SENTIREASCOLTARE
digital magazine dicembre 2008
N.
Acre stil post
Massimo volume
Bachi da pietra
natural snow buildings - father murphy
luigi turra - liz durrett - musica per bambini
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RED SNAPPER
“Howling Songs”
CD Lo Rec.
“A Pale Blue Dot” è il
graditissimo (e splendido) ritorno dei RED
SNAPPER. Il nuovo album si snoda attraverso
sei nuovi brani, più due
particolari
interpretazioni ad opera di Kelpe
e Subway, che dimostrano in pieno il valore
immenso della musica
dei Red Snapper. Jazz
visionario,
krautrock,
funk e groove, fusi eccezionalmente insieme con
personalità e lucido senso del ritmo. Fra Death in Vegas, il kraut-groove che sta
rendendo grandi Fujiya & Miyagi ed il jazz sperimentale che fu dei Jaga Jazzist.
JEREMY WARMSLEY
“How We Became”
CD
Transgressive
“How
We
Became” è il
nuovo e atteso
album per l’occhialuto cantautore londinese JEREMY
WARMSLEY.
Registrato con
l’aiuto di Markus Dravs (Arcade Fire, Brian Eno, Björk), il nuovo
album mette definitivamente a fuoco gli ultimi dettagli e le geniale intuizioni fra indie, elettronica lo-fi
e folk presenti nel debutto di “The Art of Fiction”. Il
nuovo disco amalgama perfettamente suoni classici à la Bowie, New Order, Sam Cooke, Brian Eno
e Microphones e la modernità di Sufjan Stevens e
The Decemberists.
THE RAPTURE
"Tapes"
CD
Con “Tapes”, i
newyorchesi
dance - punker
THE RAPTURE,
arrivano alla loro
prima compilation di sempre debuttando su !K7 e seguendo le orme di Carl Craig, Hot Chip,
Ewan Pearson e altri. La selezione contiene rare grooves e classici senza tempo
del periodo 1970/2008. I pioniere della
rinascita della No Wave rendono omaggio
a Ghostface Killah, Armand Van Helden,
Richie Havens, a stelle della musica elettronica di ieri e oggi - leggi Syclops e DJ
Mujava - ed a progetti più underground
quali Martin Circus e Vaughn Mason.
Turn On p. 6-17
MATT ELLIOTT
“A Pale Blue Dot”
Dopo "Drinking Songs" e
"Failing Songs", “Howling Songs” chiude la trilogia di MATT ELLIOTT.
Nel disco ritroviamo le
atmosfere dei due album
precedenti anche se le influenze slave e mediterranee si fanno più insistite.
La musica non ha frontiere definite ma affonda
direttamente nelle radici
della grande tradizione
europea: un insieme di
musica latina e slava, nella quale si succedono melodie struggenti in ballate folk che cullano la voce di Elliott
sempre più sicura e calda. Senza dubbio il disco più ricco e introspettivo di Elliott.
SÃO PAULO UNDERGROUND
“A Due”
“The Principles of Intrusive Relationships”
CD/LP
Urtovox
Dopo la calorosa
accoglienza al
precedente
album
“Big
Saloon” e le
prestigiose
collaborazioni
con Jennifer
Gentle, Baustelle e Bugo, ecco pronto il nuovo lavoro di BEATRICE ANTOLINI. Intitolato “A Due”, il disco è
stato interamente composto, suonato e cantato
dalla stessa Antolini. Un disco maturo, dalla genesi lunga e accurata, in bilico tra psichedelia pop,
movenze proto-punk, canzone d'autore e sperimentazione, che senz’altro proietterà Beatrice al
centro della scena indipendente italiana.
DANIEL MARTIN MOORE
"Stray Age"
CD
Molto probabilmente è la
prima volta che
sentite nominare DANIEL
M. MOORE, da
Cold Spring, nel Kuntucky. È la stessa
cosa capitata ai tipi di Sub Pop, prima
che il demo di Daniel venisse recapitato
negli uffici dell’etichetta di Seattle nel
Gennaio del 2007. “Stray Age” è un
disco Folk di una deliziosa ed affascinante semplicità. Il lavoro è in grado di
trasportarci in quei luoghi dove, chi ha
avuto la fortuna di ascoltare Nick Drake, Chet Baker e Neil Halstead, giura di
essere già stato. Un disco magico!
CD Ici d'Ailleurs
BEATRICE ANTOLINI
CD Aesthetics
A 2 anni di
distanza dal
pazzesco debutto di “Um,
Dois, Tres”,
ecco pronto
l’atteso nuovo
album per il
progetto SÃO
PAULO UNDERGROUND, il quartetto fondato dalla cornetta di
Rob Mazurek e dalle diavoleri elettroniche di Mauricio Takara. Il nuovo “The Principles of Intrusive
Relationships” è un album ancor più incredibile,
fusione perfetta e fisica che coinvolge Tropicalia,
Jazz, Elettronica sperimentale, Funk e Post (Acid)
Rock à la Sun Ra. Clamorosa e piacevole conferma. Disco del mese su Blow Up di Settembre!
AMP FIDDLER/SLY & ROBBIE TRENTEMØLLER
"Inspiration Information"
"Live in Concert EP"
CD
“Inspiration
Information” è
la nuova serie
ideata da Strut
che mette in
contatto un artista contemporaneo con la sua fonte di
ispirazione. Il 1° volume vede la collaborazione tra il cantante Soul di Detroit, AMP
FIDDLER, ed i suoi eroi di sempre, SLY &
ROBBIE. Registrato agli Anchor Studios
di Kingston, il lavoro è il connubio perfetto
delle menti dei tre in bilico tra Nu-Soul e
radici Reggae. Ne esce un sound molto
particolare che attinge molto dal periodo,
tanto caro a Fiddler, delle registrazioni di
Sly & Robbie presso i Compass Studios.
Jonas Reinhardt - Pane - Liz Durrett - Samuel Katarro - Musica per bambini - The Ralfe Band - Luigi Turra
Tune In p. 18-29
Dan Kaufmann - Father Murphy - Taras Bul’ba
Drop Out p. 30-53
Natural Snow Buildings - (Acre Stil Post)
Recensioni p. 53-99
Grace Jones - Larkin Grimm - Huntsville .......
We are Demo / p. 100-101
Rearview Mirror p. 102-111
Isaac Hayes - Damon & Naomi - The Feelies
la sera della prima p. 112-113
Rachel sta per sposarsi - Pride and Glory
a night at the opera p. 114-115
i “cosiddetti contemporanei” p. 116-119
Sciarrino
CD Poker Flat
Dopo l’acclamatissimo “The
Last
Resort”
del 2006 ed il
doppio
“The
Tr e n t e m ø l l e r
Chronicles”, il DJ e produttore danese
sorprende nuovamente tutti con “Live
In Concert EP”. Registrato in occasione
del Roskilde Festival, davanti a 25.000
fan in delirio, l’EP contiene brillanti versioni dal vivo di quattro brani estratti da
“The Last Resort”. Sono presenti inoltre
tre tracce bonus con remix e versioni alternative prodotte per l’occasione da Mikael Simpson, Kasper Bjørke e Glateus
Maximus. Durata totale oltre 50 minuti!
FINO A NATALE, I TITOLI DEL CATALOGO URTOVOX A MENO DI 10€!!!
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News / p. 4-5
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D i r e t to r e Edoardo Bridda C o o r d i n a m e n to Teresa Greco C o n s u l e n t i a l l a r e da z i o n e Daniele Follero, Stefano Solventi
S ta f f Gaspare Caliri Nicolas Campagnari, Antonello Comunale, Antonio Puglia H a n n o c o l l a b o r ato Gianni Avella, Paolo Bassotti, Davide Brace,
Marco Braggion,
Filippo Bordignon, Marco Canepari, Manfredi Lamartina, Gabriele Maruti, Stefano Pifferi, Andrea Provinciali, Costanza Salvi, Vincenzo Santarcangelo, Giancarlo Turra, Fabrizio Zampighi,
Giuseppe Zucco
G u i da s p i r i t ua l e Adriano Trauber (1966-2004) G r a f i ca
I n c o p e r t i n a Massimo Volume (Foto: Massimo Spadotto)
e
I m pag i n a z i o n e
Nicolas Campagnari
SentireAscoltare online music magazine
Registrazione Trib.BO N° 7590 del 28/10/05
Editore Edoardo Bridda
Direttore responsabile Antonello Comunale
Provider NGI S.p.A.
Copyright © 2008 Edoardo Bridda. Tutti i diritti riservati.La riproduzione totale o parziale, in qualsiasi forma, su qualsiasi supporto e con qualsiasi mezzo, è proibita senza autorizzazione scritta di SentireAscoltare
SA 3
new
e ne l Nor d Ame r ic a pe r la Dr a g City - c h e s i
intitole r à Be ware ! a l qua le ha nn o p a r te c ip a to De e Ale xa nde r, Le r oy Ba c h ( Wilc o ) , J im
Becker, Robert Cruz, DV DeVi n c e n t i s , J o n
La ngf or d ( Me kons) , Gr e g Le ise z , Ro b M a zurek (Chicago Underground/I s o t o p e 2 1 7 ,
Exploding Star Orchestra) e Nic o l e M i t c h e l l
( Exploding Sta r Or c he str a , Fr e q u e n c y ) …
8 C a t P o w e r torna a pubblicare u n disc o
d i co v e r, c o n interpretazioni escluse da Juk ebo x . S i t r a t ta di un nuovo EP, che esce
l ’8 d i c e m b r e , D ark E n d O f T he S tre e t, dove
C h a n Ma r sh a l l rifà I’ve Been Loving You
Too L o n g d i O tis R edding, Ye A uld Triangle
d ei P o g u e s, I t A in’t F air di Aretha Franklin,
Fo rt u n a t e S o n dei C reedence C learwa te r Re v i v a l , W h o K n o w s Where The Tim e Goe s de i
F ai r p o r t Co n v e ntion e la title track di Ja me s
Carr. I n t a n t o l a vora a un nuovo disc o…
8 I n u sc i t a a febbraio 2009 il nuov o disc o
d i M a r i ssa N adler, recente acquisizione di
K em a d o . P r o dotto da C hris C oady ( Ca t Pow e r, T V O n T he Radio, Grizzly Bear, Yeah
Yea h Ye a h s, Blonde R edhead, !!!) e “ Fa rm er ” ” D a v e S c her (fondatore di B e a c hwoo d S p a r k s , A l l Night Radio e Future Pigeon,
col l a b o r a t o r e e turnista di E lvis Coste llo,
In t e r p o l , Je n n y L ew is, Vietnam ), L ittle He ll s v e d e l a p a rtecipazione di S imone Pac e
d ei B l o n d e R e dh ead e di Myles Baer, aka
B l a c k H o l e Infinity, polistrumentista da
t emp o c o l l a b o ratore di Marissa…
8 B o n n i e ‘ P r ince’ B illy ancora con un nuov o a l b u m , a m a rzo - in E uropa per la Domino
8 I Wilc o ha nno te r mina to le re g is tr a z io n i
de i de mo de l nuovo disc o e ha nn o a n n u n c ia to il lor o ingr e sso in studio a br e v e . . .
8 M .I.A. prepara il terzo dis c o , p r o d u c e
sulla sua e tic he tta N . E . E . T. l’ e sord io d e l r a p per di Baltimora Rye Rye, e h a r e g i s t r a t o
una sua ve r sione di Way Down in th e H o le
di Tom Wa its...
8 Quar t e r st ic k Re c or ds a nnun c ia l’ e n tr a ta ne l r oste r de gli Sholi, trio a v a n t - r o c k d i
Sa n Fr a nc isc o c omposto da l c hita r r is ta e a u tor e Pa ya m Ba va f a , da l ba ssista E r ic Ru u d e
da l ba tte r ista Jona thon Ba f us. Il g r u p p o h a
a ppe na f inito le r e gistr a z ioni de ll’ a lb u m d i
de butto c on Gre g Saunie r de i D e e r ho o f ; il
disc o, omonimo, sa r à pubblic a to n e l f e b b r a io 2009…
8 Pe r tutti i f a n de i vinili, la Le a f o ff r e ,
pe r ogni a c quisto sul nuovo ne g o z io o n line di un album o di un singolo s u v i n i l e , i l
downloa d digita le in a lta qua lità d e l d is c o
s te s s o s e n z a a lc u n r ic a r ic o ; e a n c o r a , r e n d e r à d is p o n ib ili p e r il d o w n lo a d g r a tu ito tu tti
i d is c h i a c q u is ta ti in p r e o r d in e ( w w w. th e le a f la b e l. c o m/s h o p ) …
8
Neil Finn, leader degli australiani
C ro w de d Ho us e , s t a p e r e n t r a r e i n s t u d i o
p e r r e g is tr a r e il n u o v o a lb u m, il s e g u ito d i
7 Wo r ld s Co llid e , r e a liz z a to c o n la c o lla b o r a z io n e d i d iv e r s i a r tis ti c o me Ph il Se lw a y
e E d O ’ Br ie n , J o h n n y M a r r e L is a G e r ma no. Il nuovo disco, untitled, sarà registrato
n e g li s tu d i d i Fin n a A u c k la n d a f in e 2 0 0 8 ,
e v e d r à la p a r te c ip a z io n e d e g li s te s s i mu s i c i s t i , a i q u a l i s i a g g i u n g o n o i Wi l c o J e ff
Tw e e d y, J o h n S t i r r a t t , G l e n n K o t c h e e P a t
Sa n s o n e , o ltr e c h e il f ig lio d i N e il, L ia m, e
i musicisti neozelandesi Don McGlashan e
Bic Ru n g a . Tr a il 5 e il 7 g e n n a io d e l 2 0 0 9
Fin n te r r à c o n la s u a b a n d ( e i s u o i o s p iti
p r o b a b ilme n te ) tr e c o n c e r ti p e r p r e s e n ta re il nuovo album, mentre tra novembre e
dicembre 2008 è in tour in Australia con i
Cr o w d e d H o u s e …
8 A q u a s i tr e a n n i d a ll’ u ltimo T he Cr a ne Wif e e q u a n d o s ta p e r u s c ir e l’ u ltimo
E p d e lla s e r ie d i s in g o li Alwa y s T he Br id e s ma id , C o lin M e lo y r i v e l a q u a l c o s a d e l
n u o v o d is c o d e i D e c e m be r is t s , Ha z a r d s O f
L o v e , a n n u n c ia to p e r il 2 0 0 9 . S a rà u n ’o p e ra
r o c k d i te ma a mo r o s o …
8 A s e tte mb r e d e l 2 0 09 u s c i rà p e r l ’e d i t o re
s c o z z e s e Ca n o n g a te D e a t h o f Bu n n y Mu n ro ,
il s e c o n d o lib r o d i N ic k C a v e , a 2 0 a n n i d i
d is ta n z a d a l p r e c e d e n te E l ’a s i n a v i d e l ’a n g e lo . I n ta n to Ca v e s ta s c ri v e n d o c o n Wa rre n
E llis le mu s ic h e d e l f ilm d i re t t o d e l l ’a u s t ra lia n o J o h n H illc o a t, T h e R o a d , t ra t t o d a l l i b r o o m o n i m o d i C o r m a c M c C a r t h y. I n o l t r e
s a r à il d ir e tto r e a r tis tico n e l l a p ri m a e d i z i o n e a u s tr a lia n a d e ll’ A ll To m o rro w ’s P a rt i e s ,
dal 9 al 18 gennaio, dove oltre al Nostro
c o n i Ba d Se e d s , s i e s i b i ra n n o n o m i s t o ri c i in d ig e n i q u a li i Sa i n t s , R o b e rt F o rs t e r,
l’ e x Bir th d a y Pa r ty Ro wl a n d H o w a rd , i La u g h in g Clo w n s e a n c o r a g l i o s p i t i S p i ri t u a l i z e d , M ic h a e l G ir a , Fu c k B u t t o n s …
8 D e b u tta c o me s o lis t a , c o n i l n o m e d i S i n
F a ng Bo us , il c a n ta n t e d e i i s l a n d e s i S e a be r Sindr i M a r Sig f u s s o n . L’a l b u m C l a n gour sarà pubblicato in formato digitale e
s u v in ile in d ic e mb r e , i n C D i n fe b b ra i o . A
n o v e mb r e e s c e in v e c e i l 7 ” t ra t t o d a l l ’a l b u m c o n i p e z z i A d v e n t In Iv e s G a rd e n e
Cla n g o u r & F lu te s …
8 I D ir t y P re t t y Thi n g s , c h e s t a n n o p e r
s c io g lie r s i, te r r a n n o il l o ro u l t i m o c o n c e rt o
il p r o s s imo 11 d ic e mb re . Il l i v e d e l g ru p p o d i C a r l Ba r a t f a p a rt e d e l p ro g e t t o J a i l
G u ita r D o o r s d i B illy Br a g g . L’o rg a n i z z a z io n e r a c c o g lie f o n d i c o n i q u a l i s o n o a c q u is ta ti s tr u me n ti mu s i c a l i c h e s a ra n n o o ff e r ti a i d e te n u ti. A l c o n c e rt o p a rt e c i p e ra n n o
To m C l a r k e d e g l i E n e m y e J o n M c C l u r e d e i
Reverend And The Makers, e si terrà alla
Ro u n d Ch a p e l d i L o n d r a … .
8 U n s in g o lo p r e c e d e rà l ’u s c i t a d e l n u o v o a lb u m d i M o r r is s e y ; t o c c h e rà a I’m
Th ro win g M y A r m s A ro u n d Pa r i s . Il d i s c o
Ye a r s O f R e fu s a l, a l q u a l e h a p a r t e c i p a t o
Ch r is s ie H y n d e d e i Pre t e n d e rs , s a rà p u b blicato tra il 20 e il 23 febbraio dell’anno
p r o s s imo …
SA 5
TURN ON
possibile , ne lle music he “ a ltr e ” e p r e s u n te
ta li - ma f a spe c ie ve de r e c ome la la b e l c h e
insieme alla Too Pure (ri)diede i l l à a t u t t a
la f a c c e nda kosmisc he , la suddetta K r a n k y,
stampi nel breve tempo act pal e s e m e n t e ( e
non sommariamente) debitori a i t e u t o n i c i
de i ’ 70.
Ultimo in or dine di te mpo è il c a lif o r n ia n o
Jona s Re inha r dt. Fr e a k f uor i te mp o ma s s imo c ome i c olle ghi di sc ude r ia , Re in h a r d t è
decisamente il più visionario tra i t r e .
Appassionato di astronomia, Jo n a s - c h e s i
dic hia r a “ affascinato dall’alte r a p u re z z a
c he il c osmo rappre se nta” - no n d i s d e g n a
que lla ma tr ic e tr a sc e nde nte c he la s u a mu sic a , visti i r e f e r e n ti, e v o ca e deve evoc a r e . S i r i f à
alle gesta dei Cl u s t e r ( c o n i
qua li ha c ondiv is o u n f e s tiva l ne lla na tia Ca lif o r n ia ) e d e i
tangenti Harmonia, m a n o n s o l o :
tr a spa r e , da l suo modus, un c he d i “ f ilmic o ”
a sc r ivibile a lle ge sta de l John Ca r p e n te r d a
Esc a pe f r om Ne w Yor k e /o a i n o s tr a n i G o blin di Da wn of the De a d; nonch é Va n g e lis
e a nc he We ndy Ca r los.
Da i mode lli si e vinc e c he il Nos tr o n o n u s a
c he sinte tiz z a tor i vinta ge , str um e n ti c o n c u i
c omunic a - “ la mia music a” , d ic e , “ è u n
dialogo tra uomo, mac c hina e l’e s ta tic a v e rità de l c aotic o e de ll’ osc uro”. Be h , s e n o n
è tr a sc e nde nz a que sta ! – e me tte in f ila tr e dic i de lle pie c e più visiona r ie d i f in e a n n o .
Più convincente e lo-fi del c o n c i t t a d i n o ,
a mic o e a nc h’ e gli kr a uto, Ale x is G e o rg o poulos aka The Arp e interrog a t o s u c o s a
lo a bbia c olpito de lla r e c e nte sce n a mu s ic a le , Jona s Re inha r dt c onf e ssa stima p e r L in dstr om, Pr ins Thoma s e c ompa g n ia c o s mic disc o, a ggiunge ndo pur e c he “ s u l p ro s s i m o
album, magari, una cassa drit t a p o t re b b e
anc he starc i” .
Pe r dona te l’ e ntusia smo, ma se m b r a d i r iv ive r e ne l me z z o de i ’ 70 qua ndo s imili c o r to c ir c uiti ge ne r a r ono l’ impossibile .
Manca solo che un Devendra B a n h a r t v o l i
a Berlino e vedi che ci scappa u n a n u o v a
tr ilogia .
Jonas Reinhardt
© Goutry
Transcendental Meditation
Di n u o v o J o n a s R einhardt non inventa null a . D o p o t u t t o trattasi dell’ennesim o iniziat o kra u t ro c k . Sta di fatto che il suo de butto
s u K r a n k y, l e gandosi ad altri lavori simili,
d em a rc h i u n a via più attitudinale ch e musical e i n se . C o s m ica propriam ente inte sa.
Tra i r e c e n t i arrivati in casa K ranky si dis t i ng u o n o C l o u dland C anyon e White Ra inb o w. F i n q u i niente di strano, dal momento
che i l l a v o r o d i un marchio sulla bre c c ia da
o l t r e u n d e c e nnio è quello di rinnovarsi –
o c o m u n q u e mai smarrirsi – stagione dopo
s t ag i o n e .
Cap i t a p e r ò c he i nom i di cui sopra, e ntr a mb i d e b u t t a n t i p er l’etichetta di B ruce Ada ms
e J o e l L e o sc h ke nel 2007, abbraccino in toto
l a fe d e d e l k r a u trock – stesso anno, me de sim a e t i c h e t t a : s e non una presa di posiz ione
d e l l a l a b e l c h icagoana poco ci manca – e
n el la f a n t a si a dell’adepto “cosmico ” , se pp u r d i st r a t t a m ente, qualcosa si smuove .
B e n i n t e s o , n o n parliamo di un fant omatico
n eo- k r a u t r o c k – il genere sin dal suo a vv e n t o s i è s e mpre rinvenuto, in ogni forma
Gianni Avella
U n a b a n d d a ll’ a p p ro c c io c a n ta u to r ia le in tenso, quasi insostenibile, ma dalla cifra
s o n o r a e s s e n z i a l e , c a p a c e d i s i n t e t i z z a re
d is c e n d e n z e fo lk , p ro g e “c o lta ”. Co n le g g e re z z a . A p e n s a rc i b e n e , i m p o r s i u n n o m e
c o m e P a n e è s ta ta la s c e lta p iù n a tu r a le .
Pa n e è q u e llo c h e v i c a p ita o g n i g io r n o , f r u g a lità p r imo r d ia le , min imo c o mu n e d e n o min a to r e , te s timo n e b a s ila r e d i u n p a s s a to c h e
è p r e s e n te e s a r à f u tu r o . O p p u r e , in g r e d ie n te “ s e m p l i c e , p o p o l a re , c o m p o s i t o , p o v e ro ,
s a c ro e d e s s e n z ia le ” , c o m e
sostiene Claudio Orlandi,
c h e d e i Pa n e è l’ in te n s is s ima v o c e . “ U n n o m e
che è nato per gioco,
p re n d e n d o s p u n to d a
u n a s e m p lic e s itu a z io ne casalinga… Poi si è conquistato il suo
s p a z io fin o a d iv e n ta re u n a s o r ta d i im m a g in e r ifle s s a d e l n o s tro g r u p p o ” .
L a b a n d p r e n d e f o r ma n e l 1 9 9 2 d a ll’ in c o n tr o
tr a O r la n d i e il p ia n is ta M a u r iz io Po ls in e lli, r a g g iu n ti p iù a v a n ti d a Vito A n d r e a A rc o ma n o ( c h ita r r e ) , Cla u d io M a d a u d o ( f la u to) e infine - con la calligrafia del gruppo
g ià imp r o n ta ta a d u n a s o r ta d i c a n ta u to r a to
“da camera” - dal batterista Ivan Macera.
L’ o m o n i m o a l b u m a u t o p r o d o t t o d e l 2 0 0 3
f e c e s a lta r e s u lla s e d ia p iù d i u n r e c e n s o r e ,
tr a c u i il s o tto s c r itto , le tte r a lme n te a mma lia to d a l lir is mo g r a v e e f e b b r ile ( in ita lia n o ) , d a i f ia b e s c h i d e lir i, d a ll’ a u to r e v o le z z a
e d a lla s e mp lic ità d i q u e lle s ta n z e s o n o r e .
L e r e c e n s io n i s i s b iz z a r ir o n o c ita n d o A re a ,
C C C P , D o o r s , D e A ndr é . . . O g g i, in o c c a s io n e d e l d e b u tto u ff ic ia le Tutta la d o lc e z z a a i v e r mi ( v e d i r e c e n s io n e ) , a c c a d e p iù o
me n o lo s te s s o . Cla u d io s i s c h e r n is c e : “ s e
e s is te s s e u n g r u p p o in g r a d o d i fa r c o n v iv e re n e l p ro p r i o a m b i e n t e a r t i s t i c o A re a ,
CCCP, D e A n d r è e i D o o r s , s a re b b e u n fe n o m e n o d a s tu d ia re . . . S e p o i a g g iu n g e s s im o
D e b u s s y, Tr is ta n Tz a r a e Vik to r Ca v a llo , a llo r a s a re m m o d i fro n te a d e i d a d a is ti d i b o rg a ta ” . D e c id o d i in c a lz a r lo e mi a z z a r d o a
d e f in ir li r e tr o - a v a n g u a r d is ti, q u a ls ia s i c o s a
s ig n if ic h i. “ I n u n a b e lla re c e n s io n e a p p a rs a s u l Ve n e rd ì d i R e p u b b lic a , Lu c a Va lto r ta
h a d e fin ito il n o s tro d is c o ta lm e n te in te n s o
Pane
Sprofondare, emergere
e m e d i o e v a l e d a s e m br a re p e r s i n o l i e v e e
postmoderno. Forse anche lui ha avuto la
tu a s te s s a s e n s a z io n e . P a s o l i n i s o s t e n e v a d i
e s s e re u n a f o r z a d e l p a s s a t o , m a e r a u n o
d e g l i s g u a rd i p i ù l u c i d i s u l s u o i m m i n e n t e
fu tu ro . F o r s e b is o g n a d a v v e ro s p ro f o n d a re
p e r e m e rg e re ” .
Mi chiedo, gli chiedo, se credono che la
lo r o mu s ic a p o s s ie d a (a n c o ra ) u n p u b b l i c o . “ C re d i a m o d i s ì , p e r i l s e m p l i c e f a t t o
c h e s e m p re p i ù p e r s o n e s o n o s t a n c h e d e l l e
m u s ic h e tte d a s u p e r m e rc a t o e d e i p ro g e t t i m u s i c a l i i m p a g l i a t i. D e l re s t o l ’ a u t o re
non inventa nulla dal nulla, ma in qualche
m o d o p re l e v a , e v i d e n zi a , p ro p o n e . A p a r t e
c i ò , f o n d a m e n t a l m e n t e p re f e r i a m o p a r l a re
d i p e r s o n e p iu tto s to ch e d i p u b b l i c o ” . A l lo r a p e r il Pa n e c ’ è u n fu t u ro . “ S ì , i n t a n to ci sarà forse un video… Ma stiamo già
l a v o r a n d o a l p ro s s i m o d i s c o c h e v o r re m m o
a v e s s e u n s u o n o p iù P a n e p o s s i b i l e !”
Stefano Solventi
SA 7
il ta le nto, la c oe r e nz a e il c or a g g io a r tis tico di questa autrice proveniente d a A t h e n s ,
Ge orgia . I l r e sto sono solta nto c h ia c c h ie r e .
Perché, adesso, rivelare che lo z i o c h e l e
ha r e ga la to la sua prima c h ita r r a
al compimento dei s e d i c i a n n i e
c he le ha f a tto da gu id a mu s ic a le in tutti q u e s t i a n n i è
nie nte dimen o c h e Vi c
Che snut t p o t r e b b e f a r
scattare un a s o r t a d i
diffidenza nepotistica. Del tutt o i n f o n d a t a ,
garantiamo. Certo, nessuno neg a u n a c e r t a
predisposizione artistica eredit a r i a , q u e s t a
è sc ie nz a . Ma il f a tto è c he Liz D u r r e tt h a
dimostr a to f ino a d oggi una pr o p r ia p e r s o na lissima c if r a stilistic a c he be n la d is ta n z ia da l solc o c ompositivo de llo z io . E q u e sta è arte. Semmai il punto di r i f e r i m e n t o
music a le più vic ino è que llo di C a t P o w e r .
Ma r e la tiva me nte e or ie nta tivame n te . Pe rc hé tr a tto distintivo de lla Nostr a s o n o p r o pr io que sti e moz iona li sa lisc e nd i v o c a li c h e
dise gna no c ur ve c r itic he e tr a ietto r ie d r a mma tic he su un le ntissimo f olk ch ita r r is tic o ,
e c he ma i a bba ndona no la lor o cr e p u s c o la r e
inte nsità . Pe c ulia r ità que sta c he g ià e me rg e
ne l suo de butto disc ogr a f ic o Hus k ( Wa r m ,
2005), nonostante una monoton i a m u s i c a l e
ine vita bile dovuta da una f in tro p p o u miltà
strumentale (6.4).
Sc a r no f olk c he non vie ne a bba n d o n a to n e a nc he ne l suc c e ssivo Me zzan ine ( Wa r m ,
2006), suonato e registrato int e r a m e n t e i n
una c a lda soff itta – da qui il tit o lo “ me z z a nino”. È quasi sempre e soltan t o l ’ a p p o r t o
di una c hita r r a e poc o a ltr o – p ia n o e s p a z z ole – a f a r e da sf ondo a l vor tic a r e s o ff u s o
e dolor oso de lla voc e . Ma qui è u n u rg e n za comunicativa più sentita e i m m e d i a t a a
sopperire magnificamente all’ e s s e n z i a l i t à
music a le . Ec c o c he be llissime c an z o n i c o me
Kniv e s At the Wall e Cup On Th e Co u n te r
f a nno di Me zzanine un album f u o r i d a l
tempo, eterno quasi (7.5). Il te r z o a l b u m ,
Outside Our Gate s (nella sez. r e c e n s i o n i ) ,
giunge or a a c onf e r ma r e , impr e zio s ir e - s ta volta c on e le ga nti or c he str a z ion i- e c o r o n a re il perfetto elegiaco dramma f o l k d i L i z
Dur r e tt.
Samuel Katarro
Liz Durrett
M od u l a z i o n i v ocali al limite del dr a mma t i c o . U n i n c e d ere folk lento e straziante. Il
t u t t o c o n d e n s ato gentilmente come solo il
fare f e m m i n i l e riesce a compiere. L a giova n e c a n t a u t r i c e L iz D urrett dà voce a i f a nta s m i , a l l e n a sc oste e trascurate pieghe de lla
v i t a , a l l a d e b olezza, alla fragilità. La sua è
u n ’i n t i m a d i sc esa negli anfratti bui d e ll’ a nim o u m a n o , d ell’amore, della nostalgia. Il
s uo è u n f o l k sofferto, struggente e d e vocat i v o c h e si è fatto strada m iglioran dosi in
t r e a l b u m d a l 2005 ad oggi. E tutto questo
d o v r e b b e e sse r più che sufficiente a sa nc ir e
Andrea Provinciali
© Simone Cinelli
Elegiac folk drama
Ve n t i t r é a n n i p o s s o n o s e m b r a r e p o c h i p e r
f a r e b l u e s , m a s o n o s u ff i c i e n t i s e l ’ i d e a d i
mu s ic a c h e h a i in te s ta è a b b a s ta n z a ma lle a b ile d a a s s u me r e u n a f o r ma c h e b e n s i a d a tta
a l tu o p r o f ilo s c a v a to e s e n z a r u g h e . A n c o r
p iù s e , in p a r te n z a , l’ in te n z io n e è s in te tiz zare passioni “giovanili” come psichedelia
e n e w w a v e in u n a f o r mu la mu s ic a le s c a r n a
e d e s s e n z ia le , d e s o la ta ma in te n s a , a l s e r v iz io d i u n f a ls e tto d a l c a r a tte r e s c o n tr o s o .
La new wave, nel tempo, potrebbe allora
trasformarsi in una chitarra acustica à la
Robert Johnson, continuare a giocare con
g li s c a r ti f a n ta s io s i d e lla p s ic h e d e lia e c itare, nel contempo, degli Ottanta oscuri e
sotterranei. Per “illuminare” episodi come
Co m - p a s s io n (“La p a s s io n e d i Cr is to n a rr a t a s e c o n d o i p e n s i e r i d e l p ro t a g o n i s t a .
G e s ù c o m u n ic a te le p a tic a m e n te c o n il p a d re , tr a s c in a n d o a s s ie m e a lla c ro c e , la s u a
c o lle z io n e d i d is c h i p u n k e q u a lc o s a d i Nic k
Ca v e ” ) o Wic k e d Ch ild ( “U n a c a r to lin a d i
u n a p ro b a b ile a p o c a lis s e . U n fe r m o im m a g ine su un paesaggio in fiamme. Un bambino
d a llo s g u a rd o m a lig n o c h e c re s c e a s c o lta n d o M o th e r H e a r t d e i G u n Clu b ” ) , Te r m in a lly
I lln e s s B lu e s (U n m a la to te r m in a le in to n a il
s u o iro n ic o b lu e s s u l le tto d i m o r te , e s p r i-
m e n d o il d e s id e r io c h e q u a l c h e b u o n ’a n i m a
si occupi della sua affezionata tartaruga
d ’ a c q u a d o lc e ) o B e a c h Pa r t y (“ B a l l a t a i n
S tile “Na ta le a Na s h v i l l e ” i n c u i r i t ro v i a m o S y d B a r re t t e L e o n a d C o h e n a s c a r t a re
re g a li s o tto lo s te s s o a l b e ro c a n t i c c h i a n d o
u n a f i l a s t ro c c a i n t re q u a r t i s u l l ’ e c c e s s o d i
lib e r tà ” ) , b r a n i in f a r c i t i d i i n v e n t i v a s u rre a lis ta ma c a p a c i, c o mu n q u e , d i ra d i c a rs i i n
un immaginario riconoscibile. Per Samuel
K a ta r r o a k a A lb e r to M ari o t t i , c ’è u n p a s s a t o
r e mo to n e ll’ u n d e rg r o u n d d i P i s t o i a – R a d i o
85, Smirne, Korova, alcune delle band in
c u i h a milita to – , u n p as s a t o p ro s s i m o c o m e
o p e n in g a c t, tr a g li a ltri , d i a rt i s t i d e l c a l i b r o d i H e a v y Tr a s h e u n p r e s e n t e n e l l e m a n i
d i M a r c o Fa s o lo – a ltro b a t t i t o re l i b e ro d i
c a s a n o s tr a n o n c h é c o - p ro d u t t o re d e l l ’e s o rd io Be a c h P a r ty - , a p e rd e rs i i n u n s u o n o a rc a ic o e s p ig o lo s o , a d a b b ra c c i a re a t m o s fe re
o s s e s s iv e , a d a r v ita a u n p ro g e t t o fu o ri d a l
tempo, e per questo, fatto per durare. Con
buona pace di chi vede in lui un errore da
la b o r a to r io , in te mp i in c u i l a m u s i c a v e n d e
s u o n e r ie e a lime n ta s o g n i i rre a l i z z a b i l i i n v e c e d i s c a r ta v e tr a r e il c u o re .
F a b r i z i o Z a mp i g h i
SA 9
Bast a n o d i e c i m inuti dell’ultimo disc o – il
q u ar t o – d i Musica Per B am bini – Dio c ont r o D i a v o l o (Trovarobato / Audioglobe,
2 0 0 8 ) , i n sp a z io recensioni – per sviluppa r e
u n a p r e o c c u p a nte dipendenza. C osa c he a c cad e , a l m e n o dalle nostre parti, sop r a ttutto
q u a n d o s i h a a che fare con produzioni che
s celg o n o c o sc ientemente la via della pe r ifras i so p r a l e righe, del declam are p unge nt e, d e l l ’ e st r e m ism o ironico.
Anc o r p i ù se siam o è in presenza, c ome
i n q u e st o c a s o, di un’esperienza a r tistic a m u l t i f o r m e in cui si mescolano, con un
l i n g u a g g i o c h e parrebbe quantom eno r idutt i v o d e f i n i r e “peculiare”, m usica, na r r a z ion e, a p p r o c c i o dissacrante e impatto visiv o . P e r o t t e n ere un surrealismo in pillole
c a p a c e d i r e n dere meno grame le banalità
d e l q u o t i d i a n o e di annullarne gli effetti
d el e t e r i r i c o r r endo al gusto per l’ec c e sso,
al l a p a r a b o l a , al paradosso arzigo gola to.
M a a n d i a m o c on ordine:
“M u s i c a p e r Bambini nasce dieci anni fa e
coi n v o l g e m o l te persone. Tra queste , io c he
f a cc i o i d i sc h i , e chi di volta in volta ha la
s v e n t u r a d i s t armi vicino”.
A pa r l a r e è Manuel Bongiorni, titolare del
p r o g e t t o , u n o che sembra cresciuto a pane
e fa n t a si a i n q ualche dim ensione pa r a lle la .
Al m e n o a g i u d icare da una produzione mus i ca l e d e c i sa mente originale ma sopr a ttutto
d a d i c h i a r a z i o ni, a proposito dell’ultimo dis c o , c h e l a d i cono lunga sul personaggio e
s u l s u o m o d o di intendere la vita:
“E ’ c o m i n c i a t o tutto con la G irella d e l Guitt o . D a l ì i n p o i m i è bastato farla girare ,
e v o c a re d i v o l ta in volta i Profeti dei Sette
P e cc a t i c h e m i hanno raccontato u n sacco
d i s to ri e . L e h o m esse in m usica segu e ndo le
l o ro i n d i c a z i o ni. Dio e il Diavolo sono stati
g ent i l i ssi m i a prestarm i la loro collaboraz i on e n e l b ra n o che da il titolo al disc o”.
F i n q u i l a c o rnice, l’ispirazione gene r a le ,
con l e su e st o rielle para-bibliche s pa ssose
q u an t o i m p r o b abili, consumate tra rif le ssion i p r o t o - d e m e nziali e pungente critic a soci al e , t o n i se mi-seri e indubbia pro f e ssion a l i t à , i n u n a terra di confine senza regole
e i m p o si z i o n i : “Sono io a decidere quanto
m e t t e rc i d i q uesto o quello. L’ironia c’è
s e mp re , n e s o no un po’ prigioniero, come
l o s o n o d e l g i oco del paradosso. R ie sc o in-
vece a prescindere facilmente da c i ò c h e m i
ac c ade ne lla v ita quotidiana e a n o n p a le sarlo in music a. De l re sto sare b b e p iu tto sto noioso”. Poi c’è il musicista i n g r a d o d i
trascendere i generi senza gross e d i ff i c o l t à ,
l’illusionista appassionato di ta g l i a e c u c i
digitale “ Rac c onto io ste sso di av e rc i me s s o u n m e s e
ad arrangiare L’ uomo di gomm a ” - , il p r o f e ta de l de r a glia me nto, ma sopr attu tto l’ a b ile “ c ostr uttor e ” di pa r ole , c a pa c e d i g io c a r e
c on la me tr ic a e le r ime qua si f o s s e r o ma ttonc ini Le go. Ta nto da la sc ia r e a lle s te s s e
lir ic he l’ inc ombe nz a di de c ide r e i te mp i e i
modi de lle me lodie : “ Effe ttiv am e n te c ia s c u na frase ha già la sua music ali tà , u n a m u sic alità c he v a solo sc ope rta e r id is e g n a ta
tra le note ”.
Da l la vor o di c a libr a tur a c he n e c o n s e gue , e sc e un f or mula di non f a c ile a p proccio ma decisamente affas c i n a n t e , i n
c ui a lle a llitte r a z ioni de lla lin g u a r is p o n de la f r a ntuma z ione r a giona ta d e lle mu s ic he , in un pe r de r si e r itr ova r s i c h e c o lp isce, destabilizza, costringe l ’ a s c o l t a t o r e
a r ide f inir e i pr opr i c a noni in te r p r e ta tiv i.
Da l vivo il pr oge tto si r e inve nta tr a s f o r ma n dosi in te a tr o- c a nz one sc a r dina to , s p e tta c o lo coinvolgente, rappresentazio n e p o p o l a t a
da giullari d’altri tempi:
“La music a div e nta il filo c ond u tto re , fu n ge da intervallo a vicende che m e t t i a m o i n
sc e na, in uno spe ttac olo in c ui in te r v e n g o n o
alcuni amici tra cui Diego Pare n t i , A n d re a
M ansi e M irk o M onte sissa. L’ op e r a c o m p le ta si intitola L’ uomo qua si viv o e d è u n a
sorta di odisse a tra me tafore in fo r m a tic h e .
Nei vari concerti, ne presentiam o u n p e z z o
alla v olta. Ultimame nte proponi a m o il c a p itolo ze ro, c he si c hiama proprio D io Co n tr o
Dia volo. E’ una sorta di proces s o i n c u i i l
pubblico ricopre il ruolo della g i u r i a ” .
Un c r e sc e ndo c he pr ome tte , o g n i v o lta ,
e spe r ie nz e f uor i da gli sc he mi e a c u i n o n c i
si può pr opr io sottr a r r e .
Musica per Bambini
F a b r i z i o Z a mp i g h i
SA 11
THE RALFE BAND
WONDERFUL WONDERLAND
Chi sc r i v e h a , da un tre lustri buoni, l’ imp r e s s i o n e c h e la musica odierna sia troppo
s pes so g r a v a t a da una patina di anonima t o , a l d i l à d el suo valore intrinsec o. Che
i n a l t r e p a r o l e li conti sulle mani i gruppi
che sa n n o e ssere non tanto originali, qua nto
abi l i n e l c r e a r si un’identità im m edia ta me nte
ri co n o sc i b i l e . Magari costruita asse mbla nd o u n F r a n k e nstein inaudito con qu e lle a lt ru i , e n o n v i s arebbe né da stupirsi n é ta nto
m e n o d i c h e i ndignarsi. Da sempre l’arte è
b al le t t o d i p a ssi che si ripetono eterni, pe rt ant o su o n a p i ù che m ai ozioso polemiz z a r e
s u c h i f e c e c o sa per primo: il rischio, in tal
m o d o , è i g n o rare la foresta per la smania
d i e t i c h e t t a r e ogni singolo albero. Non sia
m ai.
Tr a i p o c h i s o ttomondi di recente rivelatisi
a l l a n o s t r a a mmirazione, quello governato
d a O l y Ra l f e ci pare tra i più degni di a na l i s i p e r c o m e fonde uggia ed effer ve sc e nza, i n g l e si t à e cosmopolitismo, folk e r oc k
e ce n t o a l t r e c ose ancora (“Le m ie c anzon i s o n o u n d i a rio fram m entario di come mi
s e n t o i n d e t e rminati periodi. C’è sempre
u n a c e rt a t ri stezza nel m odo in cui la v ita
c i p a s s a d i f ronte, ma nella musica della
R a l f e B a n d s p ero trovi posto una mestizia
p o s i t i v a . E c ’ è anche molto umorismo che
s i n a s c o n d e n egli angoli bui dei testi: mi
piace lo humour nero, credo s i a u n a c o s a
molto ingle se .” )
Inoltre, confesseremo di avere u n c o n t o i n
sospeso con la Ralfe Band, una v o l t a t a n t o
in se nso positivo: il lor o lp Swo rd s s c a l d ò
la nostr a f ine de ll’ inve r no 2007 e f u b e n r e c e nsito, tutta via l’ a ssidua f r e que n ta z io n e n e
sve lò una c a r a tur a supe r ior e a l p u r g e n e r o so voto originario. Semplice e a s s a i r a r o i l
motivo: la music a c r e a ta da l c an ta n te e p o listr ume ntista Oly Ralf e (princ i p a l e a u t o r e
de l r e pe r tor io, nonc hé r e gista , d is e g n a to r e ,
a ttor e …un pe r f e tto uomo r in a s c ime n ta le
cui dobbiamo le surreali dichia r a z i o n i q u i
riportate) in compagnia del bra c c i o d e s t r o
Andre w M it c he ll e relativi c o l l a b o r a t o r i
c olpisc e sì di pr imo a c c hito, ma p u r e s i d imostr a via via più lussur e ggia n te c o l s u s se guir si de gli a sc olti. Esibisc e la c u r a me tic olosa e il la vor o a tte nto e a p p a s s io n a to
die tr o gli a r r a ngia me nti, i suon i, le s in g o le
note , c ompie ndo in ta l modo un ’ o p e r a z io n e
c or a ggiosa ne lla f r e tta de l c ons u mo “ mo r d i
e f uggi” impe r a nte ( “ Andre w e io c e rc h ia mo se mpre di fare disc hi c he si s v e lin o n e l
te mpo e c he possano al c onte mp o c o llo c a rsi fuori da e poc he pre c ise .” ) . No n d i s e mplic i de tta gli toc c a de ve pa r la r e, s e mma i d i
te sse r e c he - a c c osta te le une a lle a ltr e c ompongono un mosa ic o pr odig io s o e c o n
d is tr a tta n o n c h a la n c e a c c e n n a n o a s p ie g a rne i segreti. In ragione di tale fascino, non
neghiamo di aver riposto delle aspettative
n e i c o n f r o n ti d e l lo r o s e c o n d o d is c o A t t i c
Th ie v e s ( c f r. s p a z i o r e c e n s i o n i ) .
Una volta tanto erano ben riposte, giacché
e s s o n o n s i limita a c o n f e r ma r e la s o lid ità d e lla f o r ma z io n e , ma a d d ir ittu r a s f o g g ia
u n a s o r p r e n d e n te ma tu r ità e a p r e f in e s tr e s u
un futuro radioso.
Staremo a vedere, ma adesso facciamo un
s a lto in d ie tr o . L a Ra lf e Ba n d p r e n d e le mo s se cinque anni or sono, dopo che Mitchell
f a r ito r n o a c a s a d a u n p e r io d o tr a s c o r s o in
Giappone a insegnare inglese (per quanto
i d u e s i c o n o s c e s s e r o d a mo lto p r ima : “ L a
cosa iniziò quando da bambini io suonavo
il p ia n o e il m io a m ic o M itc h e ll b a tte v a s u
u n ta m b u ro n e l c a p a n n o d e l g ia rd in o . Ch is s à q u a n ti u c c e lli a b b ia m o s p a v e n ta to ! ” ) . A
f u n g e r e d a a p r ip is ta e s c o n o n e l 2 0 0 5 d u e s in g o li p e r la Sk in t, A lb a tro s s Wa ltz e F i f t e e n
H u n d re d Ye a r s , l e c u i r i s p e t t i v e t i t l e - t r a c k
s a r a n n o r e c u p e r a te d a l d e b u tto e le r e la tiv e
a n c e lle , r ima s te in e d ite , n o n s f ig u r a n o . A l
p u n to c h e u n a l s o lito v ig ile J o hn P e e l s e n e
in n a mo r a e b u tta lì i n o mi d i Ya nn Tie r s e n
p e r le a tmo s f e r e e Will Oldha m p e r v o c e
e s c r ittu r a , s a lv o a mme tte r e la d iff ic o ltà d i
definire con precisione le influenze del duo.
Co n r a g io n e , p e r c h é q u a l s i a s i v e l l e i t à d i i n c a s e lla r e la Ra lf e Ba n d ri s u l t a v a n o . P ro v a
ne è l’album di debutto, dipanato tra filmici
s tr u me n ta li c o me S ib er i a e d e c h i d e l R a y
D a v ie s a c c a s a to p r e s s o i l Vi l l a g e G re e n c o n
i Go r ky ’s Zy g o t ic M y n c i , g u s t o p e r u n p a s tic h e v is io n a r io e p o li c ro m o i c u i fi l i s o n o
a n n o d a ti c o n ma e s tr ia . Il p e n s i e ro c o rre s u b i t o a u n a d e l l e p i ù s o tt o v a l u t a t e b a n d d e g l i
’ 8 0 , q u e i C a m pe r Va n B e e th o v e n d e i q u a l i
Oly e Andrew paiono spesso e volentieri la
v e r s io n e a lb io n ic a , n e ll a q u a l e i l c i n i s m o l a s c ia s p a z io a u n a s v a g at a e c c e n t ri c i t à v i s i o n a r ia n o n d is ta n te d a L e w i s C a r ro l l . (“ C o n o s c o e a p p re z z o t u t t i g l i a r t i s t i c h e c i t i ,
s e b b e n e n o n c re d o d i a s s o m i g l i a re a n e s s u n o d i lo ro . H o v is to d i re c e n t e To m Wa i t s
s u o n a re a P a r ig i e d è s t a t o i n c re d i b i l e , u n o
s p a v e n ta p a s s e r i d a c o m m e d i a v u d ù c h e d i pinge quadri magnifici. Mi piace chi segue
u n a p ro p r ia v ia c o m e l u i , m a a m m i ro a n c h e
m u s ic is ti c h e re s te r a n n o p e r s e m p re s c o n o s c iu ti! ” ) Simile è , in o g n i c a s o , l ’a t t i t u d i n e
a te n d e r e l’ o r e c c h io v ers o i l fo l k d e l m o n d o
( la G r e c ia tr a s lo c a ta o l t ra l p e i n Ma rc h O f
Th e P a m s , il s a p o r e d ’ o l t re c o rt i n a d i Bro k e n
Te e th S o n g ) e il p e n n i n o i n t i n t o n e l l a t ra d i z i o n e ( u n o s t r u g g e n te i n n o c o u n t r y c o m e
A lb a tro s s Wa ltz ; l’ e r r e b ì c h e e m e rg e d a Arro w A n d B o w e B r u n o Mi n d h o r n ). A c i d a
SA 13
(Pa rk b e n c h B lues) oppure agreste ( Crow),
l a l e z i o n e i m p artita dal Tom Waits a ll’ e poca d i R a i n D o g s si conserva vincente . Pia c e
e co l p i sc e d e l disco tanto il modo di por si
- s o r n i o n e , g a r bato, mossa da fervida imma g i n a z i o n e - q uanto il tono favolistica me nte
s urr e a l e d i p a r ole e suoni (“A m o scate nare
u m o r i e i m m a gini per mezzo della musica.
E s s a p u ò c o n durre per mano e far evadere
i n l u o g h i st ra ni, in panoram i sonori…” )
Il s e g u i t o v e d e la band in viaggio a ma c in a r e c h i l o m e t ri e concerti su e giù per il
v ecc h i o c o n t i n ente, toccando breveme nte la
n o s tr a p e n i so l a e spingendosi fino a I sta nb u l , p r i m a d i tornare in patria a toglie r si
l a s o d d i sf a z i one di calcare le pre stigios e a s s i d i R e a ding e Glastonbury. C’era da
s up p o r r e c h e , in ragione di tanta attività ,
p i g l i o e a m a l gama si fossero ulter ior me nt e i r r o b u st i t i , istillando il piacevole dubbio
d i u n a s v o l t a o di una persuasività ancor
p i ù a c c e n t u a t a (“C redo proprio ch e suon a re d a v a n t i alla gente mi abbia reso più
cor a g g i o so e diretto, sì.”). Quando poche
s et t i m a n e o r so no sullo stereo è inf ine pla n at o A t t i c T h ieves, ogni residuo dubbio è
sva nito: Ra lf e e Mitc he ll non so n o u n a d e lle tante meteore di passaggio. I n q u a r a n t a
minuti c he ha nno be n pr e sto m o n o p o liz z a to le nostr e gior na te , il ma r c hio d i f a b b r ic a
non sma r r isc e un’ onc ia di c ha r me p u r b a ttendo i territori del predecesso r e ( l e e t n i e
me sc ola te di Attic s e Que e n Of R o m a n ia ; il
c igola r e pia nistic o in St. M ark ’s D o o r ) , e
tutta via si pr e mur a di pe sc a r e d a a ltr i c a s se tti soff ia ndo via la polve r e ( H e lm u ts in e e
I c e I s On M y Hands pr ove ngono d a q u a lc h e
a nsa de l Dylan ‘ 66) , r ipe sc a ndo q u e l le mb o
poco frequentato degli anni Se s s a n t a d o v e
il be a t f a c e va spa z io a qua lc osa c h e a n c o r a
non potevi chiamare psichedeli a . S o v e n t e ,
una piovosa , vir ile ma linc onia av v o lg e s o rr ide ndo il tutto e c onse gna a pici d e l c a lib r o
di M irror Fac e e Stumble . Mus i c a f a t t a d i
istinto e me dita z ione , c onge gna ta c o l d ia lo go tr a que ste due sf e r e de ll’ um a n o s e n tir e .
I de a le c olonna sonor a pe r a mic i c h e s i r itr ova no a inta vola r e lunghi disc o r s i d a v a n ti
a un buon bicchiere, i telefoni s t a c c a t i e i l
tumulto della civiltà distante, se p p e l l i t o d a l
sile nz io. Anz i, no: da lla Ra lf e B a n d .
luigi turra
“…Come una sorte di ecologia uditiva”
g i a n c a r l o t urr a
Minimasta ed esteta, concreto ed astratto.
Sculture-cultore del suono. Dalle installazioni nel segno del tao di Ancient Silence
alle architettoniche simbiosi di Meditation
Space . La contemplazioni tra suono e silenzio nell’elettroacustica di Luigi Turra.
Un’innata sensibilità artistica e visuale,
quella di Luigi Turra, che si concretizza in
installazioni, composizioni, collaborazioni con artisti e sodali (le ultime, quelle con
Fourm e David Sani, Shinkei, per dar vita
all’ etichetta Koyuki). Un percorso formativo in continua evoluzione, tra suggestioni
zen (l’esordio su Small Voices Enso), tradizione ed innovazione, contrassegnato un’assidua ricerca percettiva dello stretto legame
interstante tra spazio e percezione sonora.
Sempre con il fine di «affrescare una grandiosa idea di Universo con il minor impiego
di enfasi», come avevamo scritto in sede di
recensione. Abbiamo contattato l’artista per
parlare dei suoi innumerevoli progetti. Il risultato è un’intervista che esalta la consapevolezza che Turra possiede delle implicazioni teoriche del suo lavoro, oltre che la sua
umiltà – merce sempre più rara, soprattutto
in contesti dimusica cosiddetta sperimentale.
Dalle linee zen di Ancient Silence passando
per le simboliche poesie sonore di Enso e
le materiche concretezze di Texture Vitra;
con quale criterio scegli il materiale che
andrà a far parte di un disco? Si tratta di
un percorso evolutivo che ha un punto di
partenza o d’arrivo?
Di base tendo a scartare l’idea che i miei risultati siano un punto di arrivo anche perché
ci sarebbe una certa presunzione da parte mia
nell’affermare questo. Ogni stesura di ogni
nuova composizione è di principio un punto
di partenza, una tela bianca in cui poter indagare nuove prospettive e nuovi livelli di
SA 15
Qual è il tuo percorso e il tuo approccio
alla musica concreta e sperimentale?
Il mio approccio alla musica concreta sta nel
combinare queste auto-generazioni timbriche
preesistenti, scolpirle, guidarle attraverso la
manipolazione fisica o metterne in evidenza
alcune per nasconderne invece altre secondo
una sorta di metodo scultoreo. Senza dubbio
è sperimentale fino ad un certo punto visto
che compositori come Pierre Shaeffer o Pierre Henry (per non citare i contemporanei Eric
La Casa e Toshiya Tsunoda) hanno codificato e sviluppato al meglio questo tecnica. Da
parte mia interpreto attraverso una personale
visione questa grande lezione.
comunicazione. E’ lo stesso valore che cerco
di dare anche nel mio percorso legato alle
espressioni visive come la grafica e la pittura. Texture Vitra in questo senso rappresenta
la mia attuale esigenza di indagare il rapporto
esistente tra lo spazio architettonico e la sua
relazione sonora. Direi comunque che il criterio principale su cui si basano certe scelte
di pianificazione è dato dal filo conduttore o
se vogliamo dal tema che cerco di associare
a ciascun progetto prima di realizzarlo.
Una volta focalizzato questo, nulla diventa
dispersivo o confuso. Accade che le fonti sonore arrivino senza che io le cerchi, in modo
estremamente sereno e spontaneo. E’ incredibile quante suggestioni sonore ad esempio
si generino all’interno di un normale spazio
abitativo.
Dalle vibrazioni fisiche più sottili ai suoni
trasportati dall’aria, dai suoni dell’acqua
nelle condutture agli scricchiolii del legno.
Tutto esiste già. E forse quel che lega i tre
lavori da te citati è proprio questo aspetto di
suono autogenerato dall’ambiente. Come una
sorta di ecologia uditiva.
Com’è nata la collaborazione con David
Sani e l’etichetta Koyuki? Mi parli del
progetto? Quali erano gli obiettivi e quali
sono stati i risultati?
Koyuki nasce in primis dal rapporto di amicizia fra me e David. E’ sopratutto questa
la scintilla che ha scaturito il progetto oltre alla passione comune per un certo tipo di
musica orbitante nell’ambito dei microsuoni
e del lowercase. Inoltre oltre a nutrire per
lui grande stima come persona sono anche
un grande ammiratore del suo operato come
musicista sotto il nome Shinkei. Koyuki è
nato inoltre un po’ per gioco con la voglia di
provarci ma che nell’arco di un solo anno ha
raggiunto delle vette per noi insperate con
un ottima accoglienza da parte della critica
specializzata e con un roster di artisti di cui
da sempre siamo grandi ammiratori.Fondalmentalmente, Koyuki è un’ etichetta nata per
documentare proposte di artisti che si esprimono attraverso linguaggi minimali, pur con
tante e diverse sfacettature.Credo che questa
coerenza alla fine sia stata la qualità che ci
ha dato ragione visto che abbiamo in programma pubblicazioni di importanti artisti
internazionali quali Steve Roden o Tomas
Phillips. Questo, direi, anche curiosamente
visto le dimensioni intime del progetto e delle sue tirature estremamente limited edition.
Ma lentamente, passo dopo passo siamo riusciti a forgiare un’identità precisa per Koyuki che oltre alla coerenza sonora si caratterizza in modo puntuale e preciso anche per
la precisa stilizzazione dell’aspetto grafico e
del design.Label come l’americana Line o la
giapponese Meme sono stati riferimenti molto importanti nella stesura delle linee guida
di koyuki. E’ un impegno notevole, sopratutto per David che gestisce i clienti e i distributori ma i risultati ripagano di ogni fatica.
Il riduzionismo, nel tuo comporre, ricerca
un “suono-silenzio” impalpabile alla percezione comune a cui ridarne valore oppure è un “suono-scultura”?
La mia ricerca comprende e anzi si basa su
entrambi questi aspetti. Sulla qualità tattile
di certe tessiture sonore, dalla matericità del
suono quando si compenetra con il silenzio
che a sua volta diventa contenitore per il suono circostante e preesistente anche secondo
un concetto taoista per me molto importante
secondo il quale un recipiente giustifica il
suo incavo e quindi il suo senso proprio per
la possibilità di accogliere l’ambiente circostante qualunque esso sia.
Il tuo concetto di ascolto?
Accoglimento di tutto ciò che mi circonda.
Non necessariamente da un punto di vista
musicale. Sovente ascolto in terrazzino i
suoni della notte o come ti dicevo, in casa
i suoni impercettibili delle conduttore idriche all’interno delle pareti o semplicemente
un cantiere edile nelle vicinanze. Un ascolto d’ambiente per me fortemente formativo,
peraltro. Ho notato che anche mio figlio è
interessato a questo tipo di percezione, e mi
pone sempre un sacco di domande sulla natura e sulla posizione di certi suoni. Suoni che
addirittura nemmeno io riesco a sentire se
non in modo incredibilmente flebile
Quel è il tuo concetto di estetica, come
compositore, artista e designer grafico? E
quanto è importante per te il “contenitore” e il “formato”nei tuoi album?
Sono due aspetti assolutamente paritari e
complementari, senza dubbio. Quando lavoro ad un nuovo brano, per esempio ho già
idee piuttosto chiare su cosa visivamente potrà essergli da complemento. Sia dal punto
del design, sia dal punto dei materiali. Sono
fortunato perché (anche grazie a una certa
predisposizione naturale e ai miei studi d’arte) sono riuscito a coltivare una buona educazione visiva che mi permette di tradurre
concretamente e senza difficoltà i progetti
che ho in mente, molto di più per esempio
di quanto non avvenga in ambito puramente
sonoro.
Com’è nata questa collaborazione con
Fourm? Ci parli del tuo ultimo progetto
“Meditation Space”?
Barry G. Nichols (in arte FOURM) è uno straordinario sound artist, oltre che una splendida persona. In passato avevo amato un suo
lavoro pubblicato sulla giapponese Spekk,
“Cycla”, firmato a nome Level per cui io e
David abbiamo colto al volo con grande entusiasmo un suo coinvolgimento nel catalogo Koyuki. Il suo interesse nella relazione
tra suono e spazio architettonico (promosso anche dalla label da lui gestito, la White_Line Editions, tramite i dischi della serie
archisonics) è stato sin da subito un grande
punto d’incontro. Pertanto sono stato molto
lusingato quando mi ha invitato a farne parte. “Meditation space” come il precedente “3
“Texture.Vitra” è un lavoro che parte dagli
spazi progettati da Tadao Ando.
Nella fattispecie dal progetto Meditation
Space di Parigi (nei pressi della sede Unesco) all’interno del quale ho registrato dei
field recording successivamente riprocessati in modo tale da creare un percorso che
dall’esterno dell’edificio ci si potesse dirigere quasi visivamente nel silenzio e nella
quiete quasi monacale del suo interno. C’e
molto suono nell’esperienza spaziale di
Ando. La sua concezione dello spazio/pieno/
vuoto possiede l’idea di suono più prossimo
al silenzio che io conosca.
Progetti in cantiere e obiettivi futuri?
A breve verrà pubblicato sulla label austriaca Non Visual Object “YU” un lavoro realizzato a doppia firma con Shinkei mentre per il
futuro ho in programma altri progetti condivisi (ancora Shinkei e FOURM ma anche con
Christopher McFall e Joe Gilmour) e quindi
il mio secondo album solista che uscirà il
prossimo anno sulla statunitense and/OAR.
Direi che è abbastanza. Infatti uno degli
obiettivi prioritari sarà poi quello di sparire
per un pò e dedicare la maggior parte del mio
tempo libero a mia moglie e mio figlio.
S a r a Br a c c o e V i n c e n z o S a n t a r c a n g e l o
SA 17
TUNE IN
P a r lia m o di t e : c o m e e qua ndo ha i a v ut o il
t uo pr im o a ppro c c io a lla m us ic a ? E qua ndo ha i de c is o di int r a pre nde re una c a r r ie r a c o m e m us ic is t a ?
M ia ma d r e e r a u n ’ a r p is ta e mia n o n n a u n ’ e c c e lle n te p ia n is ta a u to d id a tta , c o s ic c h é la mu sica è stata sempre presente nella mia vita,
f in d a q u a n d o s o n o n a to . Tu tti, n e lla mia f a mig lia , a v e v a n o la p a s s io n e p e r la mu s ic a e
mo lti d i lo r o s u o n a v a n o q u a lc h e s tr u me n to o
c a n ta v a n o . Cr e d o c h e , la g r a n d e r iv e la z io n e
c h e mi h a p o r ta to a p e n s a r e c h e s a r e i s ta to
un musicista, è rappresentata dalla grande
s c e n a p u n k /h a r d c o r e d e lla p r ima me tà d e g li
anni ’80. Quello è stato il periodo in cui il
p r o f e s s io n is mo in mu s ic a è s ta to g e tta to v ia
e tu tto h a c o min c ia to a d e mo c r a tiz z a r s i. U n
periodo davvero eccitante. E la musica era
d a v v e r o in c r e d ib ile , a llo r a .
Dan Kaufman
M usicista dalle larghissime v e d u t e , l e g a t o d a u n d o p p i o f i lo
a l la popular music e alla m u s i c a “ c o l t a ” , a m i c o d i Z o r n e
a p passionato della poesia d i C e l a n , D a n K a u f m a n è u n a d e l l e
m i gliori espressioni della p i ù re c e n t e s c e n a a v a n t - g a rd e
n e wyorchese. Ad un anno d i d i s t a n z a d a l l ’ u s c i t a d e l t e r z o a l b u m
d e lla sua band, i Barbez, (p r i m o p e r l a T z a d i k ) e i n a t t e s i d i
v e derl i i n I talia a gennaio, l o a b b i a mo i n t e r v i s t a t o e l u i , c o n
g r andissima dis ponibilità, s i è o f f e r t o g e n e ro s a me n t e d i p a rl a re
n o n solo di musica, ma anc h e d i e b r a i s m o e p o l i t i c a .
Te s t o: Daniele Follero
Quali sono state le tue esperienze prima
di Ba r be z ?
Ho fatto parte di alcune band alle scuole
s u p e r io r i, ma p e r c ir c a o tto a n n i s o n o s ta to letteralmente ossessionato dalla musica
“ c la s s ic a ” e d h o p e r f in o s tu d ia to p e r u n p o ’
di tempo al Conservatorio. E’ stato uno di
quei periodi “dialettici” in cui si ha voglia di
p r o v a r e tu tto e il s u o c o n tr a r io . Po i, a tto r n o
a i 2 5 a n n i, u n mio a mic o , N o r ma n We s tb e rg
( c h e è s ta to a n c h e c h ita r r is ta d e g li Sw a n s ) ,
mi d is s e c h e s ta v a la s c ia n d o la s u a b a n d , i
Su lf u r ( u n a s o r ta d i b a n d “ d e c a d e n te ” , is p ir a ta d a M o th e r h e a d Bu g e Fo e tu s ) e mi c h ie s e d i p r e n d e r e il s u o p o s to . H o s u o n a to c o n
loro per tre mesi, ma non ha funzionato e
la cosa mi lasciò molto deluso. Fu proprio
q u e l f a llime n to a s p in g e r mi a f o r ma r e Ba rb e z . D o v e v a e s s e r e il 1 9 9 8 …
We ill, Bre c ht e la c a ba re t m us ic r a ppre sentano una delle fondamenta più solide
di Ba r be z , m a m i s e m br a c he e s is t a un f ilo
ro s s o c h e v i l e g a a n c h e a c e r t o j a z z - ro c k
ing le s e de g li a nni ’ 7 0 ( m i r if e r is c o a g e nt e c o m e Wy a t t e He nr y C o w. M i s ba g lio o
le r a dic i de lla v o s t r a m us ic a ha nno t r a t t i
m a rc a t a m e nt e “ e uro pe i” ?
Condivido assolutamente il tuo parere sul
n o s tr o e s s e r e “ e u r o p e i” . N o n è c e r to c a s u a le
c h e in q u e s to p e r io d o s tia a s c o lta n d o p r a ti-
c a me n te s o lo g li Sla p H a p p y, u n ’a l t ra d e l le band inglesi di cui parli. Adoro Robert
Wy a t t e g l i H e n r y C o w e p o s s o r i t e n e r m i
abbastanza fortunato ad aver incontrato e
c o n o s c iu to J o h n G r e a v e s , d u ra n t e u n c o n certo a Parigi. Siamo anche grandi fan di
Fr e d Fr ith , s p e c ia lme n t e q u e l l o d e l p e ri o d o
A r t Be a r s .
P o t re m m o de f inire Bar b e z u n a b a n d , o s a re bbe m e g lio us a re t e r mi n i c o me “ p ro g e tt o ” o “ c o lle t t iv o ” ?
B a r b e z è u n a b a n d a t u t t i g l i e ff e t t i
I pr im i a lbum di Ba r b e z s o n o u s c i ti p e r l a
I m po r t a nt R e c o r ds . C o me ma i , c o n Fo rc e
O f L i g h t a v e t e d e c i s o d i c a m b i a re p e r l a
Tz a dik? C o m e s o no i r a p p o r ti p ro fe s s i o nali, artistici e personali con John Zorn,
il f o nda t o re de lla la be l ?
John mi ha contattato durante un concerto
e mi h a c h ie s to d i r e g is t ra re u n d i s c o p e r l a
serie Radical Jewish Culture della Tzadik.
La cosa mi ha estremamente onorato, sono
u n f a n d i Z o r n s in d ai t e m p i d e l l e s c u o le superiori. Ho un grande rispetto per il
suo lavoro e per la sua persona (è un vero
“ me n s c h ” , c o me s i d ir e b b e i n Yi d d i s h ) e l a v o r a r e c o n lu i è s ta ta u n ’e s p e ri e n z a fa n t a stica: mi ha lasciato fare ciò che volevo in
a s s o lu ta lib e r tà .
I l c a mb io d i la b e l è d o v u t o p ro p ri o a q u e sta richiesta di Zorn e alle caratteristiche
d e ll’ a lb u m, c h e b e n s i c o n fa c e v a n o a l p ro g e tto d e lla T z a d ik .
H a i a p p e n a c i t a t o R ad i c a l J e w i s h M u s i c ,
la s e r ie de lla Tz a dik d e d i c a ta a l l a c u l tu r a
ebraica, per la quale è stato pubblicato
F o rc e Of Lig ht . C o s a v u o l d i re p e r te e s s e re un m us ic is t a e breo , o g g i ?
E’ difficile rispondere a questa domanda.
Ho una profonda connessione con la cultura ebraica attraverso la mia famiglia. La
musica ebraica, in particolare, è sempre
stata una “grande cosa” a casa nostra, specialmente quella religiosa eseguita in sinagoga, che ho ascoltato sin da bambino.
E poi, sono molto legato alle opere di Celan, ma non so se ciò derivi dal fatto che
fosse ebreo o semplicemente dalla meraviSA 19
gliosa trascendenza dei suoi lavori.
Q u a l i s o n o , s econdo te, gli elementi della
m u si c a d i t r a d izione ebraica ch e m aggiorm e n t e i n f l u e nzano, in maniera diretta o
i n d i re t t a l e t ue composizioni?
S o n o a t t r a t t o d a m olta musica ebraica . Ador o c e r t a m u s i ca vocale sacra e apprezzo il
k l ez m e r. H o studiato per alcuni m esi il f la m en c o i n S p a g na, circa otto anni fa, e a nc he
i n qu e l l a m u si ca ho riscontrato una f or te infl u e n z a d e l l a cultura ebraica. C redo di e sse r e p a r t i c o l a r mente attratto dai suoni tristi,
m a l i n c o n i c i . Quel tipo di espressi one del
l ame n t o m i c o lpisce molto.
Ri s p e t t o a l l ’ o monimo alb u m d ’esor dio e
a d In si g n i f i c ance, F orce Of L igh t m i è app a r so m o l t o p iù calmo e introsp ett ivo…
L o è ! C e l a n p ossiede una calma quasi Zen
c h e c o p r e i l d olore e la rabbia. Quando ho
p ro v a t o a m u sicare le sue poesie era pr opr io
q u es t o c h e v o levo onorare.
C o s a t i h a c o lpito della poesia di Celan,
ta n t o d a v o l e rgli dedicare u n int e ro album?
La c o m b i n a z i o ne tra la sua poesia v isiona r i a e i l c o n t e n uto di ciò che aveva da dire.
P er m e C e l a n è probabilm ente il più gr a nde
p o eta d e l X X s ecolo. Trovo che ci sia a nc he
m o l t a m u si c a lità nelle sue opere, spe c ia lm e n t e n e l s u o capolavoro sull’Olocausto,
Dea t h F u g u e .
S i p u ò p e rc e pire, an che se n on è in e vid e n z a , l ’ a p p roccio del jazz nella musica
d i B a r b e z . Q uanto è importan te pe r voi
l ’i m p ro v v i sa z ione?
L’i m p r o v v i sa z ione occupa una picco la pa r te
d e l l a n o s t r a musica. Io non sono un grande
i m p r o v v i sa t o r e e non ho un background le g at o a l j a z z . Ma Pam elia (K urstin, la suon a t r i c e d i T h e remin, n.d.i.), Peter Hess, il
cl ar i n e t t i st a e John B ollinger, il nostr o ba tt eri s t a , so n o anche dei piacevoli music isti
j a z z . P e r c u i , dove c’è un a-solo è molto
p ro b a b i l e c h e contenga una lontana r e minis cen z a d i j a z z .
Ti c o n si d e r i parte d i un a scena music al e? C o sa m i d ici d ella scena avan t di Ne w
York, la città dove vivi e nella q u a l e t i s e i
f or m at o c om e m usic ist a?
Conside r o i Ba r be z c onne ssi, ma s e n z a s tr e tti le ga mi, c on la sc e na music a le d o w n to w n ,
c he pe r me è sinonimo di que lla c h e tu c h ia mi la scena avant-garde di New Yo r k , u n a
dive r te nte c omunità da nne ggia ta d a ll’ a v id ità e … dai beni immobili. La c a s a d i m o l t i
di noi, Tonic , è sta ta c hiusa du e a n n i f a a
causa del balzo alle stelle dei p r e z z i d e g l i
immobili nel Lower East Side . D a a l l o r a
sono na ti nuovi posti ( il c lub d i Z o r n , T h e
Stone , è tr a que sti) , ma nulla a c h e v e d e r e
con l’ampiezza e l’accoglienza d e l To n i c .
Se la music a qui c ontinua a c r e s c e r e , lo s i
de ve sopr a ttutto a gli sf or z i e r o ic i d e i mu sic isti. E’ dur a , a nc he se suc c e d o n o a n c o r a
be llissime c ose a Ne w Yor k.
Quant o sono c am biat i i Bar be z da qua ndo
Kse nia Vidyaykina ha lasc iat o la ba nd?
Moltissimo. I nf a tti pe r c e r ti v e r s i è s ta to
c ome una libe r a z ione . La musica s ta v a c o minc ia ndo a ide ntif ic a r si c on la v o c e in u n a
ma nie r a c he non c i pia c e va . Da q u e s to p u n to
di vista, la partenza di Ksenia c i h a l i b e r a t i
molto music a lme nte .
Barbez
A ge nnaio sare t e in t our in Euro pa e s o no
previste anche delle date in I t a l i a . E ’ l a
prima volta che venite nel nos t ro P a e s e ?
Adoriamo venire a suonare in I t a l i a , c r e d o
che questa sia la terza volta che l o f a c c i a m o .
L’ultima è stata la permanenza p i ù l u n g a e
quelli li ricordo tra i più bei c o n c e r t i c h e
abbiamo mai tenuto, specialme n t e l e d a t e
di Rove r e to e Ca ta nia . I l pubblic o è e s tr e mamente aperto alle nuove mus i c h e . E n o n
f a c e r to ma le se a nc he la c uc in a , d a v o i, è
formidabile! L’Italia è un paese i n c r e d i b i l e ,
uno de i posti c he pr e f e r isc o a l m o n d o .
Hai alt r i proge t t i al di f uor i di Ba r be z , a l
m om e nt o?
Qua lc osa . Ho c ominc ia to a suo n a r e u n p o ’
c on Alina Simone e sto a nc he la v o r a n d o c o n
il ba tte r ista por toghe se , Gusta v o Co s ta , p e r
un pr oge tto in duo, a nc he se Bar b e z r ima n e
se nz ’ a ltr o la mia a ttività pr inc ip a le . Su o no a nc he c on una me r a vigliosa c a n ta u tr ic e ,
Rebecca Moore, ma il progetto , p e r o r a , è
inte r r otto.
C o s a p e n s i d e l d u o t e d e s c o D re s d e n D o l l s ,
s pe s s o pa r a g o na t o pro pr io a lla t ua ba nd?
Mi sono piaciute molto, sia quando le ho
ascoltate suonare per la prima volta, sia
q u a n d o a b b ia mo s u o n a to in s ie me : e r a n o u n o
sconnesso (scrappy), grezzo (rough), “sabbioso” (gritty) duo brechtiano.
O r a la lo r o mu s ic a s i è f a tta u n p o c h in o tr o p po commerciale per i miei gusti, ma loro
s o n o d a v v e r o p e r s o n e in te r e s s a n ti.
Ho le t t o c he a v e t e c o m inc ia t o a re g is t r a re
un nuo v o a lbum . C o m e v a il la v o ro ?
Molto lentamente, al momento, anche se la
c o s a mi e n tu s ia s ma mo lto .
Per concludere, posso farti una domanda politica? Al di là dei messaggi positivi che, a livello simbolico, l’elezione di
Obama ha trasmesso non solo agli Stati
Uniti, ma a tutto il mondo: da americano, pensi davvero che la sua presidenza
possa cambiare nella sostanza la politica
degli U.S.A.?
Sono stato molto contento per la sua elezione. Credo che Obama proverà a cambiare il Paese. Il problema è rappresentato
da quello che noi chiamiamo il National
Security State. Esiste una sorta di pressione istituzionale in favore della guerra
da parte delle agenzie di intelligence e dal
complesso dell’industria militare, che di
fatto limita i poteri presidenziali.
Detto questo, posso aggiungere che ho
pianto lacrime di gioia la notte in cui Obama ha vinto. E’ stata una vittoria incredibile e lui mi sembra una bellissima persona,
intelligente e ragionevole. Devo dire che
sono cinico e speranzoso allo stesso tempo. Ad ogni modo, andrà meglio di come è
andata finora. Se questo cambio sia sufficiente è un’altra questione..
Father Murphy
Conversioni
e rinascite
Te s t o : Fa b r i z i o Za m p i g h i
L a s t o r i a d e i F a t h e r M u r p h y, f i n o a d o r a ,
era racchiusa principalmente in un disco.
Q u e l Six M us ic ia ns G e tting U nk no wn ( M a dcap, 2005) che due anni fa fece conoscer e la b a n d a d a d d e tti a i la v o r i e p u b b lic o ,
c o n s a c r a n d o n e a l te mp o s te s s o l’ e s tr o c o mpositivo e la creatività. Prima di allora la
f o r ma z io n e d i Tr e v is o a v e v a f u n z io n a to p iù
o me n o c o me u n a c o mu n e , c o n u n a b a s e f is s a c o s titu ita d a F e de r ic o Za na t t a , Vit t o r io
D e M a r in e C hia r a Le e e u n a c r ic c a d i mu s ic is ti n e ll’ o r b ita d e l M a d c a p Co lle c tiv e –
etichetta dello stesso Zanatta –, chiamati a
f o r n ir e il p r o p r io c o n tr ib u to in mo d o p iu tto s to f le s s ib ile . E r a n o n a ti c o s ì l’ o mo n imo
CD d’esordio e lo split con i Mrs. France
W he n We We r e Yo ung T he Wo r ld Wa s n’t I n
Yo ur Ha nd ( M a d c a p , 2 0 0 4 ) , e p is o d i p u b b lic a ti p iù p e r me tte r e in o r d in e le id e e c h e p e r
a s p ir a r e a d u n a d iff u s io n e c a p illa r e ma g ià
o r ie n ta ti v e r s o u n s u o n o in n a mo r a to d i c e r ta
p s ic h e d e lia - f o lk lo - f i e d is p o s to a f a r s i c o n ta min a r e . E ’ p r o p r io c o n il d is c o d i c u i s i d ic e v a in a p e r tu r a c h e il p r o g e tto c o min c ia a d
assumere contorni più definiti e a muoversi
in una direzione precisa. La formazione a
tre è quella definitiva, le idee da prototipi si
tr a s f o r ma n o in b r a n i s tr u ttu r a ti, l’ o b ie ttiv o
punta sui deragliamenti del Barrett solista,
le f u g h e e le ttr ic h e d e i N ir v a n a e c e r to f o lk
min ima le d i s c u o la a me r ic a n a . Pe r u n ’ o p e r a
c h e , n e l me n tr e , r ie s c e a n c h e a s u o n a r e p o p ,
p e r q u a n to in ma n ie r a s g h e mb a e p e r s o n a le : “ E r a la p r im a v o lta c h e la v o r a v a m o s o lo
n o i tre in u n o s tu d io d i re g is tr a z io n e v e ro
e p ro p r io ( i l B o m b a n e l l a S t u d i o d i D a v i d e
Cr is tia n i, n d r ) . I n q u e l m o m e n to p e r n o i, la
c o s a i m p o r t a n t e e r a u n p o ’ f i s s a re q u e l l i
c h e e r a n o s ta ti g li u ltim i d u e a n n i d i p ro v e
e c o n c e r ti c h e a v e v a m o fa tto in fo r m a z io n e
a lla rg a ta . A lla fin e a b b ia m o v e n d u to q u a s i m ille c o p ie , a b b ia m o fa tto a lm e n o c e n to v e n ti c o n c e r ti – d i c u i p a r te in G e r m a n ia
e F r a n c ia – e il la v o ro fa tto s u l d is c o c i h a
a i u t a t i a c o n o s c e rc i m e g l i o c o m e m u s i c i s t i
e a d a ffia ta rc i. O g n u n o , in s o m m a , h a tro v a to il s u o s p a z io a ll’ in te r n o d e l g r u p p o . ”
Mille copie non saranno, in assoluto, una
q u a n tità e s o r b ita n te , ma g u a d a g n a n o s p e s s o r e s e s i c o n s id e r a il mo me n to c r itic o p e r
la discografia, il fatto che si parla di una
b a n d s c o n o s c iu ta a i p iù e q u a s i a ll’ e s o r d io
e la totale mancanza di distribuzione. Del
r e s to il f e e d b a c k è p o s i t i v o , t a n t o d a c re are un piccolo caso attorno al gruppo e a
g a r a n tirg li u n d is c r e to s e g u i t o n e i d u e a n n i
s u c c e s s iv i a lla p u b b lica z i o n e d e l d i s c o . U n
periodo di tempo che vede anche l’uscita
d e llo s p lit W he n G r o u n d F i g u r e s B l e s s I n
Bla c k Tutus ( M a d c a p , 2 0 0 6 ) i n c o n d i v i s i o ne con Lorenzo Fragiacomo ma soprattutto
te s timo n ia lo s b a r c o in t e rra a m e ri c a n a d e l l a
b a n d c o n D o T he Sinis t e r ( M a d c a p - B o x 1 3 ,
2 0 0 7 ) , a n to lo g ia c o n te n e n t e p a rt e d e l l ’u l t i mo materiale inciso. Eppure, nonostante le
s o d d is f a z io n i, n a s c e n ei m u s i c i s t i l ’e s i g e n z a d i c r e s c e r e n e lle a s p i ra z i o n i e d i e v o l v e r e il p r o g e tto in q u a lc o s a d i d i v e rs o “ D o p o
l a p u b b l i c a z i o n e d e l d i s c o e d o p o i l t o u r,
c ’ è s ta to u n m o m e n to i n c u i p o t e v a m o m o l la re tu tto , v is to c h e n o n c i s e n t i v a m o p i ù i n
c re s c ita e fin d a l p r in c i p i o i Fa t h e r Mu rp h y e r a n o n a ti c o m e p ro g e t t o a t e r m i n e . Pe r
f o r t u n a a b b i a m o t ro v a t o n u o v i s t i m o l i , c h e
h a n n o p o r ta to a u n r inn o v a m e n t o d e l s u o n o
e d e lla c o n c e z io n e g e n e r a l e . Tu t t i i g r u p p i
c h e s e g u i a m o e s t i m i am o , s o n o f o r m a z i o n i
c h e h a n n o f a t t o d e l r i n n o v a r s i i l p ro p r i o
a s s o n e lla m a n ic a . E n o i q u e s t a c o s a l ’a b b ia m o c a p ita d a lla n o ia d i t ro v a r s i d e n t ro a
d e i c liq u è . I l p u n to d i s v o l t a , f o r s e , è s t a t o
l’ E p W h e n G r o u n d F i g u r e s B l e s s I n B l a c k
Tu tu s , u n d is c o c h e c i h a f a t t o p re n d e re u n a
b o c c a ta d ’ a r ia fre s c a i n u n m o m e n t o p a r t i c o la re . D a lì è n a to tu t t o i l l a v o ro c h e h a
p o r ta to a l d is c o n u o v o e a l s u o n o n u o v o . E
s ia mo a l p r e s e n te , u n p r e s e n t e c h e s i c h i a m a
. . . And He To ld U s To Tu r n To Th e S u n – i n
s p a z io r e c e n s io n i - , n u o v o e p i s o d i o d i s c o g r a f ic o d e lla b a n d in u s c i t a i l p ri m o d i c e m b r e . I l te r z o d is c o lu n g o a n o m e F a t h e r M u rphy è una rivoluzione, a partire dall’idea di
fondo – l’opera è un concept sull’eresia –
f in o a d a r r iv a r e a lla s tru t t u ra d e i b ra n i , o ra
le g a ti l’ u n o c o n l’ a ltr o e p o c o s o m i g l i a n t i a
c a n z o n i tr a d iz io n a lme n t e i n t e s e : “ Al l e s p a l l e , f i n d a g l i e s o rd i , a b b i a m o s e m p re a v u t o
u n a p a r te le tte r a r ia c h e i n q u a l c h e m a n i e r a i n q u a d r a v a i l n o s t ro l a v o ro , u n a p a r t e
le tte r a r ia c h e c o r r is p o n d e c o n l a L e g g e n d a
sulla formazione del gruppo. Per la prima
v o lta , in v e c e d i r im a n e re i n d i s p a r t e , q u e s t a
parte letteraria ci è sembrato che potesse
e m e rg e re e d i v e n t a re l e i s t e s s a l a m u s i c a
SA 23
tr a tu tte q u e lle s c a tta te fin o a d a llo r a . P e r
q u e s to d is c o s ia m o p a r titi d a z e ro , a b b ia m o fa tto ta b u la r a s a d i tu tto q u e llo fa tto in
p re c e d e n z a , e l a c o s a c i è p i a c i u t a m o l t o .
Alla fine abbiamo impiegato otto mesi per
re g i s t r a re i l d i s c o , t r a u n a p a u s a e l ’ a l t r a .
P e r q u a n to r ig u a rd a g li S ta ti U n iti, la c o s a
d iv e r te n te è c h e , c o m e a b b ia m o v e r ific a t o d u r a n t e l ’ u l t i m o t o u r, l o ro s o n o p i e n i d i
g r u p p i m o lto e s tre m i e n o i, p e r lo ro , e r a v a m o u n g r u p p o n o r m a le ”. A t a l p r o p o s i t o
chiediamo loro come è andata oltreoceano:
“O l t re l e p i ù ro s e e a s p e t t a t i v e . C re d o c h e c i
a b b ia fa tti c re s c e re m o lto a liv e llo d i p e r s o n a l i t à . I n p i ù c ’ è u n a t t e n z i o n e p a r t i c o l a re ,
i l p u b b l i c o è p i ù i n t e re s s a t o , c o m p r a d i s c h i ,
h a v o g lia d i s c o p r ire c o s e n u o v e . E v ie n e a
d el g ru p p o . B uona parte di tutto il ragion a m e n t o è n a t a dal testo di Ave L ucif e r , la
cove r d e g l i O s Mutantes che abbiamo inc iso
p er i l d i sc o - t r ibuto alla band brasiliana J a r d i m E l é t ri c o, A Tribute To O s Mutante s
(M a d c a p , 2 0 0 7 ), ndr -, in cui si parla del
p erd e rsi n e l b osco e dell’accettare le te nt a z io n i . Ne l n o stro caso, la tentazione , c orr i s p o n d e v a c o n l’essere più “ estremi”.” E
es t re m i l o so n o , per lo m eno rispetto a l pa ss a t o , d a l m o m ento che la musica contenuta
n el d i sc o e l i m ina quasi del tutto la v e na pop
i n fa v o r e d i suoni scurissimi, dalla le nte z z a d i s a r m a n t e e da cui emerge prepotente
q u ell o c h e è sem pre stato, fin dal pr inc ip i o , i l p r e g i o maggiore della formazione di
Trev i so : l a c a p acità, cioè, di scriver e musica o r i g i n a l e partendo da presuppos ti se mp l i c i e l a v o r a ndo moltissimo sullo scambio
e l ’ i n t e g r a z i o n e tra le parti: “Ognuno, sul
n u o v o d i sc o , h a fatto un lavoro indipe nde nt e s u l su o n o d e l proprio strum ento. Chiara è
t o r n a t a d a l l a Cina con percussioni tipiche,
Vi t t o ri o h a l a vorato sulla batteria – te ne nd o l a m o l t o sc arna –, io (Federico Za na tta ,
s e n tire a n c h e d e i p e r fe t t i s c o n o s c i u t i c o m e
n o i. ”
Resta un fatto evidente, comunque, al di
là d e i g iu d iz i d i me r it o e d e l l e c o n s i d e ra z io n i e s te mp o r a n e e : c o n . . . A n d H e To l d U s
To Tur n To T he Sun ci s i t r o v a d i f r o n t e a
u n ’ o p e r a c a p a c e d i r id e fi n i re i l l i n g u a g g i o
d i u n a b a n d d a lle f o n d a m e n t a , v i ra n d o v e rso un suono meno frequentato e, di certo,
non troppo accondiscendentie con i gusti
d e ll’ a s c o lta to r e me d io . U n c o ra g g i o s o p ro c e s s o d i r ic o s tr u z io n e e u n ri s c h i o c a l c o l a t o
resi ancor più evidenti da concerti in cui
s i r ip r o p o n e q u a s i e s c lu s i v a m e n t e m a t e ri a l e
proveniente dalle ultime registrazioni e che,
c r e d ia mo , la d ic o n o lu n g a s u l l ’o n e s t à i n t e l le ttu a le e a r tis tic a d e i No s t ri .
ndr ) ho e liminato la c hitarra ac u s tic a e c re do che tutto questo si senta. L a s t r u t t u r a
de i nuov i brani, inoltre , ric hied e d a l v iv o
molta concentrazione ed empati a t r a d i n o i ,
proprio perché tutto è molto s t r u t t u r a t o e
le gato. I brani sono in suc c e ssio n e , i s u o n i
sono una sorta di c limax , il disco è u n c o n c e pt e c i sono al massimo un paio d i p u n ti in
c ui il pubblic o, se v uole , può a p p la u d ire ”.
Lo scarto si sente, ed è evident e , t a n t o c h e
c i vie ne da pe nsa r e c he c hi a v e v a a p p r e z z a to i Fa the r Mur phy pe r br a ni c o me B r a in
faticherà non poco ad abituars i a l n u o v o
corso. Una formula che, parad o s s a l m e n t e ,
se mbr a pe nsa ta pe r un me r c a to p iù a b itu a to
a sonorità poco accessibili com e è q u e l l o
americano e che forse, in Itali a , p o t r e b b e
a ttir a r e qua lc he c r itic a : “ Offr ire il fia n co alle critiche, comunque, pe r n o i è u n a
cosa positiva. Quando non ci so n o c r i t i c h e ,
allora c ’ è da pre oc c uparsi. Six M us ic ia ns
Ge tting Unknown e ra una sorta d i c o lle z io ne di brani provenienti da per i o d i d i v e r s i
de lla nostra storia, e quindi re g is tr a r lo è
stato un po’ c ome sc e glie re le f o to m ig lio r i
SA 25
Verranno al contrattacco con elmi ed armi
nuove.
No, i CCCP non c’entrano. Però l’immaginario che torna in mente ascoltando i Taras
Bul’ba è per forza di cose guerresco. Il nome
scelto, innanzitutto, toglie molti dubbi al riguardo. Taras Bul’ba è il condottiero cosacco cantato nell’omonimo romanzo da Nikolaj Vasil’evič Gogol e magistralmente reso
su cellulosa da Yul Brinner nel film di Lee
Thompson del 1962; ma è anche esemplare
nel dimostrare a parole ed immagini le musiche del trio milanese.
Un assalto all’arma bianca. Muscolare. Scintillante. Eroicamente e follemente in solitario. Deciso a non fare prigionieri. Una cavalcata irrefrenabile col cuore che scoppia in
gola e la morte negli occhi.
Taras Bul’ba
© Tony Thorimbert
Te s t o : S t e f a n o P i f f eri
Ormai prossima al decennale, l’esperienza
TB prende le mosse dal giro dei centri sociali
milanesi sotto forma di terzetto, mimetizzatosi sin dagli albori coi soli nomi di battesimo (pensiamo a Taras Bul’ba non come musicisti singoli e ben identificabili ma come
a una sola, gravosa entità): Roberto S alla
batteria, Roberto C al basso e Massimo alla
chitarra. L’abbandono di quest’ultimo è solo
il primo di una serie di aggiustamenti nella
formazione che caratterizzano la prima fase
di TB: dapprima entra in scena una coppia
di chitarristi, Andrea S e Davide. Ma anche
la formula a quattro non regge per molto e,
poco dopo l’autoprodotto ed omonimo esordio lungo, a fuoriuscire è Davide; i tre reduci
si stabilizzano così nella formazione attuale
anche nel secondo omonimo e sempre autoprodotto album (I primi due li abbiamo autoprodotti nel 2000 e nel 2002, si intitolano
entrambi Taras Bul’ba a dimostrazione del
fatto che fatichiamo parecchio per trovare
dei titoli che accontentino tutti e tre, ci conferma Roberto S).
Il suono invece resta, fin dagli albori delle prime vagiti in sala-prove, piuttosto fedele a se stesso, liquidabile sbrigativamente
come un sano e robusto noise-rock innervato da scosse funk, stralci d’elettronica carsica e fratture strutturali.A segnare le uscite “adulte” del trio meneghino è il marchio
Wallace e il legame col suo deus-ex-machina
Mirko Spino: dapprima la partecipazione al
progetto P.O. Box 52 – sorta di panoramica
in divenire su gruppi esordienti – ne ha fatto conoscere il nome al di fuori dei circuiti dell’autoproduzione. Poi, tre anni fa, con
l’altro disco lungo Incisione, considerabile
esordio ufficiale solo le condizioni carbonare delle omonime autoproduzioni. Disco
breve, nervoso, intenso. In soli 26 minuti il
caterpillar TB sfodera tutta la sua potenza
strumentale e mostra di essere un gruppo coeso e maturo nel saper riscrivere il noiserock più tellurico e monocromatico. Come da
titolo, una incisione a vivo nel tessuto morto
del rock. L’accoglienza è ottima ma il silenzio ricade come una coltre insuperabile sui
tre. Tre anni abbondanti dopo è la volta del
comeback, Secrets Chimiques. Ed è di nuovo centro pieno. La partenza è in tono con
la poetica Bulb’iana, ovvero straight in your
face. Ma mano a mano che ci si addentra in
questa reazione chimica potenzialmente letale, emergono nuovi aspetti, nuove sfaccettature che modificano l’impatto complessivo.
In primo luogo una apparente diluizione del
magma oscuro e caliginoso che caratterizzava il precedente; poi l’immissione di fonti
sonore estranee (elettronica, tromba, doppio basso) che ha un effetto straniante che
segna uno scarto notevole rispetto ai crismi
del genere tout court. Ma c’è in nuce una
infaticabile riflessione sulla materia che si
materializza nel continuo mescolarsi di tutti
gli elementi (chimici) a propria disposizione nella ricerca di una formula in continuo
mutamento e affine a certi fenomeni contemporanei da noi già ampiamente trattati (Dead
Elephant, Putiferio, ecc.).
Proprio in occasione del nuovo album abbiamo raggiunto TB via email per fare due
chiacchiere; si sono alternati nelle risposte
Roberto S. e Andrea S.
Siete in giro da un decennio buono ma tornate adesso dopo un triennio di apparente
silenzio con quello che è praticamente il
vostro secondo disco ufficiale (e mezzo).
Come mai siete così parchi? O siete solo
pigri?
(R) È vero, effettivamente quest’anno celebriamo (?) dieci anni di TB, ma devo correggerti. Considerando anche i due autoprodotti,
gli album all’attivo sono 4, più la partecipaSA 27
zione a P.O.box. Quindi non possiamo parlare di gruppo prolifico certo, ma almeno
cerchiamo di produrre qualcosa a scadenza
biennale, incontrando spesso numerosi contrattempi che finiscono inevitabilmente per
condizionare le nostre uscite. In questi anni
è stato uno stillicidio.
L’attacco del disco mi ha fatto tornare in
mente gli Zeni Geva di Desire For Agony,
un gruppo noise japan che guardava all’occidente, e certe stratificazioni chitarristiche di Caspar Brotzmann…l’impatto frontale sembra starvi a cuore…
(R) Il paragone con Zeni Geva ci piace, anche se non abbiamo particolari influenze,
ascoltando generi molto diversi tra loro. Naturalmente l’impatto conta molto per noi,
probabilmente anche perché arriviamo da situazioni musicali spesso assai rumorose e rimaniamo legati ad un certo tipo di approccio.
Cerchiamo però di creare ampi spazi di “decompressione” che finiscono forse con l’accentuare ulteriormente le fasi estreme ma ci
svincolano da facili classificazioni alle quali
sentiamo di non voler appartenere.
Proprio le decompressioni sono un aspetto positivamente sorprendente dell’albo.
Stemperano la tensione ma non sono rassicuranti…in certi momenti come Disformofobico, complice il supporto di tromba e
doppio-basso, sembrate vicini a certe cose
degli ultimi Anatrofobia…
(A) In effetti questi momenti di decompressione sono l’elemento su cui ci siamo concentrati di più nell’ultimo periodo, ci piacerebbe creare una specie di heavy-ambient, o
una colonna sonora di un film di Lynch…
E poi questo gioco sui volumi dei pezzi,
che non è la solita, superabusata dicotomia vuoto/pieno che caratterizzava certo
post-rock chitarristico, è presente anche
in molti altri gruppi italiani ascoltati di
recente…Dead Elephant, Putiferio,…
(A) I Dead Elephant sono un ottimo gruppo
con cui siamo in contatto, e ci sono alcune
somiglianze anche nell’attitudine e nelle atmosfere (dev’essere il gene cuneese). Questa
valorizzazione delle dinamiche è quello che
rende interessante suonare i pezzi dal vivo, a
volte escono più intensi che in studio, altre
Nome letterario, titoli strani e criptici,
strutture complesse e intrecciate …non risultate però mai cervellotici, quanto piuttosto materici…che mi dite al riguardo?
(R) Trovare i titoli dei brani e degli album
come ti dicevo non è semplice. A volte impieghiamo più tempo per questo che non per
comporre i brani. Ogni titolo ha un senso per
noi, a volte si tratta di sensazioni, a volte
di immagini, a volte siamo fiaccati dalla ricerca e cediamo alle insistenze di uno dei
tre. Invece, il nome TB lo abbiamo scelto
coscientemente, non senza tribolazione ovviamente, soprattutto per il suono onomatopeico e per l’immagine che evoca (o no?)…si
insomma, sembra imponente... comunque no,
non siamo cervellotici, fondiamo con alterni
successi le nostre emozioni musicali e non,
contrastanti e non...
L’opera della maturità o crescerete ancora? Nel senso che in ogni vostro pezzo ci
sono idee sulle quali altri gruppi costruirebbero l’intera discografia…
(R) Lo prendo come un complimento, e ti
ringrazio. Ci siamo resi conto che in Secrets
Chimiques il materiale è davvero molto, ed
infatti il disco è lunghetto, invidiamo chi riesce a comporre più semplicemente e sfrutta
all’osso il bel riffone che ha creato… Noi
abbiamo avuto circa tre anni di tempo per
accumulare una buona quantità di pezzi e
abbiamo deciso di introdurli praticamente
tutti e comincia a prendere corpo l’ansia di
comporre brani nuovi. Volevamo registrare
qualcosa che non fosse la logica conseguenza del nostro precedente album Incisione, al
quale siamo molto legati ma che circoscrive un periodo particolare della nostra esperienza. Secrets Chimiques è probabilmente
meno classificabile degli altri nostri lavori,
è senz’altro il risultato di un lungo periodo
di sala prove e di una crescita inevitabile,
che ci piace pensare non finisca qui. Ogni
volta è diverso, ma è sempre Taras Bul’ba.
C’è un messaggio dietro TB? Sembrerebbe di sì, vista l’urgenza comunicativa; ma
la scelta strumentale parrebbe in contrasto…
(A) Bella domanda, il messaggio forse è proprio che in genere si parla troppo.
© Tony Thorimbert
© Tony Thorimbert
volte insipidi, ma c’è sempre qualcosa di imponderabile e imprevedibile
SA 29
DROP OUT
Il 2008 è s tato l’anno de l duo fr anc e s e N atural Snow
Buildings. Passare in pochi mesi dallo status di “segreto
meglio custodito” ad “Hype di genere” non è da tutti.
Me hdi e Solange s i s ono prodotti in una v as t a messe di
us c ite in div e r s o for m ato te r m inata a fine a nno con l a
ristampa del loro capolavoro: The Dance O f the Moon
& The Sun. C om ’è il m ondo v is to da un pic col o cent ro
francese e rinchiuso in una intimità di coppia strenua e
fiera? Ce lo dicono loro, con le loro parole, le loro visioni
e le loro idee.
Te s to: Antone llo C om unale
Foto: Laure nt O r s e au
The Dance With
Natural Snow
Buildings
Prima di tutto, partiamo dalla ristampa
di D a nc e Of The M o o n & The Sun. P e r
m o lt i, a nz i qua s i t ut t i, è la pr im a o c c a s io ne di a s c o lt a re que s t o dis c o s u s uppo rt o f o n o g r a f i c o v e ro e p ro p r i o e n o n c o m e
mp3. Cosa mi dite a riguardo?
Be h , è u n a b u o n a c o s a c h e s ia s ta to r is ta mpato in una versione diversa dalla prima.
Dobbiamo molto ai blog dediti agli mp3 in
g ir o p e r la Re te , c h e mis e r o la p r ima v e r s io n e in d o w n lo a d q u a n d o f u f u o r i s ta mp a , ma
allo stesso tempo ci sembra chiaro che gli
mp3 non possono prendere il posto di una
c o p ia f is ic a . U n mp 3 è c o me u n a lito d i v e n to, sappiamo per esperienza che non puoi
c o n ta r e s u u n c o mp u te r, s u u n h a r d d is k o s u
un mp3 player per salvare i tuoi documenti
e c o s tr u ir e l’ e q u iv a le n te d i u n a c o lle z io n e
fisica o di un archivio dentro cui cercare e
te n e r e a l s ic u r o i tu o i d a ti. N o n è u n b a c k u p
a u to ma tic o e p e r ma n e n te . E ’ u n b u o n mo d o
p e r c o n d iv id e r e n e ll’ imme d ia to ma n o n p e r
conservare la musica in un processo lungo
come la vita.
P e rc hé l’ a s s e m bla g g io de lla s pe c ia l e dit i o n h a i m p i e g a t o c o s ì t a n t o p e r e s s e re
c o m ple t a t o ?
“ Co s ì ta n to te m p o ” p e r la s p e c ia l e d itio n …
beh, le date di pubblicazione sono sempre
tendenti al vago quando si ha a che fare
c o n le e tic h e tte , ma s e p e n s ia mo c h e in iz ia lme n te d o v e v a e s s e r e p r e v is to p e r ma r z o /
a p r ile … e o r a è s ta to p u b b l i c a t o t ra s e t t e m b r e e o t t o b r e , m e t te n d o q u e s t o l a s s o d i
tempo nella giusta prospettiva, cinque mesi
n o n s o n o p o i c o s ì lu n g h i … A b b i a m o fa t t o
u n b u o n u s o d i q u e s to t e m p o . A b b i a m o ri p e n s a to c o mp le ta me n te l ’a rt w o rk d e l l ’a l bum principale in accordo con le richieste
d e ll’ e tic h e tta , c h e p r e m e v a n o p i ù p e r i l l a t o
economico che per quello estetico, dopo di
c h e a b b ia mo f a tto n u o v i a rt w o rk p e r i b o n u s d is c . Pa s s a n d o p e r o re d i m a t e ri a l e n o n
pubblicato, e le tracklist e i bonus…E c’è
v o lu to d e l te mp o p e r m a t e ri a l m e n t e re a l i z z a r e e a s s e mb la r e tu tto . N i e n t e s c h e rz i . C i
s o n o v o lu te s e ttima n e e s e t t i m a n e d i p i t t u ra
a ma n o p e r le c o p e r tin e e g l i i n s e rt i . Av re m mo p o tu to r iu tiliz z a r e i l p a c k a g i n g o ri g i n a le e non spender tutto questo tempo… ma
c e l’ a b b ia mo f a tta e f in a l m e n t e s i a m o m o l t o
s o d d is f a tti d e l r is u lta to fi n a l e .
C he r ic o r di a v e t e de l p e r i o d o i n c u i l o s ta v a t e re g is t r a ndo ?
Abbiamo iniziato a registrare il materiale
c h e s a r e b b e d iv e n ta to T h e D a n c e O f T h e
M o o n & T he Sun n o n a p p e n a c i t ra s fe ri m mo d a Pa r ig i a Vitr è . S a p p i a m o c h e l a g e n t e
ha in grande considerazione questo nostro
tr a s f e r ime n to d a lla g r an d e c i t t à a l p i c c o l o
paese perchè è così romantico, ma non sono
c o s ì s ic u r o c h e tu tto q u e s t o a b b i a a v u t o i n f lu e n z a s u l n o s tr o la v o ro d i m u s i c i s t i . Es s e r e is o la ti c i a iu ta m o l t o , c o m u n q u e . A b SA 31
ger Cult e poi i lavori più esoterici come
l e c a s s e t t e e N i g h t C o e rc i o n . E ’ u n m o d o
g i u s t o d i p e n s a re a l l a v o s t r a m u s i c a o è
una cazzata tutta mia?
L a d iff e r e n z a p r in c ip a le tr a le d u e tip o lo g ie
di lavori, viene dal modo in cui registriamo.
U n o r e a lme n te c o mp o s to , s tr u ttu r a to e mu ltitr a c c ia . Co n u n ’ a tte n z io n e p e r la d u r a te e
le melodie, beh, un modo abbastanza pop,
“ p e r tu tti” c o me d ic i tu . E l’ a ltr o to ta lme n te improvvisato con noi che attacchiamo gli
strumenti e registriamo senza riguardo per
d u r a te o s tr u ttu r e ( o la p a z ie n z a d e ll’ a s c o lta to r e … ) , u n mo d o p iù s e lv a g g io , c h e v ie n e
fuori così come esce. Ma i due metodi si
a lime n ta n o l’ u n l’ a ltr o in mo lti mo d i.
Ka dj a Bo s o u ha a c he f a re c o n il Vo o do o ?
Si, il Vo o d o o h a itia n o . C’ è il s u o v e v e r a ff ig u r a to s u lla c o p e r tin a d i N ig ht c o e r c io n… .
I v e v e s o n o r a p p r e s e n ta z io n i ma te r ia li d e lle
d iv in ità . So n o d is e g n a ti s u l s u o lo c o n f a r in a
o s p ic c h i d i g r a n o tu r c o o p o lv e r e d i ma tto n i
d u r a n te le c e r imo n ie . Q u a n d o tu d is e g n i u n
v e v e s ta i in v o c a n d o lo s p ir ito c o r r is p o n d e n b i a m o p o i i n i ziato ad organizzarci meglio,
c o n u n a s t a n z a dedicata alla music a, come
i n u n a c e l l a . U na canzone com e F elt Pre s en c e è s t a t a r egistrata nel corso di svariati
g i o r n i , c o m e un sogno che puoi continuare
o g n i n o t t e , d a l punto in cui lo avevi la sc ia t o l a n o t t e p r ecedente. Ricordo il periodo
d i r e g i st r a z i o ne e capisco che la dis ta nz a e
i l t e m p o a d i sposizione hanno avuto il lor o
ru o l o n e l c r e a re un momento verame nte se reno c o n p o c h issim e attese o ansie rigua r do
al l a r e g i st r a z i o ne, che non fossero s e de r si e
fare m u si c a c o n il nostro ritm o, un a ppr oc ci o v e r a m e n t e naive…
te . E ’ d a v v e r o il d is e gn o g ra fi c o c o m e a t t o
ma g ic o .
Av e t e pubblic a t o pe r d u e e ti c h e tte i mp o rt a n t i c o m e D i g i t a l i s e S t u d e n t s O f D e c a y,
c io no no s t a nt e c o nt inu a te a p u b b l i c a re ti r a t ure m ic ro di c dr per c o n ti v o s tr i . C o me
m a i?
O h , ma a b b ia mo f a tto u n b e l p o ’ d i l a v o r o p e r q u e s te e tic h e tte a c a s a , d a l l a g ra fi ca alla stampa, così lavorare con loro non
è stato poi così diverso. Infatti, lavorare a
c a s a è u n mo d o p e r s p e ri m e n t a re c o n n u o v e
f o r me d i p a c k a g in g , c h e l ’i n d u s t ri a d i s c o g r a f ic a s a r e b b e imp o s s i b i l i t a t a a p ro d u rre .
E ’ u n mo d o p e r e s p lo r a re l a n o s t ra e s t e t i c a
s e n z a c o mp r o me s s i c o n u n ’e t i c h e t t a c h e h a
le s u e a b itu d in i p e r q u e l l o c h e ri g u a rd a i l
lavoro di stampa e di assemblaggio. E’ un
mo d o p e r e s s e r e to ta lm e n t e l i b e ri e c re a t i v i
e dopotutto, sporcarti le mani è una cosa
s e mp r e b u o n a …
C o s a m i dit e di La ur ie B i r d ?
Lei era un’attrice. Ci piace cosi tanto in
passat i da un suono più pulit o e o r dina t o
ad uno più sporco e libero. Co s a p e n s a t e
di Night Coe rc ion e c om e lo c o llo c a t e ne lla vost r a r ic e rc a st ilist ic a?
I due a ppr oc c i c ontinua no a c o e s is te r e in sie me , uno non ha pr e so il posto d e ll’ a ltr o .
Non vedo l’ultimo come una evo l u z i o n e d e l
pr e c e de nte , ma solo c ome una tr a c c ia a p e rta che sta affianco all’altra. Qu e l l o c h e t u
c hia mi l’ a ppr oc c io di “ The Nigh t Co e r c io n ”
è sempre esistito, solo che ora s i a m o m e n o
riluttanti a condividerlo con gli a l t r i .
I l 20 0 8 è st a t o d ecisamen te u n an no r ic c o
d i u s c i t e p e r voi. Non pensate di essere
tro p p o p ro l i f i ci?
No, n o n p e n so che siamo troppo prolif ic i, è
s ol o i l n o st r o m odo di lavorare…
Quest’anno avete pubblicato a n c h e d u e
c asse t t e abbast anz a sim ili su Dig it a lis …
I nte ndi simili da un punto di vis ta mu s ic a le
o dal punto di vista dell’artwo r k ? B e h , i n
f utur o, pr oba bilme nte f a r e mo un ’ a ltr a u s c ita inspir a ta a i de moni de l buddis mo tib e ta no pe r c omple ta r e que sta se r ie .
As c o l t a n d o u no dop o l’altro T he D a nc e Of
T h e M o o n & The Sun e Night Coercion
I n to T h e C o mp an y O f Witches si pe rc e p i s c e l ’ e v o l u zione che avete avuto. Siete
In ge ne r ale l’ approc c io c he ho c o n la v o st r a m usic a è di suddivide r la in due c a tegorie. I lavori “per tutti” c o m e D a n c e
Of The M oon & The Sun e The Sno w br inSA 33
S t r a d a A D o p pia C orsia ( Tw o L ane Blac k t o p ) e C o c k f ighter di Monte H ellma n, uno
d ei n o st r i r e g i s ti preferiti. L e sue due pr inc i p a l i a p p a r i z ioni sullo schermo. C’è una
v era e p r o p r i a cine-connessione tra He llma n,
War r e n O a t e s, H arry D ean Stanton, Rudolph
Wu r l i t z e r, S a m Peckinpah… L ei avev a qua lcos a d i sp e c i a le. C i siam o soltanto r e la z ion at i a l l ’ i m m a g ine che lei proiettav a a ttr a v e r s o i s u o i diversi ruoli e probabilmente
al l a su a r a r i t à .
I s e n g r i n d s e mbra essere la variante più
e t e re a e e s o t ica del vostro sound. Come
s o n o n a t e l e canzoni di Golestan e della
p ri m a p a r t e di S n ow bringer C u lt? Non t i
d a f a st i d i o e ssere paragonata se m pre a
Fu r sa x a o La u N au ?
L’as p e t t o e so t ico viene certam ente da l ge n e r e d i s t r u m e nti che utilizzo per registrare.
Reg i st r o t u t t o da sola. C omunque, ci sa r a nn o p r e st o u n n a stro, un 3” cdr e un altr o a lb u m su c u i st o ancora lavorando. Q u a nto a l
con f r o n t o c o n F ursaxa e L au N au…mi pia c e
m o l t o l a l o r o musica, quindi essere pa r a gon at a a l o r o p e r me è un com plim ento!
La m a g g i o r p a rte d egli artw ork li fai prop r i o t u , S o l a nge, e dimostri di avere un
ta l e n t o n o n d a p oco p er le immagini gr afi ch e e i l d e sign. Q uali sono le princ ipali
i n fl u e n z e su l tu o stile e come h ai svilupp a to q u e st a a b ilità?
L’ a b i l i t à v i e n e dalla pratica. Non ero per
n i en t e b r a v a a lla scuola d’arte. E ’ tutto ve n u t o f u o r i sp o n taneamente lavorand o sulle
cov e r d e g l i a l b um e sugli artw ork in ge ne r a l e . I f u m e t t i e le illustrazioni sono fonti di
i s pi r a z i o n e p e r una gran parte. L e ar ti tr a dizi on a l i a n c h e , com e quella medio-ame r ic a na
p e r e s e m p i o . Artigianati specifici come la
ri l eg a t u r a , i n v e ce, mi servono per gli a spe tt i p i ù t e c n i c i d el packaging.
Twin S i st e r M oon è invece la parte più f olk
/ c a n t a u t o r a l e ma con un piglio molto
fem m i n i l e . M ehd i come nasce qu es t o am ore pe r i l f o l k britan n ico e q u est’approc c io
v o ca l e c o sì f e m minile?
Tu in t e n d i f e mm inile per via della mia voc e
o pe r i l f e e l i ng generale delle canz oni c he
c a n t o ? P e r c h é mi sono sempre piaciute
dell’autostoppista all’inizio del film?
Si, que llo c he pre ndo n o a b o r d o , d a s u b i to
di m a t t o e br uc ia la f o to d e l r a g a z z o s u l l a
s e dia a ro t e lle …
E s a tto , il tip o s c a tta u n a fo t o d e l ra g a z z o
s u lla s e d ia a r o te lle p er p o i b ru c i a rl a , c o m e
u n a s p e c ie d i r ito d i c a c c i a d o v e l ’i m m a g in e ( o l’ a n ima ) d e v e e s s e re d i s t ru t t a p ri ma d e ll’ a s s a s s in io v e r o e p ro p ri o . E’ u n ri t o
propiziatorio. O come i morti viventi nei
f ilm d i Ro me r o , d o v e l o ro fi n a l m e n t e p re n d o n o il p o s to d e g li e s s e ri u m a n i s u l l a t e rra
( le p r ime imma g in i d e I l G i o r n o d e g l i Zo m b i mo s tr a n o c h e i mo r t i v i v e n t i v i v o n o p a cificamente in mezzo agli animali). C’è un
b e l p o ’ d i a s tr a z io n e n ei (b u o n i ) fi l m h o rro r
e c r e d o c h e s ia li c h e al b e rg h i l a v e ra i n s p i r a z io n e .
que lle da lla str uttur a più se mplic e , s p e c ia lme nte se c a nta te da donne ( da K a t h Blo o m
a Cat Powe r , Vasht i Bunyan, Br idg e t St John, Edit h Frost …), non ric o r d o q u e s t o
a mor e da dove ve nga f uor i… pro b a b ilme n te
da molto lontano, una voce che h o s e n t i t o
molto te mpo f a e c he ho te nuto c o n me f in o
a quando non ho imparato a cant a r e d a s o l o ,
f or se sto solta nto c e r c a ndo di dar e u n a f o r ma
a que sta ( da vve r o ipote tic a ) prima imp r e s sione …. Ma è sta to Color Gre en d i Siby lle
Baye r che mi ha spinto a creare q u a l c o s a d i
più a r tic ola to, ma ggior me nte c en tr a to s u lla
voce e la chitarra… Ora, folk b r i t a n n i c o o
non britannico…non saprei…. C o m u n q u e ,
c i sa r à un a ltr o TwinSiste r Moon in f u tu r o …
un 7” e a lme no a ltr i due a lbum c o mp le ti.
A più r ipre se ave t e f at t o r if e r ime nt o a i f ilm
horror come fonte di ispirazi o n e . G h o s t
Folks ave va un’ at m osf e r a m olt o “ c re e py ”
su Danc e of The M oon & The Sun s pic c a v a
un pezzo intitolato John Car p e n t e r e s u
The Snowbr inge r Cult si se gna la The D e se r t Has Eye s dal t it olo quant o m e no a m m ic c ant e … Com e nasc e que st ’ a m o re pe r
i film horror e come pensate c h e q u e s t o
inf luisc a sulla vost r a m usic a?
N o n s o n o p r o p r ia me n te d e n tr o a tu tto q u e llo
c h e il g e n e r e h a d a o ff r ir e ( il p iù d e lle v o lte
scene gore senza una sola idea buona). Ciò
c h e mi è s e mp r e in te r e s s a to n e i f ilm h o rr o r è l a r a ff i g u r a z i o n e d i p i c c o l i g r u p p i d i
persone che di fronte alla possibilità della
p r o p r ia b r u ta le e ma c a b r a f in e , r io rg a n iz z a n o s e s te s s i e il p r o p r io mo d o d i v e d e r e il
mo n d o p e r f r o n te g g ia r e il p e r ic o lo in c o mb e n te , tr a e n d o il me g lio d a tu tto q u e llo c h e
li c ir c o n d a … c o me s e e s s i s te s s e r o c o mb a ttendo per la loro civilizzazione, come una
società intera in scala ridotta, che cerca di
s o p r a v v iv e r e in u n a b a tta g lia d a v v e r o p e r ic o lo s a , s v ilu p p a n d o n e llo s te s s o te mp o u n a
cosmologia molto complessa; è soprattutto
l’ a s p e tto mitic o e l’ u s o d e i p o s ti is o la ti ( d a i
d e s e r ti a i b o s c h i) n e i f ilm h o r r o r c h e s e mb r a r in f o r z a r e l’ imp r e s s io n e d i u n v e r o in iz io d e lla v e r a f in e . E i f ilm h o r r o r mo s tr a no sempre una sorta di antropologia, come
il confronto di diversi generi di umanità,
l’accettazione dell’altro, del punto di vista
d e l n e mic o . Co me la f a mig lia in N o n Ap r ite Q ue lla P o r ta : l o r o s o n o s o s t a n z i a l m e n t e
c a c c ia to r i d i p r e d e u ma n e , ma n o n s o n o a n ima li, d a l mo me n to c h e h a n n o s v ilu p p a to u n
p r o p r io g e n e r e d i c u ltu r a . Ric o r d i la s c e n a
M i p u o i f a re u n e l e n c o m i n i m o d e i v o s t r i
ho r ro r /f a nt a s t ic i pre fe r i ti ?
I n o s tr i p r e f e r iti n e l g e n e re H o rro r/ fa n t a s t i c ? “ Va m p y r ” d i D re y e r, “ G l i I n v a s a t i ”
d i R . Wi s e , “ I R a c c o n t i d e l l a l u n a p a l l i d a
d ’ a g o s to ” d i M iz o g u c h i , “ O p e ra z i o n e p a u r a ” d i M a r i o B a v a , “ Zo m b i ” e “ M a r t i n ” d i
Ro me r o , “ L a Co s a ” e “ Il S i g n o re d e l M a l e ”
d i C a r p e n t e r, “ S u s p i r i a ” d i A rg e n t o , “ M a
c o me d i p u ò u c c id e r e u n b a m b i n o ? ” d i N a rc is o I b a n e z Se r r a d o r, “Th e D e s c e n t ” d i N e i
M a r s h a ll, “ Rin g ” d i H id e o N a k a t a , o g n i c o s a
d i K y o s h i K u r o s a w a e a l t ri c h e a l m o m e n t o
d ime n tic o . M a il n o s tr o fi l m h o rro r p re fe ri to è d i f a tto u n lib r o : “ L a s t ra d a ” d i C o rm a c
M c Ca r th y.
Sie t e un c a s o unic o p e r l a v o s tr a p ro venienza, giacchè in Francia, a parte le
c o s e d e l l a R u r a l f a u n e , n o n s e m b r a e s s e rc i
granché nell’ambito folk sperimentale...
Se m br a t e a nc he re s t ii a mo s tr a r v i . C o me
m a i? F a pa r t e de l v o s tro c a r a tte re ?
Ma non pensiamo che la nostra musica sia
c o s ì s p e r ime n ta le … Cr ed i a m o c o m u n q u e d i
a v e r mo s tr a to a b b a s ta n z a .
I n de f init iv a , c o m e na s c e u n d i s c o d e i N a t ur a l Sno w Building s ?
Be h , s o lta n to s u o n a n d o e re g i s t ra n d o , q u e s to è tu tto , a v o lte p e r u n p e ri o d o d a v v e ro
lu n g o . E ’ u n p r o c e s s o cu m u l a t i v o a l l ’i n i z i o
SA 35
e s a p p i a m o se mpre intuitivam ente q ua ndo è
f i n i t o … P o i viene la scelta delle canzoni,
l ’o rd i n e d e l l e tracce, tutte cose davve r o imp o rt a n t i p e r c a tturare un sentim ento ge ne r a l e , u n a r i s o nanza di massima del disco.
A q u e s t o p u n t o, ci sono sempre un po’ di
s c a l i n i c h e p r obabilmente non useremo, ad
ecce z i o n e d e l caso della special edition di
Dan c e …
Cosa p u b b l i c herete n el fu turo?
Un p o ’ d i c o se di Isengrind, Tw insiste r moo n e N S B , d a i 7” ai box di cinque c a sse tte ,
n as t r i se m p l i c i, vinili, cds, 3” cdr con va r ie
l abe l o i n p r o p rio…
Guida minima all’ascolto
Ghost Folks (Hinah, 2003)
Dopo alcuni cdr e nastri pubblicati in proprio, Ghost
Folks segna il primo parto ufficiale nella discografia dei Natural Snow Buildings. Pubblicato nel 2003
dalla piccola etichetta francese Hinah, il
disco è un inizio ancora acerbo, eppure
già
completamente
a fuoco. L’alchimia
tra i due no n si è ancora cementata alla
perfezione e il disco
spesso gira intorno
a piccoli frammenti
eterei, con l’uso di nastri e voci registrate ad imbastire una scenografia ansiosa e autunnale. Fallen
Lords Were Riding Half Horses è la prima cavalcata
cosmica dei due, con il minutaggio che sale a quota
14 minuti. If I Can Find My Way Through The Darkness... rasenta atmosphere apocalittiche nella vena
dei Current 93, senza sfociare però nel macabro tour
court. Si prevede una ristampa l’anno prossimo.
The Dance Of The Moon & The Sun (Self Released,
2006 - Digitalis / Students Of Decay, 2008)
Pubblicato in proprio, in appena venti copie nel 2006,
questo doppio album, ha vissuto un fenomeno di successo crescente e costante, sulla scorta del file-sharing e di alcuni selezionati blog (“Grown So Ugly”
in primis) che hanno diffuso i due dischi dell’album
in formato mp3 contribuendo per gran parte allo
status di culto del duo francese. Un fenomeno immaginabile solo oggi, con la Rete delle reti. Ma è
pur vero che senza sostanza non c’è campagna di
marketing o passaparola che tenga. Dopo
pochi ascolti The
Dance rivela chiaramente il suo profilo
di “ca po d’arte” nel
senso proprio di capolavoro nel genere
(nonostante trascenda costantemente i
generi). Due dischi,
che vivono e rappresentano la dualità più vera e arcana delle cose scindendo l’ascolto in un giorno e una notte mitiche.
TwinSisterMoon - Levels and Crossings (Self
Released, 2007 – Digitalis, 2008)
TwinSisterMoon è il progetto solista di Mehdi Ameziane. Dopo un primo lavoro intitolato When Stars
Glide Through Solid, quasi del tutto votato al matrimonio tra la voce
intima e femminile
di Mehdi e la chitarra arpeggiata in punta di dita, questo secondo disco amplia
il raggio d’azione
con le aperture panetniche e kraut di
Winter
PamgriEpidemic, Javelin of Pestilence e della title-track. Le ballad pastorali e bucoliche, nello stile inglese che va da Vashti Bunyan
a Nick Drake, non vengono messe in secondo piano,
anzi. Si segnalano le bellissime Scaffold , The Solar
Cross e With Blackened Eyes. Ristampato quest’anno
da Digitalis, il disco si beneficia dello spettacolare
artwork curato da Solange, con grafica e immagini
ispirati ai miti Maya.
Isengrind - Golestan (Self Released, 2007)
Pubblicato in contemporanea con Levels And Crossings di TwinSisterMoon, Golestan altro non è che
l’esordio discografico di Isengrind, al secolo Solange Gularte, la metà femminile dei Natural Snow Buildings. Molto più incline alle variazi oni d’atmosfera e all’uso di tutto un vasto repertorio di strumenti
esotici rispetto al progetto di Mehdi, Solange disegna con rara maestria una serie di bozzetti d’ambien-
te, che profumano di incenso e umori exotici. Vaste
pianure eteree con
un occhio allo spleen
mitteleuropeo
(Morgensten,
Cum
Mortuis en Langua
Mortua) e all’altro ai caldi mondi
mediorientali
(All
Tiny Animals, Perseid Meteor Shower,
N’ed’el’a). In molti
casi a due passi dal canto medieval-gregoriano di
Fursaxa, in altri, invece, vicina ai territori della prima 4AD (Cocteau Twins, Dead Can Dance), in maniera del tutto personale. Un esordio folgorante.
Laurie Bird (Students Of Decay, 2008)
Una canzone per Laurie Bird, attrice che appare e
scompare in un battito di ciglia dopo tre soli film di
cui due di Monte Hellman, il più famoso dei quali rimane Strada a Doppia Corsia (Two Lane
Blacktop). Il disegno
di copertina è difatti un ritratto fatto da
Solange sull’immagine di Laurie Bird
risalente proprio a
questo film. Il disco
è il primo parto del
2008, nonché il primo su Students Of Decay. In pratica una sorta di ep
allungato ad album vero e proprio. Song for Laurie
Bird si stende maestosa per qualcosa come 45 minuti di stellare droning improvvisato, che verso il
finale vira immancabilmente verso la fauna exotica
e terzomondista di Isengrind. Seguono altri due brani, molto più brevi: Cockmotherfighting (che richiama l’altro film di Laurie Bird con Monte Hellman)
e Orisha’s Laments che anticipa il delirio tibetano
delle cassette su Digitalis.
Isengrind/TwinSisterMoon/Natural Snow
Buildings – The Snowbringer Cult (Students Of
Decay, 2008)
E’ il primo album ufficiale della coppia, quello che
ha beneficiato di un battage pubblicitario meno carbonaro del solito. Il culto dello Snowbringer, si articola in tre macro-sezioni, in due dischi, per più di
due ore di musica con un bonus disc (Sung to The
North) per le prime 100 copie. Il primo disco viene
diviso a metà tra le due anime del progetto. Inizia
Isengrind con la sua
personale
mistica
exotica. To ride with
Halle, Skull ornaments, His winterbed,
Wooden false face,
Sun disk wand…tutti
episodi di congelata
bellezza.
Prosegue
TwinSisterMoon con
la psichedelia arcaica di Amantsokan e Bones memories e le ballate da
fiaba dei fratelli Grimm di Spells, Water Barrier e
Kingdom of the sea. Il secondo disco è a nome Natural Snow Buildings. La coppia si riunisce per le
maestose aurore boreali di Resurrect dead on planet
six, Snowbringer cult, Nieve sacra, The desert has
eyes e They do not come knocking there anymore.
Un disco ingombrante tanto sul piano del minutaggio
quanto su quello della qualità.
Night Coercion Into The Company Of Witches
(Self Released, 2008)
Questo triplo cdr in 22 copie rilasciato direttemente
dal duo francese sul finire di quest’anno rappresenta
lo status dell’arte dei Natural Snow Buildings, nella loro variante più
esoterica, selvaggia
e carbonara. Sulla
copertina campeggia
il veve dedicato a
Kadja Bosou, spirito
della tradizione haitiana del Voodoo. Il
primo brano si adegua al taglio free
delle loro “prove minori”, ovvero improvvisazione e droning selvaggio,
con ritmiche arcaiche e ritualistiche e la distorsione
che vira dal lirico allo sporco più noise. E ancora
con l’incedere ipnotico di percussioni e campanelli
o con le distorsive frequenze horror della altrimenti estatica Brooms, Trapdoors, Keyholes. Nonostante
l’alchimia tra i due sia incredibilmente coesa la mano
maggiormente atmosferica ed eterea di Isengrind si
avverte nelle planate aeree di Gorgons. Gli ultimi
due brani, Mirror Shield e The Great Bull God riassumono tutti gli umori del disco che è al tempo
stesso l’esemplificazione più evidente del lato buio
del duo francese.
SA 37
Acre
Stil
Post
C i s ono c as i di e c c e lle nz a ne ll’intr ufolar s i d el l a l i ngua
italiana “parlata” nel rock o post-rock. Abbiamo
parlato con i protagonisti di due di queste esperienze;
le abbiam o par agonate e fatto e m e rge re le divergenze
stilistiche e poetiche; ne è risultato un excursus, ma i
poli di riferimento sono rimasti loro: Massimo Volume e
Bachi Da Pietra.
Te s to: G as pare C alir i e Ste fano Piffe r i
Lo spoken word italiano tra
© Massimo Spadotto
Massimo Volume e Bachi Da Pietra
SA 39
Come i nomi di band.
C o m e i n o m i di band che hai inciso sulle
b rac c i a e su c ui non hai m ai scritto nulla …
Que st ’ e st a t e a b biam o incontrato i M assim o
Vol u m e a U r bino, durante Frequen z e Dis t ur b a t e , e a b biam o parlato un po’ c on lor o.
At m o sf e r a st r ana, per chi li incontr a qua si
o g n i g i o r n o n el proprio bar preferito, ne lla
p ro p r i a c i t t à . Un bar, appunto, com e que llo
c h e , d o p o l ’ i n tervista ufficiale, ha ospitato,
i n u n a p i a z z e t ta urbinate, le nostre c onve rs azio n i .
Ci è v e n u t o i n m ente di scrivere qualc osa su
d i l o r o , m a se n za strutturare l’articolo sull a st o r i a , su i f atti, sugli aneddoti, s ulle vic i s s i t u d i n i d e i dischi. Non abbiamo dovuto
m o l t o v a g a r e a lla ricerca di un prete sto pe r
i m p o s t a r e u n discorso meno convenzionale,
i n v e r i t à . S i è trattato di esprimere pensieri
e ra g i o n a m e n t i che qui a SA sono da te mpo
arg o m e n t o d i discussione, e ogni ta nto r is al g o n o i n su p erficie.
Una r e u n i o n , u n’intervista, una serie di da te
d al v i v o , p e r molti l’occasione di ved e r li pe r
l a p r i m a v o l t a ; molto più che un prete sto pe r
p es c a r e c o n l ’ am o a galla. L a consid e r a z ion e b a si l a r e è c h e i Massim o Volume, se ppur e
ri v i st i c o m e n e lla più classica – e non se mp r e s a l u t a r e – delle reunion di gruppi storici
e d i si c u r a p r e s a, raccontano ancora qua lc os a d i e st r e m a mente significativo. Il pic c olo
p a s s o s u c c e s s ivo è la constatazione per la
q u a l e q u e s t o qualcosa non può che avere a
che f a r e a n c h e con il rapporto tra la music a
e l a p a r o l a , q u e lla parola italiana che poi ha
fat t o d i E m i d i o C lementi uno scritto r e r ic on o s c i u t o , o l t r e che un m usicista.
Un u so d e l l a l ingua madre che non s olo non
ci l a sc i a i n d i fferenti per l’efficacia e spr e ss i va , m a p e r c h é – abbiam o pensato p oi – può
m ett e r e i n r i so nanza i tanto am ati M a ssimo
Vol u m e c o n u n gorgoglio esteso a sc a la più
am p i a , a n d a n d o a racim olare affinità e div erg e n z e i n a l tre band accomunate da ll’ ita l i an o u sa t o n e i testi.
Ci d i v e r t e c r e a re collegamenti, fare c ostr utt i d i so m i g l i a nze e vederli crollare qua nd o n o n f u n z i o nano. Ma soprattutto ci piace
p arla r e d i q u e llo che succede ora; ec c o c he
q u es t o a r t i c o l o si rivela con il suo doppio
p rete st o ; i l p r im o legato alla band bologne -
se ; il se c ondo be n disposto da ll’ a c c o g lie n z a
c he a bbia mo da to a uno de i gr u p p i ita lia ni a ttua lme nte più c onvinc e nti; i Ba c hi D a
Pie t r a di Suc c i e Dor e lla – a nch ’ e s s i in te rvistati e interrogati direttament e s u i n o s t r i
te mi.
I due a rgini c he c i sia mo sc e lti c i s e r v o n o
a nc he a inc a na la r e la disc ussion e n o n s u lle
ba nd c on te sti in ita lia no tout co u r t, m a d i
a lc une ba nd c he da ll’ ita lia no ha n n o f a tto u n
uso non c a nta to, o a lme no non f o r ma lme n te
intona to se c ondo note e me lodie. I l p e n s ie r o
va ovvia me nte a i CCCP, ma a n c h e , p iù r e c e nte me nte , a Of f laga Disc o Pa x .
La si chiami declamazione (ter m i n e g i à d i
per sé limitante, come vedremo ) , t e a t r o d i
narrazione, spoken word, o com e s i v u o l e .
Di f a tto c i inte r e ssa inda ga r e in q u e s to s p e ciale il rapporto tra certa mus i c a – a n c h e
qui, pe r a ppr ossima z ione de f ini a mo la p o s tr oc k – e la pa r ola non c a nta ta c h e la a c c o mpa gna . Abbia mo in te sta un’ ipote s i, c io è c h e
il f or ma to di c ui c i oc c upe r e mo h a p r o d o tto
r isulta ti c osì buoni pe r c hé f or s e tr o v a u n a
specificità alla nostra lingua al l ’ i n t e r n o d i
una music a pe r na sc ita e svilupp o a n g lo s a s soni. Ma sia mo c e r ti c he que sto tip o d i id e e
non possono a ve r e un r isc ontr o v e r if ic a b ile ,
ma solo casi esemplari. Ecco il m o t i v o p e r
c ui c i oc c upe r e mo pr inc ipa lme n te d i d u e p ilastri, non solo per la loro imp o r t a n z a m a
per la loro validità puntuale, c h e e s p r i m e
esempi tipici, oltre che flussi e f e n o m e n i d i
pa ssa ggio.
Sono due poli di que l dolc e sti le d e lla d e f r a mme nta z ione de l r oc k; e piso d i c h e c o n voc hia mo pe r c hé c i illustr ino d e i r a p p o r ti.
Ma ssimo Volume e Ba c hi Da P ie tr a h a n n o
e ha nno a vuto la c a pa c ità di a gg r e g a r e tip i,
fenomeni, scene; accanto a lo r o , a t i t o l o
d’ e le nc o, non ma nc he r a nno di e s s e r e c ita ti St ar f uc ke r s e Sinist r i, i M adr ig a li M a gr i, ma a nc he uno de i pe r sona gg i c h e c o g lie
gli a nni Nova nta c ome c olse i p r imi O tta n ta
sotto a ltr o pse udonimo: Faust o R o s s i.
Ria ssume ndo: pe r c hé ta nte c ose – a tto r n o a
“quelle” due – che ci piacciono e t r o v i a m o
convincenti non “cantano” in i t a l i a n o , m a
in un c e r to se nso lo de c la ma no , lo le g g o no, come in un teatro di narra z i o n e , c o m e
in que lla c osa c he c hia mia mo g e n e r a lme n te
spoke n- wor d?
massimo volume
È p o s s ib ile p a r la r n e in s ie me ? Ch e c la s s i d i
s o mig lia n z a s i tr o v a n o ?
G a sp a r e C a l i r i
Massimo Volume.
Giri di persone.
P r im a , a n c h e a liv e llo p s ic o lo g ic o , e r a v a m o
m o lto p iù c o in v o lti, a n c h e p e rc h é s ia m o c re s c iu ti in s ie m e o c o m u n q u e a b b ia m o p a s s a to
m o ltis s im i a n n i d e lla n o s tr a v ita a p p ic c ic a ti. Ne g li u ltim i a n n i a b b ia m o a v u to m o d o
d i f a re e s p e r i e n z e o g n u n o p e r c o n t o n o s t ro
c h e c i h a n n o re s o p iù a u t o n o m i . Pe r q u a n t o
m i r ig u a rd a , d e v o d ire c h e i l p e r i o d o c h e h o
p a s s a to c o n i F r a n k lin D e l a n o m i h a m o l t o
a l l e g g e r i t o n e i c o n f ro n t i d e l l a d i m e n s i o n e
d e l c o n c e r t o . C o n l o ro h o f a t t o u n a t o u r n è
negli Stati Uniti abbastanza lunga, più o
meno quaranta date in due mesi e mezzo, e
il fa tto d i d o v e r r is o lv e re p e r f o r z a i p ro b l e m i c h e ti s i p re s e n ta v a n o m i h a s p i n t o , p e r
fo r z a d i c o s e , a d a c c e l e r a re e a d a f f ro n t a re
il c o n c e r to in m a n ie r a p i ù r i l a s s a t a .
È c o s ì c h e Vit t o r ia B u r a tti n i , b a t t e r i s t a
SA 41
massimo volume
progetto solista (con un album a l l ’ a t t i v o ,
Le gno), ma contribuirà anche a l l a v i c e n d a
post rock italo-francese degli U l a n B a t o r.
E oggi suona la c hita r r a in que i Bla ke /e /e /e
che continuano non senza disc o n t i n u i t à l a
parabola Franklin Delano. È pr o p r i o l u i a
r ima r c a r e il c onc e tto di Vittor i a : I n q u e s t i
ultimi anni ognuno di noi ha vi s t o c h e p e r
conto suo riesce, più o meno, a d a n d a re
av anti. Potre bbe e sse re c onsid e r a to u n limite per una band ma in fondo n o n l o è , n e l
se nso c he proprio pe r que sto, c er te te n s io n i
vengono evitate e si vive tutto i n m a n i e r a
più le gge ra.
Em idio Cle m e nt i dal canto su o a v e v a g i à
iniziato la sua carriera di scrit t o r e m e n t r e
i MV e r a no in a ttività , e dopo il lo r o s c io glimento partecipò al progetto E l M u n i r i a ,
c on Ma ssimo Ca r oz z i e – a lme n o s u d is c o –
Da r io Pa r isini, già Disc iplina th a e … a n c o r a una volta Ma ssimo Volume . I n s o mma u n a
© Massimo Spadotto
d e i M a s s i m o Volume, racconta il prima e
i l d o p o d i u n coinvolgimento che metteva
p i en a m e n t e i n gioco personalità, espe r ie nze, f o r m e e si stenziali; troppo impor ta nte da
m an i f e st a r e n el modo giusto.
Que l c h e c i i nteressa dei Massimo Volume ,
t ra le a l t r e c o se, è l’intersezione di c onte sti
d i ri f e r i m e n t o , che concentrarono nella lor o
v i ce n d a . N e p arliam o al passato remoto non
p e r c h é n o n a bbiamo fiducia in una nuova
l o ro u sc i t a , m a perché, alla luce di qua nt o s o t t o l i n e a t o da Vittoria, oggi quella sor ta
d i “ a p p r e n si o ne”, non può più forse e siste r e
com e d i e c i a n n i fa. Vittoria racconta de lla
v i c e n d a F r a n k lin Delano, ma non è l’unica
ad a v e r o p e r a t o , da quel 2002 in cui si suol e p o si z i o n a r e lo scioglimento dei Ma ssimo
Vol u m e , u n a d e compressione dalla b a nd.
Egl e S o m m a c a l – chitarrista dei Massimo
Vo l u m e , d o p o la parentesi inaugurale di
U m b e r t o P a l a zzo – coltiverà poi la propria
p as si o n e p e r l a chitarra e John Fahey in un
d e lle c h ia v i d i c iò d i c u i s tia mo p a r la n d o è
la s c a la d e l g i r o d i p e r s o n e – c h e v a n n o e
c h e v e n g o n o , c h e to r n a n o , s i r itr o v a n o - c h e
s ta v a a tto r n o a M V; u n g ir o c h e tu tt’ o g g i s i
alimenta, ma che una quindicina d’anni fa
a v e v a u n e p ic e n tr o n e l q u a r tie r e d e l Pr a te llo d i Bo lo g n a , u n te mp o s e d e d e lle b a le r e e
d e l d iv e r time n to f e ls in e o , p o i f u lc r o d e lla
vita studentesca bolognese – e oggi messo
in d is c u s s io n e d a d e lir i a mmin is tr a tiv i.
I n e ff e tti s tia mo me tte n d o mo ltis s ime c a r te
sul tavolo. È un modo ovviamente di dare
conto di una scena che tra la fine degli anni
O tta n ta e g li a n n i N o v a n ta e b b e u n ’ e ff e r v e s c e n z a c u ltu r a le , c r e a tiv a , s o c ia le a lime n ta ta d a lla p r o v in c ia ita lia n a c h e s i s p o s ta va nel capoluogo emiliano e lì trovava una
s e d e f is ic a d o v e e s p r ime r s i. C’ e r a c o e s io n e
in u n a mb ie n te c h e p r o d u s s e l’ o c c u p a z io n e
proprio del Pratello della prima metà dei
N o v a n ta – r a c c o n ta ta , s o p r a ttu tto n e lle s u e
fasi conclusive – e di sgombero – da Mimì
Cle me n ti n e l s u o lib r o L a no tte d e l P r a te llo .
M a a b b ia mo a n c h e a c c e n n a to a l p o s t r o c k ; è
da qui che vogliamo riprendere il discorso
mu s ic a le c h e s tia mo c e r c a n d o d i f a r e , a ttr a v e r s o l e p a r o l e d i M i m ì e l a m u s i c a d e i M V.
Certi che, se quanto evocato ha una validità,
q u e lle p a r o le n o n c i p a r le r a n n o s o lo d i u n a
p e r s o n a o d i u n ’ e s p e r ie n z a , ma a v r a n n o u n a
f o r z a r is u lta n te c h e p u ls e r à a n c h e d i q u e lla s c e n a b o lo g n e s e c h e h a d a to i n a ta li a lla
band.
C ’è f o r za n e l t u o p o s t - r o c k .
Co s ’ e r a q u e lla c o s a c h e i M V me tte v a n o in
g io c o , c o n tu tti lo r o s te s s i? E r a u n ’ e s p e r ie n z a to ta liz z a n te , u n o s g u a r d o d a l d i d e n tr o .
I n q u e s to s e n s o è p iù f a c ile p e r i M V r a c c o n ta r e o g g i il c o in v o lg ime n to d i a llo r a . M a
in quegli anni i MV furono fautori di una
volontà di auto-rappresentazione che finì
con l’esprimersi con uno spoken-word che
p o tr e mmo d e f in ir e d e c la ma to r io . A te s timo n ia n z a s i c ita s p e s s o la te n s io n e c h e v iv e v a
n e i p r imis s imi M V – q u e lli p r ima d i Sta nz e
– tra la “lettura” di testi di Emidio Clementi
e la v o c e “ c a n ta n te ” d i Pa la z z o , p o i s u p e r a ta p r o p r io c o n l’ a r r iv o d i So mma c a l e c o n la
p r e s e n z a v o c a le d e l s o lo M imì.
Ma cos’è la declamazione? Sfogliando il
d iz io n a r io f ig u r a n o d efi n i z i o n i c o m e “ re c ita z io n e c o n to n o s o l e n n e ” , s e n o n s p e c i ficazioni della tradizione retorica che ha
in d iv id u a to e p r o mo ss o q u e s t a fo rm a d i
e s p r e s s io n e . L a d e c la m a z i o n e s e m b ra c o mu n q u e u n mo d o d i e s p o rre l e c o s e c h e t ra e
la p r o p r ia lin f a d a lla c o e re n z a d i u n d i s c o rs o , d i u n mo n d o , d i u n a n a rra z i o n e . S e m b re r e b b e u n e s c a mo ta g e d e l fo ro p e r s b o b i n a re
c o n ma s s ima c o n v in z io n e d a v a n t i a l l ’i n t e rlocutore il proprio sistema di idee, forte e
c h ia r o .
Se c’è qualcosa di chiaro, qui, è che invece i
M a s s imo Vo lu me a v e v an o t u t t ’a l t ro o b i e t t i v o . Pe r d e lin e a r lo d o b b i a m o p ro b a b i l m e n t e
r if e r ir c i a q u a lc o s a d i n o n t ro p p o l o n t a n o d a
lo r o – ma n e a n c h e tr o p p o v i c i n o , a b e n v e d e r e – e p p u r e o ltr e o c e a n o . S i p a rl a n a t u ra l me n te d e l p o s t- r o c k d i Lo u i s v i l l e , e q u i n d i
d i Slin t, Ro d a n , J u n e o f ’4 4 ; e d e l l e b a n d a
queste connesse, in primis i For Carnation
d i M c M a h a n . Si d ic e v a i n fa t t i d e g l i S l i n t
c h e in q u a lc h e mis u r a fa c e s s e ro m u s i c a
“narrativa”, quando ancora “post-rock” era
u n te r min e r e y n o ld s ia n o l e g a t o a d a l t re d i n a mic h e mu s ic a li, a ltr e i b ri d a z i o n i . Effe t t i vamente, ripensando oggi al post rock ormai
s t o r i c i z z a t o , n o n è i n e ff i c a c e u s a r e c o n c e t t i
c o me q u e llo d e lla n a r r a t i v i t à ; n o n d o b b i a mo p e r ò p e n s a r e a s to r i e c o n c re t e , m a a u n a
s u s p e n c e le g a ta a lla d es t ru t t u ra z i o n e c h e a l
te mp o s te s s o v e n iv a p ro d o t t a c o n a rm o n i e e
me lo d ie , r iff e s o li. D el re s t o p e rò l o s t e s s o
Br ia n M c M a h a n h a p iù d i u n a v o l t a s o s t e n u to che il passaggio Slint-For Carnation ha
s ig n if ic a to p e r lu i u n a m a g g i o re a t t e n z i o n e
a lle ly r ic s , a ll’ e le me n to l i n g u i s t i c o .
M a t o r n i a m o a i M V. C i h a c o n f e s s a t o E g l e
So mma c a l c h e “ p e r a n n i ” l e p e rs o n e h a n n o
detto ai MV che assomigliavano agli Slint,
“ma allora, gli Slint, io non li conoscevo
n e m m e n o . P ro v e n e n d o p e r ò d a l l a s t e s s a g e n e r a z i o n e p ro b a b i l m e n t e c i s i a m o d i s s e t a t i
d a lla s te s s a s o rg e n te ”. I l c h e m e r i t e r e b b e
u n a r if le s s io n e a p a r te, s u l l a c a p a c i t à d e l
p o s t- h a r d - c o r e d i p r o d u rre ri s u l t a t i n o n d i s simili a scala mondiale, in situazioni del
tu tto d iff e r e n ti. N o n s i p u ò n e g a re u n a c e rt a
s o mig lia n z a tr a le s tr u t t u re ri t m i c h e e d i a c c o mp a g n a me n to a lla v o c e d i M i m ì e l e d e s tr u ttu r e s lin tia n e ; f e n o m e n o a n c o r p i ù e v i d e n te – in p r imis p e r l’u s o d e l l a p a ro l a – s e
SA 43
© Alessandro Trapezio
starfuckers
p ensi a m o a p p unto ai F or C arnation.
Il p u n t o è c h e però quelle dei Massimo Vol u m e so n o “ v e re” storie, narrazioni più tr a d i zio n a l i e c o munque sicuram ente più inte nz i on a l i . I l c h e vuol dire che nella m u sic a de i
M a s s i m o Vo l u me era presente uno d i quegli
el em e n t i c a r d ine della struttura na r r a tiva :
l a c a t a rsi . Mi mì ci raccontava i suo i inc ub i , l a su a q u o tidianità, il m ondo su o e de i
s uo i a m i c i , c o n la forza delle sue me ta f or e
s a n g u i n a n t i ( pensate alle “corna del toro”
i n F u o c o F a t u o ); ed è il caso di trov a r e una
s pec i f i c a v e r sione di declamazione che f a c ci a a l c a so n o stro, ovvero al caso de i MV.
N o n s i p u ò parlare di declamazione pura
p er q u e l l ’ e sp e r ienza totalizzante che f ur ono
i M a ssi m o Volume; non c’era infa tti l’ a rr o g a n z a d e l l a certezza nel mondo descritto
d a C l e m e n t i ; c ’era però una forza coe sa ; la
d e c l a m a z i o n e , quasi strozzata nella voce,
era u n m o d o per sfondare il proprio mond o i n t i m i st a – condiviso coi propri ca r i, ma
com u n q u e i n t im o – altrim enti inac c e ssibil e , s b a t t e n d o l o addosso all’ascoltatore. È
p er q u e st o c h e quell’esperienza totaliz z a nte
e r a f a tta di c a ta r si ge ne r a z ionali, d e c la ma te , sc a ndite , pe r e ntor ie . Ma non f a tte d i u n
c onte nuto f or te ; a nz i f or ti pr oprio p e r s u p e r a r e la de bole z z a e siste nz ia le d e lla p r o p r ia
c ondiz ione .
Se le lyr ic s de i MV sono quin d i c o s ì pro priame nte na r r a tive , a llor a pos s ia mo p e n sare alla loro musica come co r n i c e d i u n
genere. Non è un modo per s m i n u i r l a , a l
contrario; è una lettura che la v e d e c o m e
quella serie di indizi ambienta l i , d i m o d o
di rappresentare, che per esemp i o c i f a n n o
pe r c e pir e , le gge ndo un r oma nz o , le to n a lità ,
i toni f osc hi de l noir …
Altre parole
Altri toni, quasi marziali fino a l l a p a r o d i a ,
f ur ono que lli de lla ba nd de gli an n i O tta n ta
c he più di ogni a ltr a , pr oba bilm e n te , e c h e
lo si voglia o no, ha la sc ia to il s o lc o n e l p a nor a ma ita lia no. Ric or da te la m a n ie r a s p e c if ic a c on c ui Giova nni Fe r r e tti p r e s e n ta v a
e d e la bor a va i te sti de i CCCP? Q u e i t e s t i
fatti di tanta cultura (un esempio; alcuni dei
versi di Mi Ami sono voci dell’indice dei
Fr a mme nti d e l d is c o r s o a mo r o s o d i Ro la n d
Ba r th e s , e lo s p ir ito p r o v ie n e d a ll’ a n tip s ic h ia tr ia d i L e in g ) ma p u r e d i ta n te f r a s i
b a s s e , p r o v in c ia li, a u to ma tic h e , p o p o la r i e
r e to r ic a me n te p o litic h e . M u s ic a p e r u n s o c ia lis mo p o p o la r e me s s o in u n c a ld e r o n e d i
c o n tr a d d iz io n e ma , in v ir tù d e lla r e c ita z io n e s o v r a to n a d i Fe r r e tti, a s s o lu ta me n te n o n
d u b ita tiv e , n e lla f o r ma .
I CCCP s c a n d iv a n o p e r e n to r i u n a p r o v in c ia
n a t a d a l l a d i ff e r e n z a c o n B e r l i n o , e n o n s o l o ;
la lo r o c u ltu r a e r a s is te ma tic a me n te la r ic e r c a d e lla c o n f u s io n e d e lle id e e d e ll’ a s c o lta to r e e d e l p u b b lic o . Q u e l p a z z o s c h iz z a to
d i D a n ilo Fa tu r, c h e s i tr a s c in a v a n o a i c o n c e r ti p e r le p a r ti p e r f o r ma tiv e , in s ie me a lla
“ b e n e me r ita s o u b r e tte ” A n n a r e lla , e r a p a r a f a s c is ta , f o r s e , ma n o n imp o r ta v a . Si v e d a ,
p e r a v e r e c a s i c o n c r e ti d e l lo r o r if u g g ir e la
c h ia r e z z a , Te mp i M o d e r ni, d o c u m e n t a r i o
che racconta la storia della band proprio
quando questa stava per disgregarsi, alla
f in e d e g li a n n i O tta n ta .
D i u n s o c ia lis mo s o lo a p p a r e n te me n te s imile n u tr o n o le lo r o lir ic h e g li Of f la g a D is c o
P a x ; ma il lo r o s o c ia lis m o ta s c a b ile è in v ia
d i d is g r e g a z io n e , e il lo r o s f o r z o lin g u is tic o è p r o p r io d i p r e s e n ta r lo c o me s e p o te s s e
s ta r e in p ie d i. È ta s c a b ile p e r c h é n o n h a p iù
u n mo n d o s o tto , ma è o r ma i f a tto s o lo d i p a r o le . Pa r o le c h e s o n o d e c la ma te , a n z i le tte
d a Co llin i – f a c c ia ta s tr u me n ta le a l p e n s ie r o o ff l a g h i a n o – p r o p r i o p e r c h é , c o m e n e l
c a s o C l e m e n t i / M V, e s s e s o n o l e t t e r a t u r a ;
n a s c o n o c o me r a c c o n ti e c o me ta li v e n g o n o
r ip r o p o s ti/o ff e r ti a c h i a s c o lta . M a p o s s ia mo s o lo s f io r a r e la te r a lme n te l’ u n iv e r s o s o c ia lis ta in d is g r e g a z io n e d e g li O ff la g a , p e r
il semplice motivo che esso richiederebbe
una indagine approfondita e circostanziata
d e l p r o c e d e r e d e i tr e tr o p p o a mp ia in q u e s ta s e d e . L imitia mo c i s o lta n to a d a c c e n n a re all’aspetto letterario dei testi di Collini
e a ll’ in tr o me tte r e n e l c u o r e d e l n o s tr o d is c o r s o la d e c la ma z io n e – a v o lte s o mme s s a ,
s p e s s o q u a s i timid a , s e mp r e s a r c a s tic a e f e r o c e – d e i s u o i s c r itti.
Ce r to a n o i n o n in te r e s s a te s s e r e a ltr e p a rafrasi sul rosso in Italia; esso si presta al
nostro discorso nella misura in cui riflette
u n mo n d o in ta tto , c e r to , d e c l a m a b i l e , e p p u re necessariamente colmo di debolezze, di
c o n tr a d d iz io n i c o lle ttiv e .
I l p a s s a g g io tr a M V e C C C P è b ru s c o p ro p ri o
p e r q u e s t o . Vi s i n a s c o n d e i l r a p p o r t o t r a
e s p r e s s io n e in d iv id u a le e c o l l e t t i v a . S u u n
altro piano stava invece un altro fenomeno
coevo – e coesistente geograficamente – ai
M a s s imo . U n a b a n d c h e n o n s i p re o c c u p a v a
f o r s e d i e s p r ime r e u n s i s t e m a m a d i l a s c i a re
c h e i p a r tic o la r i – i f r a m m e n t i – l a v o ra s s e ro
a q u e s t o , n e l l ’ o t t i c a de l l a d e s t r u t t u r a z i o n e
v e r a e p r o p r ia ; p a r lia m o d e g l i S t a rfu c k e rs .
L a n o s tr a d is a min a n o n s e g u e u n fi l o s t o ri c o
o b io g r a f ic o , c o me d ic e v a m o . S i a m o i n fa t t i a n c o r a n e l 1 9 9 1 q u an d o e s c e u n c a p i t o l o
imp o r ta n te , a n c h e s e b re v e , c h e a p i e n o t i tolo può essere citato in questa disamina. Si
tr a tta d i u n min i in tito l a t o B r o d o D i C a g n e
Str a te g ic o ; q u i n d i c i m i n u t i s c a r s i d i p u r a
r iv o lu z io n e d e i c o s tu m i c o n c u i g l i S ta r fu c ke r s in iz ia r o n o a d ir e l a l o ro s u l l ’u s o d e l l a
lin g u a ita lia n a . Fu f o r s e d i u n o d e g l i u rl i
d e l p o s t h a r d - c o r e i t a l ia n o p i ù s i g n i f i c a t i v i ;
qualcosa di non troppo distante del valore
a u r o r a le – d e n tr o a l tr a m o n t o c o re – c h e n e l
p o s t- r o c k d e g li Sta te s fu ro n o i d u e EP d e g l i
Squir re l Ba it .
I c o lle g a me n ti tr a il g r u p p o b o l o g n e s e – p o i
d iv e n ta to Sinis t r i – e i M a s s i m o Vo l u m e
non sono solo relativi alla lingua con cui ci
s i e s p r ime v a p e r c o mp r a re i l p a n e ; l a c o l l a b o r a z io n e d e i me mb r i d e i M a s s i m o Vo l u m e
a i d is c h i d e g li Sta r f u c k e rs fu c o s t a n t e . N o n
solo; i fottitori di stelle erano tra quelle
b a n d c h e s u o n a v a n o e s i a g g re g a v a n o a t t o rn o a ll’ e s p e r ie n z a d e l P ra t e l l o b o l o g n e s e . E
c iò c h e g li s te s s i p r o t a g o n i s t i d i L u n g o I
Bo r d i r i f e r i s c o n o a p r o p o s i t o d i u n a s c e n a
bolognese si riferisce anche e soprattutto al
g r u p p o d i M a nue le G i a n n i n i , A l e s s a n d ro
Bo c c i e R o be r t o Be r t a c c h i n i .
D o p o i p r imi p a s s i ( in i n g l e s e , n e l l e l i ri c h e e n e lle mu s ic h e ) d i M e t a l l i c D i s e a s e s ,
in Br o d o g li Sta r f u c k e r s e s o rd i v a n o p ro p ri o
suggerendo di alzare il volume, con tono di
certo declamatorio, di quella spavalderia
disperata che ha tanto del rigetto, del riot
anglosassone, ma mai derivativo, copiato e
in c o lla to . L a s o mig lia n z a c o n g l i a l t re t t a n t o
n a s c e n ti M a s s imo è a b b a s t a n z a e v i d e n t e ; m a
è u n v a g ito d o p o il q u a l e i l p e rc o rs o i n t ra SA 45
p r e s o s a r à c o mpletamente diverso, o meglio;
s arà u n t r a c c i a to dritto dritto verso la c ult u r a d e l f ra m mento. D a S in istri a Inf rantum i , f i n o a l l e uscite sotto la ragione soc ia le
S i n i st r i l a d i r e zione è netta e coerentissima
a l s u o i n t e r n o . E però tutto ciò non è una
n e g a z i o n e d e l mondo collettivo pratelliano
c h e i M V e s p r imevano con le loro immagini
individuali.
As c o l t a n d o i dischi “maturi” degli Sta r f ucker s, i n f a t t i , ci rendiamo conto che le pa r o l e r e s i s t o n o , non diventano espressione
as t ra t t a d e l l a fram m entazione della c onsis t en z a m u si c a le, non veicolano l’inc e r te z z a
che, c o m e v e d remo, è cara all’altro pila str o
d el n o st r o r a g ionamento. Sem pliceme nte , le
p aro l e d i S i n i s tri si diradano; al tempo ste ss o i l t i p o d i cultura del frammento scelta
d a G i a n n i n i e soci è perentoria, testarda, è
d es t r u t t u r a z i o n e metodica, completa , de lib era t a , a 3 6 0 g radi.
I l r e f e r e n t e d i questo frammento è ancora
i l p o st - h a r d - c ore, lo stesso che si de c ostr uì
n el f r e e - j a z z schizzato, anche qui in ita l i an o , d e i D e t riti, la band del Nord-Ovest
avan t - c o r e d i cui E gle Sommacal fu c hita rri s t a n e g l i a n ni O ttanta, prima di a r r iva r e
a B o l o g n a e iniziare l’avventura Massimo
Vol u m e .
Era q u e l l o d e i D etriti un fram m ento c a usa t o da l l a d i st r u zione, dalla rottura, da l pia tto
l anc i a t o c o n t r o il muro e finito in m ille pe z zi ; a n c h e l ’ i t a liano usato, per quanto ge nuin am e n t e st u d i ato per essere non di ce r to un
s em p l i c e a c c o mpagnam ento vocale – di gola
– è sp a r a t o a zero senza lasciare spaz io a lla
com p r e n si o n e , spesso, attraverso un a de c os t ru z i o n e d e i s im boli del ventennio f a sc ista
che sa p e v a n o – criticamente parlando, a ncora p e r r e a z i o ne – parecchio di C C CP.
N o n a b b i a m o parlato di dischi, nel caso di
M V. P u r c o n t i nuando a non volerne tr a c c ia re u n a b i o g r a fia citiam o però il pr imo a lb u m d e l l a b a n d di C lementi, Somma c a l e
Bura t t i n i ; e d i quell’L P, Stan ze, pre nde r e m o l ’ u l t i m a t r a ccia. C i fa parlare di un pe rs o n a g g i o c h e andrebbe approfondito senza
p o s a . È u n t e sto di F aust’O che i Massimo
Vol u m e u sa n o per C inque Strade, appunto
i l br a n o c o n c l usivo del loro primo disc o. I
M V c o n s i d e r a vano Fausto Rossi una figura
di r if e r ime nto; gli a ff ida r ono la p r o d u z io ne di Lungo I Bordi, che, a par t e s c r e z i i n
f a se di e se c uz ione de l la vor o, fa r e s p ir a r e i
sospir i nic hilisti de l Fa usto Ro s s i d i Ex it,
suo sple ndido disc o – e f or se il mig lio r e c o n
ta le monike r.
Pr opr io da Exit traiamo l’ultim o e s e m p i o
prima di passare all’altro polo d e l l a n o s t r a
disa mina . Sc e glia mo la lunga Blu e s p e r c h é
c i se mbr a si a tte sti in un punto me d ia n o tr a
MV e Ba c hi da Pie tr a . Ha de ntr o u n ’ imp o stazione vocale da teatro di n a r r a z i o n e , è
spoke n- wor d da de f iniz ione , na r r a le p r o f onde c e r te z z e di un uomo se nz a p iù f id u c ia
ne ll’ uma nità , a c ui si pe r vie ne c o ltiv a n d o la
c omple ssità .
Un e se mpio c he c i por ta a un a d o ma n d a ,
andando a fondo della frammen t a z i o n e d e l
r oc k ita lia no de gli ultimi te mp i, c h e c i f a
chiedere se la voce in italiano , l o s p o k e n
word, possa avere una valenza r i t m i c a . L e
r a de pa r ole de gli Sta r f uc ke r s p r o b a b ilme n te a ve va no f unz ioni “ pe r c ussive ” ; ma è s o lo
c on la se c onda pa r te de l nostr o d is c o r s o c h e
ora andremo a scoprire come d e l l e p a r o l e
possa no pr ovoc a r e , c ome un r itmo , u n a n d ir ivie ni di mondi se ma ntic i a c u i a p p e lla r c i
se nz a me tte r e tutto insie me , co e r e n te me n te .
G a sp a r e C a l i r i
Bachi da Pietra.
Instant book dell’esistente…
Affrontare un benché minimo d i s c o r s o c h e
ambisca a toccare anche ma rg i n a l m e n t e
l’ uso de lla lingua ita lia na ne l “ r o c k ita lia n o ”
de gli ultimi 10 a nni non può a s s o lu ta me n te
prescindere da due esperienze s t r e t t a m e n t e
c onne sse l’ una c on l’ a ltr a . Pe r filia z io n e d ir e tta , si dir e bbe in pr ima ista nz a , ma a n c h e
pe r un ovvio le ga me di c ontinui tà p o e tic a e
pe r il live llo di e c c e lle nz a r a gg iu n to in e n tr a mbi i c a si.
Ma dr iga li Ma gr i e Ba c hi Da Pietr a – q u e s ti
i nomi – sono r e a ltà c he se mbra n o in te r s e c a r si non pe r l’ ovvia pr e se nz a di u n me mb r o
in c omune , qua nto piuttosto pe r u n a c o mu n e
tendenza alla vita carsica, app a r e n t e m e n t e
sottotr a c c ia , da l pr of ilo ( voluta me n te ? ) b a s so c he pe r ò, a be n ve de r e , na sc o n d e u n a lu -
madrigali magri
c id ità d i in te n ti e u n a e v id e n z a d i r is u lta ti a
d ir p o c o s tu p e f a c e n ti.
Giambeppe (ora Giovanni) Succi è il trait
d ’ u n io n v is ib ile . L’ a n e llo c o n c r e to c h e a c c o mu n a , in c a s tr a d u e e s p e r ie n z e mu s ic a lme n te diverse eppure dal mood simile. Capaci
di creare un livello di tensione incredibile
nell’ascoltatore ad ogni prova lasciata su
p e n ta g r a mma .
M a d r ig a li M a g r i. N o me b i z z a rro . C o n t e m p o raneamente colto e punk. Che tratteggia da
subito un immaginario emaciato, asciutto,
u rg e n t e e i n s i e m e c l a s s i c o , a n t i c o , d e m o d é .
Tr e p e r s o n a l i t à d i v e r s e ( G i a m b e p p e S u c c i ,
v o c e /c h ita r r a ; Va le r io R o s s i , b a t t e ri a ; N i c o le tta Pa r o d i, b a s s o ) p e r t re d i s c h i a p p e n a , o
SA 47
p o co p i ù . Tr e capolavori. Tre racco lte ne rv o s e e l u c i d e che sono un inabissa me nto/
e m e r s i o n e n e l buio primordiale ed arcaico
d el l’ i o . D a L i s che (scarnificazioni s onor e +
m i n i m a l i sm o t estuale) a Malacarn e (l’ ope r a
al n e r o d e l d e f initivo sprofondamento) , pa ss an d o p e r i l g rido soffocato e polve r oso di
Neg a rv i l l e , a r ido nell’animo.
Tu t t o n e l l ’ u n i verso MM si fa pressio ne se nza r i l a sc i o . Te n sione in accumulo che sf oc ia
(s i sf o g a ? ) n e l le liriche del Succi. Ne lla sua
i n t i m a n e c e ssità di dire che è fondamento
e s s e n z i a l e , s t rutturale di ogni prova MM e
BdP.
In i d e n t i c a m i sura tre sono le prove f inor a
ri l as c i a t e d a B achi D a Pietra. U n duo sta volt a , s e m p r e f o rmato da personalità diverse,
fo rm a l m e n t e c o ntrastanti, antitetiche qua si;
m a s o l o i n a pparenza, dato che null’altro
s on o se n o n l e due facce dell’inesp lic a bile
d i c o t o m i a d e l l’esistente. Tre dischi anche
p e r B d P ; t r e opere che sono dimostrazione
d el lo sg u a r d o d al basso e dal di dentr o. Da ll a t e r r a ( n e l l a terra) e dalle viscere (nelle
viscere).
È s t a t o d e t t o tanto, ma non abbast anza su
q u e l l e t r e p r o ve. Avremmo voluto provare
q u i a d a r n e , o meglio ci sarebbe piaciuto
i p o t i z z a r n e u n ’altra di lettura. Incompleta,
p er f o r z a d i c o se, m a per lo meno ulte r ior e .
Av r e m m o v o l uto tentare una indagine nei
s eg n i e x t r a m u sicali che i bachi della pie t ra, q u e st i a n i m ali ominidi che scava no solchi p r o f o n d i nella sensibilità di chi vuole
a s c o l t a r e , v a n no ormai lasciando con una
rego l a r i t à e u na eccellenza impressiona nti.
M a c i sa r e b b e sem brata, in prim o luogo, una
i n t ru si o n e i n un m ondo (in un sogno ) pr iva t o ; u n a i n t r u si one troppo audace e p e r f or z a
d i c o s e t r o p p o sbilanciata soggettivamente
d a l l a p a r t e d i chi ascolta. Ma allo stesso
t emp o c i a p p a r iva anche come una pr iva z ion e. L a p r i v a z i one cioè della possibilità , pe r
i n e r i se g n i l etterari gettati dalle dita - a r a t ro d i S u c c i , d i germ inare sul bianco c a mpo
d e l l a s e n s i b i l i tà di chiunque legga.
A v o l t e , i n so mma, bisogna sottrarre più c he
s ov r a p p o r r e p a role.
Im p o ssi b i l e , p erciò, parlare della poe tica s u c c i a n a . I mpossibile farlo in uno spa z i o c o s ì b r e v e che giocoforza escluderebbe
sfaccettature di un uomo che è u n p r i s m a
infinito. Dobbiamo perciò nece s s a r i a m e n t e
la sc ia r e c he sia no le sue pa r ole a p e n e tr a r e
ne l le ttor e , c ome e sse sono a f iss a r s i – c o mplice una musica in estrema co n s o n a n z a –
ne ll’ or e c c hio di c hi a sc olta .
Se a d un c e r to punto de lla disc o g r a f ia Bd P
bisogna va pe r de r e gli oc c hi pe r p o te r v e d e re, ora è obbligatorio privarci d e l l a p a r o l a
per poter permettere alla Paro l a d i u s c i r e
f uor i e libr a r si ne l mondo.
Identikit emotivo in u n a
manc i at a di par o l e .
Pudore. Che è più purezza ch e v e rg o g n a .
Que sto e ma na Giova nni Suc c i . E u miltà .
Ta nta , tr oppa .
I o punto se mpre più alle v isc e re : m ie , d e g li
altri, del mondo, del cosmo. … d i re l a m i a
da qui, dal basso, umilme nte . C o s ì p a r la v a
di sé in una intervista di qualch e t e m p o f a .
Ed è un c onc e tto c he tor na e to r n e r à q u e llo
delle viscere, del basso, della t e r r a . N e l l a
terra. Dell’humus della terra. D e l l ’ u o m o .
Ne lla te r r a .
Roba orga nic a . Ma te r ic a . Esse n z ia le . Q u e lla di MM e BdP.
Pe r c a pir la bisogna me tte r c e le le ma n i n e lla
te r r a . Bisogna inf ila r c i le dita e tir a r n e f u o ri una manciata. Ché è da lì che s i v i e n e e l ì
c he si tor na .
BdP & BeG : Br uno e Gi o v a n n i .
Se MM e r a tr ia ngolo ( a mor oso? ) , Bd P è e n tità doppia . Non solo Giova nni. Co s a d a n o n
dimenticare, anzi da tenere be n e a m e n t e .
Br uno Dor e lla è l’ a ltr a e sa tta me tà . L e p e lli. L’ uomo in ne r o. I l sile nz ios o . I l n e r v o
– a volte c ope r to, spe sso sc ope r t o – d e l s u o no disidr a ta to di BdP. Un me tr o n o mo e mo z iona le . Rude e doc ile ; a ggr e ss iv o e s p a z zolato. Camaleontico. Mai sop r a l e r i g h e .
Silenzioso tanto da sfiorare il l i m i t e d e l l a
timide z z a . Anc he se qua ndo pa r la , s o n s e mpr e ve r ità . Luc ide e line a r i.
Br uno è un f ine inte nditor e di m u s ic a . E d i
pa r tne r. Ca pa c e di de f inir e , se mp r e timid a me nte , il suo c ompa gno di a vve n tu r e s o n o r e
il miglior parolie re in I talia in q u e s to m o me nto pr ima di de f ila r si, pe r c hé la p a ro la è
di Giov anni.
Sussurri più che grida, ma
laceranti.
L a p a r o la v a d u n q u e a G io v a n n i. G li a p p a rtie n e . E c e n e f a d o n o . Co n u n p r o f ilo b a s s o
c h e ma l s i s p o s a c o n la f e r me z z a e la lu c id ità c o n le q u a li e s p o n e a l p u b b lic o il s u o io .
Ma è un uscire fuori cadenzato. Sospeso.
Ritma to . A s c o lta r e la s u a v o c e , le s u e p a u s e , il s u o f lu ir e p a c a to è u n a u lte r io r e c h ia v e in te r p r e ta tiv a p e r a p p r o c c ia r s i a lla p o e tic a d e i Bd P.
C’ è f e r me z z a n e lla s u a e s p o s iz io n e ( n e l s u o
e s p o r s i? ) , ma è p a lp a b ile la d iff ic o ltà , la
n o n - v o lo n tà d i a p r ir s i il c o s ta to in p u b b lic o . L e f r a s i s o n o s p e z z a te . I p u n tin i s o s p e n s iv i v is ib ili. L a te n s io n e è p r e s e n te , c o me in
o g n i c o n f e s s io n e c h e s i r is p e tti.
Questione di feeling.
Q u e s tio n e d i d n a , q u e lla le tte r a r ia . Cita Ca p r o n i e il D a n te p e tr o s o , l’ I lia d e d i O me r o ,
i l v o l g a r e i t a l i c o e l ’ I n d o v i n e l l o Ve r o n e s e .
Soprattutto il conterraneo Paolo Conte al
q u a le d e d ic a u n s e n tito o ma g g io ( I n o g n i
disco che ho fatto ci sono dei riferimenti
e citazioni di Paolo Conte…una o più di
u n a , a n c h e p e r u n a q u e s tio n e g e o g r a fic a ) .
M a q u e llo d i Su c c i n o n è il g u s to in te lle ttu a l- o n a n is tic o d e l c ita z io n is mo d a c a b a r e t,
q u a n to p iu tto s to u n a q u e s tio n e d i p u r a a p p a r te n e n z a . ( [ … ] io n o n h o n e s s u n in te re s s e
p e r il c ita z io n is m o , n o n h o n e s s u n in te re s s e a lla d iv u lg a z io n e … io h o in te re s s e a d ire
q u a lc o s a … ) .
E s c o n o n o mi a ltis o n a n ti d a lla n o s tr a c o n v e r s a z io n e . M a i v io le n te me n te ; p iu tto s to in
ma n ie r a s in c e r a , q u a s i f r a te r n a . Ris p e tto s a
e u mile . L’ u miltà , la v ir tù d e i s a g g i.
Ca r v e r, a d e s e mp io . A i te mp i d i M M p iù d i
u n r if e r ime n to , a lme n o p e r la s ta mp a – p r imo tr a tu tti c h i s c r iv e o r a . L a p r o s a a s c iu tta .
Sin e s te tic a . I l ta g lio o b liq u o s u l q u o tid ia n o . E in v e c e u n a p u r a c o in c id e n z a , n u lla p iù
di uno di quegli imponderabili incroci del
d e s tin o c h e c a p ita n o s u lla s tr a d a d e lla v ita :
Ca r v e r : è u n g ro s s o a b b a g lio , u n a c o in c id e n z a . L’ h o a p e r to p e r la p r im a v o lta fa c e n d o le p ro v e d e l m ic ro fo n o n e lla s e s s io n e d i
L is c he ( 1 9 9 8 ) p e r le g g e re m e n tre il te c n ic o
faceva i suoni. Certo mi è piaciuto molto, mi
c i s o n o r itro v a to . S e r ia s c o lto la m ia v o c e
di allora riconosco una vaga incertezza e
s tu p o re n e i to n i, le g g e v o q u e i v e r s i a d a l t a
v o c e p e r la p r im a v o lta . Po i a b b i a m o u s a t o
s t r a l c i d i q u e l l a l e t t u r a p e r c o m p o r re u n o
d e i p e z z i d e l d is c o , e d e r a p e r f e t t o (p a re v a
a n z i d ire c o s e c h e c o in c i d e v a n o i n c re d i b i l m e n te c o n e p is o d i re a li d e l l a n o s t r a v i t a ).
N ie n t’ a ltr o c h e u n ( e n n e s i m o ) s o l c o , s t a v o lta p o c o p r o f o n d o . E d i u n a b b a g l i o d e l la s ta mp a , c o me c a n d id a m e n t e S u c c i s t e s s o
a mme tte : L a q u e s t i o n e d e l m i n i m a l i s m o …
f a c e v a a p p a r i re i M M c o m e u n p ro g e t t o a
tavolino, un intellettualismo di maniera.
P e r q u e s to n o n s o lo n o n a b b i a m o c a v a l c a t o
la c o s a , m a l’ a b b ia m o n a s c o s t a c o m e l a d r i ,
e d i c h i a r a t o s e m p re l a v e r i t à : è s t a t a u n a
coincidenza. Quella citazione è una delle
p o c h e c o s e c h e a u t o - c e n s u re re i s e p o t e s s i
to r n a re in d ie tro a l 1 9 9 8 .
N a s c o n d e r e c o me la d r i q u a l c o s a s u c u i m o l ti a ltr i g r u p p i a v r e b b e r o c o s t ru i t o u n a i n t e ra
carriera. Qualcuno la chiama integrità. A noi
p ia c e p e n s a r la c o me o n e s t à i n t e l l e t t u a l e .
Cantato.
Rif le tte r e s u l c a n ta to e n e l l o s t e s s o t e m p o
f o r n ir e u n a d is a min a a rg u t a e fe ro c e s u l l ’e s s e r e ita lia n i. I l c a n ta t o è n e l n o s t ro D N A
culturale, noi tiriamo tutto in melodramma,
e s a s p e r a z io n e d e l g e s to , t u t t o è l i r i c a o t t o c e n te s c a , s c e n e g g ia ta , t r i p u d i o , f u o c o d ’a rtific io , v o le m o s e b b e n e , a n c o r a o g g i , a t u t t i
i liv e lli. E ’ la n o s tr a a r re t r a t e z z a d e l l ’a n i mo, la nostra interminabile infanzia come
p o p o l o . U n p o p o l o d i i n n o c e n t i , s e m p re , i n
tu tti i s e n s i.
I l c a n ta to q u in d i c i a p p a rt i e n e e a p p a rt i e n e
a Succi. E come tale egli lo rivendica. Ma
n o n n e lla ma n ie r a p a te t i c a e i n s o s t e n i b i l e d a
n a z io n e fr in g u e lla e c ia l t ro n a q u a l è q u e l l a
ita lic a : Q u a n d o s e n t o l a m e l a s s a c o l a re a
chili dall’ugola dei bravi cantanti con la
fa c c ia d a b a m b in i e c o n i l o ro c u o r i i n f r a n ti ( p e r c ita re u n E u g e n i o Fi n a rd i d ’a n n a t a )
a c c u s o c o n a ti… l’ a s c o lt o m i r i s u l t a o s t i c o e
d iffic ile … l’ a r ia s i fa p e s a n t e e m i v i e n e v o g lia d i e s s e re c a ttiv o .
C’ è u n a ma n c a n z a , u n o s c o l l a m e n t o t ra q u e l
c a n ta r e e n f a tic o e z u c c h e ro s o e i l m o n d o re a le e , a v o lte , c r u d e le c h e è l ’u n i v e rs o i n
c o n tin u o mu ta me n to d i o g n u n o d i n o i .
M u s ic a c h e p e r m e è l’a re n a v e r a d o v e a f SA 49
P ro v a s u u n a c a n z o n e n o s tr a a fa re u n fin to
in g le s e … v e d r a i c h e fu n z io n a … s o n o c o m u n q u e m e tr ic h e s tu d ia te , s o n o c o m u n q u e s o n o r ità s tu d ia te , p o s iz io n i e to n i s tu d ia ti… q u e s to n o n è p a r la to , n o n è d e c la m a to … p a r la to
è quello che sto facendo adesso in cui do
fia to s e n z a m o d u la re a fin i r ip ro d u ttiv i s u
q u a lc h e s u p p o r to s o n o ro …
giovanni succi (bachi da pietra)
f ron t o i l t o ro a m ani nude. La m aggior parte
d el la m u si c a i taliana m i pare la sig la di un
car to n e a n i m ato che ho sm esso di guardare
a l l ’e t à d i u n d i c i anni. Mi pare una zuc c he ros a e sc i a t t a p a ntom im a che deve rappre se nt a re i n m o d o elem entare sentim enti fasull i , p e r d i m o st r are, alla fine, sem pre quanto
cuo re a b b i a m o noi. A ccendi la radio , la tv :
è t ut t o f i n t o , t utto è pura rappresentazione,
u n te a t ri n o d i m arionette, alcune co l sorris o d i p i n t o a l t re con la faccetta triste ...
Non u n a f o r m a virale rara o una qua lc he dis fun z i o n e g r a v e della percezione. Se mplic e m e n t e l a d i m ostrazione – l’ennesima se ce
n e f o sse a n c o r a bisogno – di una sensibilità
a l t ra .
D e c l a matio non petit a …
La p o si z i o n e di G iovanni sull’argome nt o c e n t r a l e d i questo articolo è abba sta nz a
chi a r a e n e t t a . R ifiuto della declama z ione .
I n t e s a e t i m o l ogicamente come il chiamare
f u o r i . P r o v a di certezza. Affermazione di
e v i d e n z a . C o n vinzione ferma. Altisonante.
Io t i d i c o su b i to che la declam azion e fa v e -
nire l’ ortic aria. È un modo e nfa tic o d i p o rtare la parola c he non mi piac e. E tu tte le
volte che mi dicono, ah tu declam i i t e s t i , m i
dic o porc aputtana de v o e sse re a n c o r a p iù …
andare anc ora più…sotto? Cioè d e v o a n c o ra toglie re de lle c ose ?
Quella della declamazione ap p l i c a t a a l l a
ma nie r a di se ntire /trasme tte re i te s ti d i Su c c i dopotutto è una f issa tutta ita lia n a . Fo r s e
da ta da lla tr e me bonda r ic e r c a d i a p p ig li d i
un uditor io de bole , c he ha la in f a n tile n e c e ssità di se ntir si gr ida r e in f a c c ia v e r ità e
certezze.
Ne ssun re c e nsore stranie ro d e i B a c h i o
dei Madrigali, ad esempio, ha m a i u s a t o
l’ e spre ssione “de c lamato” o “re c ita to ” p e r
rife rire de l modo in c ui c anto, c o m e in v e c e
fanno la maggior parte de i re c en s o r i n a z io nali. Ed è c orre tto: infatti non d e c la m o ; a ltri de c lamano. Non re c ito; altri re c ita n o .
Suc c i c a nta . E a r ipr ova di c iò c ’ è l’ a tte n z ione qua si ma nia c a le a llo stud io d e lle s o nor ità , de ll’ inc a str o pe r f e tto tr a p a r o la ( s u s surrata, bisbigliata, cantata, str o z z a t a … ) e
suono:
Po e t i c a d e l l ’i n c e r t e zza .
A p p u r a to c h e il d e c la ma r e in s e n s o e timo lo g ic o n o n è q u e l l o c h e a b b i a n o m a i f a t t o
i M M o q u e llo c h e fa n n o i B d P … , c i p ia c e r e b b e a v v e n tu r a r c i n e l c u o r e d e ll’ a rg o me n to di questo articolo. La declamazione nel
r o c k ita lia n o d e ll’ u ltimo v e n te n n io : q u e lla
lin e a s o ttile , p iù o me n o v is ib ile c h e le g a
tr a s v e r s a lme n te e s p e r ie n z e d iv e r s e p e r g e n e s i, o b ie ttiv i e r is u lta ti, tu tte p e r ò a c c o mu n a te d a u n m o d u s c o m u n ic a n d i d i r e t t o ,
p o s s e n te , s te n to r e o : CCCP, M a s s imo Vo lu me, alcuni momenti degli Starfuckers, gli
O ff la g a D is c o Pa x . M a a b e n v e d e r e c ’ è a n c h e q u a lc o s ’ a ltr o , u n min imo c o mu n e d e n o min a to r e : la c o mu n e o r ig in e g e o g r a f ic a . L a
r o s s a E milia .
S e c o n d o m e fa m o lto p a r te d e ll’ in d o le ro m a g n o l a … n o n s o s e … p ro b a b i l m e n t e è u n a
c a z z a ta … tu fa c c i c a s o q u e s ti a tte g g ia menti sono tutti in gruppi che vengono da
q u e ll’ a re a … a lla r a d ic e d i q u e s to a tte g g ia m e n to s e c o n d o m e c ’ è d a q u a lc h e p a r te u n a
idea comunque una ideologia, una idea o
u n a c e r te z z a fo r te c h e … io n o n h o … u n a c o m u n ic a z io n e b a s a ta , fo n d a ta s u q u a lc o s a d i
c e r to … a m e d a q u e ll’ im p re s s io n e , n o n ti s to
d ic e n d o c h e è a s s o lu ta m e n te c o s ì… la d e c la m a z io n e a m e d a l’ id e a d i u n a c o m u n ic a z io n e fo n d a ta s u u n d a to d i c e r te z z a , in v e c e io
v o g lio c o m u n ic a re u n d a to d i in c e r te z z a … e
d i s p a e s a m e n to … I l c a r o e v e c c h io To d o r o v
e i f o r ma lis ti r u s s i.
Non c’è nulla, in definitiva, nel cantare
s u c c ia n o c h e p o s s a in q u a lc h e mo d o r ic o llegarsi alla declamazione. Non è teatro di
n a r r a z io n e . N o n è s p o k e n w o r d . Bd P e p r ima ancora MM accedono al rock non con
il tramite della declamazione enfatica; ma
c o n q u e llo p u r o d e ll’ u s o mu s ic a le d e lla lin g u a ita lia n a e d i u n c a n ta to s o ff e r to , s e n tito ,
limitr o f o a ll’ imp lo s io n e , in c e r ti mo me n ti.
Se c ’ è c a ta r s i e /o lib e r a z io n e è d a in te n d e r-
si più vicina al travaglio del blues che alle
altre sigle presenti in questo articolo. Alle
q u a li p e r ò s i a c c o s ta p e r l a ri c e rc a t a ra ffi n a te z z a lin g u is tic a e p e r l a fi t t a e c o l t a t ra ma di riferimenti. A volte nascosti, a volte
ma s c h e r a ti; q u a s i ma i s b a n d i e ra t i .
S e c o n d o m e l’ a r te è p iù i n t e re s s a n t e q u a n d o
ti dice che non ha risposte che non quando
te n e d a … n o n c i c re d o m a i , n o n r i e s c o …
La scrittura, un terreno da
arare.
U n a s c r ittu r a f o r s e u n i c a n e l l ’a t t u a l e p a n o rama italiano, quella di Succi. Fortemente
“contadina” nel suo scavare nel testo. Nel
s u o c o l t i v a r e i l t e s t o a ff i n c h é g e r m o g l i e
produca. Piega la metrica al messaggio e
a lle mu s ic h e c o n ( a p p a re n t e ) fa c i l i t à ; d i s a rma n te q u a n d o s i tr o v a a fo rn i re u n a v i s u a l e
lu c id a s u ll’ e s is te n z a e s u l l a c o n t e m p o ra n e i tà : [ … ] a l l a t u a d o m a n d a h o i l d o v e re d i
e s s e re s in c e ro … o g n i v o l t a c h e s e n t o i t e s t i
c ’ è q u a lc o s a c h e to g lie re i o q u a l c o s a c h e m i
s to n a p e rc h é m a g a r i n o n è r a g i o n a t o [ … ] .
“ Po r s i d i f r o n te a lla s cri t t u ra s e n z a l e g g e re
è come cucinare senza aver mai mangiato”,
diceva tempo addietro il nostro. Così che
la p a d r o n a n z a d e lla li n g u a i t a l i a n a è q u e s tio n e p e r p o c h i o g g ig i o rn o (Tr a c h i s c r i v e c a n z o n i, q u e lli c h e l a u s a n o c o n c o g n i z io n e d i c a u s a s o n o p o c h i s s i m i ) . M a l a s u a
non è presunzione, però, quanto attenzione
ma n ia c a le a l d e tta g lio : [ … ] i o s o n o t ro p p o
p re te n z io s o s u q u e s to te m a … p e rc h é s e c o n d o
m e in u n a c a n z o n e in ita l i a n o d i g e n e re ro c k
e s c e f u o r i u n a c o s a t ip o “ d i c u i ” s e c o n d o
m e fa c a c a re … s e e s c e f u o r i u n ’e s p re s s i o n e
tip o … u n c o s tr u tto d e lla f r a s e c h e n e s o c o n
u n … c o n g iu n tiv o im p e r f e t t o c h e p o t e v a e s s e re s e m p lific a to o p o te v i s m o n t a re l a f r a s e e
m e tte r la in u n a ltro m o d o p e r d i r l a s t e s s a
cosa molto più immediato, secondo me non
c ’ h a i p e n s a to a b b a s ta n z a o p p u re v u o i v e r a m e n te p a r la re c o n q u e l l ’i t a l i a n o l ì ? C o n l o
s te s s o ita lia n o c h e s e n t i q u a n d o s e i a l l ’u f f i c io p o s ta le o n e lla c a s er m a d e i c a r a b i n i e r i ?
No n c i p o s s o c re d e re …
Q u e lla d i G io v a n n i è u n a s c e l t a c o n s a p e v o le . L a s c e lta d i u n a lin g u a c h e s i a i l p i ù p o e tic a p o s s ib ile ; n o n p o l v e ro s a m e n t e a rc a i c a , n é s te r ilme n te e s o ti c a . N o n a rt e fa t t a m a
c o mu n ic a tiv a in ma n iera a l t a . S fru t t a s t i l e SA 51
bruno dorell a (bachi da pietra)
m i l e t t e r a r i c on consapevolezza. E nja mbe m e n t s , a s s o n a nze, calembour. Dopotutto è
P a o l o C o n t e uno degli snodi fondamentali
p er i l S u c c i p aroliere; lo ricorda egli ste ss o q u a n d o l o d efinisce (anche per que stion i a ff e t t i v e ) i l massimo esempio di utilizzo
d el la l i n g u a i taliana in una canzo ne . Del
l i n g u a g g i o c o sì fuori dall’ordinario de ll’ a vv o ca t o p i e m o ntese la scrittura succia na r ic a l c a q u e l l ’ e s sere naturalmente bor derline,
p ri v o c i o è d i u n a appartenenza riconosc ibile
e i m m u n e a l l ’ ideologia, senza parla r e de lla
cl assi c a e c o mplessa strutturazione linguis t i c a p r o p o s t a con una estrema semplicità
com u n i c a t i v a .
Non a c a so C o n te è uno che viene dalle ste ss e t e r r e e n e l lo stesso modo – seppur coi
d o v u t i d i st i n g uo stilistici e gener a z iona l i – è c a p a c e di far convivere canzo ne tta e
l et t e r a t u r a . E sa ttam ente com e nei disc hi da
l egg e r e d i M M e B dP.
Que l l a d i S u c ci è, però, apparenteme nte una
s cri t t u r a d i g e tto. C he procede per fla sh min i m i e f e r m o - i mmagine immediati. I mma gin i fo r t i c o st a n temente sottoposte per ò a d un
p ro c e sso d i e s siccamento radicale. Ta ttic a ,
strategia, abnegazione, forza, f o r s e . M a i
CCCP non c’entrano. È più sem p l i c e m e n t e
la pa ssione c he tr a suda da l me t te r s i in g io co – in prima persona – che pre s u p p o n e u n
c ontinuo la vor io sul se ste sso f a tto s e g n o .
I n pr imo luogo il dista c c o da c os a s i è s c r itto:
…poi v ie ne l’ autoc e nsura, il c e s e llo , il r iutilizzo, il vedere se effettivam e n t e q u e l l a
cosa può calzare con una qualc h e … m u s i c a
in grado di sposarla…ci sono a n c h e c o s e
che ho scritto e che effettivam e n t e n o n c i
stanno e quindi non e sc ono, o al tre c o s e c h e
escono perché effettivamente c a l z a n o c o n
que lla music a lì pe rc hé se nnò n o n s a re b b e ro magari usc ite …il mio sforzo d i r ic e rc a è
quello di tornare al medioevo n e l s e n s o d i
produrre c omponime nti – passami il te r m in e
– poe tic i…
Lo pa ssia mo e c c ome il te r mine . Pe r c h é n ie n te me glio di poe tic a ( un termin e c h e o g g i
bisogna usare c on molto pudo re , c i t i e n e
a sottoline a r e ) si a ddic e a que lla me s s a in
mostr a da Suc c i.
u n ’ id e n tità e milia n a c h e a n d a v a d e c la ma ta ,
sentenziata, messa in risonanza con le sue
c o n tr a d d iz io n i e o s te n ta ta c o me s e e s s e f o s s e r o f o r me d i c o e r e n z a .
Nei Madrigali Magri ci sono ancora storie,
f o r s e , ma n o n c ’ è la p r o v in c ia , n o n c i s o n o
lu o g h i, n o n c i s o n o m ilie u c u ltu r a li r ic o noscibili. Nei Bachi nemmeno. Dopotutto
– Su c c i d o c e t – s p ro v in c ia liz z a r s i è im p o rta n te , v e n ire d a n e s s u n p o s to è v e n ire d a o g n i
posto: ogni posto è nessun posto. Nessun
p o s to è il p o s to g iu s to . O g n i p o s to è g iu s to . Su c c i c i h a s u g g e r ito c o me c h ia v e d e lle
p r o p r ie lir ic h e la p o e tic a d e ll’ in c e r te z z a , d a
o p p o r r e a q u e lla d e lla c e r te z z a c h e q u a lif icava a sua opinione una linea rossa che va
d a CCCP a M a s s imo Vo lu me . E p p u r e a n c h e
Su c c i s i s c e g lie u n a lin e a r o s s a , c h e p r e n d e
corpo dalle liriche di Conte, per esempio,
c o me d a mille r if e r ime n ti le tte r a r i. N o n c ’ è
u n mo n d o in c a r n a to ma u n a s e r ie d i p a r ticolari che a loro volta si possono incarnare,
e che forse lo hanno già fatto ognuno per
c o n to lo r o .
Poeti c a e s ogn i
Il mio sogno è di rivoluzionare i n q u a l c h e
modo l’uso della lingua italian a i n q u e s t o
ambito ridare piena dignità all a l i n g u a i n
questo ambito e dire quello ch e n o n è m a i
stato de tto…se nnò non sogne re i …
La sensazione dopo una chiacc h i e r a t a c h e
pote va e sse r e inf inita , è c he MM , Bd P, G io va nni Suc c i, non r e ste r a nno ma i a l d i s o tto
de lla soglia de l ric ordo…
Se mb r a a llo r a c h e n e i d u e p o li c h e a b b ia mo a ff r o n ta to s o p r a c i s ia u n a te n s io n e ( n o n
c o n f littu a le , c e r to ) tr a la p ro v in c ia ita lia n a e la le tte r a tu r a ita lia n a , tr a u n c o n te s to
compatto – anche se problematico – e una
astrazione sanguigna che non ha un corpo
in d iv id u a b ile e s e g me n ta b ile .
L a me ta f o r a è q u e lla d e ll’ a lito d e lla p a n tera, di quell’italiano che respira dentro la
mu s ic a d i Ba c h i D a Pie tr a e p r ima d i M a d r ig a li M a g r i, è u n a lin g u a s e d u c e n te c h e a l
contempo apre metafore e mondi interi ma
d a ll’ a ltr o f u n z io n a c o me u n a c o p e r ta tr o p p o
corta, che scopre da un lato coprendone un
a ltr o ; s e n z a c o e r e n z a e c o e s io n e d i u n “ mo n d o ” . È la mis u r a d e lla s e n s u a lità s tr is c ia n te, che si insinua nel valore ritmico di uno
s p o k e n w o r d c h e s p o s a mu s ic h e s c a r n if ic a te
e f ig lie d e l p e n s ie ro d e b o le . E a l c o n t e m p o
s u s s u r r a e d is e g n a mo n d i ma i c o mp le ti, ma i
d e te r min a ti.
Se p e r M a s s imo Vo lu me e p r ima a n c o r a p e r
i CCCP la voce dello spoken word italiano
era quella di una provincia che dipinge se
s te s s a , n e lle p a r o le d i Su c c i v iv e q u a lc o s a
d i v ic in o a q u e lla c h e c h ia me r e mmo le tte r a tu r a . Ch e la s c ia s c o p e r ti g li e le me n ti b a s i-
Stefano Pifferi
Quei mondi possibili.
Di c e r to pe r ò que l r ic or do – pe r c h i a s c o lta
i disc hi de i Ba c hi – non potr à es s e r e le g a to
a un r ita glio di te mpo e spa z io p r e c is o . N o n
legherà le proprie immagini a u n a s c e n a , a
un a mbie nte , a una loc a lità .
Ne lla music a de i Ma ssimo Volum e c ’ è Bo lo gna , c ome a bbia mo de tto, e c ’ è l’ e s p e r ie n z a de lla pr ovinc ia – va r ia , str a tif ic a ta , c o munque ita lia na – c he da va r ie p r o v e n ie n z e
tr ova un e pic e ntr o dove e spr ime r s i. I CCCP
fondavano la loro genialità nella c a p a c i t à d i
confondere le idee proprio app e l l a n d o s i a
la r i p e r d a r e a lle p a r o l e u n m o n d o p re c i s o ,
c h e n o n r ita g lia u n mo m e n t o s t o ri c o , u n a m b ito , u n a s c e n a , u n a c on d i z i o n e e s i s t e n z i a l e
collettiva. Ci torna utile la teoria dei mondi
possibili, secondo cui quando leggiamo un
r o ma n z o , tu tto q u e llo ch e n o n c i v i e n e d e t to del contesto raccontato lo aggiungiamo
a ttin g e n d o a l n o s tr o mo n d o , c o s a c h e re n d e
c r e d ib ile u n lib r o d i f a n t a s c i e n z a , p e r e s e m p i o , o c h e n e g i u s t i f i ca g l i s t r a v o l g i m e n t i ,
quando chi parla in prima persona, e a cui ci
s ia mo a ff e z io n a ti, n o n è u n t e rre s t re m a u n
ma r z ia n o f a tto d i s c a gl i e m a a n c h e d i s e n time n ti, d i r e p u ls io n e v e rs o i l n e m i c o – i l
q u a le p e r ò h a la p e lle e re s p i ra .
Cle me n ti c i p a r la d e l s u o m o n d o , d e l l a c o m p le te z z a d i u n mo n d o ir re q u i e t o c h e h a c o n fini e che ispira immedesimazione. Succi
s c a v a in u n ’ a ltr a d ir ez i o n e , c i o è n e l l ’i m possibilità di prendere una sua canzone e
d is e g n a r e u n p o s s ib ile m o n d o d i i m m e d e s i m a z i o n e a t t o r n o . È s ol o i l p a r t i c o l a r e c h e
può essere isolato, preso dall’ascoltatore e
f a tto d iv e n ta r e p o r ta v o c e d i u n a s i t u a z i o n e ,
di un mondo attorno che artificialmente gli
a s s o c ia mo .
Rima n e u n ’ imp r e s s io n e; c h e l a l i n g u a i t a lia n a s c a n d ita r ie s c a lì d o v e q u e l l a “ c a n t a ta” non possa. Probabilmente è un fatto di
a b itu d in e c u ltu r a le . Chi fre q u e n t a l a m u s i c a
d i c u i p a r la SA è f o r s e p i ù a v v e z z o a l e g g e re
l’ ita lia n o , p iù c h e a s c o l t a rl o . P e rc h é l a v o ra
proprio sulle potenzialità narrative fornite
d a lla “ le ttu r a ” , p u r r it m i c a , o p p u re d e c l a mata, oppure sussurrata, oppure scagliata
n e lle o r e c c h ie d e ll’ a s c o l t a t o re . E s e p ro p ri o
n o n v o g lia mo p a r la r e d i m a g g i o re o m i n o re
e ff i c a c i a p o s s i a m o c o n c l u d e r e q u e s t a s e r i e
d i s u p p o s iz io n i c o n l’ o re c c h i o p u n t a t o a u n
d is c o r s o c h e le g a le b a n d a c u i a b b i a m o fa t t o
r if e r ime n to c o n la le ttera t u ra c h e u n t e m p o
si sarebbe detta “alta”, e che in quei tempi
semplicemente era espressione di cose che
v o le v a n o e s s e r e d e tte e c o n d i v i s e n e l m o d o
c h e a p p a r iv a p iù in d ic at o .
N o i, p e r c o n c lu d e r e , i n d i c h i a m o q u e s t i
ascolti, per i mondi più o meno frammentati
c h e c i r itr o v ia mo c o n te n u t i .
G a sp a r e C a l i r i
SA 53
RECENSION
RECENSIONI
Huntsville
Larkin Grimm
dicembre
Alice Russell - Pot Of Gold (Differ-Ant/
Goodfellas 17 Novembre 2008)
Genere: new r & b
Va le la pe na r iba dir lo: una delle te n d e n ze dell’ultimo biennio è la risc o p e r t a d e l l a
soul music e il conseguente pr o l i f e r a r e d i
“ novità ” disc ogr a f ic he in ta l se n s o . Ch e f inisc ono pur e c on lo sba nc a r e le c la s s if ic h e ,
oltr e a r e stituir c i nomi de l pa ssa to in f o r ma
sma glia nte c om’ è sta to pe r Be tt y e La Ve t t e
e Candi St at on. Più diff ic ile d ir e c o s a r e ste r à una volta e sa ur itosi il po lv e r o n e , ma
a l mome nto è f or se un vole r c e r c a r e il c la s sic o pe lo ne ll’ uovo. Tr a le spie g a z io n i p o s sibili c ’ è la se mplic e se r ie di c o r s i e r ic o r s i
storici: considerando che da un b e l p o ’ s i
gua r da a gli a nni ’ 80 in c e r c a d i is p ir a z io ne , i più a tte mpa ti tr a i le ttor i ric o r d e r a n n o
c he in que l de c e nnio c i f u a nc h e c h i tr a ff ic ò c on il soul, a d e se mpio que lla “ c o o l g e ne r a tion” di St yle Counc il e d E v e r y t h i n g
But The Gir l c he r e gge oggi me g lio d i ta n te
brutture coeve. Spentasi la fia m m a , v e r s o
f ine de c a de e c c o il f e nome no dell’ a c id ja z z
- qui r e gola r me nte e voc a to da lla b r io s a U n iv e rse - a c hiude r e il c e r c hio. Pe r to r n a r e
all’oggi, Alice Russell è una b i a n c a d a l l a
voce possente e trascorsi nell ’ e l e t t r o n i c a
da c lub. I n c ombutta c ol pr odu tto r e Qua nt ic , ha me sso in c a r nie r e da l 200 5 a o g g i u n
tr io di a lbum ( Unde r The M unka M o o n , M y
Fav orite Le tte rs e Under The M u n k a M o o n
I I ) e c e r c a or a c on pie no dir itto d i c a v a lc a r e l’ onda de lle Amy e Duff y d i tu r n o . P o t
Of Gold tiene fede al titolo so l o a t r a t t i ,
sc onta ndo il gua r da r si indie tr o c e r c a n d o d i
ricreare “in vitro” i tempi che f u r o n o c o n
la te c nologia di oggi. Tr e qua r ti d ’ o r a c h e
passano in rassegna le pieghe d e l l a b l a c k ,
que sti, dove da lla r otondità sud is ta d i Tu r n
And Run e Hurry On Now a gli ec h i M o to w n
di Two Ste ps, da St e vie Wonde r (Le t U s B e
Lov ing) a l blue s a nni 20 ( Light s We n t O u t)
non manca stilisticamente nulla . S e m m a i è
la pe r sona lità a la tita r e : qua ndo la c o s a p iù
c onvinc e nte è la sple ndida r ile ttu r a d e l to rme ntone Crazy ( r e stituito ne lle v e s ti d i c a de nz a to e dr a mma tic o gospe l) d e g li Gna r ls
Bar kle y, qualche problema il r e c e n s o r e s e
lo pone . Non f r a inte nde te mi, pe r ò : il la v o r o
è gr a de vole e potr e bbe r a c c oglier e a n c h e u n
me r ita to suc c e sso. Se i disc hi c o s ta s s e r o d i
meno, ne consiglierei quasi l’acquisto per
un solo brano. Indovinate un po’ quale…
(6 . 8 /1 0 )
G i a n c a r l o Turr a
The Alps – III (Type / Goodfellas, 14
ottobre 2008)
Genere: psichedelia
A c o s to d i s e mb r a r e b r u s c h i, è p r e s to d e tta
la s o s ta n z a s u c u i la v o r a n o i The A lps d i
III; è quella psichedelia che permette alla
me lma o s c u r a d i le v ita r e . E s e A M a n h ã Na
P r a ia s i p r e n d r e a b r a c c e t t o i l k r a u t r o c k ,
d a H a llu c in a tio n s i n p o i i r e f e r e n t i s o n o i
Pin k Flo y d d e l p e r io d o f o to g r a f a to d a l liv e
d i U mma g umma . E s e mb r e r e b b e n o n e s s e r c i
p iù a ltr o d a d ir e ; n e l b e n e e n e l ma le . Se in f a tti P in k Lig h t è u n te n ta tiv o p e r a ltr o n e a n c h e ma l r iu s c ito d i c ita z io n e d a ll’ a v a n g u a rd ia min ima lis ta , s i p u ò a ff e r ma r e c h e il c a s o
is o la to n o n f a la r e g o la ma l’ e c c e z io n e c h e
la c o n f e r ma . Va le a d ir e c h e I I I n o n è a ltr o c h e u n te n ta tiv o in g le s o f ilo d i d e c lin a r e
la pschedelia di quei Pink Floyd (anche in
Tre m F a n s ta s m a ) i n u n e n n e s i m o t e n t a t i v o
te n d e n z io s a me n te c o s mic o , s e mma i a p p e n a
te d e s c h iz z a to , c o me E c h o e s c o n f e r ma , n e lla
s c ia d e i Ta n g e r in e D r e a m d i Alp ha Ce nta ur i. S a r e b b e a n c h e u n d i s c o g o d i b i l e q u e s t o ,
a n z i lo è , s e n o n f o s s e c h e n o n p o s s ia mo c h e
in c a p o n ir c i d i f r o n te a ll’ in to lle r a b ile f a c ilo n e r ia d i La b y r in th s , c h e c u r io s a me n te a v v ic in a q u e lla mu s ic a d ila ta ta a lla tr a s o g n a n te
emulazione dei mille cloni dei Mogwai del
t i p o E x p l o s i o n s I n T h e S k y. U n a m a n c i a t a d i
n o te e u n s ic u r o e ff e tto – p e n s e r a n n o lo r o .
E in v e c e c i v e d ia mo c o s tr e tti a r ite n e r e imp e r d o n a b ile u n a ta le mo s s a , ta n to p iù s e a )
c o m p i a c i u t a e s o p r a t t u t t o b ) a ff i a n c a t a d a
e s e mp i – c o mp r e s e n ti, in u n o s te s s o d is c o che ci convincono maggiormente, ma in un
te r r e n o d a v v e r o d iv e r s o . Ba s ta c o s ì.
( 5 . 0 /1 0 )
G a sp a r e C a l i r i
Anoraak – Nightdrive With You (Endless
Summer Recordings, novembre 2008)
G e n e r e : s y n t h p o p p o s t -B a n g e r
Fa r e s y n th p o p d o p o D a r k e l e la s c u o la f r a n c e s e tu tta . M ic a u n g io c h in o . L a s c e lta n o n
può che puntare su due direzioni. O si va
v e r s o il p o p , o s i c o r r e v e r s o il r a v e s c a l-
ma n a to . Pe r la s e c o n d a v i a c i h a g i à p e n s a to M r. Oiz o . P e r l a ‘ s t r i c t l y c o m m e r c i a l
la n e ’ c ’ è q u e s to d is c o c h e s p u n t a fu o ri d a l
ma g ma d e g li s h a r ity b l o g s (c o m e l i c h i a ma Reynolds). E noi l’abbiamo provato un
p o ’ r ilu tta n ti, s o mme r s i d a l l e o rm a i p l u ri m e
u s c ite q u o tid ia n e c h e ri e m p i o n o i n e s o ra b i l mente l’hard disk. Non stupisce, ma fa il
s u o d o v e r e . I l d o v e r e d el d i s c o p o p fa t t o c o n
u miltà e c o n s a p e v o le z z a . S e n z a s t ra fa re m a
con coolness. Sei tracce e due remix. Uno
d e i q u a li p e r g li a mic i C o l l e g e d e l c o l l e t tiv o Va le r ie . L a n u o v a o n d a d i p e r s o n a g g i
g io v a n i d ir e tta me n te d a N a n t e s . Il s o rp a s s o
del rave di scuola Ed Banger per ritornare
tutti al cheesy pop di stampo clubbistico.
Questa non è più musica da stage divers, è
c h e e s y c h ic c o n il b a t t i t o d a c o c k t a i l v e rniciato e leccato. Melodie che strabordano
d i s y n th ( S u n d a y Nig h t Fe v e r ), v o c a l s c h e
ricordano i nostrani Gazebo mescolati alla
francesità e allo stile degli inevitabili Air
(E n d le s s S u m m e r ) , e la p ro g re s s i v i t à d i M o r o d e r ( Ne v e r E n d in g Ro m a n c e D i s a s t e r ) .
Co lle g a r s i a l p a s s a to el e c t ro p e r ri fo n d a re
un pop consapevole. Nessuna rivoluzione,
ma la c a n z o n e d a f is c h i e t t a re è fo rs e l ’u n i c a
cosa che ci fa sorridere in questo periodo di
crack. Che sia l’unico modo di descrivere
la c r is i il c r is ta lliz z a r si s u fo rm e u l t ra c o n o s c iu te ? N o n s a p p ia mo d o v e a rri v e ra n n o , m a
p e r o r a c i p ia c c io n o , e l i l a s c i a m o i n re p e a t s u l n o s tr o iPo d . Bo n n e c h a n c e , A n o ra a k .
(7 . 0 /1 0 )
M a r c o Br a gg i o n
Antifilm – IO (Statler & Waldorf /
Audioglobe, 2008)
Genere: shoegaze
Ric o r d a te q u a n te v o lte a b b i a m o p ro n u n c i a to i nomi di gruppi come Jesus And Mary
C h a i n e M y B l o o d y Va l e n t i n e n e g l i u l t i m i
1 2 me s i? Se v i s ie te p e rs i l a l e t t u ra d e l l e
ultime decine di recensioni che parlavano
d i q u e s to r ito r n o , f o r s e m o d a , n o n v i p re o c cupate perché con il danese Thomas Bred,
o v v e r o A nt if ilm , l a p e n n a v a d i n u o v o i n
u n b e l lo o p . A n z i n o . Q u e s t a v o l t a l a p e n n a
è te n ta ta d a lla c a ttiv e ri a p e rc h é d i c a ri n e rie che al terzo ascolto puzzano più degli
ospiti dopo una settimana non se ne può
p iù . I O g i o c a c h i a r a m e n t e c o n l ’ i m m a g i n e .
SA 55
RECENSION
HIgHLIgHT
Father Murphy – ...And He Told Us To Turn To The Sun (Madcap –
Boring Machines, 1 dicembre 2008)
Genere: psichedelia / folk
D i m e nticatevi il Barrett solista, l’LSD, le melodie
c a r a c ollanti. N on c’è più sp e r a nz a . I l Ma ndr a x vi
h a f o ttuto il cervello, vi ha spe dito in un non- luog o d e lle m ente, la vostra n uova c a sa è una c hie sa
sc o n sa crata da qualche parte in me z z o a l de se r to,
c o i d r appi neri alle pareti e le vetrate in frantumi.
C ’ è u na bolgia infernale lì dentro, reietti come voi,
v e st i t i di stracci, che si tras c ina no, me ntr e sull’ a lt a r e u na strana figura incap puc c ia ta tie ne le br a c c i a a l zate e vi fissa. E’ l’episodio più visionario della saga questo te r z o
d i s c o lungo della formazione trevigiana. Silenzi e riff minimali, atmosf e r e
c u p i ss ime e improvvisi cambi di r e gistr o, ne nie e ur la , in un suc c e de r s i
a n o r e ssico e decadente che lascia senza fiato.
L a c r icca del R everendo ci si me tte di impe gno a sc a r dina r e l’ ide a d i
f o l k - pop band - per quanto bor de r line - c he c i si e r a f a tta di le i e lo f a
c o l l e z ionando trentaquattro minuti se nz a c e sur e , va ga me nte r ic onduc ib ili
a d u n ’ estetica “progressiva ” - ma a lla ma nie r a de gli Os Muta nte s, non d i
E m e r son Lake & Palmer -, scritti con in mente più Silent Hill (il film) c h e
T h e Madcap Laughs (il disco).
C r e s c ono le aspirazioni, cresce il bisogno di allentare le geometrie e d i
a b b a n donare l’idea classica di “brano”, si sfiora il concept, ma lo s i f a
r i m a n endo ancorati al folk minimale degli esordi e a un’idea di mus i c a
se m p l ice quanto efficacie. Un’ ide a c he pr e ve de c he la ba tte r ia di Vitto r io
D e m a rin continui a suonare come suonava quella di Maureen Tucker qu a s i
q u a r a nt’anni fa, che l’organo di Chia r a Le e f or a ggi il suono se nz a de b o rd a r e , che la chitarra di Feder ic o Za na tta ma c ini note di una le nte z z a sc o n si d e r ata senza accennare a u n a c c or do.
I l r e sto sono dettagli sparsi – un pia tto c he vibr a , qua lc he r umor e - , c r e sc e n d o inquietanti m a sopr a ttutto a r monie e c ontr a ppunti voc a li ispi r a ti
p i ù a l la musica sacra che al pop. In un’opera che raggiunge lo zenith , i n
t e r m i ni di organicità, nella parte centrale, quella che va da Ran Out O f
F u e l A nd A Viper Just B ite Me a Hide Youse lf I n The Wood, ma c he p r e t e n d e comunque, per tutta la sua durata, uno sforzo di comprensione n o n
i n d i ff e rente.
S i d i s cuterà a lungo, già lo sappiamo, su questo disco. Qualcuno lo tacc e r à
d i s p erimentalismo spicciolo, altri di eccessiva dispersività, altri anc o r a
n e so t tolineeranno i numerosi vuoti. Noi stia mo da ll’ a ltr a pa r te de lla b a rr i c a t a , convinti del fatto che il coraggio di ripartire da zero evitando l e
o v v i e tà e cercando intraprende r e nuove str a de , por ti qua si se mpr e a g u a i
se r i ma anche a grandi sodd isf a z ioni. ( 7.7/10)
F a b r i z i o Z a mp i g h i
E d i f ilm in mu s ic a s i p a r la in u n a c a n z o n e
completamente fuori contesto dove pare di
sentire dei Flaming Lips con un fumato in
c a b in a d i r e g ia a l p o s to d e ll’ in g e g n e r Fr ie d ma n ( e p e n s a te c h e a lla p r o d u z io n e d i I O
c ’ è n i e n t e d i m e n o c h e M r. K r a m e r ) . N o n è
u n c o mp lime n to s ’ in te n d e e n o ta r e c h e q u e lla canzone inizia con un rutto. Rutto che
ricambiamo ascoltando la traccia finale del
d is c o n e lla q u a le l’ illu min a z io n e d a tr e s o ld i c h e v e r r e b b e a n c h e a l p iù s to n a to d e i s e dicenni è che il primo disco dei Radio Dept
s p a c c a v a e q u e s to è p u r a mo d a a l r ic ic lo . L o
Shoegaze, anche qui lo dice il nome, è un
genere auto clonante di quelli che bastano
p o c o . M a c h e i b r a v i f a n n o s c r iv e n d o c a n z o n i e p o i f e e d b a c k a tu r b in a . N o n v i s to a
d ir e c h e o g n i ta n to s i s e n to n o b a s s i G a llu p p
e melodie stile ambient Cure. Del resto ci
s o n o a n c h e lo r o c o n u n d is c o n u o v o n o ? M o d a io li a c a s a . Sc h if o d io .
( 4 . 0 /1 0 )
E d o a r d o Br i d d a
v o lu ta me n te s u llo s f o n d o ) e n o n s i a n o c o n te n u ti n e l b o o k le t d e l DV D . M u s i c a l m e n t e ,
il g r a n d e e n s e mb le s f ru t t a l e v a ri e c o m b i n a z io n i timb r ic h e , la s ci a n d o , i n a l c u n i c a s i
la parola ad un numero esiguo di strumenti:
il c o mme n to a lle immag i n i d i L a s c i a re L a
B e lv a p e r L’ O m b r a e d El e m e n t è a ff i d a t o
a i s o li s a x ; A p o s ta s ia v e d e l a s o l a p re s e n z a d e ll’ A lz h e ime r D u o (M a tja z M a n c e k e
M a r j a n St a nic ) , me n t re L o s Pe c a d o re s è
basato tutto su un’improvvisazione vocale
a s e tte . A s s o lu ta me n te d e g n a d i n o t a , T h e
B ir th , s ip a r ie tto d i P a o l o S o r g e p e r m a n d o lin o s c o r d a to , s c e lto c o m e s i g l a d e l m e n u
del DVD. Purtroppo, una raccolta di video
mu s ic a ti p u ò r a c c o n ta r c i s o l t a n t o u n a p a rt e
d i u n la v o r o n a to c o n l ’i d e a d e l l a p e rfo rma n c e mu ltime d ia le . P e r c h i v o l e s s e a p p ro f o n d ir e l’ a rg o me n to e a m m i ra re d a l v i v o l a
“coalizione”, il prossimo appuntamento è
per il 12 dicembre al Quinto International
Film Fe s tiv a l d i L ju b lj a n a . E’ u n p o ’ l o n t a n u c c io , ma n e v a le la p e n a . (7 . 0 / 1 0 )
Daniele Follero
AA.VV – Antivatican Coalition Against
The Hippies Resistance (Core Design/
Improvvisatore Involontario, 2008) DVD
G e n e r e : m u lt i m e d i a / i m p r o v v i s a z i o n e
N a ta d a u n p r o g e tto d e lla v id e o a r tis ta s ic ilia n a Ra ff a e lla Pic c o lo , q u e s ta in e d ita “ c o alizione antivaticana contro la resistenza
h ip p ie ” , c o in v o lg e b e n 11 v id e o a n ima to r i e
2 7 mu s ic is ti, q u a s i tu tti a p p a r te n e n ti, q u e s ti u ltimi, a l c o lle ttiv o I mp r o v v is a to r e I n v o lo n ta r io . L e id e e d is s a c r a n ti d e lla Pic c o lo trovano terreno fertile nella fantasia dei
grafici e, soprattutto nelle improvvisazioni
d e i mu s ic is ti ( c o o r d in a ti e d ir e tti d a F r a nc e s c o C us a ) , c h e c r e a n o p a e s a g g i s o n o r i
s u l l o s f o n d o d i t e s t i i n c e n t r a t i s u a rg o m e n t i
s c o mo d i, d e c la ma ti a ttr a v e r s o u n a r e c ita z io n e tr a il f o lle e il r a b b io s o . Su llo s f o n d o ,
d is e g n i a llu c in a ti, v id e o e c a r to n i a n ima ti
a commentare la violenza sulle donne e il
s u o a v a llo d a p a r te d e lle r e lig io n i mo n o te is te ( P a n ta G ig n e ta i Ta n a to s ) , i l r a p p o r t o
tr a s e s s u a lità e r e lig io n e ( L a C ro c i f i s s i o n e
D i B a r b ie ) , il p e r ic o lo id o la tr a ( I d o la tr ie ) ,
fino ad arrivare al male ultimo, il potere
( B o o m e r a n g D e l P o te re ) . P e c c a t o s o l o c h e
i testi (molto validi e interessanti) siano,
a v o l t e , d i ff i c i l m e n t e p e r c e p i b i l i ( p e r c h é
Armand Van Helden - New York A Mix
Odyssey 2 (Southern Fried, novembre
2008)
Genere: techno
U n a p a g in a d i my s p a ce t u t t a t a m a rri (s u b )
urbani e mega gnocche seminude e unte
c o me s i d e v e . Ba s te r e b b e q u e s t o a m e t t e rvi sulla buona strada e farvi capire chi è
Va n H e ld e n , c a s o ma i a v e s t e v i s s u t o s u M a rte n e ll’ u ltima d e c a d e : p ro d u t t o re e d j b o s to n ia n o tr e n to tte n n e , è i n g i ro d i s c o g ra ficamente da una dozzina e passa d’anni e
r a p p r e s e n ta u n d is c r e to e s e m p i o d i s v i l u p p o
b lo c c a to a lla s o g lia d ei v e n t i a n n i . C h i a ro
che pure la musica dell’Armand si colloca
s u u n a s imila r e lu n g h e z z a d ’o n d a , l o n t a n a d a r a ff i n a t e z z e e s e m m a i i m p r o n t a t a a l
movimento del posteriore. Roba che vende
mo lto e tr o v a e s tima tori c ri t i c i a n c h e d a l l e
n o s t r e p a r t i m a c h e f a t i c a - a d i ff e r e n z a d i
a ltr i p r o d u tto r i - a f a r s i a p p re z z a re i n d i p e n d e n te me n te d a l c o n te s t o (n o n c h e n e m m e n o
lì b r illi p a r tic o la r me n te , a d i rl a t u t t a … ) Lo
c h ia r is c e a s s a i b e n e q u e s t o m e g a m i x , s e condo tomo di una serie iniziata nel 2004:
n e s s u n p r o b le ma q u a n d o i l ra g a z z o s i a ffi d a
alle propri radici (l’hip-house di fine anni
SA 57
RECENSION
’ 8 0 / p r i m i ’ 9 0 ) e dalla consolle snocciola
cap i sa l d i c o m e I’ll H ouse You (Jung le Br ot h er s) e J u i c e (Eric B. & Rakim), oppure
chi a m a i n c a u s a Mon ie L ove, Tony Sc ot t e
K i n g B e e . M o lto peggio va lungo la se c ond a m e t à d e l l a raccolta, dove aum enta no pe r
q u a n t i t à i m a r telloni che fanno ingrossare il
fega t o . F o r m a possente e m uscoli in e vide nz a c h e d i s t o l gono dal contenuto, c osa che
l a m u s i c a d i oggi considera sempre più un
a c c e s s o r i o . A rmand Van Helden: soggetto
s m a r r i t o c h e c om e meglio può fa i conti c on
l ’ec c e sso d i t e stosterone e la dipende nz a da
Red B u l l . ( 5 . 5 /10)
G i a n c a r l o Turr a
Ashley Hutchings & Ernesto De Pascale
– My Land Is Your Land (Il Popolo del
Blues / Esoteric Records, 2008)
Genere: folk, rock
Le c o l l i n e t o scane e le lande dello Yo r kshir e
n o n so n o p o i così distanti. My L and Is Your
La n d è i l d i a r io di una collaborazion e - me g l i o , u n ’ a m i c i z ia - nata anni fa tra l’ingle se
As h l e y H u t c h i n gs e il nostro E rnesto De Pa s cale ; a i n o n addetti basti sapere ch e uno è
fra i p a d r i f o n datori del folk rock albionic o
(Fa i r p o r t C o nvention e Steeleye S pan pe r
di re i p i ù i m portanti), l’altro è da più di
vent ’ a n n i u n a costante presenza nella mus i c a d e l B e l p aese, sia essa suonata, scritta
o p a r l a t a . S e i l prim o non ha mai in te r r otto
l a p r o p r i a i n s tancabile attività di pioniere
(at t u a l m e n t e è alla guida dei R ainbo w Cha s ers , i n b u o n a parte presenti anche q ui) , pe r
i l s e c o n d o l a musica, quella inglese, è sta ta
l ’“e d u c a z i o n e sentim entale alla vita ” ( c ome
ri ve l a i n T h e Call O f Yesterday); e a ppunto
l o s p i r i t o c h e anim a questo disco è la c e le braz i o n e d i q u elle piccole, grandi cose c he
l a v i t a l a r e n dono m igliore. L e sette note ,
certo , m a a n c h e un buon gelato artigia na l e o u n a p a r t i ta di calcio (curioso sc opr ire, n e l l e n o t e di copertina, che la Fior e ntina
s i a l ’ a m o r e c a lcistico di un insospe tta bile
H u t c h i n g s) . A llestite dai due “registi” ins i em e a u n n u trito cast - che comprende f r a
i t a n t i K e n N icol, Pete Zorn della Richard
T h o m p so n b a n d, C live B unker dei Je thr o
Tu l l , l ’ e x S t e ve Gibbons band Pj Wright,
i l t ro u b a d o u r Lester Simpson, la robusta
u g o l a b l u e s d i G raziano R omani e le sple n-
dide voci di Jo Hamilton e de l l a s i c i l i a n a
Ma r ia n Tr a pa ssi - , le c a nz oni d o c u me n ta n o
inf a tti una c ompe ne tr a z ione tr a d u e c u ltu r e c he va oltr e la f a sc ina z ione d a c a r to lin a ,
e na sc e p iu tto s to
da un a p r o f o n d a
c onos c e n z a
rec ipr oca e u n ’ a s sidua f r e q u e n ta zione , o l t r e c h e
da un a s m i s u r a t a
passio n e . Q u e l l o
c he c o lp is c e , a ldilà d e i s i n g o l i
episod i ( o g n u n o
fa un p o ’ s t o r i a
a sé ) , è la pr of onda c omplic ità tr a le p a rti pe r la r iusc ita di un pr oge tt o c e r to a mbiz ioso, tutt’ a ltr o c he se mplic e e s c o n ta to
sulla c a r ta , ma a lla lunga a ppa g a n te . I l mo me nto - non ne c e ssa r ia me nte più b e llo - ma
più r a ppr e se nta tivo in ta l se nso è l’ E p ilo g o ,
c he tr ova sullo ste sso pa lc o lo s to r n e lla to r e
f ior e ntino Ric c ar do M ar asc o, H u t c h i n s e
Nic ol in un’ e ste mpor a ne a e sibiz io n e . D ’ a ltronde quello di far coesistere i n a r m o n i a
antico e moderno, di mettere i n c o n t a t t o
e r e e luoghi lonta ni e r a pr opr io l’ a s s u n to ,
evidentemente ancora validissim o , d e l f o l k
rock dei bei tempi. Un ultimo av v e r t i m e n t o :
sa r e bbe un e quivoc o e tic he tta r e la mu s ic a d i
que sto disc o c ome se mplic e me n te “ tr a d iz io nale”. Premesse e risultati dicon o , i n r e a l t à ,
l’ e sa tto c ontr a r io. ( 7.0/10)
A n t o n i o P ug l i a
Ballboy - I Worked On The Ships (Pony
Proof, ottobre 2008)
Genere: folk pop
Ok, ta lvolta mi pr e nde un a ttimo d i s c o n f o rto. Di mor bido sc onf or to. I l non s a p e r q u a s i
c he sc r ive r e , c he poi - f igur ia mo c i - in r e a ltà a ltr o non è c he un de sc r ive r e q u a lc o s a ,
una c osa c he mi pia c e sta r e a sen tir e ( a s c o lta r e ) . Que sti Ba llboy, a d e se mpi o . Q u a r te tto
sc oz z e se pe r nulla e sor die nte a n z i a l q u in to
a lbum da un lustr o a que sta pa r te . I n tito la to
I Worke d On The Ships, mette in f i l a u n d i c i
pe z z i c he ti ma ssa ggia no que lle p a r ti d ’ a n ima c he a suo te mpo ha i già de dic a to a g li in dole nz ime nti dolc ia str i de i pr im i Be lle A nd
Se bast ian e a lla la c onic a me stiz ia d e ll’ u l-
timo St e v e Wy nn. Q u i n d i : c o r d e a c u s t i c h e ,
tastierine, pastelli elettronici, elettricità
g a r b a ta , u n u k u le le , u n v io lo n c e llo , u n ’ a rmonica, quel disincanto condito di frugale
trasporto, fiabesche digressioni e vellutata
ironia. Cos’altro aggiungere? Ah, ma certo:
J o h n Pe e l s tr a v e d e v a p e r lo r o . Co me s e mp r e , a v e v a le s u e b u o n e r a g io n i. ( 6 . 9 /1 0 )
Stefano Solventi
Franco Battiato - Fleurs 2 (Universal,
14 novembre 2008)
Genere: pop
I Fle u r s s o n o lo s p a z io c h e Ba ttia to d e d ic a
alla rappresentazione/celebrazione del pop
“ a lto ” , o me g lio a lla s u a c a p a c ità d i r a p ir e , c o n f o r ta r e , r a d d o lc ir e , c o n d ir e in s o mma
q u e l ta n to d i v ita s u ff ic ie n te a l lo r o a c c a d e r e , c o n s u ma n d o s i tr a me mo r ia e s e n time n to ,
in n e s c a n d o me d ita z io n i p r o f o n d e - la c a d u c ità d e ll’ e s is te r e - c o n la g r a z ia e ff ime r a d e lle c o n s u e tu d in i e mo tiv e . Ra ff in a te z z e
in n o s ta lg ic a p a r a ta , q u a s i d e g li a r c h e tip i
s c o s s i d a l to r p o r e in c u i li h a s e p o lti la b r a ma d i s h o c k s o n ic o e c o n te n u tis tic o , la c o rs a a l d is in c a n to , a lla d is illu s io n e c a v a lc a ta
c o me u n s e g n o d i p r o g r e s s o . O k , è u n p u n to
di vista o meglio un’ipotesi di lavoro, così
è s e c i p a r e . Co me n e i d u e e p is o d i p r e c e d e n ti (lasciamo stare
l’ o r d in e b is la c c o
d e lla n u me r a z io ne), c’erano dei
rischi, su tutti
q u e llo d ’ in c ia mp a r e n e lla r e to rica. Rischi che
Battiato cavalca
con
l ’ i n e ff a b i l e
noncuranza
che
a b b ia mo imp a r a to a c o n o s c e r e in q u e s ti u ltimi a n n i. Pe n s o a i d u e b r a n i f ir ma ti C a m is a s c a , la to c c a n te ma imb a ls a ma ta I l Ca rm e lo d i E c h t e s o p r a ttu tto La m u s ic a m u o re
( d o v e l’ a n tic o s o d a le J u r i f a a n c h e u n a c o mparsata vocale), soavemente didascalica
e struzzescamente passatista. Penso anche
a ll’ o s p ite - p e z z o f o r te , o v v e r o a “ p r e z z e mo lo ” A nt o ny s e c o n d a v o c e e c o - a u t o r e d i
D e l s u o v e lo c e v o lo , r o b a c h e t i v i e n e d a
a s p e tta r e a l v a r c o ma v a a f in ir e c h e s e la
cava con dignità, con quel pianoforte che
p a lle g g ia r ime mb r a n z e d e l l a y o u n g h i a n a A
M a n Ne e d s A M a id . E p e n s o a l t i t o l o fo rse più improbabile della (attuale) trilogia,
u n a ( S ittin ’ O n ) Th e Do c k O f T h e Ba y c h e
o p p o r tu n a me n te c h ia ma l a b ra v a A n n e D u c ro s a d u n a p r o v a d i mes t i e re , s o t t o l i n e a n d o
q u a n to p o c o il Fr a n c o n a z i o n a l e c ’a z z e c c h i
c o n l’ e r r e b ì in g e n e r al e e c o n O ti s R e d ding in p a r tic o la r e . Va m o l t o m e g l i o - e ra
imma g in a b ile - c o n B r i d g e O v e r Tro u b l e d
Wa te r , b e lla l’ in te r p r et a z i o n e (m a l g ra d o i l
c o n s u e to “ c a ta n g lis h ” i n fe l t ri t o ) s u l l a t e s s itu r a a p p a r e c c h ia ta d al l a R o y a l P h i l h a rm o n ic O r c h e s tr a , c o s ì c o m e fi l a n o l i s c i e a ro ma tic i g li u mo r i tr a n s a l p i n i Et m a i n t e n a n t
( d i Gilbe r t Be c a ud) , E p i ù t i a m o (d i A l a i n
Ba r r ie r e ) e s o p r a ttu tto I l v e n a i t d ’ a v o i r 1 8
ans (di Dalida) con i melismi della vocalist
p e r s ia n a Se pide h R a is s a d a t i n c o d a q u a l e
autentico colpo di genio. Quanto al resto,
tr a u n a c e n s u r a b ile I t’s Fi v e O ’C l o c k (d e g l i
A p h r o d ite ’s Ch ild , s ta v o l t a l a p ro n u n c i a n o n
d à s c a mp o ) , u n a b e lla Er a d ’e s t a t e (d i S e rg io Endr ig o ) e u n a L’ a d d i o c h e c o m m u o v e
solo per il fatto d’essere stata scritta per
Giuni R us s o , f a la s u a b e l l a fi g u ra l ’i n e d ito c o n C a r m e n C o ns o l i , n u l l a d i c l a m o roso però ben in tono con l’accomodante e
la n g u id a r ic e r c a te z z a - s o rt a d i d i m e n s i o n e
id e a le c h e tr a s p a r e a n ch e d a u n t i t o l o c o m e
Tu tto l’ u n iv e r s o o b b e d i s c e a l l ’a m o re - c h e
s o v r i n t e n d e i l p r o g e t t o . Ti r a n d o l e s o m m e ,
ma lg r a d o la f a s tid io s a s e n s a z i o n e d i u n a rt i s ta c o l mo to r e a l min im o , è u n d i s c o p i ù c h e
p a s s a b ile . ( 6 . 3 /1 0 )
Stefano Solventi
Begushkin - King’s Curse (Locust, 23
settembre 2008)
Genere: psych folk
I Be g u s h k in s o n o u n q u i n t e t t o o rg a n i z z a to a tto r n o a l c a n ta n te , c o m p o s i t o re e m u l tistrumentista Dan Smith da Brooklyn, uno
c h e s i è v is to s p e s s o b a z z i c a re n e l l ’e n t o u r a g e d i Will Oldha m . S o n o f r e q u e n t a z i o n i
- n e c o n v e r r e te - c h e n o n a v v e n g o n o a c a s o
n é s e n z a la s c ia r e s e g n i t a n g i b i l i . D i fa t t i ,
malgrado gli intenti psych rimandino più o
me n o c h ia r a me n te a c e rt i t u rg o ri a c i d i n e l l a
cuspide tra sessanta e settanta (scommetto
c h e n e lla d is c o te c a d i M r. S m i t h n o n m a n c a n o Va nilla F udg e , Tro g g s e U l ti ma te S p i SA 59
HIgHLIgHT
e s o r d io N ig htly T hing s ( L o c u s t , 1 9 g i u g n o
2 0 0 7 ) . A tte n d ia mo a ltr e p o r ta te . ( 7 . 2 /1 0 )
Stefano Solventi
Grace Jones - Hurricane (Pias / Wall Of Sound, 7 novembre 2008)
Genere: gracejones
D a u n a popstar del crossove r e ic ona di stile de g l i ’ 8 0 quale è stata, non ci si sa r e bbe di c e r to
a s p e t tato un ritorno in pompa magna dopo ormai
q u a si vent’anni. G race Jone s la si da va a mpia m e n t e per dispersa, altroché.
D a i g loriosi prim i tem pi a lla I sla nd c on i god f a t h ers of rhythm , S ly & Robbie , alla deriva
m a i n stream in anni successivi, la c ha nte use gia m a i c a na ha cavalcato e anticipato più di un’onda
s o n o r a, dalla new wave al reggae rock, dal dub
a l f u nk alla disco. A sorpresa, Nostra Signora del trasformismo lo sco r s o
g i u g n o presenta a L ondra un’ a nte pr ima live de l nuovo a lbum, r ive lan d o
l a p a r tecipazione non solo dei vecchi sodali Dunbar & Shakespeare m a
p e r f i n o dell’onnipresente Br ian Eno. La Jones si fa confezionare qui n d i
a l l ’ u o po un dischetto stracolmo di ospiti, con il valore aggiunto della s u a
se m p r e strabordante person a lità a r tistic a . Ec c o a llor a Hurric ane farc i t o
d e l l ’ o nnipresente reggae, aggior na to a ll’ oggi tr a e c hi di tr ip hop – una s o rt a d i ego-trip dark alla Tric ky, M assive At t ac k e Skunk Anansie insieme
( Co rp orate C annibal), dub apoc a littic o ( l’ inc ipit pr e se nta z ione di This I s ) ,
so u l sintetico (le radici di g ospe l c r istia no in William Blood, oma ggio a lla
su a f am iglia con un’A m azing Grac e cantata in background dalla mamm a e
a n c o r a in I’m crying), industrial. Insomma un disco cucito su di lei da I v o r
G u e st , in un tentativo piuttosto r iusc ito di tr a spor ta r e mutatis mutandi s i l
s u o p iglio onnivoro mutuato sul ritmo in territori odierni. Quello che i n
e ff e t t i ha fatto E no negli ultimi a nni, c ompr e so Ev e ry thing That Happe n s …
c o n D a vid B yrn e. U n album c he suona quindi be nissimo, c ome c i si a sp e tt e r e b be da cotanta produzione e ospiti (la partecipazione del drumming d i
To n y Allen tra gli altri), res o c a ldo e umanizzato da llo stile voc a le a tu tto
t o n d o della Jones che lo rive ste de lla c or por e ità e de lle sue lir ic he e vo c a t i v e . ( 7.1/10)
Teresa Greco
n a c h ) , l a c o m ponente folk-rock risulta a lla
fi n e p r e d o m i n a nte, seppure del tipo f osc o &
b ru sc o c h e c h iama in causa più le ir r e quie t ezz e G u n C l u b ( R edhood, D eath Valle y ) e
G ra n t Le e Buffalo (R efugee A nd The Hag,
Con v i c t ’s L a ment) che non le afflitte a gnizi on i d e l p r i n cipe B illy. Inevitabile, ve r r e bb e d a d i r e , v i s to che il parco strume nti non
p rev e d e o rg a n i prediligendo ingredie nti r oo t s q u a l i f i s a r monica, violino e mandolino,
oltr e a que lle c hita r r e c osta nte me n te imp e gnate a stringere elettrici patti c o l d e m o n i o .
Ciò che non preclude intrigant i e s c u r s i o n i
de ll’ e str o c ompositivo, tipo la s tr in g e n te lita nia Le onar d Cohe n di Jo y I s G o n e
( c on que i c or e tti gotic i c ome un a la n c in a n te
a noma lia ) e una Gone To He ll ch e r ima s tic a
ba lla te Pink Floyd c ol piglio as s ie me to rvo e punge nte di c e r ti De st royer . U n p ia tto
ben più ricco e saporito rispetto a l c o n c i s o
caUSE co-MOTION!!! – It’s Time! Singles &
Eps 2005-2008 (Slumberland, 28 ottobre
2008)
Genere: garage
La Slumberland con questo disco raccoglie
un po’ le idee. Non solo perché va a mettere insieme tutte le precedenti apparizioni in
singoli, EP e split dei caUSE co-MOTION,
anche su altre etichette, ma perché trova nella band uno stile produttivo che pare assai
rappresentativo. La co-produzione Tim Barnes / caUSE è un piccolo capolavoro di rilettura del garage lo-fi e di innovazione del
suo ascolto. Riesce a non mettere veli sulla
sporcizia degli strumenti, ma dà loro un’ambientazione sonora, un rapporto reciproco,
un effetto finale solare e pulito, da godere su
un grosso impianto di esecuzione. Questo è
tanto più efficace su un lo-fi che si svolge su
canzoni lunghe al massimo un minuto e mezzo, dove la derivazione Nuggets è evidente
quanto non ingombrante, proprio perché la
brevitas consegna ai brani dei co-MOTION
qualcosa del witz punk. Say What You Feel,
ad esempio, è esattamente lunga 1:30, e contiene almeno tre movimenti, forte anche del
dispiegamento di una tecnica che per la verità avevamo sentito anche nello splendido
recente lavoro di Crystal Stilts; si tratta di
quello stile vocale che canta come su tutt’altra struttura armonica rispetto a quella su cui
ruotano gli strumenti; il che crea un piccolo disorientamento psichedelico, e qui, con
canzoni così brevi, una sorta di calendario
di forme garage, tutte simili e tutte diverse.
E alla fine quello che sorprende di questi
bozzetti, che altrove avrebbero potuto virare all’eccesso, è l’equilibrio; i caUSE non
sono né scatenati né riflessivi, né vintage né
attuali; saremmo tentati di definire il loro
garage “classico”, sarà forse per il respiro
produttivo, o per le altre cose che riescono a
incastrare. Ma sarebbe ingiusto nei confronti della vitalità che oggi riescono ad avere
i brani contenuti in It’s Time; e allora concludiamo sottolineandone semplicemente lo
stato di grazia. (7.2/10)
G a sp a r e C a l i r i
Christina Carter - Texas Working Blues
/ Original Darkness (Blackest Rainbow,
2008 / Kranky, 2008)
genere:
F o l k /D r o n e
Christina ragazza del Texas. Una comunione
con la propria terra in un matrimonio davvero incancellabile. Nell’anno in cui la Carter
sembra prendere in proprio le redini della
propria attività musicale, concentrandosi
sempre di più sulle uscite della sua micro
label personale, la Many Breaths Press, due
album fotografano l’eccellente status artistico della musicista di Houston, in un’ottica che va oltre le poche copie vendute da
Volcanic Tongue. In entrambi i casi le radici
del Texas sembrano ritrovare una centralità
quanto mai evidente nella sua musica. Un
modo anche molto autobiografico di indagarsi come musicista. Texas Working Blues è
una cassetta licenziata da Blackest Rainbow,
in 200 copie, presto finita fuori catalogo e
presto ristampata in cd con il titolo rovesciato di Working Texas Blues. E’ la stessa
Christina ad omaggiare apertamente i propri
maestri, senza un velo di ipocrisia. Lo dice
chiaramente nelle liner notes della cassetta: “Torno nel Texas, ma non sulla sella. Il
Texas mi da il blues. Un blues più profondo di qualunque altro posto. Ho indossato i
miei stivali da cowboy. Li ho utilizzati fino
in Rhode Island… Hey, parlando di Texas,
è stato detto numerose volte che Jandek è
una grande influenza sulla mia musica. Senza dubbio. MA dovrebbe essere menzionato
anche Pip Proud, che dovrebbe essere considerato come un’influenza egualmente grande…”. Il testo non finisce senza pagare tributo al suo grande compagno Tom Carter, in
special modo al suo guitar style. Texas Working Blues d’altronde questo è. Un percorso
a ritroso alla scoperta delle proprie radici,
che musicalmente si allinea alla psichedelia
chitarristica ed “elettrica” di Electrice con
una serenità e una linearità di esecuzione
che a quel disco però mancava. Se questo album su cassetta può essere considerato come
il suo personale diario di viaggio alla riscoperta della propria terra, il disco su Kranky,
intitolato Original Darkness, è un lavoro
altrettanto ego-centrato, ma su un versante più narrativo-esistenziale. Una collezione di canzoni “diagonali”, s b i l e n c h e , a s u o
RECENSION
m o d o a n c h e r uvide e decisamente in quie te .
“t he h u rt i n y o ur face is evident / a s it de s t ro y s y o u i t d estroys us“ canta nella f ina le
In P ri so n e d B o dy. L a sofferenza co me me t ro d i m i su r a d i un’umanità sempre più de p res sa . “ w h e n in the w orld there is so muc h
p a i n / so m u c h pain for those w ho s uffe r” e
d a q u i u n ’ e m patia inevitabile e tutta f e mm i n i l e . M a t e r na. Quel raggio esile di luce
che f a b r e c c i a nell’oscurità più vera de i nos t ri d r a m m i i n teriori. “let the room b e da r k/
b u t t h e r e st i l l is light”. (7.5/10)
A n t o n e l l o C o mu n a l e
CLP (Chris de Luca vs. Phon.o) – Super
Continental (Shitcatapult, 31 ottobre
2008)
Genere: cut-up krew-hop
Chris de Luca: l’ex metà dei Funkstörung,
il maghetto del remix convertito all’hip-hop
da ballo. Phon.o l’amico di Apparat che ci
mette la pezza con i suoi cut da ghetto blaster, marchio di fabbrica per Shitcatapult.
E poi l’attenzione di Boys Noize che produce il loro primo 12’’ Ready Or Not. Una
scalata veloce ai club di mezzo mondo. Sarà
l’esperienza di de Luca, sarà la leggerezza
sbarazzina del duo con una sola candelina
sulla torta, ma i due provano a rifare quello
che Missill ha inaugurato come il trend del
2008: non più isolazionismo, ma krew-hop.
Riunire le forze e assieme ai compagni di
strada produrre tracce che facciano muovere
i culi. Non abbiate la puzza sotto al naso se
in ogni traccia c’è un featuring. I personaggi coinvolti sono tutti maniaci del mesh-up,
dell’hip hop che deriva dalle scuole postFurtado, quei miscugli che non si capisce
bene come fanno ad esistere a Berlino, polo
attrattivo per l’evoluzione del dubstep che
muta in techno e oggi di più. Un po’ di nomi:
Yo Majesty direttamente dalla Domino Records, Zion I, Data MC, Tunde Olaniran,
il sudafricano Spoek, Cerebral Vortex, Damaged Good$, Kovas, White Gold Princess,
Hustle Heads e il giovanissimo Rayzaflo.
Quindi adesso ad Alexanderplatz ci si mettono pure gli hippoppari. Le incursioni italo
di Crookers e soci non sono solo impulsi che
durano una notte. Mesh-hop is the new loud.
Sull’onda del ricordo dei Public Enemy senza politica e dei Beastie con qualche effet-
to in più, questi giovani paladini del suono
post-street vanno subito al sodo senza tanti
peli sulla lingua. L’attacco in levare di Party
Hardy dalle parti di M.I.A., il nuovo anthem
Putcha Handz Up (no more for Detroit!),
Spaceballs che fa l’occhiolino al grime, le
punte di acido 90 in Superconfidential e le
affiliazioni con quel battito hip-hop che rivive come la fenice. Nasce una nuova crew.
CLP. Respect.(7.1/10)
M a r c o Br a gg i o n
Cocoon - My Friends All Died In A Plane
Crash (Sober & Gentle / Self, ottobre
2008)
Genere: folk pop
S’agita il panorama folk d’oltralpe, sollecitato dall’onda lunga dell’Americana corroborata dai druidi d’inizio millennio, i Sufjan
Stevens e i Devendra Banhart in primis. Ma
a dirla tutta questi Cocoon - duo composto
da Mark Daumail (chitarre e voce) e dalla
graziosa Morgane Imbeaud (voce e tastiere)
- pur dichiarandosi ispirati a cotale nouvelle
vague dell’antico verbo, non s’arrampicano
oltre il livello d’un Josh Rouse, dei Mojave
3 più laconici o di certi languori Sodastream. Non che sia poco, intendiamoci. Anzi:
l’alternarsi degli
umori e delle scenografie (i mantici da camera, gli
arpeggi melò, i
malanimi tremebondi, le marcette
swing, le nostalgie luccicose, i
frugali intrecci di
flauto e ukulele...) proprio come la disinvoltura con cui le voci si carezzano e si passano
il testimone, ci raccontano di una ben precisa
“visione” musicale, coi piedi ben piantati nel
vecchio continente (fin dall’iniziale Take Off
ti capita di avvertire la presenza di molecole
Venus) e i sogni spediti su rotte transoceaniche (una Paper Boat che è quasi Josh Ritter,
una Owls che gratta la pancia del Mark Linkous più etereo, una Hummingbird che farà
schiattare d’invidia Ben Harper). Scrittura
mediamente buona, che nell’amara gravità di
Cliffhanger azzecca il climax. (6.9/10)
Stefano Solventi
Dead C – Secret Earth (Ba-Da-Bing,
novembre 2008)
Genere: free-rock
Passo indietro per il trio più cacofonico
d e lla N u o v a Z e la n d a . N o n ta n to q u a lita tiv a me n te , q u a n to s to r ic a me n te . Se c r e t Ea r th s i
c o llo c a in f a tti in d ie tr o n e l te mp o d e lla s te rmin a ta d is c o g r a f ia a n o me D e a d C. G r o s s o mo d o in to r n o a q u e lle p r o v e d i f e r o c e n o is e - f r e e - r o c k d e s tr u ttu r a to e c a ta s tr o f ic o c h e
f u r o n o a g li in iz i d e i ’ 9 0 Eus a Kills e Ha r s h
7 0 s Re a lity .
Q u a ttr o lu n g h e tr a c c e d i ma r to r ia n te e ma te r ic a d is to r s io n e , d i f e e d b a c k n e b u lo s a me n te
i n l o - f i a g g r o v i g l i a t o s u r i ff c a t a c o m b a l i s u l
q u a le la v o c e c e r c a d i mu o v e r s i, s o p r a v v ivere, agire cadendo sconfitta in una sorta
di una nenia disgustosa. Musica fastidiosa
e p r imitiv a , s to r d e n te e a p p a r e n te me n te d imessa, minimale nella elaborazione nello
s te s s o mo d o in c u i min ima è la s tr u me n ta z io n e b a s ic a d e l r o c k u s a ta d a i tr e . Ro b a c h e
r ie s u ma il c a d a v e r e p u tr e s c e n te d e lla p s ic h e d e lia s ix tie s e lo r is e ma n tiz z a s e c o n d o i
c a n o n i d e ll’ a v a n t- r o c k p iù ma la to .
Se mb r a c h e a M o r le y, Ye a ts e Ru s s e ll s tia a
c u o r e il s u o n o p iù c h e la r ic e r c a , la s tr u ttu ra, l’articolazione; la sua deformazione, la
s u a r e ite r a z io n e , il s e n s o d i n a u s e a c h e e s s o
p u ò p r o v o c a r e s e n z a b is o g n o d i e c c e d e r e in
parossismi e/o tecnicismi.
N o n u n a lb u m e p o c a le ma u n a o ttima c o lonna sonora in attesa che una pioggia di
n a p a lm c i s c io lg a tu tti. ( 6 . 8 /1 0 )
Stefano Pifferi
Dead Luke – Box Set (Sacred Bones,
novembre 2008)
Genere: synth-wave
Menzione obbligatoria per questo boxset
edito da Sacred Bones, una delle etichette
p iù a v a n ti d e l mo me n to .
Due soli 7” immediatamente sold-out per
q u e s to p r o g e tto d i s o lita r io b e d r o o m s y n th p o p min ima le e u n a f a ma c r e s c e n te n e l s o tto b o s c o a me r ic a n o p iù o u t e d e d ito a l n a s c o n d i a m o i n f a n t i l e . Vi n i l i c h e v e n g o n o
r ic o n f e z io n a ti in q u e s to b o x c o n in a g g iu n ta
u n c d - r c o n 5 p e z z i tu tti u n title d e me mo r a b ilia v a r ia e d e v e n tu a le .
G o th r o c k 2 . 0 ; min ima l- w a v e f r e d d a e d a s e ttic a ; b e a t s in te tic i e e te r o d o s s ia s tr u me n ta -
le ; g u a z z a b u g li Sis te rs O f M e rc y i n a c i d i ti, ic o n o c la s tia d ic h ia r a t a (Tro g g s e S t o n e s
a p e r ta me n te tr u c id a ti, p i ù u n a s e ri e i n fi n i t a
di mini-citazioni nascoste tra le pieghe del
suono), netta predominanza per i momenti
p iù o s c u r i d e lla w a v e - p o s t -p u n k i n g l e s e . S u
tu tto la v o c e lu g u b r e , d i s t o rt a , e ffe t t a t a m a
s e mp r e ma lin c o n ic a me n t e p o p d e l m i s t e ri o so Luke.
C’ è d a d ir e c h e q u e s ta n u o v a o n d a t a d i p o s t p u n k d a c a m e r e t t a s t a n c a d i ff i c i l m e n t e .
( 6 . 8 /1 0 )
Stefano Pifferi
Distance – Repercussions (Mu Ziq,
Novembre 2008)
Genere: dubstep decadence
U n o c h e è f in ito s u l D u b s t e p Wa r z d i M a r i e
A nne Ho bbs , u n o c h e c o n i l p re c e d e n t e M y
D e mo ns h a v i n t o i l D u b s t e p F o r u m Aw a r d
per il 2007 dovrebbe stupire. Invece con
q u e s to s u o s e c o n d o f u l l l e n g h t , i l l o n d i n e s e
Gre g Sa nde r s s e n e e s c e c o n u n d i s c o p i e n o
d i c lic h é , c o n f e r ma n d o l a d e ri v a o rm a i c o m merciale del dubstep.
Se i c o s id d e tti ‘ a r tis ti’ s p u n t a n o fu o ri c o m e
f u n g h i, la v e r v e in iz ial e p i e n a d i p u n k n e s s
e di voglia di stupire con suoni nuovi che
o s a ( v a ) n o ( v e d i Bur ia l ) s e m b ra s i s t i a a b b a s s a n d o e s p o n e n z ia lm e n t e v e rs o u n a p p ia ttime n to tu tt’ a ltr o c h e ri c c o d i n o v i t à .
I b a s s i p o mp a ti d i M a g n e s i u m l i a b b i a m o
g ià s e n titi in d e c in e d i c o m p i l a t i o n , i s u o n i a c id i d i F re e M e e l e v o c i d a l l ’o l t re t o m b a d i F re e M e n o n s o n o p a r a g o n a b i l i c o n i
b r iv id i d i Be ng a , le b o rd a t e a c i d e d i K o n c re te n o n d e s t a b i l i z z a n o p i ù n e s s u n o . S a r à
c h e o r ma i a b b ia mo l’ o r e c c h i o a l l e n a t o , s a rà
che la competizione è sempre più sfrenata,
ma q u e s to R e p e rc u s s io n s n o n c i t r a s m e t t e
n e s s u n a ‘ b a d v ib r a tio n ’ . Av a n t i i l p ro s s i m o .
( I l s e c o n d o d is c o , p e r o n o r d i c ro n a c a , c o n tie n e tu tte le tr a c c e d i D i s t a n c e u s c i t e s u
Ch e s tp la te , la la b e l d el l o s t e s s o S a n d e rs . )
( 4 . 5 /1 0 )
M a r c o Br a gg i o n
DM Stith - Curtain Speech (Asthmatic
Kitty / Goodfellas, 9 dicembre 2008)
Genere: avant/folk
D ic ia mo c h e a D a v id Sm i t h m a n c a n o s o l o l e
stimmate (a quanto mi è dato sapere). Per
SA 63
RECENSION
HIgHLIgHT
Huntsville - Eco, Arches & Eras (Rune Grammofon, dicembre 2008)
Genere: impro avant psych
C h i so no, cosa sono gli Huntsville ? Pa r tia mo
d a l l e c ose certe: sono in tre, sono nor ve ge si, si
f r e q u e ntano dal ‘98 cospir a ndo e nse mble imp r o c on reciproca e altrui soddisfazione, questo
d o p p i o cd è il loro secondo titolo e – badate
b e n e - non si tratta di un alb um qua lsia si. Pe r a lm e n o tre m otivi: perché - an c he se è diff ic ile da
c r e d e rsi - è stato registrato live ( a l Konngsbe rg
Ja z z F estival del 2007), per c hé que lla se r a c on
l o r o suonarono nientemeno c he Ne ls Cline e Gle nn Kotc he ovve r o la ta l e n t u o sa chitarra e la sensibile ba tte r ia de i Wilc o, e pe r c hé - signor e e sig n o r i - è un gran bel disco. Non proprio una passeggiata d’ascolto, anzi, a d
u n p r i mo approccio quel procedere ossessivo, obbedendo ad una cocci u t a
m i ssi one ipnotica in sella a pulsa nti tr iba lismi e spe r se a c ide r ie , a pp a r e
o s t i c o piuttosto e anzichenò. Con gli ascolti però la scorza si scioglie, a d
e se m pio nel quarto d’ora p e r e gr ino di Arrow and Rain, dove sc orgi tu tta
u n a m itologia d’orizzonte tipo Pat M e t he ny r a pito da una str e gone r ia To rt o i se , m entre il treno afro-kr a ut di Ec o ( un’ a ltr a ve ntina di minuti) oste n t a t r a droni & bordoni una tiepida apprensione che racchiude un bre v e ,
i n t e n s o cimento della cantante Sidse l Endre se n. Al lor o c ospe tto le altr e
t r a c c e del primo dischetto fungono da placidi cuscinetti, perlopiù acus t i c i
( L a n c et, O gee) ma anche trepida me nte e le ttr oniz z a ti ( Tudor) . Pr e z iose s it u a z i oni che frammentano lo specchio e di conseguenza il riflesso, ok, m a
l a m o s truosa E ras - che da sola si pr e nde tutti gli oltr e c inqua nta min u ti
d e l s e condo cd - non lascia adito a dubbi circa la propensione del com b o ,
c h e è appunto un avventurarsi nel cuore oscuro di un suono atmosfer i c o
e d e r r a tico, fittam ente frasta glia to, c or r oso da c ola te e f ila me nti di me m o r i e c o untry-rock, psych, fusion e art-wave. Primordiale e modernissim o ,
u n o d i quei dischi che fanno storia a sé, mentre la Storia va sulle rot a i e .
( 7 . 5 /10)
Stefano Solventi
i l re st o , è u n predestinato dalla pu nta de i
cap e l l i f i n d o ve finiscono i piedi. Nipote ,
fi g l i o e f r a t e l lo di musicisti, ci ha pr ova t o a “ d i r a z z a r e” studiando da designer, ma
al l a f i n e i l m usic biz lo ha inghio ttito lo
s t esso . G a l e o t to fu l’artw ork per Bring Me
Th e Wo rk h o rse, album di debutto de i My
Bri g h t e st D i a mon d dell’am ica Sha r a Word e n . L a v i s p a ragazza non tardò a scorgere
a t t i t u d i n i s o n iche in David, spingendolo a
pr e se nta r e qua lc he de mo a lla As th ma tic K itty. Che approvò e scritturò. Ecco c i q u i n d i a l
presente, al primo frutto di una i n e v i t a b i l e
vic e nda sonor a , a pe r itivo sotto f o r ma d i e p
pr ima de ll’ e sor dio su lunga dist a n z a f is s a to
pe r i pr imi me si de l 2009. Le c in q u e tr a c c e di Curtain Spe e c h a bboz z a n o u n id e n tikit sf ugge nte e pe r c iò ghiotto , s g r a n a n d o
gospe l- f olk vola tile , f e bbr ile e te n e b r o s o ,
alambiccato con chitarre, pian o f o r t i , c o r i
e c to p la s ma tic i, p e r c u s s io n i f r u g a li e d e le ttroniche imprendibili. Qualcosa come dei
Lo w mo r s i d a u n o s tr is c ia n te d e lir io J e f f
Buc kle y , in b ilic o tr a mis tic is mo e f r e n e s ia
c o me u n A nt o ny p a r a n o ic o . I l p e z z o c e n tr a le ,
Just Once, è il maelmstrom del programma,
con la sua fervida ossessione da cameretta
in v a s a d i f a n ta s mi g o s p e l, s p ir ite lli f r e a k f o lk e ma r io n e tte e le c tr o - p s y c h ( d a q u a lc h e
p a r te tr a A nim a l C o lle c t iv e e i l c o m p a g n o
d ’ e tic h e tta Suf j a n St e v e ns - c h e d if a tti c o mpare tra i credits).
I pezzi restanti
sono fremiti che
apparecchiano (i
La m bc ho p
me s me r iz z a ti
Poly pho nic Spre e
d i A ro u n d T h e
Lio n Le g s , i Be a c h Bo y s s f i b r a t i
della title track)
e s ta n z e d i d e c o mp r e s s io n e c h e s p a r e c c h ia n o ( il f is c h ie tta r e Bla c k He a r t P ro c e s s io n
d i H o a r s e S o r ro ws . . . , l ’ a r p e g g i o s e r r a t o d i
A b r a h a m ’s S o n g tip o g li Okke r v il R iv e r
s o tto s e d a tiv o ) . L e p r e me s s e in s o mma s o n o
b u o n e , f o r s e a n c h e tr o p p o . Fa n n o q u a s i te mere che possano risultare ingombranti.
Sta r e mo a v e d e r e . ( 6 . 9 /1 0 )
Stefano Solventi
Don Cavalli - CryLand (Everloving/A
Rag, novembre 2008)
Genere: post blues
L a v o c e , q u e lla v o c e c o lta in f e b b r ic ita n te
e v iv id o lo - f i, s e mb r a u n in tr u g lio d i u mo r i
Ha nk Willia m s e J o hn Le e Ho o ke r o tte n u to in v itr o d a llo s c ie n z ia to ( p a z z o ) J o n
Spe nc e r . Q u a n to a lla mu s ic a , è u n f r a n k e n s t e i n b l u e s s t r a t t o n a t o c o u n t r y, f u n k e d u b ,
a r c a ic o e s u b d o la me n te a n d r o id e , v e n a to d i
tr o v a te o s s e s s iv e ( r iff ma r io n e ttis tic i, f ig u r e r itmic h e g r a c c h ia n ti, f r a s i ma n ia c a li)
che mettono in piena luce l’ossessione del
lo r o a u to r e . Pa r lia mo d e l d e b u tta n te ( tr e n ta c in q u e n n e ) Fa b r iz io D o n Ca v a lli, u n o c h e
d a l n o me d ir e s ti ita lia n o , d a l s o u n d a me r ic a n o e in v e c e n a s c e , c r e s c e e v iv e n ie n te meno che a Parigi. Ad aiutarlo per questo
e s o r d i o c ’ è i l b a s s i s t a e b a t t e r i s t a Vi n c e n t
Ta l p a e r t , i l c h e p i ù o m e n o d a s e m p r e f a
u n a b a n d . I n s o mma , a b b i a m o a c h e fa re c o n
a ltr i c o w b o y c h a mp a g n e , d o p o q u e i Fre n c h
C o w bo y s c a p ita n a ti g u a rd a i l c a s o d a u n a l tr o p s e u d o ita lic o ( c h i s s à s e c ’è d i e t ro u n
mo tiv o , ma h ! ) . I n o g n i c a s o , l a s o m i g l i a n z a f in is c e d o v e in iz ia n o l e c a n z o n i , b ru s c h e
e f e r o c i q u e s te d i Cr y l a n d c o m e s t ra l c i RL
Bur ns ide i m m e r s i n e l l ’ a d r e n a l i n a s i n t e t i c a ,
in g r e d ie n ti a n tic h i in s o m m a p e rò s m i n u z zati, trattati chimicamente e compressi in
pastiglie sferzanti (notevole la poltiglia di
w a tt in Ca s u a l Wo r k e r , i n t ri g a n t i g l i a rp e g g i a u n c in o d i I ’ m G o in g To a Ri v e r ) a d u s o
e consumo della contemporaneità. Il gioco
è p iù d iv e r te n te c h e in t e re s s a n t e , p ro b a b i l e
c h e s ia b e n e e g iu s to co s ì . In o g n i c a s o i m p r e s s io n a q u e llo s p e ttr o d i c u o re , d i a n i m a
n u d a e c r u d a c h e r ilu c e n e i p e z z i m a l g ra d o i
g r a d i d i s e p a r a z io n e d al l a g e n u i n i t à d e i m o d e lli ( e mb le ma tic a in t a l s e n s o l a c o v e r d i
S u m m e r tim e , p o s ta a s u g g e l l o d e l l ’a l b u m ) o
f o r s e p r o p r io g r a z ie a q u e s t a d i s t a n z a , c h i s sà. Un discorso che meriterebbe di essere
a p p r o f o n d ito c o s ì c o m e q u e l l o s u l l ’o p p o rtu n ità d e l p a r a g o n e c o n W h i te S tr i p e s o
Bla c k Ke y s . P e r ò , c o m e s i s u o l d i r e , n o n è
q u e s ta la s e d e . ( 6 . 9 /1 0 )
Stefano Solventi
Dorian Gray - Forse il sole ci odia
(Coconino Press /Audioglobe, ottobre
2008)
G e n e r e : r o c k c a n ta u t o r i a l e
Questo disco vuole, con calda risolutezza,
imporre la propria importanza. E’ evidente
fin dalla confezione, che - seconda uscita di
u n a c o lla n a “ ib r id a ” i d e a t a d a l l a b e n e m e r ita c a s a d i f u me tti Co c o n i n o - s i p re s e n t a
in guisa di libretto cartonato contenente le
s u g g e s tio n i n o ir d is e g n a t e d a I g o r t a t t o rn o
a i te s ti d e lle d ie c i tr a c c e c o n c u i i c a g l i a ritani Dorian Gray tornano sulla scena, un
d e c e n n io d o p o l’ u ltima c o l l e z i o n e d ’i n e d i ti Ve le no d e lla me nte . M a n c o a d i r l o , s o n o
c r e s c i u t i . L’ i n d i e a r r e m b a n t e è d i v e n t a t o
u n a tr a ma d i p e n s o s a in q u i e t u d i n e e a m a re z z a c u p a , w a v e ma s tic a t a a t re m o ri m e t ro p o lita n i e f o lk mo d e r n is ti c o n t a g i a t i b l u e s , u n
cocktail ipnotico che ricorda certi languidi
tr e mo r i dEU S ( Ze ro lis e rg i c o ), u n a v e rs i o n e
g a r b a ta d e g li A f t e r ho u r s (N o n e s i s t e ) o p p u r e l’ a llu r e d e i p r imi L i tfi b a o p p o rt u n a SA 65
RECENSION
m en t e n a r c o t i z zata (Volere/P otere). I l tutto
g u ar n i t o d i r i cam i apprensivi di syn th ( 2/4
d ’i n f i n i t o ) e c hitarre desertiche (in M anicure è q u e l l a di G iovann i F errario) , pe rs eg u e n d o u n a sorta di essenzialità pr e z ios a ( e m b l e m a t i che in tal senso Salo mé coi
s uo i a r c h i e N on esiste con ospite al basso
G i o r g i o C a n a li) che ben si accorda con la
s cri t t u r a , i n t e nsa e grave certo m a d isposta
a t e s t i m o n i a r e la quantità di cuore investita,
col p e r t u g i o d ella speranza da cui filtr a luc e
anch e n e l l e c i rcostanze più fosche. I l r oc k
i t a l i a n o h a ( r i )trovato una voce - ebbene sì
- i m p o r t a n t e . ( 7.1/10)
Stefano Solventi
Fennesz – Black Sea (Touch / Family
Affair, novembre 2008)
Genere: ambient noise
C h ri s t i a n F e n nesz suona sempre più come
u n c l a s s i c o d e l ventunesimo secolo. Con la
q u i e t e – l a s icumera e quasi la saccenza,
p e r c h é n o – che
contraddistingue
i l cla ssi c o . B l ack
S ea è u n a l bum
b el lo d i u n a b ell e z z a o g g e t t iva,
e q u e st o è u n f att o s o t t o g l i o cchi
(l e o r e c c h i e … ) di
t u t t i . D e l l ’ i n q uiet u d i n e d e l F e n n esz degli esordi, solo qua lc he
s par u t a t r a c c i a, sotto form a di deja-v u noise
t ra l’ a l t r o b e n cam uffati da una produz ione
e c c e l l e n t e . S e mmai qui si approfondisce il
d i s c o r so g i à i ntrapreso in Venice - il la vor o
s ul f o r m a t o - c anzone, il tentativo di s c r ive r e
l ’ a m b i e n t m u sic perfetta, nume tutelare il
s ol i t o E n o . Ma non v’è traccia alcuna di r il as sa t e z z a n e w -age, in B lack S ea, que ll’ a tm o sf e r a d a c o n certo in regge, anfite a tr i e d
aud i t o r i u m c h e aveva fatto storcere il na so
ai fa n p i ù i n t r ansigenti all’epoca di Venice
e d e l l a p i ù r e c ente collaborazione co n Sa ka m o t o . S i p r e n da il primo, omonimo, brano:
l ’el e m e n t o p r i mario è pur sem pre il r umore, m a c o sì st ratificato, lavorato a ta l punt o c h e a sc o l t a r Fennesz, orm ai, è qu e stione
d i p i a c e r e ( f i siologico) per le orec c hie . O
T h e Co l o r O f T hree, ospite A ntony Pa te r a s
a l p i a n o p r e p arato, un veterano della Mego
da poco autore di uno splendi d o d i s c o s u
Tz a dik: un br a no da lle a mbiz io n i s in f o n ic he c he solo Glide (altro brano c o n o s p i t e :
l’ex Thula Rosy Parlane, già au t o r e d i d u e
a lbum su Touc h) e gua glia in inte n s ità - c ’ è
c hi, ne l c ita r lo, ha tir a to in ba llo a d d ir ittu r a
de lla quinta di Ma hle r. Chi c e r ch i a n c o r a il
Fe nne sz di Endle ss Summe r lo tr o v e r à p r o ba bilme nte ne lla me lodia c r ista llin a d i u n a
c hita r r a se mpr e più a c ustic a ( Gre y S c a le ) o
ne ll’ a tmosf e r a tr a sogna ta di P e r f u m e F o r
Winte r. Ma , lo r ipe tia mo, è a En o , p iu tto s to
c he a Br ia n Wilson c he gua r da o g g i l’ a u str ia c o: e se il f utur o iniz ia la dd o v e f in is c e
la c onc lusiva , sple ndida Saffron R e v o lu tio n
- il ma r e , il ma r e … - sta te c e r ti c h e d i Fe n ne sz si pa r le r à a nc he ne i libr i di s to r ia d e lla
music a . Que lli impor ta nti. ( 7.5. /1 0 )
Vincenzo Santarcangelo
The Fireman – Electric Arguments (MPL
/ Goodfellas, 24 novembre 2008)
Genere: pop
Che gli inte r e ssa ti mi pe r donin o la n e g lige nz a , ma de i Fir e ma n non ne sa p e v o n u lla .
Ignoravo totalmente l’esistenz a d i q u e s t o
pr oge tto, na to da lle me nti di Pa u l M c Ca r tney e Youth (coppia tra le più a s t r u s e d e l
music biz ! ) , e por ta to a va nti, tr a u n impe gno e l’ a ltr o, sin da i ’ 90. Tr e d is c h i in
catalogo di cui due, Strawberr i e s O c e a n s
Ships Forest del 1993 e Rushe s d e l 1 9 9 8 ,
str ume nta li e da nz a r e c c i di c ontr o a l n u o v o
Electric Arguments tradizionale , c a n t a t o e
legato alla forma canzone pop. S i d i v i d o n o
de moc r a tic a me nte le pa r ti voc a l i – a là M c Ca r tne y que lle di Mc Ca r tne y a là Co h e n /
Wa its que lle di Youth - e si diletta n o p ia c e volme nte tr a a r e na r oc k ( Sing th e Ch a n g e s ) ,
c e r to Spr ingste e n- ismo ( Highw a y , S u n i s
Shining) , de l pub- pop da pr ovi n c ia a me r ic a na ( Light From Your Lighthou s e ) e d e p ic a U2 ( Life long Passion- Sail Awa y ) . Tu tto
estremamente credibile e fluid o , m o d e r n o
( la da nc e di Lov e rs in a Dre am) e p a r i m e n t i
intimo ( Trav e lling Light) . Ne s s u n mir a c o lo ma solo ottime c a nz oni. Ch ie d e r e l’ a lbum de ll’ a nno a ge nte ha r a lle g r a to i migliori anni della nostra vita sare b b e t r o p p o .
Se proprio non ne volete saper e , v i s t o c h e
il na ta le è vic ino, r e ga la te lo a v o s tr o p a d r e
oppur e a l f r a te llo ma ggior e . ( 6 . 5 /1 0 ) p . s .
Tr a t r e n t ’ a n n i , s e e s i s t e r a n n o a n c o r a , g l i
Ye a s a y e r s u o n e r a n n o e s a tta me n te c o s ì.
ta ( W h e te r O r No t) , n e h a t ra t t o s i c u ra m e n t e
v a n ta g g io . ( 7 . 0 /1 0 )
Gianni Avella
G a sp a r e C a l i r i
Gaiser – Blank Fade (Minus /
Audioglobe, 25 novembre 2008)
Genere: minimal step
N ie n te d i n u o v o s e q u e lli d e lla M in u s f a n n o
uscire un disco di minimal techno. In cosa
potrebbe sorprenderci allora il berlinese
Ga is e r d i Bla nk Fa d e ? I n u n c e r t o s e n s o
r is c h ia d i s c a v a r s i la f o s s a d e l g ià p r e v is to , d e l ta k e n f o r g r a n te d , e d a lì n o n u s c ir e p iù , lu i in s ie me a i d j c h e s u o n e r a n n o la
s u a mu s ic a . C’ è u n p e r ò , p e r ò . C’ è c h e n e lla sua minimal non c’è paranoia, ma attesa.
C’ è s u s p a n c e ; la s te s s a c h e is o la p e r q u a ttro minuti la campana di vetro dell’inizio di
Vo lv e p r i m a c h e d i v e n t i u n b r a n o d i g e n e r e .
U n a s e r ie d i p ic c o li f a ls i a lla r mi, f a tti n e lla
serietà berlinese minimal. Chiamiamola se
v o g lia mo r a r e f a z io n e , ma s a r e b b e in g iu s to ,
n e i c o n f r o n ti d e lla c o r p u le n z a d a f r e q u e n zimetro altezza timpano dei suoi bassi. E
non è neanche troppo corretto al cospetto
di quelle partenze che non partono mai che
f a n n o p e n s a r e a u n a v e r s io n e s c a r n if ic a ta d i
Be ng a ; e c h e c o mu n q u e a n c h e q u a n d o p a rto n o – s i a s c o lti il g io c h in o me lo d ic o d i Cilia te With – f a n n o n a s a r e l’ a r r iv o d i u n a v a r ia z io n e ; c o s a c h e , s e d i min ima l s i p a r la , e
q u in d i d i te s s u ti
che sottraggono,
non dovrebbe fac ilme n te a v v e n ir e . O c o mu n q u e
non dovrebbero
me tte r e l’ a s c o lta to r e in ta le p r e disposizione
di
a s c o lto . Sa r à a n che minimal, il
G a is e r, ma p r o b a b ilme n te me n tr e c o n f e z io n a v a il s u o p a c c h e tto d i b r a n i, n e l b ie n n io
2 0 0 7 - 2 0 0 8 , h a te n u to c o n to , o s e mp lic e me n te a s c o lta to , d e g li e ff e r v e s c e n ti c e r v e lli c h e
stanno proliferando nella dubstep inglese.
Oltre al codice minimo c’è dunque anche
c r e s c ita , p r o g r e s s io n e , e – u d ite u d ite – a g g iu n ta , in Bla nk Fa d e . C i ò c h e a r r i v a a l l e
n o s tr e o r e c c h ie , in d e f in itiv a , a p a r te q u a lc h e r is u lta to u n p o ’ g r o s s o la n o d i c a s s a d r it-
Giorgio Maggiore - Radioanima
(Astolfo The Parakeet Records, ottobre
2008)
Genere: dream/pop
I primi due dischi che mi ha inviato (Oasi di
cemento del 2005 e I Colori che cambiano
del 2006) facevano pensare ad uno scherzo.
Canzoncine malferme come tentativi improvvisati di psichedelia vagamente progressiva
tra abbozzi wave e testi di un frikkettonismo coi giri al minimo storico, roba che diresti frutto di chi ha appena scoperto Claudio Rocchi o Syd Barrett o il Battisti di
Amore non amore dopo anni spesi a biascicare canzonette tra piano bar e karaoke. In
compenso, a proposito di karaoke, il fautore
di siffatti cimenti dimostra di non possedere
alcuna dote canora, nel senso che utilizzava
male - vocalizzi che si spampanano in calare, timing balbettante, interpretazione ultradidascalica... - quel poco di voce avuta in
dono (si fa per dire) da madre natura. Col
successivo Dentro ai tuoi sogni (2007) le
cose prendevano una piega diversa, senz’altro migliore, non fosse perché spariva quasi
del tutto la parte canora, dipanando lunghi
strumentali basati su una sola, ossessiva idea
psych sbilanciata shoegaze. Insomma, dava
l’impressione di una glassa più psicotica che
affascinante, prove tecniche di transizione di
cui prendere atto in attesa di sviluppi futuri.
Che arrivano oggi in occasione di Radioanima, quarto album a nome Giorgio Maggiore, cantautore e polistrumentista (chitarre,
tastiere, percussioni), titolare dell’etichetta
che licenzia i propri lavori. E’ un disco che
sintetizza il percorso artistico ovvero alterna
pezzi strumentali e cantati (si fa per dire),
delineando da par suo la formidabile cocciutaggine di un non-genio, la disarmante mancanza di talento a dispetto di una insopprimibile propensione, la figura di un idiot-savant
al contrario e al di là del bene e del male, cui
è impossibile a questo punto non voler bene.
Il voto, in questo caso più che in altri, è pura
convenzione, una cifra compresa tra 0 e 10.
Non fateci troppo caso. (5.0/10)
Stefano Solventi
SA 67
RECENSION
HIgHLIgHT
Larkin Grimm – Parplar (Young God / Goodfellas, 28 ottobre 2008)
Genere: folk, songwriting
L’ e st r o vocale di L arkin G r imm, qui a l suo a pp r o d o alla Young G od di Mic hae l Gir a, è pote nz i a t o dall’ampia musicalità presente nel terzo
a l b u m P arplar. La vena naturalistico/mistica
d e l l a N ostra viene infatti esa lta ta da ll’ a iuto di
a l c u n i friends, Gira in primis, che ha fornito una
v e st e elaborata alle sue can z oni, inc a na la ndole
i n u n loro naturale alveo s tr uttur a le . Ec c o c he
l e i d e e e le intuizioni dell’ a r tista di Me mphis
t r o v a no qui un approdo nel c a ldo f olk pr imige n i o d el disco, con la recente sc ope r ta de ll’ e tic he tta , ossia i Fire On F ire
a f a r l e da backing band. Il risultato è che la sua voce da sciamana si nu t r e
a n c h e dell’alt country rivisita to de lla ba nd, insie me a un pic c olo dr a pp e ll o d i a ltri ospiti, quali membr i de gli Ange ls of Light , de i Be a t Cir c u s e
d e g l i Old Time R eliju n . N on c ’ è qua si più posto pe r il songwr iting p iu tt o st o scarno delle precedenti pr ove su Se c r e t Eye . La voc e si e spa nde e s i
c i r c o l arizza, rivelando di b ase una scrittura solida, e vivendo ora di fo l k ,
o r a d i alt country, ora di blue s pr imige nio, c on lir ic he di solito r ipe titiv e a
m o ’ d i mantra, che esaltano il c a r a tte r e pr e tta me nte e voc a tivo de ll’ a lbu m.
L a t r adizione dell’old w eird Ame ric a c onve rge qui tutta , insie me a d a ltr i
e l e m e nti, quali ritmiche twee e lo-fi con prosodie che sembrano indi a n e
( D u rg e, Mina Minou), echi di f ia ti ba lc a nic i ( Ride That Cy c lone ) , d a r k
c a b a r e t che rim anda in più d i un’ oc c a sione a un Tom Wa its istr ionic o ( T h e
m e n j u st com e and go like flie s. E a nc or a : You’re going to die anyway, s o
l e t m e kill you nice! ). Su tutto inf a tti, pr e domina la ve na ir onic a d e lla
G r i m m, in una sorta di con c e pt pr otof e mminista qua l è il disc o ( Parp la r
I I i s the im aginational galax y whe re orgasms c ome from, forme d out o f
d re a ms of leggy, surgically e nhanc e d blonde s) e dove e me rge pe r inte ro la
su a b en nota propensione a na r c hic a e libe r ta r ia . Parplar è la summa d e l
L a r k i n pensiero e potrem m o f a r e a que sto punto f a c ili a c c osta me nti, uno s u
t u t t i c on la drammaticità di una Jose phine Fost e r o più indietro con a l t r e
m u s e folk dei Sessanta-Settanta. La realtà è che ancora una volta l’istri o n e
G i r a ci ha visto giusto, consegnandoci un’artista completa e ampiame n t e
sb o c c iata. (7.6/10)
Teresa Greco
Girl With The Gun - Self Titled (Disastro
Records / Self, ottobre 2008)
Genere: dream/pop
U n o d i q u e i d ischi che ti ci accomodi anzi
ci s p r o f o n d i , lasci che sofficemen te t’ a vv o l g a p e r c h é s ai che a disperderlo ci vuole
un a ttimo, pe so spe c if ic o r ispe tta b ile e d e liziosa inconsistenza. Un picco l o p r o d i g i o
insomma , l’ e sor dio de i Gir l With T h e G u n ,
ovve r o Ma tilde Da voli e Andr e a M a n g ia , le i
già c a nta nte e c hita r r ista pe r la c o mp a g ine indie St udiodavoli, lui feno m e n o g l i t c h
s a le n tin o c a p a c e d i f a r e b r e c c ia n e l r o s te r
M o r r M u s ic c o n lo p s e u d o n imo P o pulo us .
I l r is u lta to è u n a mis c e la d i d e lic a ti e in d o le n z iti a c q u a r e lli f o lk - p o p s c r e z ia ti e le c tr o
e ja z z , f r e q u e n z e
p e s c a te d a q u a lche parte tra le
b r u me s c ir o p p o se Mojave 3 e gli
Sm a s hing P um pkins d e lle n in n e n a n n e a c u s tiche, con qualche
oscillazione che
chiama in causa
s u g g e s tio n i A ir e
La m b ( v e d i il lu b r if ic a to la n g u o r e d i C o a s t
to Co a s t) q u a n d o n o n ip n o tic h e r e min is c e n z e b e a tle s ia n e ( M u ltic o lo r P a p e r Lo o p s ) . I n
u n c e r to s e n s o , è c h ill o u t. U n le n itiv o p e r
c e r v e lli e a n ime in o v e r f lo w e r r o r, b is o g n o s e d i p o r ta r e i g ir i a l min imo , d i r ig e n e r e r a s i c o n u n m i c r o - l e t a rg o c a r e z z e v o l e s e n z a
staccare la spina della malinconia. Gli ospiti
- il p o lis tr u me n tis ta in g le s e J a me s Ba n b u r y,
il c a n ta n te n e w y o r k e s e Sh o r t Sto r ie s , l’ e x Slo w d iv e Simo n Sc o tt tr a g li a ltr i - s o n o
u n v a lo r e a g g iu n to c h e c o n d is c e s e n z a in v a d e r e , g u a r n i z i o n i p e r f e t t a m e n t e o rg a n i c h e ,
a d d itiv i p e r q u e l s e n s o d i “ s o lid ità e te r e a ”
c h e r e n d e p r e z io s o il d is c o e p r o me tte n te il
f u tu r o d i q u e s to c o mb o . ( 7 . 0 /1 0 )
Stefano Solventi
a p o c a littic i, a r p e g g i s o l i t a ri , a rm o n i e c o s mic h e e me lo d ie n a r co l e t t i c h e v i e n e s p i e gato in tutta la sua potenza, assistito da un
s o n g w r itin g c e n tr a to e u n a c u ra s e m p re p i ù
ma n ia c a le p e r a tmo s f e r e e d e t t a g l i (d a l l ’u s o
ma s s ic c io d e l me llo tr o n a l ri g o re a n a l o g i c o
del tutto).
Oltre alla precisione estetica, alla lunga di
T he Hiv e s i f in is c o n o p e r a p p re z z a re g ra d u a lme n te a n c h e i s in g o l i m o m e n t i , d a l la n e n ia me d ie v a le d i Fu n h o u s e a u n a T h e
La m b ’s P a th c h e p o tr e b b e b e n i s s i m o fi g u ra r e in u n a lb u m d e g li A i r , d a l l e s u g g e s t i o n i
b u c o lic h e tr a Flo y d e M a tt E l l i o tt d e l l ’i n i z ia le Yo u Wo n ’t B e E v er T h e S a m e Ag a i n a
u n a B u r n Th e M a rg in s a r c a n a e f a s c i n o s a
a lla M e llo w C a ndle , d al l e c a d e n z e Wi l l O l d h a m d i Th e Wa it a u n a D o n o v a n c h e p i ù c h e
a M r. L e i t c h f a p e n s a r e a B a r r e t t , f i n o a l l a
– s e r is s ima - r ile ttu r a d e l l a Bo rd e r l i n e d i
M a do nna ( c h e f a il p a i o c o n l a re c e n t e S t a y
a c u r a d i M a lc o lm M id d l e t o n ). E q u i n d i n o ,
n o n è s o lo u n r o s a r io in s a n g u i n a t o a l l a N i c o
( la g o tic a title tr a c k , p i ù e s p e r s i a n a d e g l i
Espers), è anche un drink su una spiaggia
lo n ta n a ( La y Lo w e l a s u a m a l i n c o n i a a l l a
Santana), in un’inedita vena che cede pure
a te n ta z io n i f o lk - p o p ( N o t Me a n t Fo r L i g h t ,
d e g n a d e l mig lio r e M a r k E i tz e l ). S e We e k s
d o v e s s e ma i tr o v a r e il co ra g g i o d i i m b o c c a r e il p e r c o r s o a lte r n a tiv o i n d i c a t o d a q u e s t e
u ltime d u e , s a r e b b e d a v v e ro u n a b e l l a s fi d a .
I n ta n to , ( 7 . 2 /1 0 ) .
A n t o n i o P ug l i a
Greg Weeks – The Hive (Wichita /
Cooperative Music, 14 novembre 2008)
Genere: folk, psych
A lla q u a r ta u s c ita f u o r i d a g li Es pe r s , Wee k s c o n tin u a a d e f in ir e i c o n to r n i d e l s u o
universo desolante e desolato, espandendoli
e ma r c a n d o li u lte r io r me n te . U n a ltro v e c o n
c u i i s u o i e s tima to r i h a n n o c e r to g ià c o n f id e n z a , e c h e s ta v o lta v ie n e r ic e r c a to c o n a n c o r a p iù s ic u r e z z a e p e r v ic a c ia , p r e n d e n d o
s a ld a me n te le r e d in i d i u n o s tile c h e , a ld ilà
delle note ispirazioni, più o meno lampanti
- f o lk a c id o e p a s to r a le , Ca n te r b u r y, p r o g &
d in to r n i ( c o mp r e s e c e r te c o s e d i c a s a N o s tr a , a s e n tir lu i) , c a n ta u to r a to o ff in g le s e
d e i p r imi ’ 7 0 - , s i r iv e la q u i c o n in c is iv ità
p o s s ib ilme n te ma g g io r e r is p e tto a lle p r o v e p r e c e d e n t i . L’ a r s e n a l e c o n s u e t o d i d r o n i
Hacienda - Loud Is The Night (Alive/
Goodfellas) settembre 2008
Genere: sixties pop
Sono dei “chicanos”, gli Hacienda, e già
d a l n o me lo s i p o te v a i n t u i re . S e s t a t e p e rò
p e n s a n d o a lla tr a d iz io n e ri v i s i t a t a d e i L o s
Lo bo s , s ie te d e l tu tto fu o ri s t ra d a . U n p o ’
meno se la vostra ben allenata memoria in considerazione della provenienza texana,
Sa n A n to n io a e s s e r p re c i s i - s i s p i n g e fi n o
a r ip e s c a r e d a ll’ a r c h iv i o ? & T h e M y s te r ia ns . L e v a te d i c o s to r o l ’i m p e t o g a ra g i s t a
e ma n te n e te la c o llo c a zi o n e s t o ri c a , fa c e n d o
a tte n z io n e a s o s titu ir e i l p ri m o c o n ro b u s te e c o d i Be a c h Bo y s , Z o mb i e s , f i n a n c h e
Be a t le s ( n o n tr a d is c e il t ro t t a re s p e z z a t o i n
Little G ir l e W h e re Th e Wa t e r s Ro a m ). U n a
SA 69
RECENSION
facc e n d a a c o n duzione famigliare, gli Ha ci en d a , d o v e i cugini A b raham Villanue v a ( p i a n o , v o c e) e D an te S chw eb el ( c hita rr a , v o c e ) f a n no comunella coi fratelli del
Vi l la n u e v a J a ime e R en e, rispettivamente
s ezio n e r i t m i c a e anch’essi cantanti. I n ott i m a p a r t e l ì il nocciolo della ques tione e
i l se g r e t o d e l quartetto: l’armonizzazione
d i t u t t i q u e g l i “oooh” e “aaah” che - pur
s e n z a t o c c a r e le vette di bucolica soavità
d ei F l e e t F o x e s - sostengono incursioni c a ll i g ra f i c h e , b e n eseguite e frizzanti qua nto
b a s t a , n e l s o n gbook dei favolosi Sessanta.
Not a t i d a l B l ack Key D an A u erb ac h e da
co s tu i b e n a ssisiti in sede di registraz ione , i
qu att r o a t t i n g ono a piene mani dal c a lde r one d e i r i c o r d i pastello e ne estraggon o a lc une c a r t o l i n e a ff atto disprezzabili; su tutte la
del ic a t a A n o t h er D ay, una H ear Me Cry ing
d al le m o v e n z e fifties soul, la lenta Degree
Of M u rd e r e O fficer, prossime a T he Band
b e n c h é p r i v e del respiro sofferto che fu.
In u t i l e d i r e c he, a differenza degli o r igina l i , t u t t o q u e s t o non smuove di una virgola
i l f i u m e d e l l a Storia. Nondimeno, rende le
g i o r n a t e sp e se a ponderare sulle sorti f utur e
d el “ r o c k ” m eno pallose del solito, f a c e nd o f i l t r a r e d a lla finestra un tim ido r a ggio
d i so l e . S i a p p rossim ano le pagelle de l pr im o q u a d r i m e stre: assegniam o agli Ha c ie nda
“qu a t t r o ” i n o r iginalità e viceversa “ otto” in
v erv e e o n e st à . Il corpo docente presie duto
d al n o st a l g i c o epperò cinico sottoscr itto de ci de p e r l a p r om ozione, benché con f or mula
n o n p r o p r i o p i ena. (6.6/10)
G i a n c a r l o Turr a
Helms Alee – Night Terror (HydraHead,
novembre 2008)
G e n e r e : p o s t - m e ta l
We a re a l o u d rock band, tengono a sottol i n e a r e q u e st i H elm s A lee, trio misto c he si
fa no t a r e p e r c o mpattezza del suono e va r ia b i l i t à d e l l a p roposta. Apparentemente una
c o n t r a d d i z i o n e, ma a scavare nei 10 pezzi
d el l’ e so r d i o N ight Terror troverete un pr oc e d e r e s t r u m e ntale denso, corposo, spesso
n e l l a m i g l i o r tradizione della casa madre,
u n i t o a sf u m a ture che ne sgrezzano la pr op o s t a c o n n o t a ndo il suono di Hoz, Ben &
Dan a d i r i f e r i m enti m olto più ampi d i que lli
c h e c i s i p o t r e bbe attendere.
Non solo Me lvins e I sis in f or ma to c o n d e n sato, insomma, ma anche stralci n o i s e - r o c k ,
r e minisc e nz e industr ia l, molto g r u n g e – r ie c he ggia a volte una sor ta di Alice I n Ch a in s
revisited in maniera essenziale – e , n o v i t à ,
voc i ( a nc he f e mminili) c he non s i a p p ia ttisc ono sugli sta nda r d de l ge n e r e n e o /n u /
post-metal ma indagano atmosf e r e e c l i m i
qua si da e the re al di a mbito 4AD .
Pr e nde te A Ne w Roll. Pa r te a ggr e s s iv a e g r igia come da regolamento; la v o c e a m e t à
tr a il plumbe o gr ido se nz a spe ra n z a e c e r te
spir a li sogna nti; a ll’ e sa tta me tà l’ a tmo s f e r a
c a mbia r a dic a lme nte : un a r pe gg io s o g n a n te
e d e te r e o spa la nc a la por ta pe r la e s ta tic a
voc e di Da na , tota lme nte dr e a min g in c h ia ve 4AD. Una te nde nz a que sta d e llo s c o n volgime nto de l c a none c he r ie m e rg e s p e s s o
ne lle 10 tr a c c e de ll’ a lbum. Non u n c a p o la vor o, ma una pia c e vole sor pr e sa. ( 6 . 5 /1 0 )
Stefano Pifferi
Her Space Holiday - XOXO, Panda And The
New Kid Revival (Wichita / Cooperative
Music, 21 novembre 2008
genere: indie pop, songwriter
M arc Bianc hi è il c la ssic o po p p e tta r o d a
c a me r e tta , a r tigia no de l DI Y, f ab b r ic a n te d i
squisiti confetti di indie pop c a n t a u t o r a l e .
Nerd occhialuto come iconograf i a c o m a n d a ,
sforna dischi dal ’96 sotto il m o n i k e r H e r
Spa c e Holida y, e ne gli a nni si è in g r a z ia to que lli de lla Sa ddle Cr e e k ( Br ig h t E y e s e
Fa int) , Xiu Xiu e A m e r ic an Analog Set grazie alle doti di remixer. Un po’ alla Casiotone
For The Painfully Alone, il suo era stato un
affare prettamente a base di laptop, sample e
tastierine, fino a questo XOXO, Panda And
The New Kid Revival che lo porta nei territori della musica “suonata” (che brutta parola,
ma rende l’idea) a partire dalla programmatica The New Kid Revival, omaggio a quelli
che sembrano essere i suoi modelli di songwriting, R.E.M. (nell’arrangiamento), Daniel Johnston e soprattutto Conor Oberst. Si
varia, certo, anche se sulle coordinate simili:
The Truth Hurts So This Should Be Painless
e The Year In Review sconfinano nella giocattolosità di The Boy Least Likely To, No
More Good Ideas e Four Tapping Shoes And
A Kiss distorcono sul garage-glam, come la
bolaniana Sleepy Tigers. La piccola gem-
HIgHLIgHT
Luigi Turra+Fourm – Meditation Space (White_Line Edition, 2008)
G e n e r e : s c u lt u r e s o n o r e
A n i m e a ff i n i , q u e l l e d i L u i g i Tu r r a e B a r r y
G.Nichols (in arte Fourm), anime dotate di una
s e n s ib ilità s o n o r a c h e s i r if le tte n e lla n u o v a u s c ita p e r la W h ite _ L in e E d itio n s M e dit a t io n Spa c e ,
e la s e r ie A r c h is o n ic s . U n ’ a lle a n z a a r tis tic a c h e
s i f a p o r t a v o c e d e l p r o g e t t o p a r i g i n o d i Ta d a o
Ando - Meditation Space -, ritagliando volute di
f ie ld - r e c o r d in g s u c c e s s iv a me n te r ie la b o r a ti, in c r e s p a tu r e s o ttili, p u lv is c o li, d is s o lv e n z e e d ila ta z io n i. D u e c h ia v i d i le ttu r a p e r u n a v ib r a n te
e s s e n z ia lità s p a z ia le , s o n o r e d e lic a te z z e in c h ia r o - s c u r o c h e l e g a n o p e rf e tta me n te il p e r c o r s o d ’ a c c e s s o e s te r n o /in te r n o , e v id e n z ia n do q u a s i v i s i v a me n te la f is ic ità s c u lto r e a d e ll’ a r c h ite ttu r a . U n o s p a z io ta n t o e rm e t i c o
quanto ascetico, in cui la natura si specchia, impressa tangibilmente nelle
stemperate identità dai tratti leggibili, per poi fratturarsi, spogliandosi
delle proprie evidenti materialità con il puro obiettivo di dar voce a quel
s i l e n z i o , t a n t o r i c e r c a t o d a A n d o , q u a n t o d a Tu r r a e F o u r m . U n s i l e n z i o
q u a s i mo n a c a le , q u e llo in s e g u ito d a i d u e , tr a in te llig e n ti r id u z i o n i s m i e d
a t t e n t e l e t t u r e d e l “ l u o g o ” , a s o t t o l i n e a r e a n c o r a u n a v o l t a l ’ a ff a s c i n a n t e
le g a me d e lla p la s tic ità s o n o r a e d a r ic o r d a r e c h e “ . . n e llo s p az i o e s t re m o
n o n p u o i p o r ta r e le p e r c u s s io n i, p o r ti la tu a me n te ” ( A . Ru s s e l l ). (7 . 5 / 1 0 )
S a r a Br a c c o
ma del caso è però The World Will Deem Us
Dangerous, chitarre pizzicate, banjo, organetto, percussioni improvvisate, coretti approssimativi, atmosfera da albero di Natale
alla Eels (come in My Crooked Crown). La
sostanza difatti è proprio quella: canzoni
intese come quelle piccole cosucce fatte a
mano che mostri timido agli amici, e che raccontano di te meglio di ogni altra cosa. Che
poi basterebbe l’incipit di The World Will…:
“don’t ever grow up kid”, dice Bianchi a se
stesso. Più chiaro di così . (6 . 8 /1 0 )
A n t o n i o P ug l i a
High Places – Self Titled (Thrill Jockey,
novembre 2008)
Genere: electro-pop ethereal
D o p o u n a s e r ie d i r e le a s e in f o r ma to min o r e c h e a v e v a n o f a tto c r e s c e r e a d is mis u -
ra l’hype intorno a questo duo d’adozione
n e w y o r c h e s e – te s timo n i a t o a n c h e d a l l a n o s tra indagine sullo Smell sound di un paio
di mesi addietro –ecco arrivare finalmente
l’esordio ufficiale. Non la prima prova lunga a dir la verità, visto che 03/07 – 09/07
raccoglieva molti dei pezzi sparsi tra compilation e 7 pollici, ma questo omonimo racchiude in sé tutti i crismi del debut album.
In primo luogo la freschezza e l’incoscienza
nel proporre 10 gemme lunari e aliene di pop
elettronico che vive di decostruzioni glitch e
quartomondismo infantile lontano da qualsivoglia riferimento contemporaneo. Act unico quello formato dalle stramberie sonore di
Robert Barber e dalla voce eterea e squassata di Mary Pearson; capace di far convivere le Hawaii con i Kraftwerk, i Dead Can
Dance meno rarefatti col glitch-pop, influssi
SA 71
RECENSION
gamelan e tribalismi synthetici. Ottimo esordio capace di condensare universi differenti in microsuite da 2, 3 minuti al massimo.
(7 . 2 / 1 0 )
Stefano Pifferi
Hush Arbors - Self Titled (Ecstatic
Peace!, 21 ottobre 2008)
Genere: psych folk
Dal sacro termovalorizzatore ecco sprigionarsi energia rinnovata, previa combustione
di allucinazioni sixties (i Byrds più acidi, il
primo sfrigolante Neil Young) tra fiammelle
para-noise (una fregola balsana che potresti
addirittura dire Beta Band) attizzate da soavi sventagliamenti psych-folk (una più che
trepida irrequietezza Kaukonen). E la voce,
quella voce che aleggia come una fatamorgana sulla cresta del falò, immancabilmente
younghiana però come in bilico tra incanti
rappresi Jim O’Rourke e squinternata agnizione Daniel Johnston. Il sacerdote di tanto
sincretistico e revivalista cerimoniale è Hush
Arbors (così si chiamavano - guarda caso
- i luoghi di culto clandestini degli schiavi
d’America), al secolo Keith Wood, alle spalle già qualche titolo in proprio tra mini e
album veri e propri, più qualche intrigante
collaborazione con Six Organs Of Admittance e Wooden Wand. Il presente esordio
per Ecstatic Peace!, l’etichetta fondata da
Thurston Moore, convince per diversi motivi, principalmente perché da ogni nota esala la fede nelle capacità evocative di questa
messinscena, cui Keith si presta totalmente,
senza cedimenti lungo tutto il programma,
quasi fosse precipitato in un altroquando parallelo al reale, da cui lo osserviamo come si
fa con gli acquari. Tra la cavalcata di Gone (i
Crazy Horse strattonati dagli Steppenwolf?),
il raga esagitato di Follow Closely (riffettini ossessivi e assolo lancinante) e l’accorata
Bless You (un Bert Jansch spolverato di benzedrina) si consumano i ragguardevoli apici
compositivi di un disco decisamente buono.
(7 . 1 /1 0 )
Stefano Solventi
Jersey – Itinerary (Ponyrec/Goodfellas,
10 ottobre 2008)
Genere: indietronica
Q u e s t o s e c o n do album dei Jersey nasce
come colonna sonora per un do c u m e n t a r i o
che verrà trasmesso in German i a n e l 2 0 0 9 .
E proprio la componente cinem a t i c a è c i ò
c he diff e r e nz ia positiva me nte I tin e r a r y d a lle a ltr e pubblic a z ioni c he si pe r d o n o a n o nima me nte in que l ma r e ma gnu m in d ie tr o nico. Non che i teutonici Jers e y r i s u l t i n o
or igina li oltr e modo, ma pr opr io q u e lla lo r o
malinconica linearità evoca una d e l l e b a n d
c he me glio si e r a c ontr a ddistin ta a c a v a llo
del Duemila nel medesimo amb i t o s o n o r o ,
i Contriva. E non è un caso ch e p r o p r i o i l
berlinese Max Punktezahl sia p r o t a g o n i s t a
di e ntr a mbi i pr oge tti. L’ unic a s o s ta n z ia le
diff e r e nz a r isie de ne ll’ a ggiunta d e lla v o c e :
il suo mai troppo invasivo al t e r n a r s i t r a
ma sc hile e f e mminile va a d a dag ia r s i s o mmessamente sulle suggestive e n o s t a l g i c h e
pa r titur e str ume nta li. Un dila tato in c o n tr o
c ine ma tic o tr a Notwist, Kings O f Co n v e nience e i primi Lali Puna, che s i s u b l i m a
pregevolmente in canzoni come Ta l k i n g To
Myse lf , Da r kline e ne lla c r e pus c o la r e Sh o e shine . I Je r se y f ilma no in digita le le in te rmitte nz e de ll’ ” itine r a r io” , c a ttu r a n d o le in
dieci episodi di passaggio. In t u t t i i s e n s i .
( 6.5/10)
Andrea Provinciali
Jesse Malin – Mercury Retrograde:
Live In New York City (One Little Indian /
Goodfellas, 00 xxxx 2008)
G e n e r e : US r o c k
Se c ’ è una c osa c he non ma nc a a J e s s e M a lin è l’ impe gno. Che poi lo usi p e r ma s c h e rare la mancanza di originalità è t u t t ’ a l t r o
discorso e, qualora ciò rappres e n t a s s e u n a
c olpa , dovr e mmo r otta ma r e il 50 % d e lle n o str e c olle z ioni di disc hi. Ci guar d ia mo b e n e
da l f a r lo pe r un’ ottima r a gione: s e p e n n a e
gusto nel vestirla ci sono, non p u o i e s i m e r t i
dall’apprezzare - finanche amar e - a r t i s t i d i
sc a r sa “ or igina lità ” . Pe r ò: r e c ita v a d a p u n k
costui un decennio fa, per poi s a l t a r e n e l
nuovo mille nnio sullo str a c olmo v a g o n e d e i
songwr ite r s a me r ic a ni, da l qua le è p iù v o lte
c a duto pe r de bole z z a de lla pr e s a . Pa s s a b ili
inf a tti i disc hi, tutta via pr ivi de lla z a mp a ta
che li elevi sopra una mediocri t à b e n p o c o
a ur e a e la pr of usione di ste r e otip i. Ci s e n ti
un po’ c hiunque , da l Boss a i So ul A s y lum
pa ssa ndo pe r John Cougar e se n z a ma i d a v -
v e r o a s c o lta r e J e s s e . Co lp a d i a r r a n g ia me n ti b o ls i e p e n n a b a n a le , ma i r e d e n ti d a u n a
v o c e in d o le n te p r o s s ima a J a g g e r ma s e n z a
p a th o s n é p r o f o n d ità . E p p u r e , c o n q u e s to a lb u m/r e g a lo a i f a n r e g is tr a to a l n e w y o r c h e s e
M e r c u r y L o u n g e lo s c o r s o d ic e mb r e , a tr a tti lo d ic i p r e s e n te e a tte n to a c o mu n ic a r e ,
c h ia c c h ie r a te e a n e d d o ti a p a r te : s a r à l’ a r ia
d i c a s a e d i f e s ta , la d ime n s io n e p iù r a c c o lta
o la strumentazione contenuta, fatto è che il
r a g a z z o in f ila a lc u n e c o s e n o n ma le . Su tu tte
il c o u n tr y - f o lk H ig h Lo n e s o m e e la b a lla ta
me tr o p o lita n a tr a f itta d ’ a r c h i A fte r m a th ; la
me s ta H o te l Co lu m b ia e g li Sto n e s a n n i ’ 7 0
e v o c a ti d a Cig a re tte s & Vio le ts ; u n ’ in te n s a B ro k e n R a d io c o mp o s ta c o n Spr ing s t e e n e q u e lla We n d y d a i m m a g i n a r s i o p e r a d i
ip o te tic i R e pla c e m e nt s “ u n p lu g g e d ” . Pe r ò ,
sarebbe Malin se non tenesse fede alla sua
in c o mp iu te z z a ? A p p u n to : e c c o lo in c ia mp a r e in u n ’ a n e mic a H e lp le s s (N e il Yo ung ,
ovviamente: ripresa dal Re Inkiostro un
v e n te n n io f a c o n b e l a ltr o p ig lio ) , in a lc u n i
c a li d i to n o e s o p r a ttu tto n e l p u g n o d i b r a ni registrati in studio che, in coda al disco,
mo s tr a n o i d if e tti d i s e mp r e ( s p e c ie q u a n d o
ma s s a c r a n o c la s s ic i c o me La d y F ro m B a ltim o re e F a ir y ta le O f Ne w Yo r k … ) . J e s s e ,
bastardo che non sei altro, quasi mi avevi
c o n v in to . Ch e ti c o s ta v a te n e r d u r o s in o in
f o n d o ? ( 6 . 5 /1 0 )
G i a n c a r l o Turr a
Jet Set Roger And The Reindeers – It’s
Christmas In The Jet Set (Snowdonia,
dicembre 2008)
Genere: carols
G o d R e s t Ye M e r r y, G n tle m a n è q u a lc o sa che non ci saremmo aspettati; una sorta
di madrigale; anzi una “Christmas Carol”,
c io è u n o s c h e r z e tto n a ta liz io c h e s i r if à a lla
tradizione inglese e gallese tra il XIV e il
X V I s e c o lo – in c u i le c a r o ls e r a n o d a n z e a
cerchio, quindi non propriamente canzoni;
c o mu n q u e u n g io c o s u u n a tr a d iz io n e “ a ltra” da noi che però fa venire in mente il
D e A ndr è d i J o rd i. I n e ff e tti J e t Se t R o g e r
è u n b iz z a r r o e s e mp io d i mè la n g e c u ltu r a le ; è n a to a L o n d r a ma v iv e a Br e s c ia , d o v e
d a d ie c i a n n i in o c c a s io n e d e lle f e s te c o ma n d a te d i f in e a n n o me tte in s c e n a q u e s to
p ic c o lo c a b a r e t c h ia ma to I t ’s C h r i s t m a s I n
T he J e t Se t; i l c h e c o m p o r t e r e b b e u n p a i o
d i p o s s ib ilità d i g iu d iz i o . D a u n l a t o i n fa t ti potremmo liquidare questo esperimento
come semplicemente posticcio; dall’altro
c o me in te r e s s a n te e s e m p i o d i i m p o rt a z i o n e
s o f is tic a ta e a l te mp o s t e s s o p o p o l a re . C h i
s c r iv e s tu p is c e s e s te s so q u a n d o a p p o g g i a l a
s e c o n d a o p in io n e ; J e t S e t R o g e r h a l ’a b i l i t à
d i tr o v a r s i u n a s ta tu r a c re d i b i l e d a u n l a t o e
giocosa, semiseria dall’altro. Il pianoforte
d i I ’ ll B e H o m e F o r Ch r i s t m a s c o g l i e u n i m maginario di genere, ma anche di luoghi, di
s itu a z io n i lo n ta n e , d a ll o s w i n g a l l a C ro s b y
a f u mo s i in te r n i p o p o la n i ; h a l ’e s p re s s i v i t à
d e g li a c c o mp a g n a me n ti m u s i c a l i d i u n fi l m
mu to d i K e a to n . E h a la c a p a c i t à d i fa rc i p re o c c u p a r e c o n u n g r u z zo l o d i n o t e d i J i n g l e
B e lls a ll’ in iz io d i I t ’s B e e i n g To L o o k A L o t
Lik e Ch r is tm a s , c h e p o i v i ra v e rs o q u a l c o s a
c h e c i f a d ime n tic a r e q u e l g o ffo t e n t a t i v o ;
e p p u r e c o s ì f a c e n d o c o s t ri n g e n d o c i a c o n s i d e r a r e la p r e s e n z a u n te m p o m e n o c o n n o t a t a
a n c h e d i q u e lla e le me n t a re m e l o d i a . O v v i a mente qui non discutiamo del Natale, della
p r o n te z z a d i u s c ita d e l d i s c o , d e l l a n o i a c h e
u n ’ o p e r a z io n e ta le n o r m a l m e n t e s u s c i t a ; m a
dell’agilità con cui si fa un passo indietro
c o n la d is in v o ltu r a d i u n fo l l e t t o c h e s a l t e l la sui tasti del piano, e apre un braccio in
u n g e s to te a tr a le a mo s t ra re p a rt e d e l p ro p r io mo n d o . I n s o mma, l o a m m e t t i a m o , c i
h a i c o n v in to , Ro g e r. “ R o g e r? ” .
(6 . 8 /1 0 )
G a sp a r e C a l i r i
Jonas Reinhardt – Self Titled (Kranky /
Goodfellas, 10 novembre 2008)
Genere: kraut-rock
I l d is c o d i J o n a s Re in h a rd t è u n l a v o ro d ’a l tr i te mp i. E u r o c e n tr ic o e n o v e c e n t e s c o , v i sionario e cosmico. Krauto.Californiano
a l l a p a r i d e l l ’ a m i c o A l e x i s G e o rg o p o u l o s
(The Arp), Reinhardt approda alla Kranky
e l a rg e n d o m a s s i m e g i à n o t e a i s e g u a c i d e l
rock tedesco - come all’epoca Can e Klaus
Sh u lz e , a n c h e il N o s tr o d e fi n i s c e l a s u a m u sica “un dialogo tra uomo e macchina” – e
una vena compositiva debitrice, appunto,
a i te u to n ic i d e i ‘ 6 0 /7 0 . U n o s p i ri t o re a z i o nario a partire dalla strumentazione (solo
s y n th a n a lo g ic i) e c h e s i ri fl e t t e n e l l e t re d i c i t r a c c e d i q u e s t o d e b u t t o . Ly r e O f D a v i d
SA 73
RECENSION
HIgHLIgHT
Kaiser Chiefs – Off With Their Heads
(Universal, 20 ottobre 2008)
Musica per bambini – Dio contro diavolo (Trovarobato / Audioglobe,
4 novembre 2008)
Genere: surreale
I n c r o cio im probabile tra Elio e le stor ie te se ,
M i k e Patton, elettropop polve r iz z a to, de lir a nti
t a g l i e cuci, ma anche melodia, hardcore, musica
m e d i e vale, alterazioni sinte tic he , pa r e nte si r e c i t a t e . In un’opera che è un concept – ma come
l o a v r ebbero scritto i Monty Python - sui se tte
p e c c a ti capitali. D ietro a tu tto c ’ è Ma nue l Bong i o r n i , mente geniale al servizio di un progetto
- i d e o logico, prima che musicale - arrivato alla
q u a r t a puntata senza nem m eno una r uga , a la vor a r e d i laptop, cesure e loop per dar vita a un fluire isterico e dissacra n t e .
U n o n d a lunga che tutto travolge e tutto r iduc e a br a nde lli, in pr imis gr a z ie
a u n a musica form almente ric c hissima , impr e ve dibile , inse nsibile a lla c o e r e n z a di genere, e poi con liriche ficcanti quanto ironiche, splendide ne l l a
l o r o p erfezione metrica ma anche lucide nel sostanziare una parte ritm i c a
v o l u t amente a singhiozzo. Tr a ir a c ondi e golosi, supe r bi e lussur iosi, a v a r i , i n vidiosi e profeti dell’a c c idia , si r ide di gusto sull’ e le ttr onic a di Co s e
d a n o n fare al gatto, ci si imbatte in una Il canto del bidone a metà str a d a
t r a p u nk e Marco Carena, si scivola su una Morto Vivo che cita i carto o n s
g i a p p o nesi e finisce per dive nta r e un me ta l a ff ila tissimo, si c a ntic ch ia
se n z a soluzione di continuità sui c la ssic ismi a nf e ta minic i de lla title - tr ac k .
C’ è q u asi da perdersi nei cunic oli poc o illumina ti di que sto Dio c ontr o d ia v o l o . Di certo se ne esce ubriachi e storditi, soddisfatti e divertiti, con s c i
d i a v e r assistito a una rapp r e se nta z ione de i te mpi mode r ni in c hia ve s u rr e a l e come a un’enorme scherzo goliardico di qualche teatrante. Riusc i t o ,
e s t r e mamente serio, costruito su originalissimi giochi di parole e cap a c e
d i c r e a re dipendenza già dal pr imo minuto. ( 7.6/10)
F a b r i z i o Z a mp i g h i
Genere: post-punk brit indie rock
I te mp i d i E v e r y d a y I Lo v e Yo u Le s s A n d
Le s s s o n f in iti. E s e in q u e s to 2 0 0 8 i v e c c h i
Oa s is n o n mo lla n o e r ito r n a n o c o n u n a lb u m
c h e c i f a a n c o r a p a r la r e e s o g n a r e s u ll’ o n da brit, è dura per gli emuli riconfermare
u n ’ id e n tità a l d i f u o r i d e lla mo d a p a s s e g g e r a . A l te r z o a lb u m i K a is e r s o n o s o lo u n r ic o r d o d e lla s ta g io n e n u - r a v e ? Q u e l p e r io d o
è e ff e ttiv a me n te s c o mp a r s o o s ta r in a s c e n d o
nel versante dei remix (vedi la nuova onda
francese)?
Potrebbe essere anche solo un bel ricordo,
ma con questo terzo disco, che nella prima
s e ttima n a d o p o l’ u s c ita h a s b a n c a to la c la s s if ic a in g le s e , il q u in te tto d i L e e d s r ic o n f e r m a d i p o t e r s o p r a v v i v e r e n o n a ff o g a n d o
n e l ma r e d e lla me d io c r ità . I s in g o li p r o n ti a l tr a tta me n to e le ttr ic o s o n o la f r a n z f e rd in ia n a Ne v e r M is s A B e a t ( c u i p a r te c ip a n o L i l y A l l e n e t r e m e m b r i d e i N e w Yo u n g
Pony Club), e la synthetica e decisamente
s u p e r io r e Yo u Wa n t H is to r y ( in o d o r e d i p r o gressività a la Late Of The Pier). Ci sono
p o i la s o lita b a lla d ( c a r in o il b lu e s à la Ba u s te lle d i To m a to I n Th e R a in ) e q u a lc h e a ltr o p e z z o p e r g g io v a n i c h e v o g lio n o r e s ta r e
g g io v a n i ( e mb le ma tic o il v e r s o ‘ it’s c o o l to
know nothing’).
N ie n te d i n u o v o . Si p u ò a s c o lta r e s e n z a imp e g n o , ma g a r i p e r r ic o r d a r e c h e il p o s t- p u n k
non è definitivamente morto, ma che non
d u r e r à a n c o r a mo lto . Co n s u ma r e p r e f e r ib ilme n te e n tr o il 2 0 0 8 . Po i s a r à o b lìo . ( 5 . 5 /1 0 )
M a r c o Br a gg i o n
Kelli Ali – Rocking Horse (One Little
Indian, 2008)
i n au g u r a i l v i aggio alla stregua dei Fr ipp e
En o d i N o P u s syfooting. Modern B y Na tur e ’s R e w a r d è il primo, sentito omaggio ai
corr i e r i c o sm i c i: ritm ica riverberata e c or po
m u t a n t e t r a i F aust di R avvivando e i Cluste r
d i Z u c k e r z e i t . P redomina un suono s a tur o e
s i ni st r o g r a v i do di spleen cosm ico ( la pr im a p a r t e d i Bl ue C utaw ayTore E arth Clinke
c h e m a n d a a memoria le migliori pagine di
Wen d y Ca r l o s), cinem atico com e i Goblin di
Daw n o f t h e D e ad (E very Term inal Eve ning)
o il John Carpenter di Fuga Da N e w Yo r k
( Ta nde m Suns) e ta nge nte a ll’ as s e Clu s te r /
Ha r monia ( How To Adjust Pe op le n o n in v idia nulla ai padri fondatori).
Se i a gli a lbor i de i ‘ 90 il kr a utr o c k v id e n e lla Kr a nky ( e ne lla Too Pur e oltr e o c e a n o ) la
sua rinascita, oggi grazie a Jona s R e i n h a r d t ,
W hite Ra inbow e Cloudla nd Can y o n il d isc or so pa r e oltr e modo in e sse r e . N e u k o s misc he n kur ie r e übe r a lle s. ( 7.5/10 )
Gianni Avella
Genere: chamber folk pop
G ià v o c a lis t n e g li Sne a ke r P im ps e ic o n a
di una generazione che, a metà degli anni
N o v a n ta , c o n s id e r a v a l’ I n g h ilte r r a tr a u n d e rg r o u n d & m a i n s t r e a m u n c o s t a n t e p u n t o
d i r if e r ime n to , Ke lli A li c i r ip r o v a in s o lita r ia . A p p r o d a ta a lla O n e L ittle I n d ia n n e l
2 0 0 1 , h a a ll’ a ttiv o d u e d is c h i e c o n Ro c k ing Ho r s e s i a v v a le d e lla ma n o , g ià mir a c o lo s a , d i M a x R ic ht e r . Va g a b o n d a r e p e r
g l i S t a t e s , s o p r a t t u t t o d a l l e p a r t i d e l l a We s t
Co a s t, d e v e a v e r le p o r ta to c o n s ig lio , ta n to
d a v o le r te n ta r e u n a v ia d e fi l a t a m e n e p o p a
quel new folk che ha spopolato oltreoceano.
L’ u n i c o p e c c a t o è c he a n z i c h é i m b a t t e r c i
in u n a g io v a n e Br idg et S t. J o h n , c i ri t ro v ia mo q u e s ta v o c in a d i p o c o p e s o , i m m o t i v a ta me n te z u c c h e r o s a , c h e è fo rs e i l m o t i v o p r in c ip a le d e l f a llim e n t o d e l l ’ i m p re s a .
Pe r c h é n o n è n e mme n o l a s c ri t t u ra , a t ra t t i
p iu tto s to g r a d e v o le ( O n e D a y At A Ti m e , i n
c u i r ie c h e g g ia n o , a ll’ u n i s o n o , l a G o l d fr a p p
d e g li e s o r d i e l’ u ltima Fe r n K n i g h t), a s c o r a g g ia r e l’ a s c o lto r ip e t u t o . E’ t u t t o c i ò c h e
c ’ è d ie tr o e n o n s i c o s t ru i s c e i n u n a s o fi s t i c a ta s a la d i r ip r e s a , a m a n c a re . La p ro d u z i o n e , p e r f e tta , s e mb r a u s c i t a d a u n l a b o ra t o r io d i s a mp le f o lk s ix ti e s o ri e n t e d . R i c h te r
conosce a menadito la ricetta per ricreare il
s u o n o d e l f lu tto c h e sb a t t e s u l l a s c o g l i e ra
( g li a r c h i e il c la v ic e mb a l o i n T h e S a v a g e s ) ,
ma f o r s e s ia mo u n p o ’ s t a n c h i d i q u e s t i i m s e g n i, le imma g in i- s e g n o , c o m e l e c h i a m a v a
Pa s o lin i. E a llo r a q u e l l o c h e v o l e v a e s s e re
un doppio pop di quel manuale folk che fu
L o o k a f te r ing d i Va s ht i B u n y a n , n e ri m a n e
u n a s e mp lic e c o p ia , d el l a c u i d u b b i a s i n c e rità poco importa, visti gli esiti. 7 e mezzo
a R ic ht e r e 6 a le i. ( 6 .5 / 1 0 )
Fr a n c e s c a M a r o n g i u
Kelli Ali - Rocking Horse (One Little
Indian, 24 novembre 2008)
Genere: folk pop
Q u a n d o s i d ic e v o lta r e p a g i n a : u n a l b u m i n te r o d i K e lli A li e d i b at t e ri a n e a n c h e l ’o m b r a , n é a n a lo g ic a n é d ig i t a l e , a l p i ù q u a l c h e
timp a n o e u n a s p o lv e r a t a d i t a m b u re l l i . P ro p r io c o s ì: c o l te r z o la v o ro i n p ro p ri o d o p o
la d ip a r tita d a g li Sne a k e r Pi mp s l a g ri n t o s a
v o c a lis t s c e g lie d i c o n v o g l i a re l ’e s t ro v e rs o
tu tt’ a ltr e r iv e s tilis tic h e . U n fo l k m a d re p e rla c e o , d e n s o , p a s to r a le , s o t t i l m e n t e l i s e rg i c o , f a tto d i a r p e g g i r ap p re s i d i c h i t a rra e
p ia n o , ta s tie r e s o ff ic i e v e t ro s e , fl a u t i e c l a v ic e mb a li, a r c h i a s b u ffi e v o l u t e . Li b e ri d i
n o n c r e d e r c i, ma a d e s e m p i o i n S e p t e m b e r
S k y s e mb r a u n a Va s ht i B u n y a n - n o n a c a s o
c’è Max Richter in cabina di produzione d e d ita a l v e r b o R e d H o u s e Pa i n te r s , m e n tr e n e lla b e lla F lo we r s t ’i m m a g i n i u n a m u s a
ib r id a I s o be l C a m pbe l l -G o l d fr a p p l a n g u i d a me n te p r o s tr a ta a i p i e d i d e l fa m o s o a l b e r o d a f r u tto d i N ic k D r a k e .
SA 75
RECENSION
Tal o r a se n t i n eanche troppo in filigr a na una
cert a f a c i l i t à d ’approccio, un acconte nta rs i d i s c h e m i melodici accomodanti , oserei
d i r e p o p , c h e d’altro canto rendono fresco
i l su s s e g u i r s i di situazioni madrigalesche
(v ed i l a q u a si strumentale T he K iss ) , me nt r e l a v o c e d i Kelli si gioca la credibilità
c o n f i a b e s c a innocenza, portandosi a casa
u n r i s u l t a t o o norevole. Cui contribuiscono
n o n p o c o g l i a zzardi dark para-D irty Thre e
d el la t i t l e t r a c k (corde di violino assa ta na te
s u b r u m e e l e t t riche) ed il m esmerico inc a nt o d i O n e D a y A t A Tim e, col suo d istillato
d i e l e t t r o n i c h e e corde non sai bene qua nto
ang e l i c o o d i a bolico.
S enz a l a g r a n dezza né la pesante z z a di
u n a J o a n n a N ew som, un disco riuscito.
(7 . 0 /1 0 )
Stefano Solventi
The Killers – Day & Age (Island, 21
novembre 2008)
G e n e r e : p o s t - g l a m US r o c k
Terz o a l b u m ( senza contare la raccolta di Bs i de s S a w d u st dell’anno scorso) per la ba nd
d i L a s Ve g a s. G li ingredienti sono il solit o r o c k p r o g r essivo americano synt h based
( g l i 8 0 d e l B oss, tanto per dire un nome),
u n a st r i z z a t i n a al glam (Mik a?) e qua lc h e c o n c e s s i o ne alle estetiche nu-camp dei
MGM T. P e r l a band di Brandon Flowers è
g i à d a u n p e z z o che non si sente più la c a r ic a
d e l l ’ e s o r d i o , anche se dietro alle leccate e
ai l u st r i n i c ’ è ancora la capacità di pr odur r e
s i n g o l i e r i t o r nelli superpop, cose che non ti
ri es c i a l e v a r e dalla m ente (‘A re w e huma n
o r a r e w e d a n c ers?’), distillati di semplic ità
e co r e t t i ‘ o h o h oh’. N on m ancano le c a dute
d i s t i l e i m b a r azzanti (una per tutte la postM use A D u st l a nd F airytale), ma sappiamo
che c o m m e r c i a lm ente D ay & A ge sba nc he rà. P e c c a t o c h e non lasci il segno. S pe r ia mo
n e l q u a r t o a l b um per il classico. Non solo
d a p a sse r e l l a . ( 5.0/10)
M a r c o Br a gg i o n
Koen Holtkamp – Field Rituals (Type,
2008)
Genere: ambient drone, field recordings &
co, co, co.
Yo u M e a n T h e World To Me è un gradevole
d ro n e c a u st i c o che dura poco più di qua t-
tro minuti. Se il disco fosse stat o t u t t o c o s ì
e opportunamente ridotto ad un s o b r i o e p ,
a vr e i r ima nda to a l pr ossimo la filip p ic a c h e
segue. E invece qui s’è voluto e c c e d e r e l à
dove non ve n’era bisogno. Cr e d i a m o c h e
tutti a bbia no, pe r c a r ità , dir itto a f a r u s c ir e i disc hi c he vogliono, c ome , d o v e , q u a n do e nei modi che preferiscon o , ( e s i a m o
nel campo delle ovvietà e quind i m i f e r m o ) .
Però preferiamo non occuparci p i ù d i t a l i
fenomeni di incontinenza mus i c a l e , e s e
Type c ontinue r à su que sta str ad a n o n tr a tteremo più (almeno per ciò ch e c o n c e r n e
la sottosc r itta ) le usc ite di que s t’ e tic h e tta .
De lla qua le si è a ma ta la novità c h e r a p p r e se nta va e tutto c iò c he l’ osmos i c o n te n u to contenitore, richiamava. Se la K r a n k y ( v e d i
r e c e nsione de ll’ ultimo Windy & C a r l) s ta
e va por a ndo e r ima ngono in pie d i s o lo q u e lle
poche rocce millenarie che han n o s e g n a t o
un decennio (non senza mostra r e s e g n i d i
sta nc he z z a ) , la Type non è da me n o , e s s e n d o
pa r tita da gli ste ssi pr e supposti (u n a v ia n o rdeuropea e di seconda generazi o n e r i s p e t t o
a qua nto iniz ia to a suo te mpo in q u e l d i Ch icago) con in più l’ aggravante d i n o n a v e r
mai agito in grande (vedi manc a n z a d i l i v e
set proponibili, salvo rarissimi c a s i ) , f o r s e
solo pe r la ma nc a nz a di un humu s s u ff ic ie n te me nte f e r tile a c ui a ttinge r e . Ty p e h a d ir itto a dive nir e un c ulto pe r le g e n e r a z io n i a
ve nir e , non a una le nta de c a de nz a . Q u in d i o
c hiude o si sbila nc ia a f a vor e d i u n s a lto d i
qua lità , c he è qua nto di me glio le a u g u r ia mo. A ta l pr oposito, sa r e bbe d’ a iu to c e n s u rare l’ uso di field recordings e d e l a y p e r,
c he ssò, un pa io d’ a nni. ( 6.0/10)
Fr a n c e s c a M a r o n g i u
Last Step – 1961 (Planet Mu, Dicembre
2008)
Genere: eclectstep
Sotto il moniker Last Step si c e l a u n o d e i
c a mpioni de l dr um’ n’ ba ss di se m p r e . A a r o n
Funk o pe r me glio dir e Ve ne t ia n Sna re s . I l
c a mbio d’ ide ntità punta a lla c o n ta min a z io ne tra i mondi dell’electronica i n t e l l i g e n t e
( c ome si dic e va ne gli a nni 90) e o v v ia me n te con il mondo ‘step. Se molt i p r o d u t t o r i
e music isti sta nno r a sc hia ndo il b a r ile d e l
suono che ha segnato la Londr a d i q u e s t i
ultimi c inque a nni, in que sto dis c o ( s e c o n d o
d o p o il d e b u tto o mo n imo d e llo s c o r s o a n n o )
il b u o n A a r o n te n ta la c a r ta d e ll’ e te r o g e n e ità, ripescando le lezioni di maestri illustri
c o me il s e mp r e v e r d e A p h e x Tw in d e l p e r io d o A n a lo r d o l’ ip e r p r o lif ic o L u k e Vib e r t. E
c o me p e r i p a d r in i d e lla Wa r p , la me s c o la n z a p o r ta a lla ‘ d e f in iz io n e d i u n s u o n o in d e f in ib ile ’ , u n a c a v a lc a ta a ttr a v e r s o i mo n d i d ’ n ’ b , s p e e d te c h n o ( 6 1 D is c o d a s b a l l o
p u r o ) , ja z z v is io n a r io c o n q u a lc h e d is to r s io n e 8 0 8 d i s ta mp o Sq u a r e p u s h e r ( H A H A Wa ffle s ) e m a s h - u p a 8 b i t p e r e x b a m b i n i p a ff u t i
s tr a f a tti d i E ( P o r to g h e s e , S o n ic B lu e ) . Po i
s i r imb a lz a s e mp r e tr a s ta n z e c o n o s c iu te : le
solite cose per gente che non degusta i rave,
ma c h e s i la n c ia n e i p r iv é c o n q u a lc h e lu c e
a l n e o n . L a g e n e r a z io n e p o s t- b r e a k b e a t c h e
te n ta d i s ta c c a r s i d a lla n o s ta lg ia 9 0 e p a s s a
in r a s s e g n a il c a ta lo g o d e lle p o s s ib ili a lte rn a tiv e . Po tr e b b e e s s e r e me g lio , ma s i la s c ia
a s c o lta r e . Q u a lc h e b u o n a id e a e ta n ta , tr o p pa tecnica. Esclusivamente per nerd. Oggi
la cameretta non ci basta più. Aspettiamo
a n c o r a il r a v e p e r f e tto . ( 6 . 0 /1 0 )
poranea, se così si può dire. Suonato col
giusto equilibrio di foga e accuratezza (quel
v io lo n c e llo e q u e i c o r i c h e i m p re z i o s i s c o n o
c o n d is c r e z io n e ) , b e n c a n t a t o d a u n G i o rg i o
Consoli non pot e n t e m a e s p re s sivo e mai banale,
i l p ro g ra m m a a z z e c c a fo rs e i m o menti più alti con
Ta n g o Fl u v i a l ( i
Perturbazione
c o n u n a fe b b ri cola vaudevilles w i n g ), A c q u a d i
lu n a ( imma g in a te d e i Ca l e x i c o p a r t e n o p e i ) ,
la b a tte n te La F lu te Ma g i q u e (i N o i r D é s i r
in f r e g o la h a r d - g la m) , l a s t ru g g e n t e Ta l i ta Ku m ( i n s e l l a a d u n p i a n o f o r t e b r u m o s o
d e g n o d e ll’ u ltimo N ick C a v e ) e l ’ i n i z i a l e
B a lo c c h i ( u n a p e n s o s a m a l i n c o n i a M a s s i mo
Vo lum e ) . Te n e r l i d ’ o c c h i o è u n a t t o d o v u t o .
( 7 . 2 /1 0 )
Stefano Solventi
M a r c o Br a gg i o n
Leitmotiv - L’Audace Bianco Sporca il
Resto (La Fabbrica, ottobre 2008)
Genere: cros sover/folk
I n c o n tr a mmo q u e s to q u a r te tto s a le n tin o
g r a z ie a Sa f a r à , d e m o d e l 2 0 0 5 c h e c i c o l p ì
g r a z ie a lla p o lie d r ic ità ir r e q u ie ta e a p p a s s io n a ta , u n a b u r r a s c a r o c k n e l me d ite r r a n e o ,
e s o tis mi e tr e p id a z io n i n e l c ie lo d ’ A lb io n e ,
wave strattonata swing come se piovessero
rane dal cielo. Nel frattempo, i Leitmotiv
s o n o d iv e n ta ti u n q u in te tto ( c ’ è u n a c h ita rr a in p iù ) e h a n n o b e n p e n s a to d i s c e g lie r e
q u a li c o mp a g n i d ’ a v v e n tu r a u n p r o d u tto r e c o m e A m e r i g o Ve r a r d i e u n t e c n i c o d e l
s u o n o c o me M a u r ic e A n d ilo r o . I n s o mma , le
p r e me s s e p e r u n b u o n d is c o d ’ e s o r d io c ’ e r a n o tu tte , e in f a tti: L’ a u d a c e b i a n c o s p o r c a
il r e s to è u n b u o n d is c o .
Ch e ti s p ia z z a p e z z o d o p o p e z z o , s p o s ta n d o
le c o o r d in a te lin g u is tic h e ( ita lia n o , f r a n c e s e , in g le s e , s p a g n o lo , n a p o le ta n o , p u g lie s e . . . ) e f o r ma li ( u n r o c k c h e tr a s f ig u ra etno-folk, wave, blues, chanson, swing,
h ip - h o p . . . ) . Se d ic i s ta z io n i d i u n p e r c o r s o
in te n s o e f e b b r ile a ttr a v e r s o i tr a v a g li a mo r o s i e s o c io e s is te n z ia li d e ll’ a n ima c o n te m-
Le-Li – Music Is Not For Grownups EP
(Garrincha Dischi, ottobre 2008)
Genere: pop
Saremo forse degli inguaribili mammoni
– come ci dipingono all’estero – o magari
degli impenitenti sdolcinati. Fatto sta che
nel suonare – e nello scrivere – certo pop
sussurrato, minimale, acustico, femminino,
magari accompagnato da qualche strumento
classico – nel caso specifico, il violoncello
di Jenny Burnazzi dei Comaneci e il violino di Jacopo Ciani –, noi italiani abbiamo
pochi rivali. Come dimostra l’ultimo arrivo
in ordine di tempo nel “club dei musicisti
da camera sconsolati e malinconici”, Le-Li
da Ferrara, in giro da ottobre con Music Is
Not For Grownups della neonata Garrincha
Dischi. Una sorpresa che non è una sorpresa
dal punto di vista dello stile musicale – i già
citati Comaneci fanno decisamente più effetto operando, grossomodo, nello stesso settore – ma che lo diventa da quello dei brani,
parentesi da due minuti e mezzo di durata
media capaci di dischiudere una sensibilità
attraente quanto poetica, nella sua semplicità. Semplicità che nel nostro caso è sinonimo
di chitarra acustica ma anche di archi, perSA 77
RECENSION
HIgHLIgHT
Pane - Tutta la dolcezza ai vermi (Lilium Produzioni / Venus,
settembre 2008)
G e n e r e : a r t / c a n ta u t o r a l e
Re c e n sendo il loro om onimo la vor o de l 2003
e b b i il tipico soprassalto da ferita profonda.
N o n ci voleva molto a capire che quel disco
a u t o p r odotto possedeva a mpie z z a , inte nsit à , u rg enza e astrazione poe tic a non c omuni.
D o p o un lustro di esibizioni e c onse gue nti r ic o n o s cimenti in varie manifestazioni lungo lo
s t i v a l e, i Pane esordiscono ufficialmente per
l a L i l ium Produzioni, e lo fanno con un lavoro
c h e r i lancia le potenzialità e le a spe tta tive c irc a i l q uintetto romano. U na c olle z ioni di c a nz oni c he da pa r lor o r ide f in is c o n o spazi, ambiti e ruolo del cantautorato progressivo italiano, cadu t o
i n d i sgrazia da un bel pezz o pe r ò ma i ve r a me nte e stinto a nz i be n viv o
a n c h e nelle retrovie del cosidde tto indie ( ve di le be lle pr ove di Luxl un a e Su rsumcorda). Merito delle iperboli terrigne nei testi che Claud i o
O r l a n d i interpreta con enfasi a d a lte z z a d’ uomo, a str e tto c onta tto c on la
c o n t e mporaneità (inquietudini, tr e mor i, dile mmi, e sta si, inc ubi) e lont a n i ssi m o dal fatale abbraccio de lla r e tor ic a , c osì c ome de gli a r r a ngia me n t i c h e riarticolano folk, umor i c olti ( r oma ntic ismi De bussy, ir r e quie tez z e B a rtok...) e meditabondi scenari prog, suggerendo costantemente u n a
c o m p l essità risolta a vantaggio di me sse in sc e na c a lde e d e sse nz ia li, p u r
s e m p r e “da camera” ma scevre di supponenza e alterità a gratis. Vengon o
i n m e nte quindi A rea e D e Andr é , c e r ti Door s str e ga ti da i più e te r e i Ta lk
Ta l k , il B attiato delle gravità c a me r istic he in f r e gola CSI. Ma , a l di là
d e l l e coordinate, quello che a vvinc e è la pote nz a de lle tr a c c e , c he si tr a tti
d i o r i g inali (il m acabro languor e di Te stame nto, la str inge nte te nsione d i
F ra n a dolce, il dolce rappr e so minima lismo di Giov anni Drogo, l’ a ma r e z z a rabbiosa di una A bu Graib c he stilla a poc a lisse c ome un r e ta gg io
P r i m o L evi) o di rivisitazio ni ( una Ve drai v e drai oppor tuna me nte a i min i m i term ini, la magnifica Tu non dic i ma i nie nte di Fe r r é ). Tra i più b e i
t i t o l i italiani dell’anno. (7.6 /10)
Stefano Solventi
cussioni e qualche tastiera, fondamentali nel
donare al tutto una certa profondità esaltando
le sfumature della voce. Tra i brani migliori
dell’EP, What’s Going On, Un regalo strano
– piacevole incursione nell’idioma peninsulare – e una Pretty Vacant dei Sex Pistols irriconoscibile quanto efficacie. Una rilettura
c h e s a r e b b e i nteressante far ascoltare – e
c omme nta r e - a nc he a l buon ve c c h io J o h n n y
Rotte n. ( 6.9/10)
F a b r i z i o Z a mp i g h i
Les Fragments de la Nuit – Musique Du
Crepuscule (Equilibrium, 2008)
Genere: cl as sica-contemporanea
I l nottur no, f or ma ta nto c a r a a l X I X s e c o lo ,
d a M o z a r t p a s s a n d o p e r Ch o p in , Fa u r é , p e r
f in ir e a l p iù a ttu a le Sa tie , s i a ttu a liz z a n e lla contemporaneità dell’ensemble francese
Le s F r a g m e nt s de la nuit . Fo r ma z io n e n a ta
n e l 2 0 0 5 p e r in iz ia tiv a M ic h e l Villa r ( p ia n o ) e d i O mb e lin e Ch a r d e s ( v io lin o ) - g io vani compositori di colonne sonore - che,
a fronte della riuscita messa in scena del
lo r o r e p e r to r io mu s ic a le ( d i c o r ti e f ilm) ,
p u b b lic a l’ e s o r d io d is c o g r a f ic o c o n l’ E q u ilib r iu m M u s ic n e lla n u o v a f o r ma z io n e a
c in q u e e le me n ti. Pr o g e tto in s e d ic i tr a c c e ,
M us ique D u C re pus c ule e l a b o r a p a r t i t u r e
c h e c a ttu r a n o to n a lità e ff ime r e , s p o g lia n d o s i d e i c la s s ic i o r p e lli r o ma n tic i, n e g a n d o s i la s tr u g g e n te p u r e z z a d i u n a s e r e n a ta p e r
ic o n iz z a r s i tr a mic r o v a r ia z io n i, min ima lr ip e titiv is mi e d e s s e n z ia lità c o s tr u ttiv e . Ric o n o s c ib ili e r ic o n d u c ib ili f o r me s tilis tic h e
tra Reich e Glass, Riley ed Part, che da
c h ia v i d i le ttu r a d iv e n ta n o f lu e n z e : q u e lla
del quintetto è una scrittura creativa che si
a llo n ta n a d a lla c ita z io n e d ’ a u to r e p e r d e d ic a r s i a lla p u r a a n a lis i d e l c o n te s to , il c r e p u s c o lo . Cr e p u s c o lo d a lla mu te v o le d ia le ttic a
d i f o n d o e d ’ e le me n ti, d a ll’ in c a n ta ta o u v e rtu r e ( E v e il d e s F é e s ) c h e tr a ma d e n s ità s o ttili tr a le a n ime in c is e d i v io lin i e v o c i f a n tasma, per poi immortalare estasiate danze
ma g ic h e n e lle v is c e r a li r o to n d ità d i u n v io lo n c e llo ( La R o n d e D e s F é e s ) . Si te s s o n o
d r a mmi a me z z ’ a r ia n e i lo o p d i p ia n o f o r te e
v o r tic o s e tu r b o le n z e d ’ a r c h i d i E n tre Cie l e t
F e r p e r p o i d is p e n s a r e e s p e r ie n z e tr a s f a rz o s i mo n o lo g h i ( D e v e n o n s D e m a in I I ) e g li
ic o n o c la s ti b o z z e tti c o n c r e ti( S o litu d e ) c h e
v e s to n o c o n s o le n n ità le ta g lie n ti lin e e in
v ib r a to d i u n v io lin o ( S o la r is a tio n ) . Tr a me
c h e s f u g g o n o a c o mp o r r e in c h ia v e n o ir p a e s a g g i imma g in a ti ( S o le ils No ir s p o u r Lu n e
B la n c h e , Le Ch â te a u E n c h a n té ) o mito lo g ic h e f o r me a n ima li ( Le S c a r a b é e B le u ) c h e
dolcemente congedano il mondo dei sogni
p e r la s c ia r e s p a z io a l g o rg o g lia n te b a tte re in tasti di un pianoforte tanto leggiadro
( Le s E a u x D o r m a n te s ) q u a n to in c e r to ( A lp h a d u Ce n ta u re ) . Sa r à p e r la p io g g ia s o ttile di queste innumerevoli tracce che non
p e r d o n o c o n s is te n z a ma a c q u is ta n o f lu id ità
in q u a r a n ta min u ti o p o c o p iù d i mu s ic a d e l
c r e p u s c o lo . O f o r s e n o . Q u a lu n q u e c o s a s ia ,
q u a le mig lio r mo d o p e r c o g lie r e q u e s te p r i-
me o r e d e lla s e r a a c u i, s i a m o c e rt i , g u a rd e r e mo c o n o c c h io d iv e r s o . (7 . 0 / 1 0 )
S a r a Br a c c o
Lilies On Mars – S/T (Autoproduzione,
2008)
Genere: rock-elettronica
I n c la s s if ic a b ile , l’ e s o r d i o d e l l e Li l i e s O n
M a r s . N e l s e n s o c h e r im a n e , a n c h e d o p o
mo lte f r e q u e n ta z io n i, u n o g g e t t o m i s t e ri o s o in b ilic o tr a tr ip - h o p (In s a n e ) e s o n o r i t à
in d u s tr ia li ( P a s s in g B y), p s i c h e d e l i a s i n t e tic a ( la c o v e r d i No U Tu r n d e l B a t t i a t o d i
Clic k ) e d e lic a te z z e f o l k -p o p (H e y W h a t ’s
Wro n g ? Wa k e U p ! ) . U n a m e t e o r a i n c a d u t a
lib e r a c a p a c e d i s u o n a r e i p n o t i c a e d i s t a n t e
a lla ma n ie r a d e l D a v id Ly n c h d i E r a s e r h e a d – la M a o r i Le g e n d d e d i c a t a a l l a t e o r i a
della canzone di Mario Sgalambro – ma
anche inquieta, fascinosa, eclettica, come
in realtà non ti aspetteresti. A tirare le fila
c i s o n o Lis a D ply M a s i a e M a r i n a C r i s to f a lo , p e r u n e s p e r ime n t o i n n o t e t u t t o c h i tarre elettriche, batteria, basso, macchine,
c h e a ff a s c in a c o l s u o es s e re t e rra d i c o n fi ne tra estremismi appena accennati ma già
in c o n ta tto . ( 6 . 9 /1 0 )
F a b r i z i o Z a mp i g h i
Lucky Dragons - Dream Island Laughing
Language (Marriage, 2008)
I Lucky Dragons sono un collettivo di Los
A n g e le s , o v v ia me n te a p e rt o , c h e ru o t a i n to r n o a lle f ig u r e d i L u k e F i s c h b e c k e S a ra h
Ra r a . Pr e n d o n o il n o me d a u n p e s c h e re c c i o
giapponese vittima delle radiazioni di un
test nucleare nel sud pacifico e la “Dream
Island” del disco fa riferimento al porto di
To k y o d o v e il p e s c h e r e c c i o v i e n e c o n s e rv a to c o me mo n ito p e r la c u l t u ra a m b i e n t a l i s t a
e a n ti- n u c le a r e . Va d e tt o c h e q u e s t o è i l d i c io tte s imo d is c o in o tto a n n i e c h e l e c a t e g o r ie d i d u r a ta e d ime n s io n i s o n o fo n d a m e n t a l i
n e ll’ u n iv e r s o d e i d u e , c o m e s i c a p i s c e fa c i l me n te ta n to d a l n u me r o d e i d i s c h i p u b b l i c a ti in q u e s ti a n n i, q u a n t o d a l l a d u ra t a m e d i a
d e l l e l o r o c o m p o s i z i on i . S o r t a d i c o l l a g e
elettro world, il disco dei Lucky Dragons
n o n r is p e tta i c la s s ic i c a n o n i d e i d i s c h i o c c id e n ta li d i mu s ic a p iù o m e n o ro c k . S i p a rla in f a tti d i 2 2 tr a c c e d e l l a d u ra t a m e d i a d i
2 min u ti. Più c h e b r a n i v e ri e p ro p ri , q u e l l i
SA 79
RECENSION
d el d i sc o so n o bozzetti che studiano dive r si
m o d i d i u n i r e ritm i e umori etnici, con e le tt r o n i c a k r a f t w erkiana cheap da videogame
a n n i ’ 8 0 e u n generale nosense primitivo,
l u d d i st a e n a ive. C ’è sicuramente qua lc os a d e i p o l i - r i t mi etno elettronici de l Pe t e r
G a b r i e l m a d e in Real World, così come un
g e n e r a l e o r i e n tamento al bivacco ubriaco e
p as t o r a l e c h e discende dagli A n im al Coll ect i v e . Ce r t i riferim enti a som m i pensa tor i
d el la m u si c a e tno-accademica com e il St e p h a n M i c u s su E C M o anche il P h ilip Glass
m en o c l a ssi c h eggiante possono anche e sse r e
p res i i n c o n si derazione, ma visti con la gius t a p r o s p e t t i v a. Quello dei Lucky Dragons
è u n m o d o m olto fanciullesco di fare cose
s e r i e . P e r i l momento, tutto è un po’ fine a
s e st e sso , m a possiam o tranquillam ente c a t a l o g a r e q u e s t o, tra i dischi più ori ginali e
i n co n su e t i d e l l’anno. (6.5/10)
Madlib The Beat Konducta – WLIB
AM: King Of The Wigflip (Rapster, 30
settembre 2008)
Genere: hip-hop
Com e t o r n a r e a parlare di Mad lib , del suo
n u o v o d i sc o - W L IB A M: K ing O f The Wigfl i p - se n z a d i r e cose già dette? A ndia mo in
c u c i n a a f a r e due chiacchiere. Madlib è un
cuo c o – c e r c a t e di premiare lo sforzo di pa rl are d i u n p r o d uttore + musicista e n on f a te
cas o a g o ff e metafore; un cuoco, si dic e v a, c h e p e r q u esto capitolo della serie “ The
Bea t G e n e r a t i o n”, che in passato fu a ff ida ta
a ge n t e c o m e J ay D ee o Pete R ock, sc e glie ,
com e o r m a i c i ha abituato, un miscela tor e di
l i v e l l i , d i v o c i , di stili. G li ingredien ti pr inci pa l i so n o l ’ h ip-hop, ovviamente, ma a nc he
i l fu n k p i ù r i c c o, m eno sanguigno for se , ma
p i ù c o l l e t t i v o . Q uello che dom ina Blow The
Horn s O n ‘ E m e che attraversa tutto l’album.
M a l e p i e t a n z e sono veri estratti della c ultura ne r a i n g e n e re. D eliziose, speziate , noir e
d i v e r t i t e , p u r a giustapposizione su un’ ide a
m e l o d i c a a c c a ttivante, sono quelle presenti
n el la e sa l t a n t e The O x (805). Più consueti
i s ap o r i d i t a nte altre tracce, che alla fine
v edo n o sc o m p a rire, dietro allo sfreg olio di
t u t t a u n a c u l t u ra, la cruditè dello hip-hop,
s om m e r sa n e i fram m enti in rapida suc c e ss i on e ( B l i n f o l d Test #10 (H e D on’t Play ) ).
Ep p u r e q u e st o è e rim ane un album di hip-
hop, perché questa musica è una nuova tradizione americana, che però per sua stessa natura di mixer può diventare tale e nel mentre
ragionare su se stessa, sul proprio processo,
su quello che l’ha generata. E Madlib, il cui
nome proviene da un gioco americano di libera associazione di parole per creare storie, è forse l’intellettuale principale che si
sta prendendo carico di questo mestiere di
auto-riflessione. Noi premiamo lo sforzo di
Madlib di diventare resident dj della musica
nera tutta. Anzi, lo abbiamo sempre fatto,
ma a essere sinceri questo ascolto non ci ha
ri-folgorato sulla via black. (6.5/10)
G a spare Caliri
M . G . R . Y D e s t ru c t o S w a rm b o t s –
Am i g o s D e L a G u i ta rr a ( N e ur o t,
Novembre 2008)
Genere: post-metal / post-Isis
Se certi “esperimenti” rimanessero chiusi
in laboratorio, il mondo della musica non
avrebbe perso niente. Ho seguito con entusiasmo il percorso degli Isis, il loro tentativo di superare il metal stravolgendone le caratteristiche principali, quali l’aggressività
sonora e la velocità, dando vita ad un genere
che conservasse un sound riconoscibilmente
metal, ma che fosse anche più “ragionato”,
confrontandosi con le strutture complesse e
tempi dilatati del post-rock. Mi è sembrata
una scelta significativa, che potesse legare
ad un unico filo Pink Floyd, Motorpsycho
e My Dying Bride. Una stella che però si è
via via spenta, lasciando il posto ad uno stile più limato, ammorbidito, spogliato completamente del “metallo”. Ebbene, questo
“esperimento” di Michael Gallagher, chitarrista della band di Boston, in duo con Mike
Mare, del misconosciuto Destructo Swarmbots, va proprio nella direzione degli Isis
che meno ci sono piaciuti, estremizzandone i connotati. Sarò forse rigido, addirittura
bacchettone, ma non riesco proprio a capire
l’ironia della relazione tra una copertina in
stile crepuscolare, una foto all’interno che
raffigura due chitarre con i manici incrociati
(roba che già negli anni ’80 era kitsch) e un
titolo da associazione culturale paesana (gli
amici della chitarra di –ognuno aggiunga il
luogo che preferisce). Anche perché se non
c’è almeno dell’ironia in queste scelte, sia-
mo rovinati.. Una sola traccia (di 42 minuti
e dal titolo che starebbe bene in un disco di
Julio Iglesias, Amor En El Aire) “creata in
una sala prove allagata (swampy) nel Queens e mixata in quattro giorni di caos, crepacuore, micini e fiori”, come si legge dalle
note di copertina. Al di là di questi simpatici
(?) dettagli, il risultato musicale è veramente triste. Ci si chiede come siano riusciti, i
due esecutori, tra arpeggi minimali e semplici fraseggi, ripetuti ad libitum in un tempo dilatato a suon di delay, a non annoiarsi,
visto che (almeno per quel che riguarda Gallagher) non ci troviamo di fronte a ragazzini alla prima esperienza lisergica, anche se
ciò che si ascolta lo lascerebbe credere. Le
atmosfere sono rarefatte, notturne, il sound
richiama un dark-doom sfiatato, privo di
tensioni. Un oscuro pantano dal quale non si
riesce ad uscire. Tappezzeria. (4.0/10)
Miwon – A To B (City Centre Offices,
novembre 2008)
Daniele Follero
M a r c o Br a gg i o n
M e n s t ru at i o n S i s t e rs – M a ( N o Fu n ,
novembre 2008)
Mr. Oizo – Lambs Anger (Ed Banger, 24
Novembre 2008)
Genere: no-music
The Sisters come from a place where there is
no language and no technique. E se lo dice
Oren Ambarchi c’è da fidarsi. C’è lui dietro questo progetto dal nome fantastico. E
quello che dice è assolutamente la verità se
applicato a Ma, primo lp (disponibile ora in
ristampa grazie alla newyorchese No Fun) di
questa misconosciuta band formata grossomodo da Ambarchi e Rizili, a.k.a. Nik Kamvissis da Sydney, anche se non si capisce
bene chi suoni cosa. Ma forse è un aspetto
secondario.No-wave senza la wave, in definitiva. O meglio come un rumorosissimo
esperimento dada compiuto sul corpo morto
delle musiche col prefisso No.
Un martirio del pentagramma. Uno stillicidio di gorgheggi, fischi, sbuffi, percussioni
trovate, slogature ritmiche e vocali, autismi
industrial, folate di freddo rumore bianco,
pernacchie e scatarri, schizofrenia orrorifica, disco-funk meccanicamente ossessionante…. Roba che fa pensare a NWW se fosse
nato nella NY della seconda metà dei settanta.Dura solo 24 minuti, e questa può essere
una fortuna o un peccato. Dipende dai gusti.
( 7 . 8 /1 0 )
Stefano Pifferi
Genere: minimal electroambient
Se c o n d o a lb u m p e r l’ e x m e m b ro d e l l a B e rlin L a p to p O r c h e s tr a H e n d r i k K r ö z . U n
tipo di elettronica che viaggia tra i binari
d e lla M o r r p iù p o p e d e i B o a rd s O f C a n a d a
p iù me lo d ic i. N ie n te d i n u o v o , m a l e t ra c c e
s o n o b e n d o s a te e l’ e te ro g e n e i t à d e l l a ra c colta non stanca. Si va dalla titletrack che
s e mb r a u n a c o p ia tu r a d e l l e v o c i d e i k ra ftw e r k ( è in v e c e u n a c o v e r d i G o Yo u r O w n
Wa y d e i F l e e t w o o d M a c ! ) , a l l e a t m o s f e r e
s q u is ita me n te p o p d i Li l l i l u l l a b y , d a l p ro fu mo w a v e 8 0 d i Kis s e s To C u re a l m i n i m a l i s mo p u r o d i Th e y Le a v e In Au t u m n . In s o m ma , s e n o n s ie te a n c o r a s t a n c h i d i ID M o s e
d o v e te p e n s a r e a c o s a a s c o l t a re t o rn a n d o d a
q u a lc h e p a r ty tr o p p o p e s a n t e , a v e t e i l d i s c o
c h e f a p e r v o i. ( 6 . 0 /1 0 )
Genere: technorave
L a s u mma d e l p e n s ie r o fre n c h ra v e d a l p a d r in o d e l r e c u p e r o 9 0 c h e o g g i è n o n s o l o moda. Un disco che dopo 10 anni dai botti
d i F la t B e a t ( c o n il p u p a z z e t t o d e l l a fa m o s is s ima p u b b lic ità d e ll a Le v i ’s a n t e s i g n a n a
di ogni head banger) riporta una miscela di
r ic o r d i e r ip e n s a me n ti s u q u e l l o c h e è (s t a ta) la techno. Poi il ripiegamento a stilemi
o r ma i b a s ila r i, c h e f a nn o s o rri d e re g l i o v e r
30 ma che sono necessari alla generazione
p o s to d is c o - r a v e o n e w s c h o o l c o m e v o l e te c h ia ma r la . Que nt in D u p i e u x è i l p a d ri n o
c h e r ia s s u me in 1 7 tr a c c e q u e l l o c h e i Cro o ke r s , Blo o dy Be e t ro o ts , E d B a n g e r e t e en-compagnia stanno riproponendo da anni.
Ma lui, dato che queste cose le faceva nei
9 0 , o g g i s u o n a c o me i S o n i c Yo u t h . U n g u ru
nell’ombra che riassume.
E n e l r ia s s u n to c ’ è s ì la c o m p o n e n t e n o s t a l g ic a , ma q u e llo c h e p iù i n t e re s s a è l a c ri t i c a
imp lic ita a u n s is te ma d i fa re ri t m o a u t o re f e r e n z ia le e c h iu s o in s é s t e s s o . O i z o c i d i c e
che bisogna guardare indietro per pensare
a l d o p o . E lo f a c o n u n o s t i l e c h e b a t t e t u t ti i c o n c o r r e n ti. P o s iti v ( d i c u i è u s c i t o d a
p o c o a n c h e u n a mp lia m e n t o i n EP ) e B r u c e
Willis I s D e a d l ’ a c c o p p i a t a a c i d a d a c u l t o ,
SA 81
RECENSION
Z l ’ i n e v i t a b i l e ricordo D aft e poi l’oma ggio
ai g i o v a n i ( v edi U ffie in Steroids). Poi sì,
n o n è t u t t o i n no, m a uno che ci dà a nc or a
d ent r o d i b a t t ute pese à la Moka, a noi pia ce. W l ’ o r t o d ossia. D isco rave dell’ a nno?
(7 . 0 / 1 0 )
M a r c o Br a gg i o n
Nebula – BBC Peel Sessions (Sweet
Nothing / Goodfellas, novembre 2008)
Genere: stoner-rock
S t o n e r s d i se conda generazione, i Ne bula che r i c o r d i a m o nati da una costola de i Fu
M an c h u d o p o la pubblicazione del cla ssic o
I n S e a r c h O f . . . – non si sono persi per strada
(v ed i Mo n st e r Magnet) né piegati alle le gg i d e l m e r c a t o (vedi Q ueens O f T h e Stone
Age ) , r i m a n e ndo fedeli al sound gra vita nte
s ul l ’ a sse H e n d rix/B lue C heer/Stooge s/Mot o rh e a d / M u d h oney e surclassando, in c r e d i b i l i t à e n o n solo, i vecchi colleghi. Re i et t o d a i c a p e lli perennemente unti, Eddie
G l a s s è u n t u t t’uno con chitarra e pedaliera,
com e u n K e v i n S hields cresciuto a pa ne e
Ron A sh e t o n , e il suo riffage oro cola to pe r
i nostalgici del
lercio rock dei
seventies. Dopo
quattro album in
studio più una
serie di split e
ep, la compagine
california na pubblica le s ue pe e l
session r e gistr a te tra il 2 001 e il
2 0 0 4 , c i o è n e l m igliore periodo dei Nostr i.
Vi s i o n i d e l l a Fender in fiamme di He ndr ix
( S o n i c Ti t a n ) e dei grassi nei di Lemmy (So
It G o e s) , d i heavy chopper cinti di de nim
(In st a n t G r a t i v ation) e di J Mascis pe r so
n el l’ i p e r sp a z i o (Fin).
Un b l u e s c o smico (A ll T he Way) vi tr a sc in erà l o n t a n o , l à dove una fresca brezz a sout h er n ( T h i s O ne) farà da com pagnia . Org ani z z a t e u n a serata a casa tra amic i c on
m o l t a b i r r a e dvd di Faster, Pussycat! Kill!
Kill!.
Abb a ssa t e i l volume della televis ione e
al za t e q u e l l o dei N ebula. Vi dive r tir e te .
(7 . 0 / 1 0 )
Gianni Avella
Old Splendifolia - Swaying Boldly Afar
(Plop /Shellshock/Pinnacle, novembre
2008)
Genere: avant pop-folk
Mr. Blumm c i ha pr e so gusto. D o p o il s o d a liz io “ nor dic o” c on Ellinor Blix t a k a Bo b by Baby che ha fruttato pochi m e s i o r s o n o
il disc r e to Ev e ry body Lov e s ( M o r r M u s ic ,
a pr ile 2008) , il c a r o Fr a nk Sc h u ltg e in v a canza dagli impegni Morr strin g e a l l e a n z a
c on la c ompa tr iota Ja na Ple wa - v o c a lis t d a l
timbr o f la uta to, se nsibile e guizz a n te - d a n do vita a ll’ e ntità Old Sple ndif olia . I l r a g g io
d’ a z ione c opr e te r r itor i post- fo lk o r a a d dolc iti glitc h- pop e or a str a niti d a la n g u o r i
ne o- bossa , in ogni c a so vota ti ad u n a s o r ta
di quotidianità magica che cer c a ( e t r o v a )
un pr opr io spa z io na r r a tivo a ss ie me a c c o moda nte e a llibito. Ne ll’ a lc ov a c o n v e rg o no quindi umor i Cibe lle (Little R ic k ) ta lo r a
sc r e z ia ti Coc orosie (Ode To Thi n g s Le a fy ) e
ta la ltr a c onditi da spe z ie be a tles ia n e ( L a z e
M aze ) , oppur e a rgute c ospir a z io n i Ga s t r
De l Sol- The Books ( Stric k shoe , O n Th re e )
e Wyat t - Bj or k (Kulle rn), tutti i n q u a l c h e
modo sintetizzati - e converre t e c h e n o n
e r a f a c ile - ne lla c ur iosa te ne r ez z a d i E s k i
And The Esc ape . Que sto disc o, c o me a v r e te
c a pito, è un gr a de vole e se mpio d i p o s t- mo dernità a misura d’uomo, dove e l e t t r o n i c o
e analogico, tradizioni e speri m e n t a z i o n e ,
r ic e r c a e d e spr e ssione spingon o a r mo n ic a me nte ve r so lo ste sso obie ttivo : u n ’ a g g r a z ia ta inquie tudine , c a pa c e di c u lla r e l’ a p pr e nsione de l pr e se nte . ( 6.9/10)
Stefano Solventi
Ovo – Crocevia (Load, dicembre 2008)
G e n e r e : s l u d g e f r o m o u t e r s pa c e
Ostk re utz a pr e le da nz e c on un bas s o - b a tte r ia
c a te r pilla r da c hia ma ta a lle a r mi, e p o i tr a sc ina tutto giù a ll’ inf e r no c on la v o c e d e lla
Pe dr e lli. Tik i 2020 se gue a r uota s f o r n a n d o
note faheyiane all’osso prima d i d e t o n a r e
in un f unke ttone wa ve - ja p- noise in d u s tr ia le
iste r ic o qua nto a sc iutto. Case B r u c ia te è u n
compresso sludge free abraso e l u c i f e r i n o ,
suona to ne lla NY No di f ine ’ 7 0 e c a n ta to c on una gr a z ia pr imitivista . Si p o tr e b b e
c ontinua r e c osì pe r tutti gli 11 p e z z i d e ll’ a lbum e se non lo si f a , è solo pe r e v ita r e a c c use di ve r bosità gr a tuita . Ma la mu s ic a d e l
p r o g e tto O v O , la p iù in c la s s if ic a b ile e p p u r e
imme d ia ta me n te r ic o n o s c ib ile p r o p o s ta mu sicale degli ultimi mille anni (in assoluto),
imp lic a p e r f o r z a d i c o s e il r ic o r s o a lla in te r p r e ta z io n e s o g g e ttiv a d i c h i s c r iv e /a s c o lta . Br u n o e Ste f a n ia h a n n o c r e a to in f a tti u n
s u o n o c h e è lo ro
in ma n ie r a e s c lu siva; fatto, sì,
dell’inarrestabile
triturazione di un
r a n g e d i in f lu e n ze sconfinato ma
s e mp r e , is ta n ta n e a me n te n o n a s sociabile ad altri
c h e n o n a lo r o ; e
p e r ò s e mp r e c a p a c e d i to c c a r e le c o r d e p iù p r o f o n d e d i c h i
a s c o lta . G r o s s o p r e g io q u e s to . So p r a ttu tto quando a cambiare sono (lievemente) le
c o o r d in a te s o n o r e : s e mp r e s o ff e r te , tr a v a gliate, mai liberatorie, ma qui più inclini –
c o me s in d a l tito lo c i s i p r e mu r a d i r ima r c a r e – a d a ff r o n ta r e n u o v e v ie me n o s c h iz o id i
e p iù c o mp a tta me n te c o r p o s e . D i b a s e p e r ò
r e s ta s e mp r e ma r c a ta q u e lla p e c u lia r ità d e l
d u o : il s a p e r c o mu n ic a r e u n s e n s o d i a p p a rte n e n z a , d i c o mp a r te c ip a z io n e a d u n r itu a le p r iv a to , f o r s e o rg ia s tic o , f o r s e v o o d o o ,
forse esorcistico. Cosa si può dire di più
dell’esperienza OvO che non sia già stato
d e tto ? ( 8 . 0 /1 0 )
Stefano Pifferi
Pelle Carlberg - The Lilac Time
(Labrador/Goodfellas) agosto 2008
Genere: indie-pop
I r o n ic o e mo r d a c e Pe lle : s e i o r a ma i a l te r z o
disco solista da che mettesti in naftalina la
tu a p iù n o ta a v v e n tu r a , o v v e r o q u e g li Eds o n a r te f ic i d i u n s o u n d d e b ito r e a lla Sc o z ia
anni Ottanta (il che, di riflesso, significa
in s o s ta n z a f a r e i c o n ti c o i Lo v e d e l Ca p o la v o r o F o re v e r Ch a n g e s ) . Simili i r if e r ime n ti a n c h e q u i p e r te , q u a s i q u a r a n te n n e d i
U p p s a la d a lla p e n n a s p ig lia ta e l’ e s e c u z io ne spumeggiante. I segnalibri della Grande
Enciclopedia del Pop li hai collocati alle
v o c i A z t e c C a m e r a , Be lle A nd Se ba s t ia n,
M a g ne t ic F ie lds , Sm it hs , s e n z a s c o r d a r e
l’ o r e c c h ie tta s u lla p a g in a d e lla c u lt- b a n d d a
u n s o lo o ttimo d is c o o m a g g i a t a n e l t i t o l o d i
q u e s t’ u ltima f a tic a . Fin q u i n u l l a d i n u o v o
e r ile v a n te , n o n f o s s e ch e s e i u n g ra n b e l l o
spirito e possiedi una marcia in più della
me d ia : q u e ll’ a tte g g ia m e n t o s o rn i o n e e a c i d a m e n t e b e ff a r d o c h e t i f a c a v a r e d i t a s c a
tito li tip o 1 9 8 3 ( P e lle & S e b a s t i a n ) e Be c a u s e I ’ m Wo r th I t ( a v e t e p re s e n t e l a p u b b lic ità L’ O r é a l, n o ? ) , a ffro n t a re t e m i c o m e
l’ e tà me n ta le r ic a v a ta d a u n t e s t d i F a c e b o o k ( 5 1 , 3 : P ulp m i n i m a l i e c o n p i ù s a n g u e
nelle vene), infine servirti della strepitosa
imme d ia te z z a d i F ly M e To T h e Mo o n - u n
M o r r is s e y d e ll’ 8 6 c h e s o rri d e - p e r s p u t t a n a r e la Ry a n A ir. I l b e l l o è c h e n o n u n o n o n
s e c a p a c ita c h e d o p o un b e l p o ’ d i a s c o l t i e
f is c h ie tta r e d i c r is ta llin e m e l o d i e ; d o p o c h e
h a c o lto q u a lc h e f r a s e “ s t ra n a ” e , i n c u ri o s i to , s ’ è le tto i te s ti a c c u s i a l l i b re t t o . A n i m a l
Lo v e r s d ic h ia r a d i n o n s o p p o rt a re g l i e c c e s s i d e g li z o o f ili a l p a s s o d i 6 9 L o v e S o n g s e
la p ia n is tic a e to c c a n t e S t o c k h o l m Vs Pa r is n e h a p e r la ma d r e p a t ri a (“ l a c a c c a d i
c a n e a P a r ig i è s p e c ia l e , a S t o c c o l m a è s o l o
c a c c a d i c a n e ” ) ; u n a to c c a n t e fi l a s t ro c c a t ra
Go - Be t w e e ns e y é - y é , N i c k n a m e s , s t e m p e r a la b ile lie v e ma lin c o n i a e Wh i s p e r g i o c a
tr a r imb a lz i a c u s tic i c h e s c a l d a n o l e o s s a .
I l r ia s s u n to d i c o ta n ta a t t i t u d i n e s i t ro v a i n
c o d a , c o me li v e le n o p e r g l i a n t i c h i ro m a n i: Ca r lb e rg s i d ic h ia r a Ti re d O f Be i n g Pc
e n o n n u tr iv a mo d u b b io a l c u n o . S o l o c h e l a
b a lla ta p a r la d i c o me e g l i s t e s s o d i s p re z z i
il b r o n to lo n e e g o is ta c h e , c o l p a s s a r d e gli anni, è diventato; uno che, per capirci,
c h ie d e a i ta s s is ti c h i s u o n a v a i l b a s s o n e g l i
St o ne R o s e s . Ch e lo s v e d e s e s i a u n R a n d y
Newman del pop indipendente e, in quanto
ta le , ta le n to p e r e n n e men t e i n c o m p re s o ? F o rs e : q u e l c h e imp o r ta è c h e p re n d a s u l s e ri o
la mu s ic a e d e mo lis c a i l s u p e rfl u o c o n t o rn o , a d iff e r e n z a d e lle le g i o n i d i a l t e r n a f i g h i
che impestano il nostro mondo da due soldi.
Co me n o n a ma r lo ? ( 7 . 3 / 1 0 )
G i a n c a r l o Turr a
Plus/Minus – Xs On Your Eyes
(Absolutely Kosher, 21 Ottobre 2008)
Genere: indie rock
Av e n d o s e mp r e n a v ig a t o p i ù o m e n o p i a c e v o lme n te n e l ma r e d e l l ’i n d i e t ro n i c a c e rcando di essere una valida alternativa al
SA 83
RECENSION
HIgHLIgHT
The Welcome Wagon - Welcome To The Welcome Wagon (Asthmatic
Kitty, 9 dicembre 2008)
Genere: folk pop
Q u e l l a del reverendo Vito Aiuto e di sua mog l i e M onique è sicuramente una vic e nda pa r tic o l a r e, così come peculiare è il loro mentore,
q u e l S u fjan Stevens che ne ha letteralmente
r a c c o lto e organizzato l’estro fino ad ottenerne
q u e st o godibile album di debutto. Tutta via , The
We l c o m e Wagon - così i due si f a nno c hia ma r e
- p a r t ecipano senz’altro ad un movime nto più
v a st o che m i perdonerete s e ba tte z z e r ò “ ne ob u c o l ico americano”, quel f e r vor e a c ustic o e
c o r a l e di stampo para-religioso, abbastanza se non parecchio frikketto n e ,
c h e b a sta un leggero sbanda me nto in minor e e pr e c ipiti ne l gotic o, in o g n i
c a so s orta di contraltare alla f e r oc ia e le ttr ic a e a ll’ a z z a r do sinte tic o d’o g g i d ì . D ovendo snocciolare qua lc he off ic ia nte , dir e i i Low più eterei , l a
p a r t e m eno infervorata della c ombr ic c ola Ele pha nt 6, i Polyphonic Spre e
o v v i a mente, poi Iron & Wine e a ppunto Mr. Ste ve ns. De tto que sto, c ’ è
a p p u n to la specificità del caso in questione, ovvero quel certo talento c h e
c o n se n te l’accadere di ballate c ome He Ne v e r Said A M umblin’ Word, r o b a
c h e n on sfigurerebbe affatto ne l ( a nz i a vva lor e r e bbe il) r e pe r tor io de i C a l e x i c o e forse un po’ anche d e gli ste ssi Low, c osì c ome I Am A Strange r f ar e b b e la gioia degli pseudo- a me r ic a ni Gom e z . Sa di autentico l’altern a r s i
e g i u stapporsi delle voci, appoggia te a d a r r a ngia me nti ta nto più f r a gr a n ti
q u a n t o più tardizionali(sti), c ome la f a nf a r a c a r a c olla nte di You Made M y
D a y o il gospel pastellato della de liz iosa Up On A M ountain. Ste ssa ge n u in i t à d ’ intenti che sottende la pr e se nz a di c ove r smithia ne ( Half A Pe rso n ) e
a d d i r i ttura velvettiane (Jesu s) , e ntr a mbe r e se e c ume nic a me nte ( ! ) pr op r ie ,
c o n b ella personalità. (7.2/10)
Stefano Solventi
p ro g e t t o P o st al S ervice (spesso riuscendo
a ri su l t a r e a n c he più convincenti, s i se nta
S t ea l T h e B l ueprints dal precedente Let’s
Bu il t A Fi re ) , è con una certa sorpresa che
i n o s t r i g i u n gono al traguardo del quarto
d i s c o s c o p r e n dosi una brillante indie rock
b and d e l 1 9 9 8 . S ì perché le tracce di Xs On
you r Ey e s s e m brano delle educate b-sides di
q u el S o m e t h i ng A bout A irplanes di me mori a D e a t h C a b F or C utie (che casu almente
è a p p e n a s t a t o ristampato… sai a volte il
d es t i n o “ p r o m ozionale”…), senza per ò suo-
na r e ugua lme nte f r e sc he , sc e vr e d i u rg e n z a
e c omple ta me nte spa pa r a nz a te n e i lo r o a rr a ngia me nti pe r f e ttini e ma i f uo r i d a l c o r o .
L’ a pe r tur a di Tire d Ey e s, i pr imi d u e s in g o li Snowblind e Subdue d e la title tr a c k s e mbrano tutte uscite dalla mente e d a l p l e t t r o
di Chr is Walla, Unsung sono i N o t w is t d i
Shrink purga ti de ll’ a ngola tur a s tr u me n tista mitte le ur ope a , M arina un ’ i n a s p e t t a t a
folk ballad con i piedi nell’idr o m a s s a g g i o
e il cuore al calduccio. Insomm a t r o p p o “ a
modo” pe r gr a ff ia r e qua ndo se rv e e d e c is a -
me n te tie p id i n e l c o s tr u ir e c a n z o n i p e r f e tta me n te in s e r ite n e l c a n o v a c c io in d ie r o c k ma
s e n z a p o s s e d e r e mo r d e n te , c o n q u e llo s p ir ito me d io c h e o ltr e a f a r li s e mb r a r e d a ta ti,
li c o p r e d i u n a c o ltr e d i in c o n s a p e v o le a n o n ima to . Pe c c a to p e r c h é ma g a r i p e r v e n d e r e
q u a lc h e d is c o in p iù h a n n o d e c is o d i p e rdere la loro componente “elettrochic” che
li r e n d e v a c o s ì d is c r e ta me n te in te r e s s a n ti…
(5 . 1 /1 0 )
A l e ss a n d r o G r a ss i
The Primary 5 – High Five (Neon Tetra,
2008)
Genere: indie, jangle pop
Ch i v a c o n lo z o p p o … Pa u l Q u in n è s ta to il
b a tte r is ta d e i Te e na g e F a nc lub, e s i s e n te ,
a n c h e t a n t o . Ti t o l a r e d e l p r o g e t t o P r i m a r y
5 d a l 2 0 0 3 , h a s c e lto d i imb r a c c ia r e la c h ita r r a p e r a v v e n tu r a r s i n e i me a n d r i d e l s o n g w r itin g p o p , r ic a lc a n d o le me d e s ime o r me
degli ex compagni di gruppo. Che a loro
v o lta p a s s a n o o g n i ta n to a tr o v a r lo in s tu d io c o me a c c a d e in q u e s to Hig h Fiv e , te r z o
a lb u m d e lla s e r ie in c u i Ra y mo n d M c G in le y ( e n g in e e r in g ) e N o r ma n Bla k e ( c h ita r r a
ospite, dove i titolari sono Jim McCulloch
e Mike McKerral) si destreggiano insieme
a ll’ a mic o in c iò c h e s a n n o f a r e me g lio : c a n zoni nostalgiche e soleggiate, sospese tra
la consueta malinconia byrdsiana, melodie
in d ie e o mb r e d i p s ic h e d e lia a lla Lo v e ( l a
band d’altronde è stata spalla dell’ultimo
tour UK di Arthur Lee); una materia che
Q u in n , r e d u c e a n c h e d a i So u p D r a g o n s ( in sieme a BMX Bandits e TF alfieri indiscussi
d e ll’ in d ie p o p s c o z z e s e ) , ma n e g g ia c o n u n a
c e r ta s ic u r e z z a . I l c o n f in e tr a ma n ie r a e a b itu d in e è d a v v e r o la b ile , ma il r is u lta to n o n
è a ff a tto ma lv a g io , n e i c o n f in i d e l g e n e r e .
( 6 . 5 /1 0 )
A n t o n i o P ug l i a
Proiettili Buoni - Self Titled (Black
Candy /Audioglobe, 21 novembre 2008)
Genere: rock
A v o lte r ito r n a n o . Co lp a d i c e r ti p a r a d o s s a li p e r c o r s i d e l c u o r e , c h e b e ff a r d a me n te g io c a n o a s e mb r a r e d e n tr o e f u o r i i lo r o
tempi. Boh. Fatto sta che all’epoca in cui
i Pr o ie ttili Bu o n i mis e r o in c a n n a - e h m. . .
- propositi, idee e intenzioni, non tutte le
cose erano destinate ad incastrarsi a dovere.
Ra g io n p e r c u i i b o s s o l i ri m a s e ro n e l c a ri c a to r e , in a tte s a d i. Ot t o a n n i d o p o , i n v e ce, questi quattro più o meno quarantenni
– Marco Parente, Paolo Benvegnù, Andrea
Fr a n c h i e G io n n i D a ll’ O rt o - h a n n o t ro v a t o
m o t i v i , b a l d a n z a e i m p u d e n z a s u ff i c i e n t i a
s c h ia c c ia r e u n a b u o n a v o l t a i l g ri l l e t t o . N e
è u s c ito u n to u r p a r e c c h i o ri u s c i t o a c a v a l l o
tr a 2 0 0 7 e 2 0 0 8 , d i c u i i l q u i p re s e n t e d i s c o
- registrato in presa diretta - è inevitabile
conseguenza.
Paradossi, dicevamo. Già, perché questo
e mo - in d ie c o r r u s c o , p erc o rs o d i t re m o ri p o etici che scuotono le fondamenta
c a n t a u t o ri a l i c o n
l ’ e n e rg i a a c r e d e l
brit
alternativo
(d a q u a l c h e p a rt e
t ra i t a rd i C u re e
i Radiohead di
mezzo) masticand o a c ru d o i n q u i e tudini e visioni,
suona senz’altro
me n o le ta le e n e c e s s a r i o o g g i d i q u a n t o n o n
dovesse allora. La spiegazione dell’arcano
a n d r e b b e c e r c a ta n e l p r i v a t o s e n o n a d d i ri t tura nell’intimo degli autori, piuttosto che
n e lle is ta n z e d e l b e l mo n d o d e l ro c k ’n ’ro l l .
Pr o b a b ile in o g n i c a s o c h e q u e l l a b e n p e rc e p ib ile f o g a s ia f ig lia d e l b i s o g n o d i s n o c c io la r e n o s ta lg ie ip o tet i c h e e s e n z a ri m p ia n to v iv a d d io , d i o r d i re l ’u c ro n i a g i o c o s a
c h e c h iu d e il c o n to c o n p o t e n z i a l i t à c h e n o n
me r ita v a n o d i r e s ta r e in e s p l o s e , s p e d e n d o l a
p e n s o s ità p r o b le ma tic a d i B e n v e g n ù e (s o p r a ttu tto ) Pa r e n te tr a s c e n o g ra fi e fe ro c e mente obsolete.
E d e c c o c i q u i n d i f i na l m e n t e a l c o s p e t t o
d e i f e b b r ili la n g u o r i (Il d e s e r t o c a m m i n a ,
Ka r m a p a re n ti) , d i te n s i o n i s p i g o l o s e (C o lo r i a d d o s s o ) , d i s tr u g g e n t i g ri d i d ’a l l a rm e
(F e r m o im m a g in e , l a t i t l e t r a c k ) . E c c o t r a
l e p i e g h e d e l t e m p o ri g u rg i t a r e a b b o z z i e
v a r ia z io n i s u l te ma , c o m e q u e l l i d i Fa r f a l l a
p e n s a n te ( c u r io s a me n te d e n o m i n a t i Ra g a z za 1 e Ragazza 2).
Sia q u e l c h e s ia , il s o u n d è c o m p a t t o e v i s c e rale, quadratura stringente in cui il basso di
D a ll’ O r to e la b a tte r ia d i F ra n c h i s o n o i n t e rSA 85
RECENSION
preti t u t t ’ a l t r o che secondari. U n disc o c he
e s o r c i z z a q u a l che fantasma, divertendo(si).
(7. 0 / 1 0 )
Stefano Solventi
Psychic TV3 – Mr. Alien Brain VS.
The Skinwalkers (Sweet Nothing /
Goodfellas, 9 dicembre 2008)
Genere: psichedelia?
Av e r e a c h e f are con Genesis P-Orridge –
p a r d o n , G e n e s is Breyer P-Orridge - causa
s p e s s o u n i n t eressante imbarazzo. No, non
s i f a r i f e r i m e nto alle sue vicende personali,
al l ’a n e d d o t i c a , alla sua vita sem pre e c omunqu e p e r f o r m a t iva. P arliam o delle su e c r e a zi o n i , c h e r a r amente si riescono a c a pir e e
co g l i e r e n e l l a corretta consistenza e va le nz a
al p r i m o c o l p o . C ’è una spiegazione ovvia m e n t e ; è l a n e gazione da parte del le ader dei
T h ro b b i n g d e l la possibilità di com p r e nde r e
l a su a m u si c a secondo categorie imme dia t e. Co n g l i P sychic – m emori di estr e mismo
m e d i a t i c o c o me di stravagante andirivieni
t ra r o c k e q u a lcosa d’altro – non è possibile
rag i o n a r e i n t e rm ini di primi dischi buoni e
di s c h i m a t u r i cattivi, o viceversa. È be llo
du n q u e , n o n i m barazzante, lavorare a l pe ns i er o d i e t r o a un disco di G enesis. Ci c os t ri n g e a d a sc oltarlo senza le categor ie c he
s i a m o a b i t u a t i a usare; o almeno questo è
l ’at t e g g i a m e n to, condotto dall’ascolto, c on
cu i c i si a m o a p procciati a Mr. A lien, nuova
us ci t a p e r l a sigla P sych ic T V 3. Eppure la
co s a c h e c i se ntiam o più sicuri di dir e è c he
q u e s t o d i s c o ( uscito in formato CD + DVD,
q u e s t ’ u l t i m o sorta di auto-documentario
l i ve c o n a n i m a zioni grafiche di Jean ne Angel ) l a v o r a su lla tradizione del rock a nglos a s s o n e , i n u na maniera tendenziosamente
s fu m a t a , p si c hedelica, oscura – ricor da te il
di s c o r so su l “ cuore” di psichedelia ne r a c on
cu i l e g g e v a m o un anno e m ezzo fa le e f f e r a t e z z e d e i Gristle? – che rendiconta un
pas sa g g i o d i mancanza interiore ch e e ste ri ori z z a u n a r icerca di certezze.
F orse G e n e si s sta sondando un padre puta tivo ; a l m e n o q u esta potrebbe essere un a c hia ve c o n c u i l e g g ere la splendida cove r di I t’s
N o G o o d Try i ng di Barrett, seconda traccia
del d i sc o i n t r o dotta proprio dal campiona m en t o e m i ssaggio su livelli aggrega tivi di
a l c u n i e r r o r i raccolti proprio dalle mille
ta ke di Madc ap Laughs; sembr a u n t r i b u t o
alla adorabile incomprensibilit à d e l g e n i o
sf ugge nte di Syd; di f a tto r ie sce a tr a g h e tta r ne le str a ne z z e a r monic he – ma r c h io d istintivo di Ba r r e tt – ne lla me lma r ib o lle n te
e pompeiana dei Floyd del pri m o G i l m o u r
– quindi imme dia ta me nte suc c e s s iv i a lla d ipa r tita di Roge r Ke ith.
Pik le s And Ja m r ie sc e pe r sino a e s s e r e d o lc e
e str ugge nte ; r ie sc e a c omunic ar e u n a u ma nissima dispe r a z ione , da l suono a tr a tti p r e grunge. Insomma siamo tentati d i d i r e c h e
c on l’ a ma r e z z a e la de bole z z a d e lla s o litu dine P- Or r idge si a ppr oc c ia a ll a p s ic h e d e lia tradizionalmente intesa – a n c h e q u e l l a
più a c ida e a me r ic a na ( Trusse d , T h e A l i e n
Brain), comunque principalme n t e i n g l e s e ,
principalmente “classica” (sen t i t e l ’ a l t r a
c ove r, Foggy Notion di Lou R e e d ) . D o p o
tutto l’anno scorso è scompars a L a d y J a n e
Br e ye r P- Or r idge - pr e se nte ne i f ilma ti d e l
DVD, che acquistano così un si g n i f i c a t o i n
più -, la amata compagna a cu i P - O r r i d g e
a ssomiglia , e a c ui Mr. Alie n è o v v i a m e n t e
dedicato.
Sia mo ine vita bilme nte r ic a sc a ti n e l p e r s o na le di Ge ne sis. Chiudia mo a llo r a c o n l’ e mblematico modo in cui le note d i c o p e r t i n a
e sa ur isc ono, dopo un lungo e le n c o , i p r o p r i
c r e dits; An Edwa r d Odowd & Gen e s is P- O rr idge “ Angr y Love ” Pr oduc tion. ( 7 . 1 /1 0 )
G a sp a r e C a l i r i
Carl Craig & Moritz Von Oswald –
ReComposed Vol. 3 (Music By Maurice
Ravel And Modest Mussorgsky)
(Deutsche Grammophon, 17 Ottobre
2008)
G e n e r e : c l a s s i c a r e m i s c e l ata
Pr e nde te la più impor ta nte e tic h e tta d i c la s sic a de l mondo e da te la in pa sto a d u e d e g li
uomini che hanno fatto del ritm o u n v e r b o .
Be r lino e De tr oit c he si r ic ong iu n g o n o a n cora una volta in Germania. R i p e n s a n d o a
Bole ro e Rapsodia Spagnola d e l c o mp o s itor e f r a nc e se e a i Quadri di un’ e s p o s iz io n e
del russo, il binomio punta sul l ’ a m b i e n t e
sulla sa pie nte a r te di non str a f a r e . Pe r c h é
se siamo abituati alle tension i c h e C r a i g
e il padrino della Basic Chann e l c i h a n n o
regalato in questi ultimi anni, q u i s i p a s s a
sotto il filtro della tradizione d e l l a m u s i c a
s in f o n ic a d e l N o v e c e n to . U n a lu n g a p r e p a razione sul filo del pianissimo e dei giochi
d i d in a mic h e - c o me n e lla mig lio r e tr a d iz io ne minimal-ambient-progressive (vedi alla
v o c e Ta ng e r ine D re a m ) - p r ima d i a r r iv a r e a ll’ e s p lo s io n e s u l M o v e m e n t 5 . U n u n ic o
mo v ime n to s e n z a s o lu z io n e d i c o n tin u ità c h e
s ta d a lle p a r ti ( M o v e m e n t 3 ) d i u n a ltr o g u r u
d e lla c o n n e s s io n e tr a mo n d i s o n o r i a n tic h i e
moderni: Steve Reich.Se avevamo qualche
d u b b io c h e la min ima l n o n f o s s e d e f in itiv a mente sfociata verso altri lidi, quest’opera
c i c o n f e r ma c o me il v e r b o d e l ‘ le s s is mo r e ’
s ia u n v o c a b o la r io p o s tmo d e r n o c o n iu g a b ile
anche con i padrini della sinfonia. Carl e
M a u r iz io a n c o r a u n a v o lta n e ll’ o limp o . Se n za spaccare il 4, stavolta con delicatezza e
r a ff in a ta s e n s ib ilità . Pe r c h i v u o le v ia g g ia r e
s e n z a b is o g n o d i E . O n ir ic tr o n ic a c o n i g iu s ti a ttr ib u ti. ( 7 . 4 /1 0 )
M a r c o Br a gg i o n
Restiform Bodies – Tv Loves You Back
(Anticon / Goodfellas, 2008)
Genere: electro hip hop
Erano anni che non sentivamo parlare di
Re s tif o r m Bo d ie s . Più d i s e i, s e s i e c c e ttu a n o r e mix , r ie d iz io n i e v a r ie p a r te c ip a z i o n i , c h e B o m a r r, Te l e p h o n e J i m J e s u s e
Passage non si riunivano per dare vita al
s u c c e s s o r e d e l r iu s c itis s imo o mo n imo e s o rdio, già una pietra miliare della scena avant
h o p d i O a k l a n d . Ta n t o , t r o p p o t e m p o , c h e
c i a v e v a f a tto p e n s a r e a d u n c a p ito lo c h iu s o , c o n s id e r a ta a n c h e la p r o lif ic a c a r r ie r a
dei singoli componenti, capace di oscurare
gli ottimi risultati del congiunto. E invece
r ie c c o li in s ie me , a g io c a r e “ in c a s a ” tr a g li
amici della Anticon, con tutto il bagaglio
s tilis tic o c h e li a v e v a c a r a tte r iz z a ti in p a s s a to : r a d ic e p r o f o n d a me n te h ip h o p , p a s s io n e p e r le s o n o r ità a n n i’ 8 0 e s g u a r d o a 3 6 0 °­
s u lla mu s ic a e le ttr o n ic a . L a d iff e r e n z a c o n
gli esordi risiede, piuttosto, nelle strutture
d e i b r a n i, mo lto p iù le g a te a lla s e mp lic ità
e lin e a r ità d e lla f o r ma c a n z o n e . U n a p p r o c c io in e d ito p e r c h i a v e v a f a tto d e l c a o s f o rmale una sorta di bandiera stilistica. Detto
in a ltr o mo d o , T v L o v e s Yo u Ba c k c o n s e r v a
l’ h ip h o p a llo n ta n a n d o lo d a lla c o n n o ta z io n e a v a n t c h e a v e v a c o n tr a d d is tin to il p r e c e d e n te la v o r o , p r e s e n ta n d o s i p iù a c c e s s ib ile
ma me n o in te r e s s a n te d e l s u o p re d e c e s s o re .
Gli arrangiamenti, di conseguenza, e non
le improvvise trasformazioni o i repentini
c a mb ia me n ti r itmic i, r a p p re s e n t a n o i l p u n t o
forte di un album che, nel complesso, già
guarda con più interesse al passato che al
f u tu r o . G io c a c o n l’ e le c t ro p o p d a rk e g g i a n te d e i D e pe c he M o de ( O p u l e n t S o u l ), fa i l
v e r s o a l d ig ita l h a r d c o re d e g l i A ta r i Te e na g e R io t ( B la c k F r id a y ), s u c c h i a q u e l c h e
r e s ta d e lla n e w w a v e ( A Pi m p -L i k e G o d ), s i
g e tta a c a p o f itto n e l d r ea m p o p (Am e r i s c a n )
o in s imp a tic h e e s c u r s i o n i e l e t t ro -c a b a re t tis tic h e ( I n te r a c tiv e H a l l o w e e n Be a r ), u t i lizzando come collante il rapping di David
Bryant, aka Passage e i synth massicci di
G e o rg e Ch a d w ic k ( Tel e p h o n e J i m J e s u s ).
E ’ p r o p r io il c a s o d i d ir l o , a n c h e ri s c h i a n d o
d i u tiliz z a r e f r a s i o d io s e c h e t ro p p o s p e s s o
c i s ia mo s e n titi d ir e d a i p ro f a s c u o l a : i ra gazzi si impegnano, ma potrebbero fare di
p iù . ( 6 . 7 /1 0 )
Daniele Follero
Rosemary’s Lane – Al calar
dell’aperitivo (Autoprodotto, settembre
2008)
G e n e r e : i n d i e r o c k i ta l i a n o
Pr o d u z io n e q u a s i imp e cc a b i l e p e r q u e s t o a l b u m a u to p r o d o tto d e i Ro s e m a ry ’s La n e , b a n d
g r o s s e tana di Follonica attiva dal 2005. E se
non fossero mai esistiti gruppi come Marlene
Kuntz, Scisma ed Afterhours saremmo qua
a complimentarsi all’infinito per questo Al
calar dell’aperitivo. Ma, nonostante la realtà sia tutt’altra, la band dimostra di esser ben
consapevole di farsi carico di questa “pesante” eredità, e in questo debutto discografico possono già esser ravvisati i prodromi di
un futuribile personale e originale percorso
artistico. Le trame strumentali si muovono
sicure ed energiche su un rock in bilico tra
reminescenze di quella piovosa e nichilista
Seattle primi anni Novanta, sfumature più
cupe alla A Perfect Circle e traiettorie noise
tipiche della Gioventù Sonica. Il cantato in
italiano riporta tutto ai riferimenti iniziali,
a volte fin troppo evidenti sia nei testi (ottimi comunque) che nella timbrica (Godano
ed Agnelli, ad alternarsi). Ma è quando le
melodie si fanno più urgenti, sentite e incisive, dando vita a una strisciante malinconia
SA 87
RECENSION
in sottotraccia, che si raggiungono i risultati migliori - Anemoni e deliri, In un istante
e Il nome di Delia - che fanno ben sperare
per il futuro. Questa è la strada da percorrere: più sentimento e urgenza comunicativa.
(6 . 2 / 1 0 )
Andrea Provinciali
Samuel Katarro – Beach Party (Angle /
Audioglobe, 03 novembre 2008)
Genere: blues-psichedelia
Un hobo della provincia, uno Springsteen di
Nebraska schizofrenico e desolato, un Blind
Willie McTell dalle corde vocali arrugginite e
sferraglianti, un Jeffrey Lee Pierce sotto barbiturici. “The Blues Is Number One” cantava qualche tempo fa Jon Spencer, e Samuel
Katarro – moniker che nasconde il meno esotico ma altrettanto efficacie Alberto Mariotti
– sembra averlo preso in parola dal momento
che in Beach Party si respirano approssimazioni sul tema che vanno decisamente oltre
le dodici battute classiche pur richiamando in
pieno tale tradizione. In un ridefinire coordinate
e destinazione che
incontra il folk, si
concede al country – la title-track
-, ma soprattutto
mostra un’attitudine all’ “esplorazione” che qualcuno potrebbe definire psichedelia, almeno in
brani come There’s A Lady Inside The Cabin
e Headache. Di certo, comunque, c’è una voce
capace di zigzagare tra Bob Dylan, Leadbelly
e David Thomas dei Pere Ubu, una chitarra
acustica spettrale, qualche contributo sparso
di organo e violino, una metà oscura inquietante che emerge dai testi come dai trentasei
minuti di musica. Il debito verso la tradizione
lo si paga con Terminally Illness Blues e The
Moonlight Murders Psychedelic Band – sorta
di You Gotta Move degli Stones in salsa voodoo – e con un produzione, ad opera dello
stesso Katarro e di Marco Fasolo dei Jennifer
Gentle, claustrofobica ed essenziale. Il resto
è solo farina del sacco della ditta Mariotti e
Co. ed è decisamente un bel sentire. (7.4/10)
F a b r i z i o Z a mp i g h i
Shelleyan Orphan - We Have Everything
We Need (One Little Indian/Goodfellas,
13 ottobre 2008)
Genere: old acustic movement
Non facile né frenetica, la vita di queste Orfane romantiche. Tocca risalire al 1980 per
scovare i primi passi di Caroline Crawley
e Jemaur Tayle a Bournemouth, dove fanno
amicizia sulla base della comune passione per
il poeta Percy Bysshe Shelley. Occorrono due
anni affinché si spostino a Londra dopo aver
scelto la ragion sociale tuttora conservata e
inizino a muoversi nel panorama musicale;
avanti veloce al giugno ’84 per una session
alla BBC per David Jensen e il contratto discografico con Rough Trade. Da lì in poi si
prenderanno il tempo necessario per fare la
loro cosa: l’esordio a 33 giri Helleborine stabilisce nell’87 le coordinate stilistiche di un
delicato folk, intessuto con atmosfere agresti
e respiro pop, arrangiamenti ricchi - soprattutto archi e ance - però mai stucchevoli, piglio colto e zero spocchia. Come accasare il
folk-rock britannico di fine Sessanta presso
la 4AD e vedere l’effetto che fa. Buono, ma
la stampa locale li bolla come pretenziosi, i
Mirò raccolgono il testimone e gli spiccioli
di fama. Non serviranno a smuovere le acque
altri due lp, tanto meno la stima di Robert
Smith (che se li portò dietro nel tour di Disintegration) e Ivo Watts-Russell (con relativa partecipazione della Crawley all’ottimo
Blood dei This Mortal Coil). Dallo scioglimento datato 1992 no c’era giunta altra notizia, eccetto un brano per il tributo a Buckley
padre Sing A Song for You di otto stagioni fa.
Chissà se la molla che ha spinto Caroline e
Jemaur a tornare è stata l’hype scatenatosi
attorno alle radici e all’acustico sentire: probabile, ma a conti fatti poco rilevante. Importa qui ritrovare dei vecchi amici in forma
e gioire della sorpresa. Dall’esordio a oggi
non è cambiato niente: si pesca dalla tradizione albionica con modi sofisticati (Beamheart, Bodysighs, l’ombrosa Judas) e lo
stesso - con minor frequenza - per certa tarda
wave di stampo “goth” (Host). Senza limitarsi a questo e anzi mettendoci del proprio, ad
esempio nella marcetta I’m Glad You Didn’t
Jump Out Of The Car That Day che somma
Nick Drake agli Xtc di Mummer; in I May
Never, metà outtake di Bryter Layter e metà
una Kate Bush acquietata; nell’occhieggiare
il country con personalità in Someting Pulled
Me e nell’India mentale di Evolute. Ti trovi
ad ascoltarlo spesso We Have Everything We
Need, certo più di quanto avresti pronosticato a scatola chiusa. Semplice la spiegazione:
quando sei “new loud” con anni d’anticipo,
mica puoi sbagliarti. (7 . 3 /1 0 )
G i a n c a r l o Turr a
Soccer Committee & Machinefabriek Drawn (Digitalis / Morc, 2008)
Machinefabriek sta lentamente e progressivamente sostituendo Tim Hecker nel cuore
degli appassionati della drone music più atmosferica e malinconica. L’abilità nel manipolare i suoni e nel dare profondità alle
composizioni è incontestabile, almeno quanto l’eccessiva prolificità. Drawn è un altro
disco che irretisce e incanta. Appunto… si è
“attratti”, come lapidariamente sentenzia il
titolo. Trattasi dell’ennesima collaborazione
con Soccer Committee, al secondo Mariska
Baars, per una collezione di suoni e canzoni che non potrebbe essere più europea.
Nella stessa maniera in cui le immagini di
un Edgar Reitz o un Krisztoszf Kieslowski
nascono e parlano da una prospettiva che è
prettamente nostra, da vecchio continente,
quindi con una solida tradizione di spleen
esistenziale lunga secoli alle spalle, allo
stesso modo Soccer Committee e Machinefabriek assemblano una collezione di canzoni che arrivano dalle nostre radici, tanto nel
modo di svolgersi quanto in quello di assemblarsi come album. Drawn è sostanzialmente
un affascinante studio di come far convivere
analogico ed elettronico, sul corpo di canzoni pensate e suonate alla vecchia maniera:
voce e chitarra. Soccer Committee è la componente analogica, umana e femminile. Ridotte all’osso queste canzoni sono tutte sue
e starebbero tranquillamente in piedi anche
se ci fosse soltanto un microfono d’ambiente
a registrare. L’intervento elettronico, tecnico e maschile di Machinefabriek, trasforma
continuamente queste canzoni risultando
alla fine in una vera e propria produzione
creativa che si fa mentre si dà e si suona.
Alla fine dei conti è la solita vecchia storia
dell’elettronica chiamata a convivere con
gli strumenti analogici, ma i risultati così
riusciti nel settore si contano sulle dita di
una mano. (7.5/10)
stefano pifferi
S t e v e R o d e n – A s l o w m o v i n g b o at
( N e w p l a s t i c mus i c , 2 0 0 8 )
G e n e r e : s c u lt u r e s o n o r e
Risalgono alla metà degli anni ’90 i primi
esperimenti di Steve Roden con strumenti
del tutto inusuali ed oggetti di design che
nelle mani del poliedrico artista diventano
vere e proprie fonti sonore: si pensi ad album come Splint (the soul of wood) (New
Plastic music, 1997), Lamp (within/without the skin) (New Plastic music, 1998),
e Chair (a subscape of resonance) (New
Plastic music,1999). Visioni acustiche che
sfidano i convenzionali approcci all’ascolto
e che attraverso abili manipolazioni scolpiscono sfumature ed identità catturando
l’essenza stessa dell’oggetto. Una materica
fisicità che in A slow moving boat prende
forma attraverso le incisioni che l’artista realizzò nella primavera del 2007 su un traghetto per la Norvegia, registrando il rombo
del motore attraverso le pareti stesse della
nave. Incisioni che diventano pretesto su cui
comporre concretezze drones di un banjo
che si reinventa a colpi d’archetto, per poi
diventare guida spirituale di una linea vocale tanto mistica quanto incantata. Una linea
vocale che si sdoppia lasciandosi alle spalle
le frammentazioni in lettere di The Radio
(Sonoris,1996), per focalizzare l’attenzione
poi su simbolismi timbrici. Poesie per oggetti dimenticati che nel silenzio diventano
chiave di lettura di personali rielaborazioni
della memoria sonora. Miniature essenziali
dalla tiratura limitata e dal formato tascabile (si tratta infatti di un 3”) per quindici
minuti di sensibili intelligenti (s)culture sonore. ( 7 . 5 /1 0 )
S a r a Br a c c o
Talibam & Jealousy Party – Phonometak
Series #5 (Wallace&SoundMetak,
dicembre 2008)
Genere: free madnes s
L a s e r ie a ttu a lme n te p i ù i n t e re s s a n t e e fo c a liz z a ta d e l p a n o r a ma fre e m o n d i a l e s i ri presenta con l’ennesima accoppiata che fa
le c c a r e i b a ff i. Re a ltà d i v e rs e , g e o g ra fi c a SA 89
RECENSION
m e n t e e g e n e t icamente, ma affini per quel
che r i g u a r d a l’attenzione alla destr uttur a zi on e so n o r a .
P er Ta l i b a m ! non credo ci sia più bisogno di
p res e n t a z i o n i , così che i 12 m inuti a bbond ant i d i S e t I n A Disparate Wilderness Of
Cosm e t i c Co n clusions, lato A di questo split
1 0 ”, n o n f a n n o che m ostrare il duo n e wyorc h e s e p i ù i n f orma che mai nel percorso di
f r a n t u m a z i o n e free dell’immaginario jazz,
ro ck , n o i se , p sych degli ultimi 50 a nni. sia
h a s e m p r e l ’ i mpressione, invero positiva , di
a s s i s t e r e a d u n eterno soundcheck o ad una
p ro v a d i r e si stenza di S hea dietro le pe lli
e M o t t e l su l suo synth. In realtà per ò, sc a v and o n e i m a r asmi di suono che i d ue pr od u c o n o o r m a i in maniera sistematica, non
s a r à d i ff i c i l e comprendere il senso ultimo
d i q u e st a f r a t t ura sonica: la libertà d e ll’ imp ro v v i sa z i o n e .
S u l l a t o B n o n si fa attender la risposta di
J ealo u sy P a r t y, uno dei progetti/colle ttivi
p i ù a p e r t i e e ssenziali dell’Italia out-rock.
Dev o n t Ch u rc h G oing F am ily e C astrado r im ett o n o i n sc e na i deliri etichettabili c ome
f r e e - j a z z g i u sto per convenienza. È però
l ’ a s p e t t o d e l l a frammentazione a risaltare
com e n e l l ’ u l t i mo, ottim o A gain. L a c a pa c it à d i sp e z z e t t a r e ogni singola frase music a le
n el le su e c o m ponenti di base per p oi r ia ss em b l a r l e i n maniera consona. Schizof r e nia
e m u sc o l a r i t à , as usual. (7.5/10)
Stefano Pifferi
Taras Bul’ba – Secrets Chimiques
(Wallace, novembre 2008)
Genere: noise rock
S i p a r t e d r i t t o per dritto, senza fronzoli né
com p l i m e n t i . C ranioterapia è una pe ne tr a zi on e i n c i si v a nella testa dell’as c olta tor e . Z e n i G e v a all’ennesima potenza con un
c o n t r o l l o d e l l a materia spaventoso, math si
d i r e b b e . L’ i m maginario è post-apocalittico
com e c e r t i su o ni sono grossom odo post- ha rd c o r e i n p a r t e nza. Ma già verso la metà si
apre u n o sp i r a g lio: non è luce, m a è diste ns i on e . I n q u i e t a e poco rassicurante ch e sia , è
u n o d e g l i e l e m enti cardine di questo Se c re ts
Ch im i q u e s. L a capacità cioè di manipolare
l a m a t e r i a – ora magm atica, ora tambur e gg i a n t e , m a s e mpre infiammabile – con una
p adr o n a n z a t e cnica e stilistica feno me na le .
Senza parlare del fatto che qu e i 5 m i n u t i
iniziali contengono idee sulle q u a l i m o l t i
a ltr i gr uppi, non solo ita lia ni, c o s tr u ir e b b e ro una intera discografia.
Quella di TB è roba spessa, vi s c e r a l e e i l
pr oc e de r e ve r tiginoso e f r a ttur a to n o n è ma i
c e r ve llotic o. Re sta se mpr e que stio n e d i s to maco. Che sia il basso-caverna u n i t o a l l e
a pe r tur e spa c e y di Khy be r Pass o la e p o c a le
Disformofobic o ( da gli Zu a gli u ltimi A n a trofobia con olimpica nonchalan c e ) .
Qua ndo la ma te r ia si sf a lda a nc o r p iù a f o n do e e sc ono pa e sa ggi altri simil L o v e c r a f t,
c ome in Prov ide nc e , o ne llo sg u a r d o ma la to a d or ie nte di Tok tamis ( ide a le s o u n d tr a c k
di Funny Games), a pulsare per ò è s e m p r e
que lla la te nte tr a c c ia di uma na f o llia .
Una pr ova ma tur a , c la ssic a ne l s u o r ima n d a re ad un universo riconoscibile s e n z a p e r ò
ma i la sc ia r tr a spa r ir e la be nc hé min ima tr a c c ia di imita z ione pe disse qua . ( 7 . 0 /1 0 )
Stefano Pifferi
The Faint – Fasciinatiion (Cooperative /
V2 Records - Self, 31 Ottobre 2008)
Genere: electro-indie rock
A scanso di equivoci diciamolo subito: il
quintetto del Nebraska non ha raccolto per
quanto ha seminato. Arrivati troppo presto
per essere inseriti nel calderone punk-funk,
poco promossi ed in ritardo per raggiungere la
meritata visibilità riservata a quella fetenzia
derivativa che è (stata?) il nu-rave di gente
come Klaxons e Does It Offend You, Yeah?,
a quattro anni di distanza dal loro esperimento “rock” di Wet From Birth tornano sui
lidi di Danse Macabre che gli donarono un
piccolo culto underground. Vocoder e synth
ritornano quindi ad essere i veri protagonisti
della loro musica con una formula epurata
di complesse spigolature electro, alla ricerca
di una melodia più netta, di un’orecchiabilità electro-indie rock che ha pochi uguali e
qualche ritornello vero da ricordare. In questo senso il singolone The Geeks Were Right
aggiorna la ballabilità dei nostri al panorama
attuale e Mirror Error e Psycho, oltre a candidarsi come futuri singoli, danno una notevole lezione di “sintesi dance” a tutti quei
gruppetti sponsorizzati da NME e compagnia
bella che provano a far ballare i culi pelosi e
nerd di tanti indie rockers. Che la forma sia
ancora con loro lo testimonia da subito una
Get Seduced che
traduce la brillantezza
d’idee
di James Murphy in un’indole
quasi pop, senza
tralasciare un bel
“grazie musicale”
spedito ai padri
Depeche
Mode
nell’andamento
tetro di Fulcrum
And Lever. Altrove si respira aria di mestiere e maturità che impedisce al disco di essere
un centro pieno, ma riesce a convincere abbastanza da risultare un buon ritorno e una
zampata in faccia a tanti figli degenere al
contempo. (6.9/10)
A l e ss a n d r o G r a ss i
Theo Travis & Robert Fripp – Thread
(Panegyric, novembre 2008)
Genere: ambient
Non staremo certo qui a dirvi chi è Robert
Fr ip p . M e r ita , d i c o n tr o , q u a lc h e p a r o la T h e o
Tr a v is . D u n q u e : s a s s o f o n is ta e f la u tis ta in glese nelle ultime incarnazioni di Gong e
So f t M a c h in e ; c o lla b o r a to r e d i D a v id Sy lvian, No-Man, Burnt Friedman e socio col
b a s s is ta D a v e Stu r t d e lla s ig la Cip h e r. N o n
u n o q u a lu n q u e in s o s ta n z a . I mp o r ta n te a n c h e la s u a c a r r ie r a s o lis ta ( a d o g g i d ie c i d is c h i ) o v e n e l l ’ u l t i m o , D o u b l e Ta l k , s p i c c a
la p r e s e n z a d e ll’ e x K in g Cr ims o n . U n a c o lla b o r a z io n e c h e s i r in n o v a a n c h e p e r il p r imo p r o g e tto a lo r o n o me . T h r e a d , c o n c e p ito nottetempo in un imprecisato giorno del
2 0 0 7 , è u n q u ie to a lb o d i a mb ie n t mu s ic in c lin e a lla c la s s ic a c o n te mp o r a n e a ( L a n d Be yond The Forest, Before Then) come pure,
n a tu r a lme n te , a l Br ia n E n o d i me tà ’ 7 0 ( A s
Sn o w Fa lls s u o n a c o me il c o n tin u u m d e l
terzo movimento di music For Airports).
E n tr a mb i i mu s ic is ti, Tr a v is a i f ia ti e Fr ip p
alla chitarra e soundscapes, vanno d’amore
e d ’ a c c o r d o c o n M ik e O u tr a m a lla c h ita rra elettrica, Peter Whitakker all’hammond
e Roy Dodds alla batteria e gong. Per chi
h a a p p r e z z a to I n la n d is h d e lla c o p p ia H a n s J o a c h im Ro e d e liu s & Tim Sto r y. ( 7 . 0 /1 0 )
Gianni Avella
Theodore Lotis – Epoque de l’eau
(Empreintes DIGITALes, 2008)
Genere: contemporanee –elettroacustica
L’ e l e t t r o a c u s t i c a d i T h e o d o r e L o t i s s i f a
p o r ta v o c e d e lla r e la z io n e s o t t i l e c h e l e g a i l
mo v ime n to s o n o r o a lla s t e re o fo n i a , u t i l i z zando uno schema in registri multipli, che
si sovrappongono, si scontrano, dialogano
p e r p o i s c o mp a r ir e n el l e fl u i d i t à s p a z i a l i .
U n a f lu id ità c h e n e ll’ E p o q u e d e l ’e a u fa l a
d iff e r e n z a : s i s e r v e d e l m a n i e ri s m o e l e t t ro a c u s tic o p e r a llo n ta n a rs i d a i c a n o n i fo rm a l i l e g a t i a i s o g g e t t i t es t u a l i l e g g i b i l i n e l l e
tracce sonore; concentra le sue incisioni sui
giochi di luce ed ombra, sulle sfumature,
s u i p ie n i e v u o ti c o n l’o b i e t t i v o d i t ra s p o rta r e l’ a s c o lta to r e in u n i m m a g i n a ri o d e l t u t to personale.
U n a ma te r ia c o mp o s ita c h e i c o n i z z a (Ar i o s o
D o le n te /B e e th o v e n o p . 11 0 ) l a s t ru t u ra a rmo n ic a d e lla So n a ta p er p i a n o n ° 3 1 d i B e ethoven (terzo movimento) imbrigliandone
i p r o f ili me lo d ic i tr a e ffi m e re e v a n e s c e n z e
e le ttr o a c u s tic h e . M o d ul a ri t à c i c l i c h e i n g ra n u la r ità ( A s o u th win d w i l l Br i n g t h e s a n d )
d ic h ia r a n o le mu te v o li i d e n t i t à d e l v e n t o e
d e ll’ a c q u a ( U n d e r wa ter T h e o r i e s ), n a t u r a l l
e le me n ti d i d ia lo g o tr a l ’e l e t t ro n i c o e l ’a c u s tic o c h e L o tis d ir ig e c o n e l e g a n z a c e l a n d o n e le f o n ti s o n o r e . D u a l i t à c h e n a s c o n o d a l
p r in c ip io d i E r a c lid e e n e fa n n o e s p e ri e n z a
p e r r a c c o n ta r e le d in a m i c h e e i m o v i m e n t i d i
lu c e e o mb r a ( Sh a d o w s ). Va ri a z i o n i s u t e m a
che destrutturano in texture multipiste le
s e mp lic i lin e e d i u n v io l i n o e v o c e c h e n e l l a
ma n i d e ll’ a r tis ta d iv e n t a n o c o n v u l s i o n i v o cali o si fanno mitologico richiamo di una
s ib illa ( S ib y lla ’s Vo ic e ). Ed i n fi n e ra c c o n tano nelle manipolazioni di un ronzio d’api
e di un quartetto d’archi un mare sereno e
v ib r a n te ( Le m e r b lu e ) c h e n a s c o n d e n e l l e
o s c u r e p r o f o n d ità s e g r e t i i n e ffa b i l i (L e m e r
p ro fo n d e ). N o n s t i a m o p a r l a n d o d i p r i n c i p i
c o me “ me mo r ia s o n o r a” , “ s u o n o s i l e n z i o ” o
d i r id u z io n s mo , ma d i v e re e p ro p ri e n a t u ra li me ta mo r f o s i e le ttr o ac u s t i c h e . (7 . 0 / 1 0 )
S a r a Br a c c o
Tobacco – Fucked Up Friends (Anticon /
Goodfellas, Ottobre 2008)
Genere: divagazioni synth pop
L a p a s s io n e p e r le e s pl o ra z i o n i n e l l ’e s u b e SA 91
RECENSION
ranz a c o l o r r o s a confetto di certa ele ttr onic a p o p , s e m b r a accomunare molti ar tisti del
g i ro d e l l a A n t icon, che spesso e vole ntie r i
s i c o n c e d o n o divagazioni easy listening. E
cos ì, To b a c c o , leader dei B lack Mo t h Sup er R a i n b o w , si isola com e un eremita ne ll a P e n n s y l v a nia rurale, dove porta i suoi
s yn t h a n a l o g i ci e i nastri, si crea il pr opr io
spazio music a le e
sforna un e sor dio
da solista molto
distante dai ritmi
scom posti e da lla
tensione c osta nte caratte r istic a
della sua ba nd di
riferimento. Fucked Up Friends
suona fa miliare,
i n n o c u o e i n a lcuni tratti perfino m o lto be ll o (l’ i n i z i a l e Street Trash richiama la pr ima
Bj or k , sa l v o p oi prendere altre strade) , tutto
cos tr u i t o su sem plici m elodie di syn th ( c he
a v o l t e r i c o r d ano i K raftw erk, come in Yum
Yu m Cu l t ) e u n beat inconfondibilm ente hip
h o p . D a l c i l i n dro di Mr. Tobacco, vengono
fu o r i l e so l u z ioni più diverse, dalle r e min i s c e n z e d i b r e ak dance (Little P ink Riding
Hoo d ) a l l e g r ottesche m elodie di Side 8. Le
p arti c a n t a t e so no relegate a pochi mome nti,
m a si g n i f i c a t i vi, di un album quasi inte r a m en t e st r u m e ntale. E cco allora fars i a va nti
l a v o c e f e m m i nile infarcita di effetti di Hair y Ca n d y e i l rapping di A esop R o c k, che
s t a l ì a r i c o r d a rci, se ce lo fossim o ma i dim en t i c a t o d u r ante l’ascolto di ques ta diva g azi o n e se m i se ria, da dove proviene que sta
m u si c a . ( 6 . 6 / 1 0)
Daniele Follero
The Usa Is A Monster – Space Programs
(Load, novembre 2008)
Genere: noise-prog
P res a c o sc i e n z a che l’orm ai iperabusa ta f orm u l a a d u e c h i tarra/batteria in modalità nois e-p a r o ssi st i c a alla L ightning B olt potr e bbe
com i n c i a r e a m ostrare la corda, C olin Ma tt h e w s ( c h i t a r r a) e Thom Hollman (batteria),
al s e c o l o T h e U sa Is A Monster riela bor a no
l a l o r o p e r so n ale via al prog schizoid e e mut ant e .
In p r i m o l u o g o rallentando i tempi r ispe tto
a ll’ ultimo e ottimo Sunset At T h e E n d O f
The Industrial Age ( Loa d, 2006 ) e c o mp r ime ndo i ghir igor i str ume nta li in f r a s i mu s ic a li e c c e ntr ic he e de via te ma n o n in v a s iv e .
Anc he l’ impa tto voc a le f r onta le v ie n e r id o tto in f a vor e di un sing- a - long stra n ito e s tr a niante. Vicino sia a certa psych s i x t i e s , s i a
a d una sor ta di c a ntile na post- a to mic a , a n z i
ninna na nna da post- wa r f olk psi c o tic o .
A volte a d e sse r sinc e r i la c osa n o n f u n z io n a
a ppie no e si sc ivola sul pr og- f u s io n d i A ll
Or Nothing o ne l gr otte sc o AOR d i A b o v e A ll
I t’s The Song c he se mbr a una p a r o d ia a c id a
de l pr og più de le te r io c on ta nto d i c o r e tti e
voc i in f a lse tto. Sinc e r a me nte ab e r r a n te .
Molto più spe sso e sc e f uor i un ib r id o f r a n ke inste inia no di volta in volta o r ie n ta le g gia nte ( Coc aine We dding) , psic o id e ( lo s c io glilingua di Tulsa) , or r or if ic o ( i Pa r ts &L a b o r
a 78 gir i di I c e Bridge ) .
Difficile definire la quarta re l e a s e d i u n
gruppo come un album di tran s i z i o n e , m a
è proprio quella la sensazione c h e s i h a
a ll’ a sc olto di Spac e Programs. C’ è d i b u o no che sono più le cose positiv e d i q u e l l e
f r a nc a me nte opina bili. Cosa ques ta c h e c i f a
ben sperare negli sviluppi futur i d e l d u o d i
na tivi a me r ic a ni. ( 6.4/10)
Stefano Pifferi
Uzi & Ari – Headworms (Own /
Audioglobe, 15 ottobre 2008)
Genere: glitch folk pop
Radiohead, Thom Yorke. Queste le coordinate sulle quali il californiano Ben Shepard
muove la sua eterea e boreale creatura Uzi
& Ari. E Headworms, il suo terzo album,
non ne rappresenta certo un eccezione, anzi.
Missoula, la canzone apripista, ne è subito
palese conferma: non è solo la somiglianza
vocale col genietto inglese a evocare quella
“testa formato radio”, ma stavolta anche e
soprattutto lo svilupparsi musicale. Ci sono
stacchi e cambi di tempo quasi asfissianti
e ripetitivi in puro Kid A stile. Rispetto al
passato, infatti, i ritmi sono più incalzanti.
Niente di troppo movimentato, ovviamente.
L’atmosfera è sempre sommessa e nostalgica,
ma è come se ora gli Uzi & Ari si divertissero a danzare elettronici ma delicati su quella
coltre di neve che piano, chitarra, fiati ed
archi, con il loro lento incedere, stratificano
morbidamente. Alto e impeccabile è il livello emozionale raggiunto da Headworms. La
struggente digitalizzazione di Wolf Eggs, la
luccicante scia strumentale che la title track
lascia sospesa come una cometa in un cielo
bianco oltremodo e le sentite e le sofferte
ballad anti-gravità come Papercuts e Patron
Saints scongiurano il rischio di qualsiasi deriva indietronico-manieristica. Anche se i
Nostri sono indubbiamente debitori verso i
geni (appunto) di Amnesiac, c’è di che perdonargli quando il risultato è un album estremamente toccante e suggestivo come questo.
(7.0/10)
Andrea Provinciali
V a l e r i o C o s i – H e a v y Pa c i f i c R o c k
( D i g i ta l i s , s e t t e m b r e 2 0 0 8 )
Genere: free jazz, drone
Un sax che declama coscienzioso come fosse
quello di Albert Ayler e alieno come provenisse dal Saturno di Sun Ra. Non è free,
perché ad indottrinarlo è un altro sax, in
loop, ad andamento ritmico ciclico e regolare, come se a maneggiarlo fosse Terry Riley.
Stiamo parlando di Study For Saxophone And
Electronics (Dedicated To Roberto Donnini),
il lungo brano che apre Heavy Pacific Rock,
nuovo lavoro del prolifico Valerio Cosi su
Digitalis. A New Vipassana è un drone di sassofono senza fine che simula una cornamusa
folk o la fisarmonica di Pauline Oliveros e
sul cui corpo danzano variazioni free e in
coda un manto percussivo a chiudere il brano con furia dionisiaca. Proud To Be Kraut/
A Burning OM (Reprise) omaggia piuttosto
calligraficamente già a partire dal titolo la
Germania di Neu! e LA Dusseldorlf: una cavalcata kraut condotta dal solito sassofono
che si disfa rovinosamente nell’indecisione
noise di A Burning OM (Reprise). The North
Pole Vibes è un esperimento di jazz-ambient
dai sentori d’oriente memore della lezione
di Alice Coltrane. In Cosi qualità e quantità
sembrano viaggiare di pari passo, la seconda
essendo semmai esponente della prima. Se
n’è accora anche la Porter, etichetta giovane
ma già leggendaria che ha fiutato l’affare e
l’ha messo sotto contratto per cinque anni.
Aspettiamo i frutti di questa nuova alleanza.
(7.3/10)
Vincenzo Santarcangelo
Vessels – White Fields And Open Devices
(Cuckundoo / Goodfellas, 18 agosto
2008)
Genere: post-rock
Questi tedeschi a momenti ci gabbavano.
Se ne partono con un qualcosa di stuzzicante, in epoca di rarefazione completa nei
confronti della tradizione del post-rock.
Questo disco, White Fields And Open Devices, infatti, fa sostanzialmente due cose;
da un lato sembra sposare alcune tecniche
del math rock al post-rock di scuola più eur o p e a ; d a l l ’ a l t r o s e m b r a a ff i l i a r s i s e n z a i l
minimo dubbio al post rock tragicamente
post-mogwaiano.
Come è possibile la compresenza delle due
anime? Gli esempi sono lì pronti da ascolt a r e . A l t e re d B e a s t è c i ò c h e c h i a m e r e m m o
proprio cross-over tra il rock matematico
americano della seconda metà degli anni
Novanta e il post-rock emozionale e melod i c o . L’ o r e c c h i o s i i n c u r i o s i s c e e i n i z i a a
fare ipotesi e proiettare speranze.
Si sentono gli incastri volubili e giocosi
dei tardi Don Caballero e Storm ‘n’ Stress
a l t e r n a r s i c o n i l s u o n o d i G l a s g o w, i l c h e
lascia subito – siamo a inizio disco – pensare a molti altri sviluppi in questo senso,
a l m e n o i n n u m e r o s u ff i c i e n t e a c o n f e z i o nare un buon disco. E invece l’unica altra
compagna di questa tentata avventura è An
I d l e B r a i n A n d T h e D e v i l ’s Wo r k s h o p , d o v e
compare persino un po’ di calore metal. Il
resto ci fa capire che siamo semplicemente
in presenza di colpi di coda del post-rock,
specie di quello post-mogwaiano, mentre il
math si tramuta con maggiore convinzione
in una chimera di ibridazione, in un’illusione che può al massimo permeare di sé
tutte le tracce con un appena percepito ratto
distintivo; cioè la batteria continua, come
non raramente accade.
B o n t à d e i Ve s s e l s v u o l e c h e a c c a n t o a q u e sto ci sia un altro trait d’union, ovvero le
voci struggenti e una durata che sembra non
p e r m e t t e r e p a u s e – a n c h e d a v v e ro f r a g o r o s e
– all’ascoltatore. Come dire, alla perplessità si unisce l’eccessiva lunghezza; più che
annoiati ci troviamo costretti a far valere
un nostro pensiero, e a non perdonare ai
Ve s s e l i l m e z z o p a s s o i n a v a n t i , c h e p r o babilmente per loro è spedito, ma per noi
SA 93
RECENSION
fatto, alla luce delle potenzialità, in una direzione sbagliata. (5.5/10)
G a spa r e C a l i r i
Vivian Girls – Self Titled (In The Red,
novembre 2008)
Genere: garage-pop
F i n a l m e n t e d isponibile nella ristampa In
Th e R e d l ’ e so r dio di questo trio newyor c he s e c h e d i c u o r i ne ha spaccati m olti ultima m e n t e , c o m p r esi i nostri (vedi lo speciale
Th e S m e l l ) .
C a ss i e R a m o ne (chitarra, voce), Kickball
Kat y ( b a sso , v oce, batteria) e F rankie Rose
( i d e m ) s e r v o n o un piatto ricco in 10 brevi
p o rt a t e i n c u i a spiccare sono l’innato gusto
p er i l p o p si x t i es e una esem plare semplic ità
t wee - p o p .
Chi t a r r e a b r a sive, lo-fi geneticam ente modificato, batteria
pestona e un c ostante, continuo
rimando ad un
passato ch e da un
lato si rifà a l tr a sversale wall of
sound (da Jesus
& Mary C ha in indietro fino a Phil
S pector) a me r icanizzato da i mis co n o sc i u t i e f ondamentali B lack Tam bouri n e ; d a l l ’ a l t r o invece rinverdisce i fa sti de i
g ru p p i p o p - o r i ented fem m inili alla Sha ngr iLas d e f o r m a t i dall’amore per il gara ge - lofi .
A s e g n a r e l a c ifra stilistica più rilev a nte de l
t ri o è p e r ò i l c orale intreccio vocale; la c a p a c i t à d i e s s e re zuccherose ed agg ressive,
l e u n e n e l l e a ltre, le une sulle altre , pr ota g o n i st e d i c o r e tti e controcanti da imma gin a r i o d i m e n t i cato.
L’ u n i c o p e c c a to è che una buona metà di
q u es t i p e z z i si a già uscita nei m olti 7 ” spa rs i d a l l e Vi v i a n G irls per le sem idime ntic a te
et i ch e t t e d i m e zzo m ondo. (6.8/10)
Stefano Pifferi
V i v i a n n e V i v e ur – V e r t ( S e a h o rs e /
Godfell as, 20 novembre 2008)
Genere: indie-dark
C r e a t u r e s t r a v a g a n t i , q u e s t i Vi v i a n n e Vi -
v e u r. U n a n n o f a , i n o c c a s i o n e d e l l a p u b blicazione del loro esordio li si tacciava di
ridondanza, per un disco in cui si intrecciavano dinamismi à la Blonde Redhead e
toni evocativi, elaborate aperture strumentali e classicismi sofisticati, alla costante
ricerca di un filo conduttore in parte sfugg e n t e . U n ’ o p e r a q u e l l a c i t a t a , a ff a s c i n a n t e
ma anche interlocutoria, caratterizzata da
una innegabile freschezza a livello di scrittura ma lontana dall’apparire pienamente rappresentativa delle potenzialità della
b a n d . C o n Ve r t s i a s s i s t e a u n d e c i s o s c a t t o
in avanti, per lo meno dal punto di vista
della personalità, un processo evolutivo in
cui sopravvivono soltanto i caratteri dominanti del patrimonio genetico della band.
Nello specifico, gli ambiti stilistici di riferimento, le arie oniriche che ne contraddistinguono il mood, le palpitazioni languide
alla base delle melodie, per architetture che
invece si addomesticano, trovano un centro
di gravità, guadagnano in rigore e naturalezza, a discapito di un balbettare nervoso e in perenne mutazione – punto fermo
dell’episodio discografico precedente – che
quasi scompare. Il prezzo da pagare è un
lessico talvolta stagnante, in qualche caso
prevedibile, ma che non impedisce a molti dei colpi sparati di arrivare al bersaglio.
Con la consapevolezza, comunque, di dover
attendere, per la definitiva consacrazione,
i l t e r z o e p i s o d i o d e l l a s a g a . (6. 9 /1 0 )
F a b r i z i o Z a mp i g h i
The Walrus – Never Leave Behind Feeling
Always Like A Child (Garrincha dischi,
28 novembre 2008)
Genere: indie pop rock
Giovanissima band livornese, T h e Wa l r u s
prende in prestito il nome n i e n t e d i m e n o
c he da una c a nz one de i Be at le s . I l r is u lta to è Ne v e r Le av e Be hind Fe e ling Alwa y s
Like A Child, un f r e sc hissimo qu a n to v iv a c e
c onde nsa to r oc k, f iglio ta nto d e lla mig lio r
tr a diz ione pop ingle se qua nto d i q u e lla p iù
ga r a gistic a indipe nde nte a ste lle e s tr is c e . I
c inque tosc a ni f r ulla no in pur o s tile Six tie s
c hita r r e , ba sso, ba tte r ie e ta stie r a d iv e r te n do e divertendosi, non senza d i m e n t i c a r e
quell’essenziale ingrediente m a l i n c o n i c o
che risulta il vero punto di forza d e i N o s t r i .
So n o p r o p r io le c o n ta g io s e e d e lic a te me lodie vocali, infatti, a impreziosire queste
undici canzoni che altrimenti finirebbero
p e r a s s o mig lia r s i tr o p p o l’ u n a a ll’ a ltr a . N o n
che così la ripetitività venga scongiurata
c o mp le ta me n te , p u r tr o p p o i s u o n i r is u lta n o
f in tr o p p o o mo g e n e i d u r a n te l’ in te r o a s c o lto. Ma una buona metà dei brani (su tutte
No w M o re Th a n E v e r , v e r o e p r o p r io c a v a llo
d i b a tta g lia ) p o s siede un piglio
me lo d ic o e in c isivo che innalza
la b a n d b e n a l d i
s o p r a d e lla me d ia
q u a lita tiv a r a g giunta da molti
gruppi
italiani.
Ta n to p e r d a r e
dei
riferimenti,
s o n o b e n e v id e n ti r ic h ia mi a The St ro ke s ,
Vo x t ro t , Yuppie F lu, e s o p r a ttu tto M a r it t im e , s e n o n a d d ir ittu r a a d e g li A rc t ic M o nke y s mo lto me n o f r e n e tic i. ( 6 . 7 /1 0 )
Andrea Provinciali
The Wave Pictures – Instant Coffee Baby
(Moshi Moshi / Cooperative Music, 14
novembre 2008)
Genere: indie pop, lo fi
A s c o lti i Wa v e Pic tu r e s e p e n s i imme d ia ta me n te a D a r r e n H a y ma n e g li He f ne r ( q u e lli degli inizi, s’intende): per la sagacia di
te s ti c o lmi d i c ita z io n i e d i r if e r ime n ti a lla
cultura pop (Simon & Garfunkel, Cassius
Cla y, S g t. P e p p e r e P e t S o u n d s e … c a f fettiere italiane, tutti ovviamente infilati
in b u ff e d e s c r iz io n i d i s itu a z io n i r o ma n tiche), per i comuni riferimenti musicali (i
Ve lv e ts , J o na t ha n R ic hm a n) , p e r l o s t i l e
v o c a le in e q u iv o c a b ilme n te s g u a ia to , s tir a to e me lo d ic o a s s ie me ; p iù a f o n d o c i tr o v i
a n c h e c e r te a ff in ità c o n i Vio le nt F e m m e s ,
c o n q u e lle s p ig o lo s ità ( p o s t) p u n k d i b a s s i
p u n g e n ti e c h ita r r e imb iz z a r r ite ( c h e f a n n o a n c h e u n p o ’ Te le v is io n) . G r a tti u n p o ’
di più la superficie e scopri che sono fra i
p r e f e r iti d i N ic k L o w e , d e i M o u n ta in G o a t s , d e g l i H e r m a n D u n e , d i J e ff r e y L e w i s ,
oltre che – ovvio – dello stesso Hayman. E
ti r e n d i c o n to c h e , a n c h e s e p o tr e b b e e s s e r e
u s c ito n e l 1 9 9 8 ( in e ff e tti q u e s ti tr e lo n d i-
nesi sono attivi da allora), nel 1988 o pure
nel 1978, ti trovi comunque per le mani un
b e l d is c h e tto d i in d ie p o p t r a d i z i o n a l e , fa t t o
in c a s a , in te llig e n te e i ro n i c o , c h e fa a l z a re
il s o p r a c c ig lio n e i mo m e n t i g i u s t i (I n s t a n t
Co ffe e B a b y , I Lo v e Yo u L i k e A Ma d m a n ).
N o n ma le p e r f a r s i u n g i re t t o d a q u e l l e p a rti, a n c o r a u n a v o lta . ( 6 . 7 / 1 0 )
A n t o n i o P ug l i a
Werner Durand – Remnants from
Paradise (Absurd,2008)
Genere: minimal / drones
R e m na nt s f ro m P a r a d i s e è u n c o n c e p t a l b u m l u n g o t r e b r a n i d e l b e r l i n e s e We r n e r
D u r a n d , r a ff i n a t o p o s t - m i n i m a l i s t a , a b i l e
ma n ip o la to r e d i s in g o l a ri s t ru m e n t i a fi a t o
a u to - c o s tr u iti e p r o lif i c o c o l l a b o ra t o re d i
A r n o ld D r e y b la tt, T h i t e e n Tri b e e , p i ù re c e n te me n te , A lio D ie e A m e l i a C u n i .
Il booklet, elegantemente tortuoso, fa a
me n o d e i c o n te n u ti p e r d i v e n t a re c o n t e n i t o re
s te s s o d i p e r s o n a li e s e rc i z i s o n o ri c re a t i t ra
il 2 0 0 1 e il 2 0 0 5 e d e d i c a t i a l l a s c o m p a rs a
a mic a M ic h a e la K o e lm e l . M u s i c a c h e n a s c e
d a l p r imo r d ia le e ma te rn o s i l e n z i o c h e l e n tamente si fa portavoce di sovrapposizioni
droning tra sibilanti linearità elettroniche
e celebrati ripetitivismi: flebili anime in
s o ff i d i Pv c - n e y, b a mb o o , c l a ri n e t t i i n P v c
e p e r s i a n n e y. D i n a m i c h e c h e d i s o r i e n t a n o
e tr a s c e n d o n o i r id u zi o n i s m i (D ro w n i n g ),
lasciando spazio alle opulenti dissolvenze
o s c u r e , r iv e r b e r a te , d il a t a t e e d i m m o rt a l a t e
in g e lid e c o n c r e te z z e , d a c u i e m e rg o n o c i rc o la r i d a n z e in p le x ig l a s fi l t ra t e o t ri t u ra t e
d a g e r a r c h ie a tr a tti l e g g i b i l i m a d a l l ’i n v io la b ile id e n tità ( F loa t i n g ). M e r a v i g l i o s e
e s u r r e a li a c u te z z e tim b ri c h e c h e p e rm e a n o
lo s p a z io in to r n o a ll’ a s c o l t a t o re d a c u i l a s c ia r s i p s ic a n a liz z a r e . (7 . 2 / 1 0 )
S a r a Br a c c o
SA 95
The Faint – Live @ Covo, Bologna (29
novembre 2008)
C’er a p a r e c c h ia attesa da parte del pic c olo
s t uo l o d i f a n d el quintetto del N ebraska pe r
q u es t o r i t o r n o nella lande italiche dopo la
com p a r sa t a d e l 2005 di spalla a B rig ht Eye s
i n o c c a si o n e di “Ferrara sotto le stelle ” ( r icord a t a m o l t o piacevolmente da chi c ’ e r a ) .
F res c h i d e l l a p ubblicazione dell’ultimo int ri g a n t e F a sc i in atiion i nostri snocciolano
i l l o r o r e p e r t o rio di indie rock virato da nc e
v i a s t u o l i d i synth che ha una ballabilità e
u n a f r u i z i o n e massima appunto “on stage”,
i l l o r o l u o g o e spressivo ideale.
S i c o m i n c i a c o n G et Seduced che con i suoi
l o o p s i n t e r se c a nti apre la scena ad una de lle
l o ro h i t , q u e l la G lass D anse che ne l 2001
avev a p o r t a t o alla ribalta il nom e del gr upp o p o c o p r i m a dell’esplosione del ca lde r one
punk f unk.
Fr a oc c hiolini a mmic c a nti a i De pe c he M o de
ne lla te tr e ma a mma lia nti Pose d To D e a th e
I Tre at You Wrong e d impe nsa bili r ip e s c a g gi ( Call Call c on il suo be a t imp u ls iv o e
le ta stie r e tir a te a luc ido e Tak e M e To Th e
Hospital, ottima, dalla raccolta d e l l a l o r o
e x- e tic he tta Saddle Cre e k 50) lo s h o w in ta r sia to di luc i str obo e d e ff e tti v is iv i s tr a nia nti va c he è una me r a viglia . P s y c h o ,
a uspic a bile nuovo singolo, illu s tr a mo v e n z e post punk, De spe rate Guy s e T h e G e e k s
We re Right sono f r a i mome nt i p iù la rg a me nte sponsor iz z a bili de lla ba n d , ma è c o n
la c a r ic a e ne rgic a qua si r oc k di I D is a p p e a r ,
c on la pa r a noia simil- te c hno de lla v e e me n te
Work e d Up So Se x ual e con la s t r a b i l i a n t e
ve r sa tilità da da nc e f loor di Pa r a n o ia tta c k
c he si giunge a i ve r tic i di tutto il liv e .
the faint
© Francesca Garattoni
RECENSION
Live report
N e i b i s g o d i a m o d e l l a n u o v a M i r r o r E r r o r,
c h e s u o n a p a r e c c h io d iv e r s a d a lla v e r s io ne su disco (a causa presumibilmente della
d i ff i c o l t à d i r i p o r t a r e q u e i s u o n i a n a l o g i c i
c o mp le s s i s u l p a lc o ) , Th e Co n d u c to r a c u i
b r illa n o g li o c c h i p e n s a n d o a g li Hum a n Le a g ue e A g e n d a S u ic id e c h e c h iu d e il liv e c o l
b o tto . Co n l’ u n ic a p e c c a d i u n To d d Fin k u n
p o ’ g iù d i v o c e ( ma a g g h in d a to s p le n d id a me n te d a d o tto r- p s y c h o c o n ta n to d i c a mic e
b ia n c o e o c c h ia li d a u o mo - H a ç ie n d a ) i c in q u e b a tte z z a n o u n a s p le n d id a d a ta , c o n tu tta
la c a r ic a c h e c o n tr a d d is tin g u e il lo r o s u o n o
e che dovrebbe essere solo un incentivo in
p iù a s p a z z a r e v ia q u e ll’ in u tile p u b b lic ità
p o r ta ta a f a v o r e d i b a n d me d io c r i c o me Kla x o ns o D o e s I t Of f e nd Yo u, Ye a h? . I l s u c c e s s o d e l n u r a v e h a u n s e n s o s o lo s e c i s i
r ic o r d a a c h i s i d e v e r e n d e r e g r a z ie . U n ’ o r a
e d ie c i d i g o d ime n to d a n z e r e c c io . Ris p e tto .
A l e ss a n d r o G r a ss i
Beatrice Antolini, 19 novembre 2008,
Magazzeno Bis, Locomotiv, Bologna
Pe r p r ima a r r iv a l’ A n to lin i “ ic o n a ” . Q u e lla d e g li a r tic o li s u Pa n o r a ma e Va n ity Fa ir,
q u e lla d e lla c o lla b o r a z io n e c o n i Ba u s te lle , q u e lla d e g li a b iti e le g a n ti e d e g li s tiv a li alti, quella un po’ gotica della copertina
in b ia n c o e n e r o d e ll’ u ltimo A D ue , q u e lla
d e g li s c a tti s o f is tic a ti r a c c o lti n e lla c a r te lla stampa allegata al disco. E allora è tutto
u n o s f o d e r a r e ma c c h in e f o to g r a f ic h e , a c c e n dere mini-telecamere, montare teleobiettivi
e s c h ia c c ia r e ta s ti RE C, p e r immo r ta la r e il
p e r s o n a g g io p iù c h e la mu s ic is ta , la b e lle z za estatica più che le tecnica sul pianoforte,
la s e lf - ma d e w o ma n p iù f o to g e n ic a d e ll’ in d ie r o c k d i c a s a n o s tr a . Be a tr ic e , a p p a r e n te mente, sembra non farci caso, ma in realtà
v e d e e p r o v v e d e d a ll’ a lto d e lla s u a p r o f e s sionalità, conscia del fatto che il rock, da
c h e mo n d o è mo n d o , è a n c h e – e f o r s e , s o prattutto – questo. Del resto è lei stessa la
prima a non sottrarsi al gioco delle parti, a
c o ltiv a r e q u e ll’ imma g in e a v o lte f in tr o p p o
in g o mb r a n te , a d a r le s p e s s o r e , c o n u n a b b ig lia me n to c h e n o n p a s s a ma i in o s s e r v a to ,
c o n u n a c u r a p a r tic o la r e p e r il la to e s te tic o
della sua vita artistica, con una sensualità
c h e c o lp is c e . I n ta n to , in s a la , Pa o lo N a s e lli Flores di Urtovox Records gongola per il
suo nuovo acquisto, inviati di testate non
e s a tta me n te d i s e tto r e – Il M a n i fe s t o – p re p a r a n o d o ma n d e , g li u o m i n i v e n g o n o ra p i t i
d a lla c o n tu r b a n te in te n s i t à d e l l o s g u a rd o e
l e d o n n e v e d o n o i n l e i l ’ a ff e r m a z i o n e d e l
g ir l p o w e r, in u n mo n d o – q u e l l o d e l ro c k –
a tr a z io n e q u a s i e s c lu s i v a m e n t e m a s c h i l e .
Po i è la mu s ic a , f in a lm e n t e , a d a re s o s t a n za all’immagine, con la sua personalissima
o b liq u ità , la p o e tic a c ara c o l l a n t e , i t o n i s a turi e espansivi, la ricchezza di sfumature,
g a r a n tita d a u n a f o r ma z i o n e a l c o m p l e t o c h e
prevede, oltre alle tastiere della musicista
d i M a c e r a ta , c h ita r r a e l e t t ri c a , b a s s o , b a t te r ia , p e r c u s s io n i e tr o m b a . Le n o t e re s p i ra n o , l’ e s ib iz io n e è imp e c c a b i l e , g l i a rra n g i a menti sono lavoratissimi, per un concerto
c h e s p a z ia s e n z a s o lu z i o n e d i c o n t i n u i t à t ra
i b r a n i d e i d u e d is c h i p u b b l i c a t i – t ra g l i
e p is o d i in s c a le tta , S u g a r i s e , To p o g o , Fu n k y
S h o w, M o n s te r M u n c h , Mo r b i d a l g a – e g i u s tif ic a u n p r e s e n te f a tto d i g ra n d i s o d d i s fa z io n i e d i la v o r o s e r io . A n c h e t ro p p o , a l l e
v o lte , a lme n o a g iu d ic a re d a u n a p e rs o n a l i t à
che sta al gioco quando Michele Orvieti –
conduttore della trasmissione – la chiama
in c a u s a p e r q u a lc h e b a t t u t a l e g g e ra m a c h e
non è altrettanto accondiscendente con chi
cerca di rinchiuderla in facili categorie o di
in te r p r e ta r n e p e r s o mm i c a p i i l p e n s i e ro . In somma, tutto nella logica del personaggio,
d a l mo lto f u mo c h e n a s c e o g n i v o l t a c h e s e
n e p a r la a ll’ a b b o n d a n te a rro s t o c h e , p e r fo rtuna, si riesce ancora a gustare quando la si
s e n te s u o n a r e .
F a b r i z i o Z a mp i g h i
Live: Parenthetical Girls – Lokomotiv
(Bologna), 13 novembre 2008
Pr o b a b ilme n te Enta ng l e m e n t s è u n o d e i d i s c h i d e ll’ a n n o . E la s u a v a l u t a z i o n e s i l i m i ta ai suoi 33 giri – o ai byte corrispondenti.
Però, certo, ci sono almeno due cose che ci
r e n d e v a n o c u r io s i c ir ca l a ri c a d u t a d i q u e s to liv e s u l g iu d iz io d i c u i s o p ra ; d a u n l a t o
la f o r z a p e r f o r ma tiv a de l l a b a n d - d i p e n d e n te s o p r a ttu tto d a lla p r e s e n z a s c e n i c a d i u n o
d e i s u o i c o mp o n e n ti; d a l l ’a l t ro l a n e c e s s i t à
d i a d a tta re q u e l tr ip u d i o d i b a n d a e o p e re t t a
u s c i t o n e i n e g o z i d i di s c h i a u n a v e r s i o n e
live con strumentazione tradizionalmente
in d ie .
SA 97
G a sp a r e C a l i r i e d E d o a r d o Br i d d a
Live: Beach House + Jana Hunter –
Covo, Bologna + Circolo Degli Artisti,
Roma, 22 e 25 novembre 2008
I Beach House fanno sold out a l C o v o , a
Bologna. E pure al Circolo, a R o m a . I l d u o
americano sbanca e incanta, po r t a n d o c i a l
ma r e a lle por te de ll’ inve r no. Il p u b b lic o è
in ghinghe r i, ve stito a lla moda d e lla v e c c h ia
pr ovinc ia a me r ic a na a duna ta si p e r il ma tr imonio de l c a r pe ntie r e . Que sto, i n u n mo n d o
ideale. In quello reale, là dove la p r e m u r a d i
r ise r va r si un biglie tto in a ntic ip o è a n a c r o nistica e le sale sono sempre m e z z e v u o t e
( o me z z e pie ne , a se c onda de l g r a d o d i o ttimismo de i mome nto) , i Be a c h H o u s e s o n o
a c c olti da i soliti noti, più una s e r ie n o n in diff e r e nte di gue st. A Roma si c r e a u n a s ibeach house
n e rg ia ta le d a s p r ig io n a r e u n c a lo r e c h e il
c in is mo c a p ito lin o r ie s c e a tr a tte n e r e s o lo
in parte. Si respira un clima di devozione
d iff u s a c h e p r e s to a s c e n d e r à d a lla f o lla a l
c ie lo , p e r p o i to r n a r e v e r s o te r r a , s u lla la c c a b ia n c a d e lle s c a r p e d i Vic to r ia L e g r a n d ,
la s c ia n d o tu tti s o s p e s i p e r a r ia . U n p o ’ c o me
D o r o th y n e l M a g o d i O z o M o ir a Sh e a r e r
in Scarpette rosse. E a Bologna, in quello
s p a z io c h e p u r c o lo r a to d i r e c e n te f a v e n ir e
a n c o r a la c la u s tr o f o b ia a i p iù s e n s ib ili, c i s i
a c c o rg e s u b ito d i p r e s e n z ia r e a l c o n c e r to d i
u n a b a n d il c u i d is c o , in u n mo n d o p e r f e tto ,
sarebbe il più venduto del 2008. Un lavoro
o rg a n i c o , o n i r i c o , p e r f e t t a m e n t e c o m p i u t o ,
f a tto d i min u z ie , le g g ia d r ia e n a r c o tic a s e n s u a lità . D i p e r lin e in f ila te c o n l’ a g o , to v a g lie d a p ic n ic e a b iti c u c iti a ma n o , c o me la
tu n ic a e il v e s tito a f r o d i Vic to r ia , c h e h a n no l’ odore dei flea market di Baltimora.
M a a n d ia mo p e r o r d in e . E n tr ia mo e a s u o n a r e c ’ è J a n a H u n te r, c o n l’ e f e b o A le x Sc a lly
a lla s lid e v e s tito d a c o mp a r s a d i Tw in Pe a k s
e incappucciato con il dito di ferro. In pochi
lo r ic o n o s c o n o , p r ima c h e d a lla s u a c h ita r r a
e s c a n o q u e i s u o n i c h e p iù Be a c h H o u s e n o n
si può. Jana, dal canto suo, è laida come
p o c h e . I l s u o f o lk - r o c k g e n u in o ti f a s c iv o lare a terra, a meditare sul se fumare una
sigaretta o tenere il posto in prima fila. Se
mai esistesse una contadina geek, avrebbe
c e r ta me n te le s u e f a tte z z e .
Poi, entrano loro. Batterista minimal sul
f o n d a le e l’ a tte n z io n e c h e s i c a ta liz z a imme d ia ta me n te s u Vic to r ia e la s u a ta s tie r a .
L a v o c e , p ie n a e a g r o d o lc e , è q u e lla d i u n a
ma tr o n a c h e s e mb r a c a r ic a r s i s u lle s p a lle u n
f a to c h e n o n è s o lo il s u o . E a g u a r d a r la in s ie me a Sc a lly, in u n c a mp o me d io tr a J a r o mil J ir e s e i v o s tr i v e c c h i f ilmin i d i c o mp le a n n o in s u p e r 8 , v ie n e a lla me n te q u e l p ia n o
b a r in Tw in Pe a k s , c o n i r o s s i a c c e s i in me z z o a tu tto q u e l le g n o d a b a ita a b b a n d o n a ta . A le x e Vic to r ia s o n o d u e p e r f e tte me tà :
femmina lui e maschio lei. O anche madre
le i, e f e b o lu i. E d è n e g li s c a mb i d i r u o lo ,
n e g li in c a s tr i- in c e s ti ma g ic i d e lle me lo d ie
e d e i lo r o p r o f u mi, c h e s i c e la l’ a lc h e mic a
r i c e t t a d e i B e a c h H o u s e . Yo u C a m e To M e ,
G ila , A s tr o n a u t, H e a r t O f Ch a mb e r s , g li o c c h i d i Vic to r ia c i te n g o n o in s c a c c o , p u n te
di spillo in un taglio da cerbiatto. Folletto
beach house
© simone pizzuti
tra lo sperimentare e il mostrar e . I l t a l e n t o
e l’ inge nuità . L’ indie c he è l’ in d ie c h e c i
pia c e , c e r to, ma f or se que sta vo lta n o n c e rcavamo un concerto indie. Any w a y s e n o n
c ’ e r a va te vi ma nc a un’ e spe r ie nz a .
© simone pizzuti
RECENSION
Vede r e p o i n o n per la prima volta i Pare nth et i c a l G i r l s toglie dall’im patto de lla lor o
cap a c i t à d i v i a ggiare sul limite tra l’ indie e
i l t e a t r a l e . A n zi, proprio su questo li a spe tt ava m o e p r o p r io su questo buco i qu a ttr o si
d i v a r i c a n o m a non tanto per una questione
d i me z z i t e c n i ci (di cui si accennava ne ll’ int erv i st a [ S A # 47], sostanzialmente g li ste ss i d i S a f e A s Hou ses) quanto piuttosto per
l ’es c a m o t a g e della “discesa” tra gli a sta nt i d i Z a c P e n nington. D i fatto il viz io c he
c i e r a g i à n o t o dalla precedente tournée è
i l bo o m e r a n g d ell’intera perform anc e , pe rc h é s e l a t r o v ata è divenuta regola per quasi
o g n i b r a n o , l a sua ripetitività ha abituato e
as s u e f a t t o i l p ubblico presente in sala in un
i s t an t e , a z z e r a ndo così l’effetto fisic o de lla
v i cin a n z a ; d u n que sciogliendo le nos tr e dita
d al la m a n o d e i parentetici nel soffice tr a sloc o n e l l o r o m ondo; annullando forse anche
i l c o n t r a st o t r a Z ac e la glaciale ma e str in a R a c h a e l , c he rende sicuramente meglio
o n s t a g e q u a n do i due sono fianco a fianco.
S p e c u l a r i n e l l a loro sessualità. Barbie lui.
Gen d a r m e l e i .
A l t r a n o t a . I l suono. Post-it per il futuro.
Dov ’ è l a f o r z a e la resistenza dell’as se ne r d
d e i m u s i c a n t i ? Pare che i tre non abbiano
abb a st a n z a e n ergia per coltivare le sf uma tur e d e l l ’ a r r a n g iamento. Aspetto confermato
anch e d a l l a v e rticalità spicciola con la qua l e i l s u o n o s ’ i mpenna grazie a facili giochi
d i n o t e t e n u t e coralmente. Insomm a esiste
u n a f r a t t u r a t r a le orchestrazioni sof istic a t e d i M a t t C a r lson e la quotidianità di una
t o rn è e .
Nel l ’ e c o n o m i a della band questo si tr a duc e
(e im m a g i n i a mo si tradurrà ogni q ua lvolt a si t o c c a n o i limiti) in quel motto che fa
“s p i n g i P e n n i n gton che ci pensa lui a te ne re l a su a c r e a tura da ogni angolo, p e r ogni
l e m b o i n o g n i sfumatura possibile”. Così
e c c o t i l ’ e f e b o spilungone a far esplodere
u n p a l l o n c i n o trovato per terra. A nz i f a c c i a m o 2 0 v i s t o che dopo il concerto c’è la
f e s t a d i R a d i o Città. Ecco il bocc olo che
o n d e g g i a n e l l ’aria e quella mano messa un
p o ’ c o sì . L a p a sserella in verticale pe r c or sa
d al l’ i n i z i o a l l a fine della sala com e Sissi la
p ri n c i p e ssa . Avanti e indietro. Per a r r iva r e
a l l ’ e q u a z i o n e uguale soddisfazione di una
b a n d e c c e n t r i ca imperfetta in quel misto
a me r ic a n o d a l te mp e r a m e n t o l i b e ro e d i p o l s o , c h e è d a s e mp r e la p o rt a d i s e rv i z i o p e r
il mo n d o o n ir ic o , n o n d i s d e g n a d i m o s t ra re
la s u a v e r a c ità n e i b r e v i i n t e rm e z z i p a rl a t i .
Il concerto finisce dopo appena un’ ora , si
chiedono i bis, e loro tornano per regalarci
u n a s p le n d id a A p p le O r c h a rd d i c o n g e d o . A l
r is v e g lio , in q u e ll’ a ltr o m o n d o , p u b b l i c o i n
s a la e g e n te r ima s ta f uo ri fi s c h i a n o . P e rc h è
q u e s to è il c o n c e r to d e l l ’ a n n o e n o n c i s i
p e r d o n a d i a v e r lo p e r s o o d i e s s e re t o rn a t i
in sè così presto.
E d o a r d o Br i d d a e Fr a n c e s c a M a r o n g i u
SA 99
RECENSION
WE ARE DEMO #31
I migliori demo giunti nelle nostre cassette postali. Assaggiati, soppesati, vagliati, giudicati dai
vostri devoluti redattori di S&A. Testo: Stefano Solventi, Fabrizio Zampighi
Lacuori – La musica C attrae
Lacu o r i – n o me ben noto ai fedeli di que ste
p agi n e – p e r v i e ne ad una sperim entazione r a d i ca l - p o p d i v e rtente e insidiosa, me tte c ioè
l e c a n z o n i n e l l’obiettivo svuotandole da gli
o rp e l l i ( ? ) a r monici, fidando su un esosc he l et ro sf r i g o l a n te electro-ritmico su c ui la
v o ce p e n n e l l a f luttuante. O rbene, ricondur r e
t u t t o c i ò a l l a cosiddetta arte acusm atic a mi
s uo n a u n p o ’ p atafisico, però mi sta be ne , o
m eg l i o m i p i a ce quel che ne viene fuor i, una
s bri g l i a t e z z a che trasla la w ave nel te a tr in o d e l l ’ a ssu r d o para-jazz (vedi la famige r a t a R u m o re ) , d o ve le combinazioni d i pa r ole
s o n o p o r t a t r i c i sane di tremori psichici, di
q u o t i d i a n i a b o m ini, d’intim ità incolma bili e
l o n t a n a n z e d i s solte. U na insensatez a bita ta
d i s i n g u l t i s u a denti, spasmi robotici, fremiti
i rri d u c i b i l i . Q uel che resta di vite sp a r se ne l
s et a c c i o d e l l a soffice pianificazione . La ur a
è c r e s c i u t a . L a sua musica – sempre meno
d o m a t a e d o m a bile – pure.(voto:7.0/10 web:
www.myspace.com/daltrocuori ) (s.s.)
Iristea – Joe Di Maggio
Con l a l o r o e lettronica minimale e il postro ck d a c a m e r a , la spiccata sensibilità me lod i ca e i p i c c h i controllati, questi Iriste a da
Av e r s a s i d i g eriscono in un attimo. Merito
d i u n ’ “ u sa b i l i tà” che convive con u na buon a q u a l i t à g e n erale e di un parco str ume nti
- d a l s y n t h , a lla batteria, al piano rhodes,
al l e c h i t a r r e , al basso – capace di suona r e
f r i e n d l y e i n t elligente, senza pretendere di
c a m b i a r e i l mondo. I più riusciti sono gli
epi so d i p i ù a ffezionati a sequencer e dint o rn i - J o e D i Maggio, C om binedmic rowaveov e n - , a f r onte di incursioni in territori
do p o - r o c k c h e gratificano m a non inc ur iosis con o p i ù d i t a nto.(voto: 6.8/ 10 w eb: http://
www.myspace.com/iristeaband ) (f.z.)
Dead Man Watching – Dead Man
Watching EP
N o n s m e t t e d i fare proseliti l’onda lunga,
d ensa , p l a c i d a e inesorabile dell’alt- c ountr y
c osì c ome si de f inì tr a le ma ni d i M a r k K o z e le k e de i suoi Re d House Pa inte r s , mis c h ia
di tr a diz ione e disillusione , pa lp iti mo d e rni pasturati di visioni di frontie r a c h e o g g i
o cento anni fa è lo stesso. D ’ a l t r o c a n t o
c ’ è la r ie la bor a z ione post- slow c o r e o ff e r ta
da Mr. Ne il Ha lste a d in te r r a d ’ a lb io n e c o i
Mojave 3. Vibrazioni simili s u f r e q u e n z e
c osì lonta ne c osì vic ine . Poi pro v i a s in to niz z a r e e sc opr i c he i c a na li si s o v r a p p o n gono, “disturbandosi” armonica m e n t e . O r a ,
proprio nel guado tra questi ca n a l i i D e a d
Ma n Wa tc hing tr ova no la lor o r a g io n e d ’ e s se r e e sta r e . Sono in qua ttr o, ag is c o n o n e l
veronese, si portano dietro un b a g a g l i o d i
e spe r ie nz e c on a ltr e ba nd sc a lige r e ( T h e Ra ve n Ma ste r s, I qua ttr o de l sa n B r ig a n te ) c h e
li f a suona r e tutt’ a ltr o c he a lle p r ime a r mi,
inc r oc ia ndo c or de tr e pide e ta stie r e tie p id e
con generosa, dolce, fervente in q u i e t u d i n e ,
c on ma la nimo misur a to, c on a c c o mo d a n te
tr a spor to. Non a spe tta te vi sor pre s e , a me n o
c he non vi se mbr i già mir a c olos o r iu s c ir e a
pr odur r e a nc or a oggi de l c onv in c e n te a ltc ountr y. ( voto: 6.8/ 10 we b: http://www.myspace.com/deadmanwatching ) ( s.s.)
Sweetsick – Talkativeness
I l gr unge non è mor to, a lme no d a lle p a r ti d i
Roma. A dimostrarlo una forma z i o n e c o m e
gli Sweetsick, impastata come n o n m a i i n
giri di chitarra fangosi e cla u s t r o f o b i c i ,
punk r oc k di gr a na gr ossa e a tmo s f e r e d e c isa me nte he a vy, in line a c on la tr a d iz io n e
r oc ke tta r a di Se a ttle . I mode lli d i r if e r ime n to, in que sto c a so, si c hia ma no H o le e L 7 non f osse a ltr o pe r una voc e f e mmin ile c h e
richiama volutamente lo stile d i C o u r t n e y
Love e Suzi Gardner - anche se, r i s p e t t o a g l i
or igina li, si via ggia su un c hita r r is mo s e lvaggio che lascia poco spazio a l l a m e l o d i a .
Niente di nuovo sotto il sole, in s o m m a , m a
pe r gli a ma nti de l ge ne r e c ’ è di c h e g io ir e .
( voto: 6.7/ 10 we b: http://www.myspace.com/sweetsick ) ( f .z .)
Ismael – s/t
Co s a d ir e d e g li I s ma e l, s e n o n c h e l’ imp a tto mi h a f o lg o r a to a lme n o q u a n to q u e llo c o n L e lu c i d e lla c e n tr a le
e le ttr ic a , a n c h e s e n o n “ c o me ” , p e r c h é i d is tin g u o n o n
m a n c a n o . A p a r t i r e d a l l ’ o rg a n i c o , u n t r i o b a s s o - c h i t a r r a
acustica-chitarra elettrica cui si accompagna talora una
b a tte r ia o u n s y n th . M u s ic a lme n te , imma g in a te v i - s e v o lete - un De Gregori asprigno e sparagnino, asciutto ma
n o n s c ia tto , c in ic o ma n o n s p r e z z a n te , c o n ta g ia to g r a z i a d d i o d i m a l a n i m o b e ff a r d o G a e t a n o e p o e s i a d i s b i e c o
D e A n d r é . Po i v o g lia te c o n c e d e r e a lle c o o r d in a te d ’ a lla rgare il respiro verso i landscapes d’America, senza con
ciò venir meno al rigore, bazzicando ad esempio certa
te n s io n e a c id u la Vio le n t Fe mme s ( Pr o c la ma ) , b r u me r o o ts L a n e g a n (La fe s t a ), s p a rso disincanto Kozelek (Fuoco, cenere, ecc.). Insomma: particelle elementari folk
r o c k , c a n ta u to r a to d r itto a l s o d o , v is io n i te r r ig n e g io c a n d o c o i c o n t o rn i d e l l ’i m m a g i n a r i o p o p o l a r e . S e l a b r e c c i a a p e r t a d a Va s c o B r o n d i h a a v u t o u n s e n s o o l t r e l a
fenomenologia passeggera, questi tre emiliani potrebbero imboccarla d’infilata. E
a lla rg a r la d a p a r lo r o . ( v o to :7 . 3 /1 0 w e b : h ttp ://w w w. my s p a c e . c o m / i s m a e l b a n d )
(s.s.)
Violet Naif Implosion – Instant Love
EP
Due fratelli milanesi con la fregola del power
duo, chitarre in derapage e batteria impellente,
un’attitudine sonica tra delirio e allarme inseguendo una liberazione impossibile, esorcizzando fantasmi e allucinazioni come farebbe un
Cobain convertito al verbo Flaming Lips. Sotto i
feedback, i fuzz, i vocalizzi in bilico e le bordate aleggiano melodie pastose e dolciastre (Love
Song), la verve è amarognola e fodera il cuore
come lana di vetro impregnata d’acido (Bipolar
X-plose), insomma c’è pane per chi ha voglia di
outsider, c’è elettricità per chi le scosse le vuole
senza troppo garbo né preclusioni hardcore-noise-psych-blues-ecc (Lollipop Man). Le quattro
tracce convincono. Ovviamente, li attendiamo
sulla lunga distanza(voto:7.1/10 web: http://
www.myspace.com/violetnaifimplosion ) (s.s.)
K.E.S. – Eaten B y A Grizzly
Una band con in testa un’idea di rock dinamica ma nel medesimo istante legata alla tradizione, questi K.e.s. da Recanati, un po’ White
Hassle (Fine di un mondo), un po’ blues/hard
à la Negrita (Linee), un po’ progressivi, per
lo meno nel fantasioso affastellarsi dei suoni.
Con i fraseggi compositi delle chitarre elettriche che si sottomettono volentieri alla melodia mentre armonica a bocca, batteria e basso
fanno da pacieri. Poche sorprese, dunque, in
queste dodici tracce, ma buone doti tecniche e
gusto nella scrittura: un elemento, soprattutto
il secondo, diventato ormai merce rara di questi tempi.(voto: 6.8/10 web: http://www.myspace.
com/kesmuzik ) (f.z.)
Andrea Buffa - DEMOduemil a otto
Credete di aver bisogno dell’ennesimo cantautore folk, perlopiù quasi quarantenne, come se
non bastasse ispirato al solito immancabile e
mai troppo rimpianto De André? Ok, la domanda è oziosa. Però Andrea Buffa da Lecco
non è altro che questo, che volete farci. Casomai, è il caso di sottolineare che su cinque
pezzi contenuti nel qui presente demo - l’esordio su disco dopo anni passati a suonare per
locali e festival quali il prestigioso buskeroriented On The Road di Pelago - almeno due
(Una barca rovesciata sul mare e Il sogno di
volare) possiedono quel certo incanto indolenzito che magari a Faber non sarebbe spiaciuto.
(voto:6.2/10 web: myspace.com/orcaandreacanta )
(s.s.)
SA 101
REVIEW MIRRO
L’Uomo e l’anima.
D o p o a v e r lo f r e q u e n ta to p e r u n p o ’ c i a rr iv i, e s s e n d o a c o n o s c e n z a d e lla b io g r a f ia .
A ff e r r i in I s a a c H a y e s il c o n tr a s to tr a la p o v e r tà v is s u ta in p r ima p e r s o n a e q u e ll’ e te
rea carnalità - souledelia terrena, perché
n o ? - d i a r r a n g ia me n ti e a tmo s f e r e c h e c a v ò
dal cervello e con la quale mutò il corso
d e lla mu s ic a n e r a e n o n s o lo q u e lla . Stia mo
alle prese con un Genio che si fece strada
s g o b b a n d o d u r a me n te e r if in e n d o il p r o p r io
talento, prestandolo in principio ad altri e,
f a tto p r o p r io , c e r c a n d o c o n e s s o - r iu s c e n d o c i e d e n tr a n d o n e ll’ E te r n ità - d i s p u n ta r la
s u l d e s tin o a v v e r s o . D i p r e n d e r e in ma n o g li
s tr a li d e ll’ e s is te n z a e , c o n u n a r is a ta p a n ta gruelica, risaperli al mittente. Per un po’ di
te mp o c i r iu s c ì, p e r q u a n to p r ima o p o i a tu tti
to c c h i le v a r le te n d e d a l mo n d o e b e a to s ia
c h i u n a tr a c c ia , a p r e s c in d e r e d a l c o me , la
la s c ia . E ’ in g r a n d is s ima p a r te u n r ia s s u n to
d e l s o u l, la v ic e n d a d i q u e s t’ in d iv id u o : u n
modo di accostarsi alla vita e assaporarne il
ma le e il b e n e a llo s te s s o mo d o , c o n s c i c h e
s o n o f a c c e d e lla me d e s ima mo n e ta .
isaac hayes
Il Mosè Nero
Lo scorso agosto se n e a n d a v a d i c o l p o u n a d e l l e f i g u re
fondame ntali del soul e d e l l a “ b l a c k ” i n t o t o . S e n z a d i re n u l l a ,
questo peso massimo c h e i n c u t e v a r i s p e t t o g i à d a l f i s i c o , è
capitolato per un colpo a l c u o re g i u s t o d i e c i g i o r n i p r i m a d i
compiere sessantasei an n i . A n c h e s e l ’ o c c a s i o n e è t r i s t e , n o n
potevamo esimerci dal r i p e rc o r re r n e r a p i d a m e n t e l e g e s t a .
Tes to : Gi a n c a r l o Tu r r a
Isaac Hayes ne vede poco di denaro, da che
v ie n e a l mo n d o in q u e l d i Co v in g to n , Te n n e s s e : I g e n ito r i mu o io n o c h e lu i è u n b imb o
e a tir a lo s u c o me p o s s o n o c i d e v o n o p e n s a re il nonno e la nonna. Sembra un Dickens
in c h ia v e “ s o u th e r n g o th ic ” : il d e b u tto n e l
mo n d o d e lla mu s ic a il r a g a z z in o lo f a c o me
ta n ti, p a s s a n d o d a l c o r o d e lla c h ie s a c h e n e mme n o v a a lle e le me n ta r i; q u e l c h e imp o r ta è
c h e r ie s c a a d a p p r e n d e r e d a s o lo i r u d ime n ti
d i p ia n o , o rg a n o e s a x p r ima d i tr a s f e r ir s i a
M e mp h is , s p e r a n d o c o là d i me tte r e a s s ie me
pranzo e cena esibendosi nel circuito locale.
L e v a r ie f o r ma z io n i in c u i milita n o n la s c ia n o o v v ia me n te tr a c c ia , c h e s ia n o S i r I s a a c
& D o o - D a ds o S i r C a l v i n & H i s S w i n g i n g
C a t s . N e l 1 9 6 2 lo tr o v ia mo a ttiv o c o me s e s sion man per numerose etichette e, tempo
d u e a n n i, e c c o lo a imb r a c c ia r e il s a s s o f o n o
n e lle f ila d e i M a r- Ke y s . U n a p r i m a s v o l t a ,
q u e s ta , p e r c h é g i d a mo d o d i me tte r e il p ie d e d e n tr o la p o r ta d i c a s a Sta x e s p a c c a r s i
le d ita a c c o mp a g n a n d o Ot is R e dding e d e n tr a n d o n e lla “ h o u s e b a n d ” d e lla p r e s tig io s a .
L ì s tr in g e a mic iz ia c o n D a v id P o r t e r , p r o f e s s i o n e s o n g w r i t e r. I d u e f a n n o c o m u n e l l a
e la lo r o f ir ma c o mp a r e i n c a l c e a q u a l c o s a
come duecento (dicasi: duecento) canzoni.
L e p iù n o te tr a s c in a n o i n c l a s s i fi c a S a m &
D a v e (W h e n S o m e t h i ng I s Wro n g w i t h M y
B a b y , S o u l M a n e H o l d o n , I’m C o m i n ’ l e
c o n o s c e te tu tti) , C a r la T h o ma s e J o h n n i e
Ta y lo r . A r r iv a n o s o ld i e c re d i b i l i t à , b e n c h é
p e r i n t e r p o s t a p e r s o n a: a q u e l p u n t o I s a a c
medita di far da sé e nel ’67 debutta con
P r e s e nting ( Sta x ; 6 , 5 /1 0 ), p o c o ra p p re s e n ta tiv o c o n te n tin o ja z z at o m e s s o s u n a s t ro i n
f r e tta d o p o u n o me r ic o p a rt y. N o n s i g n i fi c a
n u lla , p e r c h é è c o l s u cc e s s i v o l p c h e Is a c c o e n tr a n e lla L e g g e n d a : d i ffi c i l e a s s e ri re
il n u o v o s u l Ca p o la v o r o a s s o l u t o H o t B u t te r e d So ul, ( Sta x , 1 9 6 9 ; 1 0 / 1 0 ), m a g a ri c h e
la s u a c o mp a r s a s e g n a l ’i n i z i o d e l p re v a l e re
d e ll’ a lb u m s u l 4 5 n e l r & b , c h e l e s u e q u a t t ro
c o mp o s iz io n i p e r tr e q u a rt i d ’o ra d i d u ra t a
g e tta n o p o n ti tr a mo r b i d o fu n k e s o u l a c i d o
c o me s o lo Ge o r g e C lin to n (u n a Wa l k O n By
s o ttr a tta a Ba c ha r a c h; H y p e r b o l i c s y l l a b i c s e s q u a d a ly m is tic c h e i n v e n t a L e n n y K r a v it z ) , c h e i g r o o v e s e x y e g l i a rra n g i a m e n t i
ricchi ma non svenevoli incantano e fanno
s c u o la d a Ba r r y W hit e - l a p r i m a m e t à d i
B y Th e Tim e I G e t To Ph o e n i x - a l t r i p e
h ip - h o p . N o n o s ta n te la ri v o l u z i o n e e l a ra ffinatezza, c’è pure un botto in classifica e
l’Uomo ha la strada spianata di fronte.
Ne approfitta in pieno mentre il suo look
( te s ta r a s a ta , o c c h ia li d a s o l e s e m p re c a l a t i
in f r o n te , o r i e g io ie ll i o s t e n t a t i c o n n o n c h a la n c e ) is p ir a f r o tte d i g a n g s t a i n e rb a .
L’ u n o d u e r a p p r e s e n ta t o d a … To B e C o n t i nue d ( Sta x , 1 9 7 0 ; 8 , 0 /1 0 ) e Th e I s a a c H a y e s
M o v e me nt ( Sta x , 1 9 7 0 ; 7 , 4 / 1 0 ) n e c o n fe rm a
s ta tu r a e s u c c e s s o . A tt o rn o a l u i s i ra c c o l gono una solida formazione di strumentisti,
i Ba r- K a y s , e l’ a r r a n g i a t o re J o h n n y A l l e n ,
p e r ta n to è lo g ic o c h e la c o p p i a d i l a v o ri p ro segua nella direzione dell’Anima Di Burro
Ca ld o . U n p o k e r d i b r an i s u l s e c o n d o (s p i c c a n o la b e a tle s ia n a S o m e t h i n g e u n a l t r o
s c ip p o a Ba c h a r a c h p e r I J u s t D o n ’t K n o w
W h a t To D o With M y s e l f ) o s t e n t a l e m e d e s i me s o n tu o s e o r c h e s tr a z i o n i a s o t t o l i n e a t u ra
d e l “ c r o o n in g ” , e le n to ri m a n e i l p a s s o ri t mic o . Sa lg o n o a c in q u e i p e z z i s u l p re d e c e s sore ed è un altro numero uno in forza del
s u p e r c la s s ic o Yo u ’ v e L o s t T h a t L o v i n ’ Fe e SA 103
REVIEW MIRRO
l i n ’, d e l l a l e ggiadra eppure nerbor uta The
L o o k O f L o v e , della lenta poesia urb a na c he
p ro m a n a d a O ur D ay Will C om e (atte nz ione
al l a sc a n si o n e jazzy-hop di chiusur a , c a mp i o n a t a / c o p i a t a dieci, cento, mille volte) e
al l a I k e ’s M o od che prelevata dai Massive
Atta c k p e r B l ue L ines. R oba geniale c he r e s t a i n c i m a a l la classifica R&B per quelle
u n d i c i se t t i m a ne filate ed è classica e a pp as si o n a t a , v i sionaria e innovativa. Spe tta
al m o n u m e n t a le doppio B lack Mose s (Stax,
1 9 7 1 ; 7 , 7 / 1 0 ) poggiare un’ulteriore pietra
a n g o l a r e d i q uesta epopea, riassumendo ed
e s p a n d e n d o g li scenari. Paga pochissimo e
f o r s e n i e n t e i n termini di magniloquenza e
s pl e n d e d e l l a degli Ike’s R ap (il cui nume r o
II de l l a s e r i e f ornirà il fondale a Tri cky e ai
P o rt i sh e a d ) e il senso progressista de ll’ e rrebì , l e r i p r e se da Jerry B utler (B ra nd Ne w
M e) , E st h e r Phillip s (You’re Love Is So
Dog g o n e G o o d ) e C u rtis Mayfield ( Man’s
Tem p t a t i o n , Need To B elong To Some one ).
M en t r e o v u n q ue sbucano im itatori, l’ Or igin al e U n i c o c h iude il discorso con far e me ss i a n i c o . E c c e llente passo, ma che cede se
con f r o n t a t o c ol successivo asso cala to. E’
o p i n i o n e c o m une e da noi sottoscr itta che
la c olonna sonor a di Shaf t (Sta x , 1 9 7 1 ;
9/10) rappresenti un punto di s v o l t a - p a r i
alla crema dell’opera morricon i a n a - n e l l a
c onc e z ione de ll’ a c c ompa gna me n to s o n o r o a
immagini concepite per il gran d e s c h e r m o .
Genererà manco a dirlo frotte d i i m i t a z i o n i
e str a c c ia la pe llic ola me de sim a c u i è a p paiato benché Isaac rosichi per l a m a n c a t a
a sse gna z ione de l r uolo de l “ d e te c tiv e p iù
figo c he fa impazzire tutte le p o lla s tre lle ”
in f a vor e di Ric ha r d Roundtr e e; in o ltr e , il
doppio lp porta a casa un Acad e m y Aw a r d
e d è la pr ima volta pe r un’ a r tista a f r o a me r ic a no. I nse nsa to pr e le va r ne que s ta o q u e lla
tr a c c ia , pe r qua nto The me From S h a ft s ia in c a lz a nte a l c e nte simo a sc olto e la ma r a to n a
di ve nti minuti Do Your Thing un ’ a p o c a lis s e
planata nel ghetto a non far prig i o n i e r i . S u l
f ina le inquie ta nte e mina c c ioso d e lla q u a le
si chiude un’epoca per lo stesso a u t o r e .
L’Anima e l’uomo.
Il problema di quando siedi tu t t o s o l o s u l
te tto de l mondo è uno solta nto: p iù in a lto
di c osì non potr a i gia mma i a r r iv a r e e s ic come, prima o poi, qualcuno di s c a l z e r à d a l
tr ono, r isc hi di r ovina r e a te r ra e r o to la r-
ti nella polvere. Non così Isaac Hayes o,
q u a n tu n q u e , a s s a i me n o d i a ltr i. Pe r q u a n to a r tis tic a me n te mu o ia in u n a s e r ie d i d is c h i d is p e n s a b ili ( tu tto q u a n to e d ito d a l ’ 7 6
a ll’ 8 8 , in s o s ta n z a , s u c c e s s i a l b o tte g h in o
s u i q u a li n o n c i s p e n d ia mo c o n d u e p ic c o le e c c e z io n i) e d e b b a f r o n te g g ia r e p r o b le mi non dappoco. Scomparirà pian piano dai
c u o r i s e n z a d a r tr o p p o s p e tta c o lo e ma n te n e n d o l a p u b b l i c a d i g n i t à , a d i ff e r e n z a d i
u n o Sly St o ne e d u n q u e g r a z i e a n c h e p e r
q u e s t o , M r. H a y e s . C h e e n t r a n e l p i e n o d e i
Se tta n ta d o p o a v e r f a tto la Sto r ia n e l b r e v e
v o lg e r e d i u n tr ie n n io , e d è a llo r a n o r ma lis s imo c h e i d is c h i s e g u e n ti J o y ( Sta x , 1 9 7 3 ;
7 , 2 /1 0 ) e le a ltr e d u e c o lo n n e s o n o r e d e l ‘ 7 4
To ug h G uy s ( Sta x ; 6 , 8 /1 0 ) e Tr u c k Tu r n e r
( Sta x ; 6 , 8 /1 0 ) ( in q u e s ta p e llic o la I s a a c r e c ita p u r e ) s ia n o f a c c e n d e d i p e r lo r o a ff a tto
disprezzabili ma che non possano reggere il
c o n f r o n to . L’ e r a d e l f u n k e d e lla b la x p lo ita tio n s ta v o lg e n d o a g li s g o c c io li, e to c c a
in v e n ta r s i a ltr o o g io c a r e d i r ime s s a . I mp o s sibile un’altra serie di miracoli, da qui in
p o i l’ u o mo d i S h a ft n o n p o tr à c h e r in c o r r e r e
i n l u o g o d i p r e c o r r e r e . To r n a a c a m m i n a r e
tr a g li e s s e r i u ma n i e a me s c o la r s i tr a lo r o ,
tr o v a n d o s i d i f r o n te p r e o c c u p a z io n i q u o tidiane che non gli appartenevano allorché si
trovava in vetta. A metà degli anni Settanta,
in f a tti, il r a p p o r to c o n l’ e tic h e tta d i M e mp h is è o r a ma i a n d a to in f r a n tu mi: d o p o u n a
cruenta battaglia sulle royalties, spetta al
p iù c h e d is c r e to c a n to d e l c ig n o C h o c o l a t e
Chip ( Sta x , 1 9 7 5 ; 7 , 0 /1 0 ) s a l u t a r e .
L o a c c o g lie la A BC c o l d is p e n s a b ile D i s c o
Co nne c tio n ( A BC, 1 9 7 6 ; 5 , 0 /1 0 ) , a c c o z z a glia strumentale che cerca di cavalcare la
mo d a d e lla d is c o mu s ic s e n z a v e r v e n é in ventiva. Convinse di poter rialzare la testa
e c o mu n q u e v iv e r e d i d ig n ito s a r e n d ita in v e c e G r o o v e - a - T ho n ( A BC, 1 9 7 6 ; 6 , 5 /1 0 ) , a
tr a tti p iù r o b u s to e a z z e c c a to q u a n d o g u a r d a
in d ie tr o d i u n lu s tr o ( ma , a c o n ti f a tti, l’ e v id e n z a s a u n p o c o d i b e ff a ) . I n iz ia d a q u i la
caduta libera, da un management incapace
e s e c c a tu r e a ff a r is tic h e c h e c u lmin a n o n e lla b a n c a r o tta , d ic h ia r a ta u ff ic ia lme n te n e l
1976. Poco da dire su quanto accade tra il
‘ 7 7 e i p r imi N o v a n ta : d is c h i tr a s c u r a b ili e
c h e d u n q u e tr a s c u r e r e mo , q u a lc h e s u c c e s s o
n e lle c h a r ts e u n r itir o d a l l e s c e n e p e r u n
q u in q u e n n io . Fo s s e r im a s t o p i ù a l u n g o : i n v e c e s i c o n c e n tr a s u lla re c i t a z i o n e , p a s s a a
Sc ie n to lo g y e p u b b lic a a n c o ra a v u o t o . P e rò :
s e i tu o i d is c e n d e n ti s eg u i t i n o a m a g n i fi c a rti c o n p a r o le e f a tti, p r i m a o p o i d e v i e s p o rt i
e d ir e la tu a . G r a z ie a l l ’a s c e s a c o m m e rc i a le e me d ia tic a d e ll’ h ip -h o p , H a y e s è i n fi n e
g lo r if ic a to c o me u n o de i p a d ri n i d e l g e n e re
e d e c c o c h e la c o p p ia di l p i m m e s s i s u l m e rc a to n e l 1 9 9 5 me tta n o i n s c e n a u n ri t o rn o a d
a lti liv e lli. A Br a nd e d (P o i n t B l a n k ; 7 , 6 / 1 0 )
e Ra w And Re f ine d ( P o i n t B l a n k ; 7 , 4 / 1 0 )
Isaac destina una delle sue anime, quella
v o c a le e q u e lla s tr u me n t a l e ri s p e t t i v a m e n te, in quello che è un “homecoming” e una
c h iu s u r a d i c e r c h io a tu t t i g l i e ffe t t i (t o rn a a
r e g is tr a r e in q u e l M e mp h i s , s i a ffi d a a l l ’a n tic o s o d a le D a v id Po r ter e a s t ru m e n t i s t i d e l
p e r io d o Sta x ) . L a c o s a fu n z i o n a e a d d i ri t t u ra cogli cenni di novità in una degnissima
c o v e r d e lla F r a g ile d i S ti n g d a l l a t e m a t i c a e c o lo g is ta e n e lla S u m m e r In T h e C i t y
(J o hn Se ba s t ia n) c h e m e s c o l a c o m e n i e n t e
f o s s e f u n k e t e c n o l o g ia . N e s s u n o f a H a y e s
me g lio d i lu i, e d e c c o u n a l t ro c a p i t o l o d e l l a
s a g a d i I k e in Th a n k s To T h e Fo o l , l a ri p re s a
d e ll’ a n tic a S o u ls v ille e l ’o s p i t e C h u c k D .
che sciorina rime come sa in una novella
H y p e r b o lic s y lla b ic s e s q u e d a l y m i s t i c .
Sarà
l’ a d d io d e f in itiv o p r im a d i ri t i ra rs i i m b a t tu to , u n “ v e la fo ’ v e d e re i o e v i d i c o c o m ’e ’
la m ia a r te : u n a c re a tu r a d a l d u p l i c e v o l t o ”
d e g n o d i A lì. N o n v i è p i ù n u l l a d i m u s i c a le da segnalare, se non un vedersi vieppiù
r ic o n o s c iu to il r u o lo c h e g l i c o m p e t e : s e guita a scrivere per conto terzi, recitare e
far beneficenza (l’esorcismo del passato…);
f o r n is c e la v o c e a l p e r s o n a g g i o d i “ C h e f” i n
S o u th P a r k e c o mp a r e n e l re m a k e d i S h a f t ,
d o v e Sa mu e l L . J a c k s o n l o p re n d e a m o d e l lo. A inizio del nuovo millennio, produce
il d e b u tto d i A lic ia Ke y s , q u e l S o n g s In A
M in o r c h e è l ’ u n i c o s u o d i s c o p a s s a b i l e e
bella forza. Poi, lo scorso dieci di agosto,
u n in f a r to c e lo p o r ta vi a n e l l a s u a a b i t a z i o ne. A Memphis, dove tutto ebbe inizio, in
u n f in a le ta n to p e r f e tto d a s e m b ra re p a g i n a
s tr a p p a to a u n a s c e n e gg i a t u ra h o l l y w o o d i a n a . Co s a c h e la v ita di Is a a c , i n p a rt e n o n
p ic c o la , f u d a v v e r o . G o o d b y e , B ro t h e r.
SA 105
rearview m
ristampe
David Axelrod - Live At The Royal
Festival Hall CD+DVD (Vampisoul/
Goodfellas, novembre 2008)
Genere: orchestral-pop
H a u n c o n t o in sospeso con l’ortodossia
r o c k , D a v i d A xelrod: nonostante i Grammy
v i n t i c o m e p r oduttore per la C apito l, r e sta
t u t t o r a c o l u i c h e mise le mani su un c onc e pt
a s f o n d o r e l i g ioso (il famigerato Mass I n F
M i n o r) c o n u n a versione apocrifa degli psiched e l i c i El e c tric P ru n es. Ma quello è sta to
u n s a c c o d i t e m po fa e chi se lo ricor da più:
q u el c h e sp i n g e ad ascoltare immediata me nt e e p o i e l o g i are questo disco dal vivo c on
a n n e s s o D V D è lo
s t i l e : u n l i n guagio
che q u e st o c aliforn i an o c l a sse 1936 f o r m a t o s i a l l a corte
d i g i g a n t i c o m e Stan
Ken t o n e C annonb a l l A d d e r l e y - ha
f o rg i a t o n e g l i anni,
i n f l u e n t e s u (e di
con se g u e n z a spesso cam pionato da) ge ne r a z i o n i d i h i p e trip-hoppers. Ne hanno ben
d o n d e , q u e st i ultim i: l’orchestrazio ne me l o d r a m m a t i c a , barocca eppure mai sopra le
r i g h e , e l a b a tteria cavernosa e dettagliata
(g ra z i e a l sa p i e nte uso di num erosi mic r of on i ) s o n o m a t e r iale perfetto per i fon da li urb ani t r a t t e g g i ati da gente com e D J Shadow.
P ro p r i o c o st u i , tramite il progetto UNKLE,
chi e d e r à a D a v id un remix di R abbit I n The
Hea d l i g h t s e , accontentato, gli pubblic he r à
p o i u n l p i n t e ro su Mo’ Wax; unitamente a
u n ’a n t o l o g i a edita nel ’99, sarà del Nostr o
p i cc o d i n o t o r ietà e im portante sdogana me nt o . I l m o n d o d ei rockers duri e puri inve c e
anco r a r e st a so spettoso e non sa cosa si sta
perdendo.
S i a t e p i ù a c c orti voi, mettendovi in casa
que sto c d r e gistr a to a Londr a tr e a n n i o r
sono c he r a ppr e se nta un pe r f e t to b ig lie tto
di pr e se nta z ione . Conc e pito c o me o ma g g io
a lla te r r a br ita nnic a , è un’ oc c a s io n e q u a s i
unic a di a sc olta r e la music a di D a v id f u o r i
da llo studio di r e gistr a z ione , e r u o ta p r in cipalmente attorno a estratti d a d u e s u o i
disc hi ispir a ti a Willia m Bla ke o r ig in a r ia me nte usc iti a f ine Se ssa nta , So n g O f I n n o c e nc e e Songs Of Ex pe rie nc e . Co mp le ta n o
il qua dr o ir r ic onosc ibili ve r sion i d i P a in t I t
Blac k ( f umiga nte di ja z z ) e Norwe g ia n Wo o d
( intr ic a to viluppo c he si a pr e p ia n p ia n o ) ,
più una Holy Are You tr a tta da l d is c o c o n le
Pr ugne Ele ttr ic he e qui c a nta ta c o n mis u r a da Ric ha r d Ashc r of t ( uno c h e a ltr ime n ti ne ll’ e pic a c i sgua z z a : a ve sse r o c h ia ma to
Axe lr od a pr odur li, c hissà c he i Ve r v e … ) .
I l suono ne gua da gna ulte r ior men te in a ttu a lità , la r e sa sonor a è c r ista llin a e d e q u ilibr a ta , l’ e se c uz ione str ume nta lm e n te imp e c cabile da parte della numerosa l i n e - u p . I l
de side r io di a ppr of ondir e non ta r d e r à e s a r à
a ute ntic a f e bbr e , f ida te vi. ( 7.6/1 0 )
G i a n c a r l o Turr a
Dan Kaufman – Force Of Light (Tzadik,
2007)
Genere: Art Rock
Se lo a ve ssi a vuto tr a le ma ni l’ a n n o s c o rso, f r e sc o di pubblic a z ione , sar e b b e s ta to ,
se nz ’ a ltr o, tr a i mie i disc hi p r e f e r iti d e l
2007. Ma si sa, a volte i dischi, a n c h e q u e l l i
be lli, si pe r dono ne i me a ndr i d e lla p r o mo z ione e sf uggono, pa r a dossa lme n te , p r o p r io
a chi ne vorrebbe tessere lodi.
E c a pita a nc he c he , ne ll’ e r a delle c o mu n ic a z ioni ipe r ve loc i e de lla pub b lic ità s e lva ggia , un la vor o de lla por ta ta d i Fo r c e O f
Light resti accantonato (e di c o n s e g u e n z a ,
sottova luta to) , sa lvo poi r ispun ta r e a ll’ a ttenzione per motivi extra-music a l i ( u n t o u r
immin e n te , u n a n o tiz ia d i c r o n a c a ) .
I n I ta lia , il te r z o c a p ito lo d e lla s a g a Ba r b e z
è passato quasi inosservato (non certo per
u n a q u e s tio n e q u a lita tiv a ) , ma a d u n a n n o d i
distanza dalla sua pubblicazione, conserva
a n c o r a in ta tta la s u a f r e s c h e z z a , p r e p a r a n d o
il te r r e n o a l to u r e u r o p e o d e lla b a n d d i D a n
K a u f ma n .
Pe r c h i h a s e g u ito f in o r a le g e s ta d e l mu s ic is ta n e w y o r c h e s e , Fo r c e O f L ig h t s i
presenta come qualcosa di assolutamente
n u o v o . L’ a b b a n d o n o d e l l a c a n t a n t e K s e n i a
Vi d y a y k i n a e i l p a s s a g g i o d a l l a I m p o r t a n t
Records alla Tzadik,
r a p p r e s e n ta n o u n c a mbiamento radicale per la
musica di Barbez, nata
d a lla p a s s io n e p e r K u r t
We ill e Be r t o ld Bre c ht
e s v ilu p p a ta s i n e lla d ir e z io n e d i u n p r o g r e s s iv e r o c k c o s tr u ito s u l c a baret e intriso di cultura
e b r a ic a . Pr iv a r s i d e lla v o c e d e lla Vid y a y k in a , h a s ig n if ic a to , p e r la b a n d , a b b a n d o n a r e
una delle sue caratteristiche più distintive,
u n e le me n to e s s e n z ia le q u a n to in g o mb r a n te, che si è portato dietro, inevitabilmente,
la n e c e s s ità d i r iv e d e r e mo lti d e i p a r a me tr i
d e lla p r o p r ia mu s ic a , a p a r tir e d a lla s tr u ttura dei brani. Non è un caso che Force Of
L ig h t s ia u n a lb u m in te r a me n te s tr u me n ta le, se si eccettua la presenza di una voce
f e mmin ile c h e r e c ita i v e r s i d i P a ul C e la n,
il poeta ebreo al quale è dedicato il disco.
Ve r s i c h e , c o me u n a s o r ta d i d id a s c a lia , in tr o d u c o n o i v a r i b r a n i, i q u a li s i s v ilu p p a n o
dalla poesia come se ne fossero una sorta
d i c o mme n to . M a u n a r if le s s io n e s u lla p o e s ia d i Ce la n , a r tis ta c h e h a v is s u to e n a r r a to
l’ O lo c a u s to , d iv ie n e , p e r f o r z a d i c o s e , a n c h e u n r ic o r d o d e lla s o ff e r e n z a d e g li e b r e i
d u r a n te la s e c o n d a g u e r r a mo n d ia le e il p e r io d o d e lla “ s o lu z io n e f in a le ” v o lu ta d a H itle r. L a mu s ic a s i f a in tr o s p e ttiv a , r if le s s iva, decisamente più intima rispetto ai lavori
p r e c e d e n ti d e lla b a n d ( Ba r b e z e I ns ig nif ic a nc e ) .
G li e c h i d i f la me n c o d i S h ib b o le th , le te n s io n i r itmic h e d e lla Title Tr a c k , i l l e n t o
s c o r r e r e d e i q u a s i 1 5 min u ti d i Co n v e r s a tio n I n Th e M o u n ta in s , t r a s u d a n o t r i s t e z z a ,
ma lin c o n ia , ma e v id e n z i a n o a n c h e l a ri c e rc a d i u n a c a lma in te r io re c h e s i s p e z z a s o l o
n e ll’ o s s e s s iv o r ip e titiv i s m o d i T h e B l a c k
F o re s t, u n a s o r ta d i in t e rm e z z o , c h e ro m p e
la q u ie te , l’ a lo n e d i mo rt e c h e a v v o l g e l a p o e s i a d i C e l a n . “ O a k e n d o o r, w h o l i f t e d y o u
o ff y o u r h i n g e s ? M y g e n t l e m o t h e r c a n n o t
r e t u r n ” , r e c i t a l a v o c e d i F i o n a Te m p l e t o n
in A s p e n Tre e e d ’ imp ro v v i s o s i m a t e ri a l i z za musicalmente il fantasma della madre del
p o e ta , u c c is a d a lla p is t o l a d i u n u ffi c i a l e
n a z i s t a . L’ a t m o s f e r a s i f a p i ù c u p a .
A d u n tr a tto , me n tr e i v i b ra fo n i , i v i o l i n i , i l
th e r e min e la c h ita r r a d i K a u fm a n , s t e n d o n o
v e li d i tr is te z z a , d is e g n a n d o l a c ri m e s u l l a
s e z io n e r itmic a , tu tto c o m i n c i a a s p e g n e rs i
c o me in u n a le n ta a g o n i a , i n s i e m e a l c o rpo di Celan, che alla sopravvivenza scelse
il suicidio, dopo aver scritto il suo proprio
e p i t a ff i o : “ L a d e n w i t h r e f l e c t i o n w i t h t h e
s k y b e e tle s , in s id e th e m o u n t a i n / Th e d e a t h
y o u s till o w e me , I c a r ry i t o u t . ” (7 . 7 / 1 0 ) Daniele Follero
KK Null – Oxygen Flash (Neurot/ Southern
/ Goodfellas, novembre 2008)
Genere: noise analogico
M u s ic a c o s mic a n e l s e n s o d i a l i e n a . S e n o n
a ltr o p e r i v o lu mi u tiliz z a t i , a t ra t t i d a v v e ro
in s o s te n ib ili p e r l’ o r e c c h i o u m a n o . K a z u y u ki Kishino realizza un album – assemblato
con brani scritti tra il 2006 ed il 2007 – di
cosmic noise che suona come il personale
(molto personale!) tributo al rock tedesco
a n n i ’ 7 0 d i C l u s t e r,
R o d e l i u s , Ta n g e ri n e
D re a m . M a p i ù c h e
a queste esperienze,
il giapponese pare
guardare a tutta una
serie di suoni che
hanno
c o n t ra s s e gnato gli anni ’90 in
c o n t e s t i d i e l e t t ro n i c a e mu s ic a d a b a llo . H a rd c o re , d ru m ’n ’b a s s ,
gabber vengono triturati ed inglobati, con
u n a te c n ic a s imile p e r c e rt i v e rs i a q u e l l a
d i M e r z bo w - m a b e n p i ù g o d i b i l e - i n u n
pastiche sonoro minaccioso ed ostile.
Se si escludono gli scolastici esercizi di
n o is e a n a lo g ic o d i 3 e 5 (t u t t e p ri v e d i t i t o l o
le tracce), è una base ritmica potente a farsi
SA 107
c a r i c o d e l c a o s sovrastante. Sia chiaro, qui
b al la r e c o n t a f ino ad un certo punto, o non
con t a p e r n u l l a – ed è di nuovo alla Ge r ma n i a, m a a q u e l la post-m uro degli A tar i Te en ag e R i o t c h e vien da pensare. Ma c i pa r e
d i c a p i r e c h e , con attitudine che è s ma c c a t ame n t e n i p p o nica, m r. Z eni G eva ab bia se d i m e n t a t o n e l l a propria sterm inata me mor ia
s o n o r a t u t t a una serie di musiche estreme
che h a n n o se g nato nel bene e nel m ale i nov ant a e c h e i l suo attuale compito s ia que ll o d i r i p r o p o r r e questa eredità – con sc ia od
i n c o n s c i a : p o co importa – alle generazioni
es t re m e d e l 2 000. C hiaram ente riagg ior na nd o l e a l l ’ o g g i ma con quel tocco vinta ge c he
è p e c u l i a r i t à dell’artista. (7.0/10)
Vincenzo Santarcangelo
Natural Snow Buildings - The Dance Of
The Moon & The Sun (Self Released, 2006
- Digitalis / Students Of Decay, 2008)
P u b b l i c a t o i n proprio, in appena ven ti c opie
n e l 2 0 0 6 , q u e sto doppio album, ha vissuto
u n f e n o m e n o di successo crescente e c osta nt e , s u l l a s c o r t a del file-sharing e di alcuni
s el e z i o n a t i b l og (“G row n S o U gly” in pr im i s ) c h e h a n n o diffuso i due dischi de ll’ a lb u m i n f o r m a to mp3 contribuendo per gran
p a r t e a l l o s t a t us di culto del duo francese.
U n f e n o m e n o immaginabile solo oggi, con
l a Re t e d e l l e r eti. Ma è pur vero che se nz a
s o s t a n z a n o n c’è campagna di marketing o
p a s s a p a r o l a c he tenga. Dopo pochi ascolti
Th e D a n c e r i v ela chiaram ente il suo pr of ilo
d i “ c a p o d ’ a r t e” nel senso proprio di c a pol avo r o n e l g e n ere (nonostante trascenda c os t a n t e m e n t e i generi).
D u e d i s c h i , c he vivono e rappresentano la
d u ali t à p i ù v e r a e arcana delle cose sc inde nd o l ’ a sc o l t o i n un giorno e una notte mitiche. N e m o B i dstrup, nelle liner note s de lla
r i s t a m p a s i p r oduce nelle loti sperticate di
ri t o : “ N o n è un giorno qualunque quando
q u a l c o sa d i sp eciale arriva nella tua c asse tt a p o s t a l e , m a quando succede, allora può
cam b i a re l a t ua intera prospettiva…” . Ste ss a m a g n i l o q u e nza nella parole di Alex Cobb,
che p r e se n t a l a ristampa con uno “s hort of
p er f e c t i o n ” . I l disco dura qualcosa d i molto
s i m il e a t r e o r e , articolandosi in una tr iplic e
cat e g o r i a d i b r ani. L e ballad folk, c a nta te a
m e z z a b o c c a e dallo spirito confid enziale,
va ga me nte ingle se , di Me hdi Am e z ia n e c h e
poi svisc e r e r à me glio que sto la to d e lla s u a
music a ne l pr oge tto TwinSister M o o n . A p partengono a questo mondo, brev i s p r a z z i d i
estatica ed elegiaca beatitudine c a m p e s t r e
c ome l’ iniz ia le Carv e d He art e le s u c c e s s iv e
Interstate Roads, Rain Serenad e , B re a k i n g
Wate rs, The Cov e r- Up, The Cu r s e d B e ll,
Away, M y Ghosts. Tutti esempi d i p e r f e t t i
matrimoni tra chitarra e voce i n u n o s t i l e
di me z z o c he gua r da da una la to a lla J u lia
di John Le nnon, da ll’ a ltr o a lla F a d e Awa y
de i M az z y St ar e da un altro l a t o a n c o r a
a lla tr a diz ione br ita nnic a di Vas ht i Buny a n
e Linda Pe r hac s. La seconda c a t e g o r i a d i
br a ni vive inve c e a c a va llo tr a q u e s to e l’ a ltr o mondo, ne lla misur a in c ui fa c o n v iv e r e
un approccio krautedelico di p u r o s t a m p o
cosmico con un solido agganci o m e l o d i c o
a lle r a dic i te r r e str i. E’ que sto il c a s o a n c h e
de i br a ni da l minuta ggio più i n g e n te : Cu t
J oint Sine ws & Div ide d Re inc ar n a tio n , Wis consin, Felt Presence, Ghostly H u m m i n g ,
A Te n Guardian- Spirits M othe rf u c k e r, J o h n
Carpent e r, R e m a i n s
in the D itc h o f th e
De ad. I r i f e r i m e n t i
in que sti c a s i v a n no a rice r c a r s i n e l l a
“ r ur a l p s ic h e d e lia ”
de i Fly ing Sa uc e r
At t ac k ( i p r imis s imi
f ino a Fur the r s o pr a ttutto ) , n e lle me ditazioni trascendenti della pri m a a m b i e n t
dr ona ta de gli St ar s Of The Lid, o in liq u id i
e onir ic i te r r itor i de l sogno/incu b o s imili a
que lli pr a tic a ti da Windy & Ca r l. L’ u ltimo
gr uppo di br a ni vive a me tà tr a i d u e . A b boz z i e te r e i c he c e r c a no la me lo d ia ma n o n
la tr ova no, r e sta ndo ne l r e gno d e ll’ in f o r ma le . Si ve da no i br a ni più mister io s i, ma g giormente nella vena surrealis t a e e s o t i c a
che sarà esplorata da Solange G u l a r t e n e l
suo pr oge tto solista , I se ngr ind. Br a n i c o me
la title tr a c k, Eu Un M iroir, Ob s c u re m e n t,
Tupila k, Wande ring Souls, M a r y B ro wn ,
Gary We bb, W hose Ey e s Are F lo we r s , A ll
Animals in the Form of Wate r, M y B o n e s A re
Yours, Tunne ling into the Structu re U n til I t
Falls. La special edtion in 100 c o p i e d e l l a
r ista mpa a ppr onta ta c ongiunta me n te d a D i-
g ita lis e Stu d e n ts o f D e c a y in te g r a il d o p p io
album originale con un altro doppio album
d i o u tta k e s d e n o min a to Sunlit Sto ne e d u e
c d r d i b r a n i in e d iti r is a le n ti a l p e r io d o d e lle
r e g is tr a z io n i, c h ia ma ti r is p e ttiv a me n te T he
M o o nr a is e r e T he Sund o wne r , il tu tto imp a c c h e tta to d a ll’ imp r e s s io n a te la v o r o g r a f ic o d i So la n g e . U n g io r n o e u n a n o tte in te r e
n o n b a s ta n o p e r r in tr a c c ia r e tu tti i n o d i e
gli angoli perduti di un lavoro che regge il
c o n f r o n to c o n g li a g g e ttiv i p iù s p r e g iu d ic a ta me n te p o s itiv i d e lla c r itic a . Se u n a g e n e r a z io n e è r iu s c ita s o lta n to a g u a r d a r e a l
“ d a r k s id e o f th e mo o n ” , u n ’ a ltr a , mo lto p iù
p ic c o la e s e le z io n a ta , a v r à o r a la p o s s ib ilità
d i g u a r d a r e d ir e tta me n te n e g li o c c h i il s o le
e d i s e n tir e n e l c u o r e la v o c e p iù in tima d e lla lu n a . ( 1 0 /1 0 )
Steinski - What Does It All Mean?
1983-2006 Retrospective (Illegal Art,
maggio 2008)
G e n e r e : i n s t r u m e n ta l h i p - h o p
Se r v e u n a d imo s tr a z io n e p r a tic a d a f a r a s c o lta r e a g li s c e ttic i c o n v in ti c h e a u s a r e u n g ir a d is c h i e u n c a mp io n a to r e s ia n o c a p a c i tu tti? Eccola: basta inserire nel lettore questa
raccolta di Steinski, a.k.a. il viso pallido
St e v e St e in: d . j . , g r a ff i t a r o e c o l l e z i o n i s t a
d i d is c h i. Sta p r o p r io lì la q u e s tio n e e il s u o
n o c c io lo : n e l r a c c o g lie r e d is c h i in v in ile tr a
i p iù d is p a r a ti e , d a i lo r o p e z z i e b r a n d e lli, c a v a r n e f u o r i f o r me in a u d ite , c o mb in a n d o tr a lo r o c iò c h e s u lla c a r ta n o n p o tr e b b e
d ir s i p iù d is ta n te . E ’ u n ’ in te r p r e ta z io n e e
p u r e u n o ma g g io a lla te o r ia d e l “ f r a mme n to ” d i A lv in To f f le r , s e c o n d o la q u a le le
id e e c h e a p p a r te n g o n o a l p a s s a to s o n o me s se in questione da una tempesta di frantumi
d i s ig n if ic a to . O r a , c ’ è a n c o r a q u a lc u n o in
v e n a d i p r o ff e r ir e s c io c c h e z z e s u l Te c h n ic s
S L - 1 2 0 0 e l a F e n d e r S t r a t o c a s t e r, o p p u r e è
in f in e c h ia r o c h e s e r v e lo s te s s o ta le n to p e r
ottenerne alcunché da entrambe?
D e e p a r to r ir o n o Th e P a y o f f Mi x , s t o r d e n t e
coacervo di voci e basi raccolte pressoché
o v u n q u e c h e - d i f r o n te a u n a g i u ri a c o m p o s ta d a A f r ika Ba m ba a t a a , S h e p Pe tti b o n e ,
J e lly be a n Be nit e z e A r th u r B a k e r - g a ra n tis c e lo r o il p r imo p r e m i o . B e n c h é s i d i c a
d a s u b ito u n c la s s ic o ne l m o d o d i c o n c e p i re
il ta g lia e c u c i ( c a n n iba l i s t i c o n e l l ’a s s o c i a r e c u ltu r a b a s s a e a lta b a d a n d o a l l ’e ffe t t o
f in a le : r ic o n te s tu a liz z are l a re a l t à e ra c c o n ta r n e u n a p o s s ib ile v e r s i o n e ), n o n v e rrà m a i
p u b b lic a to in v ia u ff ic i a l e d i v e n e n d o m a t e r ia d i in f in iti b o o tle g .
N o n s o lo : d iv e r r à la p r i m a p i e t ra d i u n a s e ri e
n o ta c o me “ la le z io n e ” . U n a v o l t a t a n t o n o n
è vanagloria, ma verità: chiedete a Fatboy
Slim e compagnia bella cosa pensano del
c a p ita le Le s s o n 2 : Th e J a m e s Bro w n Mi x ,
o r iv o lg e te la s te s s a d o m a n d a a D J S h a d o w
p e r Le s s o n 3 : Th e H is t o r y o f H i p H o p . Tu t te cose che trovate finalmente raccolte in
questo doppio dischetto, accompagnate da
u n re m i x d i J a z z p e r
Bambaataa e una
d e c i n a s c a rs a d i a l t ri b ra n i c h e t o rn a no sul luogo del delitto. Non contenti,
a l l ’e t i c h e t t a
hann o fa t t o l e c o s e i n
g ra n d e a c c l u d e n d o
u n s o n t u o s o l i b re t to r ic c o d i n o te e s a g g i e u n s e c o n d o d i s c o c o n te n e n te No th in g To Fe a r , s t o r d e n t e
a s s e mb la g g io d i q u a s i u n ’o ra re a l i z z a t o p e r
la BBC c h e r ib a d is c e q u a n t o s o p ra c o n a l tr e tta n ta e ff ic a c ia . I n ch i u s u ra , l a d o m a n d a
è quella fatta svariate altre volte: che voto
d a r e a lla Sto r ia ? ( 8 . 5 /1 0 )
G i a n c a r l o Turr a
G iu s to d u n q u e p a r tir e d a q u i p e r c h i v o le s s e
s a p e r n e d i p iù , d a q u e l p r in c ip ia r e d i a n n i
O tta n ta in c u i l’ h ip - h o p me tte v a il n a s o f u o r i d a ll’ e s te mp o r a n e ità e d a l g h e tto p e r f is s a r e le p r o p r ie r e g o le s u d is c o . Fu g r a z ie a u n
c o n c o r s o d i r e mix in d e tto d a lla To mmy Bo y
c h e , n e l 1 9 8 3 , Ste in s k i e il s o c io D o u b l e
SA 109
(GI)Ant Steps #22
classic album rev
Miles Davis
Curved Air
Miles Smiles (Columbia, 1966)
Live (Deram, 1975 / Esoteric Records, 2008)
Avev a g i à d i m o strato di essere il più grand e, n o n f o sse che per la canonizzazione de f i n i t i v a d e l c o o l e del m odale. R im asto prat i ca m e n t e so l o m entre il m ondo del jazz si
s po st a v a d a u n’altra parte, a Miles Dav is
ven n e l a f re g ola di ripartire. In un c e rto
s en so , si t ra t t ò della sua più grande impre sa.
Nel 1 9 6 3 i l f orm idabile sestetto alle stito
p er K i n d O f B lu e si era ormai dissolto. Fu
al l o r a c h e M i l e s D avis gettò le basi d e ll’ e nn es i m o c a p o l a voro. D a sem pre formida bile
n el la sc e l t a d e i com pagni di viagg io, c on
l ’i n g a g g i o d e i ram panti R on C arter, He r bie
Han c o c k e To ny William s (quest’ultimo a pp ena d i c i o t t e n ne), allestì una delle se z ion i r i t m i c h e m eglio assortite e tecnicamente
d o t a t e d i o g n i tempo. A l sax, dopo ave r pr ov at o a n c e d i v aglia come Sonny S titt, Ha nk
M ob l e y e G e orge C oleman, Miles tr ovò la
s ci n t i l l a c h e c e rcava in Wayne Shorter, tr e nt e n n e d e l N e w Jersey, ex direttore musicale
d ei J a z z M e ss en gers di A rt B lakey, inte rp rete t a l e n t u o so e com positore genia le . La
s c i n t i l l a d i v e nne presto un incendio .
Dop o u n p r i m o album - E .S.P. (1965) - già
di o t t i m o l i v e llo, con Miles S miles si c hia ri ron o d e l t u t t o le intenzioni e le enor mi pot en z i a l i t à d e l n uovo quintetto. Il trombe ttis t a t e n n e f e r m a la rotta verso quella “libertà
nel la f o r m a ” c he già costituiva la f ilosof ia
del m o d a l e . E ra la sua risposta all’ odia ta
“n ew t h i n g ” che scuoteva le struttu r e f ino
a d a b b a t t e r l e , allo scopo di far uscire dal
gu s c i o i l p r e - c ivile, l’afro represso d a lle impo s iz i o n i f o r m ali dell’occidente bian c o. I nv e c e l u i , M i l e s, la dignità voleva giocarsela
s t an d o a l l e r e g ole che del resto egli ste ss o a v e v a c o n t ribuito a definire. D ef ine ndo
Se c’è una cosa che abbiamo imparato negli
ultimi vent’anni, è che i muri bisogna abbatterli. Vale per tutti gli ambiti, e allora al diavolo pure le vecchie barriere fra generi – e
ideologie - musicali: oggi si possono infilare tranquillamente nella stessa frase le parole prog, punk, avant, new wave senza che la
cosa faccia troppo stupore. Ma questo forse
lo sapete già; quello che magari non sapete è
che una trentina d’anni fa in Inghilterra c’era
qualcuno che probabilmente l’aveva capito,
anche se per rendersene conto e poterlo rivelare ai posteri aveva avuto bisogno di una
spintarella da parte del Caso. Anzi, del fisco
inglese. Alla fine del 1974 i Curved Air si erano dovuti imbarcare in una serie di concerti
per saldare un vecchio debito con Sua Maestà,
radunando per l’occasione la line-up originale. Sonja Kristina, ex-starlette del musical
Hair, Darryl Way, prodigio del violino, più
Francis Monkman, Florian Pilkington-Miksa
e Rob Martin avevano stretto le fila quattro anni prima, in piena fioritura progressive. Il fatto che si fossero battezzati in onore
dell’arcobaleno di Terry Riley tradiva ambizioni avanguardistiche, affatto celate dall’uso
del VCS-3 e mescolate alle consuete velleità
para-classiche del genere, oltre che a delicate venature folk; la presenza di una frontwoman - e che frontwoman - li rendeva inoltre
mosche bianche nel firmamento prog. Tre LP
(Air Conditioning, Second Album e il giustamente celebrato Phantasmagoria), un singolo
di successo (Back Street Luv) e l’organico si
era già sfaldato, con Way transfuga nei Wolf
e la Kristina a cercare di tenere insieme i cocci (lo farà fino al ’76). Finché appunto non
era sbucato fuori quel conticino da pagare...
Che non si sia trattato di mera e triste routine dovreste già averlo intuito. Certe cose che
accadono su un palco sono fenomeni difficili
da spiegare, alchimie di eventi e di forze il
nuovi spa z i di libe r tà ne lla “ c os tr iz io n e ” .
I l r isulta to è que sta sor ta di ha r d - b o p mu tante, un aggregato di gabbie m o d u l a r i c h e
in ogni mome nto spa la nc a no bre c c ie la tin tinge e blue s, f ida ndo ne ll’ e stro imma g in if ic o di ogni inte r pr e te . Ba ste r eb b e la s o la
Footprints: r ispe tto a ll’ or igina le v e r s io n e
di Shor te r, la tr ia ngola z ione r i tmic a è u n a
da nz a miste r iosa , un sor tile gio ip n o tic o s u
c ui due str e goni ( sa x e tr omba ) in tr e c c ia n o
motivi sinuosi, de nsi e vola tili c o me f u mo .
L’ascolto mette in gioco simu l t a n e a m e n t e
se nsa z ioni opposte e c omple men ta r i, s ta tic ità e dina mismo, r igor e e f ibr il la z io n e . Po i
gli a ssolo si a lte r na no sve nta glia n d o la ta volozza armonica, col drummin g c h e s i f a
posse de r e da f r e gole r ide e bo s s a , u n a d isputa c e ntr ipe ta - c e ntr if uga , f e b b r e c h e tir a
e spinge , sc uote il f usto de ll’ e sis te n z a s e n z a
tutta via sve lle r e le r a dic i pia nta te n e l c u o r e
ur ba no de lla c onte mpor a ne ità .
Ne l f ulmic otone e le ttr iz z a to ( ma n o n a n c o r a
e le ttr ic o) di Orbits, nei guizzi s i n c o p a t i d i
Ginge rbre ad Boy , ne lle c a ligin o s e me d ita z ioni di Circ le s, ne lla dive r tita f r e n e s ia u ltr a bop di Fre e dom J azz Danc e e n e lle e s tr e me c onse gue nz e Monk- Pa r ke r d i D o lo re s ,
l’ e sor c ismo si r ipe te , f r a nge n d o s i a r r e mba nte , ne r voso, te na c e invito a lla d is mis sione de lla c onsue tudine ne ll’ e s is te r e q u o tidiano. Facendo il verso a Gre t a G a r b o i n
Ninotc hk a, pe r la pr ima volta M ile s s o r r id e .
Con una band e un progetto co s ì , n e a v e v a
tutti i motivi.
Stefano Solventi
più delle volte
irriproducibili, miracoli che
solo il rock può. E il disco che documenta
alcune di quelle performance è fedele fotografia di momenti irripetibili, come tutti gli
album dal vivo dovrebbero essere. Se queste vi sembrano iperboli, fatevi pure un’idea
andando a ripescare questo folgorante, scintillante e pirotecnico Live, opportunamente
ristampato in occasione dell’attuale ritorno
sulle scene dei Nostri. Possiamo immaginare che, quando arrivò sugli scaffali nel 1975,
doveva apparire come un oggetto alieno, un
po’ come il pressoché coevo disco dal vivo
degli 801 di Phil Manzanera e Eno; sospeso fra due ere, le incollava assieme con foga
ed espressività memorabili. Nell’affrontare
il nocciolo del loro repertorio, questi musicisti avevano (ri)trovato un’aggressività, un
dinamismo e un’inventiva inedite per i loro
standard, sicché l’accostamento di generi anticipato a inizio recensione suona per niente blasfemo. E’ prog, certamente (vedi Marie Antoinette e Young Mother), ma è – già
– qualcos’altro se si ascoltano le ritmiche che
virano verso il funk di It Happened Today, le
reiterazioni cosmiche in omaggio all’amato
Riley di Proposition, le dilatazioni strumentali di Vivaldi, l’aggressività hard-blues delle
chitarre di Back Street Luv (il cui incipit tetro
a base di synth anticipa nientemeno che i Joy
Division). E poi c’è la grazia animalesca di
un’incredibile Sonja Kristina, intenta a tracciare traiettorie impossibili fra Grace Slick e
Vanessa Briscoe Hay dei Pylon, PJ Harvey e
Eleanor Friedberger dei Fiery Furnaces, Patti
Smith e Siouxsie Sioux. Già, è bello pensare
che, nel celebrare se stessi, i Curved Air abbiano tirato giù più muri di quanto mai avessero (e avessimo) potuto sperare.
A n t o n i o P ug l i a
SA 111
LA SERA DELLA PRIMA
Pride and Glory - Il prezzo dell’onore
(di Gavin O’Connor – USA, 2008)
Ha d i e t r o u n a storia abbastanza trava glia ta
l a g e n e si d i questo film - che tratta de lla
corr u z i o n e i n s eno alla polizia di N e w Yor k
– g i à r i m a n d a t o dopo l’assalto al Wo r ld Tr a d e C e n t e r p e r motivi di convenienza politic a
e ri p r e so so l o a partire dall’anno scor so. La
s t or i a sc r i t t a dai fratelli O ’C onnor oma ggia
d a u n l a t o i l di loro padre poliziotto a lla
NY P D , d a l l ’ a l tro i film di genere, da Wil l i a m F r i e d k i n passando per Joh n F r anke nh ei m e r e S i d n ey L u met, laddove il c oté psico l o g i c o a v v i c ina P ride and G lory piuttosto
ag l i i n t r o sp e t t ivi Michael Man n , Jonat han
Dem m e , se n z a dimenticare il Martin Sc ors es e d i T h e D e parted.
Un c a so d i c o r ruzione in seno a una f a mig l i a d i p o l i z i otti (di origine irlandese ) de ll a G r a n d e M e la (corruzione che passa però
at t ra v e r so l a f igura del cognato) è l’ a vvio
p er u n t o r m e n tato caso di coscienza da pa rt e d e i c o p r o t agonisti, due notturni Colin
Fa r re l l ( i l c o gnato) e E d w ard N orton, qui
a l m e g l i o d e l l e loro possibilità espressive,
affi a n c a t i d a ll’egualm ente rapprese nta tiv o “ p a d r e ” J o n Voigh t e dall’altro fr a te llo,
i l ca r a t t e r i st a N oah E mmerich . Un film di
a t t o r i q u i n d i , con un ritmo e vicende non
s emp r e se g u i b ilissim e, con dietro co sta nte m en t e i l f i l o s ottile del sospetto e in sottof i n a l e d e l t o r mento interiore nel momento
del la sc o p e r t a del tradim ento.
F rat e l l i , c o g n a ti, padri e figli in un r a pport o s tr e t t o e c o nflittuale perciò, rappo r to c he
v ede m e ssi se mpre più in discussione i le ga m i f a m i l i a r i e d amicali, insieme a c onc e tti
m o r a l i e p r o f e ssionali, in questo caso, quali
“pr id e a n d g l o ry” riferiti sia all’appa r te ne nza a l l a p o l i z i a di N Y, sia ai casi di cosc ie nz a
che e m e rg e r a n no via via nella pellic ola . La
fami g l i a i n se nso proprio e quella in se nso
l at o d e l l a p o l i zia quindi. L a difficile sc e lta
t ra l e d u e i st i t uzioni L’orgoglio dell’ a ppa rt ene n z a e l ’ o n ore e la gloria che ne c onse g u o n o e i l d i s onore corrispettivo dall’altro
l at o .
Que st o h a a ff e r m ato il regista in m erito: “ Vol evo r a c c o n t a r e una storia sul D ipar time nto
d i P o l i z i a d i N ew York C ity e sull’ unive rs o p a r a l l e l o i n cui vivono i poliziotti e una
s t or i a su l l a f amiglia. E ssendo figlio di un
Rachel sta per sposarsi (di Jonathan
Demme – USA, 2008)
poliz iotto, c on un pr of ondo se n s o d e lla le a ltà ne i c onf r onti de i suoi c olle g h i, r iu s c iv o
a c a pir e i c onf litti inte r ior i c on i q u a li mio
padre si trovava a combattere. E r a l ’ u n a o
l’ a ltr a c osa , non e siste va no c om p r o me s s i” .
Film one sto di ge ne r e que sto P r i d e a n d
Glory, a c ui a vr e bbe giova to un a d u r a ta minor e e un plot più line a r e f or se , f ilm c h e p u r
pr e nde ndo qua e là da l f ilone di r if e r ime n to
e da i nomi c ita ti in pr e c e de nz a , n o n b r illa
particolarmente se non in alcu n i m o m e n t i .
Un buon prodotto quindi che h a i l g r a n d e
me r ito pe r ò di a ve r e un c a st di tu tto r is p e tto
e la f otogr a f ia livida e d e ne rgic a d i D e c la n
Quinn.
Teresa Greco
“ So n o s ta to is p ir a to a r e a liz z a r e q u e s to f ilm
soprattutto dal mio amore per il cinema di
R o be r t A lt m a n e p e r a l t r i f i l m a m e r i c a n i
che hanno scelto di adottare un approccio
privo di idee convenzionali che portano a
mo d if ic a r e le s to r ie e lo s tile d e lla n a r r a z io ne, al fine di emozionare superficialmente il
p u b b lic o ” .
N o n s o lo A ltma n è p r e s e n te c o me is p ir a z io n e n e ll’ u ltimo f ilm d i J o na t ha n D e m m e .
O p e r a c o r a le c h e r u o ta a tto r n o a u n w e e k e n d
durante il quale avviene il matrimonio di
Ra c h e l, v e d e l’ ir r o mp e r e d e lla s o r e lla “ d e v ia ta ” K y m ( c o n tu tta l’ u rg e n z a d e lla s p le n d id a A nne Ha t ha w a y ) , i n l i b e r a u s c i t a d a
u n c e n tr o d i d is in to s s ic a z io n e p e r to s s ic o d ip e n d e n ti e il r is c a te n a r s i d i a n tic h i c o n f litti
familiari.
Sc e n e g g ia to d a ll’ e s o r d ie n te f ig lia d i Sid n e y
L u me t, J e n n y, il f ilm è s ta to r e s o d a l r e g is ta e d a l d ir e tto r e d e lla f o to g r a f ia D e c l a n
Quinn c o me s e f o s s e “ il p iù b e l film in o c a s a lin g o m a i re a liz z a to ” , c o me s e o g n i s c e n a
fosse stata presa in digitale da qualcuno dei
p a r te c ip a n ti a lla c e r imo n ia ( c o me in e ff e tti è
a c c a d u to in a lc u n i mo me n ti) . Q u in d i c a me r a a ma n o e u n a p p r o c c io d a d o c u me n ta r io ,
mo n ta g g io v e lo c e e s c o r c i d a o g n i p o s s ib ile
a n g o la z io n e d e lle r ip r e s e , lu n g h e s c e n e improvvisate in tempo reale con musica sullo
sfondo, riprese corali con comparse.
L’ e ff e t t o è d a f i l m - d o c u m e n t a r i o q u i n d i ,
u n p o ’ C a s s a v e t e s c o n i s u o i d r a mmi f a miliaristici, un po’ coralità del già citato
A ltma n ( c ’ è u n g r u p p o , a lla N a s hv ille p e r
in te n d e r s i, c h e f a d a s o tto f o n d o a ll’ in te r o
film, che nella finzione sono i musicisti del
ma tr imo n io e in r e a ltà tr a tta s i d i u n g r u p po eterogeneo che vede anche nel finale la
p a r te c ip a z io n e d e ll’ a mic o d i D e mme R o by n
Hit c hc o c k) , ta n ta a r tig ia n a lità a lla R o g e r
C o r m a n, s u o me n to r e ( n o n a c a s o p r e s e n te n e lla p e llic o la c o n u n c a me o ) , la p r o b le ma tic ità d i Be r g m a n e la Sus a nne Bie r d i
D o p o il ma tr imo nio , c o n u n v e c c h io d r a mma a fare da sottotesto e pesare come un
ma c ig n o s u tu tta la v ic e n d a .
Co n a tto r i p iu tto s to lib e r i d i e s p r ime r s i e
partecipare alla realizzazione del film in
p r o g r e s s , in mo d o d a r e n d e r e il p iù p o s s i-
b ile la s p o n ta n e ità d e i p e rs o n a g g i c o n p o c h i c ia k . E ff e tto r iu s c i t o q u e s t ’u l t i m o , d a
r i c o r d a r e i n a l c u n i mo m e n t i i l D o g m a d i
Vo n Tr ie r o le e s p lo s io n i c a s s a v e t i a n e . N o n
s o r p r e n d e la p r e s e n z a d e l l a re d i v i v a D e b r a
Wing e r , q u i n e l r u o lo m i s u ra t o d e l l a m a d r e , e d i Tunde A de bi mp e d e i T v O n T h e
R a dio n e l r u o lo d e llo s p o s o , m u s i c i s t a n e ro
h a w a ia n o , c h e s ig n if ic a t i v a m e n t e i n t e rv i e n e
n e l f in a le d u r a n te le p r o m e s s e c a n t a n d o U n k n o wn Le g e n d d i N e il Yo u n g .
Film antinarrativo che prende dalla vita,
c o n u n f in a le in c u i s i a v v e rt e l ’e v o l u z i o n e
d a p a r te d i K y m e il co n s e g u e n t e ri a v v i c i n a me n to tr a le d u e s o r e l l e . Q u a l c o s a è d u n q u e c a mb ia to . Si e s c e d a l fi l m p ro v a t i , c o m e
d o p o u n a ma r a to n a in cu i s i è o t t e n u t o p e rò
u n r is u lta to p iù c h e s o d d i s fa c e n t e .
Teresa Greco
SA 113
“a night at the opera”
Storie di vampiri e tagli alla
cultura
L a s t a g i o n e l i rica del Comunale di Bologna si apre all’insegna delle proteste c o n t ro g l i
e n n e s i m i t a g l i al Fondo Unico per lo Spettacolo e il fallimento delle trasform a z i o n i d e g l i
E n t i L i r i c i i n Fondazioni. In un teatro disseminato di striscioni Der Vampyr di M e r s c h n e r è
r i usc i t o a d e b u ttare. Ma il futuro prossimo già si pre se nta inc e rto. Di Danie le F o lle ro
Der Vampyr, opera romantica in due atti su
libretto di W.A. Wohlbrück. Versione di Hans
Pfitzner. Musica di H. A. Merschner. Regia:
Pier Luigi Pizzi. Orchestra e Coro del Teatro Comunale di Bologna, direttore Roberto
Abbado
La scelta del titolo di apertura della stagione
operistica del Comunale sembrerebbe decisa
ad hoc per simboleggiare gli ennesimi, pesantissimi tagli al Fondo Unico per lo Spettacolo (F.U.S.), che stringono la morsa del
Governo sugli ex Enti Lirici, ora Fondazioni.
Quella del Vampiro, in effetti, è una figura
più volte accostata alle politiche dei tagli e
anche se, molto probabilmente, la scelta del
direttore artistico Tutino, non voleva essere
così simbolica, la messinscena di Der Vampyr di Merschner, cade proprio nel bel mezzo di un “autunno caldo” che, nonostante i
primi geli invernali, non accenna a placare i
suoi bollori, anzi.
Dopo l’annuncio dell’annullamento di ben
due opere in cartellone, il Teatro Comunale di Bologna apre i battenti all’opera sotto il segno della contestazione ad un sistema, quello delle Fondazioni private, che a
distanza di pochi anni si è già rivelato disastroso. I palchi disseminati di striscioni
(che criticano gli interventi del Governo,
ma inneggiano anche alla cultura in quanto bene pubblico), colpiscono violentemente la raffinatezza architettonica del teatro e,
soprattutto, danno l’idea della rabbia di chi
in questi luoghi “sacri” della musica lavora
tutti i giorni, sporcandosi le mani. E allora
ecco che, all’interno della protesta contro
l’attacco generalizzato e bipartisan alla cultura degli ultimi anni, il Teatro Comunale e
l’Università, così vicini fisicamente (il teatro bolognese si trova in piena zona universitaria) eppure tanto lontani ideologicamente,
trovano punti in comune, si parlano a distanza, ma cominciano a dire le stesse cose. E
lo stesso avviene nelle scuole, segno che si
tratta di un serio problema culturale più che
di una punizione ai teatri “spreconi”.
L’aria di mobilitazione si respira ovunque,
in zona, tranne che nel pubblico, tiepido agli
annunci e disinteressato al cambiamento,
quadro sbiadito di una generazione che, sia
anagraficamente, che socialmente, continua
ad essere anni luce lontana da chi oggi cerca
di difendere (interessi di categoria a parte)
alcuni diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione.
Proteste a parte, comunque, il Comunale
prova ad andare avanti e, quando, all’orario
prestabilito, puntuali come sempre, si spengono le luci e si oscurano le scritte sugli
striscioni di pezza bianca, si prova a “sospendere” i problemi e ad immergersi nella
musica. Dopotutto…the show must go on.
Der Vampyr non è un titolo che si potrebbe definire “di repertorio”, almeno in Italia
e Heinrich August Merschner è considerato un “minore”, un compositore che già nei
suoi ultimi anni di vita, attorno alla metà
del XIX secolo, vedeva svanire pian piano
il successo raggiunto con alcune sue opere.
Una di queste è proprio Der Vampyr, scritta
sfruttando il grande interesse popolare, ma-
© Rocco Casaluci
Der Vampyr di Heinrich August Merschner
Teatro Comunale di Bologna (15 – 25 Novembre 2008)
nifestatosi nel primo ottocento, per gli argomenti notturni e decadenti, per le storie
di streghe, figure diaboliche, notti di luna
piena, cimiteri e, appunto, vampiri.
La storia ha come protagonista un collega di
Dracula, che per continuare a vivere sulla
terra, evitando le fiamme dell’inferno, deve
sacrificare tre vergini mediante la pratica
che gli è più congeniale: succhiando loro
il sangue dal collo. Merschner trasforma il
vampiro in una sorta di Don Giovanni, che si
serve delle sue grandi capacità seduttive per
conquistare le sue vittime e che, alla fine,
proprio come il “dissoluto punito” di Mozart, sprofonderà nella terra fiammante.
Dal punto di vista strettamente drammaturgico e musicale, Der Vampyr si pone a metà
strada tra Weber e Wagner, ma non ha lo
spessore né dell’uno, né dell’altro. Troppo
debole il libretto, troppo stereotipata la musica, che si regge ancora su soluzioni che,
da Gluck al romanticismo, passando per Mozart, avevano rappresentato, per più di un
secolo, le ambientazioni infernali: uso del
tritono (l’intervallo “diabolico” per eccellenza), del glissando, delle note ribattute
degli archi, del registro alto degli ottavini.
E ancora, cori di spiriti e altri artifici facilmente riconoscibili dal pubblico di allora. Che, infatti, apprezzò, regalando anni di
fama al compositore tedesco.
L’allestimento del Comunale, inedito in Italia, è affidato alla regia di Pier Luigi Pizzi
e alla bacchetta di Roberto Abbado. Ma, se
la direzione musicale merita lodi non solo
per la conduzione precisa e il tono drammatico che Abbado riesce a conferire all’orchestra (valorizzando ciò che di buono si ritrova nella partitura di Merschner), ma anche
per un cast di cantanti di tutto rispetto, non
si può dire altrettanto per le scelte registiche di Pizzi. Scelte che si limitano a mettere in scena gli attori, i quali si muovono
(poco) in un’ambientazione scarna, con una
scenografia che costruisce luoghi simbolici
a partire da strutture semplici (significativa l’associazione, nel primo quadro, tra il
vampirismo e la verginità, rappresentata da
un’enorme sagoma di donna a gambe divaricate sullo sfondo, che richiama in maniera abbastanza esplicita il celebre quadro di
Gustave Coubert, L’Origine Du Monde).
Una regia, in definitiva, che predilige più
le ambientazioni che l’azione. Un vero peccato che l’indisposizione di Detlef Roth
(prima voce del vampiro Lord Ruthven) abbia privato il pubblico della seconda recita, del protagonista principale, sostituito da
un Rodion Pogossov timido e inconsistente.
Molto meglio il suo antagonista Edgar Aubry, impersonato dall’acclamatissimo tenore
rossiniano John Osborn, così come le voci
femminili, perfette gregarie di un’azione
scenica che le vede soccombere alle tentazioni amorose di Ruthven, costretto a cedere
solo quando il suo amico Aubry, rischiando
la sua stessa vita, rivela agli ignari presenti
la vera identità del vampiro. Fuoco e fiamme, Ruthven sprofonda negli inferi e il matrimonio tra Aubry e Malwina Davenaut può
avere luogo senza più ostacoli. E vissero felici e contenti, come nelle favole di successo e nei film hollywoodiani.Si riaccendono
le luci e si rivedono gli striscioni. Lo spettacolo è finito, si torna all’incerta realtà, che
non pare conoscere la parola lieto fine. Cosa
ne sarà della stagione del Comunale, appena
iniziata, è già un mistero.
SA 115
i “cosiddetti contemporanei”
Salvatore Sciarrino
Parola al silenzio
Autodidatta, legato ai classici e nemico degli strutturalisti di Darmstadt, Salvatore Sciarrino,
occupa un posto tutto particolare nella storia della musica degli ultimi quarant’anni. Qualcuno
lo ha considerato l’emblema del post-moderno, per la sua affannosa ricerca di linguaggi
radicali pur restando costantemente legato alla tradizione. Nella musica del compositore
palermitano suono e silenzio si compenetrano. E vengono fuori colori, sensazioni, atmosfere e
rappresentazioni di pensieri. Di Daniele Follero
“E’ certamente, il silenzio, qualcosa di essenziale al suono, come il giorno alla notte.
Il suono è dentro al silenzio, e questo è suono” (Salvatore Sciarrino)
La generazione di musicisti e compositori attiva dagli anni ’70 in poi, rappresenta
un capitolo ancora aperto nella storia della musica. Una generazione che ha avuto
il peso non indifferente di ricostruire dopo
la “tabula rasa” voluta e messa in atto dalle avanguardie, nei due decenni successivi
al secondo conflitto mondiale. Non che gli
strutturalisti di Darmstadt non avessero costruito sopra le macerie della tradizione, che
essi stessi avevano contribuito a distruggere
sotto i colpi della ricerca di una ipotetica
oggettività musicale. Ma erano forse più gli
interrogativi, le strade aperte, le ivesiane
“unanswered questions”, che questi compositori-scienziati si apprestavano a lasciare
in eredità, piuttosto che certezze. E’ soprattutto nel nome di questa relazione, positiva
o negativa, accomodante o conflittuale che
fosse, con il postwebernismo (ma anche con
il mondo alternativo proposto da John Cage)
che i compositori nati attorno agli anni ’40
hanno cercato la loro strada artistica.
Ma qualcos’altro era successo in quegli anni.
Qualcosa di molto importante, dal quale era
impossibile prescindere, al pari degli esperimenti di Stockhausen e Boulez: la popular
music, quell’insieme di stili musicali legati
indissolubilmente ai nuovi media e ancora
qualcosa di difficilmente definibile nell’im-
mediato dopoguerra, negli anni ’60 e ’70
raggiungeva la sua autonomia, svincolandosi dal marchio, denigrante, semplicistico e
troppo comodo di “musica di consumo”.
Con tutto ciò, ma anche con molto altro (la
riscoperta del folklore, il rapporto tra politica e musica), ha dovuto confrontarsi, in Europa come in America, questa nuova schiera
di artisti. I quali hanno risposto in maniere completamente diverse, seguendo la scia
di quella estrema parcellizazione stilistica
che il rifiuto di una tradizione monolitica
ed eurocentrica, aveva creato. Sembra logico, dunque, che, laddove questa tradizione
era più debole e meno radicata, come negli
U.S.A. (si pensi ai minimalisti, ma anche a
Zappa), sia stata molto minore la necessità
di ritornare ai classici, che 2invece ha contraddistinto il post-modernismo in Europa.
“Lontananza nostalgica utopica
futura”
In questo panorama, che sta ancora cercando un suo definitivo punto focale, Salvatore
Sciarrino occupa una posizione molto particolare, che ondeggia tra la ricerca di un linguaggio estremamente radicale e un’attenzione costante alla tradizione. Le due cose,
per il compositore siciliano (nato a Palermo
nel 1947 e residente, dal 1983, nella piccola
e affascinante Città di Castello, in Umbria,
dopo alcuni passaggi intermedi a Roma e Milano), non sono inconciliabili né stanno necessariamente in contraddizione tra loro. Sia
perché il radicalismo di Sciarrino non impli-
ca la “tabula rasa” di memoria darmstadtiana, sia perché il suo rapporto con i classici
non mira a ricostruire stili del passato, come
nel caso dello Stravinskij neoclassico, bensì
si rivela dialettico. Nel senso che la tradizione diventa, per Sciarrino, un elemento fondamentale per la costruzione del suo mondo
musicale, il quale, di fatto non può rinunciare al passato.Eppure, a differenza di molti
suoi colleghi d’oltreoceano, usciti dall’accademia dopo esserci cresciuti, Sciarrino nasce
antiaccademico, formandosi da autodidatta
ed esprimendo in più occasioni la sua convinta avversione per i Conservatorii (salvo
poi, successivamente, ritrovarsi ad insegnare
in quelli di Milano, Firenze e Perugia). Una
ragione in più che ha spinto il compositore
palermitano ad allontanarsi da problematiche
“accademiche” come la costruzione formale,
la tonalità e il virtuosismo strumentistico,
per concentrarsi su una musica che si fondasse sugli aspetti timbrici del suono, che ritornasse al sentimento, alla sensazione. Una
musica sinestesica, che provasse ad investire
tutti i sensi, partendo dall’in-sensibile, dalla
ragione, dai pensieri e dalle immagini. Un
approccio inclusivo alla musica, che si pone
come obiettivo utopico la ricostruzione della
scissione tra arte e natura.“L’arte musicale
di Sciarrino è una risposta creativa e poetica a uno degli interrogativi più inquietanti
del mondo moderno e contemporaneo: come
affermare una concezione naturalistica, visionaria e progressista dell’arte […], in un
mondo ormai succube di una tecnologia sempre più aggressiva?” (G. Vinay). La risposta
di Sciarrino, (che si riferisce esplicitamente
alla formula noniana di definizione dell’arte “lontananza nostalgica utopica futura”) è
insita in quello che lui chiama “ascolto globale”, nel quale confluiscono l’opera e la
discussione sull’opera, l’orecchio ma anche
la vista, in una dimensione percettiva globale che sottomette lo strumento alla volontà
del pensiero e non, al contrario, la creatività
all’innovazione tecnologica. La tecnologia e
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i suoi pericoli si affrontano umanizzandola,
piegandola a fini creativi, come egli stesso
afferma nelle Carte Da Suono, raccolta dei
suoi scritti dal 1981 al 2001: “..Più che adattarsi ai nuovi mezzi è necessario soprattutto
immaginare e programmare, cioè progettare.
Solo un nuovo pensiero può servirsi appieno
dei nuovi mezzi. Un pensiero estetico, non
un ibrido scientifico o, tanto meno, commerciale”.Affermazioni lapidarie, che potremmo
definire neo-illuministe, per la centralità che
affidano alla ragione umana nel rapporto tra
l’ arte, i suoi strumenti e la natura.E’ complessa, la musica di Sciarrino, per quanto è
impregnata di filosofia, inafferrabile nella
sua ricerca inesauribile di stimoli, di sfumature. Sono i concetti, principalmente, il fulcro
dal quale si generano le opere sciarriniane.
E’ da lì che prende spunto l’immaginazione,
per trasformarsi in un’espressione che non è
solo musicale in senso stretto, ma coinvolge
anche il “logos” e l’”ethos”. Sciarrino ama
scrivere della sua musica, raffigurarla, conferirle senso, in un rispecchiamento continuo
tra compositore e musicologo, tra linguaggio
e meta-linguaggio.
Le zone marginali del suono e i
germogli del passato
Alla base della produzione del compositore
siciliano c’è il silenzio (“il suono è dentro
al silenzio”, come egli stesso afferma) e il
rapporto tra questo e i suoni è all’origine
della composizione musicale. Questo concetto, è fondante per una musica che proprio sulla sfumatura, sul suono impercettibile, trae la sua linfa vitale. Le sue opere si
sviluppano nella ricerca di zone marginali
del suono, ottenute attraverso tecniche strumentali inedite, che sfidano il limite della
percettibilità umana. In questa direzione si
muove il suo stile, che si esprime, sia nelle
opere teatrali (Perseo E Andromeda, Lohengrin, Amore E Psiche, Machbeth, Aspern)
che in quelle vocali o puramente strumentali
(le opere per pianoforte solo, Quartetti Brevi, Studi Per L’Intonazione Del Mare, Soffio
E Forma, Esplorazione Del Bianco) attraverso la rarefazione degli eventi sonori. I titoli di molte sue opere danno già l’idea delle
intenzioni sciarriniane di costruire paesaggi della memoria (Il Paese Senz’Alba; Che
Sai, Guardiano, Della Notte?) e di prediligere l’aspetto materico-percettivo del suono
a quello tematico-discorsivo (Introduzione
Al Buio; Esplorazione Del Bianco). I sospiri, gli schiocchi e i rumori vari che fanno
da sfondo al racconto di Lohengrin (tratto
dalla parodia di Laforgue dell’opera wagneriana), così come la dilatazione temporale e
la staticità dell’azione, in Vanitas, esemplificano benissimo questa caratteristica della
concezione artistica di Sciarrino,.Ma, come
si diceva, l’arte del palermitano non si limita alla ricerca di uno “stil novo”, ponendosi
costantemente il problema del rapporto con
il passato e quindi con i classici. L’atteggiamento di Sciarrino, in questo senso, è duplice: da una parte riscopre il mito e lo riveste
di (post) modernità, dall’altro si confronta
con i classici attraverso l’adattamento di autori come Bach, Mozart, Alessandro e Domenico Scarlatti, Gesualdo. Anche in questo caso, il rapporto tra l’autore-adattatore
e l’opera diventa dialettico: “il passato riflesso nel presente genera l’utopia creativa”
e, dunque, anche la rivisitazione di un’opera
antica dà vita ad una nuova composizione,
un “terzo tempo”, come lui stesso lo definisce, una prospettiva immaginaria che scaturisce dall’interferenza di due mondi temporalmente lontani ma culturalmente legati
in maniera indissolubile. Riscrive il celebre
Preludio e Fuga In Re Minore di Bach per
flauto e scava nella forma sonata di Domenico Scarlatti (Esercizi Di Tre Stili); compone
una serie di cadenze “incompiute” per i concerti per pianoforte e orchestra di Mozart
(Cadenziario); rielabora i testi di Gesualdo
da Venosa ricostruendone la storia del delitto per l’opera dei pupi (Terribile E Spaventosa Storia Del Principe di Venosa E Della
Bella Maria), dando vita a qualcosa di inedito, che rappresenti un nuovo elemento nella
relazione fra Sciarrino e l’autore in questione, tra presente e passato. “Nulla comprenderemmo, e l’arte meno ancora, senza la
capacità di avvicinare ciò che è lontano”
scrive il compositore “e distaccarci da noi:
di legare gli opposti, vedere trasparire l’antico nel moderno. Così ci sorprende il germoglio in un tronco ritenuto secco”.Legare
gli opposti, dunque, eliminando la distanza
che intercorre tra loro, far rivivere il bianco a partire dalla sua ombra (Esplorazione
Del Bianco), il suono a partire dal silenzio.
Questa l’essenza dell’estetica sciarriniana.
Peccato solo che ciò non valga per la sua
concezione musicale, ancora estremamente
polarizzata, legata alla dicotomia, piuttosto
manichea, musica colta-musica di consumo.
Il tronco, almeno in questo caso, non ha germogliato.
The Essential Salvatore Sciarrino
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Sonata per due pianoforti (1966)
Berceuse per orchestra (1967)
Sonata Da Camera per piccola orchestra (1971)
Amore E Psiche (1973)
Il Paese Senz’Alba (1975-76)
Il Paese Senza Tramonto (1977)
Aspern (1978)
Che Sai, Guardiano, Della Notte? Per clarinetto e
piccola orchestra (1979)
Introduzione All’Oscuro per 12 strumenti (1981)
Vanitas (1981)
Lohengrin (1983)
Esplorazione Del Bianco (1986)
Fra I Testi Dedicati Alle Nubi per flauto solo
(1989)
6 Quartetti Brevi (1991)
5 Sonate Per Pianoforte (1960-95)
Nuvolario per voce e 5 strumenti (1995)
Soffio E Forma per orchestra (1995)
La Bocca, i Piedi, Il Suono per 4 sax contralti e
100 sax in movimento (1997)
La Terribile E Spaventosa Storia Del Principe Da
Venosa E Della Bella Maria (1999)
Studi per L’intonazione Del Mare per voce, 4
flauti, 4 sax, percussione, orchestra di 100 sax e
orchestra di 100 flauti (2000)
Quaderno Di Strada (2003)
Super Flumina (2006-08)
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VIVIAN GIRLS “S/T” CD/LP (In The Red)
LARKIN GRIMM “Parplar” CD (Young God Records)
DON CAVALLI “Cryland” CD (Everloving)
SUSANNA “Flower Of Evil” CD (Rune Grammofon)
Una nuova soul singer le cui carezzevoli e mistiche melodie
conquisteranno una parte importante del vostro cuore. Con
la produzione di Michael Gira ed ospiti di primissimo piano
- Angels Of Light, Fire On Fire, Beat Circus ed Old Time
Relijun – Parplar è un delizioso album folk blues rurale e
moderno.
Le Vivian Girls si immolano all’altare del power pop più
rumoroso, ricordando in questa pratica le mai dimenticate
Shaggs, una formazioni simbolo della wave britannica come
Raincoats e certo catalogo Sarah Records. Il tutto in chiave
rigorosamente lo-fi!
Don Cavalli, 35 enne parigino doc, è un musicista
incredibile. Cryland propone quanto di più solido sia alle
origini del rock n roll contemporaneo: il blues. Nelle sue più
maliziose declinazioni, quindi garage, rockabilly e soul. Ha
già un estimatore di fiducia in Jon Savage, columnist per
Mojo, che lo ha già incoronato come degno successore di
White Stripes e Black Keys.
Con ”Flower Of Evil” si ripete il rituale della cover per la
chanteuse nordeuropea. 12 intense interpretazioni che
toccano un immaginario popolare davvero eclettico.
Complici Helge Sten (Deathprod, Supersilent) alla chitarra
e Pål Hausken (In The Country, batteria), il disco riprende
celebri numeri di Black Sabbath, Abba, Nico, Thin Lizzy e
addirittura Prince
A PLACE TO BURY STRANGERS “ST”
DISTANCE “Repercussions”
CDx2/12’’x3 (Planet Mu)
CD (Rocket Girl)
Da Brooklyn, New York, l’ennesimo combo destinato
a spazzar via le pretese dei benestanti frequentatori
dell’universo indie. Con un sound che sembra il figlio
degenere di Jesus & Mary Chain, Spaceman 3 e Stooges
gli A Place To Bury Strangers si presentano come una
delle formazioni più rumorose d’America. Lasciatevi
folgorare!
Repercussions è il secondo album per Planet Mu firmato
da Greg Sanders. Le ipnotiche sequenze di alcuni suoi
nuovi classici quali ‘Out Of Mind’, aprono con prepotenza
alla più oppiacea musica etnica, inaugurando nuovi scenari
nell’ambito della scena dubstep.Che sia proprio lui il tanto
atteso profeta delle nuove tribù digitali?
HUSH ARBORS “S/T” CD (Ecstatic Peace)
V/A “Milano New Wave 1980-83” CD (Spittle)
Milano New Wave 1980-1983 nasce dall’idea di Fred
Ventura di rendere pubbliche alcune registrazioni rimaste
nel cassetto per oltre 25 anni. 20 brani che raccontano i
passi salienti della breve - ma intensa - carriera di Other
Side, State Of Art, La Maison e Jeunesse d’Ivoire, quattro
band che rappresentano un ritratto intenso di quello che
succedeva a Milano in ambito new wave nei primi anni’80.
E’ folk bagnato nell’acido quello proposto dagli Hush
Arbors, nome d’arte dietro al quale si nascondono Keith
Wood e Leon Dufficy. Dopo una gavetta nei sotterranei
del rock americano – numerosi i cd-r e le cassette in
tiratura limitata – arriva il debutto ‘adulto’ per la Ecstatic
Peace! , con un disco che si somma ai nuovi capolavori di
psichedelia americana.
THE WELCOME WAGON “Sufjan Stevens
presents: Welcome To The Welcome
Wagon” CD (Asthmatic Kitty)
D/J RUPTURE “Unproot” CD (The Agriculture)
Il ritorno di DJ/Rupture, producer/dj che non stanca mai di
sorprenderci con il suo mix etno hip hop, in cui cogliamo
scampoli di breakbeat, cumbia, ragga e dubstep. Una
compilazione con Maga Bo, Ghislain Poirier, Scuba,
Timeblind, We, etc., che suona come il disco concepito
da un’unica - ispirata - mente.
Con la produzione e benedizione – è proprio il caso di dirlo
– di Sufjan Stevens , una coppia di pastori presbiteriani
(Vito Aiuto e Monique) ci consegna un bucolico album in 12
episodi che rivede i fondamenti del pop e del country/folk a
stelle e strisce attraverso interpretazioni ispirate alle letture
sacre. Un esperimento affascinante.
JONAS REINHARDT “S/T” CD (Kranky)
Nei meandri della più cosmica musica
elettronica. Reinhardt prosegue nel solco
di band kraute come Cluster e Harmonia,
realizzando un piccolo capolavoro di
elettronica analogica.
WINDY & KARL “Song Fore The Brokne
Hearted” CD/LPx2 (Kranky)
Uno dei gruppi storici del catalogo Kranky.
Una rivisitazione del tutto particolare di temi
psichedelici con elementi
del minimalismo storico.
CHRISTINA CARTER
“Original Darkness” CD (Kranky)
Ennesimo disco solista per la voce di
Charalambides. Spettrali ballate sospese in
una coltre elettro-acustica, un’occasione unica
per gustare il folk lisergico della nostra.
BENOIT PIOULARD “Temper”
CD/LPx2 (Kranky)
Al secondo album per Kranky Benoit si
divide tra moderna folk music, agitando
anche spettri shoegaze ed indie-tronici.
Una delizia per fans di Four Tet e Dntel.
IN TOUR A DICEMBRE:
ALICE RUSSELL: 12/12 ROMA/Dimmidisi Club • DEERHOOF: 15/12 BOLOGNA/Covo - 16/12 ROMA/Init • FRIDA HYVONEN: 12/12 RAVENNA/Teatro Rasi
DISTRIBUZIONE / PROMOZIONE / EDIZIONI
via Fortebraccio 20/A, 00176 Roma (Pigneto) Tel. 06 21700139 Fax: 06 2148346 - e-mail: [email protected]
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