www.parrocchiaolgiate.org Vita Olgiatese Quindicinale della Parrocchia di Olgiate Comasco Anno 71° - N. 15 - 11 Ottobre 2015 - € 1,00 DROGA, CHE FARE? Un uomo di 36 anni morto e una donna di 32 agonizzante. Li hanno trovati i soccorritori nel pomeriggio di domenica 20 settembre. Li hanno trovati qui a Olgiate, in un bosco non lontano dalla rotatoria di via Repubblica. È solo l’ultimo episodio legato alla droga riportato dalle cronache locali. Quasi ogni giorno, infatti, si segnalano sequestri di sostanze stupefacenti di vario tipo, spaccio diffuso un po’ dovunque, violenze varie, proteste sempre più frequenti di cittadini esasperati… I giornali parlano di “un fiume di droga” che si riversa r e g o l a r m e n t e sull’Olgiatese e sono addirittura in grado di stilare una mappa precisa dei luoghi dove se ne organizza la vendita. Passata l’emozione iniziale suscitata da questo dramma e le inevitabili code polemiche, credo che sia tempo di raccogliere le idee e ragionare in modo più sereno. Lo faccio a partire da tre semplici affermazioni. 1.Lo spaccio di sostanze stupefacenti è un reato e va represso. Sembra quasi impossibile che non si riesca a intervenire in modo drastico e definitivo su questo fenomeno. Eppure, visti gli scarsi risultati, si deve concludere che la cosa è molto più difficile di quanto si pensi. Il fatto è che il mercato della droga è gestito, anche qui da noi, da vere e proprie organizzazioni mafiose, ben strutturate e disposte a tutto. Organizzazioni che reclutano ogni giorno nuovi spacciatori: tossicodipendenti senza soldi, ragazzi di origine straniera abbagliati da facili guadagni, picciotti vari che devono dimostrare di saperci fare… Il risultato è che se le forze dell’ordine intervengono in un luogo, subito la “piovra” alza la testa in un altro luogo e il gioco si ripete all’infinito. Non ci sono, sicuramente, ricette magiche. Credo, invece, che ognuno debba fare la sua parte con costanza e determinazione, senza scoraggiarsi: le forze di polizia, le istituzioni… ma anche i semplici cittadini. Solo un maggior coordinamento e una maggior fiducia reciproca potranno portare a qualche risultato apprezzabile. 2.I tossicodipendenti sono persone malate, che soffrono, e vanno assistite. Purtroppo è più facile giudicare e prendere le distanze, puntare il dito e accusare. Se si riflettesse un po’ di più, invece, sul dramma delle famiglie che si ritrovano a dover affrontare un simile problema, forse si cambierebbe opinione. Qualche decennio fa, quando il fenomeno droga ha cominciato a manifestarsi in modo preoccupante, c’era stato un notevole impegno di sensibilizzazione, sostenuto, soprattutto, dalle varie “comunità di recupero” presenti anche nel nostro territorio. La gente era invogliata a capire, ad approfondire, e anche a stare vicino, per quanto possibile, alle persone e alle famiglie coinvolte. Poi è sopravvenuta una specie di assuefazione e il silenzio. E così, sia i tossicodipendenti che le loro famiglie si sono trovati completamente abbandonati, quando non addirittura volutamente emarginati. Come cristiani non possiamo lasciar cadere l’appello del papa che ci invita a prenderci cura delle “periferie” e, tantomeno, ridurlo a una specie di slogan o di frase ad effetto. E tra le “periferie” ci sono sicuramente anche tutte le persone toccate, in qualche modo, dalla triste realtà della droga. Bisogna tornare a prendersi cura di loro in modo più attento e continuo, senza paure e pregiudizi. 3.La via maestra per sconfiggere questo triste fenomeno è l’impegno educativo. Lo dice anche la legge fondamentale del mer- cato: non c’è l’offerta se non c’ è la domanda. In altri termini: se il mercato della droga è così florido, è perché si è in presenza di una forte domanda di droga (lo stesso discorso si può fare anche a riguardo di un altro annoso problema diffuso sul nostro territorio: la prostituzione…). Visto che è quasi impossibile intervenire in modo efficace sull’offerta (è risaputo che gli interventi di repressione il più delle volte lasciano il tempo che trovano…), si deve puntare tutto sulla riduzione della domanda, cioè sull’educazione delle nuove generazioni. Dobbiamo chiederci seriamente: perché molti ragazzi sono attratti dalle droghe? Probabilmente perché la famiglia non è riusci- ta a trasmettere valori veri; oppure perché non hanno avuto la fortuna di relazioni costruttive con il gruppo di amici; oppure perché hanno vissuto esperienze negative a scuola… Insomma, soprattutto per sofferenze dovute a carenze educative. E allora è a questo livello che bisogna rinnovare l’impegno e unire le forze: dalla famiglia alla scuola, dalle società sportive all’oratorio, ecc. Circa vent’anni fa ho dovuto accompagnare al cimitero un ragazzo di 22 anni morto per overdose. Figlio di una famiglia con grossi problemi, per qualche tempo era cresciuto praticamente con me, quasi come un figlio; mangiava spesso a casa mia, lo assistevo nel fare i compiti (quando li faceva…), mi aiutava volentieri in alcuni mestieri, talvolta si fermava anche a dormire. Eppure l’attrattiva della droga è stata più forte. Ho ancora davanti agli occhi lo stato a cui si era ridotto negli ultimi tempi, barcollante e completamente perso; lo vedo ancora disteso agonizzante ai bordi di una piazza… Devo essere sincero: ho vissuto tutta la vicenda come una sconfitta personale e con molta sofferenza. Però, ripensandola in seguito con più freddezza, mi sono ulteriormente convinto che lo sforzo massimo va fatto proprio a livello educativo e che al riguardo non bisogna mai dare nulla per scontato. È qui che bisogna moltiplicare gli sforzi ed è qui che si gioca il futuro delle nuove generazioni. Insomma: solo se riusciamo a ridurre la domanda, si esaurirà presto anche l’offerta e, insieme, anche le conseguenze negative che il mercato della droga porta con sé. Ma per arrivare a questa meta, è necessario che tutti coloro che hanno responsabilità educative facciano la propria parte e la facciano bene. don Marco OTTOBRE MISSIONARIO La missione è passione per Gesù Cristo e nello stesso tempo è passione per la gente. Quando sostiamo in preghiera davanti a Gesù crocifisso, riconosciamo la grandezza del suo amore che ci dà dignità e ci sostiene; e nello stesso momento percepiamo che quell’amore che parte dal suo cuore trafitto si estende a tutto il popolo di Dio e all’umanità intera; e proprio così sentiamo anche che Lui vuole servirsi di noi per arrivare sempre più vicino al suo popolo amato e a tutti coloro che lo cercano con cuore sincero. Nel comando di Gesù: “andate” sono presenti gli scenari e le sfide sempre nuovi della missione evangelizzatrice della Chiesa. In essa tutti sono chiamati ad annunciare il Vangelo con la testimonianza della vita; e in modo speciale ai consacrati è chiesto di ascoltare la voce dello Spirito che li chiama ad andare verso le grandi periferie della missione, tra le genti a cui non è ancora arrivato il Vangelo. All’interno di questa complessa dinamica, ci poniamo l’interrogativo: “Chi sono i destinatari privilegiati dell’annuncio evangelico?”. La risposta è chiara e la troviamo nel Vangelo stesso: i poveri, i piccoli e gli infermi, coloro che sono spesso disprezzati e dimenticati, coloro che non hanno da ricambiarti (cfr Lc 14,13-14). L’evangelizzazione rivolta preferenzialmente ad essi è segno del Regno che Gesù è venuto a portare: «Esiste un vincolo inseparabile tra la nostra fede e i poveri. Non lasciamoli mai soli». (dal messaggio del Papa per la Giornata Missionaria 2015) “Dalla parte dei poveri” non è solamente un invito a ‘schierarsi’ a favore di una categoria generale di persone, di cui magari sentiamo sempre parlare, ma senza ‘incontrarli’ veramente… E’ invece il modo di agire di Cristo stesso, che emerge dall’ascolto del Vangelo, perché il Signore non si è mai posto ‘contro’ qualcuno, ma a fianco di tutti, camminando insieme a coloro che incontrava, poveri, malati nel corpo e nello spirito, uomini e donne in ricerca, delusi dalla vita… A ciascuno di essi Gesù ha offerto uno sguardo nuovo, lo sguardo della sua Misericordia, capace di guarire ogni vita! In ogni anno liturgico noi celebriamo il “Mistero di Cristo” che non è un ‘segreto da svelare’ ma un dono da approfondire sempre meglio, cioè la lieta notizia di un Dio che è Padre ed ama talmente l’umanità da offrire nel Figlio la vita e la salvezza ad ogni uomo e donna della storia. Ma questo anno sarà davvero particolare per le nostre comunità, dato che nel 50° anniversario della conclusione del Concilio Vaticano II, Papa Francesco ha voluto offrire alla Chiesa tutta un Anno Santo della Misericordia, perché “la Chiesa possa rendere più visibile la sua Missione”, cioè l’impegno (che era già proposto da Papa Giovanni XXIII quando volle indire il Concilio!) di vivere “usando la medicina della misericordia, piuttosto che imbracciare le armi del rigore”! VEGLIA MISSIONARIA DEI RAGAZZI E DELLE LORO FAMIGLIE Venerdì 16 ottobre Ritrovo Piazza Volta alle ore 20.30 fiaccolata verso la chiesa parrocchiale VEGLIA MISSIONARIA PER I VICARIATI di OLGIATE e di UGGIATE Sabato 17 ottobre ore 20.45 a Somazzo di Uggiate GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE Domenica 18 ottobre Tutte le offerte raccolte durante le Messe di questa domenica sono destinate alle missioni attraverso le Pontificie Opere Missionarie. 11 Ottobre 2015 2 Vita Olgiatese UNA VOCE DALL’INTERNO DELLA SIRIA Lettera di padre Ibrahim Carissimi amici, Consiglio Pastorale Seduta del 5 ottobre 2015 L’inizio della seduta è stato dedicato ad una riflessione sul messaggio inviato dal Vescovo alla diocesi in vista del prossimo anno pastorale che sarà caratterizzato dalla celebrazione dell’anno giubilare straordinario della Misericordia. Alla lettura del messaggio è seguita la discussione sulla bozza delle proposte diocesane per vivere bene l’evento del Giubileo, la cui organizzazione è stata affidata all’apposita commissione “Misericordia e Famiglia”. Sulla base degli esiti della discussione, e non appena saranno confermate le iniziative diocesane, sarà preparato un programma specifico per la nostra parrocchia: si pensa di poterlo definire per la prossima seduta del CPP. Per il momento, sono state segnalate alcune linee generali di impegno: è stata proposta una maggior attenzione per i malati e gli anziani, curando anche l’amministrazione del sacramento dell’Unzione degli Infermi; una maggior cura del sacramento della Riconciliazione, arricchito anche da momenti penitenziali non sacramentali; una nuova valorizzazione della figura di San Gerardo, testimone esemplare della misericordia, ripensando anche tempi e modalità di alcune celebrazioni a lui dedicate; la proposta di un pellegrinaggio parrocchiale a Roma (tempi e modi in via di definizione). Al secondo punto dell’ordine del giorno si è fatta una verifica sulle principali iniziative del mese di settembre appena concluso. Il Consiglio ha valutato, anzitutto, l’andamento della “Festa dei Canestri”: il giudizio è stato positivo, sia per l’esito economico, sia per l’organizzazione e il coinvolgimento di tante persone, anche se, purtroppo, il tempo cattivo ha penalizzato alcune iniziative della domenica pomeriggio e sera. Si è poi passati a una prima verifica della “Scuola di Pastorale” proposta dalla diocesi e svolta qui da noi per i vicariati di Olgiate e di Uggiate gli scorsi 26 e 27 settembre. Dopo aver giudicato come scarsamente adeguate le modalità organizzative predisposte dalla diocesi, si è lodata la disponibilità organizzativa di tante persone della nostra parrocchia che ha permesso di realizzare in modo decoroso tutto il programma previsto. La “Scuola di Pastorale” è servita sia per conoscere esperienze e persone diverse che lavorano nella catechesi dell’Iniziazione Cristiana, sia per imparare a programmare le attività catechistiche secondo il nuovo progetto approntato dalla nostra diocesi (a tutti i partecipanti è stato anche distribuito il libretto che contiene il progetto diocesano nella sua versione definitiva). Buona anche la realizzazione della Festa della Madonna del Rosario, specialmente nel momento pomeridiano del Vespro e della processione, ben organizzata e un vero momento di preghiera e riflessione sul tema della famiglia (la data del 4 ottobre coincideva con l’apertura, a Roma, del Sinodo sulla famiglia). L’attenzione del Consiglio si è poi spostata alle attività in calendario per questo mese di ottobre, in particolare sulle iniziative per il mese missionario, quali la veglia missionaria del 17 ottobre p.v. per i due vicariati di Olgiate e di Uggiate, che si svolgerà a Somazzo, la veglia missionaria per i ragazzi, che si svolgerà nella nostra parrocchia il 16 ottobre p.v. e la Giornata Missionaria Mondiale di domenica 18. Infine, per le varie ed eventuali, è stato riportato il calendario annuale dell’ACR (Azione Cattolica Ragazzi), il cui gruppo si riunirà un sabato al mese per le attività, a cui seguiranno la partecipazione alla santa Messa delle ore 18.00 e la cena insieme. È stata inoltre fissata per il 25 ottobre p.v. la tradizionale “Festa del CIAO”. Con la preghiera conclusiva, la seduta si è sciolta. Ci si riconvocherà, salvo variazioni, il prossimo martedì 3 novembre. Dalla “MISERICORDIAE VULTUS” (Bolla di indizione del Giubileo straordinario della Misericordia) L’Anno Santo si aprirà l’8 dicembre 2015, solennità d e l l ’ I m m a c o l a t a Concezione. Questa festa liturgica indica il modo dell’agire di Dio fin dai primordi della nostra storia. Dopo il peccato di Adamo ed Eva, Dio non ha voluto lasciare l’umanità sola e in balia del male. Per questo ha pensato e voluto Maria santa e immacolata nell’amore (cfr Ef 1,4), perché diventasse la Madre del Redentore dell’uomo. Dinanzi alla gravità del peccato, Dio risponde con la pienezza del perdono. La misericordia sarà sempre più grande di ogni peccato, e nessuno può porre un limite all’amore di Dio che perdona. Nella festa dell’Immacolata Concezione avrò la gioia di aprire la Porta Santa. Sarà in questa occasione una Porta della Misericordia, dove chiunque entrerà potrà sperimentare l’amore di Dio che consola, che perdona e dona speranza. La domenica successiva, la Terza di Avvento, si aprirà la Porta Santa nella Cattedrale di Roma, la Basilica di San Giovanni in Laterano. Successivamente, si aprirà la Porta Santa nelle altre Basiliche Papali. Nella stessa domenica stabilisco che in ogni Chiesa particolare, nella Cattedrale che è la Chiesa Madre per tutti i fedeli, oppure nella Concattedrale o in una chiesa di speciale significato, si apra per tutto l’Anno Santo una uguale Porta della Misericordia. A scelta dell’Ordinario, essa potrà essere aperta anche nei Santuari, mete di tanti pellegrini, che in questi luoghi sacri spesso sono toccati nel cuore dalla grazia e trovano la via della conversione. Ogni Chiesa particolare, quindi, sarà direttamente coinvolta a vivere questo Anno Santo come un momento straordinario di grazia e di rinnovamento spirituale. Il Giubileo, pertanto, sarà celebrato a Roma così come nelle Chiese particolari quale segno visibile della comunione di tutta la Chiesa. Ho scelto la data dell’8 dicembre perché è carica di significato per la storia recente della Chiesa. Aprirò infatti la Porta Santa nel cinquantesimo anniversario della conclusione del Concilio Ecumenico Vaticano II. La Chiesa sente il bisogno di mantenere vivo quell’evento. Per lei iniziava un nuovo percorso della sua storia. I Padri radunati nel vi ringrazio per quello che state cercando di fare per noi tutti: essere oggi il “buon Samaritano” per i fratelli sofferenti d’Aleppo. Per cercare di farvi immedesimare nella nostra situazione di oggi, provo a raccontarvi quello che qui sta accadendo, proprio a partire dei bisogni primari della gente, delle famiglie, bisogni la cui soddisfazione non trova da troppo tempo una risposta adeguata. Parto dai fatti concreti successi in questi ultimi tre giorni. Un missile è caduto proprio dietro la nostra Chiesa di san Francesco, nel quartiere di Azizieh, in una zona densamente abitata e affollata di gente che di pomeriggio si stava riposando o camminando tranquillamente per le strade. Il giorno seguente sono uscito a visitare le case danneggiate dall’esplosione e ho visto un’immensità di ruderi e macerie. Dobbiamo ringraziare il Signore poiché questa volta i danni sono stati circoscritti principalmente alle abitazioni, con solo alcune persone ferite leggermente. Ho percepito tanto dolore e tristezza nei cuori della gente, tanto spavento e tanta disperazione. Ho pregato con loro nelle case danneggiate, aspergendo tutti e tutto con l’acqua santa. Appena sono rientrato al convento, ho provveduto a distribuire aiuti per la riparazione delle case, aiuti che sono stati consegnati all’istante alle famiglie che ne avevano bisogno. Senza un attimo di tregua, vengo a sapere di altri bombardamenti atroci in diverse zone d’Aleppo da famiglie che arrivando al convento, con disperazione, mendicano il nostro aiuto. Un padre mi confessa di aver già provveduto a Davanti agli orrori che giornali e televisioni ci pongono quotidianamente sotto gli occhi, davanti all’orgia di commenti di ogni colore e tendenza, davanti all’incredibile battage pubblicitario dei carnefici che allestiscono set cinematografici su cui immolare le vittime, ci viene spontaneo fare silenzio, si resta senza parole o, forse, per definire i feroci persecutori, ce ne viene in mente una sola: “maledetti”. Non per metterci al posto di Dio, ma per ribadire con forza che questi esseri, che si fa fatica a definire umani e che sembrano invincibili, non potranno sfuggire a quel giudizio finale che il Vangelo presenta. Al cap. 25,31-46 del Vangelo di Matteo, infatti, si legge, fra l’altro: “Venite, benedetti del Padre mio…”; e poi: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno…”. Ecco il senso della maledizione. Maledetto chi calpesta la dignità dell’uomo, di “ogni” uomo, chi lo umilia, lo tortura, lo crocifigge, lo riduce in schiavitù, lo uccide godendo della sua sofferenza. Maledetto chi in nome di un insensato fanatismo distrugge le Concilio avevano percepito forte, come un vero soffio dello Spirito, l’esigenza di parlare di Dio agli uomini del loro tempo in un modo più comprensibile. Abbattute le muraglie che per troppo tempo avevano rinchiuso la Chiesa in una cittadella privilegiata, era giunto il tempo di annunciare il Vangelo in modo nuovo. Una nuova tappa dell’evangelizzazione di sempre. Un nuovo impegno per tutti i cristiani per testimoniare con più entusiasmo e convinzione la loro fede. La Chiesa sentiva la responsabilità di essere nel mondo il segno vivo dell’amore del Padre. papa Francesco riparare la sua casa, danneggiata dalle bombe, per ben due volte. Ma questa terza volta lui non ce la fa più nemmeno a pensare di ricominciare con una nuova riparazione. Così lui è scappato con tutta la sua famiglia, moglie e bambini, trovando rifugio dai suoceri, nonostante che la loro casa sia molto molto piccola. Diverse famiglie hanno avuto le case distrutte e non c’è modo di rimediare, poiché i loro quartieri sono diventati un bersaglio continuo ed è quindi sconsigliato ritornarci a vivere I bombardamenti purtroppo non finiscono, anzi, stanno aumentando notevolmente sia di giorno che di notte. La gente soffre tantissimo. Molti non riescono più a dormire nemmeno un’ora per notte e quei pochi fortunati che hanno ancora un lavoro, la mattina, nonostante tutto, vanno a lavorare. Come se tutto questo non bastasse, ieri è venuta a mancare di nuovo l’acqua. E’ cominciato quindi un altro periodo d’intensa distribuzione dell’acqua, mediante camioncini che la portano alle case oppure attraverso contenitori di plastica fatti avere, con sollecitudine e precedenza, agli anziani i quali non possono aspettare. La vita qui è assurda e non domando più perché la gente cerca di emigrare, perché si “butta nel mare” rischiando il tutto per tutto: la vita stessa. Per i fatti che vediamo accadere, secondo la ragione umana, rimanere qui ad Aleppo parrebbe un’assurdità. Noi frati, comunque, rimaniamo per aiutare la gente. E’ questo il tempo di essere presenti, in modo più deciso, facendoci prossimi e prendendoci cura dei poveri e di tutti quelli che soffrono: noi che con loro siamo poveri, con loro soffriamo e preghiamo il Padre provvidente e “ricco di misericordia”. Voglio ringraziarvi tutti poiché, sebbene lontani, pregate per noi; voi che avete a cuore di pensare a noi facendovi disponibili al soffio dello Spirito santo, così da diventare quella presenza attenta, tenera e attiva del “buon Samaritano”, che si prende cura della povera gente sofferente ad Aleppo. Dalle macerie e dalle catacombe di Aleppo, una preghiera s’innalza sempre dal nostro cuore sulle nostre labbra per ciascuno di voi. Che il Signore vi benedica! fra Ibrahim, parroco della comunità latina di Aleppo (Siria) MALEDETTI… radici e le memorie di una civiltà che appartiene all’uomo e alla sua storia; maledetto chi pretende di cancellare ogni traccia ed orma della persona “diversa” dallo stereotipo creato da una fede cieca e intollerante. Maledetto chi traffica in SANTUARI GIUBILARI nella nostra diocesi Como-Cattedrale (in collegamento con la Basilica del Santo Crocifisso per alcune celebrazioni penitenziali ed eucaristiche); Santa Maria del Sasso a Caravate (VA); Santa Trinità Misericordia a Maccio (CO); Beata Vergine del Soccorso a Ossuccio (CO); Beata Vergine della Misericordia a Gallivaggio (SO); Beata Vergine di Tirano (SO). esseri umani e li trasporta su barconi destinati al naufragio e lascia che i più poveri e disperati muoiano soffocati, chiusi a chiave dentro le stive. Maledetto chi fa cadere con uno sgambetto un padre che corre verso la salvezza portando in braccio il suo bambino; maledetto chi getta il cibo tra la gente affamata come si fa con gli animali allo zoo; maledetto chi costruisce a tempo di record muri destinati a cadere ma che oggi chiedono un grosso tributo in termini di sofferenza e di speranza delusa. E maledetti anche noi, se su tanto dolore calerà solo il velo del nostro egoismo e della nostra indifferenza. Spesso ci piace definirci “cittadini del mondo” perché fa molto “in”, ma sarebbe poi utile precisare di che mondo si parla. Ci fa comodo dimenticare che in un passato non poi troppo remoto anche noi siamo scappati con in mano le nostre valigie di cartone, quando le avevamo, e che spesso lo abbiamo fatto “solo” per migliorare le nostre condizioni di vita, cosa che oggi pare inaccettabile. Scappare dalla fame è forse più disdicevole e meno drammatico che fuggire dalla persecuzione e dalla guerra? Stiamo assistendo a una tragedia immane e ne siamo coinvolti, ma non sarà la politica dello struzzo o del ghetto a salvarci da questa “invasione”. Non sarà neppure il minimizzare “ma perché questa gente non la rimandiamo a casa sua?” fingendo di non ricordare da che cosa stanno scappando. Mi chiedo: quanti di noi, mediamente sani di mente, si metterebbero in “viaggio” in simili condizioni con la famiglia al seguito o spesso, mandando avanti i bambini, da soli, perché almeno loro possano salvarsi? Quel bimbo morto sulla spiaggia è stato, credo per tutti, un pugno nello stomaco. Ci ha messo, però, di fronte anche ai limiti della nostra indignazione: l’emozione e le lacrime diventano inutili se non fanno spazio, dentro ciascuno di noi, a un po’ di consapevolezza e di determinazione: ognuno deve fare la sua parte, nei limiti e nella ricchezza delle proprie capacità, responsabilità e competenze. Occorre recuperare un concetto che pareva acquisito, a prescindere dal credo religioso: quello di umanità, che diventa giustizia, condivisione, fratellanza. Occorre anche che la Chiesa ci aiuti a capire che il celebre assioma “Nessuno tocchi Caino” è ancora l’unica possibile risposta per non cadere nella spirale dell’odio e della vendetta. Ho riletto il brano evangelico del giudizio finale fino in fondo e, sul mio sdegno, è scesa la vergogna del mio quotidiano. Ho ricordato che Dio maledice anche per molto meno, almeno secondo il pensiero degli uomini: “avevo fame e sete, ero nudo e perseguitato, forestiero, carcerato, malato e voi non…” E. P. 11 Ottobre 2015 3 Vita Olgiatese M&D: MATRIMONIO, SINODO E CULTURE Guardando le immagini che girano sul web o sugli schermi televisivi a proposito del Sinodo dei vescovi che è in corso in questi giorni in Vaticano, mi colpisce la varietà dei volti dei padri sinodali, spesso considerati a modo di massa informe e allo stesso tempo uniforme. Sotto gli zucchetti paonazzi o del colore dei martiri e oltre le lunghe tonache nere, ci sono uomini che portano all’attenzione del Papa la vita delle Chiese che rappresentano, con la cultura e i costumi che le caratterizzano: vescovi provenienti da tutto il mondo, che aiutano l’unica Chiesa a confrontarsi con le gioie e le fatiche concrete di fedeli di ogni latitudine. San Giovanni Paolo II si spese molto affinché la Chiesa prestasse attenzione alle molteplici condizioni culturali e storiche di ogni popolo e la sua simpatica abitudine di indossare i copricapo tipici in occasione dei viaggi apostolici rappresentava un semplice indice di questa sensibilità. Domando: ma il matrimonio può variare da cultura a cultura, oppure costituisce una realtà identica per tutti gli esseri umani, prescindendo dall’epoca storica e/o dalla provenienza geografica o culturale? Sappiamo bene che il matrimonio è un’istituzione naturale, propria dell’uomo ma, proprio perché profondamente radicata nella natura umana, è segnato dalle condizioni culturali e storiche di ogni popolo. Nell’Antico Testamento ad esempio troviamo esperienze di poligamia o – come ricordava il Vangelo di domenica scorsa – addirittura norme che prevedevano il ripudio unilaterale della donna da parte del marito. L’incontro con il Cristo ha poi portato una nuova luce sulla realtà matrimoniale, permettendo così di comprendere meglio il progetto originario di Dio sull’uomo, quindi la sua dignità e la centralità dell’amore nel patto tra gli sposi. Alla donna è stata così restituita la propria originaria dignità, con la conseguente abolizione della poligamia La Chiesa interpreta i “segni dei tempi”: il Concilio Ecumenico Vaticano II 6Il e una rinnovata capacità di dialogo con il proprio coniuge. Ed oggi? In Occidente le dinamiche dell’antico mondo biblico sopra descritte sono motivo di indignazione per cui quando scopriamo situazioni di poligamia o di violenza sulle donne ci arrabbiamo e invochiamo giustizia. Ma è soltanto questa realtà che caratterizza le altre culture, o vi è dell’altro? Provo a fare qualche accenno a ciò che viene considerato come valore fondamentale in altri contesti socio-culturali a modo di provocazione, auspicando una riflessione circa la “nostra” cultura del matrimonio. Nel matrimonio tradizionale cinese ad esempio la generazione dei figli è di estrema importanza in quanto è garanzia di perpetuità della famiglia: i figli possono assicurare il culto e la preghiera per gli antenati e questo è certezza di eternità nel tempo. Nel matrimonio tradizionale africano invece è fondamentale l’assenso delle famiglie di origine per cui la libertà di scelta del proprio coniuge deve tenere in conto lo spirito comunitario, evitando lo scontro tra clan familiari ma allo stesso tempo cercando di creare una nuova famiglia, autonoma e indipendente da quella dei genitori. Un altro tratto tipico del matrimonio tradizionale africano è la presenza di figli, ricchezza della famiglia e vera garanzia di stabilità: l’uomo che non ha figli è più propenso all’infedeltà fino a tollerare la ricerca di una seconda compagna al fine di supplire alla incapacità procreativa che, ovviamente, è sempre attribuita alla sposa. Interessante anche quanto avviene nella cultura cosiddetta “zingara”, dove qualità essenziale per la validità del matrimonio tradizionale oltre alla fecondità della donna è il suo stato verginale, segno di virtù e di affidabilità. I popoli convocati all’assemblea sinodale sono molti. I loro interpreti sono stati raggiunti dalla luce del Vangelo ed ora le loro storie sono all’attenzione del Santo Padre affinché la Chiesa, posta alla Scuola della Famiglia, possa annunciare nella lingua di ogni uomo la perenne bellezza del progetto d’amore di Dio per l’uomo, creato come coppia, a propria immagine e somiglianza. d. marco jr 50° di ORDINAZIONE SACERDOTALE del VESCOVO Il nostro vescovo, mons. Diego Coletti celebra proprio in questi giorni il cinquantesimo anniversario di ordinazione sacerdotale all’interno del pellegrinaggio diocesano a Lourdes. Per l’occasione la diocesi ha predisposto un libro fotografico che propone i momenti più importanti della sua vita. È in vendita anche nella nostra parrocchia (presso gli uffici parrocchiali) al prezzo di € 10,00. Il vescovo ha deciso che tutto il ricavato andrà in beneficenza. Affrettarsi perché il numero di copie è limitato Diabete: una malattia silente ma pericolosa Una patologia in crescente espansione in tutti i Continenti Forse non tutti sanno che in Italia i malati di diabete sono tre milioni e mezzo, senza contare coloro che non conoscono ancora di esserne soggetti perché non hanno mai fatto il controllo della glicemia. Controlli a parte, un indicatore semplice, molto evidente ed importante per capire se si soffre di diabete è il sovrappeso. Ebbene nel nostro Paese la metà delle persone sono in sovrappeso; ma il dato più sconfortante lo danno sempre le statistiche: di questa percentuale soltanto il 10% è costituita da persone adulte, la restante parte, purtroppo, è rappresentata dai bambini o dai giovani. In famiglia molto spesso non si dà molto peso alla dieta dei ragazzi, mentre sarebbe opportuna una maggiore attenzione a quello che mangiano i giovani, un’attenzione unita ad un cambiamento di stile di vita, con l’inserimento nella quotidianità di una buona dose di attività fisica; perché questi ragazzi, con il peso sopra la norma, saranno con tutta probabilità, i diabetici del futuro. Del diabete, di come conoscerlo ed affrontarlo, soprattutto attraverso una corretta alimentazione, si è parlato a Como nel corso di una conferenza, che si è svolta presso la Biblioteca Comunale. Sempre le statistiche ci dicono che a livello mondiale oggi i diabetici sono quasi 400 milioni; la proiezione per il 2035 è di quasi 600 milioni di individui. Il diabete è una malattia silente ma galoppante in ogni continente, con parecchie patologie correlate come la retinopatia, alcune neoplasie e patologie cardiovascolari; è una malattia che, una volta contratta, si può curare ma non debellare definitivamente. Nel clima della globalizzazione e dei flussi migratori a poco a poco si stanno perdendo le buone tradizioni della cucina mediterranea che spinge l’individuo alla socializzazione ed alla convivialità attorno a piatti ricchi di cereali, frutta, verdura ed olio. Una cucina che nella sua piramide alimentare ha soltanto in cima la carne e i dolci, ricordando che carne e dolci non sono scartati a priori, ma vengono consumati saltuariamente (come era un tempo: soltanto nei giorni di festa ….). Certamente il Mediterraneo non è soprattutto l’Italia; anche nella cucina araba, per esempio, si raccomanda un uso moderato di carne (con il divieto di quella di maiale), oppure si preferisce un piatto unico con parecchi alimenti in piccole dosi, piuttosto che numerose portate naturalmente ricche di grassi e di calorie. Il mondo occidentale con il così detto “benessere economico” ha ribaltato questo tipo di dieta introducendo nell’alimentazione un apporto esagerato di carni e di dolciumi, tipico del modello americano. Carne in grande quantità, dolci, biscotti, cibo “spazzatura” alzano l’indice glicemico soprattutto se questi alimenti non sono accompagnati da ortaggi, frutta, verdura e fibre vegetali. Dieta mediterranea, attività fisica e ripresa delle buone abitudini alimentari con attenzione particolare a quello che mangiano ragazzi e giovani, possono contribuire validamente a prevenire una malattia tipica della nostra società, non molto propensa a rispettare le regole neppure in campo alimentare a scapito però della salute. P.D. Decreto sull’attività missionaria della Chiesa “AD GENTES” (1) Il decreto Ad Gentes (AG) si compone di 6 capitoli. I primi due - che trattano dei principi dottrinali e della testimonianza, predicazione e formazione della comunità cristiana sono quelli che contengono le più significative modifiche rispetto al tradizionale concetto di missione. I successivi capitoli sono invece dedicati ad aspetti organizzativi. Nel primo capitolo viene sottolineato lo stretto legame tra la missione e l’essenza stessa della Chiesa: “la Chiesa durante il suo pellegrinaggio sulla terra è per sua natura missionaria, in quanto è dalla missione del Figlio e dalla missione dello Spirito Santo che essa, secondo il piano di Dio Padre, deriva la propria origine” (AG – 2). Non è dunque la Chiesa che fa la missione, ma è la Chiesa stessa coinvolta nella missione, cioè non è colei che manda, ma è colei che è mandata. Pertanto non ci può essere Chiesa se non dentro un’iniziativa missionaria che genera, alimenta e fa crescere la comunità. In questo senso il Concilio rappresenta una grande svolta storica che recupera l’autentico ed originario significato della missione così come era intesa dal Maestro. Da segnalare anche il fondamento trinitario dell’azione missionaria che riprende il senso primo e fondamentale che già troviamo nella costituzione Lumen Gentium. Nel secondo capitolo, che tratta dell’Opera missionaria in se stessa, rinveniamo un’idea di missione intesa in senso religioso (non più politico e coloniale) ed ecclesiale (non esclusivamente individualistica). Sono tre le modalità attraverso le quali si concretizza l’azione missionaria: la testimonianza della vita, la predicazione del Vangelo, l’istituzione della Chiesa. Pertanto, fondamentale è che “tutti i cristiani, dovunque vivano, sono tenuti a manifestare con l’esempio della loro vita e con la testimonianza della loro parola l’uomo nuovo” (AG – 11). Il contenuto pregnante della testimonianza diventa allora la carità che significa rispetto, collaborazione, disinteresse e, essenziale, servizio: “la Chiesa…non desidera affatto intromettersi nel governo della città terrena. Essa non rivendica a se stessa altra sfera di competenza, se non quella di servire gli uomini amorevolmente e fedelmente, con l’aiuto di Dio”(AG – 12). Quindi un atteggiamento nuovo nei confronti di un mondo che vuole essere autonomo, in perfetta linea con lo stile di Cristo, incarnatosi “non per essere servito, ma per servire” (Mc 10,45). Anche la seconda modalità di attuazione della missione, la predicazione del Vangelo, rompe con la precedente impostazione della missione: non più una semplice aggregazione di individui, ma attenzione alla presentazione della persona del Cristo attraverso la predicazione dei contenuti evangelici, così da creare una relazione personale con Gesù. L’uomo nuovo deve formarsi gradualmente, attraverso un progressivo cambiamento di mentalità che si raggiunge con un talvolta lungo itinerario di catecumenato. Quindi nessuna spinta ad una conversione quasi “obbligata”. Infatti “la Chiesa proibisce severamente di costringere o di indurre e attirare alcuno con inopportuni raggiri ad abbracciare la fede, allo stesso modo in cui rivendica energicamente il diritto che nessuno con ingiuste vessazioni sia distolto dalla fede stessa” (AG – 13). Si ritorna alle modalità originarie della missione cristiana, distaccandosi da una prassi che, per troppo tempo, aveva caratterizzato l’azione evangelizzatrice. Lo sviluppo di queste due azioni porta alla fondazione di nuova Chiesa, terza componente dell’azione missionaria. Nuova Chiesa che si forma con l’adesione di nuovi cristiani che in modo libero e pienamente convinti hanno aderito alla fede. Ne consegue che “fin dall’inizio la comunità cristiana deve essere formata in modo che possa provvedere da sola, per quanto possibile, alle proprie necessità” (AG – 15). Si sottolinea poi la necessità che queste nuove comunità siano caratterizzate dalla presenza di un autentico laicato: “grande importanza hanno per il raggiungimento di questi obiettivi, e perciò vanno particolarmente curati, i laici, cioè i fedeli che, incorporati per il battesimo a Cristo, vivono nel mondo. Tocca proprio a loro, penetrati dello Spirito di Cristo, agire come un fermento nelle realtà terrene, animandole dall’interno e ordinandole in modo che siano sempre secondo Cristo” (AG -15). Si tratta allora di riempire di contenuti tali l’azione missionaria in modo che le neonate comunità “non siano fotocopia delle istituzioni occidentali, ma espressione autentica della cattolicità, ossia di una universalità che coniuga incessantemente l’unità della fede con la specificità delle diverse culture umane” (1). Ciò non significa che si debbano formare chiese a loro volta racchiuse in un ambito esclusivo, ma comunità aperte che siano anch’esse soggetti di un’azione missionaria. Anche AG, seppur con le necessarie mediazioni, rappresenta un momento di svolta rispetto ad una vecchia concezione dell’azione missionaria. Solo il futuro ci dirà se la recezione di questo decreto avrà apportato l’auspicato cambiamento del concetto di evangelizzazione. (59 – continua) (erre emme) Note (1) Saverio Xeres: “Chiaro di Luna”, Ed. Ancora, pag. 305 Le citazioni in grassetto sono tratte da Ad Gentes. I numeri tra parentesi indicano il paragrafo. Lunedì 19 ottobre ore 18,15 Santa Messa per i profughi che hanno perso la vita in questi anni in modo tragico. 4 Sabato 26 e domenica 27 settembre si è tenuto nella nostra parrocchia per il nostro Vicariato e quello di Uggiate, la scuola di formazione pastorale sull’Iniziazione Cristana. Hanno aderito circa 150 catechisti e accompagnatori nei due pomeriggi proposti. Non possiamo nascondere la difficoltà organizzativa con gli uffici diocesani, che però è stata ben compensata dall’iniziativa dei volontari della parrocchia ospitante (la nostra). L’obiettivo di questi incontri è stato quello di condividere una nuova metodologia e non di insegnare “cose” nuove. Dal progetto che guiderà l’azione catechistica di tutta la Diocesi esce sin dall’inizio il ruolo fondamentale della comunità che accompagna famiglie e ragazzi nell’itinerario di fede. “La parrocchia è il luogo ordinario dell’iniziazione cristiana! È la Chiesa sul territorio. Casa tra le case, la parrocchia è il luogo concreto e storico in cui ancora oggi possiamo incontrare l’esperienza cristiana incarnata in un territorio e in una cultura, attraverso ricchezze di arte, 11 Ottobre 2015 Vita Olgiatese Un percorso nella comunità cristiana di storia e iniziative organiche di proposta del messaggio cristiano. Cristiani non si nasce, ma si diventa: la parrocchia è orientata al primo annuncio del vangelo di Gesù Cristo, celebrato nella Santa Assemblea e comunicato da persona a persona; e cammina nel tempo per essere popolo di Dio, secondo uno stile sempre più familiare. Casa in cui nascere alla vita cristiana, la parrocchia ge- nera i suoi figli alla fede e rigenera se stessa, accompagnando e sostenendo i cammini di Iniziazione Cristiana e di fede matura” (Diego Coletti, il Maestro è qui e cammina con noi, piano pastorale 2012, pag. 11). La Chiesa, nel concreto delle comunità parrocchiali, è chiamata dal Signore a ritrovare la sua capacità originaria di generare alla fede, di essere madre della fede. Il suo grembo generatore, infatti, sembra in alcuni momenti affaticato fino a diventare sterile. Quando parliamo di Chiesa che genera nuovi cristiani, intendiamo la comunità cristiana adulta, che è feconda nella misura in cui è adulta nella fede, appassionata e fedele al suo Signore. “Siamo stati amorevoli in mezzo a voi, come una madre che ha cura dei proprio figli” (1Ts 2,7): l’espressione paolina introduce il tema della maternità della chiesa, a cui Paolo aggiungerà anche la metafora paterna (cfr. 1 Ts 2,11) - per indicare una comunità che, su mandato del Signore e nella forza dello Spirito, genera alla fede. La strada, quindi, è quella di coinvolgere nell’Iniziazione Cristiana un gruppo di adulti nella fede, superando l’abitudine alla delega al parroco e alle catechiste della catechesi dell’Iniziazione. (PICbr) Gita parrocchiale al lago d’Orta 3 ottobre Festa degli anniversari di ordinazione sacerdotale per don Pierangelo Livio (60), don Antonio Panariello (50), don Marco Folladori e don Alfonso Rossi (40), don Marco Nogara e don Rossano Quercini (10) sotto il campanile del fico Per i bisogni della Chiesa I famigliari ricordando Messina Rosa € 100 – Offerta famiglia Facchinetti € 200 – NN € 20 – NN € 40 – In mem. di Ferrario Pierino € 20 – NN € 50 – In mem. di Malfasi Fiorino € 100 – NN € 150 – Offerte malati € 170 – I familiari in occasione del 10° anniversario di sacerdozio di don Rossano € 100. Chiesa di Somaino Per uso salone oratorio € 30. Chiesa di S. Gerardo Funerale di Ranalli Sandra € 100 – NN € 50. Note di bontà Per Caritas: NN € 100 + € 200 – Pane di S. Antonio € 92. Progetti "Mettici il cuore" € 240. Per restauro organo NN € 50 – NN € 50 – Matrimonio di Nicoletti Pina € 100 – NN € 50. Dai registri parrocchiali Matrimoni Autorizz. Tribunale Como n. 10/82. Con approvazione ecclesiastica. Direttore responsabile: Vittore De Carli Redazione: Marco Folladori, Romeo Scinetti, Marco Nogara, Franco Ghielmetti, Paolo Donegani, Rolando Moschioni. Impaginazione grafica: Francesco Novati, Tarcisio Noseda. Nicoletti Maverick con Pina Stefania Mazza Manuel Romanati Fabrizia Vita Olgiatese Esce la seconda e la quarta domenica del mese con Morti Malfasi Fiorino di anni 93 – via Roncoroni, 16 Pini Francesca di anni 88 – Casa Anziani Abbonamento annuale: ritiro a mano: € 20,00 spedizione postale: € 50.00 Stampa: Salin S.r.l. - Olgiate C. Redazione e impaginazione: Casa Parrocchiale Via Vittorio Emanuele, 5 22077 Olgiate Comasco Tel. / Fax 031 944 384 [email protected]