Settimana N° 56 (5-11 luglio 2010) PIÙ AUTO: LA CHIAVE PER RIVITALIZZARE BOLOGNA SECONDO LA CANCELLIERI Scritto da Alessandro Kostis A Bologna da inizio luglio le maglie di Sirio, la telecamera che controlla i varchi del centro storico, sono un po' meno strette. Il commissario Anna Maria Cancellieri ha infatti deciso di spegnere due ore prima (alle 18 quindi) il vigile elettronico per il periodo estivo. Mercoledì scorso, il giorno prima che entrasse in vigore il cambiamento di orario, la Cancellieri ha indetto una conferenza stampa per spiegare alla stampa locale i motivi e le implicazioni di questa scelta. Definendolo fin da subito un argomento a nervo scoperto, il commissario ha difeso la sua decisione in quanto “una grande quantità di società civile ne chiede l'apertura”. Rimane da chiarire quale sia questa parte di società civile, viste anche le recentissime proteste nel quartiere San Vitale, e se con quest'espressione non si sia voluto semplicemente indicare quelle associazioni di categoria (Confesercenti, Acom, ecc.) che hanno da sempre osteggiato ferocemente il sistema di vigilanza degli accessi e che ora plaudono alla decisione del Comune. Di sicuro, non c'è stato alcun percorso partecipativo che abbia accompagnato quest'ordinanza e, conseguentemente, nessuno può sapere cosa ne pensino i residenti, cioè i principali interessati dall'apertura straordinaria. Per loro le cose non saranno indolori: si pensi solo al problema parcheggi, già carenti in centro storico, che con questa scelta verrà acuito nelle ore in cui solitamente si fa ritorno a casa. La Cancellieri tuttavia sostiene che si tratti “di una semplice sperimentazione, tra l'altro nel periodo che crea meno problemi dal punto di vista ambientale. I fatti ci potranno dar ragione o meno”. Ora, da un lato resta da vedere se gli studi condotti sull'inquinamento cittadino saranno confermati dai fatti (la centralina dell'Arpa posta a porta San Felice in giugno aveva già registrato 41 sforamenti del livello di polveri sottili consentite, a fronte dei 35 annui permessi), dato che già così Bologna risulta avere una qualità dell'aria non proprio invidiabile, non si capisce come si possa pensare di aprire ancor di più al traffico privato. In secondo luogo, se si tratta di una sperimentazione, c'è quindi anche la possibilità che lo slittamento orario permanga nel caso dia buoni risultati? Non si è capito, come non si è capito quali risultati siano attesi. Probabilmente “i fatti che ci potranno dar ragione” saranno ancora da ricercarsi nell'incremento di vendite di un pugno di commercianti, con buona pace di chi, invece, ha come unico interesse la propria salute e il quieto vivere di una città a misura d'uomo. Un'altra motivazione addotta dal Commissario è quella che già oggi Sirio non sarebbe così rigoroso, avendo sì “maglie strette, ma non strettissime”. Per chiarire, secondo la Cancellieri, ci sono già innumerevoli modi per aggirare le telecamere: ad esempio attraverso le convezioni con i garage privati o con permessi individuali. Ed è qui che arriva il colpo di genio: in cambio di una passiva accettazione di un cambiamento di ciò che era stato deciso da chi era stato eletto dai cittadini e quindi suo rappresentante, ci sarà una intensificazione dei controlli, un giro di vite sui permessi. Insomma, la Cancellieri, trovandosi in una situazione non invidiabile, gioca a fare l'equilibrista: da una parte ha ceduto alle pressioni dei commercianti, dall'altra ha previsto una serie di “contentini” per residenti e comitati che, tuttavia, non appaiono molto coerenti con l'apertura anticipata di Sirio. SI SPEGNE SIRIO, SI ACCENDE LA PROTESTA Scritto da Lou Del Bello “Non mi venite a dire che si tratta di una questione di salute”. Così si pronuncia il pragmatico Commissario Anna Maria Cancellieri a proposito dell'esperimento sul traffico bolognese che vede la chiusura di Sirio, il vigile elettronico, anticipata di due ore rispetto all'orario consueto. Le macchine potranno così accedere al centro storico di Bologna dalle 18 anziché dalle 20, favorendo negli intenti del Commissario la vitalità del centro e soprattutto il commercio. Critiche le associazioni ambientaliste come Legambiente, il PD e gli attivisti dei comitati per la qualità dell'aria. L'aspro conflitto scatenato dal provvedimento è sfociato in una manifestazione, non molto partecipata ma vivace, che si è svolta giovedì scorso davanti al Quartiere San Vitale in Vicolo Bolognetti, proprio nell'ora dell'apertura al traffico. Presenti soprattutto attivisti politici o delle associazioni locali, che hanno rivendicato il diritto ad una gestione del centro storico rivolta al benessere delle persone prima che a quello dei commerci. Qual è il vero intento dietro lo spegnimento anticipato di Sirio? Si tratta di una faccenda di ordine tecnico o politico? Queste ed altre domande sono state poste e discusse sia durante il presidio sia durante la successiva assemblea, tenutasi nelle sale del Quartiere alla presenza del Commissario. “Noi del PD siamo d'accordo, in linea di principio, con gli obiettivi del Commissario, cioè rendere il centro più accessibile e quindi più attraente - commenta Sergio Lo Giudice, dell'esecutivo del Pd bolognese - Quello che non condividiamo è il metodo. Da quando Sirio è stato attivato la qualità dell'aria è migliorata, lo dicono i dati". “A me sembra che nonostante Sirio, di traffico in centro ce ne sia sempre parecchio – osserva Michele, intervenuto insieme agli amici Luca e Cecilia. Le auto che dovrebbero passare solo per parcheggiare, in realtà circolano liberamente. Che il vigile elettronico sia solo un modo di riservare il centro a chi può pagarsi un posto auto dentro le mura?” Interrogativo legittimo, espresso anche dal Commissario nella difesa del suo operato: “A ben guardare Sirio non è poi così rigoroso. Già oggi in centro entra ogni ben di Dio. Per passare sotto i varchi della zona a traffico limitato basta avere il permesso per andare in un garage. Insomma, quella bolognese è una Ztl per chi non può permettersi un parcheggio privato”. Un'affermazione che viene commentata durante l'assemblea: “Se ad un malato grave si prescrive solo aspirina, una volta appurato che la cura è sbagliata bisogna passare a farmaci più forti, non togliere anche quelli leggeri!”. Qualche dubbio sull'efficacia del “Minisirio” nel rivitalizzare il centro viene perfino dai commercianti, che dovrebbero esserne i principali beneficiari: “È provato che un maggior passaggio di persone migliora gli affari, ma non certo se la gente passa in macchina! - ci dice Gianni Figliomeni, titolare della gelateria Gelatauro in via San Vitale – In centro non ci sono parcheggi, e se la gente non può fermarsi dov'è il vantaggio? Chi avrà un profitto da questo provvedimento sarà solo il Comune che aumenterà il budget delle multe per sosta vietata”. In effetti, nonostante Arpa non sia ancora in grado di pronunciarsi in modo definitivo sugli impatti ambientali e sulla salute, sembra che il problema principale non sia quello sanitario, proprio come ha detto la Cancellieri. Buttarla sull'inquinamento, in effetti, è un modo furbetto per vincere in partenza la partita anti-Sirio: anche senza i dati Arpa, è facile supporre che le conseguenze sulla salute e sull'aria non potranno essere catastrofiche. “Il vero punto della questione – spiega Andrea Colombo, ex consigliere di quartiere del PD da sempre impegnato nella riqualificazione del centro – non è tanto la qualità dell'aria, che comunque resta cattiva per via del traffico anche fuori porta, ma la pianificazione urbana e la vivibilità degli spazi. Le vie del cuore di Bologna sono troppo strette per sostenere un traffico intenso, e certo non c'è spazio per costruire nuovi parcheggi. Quelli già esistenti dentro porta non bastano per tutti, il rapporto veicoli-posti auto è di tre a uno, se ci aggiungiamo anche quelli provenienti da fuori la situazione si aggrava ulteriormente. Ignorare questo fatto e permettere alle auto di circolare per il centro finisce per essere un indiretto incoraggiamento per chi parcheggia abusivamente. Questo rende le strade scomode e insicure per pedoni e ciclisti, peggiora la vivibilità e di certo non rende giustizia al nostro antico e bel centro storico. Quel che è paradossale è che i parcheggi subito fuori porta, come il Zaccherini Alvisi e il Riva Reno, sono sempre vuoti: si stima che siano sfruttati per il solo 30% della loro capienza”. In gioco sono la pianificazione urbana e le abitudini dei cittadini, ancora non avvezzi all'idea di separarsi dalle quattro ruote anche per brevi percorsi. Si tratta di un problema culturale più che pratico, dato che in molte città europee, dal centro storico decisamente più grande di quello di Bologna, si gira a piedi con il favore di cittadini, commercianti e polmoni. E allora come educare le persone a liberarsi dalla schiavitù dell'automobile ad ogni costo? Dall'assemblea di giovedì scorso giunge una proposta, ironica ma non troppo: “Se anziché sperimentare per due mesi una città con più auto, si sperimentasse per un bimestre un centro completamente pedonalizzato?”. ARPA SU SIRIO: NON SIAMO STATI CONSULTATI Scritto da Filippo Piredda Sirio continua a dividere Bologna. Da un lato c'è chi è favorevole alla decisione del commissario Cancellieri di anticipare la chiusura di Sirio dalle 20 alle 18, dall’altro c’è chi continua a contestare. Tra pro e contro c’è chi parla senza avere dati o basi scientifiche, ma quel che è grave è chi ha deciso, l’Amministrazione Cancellieri, a non fornire elementi di sufficiente chiarezza per una decisione così contrastata. Per avere un quadro di riferimento noi ci siamo rivolti ad un tecnico Cristina Volta, responsabile ARPA monitoraggio qualità dell'aria a Bologna, che ha rivelato alcune cose interessanti: ● la Cancellieri non ha chiesto ad ARPA Emilia Romagna un parere preventivo, ma come si legge dai giornali ha chiesto un parere ufficioso ad una Arpa diversa da quella dell’Emilia-Romagna “Volevo serenità di giudizio. Mi hanno detto che per l’estate potevo stare tranquilla, mentre in inverno avrei avuto dei problemi” ● è complesso capire come la chiusura anticipata influenzerà la qualità dell'aria sia per i tipi di misurazione, sia per il periodo estivo dove in effetti la concentrazione di sostanze nocive è inferiore ● non esistono dati secondo cui il riscaldamento urbano è più inquinante del traffico come invece suggeriva la Cancellieri affermando “il tema vero, se parliamo di inquinamento, è quello degli impianti di riscaldamento”. Detto questo qui sotto trovate una trascrizione dell'intervista e qui l'audio integrale in MP3, andata in onda su radiocittàfujiko. E' possibile fare previsioni sul modo in cui la chiusura anticipata di due ore di Sirio può influire o meno sulla qualità dell'aria? "Fare una misurazione simile è complessa e poco significativa. Soprattutto nel periodo estivo in cui molti parametri (polveri sottili e ossidi azoto) della qualità dell'aria sono ovviamente a livelli molto bassi. Inoltre i valori sono misurati, come chiede la normativa, entro le 24 ore, quindi le due sole ore non hanno valore significativo sull'intera giornata. Tenere conto della variazione della qualità dell'aria legata a Sirio significherebbe tenere conto anche di fattori più ampi: numero di veicoli entrati nella ZTL, km percorsi per trovare parcheggi. ARPA rileva dati giornalmente e quindi segnalerà dal primo luglio in poi eventuali variazioni su i dati rilevati". Qualora il Commissario Cancellieri chiedesse ad ARPA un parere questo sarebbe complesso e avreste bisogno di un tot di tempo per un analisi globale dei dati? "I dati sono diffusi giornalmente e pubblicati sul sito web dell'ARPA. Un'analisi di questo tipo comporterebbe un periodo pari all'estate per poter stabilire se nell'arco di tempo più lungo ci sarà qualche variazione rilevante". In estate le pm10 hanno un impatto minore, anche se in città già nel 2010 per 41 volte su 35 consentire all'anno, hanno oltrepassato il limite di sforamento. Cosa succede invece per le altre sostanze nocive? "Per le polveri il periodo estivo è più perturbato, quindi la distribuzione è diversa e più ampia rispetto all'inverno. Le concentrazioni sono distribuite in maniera più uniforme su tutte le aree provinciali, quindi l'estate è un periodo meno critico. Anche per altri inquinanti gassosi, benzene e ossidi di azoto, le condizioni meteorologiche ne favoriscono una maggiore dispersione. Unico inquinante da tenere sonno attenta osservazione è l'ozono". A proposito di quanto detto dal Commissario Cancellieri sull'inquinamento urbano: ARPA ha dei dati sulle emissioni provenienti dal riscaldamento urbano, soprattutto da caldaie vecchie che a detta della Cancellieri inciderebbero notevolmente sulla qualità dell'aria? "Ci sono delle stime sull'area provinciale di Bologna. I dati si riferiscono alle emissioni e non alle concentrazioni, che invece misurano quello che è già miscelato nell'aria. Le caldaie hanno una rilevanza, certo, e d'inverno contribuiscono, ma non in modo paragonabile a quello del traffico". RAVENNA FA I CONTI CON LA DIFFERENZIATA Scritto da Lou Del Bello Nella città dei mosaici e in tutta la provincia ravennate si prepara in questi giorni il bilancio sulla gestione differenziata dei rifiuti, che verrà pubblicato da Hera (la multiutility che opera nei nove comuni della Bassa Romagna più Cervia, Russi e Ravenna) nei prossimi giorni. Di buono c'è l'ottimo successo del progetto "Riciclando", studiato dall'azienda per premiare chi differenzia e si serve delle stazioni ecologiche di raccolta rifiuti, 21 in tutto il territorio gestito da Hera in provincia di Ravenna. Presso questi punti di raccolta il materiale viene smistato e pesato, e chi lo ha depositato riceve una scheda a punti, su cui viene apposto un timbro ogni 4 kg di rifiuti conferiti. Al raggiungimento di 10, 20 o 30 timbri si possono ritirare piccoli premi, dalla borsa della spesa in tela ad un contenitore a scomparti per differenziare comodamente in casa. Ma la parte più interessante per il consumatore è senz'altro lo sconto che riceve per ogni kg di rifiuti conferiti: 0,15 euro in meno sulla bolletta dei rifiuti, o 4 euro per ogni conferimento di rifiuti ingombranti, dai mobili agli elettrodomestici. "L'anno scorso – fa sapere l'ufficio comunicazione di Hera – i conferimenti sono aumentati di 40mila unità rispetto all'anno precedente, un buon successo soprattutto perché ha coinvolto tutte le fasce di cittadinanza, dai giovani, agli anziani, alle famiglie". In provincia di Ravenna, in effetti, la sensibilità verso questo tema è spiccata rispetto al resto d'Italia: 53% di raccolta differenziata contro una media nazionale del 30%. La faccia scura della medaglia, invece, è l'aumento riscontrato nell'abbandono abusivo di rifiuti ingombranti: se i romagnoli sembrano aver adottato come solida abitudine quella di differenziare il pattume di casa, ancora c'è confusione quando si tratta di buttar via il divano o il televisore vecchi. Eppure la procedura è semplicissima: basta una telefonata al numero verde di Hera, che il giorno seguente verrà a ritirare l'oggetto di prima mattina presso il cassonetto o il punto prestabilito, vicinissimo all'abitazione del richiedente. Il servizio è rigorosamente gratuito. "È un problema di sensibilizzazione – spiegano da Hera – che affronteremo con campagne mirate, proprio come attraverso 'Riciclando' ci siamo occupati dei rifiuti domestici". Che cosa fare invece per i rifiuti speciali o addirittura pericolosi, che costituiscono buona parte degli abbandoni abusivi registrati l'anno scorso? Anche qui c'è una procedura piuttosto semplice. Per esempio l'amianto viene ritirato a domicilio, gratuitamente fino a 250 kg, proprio come gli altri rifiuti ingombranti; l'unica differenza è che il cittadino deve prepararlo per il conferimento attraverso un apposito kit disponibile presso le Ausl locali. A PICCOLI PASSI VERDI IN REGIONE Scritto da Biljana Prijic Stiamo cercando di capirlo da oltre un anno. Praticamente il nostro giornale è nato per questo. La nostra regione, l’Emilia-Romagna del sottotitolo della nostra testata, è davvero verde? Prova o si appresta a esserlo? Come lo fa, con che ampiezza di vedute e lungimiranza di pensiero? Con queste domande sempre in testa proviamo a valutare le notizie che portiamo alla luce con faticose indagini nel sottobosco delle attività umane, ma anche quelle che escono dagli uffici stampa e ci vengono normalmente “passate” dai media generalisti praticamente senza filtri giornalistici. Anche i 34 progetti appena approvati per il risparmio e la produzione da fonti rinnovabili di energia ci hanno suscitato le stesse domande. Per nulla tendenziose, intendiamoci. Semplicemente doverose. Con che criterio sono stati stilati prima i criteri d’accesso o poi assegnati i fondi? I progetti - certamente utili - possono in qualche modo anche fare sistema e dare un senso unitario a esperimenti ambientali diffusi su un territorio altamente antropizzato e quindi bisognoso di interventi più programmatici, attenti, documentati? Fatte le domande, veniamo a qualche risposta. La Regione finanzierà con poco meno di 30 milioni di euro progetti di enti pubblici nelle nove province per investimenti totali di oltre 250 milioni. La Regione, insomma, copre il 12% circa della spesa di 34 progetti di comuni e altri enti per varie forme di risparmio energetico da una parte o produzione di energia da fonti rinnovabili dall’altra. La scorsa settimana sono stati sbloccati i primi fondi regionali per metà del valore promesso, il saldo è previsto al prossimo assestamento di bilancio. Potevano essere finanziati sia progetti già realizzati che di nuova implementazione, purché permettessero un risparmio di 500 tonnellate di petrolio equivalente l’anno (Tep). Gli interventi sono quelli canonici. Abbiamo fatto una ricognizione nell’imolese, tra le zone più attive nel presentare i lavori finanziati: sostituzione delle lampade al mercurio di un semaforo sulla via Emilia con lampade al sodio; un impianto fotovoltaico sul tetto della scuola di Toscanella; lampade a led per semafori e lampioni; pannelli solari sugli spogliatoi del campo di rugby. Interventi piccoli e diffusi, che ricordano per certi versi i vituperati finanziamenti a pioggia. Da una Regione che ha un assessorato alla green economy ci aspetteremmo interventi più organici e di sistema. Vedremo se l’aggiornamento del Piano energetico regionale previsto nei mesi a venire mostrerà interventi più innovativi ed efficaci a livello regionale di un pannello solare sul tetto di una scuola. A piccoli passi va bene, ma la strada è lunga e forse bisogna allungare la falcata. BI-BO: LA MOBILITÀ SOSTENIBILE ARRIVA A BOLOGNA Scritto da Davide Capalbo Bologna come Berlino, Barcellona, Parigi, Dublino: è arrivato Bi-Bo. Dalla scorsa settimana, infatti, è in giro per il centro di Bologna uno strano mezzo, un ibrido tra una bici e un'auto. Si tratta di un mezzo di trasporto pubblico, pulito e silenzioso in grado di portare due persone con i rispettivi bagagli. Si muove pedalando come una bici, e il trasporto dei passeggeri è agevolato dalla pedalata assistita: ha un motore elettrico parzialmente alimentato da un pannello solare montato sul tettuccio. Ci si potrà muovere in tutto il centro storico, comprese le strade accessibili solo alle biciclette. Il progetto Bi-Bo (Bici Bologna), promosso dal gruppo Primavera Urbana, è la risposta ecologica e sostenibile alle esigenze di mobilità della città. Il gruppo di cittadini attivi propone Bi-Bo come mezzo per conciliare la volontà di quanti vogliono che sia rispettato il referendum sulla chiusura al traffico del centro storico e le esigenze dei commercianti, che in questo modo potrebbero vedere i propri clienti accompagnati direttamente davanti alle porte dei negozi. Gli obiettivi che persegue Primavera Urbana sono: promuovere l'espansione della rete di trasporto Bi-Bo; sviluppare il trasporto pubblico alternativo ed eco-compatibile; promuovere la chiusura del centro storico al traffico; promuovere la socialità e l'incontro tra i cittadini; rendere il centro più sicuro e meno degradato; creare nuove opportunità di occupazione o lavoro per studenti, disoccupati e lavoratori in difficoltà. Per il momento BiBo circola solo per alcune ore nei fine settimana, ma Primavera Urbana vorrebbe raggiungere un numero di volontari e di veicoli sufficienti a coprire l'intera giornata e la notte. Sarebbe un modo economico ed ecologico per ridurre il degrado e aumentare la sicurezza della città, visto che circoleranno anche nelle strade meno frequentate, e potrebbe essere anche un modo ‒ sebbene non di certo l'unico ‒ per creare occupazione e aiutare studenti, disoccupati e coloro che, raggiunta la maggiore età, hanno difficoltà trovare subito un lavoro e dunque ottenere il permesso di soggiorno. Il servizio è autofinanziato e completamente gratuito. Attualmente è in circolazione un solo veicolo, costato all'associazione 11 mila euro, che viene guidato a turno da cinque volontari. È possibile fermare i mezzi di Bi-Bo per strada e chiedere loro un passaggio all'interno del centro storico: ve lo daranno gratuitamente. I promotori, infatti, puntano molto sulla riscoperta di un valore come la partecipazione: vorrebbero coinvolgere attivamente i cittadini, a partire dal semplice invito a «fare due chiacchiere» con i volontari quando si sale su Bi-Bo. Non accetteranno di essere pagati, ma chi vuole può lasciare loro un'offerta libera o versare un contributo sul conto corrente che è possibile trovare sul sito, aggiornato anche sulla somma raccolta: con quei soldi verranno acquistati altri veicoli. Secondo l'ultimo aggiornamento (giovedì 1 luglio) sono stati raccolti 360 euro per l'acquisto di due Bi-Bo. Per richiedere il sevizio o per offrirsi come volontari basta contattare Primavera Urbana via mail oppure per telefono, al numero: 393 02 02 456. PIOGGIA E GRANDINE DEVASTANTI PER I FRUTTETI DELLA ROMAGNA Scritto da Teresa Renzi La frutta che compriamo viene da lontano, anche molto lontano: pesche in viaggio dalla Spagna, dall’Egitto, dal Marocco, mele e pere dal Cile, Uruguay e Argentina. Dopo il tanto parlare di chilometro zero, sostenibilità, valorizzazione delle produzioni locali e quant’altro, molti di noi fanno attenzione alla provenienza della frutta. Ma chi aspetta di portare a casa un chilo di pesche romagnole, quelle buone, grosse e profumate, forse quest’anno potrebbe rimanere deluso. Colpa del maltempo, stavolta. Gli agricoltori dicono che il problema di produrre frutta a verdura non è di tipo agronomico, la terra è buona e loro ci sanno fare, il punto sono i soldi. Chissà quante volte l’avremo sentito, ma è pur sempre vero: per un chilo di pesche l’anno scorso un produttore prendeva dai 20 ai 30 centesimi, sicuramente meno di quanto si spende per le lavorazioni, manodopera, trattamenti e tutto quel che serve per raccogliere un buon prodotto. Ma quest’anno, oltre a questo, ci si mette la mala sorte. La scorsa settimana nel forlivese a Linaro, Sant’Andrea, San Leonardo, Meldola e Forlimpopoli e in altrettanti comuni nel cesenate è scesa giù tanta di quella grandine da far mettere le mani nei capelli a chi sperava di raccogliere presto la propria frutta. Sono caduti 25, 30, fino a 40 millimetri di chicchi grandi come una biglia nel giro di un’ora e mezza, una grandinata eccezionale e devastante. Devastante per la frutta già sugli alberi, per le pesche, le albicocche, le susine, ma anche per le piante che sono state in molti casi fortemente defogliate e ferite dalla grandine e andranno curate e trattate per non dover subire danni anche nella prossima stagione. Anche le forti precipitazioni e i campi allagati potrebbero danneggiare le radici di molti alberi da frutto, aggravando la situazione. Si stima che sia stato fortemente colpito il 70% dei frutteti della zona, dopo che già le gelate tardive e altre grandinate avevano messo alla prova il raccolto poco più di un mese fa. Si uniscono al coro i produttori di ortaggi, che hanno lamentato danni per gli allagamenti prolungati delle coltivazioni sotto serra, e si teme anche per gli impianti di kiwi, molto numerosi nella zona e per le vigne del sangiovese. Le associazioni degli agricoltori hanno chiesto il riconoscimento dello stato di calamità per riuscire ad ottenere un risarcimento dei danni, ma forse, com’è successo spesso negli ultimi anni, la frutta rimarrà sugli alberi perché converrà lasciarla marcire piuttosto che raccoglierla. È il momento di prestare più attenzione alla borsa della spesa e comprare frutta locale; nei mercatini, gruppi di acquisto solidali, e perché no, con visite alle aziende della nostra regione. SE L'ARTE INCONTRA LA NATURA, UN REPORTAGE DALL'ABRUZZO Scritto da Olga Massari “L’uomo e la natura con animo riunito creeranno un nuovo mondo”, questo è ciò che pensava Joseph Beuys, l’artista tedesco che più di ogni altro dedicò il suo tempo e la sua sensibilità fino alla sua morte (1986) al ricongiungimento dell’uomo con la natura attraverso l’arte per creare un mondo dove persone di ogni razza, religione, stato sociale e cultura sarebbero stati legati da una solidale collaborazione e da una libera creatività. Negli ultimi anni della sua vita il maestro Beuys che, tra le altre cose, fondò in Germania negli anni ‘70 il movimento dei verdi che poi abbandonò quando divenne partito (1982), passò molto tempo in Abruzzo, innamorandosi letteralmente di in una zona particolare dove le colline sono baciate da sole, la natura è ancora selvaggia e intatta e le viti donano un vino rosso e sanguigno, il Montepulciano. Quel posto si chiama Bolognano (a quaranta chilometri da Pescara). E da ventiquattro anni questa è la location scelta dall’ideatrice dell’evento, la baronessa Lucrezia De Domizio Durini, amica del maestro e continuatrice della sua opera dopo la scomparsa prematura dell’artista. Il Fourth Free International Forum si è svolto il primo e il 2 luglio e ha visto la partecipazione di molti artisti, arrivati in terra d’Abruzzo da vari angoli d’Europa per assistere all’inaugurazione della casa dell’arte, una casa interamente dedicate a Beuys e alla sua opera, un’opera che ha radici lontane. Il 13 maggio 1984 Beuys piantò una quercia nella tenuta del Barone Durini, dove il maestro aveva il suo studio, e che da quel momento prese il nome di piantagione Paradise; la quercia per Beuys è simbolo di longevità e costanza così come l’olivo è simbolo di pace. È da qui che comincia l’opera Difesa della Natura, un unicum nel suo genere, un’operazione che si snoda tra l’Abruzzo e la cittadina tedesca di Kassel con la famosa operazione 7000 querce, non una scultura tradizionale ma un triangolo posto davanti al museo Federiciano composto da 7000 pietre di basalto ognuna delle quali “adottabile” da un potenziale acquirente e il cui ricavato sarebbe servito per piantare una quercia. Ci vorranno almeno 300 anni prima che le querce formeranno un bosco ma Beuys oltrepassando i limiti spazio- temporali della sua vita è riuscito a trasformare la banale operazione di piantare un albero in un rito collettivo carico di significato come l’intenso rapporto uomo-natura. La baronessa Durini ha letteralmente preso in mano l’eredità del maestro tedesco per trasformarla in un work in progress dell’arte e della difesa della natura con conferenze, mostre, inaugurazioni, saggi perché a ventiquattro anni dalla sua scomparsa i temi trattati da Beuys sono più che mai attuali ed è l’arte contemporanea che usa i linguaggi più disparati a sensibilizzare il fruitore su temi che di solito vengono trattati in chiave giornalistica. Nell’ipogeo della piantagione Paradise chiamato anche il luogo della natura, sono stati proiettati in anteprima mondiale i video di numerosi artisti che trattano di una difesa della natura che va oltre la natura e che diventa difesa antropologica dei valori dell’uomo, della giustizia, della pace, della tolleranza, temi universali insomma che possono essere riassunti nella frase “ecologia dell’anima”. Scorrono davanti a noi immagini di non facile interpretazione ma che lasciano trasparire molti significati: la minaccia del petrolio, lo scioglimento dei ghiacci, le mine anti-uomo, il conflitto israelo-palestinese, la piaga della povertà in Africa. Forse l’uomo abbandonando la natura ha abbandonato anche se stesso, forse il rispetto della natura porta il rispetto dell’uomo e viceversa. Oggi, a 26 anni dalla piantumazione della quercia nella piantagione Paradise è stato creato una specie di giardinomuseo: passeggiando tra alberi e piante ci sono opere d’arte che artisti italiani e stranieri hanno voluto creare per omaggiare la figura di Beuys e tramandare il suo insegnamento, per “seminare” un segnale stabile perché come dice la baronessa Durini “l’arte deve essere al servizio della società”. Allora in un caldo pomeriggio tra le verdi colline abruzzesi immersi in un paesaggio dove la natura la fa da padrona cerchiamo di riflettere, un’operazione questa che non va più molto di moda, e capire, per quanto possibile, il rapporto che intercorre tra la natura, l’uomo l’arte e la società. C’è un’opera che ci colpisce molto nel giardino-museo:una stele di pietra poggiata sulla nuda terra con su scritta un poesia i cui versi racchiudono probabilmente questo rapporto, e dice così: ”seguire la natura nell’ebbrezza del pensiero/seminando briciole/di umanità nell’immaginario…” (Filippo Rolla). (Foto di Olga Massari) RISTORATORI VERDI, UNA SCELTA SOSTENIBILE Scritto da Laura Simoni È usanza molto comune, con l’arrivo del nuovo anno, stilare una lista di buoni propositi. Più raramente l’inizio dell’estate può essere il periodo ideale per l’avvio di eccezionali e pregevoli proponimenti: non fraintendete, non vogliamo parlare delle ultime diete strampalate per l’imminente prova costume, ma della “Carta volontaria del ristorante sostenibile” che ha visto la luce proprio alla fine del mese di giugno. Martedì 29, infatti, Confesercenti Emilia-Romagna e Fiepet (Federazione Italiana Esercizi Pubblici) hanno presentato a Bologna l’originale etichetta ecologica realizzata con il contributo di Arpa ed il patrocinio della Regione: si tratta di un vero e proprio statuto verde alle cui regole possono scegliere di sottostare tutti quei ristoratori emiliano-romagnoli che hanno a cuore l’ambiente. La “Carta”, per il momento solo regionale, prevede tre traguardi di eco-sostenibilità – dal livello base a quello alto, a mano a mano che si raggiungono nuovi e più ragguardevoli obiettivi – e norme che riguardano tutti i più importanti aspetti ecologisti interessanti il mondo della ristorazione: dagli alimenti all’energia, dalle bevande ai rifiuti, dall’acqua alle emissioni, sono innumerevoli i piccoli accorgimenti quotidiani da attuare per potersi fregiare della preziosa etichetta. Spulciando tra le norme ci si accorge che parte di esse in realtà vanno a vantaggio dei ristoratori stessi, come ad esempio quelle per il risparmio idrico ed energetico: adoperare lampadine ed elettrodomestici di classe A, oppure usare riduttori di flusso nei rubinetti e doppi tasti di scarico nei WC, o ancora applicare nei bagni sensori di movimento a timer per lo spegnimento automatico della luce, sono buone pratiche già molto diffuse che portano in breve tempo anche ad un notevole risparmio economico. Altre regole, invece, implicano oculatezze più ponderate ed un notevole impegno da parte dei gestori e dei dipendenti: è il caso dell’utilizzo di detersivi concentrati anche per le lavastoviglie, dell’introduzione della raccolta differenziata, della riduzione dei prodotti usa e getta – che in ogni caso devono essere in materiali biodegradabili – e dell’impiego di carta riciclata in cucina e nelle toilettes. Grande spazio trova poi l’incoraggiamento all’uso di prodotti alimentari eco-sostenibili, anche se le percentuali obbligatorie di tali ingredienti nelle pietanze appare alquanto bassa: il 15% deve provenire da agricoltura biologica (25% per ottenere l’onorificenza massima), uno solo dal commercio equo e solidale, mentre il 30% di frutta e verdura deve essere di stagione. Assai lodevole è invece l’obbligo di offrire ai propri clienti acqua di rubinetto oppure proveniente da fonti presenti sul territorio, in un raggio di 100 chilometri. In questo primo periodo di sperimentazione, otto strutture, tra ristoranti, trattorie ed osterie, si sono offerte come cavie da laboratorio per testare l’attuabilità della normativa e provare la propria attitudine “eco” (l’elenco completo lo trovate a questa pagina). Insomma, gli intenti sono buoni, non a caso la “Carta” s’ispira al Nordic Swan, Ecoabel dei paesi scandinavi. Siamo certi che, essendo una scelta volontaria, i ristoratori aderenti allo statuto siano spinti da reali valori ambientalisti ed ecologisti. Il timore è che sapendo quanto le etichette verdi attirino il turista – straniero ma non solo – tutto possa scemare nell’ennesima trovata di greenwashing. Auspichiamo quindi che i controlli siano adeguati all’importanza degli ideali ispiratori della “Carta”. TUTTI (MA PROPRIO TUTTI) AL MARE Scritto da Giada Andrea Baccini La vita dell'animale domestico è molto dura. Tutto il giorno in casa (o, per i più fortunati, in giardino) a mangiare e dormire, scodinzolare o fare fusa, e basta. Visto che li amiamo tremendamente, tanto da aver deciso di strapparli al loro ambiente naturale per costringerli ad annoiarsi al nostro fianco, sarebbe giusto premiarli portandoli con noi in vacanza. Come viaggiano gli animali e dove vanno a riposare le loro stanche zampe? Prima di ogni viaggio, è necessario prepararsi al meglio. Noi, compriamo la crema protettiva per non bruciarci, prepariamo lo zaino con telo e parole crociate, a loro non possono mancare, oltre al libretto sanitario, il microchip o il tatuaggio, le vaccinazioni di base (cimurro, epatite, leptospirosi, parvovirosi), la sverminazione e i trattamenti antiparassitari contro pulci e zecche. Se decidiamo poi di inoltrarci in un Paese estero (UE o non UE è uguale), dobbiamo procurarci anche un passaporto, che verrà rilasciato dall'Asl e compilato dal veterinario dopo aver fatto l’iscrizione all’anagrafe. In base al mezzo che decidiamo di utilizzare per i nostri spostamenti, dobbiamo rispettare regole diverse. Il codice della strada art.169 consente di trasportare liberamente in auto un solo cane purché non sia d'intralcio per il conducente dell'auto. I cani solitamente adorano far svolazzare le orecchie fuori dal finestrino dell'auto in corsa. Se non si lanciano fuori al passaggio di ogni cagnolina attraente, possiamo trasportarli senza cuccia o particolari protezioni. Per il trasporto di più animali, il vano posteriore dell'auto deve essere diviso da una rete. E' consigliabile lasciare l'animale a stomaco vuoto almeno un paio d'ore prima di partire e fare una sosta ogni due ore circa per permettere all'animale di sgranchirsi e dissetarsi. Per le soste in autostrada Autogrill ha pensato ai Fido Park, aree dove i cani possono riposarsi al riparo dalla calura estiva dotate, oltre che di acqua corrente, di cucce isolate termicamente, con un impianto di spurgo per eliminare tutti i residui organici e un sistema di igienizzazione a spruzzo. Se abbiamo deciso invece di fare una vacanza ambientalista al 100% e di viaggiare in treno, se il nostro animaletto è piccolo lo possiamo trasportare gratuitamente, purché sia dentro la sua cuccia. In caso di viaggi lunghi in vagone letto, il padrone dell'animale dovrà acquistare l'intera cabina, perché non tutti amano dormire col fiato di Fufi sul collo. I cani di grande taglia, invece, devono avere il guinzaglio e la museruola e per loro si deve pagare un biglietto di seconda classe a tariffa ridotta del 50%. Su alcune navi è prevista un'apposita area per i cani, ma ogni compagnia ha le sue regole; anche per i viaggi in aereo le regole variano in base alla compagnia ma è sempre bene ricordare che per gli animali il viaggio in aereo è sempre molto stressante, quindi se possibile meglio evitare. Una volta deciso come spostarsi, rimane solo da definire la meta. Per quanto riguarda la nostra regione, le strutture alberghiere che accettano i cani non sono poche, anche se è più facile per gli animali di piccola taglia trovare un alloggio. Molto più difficile è trovare una spiaggia in cui cani, gatti e quant'altro possano sollazzarsi. Secondo una Circolare del Ministero dei Trasporti e della Navigazione, sulle spiagge è vietato portare qualsiasi tipo di animale, (a parte, ovviamente, i cani di salvataggio e i cani guida per non vedenti). Ogni Comune, però, può scegliere di dare il permesso a determinati concessionari di lidi di adibire una porzione del lido agli animali domestici (ovviamente accompagnati). In Riviera, una decina di gestori si è riunita nell'associazione Cani D'Amare, creando un circuito di spiagge che permettono l'ingresso agli animali. Gli animali, che non potranno purtroppo fare il bagno in acqua, dovranno essere forniti di museruola (non indossata), di guinzaglio e libretto sanitario e il padrone sarà obbligato a pulire immediatamente il suolo da eventuali deiezioni organiche. Viaggiare con il proprio animale comporta un notevole dispendio di risorse ed energie, a volte è necessario anche fare delle rinunce. Nel qual caso proprio non fosse possibile portarli con sé, e non riuscissimo a trovare nessuno disposto ad accudirli, possiamo sempre ricorrere alle pensioni per animali, che per una cifra che varia dai 10 ai 30 euro al giorno sopperiscono (solo dal lato pratico, non di certo da quello affettivo) alla nostra mancanza. Su Prontofido.net è possibile trovare un valido motore di ricerca delle pensioni che ospitano i cani; prima di scegliere una pensione, è opportuno fare un sopralluogo per poter valutare che le dimensioni del box siano adeguate, che il cibo sia fresco, l'ambiente pulito, e che ci sia l'assistenza di un veterinario. E una volta in viaggio, meglio mandare una cartolina, per ricordare al proprio animale che con il cuore si è sempre con loro. (Le immagini che illustrano gli articoli sono prese da Flickr)