Anno XLII - n. 1 - gennaio-febbraio 2012
ISSN.: 0391-6154
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CAMBIA IL MONDO DELL’INFORMAZIONE
CON I NUOVI GIORNALI ON-LINE
Internet sta affermandosi
rapidamente fra i giovani
come strumento privilegiato
dell’informazione, ieri riservata ai giornali di carta. Già
assorbe il 20% della pubblicità sottratta agli altri mezzi
di comunicazione sociale; il
50% dei giovani non tocca
la carta stampata. Secondo
alcune stime internet nel
prossimo anno diventerà il
secondo mezzo di informazione dopo la televisione,
superando la stampa. Gli
utenti di internet sono già
26,2 milioni, anche se in
Italia si è in ritardo nell’investire in questo strumento:
in media 38 euro per ogni
utente attivo, contro i 46
euro della Francia, i 76 della
Germania e i 119 del Regno
Unito.
Possibilità di interagire
L’immediatezza delle notizie, la possibilità di interagire,
il coinvolgimento degli utenti
come informatori, lo spazio
mondiale da occupare, sono
qualità peculiari di queste
nuove forme comunicative.
Basta pensare al terremoto
dell’Abruzzo dove dopo un
minuto dalla scossa già otto
persone avevano dato notizia
su Twitter e molti blog si sono
attivati per trasmettere emozioni, sensazioni, paure. Non
dimentichiamo il ruolo svolto
già nel 1992 a Sarajevo da
un vecchio computer, donato
alla Facoltà di elettronica da
una Università olandese, il
quale ha consentito ai giovani studenti di mettersi in
contatto con la Casa Bianca
denunciando il loro dramma
di città assediata.
Claudio Gina si chiede se
questo nuovo veicolo mi-
L’attuale uso massiccio di blogger indica
la ricerca di giornali
migliori, divenuti in
alcuni casi sistemi per
trasmettere notizie più
o meno manipolate.
gliorerà o no l’informazione
o in che misura la cambierà
radicalmente. I contenuti digitali in rete, egli sottolinea,
sono “liquidi”, cioè assumono la forma del contenitore
che li riceve e si plasmano
a seconda dei bisogni e
dei desideri dell’utente. I
cittadini chiedono di essere
informati, ma il rischio è di
cadere nell’“effetto Babele”,
cioè nella impossibilità di
distinguere nel frastuono di
voci che reclamano attenzione, quelle più professionali,
affidabili, autorevoli. Luca
De Biase aggiunge come
TRAMONTO DELLA
CARTA STAMPATA?
oggi esistano centinaia di
milioni di blogger, che
coprono ogni argomento e
costituiscono “un’enorme,
insensata, rumorosa, informatissima, problematica,
affascinante, alternativa al
sistema editoriale tradizionale”. Il problema allora
che si pone è quello delle
modalità di utilizzo. Forse
l’attuale uso massiccio
indica la ricerca di giornali
migliori, divenuti in alcuni
casi sistemi per trasmettere
notizie più o meno manipolate. Se è positivo che tutti
diventino in qualche modo
giornalisti, non per questo
viene meno il giornalismo
professionale, che si mette
a servizio della società, che
ricerca il senso delle notizie
e mette un po’ di ordine negli avvenimenti attraverso
una gerarchizzazione. Gli
editori perciò possono trovare spazio nel continuare a
“costruire senso” attraverso
contenitori tradizionali (l’edizione di carta) e contenitori
nuovi (i siti web e mobili),
ricontestualizzando in modo
diverso e dinamico gli elementi informativi. Prendere
atto del nuovo fenomeno
è quindi essenziale per
ripensare l’informazione
rispondendo alla prepotente
esigenza di partecipazione.
Sfida alla carta stampata
In uno studio interessante
Giulio Anselmi si chiede quali
nuovi stimoli derivino al giornalismo tradizionale dall’informazione via internet.
Il noto giornalista osserva anzitutto la maggiore
credibilità, autorevolezza e
approfondimento della carta
stampata rispetto alla rete.
La rapidità e la sintesi sono i
punti forza del web e dei web
journal. Non si può contrabbandare però per sintesi, egli
afferma, l’approssimazione e
la mancanza di elementi informativi fondamentali. Non
è nel rincorrere la velocità di
internet il compito della carta
stampata ma nella riflessione
sui fatti.
In secondo luogo si attribuisce autorevolezza maggiore
alla carta stampata anche se
Pubblico presente in sala
ciò non va confuso con un
rapporto più o meno organico
con l’autorità o con poteri
forti. La rete al riguardo ha
il merito di smascherare l’uso improprio dei giornali al
servizio dei potentati.
Altro tema, in terzo luogo,
è l’obiettività. Indubbiamente
quando si scrive si offre un
documento verificabile al
lettore. Sappiamo però quanto
sia difficile l’obiettività, per
Secondo il giornalista Giulio Anselmi i giornali cartacei
stanno dalla parte
del potere, internet
sta dalla parte dell’opinione pubblica.
cui i più attenti giornalisti
preferiscono parlare di “ricerca” al riguardo, secondo
l’affermazione di Carl Bernstein del «Washington Post»
circa il caso Watergate: “è
necessario raggiungere la migliore versione possibile della
realtà”. Non è il migliore giornalismo quello affermatosi
recentemente schierato nella
battaglia politica, incurante
della ricostruzione obiettiva
dell’accaduto.
Un quarto problema è
la ricerca di democrazia
sostanziale dinamica che
il mondo del web sembra
soddisfare meglio: “Il web
viene percepito, soprattutto
dai giovani, come contrario
alle forze della conservazione e, se non rivoluzionario,
almeno innovativo. Semplificando all’estremo: i giornali
cartacei stanno dalla parte
del potere, internet sta dalla
parte dell’opinione pubblica” (G. Anselmi). La nuova
situazione è indubbiamente
stimolo a una revisione delle
gerarchie castali dei giornali,
dell’esercizio del potere, della
manipolazione del lettore.
Influenza reciproca
Possiamo concludere ritenendo assai utile la nuova
situazione creata da internet,
motivo di una revisione di
schemi cristallizzati nell’informazione, senza ignorare i
limiti dell’informazione web
emotiva, contraddittoria,
incapace di creare partecipazione sociale. All’apparire nella storia di nuovi
strumenti di comunicazione
si sono avute nuove forme
di civiltà. Pensiamo a come
è cambiata la vita con il
passaggio dai primi graffiti,
agli ideogrammi, ai grafemi,
alla stampa, alla televisione
ed ora a internet.
Da tutto ciò emerge il ruolo
fondamentale del giornalista,
che è il professionista dell’informazione, al quale spetta il
compito non solo di raccontare ma anche di ricercare il
senso dei fatti, aprendo le
notizie all’interesse sociale. Contemporaneamente
non si può prescindere da
una formazione degli utenti
all’uso intelligente e proficuo
dell’informazione presentata
dai vari strumenti e a una loro
coscienza critica base della
libertà.
GIUSEPPE DAL FERRO
direttore Istituto “Rezzara”
Pag. 2
REZZARA NOTIZIE
LEGGERE CRITICAMENTE IL GIORNALE
EVOLUZIONE NEL TEMPO DELLE TECNICHE
Dal punto di vista della
lettura dei giornali, l’Italia a
livello europeo è agli ultimi
posti: parliamo, insomma, di
qualcosa che non conosciamo. Recentemente sono stato
invitato in una terza classe
del liceo classico di un paese
della provincia di Vicenza
e quando ho chiesto a chi
avesse acquistato almeno un
quotidiano di alzare la mano,
nessuno lo ha fatto; allora
ho domandato chi andando
a casa trova un quotidiano,
su 28 ragazzi hanno alzato
la mano solo tre. Il mio
ragionamento, allora, non
riguarda il contenitore ma è
la capacità e la volontà di accedere al contenuto offerto:
se i genitori di soli tre ragazzi
acquistano un quotidiano,
ciò vuol dire che una piccola
parte svolge un’azione educativa. Quando parliamo di
giornali e di informazione, si
deve sapere che attualmente
il loro numero è aumentato di
circa il 10%. Soltanto negli
ultimi due anni in India il
numero di quotidiani cartacei
è cresciuto fino al 35% ed in
questo Paese si stampano 110
milioni di giornali al giorno,
mentre in Italia se ne stampano 5 milioni 300 mila ed è lo
stesso numero di quotidiani
che veniva pubblicato nel
1914 prima dell’inizio della
prima guerra mondiale.
Dai giornalisti non si può
pretendere l’obiettività assoluta perché non appartiene
alle normali categorie, non
esiste, si può invece pretendere l’onestà incondizionata
da parte del giornale e ciò può
essere verificato tramite una
frequentazione quotidiana,
ovvero acquistando un giornale ogni giorno, leggendolo,
conoscendo le varie firme e
cambiando spesso il quotidiano in modo da poter fare
un confronto.
I giornali, per il momento,
sono cartacei ma lo saranno
ancora per pochi anni perché
non ci sono soldi per fare
le edizioni tradizionali. I
giornali on-line sono pochi
ed i quotidiani più letti sono
«Repubblica», «Corriere
della Sera», «La Stampa»,
ovvero siti collegati ai principali quotidiani; in Germania,
invece ci sono siti on-line di
giornali che vivono solamente in rete e non hanno nessuna
I testi riprendono i
contenuti enmersi
nei lavori della conferenza dell’informazione attuata a
Bassano del Grappa
e patrocinata da “Il
Giornale di Vicenza”.
forma cartacea alle spalle.
In questo momento c’è una
crisi in atto, di conseguenza
vi è meno pubblicità, la gente
compra meno giornali, però
vuole essere informata, ma
gratuitamente.
Un giornale on-line tuttavia costa e ci si deve
chiedere, come lettori, chi
fornisce quelle notizie?
Esistono però uomini liberi
che fanno i giornalisti e
ritengo che sia necessario
coltivare anche nei giovani
questa sensibilità critica,
che non è mai discosta da
una sensibilità etica e morale. La televisione, essendo
passiva, ci ha abituati ad
essere inoperosi, dobbiamo
recuperare la piena vertenza
e la deliberata volontà, due
cose che in Italia mancano
più di qualsiasi altra cosa.
Non si può mai prescindere
dallo spirito critico: uno studio pubblicato dal «Corriere
della Sera» evidenziava che
stiamo perdendo l’uso della
lingua (numero esiguo di
vocaboli, incapacità di scrivere, soprattutto da parte dei
ragazzi). Il libro del teologo
francese George Bernanos Lo
spirito europeo e il mondo
delle macchine, da ragazzo
mi ha molto colpito perché
l’autore, agli inizi del Novecento, descriveva la società
che doveva venire. G. Bernanos dice che l’uomo sta
perdendo l’uso delle gambe e
delle braccia perché si lascia
guidare totalmente dalle macchine e rischia di diventare un
automa. L’umanità, sotto vari
aspetti, si sta atrofizzando, ad
esempio grazie ai comandi
vocali non è più necessario
usare le mani; i nostri figli,
dal momento che non leggono più, non sono in grado di
scrivere.
La televisione ha cambiato
il modo di fare i giornali ed
infatti, fino alla metà degli
anni Novanta, si è tentato di
fare il verso alla televisione.
La carta stampata ha allora
fatto titoloni strillati, con
caratteri cubitali e forzando le
situazioni in quanto il mezzo
televisivo vive di emotività.
Ora si è capito che quella non
è la strada giusta e si è fatto un
restyling totale dei giornali.
Nel 2007 ho vissuto per un
anno a Barcellona, città dove
è presente il più grosso centro
di grafica giornalistica mondiale. In questo studio grafico,
che in Italia ha fatto il «Corriere della Sera», «La Stampa»,
«La Gazzetta dello Sport», e
dove lavoranogiornali inglesi
e sud-americani, abbiamo
ammodernato «Il Giornale
di Vicenza» a livello grafico.
Durante questa esperienza mi
sono reso conto cosa significa
fare un giornale diverso, in
quanto ora i quotidiani sono
più garbati, meno strillati, più
contenuti nella forma.
CLAUDIO TESSAROLLO
giornalista de «Il Giornale di Vicenza»
LA STAMPA RIDIMENSIONATA
CONSERVA IL SUO PRESTIGIO
Una recente indagine fatta
in Inghilterra, diceva che
il 64% degli intervistati ha
più fiducia nella televisione,
mentre nella carta stampata
credeva solo il 38%. L’indagine a cui ho fatto riferimento è stata realizzata subito
dopo l’inchiesta che aveva
messo Murdock in difficoltà
perché News of the World
aveva indagato la famiglia
reale ed aveva cercato di
approfittare di una serie di
inchieste. Vorrei invitare a
cercare su internet il catalogo
di “Umoristi a Marostica”,
una rassegna che da più di
quarant’anni fa convogliare
in questa cittadina vicentina
umoristi provenienti da tutto
il mondo, i quali presentano
lavori in base ad un tema
unico (nel 2011 internet).
Il catalogo della mostra è
disponibile sia in formato
cartaceo sia in internet. La
copertina di questo catalogo
è un filo spinato con il www
ed i chiodi, la seconda di copertina è una gabbia dentro la
quale c’è l’uomo. Gli umoristi
fanno ridere, ma fanno anche
riflettere e toccano i problemi
in profondità. Secondo loro,
quindi, internet ha il potere
di farci credere di essere la
possibilità più democratica
dell’informazione, di essere la
libertà più assoluta, in realtà
è una gabbia dentro la quale
bisogna sapersi muovere.
Oggi ci informiamo in svariati
modi e le notizie e le informazioni quotidiane ci arrivano a
valanga attraverso gli attuali
media, di facilissima comunicazione, ma ancora labili
perché freschi di conoscenza e
di applicazione; ci sono poi le
tecnologie più stabili, ovvero
la radio e la televisione, che si
sono consolidate nel tempo;
infine vi sono le cellule perenni, ossia i giornali ed i libri.
Ho una visione ottimistica
nella tenuta della stampa
cartacea perché al di là del
profumo della carta, del fatto
che ancora il 50% delle persone legge i giornali e cerca
l’informazione attraverso
questi media, l’informazione
giornalistica ha una credibilità
complessiva, un’offerta di
opportunità e di libertà. La
carta stampata ci offre ancora
la tranquillità della lettura e
ci pone, quasi sempre, anche
opinioni diverse, pure quando
si vanno a leggere i giornali
Le notizie ci arrivano
a valanga attraverso gli attuali media,
freschi di conoscenza e di applicazione.
di partito o quelli che sono
più vicini alle formazioni
ideologiche. I giornali danno
un’informazione guidata,
condotta e quelli più liberi di
una avvenimento ne offrono
il fronte ed il retro e lasciano
ai lettori la capacità di scelta,
mentre nell’informazione
unidirezionale non è altrettanto facile trovare questa
autenticità e libertà. Nel film
del 1952 “L’ultima minaccia”,
Humphrey Bogart diceva:
“È la stampa, bellezza! La
stampa! E tu non puoi farci
niente! Niente!”. È la stampa,
bellezza! La mia avventura nel
giornalismo è anche un libro
del 2008 di Giorgio Bocca. È
la stampa della carta stampata, come adesso anche della
radio e della televisione, che
ha delle persone responsabili
Tavolo dei relatori
dietro la scrivania, o dietro il
microfono, o al di là del video,
che dipendono ancora da un
direttore responsabile, che si
assumono direttamente delle
responsabilità. Non è così
ancora nell’on-line, con l’eccezione dei giornali che sono
la riproduzione dei quotidiani
cartacei o quelli che sono una
riproposta delle informazioni
televisive dove c’è un criterio
di responsabilità e c’è anche
chi deve rispondere personalmente.
Negli impegni del nuovo
Consiglio dei Ministri, c’è
la liberalizzazione delle professioni ed è messa in discussione anche la professione
del giornalista, viene rivista
l’organizzazione dell’ordine
e sono aboliti, ad esempio, i
pubblicisti e tutti quelli che
fanno giornalismo a livello
professionale devono diventare giornalisti a tutto campo.
Coloro che oggi inizieranno
la professione dovranno avere
una formazione universitaria,
fare un praticantato di diciotto mesi, ma questo vale per
ogni professione, ed infine,
ed è ciò che mi preoccupa
maggiormente, c’è il tentativo di mettere in discussione
l’istituto di previdenza per
entrare nel calderone di
quella generale. C’è un nuo-
vo attacco all’informazione,
così come vi è una nuova
aggressione quando si parla
di vietare la pubblicazione
delle intercettazioni perché
la prevenzione, o la respon-
L’informazione giornalistica ha una credibilità complessiva,
un’offerta di opportunità e di libertà.
sabilizzazione, costano di
più rispetto l’imposizione di
vincoli gratuiti. Credo molto
nel ruolo dell’informazione
perché se viviamo in un
Paese libero ed abbastanza
democratico, lo dobbiamo
sicuramente alla possibilità di
far circolare le informazioni e
le notizie. I nuovi mezzi di comunicazione della primavera
araba, dagli sms a Twitter,
sistemi di comunicazione
rapidi, sono di supporto alla
conoscenza reale che può venire solo da una informazione
completa fatta da persone
responsabili che debbano
anche rispondere di fronte ad
un ordinamento istituzionale
che li vuole preparati, seri,
affidabili, certificati.
GIANDOMENICO CORTESE
giornalista
REZZARA NOTIZIE
Pag. 3
PROBLEMI PEDAGOGICI DI INTERNET
ADULTI SOCIALIZZATI DAI GIOVANI
Del rapporto tra adulti ed adolescenti rimane il senso di responsabilità e di cura del sé espanso e la maturazione
di un senso critico: in una situazione di overdose informativo, infatti, l’unica cosa che gli adulti possono fare nei
confronti dei giovani è allenarli continuamente al senso critico, ma è un compito difficile ed oggi essere educatori
delle nuove generazioni è un’impresa colossale perché l’impegno alla criticità deve essere costante e quotidiano.
Sono una sociologica e da
più di dieci anni mi occupo
dell’uso di internet da parte
dei giovani, soprattutto degli
adolescenti. Abbiamo fatto
una serie di ricerche in ambito sia locale sia regionale
e l’ultima pubblicazione,
del 2010, è una raccolta di
riflessioni su questi dieci anni
di ricerca. Ciò che abbiamo
fatto in questi anni di ricerca
sugli adolescenti (televisione,
cellulare, internet…), ci ha
portato a fare una serie di
riflessioni sui significati e sul
senso che hanno questi mezzi
per i ragazzi a prescindere da
un certo clima di opinione
che si stava costituendo intorno al rapporto tra giovani
e nuove tecnologie. Quando
parliamo di nuove forme di
comunicazione e di giovani,
stiamo trattando anche il rapporto con gli adulti. Socrate
scriveva: “La nuova gioventù
vive nell’abbondanza e nel
lusso. Maleducata, disprezza
ogni autorità e non ha nessun
rispetto della vecchiaia. I
nostri figli sono veri egoisti,
che spesso si ribellano ai loro
genitori”. Gli adulti, ad un
certo punto, non riconoscono più quelli che fino ad un
determinato giorno sono stati
dei bambini adorabili perché
si sono improvvisamente
trasformati in qualcosa di diverso, impossibile da riconoscere: a questo punto scatta il
conflitto generazionale, che in
se stesso va bene. Attualmente nella relazione fra giovani
ed adulti il problema è costituito proprio dalla mancanza
di conflitto generazionale,
il quale serve ai ragazzi per
crescere, in quanto se non c’è
opposizione, manca un punto
di confronto con cui si capisce
chi sono io e chi è l’altro.
La retorica del nuovo
La retorica del nuovo è
una tematica che va di pari
passo con l’innovazione
tecnologica: ogni qualvolta
l’innovazione tecnologica
tocca una parte importante e
centrale della vita come la comunicazione, scatta una serie
di meccanismi, di dinamiche,
sociali, culturali ed interpretativi che spesso portano ad
un’ambiguità delle posizioni,
ovvero dalla contrapposizione tra l’assoluto entusiasmo al
panico più totale. Internet ha
ripercorso queste dinamiche
perché da un lato ai suoi esordi
era considerato la panacea
di tutti i mali della società
post-industriale (lavoreremo
tutti e da casa, sarà la democrazia, l’espressione della
libertà), mentre dall’altro ci
si è convinti della scomparsa
dei libri, della morte della
comunicazione e dell’espressione emotiva. Entrambi i poli
della questione sono sempre
esistiti, tanto che nel 1500
con l’avvento della stampa vi
sono state più o meno le stesse
posizioni ed uno dei grossi
allarmi suscitati dal nuovo
mezzo fu il problema dell’attendibilità delle informazione
in quanto, verso la metà del
Cinquecento, in Europa c’erano quindici milioni di libri che
circolavano e non si sapeva
cosa era vero. Agli inizi del
Novecento, il cinema, che
ebbe un successo strepitoso,
immediato, portò con sé una
serie di allarmi e di paure ed
intorno agli anni Dieci del
Novecento per le donne era
considerato pericoloso andarci perché le immagini in movimento le faceva diventare
isteriche. Ora questa cosa ci
fa sorridere, ma all’epoca era
considerato un vero e proprio
problema, anche se effettivamente vi era realmente un
rischio sostanziale in quanto
le pellicole prendevano fuoco
e gli edifici erano facilmente
a rischio incendio. Insomma,
sul pericolo oggettivo si era
costruito un pericolo simbolico che attingeva anche dalla
fama che avevano cominciato
ad avere le teorie di Freud,
il quale inventò l’isterismo
femminile.
Rapporto fra generazioni
Gli antropologi, che in Italia sono un po’ snobbati ma
fanno delle ricerche importanti, ci dicono che il primato
della comunicazione faccia
a faccia non verrà mai meno
rispetto ad altri sistemi di
comunicazione. Tale primato
oltre che storico, in quanto è
stato il primo sistema che gli
individui hanno utilizzato per
comunicare, è tale anche a
livello biologico in quanto un
nuovo nato impara a parlare
con la propria madre, faccia
a faccia. La familiarità che
hanno i giovani con l’innovazione però non potrà mai
essere raggiunta od equiparata dagli adulti. Le nuove
generazioni si presentano
all’epoca in cui vivono dando
per scontato il livello tecnologico di quell’epoca, quindi
non lo problematizzano ma
lo usano e ciò fa parte del
loro orizzonte di riferimento
per muoversi in quel mondo.
Invece gli adulti, e lo vediamo
soprattutto con la tecnologia
informatica, hanno dovuto
faticare per imparare ad usare
i nuovi mezzi e questa differenza non sarà mai colmabile:
i giovani saranno sempre più
avidi degli adulti nell’utilizzo
delle nuove tecnologie. Nei
giovani c’è un’alfabetizzazione ai software che inizia
prima tramite i giochi elettronici, anche senza che siano i
videogiochi, e li fa familiarizzare con la tecnologia ed i
suoi simboli, i suoi codici, i
suoi linguaggi (play, pausa,
avanzamento veloce…). La
caratteristica della tecnologia
oggi è che i software sono
tutti uguali, quindi da quando
esistono sistemi operativi
quali quelli del MacIntosh o
Windows, sono semplici da
usare e non è più necessario
sfogliare libretti di istruzioni
(ad esempio quando ci arriva
il nuovo cellulare, prendiamo
il libretto di istruzioni; il
ragazzino invece inizia ad
usarlo subito). Il passaggio da
un settore all’altro è semplice
perché i software si somigliano in quanto si basano su una
filosofia particolare, chiamata
user friendly design (design
amichevole).
Di conseguenza, vi è una
socializzazione rovesciata costituita da giovani depositari
di conoscenze tecnologiche
all’interno delle famiglie e
in virtù di questa conoscenza,
osserviamo spesso processi
di socializzazione rovesciata
in cui sono i giovani ad insegnare agli adulti ad usare
il cellulare o le tecnologie
(scrivimi la mail, cercami la
ricetta su internet, prenotami
il volo aereo…). Dalle nostre
ricerche però abbiamo visto
che questi processi di socializzazione rovesciata non si
traducono immediatamente
in una perdita di potere da
parte dei genitori, in quanto questi ultimi riescono
ad esercitare il loro potere
comunque ed in altre sfere.
Le generazioni sono state
etichettate in tanti modi: generazione “copia e incolla”,
spauracchio degli insegnanti,
generazione wireless, Mtv
generation, i-pod generation
ed infine nativi digitali, la più
utilizzata ed in voga in questo
momento per cui i giovani entro i vent’anni sono appunto
considerati nativi digitali,
mentre tutti quelli che sono
sopra tale età sono considerati
immigrati digitali che fanno
faticato per imparare le nuove
tecnologie.
Pericoli del “navigare”
Per quanto riguarda la privacy si deve distinguere fra rischi e pericoli. I pericoli sono
considerazioni che hanno
sicuramente una conseguenza
negativa, il rischio identifica
un percorso di azione che può
avere o un esito positivo o
un esisto negativo. I pericoli
che sentono i giovani sono
quelli del senso comune: gli
adolescenti sono consapevoli
dei rischi e dei pericoli presenti in internet, ma il senso
comune non sa tutto perché
ignora una serie di rischi che
riguardano la privacy. Vi è
poi una serie di differenza
fra la concezione di pericolo fra adulto e giovane, ad
esempio potremmo pensare
che i giovani vivano internet
come il regno dell’assoluta libertà, invece spesso abbiamo
ascoltato ragazzi che invocano maggiore controllo degli
ambienti sociali frequentati.
L’assoluta libertà era uno dei
dogmi di internet degli anni
Novanta, oggi non è più così
ed un ragazzo quando frequenta un ambiente digitale
vuole che tale ambiente sia
vivibile, quindi segue certe
regole e richiede la presenza
di persone che controllino il
buon andamento delle cose.
Ho fatto alcune ricerche con
alcuni gruppi di ragazzi i
quali quando chiedevamo
cosa pensavano di coloro che
trovano il fidanzato tramite
internet, rispondevano che
li ritenevano degli “sfigati”
in quanto li ritenevano non
in grado di comunicare, di
esprimere le proprie emozioni
e relazionarsi faccia a faccia.
Il senso comune etichetta in
un modo, che è conosciuto dai
ragazzi, però poi l’esperienza
dipende dal singolo. Invece,
allo stesso tempo abbiamo
notato che molti ragazzi scrivono ancora le lettere a mano,
su carta, soprattutto quando
sono lasciati dal fidanzato/a
perché la lettera ha un significato simbolico che è insostituibile e che è conosciuto.
I ragazzi utilizzano il mezzo
di comunicazione adatto in
quel momento per comunicare qualcosa, conoscendone
i significati simbolici dei
messaggi che inviano.
Per quanto riguarda i rischi
di senso comune, quelli più
generici sono conosciuti ed
una divergenza riguarda il
fatto che diverse concezioni
della tecnologia derivano da
differenti alfabetizzazioni.
Ciò significa che chi ha più
esperienza e più pratica delle
tecnologie, ha meno paura
della tecnologia stessa e
viceversa. Quando abbiamo
chiesto ai ragazzi chi fossero,
secondo loro, le persone maggiormente soggette ai pericoli
di internet e delle nuove tecnologie, le risposte sono state
i bambini ed i genitori perché
la competenza è fondamentale per muoversi all’interno di
questo mondo. Ci sono poi
pericoli legati all’esperienza
diretta come la pubblicità, che
dagli adolescenti è considerata molto fastidiosa perché
si ha la percezione di avere
difficoltà a sottrarsi ad essa,
ed il materiale pornografico,
ossia i ragazzi scaricano dalla
rete ma quando aprono il file,
pensando si tratti di ciò che
stavano cercando, si accorgono che si tratta di materiale
pornografico e ciò è molto
fastidioso.
Vi è la consapevolezza che
la navigazione in internet
comporti dei pericoli, così
come accade girando per la
strada, perciò più conosco
l’ambiente in cui mi trovo e
maggiormente sono in grado di muovermi in maniera
sicura. Gli adulti però sanno
come muoversi per strada e
quali sono i pericoli che si
possono incontrare fino ad
un certo punto, quindi c’è
la sensazione che quando i
ragazzi girano per internet
siano abbandonati da parte
degli adulti. L’utilizzo di
internet e dei computer nella
maggior parte dei casi passa
attraverso l’autoalfabetizzazione, ovvero i ragazzi
hanno imparato ad usare il
pc da soli o con l’aiuto di
amici, infatti la scuola nelle
percezioni è poco presente,
quindi lo vivono come un
mondo sotto la loro responsabilità e la cultura tra pari
è con il compagno, l’amico
od il gruppo con cui mi confronto su ciò che succede in
internet, su cosa posso o non
posso fare. I ragazzi percepiscono i virus come il pericolo
principale perché sono molto
facili da prendere, soprattutto
attraverso le mail, poi vi
sono i dailer, temibili però
prima dell’avvento dell’adsl,
mentre l’uso eccessivo di
internet non è percepito come
un rischio. I pericoli espressi
riguardano l’esperienza particolare, le minacce di senso
comune sono conosciute ma
non ritengono che li riguardi.
MICHELA DRUSIAN
Università di Padova
(continua a pag. 8)
Pag. 4
REZZARA NOTIZIE
stampa????????
- tv - on-line
GIORNALISMO DELLA CARTA STAMPATA
E NUOVA INFORMAZIONE IN RETE
Non è elegante parlare
proprio oggi che milioni di
lavoratori fanno i conti con
una prospettiva di vita più o
meno cambiata, ma io sono
da tre mesi un pensionato del
giornalismo su carta stampata: quasi quasi un pensionato
baby, perché da ieri sera
sono diventati otto gli anni
di anticipo del mio pensionamento. Causa crisi aziendale,
ristrutturazione, taglio del
personale per recuperare sui
costi di produzione.
Ed eccomi allora diventato
appunto una “testimonianza
al microfono” della realtà di
cui discute questa conferenza
del Rezzara. Una realtà che
tutti conosciamo e pratichiamo: calano, e anagraficamente invecchiano, i consumatori
della carta stampata, e perciò
le aziende giornalistiche devono risparmiare per farcela
a resistere in un mercato che
misura il 7% di perdita di
copie vendute tra il 2007 ed
il 2011; contemporaneamente
cresce l’utilizzo di internet
per informarsi, fatto che
avviene a scavalco di tutte le
fasce generazionali, ma con
una percentuale geometricamente crescente di giovani
che utilizzano solo la rete; e
anche i quotidiani più radicati
sul territorio e tecnologicamente conservatori devono
buttarsi in internet per cercare
di recuperare. Quanto calano
e quanto crescono, i numeri
del travaso dalla stampa ad
internet? Tanto…
E non ci rimettono soltanto i
giornali, ma anche la tv, dove,
per fare l’esempio della polemica recente sul “direttorissimo Minzolini”, la battaglia
sugli share tra il Tg1 ed il Tg5
si combatte aspramente sulle
percentuali di ascolto, ma in
presenza di un pubblico totale
che non aumenta ma ristagna
o si contrae, specie nelle sue
fasce giovanili.
Cambia il costume
Ma restiamo sui giornali e i
periodici. Il Censis, dati 2011,
ha misurato la situazione per
l’Unione della Stampa cattolica (UCSI), ed il Rezzara ha
i dati a disposizione per chi
li vuole approfondire. In due
anni, dal 2009, il totale degli
italiani che abbinano anche
la carta stampata all’utilizzo
di televisione o computer
per informarsi sull’attualità
è calato dal 60% al 54%. In
parallelo, il totale di chi non
sfoglia neanche un giornale
o una rivista è aumentato dal
39% al 45,6%. Nel rapporto
del Censis si legge: “Che si
tratti di persone che guardano
solo la televisione oppure di
raffinati acrobati del surfing
su internet, se leggono qualcosa lo fanno solo attraverso
lo schermo”.
In questo conto ci stanno
quindi sia quelli che chiamerei i super-passivi dell’informazione, i tele-utenti più o
meno fidelizzati dal canale
preferito, che se lo bevono
mattina e sera; sia i tele-utenti,
chiamiamoli “intelligenti”,
che almeno fanno zapping tra
L’84% dei giovani vive
abitualmente in rete e
Facebook è lì che informa per una preponderante parte di conoscenze sull’attualità.
i telegiornali e i programmi di
approfondimento; sia quelli
che si informano solo dentro
la rete. Tra questi ci sono i
giovani più o meno natividigitali a seconda dell’età e
i giovanilisti, come me, che,
per informarsi, internet lo
usano molto, magari anche
più dei loro figli.
Sempre il Censis ha misurato che l’84% dei giovani
vive abitualmente in rete e,
Facebook e socializzazioni
varie a parte, è lì che si informa
per una preponderante parte di
conoscenze sull’attualità. Con
la qual cosa anche i giovani
tradiscono la televisione con
la quale sono cresciuti. D’altronde, è un tradimento ben
meritato. Il 4 dicembre 2011,
mentre Monti e i suoi ministri,
tutti ben seguibili in diverse
dirette on-line, raccontavano
una manovra che rivoluziona
la storia e le abitudini degli
italiani, le grandi televisioni
nazionali non hanno toccato
un minuto del loro palinsesto
e trasmettevano rispettivamente Fazio a colloquio con
Bersani sulle… pre-ipotizzate
misure del governo, il giro
del mondo in ottanta giorni,
“Tempesta d’amore”, “Ncis”,
i “Soliti ignoti” e “Paperissima”… E volete che i giovani,
almeno quelli più maturi che
pensano al loro futuro, guardino Mediaset o la Rai?
Purtroppo per noi attuali
o ex giornalisti della carta
stampata, i giovani abbandonano anche i giornali. Per
colpa della gratuita comodità
di internet, o del costo del
giornale in edicola, che sarà
il solito costo di un caffè ma
è pur sempre un euro e rotti,
e probabilmente anche per
colpa della calante credibilità
di noi giornalisti.
Protagonismo dei giornalisti
Nelle ricerche dell’UCSI
si dice che il 77% dei giornalisti è ritenuto competente
ed il 72% è anche chiaro
nell’esposizione dei fatti.
Ma ho letto con un dispiacere non nuovo, perché è
la sensazione di disistima
che mi è cresciuta addosso
in trent’anni da cronista,
che invece i giornalisti sono
ritenuti poco indipendenti e
molto spregiudicati dal 67%
degli italiani (che magari non
li leggono ma li vedono solo
a battibeccare nei talk-show)
e che un italiano su due, una
quota che a me pare enorme,
li ritiene “poco affidabili”.
Mi ha consolato solo un
altro dato: un altro 76% degli
italiani dichiara eccessive le
smanie di protagonismo dei
giornalisti. Spero che a dirlo
e a determinare così anche gli
altri dati appena citati, siano
per lo più gli italo-spettatori
televisivi, che i giornali non
li leggono e hanno invece
davanti ogni giorno in video
solo una fetta limitata e particolarmente, diciamo, “spettacolare” di miei colleghi.
Ancora un dato Censis: secondo l’opinione media degli
italiani medi il voto medio di
credibilità della televisione è
un dal 5/6, quello dei giornali
è un 6=, mentre internet vale
un discreto 6 e mezzo.
Niente da stupirsi, quindi, e
dico di nuovo: purtroppo, se
per un motivo o per l’altro, per
il prezzo da pagare per la stampa in edicola, per l’abitudine
alla tastiera e al video, per la
disaffezione e disistima verso
l’informazione tradizionale,
sono soprattutto i giovani ad
allontanarsi di più dalla carta
stampata. Il dato recente è
addirittura clamoroso per la
sua imponenza e velocità:
nelle popolazione giovanile
il distacco praticamente totale
della carta stampata era al
36% nel 2009 e supera oggi
abbondantemente il 50%.
Sfida per i giornali
Come stanno rispondendo i
giornali italiani alla situazione? Accettando, per forza, la
sfida posta da internet, che
è una sfida potentissima sia
alle abitudini delle aziende
sia a quelle dei giornalisti.
Una sfida non eludibile ma
che è grandemente faticosa
e al momento, secondo me,
incerta negli esiti. Internet
rappresenta già una significativa percentuale dei lettori
di tutte le grandi testate: più
del 20% per «Repubblica»,
L’EVOLUZIONE DEL CONSUMO DEI MEDIA:
L’UTENZA COMPLESSIVA(1), 2009-2011 (VAL. %)
2009
2011
Tv tradizionale
Tv analogica
Tv digitale terrestre
Tv satellitare
Web tv
Iptv
Mobile tv
Televisione in generale
91,7
91,7
28,0
35,4
15,2
5,4
1,7
97,8
94,4
64,6
76,4
35,2
17,8
2,0
0,9
97,4
2,7
-27,1
48,4
-0,2
2,6
-3,4
-0,8
-0,4
Autoradio
Radio tradizionale
Radio da lettore mp3
Radio da internet
Radio da cellulare
Radio in generale
63,8
59,7
18,6
8,3
8,1
81,2
65,2
58,0
14,8
8,4
7,8
80,2
1,4
-1,7
-3,8
0,1
-0,3
-1,0
Quotidiani a pagamento
Free press
Quotidiani on-line
Quotidiani in generale
54,8
35,7
17,7
64,2
47,8
37,5
18,2
66,6
-7,0
1,8
0,5
2,4
Siti web di informazione
Diff. %
2009-2011
36,6
Settimanali
Mensili
26,1
18,6
28,5
18,4
2,4
-0,2
Libri
E-book
56,5
2,4
56,2
1,7
-0,3
-0,7
Cellulare basic
Smartphone
Videofonino
Cellulare in generale
70,0
14,3
0,8
85,0
62,0
17,6
0,1
79,5
-8,0
3,3
-0,7
-5,5
Internet
47,0
53,1
6,1
(1)
Utenti che hanno indicato una frequenza d’uso di almeno
una volta alla settimana (ovvero hanno letto almeno un libro
nell’ultimo anno).
Fonte: indagini Censis, 2009 e 2011
il 19-20% per «Il Sole-24
Ore», il 16-17% per il «Corriere». Restando da noi, «Il
Giornale di Vicenza» ha nei
giorni normali quindicimila
utenti che accedono via web,
un terzo delle copie vendute.
E ha misurato picchi anche
tre-quattro volte maggiori nei
giorni delle emergenze, come
l’alluvione dell’anno scorso
o il terremoto qui a Bassano.
Come rispondono i giornali
a questa domanda di informazione in internet? La domanda
ne trascina altre. Ne elenco
qualcuna. Quanto e come
durerà la gratuità dei giornali
on-line, per la parte attiva
sulle pagine on-line, visto
che il cartaceo digitalizzato
già si paga? Un utente su sei
ammette che l’informazione
non potrà essere sempre gratuita, ma due su cinque dicono
che gli editori devono pagarsi
con la pubblicità, perché la
regola morale di internet è la
gratuità… Poi, quale “tipo
giornalistico” nuovo, inteso
come giornalista diverso dal
passato, viene selezionato dal
giornalismo on-line? Serve
ancora il professionista che,
almeno in teoria, è mediatore
della buona informazione, o
bastano “un paro de tosati che
buta dentro in pagina”, perché internet è di bocca buona
e può starci dentro di tutto?
E ancora: come cambiano
i tempi e il modo di scrittura
dei giornalisti? Ci sarà ancora
spazio per l’approfondimento
dei temi e la spiegazione
ragionata delle cose su cui
si scrive? E soprattutto, per
chiudere, come si sviluppa
l’interazione tra lettore online e giornalista che scrive e
si fa leggere in tempo reale?
Può essere l’on-line, proprio perché più direttamente
sottoposto al controllo e al
giudizio critico dei lettori,
una via anche per il recupero
di credibilità del giornalismo
d’informazione?
ANTONIO TRENTIN
giornalista
REZZARA NOTIZIE
Pag. 5
stampa - tv - on-line
ESPERIENZE DI INFORMAZIONE ON-LINE
TECNICHE, COSTI, LINGUAGGI, IMMAGINI
Sono un informatico ed
internet mi ha interessato fin
dal 1993, quando la rete non
si sapeva neppure che cosa
fosse. Ho sempre seguito
questo tipo di attività ed ho
iniziato a fare l’assistente
di servizi innovativi e tecnologici per Confindustria
di Vicenza, dal momento
che il nuovo, l’innovazione,
le tecnologie possono far
crescere la nostra economia.
Non sono giornalista professionista ma pubblicista, ho
preso la tessera scrivendo di
innovazioni su «La Nuova
Vicenza» del direttore Franco Filippini. L’esperienza
come giornalista, e come
direttore, l’ho fatta nella
creazione del primo giornale
on-line, registrato in Italia
perché lo abbiamo fatto il
giorno prima del giornale
«Slate» di Bill Gates, registratosi il 16 giugno 1996
mentre la nostra registrazione è del 15 giugno 1996.
«Nautilus web magazine»,
di cui sono ancora direttore
responsabile, è il primo
giornale on-line registrato
in Italia ed è sorto grazie ad
un gruppo di redattori che
dopo la fine dell’esperienza
de «La Nuova Vicenza»,
settimanale trasformatosi
in giornale quotidiano che
però è stato schiacciato dalla
forza de «Il Giornale di Vicenza». Nel 1995, visto che
internet stava diventando
un nuovo sistema per comunicare, e noi pensavamo
sarebbe divenuto pubblico e
di grande rilevanza, ci siamo
resi conto della necessità di
utilizzare questa nuova tecnologia piuttosto che tentare
un’operazione realmente
commerciale. Tale iniziativa
è proseguita fino al 2003 con
un giornale che via via si è
trasformato da settimanale
con cadenza di notizie di
tipo quotidiano a giornale
mensile, ma alla fine non
abbiamo più avuto la forza
economica per continuare,
anche perché non è facile
comprendere come si possa
fare i “soldi” con internet.
Una delle problematiche
rilevanti dei giornali, in
particolare di quelli stampati
ma anche quelli on-line, è
come sopravvivere perché
sostanzialmente sono gratis
o ci sono piccole cifre che
vengono ad essere pagate
per la loro lettura. I giornali
on-line oggi possono stare
in piedi grazie alla presenza
di pubblicità, di sponsor
o di piccoli abbonamenti
che permettono non tanto
di coprire le spese, ma di
essere comunque disponibili
alla fruizione da parte degli
utenti e di fare opinione,
punto questo che è uno degli
obiettivi importanti di un
giornale.
Carenze e pericoli
Si è affermato che ad un
certo punto non ci saranno
più giornali stampati; non so
se ciò corrisponde al vero ma
oggi strumenti come gli smart
phone o gli i-pad, dispositivi
facili da portare in tasca in
quanto sono molto leggeri e di
misure contenute, permettono
non solo di leggere il giornale
ma anche libri oltre ad avere
a disposizione numerose fonti
di informazione. Il problema
Internet ed altri strumenti informatici permettono di trasmettere
anche piccole quantità
di informazioni che
fanno immediatamente il giro del mondo.
di questi strumenti è che per
poter leggere i giornali online, bisogna essere collegati
in internet e questa è una
delle carenze più rilevanti
presenti in Italia. Come Associazione degli Industriali,
è una battaglia che stiamo
facendo a livello nazionale
perché è inutile pensare ai
grandi sistemi informatici
se non c’è la possibilità di
avere il collegamento internet ad una velocità che sia
sufficiente. In mancanza di
connessione alla rete, infatti, gli strumenti informatici
possono contenere solo i dati
immagazzinati in memoria e
non sono in grado di ricevere
nuove informazioni. Vent’anni fa le persone collegate in
rete erano veramente poche,
ora vi sono venti milioni di
connessioni, ma se questa
rete di dati, o connettività,
che possono essere via satellite come attraverso la fibra
ottica od il wireless (senza
fili), non è sufficientemente
elevata, non si è in grado di
comunicare le informazioni.
È, insomma, come avere dei
grandi serbatoi di informazione, ma questi non riescono
a collegare ed a trasferire le
proprie informazioni, come
nel caso in cui mancassero
infrastrutture quali le strade
o le arterie del corpo. In Italia
la mancanza di connessione
genera un impoverimento
dal punto di vista economico
perché avere connettività significa permettere lo sviluppo
ed incidere economicamente.
Il Paese sta vivendo una condizione di crisi economica,
sviluppare la rete e l’informazione potrebbe portare
ricchezza e lavoro in quanto
la costruzione di siti genera lo
sviluppo di attività e può far
crescere l’economia portando
lavoro anche per i giovani.
La rete può portare dei
grandi problemi perché un
sovraccarico di informazione
può produrre disinformazione: quando si hanno grandi
quantità di cose e non si è
in grado di valutare quale
informazione fa per te e
quale sia quella vera e quella
manipolata, si è di fronte ad
un’informazione che perde
la propria qualità. Rispetto
a questo, è allora importante
fare in modo che i giornalisti,
o le persone che immettono le
informazioni in rete, abbiano
dei valori deontologici e
seguano determinati criteri
in modo che l’informazione
sia coerente e rispettosa di
una serie di valori che identificano sia i giornali sia i
contenuti diffusi sulla rete
stessa. I blog da una parte
possono creare sovrabbondanza di informazioni, ma in
altre realtà questi strumenti
permettono ai popoli di raggiungere la libertà. Il mondo
è venuto a conoscenza delle
rivoluzione morbide del Nord
Africa grazie da una serie di
informazioni e di scambi che
hanno consentito di mostrare
cosa stava accadendo in realtà. Internet ed altri strumenti
informatici permettono di
trasmettere anche piccole
quantità di informazioni, cosa
utile specialmente in alcune
realtà in cui non è disponibile
la banda larga (come quella
che potremmo avere in Italia,
ma che non abbiamo), per cui
grazie a Twitter si possono
inviare informazioni leggere
(160 caratteri) che fanno immediatamente il giro del mondo, oppure i cellulari sono in
grado di fare una fotografia e
di mandarla immediatamente
dall’altra parte del globo
fornendo un’informazione
che altrimenti poteva essere
nascosta. Da questo punto
di vista, per alcuni motori di
ricerca (Google…) vi sono
già stati alcuni problemi ed
in Cina, ad esempio, sono
stati in parte soppressi perché
l’informazione è qualcosa che
fa paura. Internet ha due valenze, ossia dà la possibilità di
distribuire velocemente l’informazione a tutti e presenta
le cose come avvengono,
anche se in alcune realtà i fatti
vorrebbero essere occultati.
Esperienza di «Nautilus»
«Nautilus», come dicevo
all’inizio, è stata la prima
testata on-line. I temi affrontati sono ancora attuali
(secessione) e la divisione del
giornale era stata fatta in una
serie di sottocartelle fra cui la
prima pagina, il primo piano,
l’attualità, ecc. L’edizione è
ancora visibile in internet. Per
caricare questo numero sul
server, che era stato costruito
a Thiene, ci abbiamo impiegato quasi venti ore perché i
tempi erano quelli: eravamo
pieni di buona volontà, però
non c’erano le strutture. È
stata un’esperienza molto
importante e già avevamo le
impostazioni in cui c’erano
Il giornale on-line, le
informazioni corrette
e verificate, quindi
con dei valori di etica
giornalistica, sono elementi che possono essere inseriti nella rete.
i banner pubblicitari (studio
immobiliare Bisognin), ed
un aiuto era venuto anche
dall’Associazione Industriali
di Vicenza. Si era deciso di
fare un giornale a partire
dall’esperienza che aveva
accomunato un gruppo di
giornalista della redazione
di un settimanale locale,
poi divenuto quotidiano, e
l’obiettivo era di ricercare
nuovi spazi. Aprire un giornale in internet era strategico
come strumento culturale
di diffusione dell’informazione, seguendo il modello
di futuro che allora si stava
prospettando. Abbiamo voluto costruire uno strumento
che fornisse informazione
corretta e verificata, facendo
uso degli strumenti permessi
dalle nuove tecnologie. Nel
realizzare questo strumento
c’era la sicurezza che l’informazione on-line sarebbe
diventata un mezzo utile
diffuso, e realizzarlo rientrava
nella nostra missione principale, che è quella di essere
content provider. Per internet
è importante avere la banda
larga e le connettività, però
avere le autostrade senza le
macchine che vi corrono, è
aver fatto degli investimenti
senza alcun senso. Sia allora
e più ancora ora, diciamo che
o ci sono i contenuti oppure
senza averli equivale a non
ottenere nulla. Il giornale online, le informazioni corrette e
verificate, quindi con dei valori di etica giornalistica, sono
elementi che possono essere
inseriti nella rete, e questo è
un compito che consideriamo
importante.
All’inizio avevamo pensato «Nautilus» come settimanale, poi è diventato mensile,
infine tramite un accordo
con la Banca Popolare di
Vicenza, che aveva iniziato
a costruire un proprio portale
di notizie, si è fatta un’operazione che permettesse
di far diventare «Nautilus»
mensile per i grandi temi di
approfondimento e poi vi
fossero degli approfondimenti e delle notizie di tipo
quotidiano. Nel 2001 abbiamo vinto un bando europeo
per la regione Sicilia, dove
è stata aperta una piccola
redazione: la redazione vicentina era formata da sei
persone, professionisti e
collaboratori, mentre quella
siciliana era costituita da due
persone. Le notizie erano
state differenziate in ambito
ed interesse, in modo tale
che ci fosse una collocazione
geografica della notizia; le
categorie in cui erano suddivise le notizie erano attualità,
cultura, economia, politica,
scienza, spettacolo, sport
che a loro volta venivano ad
essere suddivise in categorie
(sport: calcio, atletica…). In
questo modo avevamo creato
un piccolo sistema che era
anche un sistema di ricerca,
che ci permetteva quindi di
ordinare le notizie in base
agli argomenti ed a determinati elementi in cui venivano
suddivisi. Ogni giorno la
redazione produceva dalle
cinquanta alle sessanta notizie e successivamente si è
fatto uso anche dell’Ansa,
con la quale disponevamo
di un abbonamento, in modo
da avere anche notizie nazionali, qui però è sorto un
problema di copyright. La
maggior parte delle iniziative erano integrate con foto.
Avevamo anche aperto uno
spazio in cui chi si registrava
poteva entrare, mettere una
notizia ed una foto, e tutto
questo materiale è ancora
in archivio (circa 50.000
notizie). Il nostro obiettivo
era di aumentare il numero
di redazioni locali, coprire
capillarmente il territorio ma
uno dei problemi era costituito dai contratti giornalistici.
Le notizie su «Nautilus»
venivano inserite da un redattore, poi era verificata da
un altro redattore ed infine,
prima di essere pubblicata,
passava dal direttore.
MATTEO SALIN
amministratore unico Ashmultimedia
Pag. 6
REZZARA NOTIZIE
giornalismo
????????in rete
L’EVOLUZIONE DELLA TELEVISIONE
CON LA DIFFUSIONE DEI COMPUTER
L’offerta e la concorrenza
si sono ampliate e le notizie
ci raggiungono in qualsiasi
momenti attraverso i canali e
gli strumenti più vari, quindi
oltre ai giornali e alla televisione ci arrivano anche mediante
internet attraverso tutte le sue
varie sfaccettature (computer,
pc portatili, i-pod, i-phone,
semplici telefonini che sono
in grado di connettersi alla
rete…). Per informarsi non
occorre è più necessario
aspettare quei momenti rituali
che erano il quotidiano del
mattino ed il tg della sera,
oggi l’informazione non ha
più orari ed anche la televisione, settore in cui lavoro da
tre anni, si è dovuta adeguare
essenzialmente in due modi,
ossia con l’offerta on demand
e con i canali all news.
L’offerta on demand significa mettere a disposizione i
contenuti televisivi in qualsiasi momento attraverso o
le nuove possibilità interattive, offerte dalla televisione
digitale e fruibili grazie al
telecomando della televisione
stessa, od internet che diventa,
quindi, non più un concorrente
al mezzo televisivo ma uno
strumento che si affianca, che
integra alla tv e con il quale
tende sempre più a convergere.
TvA Vicenza dispone di un
sito internet dove alla sera
carichiamo le edizioni dei
nostri telegiornali, a partire da
TvA Notizie, il notiziario del
capoluogo, fino ai tg locali e
sportivi. Al tempo stesso, in
questo sito rendiamo visibili in
diretta i programmi della rete.
In realtà, i telespettatori persi
per la concorrenza informativa
rappresentata da internet, sono
riguadagnati presentandoci
noi stessi su internet con un’offerta di contenuti che si presta
molto ad andare sul computer
in quanto tali contenuti sono
multimediali, a differenza,
invece, di un lungo articolo
giornalistico che risulta essere
poco leggibile sullo schermo
di un pc. Per quanto riguarda
la pubblicità, la raccolta su
internet non è quella che si
riesce ad avere in televisione.
Attualmente, infatti, i siti internet che mettono a disposizione
dei video, ci costringono a
guardare prima degli spot proprio perché in rete è difficile
vendere pubblicità.
Televisione on-line
C’è la volontà di approdare
su internet con i prodotti televisivi e con i telegiornali,
ma un’altra risposta che dà
la televisione alle sfide provenienti dai nuovi mezzi di
comunicazione e dalle nuove
tecnologie, è espressa dai
canali informativi 24 ore su
24, o quasi perché poi questi
canali, in realtà, durante la
notte si fermano e mandano in
onda soltanto delle repliche.
Cronologicamente, l’ultimo
arrivato è Tgcom 24 della
galassia Mediaset sul canale
51, mentre i precursori in
questo campo sono stati Rai
News 24 e Sky Tg 24: basta
sintonizzarsi su questi canali
e si è già immersi in un flusso
continuo di notizie che nel
giro di pochi minuti, vista
anche una certa ripetitività
dei contenuti, permette di farsi un’idea di quelli che sono
gli argomenti del giorno. In
questi casi, la continuità del
flusso informativo permette
di superare quello che è il
grande limite del mezzo
televisivo, ovvero l’unidirezionalità, cioè il fatto che
bisogna essere davanti al
televisore nel momento in cui
va in onda la trasmissione,
il telegiornale o lo show per
poter fruire del contenuto
(attualmente chi ha un po’ di
familiarità con canali come
My Sky e con i dvd recorder,
sa che ha la possibilità di
tornare indietro per rivedere
e riascoltare in tempo reale
una frase che è sfuggita per
poi tornare a proseguire con
la visione del programma).
TvA ha iniziato un canale
che non è all news ma riguarda
una fascia di anticipazione e
di approfondimenti che accompagnano verso la maratona serale dei telegiornali. Tale
fascia è collocata tra le 18.30
e le 19.30, ingloba anche il
telegiornale di Bassano delle
18.50 e vede un conduttore in
studio che segnala quelle che
sono le notizie della giornata
in stile Mentana (a braccio),
poi si collega con le redazioni,
lancia alcune rubriche ed una
rubrica che prevede l’intervista ad un protagonista dell’attualità, della cronaca, dello
spettacolo e così via. Tutto ciò
è realizzato senza l’aggiunta
di nuovi giornalisti, in quanto
si sono impiegate le risorse
umane e professionali che
erano già presenti all’interno
delle redazioni di Bassano
del Grappa e di Vicenza,
organizzando in maniera
diversa il lavoro di redazione
per adeguarsi ad esigenze che
sono diverse.
Il digitale terrestre
Un ulteriore ampliamento
dell’offerta è stato reso possibile dal digitale terrestre
che ha moltiplicato i canali a
OPINIONI SU INTERNET, PER ETÀ E TITOLO DI STUDIO(1) (VAL. %)
Internet consente a chiunque
di esprimersi liberamente
In internet circola troppa spazzatura
(video, blog, ecc.)
Tutti i contenuti di internet devono
circolare gratuitamente
Internet è un potente mezzo al
servizio della democrazia
Internet genera una cultura troppo
superficiale
Internet appiattisce la creatività
delle persone
I contenuti di internet di qualità
devono essere pagati
Totale
14-19
anni
30-64 65-80 Meno
Più
anni
anni istruiti(2) istruiti(3)
83,8
94,1
82,7
75,7
81,1
87,1
83,3
80,0
83,4
86,7
82,2
84,8
78,8
87,2
77,7
72,8
76,0
82,1
76,9
82,9
77,3
68,8
73,4
81,2
50,9
43,1
50,1
62,4
52,6
48,9
47,8
42,7
45,4
61,4
49,9
45,2
25,2
19,7
25,5
30,3
24,6
26,0
Somma delle frequenze “molto” e “abbastanza d’accordo” con le affermazioni elencate; (2) Licenza
elementare e media; (3) Diploma e laurea.
(1)
Fonte: indagine Censis, 2011
OPINIONI SULLE MODALITÀ PER FRUIRE DELL’INFORMAZIONE (VAL. %)
Totale
Tutti i contenuti devono rimanere gratuiti,
- perché la forza della rete
è la piena libertà dell’utente
39,1
- gli editori possono contare
sugli introiti pubblicitari
35,8
È giusto pagare i contenuti di qualità,
- per non togliere risorse alla professionalità 15,4
- perché la libertà di espressione sta
anche dai bilanci degli editori
9,6
Totale
100,0
(1)
14-19
anni
30-64 65-80 Meno
Più
anni
anni istruiti(1) istruiti(2)
49,3
39,1
27,7
39,7
38,4
33,7
36,2
36,8
38,3
32,7
12,2
15,2
20,0
11,4
20,5
15,5 10,6
100,0 100,0
8,4
100,0
100,0
4,89,5
100,0
Licenza elementare e media; (2) Diploma e laurea.
Fonte: indagine Censis, 2011 - CENSIS/UCSI, NONO RAPPORTO SULLA COMUNICAZIONE
disposizione di TvA Vicenza, perciò adesso accanto al
canale 10 che manda in onda
le trasmissioni della rete
generalista, c’e un canale specifico per gli eventi sportivi,
un altro, TvA +1, replica le
trasmissioni un’ora dopo ed
un canale informativo che
ripropone in sequenza tutti i
telegiornali, alternati ad altri
programmi informativi e
ad alcune dirette come, ad
esempio, i consigli comunali,
resi possibili dalle piccole
telecamere web e ciò dimostra
quanto la connessione tra i
mezzi sia sempre più stretta.
Tutte queste novità sono
diventate possibili nel corso
dell’ultimo anno grazie,
appunto, al passaggio dall’analogico al digitale terrestre e
chi lavora nei mass media è
costretto a “correre” per stare
dietro alle trasformazioni in
atto ed alla convergenza dei
media, che non sono più divisi
a compartimenti stagni, come
accadeva fino a qualche tempo fa, ma si stanno integrando
sempre di più nelle piattaforme multimediali. Abbiamo
avuto un’esperienza di trasferimento di giornale dalla
carta stampata a internet: la
«Domenica di Vicenza» dal
2010 è disponibile solo online ed offre anche alcune
rubriche aggiuntive. È un
esperimento che ha avuto un
certo successo in termini di
contatti, anche se ha dovuto
scontrarsi con la difficoltà di
reperire le risorse per finanziare, in questo momento,
una iniziativa editoriale che
sia soltanto on-line, forse
perché la pubblicità è ancora troppo ancorata ai mezzi
tradizionali (giornali, riviste,
televisione…) e non si è resa
conto che i cittadini fruitori
dell’informazione sono andati più avanti.
Quando un sito internet
informativo è fatto bene, dà
molti spunti anche a coloro
che seguono dei canali più
tradizionali. C’è una interazione con il pubblico e con i
telespettatori, ed i lettori nel
caso dei giornali on-line, di
cui, anche come televisione,
si riesce a beneficiare molto
perché la galassia di nuove
possibilità aumenta e stimola
continuamente gli stessi lettori
e telespettatori ad essere protagonisti dell’informazione, a
contribuire con i loro contributi. Anche in una redazione
televisiva come quella di TvA
Vicenza, continuano ad aumentare gli invii di materiale,
soprattutto foto piuttosto che
filmati veri e propri girati dai
telespettatori che ci chiedono
di mandarli in onda segnalando che sono stati loro stessi a
realizzarli. Il giornale on-line,
poi, in presenza di una forma
di moderazione dei contenuti,
dà la possibilità ai lettori di
poter commentare i singoli
articoli magari con l’autore
stesso, instaurando così un
contraddittorio che può essere
molto stimolante anche per
chi scrive.
Le nuove tecnologie stanno
rivoluzionando, ed in parte
sconvolgendo, pesantemente
il modo di fare televisione e
tenersi al passo con i tempi
è diventata una sfida quotidiana.
EMANUELE BORSATO
Bassano Tv
REZZARA NOTIZIE
Pag. 7
giornalismo
????????in rete
VERSO NUOVI STILI DI VITA QUOTIDIANA
PER GRAN PARTE DELLA POPOLAZIONE
Notizia, approfondimento,
dibattito giornali, internet
o tv? È questa la domanda
attorno alla quale far ruotare
i nostri ragionamenti.
Con l’avvento di internet e
dei giornali on-line, si è persa
l’abitudine mattutina di andare ad acquistare i giornali. Una
delle prime cose che facevano
i giornalisti, infatti, era quella
di acquistare i quotidiani e
all’interno della redazione
arrivava il pacco dei giornali,
che si procedeva a suddividerli e a sfogliarli. Ora invece si
va in internet, si dispone di
un abbonamento e le notizie
si guardano sul computer.
L’avvento dell’informazione
on-line ha, in qualche modo,
interessato e influenzato anche la televisione, nel senso
che non c’è più solamente
un contenitore a casa, radio
o televisione, e devo essere a
casa in tempo per seguire un
determinato programma, ma
grazie alla tv in internet se
perdo una trasmissione posso
vederla on-line. La qualità
delle immagini, caratteristica
principale del giornalismo
televisivo, però sfuma un
po’ perché il monitor di un
computer non rende altrettanto bene come il televisore.
Negli ultimi decenni la digitalizzazione, la convergenza
multimediale, la vasta diffusione di internet, lo sviluppo
di media interattivi, il lancio
della televisione digitale e
la telefonia cellulare hanno
modificato profondamente il
quadro dell’informazione, sia
dal punto di vista della routine
produttiva dei quotidiani e dei
notiziari radiotelevisivi, sia da
quello della possibilità per il
pubblico di accedere negli
stessi tempi dei giornalisti
alle agenzie di informazione,
modificando il ruolo dei giornalisti stessi nella costruzione
dell’opinione pubblica e le
condizioni culturali, materiali
ed esistenziali del loro lavoro.
Oggi i giornalisti devono
lavorare anche con internet,
per cui alla sera, quando il
telegiornale è stato chiuso e
si è andati in diretta con la
prima edizione, si pubblicano
le notizie costruite durante il
giorno.
I fenomeni più rilevanti
sono tre: la nascita di forme
di informazione on-line,
all’origine mera trasposizione sul web dei giornali,
poi sempre più spesso siti e
portali innovativi e autonomi
dai media tradizionali; in
secondo luogo, la nascita
di canali televisivi all news,
diffusi via satellite in tutto il
mondo e attivi 24 ore su 24, di
cui la Cnn è stata la pioniera
nel 1980. Infine, i sempre
più diffusi tentativi di web
tv, nei quali il notiziario, il
commento, la proposizione di
eventi mediali si intrecciano
con la cultura della web cam.
Uso di internet
Vediamo i risultati della
ricerca condotta da Msn.it
sui servizi di news on-line
ed off-line.
Msn.it ha condotto una
ricerca on-line con l’obiettivo
di individuare le fonti di informazione più utilizzate dagli
utenti e delineare le ragioni
che determinano la scelta
trai mezzi on-line e l’off-line.
Dai risultati dell’indagine a
campione, emerge che i siti
web di notizie sono la seconda
fonte di informazione più utilizzata con il 29% e vengono
subito dopo i telegiornali (che
interessa il 45% delle persone
interpellate). Questo risultato
evidenzia la propensione e
la predisposizione di fasce
sempre più consistenti di
consumatori ad assegnare al
web un ruolo sempre più rilevante nel panorama globale
dei media, un trend destinato
inevitabilmente a rafforzarsi
con il passare degli anni.
A rivolgersi al web sono in
particolare gli utenti tra i 25 e
i 34 anni (35,35%) e quelli tra
i 18-24 (33,82%). Gli over 50
sembrano invece i più fedeli
ai quotidiani che si piazzano
al terzo posto della classifica
generale con una percentuale
del 33,33%, molto più elevata
rispetto all’indice medio del
18%. I giornali radio si posizionano invece al quarto posto
con una percentuale del 5,20%.
Agli intervistati è stato
chiesto di esprimere la propria preferenza tra on-line e
quotidiani/riviste cartacee,
nella ricerca di informazioni
su specifiche tematiche. Ne
è emerso che, per ciò che
riguarda “le news dell’ultima
ora/attualità” e il “meteo”, ben
il 77% degli intervistati scegli
l’on-line come fonte informativa preferita. Il web batte la
carta anche per aggiornamenti
e approfondimenti su “hobby,
giochi e curiosità” con il 73%
e “tecnologia” con il 70%. I
quotidiani e le riviste cartacee
risultano, invece, la prima fonte di informazione per quanto
concerne la “cronaca della
mia città” (78%), “politica”
(62%), “economia” (56%).
Ma cosa apprezzano maggiormente gli utenti dei siti
di notizie on-line? Mentre
per i più giovani (tra i 12 e
i 17 anni) la possibilità di
accedere gratuitamente ai
siti e ai contenuti multimediali risulta particolarmente
determinante nella scelta
della fonte informativa online rispetto a quella off-line,
emerge che in generale è “la
freschezza e l’aggiornamento
delle informazioni” (35,76%)
la caratteristica che riscontra
maggiormente il consenso
degli utenti e che decreta,
insieme alla “brevità delle notizie” (11,41%), il successo di
siti di notizie on-line rispetto
all’informazione cartacea.
Altri dati a nostra disposizione ci dicono che dal 2009
al 2011 è aumentato il numero
di lettori abituali di quotidiani
on-line, che compensano
la diminuzione dei lettori
di giornali cartacei. Buona
notizia: la somma degli uni
e degli altri (13,3 milioni di
persone) è comunque in crescita. E la tv? La televisione
continua a giocare un ruolo di
primo piano nell’informazione anche se deve fare i conti
con il web, con il crescente
ricorso a internet da parte di
fasce sempre più ampie di
popolazione.
Tv e internet
E allora ecco che anche la
tv sbarca su internet. Nei siti
delle emittenti televisive si
possono, ad esempio, seguire
i telegiornali on-line in streaming oppure rivedere quelli
già andati in onda.
Anche le redazioni televisive pubblicano le loro notizie
sui siti internet. Uno strumento, il web, che ha naturalmente
interessato anche la crescita e
lo sviluppo della televisione.
Quali sono i vantaggi per i
telespettatori? Il web toglie
il limite dell’orario. Se non
faccio a tempo ad arrivare
a casa all’una piuttosto che
alle 8 di sera e perdo il tg,
posso vederlo comunque dal
sito internet. Certo, però, la
qualità video non è la stessa.
Mentre nello schermo della
televisione vedo le immagini
con una certa definizione,
qualità elevata, normalmente
non ho lo stesso risultato su un
piccolo schermo di computer.
Poi c’è da fare anche un
altro discorso, legato al tipo
di offerta televisiva. Cosa
offre però la tv di diverso?
L’informazione in tv si articola
in tre sotto-generi: a) le news
(notiziari/telegiornali), paragonabili ai giornali quotidiani,
con cadenza quotidiana e più
edizioni giornaliere; b) l’approfondimento delle notizie,
con periodicità settimanale,
o plurisettimanale e spesso
L’EVOLUZIONE DELLE DIETE MEDIATICHE
DEGLI ITALIANI, 2006-2011 (VAL. %)
Persone con diete solo audiovisive
2006
2009 2011
28,2
26,4
28,7
42,8
24,9
23,3
29,0
48,7
48,0
cultural
divide
Persone con diete basate
anche sui mezzi a stampa
digital
divide
Persone con diete aperte a internet
Fonte: indagini Censis, 2006, 2009 e 2011
L’EVOLUZIONE DEL PRESS DIVIDE TRA GLI
ITALIANI, 2006-2011 (VAL. %)
2006
Persone con diete solo audiovisive 28,2
Persone con diete aperte a internet,
ma prive dei mezzi a stampa
5,7
Totale persone estranee
ai mezzi a stampa
33,9
2009 2011
26,4
28,7
12,9
17,0
39,3
45,6
press
divide
Totale persone con accesso
ai mezzi a stampa
66,1
60,7
54,4
Persone con diete basate su
audiovisivi e mezzi a stampa
42,8
24,9
23,3
Persone con diete aperte a internet,
comprensive mezzi a stampa
23,3
35,8
31,0
Fonte: indagini Censis, 2006, 2009 e 2011
a carattere tematico, con trasmissioni che, a seconda delle
epoche e del formato, vengono
chiamate rubriche, rotocalco,
magazine, talk show. Questo
genere è assimilabile a settimanali e periodici stampati;
c) la telecronaca di eventi
importanti, spesso in diretta,
con immagini commentate
in audio da un telecronista e
l’eventuale presenza di inviati
che forniscono interviste e
commenti. Per le sue caratteristiche, e in particolare per
la possibilità di seguire gli
avvenimenti mentre stanno
accadendo, essa non ha paragoni nel giornalismo stampato
ma soltanto alla radio. Oggi
vanno comunque considerate
le forme web: vedi ad esempio
you reporter o you tube, dove
quasi in tempo reale vengono
immessi nella rete dei video
registrati in real time (in tempo
reale). Materiale che spesso
viene anche riutilizzato dalle
stesse emittenti televisive per
i servizi dei telegiornali.
Questi fenomeni hanno
avuto come conseguenza
un’ulteriore accelerazione dei
tempi di propagazione delle
notizie ed un’accresciuta
competizione considerando
anche il valore universalistico
dell’immagine (diversamente
dalla parola scritta, codificata
in una lingua data): spesso
sono le immagini che parlano.
Se possiamo trovare in
internet la notizia e leggere
l’approfondimento sul quotidiano, un discorso a parte
va fatto per il dibattito. Il
talk show concepito come
arena politica di fatto porta
al telespettatore voci e volti
che altrimenti non avrebbe
quasi mai la possibilità di
vedere e ascoltare. Viene
addirittura inteso dai politici
come parte integrante del loro
lavoro. Estensione del loro
impegno quotidiano. D’altra
parte è grande la visibilità che
il politico ottiene prendendo
parte ai talk show: vedi “Porta
a porta”, “Ballarò”, il nostro
“Focus” o altre trasmissioni
televisive.
MONICA SMIDERLE
Bassano Tv
Pag. 8
REZZARA NOTIZIE
MASTER DI FORMAZIONE SOCIO-POLITICA
IN PROSPETTIVA EUROPEA
Inizia sabato 4 febbraio 2012 presso l’Istituto di scienze
sociali Nicolò Rezzara di Vicenza il master di formazione
socio-politica in prospettiva europea.
Il master è rivolto a laureati, oppure a diplomati di scuola
superiore che abbiano avuto esperienze amministrative
o associative. Sue finalità sono offrire basi culturali e
strumenti di lettura per comprendere il processo di costruzione dell’Europa; sostenere l’impegno socio politico
dei partecipanti, ancorandolo a scelte valoriali forti per
affrontare i problemi del futuro dell’Europa. La struttura
è biennale e si articola in due cicli annuali. Le lezioni del
ciclo primaverile sono sotto riportate. Si lavora per nove
sabati consecutivi con orario 9-13.
Programma
a) Primo modulo: Nascita della nuova Europa
4 febbraio
Comprendere il senso della modernità in Europa (dott.
Antonio Preto, capo di gabinetto del Vice presidente della
Commissione europea)
Organizzazione dell’Unione europea (dott. Preto)
11 febbraio
Premesse storiche della nascita dell’Unione europea (prof.
Elena Calandri, dell’Università di Padova)
18 febbraio
Il pensiero dei padri fondatori (prof. Giuseppe Testolin,
dell’Istituto Rezzara)
b) Secondo modulo: L’Europa dei Trattati
25 febbraio
Sviluppo storico dell’Unione europea (dalla Ceca ad
oggi) (prof. Elena Calandri, dell’Università di Padova)
3 marzo
Roma, Maastricht, Lisbona (prof. Enrico Zamuner,
dell’Università di Padova)
10 marzo
Europa degli Stati o dei popoli? (prof. Antonio Varsori,
dell’Università di Padova)
c) Terzo modulo: La cittadinanza europea
17 marzo
Mobilità dei capitali e del lavoro (prof. Giovanni Tondini,
dell’Università di Verona)
24 marzo
Diritti fondamentali sanciti dai Trattati (prof. Lucrezia
Iapichino, dell’Università di Bologna)
31 marzo
Cittadinanza europea ed appartenenza (prof. Giuseppe Dal
Ferro, direttore dell’Istituto Rezzara)
MACEDONIA (FYROM)
30 luglio / 6 agosto 2012
Tradizionalmente l’Istituto Rezzara attua, per il gruppo
dirigente e per i frequentanti interessati, un viaggio-studio con
visite in luoghi alternativi ai percorsi turistici, con incontri a
personalità locali. La mèta scelta quest’anno è la Macedonia,
con visita anche a Sofia e Rila (Bulgaria). Dopo la morte di
Tito (1980), la Yugoslavia fu attraversata dalla ripresa del
nazionalismo che in breve tempo disgregò la federazione.
Nell’ottobre del 1991 la Macedonia dichiarò la propria indipendenza ma non fu subito riconosciuta per l’opposizione
della Grecia che ha una regione dello stesso nome. Da allora
la Macedonia dell’ex Yugoslavia si chiama Fyrom (Formen
Yugoslav Republic of Macedonia). Il Paese venne ammesso al
Consiglio d’Europa e all’Ocse. Ha fatto domanda di ingresso
nella Comunità europea nel 2004 ed iniziata la procedura di
ammissione. La Macedonia ha tracce romane, nel Medioevo
ha avuto un forte apporto di elementi slavi. Altri monumenti
presenti risalgono alla dominazione turca. Le tradizioni popolari, tipiche del folclore slavo, sono arricchite da elementi
della cultura islamica e caratterizzate da danze tradizionali.
QUOTA D’ABBONAMENTO
La quota di abbonamento per il 2012, da versare sul
c.c.p. 10256360 intestato a Istituto “Nicolò Rezzara”,
contrà delle grazie 14, 36100 Vicenza è di € 25,00. A
quanti invieranno una cifra significativa sarà inviata
al più presto una pubblicazione delle nostre edizioni.
PROBLEMI PEDAGOGICI DI INTERNET
(continua da pag. 3)
Problema della privacy
La privacy, poi, è un argomento molto vasto che
propongo come riflessione
perché riguarda tutti. Tale
concetto è importato dalle
culture anglosassoni e di fatto
utilizziamo la parola inglese
perché “riservatezza” o “privatezza” non veicola esattamente tutta la pregnanza della
parola privacy. L’Inghilterra
ha fatto le prime leggi sulla
privacy, così come quelle
sul copyright, e poi il testo
legislativo per eccellenza, il
Manifesto del 1700 di alcuni professori della Boston
University. Per spiegare il
concetto di privacy, abbiamo
scelto l’immagine di una
bow window (italianizzata in
“bovindo”), un elemento architettonico tipico delle case
anglosassoni o del Nord Europa, in cui lo spazio domestico
si allarga all’esterno. Altra caratteristica delle bow window
è che gli spazi allargati verso
l’esterno sono incorniciati da
una tendina, che lascia aperto
lo sguardo all’interno della
casa, perciò quando un inglese
od un americano passa davanti
a queste finestre, magari in
abbigliamento da casa un po’
discinto, la persona che sta
passeggiando culturalmente
distoglie lo sguardo perché la
privacy è coltivata all’interno
di se stessi dal momento che
è considerata un valore. In
Italia, invece, le case hanno
finestre, veneziane, balconi
e quando qualcuno lascia uno
spiraglio verso l’interno della
casa, tutti cercano di sbirciare
all’interno. La concezione è
diametralmente opposta ed in
Italia sono le nuove tecnologie
che ci pongono davanti questo problema, questo nuovo
valore e sono le giovani
generazioni che lo stanno
rendendo parte della nostra
cultura. Gli adulti, invece, non
sono in capaci di trasmettere il
concetto di privacy alle nuove
generazioni e qui sorgono i
problemi più grossi perché
gli adulti non trasmettono
gli strumenti per misurarsi
con questa problematica e
quindi i ragazzi devono fare
i conti sulla loro esperienza
(la tracciabilità del web 2.0,
i social network o comunque
la nuova mentalità di indicizzazione delle informazioni,
lascia una traccia).
Altra questione è legata alla
consapevolezza di ciò che
facciamo sui social network.
Nel 2010 un ragazzo tedesco
chiese a Facebook di riavere
tutti i suoi dati, perché quando
ci si iscrive su questo network
firma un contratto e questo
ragazzo scoprì che tale contratto prevedeva la possibilità
di ricevere tutte le cose che
si erano messe sulla propria
pagina Facebook. Dopo un po’
di tempo il ragazzo tedesco ri-
cevette un dvd che conteneva
tutto ciò che aveva postato su
Facebook nei due anni in cui il
suo profilo era rimasto attivo
(più di mille pagine) e tutte
quelle immagini che aveva
inserito nei post e di cui si era
pentito ed aveva cancellato.
Tutto ciò che viene messo
sui social network rimane, è
perpetuo, ma di questo non
siamo consapevoli né gli adulti e neanche i ragazzi, quindi i
giovani devono fare i conti di
ciò che fanno sulla propria pelle perché gli adulti non hanno
gli strumenti per socializzarli
al nuovo valore della privacy.
Abbiamo familiarizzato con il
concetto di privacy legato ai
dati sensibili, ma la privacy
del web 2.0 non riguarda più
i dati personali ma concerne
l’immagine, quello che in
inglese è chiamato look minded self, cioè il self espanso
che viene messo in scena
su Facebook, su YouTube,
su Twitter e su tutti i social
network. È un sé che mette la
sua faccia: quando all’inizio
della mia carriera usavo le
chat, si usavano i nickname
invece che le immagini, oggi
su Facebook si è presenti con
l’immagine, il nome ed il cognome ed i dati personali quali
il posto di lavoro, la scuola
frequentata, l’abitazione… Di
conseguenza, bisognerebbe
cercare di socializzare i giovani all’idea di proteggere la
propria immagine.
Il 19 novembre 2011 c’è
stato l’incontro degli stati
generali della pediatria e
l’oggetto di discussione è stato
il sexting, ovvero lo scambio
di immagini intime tra adolescenti oppure tra altri soggetti
in cambio di ricariche telefoniche, denaro e quant’altro.
Quando abbiamo chiesto ai
nostri gruppi di ragazzi cosa
pensassero riguardo i giovani
a cui erano capitati eventi di
questo tipo, le risposte sono
state molto feroci, ovvero
l’opinione più frequenta è
stata “se la sono cercata” nel
senso che non si può essere
così insensati da pensare che le
foto sarebbero state usate solo
per uso personale. Gli stessi
dati risultano da una ricerca di
Save the Children pubblicata
nel febbraio 2011, la quale
indica nell’esibizionismo e
nel protagonismo l’errore in
cui incappano queste persone.
Al di là di questo dato, è interessante che in ogni gruppo
al quale abbiamo sottoposto
questa questione, l’episodio
è presente ma è capitato agli
amici o a dei conoscenti: questi fatti di cronaca, che sono
costati molto ad alcune ragazze, sono diventati leggende
che funzionano un po’come le
fiabe di Esopo, con una morale
immediatamente applicabile
alla propria vita quotidiana.
In questo senso, i ragazzi lo
stanno sperimentando sulla
propria pelle, cioè si stanno
costruendo degli strumenti
interpretativi di quello che
accade che si passano e che
rimangono come elemento,
come insegnamento in mancanza di altro perché gli adulti,
sotto questo punto di vista,
sono lacunosi.
Senso di responsabilità
Del rapporto tra adulti ed
adolescenti rimane il senso
di responsabilità e di cura del
sé espanso e la maturazione
di un senso critico: in una
situazione di overdose informativo, infatti, l’unica cosa
che gli adulti possono fare
nei confronti dei giovani è
allenarli continuamente a tale
senso critico, ma è un compito
difficile ed oggi essere educatori delle nuove generazioni è
un’impresa colossale perché
l’impegno alla criticità deve
essere costante e quotidiano.
Si devono creare alleanze
educative fra famiglia, scuola, comunità, patronato, sport,
tempo libero e quant’altro, ed
attuare reti di adulti consapevoli che facciano da rete con
i giovani. La mia idea, che
prendo non da un sociologo
ma da un psicoterapeuta che
si occupa degli adolescenti in
difficoltà, è relativa all’educazione attiva: non bisogna controllare i giovani ma si deve
lasciare loro il diritto di fare
esperienza proteggendoli. Se
sostituiamo la parola protezione al termine controllo,
cambia tutto perché controllo
chiude, blocca, impedisce,
mentre protezione lascia la
possibilità, non significa non
esserci vuol dire esserci in
un modo più attivo rispetto
a quando si fa il controllori.
Ancora oggi in Veneto
vi sono intere zone in cui
non arriva l’adsl, ma essere
buoni cittadini senza essere
connessi è difficile così come
è complicato essere buoni
studenti perché, ad esempio,
l’iscrizione ad un esame attualmente deve essere fatta
via internet.
Altra questione su cui riflettere riguarda l’egemonia culturale. Una delle impressioni
che si ha di internet è che in
rete vi sia tutto, ma questo
nasconde un pericolo di
egemonia culturale perché in
internet ci sono quelle parti di
mondo occidentale che hanno
la possibilità di rappresentarsi,
ma non vi sono, ad esempio,
la Cina o l’Africa. Le informazioni riguardanti queste
realtà sono mediate da un
occhio occidentale, come un
giornalista che vive sul luogo,
un corrispondente: vi sono,
insomma, intere popolazioni
che non hanno possibilità di
esprimersi su internet a causa
di fattori politici, della censura
(Medio Oriente, Cina…), di
problemi finanziari (Africa ed
alcuni Paesi del Sud America
in particolare).
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Rezzara Notizie - anno XLII - n. 1 - gennaio-febbraio 2012