La vera ed efficace prevenzione
dei delitti sta
nella educazione
delle moltitudini
Carlo Cattaneo
eU
e cuttux*te a, cecia, detta 'StUtoteca, @om<t*uUc
Cento anni di storia e di speranze
Innanzittutto che i Siciliani, il Meridione italiano, devono riappropriarsi
del proprio destino politico ed economico, allontanando da sé quello spirilo assistenziale che per
oltre an quarantennio
della nostra storia - a causa di una classe dirigente
inadeguata a rappresentarci e a guidarci - ha deformato il nostro ruolo e
la nostra immagine sino a
presentarli grondanti di
pietismo e di servilismo:
lo Stato deve, si, ritrovare
un equilibrio tale per cui
si deve immaginare uno
sviluppo possibile non più assistito e clientelare, ma le regioni meridionali devono
dimostrare
di
aver
acquisito
un'indipcnden/a politica e culturale tale da
poter realizzare il nuovo
sviluppo possibile !
In secondo luogo, i fasciami ci hanno insegna2
Centenarlo del Fasci dei Lavoratori
to che il protagonismo
2
Le manifestazioni per il r.entenario del Fasci
politico funzionale ad
2
un sistema di potere che
L'epopea degli straccioni secondo Adolfo Rossi
mortifica ed opprime i
3
i Fasci del Lavoratori
più deboli, può essere
3
Tra Storia e... Burocrazia
combattuto solo con il
4-5
11 Fascio di una colonia albanese
protagonismo disinteressato, democratico e
6-7
Lo Statuto del Fasci di Plana dei Greci
determinato
di chi è vit7
Due Inediti su Nicolo Barbato
tima
di
8
La Chiesa e i Fasci a Piana dei Greci
quell'oppressione: la re9
La cultura del Fasci del Lavoratori
sistenza attiva alla mafia
non solo non deve più
9
Nicolo Barbato e I Fasci di Piana dei Greci
%
essere
opportunisticaMostra bibliografìco-docu menta ria e fotografica p. 9
mente delegata, ma deve
Bari me i ligu. è shapka
p. 10
divenire uno dei nuovi e
I Fasci e 1 ... libri
p. 11
peculiari tratti culturali
del popolo siciliano.
Le denominazioni della Biblioteca: N. Barbato p. 12
Nel 1894 Francesco Crispi - presidente del
Consiglio dei Ministri - ordinava lo stalo
d'assedio della Sicilia e la Depressione del
movimento dei Fasci dei La\, che nei
due anni precedenti aveva incendiato di
speranze di riscatto gli animi dei contadini
poveri e dei siciliani.
A distanza di un secolo il Comune di Piana
degli Albanesi - che alla formazione dei Fasci contribuì notevolmente - ha voluto ripercorrere le vicende storiche che così
drammaticamente segnarono la storia nazionale e regionale non solo per rendere
omaggio alla memoria di quel travagliato
periodo storico, ma anche per ritrovare in
quella esperienza segnata da forti idealità e
incisive lotte di riscatto, gli elementi di attualità per capire il presente storico.
La lezione dei Fasci si caratterizza per tre
grandi insegnamenti che - a mio parere e
dal mio punto di vista di Sindaco - meritano
di essere adeguatamente valorizzati e riproposti.
Bruno Caruso -1 Fasci del Lavoratori
In terzo luogo, ai Fasci dobbiamo l'idea
della centralità dei Comuni per il governo
del territorio e per lo sfruttamento intelligente e produttivo delle sue risorse: ciò però significa disegnare un nuovo assetto
istituzionale che conferisca all'ente locale
una reale autonomia gestionale ed amministrativa.
Per approfondire questi temi, abbiamo ritenuto di organizzare a conclusione di un
convegno storico che puntualizzerà i contomi storici, politici e culturali del movimento dei Fasci, una tavola rotonda che vedrà protagonisti assoluti i rappresentanti dei
Comuni siciliani, cioè i principali referenti
di quella stagione politica che gradualmente
va precisandosi come l'epoca della Seconda
Repubblica. Se con la nostra iniziativa contribuiremo alla definizione di queste concetto - purtroppo ancora vago - allora potremo
affermare che la lezione dei Fasci non è
soltanto una pagina chiusa dei manuali (di
pochi per la verità) di storia, ma un patrimonio di idee che potrebbe aiutarci ad immaginare un futuro ricco di promesse e, per
l'appunto, di speranze.
Antonino Di Lorenzo
Sindaco di Piana degli Albanesi
pea&te.
Centenario dei
Fasci dei Lavoratori
Una ricorrenza, quale un centenario, imporrebbe una celebrazione secondo i canoni tradizionali- l'Amministrazione Comunale di Piana degli Albanesi ha privilegiato,
nel progetio approvato all'unanimità dal
Consiglio Comunale, l'idea di promuovere
manifestazioni che consentissero una più
ampia informazione su questo momento
della storia della Sicilia, che è storia
dell'Italia; una presa di coscienza di quel
disperato tentativo dei lavoratori siciliani gli "straccioni", quali appaiono nei manifesto che riproduce il quadro del famoso pittore siciliano Bruno Caruso - di formare
punti di forza allo scopo di ottenere migliori condizioni di vita; una riflessione
sulla evoluzione storica dei Comuni dalle
municipalità alle autonomie locali.
Da qui la proposta di un convegno storico,
di una mostra bibliograrico-documenlaria,
di una rassegna di fìlms che, in tempi diversi, hanno riproposto gli stessi problemi
che ancora non hanno trovato definitiva
soluzione. Tutte manifestazioni che il Comitato Organizzatore realizzerà nell'arco di
tempo da settembre e dicembre 1994.
Non "celebrazione", dunque, ma occasione
per rendere omaggio aLa storia e per rinvigorire la memoria di Coloro che, animati
dalia disperata speranza - si consenta
l'ossimoro - hanno sofferto in nome di un
ideale di diritto al lavora e alla dignità del
vivere. Dramma di "ieri" e problema di
"oggi". Piana degli Albanesi non poteva, in
questa occasione, nor ricordare Nicolo
Barbato che a Piana era nato e che fu
l'ideologo e l'anima dei Fasci dei Lavoratori nel quadrilatero cht- comprendeva - oltre Piana - Santa CristJia Gela, San Giuseppe jaio e San Cjpire'.lo.
Le giovani generazioni - tranne rare eccezioni - conoscono poco questi avvenimenti; né bastano le poche righe dei manuali scolastici per un informazione appena sufficiente. Né tutti sanno che ad organizzare Fasci dei Lavoratori furono intellettuali, preti, donne, contadini, braccianti,
artigiani, ragazzi di diversa estrazione sociale, culturale e ideologica.
Ciò significa che solo una cultura fondata
su idee forti può trasmettere messaggi forti
e coinvolgenti nel rispetto del pluralismo
democratico.
Gluseppa Ortaggio
Assessore alla Cultura
del Comune di Piana degli Albanesi
Le manifestazioni
per il centenario dei
Fasci dei Lavoratori
In occasione del centenario dei Fasci dei
Lavoratori, che videro coinvolta direttamente
Piana
degli
Albanesi,
l'Amministrazione Comunale ha elaborato
un progetto di manifestazioni con relativo
regolamento che i! Consiglio Comunale,
dopo attenta e articolata analisi, ha approvato con deliberazione unanime in data 31
maggio 1994.
Il progetto prevedeva una serie di manifestazioni tutte ispirale a criteri di
scientificità, economicità e trasparenza.
Con determinazione del Sindaco, su delega
del Consiglio Comunale, fu pertanto nominato un Comitato Organizzatore - già
previsto nel progetto - composto da figure
istituzionali (l'assessore delegato G. Ortaggio), i da consiglieri comunali {S. Lo
Greco e S. Fetta), docenti universitari (A.
Guzzetta), rappresentanti delle scuole elementari e medie (G. Schirò di Modica e E.
Guzzetta), rappresentanti sindacali (Vito
Giulla); in qualità di invitati permanenti,
sono stati inoltre chiamati a partecipare alle
sedute del Comitato rappresentanti dei
Comuni di San Giuseppe Jaio (Ass.re Nicolosi) e dell'Eparchia di Piana degli Albanesi (papas Eleuterio Schiadà).
Subito insediatosi, il Comiatto, preso atto
del progetto delle manifestazioni, dei
compiti da espletare, delle finalità prefisse
dal Consiglio Comunale, fatti propri i motivi ispiratori contenuti nel regolamento, ha
iniziato i lavori decidendo - in primo luogo
- sulle priorità delle manifestazioni, anche
in considerazione delle risorse economiche
reali. All'unanimità si è deciso di avviare la
realizzazione del convegno in virtù della
rilevanza scientifica ed educativa che la
materia storica comporta. Coadiuvato dalla
segreteria organizzativa - composta da P.
Manali (coordinatore), M. Mandala, A. M.
Matranga, F. Guzzetta - e collaborato dagli
articolisti {ari. 23) della Cooperativa
.Portella delle Ginestre., il Comitato, attraverso frequenti e regolari sedule (ad alcune
delle quali sono stali invitati a partecipare
gli Ass.ri M. Norcia e G. Panino), ha lavorato con serenità e ponderatezza, giungendo a decisioni unanimi, rigorosamente
attinenti al regolamento e al progetto approvato dal Consiglio Comunale come risulla dagli appositi verbali. Frequenti sono
slati i contatti con il prof. F. Renda, coordinatore scientifico del Convegno e con il
Comune di Palermo - Ente sostenitore coinvolto nella manifestazione.
L'epopea degli straccioni suuondo
Adolfo Rossi
Le vicende narrate nel voi umetto
di
Adolfo Rossi, Le agitazioni in Sicilia non
sono certo equiparabili a quelle dei "Dieci
giorni che sconvolsero il mondo" né Rossi è
il John Reed di quegli accadimene!.
In ogni caso come afferma C i m i n o nella
presentazione alla ristampa (1988) delle
Edizioni La Zisa di Palermo dei servi/i
giornalistici di Adolfo Rossi, pubblicati nel
giugno del 1894 con una premessa e una
conclusione dell'Autore." !a s i t u a z i o n e siciliana e da lui indagata con scrupolo, onestà
e intelligenza destando un estremo interesse non soltanto negli a m b i e n t i poi i rie i
ma anche nell'opinione pubblica".
Della densa e ricca bibliografìa sui Fasci Sic i l i a n i (oltre 400 titoli) questo libretto fu
sicuramente il primo in ordine cronologici!.
Il viaggio in Sicilia per gli intellettuali del
XVI11 e XIX secolo era un "gesto culturale"
quasi obbligatorio come l'odierno viaggio in
USA. Nel nostro caso t u t t a v i a non si tratta
di resoconti cultural-turisticì bensì dì una
indagine conoscitiva vera e propria che in
certi passaggi più correttamente r i c h i a m a i
viaggi omerici o danteschi.
La descrizione delle c o n d i z i o n i di lavoro
dei zo I fatati accende m o m e n t i di vera e
propria letteratura. Come dì altrettanto sicuro effetto è il eapitoletto riservato ai
"Dhomate te gjìndtve (f s/if'rbejn " ossia al Fascio dei Lavoratori di Piana degli Albanesi
(che pubblichiamo m questo n u m e r o speciale di pìf&oc) di cui coglie in poche pagine le peculiarità, gli aspetti più i m p o r tanti e i notevoli l i v e l l i di consapevole/Zi
politica. E m b l e m a t i c a era la scritta, ripor
tata fedelmente dal cronista, sul gonfalone
del fascio "Non gridate viva i capi, essi v
possono tradire. Lottate sempre per il socialismo".
Rossi fu uno dei p r i m i osservatori a rile
vare la vera, anche se varia, n a t u r a ilei Fasiche furono, non già una "jacquerie', m;
m o v i m e n t o organizzato prevalente meni!
riformatore.
Pietro Mansl
Il Comitato Organizzatore
Napoleone Colajim
¥
Tra Storia e.... Burocrazia
I Fasci dei lavoratori
]...] [ Fasci dei lavoratori, espressione politica organizzata di un
grande movimento popolare di
massa sviluppatosi tra il giugno
1892 e il dicembre il 1893. sì collocano a conclusione del cammino
percorso dalla Sicilia all'interno
della società nazionale in tutio il
trentennio precedente.
Per il modo in cui si costituirono,
per il consenso di popolo che subito ottennero, per gli orientamenti
ideali e pratici che prontamente
misero in opera, per l'interesse che
dappertutto suscitarono in Italia, in
Europa e in tante altre pani del
mondo, furono essi il pressante segnale che la Sicilia e l'Italia non
erano più le stesse di prima e che
la loro nuova condì/ione aveva bisogno di spazi più ampi anche e
soprattutto su! terreno dell'organizzazione politica e sociale. In
qualificazione e di rilancio; e autonomo anche dal blocco agrario,
che, per effetto della crisi agraria e
della congiunta svolta operata auspice il Crispi nel 1887, detiene le
leve di comando nel governo dell'isola e di gran pane della nazione. Il salto di qualità è in parte
rinvenibile nell'evoluzione che il
modello di organizzazione del «fascio» percorre lungo tutto il ventennio 1872-92.
I pruni Fasci operai, costituiti soprattutto nell'Italia centrale, operarono più che altro fra nuclei ristrettissimi di proletariato urbano e
si
mossero
all'interno
dell'anarchismo-bakuninismo prosperante fra gli adepti italiani della
I Intemazionale socialista. I Fasci
dei lavoratori, invece, - in cambio
del nome fu tutto un programma, non sì rivolsero più a qualificate
ogni caso, i Fasci dei lavoratori si
imposero subito come uno dei tatti
centrali nella crisi politica e sociale
dell'Italia di fine secolo
L'avvenimento appartiene alla
storia dell'Italia unita, ma costituisce anche un momento peculiare
della storia delle classi popolari,
nel loro farsi coscienza e anche
iniziativa protagonista per una
sempre più avanzata trasformazione democratica e socialista della
società italiana.
Un primo elemento di giudizio è
interno allo sviluppo proprio del
movimento operaio italiano. Comunque si voglia giudicare i Fasci
dei lavoratori, e come è noto le
valutazioni sono quanto mai controverse, è fuor di dubbio, ad ogni
modo, che si tratta del primo
esempio dì organizzazione proletaria e popolare che ha uno s~v iluppn autonomo dalla borghesia,
raccolta attorno alle forze politiche
della sinistra, ormai in via di ceperimento, o dei liberali in fase di
avanguardie, ma aprirono le loro
pone a tutta la classe proletaria, e,
quel che era più importante, raccolsero in un rapporto unitario organizzato sia i lavoratori della città
(della città siciliana, circostanza
che ne metteva in evidenza la
funzione di centro motore e di
guida) sia i lavoratori della campagna.
Tale unità del mondo del lavoro
urbano e del mondo del lavoro
agricolo - e i! ruolo egemone della
città rispetto alla campagna - sarebbe divenuta in seguito la caratteristica di fondo del movimento
operaio italiano rispetto ai movimenti operaheuropei[...|.
Francesco Renda
(tratto da La «questione sociale» e
i h'asci (1874-1894). in Storia
d'Italia. Le Regioni: dall'Unità ad
oggi, Eiunaudì Editore, Torino,
!987.pp. 176-177).
Chi scrive è stato chiamato qualche mese addietro a far parte del
Comitato Organizzativo per la celebrazione del Ccntenario dei Fasci Siciliani. Prima e, credo, giustificata preocupazione e stata
quella di rinverdire e rinvigorire
nozioni scolastiche e ricordi di
giovanili letture legate soprattutto
all'augusto nome di Nicola Barbato: povera nostra storia, quasi
sempre ignorata e misconosciuta !
Quanto spesso dentro le nostre
aule scolastiche sì naviga su fragile
barchette nel vasto oceano dei
grandi avvenimenti del Passato
senza aver minimamente esploralo
le anguste acque di casa nostra !
Per la Storia ufficiale, intendo
quella dei testi scolastici, qualche
riga è spesso sufficiente a liquidare
avvenimenti che in prospettiva
planetaria sono solo piccoli
tasselli, ma che per i Siciliani e
precipuamente per noi albanesi di
Piana costituiscono pietra miliare
nel lungo ed incompiuto cammino
de! riscatto politico, sociale, economico, nella realizzazione dello
Stato di dirimo. neO'affermazione
dei valori della Solidarietà.
Un'occasione di vasta e approfondita rilettura di quei «fatti«, ho
pensato, non possiamo lasciarcela
sfuggire, nella speranza, in primo
luogo, che le giovani generazioni,
molto più «scolarizzate«, abbiano
nella «memoria storica» un indispensabile strumento di giudìzio e
di scella, e non vengano ipnotizzate da ìilusorie promesse o. peggio, da subdoli «spot« televisivi.
Deindc Congressusfaciendus est
Così noi, che abbiamo avuto
l'onore dì essere invitati a l'ormare
il Comitato Organizzativo, abbiamo concluso che, almeno come
prima iniziativa, un Congresso sui
Fasci Siciliani bisognava farlo,
seppur con un certo ritardo, e abbiamo risposto dichiarando la nostra disponibilità all'Autorità Comunale e. indirettamente, al Consiglio Comunale che ne aveva approvato l'iniziativa.
Ricordo alla prima seduta del
Comitato Organizzativo le facce
perplesse di chi - come me - per !a
prima volta si ritrovava in un simile incarico: una vaga sensazione
di grosse difficoltà ci intimidiva e
quasi annichilìva: che iniziative
prendere ? Sarebbe bastato un
Congresso centrato sugli aspetti
storico-sociali ? Chi l'avrebbe finanziato ? Avremmo '-rovaio gli
studiosi disposti a parteciparvi '.' F
come coinvolgere la gente, i gicvani. la scuola.
Noi dei Comitato Organizzative,
per nostra buona sorte, ci siamo
presto accorti di poter coniare su
un'attiva e competente Segreteria,
diretta dal dr. Pietro Manali; abbiamo così potuto predisporre, cor,
una rilevante mole di laverò, ^c
basì organizyativc ed eccncsmiche
sulle quali cosiruire: opportunamente contattati, Enti e Istituzioni
avevano concesso il loro patrocinio; era già stato delincato un programma di massima; individuate ie
possìbili fonti di finanziamento
(Comuni interessati. Presidenza
della Giunta Regionale, Assessorato Beni ambientali e culturali e
P. I., Assessorato a! Turismo.
Provincia di Palermo); era stato
istimito un Coordinamento scientifico affidato ai prof. Francesco
Renda, docente di Storia moderna
presso la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Palermo' già
individuati i possibili relatori elei
Congresso e i partecipanti alla Tavola Rotonda conclusiva.
Centinaia di telefonate, decine d:
richieste di preventivi, verbali, delibere, lunghe discussioni su priorità e scelte, addirittura sui meru
dei pranzi riservati ai relatori e alle
personalità: questo è il lavoro che
tra agosto e settembre il Comitato
Organizzativo e. quotidianamente.
!a Segreteria stanno svolgendo.
È un'immane fatica che può essere
compensata so'o nella misura ir*
cui Tiniziativa si dimostri di stimolo alla maturila umana, sociale,
politica della nostra gente.
Invitiamo alla più vasta partecipazione per ora al Congresso e
quindi, alle successive manifestazioni. Speriamo ir, un massiccio
intervento dei giovani =: nella
collaborazione delle Istituzioni
politiche, sociali e soprattutto,
scolastiche.
Enzo Gozzetta
Il Fascio dei lavoratori di una colonia albanese
Adolfo Rota»!
Come accennavo fin dalle primi; pagine, uno dei Fasti meglio organizzati non solo delia provincia di Palermo, ma di tutta l'isola, era quello
di Piana dei Greci. Da Palennc si VA a Piana dei Greci in tre ore e mezzo
ài vettura quando si abbiano due buoni cavalli, perché la strada è una
continua, erta e faticosa salita. Ma quanto è bella! È certamente una delle
più meravigliose che si possano vedere. Serpeggia da principio fra una
doppia seria di ville piene di f chi d'India, di ulivi, d'aranci, dì limoni; poi
vi offre dall'alto, attraversando i paesi di Villa Grazia e di Parco, lo spettacolo di tutta !a Conca d'oro e cel mare.
Partito alle cinque e un quarto con una temperatura primaverile e con
UD ciclo limpidissimo - non si conosco la nebbia in quella terra dall'eterna
primavera - io potei godermi la manina del 15 ottobre l'incantevole panorama illuminato gradatamente dalle prime luci del giorno (una cosa da
far ammattire), finché alle otto giunsi sulla cima delle montagne che cingono la valle dell'Oreto. Sono creste aride e sassose, su cui non si vede
che qualche corvo; ma poco dopo, scendendo leggermepte, si trovano
ben presto dei vigneti carich. di grappoli neri, dei castagni, che in quella
stagione lasciavano vedere il frutto maturo attraverso le spaccature
dell'involucro, e una quantità d'uliveti,
Situato a settecento metri d'altezza. Piana dei Greci è un vero paese di
montanari. I suoi abitanti, circa novemila, sono discendenti, come è noto,
da una colonia albanese fondata ne! 1488, e dei loro padri hanno conservato la lingua, il rito greco nelle chiese e il carattere fiero, ardito e amante
dell'indipendenza. Le donne poi hanno conservato dei bellissimi costumi,
che indossano però solo nelle grandi occasioni. Ordinariamente portano
sulia testa una mantellina di lana bianca o azzurrognola: il corpetto mollo
scollato lascia vedere il peno coperto da un fazzoletto bianco ricamato,
incrociato sopra il busto. Ce n'c di bellissime, che camminano diritte e
maestose come tante regine
Ora, con una popolazione di appena 9000 abitanti, Piana dei Greci
contava un Fascio di 25O) uomini e di quasi 1000 donne intelligentissime, che parlavano in oubhlico con vera eloquenza. Quando entrai
solo soletto nel paese verso le nove, essendo domenica, parecchi soci
d'ambo Ì sessi sì trovavano appunto in un locale sopra la sede del Fascio a
discutere sui preparativi d'una festa che si doveva fare all'indomani per
inaugurare la bandiera dcìla sezione femminile. Gli uomini stavano da
una parte e te donne dall'altra. Queste ultime formavano un gruppo bellissimo con le loro mantelline sulla testa e coi candidi fazzoletti sul petto.
Appena mi feci conoscere, mi accolsero con grande cordialità e mi fecero
sedere in mezzo a loro, pronti a darmi rune le informazioni che desideravo. La conversazione riusci cosi interessante che stimo utile riprodurla
testualmente.
Io: Come avvenne che questo Fascio diventò in poco tempo così numeroso? Un contattino: Percné abbiamo capito subito che per ottenere qualche cosa bisogna cominciare coll'unirsi. Io: E vero che fanno pane de!
Fascio anche dei piccoli proprietari? Un piccolo proprietario (Vito Fusco): Sicuro: io sono uno di quelli. Ci siamo convinti che domani vivremo meglio col nostro lavare- dì quello che oggi con le nostre terre. Senta:
io possiedo tre salme di ;erra e devo pagare ogni anno: L. 127,50 per il
censo, L. 100 di tassa fondiaria, L. 50 d'altre tasse e più di L. 300 per la
coltivazione, mentre non ne ricavo in media che da 550 a 600. Un conlaàlno nullatenente (Stazi Pietro): Ed io non trovo da lavorare che durante sei mesi dell'anno per non guadagnare che da 7 a 8 lire la settimana,
quando non piove. - E cerne fate quando siete disoccupato? - Si va a erbe,
per mangiarle cotte senza sale. - Avete famiglia? - Moglie e due bambini.
Per una camera devo pagare settanta lire all'anno dì pigione. Dormiamo
sulla paglia. Quando lavoriamo in campagna, poi, dormiamo all'aperto.
Se la pioggia ci bagna non abbiamo che il vento per asciugarci. E quando
sì guadagna qualche soldo dobbiamo pagare anche i! da/io consumo per
quel pezzo di pane nero con cui ci sfamiamo, 11 giorno della paga certi
padroni ci fanno aspettare delle ore, poi ci pagano in rame; se contiamo i
soldi se n'hanno a male e poi se troviamo qualche soldo che non ha corso
ci dicono che cerchiamo d'imbrogliarli. Un altro contadino: Quando i
padroni ci danno qualche anticipazione, ce la fanno con grano di scarto e
pieno di terra. E noi dobbiamo restituire poi grano di prima qualità. Taluni hanno una doppia misura: il tumulo piccolo per dare e un nomino
grande per riscuotere! E per queste anticipazioni si pigliano il 25 per
cento d'interesse, il 25 che diventa il 100 quando si tratta di poche settimane. Qualche padrone giunge perfino a spruzzare d'acqua il grano per
farlo crescere; per vino poi ci danno dell'aceto. Per fargli vedere come ci
trattano, tempo fa fu portato al delegalo di P. S. un pane. Era cosi nero e
pieno di terra che non lo potevano mangiare neppure i cani. - E che cosa
sperate dai Fasci?
Una contadina maritata (bella donna con denti candidissimi e grandi
occti^ pieni d'intelligenza): Vogliamo che, non vi siano né ricchi né poveri. Che tutti abbiano del pane per sé e per i figli. Dobbiamo essere
eguali, lo ho cinque bambini e una sola cameretta, dove siamo costretti a
mangiare, a dormire e a far tutto, mentre tanti signori hanno dieci o dodici
camere, dei palazzi interi.
- E cosi vorreste dividere le
terre e le case? - No, basta metterle in comune e distribuire con
giustìzia quello che rendono.
- E non temete crje, anche se
si arrivasse a questo collcttivismo, non venga fuori qualche
imbroglione, qualche capo ingannatore?
- No, perché ci deve essere la
fratellanza, e se qualcheduno
mancasse ci sarebbe il castigo.
- In quali relazioni siete coi
vostri preti?
- Gesù era un vero socialista e
voleva appunto quello che chiedono i Fasci, ma i preti non lo
rappresentano bene, specialmente quando fanno gli usurai. Alla
fondazione del Fascio i nostri
preti erano contrari e al confessionale ci dicevano che i socialisti sono scomunicati. Ma noi
abbiamo risposto che sbagliavano, e in giugno, per protestare contro la guerra ch'essi
facevano al Fascio, nessuno di
noi andò alla processione del
Corpus Domini. Era la prima volta che avveniva un fatto simile. Una zitella (alzandosi e venendo a parlare in mezzo al circolo perché la sentissi
bene): I signori prima non erano religiosi e ora che c'è il Fascio hanno
fatto lega coi preti e insultano noi donne socialiste come se fossimo disonorate. Il meno che dicono è che siamo tutte le sgualdrine de! presidente. Una vecchia: lo ho avuto il marito malato per sene anni e andai ai
Municipio a dire che non potevo pagare il fuocatìco. Mi hanno risposto
che dovevo andare a servizio, ma che era necessario pagare. - Ah! C'è anche qui la tassa del fuocatico? Francesco Mastranga (vecchio contadino):
Sicuro, e anche la tassa animali. Dal fuocatico sono esclusi solo i mendicanti che dormono nei fienili, i mendicanti che hanno una cameretta devono pagare anch'essi. Per la tassa animali si paga ogni anno L. 10 per
ogni mulo e L. 5 per ogni asino. Spesso sono bestie che non valgono
tanto. Qualche volta facendo il ruolo sbagliano e mettono tre muli invece
di due, come hanno fatto a me. Ho dovuto pagare trenta lire invece di
venti. E alle mie proteste risposero: «Reclamerete poi». «Ma se, replicai
io. ho reclamato anche nel !889, quando sbagliaste egualmente, e tutto fu
inutile?». Michelangelo Faisoni (consigliere comunale operaio): io vi
posso dire poi, per averlo constatato nei ruoli, che certi signori i quali
hanno, per esempio, venti muli, non ne mettono in nota che quattro, t
nessuno si cura dì verificare. La contadina maritata (quella bella): E
nostri muli servono a noi per farci campare, mentre i signori che non pagano ne hanno d'avanzo. Un'altra contadina: Non trovando qui lavoro
mio marito è andato in America, e, per campare, le mie due figlìe nanne
dovuto mettersi al servi/io a Palermo. Sentendo che c'era i! colera, la set
timana scorsa io volli andarle a trovare. Non avevo da pagare il carretto i
fui costretta ad impegnare qualche straccio presso uno strozzino, perchi
qui non abbiamo Monte di pietà, ma solo certi usurai che una volta eran<
poveri come noi. Una terza contadina: Quando poi si sono arricchii
molto, vanno a stare a Palermo o a Napoli, come i grandi proprietari, e la
sciano qui noi alle prese con altri strozzini prepotenti, i quali ci dicon
che per chi fa la legge non c'è legge. Una zitella (quella che quando pai
lava si alzava e andava in mezzo alle compagne): Infatti, quando un reat
è commesso da un ricco, nessuno se ne cura, mentre il povero che ruba u
pugno di grano per isfamarsi va subito in prigione,
Castano Scarola (un consigliere del Fascio): Ne vuole un eserr
pio? Il nostro compagno Paolo Carboni si trovava questa estai
sull'aia dell'ex feudo Fissella quando il suo padrone Andrea Sclafanì g
disse: «Tu non darai più il diritto dì cuccia al campiere, ora che apparileal Fascio?». Paolo rispose: «Secondo: se il campiere misura con giustizi
glielo darò; se no, no». Il padrone si allontanò offeso. Poi quando e
minciò la misurazione si avvicinò a Paolo, lo prese per il collo, gli cacc
la testa nel mucchio del grano e gli disse: «Te lo misura bene o ti ruba"
Paolo aveva in mano la pala, ma non fece neppure l'atto di alzarla, che
Sclafani gli diede uno schiaffo. « Ma perché trattarmi in questo modo'1)
fece Paolo, Lo Sclafani, non contento ancora, tirò fuori un revolver {
bruciapelo gli esplose contro un colpo. Fortunatamente il proiettile im
ce di penetrare nel petto deviò nella parte superiore dell'omero. Lo Se
fanì non è stato arrestato neppure per un momento e dopo tre mesi
quel tentato omicidio non sappiamo ancora se si farà il processo,
Una sposa: Vedete che per i poveri non c'è giustizia in Piana dei Grt
I signori dicono apertamente che ci vogliono ammazzare ad uno ad u
Gaetano Scarola: S'è già cominciato. Nello scorso giugno il nostro
compagno Demetrio Caraese. onestissimo uomo, fu trovato ucciso nell'ex
feudo Aggiotto, in un declivio accanto ad una roccia. Siccome vicino ai
cadavere c'era una grossa pietra, si disse che doveva essere stato ucciso da
quella pietra caduta accidentalmente dall'alto della roccia, e non se ne
parlò più. Ma noi ci siamo recati sul posto e abbiamo constatato che se
quella pietra, pesante più di mezzo quintale, fosse realmente precipitata
dalla cima del monte, avrebbe orribilmente schiacciato il povero Demetrio e poi in forza dell'impulso sarebbe rotolata giù per la china. Noi ci
siamo persuasi che in seguito ad una discussione sul Fascio, Demetrio è
stato ucciso da qualche padrone con un colpo di calcio di fucile sulla
tempia. La bella sposa (ai contadini): E non gli dite nulla dei baffi? Un
contadino: Ah, già! Prima del Fascio, come in quasi tutta la Sicilia, anche
qui noi contadini usavamo di raderci completamente la barba. Ma visto il
modo con cui i signori seguitavano a trattarci, per protestare ci siamo tutti
lasciati crescere i baffi, come vede. Ora i padroni ce l'hanno con noi anche per questo e ci minacciano dicendo: «Ce la conteremo questo inverno, quando avrete più fame di adesso. Vedremo se mangerete i baffi, allora!».
- Al Municìpio - domandai - avete mandato come consiglieri alcuni dei
vostri nelle ultime elezioni? - Si - mi fu risposto - e nelle prossime eiezioni siamo sicuri di essere m maggioranza: tutti gli elettori, meno i signori, fanno parte oramai de! Fascio. - Ma - continuai rivolgendomi alle
donne - quando pure i vostri uomini fossero padroni del Consiglio, non
potranno per questo levare !e tasse. - Lo sappiamo - saltò su a dire la
contadina più intelligente, quella dai cinque bambini - che per ora i nostri
consiglieri non potranno far altro che impedire gli abusi e le prepotenze
dei signori, i quali finora comandavano anche ne! Comune. Ma i Fasci
nomineranno anche i consiglieri provinciali e i deputati, e quando alla
Camera avremo una maggioranza socialista...
- 1 Fasci però non esistono finora che in Sicilia. - Ma noi speriamo che
sorgano presto anche nel continente. Voi vedete come si moltipllcano
qui. Possibile che nel resto d'Italia i nostri fratelli che soffrono seguiti. ?
Basterà che qualcheduno cominci a predicare anche là l'unione del proletariato. Anche noi fino alia primavera scorsa non sapevamo che cosa fossero i Fasci- Morivamo di fame e tacevamo. Eravamo cicchi. Non ci vedevamo.
- K appunto per impedire che si propaghino nel resto del regno, che
qualcheduno vorrebbe sciogliere i Fasci siciliani. Voi siete in un'isola.
Se il Governo vi circonda con qualche nave da guerra e manda qui molli
soldati, che cosa volete fare'1
- Morire gridando: Viva i! socialismo! - dissero in coro uomini e donne
alzandosi in piedi. - Farsi sfasciare la testa prima che sfascino i nostri Fasci. I! nostro Fascio esisterà finché uno dei suoi sarà vivo. Ma ii nostro
sangue griderebbe vendetta e sentendo che qui ci massacrano solamente
perché domandiamo pane e lavoro, i contadini e gli operai d'Italia insorgerebbero alla loro volta. Così dicendo, uomini e donne, circa un centinaio, mi circondavano, cogL occhi e coi gesti animati da una grande fede.
Le contadine specialmente alzavano le braccia in ano di sfida.
- Vedete questa nostra compagna? - mi dissero poi mostrandomi
una bella giovane diciottenne, formosa, dai grandi occhi neri, che col viso
incorniciato dalla mantellina albanese di lana bianca aveva tutto l'aspetto
dì una vestale. - Durante l'ultimo tumulto ella si avanzò verso i soldati che
avevano spianato le armi contro il popolo e disse loro: «Avreste il coraggio di tirare contro di no:?». Un soldato le rispose piano, per non farsi
sentire dagli ufficiali: «lo per me ti do anche il fucile, se lo vuoi». Il capitano poi le disse: «Invitate ie vostre compagne e i vostri uomini a gridare
Viva il Re! Viva l'esercito!' e tutto sarà allora finito. Così infatti avvenne.
Da quel momento noi abbiamo scelto questa compagna per portabandiera
della sezione femminile dei Fascio. Dritta come una palma, co! viso soffuso da un leggero rossore, la portabandiera sorrideva serenamente.
- Un'altra domanda - feci io. - Le autorità e i signori accusano alcuni
Fasci di accogliere nel loro seno anche dei pregiudicati per reati commessi. Ne avete iscritti voi 7
- Si - mi risposero francamente - ma non sono che tre o quattro su qualche migliaio di soci, lì noi li abbiamo accettati per migliorarli, perché se
hanno rubalo qualche po' di grano lo hanno fatto unicamente perché
spinti dalla miseria. Il nostro presidente ci ha detto che Io scopo dei Fasci
è di dare agli uomini fune le condizioni per non delinquere. In me//o a
noi i pochi pregiudicati sentono di appartenere ancora alla famiglia umana, ci sono riconoscenti di averli accettati come fratelli malgrado le loro
colpe e faranno di tutto per non commetterne più- Se fossero cacciali anche dal popolo, commetterebbero altri delitti. La società dovrebbe anzi
ringraziarci se li ammettiamo nei Fasci. Noi siamo per ii perdono, come
Cristo. A me pareva impossibile di sentire dei ro//i montanari parlare
proprio cosi.
- E quali vantaggi - seguitai sempre più sorpreso - avete ricavato finora
dal vostro Fascio?
- C/uello di migliorare i patti colonici. Alcuni proprietari, se non ancora
compietamente, hanno accettalo in parte le condizioni stabilite dal Congresso di Corìeone. Poi si fanno delle conferenze che sono la nostra scuola. Finalmente cerchiamo nelle sventure di aiutarci fratemamenle fra noi.
Quando muore un socio, ;ome avvenne recentemente, tacciamo una coìietta e a furia di centcsim; raggranelliamo qualche lira per la famiglia su-
perstite. Così abbiamo aiutato ta vedova de! compagno trovato ucciso
vicino alla pietra nell'ex feudo Aggiotto. Un giovane uscito l'altre giamo
dall'ospedale e ancora inabile aj lavoro è mantenuto da quelli fra noi che
stanno meno peggio. Mi accompagnarono poi a vedere la sede de! Fascio
degli uomini, che in albanese essi chiamavano Domate e gghindeve: ce
scerbejn {parole che tradotte leneraìmente significano: unione delia gente
che lavora). Era una rustica sala a pianìerreno, a volta. La porta d'ingresso e ìe pareti erano lune adorne di festosi di piante verdi di montagna PLT
l'inaugurazione della bandiera delle donne. In fondo, sopra il tavolo dei
consiglieri della Società, spiccava una tabella che penava le parole seguenti: « Proletari di tutto il mondo, unitevi. Non gridate: 'Viva i capi,
essi vi possono tradire. Lottate sempre nei nome de! socialismo. La pairia de! proletariato è d mondo, la patria d:oggi appartiene ai ricchi e ai re.
Noi !a malediciamo ».
Siccome alla lettura di queste ultime parole io arricciavo il naso:
- La patria d'oggi! intendiamoci bene - mi dissero - che noi amiamo ai
pari di ogni altro il paese dove siamo nati. Nel 1860 tutta Piana dei Greci
sapeva il luogo preciso in cui si erano fermali per un alt i voiontari di
Garibaldi, ma quando passarono poco dopo ie truppe borboniche non si
trovò uno solo in questo paese che volesse fare la spia e dire ai soldati napoletani dove si trovavano i garibaldini. Mi condussero quindi a vedere la
sede delle donne de! Fascio, situata in una strada vicina e consistente ir
tre camere al primo piano, tutte inghirlandate con rami d'ulivo, alloro,
edera e altre piante rampicanti, con festoni adomi di pannocchie, melanzane, piccole zucche gialle e bacche rosse.
Nella stanza principale era spiegato ii nuovo stendardo rosso, con queste parole ricamate in bianco dalle stesse socie: «Fascio delle lavorarne; Piana dei Greci». Una stanza più piccola serviva per il conceno e per la
fanfara del Fascio. I suonatori erano quasi rutti giovinetti tornati da pece
dal servizio militare. Essi stavano esercitandosi per imparare a eseguire
l'inno dei lavoratori, che era la marsigliese dei Fasci [...].
- Le pigioni per queste sedi - finì cc! dirmi un consigliere del Fascio sono per noi una spesa piuttosto torte, perché 150 lire all'anno ci cesia ii
locale per gli uomini e 114 questo per le donne e per la musica. Ma ie
sosteniamo volentieri perché è indispensabile un ìuogc dove riunirsi per
le sedute e per ie conferenze. Ne potremo fare forse a meno quando furti i
consiglieri comunali saranno dei nostri; basterà allora !a saia de! comune
Conclusero col dichiarare che se i! Fascio di Piana dei Greci era cosi
compatto, lo si doveva al dottor Nicolo Barbalo, uomo di trer.'^due KTJI:.
molto studioso (uno dei più coìti socialisti siciliani e senza dubbio ii più
.sapiente dei Fasci il quale esercitando ia medicina là cove è nate, comi
medico libero, non comunale, faceva da tre anni la propaganda nelle famiglie dei contadini.
La scena dì disordine de! mese precedente, susseguita da ben 37 arresti.
mi fu così raccontata dai soci dei Fascio. Il popolo era in fermento perche,
appena saputo che il colera sviiuppavasi a Palermo, aveva chiesto invano
un cordone sanitario. La collera aumentò quando sì vide che una donna
malata veniva chiusa in una stalla, e scoppiò quando rimase senz'acqua.
Fu allora che sì invase il Municipio e che si spezzò il filo telegrafico che
ci congiunge con Palermo. Non vi fu pero alcun ferimento, sebbene per
otto ore la popolazione fosse rimasta assoluta padrona del paese. Tutte le
vendette si ridussero al gettare dalle finestre del Municìpio, non però sulla
gente, un tavolo e quattro sedie. Un ragazzo stava per istaccare i rilraui
de! re e della regina, ma noi intervenimmo e dicemmo che quelli non si
dovevano toccare. E non furono toccati. Sopraggiunte le truppe e operatisi poi gli arresti, parecchi di noi. armatisi, si rifugiarono in campagna
per non essere carcerati; ma appena il dottor Barbalo ebbe da! questore di
Palermo l'assicurazione che non si sarebbero operali altri arresti, tutti '.ornarono al paese. Fra gli arrestati c'era anche una donna iitil'oiianù riicse
di gravidanza. Vennero rilasciati dopo sedici giorni.
Avendo io ricordaio che i! donor Barbato era ancora sono i'accuss di
eccitamento all'odio fra le classi e per associazione di malfattori: - Se ;iu>
- dichiararono i contadini del Fascio i'associazione siamo noi, 2500 uomini e 1000 donne, e devono mettere dentro noi tutti. Ma a chi abbiamo
fatto male noi, che domandiamo solo un pexzo di pane?'
Cosi parlavano i soci de! Fascio dì Piana dei Greci.
La consegua detìe armi a Piana òri tir tei
LO STATUTO DEI FASCI DEI LAVORATORI DI PIANA DEI GRECI
VADE-MECUM DELL'ORGANIZZATORE
Chiunque voglia organizzare un Fascio di Lavoratori, deve dame prima di
tutto comunicazione al Comitato Centrale del Partito dei Lavoratori Italiani. Regione Sicilia. Tale Comitato ha sede in Palermo. L'organizzatore
deve professare ìe idee socialiste, e la sua fede deve essere notoria agli
amici del partito, li Fascio verrà subito dichiarato costituito appena si riuniranno i promotori di esso. Di tale costituzione verrà data partecipazione
per iscritto alle ìocaii autorità dì P. S., negando in modo reciso qualunque
elenco di socii o di consiglieri, poiché non vi ha nessuna legge che obbliga
a fare ciò.
Dietro la dichiarazione di costituzione, verrà data lettura de! presente Statuto, ie nonne dei quale verranno scrupolosamente eseguite appena
l'organizzatore lo crederà opportuno.
Posto in vigore lo Statuto, il Fascio deve aderire a! Partito dei Lavoratori
italiani, che ha sede a Milano, in via San Pietro all'Orto, numero 16,
inviando L. 3 se il numero è inferiore ai 100 soci, L. 5 se è superiore a tale
cifra. Deve inoltre abbonarsi al giornale ufficiale dei partito siciliano La
Giustizia Sociale.
È bene si sappia, che nini quegli organizzatori di fede sconosciuta, che,
pur non accettando il nostro programma, chiamassero col Dome di Fascio
una quaisiasi associazione sedicente operaia, verranno pubblicamente
smascherati e denunciati al pubblico mediante gli organi del partito.
PROGRAMMA
Considerando: che nel presente ordinamento della Società umana, gli
uomini sono costretti a vivere in due classi: da un lato i lavoratori sfruttati,
dall'altro i capitalisti detentori e monopolizzatoli delle ricchezze sociali;
- che i salariati d'ambo i sessi, di ogni arte e condizione, formano, per la
loro dipendenza economica, il proletariato costretto a uno stato di miseria,
di inferiorità e dì oppressione;
-che tutti gli uomini, purché concorrano secondo le loro forze a creare o a
mantenere i beneficii della vita sociale, hanno lo stesso diritto a fruire di
colesti, benefici, primo dei quali la sicurezza sociale dell'esistenza.
Riconoscendo che gli attuali organismi economico-sociali, difesi dall'odierno sistema politico, rappresentano il predominio dei monopoliz/atori delle ricchezze sociali e naturali sulla classe lavoratrice;
- che i lavoratori non potranno conseguire la loro emancipazione se non in
mercé la socializzazione dei mezzi mezzi di lavoro, (terre, miniere, fabbriche, mezzi di trasporto, ecc.) e la gestione sociale della produzione.
Ritenuto: - che tale scopo finale, non può raggiungersi che mediante
l'azione del proletariato organizzato in partito di classe, indipendente da
tutti gli altri partiti, esplicantesi sorto il doppio aspetto della lotta di mestieri, per i miglioramenti immediati della vita operaia (orarii, salarii, regolamenti di fabbrica etc.) e di una lotta più ampia intesa a conquistare i
poteri pubblici (Stato, Comuni, Amministrazioni pubbliche etc.) i lavoratori italiani, che sì propongono la emancipazione della propria classe,
deliberano di costituirsi in Partito informato ai principii suesposti.
ATTO DI COSTITUZIONE
I lavoratori salariati d'ogni arte e mestiere in Piana dei Greci, adunatisi per
discutere sulle tristi condizioni in cui
versa la loro classe, compresero ed
affermarono altro non essere l'attuale
esquilibrio sociale che la conseguenza dei sistemi economici e
morali non uniformati ai bisogni
della maggioran/a, allo spirito dei
tempi, ai risultati della scienza.
In base a ciò ed allo scopo di
possibilmente migliorare e tutelare i
proprii interessi, detti lavoratori proclamano la difesa dei diritti del
lavoro per mezzo della solidarietà,
della unione e del collettivo
appoggio e si costituiscono in Fascio
dei Lavoratori.
Il Fascio ìn pratica, si propone:
1. Di stabilire le tariffe dei lavori in
ragione dei mezzi economici che
U0M DB U.7QUTOI ITlUiBi
occorrono per vivere e di farle
rispettare a favore del socio.
2. Di ridurre le ore di lavoro per
modo che il Lavoratore abbia la
STATUTO
possibilità di educarsi e di riposare,
diminuendo cosi la disoccupazione.
FASOIO DEI LAVORATORI
3. Di prender parte, come partito
*
PROVINCIA DI PAUUUtfO
socialista, alla lotta pubblica per
conquistare i poteri.
4. DÌ appoggiare con ogni mezzo e
col l'organizzazione operaia, per arti
e mestieri, la propaganda e
l'attuazione
dell'emancipazione
sociale.
Si propone inoltre i seguenti scopi
immediati
1. Istituzione della Camera del
Lavoro.
2. Società Cooperative dì produzione, lavoro e consumo tra i socii del Fascio.
3. Case economiche per i soci del Fascio.
STATUTO
Costituzione e Scopo
Ari. 1. costituito in Piana dei Greci il Fascio dei Lavoratori Sezione di Palermo.
Art. 2. - 11 Fascio si compone di operai d'ogni arte e mestiere, d'ambo i
sessi e d'ogni età. purché provino di vivere col frutto del proprio lavoro e
alla dipendenza di padroni, capitalisti, ecc.. Non è considerato operaio colui che ha sotto la sua dipendenza uno o più lavoranti.
Art. 3. - Possono essere socii del Fascio gli agricoltori, i contadini e gli
operai di ogni arte e mestiere, di ambo i sessi e di ogni età.
Art. 4. - [I Fascio si propone il miglioramento materiale dei socii, assicurando a questi lutti quei vantaggi che solo può dare una forte e numerosa
organizzazione. Il Fascio si propone di discutere gli interessi dei Lavoratori e difenderli con quei mezzi che sono consentiti e permessi ad ogni
popolo civile.
Art. 5.- Il Fascio curerà anzitutto il miglioramento intellettuale e morale
dei socii, coltivando le loro menti ed educando i loro cuori; cercando di
metterli in grado di comprendere le savie riforme propugnate dalla scuola
socialista, onde evitare false e pericolose interpretazioni che danneggiano,
anziché migliorare, le condizioni dei Lavoratori.
Art. 6. - II Fascio tende alla concordi» e alla fratellanza tra i socii, e consiglia a questi un regime di vita ispirato ai più alti sentimenti di giustizia, di
moralità, di rettitudine e di onestà.
Art. 7. - Consiglia ai soci di propugnare la fratellanza e !a pace universale;
impone l'ordine più perfetto e più scrupoloso per conseguire pacificamente
la diffusione delle idee socialiste; rifugge dalle minacce e dalle inconsulte
dimostrazioni di odio e di vendetta, e si prefigge di raggiungere i suoi
ideali senza scosse e senza perturbamenti dell'ordine pubblico.
Art. 8. - II Fascio per tutto ciò che riguarda pubbliche manifestazioni polìtiche e sociali, indirizzo generale del partito Socialista, si riserva sempre di
prendere i dovuti accordi con la-,Sede Centrale del Partito Siciliano, al
quale comunicherà tutti gli atti che ad essi si riferiranno.
Art. 9. - Per ciò che riguarda l'indirizzo speciale del Fascio (lotte amministrative, manifestazioni locali, amministrazione intema, provvedimenti
speciali, misure di ordine etc.), provvedere il Consiglio Direttivo, il quale
interpellerà sempre l'assemblea dei socii.
Cariche sociali
•K
Art. IO. - II Fascio si divide in Sezioni. Ciascuna sezione comprende una
sola arte o diverse arti affini. Vi sarà una sezione chiamata mista ove si riuniranno tutti coloro appartenenti ad arti, che non hanno potuto costituire
una sezione separata.
Art. 11. - Per formare una sezione, bisogna avere per lo meno 10 operai
della stessa arte.
(Continua nella pagina successiva)
Saed&le
fodci.
<
Art. 12. - II Fascio è diretto ed amministrato da un Consiglio Direttivo, che
Due inediti su Nicolo Barbato
viene eletto dall'Assemblea Generale.
e i Fasci dei Lavorati di Piana dei Greci
Art. 13. - II Consiglio Direttivo
a) Controlla le varie sezioni; b) Risolve le controversie, che in esse potessero sorgere; e) Discute, ed approva i bilanci prima che fossero presentati Nel registro dei verbali del Consiglio Comunale di Piana dei
in assemblea; d) Delibera su tutti gli affari interni ed esterni, che riguar- Greci, custodito insieme ad altri nell'Archivio Storico istituito
dano il Fascio e ne fa proposta concreta all'assemblea; e) Esegue tutte le
presso la Biblioteca comunale Giuseppe Schirò, sono stati
deliberazioni dell'Assemblea Generale; f) Delibera su tutto ciò che nello
interesse del Fascio richiede urgente attuazione; g) Nomina il Cassiere, il rinvenuti due documenti riguardanti il dirigente dei Fasci
dei Lavoratori Nicolo Barbato. Si tratta di due deliberazioni
Segretario, l'Economo e i Vice-segretarii.
Art. 14. - II Cassiere Generale si obbliga di versare le somme in una li- risalenti, rispettivamente, il primo al 28 marzo 1893 ed il
bretto di risparmio intestata al Fascio, colla responsabilità collettiva del secondo al 5giugno del 1894.
Segretario Generale e del Consiglio Direttivo.
Ari. 15. - Le elezioni delle cariche si faranno il primo Maggio, che è il Il' primo verbale discute il ricorso presentato da Nicolo
Barbato alle autorità sanitarie di Palermo contro la
primo giorno dell'anno sociale.
Art. 16. - II Consiglio Direttivo si riunisce ogni settimana.
decisione del Consiglio Comunale di Piana dei Greci di
Art. 17. - Le cariche sono gratuite. L'Assemblea stabilirà ciò che si deve a nominare quale ufficiale sanitario di quel comune il dr.
colui che per affari sociali perdesse delle ore di lavoro proficuo.
Delle Assemblee
Art. 18. - L'Assemblea dei soc: sarà convocata ogni domenica ordinariamente, e straordinariamente quando se ne esperimenterà il bisogno.
Art. 19. - Le Sezioni si riuniranno secondo 13 turno fissato da un orario
speciale.
Art. 20. - Gli affari posti all'ordine del giorno, per ritenersi approvati, è
necessario che raccolgano la maggioran/a dei voti dei presenti, quando
trattasi di affari ordinarii; quando però trattasi di affari relativamente importanti, è necessario interpellare l'Assemblea in seconda convocazione,
quando nella prima convocazione non vi sia la maggioranza degl'iscritti.
Quando si tratta di affari che in:eressario l'esistenza stessa del Fascio o necessaria la maggioranza dei voti dei soci iscritti.
Art. 21. - Le votazioni si faranno per alzata e seduta, per appello nominale
o per scrutinio segreto.
Art. 22. -Presiederà le assemblee il primo Consigliere e in sua assenza il
secondo consigliere.
Dei Sodi
Art. 23. - Per fare parte del Fascio dei Lavoratori bisogna farne domanda
per iscritto ed essere firmata da due soci che attestano l'onorabilità del richiedente.
Art. 24. - La domanda sarà dalla Segreteria trasmessa alla Sezione alla
quale il richiedente deve essere iscritto.
L'Assemblea delia Sezione ammette il richiedente a scrutinio segreto.
Art. 25. -Dietro tale ammissione la domanda viene trasmessa al Consiglio
Direttivo, al quale spetta il diritto di non fare ammettere il socio, qualora
dalle informazioni assunte, anche a mezzo di apposita commissione di
scrutinio, risultasse ch'egli non si trovi nelle condizioni volute dallo Statuto. La decisione del Consiglio è inappellabile.
Art. 26. - La Commissione di scrutinio viene, volta in volta, eletta dal
Primo Consigliere.
Art. 27. - II socio paga: L. 0,50 di tassa d'ingresso e L. 0,20 mensili. Egli è
obbligato ad uniformarsi al presente Statuto sotto pena di espulsione.
Art. 28. - II Socio che durante l'anno non si sarà messo in regola con il
Fascio, sarà senz'altro cancellato dall'albo.
Art. 29. - 11 Socio che si rendesse indegno di appartenere al Fascio: sia per
la sua condotta privata o pubblica, sìa perché divenga di ostacolo allo
svolgimento de! programma che il Fascio si propone, verrà espulso dall'Assemblea dei socii della Sezione a cui esso appartiene e dall'Assemblea
Generale.
Art. 30. - La proposta di espulsione deve essere fatta dal Consiglio Direttivo del Fascio ed approvata dall'Assemblea Generale.
Disposizioni" transitoria
Art. 3 ì.-1! Fascio non potrà sciogliersi che per causa di forza maggiore.
Art. 32. - Tutto ciò che non è contemplato nel presente Statuto sarà sottoposte all'Assemblea.
Art. 33. - Le modificazioni al presente Statuto dovranno essere approvate
dai Congresso Provinciale, che avrà luogo ogni anno.
(dalla tessera D. 1769 rilasciata il 1 maggio 1893 al .compagno.
Modica Paolo Bega, contadino)
Bennici, compiendo - secondo il parere del Barbato - una
palese ingiustizia, offensiva per la dignità sua scientifica,
giudicata inferiore a quella del Bennici. Il Consiglio ridiscute
la precedente nomina, ma ribadisce la decisione presa,
anche perché - a suo giudizio - la carriera di "sanitario " e la
maggiore esperienza del Bennici -documentate mediante le
attestazioni di diversi autorevoli cattedratici palermitaninon lasciavano dubbi. Ciò che il Barbato intese difendere fu
proprio la sua professionalità di medico, divenuto poi presso i
fascianti come una sorta di leggendario medico dei poveri.
Jl secondo verbale riguarda l'applicazione da pane del
Consiglio comunale della nota prefettizia con la quale di
eh ledevano le immediate destituzioni da Ila ca rica di
consiglieri comunali di Nicolo Barbato e di Scalora Gaetano,
condannati dal Tribunale di guerra per le loro attività di
"agitatori sociali". 71 Consiglio Comunale - composto da 11
consiglieri di maggioranza e da 9 della minoranza, cui
appartenevano il Barbato e lo Scalora - dichiara con undici
voti favorevoli e ai sensi "dell'ari. 30 della legge Comunale e
Provinciale, lettera F", "la decadenza dei consiglieri Barbato
Dr. Nicolo e di Scalora Gaetano ". Con questo atto il Consiglio
Comunale non solo attuava le direttive della Prefettura, ma
implicitamente si schierava con quel fronte politico che
decise la repressione militare dei Fasci dei Lavoratori, la loro
condanna in sede giudiziaria e l'interdizione ai fascianti
alle cariche elettive.
Francesco Guzzetta
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La Chiesa e il Movimento socialista dei Fasci a Piana dei Greci
Francesco Pctrotta
La breve stagione dei Fasci dei Lavoratori - 21
marzo 1893 - 3 gennaio 1894 è certamente una
delle più belle ed esaltanti pagine della nostra
storia.
Il 21 marzo 1893 «su iniziativa dì ul Barbato
Nicolo di Giuseppe medico, socialista legalitànò» si costituisce a Piana dei Greci «una Società a base socialista co! nome di FASCIO DEI
LAVORATORI. Vi aderiscono fino oggi circa
500 individui, quasi tutti contadini e pochissimi
operai».
U programma politico-sociale del nuovo sodalizio propugnava con estrema lucidità la causa
degli oppressi, puntando nell'immediato a modificare i rapporti fra le classi a vantaggio dei
contadini.
In quel periodo «gli abitanti di Piana dei Greci
si dividevano in tre classi : galantuomini o
boiardi; borgesi o contadini un po' agitati, che
facevano gli affittuarii e i villani o giornalieri».
Soltanto quattro famiglie di Boiardi e sei di
borgesi controllavano l'economia locale. La
massa dei contadini vivevano in condizioni di
estrema miseria.
In pratica U Fascio si proponeva: «1. Di stabilire le tariffe dei lavori in ragione dei mezzi
economici che occorrono per vivere e di farle
rispettare a favore del socio. 2. Di ridurre le ore
di lavoro per modo che il Lavoratore abbia la
possibilità di educarsi e dì riposare, diminuendo
cosi la disoccupazione. 3. Diprender parte,
come partito socialista, alla lotta pubblica per
conquistare i poteri. 4. Di appoggiare con ogni
mezzo e co 11'organizzazione operaia, per arti e
mestieri, la propaganda e l'attuazione dell'emancipazione social»>,
Si proponeva inoltre i seguenti scopi immediati:
«1. Istituzione della Camera del Lavoro. 2. Società Cooperative di produzione, lavoro e consumo tra i soci del Fascio. 3, Case economìche
per i soci del Fascio».
Ad ostacolare la crescita impetuosa del Fascio,
purtroppo, non furono soltanto i boiardi, i borgesi e le forze dell'ordine, ma anche i PAPAS.
Per la chiesa di Piana dei Greci il Fascio era il
Copl» deO» feHtenzs relativa al «Caio Frodili»
D processo ai Fasci del Lavoratori
nemico della religione e della società, e se per
caso incautamente qualche papas si schierava
con i fasciami veniva d'autorità ricondotto sulla
retta via. Ed è proprio quello che accadde a
Papas Filippo Matesi, il quale per aver votato
per i candidati del Fascio nelle eie/ioni amministrative del luglio 1893 (elezioni stravinte da
Barbalo e compagni) fu immediatamente destituito dalla carica che ricopriva nella Cattedrale
di S. Demetrio.
La gerarchla religiosa in quel periodo era intimorita, non solo perche il nuovo movimento
era dichiaratamente socialista, ed il socialismo
era sinonimo di ateismo, ma soprattutto perché
questa nuova forza metteva in discussione l'influenza e il controllo della Chiesa sulle masse
contadine. Si rischiava, pertanto, che, saltassero i vecchi equilibri socio-economici e politici.
L'avversità dei papas al movimento dei Fasci si
manifesta già al momento della fondazione del
sodalizio. Nella primavera del 1893 la Chiesa
si mobilitò per dissuadere le donne ad iscriversi
al Fascio avvertendole minacciosamente «che i
socialisti erano scomunicato).
Ma con rabbia e delusione non tardarono a costatare che i «consigli» dati dal confessionale
cadevano nel vuoto.
Le donne aderirono in massa al Fascio (3.500
iscritti di cui 1.000 donne), e per risposta «alla
guerra fatta dai preti in lega con i signori» a
giugno «la processione del Corpus Domini
andò quasi deserta. Era la prima volta che avveniva un fatto simile».
La viscerale ostilità verso i Fasci portò la gerarchia ecclesiastica ad allearsi con i suoi vecchi
nemici: i signori locali, tino allora apertamente
anticlericali.
L'accanita lotta condotta dai papas contro il Fascio non manca di intemperanze o casi giudiziari».
Emblematico, a riguardo, è stalo il «caso Elena
Procida» schiaffeggiata dal Papas Guzzetta
Filippo.
F.CCO cosa scrive a tal proposito un anonimo
corrispondente da Piana dei Greci nell'organo
dei Fasci Siciliani «La Giustizia Sociale» del
20-21 maggio 1893.
«La guerra bassa e sleale che ci fanno i nostri
preti rasenta colla vigliaccheria, come ci prova
il seguente avvenuto in questi giorni.
Certa Flena Precida consuetemente ogni anno
fa la raccolta della cera e della lemosina per la
Madonna deU'Odigitria. Però quest'anno la
suddetta donna per la estraord inaria miseria, in
cui trovasi il paese, non ha potuto raccogliere
che pochissima cera e quasi nulla di denaro.
Presentatasi a) Papas Guzzetta Filippo per avere
esposta l'immagine della Madonna e aver celebrato la messa ne ebbe per risposta un solenne
rifiuto.
Ricorse allora al signor Arciprete e questi rispose non essere sua competenza, aggiungendo
che poleansì celebrare le messe perché la chiesa
avea sul proposito ereditato un'annua rendila.
La Elena Procida ritornata al suddetto Papas
Gu/zctta, ricevette da lui per risposta insulti e
quel che è peggio schiatti. Erano presenti allo
scandalo molte persone. La Elena Procida ha
sposta querela contro il reverendo».
Il 5 giugno la Procida viene assistita nella Pretura dì Piana dei Greci dall'Avv. Maniscalchi e
da Garibaldi Bosco, Presidente dei Fasci dei
Lavoratori di Palermo. Barbato era assente perché in stato di detenzione dal 13 maggio con
l'accusa di associazione per cidinquere per i noti
fatti di S. Giuseppe Jato.
11 5 luglio 1893 viene pronunciata la senien/ia.
U Pretore condannava entrambi ad una pena
pecuniaria.
Al Papas Guzzetta veniva inilitta la pena di
«lire 32 e 66 di multa» con l'attenuante «di aver
compiuto il fatto nell'impeto determinato da ingiusta provoca/ione». Alla Procida una multa
di lire 25 per aver accusalo un ministro di culto
di aver «ridotto la chiesa ad una bottega».
Prima di chiudere questa nostra breve nota storica sui rapporti fra la Chiesa e i fasciami di
Piana dei Greci ci sembra opportuno aggiungere alcune considerazioni Nicola Barbato non
fece mai una aperta predicazione anticattolica e
antireligiosa, anzi cercò di stabilire una legittimazione tra il vero cristianesimo originario e il
messaggio socialista, onde il primo socialista
nella propaganda spicciola diveniva Gesù di
Nazareth, nato in una stalla e cresciuto in una
famiglia di lavoratori.
La chiesa, invece, si dimostrò al di sotto del
proprio compito storico, incapace, a due anni
dalla pubblicazione della Rerum \'ovarum di
Leone XHI, di confrontarsi con fasciami su! terreno sociale.
Solo alcuni anni dopo, agli inizi del nostro secolo, su iniziativa del Mons. Paolo Schirò, cominciò ad apparire sulla scena locale un movimento cattolico dì ispirazione leoniano. Kd è
proprio in quegli anni che fu costituita a Piana
una Cooperativa Agricola Cattolica con lo
scopo dichiarato di «abbattere la Cooperativa
Socialista».
Mostra Bibliografìco-docuNicolo Barbato
La cultura dei
mentaria e fotografica
e i Fasci di Piana dei Greci
Fasci dei Lavoratori [...] Un ruolo da .collettivo intellettuale, che In occasione delle celebrazioni del Centenario
Le vicende dei Fasci dei Lavoratori sul piano
culturale a Piana degli Albanesi tanno da vero e
proprio spartiacque.
Per quattro secoli in questa comunità la cultura
egemone è stala quella di ispirazione religiosa.
11 clero e le sue istituzioni sul piano della tutela
e della conservazione delle tradizioni culturali e
del mantenimento dell'unità etnica hanno indubbi meriti che non hanno bisogno di ulteriori riconoscimenti.
AI clero appartenne, fino a quel momento e
salvo pochissime eccezioni, tutto il ceto intellettuale.
La cultura arbereshe, anche laica, si era impegnata soprattutto sul piano didascalico, storico
e religioso. L'attenzione verso gli aspetti socioeconomici era stala molto tiepida o addirittura
inesistente e la comunità mameva una sua fondamentale unita etnica, culturale e religiosa.
Con la crisi dei Fasci questo sistema saltava e
si presentava sulla scena una forma di cultura
laica, ancora non bene definita, che privilegiava il fatto politico-sociale e quello economico.
Nicola Barbato può essere considerato il principale rappresentante di questa tendenza che tuttavia non produrrà alcuna .scuola.. Non vi saranno dopo né continuatori né allievi.
lì rilievo di questa cultura, dì matrice positivista, non è letterario, storico, religioso o altro ancora, bensì politico , sociale e filoso fico.
Pur non dando vita ad una tradizione colta
questa cultura riversa i propri effetti sul piano
dei comportamenti sociali, culturali e politici: è
in questo ambito che si formerà una vera e propria tradizione (sotto forma di associazioni, cooperative, sindacati, partiti e altro ancora) i cui
esiti ancora oggi sono molto .visibili..
La dialettica di classe tipica dei Fasci incrinò
l'unità slorica della comunità e in particolari
momenti storici successivi raggiunse punte di
frizione molto alte. Il dato etnico e religioso tuttavia continuerà a fare da collante.
La frattura dei Fasci si ricompone solo in epoca
più recente e gli assetti socioculturali si vanno
riassestando di nuovo sul dato dell'unità che
non potrà però essere più quella ante - Fasci ma
una nuova unità articolata e più ricca che si
dovrà auspicabilmente esprimere e confrontare
su altri traguardi, quali lo sviluppo
socioeconomico, la tutela e la salvaguardia
culturale, la lotta alla criminalità organizzata, la
difesa di un alto senso della democrazia (questa
si una delle eredità principali dei Fasci).
E giunto il momento che il mondo scientifico e
culturale, con il rigore e il metodo che lo contraddistingue, approfondisca questi
aspetti
della vita della comunità tradizionalmente
poco arati e sostanzialmente trascurati.
L'identità e la storia di Piana degli Albanesi
dell'ultimo secolo si svolge tutta intorno a questo snodo.
Pietro Manali
agisse con la massa in un continuo rapporto con
essa e non si limitasse a .guidarla, staccato da
essa, ma ne sapesse recepire le istanze ancora
vaghe per formularle in modo politicamente
esatto. Era questa la seconda componente del
Barbato, almeno del Barbato dirigerle dei Fasci. Ed era, certo, quella più positiva.
Il 21 marzo 1893 nasceva il Fascio di Piana: un
medico (Barbalo), quattro contadini, due calzolai, un sensale, un falegname, un trafficante, un
macellaio ne coslituivano il comitato direttivo.
Il 1° luglio dello stesso anno, il Questore di Palermo comunicava al Prefetto che il Fascio di
Piana conlava 2500 soci e 1000 donne.
Fu certo il Fascio più maturo e più democratico
di tutta l'isola. Lo fu soprattutto per la partecipazione attiva e appassionata di tutti i soci della
base. Le decisioni venivano prese dopo lunghe
discussioni alle quali partecipavano tutti, e si
svolgevano nella calma più assoluta. Alla fine
si votava. Trent'anni fa i vecchi di Piana che
Nicolo Barbato
avevano vissuto quei tempi e ne avevano un ricordo concorde, mi raccontavano che Barbato
aveva loro insegnato il concetto di maggioranza
democratica, le cui decisioni la minoranza era
tenuta ad attuare, pur rimanendo libera di manifestare le proprie opinioni e di convenire ad
esse i compagni. Poiché la maggior parte dei
soci del Fascio era analfabeta, si votava introducendo nell'urna delle fave secche: bianche o
nere. Sorse anche una grande cooperativa agraria che prese in affitto molti dei feudi vicini.
Ogni primo maggio la gente di Piana, ritmila in
corteo, si portava alla Portello delle Ginestre,
ove veniva raggìunla dalla gente di San Giuseppe e di San Cipirello, i paesi situati all'altra
estremità della valle. Insieme celebravano la festa del lavoro: Barbalo saliva su di un grosso
masso che gli serviva come podio e con la tipica oratoria alata dell'epoca pronunciava un discorso, impregnato di attese messianiche... Fu
proprio attorno a quel masso che circa sessant'anni dopo, il 1° maggio del 1947, un crepitìo
di mitragliatrici annunciò che il fascismo, in
Italia, non era ancora morto [...].
Massimo Ganci
(tratto da Genesi e sviluppi dei Fasci dei Lavoratori. , ìn Nuove prospettive meridionali, nn. 57.1993, p. 23.)
dei Fasci Siciliani è stato previsto l'allestimento
di una mostra bibliografico-documentaria e fotografica. Le precedenti mostre sul tema si sono
limitate alla raccolta di materiale fotografico e
documentario, ma non bibliografico. Scopo di
quella odierna è di colmare questa lacuna e di
esporre materiale inedito.
La mostra richiede innanzitutto una definizione
dell'ambito tematico e di ricerca e la collaborazione tecnico-scientifica di enti e istituzioni
specializzate. La Biblioteca C. Schirò. che coordinerà l'organizzazione dell'iniziativa, ha effettuato già una ricerca preliminare dei materiali
e individuato un percorso avvalendosi delle
collaborazioni scientifiche necessarie di Enti
che costituiranno il Comitato scientifico della
mostra. È da ultimare la ricerca e la selezione
del materiale espositivo ed da affrontare i problemi logistici, tecnici ed organizzativi per una
realizzazione dell'iniziativa adeguata in termini
di efficacia promozionale e scientifica tale, in
ogni caso, da coinvolgere utenti (in particolare
modo la popolazione studentesca) di svariati
comuni e della città in particolare
La mostra si articolerà in quattro sezioni:
1) bibliografica. È stata raccolla una bibliografia comprensiva di circa quattrocento titoli
di cui una settantina immediatamente disponìbili in strutture bibliotecarie regionali e nazionali.
2) documentaria. Questa sezione può essere
divisa in due parti: documenti d'archivio (i documenti di cui alcune strutture archivistiche Archivio di Stato di Catania e Caltanìssettahanno già fornito apposito elenco proverranno
dagli Archivi dì Stato sopra richiamati e saranno selezionati dal Comitato Scientifico) e
giornali e periodici dell'epoca (questa parte.
anch'essa già avviata, sarà curata in modo particolare dalla Biblioteca Centrale e dal Comitato
per la celebrazione dei Fasci di Palermo).
3) iconografica. Questa sezione comprenderà
immagini provenienti soprattutto dalla Rivista
Illustrazione Italiana, stampe d'epoca cimeli e
simili. Anche questa parte della ricerca è già
molto avanti ed è curata anch'essa dal predetto
Comitato.
La Biblioteca G. Schirò coordinerà il lavoro di
ricerca delle varie strutture ed in una prossima
riunione del Comitato Scientifico sarà effettuata
la definitiva selezione dei materiali ed avviate le
procedure amministrative per l'acquisizione in
prestito dei materiali. Delle pubblicazioni o documenti indisponibili per la mostra sarà prodotta copia in facsimile.
// Comitato scientifico: • C. Perretta (Direttrice
della Biblioteca Centrale della Regione Siciliana di Palermo) - Presidente; P. Manali, Biblioteca G. Schirò - Coordinatore; Tarantino
(Sezione Beni Bibliografici della Sopr.za ai
BB.CC.AA di Palermo); Cervigni - Archivio
Centrale di Stato -Roma; G. Giordano, Archivio di Stato di Palermo; R. M. Rizzo Pavone.
Direttrice dell'Archivio di Stato di Catania;
Sambitp, Direttrice dell'Archivio di Stato di
Trapani; G. A. Giarrizzo, Direttore dell'Archivio di Stato di Agrigento; C. Turrisi, Direttore
Archivio di Slato di Caltanissetta; M. Schillaci
del Comitato per le celebrazioni dei Fasci Siciliani di Palermo; Prof Francesco Renda dell'Università di Palermo, cui è stata affidata la
consulenza storico -bibliografica.
La mostra sarà inaugurata in Piana degli Albanesi entro il 19.11.1994. Nella settimana successiva sarà riproposta in S. G. Jato . Infine sarà
spostata a Palermo in luogo prestigioso da concordare.
BARI ME I LIGU È SHAPKA: Giuseppe Schifò, Barbato e i Fasci
[...] L'amicizia di Schifò con Nicolo Barbato e
con i più autorevoli rappresentanti dei Fasci Siciliani risaliva agli anni universitari quando, insieme a Pirandetlo, frequentò il circolo radicale
«Guglielmo Oberdan» che, costituitosi in seno
alia facoltà palermitana di Giurisprudenza, aveva
assunto un ruolo di avanguardia nel dibattito
politico e letterario di quegli anni. Proprio nel
giornale La Nuova Eia, edito dagli universitari
radicali, il poeta pianioto pubblicò alcune delie
sue primissime composizioni che in séguito,
dopo averle rielaborate, introdusse in parte nelle
Rapsodìe Albanesi e in parte nel volume di liriche Versi.
(...) lì poeta pianioto approdava alle posizioni
politiche dei «fasciami» con t'entusiasmo giovanile che in quegli anni distingueva gli ambienti
studenteschi universitari. La sua formazione da
seminarista, classica e religiosa, non gli impedì
di avviare un serrato confronto con le problematiche sociali né gli precluse di condividere le tendenze ideologiche cosiddette socialiste.
Sul piano politico e ideologico [...] non meno influente fu la più volte ricordata amicizia con Nicola Barbato che lo spinse gradualmente ad apprezzare e a condividere le teorie socialiste, che il
medico pianioto a sua volta interpretò attraverso
un personale schema ideologico, anch'esso di derivazione positivista. Furono proprio queste influenze che portarono il giovane poeta pianioto
ad aderire al programma politico e alle rivendicazioni avanzate dai Fasci, assumendo posizioni
che comportarono una sua diretta partecipazione
alle vicende di quegli anni e che attirarono su di
lui il sospetto delle autorità di polizia1.
La più importante riguarda la sua decisione di difendere alcuni imputati al processo celebratosi a
Palermo nel 1894, tra i quali, oltre numerosi altri
concittadini, si trovava anche Nicola Barbato.
Ecco la deposizione di Schirò. pubblicata insieme a quella di altri testimoni nel Giornale dì
Sicilia dell'epoca:
«Dice [Schirò] che interessate e calunniose furono le voci sparse per danneggiare la fama e la
posizione del don. Barbato a Piana dei Greci. E'
bene che si sappia che il Fascio a Piana non poteva avere che lo scopo del miglioramento dei
contadini di là le cui condizioni sono miserrime.
Lo constatarono gli On. Comandini, Farina e
Ptebano quando si recarono a Piana. F,ssi videro
che il sistema era errato e pesava sui poveri lavoratori. Ebbene questo faceva rilevare il Barbato.
Il Fascio da tui fondato doveva, unendo le forze
dei contadini, portarli legalmente a un miglioramento delle proprie condizioni. Non altre idee
aveva il Barbato. Io che conosco Barbato, so che
egli, per intelligenza, per studi, per cuore, non
pensò mai ad eccitare l'odio di classe, alla guerra
civile, ecc. Che il Barbato non tendesse a disordini. Io prova il fatto che egli cercò far salire ai
municipio /ari soci del Fascio. Falsissima era la
voce che avesse egli eccitato i disordini dell'undici settembre 1893 [...).
TESTE. [...] conosco le cause. Esse ebbero origine ne! pregiudizio del popolino che il colera si
getti. Il Barbato anzi scongiurò le conseguenze
che sarebbero potute venire dai tumulti.
DIFESA. Udi in farmacia che il Barbato depiar
rava i tumulti di Sicilia ?
fESTE. Si, mentre leggeva nei giornali i latti di
Valguamera, ecc., il Barbalo che entrava
esclamò: .Ma sono pazzi costoro ? E' finita l'amnistia !". Egli alludeva alle notizie precedenti, che
il governo avrebbe promulgato una amnistia, la
quale egli credeva, per essere stato condannato a
sei mesi di carcere.
BARBA TO. Ricorda che io deploravo i disordini
anche sono l'aspetto del danno che ne avrebbe
avuto il movimento socialista ?
TESTE. Appunto !
BARBA TO. Ricorda che io dissi di volere mettere
come sindaco un contadino ?
TESTE. Precisamente. - Si noti a verbale.»
Questa deposizione, la più lunga e appassionata
tra quelle rese a favore di Barbato, rivela quanto
profonda fosse stata la conoscenza della situazione economica e sociale del paese pianioto e
quanto sincera fossero la stima e l'ammirazione
per il dirigente socialista. II punto di vista schiroiano appare condizionato dai fatti di cui fu testimone e dei quali diede una sua interpretazione
nel poema Te dheu i huaj (I ed., Palermo, 1900):
Ma ti dico die la colpa principale
è di quelli tra i ricchi
che non hanno né cuore né mente,
e che giorno e notte ai poven
succhiano il sangue, simili a mignatte
che mai per troppo suggere non si saziano
Ma disse bene chi disse per ti primo
che l'erba peggiore è ti cappello.
Ai contrario il misero contadino
scalzi, nudi, illividiti
vede i figli che gli strappano il cuore
notte e di piangendo per fame
Egli in casa non ha più nulla,
e un rovo da una parte all'altra,
tutto all'intorno, a destra e a smisero
potresti passarvi senza impigliarti,
poiché lutto per bisogno
vendette gli albagt e la tela
e tutte le masserizie.
e si ridusse con le mani sul capo
e privo d'ogni ausilio,
come se dal ctefo fosse caduto
straniero in mezzo agli uomini
Vede appassire di giorno in giorno
le rose delle guance
alla mesta donna amata
già vecchia anzi tempo.
e versa dagli occhi una lacrima
una lacrima dì dolore e di rabbia
Affranto dalle fatiche.
per lui non ha un fiore.
non ha un sorriso la vita, ed egli si sente
obliato ingiustamente
anche da Dio E quando nell'inverno
il cattivo tempo lo costringe suo malgrado
nella stamberga e muore di freddo
presso il focolare, dove non arde
nemmeno un ramoscello, e la famigliola
langue silenziosa al suo fianco,
tutti col viso terreo,
come imprecazione gli sfugge dal petto
un sospiro e fìssa lo sguardo allora
alla falce appesa
là ad un angolo e che un giorno forse
luccicherà diritta ed affilata,
come spada della giustizia del povero.
nella sua robusta mano
\on oserà guardarlo
negli occhi ' Poiché quando in un sotterraneo,
tra la legna e il carbone
come lepre in un crepaccio,
a lui non gioverà tutto l'oro
che gli offre se la lascia vivo
per amar di Dio e per pietà dei figli.
perché non gli restino orfanelli,
se pure non vorrà scannarli innocenti
come capretti Si è indurita
più che la selce l'anima di lui,
e se i figli suoi ricorda
scalzi, nudi, illividiti.
che non si sfamarono mai di pane.
più che mai gli s'intorbida lo sguardo,
più che mai gli si sconvolge la mente:
non vuole oro, ma sangue, ma sangue,
ma un giorno solo d'orribile gioia '
è questa la fede di tutti i miseri
SÌ tratta di una descrizione scaturita dai moto di
un intenso sentimento di giustizia, che mal tollerando l'iniqua situazione sociale in cui versava il
piccolo paese arberesh, consenti al poeta pianioto
di elevare un forte grido di denuncia e di condanna che non trova precedenti né nella coeva
storia letteraria arbèreshe né all'interno della
stessa produzione poetica schiroiana.
Rispetto alle poche e superficiali annotazioni poste a margine del]'«idillica» storia narrata nel
Milo e Haidhe, infatti, l'attenzione di Schirò
verso le tematiche sociali acquista uno spessore
critico che gli consente di osservare con maggiore senso de! reale le tensioni che gravavano
sui concittadini e. quindi, di trasferire nel suo
programma poetico le conseguenze ideologiche
scaturite dalle riflessioni su queste tensioni. [...]
La breve ma incisiva stagione politica dei Fasci
infatti apri vie nuove alla letteratura arbèreshe
della RUìndja, ancora impegnata nella difesa dei
valori risorgimentali tesi alla conquista
dell'indipendenza della madrepatria.
[...] Degno dì rilievo è il verso bari me i ligu e
shapka («l'erba peggiore è i! cappello») che riproduce un proverbio riportato anche da Luigi
Pirandello nel romanzo / vecchi e i giovani,
(Milano, 1988, p. 81 ) che, com'è noto, fu pubblicato per la prima volta nel 1909.
Malico Mandala
(tratto da La Diaspora e il Ritorno Mito storia
cultura tradizionale nell'opera di Giuseppe
Schirò, lì ed., Palermo, 1992).
'Ecco la nota del settembre del 1894: «Schirò Giuseppe,
laureato in giurisprudenza e professore di lettere possiede
oltre della coltura, parola facile ed affascinante. Per
incarico annuale ricevu lo dal Ministero egli insegnò per
van anni in uno di questi Ginnasi governativi
mostrandosi sempre devoto alla Monarchia ed alle
istituzioni ed avverso alle teorie sovversive del Barbalo,
però nel Novembre dello scorso anno non essendo stalo,
per ragioni che si ignorano, confermato nell'incarico
precedentemente e per parecchi anni avuto, cambiò di un
tratto di opinione politica mostrandosi socialista ed
ammiratore del Barbato. Arrestato costui si prefisse
pigliarne l'eredità e per circondarsi di un'aureola di
popolarità cominciò a patrocinare gratuitamente tutte le
cause dei socialisti di Piana dei Greci presso i Tribunali
Allorquando si recarono m Sicilia uomini eminenti per
studiare [a quistione sociale, egli cercò di insinuarsi
nell'animo di essi, descrivendo fescamente le miserrime
condizioni dei contadini. Da) gennaio scorso ha trasferito
il suo domicilio in Palermo, dove fa propaganda
socialista, promuovendo deliberazioni di protesta contro
la condanna di De Felice e compagni; però egli si
mantiene nel campo teorico e finora non ha manifestalo
deliberato proposito di commettere vie di fatto contro gli
ordinamenti sociali» (Archivio dj Slato di Roma
I Fasci e... i libri
(n questo numero di pìpJ.o; pubblichiamo la prima parte della bibliografia riguardante i Fasci dei Lavoratori. La ricerca è stata condotta al fine della
realizzazione di un mostra bibliografico-documentaria per il periodo novembre-dicembre. Alla sua realizzazione stanno contribuendo gli Archivi di
Stato deUa Regione Sicilia, l'Archivio di Stato di Roma, le Biblioteche di Palermo e quelle di molti comuni isolani. 11 coordinamento scicnlifico della
mostra è stato affidalo alla Biblioteca G Schirù alla D.ssa Perfetta, Direttrice della Biblioteca centrale delia Regione Siciliana, e al prof. Francesco
Renda, docente di Storia Moderna all'Università di PaJermo.
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"NICOLO PARATO1
Nicola Barbato (nato a Piana
degli Albanesi, denominata allora
Piana dei Greci, il 5 ottobre 1856)
fa uno dei protagonisti dei grandioso movimento contadino dei
Fasci dei Lavoratori che costituisce la maggiore attestazione di
presenza del ceto rurale dell'Italia
fin de siede.
La società contadina di queli'epoca era caratterizzata da una
vita economica arcaica: patti angarici e salari bassissimi che renderanno assai precarie le condizioni,
al di qua del livello di sopravvivenza. Contro questo stato
di cose si levò Barbato. Medico aveva dovuto superare condizioni
estremamente difficili per potersi
laureare all'Università di Palermosi dedicò alla psichiatria nei clima
positivistico allora imperante.
I suoi Appunti sulla Psicologia
delle paranoie, pubblicati sulla
rivista dei manicomio palermitano
nel 1890, furono giudicati positivamente da Cesare Lombroso e da
Enrico Morselli.
Avvicinatosi alla politica, fu
collaboratore dei quotidiano di
avanguardia L'Isola, diretto a Palermo da Napoleone Colajanni.
Ritornato a Piana come medico
condono, il quotidiano contatto
con la miseria e l'intensa opera di
agitatore sociale nella personalità
del Barbato, affiorarono alla componente scientista e positivista,
una spiccata componente apostolica che rimase sempre viva e operante lungo tutta la sua vita.
II movimento dei Fasci, del quale
egli tu lì fondatore, all'epoca del
primo governo Giolitti (15 maggio
1892-15 die. 1893 ), se pur non represso, fu Particolarmente vigilato
dalla polizia, che ebbe precise
istruzioni di applicare le severissime norme del codice penale a
tutti quegli aderemi che ne avessero offerto la minima occasione.
Anche il Barbato, il 12 maggio
1893, fu arrestato per istiga/ione
all'odio tra le classi e per associazione a delinquere; nel giugno ottenne la libertà provvisoria, e i! 16
novembre, dal tribunale di Palermo, venne condannato, con il beneficio della condi/ionalc, a sei
mesi di reclusione e ad una forte
ammenda per il primo reato, mentre fu assolto dalla seconda imputazione.
Nella drammatica riunione del
comitato centrale dei Fasci, che
ebbe luogo il 13 gennaio 1894,
quando il generale Roberto Marra
di Lavriano aveva assunto i pieni
poteri, il Barbato fu contrario alla
insurrezione immediata proposta
da De Felice Giuffrida e sostenne
la permanenza nella legalità con
semplice, anche se clamorosa,
protesta contro la sanguinosa repressione in atto in vari centri rurali.
Arrestato, fu processalo, insieme
con gli altri dirigenti dei Fasci, da!
tribunale militare di Palermo, sotto
l'accusa dì cospirazione contro i
poteri dello Stato e di eccitamento
alla guerra civile, e condannato a
dodici anni di reclusione e a due
anni di sorveglianza speciale. Dinanzi ai giudici il Barbato fu dignitoso e fiero: la sua Autodifesa,
entrata nella agiografia socialista,
tu una professione di fede nella
cultura positivistica e negli ideali
del movimento operaio, oltre a
costituire un vero e proprio atto di
accusa contro la borghesia. Nelle
successive elezioni del maggio
1895, mentre era ancora detenuto,
tu candidato protesta del partito
socialista del V collegio di Miiano
e nel collegio di Cesena; vittorioso
in entrambi, la sua elezione fu annullata dalla Giunta delio Camera;
ripetute le elezioni nel settembre
dello stesso anno, il Barbato fu
eletto ancora una volta nei due
collegi. Non avendo optato, hi assegnato per sorteggio al collegio di
Cesena; ne! V collegio di Milano,
rimasto libero, gli succedeva Filippo Turati, eletto per la prima
volta alla Camera. Frattanto il
Barbato, amnistiato il 14 marzo
1K96, si dedicava con impegno
alla riorganizzazione de! partilo in
Sicilia, che nel 1,897 abbandonava
temporaneamente per recarsi volontario a Candia durante la guerra
greco- turca; rientrato in patria nel
198. veniva condannato ancora
una volta per attività sovversiva.
Nei settembre del 1900 fu eletto
dal congresso di Roma membro
della direzione nazionale del partilo socialista.
A partire dal 1903 si apri un difficile periodo della sua vita; egli
venne in violento contrasto con gli
organi centrali del partito socialista, sempre in misura maggiore
controllati dalla corrente del Ferri.
La perdita delia numerosa clientela
professionale, infine, io spinse a
emigrare, nel 1904, negli Stati
Uniti.
Stabilitosi prima a New York e
poi a Philadelphia, rimase coerente
alle sue convinzioni: prese contatto con gli emigrati italiani anarchici e socialisti e divenne uno
degli esponenti del movimento
antireligioso che gli aderenti ai
partiti operai, secondo Ì metodi di
quel tempo, sostenevano negli
Stati Uniti, in funzione classista e
rivoluzionaria. Nell'ottobre de
1907 pubblicò in America il sag
gio su Scienza e Fede.
Rientrato ir. patria, Barbato si in
serì di nuovo nella lotta politica i
occasione del congresso di Reggi
Emilia del luglio 1§12, che sane
l'espulsione dei rifornisti guida
da Bissolati e da Bonoml.
Nel 19Ì3 il partilo socialista ita
liano, per marcare il distacco di D
Felice Giuffrida dal socialismo ri
voluzionario, portò i! Barbato co
me proprio candidato ne! collegio
di Catania. Fu battuto {ebbe rnill
voli contro i cinquemila del sw
avversario), ma gli eiettori con
dannarono l'atteggiamento politic
di De Felice Giuffrida co
l'astensione in massa: su trentarniì
iscritti si ebbero, infatti, sci
seimila votanti.
Gii ultimi anni della vita ds
Barbalo non offrono avvenimen
di rilievo, ad eccezione del suo LI
timo rientro alla Camera, nel
elezioni de! 1919, quale deputat
del collegio di Bari. In occasion
del congresso di Livorno, dei gen
naio 3921. al quale non partecip
personalmente, appoggiò la line
del vecchio Costantino La/zar
cui indirizzo una lettera por ent
care !a trazione scissionista. Mori
Miìano il 23 maggio 1923.
Insieme a Bernardino Verro e
Corleone e Rosario Garibaldi Bc
sco di Palermo. Barbato costituisc
l'esempio più valido del social
smo italiano nella fase tardo urr
berlina e giolittiana.
Massimo Gan<
Biblioteca Comunale "Zef Skiro"
Sede: via Kastrìota 215, Secondo Piano
Legenda
1 Reception
Ì Sala Tommdso Di Sdivo" - Classi 800-900
3 Sala 'Nicola Barbalo" - Classi 000-700
4 Sala "tvaetano Petrolio" - Sezioni "Sicilia" e "Ragazzi"
5 Saia "Ptmetrio Camarda" - "Sezione Albanofogica"
fi Sala 'Qìrolamo De Rada" - "Sezione Emeroteca"
7 Sala "Marco La Piana -"Luca Matranga" - Sezioni Archìvio Storico-Manoscritti
8 Area Mostre
9 Schedati ed Area Mostre
PegominazioDe: Biblioteca Comunale Giuseppe Schirò
I Istituzione: delibera consiliare n. 47 del 24.3.1977
! Statuto: delibera consiliare n \27del 10.5.1984
Sistemi di cata legazionec/t-i siftcata: Classificazione Decimale Dewey (CDD)
descrittiva: Regole Italiane Catalogazione per Autori (R.I.C.A)
Semantica'. Soggettano Biblioteca Nazionale ItaiianaJS. B.Nj)
Addetti: Pietro Manali, Matteo Mandala, Francesco Gozzetta
, settembre 1994
Sede: Via Giorgio Kastriota n. 213
Dotazione libraria: circa 10.000 volumi
Software: CDSMS1S\BIBLO3
Orari di apertura:
Lumài-Venerdì ore 9.000-12.30, 16.30-18.30
Sabato ore 9.30-12.30
Tei: (091)8571787 - Fai: (091) 8574796
Collaboratori; Personale dei progeni ex art._23 L. 67/88
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Biblos Anno V, Settembre 1994