Via XX Settembre 31/2 16121 Genova www.autenzio.it Mercoledì 6 Dicembre 2006 21 CULTURA SPETTACOLI LA TUA POLIZZA AUTO E’ IN SCADENZA? Ottimo risparmio e rate mensili 010.290.141 [email protected] .IL CELEBRE MUSICAL DA DOMANI AL POLITEAMA. Jesus e Giuda, duello in periferia Il regista Fabrizio Angelini: «Tutto in italiano è ambientato ai giorni nostri» itolo storico, attori giovani: “Jesus Christ Superstar” con la Compagnia della Rancia. Il musical di Andrew Lloyd Webber e Tim Rice va in scena al teatro Genovese da domani sera (ore 21) fino al domenica prossima. Il Politeama, nel corso degli anni, è diventato un vero e proprio punto di riferimento per il musical, la commedia musicale e il teatro di intrattenimento. Da quel palco, sono passati tanti spettacoli noti, dal “Rocky Horror Picture Show” a “Rugantino”, “The Blues Brothers”, “Cantando sotto la pioggia”. Il numeroso pubblico che apprezza il genere, questa volta si trova di fronte a un testo famosissimo, per la prima volta proposto nella traduzione italiana di Michele Renzullo e Franco Travaglio. «L’unica parola spiega il regista Fabrizio Angelini, 44 anni, romano - a rimanere in inglese è “Jesus”, per ragioni metriche e per sottolineare con la differenza il suo ruolo di guida spirituale e politica». L’elemento politico riprende uno dei temi cari a Webber. «Abbiamo messo in rilievo - prosegue Angelini come lo scontro tra Gesù e Giuda abbia soprattutto un’origine politica. Giuda non riconosce il fatto che Gesù sia figlio di Dio. Ritiene, infatti, che questo elemento costituisca un ostacolo alla realizzazione dei loro progetti. Alla fine, accusa Dio di avergli assegnato una parte terribile, per permettere la salvezza degli uomini attraverso la morte di Gesù». Il tema della riabilitazione è stato trattato a lungo, recentemente, dopo il ritrovamento del cosiddetto Vangelo di Giuda. La storia è ambientata ai giorni nostri. «Ho avuto la possibilità - dice il regista di fare una regia originale, mentre la traduzione è stata passata al vaglio della commissione che tutela i diritti originali. Così ho scelto di inserire i personaggi nella realtà attuale, in una dimensione che può essere quella degli immigrati, della periferia degradata, delle prostitute. Ambientarla T I SUCCESSI DELLA COMPAGNIA Gesù è interpretato da Simone Sibillano (27 anni): «L’impatto è stato complicato, non è semplice rendere il carisma nei gesti di tutti i giorni. Abbiamo poi trovato una soluzione scegliendo Pinocchio di compiere movimenti lenti» l fiore all’occhiello di Saverio Marconi con I “Jesus Christ Superstar” nella versione della Compagnia della Rancia, da domani in programma al Politeama negli anni Settanta, avrebbe provocato l’effetto di una fotografia ingiallita. Desideravo, invece, coinvolgere il pubblico dal punto di vista emotivo». Gesù è interpretato da Simone Sibillano, cantante romano di 27 anni. «L’impatto - dichiara - è stato difficile, perché non avevo idea di come rendere il personaggio. In primo luogo sotto il profilo vocale, perché si tratta di una partitu- ra molto estesa. Ma soprattutto dal punto di vista scenico, perché non è semplice rendere il carisma nei gesti di tutti i giorni. Abbiamo trovato una soluzione nel compromesso, per esempio scegliendo di compiere movimenti lenti. Inoltre, è stato difficile rapportarsi ad altri personaggi, come Maddalena e Giuda, che al contrario hanno un’impostazione precisa. Da quando abbiamo debuttato, le pri- me due settimane sono state di pura ricerca. Mi dispiace per chi lo ha visto allora». Sia il regista, sia il protagonista hanno visto il film diretto da Norman Jewison nel 1973. «Avevo 11 anni - ricorda Angelini - quando ho visto “Jesus Christ Superstar” la prima volta e sono rimasto folgorato, tanto che considero quel film come una delle ragioni per cui ho iniziato a fare questa carriera, prima come ballerino, poi come coreografo e da due anni a questa parte come regista». Sibillano, più giovane, ha visto la pellicola di recente. «Mi ha ispirato tantissimo - afferma - così come ascoltare i dischi di Jeff Buckley, perché ha un timbro molto angelico, caldo, che arriva su note acute con leggerezza». La Compagnia della Rancia è il punto di riferimento per entrambi gli artisti Grease iovanotti imbrillantati, gonne a ruota, canzoni indimenticabili e la storia d’amore tra Sandy e Danny Zuko. Il fascino del musical di Jacobs e Casey è immutato dal ’71. G ELIANA QUATTRINI Il gruppo di Saverio Marconi Al cinema la versione ormai “cult” Dal 1988 la Compagnia della Rancia è la principale società di produzione di musical in Italia. Fondata nel 1983, si dedica inizialmente alla produzione di spettacoli di prosa per specializzarsi, nel corso degli anni, nei grandi musical. Questa scelta nasce dalla passione del direttore artistico Saverio Marconi e dalla volontà di colmare un vuoto nel panorama teatrale italiano dell’epoca, quando erano rare le rappresentazioni di musical. La Compagnia della Rancia propone quindi i più famosi titoli internazionali tradotti interamente in italiano, favorendo la divulgazione di un genere fino a quel momento riservato a un’élite di appassionati. Dopo aver messo in scena alcuni tra i musical più famosi, nel 1997 la Compagnia della Rancia, in collaborazione con Musical Italia, lancia il progetto “Grease”, ottenendo un successo strepitoso. Il film (1973) di Norman Jewison è considerato un cult: efficace, energico, spettacolare e con attori bravissimi Una scultura di fili di luce brilla all’Expo Dodici artisti italiani e stranieri portano l’arte in un’area dedicata al divertimento U Sin dalla sua prima elaborazione, la mostra è stata pensata per essere fruita anche da ipovendenti e non vedenti. In collaborazione con l’istituto David Chiossone sono state realizzate didascalie in Braille o molto contrastate rea destinata al divertimento popolare, com’è il Porto Antico. Si parla di “crossover”, quindi “incrocio”, per sottolineare la volontà di dare spazio a diversi linguaggio artistici, i più diffusi oggi: pittura, scultura, fotografia, video e installazioni». Ogni artista si è confrontato con i temi della luce e del tempo. Le prime opere che si 7 spose per 7 fratelli mbientato in Oregon nel 1850 il musical di Kasha, Landay, Mercer e De Paul torna con la regia di Marconi. Nel ruolo del ruvido Adam c’è il bravo Raffaele Paganini A ALLA GALLERIA UNIMEDIAMODERN. DOMANI LA FESTA D’APERTURA. na mostra d’arte in uno spazio lasciato libero dal trasferimento di una società di navigazione. In uno degli edifici storici del Porto Antico, la palazzina San Desiderio, un’antica dogana, domani s’inaugura “Crossover Arte 006. Luce/Tempo”. Ne sono protagonisti dodici artisti, metà italiani e metà stranieri: Arianna Carossa, Alessandro Lupi, Fabio Moro, Palma - Vannicola, Paola Rando, Cristina Sormani, Karin Andersen, Jean Claude Asquie, Lory Ginedumont, Jean Pierre Giovanelli, Christian Rainer e Leonard Sherifi. Si potrà visitare, a ingresso libero, fino al 7 gennaio, tutti i giorni dalle 15 alle 19. L’organizzatore Stefano Chiantera, è lo stesso che tre anni fa ha organizzato la mostra “Toilet”, sistemando opere nei bagni del Porto Antico, quelle delle donne nei bagni degli uomini e quelle degli uomini in quelli delle donne. Quindi, non ha un’idea tradizionale dell’arte e neanche dei musei. «Questa prima rassegna di “Crossover Art” - dichiara Chiantera - si propone di portare l’arte in un’a- che però, naturalmente, proseguono la loro carriera anche seguendo altre strade. Il prossimo impegno di Angelini è la ripresa di “Nunsense. Il musical delle suore”, che ha debuttato l’anno scorso e tornerà in scena da marzo a maggio. «È uno spettacolo - dice il regista senza nomi e senza divi, quindi è molto difficile da vendere. Ma io ci credo, e ho cercato di produrlo, con il marchio della Rancia». Sibillano, invece, sarà impegnato in “Paolo e Francesca” di Raffaele Avallone, ispirato ai due amanti descritti da Dante nella “Divina commedia”. «Sarà un musical classico, in cui avrò il ruolo di Paolo. Un’altra sfida». musiche dei Pooh e libretto di Pierlugi Ronchetti. Nei panni del burattino Manuel Frattini. Un successo che riempe i teatri. incontrano lungo il percorso, sono quelle di Fabio Moro, che disegna sulla tela con la grafite, ottenendo ritratti che emergono dal bianco totale del fondo. A fianco, c’è il video di Karin Andersen, tedesca, che in “Zoomanity” descrive un bosco pieno di animali, dove una ragazza (lei stessa) si trasforma in una vecchia (sua nonna). I quadri di Leonard Sherifi, albanese, studente all’Accademia Ligustica, rappresentano scorci urbani (via XX Settembre) e l’ossessione dei semafori. Il titolo è “Giungere in ritardo trattenuti da una luce”. Manca uno dei dipinti previsti, richiesto al Museo d’Orsay di Parigi per una mostra. Il genovese Alessandro Lupi costruisce sculture fuorescenti, usando fili di stoffa che colora con una particolare sostanza che diventa fuorescente se colpita da un particolare raggio di luce. Ne immagina una, gigantesca, emergere dall’acqua vicino al tendone di piazza delle Feste, al Porto Antico. L’effetto è dimostrato da un video. Cristina Sormani propone una serie di raffinati ritratti fotografici “del nostro tempo”. Lory Ginedumond allestisce un’“Utima cena” dove Cristo e gli Apostoli hanno aureole al neon. Paola Rando costruisce vetrine dove sono immersi animali, ossa o materali organici. Solo qualche esempio, per spiegare una mostra interessante. Sin dalla sua prima elaborazione, tra l’altro, è stata pensata per essere fruita anche da ipovendenti e non vedenti. In collaborazione con l’istituto David Chiossone, quindi, sono state realizzate speciali didascalie molto contrastate o in Braille. L’inaugurazione si tiene domani a un’ora insolita, le 21, ed è concepita come una festa con la musica di Japanese Gum e Calomito. [e.q.] “Uomini e buoi”:le fotografie di Fassio sul mercato di Varzi i è inaugurata ieri nella galleria “UnimediaModern” (Palazzo Squarciafico Ivrea) la mostra “Uomini e buoi” di Giovanni Fassio. A festeggiare l’artista genovese, tra gli altri, anche Claudio Burlando, presidente della Regione. La personale presenta una trentina di immagini fotografiche, il cui soggetto è lo storico Mercato del bestiame di Varzi, un evento che si ripeté con regolarità e sempre uguale per secoli, richiamando nella Valle Staffora “Uomini e buoi” che vivevano e migravano quasi in simbiosi S in un crocevia “strategico” di quattro regioni: Lombardia, Piemonte, Liguria e Emilia. L’artista genovese ha cominciato a fotografare questa realtà nel 1963, quando aveva 11 anni e scoprì, come scrive lui stesso, quella «primordiale selva di corna e di uomini che consideravo antichi». Il grande interesse di questo lavoro, a parte la suggestiva pittoricità delle immagini fotografiche, è di ordine antropologico: è un’intensa e appassionata testimonianza del passaggio epocale avvenuto nel breve scorrere del secondo dopo- guerra in un preciso ambito rurale dell’Appennino del Nord Italia, ma è anche rappresentativo del mutamento che ha coinvolto il paese. Accompagna la mostra un volume (Fiorina Edizioni), con riproduzioni di foto e testi di Fassio, Germano Beringheli, Maurizio Marone, Fiorenzo Debattisti, Franco Martignone, Chiara Schiavi, Giovanni Zanardi, Alessandro Schiavi, Angelo Antonietti e Armando Dirotti. (La mostra è aperta dalle 15,30 alle 19,30, mattina e festivi su appuntamento, tel. 010.2758785). Giovanni Fassio e Claudio Burlando all’inaugurazione della mostra “Uomini e buoi”