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Mercoledì 6 Dicembre 2006
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.IL CELEBRE MUSICAL DA DOMANI AL POLITEAMA.
Jesus e Giuda, duello in periferia
Il regista Fabrizio Angelini: «Tutto in italiano è ambientato ai giorni nostri»
itolo storico, attori giovani: “Jesus Christ Superstar” con la Compagnia
della Rancia. Il musical di
Andrew Lloyd Webber e
Tim Rice va in scena al teatro Genovese da domani sera (ore 21) fino al domenica
prossima. Il Politeama, nel
corso degli anni, è diventato un vero e proprio punto
di riferimento per il musical, la commedia musicale e
il teatro di intrattenimento.
Da quel palco, sono passati
tanti spettacoli noti, dal
“Rocky Horror Picture
Show” a “Rugantino”, “The
Blues Brothers”, “Cantando sotto la pioggia”.
Il numeroso pubblico che
apprezza il genere, questa
volta si trova di fronte a un
testo famosissimo, per la
prima volta proposto nella
traduzione italiana di Michele Renzullo e Franco
Travaglio. «L’unica parola spiega il regista Fabrizio
Angelini, 44 anni, romano
- a rimanere in inglese è
“Jesus”, per ragioni metriche e per sottolineare con la
differenza il suo ruolo di
guida spirituale e politica».
L’elemento politico riprende uno dei temi cari a Webber. «Abbiamo messo in rilievo - prosegue Angelini come lo scontro tra Gesù e
Giuda abbia soprattutto
un’origine politica. Giuda
non riconosce il fatto che
Gesù sia figlio di Dio. Ritiene, infatti, che questo
elemento costituisca un
ostacolo alla realizzazione
dei loro progetti. Alla fine,
accusa Dio di avergli assegnato una parte terribile,
per permettere la salvezza
degli uomini attraverso la
morte di Gesù». Il tema della riabilitazione è stato trattato a lungo, recentemente,
dopo il ritrovamento del cosiddetto Vangelo di Giuda.
La storia è ambientata ai
giorni nostri. «Ho avuto la
possibilità - dice il regista di fare una regia originale,
mentre la traduzione è stata passata al vaglio della
commissione che tutela i diritti originali. Così ho scelto di inserire i personaggi
nella realtà attuale, in una
dimensione che può essere
quella degli immigrati, della periferia degradata, delle prostitute. Ambientarla
T
I SUCCESSI DELLA COMPAGNIA
Gesù è interpretato
da Simone Sibillano
(27 anni): «L’impatto
è stato complicato,
non è semplice
rendere il carisma
nei gesti di tutti i
giorni. Abbiamo
poi trovato una
soluzione scegliendo
Pinocchio
di compiere
movimenti lenti»
l fiore all’occhiello di Saverio Marconi con
I
“Jesus Christ Superstar” nella versione della Compagnia della Rancia, da domani in programma al Politeama
negli anni Settanta, avrebbe provocato l’effetto di una
fotografia ingiallita. Desideravo, invece, coinvolgere
il pubblico dal punto di vista emotivo».
Gesù è interpretato da Simone Sibillano, cantante
romano di 27 anni. «L’impatto - dichiara - è stato difficile, perché non avevo
idea di come rendere il personaggio. In primo luogo
sotto il profilo vocale, perché si tratta di una partitu-
ra molto estesa. Ma soprattutto dal punto di vista scenico, perché non è semplice
rendere il carisma nei gesti
di tutti i giorni. Abbiamo
trovato una soluzione nel
compromesso, per esempio
scegliendo di compiere movimenti lenti. Inoltre, è stato difficile rapportarsi ad
altri personaggi, come Maddalena e Giuda, che al contrario hanno un’impostazione precisa. Da quando
abbiamo debuttato, le pri-
me due settimane sono state di pura ricerca. Mi dispiace per chi lo ha visto allora».
Sia il regista, sia il protagonista hanno visto il film
diretto da Norman Jewison nel 1973. «Avevo 11 anni - ricorda Angelini - quando ho visto “Jesus Christ
Superstar” la prima volta e
sono rimasto folgorato, tanto che considero quel film
come una delle ragioni per
cui ho iniziato a fare questa
carriera, prima come ballerino, poi come coreografo
e da due anni a questa parte come regista». Sibillano,
più giovane, ha visto la pellicola di recente. «Mi ha
ispirato tantissimo - afferma - così come ascoltare i
dischi di Jeff Buckley, perché ha un timbro molto angelico, caldo, che arriva su
note acute con leggerezza».
La Compagnia della Rancia è il punto di riferimento per entrambi gli artisti
Grease
iovanotti imbrillantati, gonne a ruota,
canzoni indimenticabili e la storia d’amore tra Sandy e Danny Zuko. Il fascino del
musical di Jacobs e Casey è immutato dal ’71.
G
ELIANA QUATTRINI
Il gruppo di Saverio Marconi
Al cinema
la versione
ormai “cult”
Dal 1988 la Compagnia della Rancia è la principale società di produzione di musical in Italia. Fondata nel
1983, si dedica inizialmente alla produzione di spettacoli di prosa per specializzarsi, nel corso degli anni,
nei grandi musical. Questa scelta nasce dalla passione del direttore artistico Saverio Marconi e dalla volontà di colmare un vuoto nel panorama teatrale italiano dell’epoca, quando erano rare le rappresentazioni di musical. La Compagnia della Rancia propone
quindi i più famosi titoli internazionali tradotti interamente in italiano, favorendo la divulgazione di un
genere fino a quel momento riservato a un’élite di appassionati. Dopo aver messo in scena alcuni tra i musical più famosi, nel 1997 la Compagnia della Rancia,
in collaborazione con Musical Italia, lancia il progetto “Grease”, ottenendo un successo strepitoso.
Il film
(1973) di
Norman
Jewison è
considerato
un cult:
efficace,
energico,
spettacolare
e con attori
bravissimi
Una scultura di fili di luce brilla all’Expo
Dodici artisti italiani e stranieri portano l’arte in un’area dedicata al divertimento
U
Sin dalla sua prima
elaborazione,
la mostra è stata
pensata per essere
fruita anche
da ipovendenti e
non vedenti. In
collaborazione con
l’istituto David
Chiossone sono state
realizzate didascalie
in Braille o molto
contrastate
rea destinata al divertimento
popolare, com’è il Porto Antico. Si parla di “crossover”,
quindi “incrocio”, per sottolineare la volontà di dare spazio a diversi linguaggio artistici, i più diffusi oggi: pittura, scultura, fotografia, video
e installazioni».
Ogni artista si è confrontato con i temi della luce e del
tempo. Le prime opere che si
7 spose per 7 fratelli
mbientato in Oregon nel 1850 il musical di Kasha, Landay, Mercer e De Paul
torna con la regia di Marconi. Nel ruolo del
ruvido Adam c’è il bravo Raffaele Paganini
A
ALLA GALLERIA UNIMEDIAMODERN.
DOMANI LA FESTA D’APERTURA.
na mostra d’arte in uno
spazio lasciato libero dal
trasferimento di una società
di navigazione. In uno degli
edifici storici del Porto Antico, la palazzina San Desiderio, un’antica dogana, domani s’inaugura “Crossover Arte 006. Luce/Tempo”. Ne sono
protagonisti dodici artisti,
metà italiani e metà stranieri: Arianna Carossa, Alessandro Lupi, Fabio Moro, Palma - Vannicola, Paola Rando,
Cristina Sormani, Karin Andersen, Jean Claude Asquie,
Lory Ginedumont, Jean Pierre Giovanelli, Christian Rainer e Leonard Sherifi. Si potrà visitare, a ingresso libero,
fino al 7 gennaio, tutti i giorni dalle 15 alle 19.
L’organizzatore Stefano
Chiantera, è lo stesso che tre
anni fa ha organizzato la mostra “Toilet”, sistemando opere nei bagni del Porto Antico,
quelle delle donne nei bagni
degli uomini e quelle degli uomini in quelli delle donne.
Quindi, non ha un’idea tradizionale dell’arte e neanche
dei musei. «Questa prima
rassegna di “Crossover Art”
- dichiara Chiantera - si propone di portare l’arte in un’a-
che però, naturalmente,
proseguono la loro carriera
anche seguendo altre strade. Il prossimo impegno di
Angelini è la ripresa di
“Nunsense. Il musical delle
suore”, che ha debuttato
l’anno scorso e tornerà in
scena da marzo a maggio.
«È uno spettacolo - dice il
regista senza nomi e senza
divi, quindi è molto difficile da vendere. Ma io ci credo, e ho cercato di produrlo, con il marchio della Rancia». Sibillano, invece, sarà
impegnato in “Paolo e Francesca” di Raffaele Avallone,
ispirato ai due amanti descritti da Dante nella “Divina commedia”. «Sarà un
musical classico, in cui
avrò il ruolo di Paolo. Un’altra sfida».
musiche dei Pooh e libretto di Pierlugi
Ronchetti. Nei panni del burattino Manuel
Frattini. Un successo che riempe i teatri.
incontrano lungo il percorso,
sono quelle di Fabio Moro,
che disegna sulla tela con la
grafite, ottenendo ritratti che
emergono dal bianco totale
del fondo. A fianco, c’è il video
di Karin Andersen, tedesca,
che in “Zoomanity” descrive
un bosco pieno di animali, dove una ragazza (lei stessa) si
trasforma in una vecchia (sua
nonna). I quadri di Leonard
Sherifi, albanese, studente all’Accademia Ligustica, rappresentano scorci urbani (via
XX Settembre) e l’ossessione
dei semafori. Il titolo è “Giungere in ritardo trattenuti da
una luce”. Manca uno dei dipinti previsti, richiesto al
Museo d’Orsay di Parigi per
una mostra. Il genovese Alessandro Lupi costruisce sculture fuorescenti, usando fili
di stoffa che colora con una
particolare sostanza che diventa fuorescente se colpita
da un particolare raggio di luce. Ne immagina una, gigantesca, emergere dall’acqua
vicino al tendone di piazza
delle Feste, al Porto Antico.
L’effetto è dimostrato da un
video. Cristina Sormani propone una serie di raffinati ritratti fotografici “del nostro
tempo”. Lory Ginedumond
allestisce un’“Utima cena”
dove Cristo e gli Apostoli
hanno aureole al neon. Paola
Rando costruisce vetrine dove sono immersi animali, ossa o materali organici. Solo
qualche esempio, per spiegare una mostra interessante.
Sin dalla sua prima elaborazione, tra l’altro, è stata
pensata per essere fruita anche da ipovendenti e non vedenti. In collaborazione con
l’istituto David Chiossone,
quindi, sono state realizzate
speciali didascalie molto contrastate o in Braille. L’inaugurazione si tiene domani a
un’ora insolita, le 21, ed è concepita come una festa con la
musica di Japanese Gum e
Calomito.
[e.q.]
“Uomini e buoi”:le fotografie
di Fassio sul mercato di Varzi
i è inaugurata ieri nella
galleria “UnimediaModern” (Palazzo Squarciafico
Ivrea) la mostra “Uomini e
buoi” di Giovanni Fassio. A
festeggiare l’artista genovese,
tra gli altri, anche Claudio
Burlando, presidente della Regione. La personale presenta
una trentina di immagini fotografiche, il cui soggetto è lo
storico Mercato del bestiame
di Varzi, un evento che si ripeté con regolarità e sempre
uguale per secoli, richiamando nella Valle Staffora “Uomini e buoi” che vivevano e
migravano quasi in simbiosi
S
in un crocevia “strategico” di
quattro regioni: Lombardia,
Piemonte, Liguria e Emilia.
L’artista genovese ha cominciato a fotografare questa realtà nel 1963, quando aveva 11
anni e scoprì, come scrive lui
stesso, quella «primordiale
selva di corna e di uomini che
consideravo antichi». Il grande interesse di questo lavoro,
a parte la suggestiva pittoricità delle immagini fotografiche, è di ordine antropologico:
è un’intensa e appassionata testimonianza del passaggio
epocale avvenuto nel breve
scorrere del secondo dopo-
guerra in un preciso ambito
rurale dell’Appennino del
Nord Italia, ma è anche rappresentativo del mutamento
che ha coinvolto il paese. Accompagna la mostra un volume (Fiorina Edizioni), con riproduzioni di foto e testi di
Fassio, Germano Beringheli,
Maurizio Marone, Fiorenzo
Debattisti, Franco Martignone, Chiara Schiavi, Giovanni
Zanardi, Alessandro Schiavi,
Angelo Antonietti e Armando
Dirotti. (La mostra è aperta
dalle 15,30 alle 19,30, mattina e
festivi su appuntamento, tel.
010.2758785).
Giovanni Fassio e Claudio Burlando all’inaugurazione della mostra “Uomini e buoi”
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Una scultura di fili di luce brilla all`Expo