economia dello sviluppo, a tesisti e volontari di vari paesi, che, con i salineri,
popolano le strade e le case del paese in una comunità molto inusuale e
molto variegata.
nova americana
Vaudagna, Montecchio
Salinas de Guaranda è un comune di circa 10000 abitanti, di cui il 60%
indigeni e il 40% meticci, disseminati tra i 600 e i 4200 metri di altitudine nel
centro delle Ande ecuadoriane, alle falde del vulcano Chimborazo, il più
alto del paese. Il suo capoluogo, appunto Salinas, si trova a 3600 metri e ha
mille abitanti: vi si svolge da 40 anni un esperimento ormai consolidato di
sviluppo comunitario con forti implicazioni religiose, solidaristiche e umanitarie, con importanti miglioramenti nella vita dei suoi abitanti e notevole
successo economico. Il sistema produttivo locale si concentra su quattro
attività: agricolo/alimentare, turistica, artigianale ed educativa. Ci sono una
trentina di microimprese cooperative e pre-cooperative che al 2007 avevano
290 posti di lavoro in Salinas centro e altri 200 nei trenta villaggi delle comunità
decentrate. La notorietà del “caso Salinas”, come esempio riuscito di svilup-
Il Vangelo e la groviera
Storia dello sviluppo comunitario a Salinas de Guaranda
Queste pagine sono una breve storia dell’esperimento Salinas, delle sue
premesse nelle popolazioni preispaniche, nell’ordine coloniale delle haciendas,
nella reazione allo sfruttamento umano ed economico che le popolazioni
locali hanno realizzato attraverso istituzioni cooperative a forte contenuto
vicenda.
Maurizio Vaudagna è insegnante universitario a Vercelli, Milena Montecchio
pubblica impiegata a Torino. Insieme hanno visitato Salinas nel 2006 e nel
2008.
Maurizio Vaudagna
con la collaborazione di Milena Montecchio
I libri nella collana Nova Americana
sono pubblicati in versione
elettronica sul sito www.otto.to.it
ISBN 978-88-95285-23-8
il Vangelo e la groviera
cristiano, il recupero di dignità e autostima in popolazioni a lungo umiliate,
prefazione di Padre Antonio Polo
€ 15.00
Il Vangelo e la groviera
Storia dello sviluppo comunitario a
Salinas de Guaranda
Maurizio Vaudagna con la collaborazione di
Milena Montecchio
Prefazione di Padre Antonio Polo
Il Vangelo e la groviera. Storia dello sviluppo comunitario a
Salinas de Guaranda
Maurizio Vaudagna con la collaborazione di Milena Montecchio
Prefazione di Padre Antonio Polo
Collana Nova Americana
Comitato scientifico:
Marco Bellingeri, Marcello Carmagnani, Maurizio Vaudagna
In copertina: Portando il latte alla cooperativa. (foto Javier Ruiz)
Prima edizione dicembre 2010
©2010, OTTO editore – Torino
[email protected]
http://www.otto.to.it
ISBN 978-88-95285-23-8
È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuato,
compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico, non autorizzato.
Il Vangelo e la groviera
Indice
Prefazione .
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Premessa: “il caso Salinas” .
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Il “caso Salinas”: l’ambiente e la storia
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Paesaggio naturale e umano di Salinas .
La Salinas pre-ispanica. . . . . . .
L’Ecuador spagnolo . . . . . . . .
La Salinas dei Cordovez . . . . . .
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Alle origini della nuova Salinas, 1970-1978.
Gli inizi e i fondatori . . . . . . . . . .
Arrivano i volontari italiani e il nuovo parroco.
Salinas negli anni ‘70 . . . . . . . . . .
Gli inizi dell’economia comunitaria . . . . .
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La crisi della miniera e la maturità
Successi e ostacoli negli anni novanta
I conflitti per la terra e i “cholos” . .
Il caso del “cileno” . . . . . . .
La miniera e la sua crisi . . . . .
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Il formaggio “solidale” e il decollo del “caso Salinas” .
Il lancio del caseificio . . . . . . . . . . . . . . .
Sull’onda del formaggio: le microimprese. . . . . . . .
Nasce la FUNORSAL . . . . . . . . . . . . . . .
Effetti sociali della produzione casearia e delle microimprese
Promuovere il messaggio cristiano . . . . . . . . . .
Gli anni ottanta, anni di decollo . . . . . . . . . . .
Salinas, la politica e la storia dell’Ecuador . . . . . . .
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Vaudagna, Montecchio
La filanda e le nuove produzioni . . . . . . . .
I nuovi quadri e i nuovi protagonisti . . . . . .
La sollevazione indigena: via politica e via produttiva
I villaggi e il loro decollo . . . . . . . . . . .
La situazione sociale a fine anni ‘90 . . . . . . .
La maturità: Salinas e l’Ecuador . . . . . . . .
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Sicurezze, sviluppi e interrogativi nel nuovo secolo
Obiettivi vecchi e nuovi . . . . . . . . . .
La Fundaciòn Familia Salesiana . . . . . . .
Verso nuovi obiettivi: il tema ambientale . . . .
Verso nuovi obiettivi: storia e memoria . . . .
Verso nuovi obiettivi: giovani e media . . . . .
Verso nuovi obiettivi: il turismo . . . . . . .
Il coordinamento e il “Gruppo Salinas” . . . .
Il ritorno dello stato e della politica . . . . . .
La situazione sociale a Salinas e nelle frazioni oggi
Con l’occhio al domani .
Che ne pensano i salineri?
Qualche problema tenace
…e dopo il Padre? . . .
Salinas, modello paese . .
Conclusione . . . . .
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Bibliografia su Salinas .
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Interviste a
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Vaudagna, Montecchio
Premessa: “il caso Salinas”
Salinas de Guaranda è una “parrocchia”, termine sia religioso che
civile, amministrativo e territoriale, di circa 10000 abitanti, di cui il
60% indigeni e il 40% meticci, disseminati tra i 600 e 4200 metri
di altitudine nel centro delle Ande ecuadoriane alle falde del vulcano
Chimborazo, il tetto del paese. Il suo capoluogo, appunto Salinas, si
trova a 3600 metri di altitudine circa, ha più o meno mille abitanti
e vi si svolge da quasi 40 anni “il caso Salinas”. In questa località,
cioè, che potrebbe apparire ed è stata a lungo sperduta, è in corso
un esperimento ormai consolidato di sviluppo comunitario con forti implicazioni religiose, solidaristiche e umanitarie, con importanti
miglioramenti nel livello di vita dei suoi abitanti, e notevole successo
economico, malgrado le discussioni e gli accidenti che ne hanno punteggiato il cammino. Il sistema economico produttivo locale si concentra su quattro attività: agricolo/alimentare, turistica, artigianale ed
educativa. Ci sono una trentina di microimprese cooperative e precooperative che al 2007 avevano 290 posti di lavoro stabili in Salinas
centro e circa 200 posti per i lavoratori nei 30 villaggi delle comunità.
La molteplicità di queste attività produttive, finanziarie, educative,
culturali e religiose a base comunitaria si sintetizza oggi nel marchio
comprensivo della Corporación de Desarrollo Comunitario “Gruppo
Salinas” approvato legalmente il 26 novembre 2006. Il presidente
ecuadoriano Rafael Correa ha visitato Salinas nel luglio 2008 per
celebrare il trentennale dell’attività casearia, un prodotto strategico
dell’attività “salinera”, anche se gli inizi delle attività comunitarie risalgono ai primi anni settanta. La notorietà del “caso Salinas”, come
esempio riuscito di sviluppo comunitario e solidaristico, ha valicato i
confini dell’Ecuador per imporsi agli operatori e agli esperti di economia dello sviluppo, a studiosi, tesisti, e volontari di vari paesi, che, con
i mestizos e gli indigenas locali, popolano strade e case di Salinas in una
comunità molto inusuale, molto variegata e molto solidale.
Queste pagine sono una breve storia dell’esperimento Salinas, delle sue premesse ancora nelle popolazioni preispaniche, nell’ordine
coloniale e postcoloniale delle haciendas, nella reazione allo sfrutta10
Il Vangelo e la groviera
mento umano ed economico che le popolazioni locali hanno realizzato attraverso istituzioni cooperative a forte contenuto cristiano
e comunitario, infine nelle tappe che hanno caratterizzato il “caso
Salinas” fino a oggi. La chiave di lettura storica prescelta non privilegia una prospettiva economica “oggettivistica”, focalizzata cioè su
quali efficienze di mercato hanno permesso a Salinas, pur tra alti e
bassi, di essere un successo economico, diversamente da altre volenterose NGO, presto cadute lungo la via. Certamente anche Salinas
ha seguito la strada della cooperazione che ha il suo fondamento in
un’imprenditorialità associata, che unisce le capacità di mercato con
la democraticità, mutualità, solidarietà, eguaglianza e giustizia economica. Ma, al di là di questo, qui il tentativo è di collegare le logiche
economico-produttive con la mobilitazione, lo slancio solidaristico,
l’afflato cristiano, il recupero di dignità e autostima in popolazioni a
lungo umiliate. Ci si chiede così come è stato possibile che queste due
aree dell’attività umana, economica e valoriale, spesso viste da economisti ufficiali e scienziati sociali “oggettivisti” come destinate a portarsi reciprocamente al fallimento, abbiano potuto invece rafforzarsi a
vicenda, generando il successo che oggi si può constatare su entrambi
i lati della medaglia.
Dopo quasi quarant’anni dal suo inizio il “caso Salinas” ha una
profondità di tempo e esperienza, e una esemplarità che meritano una
trattazione in chiave storica. Questo libretto è stato così concordato
con gli attuali dirigenti ecclesiastici e laici di Salinas ed essi hanno
fornito idee, suggerimenti e supervisioni.
Numerosi altri hanno ormai scritto di Salinas e molte di queste
opere hanno carattere scientifico. L’analista deve in questo caso badare a porsi in una posizione di distanza critica per poter mantenere la propria indipendenza di valutazione e di giudizio. Come ci ha
detto durante il nostro soggiorno una giovane studiosa inglese che
preparava una tesi di dottorato su Salinas, lei si sentiva responsabile
del suo lavoro rispetto al complesso dei salineri, partecipino o no,
condividano o no, l’esperimento di sviluppo comunitario. Il caso di
questo lavoro è differente: esso non si pone al di fuori ma al di dentro
11
Vaudagna, Montecchio
dell’esperimento Salinas come è oggi, non si propone una revisione
critica basata su fonti complete, ma una divulgazione (speriamo) intelligente basata su fonti sufficienti. Poiché gli autori giudicano positivamente il “caso Salinas” e il riscatto che esso ha generato nella
popolazione della parrocchia, senza tuttavia occultarne i problemi
passati e futuri, questo tono di approvazione filtrerà certamente anche
da queste pagine. Questa considerazione vale particolarmente per la
trattazione dell’aspetto religioso del “caso Salinas”: i suoi fondatori e
dirigenti sono nella maggior parte dei casi persone che, anche quando
non sono sacerdoti come Padre Antonio Polo, sono frequentemente
coadiutori religiosi, spesso salesiani, persone profondamente credenti
che si sono impegnate a Salinas per motivi religiosamente radicati e
che ritengono che il fattore religioso sia ragione e obiettivo cardine
dell’intero esperimento. Gli scriventi, pur non essendo credenti né
praticanti, hanno ritenuto dovere fondamentale della propria posizione di narratori “dall’interno”, il cercare di esprimere, per quanto
ne sono capaci, anche i suoi significati religiosi, che tanta importanza
rivestono per i fondatori, i dirigenti e gli appartenenti all’esperimento
Salinas.
Le fonti su cui gli autori si sono basati, oltre all’esperienza personale
e al mucchio di racconti che si sono accumulati in due soggiorni (brevi) di volontariato,sono le collezioni giornalistiche, librarie e documentali conservate presso il CRA (Centro di Relazioni Accademiche)
del Gruppo Salinas e una serie di interviste di rappresentanti importanti del “caso Salinas” raccolte nell’estate del 2008. Una cautela circa
fonti e bibliografia: questa narrazione non ha natura di storia “scientifica”, ma di divulgazione se non “colta” almeno, speriamo, “pensosa” dell’esperimento salinero. Questo significa che gli scriventi non
si sono preoccupati di una ricognizione sistematica e completa della
amplissima bibliografia sui temi del sottosviluppo latino americano,
della cultura andina, delle problematiche agricole, né hanno visto tutti quanti gli scritti sul “caso Salinas” stesso. Ci siamo limitati a quelle
fonti e testi che potevano apparirci sufficienti a una narrazione verosimile. Anche per questo abbiamo deciso di non dare vita a un sistema
di note a piè di pagina che avrebbe dato al testo una pretesa scientifica.
12
Il Vangelo e la groviera
Ci siamo limitati a una bibliografia finale e siamo grati agli autori dei
testi e agli intervistati che ci hanno permesso di ricostruire questa
storia. Abbiamo avuto come fonte di ispirazione e di dialogo il libro
scritto da Antonio Polo su Salinas, “La porta aperta”, pubblicato nel
2003, sia quando ne abbiamo seguito le interpretazioni, sia quando
ce ne siamo allontanati. Con tutte le modifiche del caso, questo testo
si vuole porre in continuità con quello, ripercorrendone l’itinerario e
aggiornando le riflessioni anche agli ultimi anni.
La narrazione, dopo il primo capitolo che presenta l’ambiente e la
storia di Salinas prima dell’avvio delle cooperative e delle microimprese, procede poi in linea di massima quasi per decenni, una soluzione
apparentemente banale ma che sembra corrispondere a passi fondamentali della vicenda: gli anni 1970-1978, dall’arrivo dei volontari
italiani e di Padre Polo fino al lancio dell’attività casearia impersonata
da José Dubach: sono un decennio (o quasi) di tentativi di cooperative, talvolta anche fallite, ma di preparazione spirituale, di primi
miglioramenti della vita, di costruzione di credibilità dell’idea produttiva comunitaria, di mobilitazione di energie locali, soprattutto
di fissazione dell’incontro tra imprenditorialità produttiva e comunitarismo cristiano che ne è sempre il tratto caratteristico. Un secondo decennio, 1978-1988, dal lancio dell’attività casearia all’apertura
della filanda, di decollo dell’esperimento, con il successo nazionale del
formaggio,l’inizio di nuove attività, l’affermazione di una leadership
autorevole, la capacità di rapportarsi con successo agli enti di cooperazione di molti paesi, il riconoscimento nazionale dell’importanza del
caso salinero. Il decennio 1988-1998 che potremmo chiamare della
maturità: il “caso Salinas” è cresciuto, ha prodotto spirito di solidarietà, miglioramento della vita, prodotti di successo. Questo attira ambizioni e pone problemi di visione futura: nuove, importanti attività si
aprono tra le microimprese e una nuova leadership, più giovane, scolarizzata e dinamica dei dirigenti storici salineri di prima generazione,
prende le redini dell’esperimento. Insieme a loro sta Padre Antonio,
la cui personalità religiosa, spirituale, umana e imprenditoriale è il filo
rosso che tiene insieme tutta la periodizzazione e “garantisce” l’incontro tra produzione e solidarietà cristiana caratteristico di Salinas. Ma
13
Vaudagna, Montecchio
questo ulteriore sviluppo avviene in mezzo anche a crisi, a momenti
difficili, a ambizioni competitive che hanno forse il merito di permettere per contrasto di chiarire bene qual è l’identità dell’esperimento,
le strade scelte e quelle scartate, la via da seguire e i paletti che lo delimitano. Partendo da questo processo di chiarificazione e di successo
in un contesto difficile, il caso sta diventando “il modello Salinas”,
una formula con cui confrontarsi, su cui riflettere, qualche volta da
imitare, che si afferma nell’Ecuador e nei manuali di cooperazione
internazionale, e fornisce una possibile risposta alle vocazioni neoliberiste anche in America Latina.
Infine dal 1998 fino ai giorni nostri, un periodo che, sulla base del
successo già conseguito, indirizza attività vecchie e nuove verso temi
che erano stati lasciati un po’ da parte di fronte all’urgenza di una produzione di reddito, seppur in chiave solidaristica, per uscire dall’assedio della miseria nera. Salinas dà segni di deciso progresso e moderato
benessere: la mortalità infantile è drasticamente declinata, la scolarità
è cresciuta, la gente si è fatta la casa e talvolta si è comprata la stufa,
l’emigrazione povera verso le città è stata molto limitata e semmai
Salinas è diventata il paese dove viene gente di fuori a cercare lavoro.
Si può allora fare maggiore attenzione a temi ambientali, di qualità
non solo economica della vita, di memoria e tradizione della comunità, di problemi della donna e dei giovani, arricchendo la gamma
di valori a cui il “caso Salinas” si ispira. Si raddoppiano i tentativi di
colmare gli squilibri tra Salinas e quei villaggi che ancora sono rimasti
chiusi e impermeabili al messaggio dello sviluppo comunitario, il che
vuol dire affrontare con maggiore determinazione lo stacco ancora
esistente tra meticci e indigeni. Contemporaneamente si riflette su
come impedire che le legittime aspirazioni al benessere e al consumo,
seppur sempre nei moderati termini salineri, diventino consumismo,
individualismo competitivo, egoismo sociale, secolarismo materialista. Si ragiona sulle potenzialità e i rischi di un arrivo dello stato e
della politica, che, in precedenza largamente assenti e non di rado
ostili, ora da una parte promettono nuova attenzione, risorse e riconoscimenti, dall’altro ritengono di rivedere con regole dall’alto le basi
giuridiche, politiche e relazionali del “modello Salinas”, e riducono la
14
Il Vangelo e la groviera
sua ampia autonomia,anche se spesso piena di rischi. Ne può derivare
anche un complicato processo di ridefinizione dei confini tra potere
civile e Chiesa Cattolica, che è stata così importante nel decollo di
Salinas come prevalente autorità religiosa,spirituale e sociale in loco, e
come principale canale di collegamento con la dimensione nazionale
e internazionale. Per questo nel 1998 si fonda la Familia Salesiana,
l’avvenimento che apre il nostro paragrafo sull’oggi (poi legalizzata
come Fundación Familia Salesiana nel 2004) che intende non separare
ma distinguere la funzione pastorale e religiosa da quella economico
– produttiva, scaricare il parroco di compiti gestionali diretti e lasciar
crescere in autonomia le organizzazioni e i leader della Salinas di domani. Certo nel primo decennio del nuovo secolo Salinas si trova ad
affrontare il bisogno di una propria ridefinizione nella continuità, nel
momento in cui i successi conseguiti hanno attenuato “l’assedio della
miseria” e il “caso” si trova ad operare di fronte ad aspettative, richieste, proposte e persone diverse da quelle delle origini.
Certo non tutte le cose umane seguono la stessa scansione di tempo: può quindi capitare che quella della fede sia diversa da quella della
produzione, quella delle migliori condizioni di vita diversa da quella
del cambiamento istituzionale, quella del locale diversa da quella degli avvenimenti nazionali, continentali e internazionali. Con la precedente suddivisione in cinque capitoli, più un sesto a mo’ di conclusione che discute speranze e timori attuali e futuri, abbiamo cercato di
tracciare una interpretazione nel tempo, come è nel nostro mestiere di
storici, del “caso Salinas”. Nel far questo ci siamo posti nella posizione
non di analisti distanti e neutrali, ma di volontari salineri al computer
(che avrebbero voluto esserlo molto di più di quanto gli sia stato possibile): malgrado questo, siamo sicuramente stati arbitrari, abbiamo
dovuto selezionare, accentuare o marginalizzare questo o quell’evento,
questa o quella persona, questo o quell’obiettivo. Ce ne scusiamo,
sapendo tuttavia che questo, della parzialità e della selezione tra le
infinite cose raccontabili, è il destino e la gioia creativa del narratore,
come ci scusiamo di errori e informazioni errate o incerte che certo ci
sono sia nel testo che nelle traduzioni delle citazioni in spagnolo che
15
Vaudagna, Montecchio
sono degli autori. Pensiamo che Salinas abbia meritoriamente, con
il suo successo in mezzo a tanti ostacoli, superato la fase dell’uscita
dall’emergenza della miseria, benché questo compito non sia affatto
compiuto; che quindi sia oggi impegnata, con l’avvento del nuovo
secolo, nel compito fondamentale di ripensare con coraggio e sforzo
visionario in uno spazio sociale, valoriale, religioso, pubblico e territoriale più ampio il connubio tra successo economico e comunitarismo
cristiano che è stato il suo marchio d’origine e di originalità; troviamo
che ciò sia un compito affascinante sul cui successo condividiamo il
pensoso ottimismo dei nostri intervistati.
Siamo perciò grati a Carmen e Marcelo Allauca, Enrique Cachimuel,
Pedro Antón Cantero Martín, Daniela Costanza, Luis Gonzàlez, Prospero
Guaman Galarza, Lorenza Liberatore, Carlos Mendez, Annabel Pinker,
Marco Polo, William Ramirez López, Lauris McKee, Ana Lucia Oleas, José
Tonello, Fabìan Vargas, non solo per le preziose riflessioni e informazioni rilasciateci nelle interviste (e nei discorsi quotidiani) e per i materiali e gli scritti fattici avere, ma anche per l’amicizia e il calore dimostratici nei nostri due
brevi soggiorni a Salinas e nel commentare questo manoscritto. Speriamo
che leggendo queste pagine, essi, insieme ad altri salineri, ecuadoriani, o uomini e donne di buona volontà da dovunque provengano, vorranno arricchirlo delle loro osservazioni, aggiunte e critiche.
L’inserto fotografico è stato reso possibile dal contributo di diversi amici. Un ringraziamento particolare intanto a Javier Ruiz che,
oltre alle informazioni e ai racconti, ci ha anche fornito molte delle immagini dell’inserto. Esse e molte altre si possono ritrovare sul
sito www.toursalinerito.com. Sul sito www.audario.it si possono
invece vedere le bellissime foto, e molte altre,che ci hanno fornito
Rosalba Proto e Dario Audisio, che non solo hanno trasformato un
hobby fotografico quasi in una professione con gran successo, ma
sono anche stati i nostri compagni di viaggio nella prima visita a
Salinas nel 2006. Un grazie di cuore anche a loro, come anche a
Gisela Kirst che ci ha inviato la sua bella collezione di foto degli
anni settanta; e ancora grazie a Carlos Mendez, Prospero Guaman
Galarza, Francesca Noto, e Johanna Chamorro che ci hanno fornito
16
Il Vangelo e la groviera
molte delle foto dei protagonisti e della vita salinera con grande cortesia e sollecitudine.
Siamo infine particolarmente grati al Padre Antonio Polo, parroco
di Salinas, per l’affetto, il calore, la tolleranza con cui ha accolto due
non-credenti nella sua comunità, nella sua casa e nella sua cucina/camera da pranzo/stanza di riunione e di preghiera, che, a causa dell’uso
del gas per i pasti e dell’affettuosa, intensa presenza umana, è più calda delle altre e vi si svolge tutta l’attività della casa parrocchiale. E lo
ringraziamo anche per averci dato fiducia nel riuscire proprio noi ad
esprimere in questo scritto la particolare combinazione di culto del
“saper fare” e di valori cristiani e comunitari che quel culto impregnano a Salinas. Questa particolare sintesi di produzione economica e di
valori etici sembra il carattere saliente dell’esperimento e speriamo di
essere riusciti nelle pagine che seguono a darne il senso e il significato
al lettore.
Milena Montecchio e Maurizio Vaudagna
Torino, settembre 2010
17
Vaudagna, Montecchio
Sposa in un villaggio. (foto Rosalba Proto-Dario Audisio)
Messa funebre nel cimitero del villaggio di La Palma. (foto Francesca Noto)
Il Vangelo e la groviera
Campesina della
montagna con
cellulare .
(foto Javier Ruiz)
Campesina in piazza
a Salinas.
(foto Javier Ruiz)
Bimbo e fotografia .
(foto Javier Ruiz)
economia dello sviluppo, a tesisti e volontari di vari paesi, che, con i salineri,
popolano le strade e le case del paese in una comunità molto inusuale e
molto variegata.
nova americana
Vaudagna, Montecchio
Salinas de Guaranda è un comune di circa 10000 abitanti, di cui il 60%
indigeni e il 40% meticci, disseminati tra i 600 e i 4200 metri di altitudine nel
centro delle Ande ecuadoriane, alle falde del vulcano Chimborazo, il più
alto del paese. Il suo capoluogo, appunto Salinas, si trova a 3600 metri e ha
mille abitanti: vi si svolge da 40 anni un esperimento ormai consolidato di
sviluppo comunitario con forti implicazioni religiose, solidaristiche e umanitarie, con importanti miglioramenti nella vita dei suoi abitanti e notevole
successo economico. Il sistema produttivo locale si concentra su quattro
attività: agricolo/alimentare, turistica, artigianale ed educativa. Ci sono una
trentina di microimprese cooperative e pre-cooperative che al 2007 avevano
290 posti di lavoro in Salinas centro e altri 200 nei trenta villaggi delle comunità
decentrate. La notorietà del “caso Salinas”, come esempio riuscito di svilup-
Il Vangelo e la groviera
Storia dello sviluppo comunitario a Salinas de Guaranda
Queste pagine sono una breve storia dell’esperimento Salinas, delle sue
premesse nelle popolazioni preispaniche, nell’ordine coloniale delle haciendas,
nella reazione allo sfruttamento umano ed economico che le popolazioni
locali hanno realizzato attraverso istituzioni cooperative a forte contenuto
vicenda.
Maurizio Vaudagna è insegnante universitario a Vercelli, Milena Montecchio
pubblica impiegata a Torino. Insieme hanno visitato Salinas nel 2006 e nel
2008.
Maurizio Vaudagna
con la collaborazione di Milena Montecchio
I libri nella collana Nova Americana
sono pubblicati in versione
elettronica sul sito www.otto.to.it
ISBN 978-88-95285-23-8
il Vangelo e la groviera
cristiano, il recupero di dignità e autostima in popolazioni a lungo umiliate,
prefazione di Padre Antonio Polo
€ 15.00
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