economia dello sviluppo, a tesisti e volontari di vari paesi, che, con i salineri, popolano le strade e le case del paese in una comunità molto inusuale e molto variegata. nova americana Vaudagna, Montecchio Salinas de Guaranda è un comune di circa 10000 abitanti, di cui il 60% indigeni e il 40% meticci, disseminati tra i 600 e i 4200 metri di altitudine nel centro delle Ande ecuadoriane, alle falde del vulcano Chimborazo, il più alto del paese. Il suo capoluogo, appunto Salinas, si trova a 3600 metri e ha mille abitanti: vi si svolge da 40 anni un esperimento ormai consolidato di sviluppo comunitario con forti implicazioni religiose, solidaristiche e umanitarie, con importanti miglioramenti nella vita dei suoi abitanti e notevole successo economico. Il sistema produttivo locale si concentra su quattro attività: agricolo/alimentare, turistica, artigianale ed educativa. Ci sono una trentina di microimprese cooperative e pre-cooperative che al 2007 avevano 290 posti di lavoro in Salinas centro e altri 200 nei trenta villaggi delle comunità decentrate. La notorietà del “caso Salinas”, come esempio riuscito di svilup- Il Vangelo e la groviera Storia dello sviluppo comunitario a Salinas de Guaranda Queste pagine sono una breve storia dell’esperimento Salinas, delle sue premesse nelle popolazioni preispaniche, nell’ordine coloniale delle haciendas, nella reazione allo sfruttamento umano ed economico che le popolazioni locali hanno realizzato attraverso istituzioni cooperative a forte contenuto vicenda. Maurizio Vaudagna è insegnante universitario a Vercelli, Milena Montecchio pubblica impiegata a Torino. Insieme hanno visitato Salinas nel 2006 e nel 2008. Maurizio Vaudagna con la collaborazione di Milena Montecchio I libri nella collana Nova Americana sono pubblicati in versione elettronica sul sito www.otto.to.it ISBN 978-88-95285-23-8 il Vangelo e la groviera cristiano, il recupero di dignità e autostima in popolazioni a lungo umiliate, prefazione di Padre Antonio Polo € 15.00 Il Vangelo e la groviera Storia dello sviluppo comunitario a Salinas de Guaranda Maurizio Vaudagna con la collaborazione di Milena Montecchio Prefazione di Padre Antonio Polo Il Vangelo e la groviera. Storia dello sviluppo comunitario a Salinas de Guaranda Maurizio Vaudagna con la collaborazione di Milena Montecchio Prefazione di Padre Antonio Polo Collana Nova Americana Comitato scientifico: Marco Bellingeri, Marcello Carmagnani, Maurizio Vaudagna In copertina: Portando il latte alla cooperativa. (foto Javier Ruiz) Prima edizione dicembre 2010 ©2010, OTTO editore – Torino [email protected] http://www.otto.to.it ISBN 978-88-95285-23-8 È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuato, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico, non autorizzato. Il Vangelo e la groviera Indice Prefazione . . . . . . . . . . . . . . . .5 Premessa: “il caso Salinas” . . . . . . . . . . 10 Il “caso Salinas”: l’ambiente e la storia . . . . . . 18 Paesaggio naturale e umano di Salinas . La Salinas pre-ispanica. . . . . . . L’Ecuador spagnolo . . . . . . . . La Salinas dei Cordovez . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Alle origini della nuova Salinas, 1970-1978. Gli inizi e i fondatori . . . . . . . . . . Arrivano i volontari italiani e il nuovo parroco. Salinas negli anni ‘70 . . . . . . . . . . Gli inizi dell’economia comunitaria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . La crisi della miniera e la maturità Successi e ostacoli negli anni novanta I conflitti per la terra e i “cholos” . . Il caso del “cileno” . . . . . . . La miniera e la sua crisi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18 . 24 . 26 . 29 34 . . . . . 34 . 38 . 47 . 54 . . . . . . . . 67 . 72 . 79 . 81 101 105 108 . . . . . . . . . . . Il formaggio “solidale” e il decollo del “caso Salinas” . Il lancio del caseificio . . . . . . . . . . . . . . . Sull’onda del formaggio: le microimprese. . . . . . . . Nasce la FUNORSAL . . . . . . . . . . . . . . . Effetti sociali della produzione casearia e delle microimprese Promuovere il messaggio cristiano . . . . . . . . . . Gli anni ottanta, anni di decollo . . . . . . . . . . . Salinas, la politica e la storia dell’Ecuador . . . . . . . . . . . 67 . 139 . . . . 139 140 142 143 3 Vaudagna, Montecchio La filanda e le nuove produzioni . . . . . . . . I nuovi quadri e i nuovi protagonisti . . . . . . La sollevazione indigena: via politica e via produttiva I villaggi e il loro decollo . . . . . . . . . . . La situazione sociale a fine anni ‘90 . . . . . . . La maturità: Salinas e l’Ecuador . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Sicurezze, sviluppi e interrogativi nel nuovo secolo Obiettivi vecchi e nuovi . . . . . . . . . . La Fundaciòn Familia Salesiana . . . . . . . Verso nuovi obiettivi: il tema ambientale . . . . Verso nuovi obiettivi: storia e memoria . . . . Verso nuovi obiettivi: giovani e media . . . . . Verso nuovi obiettivi: il turismo . . . . . . . Il coordinamento e il “Gruppo Salinas” . . . . Il ritorno dello stato e della politica . . . . . . La situazione sociale a Salinas e nelle frazioni oggi Con l’occhio al domani . Che ne pensano i salineri? Qualche problema tenace …e dopo il Padre? . . . Salinas, modello paese . . Conclusione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 154 158 168 178 186 188 . 191 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 191 192 198 202 208 216 218 224 235 . 246 . . . . . . . . . . . . . . . 246 251 255 258 262 Bibliografia su Salinas . . . . . . . . . . . 264 Interviste a . . . . . . . . . . 266 4 . . . . Vaudagna, Montecchio Premessa: “il caso Salinas” Salinas de Guaranda è una “parrocchia”, termine sia religioso che civile, amministrativo e territoriale, di circa 10000 abitanti, di cui il 60% indigeni e il 40% meticci, disseminati tra i 600 e 4200 metri di altitudine nel centro delle Ande ecuadoriane alle falde del vulcano Chimborazo, il tetto del paese. Il suo capoluogo, appunto Salinas, si trova a 3600 metri di altitudine circa, ha più o meno mille abitanti e vi si svolge da quasi 40 anni “il caso Salinas”. In questa località, cioè, che potrebbe apparire ed è stata a lungo sperduta, è in corso un esperimento ormai consolidato di sviluppo comunitario con forti implicazioni religiose, solidaristiche e umanitarie, con importanti miglioramenti nel livello di vita dei suoi abitanti, e notevole successo economico, malgrado le discussioni e gli accidenti che ne hanno punteggiato il cammino. Il sistema economico produttivo locale si concentra su quattro attività: agricolo/alimentare, turistica, artigianale ed educativa. Ci sono una trentina di microimprese cooperative e precooperative che al 2007 avevano 290 posti di lavoro stabili in Salinas centro e circa 200 posti per i lavoratori nei 30 villaggi delle comunità. La molteplicità di queste attività produttive, finanziarie, educative, culturali e religiose a base comunitaria si sintetizza oggi nel marchio comprensivo della Corporación de Desarrollo Comunitario “Gruppo Salinas” approvato legalmente il 26 novembre 2006. Il presidente ecuadoriano Rafael Correa ha visitato Salinas nel luglio 2008 per celebrare il trentennale dell’attività casearia, un prodotto strategico dell’attività “salinera”, anche se gli inizi delle attività comunitarie risalgono ai primi anni settanta. La notorietà del “caso Salinas”, come esempio riuscito di sviluppo comunitario e solidaristico, ha valicato i confini dell’Ecuador per imporsi agli operatori e agli esperti di economia dello sviluppo, a studiosi, tesisti, e volontari di vari paesi, che, con i mestizos e gli indigenas locali, popolano strade e case di Salinas in una comunità molto inusuale, molto variegata e molto solidale. Queste pagine sono una breve storia dell’esperimento Salinas, delle sue premesse ancora nelle popolazioni preispaniche, nell’ordine coloniale e postcoloniale delle haciendas, nella reazione allo sfrutta10 Il Vangelo e la groviera mento umano ed economico che le popolazioni locali hanno realizzato attraverso istituzioni cooperative a forte contenuto cristiano e comunitario, infine nelle tappe che hanno caratterizzato il “caso Salinas” fino a oggi. La chiave di lettura storica prescelta non privilegia una prospettiva economica “oggettivistica”, focalizzata cioè su quali efficienze di mercato hanno permesso a Salinas, pur tra alti e bassi, di essere un successo economico, diversamente da altre volenterose NGO, presto cadute lungo la via. Certamente anche Salinas ha seguito la strada della cooperazione che ha il suo fondamento in un’imprenditorialità associata, che unisce le capacità di mercato con la democraticità, mutualità, solidarietà, eguaglianza e giustizia economica. Ma, al di là di questo, qui il tentativo è di collegare le logiche economico-produttive con la mobilitazione, lo slancio solidaristico, l’afflato cristiano, il recupero di dignità e autostima in popolazioni a lungo umiliate. Ci si chiede così come è stato possibile che queste due aree dell’attività umana, economica e valoriale, spesso viste da economisti ufficiali e scienziati sociali “oggettivisti” come destinate a portarsi reciprocamente al fallimento, abbiano potuto invece rafforzarsi a vicenda, generando il successo che oggi si può constatare su entrambi i lati della medaglia. Dopo quasi quarant’anni dal suo inizio il “caso Salinas” ha una profondità di tempo e esperienza, e una esemplarità che meritano una trattazione in chiave storica. Questo libretto è stato così concordato con gli attuali dirigenti ecclesiastici e laici di Salinas ed essi hanno fornito idee, suggerimenti e supervisioni. Numerosi altri hanno ormai scritto di Salinas e molte di queste opere hanno carattere scientifico. L’analista deve in questo caso badare a porsi in una posizione di distanza critica per poter mantenere la propria indipendenza di valutazione e di giudizio. Come ci ha detto durante il nostro soggiorno una giovane studiosa inglese che preparava una tesi di dottorato su Salinas, lei si sentiva responsabile del suo lavoro rispetto al complesso dei salineri, partecipino o no, condividano o no, l’esperimento di sviluppo comunitario. Il caso di questo lavoro è differente: esso non si pone al di fuori ma al di dentro 11 Vaudagna, Montecchio dell’esperimento Salinas come è oggi, non si propone una revisione critica basata su fonti complete, ma una divulgazione (speriamo) intelligente basata su fonti sufficienti. Poiché gli autori giudicano positivamente il “caso Salinas” e il riscatto che esso ha generato nella popolazione della parrocchia, senza tuttavia occultarne i problemi passati e futuri, questo tono di approvazione filtrerà certamente anche da queste pagine. Questa considerazione vale particolarmente per la trattazione dell’aspetto religioso del “caso Salinas”: i suoi fondatori e dirigenti sono nella maggior parte dei casi persone che, anche quando non sono sacerdoti come Padre Antonio Polo, sono frequentemente coadiutori religiosi, spesso salesiani, persone profondamente credenti che si sono impegnate a Salinas per motivi religiosamente radicati e che ritengono che il fattore religioso sia ragione e obiettivo cardine dell’intero esperimento. Gli scriventi, pur non essendo credenti né praticanti, hanno ritenuto dovere fondamentale della propria posizione di narratori “dall’interno”, il cercare di esprimere, per quanto ne sono capaci, anche i suoi significati religiosi, che tanta importanza rivestono per i fondatori, i dirigenti e gli appartenenti all’esperimento Salinas. Le fonti su cui gli autori si sono basati, oltre all’esperienza personale e al mucchio di racconti che si sono accumulati in due soggiorni (brevi) di volontariato,sono le collezioni giornalistiche, librarie e documentali conservate presso il CRA (Centro di Relazioni Accademiche) del Gruppo Salinas e una serie di interviste di rappresentanti importanti del “caso Salinas” raccolte nell’estate del 2008. Una cautela circa fonti e bibliografia: questa narrazione non ha natura di storia “scientifica”, ma di divulgazione se non “colta” almeno, speriamo, “pensosa” dell’esperimento salinero. Questo significa che gli scriventi non si sono preoccupati di una ricognizione sistematica e completa della amplissima bibliografia sui temi del sottosviluppo latino americano, della cultura andina, delle problematiche agricole, né hanno visto tutti quanti gli scritti sul “caso Salinas” stesso. Ci siamo limitati a quelle fonti e testi che potevano apparirci sufficienti a una narrazione verosimile. Anche per questo abbiamo deciso di non dare vita a un sistema di note a piè di pagina che avrebbe dato al testo una pretesa scientifica. 12 Il Vangelo e la groviera Ci siamo limitati a una bibliografia finale e siamo grati agli autori dei testi e agli intervistati che ci hanno permesso di ricostruire questa storia. Abbiamo avuto come fonte di ispirazione e di dialogo il libro scritto da Antonio Polo su Salinas, “La porta aperta”, pubblicato nel 2003, sia quando ne abbiamo seguito le interpretazioni, sia quando ce ne siamo allontanati. Con tutte le modifiche del caso, questo testo si vuole porre in continuità con quello, ripercorrendone l’itinerario e aggiornando le riflessioni anche agli ultimi anni. La narrazione, dopo il primo capitolo che presenta l’ambiente e la storia di Salinas prima dell’avvio delle cooperative e delle microimprese, procede poi in linea di massima quasi per decenni, una soluzione apparentemente banale ma che sembra corrispondere a passi fondamentali della vicenda: gli anni 1970-1978, dall’arrivo dei volontari italiani e di Padre Polo fino al lancio dell’attività casearia impersonata da José Dubach: sono un decennio (o quasi) di tentativi di cooperative, talvolta anche fallite, ma di preparazione spirituale, di primi miglioramenti della vita, di costruzione di credibilità dell’idea produttiva comunitaria, di mobilitazione di energie locali, soprattutto di fissazione dell’incontro tra imprenditorialità produttiva e comunitarismo cristiano che ne è sempre il tratto caratteristico. Un secondo decennio, 1978-1988, dal lancio dell’attività casearia all’apertura della filanda, di decollo dell’esperimento, con il successo nazionale del formaggio,l’inizio di nuove attività, l’affermazione di una leadership autorevole, la capacità di rapportarsi con successo agli enti di cooperazione di molti paesi, il riconoscimento nazionale dell’importanza del caso salinero. Il decennio 1988-1998 che potremmo chiamare della maturità: il “caso Salinas” è cresciuto, ha prodotto spirito di solidarietà, miglioramento della vita, prodotti di successo. Questo attira ambizioni e pone problemi di visione futura: nuove, importanti attività si aprono tra le microimprese e una nuova leadership, più giovane, scolarizzata e dinamica dei dirigenti storici salineri di prima generazione, prende le redini dell’esperimento. Insieme a loro sta Padre Antonio, la cui personalità religiosa, spirituale, umana e imprenditoriale è il filo rosso che tiene insieme tutta la periodizzazione e “garantisce” l’incontro tra produzione e solidarietà cristiana caratteristico di Salinas. Ma 13 Vaudagna, Montecchio questo ulteriore sviluppo avviene in mezzo anche a crisi, a momenti difficili, a ambizioni competitive che hanno forse il merito di permettere per contrasto di chiarire bene qual è l’identità dell’esperimento, le strade scelte e quelle scartate, la via da seguire e i paletti che lo delimitano. Partendo da questo processo di chiarificazione e di successo in un contesto difficile, il caso sta diventando “il modello Salinas”, una formula con cui confrontarsi, su cui riflettere, qualche volta da imitare, che si afferma nell’Ecuador e nei manuali di cooperazione internazionale, e fornisce una possibile risposta alle vocazioni neoliberiste anche in America Latina. Infine dal 1998 fino ai giorni nostri, un periodo che, sulla base del successo già conseguito, indirizza attività vecchie e nuove verso temi che erano stati lasciati un po’ da parte di fronte all’urgenza di una produzione di reddito, seppur in chiave solidaristica, per uscire dall’assedio della miseria nera. Salinas dà segni di deciso progresso e moderato benessere: la mortalità infantile è drasticamente declinata, la scolarità è cresciuta, la gente si è fatta la casa e talvolta si è comprata la stufa, l’emigrazione povera verso le città è stata molto limitata e semmai Salinas è diventata il paese dove viene gente di fuori a cercare lavoro. Si può allora fare maggiore attenzione a temi ambientali, di qualità non solo economica della vita, di memoria e tradizione della comunità, di problemi della donna e dei giovani, arricchendo la gamma di valori a cui il “caso Salinas” si ispira. Si raddoppiano i tentativi di colmare gli squilibri tra Salinas e quei villaggi che ancora sono rimasti chiusi e impermeabili al messaggio dello sviluppo comunitario, il che vuol dire affrontare con maggiore determinazione lo stacco ancora esistente tra meticci e indigeni. Contemporaneamente si riflette su come impedire che le legittime aspirazioni al benessere e al consumo, seppur sempre nei moderati termini salineri, diventino consumismo, individualismo competitivo, egoismo sociale, secolarismo materialista. Si ragiona sulle potenzialità e i rischi di un arrivo dello stato e della politica, che, in precedenza largamente assenti e non di rado ostili, ora da una parte promettono nuova attenzione, risorse e riconoscimenti, dall’altro ritengono di rivedere con regole dall’alto le basi giuridiche, politiche e relazionali del “modello Salinas”, e riducono la 14 Il Vangelo e la groviera sua ampia autonomia,anche se spesso piena di rischi. Ne può derivare anche un complicato processo di ridefinizione dei confini tra potere civile e Chiesa Cattolica, che è stata così importante nel decollo di Salinas come prevalente autorità religiosa,spirituale e sociale in loco, e come principale canale di collegamento con la dimensione nazionale e internazionale. Per questo nel 1998 si fonda la Familia Salesiana, l’avvenimento che apre il nostro paragrafo sull’oggi (poi legalizzata come Fundación Familia Salesiana nel 2004) che intende non separare ma distinguere la funzione pastorale e religiosa da quella economico – produttiva, scaricare il parroco di compiti gestionali diretti e lasciar crescere in autonomia le organizzazioni e i leader della Salinas di domani. Certo nel primo decennio del nuovo secolo Salinas si trova ad affrontare il bisogno di una propria ridefinizione nella continuità, nel momento in cui i successi conseguiti hanno attenuato “l’assedio della miseria” e il “caso” si trova ad operare di fronte ad aspettative, richieste, proposte e persone diverse da quelle delle origini. Certo non tutte le cose umane seguono la stessa scansione di tempo: può quindi capitare che quella della fede sia diversa da quella della produzione, quella delle migliori condizioni di vita diversa da quella del cambiamento istituzionale, quella del locale diversa da quella degli avvenimenti nazionali, continentali e internazionali. Con la precedente suddivisione in cinque capitoli, più un sesto a mo’ di conclusione che discute speranze e timori attuali e futuri, abbiamo cercato di tracciare una interpretazione nel tempo, come è nel nostro mestiere di storici, del “caso Salinas”. Nel far questo ci siamo posti nella posizione non di analisti distanti e neutrali, ma di volontari salineri al computer (che avrebbero voluto esserlo molto di più di quanto gli sia stato possibile): malgrado questo, siamo sicuramente stati arbitrari, abbiamo dovuto selezionare, accentuare o marginalizzare questo o quell’evento, questa o quella persona, questo o quell’obiettivo. Ce ne scusiamo, sapendo tuttavia che questo, della parzialità e della selezione tra le infinite cose raccontabili, è il destino e la gioia creativa del narratore, come ci scusiamo di errori e informazioni errate o incerte che certo ci sono sia nel testo che nelle traduzioni delle citazioni in spagnolo che 15 Vaudagna, Montecchio sono degli autori. Pensiamo che Salinas abbia meritoriamente, con il suo successo in mezzo a tanti ostacoli, superato la fase dell’uscita dall’emergenza della miseria, benché questo compito non sia affatto compiuto; che quindi sia oggi impegnata, con l’avvento del nuovo secolo, nel compito fondamentale di ripensare con coraggio e sforzo visionario in uno spazio sociale, valoriale, religioso, pubblico e territoriale più ampio il connubio tra successo economico e comunitarismo cristiano che è stato il suo marchio d’origine e di originalità; troviamo che ciò sia un compito affascinante sul cui successo condividiamo il pensoso ottimismo dei nostri intervistati. Siamo perciò grati a Carmen e Marcelo Allauca, Enrique Cachimuel, Pedro Antón Cantero Martín, Daniela Costanza, Luis Gonzàlez, Prospero Guaman Galarza, Lorenza Liberatore, Carlos Mendez, Annabel Pinker, Marco Polo, William Ramirez López, Lauris McKee, Ana Lucia Oleas, José Tonello, Fabìan Vargas, non solo per le preziose riflessioni e informazioni rilasciateci nelle interviste (e nei discorsi quotidiani) e per i materiali e gli scritti fattici avere, ma anche per l’amicizia e il calore dimostratici nei nostri due brevi soggiorni a Salinas e nel commentare questo manoscritto. Speriamo che leggendo queste pagine, essi, insieme ad altri salineri, ecuadoriani, o uomini e donne di buona volontà da dovunque provengano, vorranno arricchirlo delle loro osservazioni, aggiunte e critiche. L’inserto fotografico è stato reso possibile dal contributo di diversi amici. Un ringraziamento particolare intanto a Javier Ruiz che, oltre alle informazioni e ai racconti, ci ha anche fornito molte delle immagini dell’inserto. Esse e molte altre si possono ritrovare sul sito www.toursalinerito.com. Sul sito www.audario.it si possono invece vedere le bellissime foto, e molte altre,che ci hanno fornito Rosalba Proto e Dario Audisio, che non solo hanno trasformato un hobby fotografico quasi in una professione con gran successo, ma sono anche stati i nostri compagni di viaggio nella prima visita a Salinas nel 2006. Un grazie di cuore anche a loro, come anche a Gisela Kirst che ci ha inviato la sua bella collezione di foto degli anni settanta; e ancora grazie a Carlos Mendez, Prospero Guaman Galarza, Francesca Noto, e Johanna Chamorro che ci hanno fornito 16 Il Vangelo e la groviera molte delle foto dei protagonisti e della vita salinera con grande cortesia e sollecitudine. Siamo infine particolarmente grati al Padre Antonio Polo, parroco di Salinas, per l’affetto, il calore, la tolleranza con cui ha accolto due non-credenti nella sua comunità, nella sua casa e nella sua cucina/camera da pranzo/stanza di riunione e di preghiera, che, a causa dell’uso del gas per i pasti e dell’affettuosa, intensa presenza umana, è più calda delle altre e vi si svolge tutta l’attività della casa parrocchiale. E lo ringraziamo anche per averci dato fiducia nel riuscire proprio noi ad esprimere in questo scritto la particolare combinazione di culto del “saper fare” e di valori cristiani e comunitari che quel culto impregnano a Salinas. Questa particolare sintesi di produzione economica e di valori etici sembra il carattere saliente dell’esperimento e speriamo di essere riusciti nelle pagine che seguono a darne il senso e il significato al lettore. Milena Montecchio e Maurizio Vaudagna Torino, settembre 2010 17 Vaudagna, Montecchio Sposa in un villaggio. (foto Rosalba Proto-Dario Audisio) Messa funebre nel cimitero del villaggio di La Palma. (foto Francesca Noto) Il Vangelo e la groviera Campesina della montagna con cellulare . (foto Javier Ruiz) Campesina in piazza a Salinas. (foto Javier Ruiz) Bimbo e fotografia . (foto Javier Ruiz) economia dello sviluppo, a tesisti e volontari di vari paesi, che, con i salineri, popolano le strade e le case del paese in una comunità molto inusuale e molto variegata. nova americana Vaudagna, Montecchio Salinas de Guaranda è un comune di circa 10000 abitanti, di cui il 60% indigeni e il 40% meticci, disseminati tra i 600 e i 4200 metri di altitudine nel centro delle Ande ecuadoriane, alle falde del vulcano Chimborazo, il più alto del paese. Il suo capoluogo, appunto Salinas, si trova a 3600 metri e ha mille abitanti: vi si svolge da 40 anni un esperimento ormai consolidato di sviluppo comunitario con forti implicazioni religiose, solidaristiche e umanitarie, con importanti miglioramenti nella vita dei suoi abitanti e notevole successo economico. Il sistema produttivo locale si concentra su quattro attività: agricolo/alimentare, turistica, artigianale ed educativa. Ci sono una trentina di microimprese cooperative e pre-cooperative che al 2007 avevano 290 posti di lavoro in Salinas centro e altri 200 nei trenta villaggi delle comunità decentrate. La notorietà del “caso Salinas”, come esempio riuscito di svilup- Il Vangelo e la groviera Storia dello sviluppo comunitario a Salinas de Guaranda Queste pagine sono una breve storia dell’esperimento Salinas, delle sue premesse nelle popolazioni preispaniche, nell’ordine coloniale delle haciendas, nella reazione allo sfruttamento umano ed economico che le popolazioni locali hanno realizzato attraverso istituzioni cooperative a forte contenuto vicenda. Maurizio Vaudagna è insegnante universitario a Vercelli, Milena Montecchio pubblica impiegata a Torino. Insieme hanno visitato Salinas nel 2006 e nel 2008. Maurizio Vaudagna con la collaborazione di Milena Montecchio I libri nella collana Nova Americana sono pubblicati in versione elettronica sul sito www.otto.to.it ISBN 978-88-95285-23-8 il Vangelo e la groviera cristiano, il recupero di dignità e autostima in popolazioni a lungo umiliate, prefazione di Padre Antonio Polo € 15.00