La vera ed efficace prevenzione dei delitti sta nella educazione delle moltitudini Carlo Cattaneo eU e cuttux*te a, cecia, detta 'StUtoteca, @om<t*uUc Cento anni di storia e di speranze Innanzittutto che i Siciliani, il Meridione italiano, devono riappropriarsi del proprio destino politico ed economico, allontanando da sé quello spirilo assistenziale che per oltre an quarantennio della nostra storia - a causa di una classe dirigente inadeguata a rappresentarci e a guidarci - ha deformato il nostro ruolo e la nostra immagine sino a presentarli grondanti di pietismo e di servilismo: lo Stato deve, si, ritrovare un equilibrio tale per cui si deve immaginare uno sviluppo possibile non più assistito e clientelare, ma le regioni meridionali devono dimostrare di aver acquisito un'indipcnden/a politica e culturale tale da poter realizzare il nuovo sviluppo possibile ! In secondo luogo, i fasciami ci hanno insegna2 Centenarlo del Fasci dei Lavoratori to che il protagonismo 2 Le manifestazioni per il r.entenario del Fasci politico funzionale ad 2 un sistema di potere che L'epopea degli straccioni secondo Adolfo Rossi mortifica ed opprime i 3 i Fasci del Lavoratori più deboli, può essere 3 Tra Storia e... Burocrazia combattuto solo con il 4-5 11 Fascio di una colonia albanese protagonismo disinteressato, democratico e 6-7 Lo Statuto del Fasci di Plana dei Greci determinato di chi è vit7 Due Inediti su Nicolo Barbato tima di 8 La Chiesa e i Fasci a Piana dei Greci quell'oppressione: la re9 La cultura del Fasci del Lavoratori sistenza attiva alla mafia non solo non deve più 9 Nicolo Barbato e I Fasci di Piana dei Greci % essere opportunisticaMostra bibliografìco-docu menta ria e fotografica p. 9 mente delegata, ma deve Bari me i ligu. è shapka p. 10 divenire uno dei nuovi e I Fasci e 1 ... libri p. 11 peculiari tratti culturali del popolo siciliano. Le denominazioni della Biblioteca: N. Barbato p. 12 Nel 1894 Francesco Crispi - presidente del Consiglio dei Ministri - ordinava lo stalo d'assedio della Sicilia e la Depressione del movimento dei Fasci dei La\, che nei due anni precedenti aveva incendiato di speranze di riscatto gli animi dei contadini poveri e dei siciliani. A distanza di un secolo il Comune di Piana degli Albanesi - che alla formazione dei Fasci contribuì notevolmente - ha voluto ripercorrere le vicende storiche che così drammaticamente segnarono la storia nazionale e regionale non solo per rendere omaggio alla memoria di quel travagliato periodo storico, ma anche per ritrovare in quella esperienza segnata da forti idealità e incisive lotte di riscatto, gli elementi di attualità per capire il presente storico. La lezione dei Fasci si caratterizza per tre grandi insegnamenti che - a mio parere e dal mio punto di vista di Sindaco - meritano di essere adeguatamente valorizzati e riproposti. Bruno Caruso -1 Fasci del Lavoratori In terzo luogo, ai Fasci dobbiamo l'idea della centralità dei Comuni per il governo del territorio e per lo sfruttamento intelligente e produttivo delle sue risorse: ciò però significa disegnare un nuovo assetto istituzionale che conferisca all'ente locale una reale autonomia gestionale ed amministrativa. Per approfondire questi temi, abbiamo ritenuto di organizzare a conclusione di un convegno storico che puntualizzerà i contomi storici, politici e culturali del movimento dei Fasci, una tavola rotonda che vedrà protagonisti assoluti i rappresentanti dei Comuni siciliani, cioè i principali referenti di quella stagione politica che gradualmente va precisandosi come l'epoca della Seconda Repubblica. Se con la nostra iniziativa contribuiremo alla definizione di queste concetto - purtroppo ancora vago - allora potremo affermare che la lezione dei Fasci non è soltanto una pagina chiusa dei manuali (di pochi per la verità) di storia, ma un patrimonio di idee che potrebbe aiutarci ad immaginare un futuro ricco di promesse e, per l'appunto, di speranze. Antonino Di Lorenzo Sindaco di Piana degli Albanesi pea&te. Centenario dei Fasci dei Lavoratori Una ricorrenza, quale un centenario, imporrebbe una celebrazione secondo i canoni tradizionali- l'Amministrazione Comunale di Piana degli Albanesi ha privilegiato, nel progetio approvato all'unanimità dal Consiglio Comunale, l'idea di promuovere manifestazioni che consentissero una più ampia informazione su questo momento della storia della Sicilia, che è storia dell'Italia; una presa di coscienza di quel disperato tentativo dei lavoratori siciliani gli "straccioni", quali appaiono nei manifesto che riproduce il quadro del famoso pittore siciliano Bruno Caruso - di formare punti di forza allo scopo di ottenere migliori condizioni di vita; una riflessione sulla evoluzione storica dei Comuni dalle municipalità alle autonomie locali. Da qui la proposta di un convegno storico, di una mostra bibliograrico-documenlaria, di una rassegna di fìlms che, in tempi diversi, hanno riproposto gli stessi problemi che ancora non hanno trovato definitiva soluzione. Tutte manifestazioni che il Comitato Organizzatore realizzerà nell'arco di tempo da settembre e dicembre 1994. Non "celebrazione", dunque, ma occasione per rendere omaggio aLa storia e per rinvigorire la memoria di Coloro che, animati dalia disperata speranza - si consenta l'ossimoro - hanno sofferto in nome di un ideale di diritto al lavora e alla dignità del vivere. Dramma di "ieri" e problema di "oggi". Piana degli Albanesi non poteva, in questa occasione, nor ricordare Nicolo Barbato che a Piana era nato e che fu l'ideologo e l'anima dei Fasci dei Lavoratori nel quadrilatero cht- comprendeva - oltre Piana - Santa CristJia Gela, San Giuseppe jaio e San Cjpire'.lo. Le giovani generazioni - tranne rare eccezioni - conoscono poco questi avvenimenti; né bastano le poche righe dei manuali scolastici per un informazione appena sufficiente. Né tutti sanno che ad organizzare Fasci dei Lavoratori furono intellettuali, preti, donne, contadini, braccianti, artigiani, ragazzi di diversa estrazione sociale, culturale e ideologica. Ciò significa che solo una cultura fondata su idee forti può trasmettere messaggi forti e coinvolgenti nel rispetto del pluralismo democratico. Gluseppa Ortaggio Assessore alla Cultura del Comune di Piana degli Albanesi Le manifestazioni per il centenario dei Fasci dei Lavoratori In occasione del centenario dei Fasci dei Lavoratori, che videro coinvolta direttamente Piana degli Albanesi, l'Amministrazione Comunale ha elaborato un progetto di manifestazioni con relativo regolamento che i! Consiglio Comunale, dopo attenta e articolata analisi, ha approvato con deliberazione unanime in data 31 maggio 1994. Il progetto prevedeva una serie di manifestazioni tutte ispirale a criteri di scientificità, economicità e trasparenza. Con determinazione del Sindaco, su delega del Consiglio Comunale, fu pertanto nominato un Comitato Organizzatore - già previsto nel progetto - composto da figure istituzionali (l'assessore delegato G. Ortaggio), i da consiglieri comunali {S. Lo Greco e S. Fetta), docenti universitari (A. Guzzetta), rappresentanti delle scuole elementari e medie (G. Schirò di Modica e E. Guzzetta), rappresentanti sindacali (Vito Giulla); in qualità di invitati permanenti, sono stati inoltre chiamati a partecipare alle sedute del Comitato rappresentanti dei Comuni di San Giuseppe Jaio (Ass.re Nicolosi) e dell'Eparchia di Piana degli Albanesi (papas Eleuterio Schiadà). Subito insediatosi, il Comiatto, preso atto del progetto delle manifestazioni, dei compiti da espletare, delle finalità prefisse dal Consiglio Comunale, fatti propri i motivi ispiratori contenuti nel regolamento, ha iniziato i lavori decidendo - in primo luogo - sulle priorità delle manifestazioni, anche in considerazione delle risorse economiche reali. All'unanimità si è deciso di avviare la realizzazione del convegno in virtù della rilevanza scientifica ed educativa che la materia storica comporta. Coadiuvato dalla segreteria organizzativa - composta da P. Manali (coordinatore), M. Mandala, A. M. Matranga, F. Guzzetta - e collaborato dagli articolisti {ari. 23) della Cooperativa .Portella delle Ginestre., il Comitato, attraverso frequenti e regolari sedule (ad alcune delle quali sono stali invitati a partecipare gli Ass.ri M. Norcia e G. Panino), ha lavorato con serenità e ponderatezza, giungendo a decisioni unanimi, rigorosamente attinenti al regolamento e al progetto approvato dal Consiglio Comunale come risulla dagli appositi verbali. Frequenti sono slati i contatti con il prof. F. Renda, coordinatore scientifico del Convegno e con il Comune di Palermo - Ente sostenitore coinvolto nella manifestazione. L'epopea degli straccioni suuondo Adolfo Rossi Le vicende narrate nel voi umetto di Adolfo Rossi, Le agitazioni in Sicilia non sono certo equiparabili a quelle dei "Dieci giorni che sconvolsero il mondo" né Rossi è il John Reed di quegli accadimene!. In ogni caso come afferma C i m i n o nella presentazione alla ristampa (1988) delle Edizioni La Zisa di Palermo dei servi/i giornalistici di Adolfo Rossi, pubblicati nel giugno del 1894 con una premessa e una conclusione dell'Autore." !a s i t u a z i o n e siciliana e da lui indagata con scrupolo, onestà e intelligenza destando un estremo interesse non soltanto negli a m b i e n t i poi i rie i ma anche nell'opinione pubblica". Della densa e ricca bibliografìa sui Fasci Sic i l i a n i (oltre 400 titoli) questo libretto fu sicuramente il primo in ordine cronologici!. Il viaggio in Sicilia per gli intellettuali del XVI11 e XIX secolo era un "gesto culturale" quasi obbligatorio come l'odierno viaggio in USA. Nel nostro caso t u t t a v i a non si tratta di resoconti cultural-turisticì bensì dì una indagine conoscitiva vera e propria che in certi passaggi più correttamente r i c h i a m a i viaggi omerici o danteschi. La descrizione delle c o n d i z i o n i di lavoro dei zo I fatati accende m o m e n t i di vera e propria letteratura. Come dì altrettanto sicuro effetto è il eapitoletto riservato ai "Dhomate te gjìndtve (f s/if'rbejn " ossia al Fascio dei Lavoratori di Piana degli Albanesi (che pubblichiamo m questo n u m e r o speciale di pìf&oc) di cui coglie in poche pagine le peculiarità, gli aspetti più i m p o r tanti e i notevoli l i v e l l i di consapevole/Zi politica. E m b l e m a t i c a era la scritta, ripor tata fedelmente dal cronista, sul gonfalone del fascio "Non gridate viva i capi, essi v possono tradire. Lottate sempre per il socialismo". Rossi fu uno dei p r i m i osservatori a rile vare la vera, anche se varia, n a t u r a ilei Fasiche furono, non già una "jacquerie', m; m o v i m e n t o organizzato prevalente meni! riformatore. Pietro Mansl Il Comitato Organizzatore Napoleone Colajim ¥ Tra Storia e.... Burocrazia I Fasci dei lavoratori ]...] [ Fasci dei lavoratori, espressione politica organizzata di un grande movimento popolare di massa sviluppatosi tra il giugno 1892 e il dicembre il 1893. sì collocano a conclusione del cammino percorso dalla Sicilia all'interno della società nazionale in tutio il trentennio precedente. Per il modo in cui si costituirono, per il consenso di popolo che subito ottennero, per gli orientamenti ideali e pratici che prontamente misero in opera, per l'interesse che dappertutto suscitarono in Italia, in Europa e in tante altre pani del mondo, furono essi il pressante segnale che la Sicilia e l'Italia non erano più le stesse di prima e che la loro nuova condì/ione aveva bisogno di spazi più ampi anche e soprattutto su! terreno dell'organizzazione politica e sociale. In qualificazione e di rilancio; e autonomo anche dal blocco agrario, che, per effetto della crisi agraria e della congiunta svolta operata auspice il Crispi nel 1887, detiene le leve di comando nel governo dell'isola e di gran pane della nazione. Il salto di qualità è in parte rinvenibile nell'evoluzione che il modello di organizzazione del «fascio» percorre lungo tutto il ventennio 1872-92. I pruni Fasci operai, costituiti soprattutto nell'Italia centrale, operarono più che altro fra nuclei ristrettissimi di proletariato urbano e si mossero all'interno dell'anarchismo-bakuninismo prosperante fra gli adepti italiani della I Intemazionale socialista. I Fasci dei lavoratori, invece, - in cambio del nome fu tutto un programma, non sì rivolsero più a qualificate ogni caso, i Fasci dei lavoratori si imposero subito come uno dei tatti centrali nella crisi politica e sociale dell'Italia di fine secolo L'avvenimento appartiene alla storia dell'Italia unita, ma costituisce anche un momento peculiare della storia delle classi popolari, nel loro farsi coscienza e anche iniziativa protagonista per una sempre più avanzata trasformazione democratica e socialista della società italiana. Un primo elemento di giudizio è interno allo sviluppo proprio del movimento operaio italiano. Comunque si voglia giudicare i Fasci dei lavoratori, e come è noto le valutazioni sono quanto mai controverse, è fuor di dubbio, ad ogni modo, che si tratta del primo esempio dì organizzazione proletaria e popolare che ha uno s~v iluppn autonomo dalla borghesia, raccolta attorno alle forze politiche della sinistra, ormai in via di ceperimento, o dei liberali in fase di avanguardie, ma aprirono le loro pone a tutta la classe proletaria, e, quel che era più importante, raccolsero in un rapporto unitario organizzato sia i lavoratori della città (della città siciliana, circostanza che ne metteva in evidenza la funzione di centro motore e di guida) sia i lavoratori della campagna. Tale unità del mondo del lavoro urbano e del mondo del lavoro agricolo - e i! ruolo egemone della città rispetto alla campagna - sarebbe divenuta in seguito la caratteristica di fondo del movimento operaio italiano rispetto ai movimenti operaheuropei[...|. Francesco Renda (tratto da La «questione sociale» e i h'asci (1874-1894). in Storia d'Italia. Le Regioni: dall'Unità ad oggi, Eiunaudì Editore, Torino, !987.pp. 176-177). Chi scrive è stato chiamato qualche mese addietro a far parte del Comitato Organizzativo per la celebrazione del Ccntenario dei Fasci Siciliani. Prima e, credo, giustificata preocupazione e stata quella di rinverdire e rinvigorire nozioni scolastiche e ricordi di giovanili letture legate soprattutto all'augusto nome di Nicola Barbato: povera nostra storia, quasi sempre ignorata e misconosciuta ! Quanto spesso dentro le nostre aule scolastiche sì naviga su fragile barchette nel vasto oceano dei grandi avvenimenti del Passato senza aver minimamente esploralo le anguste acque di casa nostra ! Per la Storia ufficiale, intendo quella dei testi scolastici, qualche riga è spesso sufficiente a liquidare avvenimenti che in prospettiva planetaria sono solo piccoli tasselli, ma che per i Siciliani e precipuamente per noi albanesi di Piana costituiscono pietra miliare nel lungo ed incompiuto cammino de! riscatto politico, sociale, economico, nella realizzazione dello Stato di dirimo. neO'affermazione dei valori della Solidarietà. Un'occasione di vasta e approfondita rilettura di quei «fatti«, ho pensato, non possiamo lasciarcela sfuggire, nella speranza, in primo luogo, che le giovani generazioni, molto più «scolarizzate«, abbiano nella «memoria storica» un indispensabile strumento di giudìzio e di scella, e non vengano ipnotizzate da ìilusorie promesse o. peggio, da subdoli «spot« televisivi. Deindc Congressusfaciendus est Così noi, che abbiamo avuto l'onore dì essere invitati a l'ormare il Comitato Organizzativo, abbiamo concluso che, almeno come prima iniziativa, un Congresso sui Fasci Siciliani bisognava farlo, seppur con un certo ritardo, e abbiamo risposto dichiarando la nostra disponibilità all'Autorità Comunale e. indirettamente, al Consiglio Comunale che ne aveva approvato l'iniziativa. Ricordo alla prima seduta del Comitato Organizzativo le facce perplesse di chi - come me - per !a prima volta si ritrovava in un simile incarico: una vaga sensazione di grosse difficoltà ci intimidiva e quasi annichilìva: che iniziative prendere ? Sarebbe bastato un Congresso centrato sugli aspetti storico-sociali ? Chi l'avrebbe finanziato ? Avremmo '-rovaio gli studiosi disposti a parteciparvi '.' F come coinvolgere la gente, i gicvani. la scuola. Noi dei Comitato Organizzative, per nostra buona sorte, ci siamo presto accorti di poter coniare su un'attiva e competente Segreteria, diretta dal dr. Pietro Manali; abbiamo così potuto predisporre, cor, una rilevante mole di laverò, ^c basì organizyativc ed eccncsmiche sulle quali cosiruire: opportunamente contattati, Enti e Istituzioni avevano concesso il loro patrocinio; era già stato delincato un programma di massima; individuate ie possìbili fonti di finanziamento (Comuni interessati. Presidenza della Giunta Regionale, Assessorato Beni ambientali e culturali e P. I., Assessorato a! Turismo. Provincia di Palermo); era stato istimito un Coordinamento scientifico affidato ai prof. Francesco Renda, docente di Storia moderna presso la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Palermo' già individuati i possibili relatori elei Congresso e i partecipanti alla Tavola Rotonda conclusiva. Centinaia di telefonate, decine d: richieste di preventivi, verbali, delibere, lunghe discussioni su priorità e scelte, addirittura sui meru dei pranzi riservati ai relatori e alle personalità: questo è il lavoro che tra agosto e settembre il Comitato Organizzativo e. quotidianamente. !a Segreteria stanno svolgendo. È un'immane fatica che può essere compensata so'o nella misura ir* cui Tiniziativa si dimostri di stimolo alla maturila umana, sociale, politica della nostra gente. Invitiamo alla più vasta partecipazione per ora al Congresso e quindi, alle successive manifestazioni. Speriamo ir, un massiccio intervento dei giovani =: nella collaborazione delle Istituzioni politiche, sociali e soprattutto, scolastiche. Enzo Gozzetta Il Fascio dei lavoratori di una colonia albanese Adolfo Rota»! Come accennavo fin dalle primi; pagine, uno dei Fasti meglio organizzati non solo delia provincia di Palermo, ma di tutta l'isola, era quello di Piana dei Greci. Da Palennc si VA a Piana dei Greci in tre ore e mezzo ài vettura quando si abbiano due buoni cavalli, perché la strada è una continua, erta e faticosa salita. Ma quanto è bella! È certamente una delle più meravigliose che si possano vedere. Serpeggia da principio fra una doppia seria di ville piene di f chi d'India, di ulivi, d'aranci, dì limoni; poi vi offre dall'alto, attraversando i paesi di Villa Grazia e di Parco, lo spettacolo di tutta !a Conca d'oro e cel mare. Partito alle cinque e un quarto con una temperatura primaverile e con UD ciclo limpidissimo - non si conosco la nebbia in quella terra dall'eterna primavera - io potei godermi la manina del 15 ottobre l'incantevole panorama illuminato gradatamente dalle prime luci del giorno (una cosa da far ammattire), finché alle otto giunsi sulla cima delle montagne che cingono la valle dell'Oreto. Sono creste aride e sassose, su cui non si vede che qualche corvo; ma poco dopo, scendendo leggermepte, si trovano ben presto dei vigneti carich. di grappoli neri, dei castagni, che in quella stagione lasciavano vedere il frutto maturo attraverso le spaccature dell'involucro, e una quantità d'uliveti, Situato a settecento metri d'altezza. Piana dei Greci è un vero paese di montanari. I suoi abitanti, circa novemila, sono discendenti, come è noto, da una colonia albanese fondata ne! 1488, e dei loro padri hanno conservato la lingua, il rito greco nelle chiese e il carattere fiero, ardito e amante dell'indipendenza. Le donne poi hanno conservato dei bellissimi costumi, che indossano però solo nelle grandi occasioni. Ordinariamente portano sulia testa una mantellina di lana bianca o azzurrognola: il corpetto mollo scollato lascia vedere il peno coperto da un fazzoletto bianco ricamato, incrociato sopra il busto. Ce n'c di bellissime, che camminano diritte e maestose come tante regine Ora, con una popolazione di appena 9000 abitanti, Piana dei Greci contava un Fascio di 25O) uomini e di quasi 1000 donne intelligentissime, che parlavano in oubhlico con vera eloquenza. Quando entrai solo soletto nel paese verso le nove, essendo domenica, parecchi soci d'ambo Ì sessi sì trovavano appunto in un locale sopra la sede del Fascio a discutere sui preparativi d'una festa che si doveva fare all'indomani per inaugurare la bandiera dcìla sezione femminile. Gli uomini stavano da una parte e te donne dall'altra. Queste ultime formavano un gruppo bellissimo con le loro mantelline sulla testa e coi candidi fazzoletti sul petto. Appena mi feci conoscere, mi accolsero con grande cordialità e mi fecero sedere in mezzo a loro, pronti a darmi rune le informazioni che desideravo. La conversazione riusci cosi interessante che stimo utile riprodurla testualmente. Io: Come avvenne che questo Fascio diventò in poco tempo così numeroso? Un contattino: Percné abbiamo capito subito che per ottenere qualche cosa bisogna cominciare coll'unirsi. Io: E vero che fanno pane de! Fascio anche dei piccoli proprietari? Un piccolo proprietario (Vito Fusco): Sicuro: io sono uno di quelli. Ci siamo convinti che domani vivremo meglio col nostro lavare- dì quello che oggi con le nostre terre. Senta: io possiedo tre salme di ;erra e devo pagare ogni anno: L. 127,50 per il censo, L. 100 di tassa fondiaria, L. 50 d'altre tasse e più di L. 300 per la coltivazione, mentre non ne ricavo in media che da 550 a 600. Un conlaàlno nullatenente (Stazi Pietro): Ed io non trovo da lavorare che durante sei mesi dell'anno per non guadagnare che da 7 a 8 lire la settimana, quando non piove. - E cerne fate quando siete disoccupato? - Si va a erbe, per mangiarle cotte senza sale. - Avete famiglia? - Moglie e due bambini. Per una camera devo pagare settanta lire all'anno dì pigione. Dormiamo sulla paglia. Quando lavoriamo in campagna, poi, dormiamo all'aperto. Se la pioggia ci bagna non abbiamo che il vento per asciugarci. E quando sì guadagna qualche soldo dobbiamo pagare anche i! da/io consumo per quel pezzo di pane nero con cui ci sfamiamo, 11 giorno della paga certi padroni ci fanno aspettare delle ore, poi ci pagano in rame; se contiamo i soldi se n'hanno a male e poi se troviamo qualche soldo che non ha corso ci dicono che cerchiamo d'imbrogliarli. Un altro contadino: Quando i padroni ci danno qualche anticipazione, ce la fanno con grano di scarto e pieno di terra. E noi dobbiamo restituire poi grano di prima qualità. Taluni hanno una doppia misura: il tumulo piccolo per dare e un nomino grande per riscuotere! E per queste anticipazioni si pigliano il 25 per cento d'interesse, il 25 che diventa il 100 quando si tratta di poche settimane. Qualche padrone giunge perfino a spruzzare d'acqua il grano per farlo crescere; per vino poi ci danno dell'aceto. Per fargli vedere come ci trattano, tempo fa fu portato al delegalo di P. S. un pane. Era cosi nero e pieno di terra che non lo potevano mangiare neppure i cani. - E che cosa sperate dai Fasci? Una contadina maritata (bella donna con denti candidissimi e grandi occti^ pieni d'intelligenza): Vogliamo che, non vi siano né ricchi né poveri. Che tutti abbiano del pane per sé e per i figli. Dobbiamo essere eguali, lo ho cinque bambini e una sola cameretta, dove siamo costretti a mangiare, a dormire e a far tutto, mentre tanti signori hanno dieci o dodici camere, dei palazzi interi. - E cosi vorreste dividere le terre e le case? - No, basta metterle in comune e distribuire con giustìzia quello che rendono. - E non temete crje, anche se si arrivasse a questo collcttivismo, non venga fuori qualche imbroglione, qualche capo ingannatore? - No, perché ci deve essere la fratellanza, e se qualcheduno mancasse ci sarebbe il castigo. - In quali relazioni siete coi vostri preti? - Gesù era un vero socialista e voleva appunto quello che chiedono i Fasci, ma i preti non lo rappresentano bene, specialmente quando fanno gli usurai. Alla fondazione del Fascio i nostri preti erano contrari e al confessionale ci dicevano che i socialisti sono scomunicati. Ma noi abbiamo risposto che sbagliavano, e in giugno, per protestare contro la guerra ch'essi facevano al Fascio, nessuno di noi andò alla processione del Corpus Domini. Era la prima volta che avveniva un fatto simile. Una zitella (alzandosi e venendo a parlare in mezzo al circolo perché la sentissi bene): I signori prima non erano religiosi e ora che c'è il Fascio hanno fatto lega coi preti e insultano noi donne socialiste come se fossimo disonorate. Il meno che dicono è che siamo tutte le sgualdrine de! presidente. Una vecchia: lo ho avuto il marito malato per sene anni e andai ai Municipio a dire che non potevo pagare il fuocatìco. Mi hanno risposto che dovevo andare a servizio, ma che era necessario pagare. - Ah! C'è anche qui la tassa del fuocatico? Francesco Mastranga (vecchio contadino): Sicuro, e anche la tassa animali. Dal fuocatico sono esclusi solo i mendicanti che dormono nei fienili, i mendicanti che hanno una cameretta devono pagare anch'essi. Per la tassa animali si paga ogni anno L. 10 per ogni mulo e L. 5 per ogni asino. Spesso sono bestie che non valgono tanto. Qualche volta facendo il ruolo sbagliano e mettono tre muli invece di due, come hanno fatto a me. Ho dovuto pagare trenta lire invece di venti. E alle mie proteste risposero: «Reclamerete poi». «Ma se, replicai io. ho reclamato anche nel !889, quando sbagliaste egualmente, e tutto fu inutile?». Michelangelo Faisoni (consigliere comunale operaio): io vi posso dire poi, per averlo constatato nei ruoli, che certi signori i quali hanno, per esempio, venti muli, non ne mettono in nota che quattro, t nessuno si cura dì verificare. La contadina maritata (quella bella): E nostri muli servono a noi per farci campare, mentre i signori che non pagano ne hanno d'avanzo. Un'altra contadina: Non trovando qui lavoro mio marito è andato in America, e, per campare, le mie due figlìe nanne dovuto mettersi al servi/io a Palermo. Sentendo che c'era i! colera, la set timana scorsa io volli andarle a trovare. Non avevo da pagare il carretto i fui costretta ad impegnare qualche straccio presso uno strozzino, perchi qui non abbiamo Monte di pietà, ma solo certi usurai che una volta eran< poveri come noi. Una terza contadina: Quando poi si sono arricchii molto, vanno a stare a Palermo o a Napoli, come i grandi proprietari, e la sciano qui noi alle prese con altri strozzini prepotenti, i quali ci dicon che per chi fa la legge non c'è legge. Una zitella (quella che quando pai lava si alzava e andava in mezzo alle compagne): Infatti, quando un reat è commesso da un ricco, nessuno se ne cura, mentre il povero che ruba u pugno di grano per isfamarsi va subito in prigione, Castano Scarola (un consigliere del Fascio): Ne vuole un eserr pio? Il nostro compagno Paolo Carboni si trovava questa estai sull'aia dell'ex feudo Fissella quando il suo padrone Andrea Sclafanì g disse: «Tu non darai più il diritto dì cuccia al campiere, ora che apparileal Fascio?». Paolo rispose: «Secondo: se il campiere misura con giustizi glielo darò; se no, no». Il padrone si allontanò offeso. Poi quando e minciò la misurazione si avvicinò a Paolo, lo prese per il collo, gli cacc la testa nel mucchio del grano e gli disse: «Te lo misura bene o ti ruba" Paolo aveva in mano la pala, ma non fece neppure l'atto di alzarla, che Sclafani gli diede uno schiaffo. « Ma perché trattarmi in questo modo'1) fece Paolo, Lo Sclafani, non contento ancora, tirò fuori un revolver { bruciapelo gli esplose contro un colpo. Fortunatamente il proiettile im ce di penetrare nel petto deviò nella parte superiore dell'omero. Lo Se fanì non è stato arrestato neppure per un momento e dopo tre mesi quel tentato omicidio non sappiamo ancora se si farà il processo, Una sposa: Vedete che per i poveri non c'è giustizia in Piana dei Grt I signori dicono apertamente che ci vogliono ammazzare ad uno ad u Gaetano Scarola: S'è già cominciato. Nello scorso giugno il nostro compagno Demetrio Caraese. onestissimo uomo, fu trovato ucciso nell'ex feudo Aggiotto, in un declivio accanto ad una roccia. Siccome vicino ai cadavere c'era una grossa pietra, si disse che doveva essere stato ucciso da quella pietra caduta accidentalmente dall'alto della roccia, e non se ne parlò più. Ma noi ci siamo recati sul posto e abbiamo constatato che se quella pietra, pesante più di mezzo quintale, fosse realmente precipitata dalla cima del monte, avrebbe orribilmente schiacciato il povero Demetrio e poi in forza dell'impulso sarebbe rotolata giù per la china. Noi ci siamo persuasi che in seguito ad una discussione sul Fascio, Demetrio è stato ucciso da qualche padrone con un colpo di calcio di fucile sulla tempia. La bella sposa (ai contadini): E non gli dite nulla dei baffi? Un contadino: Ah, già! Prima del Fascio, come in quasi tutta la Sicilia, anche qui noi contadini usavamo di raderci completamente la barba. Ma visto il modo con cui i signori seguitavano a trattarci, per protestare ci siamo tutti lasciati crescere i baffi, come vede. Ora i padroni ce l'hanno con noi anche per questo e ci minacciano dicendo: «Ce la conteremo questo inverno, quando avrete più fame di adesso. Vedremo se mangerete i baffi, allora!». - Al Municìpio - domandai - avete mandato come consiglieri alcuni dei vostri nelle ultime elezioni? - Si - mi fu risposto - e nelle prossime eiezioni siamo sicuri di essere m maggioranza: tutti gli elettori, meno i signori, fanno parte oramai de! Fascio. - Ma - continuai rivolgendomi alle donne - quando pure i vostri uomini fossero padroni del Consiglio, non potranno per questo levare !e tasse. - Lo sappiamo - saltò su a dire la contadina più intelligente, quella dai cinque bambini - che per ora i nostri consiglieri non potranno far altro che impedire gli abusi e le prepotenze dei signori, i quali finora comandavano anche ne! Comune. Ma i Fasci nomineranno anche i consiglieri provinciali e i deputati, e quando alla Camera avremo una maggioranza socialista... - 1 Fasci però non esistono finora che in Sicilia. - Ma noi speriamo che sorgano presto anche nel continente. Voi vedete come si moltipllcano qui. Possibile che nel resto d'Italia i nostri fratelli che soffrono seguiti. ? Basterà che qualcheduno cominci a predicare anche là l'unione del proletariato. Anche noi fino alia primavera scorsa non sapevamo che cosa fossero i Fasci- Morivamo di fame e tacevamo. Eravamo cicchi. Non ci vedevamo. - K appunto per impedire che si propaghino nel resto del regno, che qualcheduno vorrebbe sciogliere i Fasci siciliani. Voi siete in un'isola. Se il Governo vi circonda con qualche nave da guerra e manda qui molli soldati, che cosa volete fare'1 - Morire gridando: Viva i! socialismo! - dissero in coro uomini e donne alzandosi in piedi. - Farsi sfasciare la testa prima che sfascino i nostri Fasci. I! nostro Fascio esisterà finché uno dei suoi sarà vivo. Ma ii nostro sangue griderebbe vendetta e sentendo che qui ci massacrano solamente perché domandiamo pane e lavoro, i contadini e gli operai d'Italia insorgerebbero alla loro volta. Così dicendo, uomini e donne, circa un centinaio, mi circondavano, cogL occhi e coi gesti animati da una grande fede. Le contadine specialmente alzavano le braccia in ano di sfida. - Vedete questa nostra compagna? - mi dissero poi mostrandomi una bella giovane diciottenne, formosa, dai grandi occhi neri, che col viso incorniciato dalla mantellina albanese di lana bianca aveva tutto l'aspetto dì una vestale. - Durante l'ultimo tumulto ella si avanzò verso i soldati che avevano spianato le armi contro il popolo e disse loro: «Avreste il coraggio di tirare contro di no:?». Un soldato le rispose piano, per non farsi sentire dagli ufficiali: «lo per me ti do anche il fucile, se lo vuoi». Il capitano poi le disse: «Invitate ie vostre compagne e i vostri uomini a gridare Viva il Re! Viva l'esercito!' e tutto sarà allora finito. Così infatti avvenne. Da quel momento noi abbiamo scelto questa compagna per portabandiera della sezione femminile dei Fascio. Dritta come una palma, co! viso soffuso da un leggero rossore, la portabandiera sorrideva serenamente. - Un'altra domanda - feci io. - Le autorità e i signori accusano alcuni Fasci di accogliere nel loro seno anche dei pregiudicati per reati commessi. Ne avete iscritti voi 7 - Si - mi risposero francamente - ma non sono che tre o quattro su qualche migliaio di soci, lì noi li abbiamo accettati per migliorarli, perché se hanno rubalo qualche po' di grano lo hanno fatto unicamente perché spinti dalla miseria. Il nostro presidente ci ha detto che Io scopo dei Fasci è di dare agli uomini fune le condizioni per non delinquere. In me//o a noi i pochi pregiudicati sentono di appartenere ancora alla famiglia umana, ci sono riconoscenti di averli accettati come fratelli malgrado le loro colpe e faranno di tutto per non commetterne più- Se fossero cacciali anche dal popolo, commetterebbero altri delitti. La società dovrebbe anzi ringraziarci se li ammettiamo nei Fasci. Noi siamo per ii perdono, come Cristo. A me pareva impossibile di sentire dei ro//i montanari parlare proprio cosi. - E quali vantaggi - seguitai sempre più sorpreso - avete ricavato finora dal vostro Fascio? - C/uello di migliorare i patti colonici. Alcuni proprietari, se non ancora compietamente, hanno accettalo in parte le condizioni stabilite dal Congresso di Corìeone. Poi si fanno delle conferenze che sono la nostra scuola. Finalmente cerchiamo nelle sventure di aiutarci fratemamenle fra noi. Quando muore un socio, ;ome avvenne recentemente, tacciamo una coìietta e a furia di centcsim; raggranelliamo qualche lira per la famiglia su- perstite. Così abbiamo aiutato ta vedova de! compagno trovato ucciso vicino alla pietra nell'ex feudo Aggiotto. Un giovane uscito l'altre giamo dall'ospedale e ancora inabile aj lavoro è mantenuto da quelli fra noi che stanno meno peggio. Mi accompagnarono poi a vedere la sede de! Fascio degli uomini, che in albanese essi chiamavano Domate e gghindeve: ce scerbejn {parole che tradotte leneraìmente significano: unione delia gente che lavora). Era una rustica sala a pianìerreno, a volta. La porta d'ingresso e ìe pareti erano lune adorne di festosi di piante verdi di montagna PLT l'inaugurazione della bandiera delle donne. In fondo, sopra il tavolo dei consiglieri della Società, spiccava una tabella che penava le parole seguenti: « Proletari di tutto il mondo, unitevi. Non gridate: 'Viva i capi, essi vi possono tradire. Lottate sempre nei nome de! socialismo. La pairia de! proletariato è d mondo, la patria d:oggi appartiene ai ricchi e ai re. Noi !a malediciamo ». Siccome alla lettura di queste ultime parole io arricciavo il naso: - La patria d'oggi! intendiamoci bene - mi dissero - che noi amiamo ai pari di ogni altro il paese dove siamo nati. Nel 1860 tutta Piana dei Greci sapeva il luogo preciso in cui si erano fermali per un alt i voiontari di Garibaldi, ma quando passarono poco dopo ie truppe borboniche non si trovò uno solo in questo paese che volesse fare la spia e dire ai soldati napoletani dove si trovavano i garibaldini. Mi condussero quindi a vedere la sede delle donne de! Fascio, situata in una strada vicina e consistente ir tre camere al primo piano, tutte inghirlandate con rami d'ulivo, alloro, edera e altre piante rampicanti, con festoni adomi di pannocchie, melanzane, piccole zucche gialle e bacche rosse. Nella stanza principale era spiegato ii nuovo stendardo rosso, con queste parole ricamate in bianco dalle stesse socie: «Fascio delle lavorarne; Piana dei Greci». Una stanza più piccola serviva per il conceno e per la fanfara del Fascio. I suonatori erano quasi rutti giovinetti tornati da pece dal servizio militare. Essi stavano esercitandosi per imparare a eseguire l'inno dei lavoratori, che era la marsigliese dei Fasci [...]. - Le pigioni per queste sedi - finì cc! dirmi un consigliere del Fascio sono per noi una spesa piuttosto torte, perché 150 lire all'anno ci cesia ii locale per gli uomini e 114 questo per le donne e per la musica. Ma ie sosteniamo volentieri perché è indispensabile un ìuogc dove riunirsi per le sedute e per ie conferenze. Ne potremo fare forse a meno quando furti i consiglieri comunali saranno dei nostri; basterà allora !a saia de! comune Conclusero col dichiarare che se i! Fascio di Piana dei Greci era cosi compatto, lo si doveva al dottor Nicolo Barbalo, uomo di trer.'^due KTJI:. molto studioso (uno dei più coìti socialisti siciliani e senza dubbio ii più .sapiente dei Fasci il quale esercitando ia medicina là cove è nate, comi medico libero, non comunale, faceva da tre anni la propaganda nelle famiglie dei contadini. La scena dì disordine de! mese precedente, susseguita da ben 37 arresti. mi fu così raccontata dai soci dei Fascio. Il popolo era in fermento perche, appena saputo che il colera sviiuppavasi a Palermo, aveva chiesto invano un cordone sanitario. La collera aumentò quando sì vide che una donna malata veniva chiusa in una stalla, e scoppiò quando rimase senz'acqua. Fu allora che sì invase il Municipio e che si spezzò il filo telegrafico che ci congiunge con Palermo. Non vi fu pero alcun ferimento, sebbene per otto ore la popolazione fosse rimasta assoluta padrona del paese. Tutte le vendette si ridussero al gettare dalle finestre del Municìpio, non però sulla gente, un tavolo e quattro sedie. Un ragazzo stava per istaccare i rilraui de! re e della regina, ma noi intervenimmo e dicemmo che quelli non si dovevano toccare. E non furono toccati. Sopraggiunte le truppe e operatisi poi gli arresti, parecchi di noi. armatisi, si rifugiarono in campagna per non essere carcerati; ma appena il dottor Barbalo ebbe da! questore di Palermo l'assicurazione che non si sarebbero operali altri arresti, tutti '.ornarono al paese. Fra gli arrestati c'era anche una donna iitil'oiianù riicse di gravidanza. Vennero rilasciati dopo sedici giorni. Avendo io ricordaio che i! donor Barbato era ancora sono i'accuss di eccitamento all'odio fra le classi e per associazione di malfattori: - Se ;iu> - dichiararono i contadini del Fascio i'associazione siamo noi, 2500 uomini e 1000 donne, e devono mettere dentro noi tutti. Ma a chi abbiamo fatto male noi, che domandiamo solo un pexzo di pane?' Cosi parlavano i soci de! Fascio dì Piana dei Greci. La consegua detìe armi a Piana òri tir tei LO STATUTO DEI FASCI DEI LAVORATORI DI PIANA DEI GRECI VADE-MECUM DELL'ORGANIZZATORE Chiunque voglia organizzare un Fascio di Lavoratori, deve dame prima di tutto comunicazione al Comitato Centrale del Partito dei Lavoratori Italiani. Regione Sicilia. Tale Comitato ha sede in Palermo. L'organizzatore deve professare ìe idee socialiste, e la sua fede deve essere notoria agli amici del partito, li Fascio verrà subito dichiarato costituito appena si riuniranno i promotori di esso. Di tale costituzione verrà data partecipazione per iscritto alle ìocaii autorità dì P. S., negando in modo reciso qualunque elenco di socii o di consiglieri, poiché non vi ha nessuna legge che obbliga a fare ciò. Dietro la dichiarazione di costituzione, verrà data lettura de! presente Statuto, ie nonne dei quale verranno scrupolosamente eseguite appena l'organizzatore lo crederà opportuno. Posto in vigore lo Statuto, il Fascio deve aderire a! Partito dei Lavoratori italiani, che ha sede a Milano, in via San Pietro all'Orto, numero 16, inviando L. 3 se il numero è inferiore ai 100 soci, L. 5 se è superiore a tale cifra. Deve inoltre abbonarsi al giornale ufficiale dei partito siciliano La Giustizia Sociale. È bene si sappia, che nini quegli organizzatori di fede sconosciuta, che, pur non accettando il nostro programma, chiamassero col Dome di Fascio una quaisiasi associazione sedicente operaia, verranno pubblicamente smascherati e denunciati al pubblico mediante gli organi del partito. PROGRAMMA Considerando: che nel presente ordinamento della Società umana, gli uomini sono costretti a vivere in due classi: da un lato i lavoratori sfruttati, dall'altro i capitalisti detentori e monopolizzatoli delle ricchezze sociali; - che i salariati d'ambo i sessi, di ogni arte e condizione, formano, per la loro dipendenza economica, il proletariato costretto a uno stato di miseria, di inferiorità e dì oppressione; -che tutti gli uomini, purché concorrano secondo le loro forze a creare o a mantenere i beneficii della vita sociale, hanno lo stesso diritto a fruire di colesti, benefici, primo dei quali la sicurezza sociale dell'esistenza. Riconoscendo che gli attuali organismi economico-sociali, difesi dall'odierno sistema politico, rappresentano il predominio dei monopoliz/atori delle ricchezze sociali e naturali sulla classe lavoratrice; - che i lavoratori non potranno conseguire la loro emancipazione se non in mercé la socializzazione dei mezzi mezzi di lavoro, (terre, miniere, fabbriche, mezzi di trasporto, ecc.) e la gestione sociale della produzione. Ritenuto: - che tale scopo finale, non può raggiungersi che mediante l'azione del proletariato organizzato in partito di classe, indipendente da tutti gli altri partiti, esplicantesi sorto il doppio aspetto della lotta di mestieri, per i miglioramenti immediati della vita operaia (orarii, salarii, regolamenti di fabbrica etc.) e di una lotta più ampia intesa a conquistare i poteri pubblici (Stato, Comuni, Amministrazioni pubbliche etc.) i lavoratori italiani, che sì propongono la emancipazione della propria classe, deliberano di costituirsi in Partito informato ai principii suesposti. ATTO DI COSTITUZIONE I lavoratori salariati d'ogni arte e mestiere in Piana dei Greci, adunatisi per discutere sulle tristi condizioni in cui versa la loro classe, compresero ed affermarono altro non essere l'attuale esquilibrio sociale che la conseguenza dei sistemi economici e morali non uniformati ai bisogni della maggioran/a, allo spirito dei tempi, ai risultati della scienza. In base a ciò ed allo scopo di possibilmente migliorare e tutelare i proprii interessi, detti lavoratori proclamano la difesa dei diritti del lavoro per mezzo della solidarietà, della unione e del collettivo appoggio e si costituiscono in Fascio dei Lavoratori. Il Fascio ìn pratica, si propone: 1. Di stabilire le tariffe dei lavori in ragione dei mezzi economici che U0M DB U.7QUTOI ITlUiBi occorrono per vivere e di farle rispettare a favore del socio. 2. Di ridurre le ore di lavoro per modo che il Lavoratore abbia la STATUTO possibilità di educarsi e di riposare, diminuendo cosi la disoccupazione. FASOIO DEI LAVORATORI 3. Di prender parte, come partito * PROVINCIA DI PAUUUtfO socialista, alla lotta pubblica per conquistare i poteri. 4. DÌ appoggiare con ogni mezzo e col l'organizzazione operaia, per arti e mestieri, la propaganda e l'attuazione dell'emancipazione sociale. Si propone inoltre i seguenti scopi immediati 1. Istituzione della Camera del Lavoro. 2. Società Cooperative dì produzione, lavoro e consumo tra i socii del Fascio. 3. Case economiche per i soci del Fascio. STATUTO Costituzione e Scopo Ari. 1. costituito in Piana dei Greci il Fascio dei Lavoratori Sezione di Palermo. Art. 2. - 11 Fascio si compone di operai d'ogni arte e mestiere, d'ambo i sessi e d'ogni età. purché provino di vivere col frutto del proprio lavoro e alla dipendenza di padroni, capitalisti, ecc.. Non è considerato operaio colui che ha sotto la sua dipendenza uno o più lavoranti. Art. 3. - Possono essere socii del Fascio gli agricoltori, i contadini e gli operai di ogni arte e mestiere, di ambo i sessi e di ogni età. Art. 4. - [I Fascio si propone il miglioramento materiale dei socii, assicurando a questi lutti quei vantaggi che solo può dare una forte e numerosa organizzazione. Il Fascio si propone di discutere gli interessi dei Lavoratori e difenderli con quei mezzi che sono consentiti e permessi ad ogni popolo civile. Art. 5.- Il Fascio curerà anzitutto il miglioramento intellettuale e morale dei socii, coltivando le loro menti ed educando i loro cuori; cercando di metterli in grado di comprendere le savie riforme propugnate dalla scuola socialista, onde evitare false e pericolose interpretazioni che danneggiano, anziché migliorare, le condizioni dei Lavoratori. Art. 6. - II Fascio tende alla concordi» e alla fratellanza tra i socii, e consiglia a questi un regime di vita ispirato ai più alti sentimenti di giustizia, di moralità, di rettitudine e di onestà. Art. 7. - Consiglia ai soci di propugnare la fratellanza e !a pace universale; impone l'ordine più perfetto e più scrupoloso per conseguire pacificamente la diffusione delle idee socialiste; rifugge dalle minacce e dalle inconsulte dimostrazioni di odio e di vendetta, e si prefigge di raggiungere i suoi ideali senza scosse e senza perturbamenti dell'ordine pubblico. Art. 8. - II Fascio per tutto ciò che riguarda pubbliche manifestazioni polìtiche e sociali, indirizzo generale del partito Socialista, si riserva sempre di prendere i dovuti accordi con la-,Sede Centrale del Partito Siciliano, al quale comunicherà tutti gli atti che ad essi si riferiranno. Art. 9. - Per ciò che riguarda l'indirizzo speciale del Fascio (lotte amministrative, manifestazioni locali, amministrazione intema, provvedimenti speciali, misure di ordine etc.), provvedere il Consiglio Direttivo, il quale interpellerà sempre l'assemblea dei socii. Cariche sociali •K Art. IO. - II Fascio si divide in Sezioni. Ciascuna sezione comprende una sola arte o diverse arti affini. Vi sarà una sezione chiamata mista ove si riuniranno tutti coloro appartenenti ad arti, che non hanno potuto costituire una sezione separata. Art. 11. - Per formare una sezione, bisogna avere per lo meno 10 operai della stessa arte. (Continua nella pagina successiva) Saed&le fodci. < Art. 12. - II Fascio è diretto ed amministrato da un Consiglio Direttivo, che Due inediti su Nicolo Barbato viene eletto dall'Assemblea Generale. e i Fasci dei Lavorati di Piana dei Greci Art. 13. - II Consiglio Direttivo a) Controlla le varie sezioni; b) Risolve le controversie, che in esse potessero sorgere; e) Discute, ed approva i bilanci prima che fossero presentati Nel registro dei verbali del Consiglio Comunale di Piana dei in assemblea; d) Delibera su tutti gli affari interni ed esterni, che riguar- Greci, custodito insieme ad altri nell'Archivio Storico istituito dano il Fascio e ne fa proposta concreta all'assemblea; e) Esegue tutte le presso la Biblioteca comunale Giuseppe Schirò, sono stati deliberazioni dell'Assemblea Generale; f) Delibera su tutto ciò che nello interesse del Fascio richiede urgente attuazione; g) Nomina il Cassiere, il rinvenuti due documenti riguardanti il dirigente dei Fasci dei Lavoratori Nicolo Barbato. Si tratta di due deliberazioni Segretario, l'Economo e i Vice-segretarii. Art. 14. - II Cassiere Generale si obbliga di versare le somme in una li- risalenti, rispettivamente, il primo al 28 marzo 1893 ed il bretto di risparmio intestata al Fascio, colla responsabilità collettiva del secondo al 5giugno del 1894. Segretario Generale e del Consiglio Direttivo. Ari. 15. - Le elezioni delle cariche si faranno il primo Maggio, che è il Il' primo verbale discute il ricorso presentato da Nicolo Barbato alle autorità sanitarie di Palermo contro la primo giorno dell'anno sociale. Art. 16. - II Consiglio Direttivo si riunisce ogni settimana. decisione del Consiglio Comunale di Piana dei Greci di Art. 17. - Le cariche sono gratuite. L'Assemblea stabilirà ciò che si deve a nominare quale ufficiale sanitario di quel comune il dr. colui che per affari sociali perdesse delle ore di lavoro proficuo. Delle Assemblee Art. 18. - L'Assemblea dei soc: sarà convocata ogni domenica ordinariamente, e straordinariamente quando se ne esperimenterà il bisogno. Art. 19. - Le Sezioni si riuniranno secondo 13 turno fissato da un orario speciale. Art. 20. - Gli affari posti all'ordine del giorno, per ritenersi approvati, è necessario che raccolgano la maggioran/a dei voti dei presenti, quando trattasi di affari ordinarii; quando però trattasi di affari relativamente importanti, è necessario interpellare l'Assemblea in seconda convocazione, quando nella prima convocazione non vi sia la maggioranza degl'iscritti. Quando si tratta di affari che in:eressario l'esistenza stessa del Fascio o necessaria la maggioranza dei voti dei soci iscritti. Art. 21. - Le votazioni si faranno per alzata e seduta, per appello nominale o per scrutinio segreto. Art. 22. -Presiederà le assemblee il primo Consigliere e in sua assenza il secondo consigliere. Dei Sodi Art. 23. - Per fare parte del Fascio dei Lavoratori bisogna farne domanda per iscritto ed essere firmata da due soci che attestano l'onorabilità del richiedente. Art. 24. - La domanda sarà dalla Segreteria trasmessa alla Sezione alla quale il richiedente deve essere iscritto. L'Assemblea delia Sezione ammette il richiedente a scrutinio segreto. Art. 25. -Dietro tale ammissione la domanda viene trasmessa al Consiglio Direttivo, al quale spetta il diritto di non fare ammettere il socio, qualora dalle informazioni assunte, anche a mezzo di apposita commissione di scrutinio, risultasse ch'egli non si trovi nelle condizioni volute dallo Statuto. La decisione del Consiglio è inappellabile. Art. 26. - La Commissione di scrutinio viene, volta in volta, eletta dal Primo Consigliere. Art. 27. - II socio paga: L. 0,50 di tassa d'ingresso e L. 0,20 mensili. Egli è obbligato ad uniformarsi al presente Statuto sotto pena di espulsione. Art. 28. - II Socio che durante l'anno non si sarà messo in regola con il Fascio, sarà senz'altro cancellato dall'albo. Art. 29. - 11 Socio che si rendesse indegno di appartenere al Fascio: sia per la sua condotta privata o pubblica, sìa perché divenga di ostacolo allo svolgimento de! programma che il Fascio si propone, verrà espulso dall'Assemblea dei socii della Sezione a cui esso appartiene e dall'Assemblea Generale. Art. 30. - La proposta di espulsione deve essere fatta dal Consiglio Direttivo del Fascio ed approvata dall'Assemblea Generale. Disposizioni" transitoria Art. 3 ì.-1! Fascio non potrà sciogliersi che per causa di forza maggiore. Art. 32. - Tutto ciò che non è contemplato nel presente Statuto sarà sottoposte all'Assemblea. Art. 33. - Le modificazioni al presente Statuto dovranno essere approvate dai Congresso Provinciale, che avrà luogo ogni anno. (dalla tessera D. 1769 rilasciata il 1 maggio 1893 al .compagno. Modica Paolo Bega, contadino) Bennici, compiendo - secondo il parere del Barbato - una palese ingiustizia, offensiva per la dignità sua scientifica, giudicata inferiore a quella del Bennici. Il Consiglio ridiscute la precedente nomina, ma ribadisce la decisione presa, anche perché - a suo giudizio - la carriera di "sanitario " e la maggiore esperienza del Bennici -documentate mediante le attestazioni di diversi autorevoli cattedratici palermitaninon lasciavano dubbi. Ciò che il Barbato intese difendere fu proprio la sua professionalità di medico, divenuto poi presso i fascianti come una sorta di leggendario medico dei poveri. Jl secondo verbale riguarda l'applicazione da pane del Consiglio comunale della nota prefettizia con la quale di eh ledevano le immediate destituzioni da Ila ca rica di consiglieri comunali di Nicolo Barbato e di Scalora Gaetano, condannati dal Tribunale di guerra per le loro attività di "agitatori sociali". 71 Consiglio Comunale - composto da 11 consiglieri di maggioranza e da 9 della minoranza, cui appartenevano il Barbato e lo Scalora - dichiara con undici voti favorevoli e ai sensi "dell'ari. 30 della legge Comunale e Provinciale, lettera F", "la decadenza dei consiglieri Barbato Dr. Nicolo e di Scalora Gaetano ". Con questo atto il Consiglio Comunale non solo attuava le direttive della Prefettura, ma implicitamente si schierava con quel fronte politico che decise la repressione militare dei Fasci dei Lavoratori, la loro condanna in sede giudiziaria e l'interdizione ai fascianti alle cariche elettive. Francesco Guzzetta v"*s - ^ '-1 :--W^ U verta ik di dcsdtuzìoDe 1 "filic La Chiesa e il Movimento socialista dei Fasci a Piana dei Greci Francesco Pctrotta La breve stagione dei Fasci dei Lavoratori - 21 marzo 1893 - 3 gennaio 1894 è certamente una delle più belle ed esaltanti pagine della nostra storia. Il 21 marzo 1893 «su iniziativa dì ul Barbato Nicolo di Giuseppe medico, socialista legalitànò» si costituisce a Piana dei Greci «una Società a base socialista co! nome di FASCIO DEI LAVORATORI. Vi aderiscono fino oggi circa 500 individui, quasi tutti contadini e pochissimi operai». U programma politico-sociale del nuovo sodalizio propugnava con estrema lucidità la causa degli oppressi, puntando nell'immediato a modificare i rapporti fra le classi a vantaggio dei contadini. In quel periodo «gli abitanti di Piana dei Greci si dividevano in tre classi : galantuomini o boiardi; borgesi o contadini un po' agitati, che facevano gli affittuarii e i villani o giornalieri». Soltanto quattro famiglie di Boiardi e sei di borgesi controllavano l'economia locale. La massa dei contadini vivevano in condizioni di estrema miseria. In pratica U Fascio si proponeva: «1. Di stabilire le tariffe dei lavori in ragione dei mezzi economici che occorrono per vivere e di farle rispettare a favore del socio. 2. Di ridurre le ore di lavoro per modo che il Lavoratore abbia la possibilità di educarsi e dì riposare, diminuendo cosi la disoccupazione. 3. Diprender parte, come partito socialista, alla lotta pubblica per conquistare i poteri. 4. Di appoggiare con ogni mezzo e co 11'organizzazione operaia, per arti e mestieri, la propaganda e l'attuazione dell'emancipazione social»>, Si proponeva inoltre i seguenti scopi immediati: «1. Istituzione della Camera del Lavoro. 2. Società Cooperative di produzione, lavoro e consumo tra i soci del Fascio. 3, Case economìche per i soci del Fascio». Ad ostacolare la crescita impetuosa del Fascio, purtroppo, non furono soltanto i boiardi, i borgesi e le forze dell'ordine, ma anche i PAPAS. Per la chiesa di Piana dei Greci il Fascio era il Copl» deO» feHtenzs relativa al «Caio Frodili» D processo ai Fasci del Lavoratori nemico della religione e della società, e se per caso incautamente qualche papas si schierava con i fasciami veniva d'autorità ricondotto sulla retta via. Ed è proprio quello che accadde a Papas Filippo Matesi, il quale per aver votato per i candidati del Fascio nelle eie/ioni amministrative del luglio 1893 (elezioni stravinte da Barbalo e compagni) fu immediatamente destituito dalla carica che ricopriva nella Cattedrale di S. Demetrio. La gerarchla religiosa in quel periodo era intimorita, non solo perche il nuovo movimento era dichiaratamente socialista, ed il socialismo era sinonimo di ateismo, ma soprattutto perché questa nuova forza metteva in discussione l'influenza e il controllo della Chiesa sulle masse contadine. Si rischiava, pertanto, che, saltassero i vecchi equilibri socio-economici e politici. L'avversità dei papas al movimento dei Fasci si manifesta già al momento della fondazione del sodalizio. Nella primavera del 1893 la Chiesa si mobilitò per dissuadere le donne ad iscriversi al Fascio avvertendole minacciosamente «che i socialisti erano scomunicato). Ma con rabbia e delusione non tardarono a costatare che i «consigli» dati dal confessionale cadevano nel vuoto. Le donne aderirono in massa al Fascio (3.500 iscritti di cui 1.000 donne), e per risposta «alla guerra fatta dai preti in lega con i signori» a giugno «la processione del Corpus Domini andò quasi deserta. Era la prima volta che avveniva un fatto simile». La viscerale ostilità verso i Fasci portò la gerarchia ecclesiastica ad allearsi con i suoi vecchi nemici: i signori locali, tino allora apertamente anticlericali. L'accanita lotta condotta dai papas contro il Fascio non manca di intemperanze o casi giudiziari». Emblematico, a riguardo, è stalo il «caso Elena Procida» schiaffeggiata dal Papas Guzzetta Filippo. F.CCO cosa scrive a tal proposito un anonimo corrispondente da Piana dei Greci nell'organo dei Fasci Siciliani «La Giustizia Sociale» del 20-21 maggio 1893. «La guerra bassa e sleale che ci fanno i nostri preti rasenta colla vigliaccheria, come ci prova il seguente avvenuto in questi giorni. Certa Flena Precida consuetemente ogni anno fa la raccolta della cera e della lemosina per la Madonna deU'Odigitria. Però quest'anno la suddetta donna per la estraord inaria miseria, in cui trovasi il paese, non ha potuto raccogliere che pochissima cera e quasi nulla di denaro. Presentatasi a) Papas Guzzetta Filippo per avere esposta l'immagine della Madonna e aver celebrato la messa ne ebbe per risposta un solenne rifiuto. Ricorse allora al signor Arciprete e questi rispose non essere sua competenza, aggiungendo che poleansì celebrare le messe perché la chiesa avea sul proposito ereditato un'annua rendila. La Elena Procida ritornata al suddetto Papas Gu/zctta, ricevette da lui per risposta insulti e quel che è peggio schiatti. Erano presenti allo scandalo molte persone. La Elena Procida ha sposta querela contro il reverendo». Il 5 giugno la Procida viene assistita nella Pretura dì Piana dei Greci dall'Avv. Maniscalchi e da Garibaldi Bosco, Presidente dei Fasci dei Lavoratori di Palermo. Barbato era assente perché in stato di detenzione dal 13 maggio con l'accusa di associazione per cidinquere per i noti fatti di S. Giuseppe Jato. 11 5 luglio 1893 viene pronunciata la senien/ia. U Pretore condannava entrambi ad una pena pecuniaria. Al Papas Guzzetta veniva inilitta la pena di «lire 32 e 66 di multa» con l'attenuante «di aver compiuto il fatto nell'impeto determinato da ingiusta provoca/ione». Alla Procida una multa di lire 25 per aver accusalo un ministro di culto di aver «ridotto la chiesa ad una bottega». Prima di chiudere questa nostra breve nota storica sui rapporti fra la Chiesa e i fasciami di Piana dei Greci ci sembra opportuno aggiungere alcune considerazioni Nicola Barbato non fece mai una aperta predicazione anticattolica e antireligiosa, anzi cercò di stabilire una legittimazione tra il vero cristianesimo originario e il messaggio socialista, onde il primo socialista nella propaganda spicciola diveniva Gesù di Nazareth, nato in una stalla e cresciuto in una famiglia di lavoratori. La chiesa, invece, si dimostrò al di sotto del proprio compito storico, incapace, a due anni dalla pubblicazione della Rerum \'ovarum di Leone XHI, di confrontarsi con fasciami su! terreno sociale. Solo alcuni anni dopo, agli inizi del nostro secolo, su iniziativa del Mons. Paolo Schirò, cominciò ad apparire sulla scena locale un movimento cattolico dì ispirazione leoniano. Kd è proprio in quegli anni che fu costituita a Piana una Cooperativa Agricola Cattolica con lo scopo dichiarato di «abbattere la Cooperativa Socialista». Mostra Bibliografìco-docuNicolo Barbato La cultura dei mentaria e fotografica e i Fasci di Piana dei Greci Fasci dei Lavoratori [...] Un ruolo da .collettivo intellettuale, che In occasione delle celebrazioni del Centenario Le vicende dei Fasci dei Lavoratori sul piano culturale a Piana degli Albanesi tanno da vero e proprio spartiacque. Per quattro secoli in questa comunità la cultura egemone è stala quella di ispirazione religiosa. 11 clero e le sue istituzioni sul piano della tutela e della conservazione delle tradizioni culturali e del mantenimento dell'unità etnica hanno indubbi meriti che non hanno bisogno di ulteriori riconoscimenti. AI clero appartenne, fino a quel momento e salvo pochissime eccezioni, tutto il ceto intellettuale. La cultura arbereshe, anche laica, si era impegnata soprattutto sul piano didascalico, storico e religioso. L'attenzione verso gli aspetti socioeconomici era stala molto tiepida o addirittura inesistente e la comunità mameva una sua fondamentale unita etnica, culturale e religiosa. Con la crisi dei Fasci questo sistema saltava e si presentava sulla scena una forma di cultura laica, ancora non bene definita, che privilegiava il fatto politico-sociale e quello economico. Nicola Barbato può essere considerato il principale rappresentante di questa tendenza che tuttavia non produrrà alcuna .scuola.. Non vi saranno dopo né continuatori né allievi. lì rilievo di questa cultura, dì matrice positivista, non è letterario, storico, religioso o altro ancora, bensì politico , sociale e filoso fico. Pur non dando vita ad una tradizione colta questa cultura riversa i propri effetti sul piano dei comportamenti sociali, culturali e politici: è in questo ambito che si formerà una vera e propria tradizione (sotto forma di associazioni, cooperative, sindacati, partiti e altro ancora) i cui esiti ancora oggi sono molto .visibili.. La dialettica di classe tipica dei Fasci incrinò l'unità slorica della comunità e in particolari momenti storici successivi raggiunse punte di frizione molto alte. Il dato etnico e religioso tuttavia continuerà a fare da collante. La frattura dei Fasci si ricompone solo in epoca più recente e gli assetti socioculturali si vanno riassestando di nuovo sul dato dell'unità che non potrà però essere più quella ante - Fasci ma una nuova unità articolata e più ricca che si dovrà auspicabilmente esprimere e confrontare su altri traguardi, quali lo sviluppo socioeconomico, la tutela e la salvaguardia culturale, la lotta alla criminalità organizzata, la difesa di un alto senso della democrazia (questa si una delle eredità principali dei Fasci). E giunto il momento che il mondo scientifico e culturale, con il rigore e il metodo che lo contraddistingue, approfondisca questi aspetti della vita della comunità tradizionalmente poco arati e sostanzialmente trascurati. L'identità e la storia di Piana degli Albanesi dell'ultimo secolo si svolge tutta intorno a questo snodo. Pietro Manali agisse con la massa in un continuo rapporto con essa e non si limitasse a .guidarla, staccato da essa, ma ne sapesse recepire le istanze ancora vaghe per formularle in modo politicamente esatto. Era questa la seconda componente del Barbato, almeno del Barbato dirigerle dei Fasci. Ed era, certo, quella più positiva. Il 21 marzo 1893 nasceva il Fascio di Piana: un medico (Barbalo), quattro contadini, due calzolai, un sensale, un falegname, un trafficante, un macellaio ne coslituivano il comitato direttivo. Il 1° luglio dello stesso anno, il Questore di Palermo comunicava al Prefetto che il Fascio di Piana conlava 2500 soci e 1000 donne. Fu certo il Fascio più maturo e più democratico di tutta l'isola. Lo fu soprattutto per la partecipazione attiva e appassionata di tutti i soci della base. Le decisioni venivano prese dopo lunghe discussioni alle quali partecipavano tutti, e si svolgevano nella calma più assoluta. Alla fine si votava. Trent'anni fa i vecchi di Piana che Nicolo Barbato avevano vissuto quei tempi e ne avevano un ricordo concorde, mi raccontavano che Barbato aveva loro insegnato il concetto di maggioranza democratica, le cui decisioni la minoranza era tenuta ad attuare, pur rimanendo libera di manifestare le proprie opinioni e di convenire ad esse i compagni. Poiché la maggior parte dei soci del Fascio era analfabeta, si votava introducendo nell'urna delle fave secche: bianche o nere. Sorse anche una grande cooperativa agraria che prese in affitto molti dei feudi vicini. Ogni primo maggio la gente di Piana, ritmila in corteo, si portava alla Portello delle Ginestre, ove veniva raggìunla dalla gente di San Giuseppe e di San Cipirello, i paesi situati all'altra estremità della valle. Insieme celebravano la festa del lavoro: Barbalo saliva su di un grosso masso che gli serviva come podio e con la tipica oratoria alata dell'epoca pronunciava un discorso, impregnato di attese messianiche... Fu proprio attorno a quel masso che circa sessant'anni dopo, il 1° maggio del 1947, un crepitìo di mitragliatrici annunciò che il fascismo, in Italia, non era ancora morto [...]. Massimo Ganci (tratto da Genesi e sviluppi dei Fasci dei Lavoratori. , ìn Nuove prospettive meridionali, nn. 57.1993, p. 23.) dei Fasci Siciliani è stato previsto l'allestimento di una mostra bibliografico-documentaria e fotografica. Le precedenti mostre sul tema si sono limitate alla raccolta di materiale fotografico e documentario, ma non bibliografico. Scopo di quella odierna è di colmare questa lacuna e di esporre materiale inedito. La mostra richiede innanzitutto una definizione dell'ambito tematico e di ricerca e la collaborazione tecnico-scientifica di enti e istituzioni specializzate. La Biblioteca C. Schirò. che coordinerà l'organizzazione dell'iniziativa, ha effettuato già una ricerca preliminare dei materiali e individuato un percorso avvalendosi delle collaborazioni scientifiche necessarie di Enti che costituiranno il Comitato scientifico della mostra. È da ultimare la ricerca e la selezione del materiale espositivo ed da affrontare i problemi logistici, tecnici ed organizzativi per una realizzazione dell'iniziativa adeguata in termini di efficacia promozionale e scientifica tale, in ogni caso, da coinvolgere utenti (in particolare modo la popolazione studentesca) di svariati comuni e della città in particolare La mostra si articolerà in quattro sezioni: 1) bibliografica. È stata raccolla una bibliografia comprensiva di circa quattrocento titoli di cui una settantina immediatamente disponìbili in strutture bibliotecarie regionali e nazionali. 2) documentaria. Questa sezione può essere divisa in due parti: documenti d'archivio (i documenti di cui alcune strutture archivistiche Archivio di Stato di Catania e Caltanìssettahanno già fornito apposito elenco proverranno dagli Archivi dì Stato sopra richiamati e saranno selezionati dal Comitato Scientifico) e giornali e periodici dell'epoca (questa parte. anch'essa già avviata, sarà curata in modo particolare dalla Biblioteca Centrale e dal Comitato per la celebrazione dei Fasci di Palermo). 3) iconografica. Questa sezione comprenderà immagini provenienti soprattutto dalla Rivista Illustrazione Italiana, stampe d'epoca cimeli e simili. Anche questa parte della ricerca è già molto avanti ed è curata anch'essa dal predetto Comitato. La Biblioteca G. Schirò coordinerà il lavoro di ricerca delle varie strutture ed in una prossima riunione del Comitato Scientifico sarà effettuata la definitiva selezione dei materiali ed avviate le procedure amministrative per l'acquisizione in prestito dei materiali. Delle pubblicazioni o documenti indisponibili per la mostra sarà prodotta copia in facsimile. // Comitato scientifico: • C. Perretta (Direttrice della Biblioteca Centrale della Regione Siciliana di Palermo) - Presidente; P. Manali, Biblioteca G. Schirò - Coordinatore; Tarantino (Sezione Beni Bibliografici della Sopr.za ai BB.CC.AA di Palermo); Cervigni - Archivio Centrale di Stato -Roma; G. Giordano, Archivio di Stato di Palermo; R. M. Rizzo Pavone. Direttrice dell'Archivio di Stato di Catania; Sambitp, Direttrice dell'Archivio di Stato di Trapani; G. A. Giarrizzo, Direttore dell'Archivio di Stato di Agrigento; C. Turrisi, Direttore Archivio di Slato di Caltanissetta; M. Schillaci del Comitato per le celebrazioni dei Fasci Siciliani di Palermo; Prof Francesco Renda dell'Università di Palermo, cui è stata affidata la consulenza storico -bibliografica. La mostra sarà inaugurata in Piana degli Albanesi entro il 19.11.1994. Nella settimana successiva sarà riproposta in S. G. Jato . Infine sarà spostata a Palermo in luogo prestigioso da concordare. BARI ME I LIGU È SHAPKA: Giuseppe Schifò, Barbato e i Fasci [...] L'amicizia di Schifò con Nicolo Barbato e con i più autorevoli rappresentanti dei Fasci Siciliani risaliva agli anni universitari quando, insieme a Pirandetlo, frequentò il circolo radicale «Guglielmo Oberdan» che, costituitosi in seno alia facoltà palermitana di Giurisprudenza, aveva assunto un ruolo di avanguardia nel dibattito politico e letterario di quegli anni. Proprio nel giornale La Nuova Eia, edito dagli universitari radicali, il poeta pianioto pubblicò alcune delie sue primissime composizioni che in séguito, dopo averle rielaborate, introdusse in parte nelle Rapsodìe Albanesi e in parte nel volume di liriche Versi. (...) lì poeta pianioto approdava alle posizioni politiche dei «fasciami» con t'entusiasmo giovanile che in quegli anni distingueva gli ambienti studenteschi universitari. La sua formazione da seminarista, classica e religiosa, non gli impedì di avviare un serrato confronto con le problematiche sociali né gli precluse di condividere le tendenze ideologiche cosiddette socialiste. Sul piano politico e ideologico [...] non meno influente fu la più volte ricordata amicizia con Nicola Barbato che lo spinse gradualmente ad apprezzare e a condividere le teorie socialiste, che il medico pianioto a sua volta interpretò attraverso un personale schema ideologico, anch'esso di derivazione positivista. Furono proprio queste influenze che portarono il giovane poeta pianioto ad aderire al programma politico e alle rivendicazioni avanzate dai Fasci, assumendo posizioni che comportarono una sua diretta partecipazione alle vicende di quegli anni e che attirarono su di lui il sospetto delle autorità di polizia1. La più importante riguarda la sua decisione di difendere alcuni imputati al processo celebratosi a Palermo nel 1894, tra i quali, oltre numerosi altri concittadini, si trovava anche Nicola Barbato. Ecco la deposizione di Schirò. pubblicata insieme a quella di altri testimoni nel Giornale dì Sicilia dell'epoca: «Dice [Schirò] che interessate e calunniose furono le voci sparse per danneggiare la fama e la posizione del don. Barbato a Piana dei Greci. E' bene che si sappia che il Fascio a Piana non poteva avere che lo scopo del miglioramento dei contadini di là le cui condizioni sono miserrime. Lo constatarono gli On. Comandini, Farina e Ptebano quando si recarono a Piana. F,ssi videro che il sistema era errato e pesava sui poveri lavoratori. Ebbene questo faceva rilevare il Barbato. Il Fascio da tui fondato doveva, unendo le forze dei contadini, portarli legalmente a un miglioramento delle proprie condizioni. Non altre idee aveva il Barbato. Io che conosco Barbato, so che egli, per intelligenza, per studi, per cuore, non pensò mai ad eccitare l'odio di classe, alla guerra civile, ecc. Che il Barbato non tendesse a disordini. Io prova il fatto che egli cercò far salire ai municipio /ari soci del Fascio. Falsissima era la voce che avesse egli eccitato i disordini dell'undici settembre 1893 [...). TESTE. [...] conosco le cause. Esse ebbero origine ne! pregiudizio del popolino che il colera si getti. Il Barbato anzi scongiurò le conseguenze che sarebbero potute venire dai tumulti. DIFESA. Udi in farmacia che il Barbato depiar rava i tumulti di Sicilia ? fESTE. Si, mentre leggeva nei giornali i latti di Valguamera, ecc., il Barbalo che entrava esclamò: .Ma sono pazzi costoro ? E' finita l'amnistia !". Egli alludeva alle notizie precedenti, che il governo avrebbe promulgato una amnistia, la quale egli credeva, per essere stato condannato a sei mesi di carcere. BARBA TO. Ricorda che io deploravo i disordini anche sono l'aspetto del danno che ne avrebbe avuto il movimento socialista ? TESTE. Appunto ! BARBA TO. Ricorda che io dissi di volere mettere come sindaco un contadino ? TESTE. Precisamente. - Si noti a verbale.» Questa deposizione, la più lunga e appassionata tra quelle rese a favore di Barbato, rivela quanto profonda fosse stata la conoscenza della situazione economica e sociale del paese pianioto e quanto sincera fossero la stima e l'ammirazione per il dirigente socialista. II punto di vista schiroiano appare condizionato dai fatti di cui fu testimone e dei quali diede una sua interpretazione nel poema Te dheu i huaj (I ed., Palermo, 1900): Ma ti dico die la colpa principale è di quelli tra i ricchi che non hanno né cuore né mente, e che giorno e notte ai poven succhiano il sangue, simili a mignatte che mai per troppo suggere non si saziano Ma disse bene chi disse per ti primo che l'erba peggiore è ti cappello. Ai contrario il misero contadino scalzi, nudi, illividiti vede i figli che gli strappano il cuore notte e di piangendo per fame Egli in casa non ha più nulla, e un rovo da una parte all'altra, tutto all'intorno, a destra e a smisero potresti passarvi senza impigliarti, poiché lutto per bisogno vendette gli albagt e la tela e tutte le masserizie. e si ridusse con le mani sul capo e privo d'ogni ausilio, come se dal ctefo fosse caduto straniero in mezzo agli uomini Vede appassire di giorno in giorno le rose delle guance alla mesta donna amata già vecchia anzi tempo. e versa dagli occhi una lacrima una lacrima dì dolore e di rabbia Affranto dalle fatiche. per lui non ha un fiore. non ha un sorriso la vita, ed egli si sente obliato ingiustamente anche da Dio E quando nell'inverno il cattivo tempo lo costringe suo malgrado nella stamberga e muore di freddo presso il focolare, dove non arde nemmeno un ramoscello, e la famigliola langue silenziosa al suo fianco, tutti col viso terreo, come imprecazione gli sfugge dal petto un sospiro e fìssa lo sguardo allora alla falce appesa là ad un angolo e che un giorno forse luccicherà diritta ed affilata, come spada della giustizia del povero. nella sua robusta mano \on oserà guardarlo negli occhi ' Poiché quando in un sotterraneo, tra la legna e il carbone come lepre in un crepaccio, a lui non gioverà tutto l'oro che gli offre se la lascia vivo per amar di Dio e per pietà dei figli. perché non gli restino orfanelli, se pure non vorrà scannarli innocenti come capretti Si è indurita più che la selce l'anima di lui, e se i figli suoi ricorda scalzi, nudi, illividiti. che non si sfamarono mai di pane. più che mai gli s'intorbida lo sguardo, più che mai gli si sconvolge la mente: non vuole oro, ma sangue, ma sangue, ma un giorno solo d'orribile gioia ' è questa la fede di tutti i miseri SÌ tratta di una descrizione scaturita dai moto di un intenso sentimento di giustizia, che mal tollerando l'iniqua situazione sociale in cui versava il piccolo paese arberesh, consenti al poeta pianioto di elevare un forte grido di denuncia e di condanna che non trova precedenti né nella coeva storia letteraria arbèreshe né all'interno della stessa produzione poetica schiroiana. Rispetto alle poche e superficiali annotazioni poste a margine del]'«idillica» storia narrata nel Milo e Haidhe, infatti, l'attenzione di Schirò verso le tematiche sociali acquista uno spessore critico che gli consente di osservare con maggiore senso de! reale le tensioni che gravavano sui concittadini e. quindi, di trasferire nel suo programma poetico le conseguenze ideologiche scaturite dalle riflessioni su queste tensioni. [...] La breve ma incisiva stagione politica dei Fasci infatti apri vie nuove alla letteratura arbèreshe della RUìndja, ancora impegnata nella difesa dei valori risorgimentali tesi alla conquista dell'indipendenza della madrepatria. [...] Degno dì rilievo è il verso bari me i ligu e shapka («l'erba peggiore è i! cappello») che riproduce un proverbio riportato anche da Luigi Pirandello nel romanzo / vecchi e i giovani, (Milano, 1988, p. 81 ) che, com'è noto, fu pubblicato per la prima volta nel 1909. Malico Mandala (tratto da La Diaspora e il Ritorno Mito storia cultura tradizionale nell'opera di Giuseppe Schirò, lì ed., Palermo, 1992). 'Ecco la nota del settembre del 1894: «Schirò Giuseppe, laureato in giurisprudenza e professore di lettere possiede oltre della coltura, parola facile ed affascinante. Per incarico annuale ricevu lo dal Ministero egli insegnò per van anni in uno di questi Ginnasi governativi mostrandosi sempre devoto alla Monarchia ed alle istituzioni ed avverso alle teorie sovversive del Barbalo, però nel Novembre dello scorso anno non essendo stalo, per ragioni che si ignorano, confermato nell'incarico precedentemente e per parecchi anni avuto, cambiò di un tratto di opinione politica mostrandosi socialista ed ammiratore del Barbato. Arrestato costui si prefisse pigliarne l'eredità e per circondarsi di un'aureola di popolarità cominciò a patrocinare gratuitamente tutte le cause dei socialisti di Piana dei Greci presso i Tribunali Allorquando si recarono m Sicilia uomini eminenti per studiare [a quistione sociale, egli cercò di insinuarsi nell'animo di essi, descrivendo fescamente le miserrime condizioni dei contadini. Da) gennaio scorso ha trasferito il suo domicilio in Palermo, dove fa propaganda socialista, promuovendo deliberazioni di protesta contro la condanna di De Felice e compagni; però egli si mantiene nel campo teorico e finora non ha manifestalo deliberato proposito di commettere vie di fatto contro gli ordinamenti sociali» (Archivio dj Slato di Roma I Fasci e... i libri (n questo numero di pìpJ.o; pubblichiamo la prima parte della bibliografia riguardante i Fasci dei Lavoratori. La ricerca è stata condotta al fine della realizzazione di un mostra bibliografico-documentaria per il periodo novembre-dicembre. Alla sua realizzazione stanno contribuendo gli Archivi di Stato deUa Regione Sicilia, l'Archivio di Stato di Roma, le Biblioteche di Palermo e quelle di molti comuni isolani. 11 coordinamento scicnlifico della mostra è stato affidalo alla Biblioteca G Schirù alla D.ssa Perfetta, Direttrice della Biblioteca centrale delia Regione Siciliana, e al prof. Francesco Renda, docente di Storia Moderna all'Università di PaJermo. ALATRJ P.. Al.CORN J . ALOIDI G . ALONGlG . AVG1OL1N1A.. AKEG.. Lotte politiche m Stalla solfi il governo della Destra 11866-1874), F.inautii. Tonno . 1954. / Fasci siciliani fd il prima grande sciuperò contadino dell'Italia liberale 11893} Bernardino -'erro f il Foxao di Corleonf La mafia nei .tuoi fattori e nelle sue manifestazioni . 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Medico aveva dovuto superare condizioni estremamente difficili per potersi laureare all'Università di Palermosi dedicò alla psichiatria nei clima positivistico allora imperante. I suoi Appunti sulla Psicologia delle paranoie, pubblicati sulla rivista dei manicomio palermitano nel 1890, furono giudicati positivamente da Cesare Lombroso e da Enrico Morselli. Avvicinatosi alla politica, fu collaboratore dei quotidiano di avanguardia L'Isola, diretto a Palermo da Napoleone Colajanni. Ritornato a Piana come medico condono, il quotidiano contatto con la miseria e l'intensa opera di agitatore sociale nella personalità del Barbato, affiorarono alla componente scientista e positivista, una spiccata componente apostolica che rimase sempre viva e operante lungo tutta la sua vita. II movimento dei Fasci, del quale egli tu lì fondatore, all'epoca del primo governo Giolitti (15 maggio 1892-15 die. 1893 ), se pur non represso, fu Particolarmente vigilato dalla polizia, che ebbe precise istruzioni di applicare le severissime norme del codice penale a tutti quegli aderemi che ne avessero offerto la minima occasione. Anche il Barbato, il 12 maggio 1893, fu arrestato per istiga/ione all'odio tra le classi e per associazione a delinquere; nel giugno ottenne la libertà provvisoria, e i! 16 novembre, dal tribunale di Palermo, venne condannato, con il beneficio della condi/ionalc, a sei mesi di reclusione e ad una forte ammenda per il primo reato, mentre fu assolto dalla seconda imputazione. Nella drammatica riunione del comitato centrale dei Fasci, che ebbe luogo il 13 gennaio 1894, quando il generale Roberto Marra di Lavriano aveva assunto i pieni poteri, il Barbato fu contrario alla insurrezione immediata proposta da De Felice Giuffrida e sostenne la permanenza nella legalità con semplice, anche se clamorosa, protesta contro la sanguinosa repressione in atto in vari centri rurali. Arrestato, fu processalo, insieme con gli altri dirigenti dei Fasci, da! tribunale militare di Palermo, sotto l'accusa dì cospirazione contro i poteri dello Stato e di eccitamento alla guerra civile, e condannato a dodici anni di reclusione e a due anni di sorveglianza speciale. Dinanzi ai giudici il Barbato fu dignitoso e fiero: la sua Autodifesa, entrata nella agiografia socialista, tu una professione di fede nella cultura positivistica e negli ideali del movimento operaio, oltre a costituire un vero e proprio atto di accusa contro la borghesia. Nelle successive elezioni del maggio 1895, mentre era ancora detenuto, tu candidato protesta del partito socialista del V collegio di Miiano e nel collegio di Cesena; vittorioso in entrambi, la sua elezione fu annullata dalla Giunta delio Camera; ripetute le elezioni nel settembre dello stesso anno, il Barbato fu eletto ancora una volta nei due collegi. Non avendo optato, hi assegnato per sorteggio al collegio di Cesena; ne! V collegio di Milano, rimasto libero, gli succedeva Filippo Turati, eletto per la prima volta alla Camera. Frattanto il Barbato, amnistiato il 14 marzo 1K96, si dedicava con impegno alla riorganizzazione de! partilo in Sicilia, che nel 1,897 abbandonava temporaneamente per recarsi volontario a Candia durante la guerra greco- turca; rientrato in patria nel 198. veniva condannato ancora una volta per attività sovversiva. Nei settembre del 1900 fu eletto dal congresso di Roma membro della direzione nazionale del partilo socialista. A partire dal 1903 si apri un difficile periodo della sua vita; egli venne in violento contrasto con gli organi centrali del partito socialista, sempre in misura maggiore controllati dalla corrente del Ferri. La perdita delia numerosa clientela professionale, infine, io spinse a emigrare, nel 1904, negli Stati Uniti. Stabilitosi prima a New York e poi a Philadelphia, rimase coerente alle sue convinzioni: prese contatto con gli emigrati italiani anarchici e socialisti e divenne uno degli esponenti del movimento antireligioso che gli aderenti ai partiti operai, secondo Ì metodi di quel tempo, sostenevano negli Stati Uniti, in funzione classista e rivoluzionaria. Nell'ottobre de 1907 pubblicò in America il sag gio su Scienza e Fede. Rientrato ir. patria, Barbato si in serì di nuovo nella lotta politica i occasione del congresso di Reggi Emilia del luglio 1§12, che sane l'espulsione dei rifornisti guida da Bissolati e da Bonoml. Nel 19Ì3 il partilo socialista ita liano, per marcare il distacco di D Felice Giuffrida dal socialismo ri voluzionario, portò i! Barbato co me proprio candidato ne! collegio di Catania. Fu battuto {ebbe rnill voli contro i cinquemila del sw avversario), ma gli eiettori con dannarono l'atteggiamento politic di De Felice Giuffrida co l'astensione in massa: su trentarniì iscritti si ebbero, infatti, sci seimila votanti. Gii ultimi anni della vita ds Barbalo non offrono avvenimen di rilievo, ad eccezione del suo LI timo rientro alla Camera, nel elezioni de! 1919, quale deputat del collegio di Bari. In occasion del congresso di Livorno, dei gen naio 3921. al quale non partecip personalmente, appoggiò la line del vecchio Costantino La/zar cui indirizzo una lettera por ent care !a trazione scissionista. Mori Miìano il 23 maggio 1923. Insieme a Bernardino Verro e Corleone e Rosario Garibaldi Bc sco di Palermo. Barbato costituisc l'esempio più valido del social smo italiano nella fase tardo urr berlina e giolittiana. Massimo Gan< Biblioteca Comunale "Zef Skiro" Sede: via Kastrìota 215, Secondo Piano Legenda 1 Reception Ì Sala Tommdso Di Sdivo" - Classi 800-900 3 Sala 'Nicola Barbalo" - Classi 000-700 4 Sala "tvaetano Petrolio" - Sezioni "Sicilia" e "Ragazzi" 5 Saia "Ptmetrio Camarda" - "Sezione Albanofogica" fi Sala 'Qìrolamo De Rada" - "Sezione Emeroteca" 7 Sala "Marco La Piana -"Luca Matranga" - Sezioni Archìvio Storico-Manoscritti 8 Area Mostre 9 Schedati ed Area Mostre PegominazioDe: Biblioteca Comunale Giuseppe Schirò I Istituzione: delibera consiliare n. 47 del 24.3.1977 ! Statuto: delibera consiliare n \27del 10.5.1984 Sistemi di cata legazionec/t-i siftcata: Classificazione Decimale Dewey (CDD) descrittiva: Regole Italiane Catalogazione per Autori (R.I.C.A) Semantica'. Soggettano Biblioteca Nazionale ItaiianaJS. B.Nj) Addetti: Pietro Manali, Matteo Mandala, Francesco Gozzetta , settembre 1994 Sede: Via Giorgio Kastriota n. 213 Dotazione libraria: circa 10.000 volumi Software: CDSMS1S\BIBLO3 Orari di apertura: Lumài-Venerdì ore 9.000-12.30, 16.30-18.30 Sabato ore 9.30-12.30 Tei: (091)8571787 - Fai: (091) 8574796 Collaboratori; Personale dei progeni ex art._23 L. 67/88