A partire da oggi vorremmo incominciare a dare voce direttamente alle cose
di cui si discute concretamente agli incontri. Il 23 luglio
il confronto si è svolto principalmente sui temi della sicurezza, affrontati da diversi versanti. Vi proponiamo un
articolo scritto da chi in quell’occasione ha sottoposto gli
argomenti alla nostra attenzione.
L
a cronaca ci costringe a misurarci quotidianamente
con
episodi di violenza
sempre più diffusi nelle zone
urbane, in cui si estendono le
“aree di nessuno”, gli spazi degradati che vengono percepiti
come luoghi insicuri. È inutile
esorcizzare il fenomeno come
fosse la somma di episodi marginali, ma è ancora peggio enfatizzarlo per suscitare nella
gente paure che giustificano
poi provvedimenti liberticidi e
singolarmente inutili.
È molto meglio cercare di
mettere in relazione aspetti
“fisici”, territoriali, e motivazioni sociali del degrado che
possono essere analizzati e
affrontati con provvedimenti
complessi di tipo integrato.
Occorre raggiungere la consapevolezza che vi è un legame
tra le trasformazioni urbane e
i fenomeni di criminalità diffusa: l’ambiente costruito, lo
spazio pubblico, il “paesaggio
urbano” può influenzare non
solo la sensazione di sicurezza
dei cittadini, ma anche il rischio effettivo del diffondersi
di episodi di criminalità e di
degrado urbano.
La Regione Emilia-Romagna
ha sviluppato negli ultimi
dieci anni un’esperienza diffusa sui temi della sicurezza
urbana, basata su una cultura politica dei governi locali
consolidata come prassi amministrativa e sostenuta da
programmi regionali di finanziamento che hanno permesso
la realizzazione di circa 400
progetti a livello locale.
L’attenzione alla riqualificazione urbana come strategia
determinante di prevenzione
ha caratterizzato l’approccio
alla sicurezza che la nostra
Regione ha adottato: si pensi
ai “progetti-pilota” che sono
stati avviati all’inizio del 2000,
attraverso i quali si sono potu-
Argentovivo settembre 2008
La città sicura?
Un progetto che comincia
da spazi accessibili
Rita Turati
Segretaria Spi-Cgil Emilia Romagna
9
Argentovivo settembre 2008
Urbanistica
10
ti realizzare in tredici Comuni
emiliano-romagnoli interventi
significativi di recupero e di
riqualificazione di ambiti urbani insicuri e degradati.
In continuità con questa esperienza e grazie anche ad una
positiva partnership sviluppatasi nell’ambito di un progetto
europeo, “Safepolis”, è stato
redatto e presentato lo scorso
20 giugno un manuale di “pianificazione, disegno urbano
e gestione degli spazi per la
sicurezza” che a sua volta è
strumento applicativo di una
norma recentemente approvata come Technical Report
dal CEN (Comitato Europeo
di Standardizzazione), che ha
per titolo: “Prevenzione della
criminalità attraverso la pianificazione urbana”.
Autori del manuale sono gli
stessi partner del Progetto
Safepolis: il Dipartimento di
Architettura e Pianificazione del Politecnico di Milano,
che attraverso il Laboratorio
Qualità Urbana e Sicurezza guidato da Clara Cardia
è il coordinatore scientifico
del progetto; l’IAU (Institut
d’amenagement et d’urbanisme della Regione de L’Ile de
France); la Regione EmiliaRomagna attraverso i due servizi Politiche per la Sicurezza
e Riqualificazione urbana.
Questa pubblicazione è rivolta a tecnici, urbanisti, amministratori impegnati nella
progettazione e nella gestione
degli spazi pubblici, perché assumano il criterio guida della sicurezza come parametro
determinante per la qualità
urbana e per lo sviluppo sostenibile delle città.
Tanti dei problemi di sicurezza che ci troviamo a fronteggiare oggi derivano da errori
urbanistici del passato, dalla
incapacità di essere lungimiranti e di prevedere le conseguenze negative di una scelta
urbanistica.
Partendo quindi dalla analisi
dell’impatto, positivo o negativo, che le scelte urbanistiche
possono generare sulla sicurezza, il manuale propone una
serie di criteri empirici per la
pianificazione, la progettazione e la gestione degli spazi urbani, con particolare riguardo
agli interventi di trasformazione e riqualificazione. Inoltre,
per rendere efficaci tali criteri, il manuale suggerisce una
procedura di attuazione per
l’ente locale, che parte dalla
individuazione di un gruppo di
lavoro multidisciplinare per la
sicurezza e definisce un percorso partecipato con i cittadini per l’analisi delle azioni da
intraprendere, per il controllo
delle diverse fasi di progettazione, per la valutazione dei
risultati.
La semplice elencazione dei
paragrafi è significativa del
taglio pragmatico degli argomenti proposti per la pianificazione e il disegno degli spazi
urbani:
• tenere conto delle reti sociali esistenti e dell’impatto
dei cambiamenti;
• integrare i nuovi edifici nel
contesto e creare continuità
con la città esistente;
• garantire l’accessibilità ed
evitare la creazione di enclave;
• pianificare le funzioni urbane per generare vitalità e
controllo sociale;
• tenere conto dei tempi delle
attività previste per garantire una presenza continua;
• garantire un corretto mix
sociale e una adeguata densità urbana;
• evitare le barriere fisiche e
garantire continuità del tessuto urbano e dei percorsi;
• conferire attrattività agli
spazi pubblici per incentivare il senso di appartenenza.
Sono solo alcuni esempi di un
approccio alla sicurezza che
richiama il concetto di territorialità, ossia di identificazione
dei luoghi da parte dei cittadini: anche esercitando il loro
senso estetico, si incentiva la
cura degli spazi della città e li
si preserva dal degrado.
In questo approccio ad una pianificazione di una “città sicura
per tutti” è centrale il concetto
di accessibilità, che va inteso
in senso molto ampio come requisito di qualità del progetto
urbano. Un ambiente sicuro è
costituito da luoghi sicuri collegati da percorsi sicuri: perciò le strade, le piazze, i punti
di interscambio, i parcheggi, i
percorsi pedonali e ciclabili,
i terminali del sistema di trasporto pubblico debbono essere elementi di un unico progetto di continuità che garantisca
a tutti i cittadini, di qualsiasi
età e condizione sociale, una
completa fruibilità. La sicurezza personale di ogni cittadino
è il risultato complesso di una
interazione reciproca che rende l’ambiente urbano confortevole e rassicurante.
Attualità
Società
Truffe?
No grazie, non ci casco
Furti e truffe sono in aumento, soprattutto ai danni della popolazione anziana. Ma prevenire e difendersi da questi reati è possibile, se si esce dalla solitudine e dall’isolamento, ci si informa e ci si organizza. Uno strumento utile è senz’altro la guida “Non ci casco”, pubblicata dallo Spi Cgil in collaborazione
con Federconsumatori, Sindacato lavoratori di Polizia Cgil e Auser, nel quadro del più ampio “Progetto
sicurezza anziani”. Un libretto vademecum che contiene molti consigli e indicazioni pratiche su come
comportarsi in tante situazioni quotidiane. Con l’invito a difendersi al meglio dai potenziali truffatori,
ma anche a conquistare ambienti di vita più sicuri e una cultura della legalità più forte. Per vivere
con più serenità. Iniziamo da questo numero di “Argentovivo” a pubblicare a puntate alcuni estratti del
testo: consigli utili che andranno a formare, tutti insieme, un piccolo manuale contro i “signori della
truffa”. La guida “Non ci casco” si può anche scaricare dal sito web dell’Auser, www.auser.it.
Furti e truffe
Borseggi
In luoghi affollati (autobus, metropolitana, mercato, feste patronali, sagre, ecc.) i borseggiatori spesso operano in gruppo,
spintonando, urtando, per poi
allontanarsi rapidamente.
Consigli
Dopo un prelievo di danaro
presso la banca o l’ufficio postale non dilungarti sulla strada del rientro e non fermarti a
parlare con sconosciuti.
Non tenere grosse somme di
denaro all’interno della borsetta oppure del portafoglio.
Quando esci, tieni nella borsa
i documenti e le chiavi di casa
separati dai soldi.
Conserva in casa una fotocopia
dei documenti che possono essere smarriti e/o sottratti (la
carta d’identità, il passaporto,
la patente di guida, il libretto
della pensione, le tessere del
bancomat, le carte di credito)
per rendere più facile l’emissione del duplicato o del nuovo
documento da parte degli uffici competenti.
TRUFFE SUCCESSIVE
AI PRELIEVI
Argentovivo settembre 2008
Come difendersi da raggiri e imbrogli / 1
Dopo un prelievo consistente di
danaro può accadere di essere
contattati da persone che si spacciano per dipendenti dell’istituto bancario oppure dell’ufficio
postale. Con false affermazioni
(controllo delle banconote che
sono state consegnate, presunti
errori a tuo svantaggio) si fanno
consegnare il contante.
In genere i truffatori operano
in coppia e una delle due persone distrae la vittima prescelta, con richieste varie o con
una piacevole conversazione.
ATTENZIONE!
Nessuna banca manda i dipendenti a casa dei clienti per
“servizi” di questo tipo.
11
Assicurazione infortuni
Iscriversi allo Spi
è anche
conveniente…
Tabella dei sinistri e degli im
Provincia
Argentovivo settembre 2008
a cura del Dipartimento
Organizzazione Spi Cgil
Emilia-Romagna
12
L
o Spi-Cgil, con una
convenzione valida
su tutto il territorio
nazionale, assicura i
propri iscritti in caso di infortunio di qualsiasi natura professionale o extraprofessionale.
Per gli iscritti l’assicurazione
è gratuita, i costi per l’attivazione della polizza sono a totale
carico del Sindacato pensionati, che in questo modo tutela
chi temporaneamente è colpito
da un evento invalidante.
Occorre essere iscritti allo
Spi al momento del verificarsi
dell’evento per poter accedere ai
benefici previsti dalla polizza.
Con l’invecchiamento aumenta la probabilità di cadute o
di infortuni domestici, e sappiamo che nessuna assicurazione copre i rischi derivanti
da infortuni oltre una certa
età. La polizza prevista dalla
convenzione Unipol-Spi non
prevede limiti di età ma la sola
iscrizione allo Spi-Cgil quando
si verifica l’evento invalidante.
È importante che tutti gli
iscritti siano informati dei
benefici che la convenzione
prevede, pertanto pubblichiamo di seguito le condizioni per
accedere all’indennizzo e gli
importi giornalieri delle indennità erogate.
Pubblichiamo anche a parte
una tabella riassuntiva degli
infortuni indennizzati in Emilia Romagna negli ultimi quattro anni per singola provincia.
2004
Iscritti SPI/
CGIL
PIACENZA
20.030
PARMA
40.499
REGGIO E.
67.933
MODENA
68.137
BOLOGNA *
116.952
FERRARA
57.822
RAVENNA
46.463
FORLI’CESENA
33.394
RIMINI
25.650
TOTALE
476.880
* Comprende il territorio di Imola
Numero
sinistri
21
261
472
462
1.089
464
565
250
181
3.765
Totale
pagato in euro
2.919
37.630
64.897
64.864
156.395
71.202
84.206
34.790
28.861
545.766
Assicurazione infortuni
porti indennizzati in Emilia-Romagna nel periodo 2004 – 2007
Iscritti
SPI/CGIL
20.012
40.395
67.672
67.684
116.297
56.958
46.775
33.242
25.767
474.802
Numero
Sinistri
21
268
433
459
1.094
433
484
205
211
3.608
2006
Totale
pagato in euro
2.611
36.505
71.976
67.474
157.018
67.760
75.094
30.004
33.050
541.494
Iscritti
SPI/CGIL
20.036
40.105
67.706
67.447
115.227
54.742
46.800
33.318
24.856
470.237
Numero
sinistri
19
253
392
448
1.119
445
542
211
200
3.629
2007
Totale pagato in
euro
2.084
33.415
53.182
71.828
114.069
69.072
72.195
33.161
30.704
480.432
Iscritti
SPI/CGIL
20.090
40.472
67.609
67.232
113.517
51.598
46.461
33.134
24.801
464.914
Numero
sinistri
Totale
pagato in euro
26
232
346
463
1.035
449
536
208
197
3.492
3.556
33.659
54.970
72.940
152.753
73.130
84.498
33.520
31.721
540.751
Cosa prevede la convenzione Unipol-Spi/Cgil
Argentovivo settembre 2008
2005
-- Un’indennità di € 16,50 per ogni giorno di ricovero ospedaliero a seguito dell’infortunio subito.
-- Un’indennità giornaliera di € 11,00 per l’applicazione di un’ingessatura, fasciatura contenitiva, o altro mezzo di contenzione comunque immobilizzante.
-- L’indennizzo spetta anche quando vi sono fratture (bacino, femore, costole, coccige) che non necessitano di ingessatura o altri
mezzi immobilizzanti, purché siano accertate radiologicamente e solo per il periodo di guarigione previsto dall’Istituto di Cura.
-- Il periodo indennizzato sarà conteggiato cumulativamente con un massimo di 15 giorni per infortunio.
-- I primi 5 giorni non sono indennizzabili.
-- Occorre denunciare il sinistro entro 30 giorni dalla data di dimissione dell’Istituto di Cura.
Per la denuncia, gli iscritti o i loro familiari dovranno rivolgersi alle strutture (Lega più vicina) dello Spi sul territorio e
preparare i seguenti documenti:
• Copia della tessera SPI-CGIL dell’anno in corso.
• Copia di un documento di riconoscimento.
• Certificato rilasciato dall’Istituto di Cura che indichi in modo chiaro la data del ricovero e della dimissione e i motivi del
ricovero (diagnosi).
• Nel caso di ingessatura o altro mezzo immobilizzante equivalente, la documentazione dovrà specificare il mezzo di
contenzione applicato e la durata del periodo prescritto.
• Nel caso di fratture che non comportano mezzi di contenzione (bacino, costole, femore coccige), dovrà essere presentato il referto medico comprovante la frattura e il periodo di guarigione.
• Per casi particolari potrà essere richiesta la cartella clinica completa.
13
Attualità
Non barattiamo i diritti
con la carità
Mirna Marchini
Segretaria SPI-CGIL
Emilia-Romagna
Argentovivo settembre 2008
S
14
i avvicina l’autunno, e
con la ripresa dell’attività, gli appuntamenti un po’ rituali,
ma pur sempre attesi quali il
Meeting di Rimini, la Festa
Nazionale dell’Unità, quest’anno la prima festa del PD.
Sono le prime occasioni in cui
politici, uomini di governo e
mondo sociale s’incontrano, si
confrontano, riallacciano i fili
di una discussione che le ferie
hanno lasciato in sospeso.
Purtroppo non sono andati in ferie i gravi problemi
che tante persone e tante
famiglie vivono grazie alla
crisi economica e alle scelte
sbagliate che il IV° governo
Berlusconi ha approvato nei
primi cento giorni.
Se n’è parlato con Carla Cantone, Segretaria Nazionale
dello SPI, Romano Bellissima, Segretario Generale della
UILP, Loreno Coli, Segretario
Regionale FNP Toscana, e
con l’ex ministro del Lavoro
Cesare Damiano a Firenze,
nell’ambito di una iniziativa
promossa alla Festa Nazionale
del PD dal titolo “Le politiche
per gli anziani, una priorità
per il Paese”.
Apre Carla Cantone, ripar-
tendo da dove siamo rimasti:
il decreto Damiano, emanato
qualche settimana prima della
caduta del governo Prodi, che
riconosce i Sindacati dei Pensionati come soggetti politici e
contrattuali e istituisce il tavolo di confronto per le pensioni.
Oggi quel tavolo non è stato attivato. A fronte dell’emergenza
pensioni, aggredite negli anni
dalla perdita del potere d’acquisto, da una pesante pressione fiscale e da un carovita
inarrestabile, il Governo non
risponde concretamente, con
interventi di carattere strutturale, ma propone unicamente
un po’ di assistenza ai più deboli, attraverso la social card.
Riprende l’argomento Romano
Bellissima, Segretario UILP,
ribadendo che a fronte della
gravità della situazione vi è
una “disattenzione” di questo
Governo e che la soluzione
non può essere la riattivazione
della carta dei poveri di antica
memoria, ma occorre ripristinare i diritti.
E proprio di diritti parla la
piattaforma nazionale dei Pensionati in coerenza con le battaglie portate avanti in questi
anni, i cui primi parziali risultati sono venuti con l’accordo
sul Welfare del 23 luglio 2007
che ha istituito la quattordicesima a partire dalle pensioni
più basse. Ci sono delle priorità che devono essere affrontate immediatamente quali il
recupero del potere d’acquisto
delle pensioni, la legge sulla
non autosufficienza - l’Italia è
l’unico Paese in Europa a non
avere una legge adeguata per
le disabilità - e poi la riduzione della pressione fiscale che
strozza pensioni e salari.
L’onorevole Cesare Damiano,
dopo avere riconosciuto che
l’unità delle Organizzazioni
Sindacali ed il confronto, a
volte anche aspro, hanno prodotto dei risultati apprezzabili
che avevano bisogno di coerenza e continuità per essere
in grado di affrontare i gravi
problemi, ha denunciato la politica demagogica e populista
del governo Berlusconi che
esclude sia il confronto con il
Sindacato che il percorso democratico di coinvolgimento
del Parlamento.
Ha suscitato molta simpatia
quando ha paragonato il ministro dell’Economia Giulio
Tremonti a Superciuk, un
eroe dei fumetti che rubava
ai poveri per dare ai ricchi,
perché i costi della Robin Tax
come era prevedibile li stanno
pagando i cittadini e i consumatori, la stessa abolizione
dell’ICI non è stata fatta nel
segno dell’equità, le modifiche al mercato del lavoro e
agli interventi sulla sicurezza
premiano le imprese e compromettono i diritti conquistati dai lavoratori.
L’affollatissimo padiglione
dove si è svolta l’iniziativa
ha applaudito Carla Cantone, quando nelle conclusioni
ha richiamato la necessità di
una mobilitazione dei pensionati a partire dalle prossime
settimane. L’autunno caldo
dei pensionati è alle porte.
Diritti
Basta morti sul lavoro:
la Carovana è in viaggio
È
partita da Venezia lo
scorso 5 settembre,
nell’ambito
della
Mostra internazionale del cinema. E proseguirà
il suo cammino in tutta Italia
passando per Fossano, Campello sul Clitunno, Molfetta,
Marghera, Torino, Mineo, Casale... È la Carovana per il Lavoro Sicuro, un’iniziativa nata
per promuovere la cultura
della prevenzione degli infortuni e delle tragedie sul lavoro,
della salute e della sicurezza
come diritti di tutte le lavoratrici e i lavoratori. A promuovere questa campagna è Articolo
21, con l’adesione di Acli, Arci,
Libera, Tavola della Pace, Fnsi,
Anac, Comitato Nazionale per
la libertà d’informazione e con
la partecipazione di Cgil, Cisl
e Uil e l’adesione di numerosi
registi, giornalisti, parlamentari. Tra i primi a sottoscrivere
l’iniziativa sono stati Giuseppe
Giulietti di Articolo 21 e l’ex
ministro del Lavoro Cesare
Damiano.
Con una serie di eventi, dibattiti e manifestazioni la Carovana farà tappa nei prossimi
mesi nei luoghi che sono stati
segnati da “morti bianche” e
fatti tragici per la storia del
lavoro: un modo per sensibilizzare l’opinione pubblica, dare
visibilità ai lavoratori e alle
Legislativo n. 81) voluto dal golavoratrici e alle loro concrete
verno Prodi, stentiamo a ragcondizioni, a partire dall’elegiungere in Italia gli obiettivi
mentare diritto a tornare a
di abbattimento del rischio,
casa integri.
fissati dall’Europa. Dietro alle
Nelle aziende, infatti, avvenstatistiche, per loro natura arigono ogni giorno incidenti e
de, esistono persone, famiglie,
infortuni mortali, e il lavoro
volti, con il loro carico di sofcontinua a provocare malatferenze, di improvvisi
tie professionali. Nel
vuoti esistenziali, di
2006, secondo i dati
smarrimento. Tuttadell’Inail, sono morte
L’iniziativa
via il tema del lavoro
sul lavoro 1341 persoattraverserà e dell’integrità psicone. Nel 2007 ne sono
l’Italia per
fisica delle persone
morte 1210, con una
promuovere
la stenta ad affermarsi
diminuzione di quasi
il 10%. Ma nonostante cultura della nel dibattito politico
prevenzione e sociale, nel mondo
questo miglioramento,
della comunicazione
che è anche frutto dele della cultura. Venla lotta al lavoro nero,
gono enfatizzati i casi più eclaalla precarietà e delle nuove
tanti, ma si dimentica la realtà
norme contenute nel Testo
quotidiana, quando questa è
Unico su “Salute e Sicurezza
lontana dai riflettori
nei luoghi di lavoro” (Decreto
L’appello lanciato dalla Carovana è invece a non dimenticare. E l’iniziativa sarà portata
avanti non solo attraverso una
denuncia, ma con precise richieste alle forze politiche, sociali, della cultura e dell’informazione. Sono quattro i punti
chiave: non abbassare la guardia nella lotta contro il lavoro
nero e la precarietà; applicare,
gestire e migliorare le norme
contenute nel protocollo sul
Welfare del 23 luglio 2007 e
nel Testo unico sulla salute e
sicurezza nei luoghi di lavoro;
attuare la delega sui lavori
usuranti entro il 31 dicembre
2008; promuovere una grande
campagna mediatica per una
cultura della prevenzione.
“Per una vera civiltà del lavoro
– hanno sottolineato i promotori della Carovana – occorre
innanzitutto difendere e applicare le leggi esistenti. Il lavoro
è vita”. Non casuale la scelta di
partire da Venezia: alla Mostra
del cinema, come annunciato
dal direttore Marco Muller,
un’intera sezione è stata dedicata a film e documentari sulle
morti bianche. Protagonisti
dell’evento due film che raccontano la tragedia alla Thyssen Krupp di Torino: “La fabbrica dei tedeschi” di Mimmo
Calopresti e “Thyssen Blues” di
Pietro Balla e Monica Repetto.
Argentovivo settembre 2008
a cura della redazione
15
Ricerche e Progetti
Lo Spi cresce
nella società che cambia
M. M.
Argentovivo settembre 2008
L
16
o SPI dell’Emilia Romagna, dopo
la conferenza d’organizzazione, ha
convocato il quadro dirigente del
territorio per un seminario di due
giornate a Cà Vecchia. L’appuntamento “settembrino” si ripete da tre anni per discutere
concretamente sui progetti da realizzare.
Quest’anno il seminario è stato aperto da
una giornata sul tema Le trasformazioni
sociali: comprenderle – interpretarle in
cui sono state messe a confronto quattro
ricerche, promosse dallo SPI e presentate
da Oscar Marchisio, scrittore e ricercatore, Maria Luisa Mirabile, ricercatrice Ires
Nazionale e Simone Bartolino dell’Istituto
di ricerca Aaster.
Rita Turati, presentando i lavori, dice che
la ricerca sociale può aiutare il Sindacato
non solo a comprendere meglio la realtà,
ma anche a costruire proposte politiche ed
organizzative, percorsi partecipativi capaci di coinvolgere e includere, costruire
reti, mettere a disposizione saperi, insomma piste di lavoro nuove per la Cgil, lo Spi,
il Sistema dei Servizi.
Due ricerche fanno riferimento agli iscritti: una fotografa l’identità dei nuovi iscritti,
cosa li ha spinti all’adesione e cosa chiedono, l’altra mette a fuoco la peculiarità
dell’anziano dal punto di vista della rappresentanza politica e della cittadinanza. Le
altre due ricerche affrontano la relazione
tra l’invecchiamento, le modalità e la qualità della partecipazione individuale e collettiva dei pensionati alla vita sociale e il valore che i pensionati attribuiscono al lavoro
svolto e al nuovo status di pensionati.
Riccardo Terzi, Segretario Nazionale SPI,
ha concluso la prima giornata, sollecitando
i gruppi dirigenti del Sindacato a misurarsi
con la fatica di conoscere, per intervenire
sulla realtà, interpretarla e modificarla. Il
territorio, dove vivono le persone, è il luogo dove si aprono i conflitti e si scaricano
le contraddizioni: il sindacato deve sapere
rispondere anche con politiche organizzative che valorizzano i quadri dirigenti che
lì operano. Lo SPI, che in Emilia Romagna
conta quasi 300 leghe, ha deciso di investire risorse nel territorio, definendo tre
progetti con forte valenza confederale, che
sono stati illustrati da Rosario Zito nella
seconda giornata di seminario: il progetto
Accoglienza, il progetto Città capoluogo
di territorio, ed il progetto di Strutturazione dei coordinamenti distrettuali
confederali. Progetti che vanno accompagnati da una robusta azione formativa.
Per il terzo anno consecutivo sono stati
analizzati i dati sui nuovi iscritti. I risultati
dei primi 6 mesi segnalano scostamenti indicativi e sorprendenti, che potrebbero modificarsi nella seconda parte dell’anno. Non
va dimenticato che sono intervenuti cambiamenti normativi per l’accesso al pensionamento che pesano sui risultati del tesseramento. I dati più significativi riguardano
l’aumento dei nuovi iscritti rispetto all’anno
scorso (3.843 in più). Diminuiscono coloro
che si iscrivono per la prima volta allo Spi
e alla Cgil - 7,99% sul 2007 e – 13,11% sul
2006, mentre aumentano di pari percentuale gli iscritti Spi che in attività lavorativa erano iscritti alla Cgil. Una conferma
che il lavoro portato avanti in questi anni
ha prodotto risultati quantitativi di rilievo,
confermati anche dal lavoro quotidiano di
proselitismo che è fatto nelle leghe.
Si restringe, fra i nuovi iscritti la presenza
femminile: la diminuzione è più marcata
nella fascia di età fra i 60 e i 65 anni, dove
sono concentrate le modifiche più rilevanti
alle norme pensionistiche.
È ancora alta la percentuale degli ex lavoratori autonomi che s’iscrivono allo
SPI (20,20% sul totale dei nuovi iscritti).
Affidabilità della CGIL, accoglienza, tutela, capillarità e continuità della presenza
dello Spi nel territorio avvicinano anche
questo frammento del mondo del lavoro.
Sono stati analizzati solo i primi sei mesi: i
dati sono confortanti, occorre consolidare
questo risultato.
Danilo Barbi, Segretario Generale Cgil Regionale, e Carla Cantone, Segretaria Nazionale Spi, hanno chiuse le due giornate
parlando dell’attualità politica sindacale.
Dal mondo
In Cina spunta la dolcezza
del volontariato
O. M.
D
“dolcezza”.
C’è anche infatti una Cina più attenta ai
valori sociali che alle fredde dinamiche
dell’economia, certo sinora è sotterranea e
meno visibile ma ormai solidamente attiva.
Si è vista in una situazione critica come il
dopo terremoto nel Sichuan aprirsi la breccia del volontariato come evento epocale e
ormai irreversibile anche in Cina.
Infatti dopo un momento di incertezza e forte preoccupazione, come avviene da parte
del governo cinese per ogni manifestazione
collettiva non preordinata, si è lasciato che
il flusso di giovani volontari continuasse ad
arrivare a Sichuan ed appoggiasse esercito
e amministrazione nel difficile lavoro di
soccorso. Un po’ come dopo l’alluvione di
Firenze, quando si espresse una superba
azione di solidarietà con la città da parte di
migliaia giovani volontari.
Ma non solo nel Sichuan si esprime questa
nuova fase di volontariato sociale, anche a
Beijing è nata una Ngo (organizzazione non
governativa) che si batte contro il disagio
giovanile ed in particolare in relazione al
problema droga. La “Base contro la Droga” della Municipalità di Beijing è una Ngo
che agisce proprio sul recupero dei drogati
puntando alla Musicoterapia, alla forme di
comunità proprio attraverso volontari che
realizzano cosi sul campo uno dei primi interventi “dolci” nel sociale in Cina.
Volontari come espressione delle socialità diventano la spia di un cambiamento
profondo della realtà cinese, diventano il
segnale che il potere non esaurisce la complessità della società ma che questa attraverso mille canali, anche i più imprevisti,
inizia a tradurre in azione la sua vitalità e
la sua “dolcezza”.
Di fronte a ciò addirittura anche l’arcigno
governo cinese ha fatto un passo verso la
visibilità dei problemi sociali: infatti è da
un mese che i drogati non sono più considerati degli illegali, ma con una nuova legge del Congresso del Popolo sono “valutati
come pazienti”. Inizia un quadro di riconoscimento dei problemi della droga e della
vicenda umana critica e autonoma.
Anche in Cina il capitalismo porta non
solo produttività e mercato, ma anche la
fragilità e la “dolcezza” del sociale.
Argentovivo settembre 2008
i fronte alle solite immagini di
una Cina muscolosa e economicamente invincibile, abbiamo
anche segnali di fragilità e di
Pillole d’Europa
a cura di Livio Melgari Dipartimento internazionale Spi
La Giornata europea
Il 9 maggio 1950, quando lo spettro di una terza guerra mondiale ancora angosciava
tutto il mondo, a Parigi Robert Schuman, ministro francese degli Affari Esteri, con il
suo amico e consigliere Jean Monnet, proponevano di dar vita a una Istituzione europea sovrannazionale a cui affidare la gestione delle materie prime che, all’epoca,
erano il presupposto di qualsiasi potenza militare, il carbone e l’acciaio.
I Paesi chiamati a rinunciare alla sovranità nazionale sul “nerbo” della guerra uscivano da poco da un conflitto spaventoso che aveva seminato innumerevoli rovine,
materiali ma soprattutto morali, odi, rancori, pregiudizi.
Trentacinque anni dopo, nel 1985 a Milano, i capi di Stato e di Governo decidevano
di festeggiare la data del 9 maggio come Giornata dell’Europa.
17
Generazioni
Genealogia delle identità
ovvero la memoria del
futuro
Argentovivo settembre 2008
Oscar Marchisio
Ricercatore sociale
18
L
a costruzione delle
identità passa attraverso le differenti
generazioni per definire la forma e la complessità
dell’identità attuale. Significa
scavare e leggere nelle memorie passate per trovare ed enucleare i fattori “generativi”,
cioè enucleare i codici che permettono di esistere in quanto
soggetti sociali e biologici.
Infatti tra una generazione ed
un’altra si negano dei simboli e
si trasmettono dei valori, anzi
è proprio dalla continuità e diversità che nasce lo spazio per
la costituzione dell’identità. Si
può quasi dire che nello scambio fra generazioni la negazione dell’altro diventa il metodo
per affermare il proprio ruolo
e la propria storia. Si deve
poter “raccontare” una storia
per costruire la profondità del
passato e dilatare la propria
esistenza “individuale” nella
mappa della memoria intergenerazionale. In fondo il “futuro” esiste quando la memoria
gli lascia la profondità e la “distanza” creando il passato.
Dentro a questo spazio la dimensione dei rapporti fra ge-
Il paese di Gemmano (Rimini) nel settembre 1944, all’epoca del passaggio del fronte
nerazioni acquista il sapore di
uno scambio soggettivo e simbolico, mentre il sordo muoversi della biologia farebbe presumere un continuum omogeneo
e ripetibile. Ci inventiamo la
diversità e così apriamo la coscienza collettiva alla gioia del
tempo e della sua “memoria”
del futuro. In fondo siamo dei
costruttori non di “orologi” ma
di futuri e passati. Dentro a
questi futuri e passati stanno
la nostra identità e le nostre
valigie di memorie.
Per raccontare dobbiamo
consegnare ad un’altra generazione la nostra differenza,
dobbiamo “tradire”. Il passaggio da una generazione ad
un’altra è sempre un “trade-
re”, ovvero un consegnare valori e i linguaggi entro i quali
ri-conoscersi e ri-leggersi.
Infatti nell’etimologia di “tradizione” ritroviamo la stessa
radice “traditum” di tradimento: infatti ogni costruzione di identità fra generazioni
è insieme consegna di codici e
tradimento degli stessi. La dimensione specifica del nostro
lavoro di “scavo” delle memorie sta proprio nel riconoscere
e attraversare lo spazio del
“tradimento”.
Ovvero la memoria collettiva, come traduzione delle
storie individuali, diventa
strumento di generazione ed
alimentazione delle identità
attuali e future quanto più
esprime la biblioteca delle
memorie. Una società senza
“memoria” diventa subalterna e incapace di rappresentarsi il futuro.
Per questo abbiamo trovato
grande interesse nel “Laboratorio della memoria” attuato
presso il Comune di Gemmano
in collaborazione con “Il Posto
delle Fragole”, dello Spi di Riccione, che ha come obiettivo
“la storia e la memoria declinate al femminile”. L’idea base
del progetto è quella di non
disperdere il patrimonio rappresentato dai “racconti” delle
storie delle donne e di raccoglierle perché siano fruibili
dalle generazioni future. Una
biblioteca di “racconti”, dun-
nutrimento della coscienza di
que, come filo conduttore della
classe la famiglia, meglio “i
genealogia delle identità.
ricordi” della famiglia operaia.
Infatti, come precisa Silvana
È dunque molto curioso che si
Cerruti nel documento relativo
evinca come fattore determial “Laboratorio della memoria”
nante la “coscienza di classe”,
del 15/06/2004, il “raccontare
piuttosto che la situazione di
ha un effetto liberatorio e tefabbrica o il convinrapeutico” e da quecimento del delegato
sto tessuto di memosindacale, i “ricordi”
rie che rileggono il
Il racconto delle lotte dei propri
passaggio del fronte
dell’ultima
guerra dei ricordi è genitori.
proprio a Gemmano, una forma di Questo momento apre
comune della Roma- trasmissione una finestra molto
gna, nasce “il labo- del sapere tra innovativa sul ruolo
generazioni di “collante sociale”
ratorio come luogo
della famiglia opedi progettazione colraia, specie in una
lettiva”, uno spazio
situazione di “deserti“dove i semi delle
ficazione mediatica”, per cui di
idee attecchiscono e prendono
fronte allo strapotere dei melentamente forma, maturano”.
dia, come modelli del comando
Questa apertura al racconto
capitalista, si riapre la pagina
come paradigma della medei “rapporti sociali” della rimoria, come intelaiatura dei
produzione delle condizioni
possibili ricordi, ritorna anche
sociali della produzione come
nell’inchiesta sviluppata dallo
i terreni ove l’autonomia della
Spi-Cgil in Emilia-Romagna,
classe si esprime anche attradove in numerosi colloqui si
verso il “ricordo”.
sottolinea questo aspetto “del
“Ricordo” infatti, provenendo
racconto” come forma della
dal latino “cor, cordis”, indica
memoria, e della memoria
correttamente la connessione
collettiva entro cui si riconofra “memoria” ed “affetto”,
scono due generazioni. Questo
fra “memoria” ed emozioni,
rapporto fra generazioni diper cui si conferma come la
venta il terreno “generativo”
trasmissione di un sapere
dell’identità, proprio come si
collettivo come la coscienza
riconosce anche in una ricerca
di classe sia più connesso ai
diretta sui lavoratori meccaniluoghi delle “emozioni famici della provincia di Bologna,
gliari” che non alla macchina
dove emerge come luogo di
sindacale o ai roboanti discorsi della politica.
Prevale una possibile genealogia delle identità che, maturate attraverso la memoria,
diventano visibili e capaci di
conflitto sociale, passando
attraverso le sotterranee vicende di “affetti” e “emozioni” che attraverso una “parola”, come precisa il poeta
Edoardo Sanguineti, diventano capaci di “attraversare...
il tempo” e generare prassi
dopo averla “poeticamente
custodita”.
Argentovivo settembre 2008
Generazioni
Bibliografia
O. Marchisio, J.Andreetto (a cura
di), Bologna Operaia, Socialmente, Granarolo dell’Emilia,
2007
E. Sanguineti, Mikrokosmos,
Feltrinelli, Milano, 2004, pg.
300
Spi-Cgil Emilia-Romagna (a cura
di), Identità in transito, Socialmente, Granarolo dell’Emilia, 2008
Un’altra immagine di Gemmano nel 1944
Spi-Cgil, Il posto delle fragole, Comune di Gemmano,
“Laboratorio della memoria”, 15/06/2004
19
Dimensione Cgil
Il 7 ottobre: una giornata
per la dignità del lavoro
Sandra Pareschi
Ufficio Internazionale
Cgil Emilia Romagna
Argentovivo settembre 2008
L
20
a
Confederazione
Europea dei Sindacati-Ces ha deciso
un percorso di forte
impegno per la difesa delle
condizioni di lavoro, dei diritti
sociali, del diritto di sciopero
e dell’autonomia sindacale, a
partire dalla giornata di mobilitazione del 7 ottobre per
“un lavoro dignitoso” (decent
work), promossa dalla Confederazione Internazionale dei
Sindacati-Csi. Sono previste
La manifestazione europea per i salari dello scorso aprile a Lubiana
una manifestazione a Parigi
ge ad un quadro in cui non vi
che dall’autunno deve vedere
organizzata dalla stessa Ces
sono progressi verso un’Euil sindacato in prima fila, con
e altre iniziative da gestire in
ropa Sociale, ma al contrario
l’obiettivo
di
un
riequilibrio
ogni singolo Paese europeo.
si affermano sempre di più
tra mercato e politica sociale,
Così, nella stessa giornata,
le scelte che assumono come
per modificare i provvedimenCgil Cisl e Uil hanno deciso di
centrale l’impresa e il mercato
ti iniqui e le scelte che si sono
tenere ad Assisi una conferene favoriscono l’arretramento
fatte e si stanno facendo a liza internazionale su “Diritti al
della condizione dei lavoratori
vello europeo, fino a
lavoro, solidarietà e
In
programma
e l’abbassamento delle coperpromuovere una magiustizia sociale”, con
ture sociali. Le stesse ultime
la partecipazione an- varie iniziative nifestazione a Brua
livello
eurosentenze della Corte di Giuxelles quando il Parche di rappresentanti
stizia Europea (i casi Laval,
sindacali dell’Ameri- peo contro le lamento verrà convoscelte
che
fanVicking, Rueffert) mettono al
cato per discutere e
ca Latina, dell’Africa
centro l’interesse e la libertà
e dell’Asia. Queste no arretrare decidere la Direttiva
la
condizione
dell’impresa a scapito della
sugli orari.
iniziative fanno sedei
lavoratori
contrattazione collettiva e del
Tale Direttiva infatti,
guito alla campagna
diritto di sciopero, sconfesse approvata nel testo
sui salari, culminata
sando le situazioni in cui negli
attuale, fa scomparire
nella partecipata maStati membri i lavoratori sono
l’orario settimanale di lavoro,
nifestazione europea a Lubiapiù protetti e hanno più diritti.
porta i limiti a 65 ore e apre
na dell’aprile scorso.
È una deriva molto pericolosa,
la strada alla contrattazione
Tutto ciò rientra in un percorso
che porta ad aumentare tra i
individuale. Questo si aggiunpiù complessivo e continuativo
ceti popolari l’ostilità all’Europa, che viene percepita come
fattore di regresso e di insicurezza (in un contesto socioeconomico in rapido peggioramento).
Connettere i temi del lavoro
alle tematiche più “praticate”
dai movimenti (ambientali,
della pace, globalizzazione….)
rappresenta in particolare per
la Cgil una scommessa e insieme una necessità, che in questi termini sono poste anche
al centro dei lavori del Forum
Sociale Europeo, che si svolge
in questi giorni a Malmöe in
Svezia (18 - 21 settembre). La
principale novità di questo forum è rappresentata proprio
dal coinvolgimento dei Paesi
scandinavi e del nord Europa,
Un altro momento della manifestazione di Lubiana
finora abbastanza marginali
nel processo del Forum Sociale Europeo e più in generale
distanti e poco interessati agli
spazi di coordinamento di natura europea.
Il titolo del Forum è “Fare
l’altra Europa possibile: Est e
Ovest insieme, costruendo alleanze per le lotte e le alternative”. Gli assi tematici spaziano dall’inclusione e diritti sociali/welfare, servizi pubblici
e beni comuni per tutti e tutte,
all’ambiente-clima e sovranità
alimentare. Soprattutto parlano di un’Europa che dev’essere
democratica, basata sui diritti
e l’eguaglianza dei diritti, sul
riconoscimento delle diversità. Un’Europa che operi per
un mondo di giustizia, pace
e solidarietà, in cui vi siano
opportunità di lavoro degno,
contro la precarietà e lo sfruttamento, in cui si costruiscano
alternative economiche basate
sui bisogni e i diritti delle persone. Un’Europa di inclusione
e di uguaglianza per i rifugiati
e i migranti, contro ogni forma
di razzismo e di discriminazio-
ne. Il programma comprende,
oltre alle sessioni di apertura
e chiusura, duecento seminari, dieci assemblee tematiche,
una manifestazione al sabato
pomeriggio, l’assemblea dei
movimenti sociali, per lanciare le iniziative e le campagne
dei prossimi mesi.
La Cgil dell’Emilia Romagna
è presente con una corposa
delegazione. L’impegno nel Forum sociale europeo, come in
quello mondiale, è una scelta
politica che si è consolidata in
questi anni e rappresenta una
occasione di partecipazione di
sindacati e di movimenti sociali per ampliare conoscenze,
legami, costruire reti, connessioni sempre più necessarie.
Importante inoltre l’attività
promossa da “Lavoro in Movimento”, che ha proposto al Forum il tema “L’impatto sociale
urbano dei processi migratori”, strutturato in tre capitoli:
politiche urbanistiche ed abitative; politiche per un welfare
inclusivo; politiche di coesione
sociale fra lavoratori immigrati e locali. “Lavoro in Movimento” è uno spazio che nasce per
iniziativa comune di alcune
strutture della Cgil (Camere
del Lavoro di Bologna, Brescia, Cosenza, Imperia, Reggio
Emilia, Vicenza, Cgil di Roma
e del Lazio, Dipartimento per
le politiche internazionali,
FIOM, FLC, Fondazione Di Vittorio, FP, Segretariato Europa) per condividere informazioni, conoscenze, relazioni,
progetti e iniziative, soprattutto nell’ambito dei Forum
sociali. Al Forum di Malmöe
la partecipazione sindacale è
più consistente e organizzata
rispetto ai Forum precedenti
(Firenze 2002, Parigi 2003,
Londra 2004 e Atene 2006).
La realtà del lavoro e le sue
trasformazioni, l’attacco ai diritti, le riorganizzazioni delle
multinazionali, le strategie, le
lotte, hanno un posto di rilievo
e vengono affrontate da diversi punti di vista, in Europa e
nel rapporto tra Europa e Sud
del mondo. Tra i temi centrali;
l’Europa sociale; il diritto del
lavoro (sentenze della Corte
europea); l’impatto della globalizzazione sul sindacalismo
europeo; il salario minimo
(contrattazione o legge?); la
flexicurezza e precarietà; il
rapporto Est-Ovest; la questione migranti.
Argentovivo settembre 2008
Dimensione Cgil
Quando il lavoro è “decente”
Decent work, ovvero lavoro produttivo liberamente scelto da donne e uomini,
in condizioni di libertà, eguaglianza, sicurezza e dignità, secondo la definizione
dell’Oil-Organizzazione Internazionale del lavoro. Quattro gli “assi” individuati come
base per il lavoro dignitoso: il rispetto delle convenzioni internazionali sul lavoro;
il lavoro produttivo liberamente scelto, con uguali opportunità e uguali diritti e una
retribuzione adeguata alla dignità dei lavoratori e delle loro famiglie, che consenta
lo sviluppo delle persone e l’integrazione sociale; la salute e la sicurezza nel lavoro
e la protezione sociale per i lavoratori e le loro famiglie; la libertà di organizzazione
e di contrattazione collettiva per tutti i lavoratori e tutte le lavoratrici.
21
Auser
Libro verde sul Welfare:
ma i diritti dove sono finiti?
Franco Digiangirolamo
Presidente regionale Auser
Argentovivo settembre 2008
I
22
l libro verde che il ministro Sacconi (Lavoro,
salute e politiche sociali) ha sottoposto alla
consultazione pubblica, pomposamente chiamato “la vita
buona nella società attiva”, è
stato appropriatamente definito il “manifesto ideologico” del
governo Berlusconi in materia
di Stato sociale. È un documento che ipotecherà il confronto politico e sindacale dei
prossimi anni e che impegnerà
notevolmente anche le varie
componenti del terzo settore,
noi compresi, chiamati fortemente in causa.
Un documento che delinea
un modello di Stato sociale
molto poco originale ma che
si vuole più coerente con un
modello economico di stampo
neoliberista, nel quale si ridimensionano notevolmente
le tutele dei diritti universali
(nel lavoro, nei servizi socio
sanitari, nella scuola, etc) e si
scaricano sui cittadini, singoli
o associati, i costi economici
ed umani della soddisfazione
di bisogni vecchi e nuovi.
Un orientamento che non fonda la necessaria innovazione
del Welfare sui bisogni vecchi
e nuovi che emergono da una
società in trasformazione,
estendendo i diritti di cittadinanza, ma che si basa sulla
riduzione dei diritti in bisogni,
ridimensionando la solidarietà generale (per via fiscale),
obbligando i cittadini a comperare i servizi sul mercato,
oppure a investire con criteri
mutualistici le proprie risorse
e riservando agli “ultimissimi” la poco dignitosa carta
dell’elemosina.
Un modello economico e sociale già sperimentato in molti
Paesi, a partire dagli Usa, e
clamorosamente fallito, essendo riuscito solo a migliorare le
condizioni dei ricchi e a peggiorare sia quelle già precarie dei poveri che quelle della
classe media, come ormai perfino i più protervi e incalliti
conservatori sono costretti ad
ammettere.
Tuttavia, è proprio la scarsa originalità e la chiarezza
della strategia ipotizzata nel
documento che lo rende molto pericoloso e, direi, anche
insidioso. La seduzione che
può esercitare sia all’interno
di alcune componenti del terzo settore, che hanno salutato
favorevolmente i contenuti del
documento ancora caldo di
stampa, che anche tra le forze
politiche di opposizione, non risiede nella grezza e ideologica
analisi della crisi del Welfare,
ma nelle “parole chiave” utilizzate: “sussidiarietà, personalizzazione, solidarietà”. Parole
che possono avere varie declinazioni e che rappresentano
per tutti una sfida culturale e
politica, cui si deve rispondere
con proposte e iniziative qualificate e alternative da parte di
quelle forze politiche e sociali
ancora convinte che la differenza tra destra e sinistra sia
tra chi lavora per concentrare
potere e ricchezza e chi opera
per ridistribuirli.
Solidarietà. Se si fanno dipendere gli assegni sociali dalla
vita lavorativa, se l’innovazione consiste nella social card,
se si ipotizza di circoscrivere
il contrasto alla povertà solo ai
casi di povertà assoluta, si manifesta la volontà di trasferire
un problema sempre più drammatico dalla sfera dei diritti a
quella della carità pura e semplice, ben evidenziando qual è
il contenuto concreto di questa
parola.
Personalizzazione. Se si propone l’estensione della copertura previdenziale ed assistenziale sui fondi complementari
o sulla bilateralità, si propone
di trasferire i rischi sociali
(vecchiaia, salute, etc) dalla
collettività agli individui che
poi, con i loro denari e il loro
tempo, si mutualizzeranno
per ottenere con molta fatica
ciò che prima era garantito.
Nell’ottica proposta, si maschera con le parole “libertà” e
“opportunità” una scelta obbligata mirata a difendersi dal ridimensionamento del sistema
pubblico.
Vita attiva. La semplificazione e la deregolazione ulteriore
della gestione dei rapporti di
lavoro e del collocamento, l’aumento a 62 anni dell’età della
pensione, l’affidamento della
formazione alle imprese etc,
renderanno certamente molto
attiva la vita dei cittadini, ma
dubito che la rendano anche
buona, come Berlusconi pensa
possa diventare, quando avrà
decretato il superamento della
contrapposizione tra capitale
e lavoro.
Ma lo strumento principe che
può rendere compatibile la sostenibilità economica del Welfare, il ruolo attivo delle persone e delle famiglie e la risposta
ai bisogni crescenti dei cittadini è la sussidiarietà, ovvero
un nuovo rapporto tra pubblico
e privato, attraverso la quale si
possono riorientare le sempre
minori risorse destinate allo
Stato sociale, promuovendo
servizi (magari integrati e sul
territorio) a basso costo, alta
qualità, grande aderenza ai
bisogni e massima flessibilità,
sviluppare la società civile, la
coesione sociale, l’autodeterminazione e autorganizzazione solidale, la produzione di
beni comuni, e così via. Con
queste ultime parole Berlusconi crede di essersi guadagnato
il diritto di proclamare quella
di Sacconi come unica proposta di sinistra (quando mai
una sua proposta non viene
dichiarata anche unica?), ben
consapevole che in uno Stato
meno preoccupato dei diritti
dei lavoratori e dei pensionati quel capitalismo assistito e
predatorio, che lui rappresenta benissimo, potrà contare su
molte “attenzioni” per aumentare legalmente ed illegalmente i profitti e le rendite.
Questa linea è confermata
dalle politiche in materia sco-
lastica, che si riassumono in
chiusura di complessi scolastici nelle aree montane (oltre
120 in Emilia Romagna), riduzione del numero dei maestri
e degli insegnanti con relativo
aumento del numero di alunni
per classe e la pratica eliminazione dell’appoggio agli allievi
diversamente abili, così come è
ribadita dalla riduzione dei trasferimenti di risorse agli Enti
locali, che a fatica quest’anno
potranno chiudere i bilanci.
Facile predire come verrà
declinata la sussidiarietà in
questo contesto: gli enti locali
chiameranno a raccolta le associazioni di volontariato e tutte
le componenti del terzo settore
non per definire il nuovo e necessario profilo di un Welfare
inclusivo e partecipato, all’al-
Argentovivo settembre 2008
Auser
23
Argentovivo settembre 2008
Auser
24
tezza dei tempi e dei bisogni,
ma per ridurre il più possibile
i danni prodotti dalle politiche
di ridimensionamento dei servizi e dai processi di esclusione
sociale in atto. Altro che nuovo
rapporto pubblico-privato!!!
Le associazioni rischiano
di diventare unicamente un
servizio di emergenza a costi
sempre più bassi, o uno strumento necessario dei cittadini
per “arrangiarsi” alla meno
peggio!!! Anche l’Auser subirà
i riflessi delle politiche che si
stanno adottando, col rischio
di dover arretrare verso un
ruolo di supplenza al vuoto istituzionale, invece che avanzare
lungo il cammino della qualificazione della progettazione sociale finalizzata alla inclusione
sociale, alla partecipazione dei
cittadini e alla produzione di
coesione sociale.
Per contrastare questo disegno
avremo bisogno di più elaborazione e di più mobilitazione, e
non solo delle forze sindacali
ma anche delle istituzioni locali, delle forze politiche e di
quella parte dell’associazionismo, e tra questi l’Auser, che
ha come missione la promozione dei diritti dei cittadini.
Per esempio, sulla questione
della sussidiarietà dovremo
abbandonare timidezze e riserve frutto di una concezione
troppo statalista e difensiva
delle strutture attuali dello
Stato sociale, che non ci ha
permesso di mettere a frutto il
dettato costituzionale. Dobbia-
mo convincerci che i cittadini
singoli e associati “possono”, a
determinate condizioni, essere
produttori di beni pubblici (basterebbe come esempio la storia del movimento sindacale),
che sostenerne l’iniziativa in
un quadro di programmazione
pubblica significa incentivare
la vita democratica, la partecipazione attiva, e che proprio le
organizzazioni sociali come il
sindacato e il volontariato, che
sono a contatto con i bisogni
vecchi e nuovi dei cittadini,
non possono limitarsi a rivendicare ma debbono impegnarsi
nella progettazione sociale ed
essere produttori di coesione sociale, di innovazione del
Welfare, di partecipazione e di
auto-organizzazione dei citta-
dini e, soprattutto, che tutto
ciò ha un senso se contrastiamo il processo di trasformazione dei diritti in bisogni e se ci
facciamo carico di trasformare
i bisogni in diritti.
Ancora, sui fondi complementari in campo sanitario e sociale, occorre raccogliere la sfida
e utilizzare le elaborazioni che
abbiamo per rilanciare una
idea di mutualità integrativa
per servizi sociali e sanitari
che parta dalla rivendicazione dei Livelli essenziali di
assistenza sociale e sanitaria
che non riducano le coperture
pubbliche e che sia integrativa, contrastando fortemente
l’idea di mutue che offrono le
stesse prestazioni (per esempio le visite specialistiche)
che dovrebbe offrire il sistema
pubblico, pagando così due
volte, con le tasse e con i contributi, la stessa prestazione.
Non farlo, stare alla finestra,
difendersi, significa assistere
alla erosione carsica dei diritti, così come sta già avvenendo
con alcuni contratti di lavoro.
Per finire, credo che come Auser dobbiamo utilizzare il percorso congressuale che stiamo
avviando in questi giorni per
una riflessione attenta sulla
nostra “missione” nel quadro
politico che si profila, anche
facendo sentire la nostra voce
sia tra gli iscritti che nella
società e, perché no?, anche
mobilitandoci insieme a quelle
forze che lottano per una società più egualitaria, solidale
e coesa e qualificando sempre
più la progettazione sociale sul
territorio, d’intesa con altre
associazioni di volontariato e
di promozione sociale, i cittadini, le organizzazioni sindacali, gli enti locali.
Territori e leghe
Forlì, l’informazione
su pensioni e diritti
viaggia in camper
Gabriele Campodoni
Segretario territoriale
Spi-Cgil Forlì
mento”, un camper attrezzato
di tutto punto per fornire la
conoscenza necessaria a chi è
già in pensione e non conosce
lo Spi-Cgil di Forlì.
L’iniziativa offrirà risposte a
coloro che fossero alla soglia
della collocazione in pensione e avessero necessità di co-
Argentovivo settembre 2008
I
l sindacato pensionati Spi-Cgil di Forlì, già
questo settembre e poi
nei prossimi mesi di ottobre e novembre, si recherà
nei quindici comuni del territorio forlivese e nelle maggiori frazioni di ogni comune col
camper dei “Diritti in Movi-
noscere, di capire, di essere
informati. Questa iniziativa
che verrà attuata nei prossimi
mesi, vuole avvicinare e mettere in contatto tutti coloro
che per motivi diversi avessero
difficoltà a recarsi nelle sedi
sindacali. Per favorire maggiormente questi contatti con
i pensionati e non pensionati,
saranno effettuati percorsi
idonei a toccare i comuni e le
loro maggiori frazioni. L’iniziativa e i punti di transito e
di sosta del camper “Diritti in
Movimento” saranno adeguatamente preparati e annunciati per dare modo alle persone
interessate di sapere quando
sarà presente il camper per le
informazioni.
Sarà presente personale qualificato, in grado di dare la
maggiore quantità d’informazioni, inoltre verrà distribuito
materiale informativo specifico riguardante il vasto mondo
del sistema pensionistico e
del welfare sociale locale. Lo
Spi di Forlì sta predisponendo un Questionario che verrà
fatto compilare ai pensionati
presenti nelle varie zone in
cui sosterà il camper, col fine
di avere un quadro preciso
delle esigenze presenti in
ogni comune, e che ci permetterà poi di costruire le richieste da presentare al Comune
stesso e che dovranno essere
affrontate nella successiva
contrattazione.
25
Territori e leghe
Bologna, una mano tesa
per non restare “mai soli”
Anna Maria Selini
Spi Bologna
Argentovivo settembre 2008
D
opo Trieste, Bologna
è la seconda città
più “vecchia” d’Italia e, non a caso,
è qui che a fine luglio è nata
M.Ai.Soli, la prima associazione dei familiari delle persone
non autosufficienti, promossa
e fortemente voluta dallo Spi
provinciale.
M.Ai.Soli sta per “Mutuo
Aiuto Solidale” e nel logo ha
due mani che si intrecciano.
“L’idea – spiega Bruno Pizzica,
segretario dello Spi di Bologna
– è quella di aiutare chi aiuta:
informare, orientare, rendere
consapevoli, assistere, colle-
gare le famiglie con la rete dei
servizi e tra loro, alleviando la
solitudine che quasi sempre
affligge e appesantisce chi si
trova ad affrontare queste situazioni”.
Quasi un terzo dei residenti
sotto le Due Torri ha più di 65
anni, e di questi 32 mila hanno più di 80 anni. Cifra che, secondo le proiezioni demografiche del Comune, è destinata a
salire nel 2020 a 50 mila, con
il rischio conseguente di una
vera e propria esplosione della
non autosufficienza. Si calcola che in città, attualmente,
siano circa 9 mila le persone
non autosufficienti e di queste
solo 3800 trovano una rispo-
Sede e orari
La sede di M.Ai.Soli è
in via Andreini 2, nella
lega di San Donato. Gli
orari di apertura saranno: lunedì, martedì, mercoledì e venerdì dalle 9 alle 12. Telefono: 051/513239.
26
sta, parziale, nei vari servizi
offerti dal sistema pubblico.
Ed è da questa parzialità
che nasce l’idea di M.Ai.Soli,
come spiega il neopresidente,
Giovanni Melli. “La solitudine delle famiglie che hanno
una persona non autosufficiente è crescente – dice – e
se non fossero loro a svolgere
le funzioni di cura, il sistema
sociale non terrebbe. Occorre valorizzarle, partendo dal
riconoscimento, formale e sostanziale, della loro funzione,
che deve diventare consapevole e soprattutto integrata con i
servizi pubblici”.
Tra gli obiettivi di M.ai.Soli ci
sono il miglioramento dell’accesso per le persone che curano ai servizi, a sostegni e ad
attività di consulenza anche
legali. “Chi cura – aggiunge
Melli - deve poter mantenere
il proprio impiego, attraverso facilitazioni come la flessibilità dell’orario di lavoro,
permessi retribuiti, congedi e
il ricorso anche per brevi periodi al part-time. E poi deve
avere accesso a servizi di sollievo, che possano permettergli di rallentare e recuperare
le energie spese”.
Ma come sappiamo, spesso, ad
occuparsi dei non autosufficienti sono le assistenti familiari, le cosiddette “badanti”.
Solo in città vi fanno ricorso
12-13.000 famiglie, un numero
destinato a crescere parallelamente all’innalzamento
dell’età e della speranza di
vita, senza che vi sia ancora
un corrispettivo impegno da
parte del mondo politico: al
“capitolo” assistenti familiari
il Fondo Regionale per la non
autosufficienza, infatti, destina solo lo 0.5%.
Un rapporto delicato e spesso
al limite della legalità è quello
tra le famiglie e le badanti, a
cui M.Ai.Soli intende dare una
posizione centrale. Sono sempre più numerose le vertenze e
i contenziosi che contrappongono i due soggetti e che, nella
maggior parte dei casi, si risolvono in favore delle assistenti
familiari. All’origine ci sono il
conteggio delle ore di lavoro,
giorni liberi, ferie e molti altri aspetti di un contratto che
spesso i parenti o gli anziani
non conoscono o, più o meno
in buona fede, non applicano
in maniera corretta.
Per questo, l’associazione sta
già lavorando - in accordo con
la categoria della Cgil che rappresenta le assistenti familiari (Filcams) - alla stesura di
un vademecum contrattuale:
regole chiare e precise, finora
assenti, ai quali tutti i soggetti chiamati in causa devono
attenersi, pena la perdita del
contenzioso.
Territori e leghe
a cura della redazione
C
inquant’anni di “lotte sindacali”, come
recita il titolo dello
storico giornale della Camera del Lavoro Cgil di
Faenza. Cinquant’anni legati
a filo doppio con la storia della
città e del territorio, con i problemi, i diritti, le conquiste di
chi ci vive e ci lavora: un bel
libro appena pubblicato dalla Cgil di Faenza ripercorre
e conserva questa memoria.
Con i racconti, le voci, le foto
e le testimonianze di operai,
braccianti, sindacalisti, attivisti dalla Liberazione ad oggi.
“Una causa giusta: la Camera
del Lavoro di Faenza 19451995” è il titolo della pubblicazione (208 pagine di grande
formato, 15 euro): ne parliamo
con l’autore, il giornalista Angelo Emiliani.
Come è nata l’idea di questo
libro?
“Dalla decisione di ricostruire
la composizione dei gruppi dirigenti della Camera del Lavoro dalla Liberazione in poi. Non
è stato facile, anche perché
l’archivio è andato in parte distrutto. È subito apparso chiaro che non ci si poteva limitare
ad un’elencazione di nomi, né
circoscrivere la ricerca ai soli
funzionari: è un dovere ricordare i tanti attivisti, delegati,
membri delle Commissioni
interne e dei Consigli di Fabbrica protagonisti di lotte dure
e difficili per conquistare migliori condizioni di vita e di
lavoro per tutti. Per comprendere il valore di questo impegno, è necessario conoscere il
contesto in cui queste donne
e questi uomini hanno vissuto
e lavorato. Lo Spi e la Camera
del Lavoro hanno creduto in
questo progetto, hanno quindi
insediato un gruppo di lavoro
apposito che ha coordinato e
seguito passo passo la ricerca
e la realizzazione del libro. A
Faenza la Cgil ha dedicato una
speciale attenzione anche in
passato alla sua storia, il lavoro per la conservazione della
memoria continuerà”.
Quale fu il ruolo del sindacato e in particolare della
Cgil a Faenza nel panorama
sociale del dopoguerra?
“La Camera del Lavoro - allora
unitaria - fu, assieme al Cln,
il primo organismo a farsi carico delle immani necessità
dei faentini appena passata la
linea del fronte. C’era bisogno
di lavoro, ma anche di alloggi,
di medicine, di generi alimentari, di mezzi di trasporto. Poi
le scissioni del ’48 e del ’49, lo
scontro ideologico, le discriminazioni contro i militanti delle
organizzazioni di sinistra e gli
ex partigiani, le difficoltà di tenuta del gruppo dirigente. Ma
anche negli anni più bui della
divisione, il sindacato è stato
un soggetto imprescindibile
per l’affermazione dei diritti,
per la difesa dei più deboli, nel
sostenere un’idea di sviluppo
che avesse i suoi pilastri irrinunciabili nella giustizia sociale e nelle libertà democratiche
conquistate con la Resistenza
e sancite dalla Costituzione.
I pochi documenti rimasti di
Argentovivo settembre 2008
Faenza:
cinquant’anni di lotte
per una causa giusta
27
Territori e leghe
Argentovivo settembre 2008
quel periodo ci dicono un’altra
cosa: che il filo della collaborazione fra Cgil, Cisl e Uil non si
è mai interrotto”.
28
E negli anni ’60 del boom
economico?
“Proprio nei primi anni di quel
decennio la Camera del Lavoro
conobbe una fase di profondo
rinnovamento. Soprattutto per
iniziativa dell’allora segretario Mario Marabini si costituì
un gruppo dirigente molto giovane, unito, determinato. Ciò
consentì alla Cgil di assumere
il ruolo di interlocutore imprescindibile per gli imprenditori,
ma anche per le istituzioni, le
forze sociali e politiche. E di
ricucire con coraggio e tenacia
i rapporti con le altre Confederazioni per promuovere assieme grandi iniziative per il
superamento della mezzadria,
per la contrattazione aziendale, per le riforme, sui temi dello sviluppo in ambito locale”.
Arriviamo a tempi più recenti. Le battaglie per l’occupazione e i salari degli anni
’80, e le lotte allargate poi
a temi come la legalità e la
tutela dell’ambiente. Qual è
stato l’impegno della Cgil a
Faenza?
“Gli anni ’70 e ’80 nel faentino
sono stati segnati dalle grandi
lotte delle ragazze dell’Omsa,
contro l’arroganza padronale
prima e per difendere il posto
di lavoro in seguito. Poi le crisi della più grande fabbrica di
ceramiche, del settore tessile
e calzaturiero, le centinaia di
lavoratrici e di lavoratori in
Cassa integrazione e le difficoltà per i giovani di entrare
nel mondo produttivo. È stato
un periodo duro, segnato da risultati significativi e da sconfitte, da cambiamenti profondi
che non sempre il sindacato ha
saputo cogliere e fronteggiare.
Senza le lotte unitarie, senza
la capacità di coinvolgere la
città e le istituzioni, a Faenza
il prezzo che il mondo del lavoro avrebbe pagato sarebbe
stato di sicuro più alto. Sono
quelli anche gli anni della
grande spinta all’unità sindacale che, seppure arenatasi
nella tormentata esperienza
della Federazione, ha rappresentato il punto più alto delle
lotte, delle conquiste, del peso
del sindacato in questo Paese.
E delle straordinarie mobilitazioni contro il terrorismo e le
trame che hanno messo a repentaglio la democrazia, contro la mafia e per la legalità.
Così come sui temi della pace,
contro l’imperialismo e le dittature, per i diritti in ogni angolo del mondo in cui fossero
negati. Ci si indignava per le
ingiustizie e le violenze e lo
si gridava in piazza. Oggi non
è più così: si ha l’impressione
che succeda di tutto nell’indifferenza generale”.
Cosa può insegnare questa
storia di lotte per i diritti in
rapporto al presente e alle
nuove generazioni?
“Che alle lavoratrici e ai lavoratori non è stato regalato
nulla, che le libertà e i diritti
dei quali godiamo oggi sono il
risultato di lotte e di sacrifici.
E che sarebbe un tragico errore illudersi che non si possa
tornare indietro. Per questo è
necessario conoscere la storia,
avere coscienza del percorso
fin qui fatto per capire in quale direzione stiamo andando.
Così come è necessario che
nella Cgil si consolidi un legame vero fra le generazioni: mai
pensare che il mondo sia cominciato ieri mattina! Quanto
alla Camera del Lavoro di Faenza, se una lezione si può ricavare da questa ricostruzione
è che essa ha acquisito maggiore autorevolezza e consenso quando ha saputo darsi un
gruppo dirigente espressione
del territorio e della sua cultura, che ne conosceva il sistema di relazioni e i rapporti di
forza, gli assetti economici e le
dinamiche sociali. Un gruppo
dirigente autorevole, conosciuto e stimato in tutti i luoghi di
lavoro, unito e unitario”.
L’autore del libro: Angelo Emiliani
Nato nel 1944 in una famiglia di mezzadri, Angelo Emiliani a 14 anni è entrato in fabbrica da apprendista metalmeccanico. A 16 si è iscritto alla Cgil e a 24 è stato chiamato a svolgere il lavoro sindacale
a tempo pieno. Nella Camera del Lavoro di Faenza, dove ha prestato
la sua attività per quasi trent’anni, è stato segretario della Fiom e di
altre categorie per poi ricoprire, nell’ambito della segreteria territoriale,
l’incarico di responsabile di organizzazione. È stato in seguito redattore
delle pagine economiche del settimanale faentino “Sette sere”. Autodidatta, si interessa da sempre di storia, in particolare di quella della
guerra civile spagnola e del volo, argomenti sui quali ha scritto alcuni
libri e numerosissimi articoli apparsi su riviste italiane e di altri Paesi.
Per lo Spi di Faenza, in collaborazione con Alessandro Ancarani, ha pubblicato ‘Sono stato all’inferno’, un libro che descrive - con numerose
testimonianze di sopravvissuti - la sorte dei militari italiani deportati in
Germania dopo l’8 settembre 1943 e costretti al lavoro coatto.
Le stagioni della memoria
2 agosto 1980:
la strage di Bologna
Un’altra storia della Repubblica/24
Argentovivo settembre 2008
Siamo arrivati al ventiquattresimo capitolo della ricostruzione della storia d’Italia curata per Argentovivo
dal giornalista, ricercatore e saggista Gianni Flamini.
Con l’occasione correggiamo una svista: questa puntata
numero 24 segue la 22 (che avevamo pubblicato a luglio)
perché in precedenza avevamo numerato per errore due
volte col 16 due diversi capitoli. Il tema, questa volta, è la
strage fascista del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna:
85 morti, 200 feriti e una quantità impressionante di
tentativi di sviare le indagini da parte dei “poteri invisibili” legati a loggia P2, settori dei servizi segreti, ambienti politico-militari.
Gianni Flamini
L
a realizzazione di
una repubblica presidenziale con una
radicale revisione
della Costituzione è al centro,
nel 1980, del dibattito politico
nazionale. Sostiene questo disegno uno schieramento che
comprende, oltre alle destre,
settori della Democrazia Cristiana e del Partito Socialista
di cui è segretario Bettino
Craxi. Totalmente impegnata
nella medesima direzione la
loggia massonica P2 che si è
dotata di un apposito progetto chiamato Piano di rinascita democratica. Dall’inizio di
aprile è in carica il governo
Cossiga. Tre dei suoi ministri e
altrettanti sottosegretari sono
associati alla P2, così come il
capo dello Stato Maggiore della Difesa, i massimi dirigenti
dei servizi segreti, il comandante della Guardia di finanza (oltre a dirigenti di banca,
alti gradi della burocrazia, dei
carabinieri e della polizia). In
questo apparato di potere non
mancano politici di varia levatura che hanno rapporti stabili
con la mafia.
Intanto il terrorismo non dà
requie, le sue imprese omicide
e intimidatorie sono diventate
quasi quotidiane. Il 23 maggio
Cossiga trasmette al Parlamento la consueta relazione
semestrale sull’attività dei
servizi segreti. È una generica
ed evasiva descrizione, contiene anche la frase “per quanto
riguarda l’attività di destra si è
La lapide in memoria delle vittime alla stazione di Bologna
registrata una flessione quantitativa del fenomeno”. Trascorso esattamente un mese,
il 23 giugno, il “fenomeno in
flessione”, assunta la veste dei
Nuclei Armati Rivoluzionari,
uccide a Roma il magistrato
Mario Amato.
Il 10 luglio, nel carcere di
Padova, un detenuto con trascorsi di squadrismo fascista
rivela al magistrato di sorve-
glianza che un altro detenuto
gli ha confidato che in agosto
sarebbe avvenuto “un botto
la cui eco avrebbe riempito le
prime pagine di tutti i giornali del mondo”. Un paio di
settimane dopo l’ex colonnello
dell’esercito Amos Spiazzi, già
coinvolto in avventure golpiste
e divenuto collaboratore del
Centro di controspionaggio di
Bolzano del Sisde, consegna
29
Le stagioni della memoria
Argentovivo settembre 2008
Due immagini della stazione dopo l’attentato. A destra, Licio Gelli
30
il rapporto sulla missione che
gli è stata affidata dal Centro:
recarsi a Roma e raccogliere
informazioni sulle organizzazioni neofasciste. Spiazzi riferisce che a Roma stanno raccogliendo grandi quantità di
esplosivo da impiegare in una
“campagna di attentati dinamitardi”. Il rapporto, spedito a
Roma, finisce in un cassetto e
lì resta. Provvede alla bisogna
il questore Elio Cioppa del Sisde. Il 30 luglio, in piena notte,
un’auto-bomba esplode a Milano nelle immediate vicinanze
del Municipio. I consiglieri
comunali sono usciti da pochi
minuti e per un soffio non vi
sono vittime. Un secondo ordigno non esplode per un difetto
all’innesco. Rivendicano, con
una sigla mascherata, i Nuclei
Armati Rivoluzionari.
Il 2 agosto, a Bologna, i Nuclei
riescono dove hanno fallito a
Milano facendo saltare in aria
un’ala della stazione ferroviaria. I morti sono 85 e i feriti
200, la strage più cruenta avvenuta in Europa dalla fine della
guerra. Sulle prime il prefetto
e il questore della città avanzano l’ipotesi dello scoppio
accidentale di una caldaia,
ma devono subito ricredersi. Il
5 agosto il direttore del Sismi
generale Santovito accredita
un’altra ipotesi: la responsabilità della strage va addebitata
alla Libia. Poi il già visto questore Cioppa va a colloquio a
Roma col venerabile della P2
Gelli, che gli dice: “Senz’altro
la pista è internazionale”. Tanto il generale Santovito quanto
il questore Cioppa sono associati alla Loggia.
A quel punto l’esportazione
all’estero del terrorismo nostrano diventa l’esercizio fisso
dei servizi segreti e dei loro referenti politici. Prima sarà lanciata una pista libanese che servirà a distrarre l’autorità giudiziaria inquirente per parecchi
mesi. Sarà lasciato trapelare
che in campi di addestramento
della Falange maronita in Libano, frequentati anche da neofascisti italiani, qualcuno di
loro aveva manifestato l’intenzione di compiere un attentato
a Bologna. Ma questa prima
operazione di sviamento delle
indagini fallirà.
Sarà allora la volta di una pista franco-tedesca, che sarà
fortemente tonificata dal rinvenimento su un treno, il 13
gennaio 1981, di una valigia
abbandonata contenente otto
barattoli di esplosivo, due biglietti aerei per Parigi e Monaco di Baviera, giornali francesi
e tedeschi. Poi si scoprirà che
la valigia è stata predisposta
dal generale del Sismi Pietro
Musumeci (anche lui socio
della P2) e da qualche suo
aiutante. Di nuovo altro tempo
sarà stato fatto perdere ai magistrati inquirenti.
Infine nel novembre 1981 verrà imbastita l’operazione depistante più complessa e clamorosa mandando in scena il supertestimone Elio Ciolini, un
pregiudicato detenuto nel carcere di Lugano, che annuncerà
di conoscere risvolti e responsabilità della strage. Si muoveranno diplomatici, ufficiali dei
servizi segreti e magistrati,
ai quali Ciolini dipingerà un
grande affresco in cui trovano
posto società finanziarie e dirigenti d’azienda, il traffico internazionale degli stupefacenti, terroristi francesi, tedeschi
e italiani, il banchiere Sindona, persino il venerabile Gelli.
Tutto quanto fa notizia. Ciolini
sarà fatto uscire di prigione e
adeguatamente ricompensato,
dopodiché smentirà tutto.
In sostanza per circa tre anni
l’istruttoria sarà fatta sistematicamente deragliare e le
manovre di sviamento sono
state avviate dai servizi segreti fin dal primo momento. “La
pesante deviazione istituzionale”, è scritto nella sentenza
della Corte d’assise, “trova la
sua spiegazione nel fatto che
a capo dell’Ufficio controllo e
sicurezza del Sismi vi era un
‘fratello’ della Loggia P2 (Musumeci) che, ossequiente al
vincolo massonico, attraverso
il filtro del ‘confratello’ direttore del Sismi (Santovito) si
rivelò fedele interprete delle
indicazioni del maestro venerabile Licio Gelli”.
Alla fine sarà la valigia del Sismi fatta trovare sul treno che
provocherà la frana di tutto il
castello delle manipolazioni.
I processi per la strage, salvo
un paio di appendici, si concluderanno prima della fine del
1995 con la condanna di terroristi dei Nuclei Armati Rivoluzionari (Valerio Fioravanti,
Francesca Mambro e più tardi
Luigi Ciavardini), di Gelli, di
Musumeci e del suo aiutante al
Sismi colonnello Giuseppe Belmonte. Sarà dimostrato che “il
connubio tra estremismo di
destra, Loggia P2 e settori dei
servizi segreti ha determinato
la strage”.
Ulteriore conferma a quanto
già scritto dai giudici istruttori.
“Si può legittimamente trarre
la conclusione”, avevano sancito, “che si è costituito in Italia
un potere invisibile il quale, essendo collegato al tempo stesso alla criminalità organizzata
e al terrorismo, ad ambienti
politico-militari, a settori dei
servizi segreti, alla massoneria, e muovendosi contemporaneamente su questi piani, ha
potuto conseguire una incredibile capacità di controllo dei
meccanismi istituzionali fino a
divenire un vero e proprio Stato nello Stato”.
La strage alla stazione di
Bologna costituisce probabilmente il caso più rappresentativo delle cause e della
funzione del terrorismo assommandone le più evidenti
caratteristiche: strategia della
tensione per stabilizzare il si-
Le stagioni della memoria
galantuomo di Licio Gelli?
“Gelli è il capro espiatorio di
tutto”, dirà Cossiga, “è stato
condannato perché bisognava
condannarlo”.
Poi assolverà con formula
piena i fascisti di casa nostra
Valerio Fioravanti e Francesca
Mambro, gli stragisti: “Credo
molto di più ai terroristi che ai
magistrati. Tra la loro serietà e
quella dei terroristi c’é un abisso. La sentenza di condanna è
qualcosa che fa vergogna alla
magistratura italiana. I giudici non avrebbero fatto carriera
se non avessero condannato
Mambro e Fioravanti. Persone
normali, bravi ragazzi che mi
Francesco Cossiga, capo del governo all’epoca della strage di Bologna
vogliono bene”. Sarà uno strano e sgradevole mondo quello
installatosi nella fantasia di
Cossiga. Un mondo completamente deragliato popolato da
normali bravi ragazzi italiani
che, come Valerio Fioravanti,
hanno sul certificato penale un elenco di otto ergastoli
(uno per strage e altri sette
per altrettanti omicidi). O
come Francesca Mambro, che
ha battuto il record di Fioravanti con due ergastoli in più.
La campanella
E intanto il Titanic affonda…
“Siamo in un vicolo cieco, con un senso di smarrimento il Paese va a rotoli, l’orchestrina
continua a suonare ma il Titanic affonda”. Così, in grassetto, scriveva il 13 luglio il “primo
piano” di Famiglia Cristiana. È appena uscito, edito da Rizzoli, il libro di Gian Antonio Stella
e Sergio Rizzo dal titolo “La deriva. Perché l’Italia rischia il naufragio”. E poiché nel nostro
Paese si comprano i libri, in qualche modo pubblicizzati, ma non si leggono – basta conoscere la “quarta” di copertina per parlarne in televisione sempre superficialmente e spesso
anche sui giornali, ma tutto in fretta, ce ne è subito un altro! - elenco qui i titoli di alcuni
capitoli: “Siamo arrivati al bivio: o una svolta o la sindrome Argentina. Quando i cinesi
eravamo noi: solo 250 giorni per fare la Costituzione, 8 anni per l’Autosole. Sempre più ai
padri sempre meno ai figli: e ogni neonato ha 250.000 euro di debito pensionistico. Bolli
sempre bolli, fortissimamente bolli: per aprire una trattoria 71 timbri, per una licenza edile
27 mesi. Infrastrutture: da primi a ultimi: tredici anni per un ponte di 81 metri, 4 a Shanghai
per 36 chilometri… Qui ci vuole un commissario: Emergenza! Emergenza! E lo stato aggira
le regole dello Stato … Il processo? Ripassi nel 2020: due giorni di cella all’uxoricida, 35
anni di rinvii per un fallimento. Ha frodato i risparmiatori: embè? In Usa decenni di carcere
per un crac, qui 104 giorni per Tanzi. Perdono, perdono, perdono: tutti condonati: evasori,
abusivi, deltaplanisti… I dipendenti pubblici? Dieci e lode a tutti: il miracolo di San Precario:
assunzioni per sanatoria dal 1859. Niente pagelle, siamo professori: nove milioni di somari
promossi, 574 telefonate per un supplente. Lauree belle, lauree fresche, prezzi buoni! Università in crisi: dai concorsi taroccati agli atenei fai-da-te. Prostate d’oro, primari tesserati: e
al San Camillo un letto costa come una suite al Plaza di New York. E c’è chi vuole l’Albo degli
imam: gli Ordini non tengono ordine ma guai a chi li tocca. Taglia, taglia, hanno tagliato i
tagli: solo volenterose sforbiciatine agli sprechi della politica”.
Argentovivo settembre 2008
stema di potere vigente, uso di
gruppi terroristici manovrati
da una centrale occulta come
la Loggia P2 con il coordinamento dei servizi segreti. Da
qui un’altra delle conclusioni
tratte dai giudici istruttori:
“Se le stragi del 1969 (piazza
Fontana) e del 1974 (Brescia
e Italicus) si inseriscono in un
contesto chiaramente golpista
(ma sarebbe meglio dire di minaccia golpista volta ad ottenere contropartite e aggiustamenti politici), anche quella
del 1980 si inserisce in un tentativo di scardinamento delle
istituzioni riconducibile al disegno di rendere praticabile la
strada delle modificazioni istituzionali che apertamente e da
vario tempo il potere piduista
aveva invocato, modificazioni
funzionali alla conservazione
del potere politico-economico
nelle mani della oligarchia
conservatrice”.
Col tempo un discreto manipolo di esimi e meno esimi uomini politici con relativo codazzo
di disinvolti compagni di strada proveranno a cambiare le
carte in tavola. Tra i portavoce
del manipolo si segnalerà in
particolare il senatore Cossiga, capo del governo al tempo
della strage. Comincerà col
dire che a compiere l’attentato
sono stati terroristi palestinesi
in transito (l’intero Occidente
avrà già scoperto che gli arabi hanno il terrorismo nel
sangue) e che l’ordigno che
stavano trasferendo è esploso accidentalmente. Dunque
nient’altro che una strage fortuita, perché allora incolpare
fascisti di casa nostra che al
massimo sognavano sventatamente la rivoluzione nazionale
e accusare addirittura quel
Miriam Ridolfi
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Argentovivo - settembre 2008 - SPI CGIL Emilia