unitario
in dialogo
2/2013
Poste Italiane Spa – Sped. Abb. Postale – D.L. 353/2003 (conv. In 27/02/2004 n° 46), comma 2, DCB Milano – - ANNO XXVI – n.
2/Aprile 2013
www.azionecattolicamilano.it/indialogo
Mensile dell’Azione Cattolica ambrosiana
Numero speciale dedicato alla giornata parrocchiale di AC del 28 aprile
Un gesuita sul soglio di Pietro
A
bbiamo rivolto a un illustre gesuita, padre Bartolomeo Sorge, già direttore di Civiltà Cattolica
e direttore emerito della
rivista Aggiornamenti Sociali, qualche domanda circa l'elezione di un
suo “confratello”, il cardinale Bergoglio, al soglio di Pietro.
È la prima volta che un padre gesuità riceve questa investitura: come lo
interpreta?
Noi gesuiti facciamo voto di rifiutare ogni dignità ecclesiastica. Capita ogni tanto che i papi facciano
vescovo o cardinale qualche gesuita,
com'è avvenuto, per esempio, con il
card. Martini. In questi casi il Sommo Pontefice sospende le nostre Costituzioni. D'altronde l'elezione di
un pontefice è sempre imprevedibile, non si può spiegare solo in base a
criteri unicamente umani. In particolare nel nostro caso, non si può spiegare solo con giustificazioni razionali il fatto che il nuovo Papa sia un
gesuita, si sia chiamato Francesco, e
che sia il primo Papa sudamericano.
A questo punto, il fatto che sia gesuita ha un valore relativo. È significativo che Papa Francesco, nelle brevi
parole pronunciate subito dopo l'elezione, abbia parlato di "Chiesa di
Roma" che presiede le altre Chiese
nella carità. Questa consapevolezza
fa pensare che possa avvicinarsi finalmente la realizzazione di quella
L’associazione
con gratitudine
e responsabilità
accoglie il messaggio
dell’Arcivescovo per la
giornata parrocchiale di
AC e sceglie di dedicare
questo numero di In
Dialogo alla risposta
all'invito del nostro
pastore.
Per informazioni
segreteria@
azionecattolicamilano.it
Tel. 02.58 39 1328
pubblicazione
informativa
no profit
Omologato
"collegialità" prevista dal Concilio
ma che ancora non si è avuto il coraggio di attuare.
Proprio il tema della collegialità
era stato rilanciato da un altro importante gesuita: il cardinale Carlo
Maria Martini: prevede che Papa
Francesco raccoglierà quella tematica e in che modo?
In un mondo globalizzato, un
uomo solo, per quanto santo e intelligente, non può più governare una
Chiesa di oltre un miliardo di fedeli
senza l'aiuto di un organismo autorevole che, nel pieno esercizio della
collegialità episcopale, lo sostenga.
Non si tratta di mettere in discussione il primato del Pontefice, ma,
come già scrisse Giovanni Paolo II,
di rivedere il modo di esercitare il
ministero petrino.
Anche se tutti sono stati positivamente sorpresi dalla scelta fatta dal Conclave, vi è stato chi ha voluto alimentare la polemica circa un presunto
coinvolgimento di P. Bergoglio all'epoca della dittatura argentina.
Si tratta di una vecchia accusa
ormai definitivamente smontata!
P. Bergoglio non voleva che alcuni
gesuiti s'impegnassero attivamente
nella lotta al regime di Videla. Di
conseguenza, due di loro lasciarono
l'Ordine, ma appena dimessi vennero fermati dalla polizia politica. Il
Padre provinciale fu accusato di aver
egli stesso suggerito quell'arresto.
Un'accusa e una calunnia infamante. Al contrario, è stato ormai storicamente documentato che Bergoglio
si recò personalmente da Videla per
chiedere il rilascio e il passaporto per
i due ex gesuiti.
Continua a pag. 19
Messaggio dell'Arcivescovo Scola
per la giornata parrocchiale di AC
I
cristiani sono presenti nella storia
come l’anima del mondo, sentono
la responsabilità di proporre la vita
buona del Vangelo in tutti gli ambiti
dell’umana esistenza. Non pretendono
una egemonia e non possono sottrarsi al dovere della testimonianza” (Alla
scoperta del Dio vicino, p. 50).
Oggi, nella ricorrenza della giornata parrocchiale dell’Azione Cattolica,
invito tutte le parrocchie a considerare che la responsabilità della testimonianza ecclesiale, che riguarda tutti i
battezzati, non può fare a meno del
contributo specifico dell’Azione Cattolica. Pertanto chiedo a tutti coloro
che hanno a cuore la loro parrocchia
nell’orizzonte più reale e concreto del-
la Chiesa diocesana di confrontarsi
con la proposta dell’Azione Cattolica e
di sentirsi chiamati ad aderire con semplicità e disponibilità perché la forma
dell’associazione è di grande aiuto per
intensificare la propria vita spirituale,
approfondire la comunione ecclesiale,
approfondire la formazione.
Per motivare questa mia proposta e
questo cordiale invito richiamo alcuni
tratti tipici di questa storica Associazione
che mi hanno motivato a indicarla come
prezioso riferimento per una formazione
di base dei laici delle nostre comunità.
Continua a pag. 5
La responsabilità politica resta di tutti i cittadini
Nell’ultimo numero di In Dialogo Unitario avevamo indicato l’impegno del voto come ineludibile responsabilità dei
laici cristiani. Nel proseguire ora, ad elezioni avvenute, la riflessione su uno stile e alcune priorità da vivere in questo
complesso contesto politico-sociale, precisiamo in anticipo che il ruolo dell’Azione Cattolica resta nel campo di una
valutazione ecclesiale e culturale, che non entra nelle formule di governo, ma ne auspica la costituzione e l’esistenza
per il “bene comune” del Paese. Il dato elettorale ha messo in evidenza che la metà degli elettori ha dichiarato la
propria estraneità o opposizione al sistema politico–partitico vigente: il 25% non ha votato, il 25% ha scelto il Movimento 5 Stelle. La situazione si mostra molto critica e, a seconda delle scelte personali e di partito, può evolvere
in direzioni molto diverse. Se da un lato sollecitiamo chi ora - grazie al voto - è investito del potere politico a vivere
con profondo senso dello Stato e in nome del bene comune il proprio mandato dentro uno scenario che si definisce
passo dopo passo, dall’altro continuiamo a sostenere che la responsabilità politica rimane in capo a tutti i cittadini,
che votando non hanno firmato una delega in bianco. Continua a pag. 5
2
Aprile
2013
CHE COS'è L'AC
Valentina Soncini, Presidente Diocesana, racconta lo "stile" di AC
Un'esperienza per vivere insieme la fede
L
’Azione Cattolica nacque
da giovani che decisero di
vivere insieme la fede. Non
è un’idea, ma un’esperienza
da praticare. Fani e Acquaderni iniziarono a vivere a partire dal
1868 secondo lo stile di Azione Cattolica. Dopo di loro centinaia di migliaia di giovani e ragazze, uomini e
donne hanno accolto l’invito a vivere
così, ritrovando in questo stile il proprio modo di interpretare con vivacità
e freschezza la vita battesimale.
Oggi questa esperienza è ancora vissuta da moltissimi laici che in ogni diocesi partecipano attivamente alla vita
della Chiesa, anche nella nostra ambrosiana, come le tante esperienze raccontate in questo numero di In Dialogo.
Dal primato dell’esperienza di fede
comprendiamo che prima di provare a
dire cosa fa o cosa è l’AC è importante
coglierla come uno stile con il quale
fare le cose di tutti. Lo stile è un modo
con il quale abitare il mondo, è un
portamento, un tratto, non una cosa.
Guardando da questo angolo di osservazione l’AC, si potrà comprendere
l’originalità di una associazione che fa
a modo proprio le cose di tutti.
Al cuore di questo stile c’è una fede
vissuta con forte senso ecclesiale, un
senso che pone in stretta relazione
con la Chiesa diocesana raccolta attorno al suo vescovo con il desiderio
di concorrere a realizzare con lui il
fine apostolico generale della Chiesa.
Proprio per questo particolare carisma
il laico di Ac sente come propria la
Chiesa locale, la abita, la serve, la anima senza fare preferenza di vescovo o
di parroco, anzi scegliendo di vivere in
ogni caso verso il proprio vescovo una
leale disponibilità intelligente, umile,
attenta insieme alla città dell’uomo e
alla città di Dio. Questa doppia cittadinanza vissuta senza sconti o riduzioni concorre a edificare una Chiesa mai
avulsa dalla quotidianità, mai appiattita nel concreto, ma una Chiesa radicata in Dio per il mondo.
Come alimentare questo stile?
Non ci sono formule, ci sono cammini. In particolare è la vita associativa
in quanto tale a plasmare questo stile.
Essa si muove alla luce di un progetto,
al cui centro sta il Vangelo, fa incontrare persone, aiuta a discernere sulla realtà, invia ad annunciare la buona notizia e a servire secondo il bisogno in
stretta relazione con la propria Chiesa
locale (diocesana e parrocchiale), senza avere progetti propri da anteporre.
Il fare tutto ciò dentro il legame associativo genera uno stile di comunione
fraterno e insieme inclusivo, uno stile
che una somma di persone senza legame non esprime. Questa normale
apertura alla vita della Chiesa locale
si riassume in una cifra spirituale : la
“diocesanità”.
Quali i passi di questo cammino
associativo? Eccone alcuni imprescindibili:
Una cura della vita spirituale personale e comunitaria costante nel
tempo, particolarmente adeguata alla
condizione di vita da laici;
Una partecipazione alla vita associativa nei suoi aspetti fraterni, formativi, culturali, caritativi, vivendo i
quali se ne assimila lo stile di corresponsabilità;
Un impegno a testimoniare nella
quotidianità la relazione da perseguire
sempre tra fede e vita;
Un’adesione effettiva all’associazione che introduce stabilmente a tutti
gli elementi di questa esperienza. Aderire significa dare forma pubblica alla
propria scelta, assumerne diritti e doveri come la partecipazione democratica e l’assunzione di responsabilità.
Questi diversi tratti sono da cogliere insieme, solo così l’Ac mantiene
una sua originalità, non si pone come
scuola teologica pur offrendo una formazione di qualità, non è un luogo
di pura operatività pur se è “azione”,
non è solo una formazione astratta
pur se invita a fare discernimento sul
tempo presente prima di agire. In questo insieme dinamico si fa pratica di
continuo rimando dalla vita alla fede
personale ed ecclesiale. Questa tipicità
formativa è il valore aggiunto dell’Ac
che ancora oggi può essere offerto a
tanti uomini e donne che ricercano
cammini di formazione spirituali ed
esperienziali, rigorosi e insieme fraterni, scelti dal singolo, ma sempre aperti
a tutti, molto attento ad ogni persona
e capace di far vivere una partecipazione propositiva alla vita della propria
comunità.
Valentina Soncini,
Presidente Diocesana
L'AC risponde all'invito del vescovo, in preparazione alla giornata parrocchiale del 28 aprile
Luogo di formazione dei laici
L
’Arcivescovo ha chiesto all’Ac di
porre la propria vita associativa a
servizio della formazione di base
dei laici, soprattutto degli operatori
pastorali. Da questa richiesta è nato il
progetto di cui presentiamo alcuni tratti
qualificanti.
Il punto centrale del progetto è il seguente: la vita associativa è luogo di formazione dei laici, con le sue esperienze, con la sua educazione spirituale ed
ecclesiale all’insegna della diocesanità,
con il suo stile di presenza e di servizio
secondo lo stile della corresponsabilità.
Il progetto elaborato dal Consiglio
diocesano di Ac ha due obiettivi: qualificare sempre più i gruppi già esistenti
per renderli adeguati all’esigenza di una
formazione di qualità; attivare nuovi
gruppi per essere presenti laddove la
domanda di formazione sia viva, ma
dove non ci sia già un gruppo di Ac.
Modalità, tempi e mezzi per poter
svolgere questa riqualificazione e que-
sto
rilancio
sono già definiti e sono
stati
comunicati ai responsabili. È
in atto infatti
la “Campagna
di Primavera” che intende sollecitare
tutte le associazioni già
esistenti
ad
aprirsi a nuovi
laici, ai quali
offrire iniziative vivaci, di
qualità, locali
e diocesane.
All’interno
di questa campagna ci rivolgiamo anche a
realtà in cui
l’Ac non è
presente, ma
dove ci sono
sacerdoti,
religiosi/e
e laici che
potenzialmente
interessati
a
capire di più
l’Azione Cattolica oggi,
con le sue
potenzialità
f o r m a t i v e.
A
costoro
offriamo un
modulo “AC
2.0”,
cioè
un percorso
di introduzione
che
permetta di
cogliere i contenuti collegati allo stile
di Ac, che è il valore aggiunto rispetto
a contenuti di una formazione alla fede
ordinaria. La dinamica associativa abilita alla corresponsabilità e a una sintesi
sempre più profonda tra fede e vita.
Sia per chi già appartiene a una associazione, sia per chi desidera incontrare
l’AC sono indicati dal progetto questi
momenti fraterni, spirituali e diocesani: la giornata parrocchiale di Ac del 28
aprile con diverso materiale prodotto
ad hoc per presentarsi in parrocchia;
la camminata del sì con l’Arcivescovo;
la partecipazione estiva a iniziative residenziali, in particolare due appuntamenti estivi per persone interessate ad
avviare i primi passi di Ac nel territorio
e per formarsi all’esercizio della responsabilità: dal 28 al 30 giugno all’Eremo
san Salvatore e dal 31 luglio al 3 agosto
a Santa Caterina.
Valentina Soncini,
Presidente Diocesana
Aprile
2013
CHE COS'è L'AC
3
Mario Picozzi, Ottavio Pirovano e Rosangela Carù ci raccontano la loro esperienza
La comunità credente capace
di ridare speranza agli uomini
"I
n AC ho imparato ad
amare la Chiesa e a
servirla con dedizione,
lavorando e collaborando con il parroco. E se
questo cambia, il servizio alla Chiesa
locale non viene meno. Negli anni,
tante sono state le persone che mi
hanno testimoniato la bellezza di appartenere all’AC: dai nostri Presidenti e Assistenti, alle persone della mia
associazione parrocchiale o decanale,
ai numerosi santi usciti dall’AC.” Così
ci racconta Rosangela Carù, mediatrice famigliare di professione e autrice
di diversi libri di tematica educativa,
ed oggi responsabile del decanato di
Gallarate. “Uno dei ricordi più vivi è
il raduno a Loreto con Giovanni Paolo II, nel settembre 2004, un’esperienza profonda di fede, di Chiesa, di
fraternità. E’ stata mia mamma, che è
tutt’ora iscritta all’AC a trasmettermi
ScattACi, il concorso
di primavera!
Nel rilanciare la formazione come
occasione per tutti i laici, anche
per quelli che ancora non sono
di AC, ci accorgiamo che c’è un
‘segno particolare’ dell’esperienza associativa che non può
passare inosservato e che vorremmo valorizzare nel proporlo
ad altri: la condivisione. Luogo
di condivisione per eccellenza
nella formazione che viviamo in
AC sono i diversi gruppi, quelli parrocchiali o decanali, quelli
familiari così come i laboratori di
settore, quelli specifici per fasce
d’età come quelli che ogni tanto
riuniscono persone di età differente, sempre però per ritrovarsi
con lo stile della condivisione di
un cammino che ci sta a cuore.
Con questa consapevolezza vi
invitiamo quindi a partecipare al
concorso “ScattACi” con il desiderio di ricevere da voi in fotografia l’immagine dell’AC che
condivide, anche per poterlo
mostrare all’intera nostra Chiesa diocesana che sarà presente
a Mesero nella figura del nostro
Arcivescovo.
Partecipare è semplice: scatta
una foto a tema "il gruppo di Ac",
inviala con un titolo a
[email protected] entro il 30 aprile, partecipa
alla Camminata del Sì a Mesero
scopri se hai vinto, sarai premiato con una macchina fotografica.
Verrà premiata la fotografia più
originale, partecipata e ricca di
vita associativa. Libera la tua
fantasia!
questo tesoro, che a mia volta ho trasmesso alle mie figlie Miriam e Federica.” Si tratta quindi di volere bene
alla Chiesa, come se fosse la propria
famiglia. E in essa sentirsi non spettatori ma protagonisti: è possibile,
anzi, oggi è essenziale per le nostre
comunità, ma anche per l’intera comunità civile. “Credo ci si debba porre il problema del ruolo della comunità credente nella realtà attuale. In
un momento come questo occorre
ridare speranza, fondata sulla fedeltà al proprio impegno, alla propria
comunità credente e civile, e sulla fiducia nelle capacità delle persone. È
questo il momento della creatività,
del coraggio, della libertà, anche di
sbagliare.” Ci spiega Mario Picozzi,
medico e professore universitario
a Varese e specializzato in bioetica.
Mario ha conosciuto l’Azione Cattolica in parrocchia da adolescente ed è
anche stato vicepresidente diocesano.
“Il segno più grande che l’AC ha lasciato nella mia vita è il primato della
coscienza, ovvero la capacità di fare
sintesi tra ciò che rimane e ciò che
muta, tra contingente e universale,
tra ciò che è dato e ciò che è da farsi, dentro una storia che tu attraversi
così come essa è responsabilmente,
non mettendoti da parte, isolandoti
in una cerchia, sapendo da uomo libero educare uomini liberi.” E anche
Ottavio Pirovano, il coordinatore della cooperativa Aquila e Priscilla, che
riunisce in diocesi i responsabili laici
di oratorio ci spiega: “E’ essenziale vivere la fede non a livello individuale
ed a propria misura. In questo senso
l’esperienza di Azione Cattolica mi
ha fatto capire il valore aggiunto di
far parte di una esperienza che va al
di là della propria parrocchia, ed apre
a percorsi formativi ancorati ad una
scelta ecclesiale, diocesana e nazionale.” Ottavio è sposato con Rita e ha
quattro figli. Ha lavorato 12 anni in
oratorio, dal 1996 al 2008 e dal 2004
è appunto vicepresidente di Aquila e
Priscilla. Da due anni sua moglie Rita
guida il neonato gruppo ACR, composto di 20 bambini dalla II alla V
elementare, che già hanno partecipato a vari incontri diocesani e zonali,
ed hanno un appuntamento mensile.
“Sia io che mia moglie siamo soci di
AC, mia moglie ha fatto per 10 anni
la responsabile della zona VI per la
fascia adolescenti ed entrambi abbiamo conosciuto l'AC con l'esperienza
estiva a S. Caterina”. (M.I.)
Tra caffè e banchetti, le iniziative per prepararsi al 28 aprile
Prepariamo la festa!
L
’Azione Cattolica: se non ci fosse
bisognerebbe inventarla. Ce lo
dicono le vicende di tante parrocchie e quelle della Chiesa diocesana, la storia delle nostre città e quella
del nostro Paese, quella nostra personale e la ricchezza di santità diffusa che
tanti cammini di condivisione hanno
saputo moltiplicare. E’ con questa certezza che inizia la primavera dell’AC. Si
riparte dal contesto che ci è più vicino.
Arriva infatti la Giornata Parrocchiale, ufficialmente fissata per il 28
aprile, il tempo che la Chiesa diocesana si dà per celebrare la presenza
dell’Azione Cattolica. Quest’anno
siamo particolarmente motivati dalle
recenti parole del nostro Arcivescovo,
riconoscimento e incoraggiamento a
vivere la formazione in AC come una
ricchezza per tutti i laici.
Diverse sono le iniziative che anche i gruppi di AC possono mettere
in campo per meglio comprendere la
ricchezza di un’esperienza associativa
ben vissuta anche per la nostra Chiesa
locale. La preparazione della giornata
parrocchiale si può avvalere di molti
strumenti anche concreti preparati in
diocesi ma viene come sempre cucinata con gli ingredienti che ogni associazione locale preferisce darsi: si va
dai momenti di preghiera che partono
dall’Eucaristia ai banchetti per parlare
con chi esce da Messa, anche per darsi
appuntamento a vivere l’AC in prossime occasioni di incontro; dall’iniziativa del “caffè dell’AC” ad occasioni di
incontro più strutturate a carattere formativo in cui si sperimenti cosa vuol
dire fare Azione cattolica.
Ciò da cui però vogliamo partire
è che vivere la giornata parrocchiale
si può! Ce lo testimoniano gli amici
che nel tempo l’hanno sperimentato
sul campo, come la parrocchia Gesù
Divin Lavoratore, dove un anno fa ci
scrivevano: “Era la prima volta che or-
ganizzavamo un’iniziativa così ampia
che si voleva fosse il segno di una più
marcata visibilità dell'Azione Cattolica
di quanto è stato finora … L’entusiasmo che ci ha contagiati, ci spingerà a
ripetere in altri momenti ‘caldi’ che ci
saranno, questa bella esperienza”. Così
anche molte altre sono le esperienze
di belle iniziative locali che ogni anno
fioriscono nelle nostre parrocchie, alcune delle quali raccolte sul nostro sito
(continuate a mandare foto e racconti
a [email protected]).
Sarà l’occasione per dire che l’AC
c’è e si vede, nella vitalità locale, semplice ma pronta ad accogliere chi desidera condividere un cammino di fede,
e nelle proposte diocesane. Non tiriamoci indietro quindi nel comunicare
anche a chi non la conosce la bellezza
dell’Azione Cattolica!
Marco Franzetti,
Commissione Promozione
dicembre
Aprile
2012
2013
4
CHE COS'è L'AC
La storia dell'AC nella comunità pastorale Santi Apostoli, dalla nascita a oggi
Un fiore nel centro di Milano
"A
nche nel deserto nascono i fiori".
Questa immagine suggestiva di Saint-Exupèry citata nel
“Piccolo principe” la troviamo nel
centro di Milano dove, nell’arco
di pochi anni, dal nulla è fiorita
l’Azione Cattolica in una nuova
realtà pastorale. Prima della comunità pastorale Santi Apostoli
la realtà era composta da tre parrocchie: S. Maria al Paradiso, S.
Nazaro Maggiore e Sant’Eufemia.
Nell’autunno del 2008 si è costituita la comunità pastorale. La
conseguente unione delle tre parrocchie ha permesso che i singoli
soci si trovassero in una situazione
favorevole e incentivante al fine di
intraprendere un nuovo cammino
associativo e comunitario. "Non
più tre realtà separate – dice Laura
Fabiano, presidente dell’AC della
comunità pastorale – ma si è cercato di unificare varie attività. Data
la comune presenza di soci dell’AC
si decise di intraprendere un percorso di conoscenza e formazione.
Questa è stata la fase nativa, le radici dell’Associazione".
Un aiuto prezioso e determinante è stato portato da don Claudio Nora, con alle spalle una lunga esperienza come assistente dei
ragazzi di AC a livello nazionale e
ambrosiano. Sotto il suo stimolo
nell’arco di pochi anni è nata l’associazione per adulti e ragazzi. I
primi incontri iniziano nel 2009
con uno specifico programma formativo che non seguiva gli schemi
dell’AC, bensì "un itinerario - racconta Laura - alla riscoperta del
laico cristiano, della sua identità
e ruolo nella Chiesa". Nel 2010,
anno in cui tutte le realtà associative dell’AC vengono rinnovate, si
costituisce ufficialmente l’Associazione dell’AC nominando i rispettivi responsabili.
Gli adulti
Maria Pia Bana è la responsabile
del primo gruppo di tredici adulti
dell’AC. Solo in una fase successiva partirà il cammino associativo
dei ragazzi. All’interno della parrocchia gli adulti sono coinvolti
in tantissime attività di servizio.
Con la costituzione di una comunità pastorale gli impegni si sono
vertiginosamente moltiplicati. Gli
ambiti dove i soci hanno incomin-
Come nasce un gruppo di AC
La vita di una parrocchia è intergenerazionale e
quindi spesso deve far fronte a ricerche e desideri
variegati, differenti, sempre e comunque esigenti.
L’Azione Cattolica accompagna la Chiesa locale e
diocesana concentrandosi sulle esigenze delle singole fasce d’età, ma soprattutto, in questo periodo
sociale molto frammentato, creando spazi per lo
studio e l’analisi dei diversi ambienti di vita che
si possono incontrare: scuola, università, lavoro,
famiglia, tempo libero, ecc…
Nella mia esperienza di vice presidente, è stato
molto interessante poter aiutare tante persone,
soprattutto giovani, in ricerca di un’opportunità che
avesse alla base questi elementi: l’aspetto comunitario e di condivisione, la profondità
spirituale, l’aderenza con l’esperienza quotidiana di ciascuno e la continuità con l’esperienza di Chiesa
locale, la partecipazione alla vita del gruppo. L’associazione è stata pronta a rispondere a queste esigenze, in un momento in cui spesso i punti fermi della vita parrocchiale erano meno stabili del passato.
Cosa è successo?
Abbiamo incontrato i giovani, loro ci hanno raccontato la situazione, i loro bisogni, ci siamo confrontati
con il sacerdote o l’adulto che li accompagnava e poi siamo partiti. A volte i gruppi partivano anche solo
da 2 persone…e poi..
L’entusiasmo del poter scegliere come creare i propri incontri supportati da un’esperienza diocesana e
da una guida nazionale è stato il primo punto di forza. La semplicità è stata il secondo punto, incontri
contenenti momenti di preghiera preparati da loro stessi, testi da seguire, esperienze da confrontare
senza troppi vincoli, affidandosi alla loro creatività…. E poi?
La voglia di potersi raccontare affrontando tematiche scottanti della contemporaneità è stata la sfida
non sempre facile da accontentare. Tuttavia la multimedialità, il confronto con esperti, lo studio del magistero, sono stati elementi che hanno aiutato lo sviluppo del cammino.
Un aspetto cruciale e sorprendente è stata la fedeltà agli incontri, perché scelti e sentiti particolarmente.
Come fare?
Avere il desiderio di affrontare la propria fede con un’ottica laica adulta, quindi sentirsi responsabili di se
stessi come credenti e dei più piccoli;
Contattare il responsabile dell’associazione più vicino a noi, cercandolo sul sito azionecattolicamilano.it
Coinvolgere le persone interessate a mettersi in gioco per diventare esperti del proprio credo e testimoni
di fede nella vita di tutti i giorni;
Fare poco ma bene!! Ci vuole semplicità, elasticità e creatività. Incontri amichevoli, pieni di elementi di
condivisione, di momenti conviviali. Incontri basati sulla preghiera curata nei particolari. Volare alto con
la fantasia per quanto riguarda tutti gli aspetti dell’organizzazione: dal luogo, al tempo, alla modalità di
coinvolgimento.
Un consiglio da parte mia?
Tenere sempre alto il consiglio di Madeleine Delbrel: "Corriamo contagiosi di gioia!"
Luana Dalla Mora
ciato ad operare erano parecchi:
catechesi, animazione liturgica,
coro e carità. Soprattutto si è sviluppata l’attività formativa. "La
formazione – precisa Laura – è
l’anima di tutto, dati i tempi non
sarebbe male avere una formazione permanente". La formazione si
è avvalsa del sussidio nazionale.
Nell’arco del 2012 il programma
ha previsto incontri con la presenza di relatori esterni, soci dell’AC,
e il confronto con la Parola di Dio
su svariate problematiche. Nel
2013 il programma prevede la presenza di relatori esterni che aiuteranno l’Associazione ad inquadrare le varie tematiche.
I ragazzi
"L’Associazione dei ragazzi –
dice Giuliana Corradini, responsabile dell’Acr – è nata dal nulla.
L’oratorio era privo della loro presenza associativa". Il primo passo
del cammino è iniziato coinvolgendo i genitori, anche loro privi
di conoscenze sulla realtà associativa dell’AC. Per Giuliana "un
lavoro complesso che, nel tempo,
ha fruttificato. Mentre si dialogava
con le famiglie, insieme alla giovanissima Giulia abbiamo iniziato
ad organizzare il gruppo dei giovani ragazzi grazie anche all’aiuto di
don Claudio". Dai sei ragazzi del
primo anno il gruppo oggi è raddoppiato insieme all’entusiasmo
che fa lievitare l’intera esperienza.
A maggio è in programma un gemellaggio richiesto a gran voce dagli stessi ragazzi. Oltre al momento formativo, ogni tre settimane
alla domenica mattina è previsto
l’incontro tra i ragazzi. L’entusiasmo è tale che in molte occasioni
sono i ragazzi stessi che chiedono
di organizzare incontri con maggior frequenza. Grazie a loro si
sono avvicinati alcuni genitori.
Nell’Associazione sono presenti anche due giovani dell’AC aggregati al gruppo giovani di Milano
che si ritrovano nella parrocchia
di Sant’Eufemia. "Un gruppo –
dice Laura - che sta crescendo". Si
sono svolti cammini formativi con
momenti di preghiera sullo stile
di Taizè sino a tarda notte, a volte dormendo nei sacchi a pelo e
pranzando nei locali parrocchiali
di Sant’Eufemia grazie all’aiuto dei
genitori che volontariamente cucinavano. La formazione del gruppo
di Acr è propedeutico alla nascita
successiva per giovani e adulti. "Ci
sono anche adolescenti – conclude
Laura - grazie alla genialità del nostro Assistente nonché parroco che
li ha mandati in vacanza a Santa
Caterina Valfurva per la settimana
formativa da dove sono tornati gasatissimi".
Silvio Mengotto
novembre
Aprile
2012
2013
CHE COS'è L'AC
5
Quest'anno sette nuovi gruppi ACS nelle scuole: l'esperienza di Lecco
L
"Sui banchi di scuola
da veri protagonisti"
e linee guida approvate
dall'assemblea diocesana
il 13 febbraio 2011 hanno
consegnato all'associazione
una direzione ben precisa:
recuperare la cura e l'attenzione del
territorio. Dove, con la parola territorio, si indicano non soltanto le zone
pastorali, i decanati e le parrocchie ma
anche gli ambienti di vita: la scuola,
il lavoro, la famiglia. Possiamo quindi
tradurre la parola territorio con la parola quotidianità: un'attenzione verso
le persone nei luoghi in cui passano la
maggior parte della propria giornata,
una cura non dello straordinario vissuto come momento estemporaneo,
ma dell'ordinario come momento da
vivere in pienezza.
In linea con le richieste dell'associazione si è trovata l'Azione Cattolica Studenti, l'articolazione del settore
giovani che da 35 anni si interessa di
scuola portando avanti progetti rivolti a studenti delle scuole superiori di
secondo grado della diocesi. Obiettivo dei progetti è quello di portare i
ragazzi a maturare una capacità critica nei confronti di quello che vivono,
ad aprirsi alla discussione e al dialogo
con i propri compagni di classe, a diventare uomini e donne pensosi, capaci di pensare con la propria testa e di
conseguenza capaci di affrontare con
discernimento le scelte che la vita riserverà loro.
Con i progetti proposti, che riguardano temi di attualità non sempre inseriti nei programmi scolastici e per
questo non affrontati da tutti, ci si
propone di aiutare i ragazzi a percepire la scuola come momento di crescita
non scollegato dal contesto in cui è inserita. Trovano quindi spazio progetti sull'economia, sulla giustizia, sulla
migrazione e sul volontariato, argomenti che troviamo quotidianamente
sui giornali ma per i quali non sempre
si trova il tempo di discuterne insieme,
di approfondirne le dinamiche e di capirne le cause.
Questo tentativo è percepito dai
ragazzi che vedono il gruppo dell'acs
come 'un'opportunità per affrontare
tematiche attuali e conoscere di più le
problematiche del proprio territorio.
"Il gruppo è composto da ragazzi diversi per età, scuole e paesi di provenienza, ma accomunati tutti dall'interesse
di scoprire nuove realtà e affrontare
criticamente diverse problematiche del
posto in cui si vive. Inoltre l'esperienza
del gruppo è un modo per conoscere
altri ragazzi della propria zona che frequentano scuole diverse e con cui è bello creare un confronto costruttivo". È
con queste parole che Gianna descrive
il gruppo ACS di Lecco, di cui fa parte.
Un'altra peculiarità dei percorsi
proposti è la corresponsabilità dei partecipanti: gli incontri prevedono una
notevole interazione con i ragazzi che
sono chiamati a portare il loro contributo- Concentrandoci sul gruppo di
Lecco per capire in che modo i ragazzi
sono partecipi in prima persona dell'iniziativa riportiamo le parole di Gianna che descrivendo il percorso appena
concluso lo sintetizza così:
“Il percorso è stato costruito in
maniera curiosa sul tema della crisi
economica. Nel primo incontro siamo partiti da un brainstorming: da
quello che è uscito ci siamo accorti di
essere poco informati sull'argomento.
Con l'aiuto dei responsabili, di Stefano Sacco (professore che affianca i responsabili nella cura del gruppo) e di
interventi di alcuni esperti, attraverso
alcuni giochi simulatori e altre attivi-
tà siamo riusciti ad avere una visione
un po' più chiara del funzionamento
dell'economia e della situazione finanziaria che stiamo vivendo. A questo
punto è toccato a noi metterci all'opera, siamo andati alla Caritas della città per capire come ha influito la crisi
sulla città di Lecco, in seguito ognuno
di noi ha raccolto nel proprio territorio alcune testimonianze andando di
persona a intervistare persone, enti o
attività interessati dalla crisi, interviste
che sono state condivise nel gruppo
nell'incontro successivo. Infine il percorso è terminato con la visione del
film - "Margin Call" - che ci ha aiutato
a capire come è nata la crisi a livello
mondiale.”
In diocesi sono sette i gruppi che
sono stati portati avanti quest'anno,
alcuni con successo, altri con alcune
difficoltà, alcuni con la partecipazione di classi intere di studenti, altri con
piccoli gruppetti; volendo però trovare
un denominatore comune tra questi
gruppi la cosa bella che si è riscontrata
negli incontri che sono stati costruiti
è la disponibilità a mettersi in gioco,
da parte degli studenti che trovano la
voglia di fermarsi in orario extrascolastico, da parte dei professori e dei responsabili che mettono a disposizione il proprio tempo per portare avanti
questi percorsi di crescita reciproca.
Per ulteriori informazioni contattaci all'indirizzo mail [email protected]
Giovanni Battista Silva
Segretario diocesano ACS
Continua dalla prima
Un primo elemento è legato alla educazione integrale della persona. La grande tradizione dell’AC mostra di
essere capace di farsi carico di questo compito, partendo dalla primissima infanzia fino a all’età anziana. L’impegno educativo dell’Azione Cattolica, realmente si estende lungo tutto l’arco dell’esistenza e riguarda ogni
aspetto della vita della persona.
Un secondo elemento è un peculiare carisma dell’AC, in nome del quale questa Associazione fa propria la preoccupazione fondamentale di chi guida la Chiesa, cioè, di Pietro e dei suoi successori, degli Apostoli e dei loro
successori. Tutta l’azione formativa dell’Azione Cattolica nasce, cresce e indirizza alla comunione nella Chiesa,
attraverso un imprescindibile riferimento al Vescovo e al suo magistero. Un terzo elemento, veramente centrale, è che la formazione è proposta attraverso la condivisione di una esperienza associativa, che “non solo arricchisce le singole persone, ma consente di elaborare una cultura associativa: atteggiamenti comuni di fronte alla realtà, sensibilità condivise, accenti che ritornano con insistenza nei
pensieri e nello stile delle persone di AC” (Progetto formativo di AC, n. 6). Con queste sue peculiarità
l’AC ha già svolto un prezioso servizio nella storia della nostra Chiesa diocesana ed è mia convinzione
che debba e possa continuare ancora più intensamente la sua azione di servizio alla formazione di laici in un’ottica comunionale e missionaria. Auspico pertanto che si guardi all’AC con simpatia, che la si
promuova in tutte le comunità nelle sue diverse articolazioni: ACR, giovani, adulti; che la si riconosca
come una risorsa opportuna per l’oggi della nostra vita di Chiesa. La proposta che rivolgo non potrà essere incisiva se i soci dell’Azione Cattolica non saranno i primi
a offrire testimonianza persuasiva e a intraprendere iniziative coraggiose per favorire la conoscenza
dell’Azione Cattolica, discutere le obiezioni, contagiare molti con la loro gioia e presenza costruttiva.
La proposta che rivolgo dovrà trovare il sostegno di tutti i preti, che vivono il loro servizio alla Chiesa
diocesana in comunione con il Vescovo e in una prospettiva che supera la tentazione del protagonismo personale che lega a sé e la tentazione del localismo riduttivo che limita gli orizzonti dell’esercizio della responsabilità dei laici.
Milano, 25 marzo 2013, Solennità dell’Annunciazione.
Angelo Card. Scola, Arcivescovo di Milano
6
Aprile
2013
CHE COS'è L'AC
In 40 decanati della diocesi, itinerario di lectio divina per vivere la fede a partire dalla Parola di Dio
Il Concilio Vaticano II,
bussola per vivere la fede
O
gni cristiano si sforza
ogni giorno di vivere
“nella fede” ma, cosciente delle difficoltà
che questo comporta
nella vita degli uomini e donne del
nostro tempo, Papa Benedetto XVI ci
ha invitato a “Vivere un anno della
fede” affinché, da ora in poi, possa essere un po' meno difficile.
L'Associazione si è messa da subito
in ascolto delle indicazioni del Papa
che invitava a tenere il Concilio Vaticano quale bussola per vivere la fede
oggi e l'anno associativo è stato aperto
da una intensa celebrazione liturgica
durante la quale abbiamo ricreato il
clima di cinquanta anni fa all'apertura del Concilio Vaticano II. Lo abbiamo fatto in comunione con l'AC nazionale che ha contemporaneamente
radunato in p.zza S. Pietro migliaia di
persone che, come allora con Giovanni XXIII, hanno pregato con il Santo
Padre alla luce di infinite fiammelle.
La celebrazione a Milano in sant'
Ambrogio guidata dal vicario generale mons Delpini, ha accompagnato
l'apertura del Sinodo dei vescovi sul
tema della nuova evangelizzazione
al quale partecipava il nostro arcivescovo cardinale Angelo Scola. Possia-
mo dire che non è stata una semplice celebrazione commemorativa, in
quanto a partire da quello sono stati
promossi molti incontri e momenti
di confronto a servizio di una più capillare conoscenza dei contenuti e dei
cambiamenti promossi da quell'assise. Dalla stessa veglia ha preso il via il
pellegrinaggio dei giovani di AC sulle
orme dei papi del Concilio, con tappe
a Sotto il Monte e a Concesio.
In particolare ricordiamo il lavoro
dei ragazzi/e di Acr e dei loro eccezionali educatori: hanno realizzato
una “Mostra del Concilio”, unica nel
suo genere, capace di parlare a persone
di ogni età, che ha rapidamente conquistato quanti hanno avuto modo
di visitarla. Con questo loro lavoro i
piccoli ci insegnano che se abbiamo
una “bussola” dobbiamo usarla per
trovare la strada e la direzione verso
cui muoverci!
Non dimentichiamo poi che il testo
dell'Itinerario formativo degli adulti
usato quest'anno contiene, per ogni
tappa, dei riferimenti significativi ai
testi conciliari e che, nelle giornate di
spiritualità del tempo di Avvento (cui
hanno complessivamente partecipato
oltre 500 persone) sono stati invitati
dei “testimoni” che hanno evocato il
clima, il contesto e le attese che hanno
preceduto e poi seguito quel momento. A questo proposito rivolgiamo un
caloroso grazie per il loro contributo
a Clara Biaggio e Antonietta Cargnel!
Il tema della fede è anche filo conduttore dell'itinerario di Lectio Divina
che in oltre 40 decanati della diocesi viene proposto dai nostri gruppi a
ogni fedele laico che sia interessato
ad approfondire l'ascolto della Parola
di Dio. Proprio l'impegno e lo sforzo
della prima comunità cristiana di annunciare con gioia la fede sono stati
messi al centro di questo percorso che
attraverso la lettura dei capitoli 2 e 4
degli Atti racconta la vita di fede della
comunità di Gerusalemme, luogo della presenza del Signore che salva. Ciò
rappresenta oggi per la nostra Chiesa
un monito e un esempio ancora attuale e da seguire.
Altri momenti dedicati a “età particolari” della vita (fidanzati – adultigiovani – anziani, famiglie) hanno
offerto la possibilità di riflettere secondo quanto indicato dal Papa e
pensiamo che questo sia lo stile con
cui dobbiamo raccogliere l'invito del
Cardinale Scola affinchè “l'associazione sia rilanciata e meglio conosciuta:
far bene l'Ac fa bene alla Chiesa!”
Gianluigi Pizzi,
Vicepresidente diocesano
Rosangela Carù, responsabile del Decanato di Gallarate (VA), ci racconta la sua esperienza
Una presenza viva per il Decanato
I
l decanato di Gallarate è molto vasto ed è il più grande della zona di
Varese. E’ formato da 36 parrocchie con 6 comunità pastorali e nella
zona di Varese è un decanato con una
forte presenza di gruppi associativi di
Azione Cattolica. Ne parliamo con
Rosangela Carù, responsabile di decanato.
Che cosa significa in concreto AC
nel decanato di Gallarate?
Annualmente i soci vivono un
cammino di lectio divina, nel santuario di Madonna in Campagna guidato
dal prevosto della città, prima mons.
Carnevali, oggi mons. Valagussa. In
Avvento e Quaresima il cammino è
rafforzato da un ritiro spirituale ed
inoltre ogni associazione parrocchiale vive il suo percorso formativo. A
livello decanale abbiamo promosso
alcuni incontri di studio e approfondimento sul tema del lavoro in provincia di Varese, sul tema del Concilio, sull’esperienza di volontariato
di una nostra giovane socia in Terra
Santa. Anche i giovani e i ragazzi si
danno da fare: l’ACR ha organizzato
la Festa del ciao, ma anche il lavaggio
auto, per aiutare le quote di partecipazione a Santa Caterina: è stato un
gran successo!
Come si vive la “famiglia” in associazione? C’è una cura tra le generazioni anche nella vita associativa?
L’AC è una presenza viva in alcune Parrocchie e Comunità pastorali.
Non nascondiamo che ci piacerebbe
essere in altre ancora, non tanto per
moltiplicarci, ma per condividere il
dono che abbiamo ricevuto. Anche
nel nostro decanato, l’AC è attenta a
tutte le età: dai piccoli con l’ACR fino
agli anziani: nelle parrocchie è più facile trovare l’ACR e il gruppo adulti,
rispetto agli adolescenti e ai giovani:
questi si ritrovano raggruppati da più
parrocchie insieme, per i loro incontri
formativi o iniziative particolari. Nelle parrocchie dove sono presenti tutte
le fasce d’età, c’è uno scambio di esperienze reciprocamente arricchenti.
Quali sono i segni di una Chiesa accogliente? Come una associazione
come l'AC più aiutare la parrocchia
in questo?
Una Chiesa accogliente è la natura
stessa della Chiesa: semplice, aperta a
tutti e che si fa prossimo a ciascuno
senza differenze. Ma la Chiesa siamo
noi, quindi queste belle parole devono trovare forma concreta nel nostro
agire quotidiano come cristiani. Per
questo è necessario tenere lo sguardo
fisso su Gesù, per essere aiutati a vivere come Lui ci vuole, è importante
formarci, per imparare a declinare il
Vangelo in gesti concreti nella vita di
tutti i giorni, attenti ai segni dei tempi e alla crescita delle persone che incontriamo e che ci sono state affidate.
La vita spirituale, la cura delle relazioni e lo spirito di comunione sono
un po’ il nostro segno distintivo: non
sono solo i pastori ad esserne responsabili, anche noi laici ne siamo corresponsabili.
Martino Incarbone
Sabato 4 maggio
convegno: donne riconciliate e
riconcilianti?
Donne riconciliate e riconcilianti? Non sono
parole scontate, soprattutto in un tempo nel quale
si parla troppo spesso di
“femminicidi”… Sono però
atteggiamenti
possibili,
che, se si realizzano, fanno
nascere dentro il tessuto
sociale legami belli. A quali
condizione possono realizzarsi? Come far fiorire rapporti positivi, riconcilianti?
Quali potenzialità chiedono
di essere liberate e vissute? Sulla scia di importanti riflessioni formulate in
questa direzione dal Card.
C. M. Martini, AC Ambrosiana, ACLI Milano-Monza
Brianza, CISL, Gruppo
Promozione Donna su iniziativa del Centro Femminile Italiano e dell’Unione
Mondiale delle Organizzazioni Femminili Cattoliche
(UNIMOFC) hanno insieme
organizzato un’occasione
di confronto sulla donna.
Sarà Sabato 4 maggio dalle ore 10 alle ore 13 presso
il salone CISL in via Tadino 23, Milano - Tutti sono
invitati.
Aprile
2013
CHE COS'è L'AC
7
L'esperienza di un sacerdote in una associazione di laici
Don Luca Ciotti: al centro di tutto
l'accompagnamento spirituale
una paternità spirituale. Occorre che
noi sacerdoti arriviamo ad essere padri spirituali; abbiamo avuto la fortuna di un grande esempio da seguire
nel Card. Martini che ha generato e
accompagnato tanti nella fede. Quella dell’essere padri è la grande scommessa del sacerdozio; essere guide sicure sapendo che non si smette mai
di essere innanzitutto figli. E’ sempre
più necessaria” conclude don Luca
“accanto alla figura sacerdotale e allo
specifico suo ministero, la presenza
costante e fiduciosa di laici preparati che accompagnino magari gruppi
parrocchiali e che siano testimoni
D
on Luca Ciotti è assistente
diocesano
dell’AC, e si confronta molto spesso con i
suoi confratelli quando
incontra i gruppi di giovani e giovanissimi sul territorio. Ci racconta la
sua esperienza di sacerdote che vive
il suo ministero e impegno in una
associazione di laici. “A volte la vita
del prete è ricca di tante cose da fare
ed il rischio è che un sacerdote non
riesca ad occuparsi del cammino
delle persone, ma il bello dell’essere
prete assistente di AC è proprio quello di poter accompagnare i laici che
sono presenti alla vita parrocchiale
e associativa, chiedendo di essere
sempre più partecipi nell’impegno
della Chiesa. Questa è Grazia per la
loro vita e per quella dei preti. E’ così
che essere assistente dell’AC diventa
palestra per il ministero sacerdotale, una ricchezza per cui ringraziare
anzitutto il Signore, il contributo di
uno sguardo veramente libero per
essere in comunione. L’esperienza
di alcuni assistenti ci dice che negli
ultimi dieci anni si è persa un po’ la
fiducia nel sacerdote come accompagnatore, questo forse perché i sacerdoti hanno seguito poco i laici o non
ci hanno creduto fino in fondo, i laici hanno così perso il contatto con
gli accompagnatori che non sempre
hanno cercato di rinnovare il modo
di proporsi. Oggi le cose stanno migliorando: c’è un’aria nuova che si
respira nella quotidianità delle relazioni, c’è da recuperare terreno: è un
obiettivo bello e appassionante che
può avvenire nella misura in cui l’assistente di AC diventa compagno di
viaggio anzitutto per quanto riguarda l’accompagnamento spirituale e
questo perché ognuno possa corrispondere al meglio alla propria vocazione.”
Certo le difficoltà sono tante in
questo momento particolare della
nostra Chiesa ma il desiderio profondo del sacerdote resta quello
di coltivare relazioni evangeliche,
come ci racconta don Luca: “Più che
mettere in atto iniziative, ciò che
desideriamo è poter accompagnare le persone, questo è chiaro negli
assistenti di AC, riuscire a respirare
un’aria buona per prendersi cura
dell’altro. Camminare da sacerdote
con l’AC aiuta a guardare, non solo le
persone, ma anche la pastorale con
occhi diversi: spesso nella pastorale
giovanile, per esempio, si sente ancora parlare del coadiutore e si riduce
il tutto a ciò che il sacerdote disponibile può fare, ma chi è il protagonista della cura dei giovani? Seguire
i giovani di AC, in questo periodo di
comunità pastorali dove si è triturati da tante cose pratiche, ti richiama
alla bellezza del servizio sacerdotale
come padre e fratello.” Don Luca ci
ricorda in particolare l’esperienza di
incontro di una trentina di assistenti
a livello territoriale diocesano e regionale da cui esce la testimonianza
che: “Trovarsi, per poter vivere una
fraternità presbiterale nel servizio
alla Chiesa e all’AC, è un’occasione
bella per comprendere il nostro ministero, mettendoci in ascolto dei
laici per costruire insieme la Chiesa.
Essere fratello nella fede è il desiderio di camminare accanto a qualcuno. Là, dove laici e preti si prendono
cura vicendevolmente gli uni degli
altri, si apre la strada di Emmaus: i
discepoli camminano vicino al Maestro e rileggono la loro vita nella
Sua luce per portare l’annuncio del
Vangelo. Se è vero che ci è chiesto di
essere quotidianamente fratelli che
si sostengono e camminano insieme
– continua don Luca – è anche vero
che essere fratelli nella fede porta ad
dell’essere cristiani dove la regola di
vita, che l’AC ha particolarmente a
cuore, sia segno concreto anche per
i più piccoli. Ci sono giovani che
vivono solo nella realtà parrocchiale, questo alla lunga può portarli a
chiudersi in dimensioni localistiche;
l’esperienza di un’associazione come
la nostra ti ricarica le batterie per tornare a spenderti, anche dopo un po’
di formazione, nel servizio alle persone, nella tua comunità.”
Chiara Pozzi
Mons. Franco Agnesi:
dall'AC un invito ad essere
esigenti
L’esperienza di Azione Cattolica accomuna molti sacerdoti
della nostra diocesi, che ne hanno fatto parte da giovani e che magari ne sono stati assistenti negli anni. Anche Mons. Franco Agnesi, vicario episcopale della zona di Varese è cresciuto nell’Azione
Cattolica, fino a diventarne assistente diocesano negli anni ’80 e
’90. “Ero iscritto da ragazzo agli Aspiranti,” racconta Mons. Agnesi
“e ricordo ancora il ‘delegato’ che spiegava il Vangelo della vite e
i tralci. Da adolescente invece il prete dell'oratorio ci mandava agli
incontri di Plaga - oggi decanato - e Diocesani. Tra questi incontri
ricordo in particolare quando andammo a salutare il delegato Diocesano Aspiranti - Salvatore Frigerio - che entrava in Monastero a
Camaldoli, propria la sera della finale di Coppa Intercontinentale
Inter - Independiente!” Mons. Agnesi sottolinea anche quanto e
come la sua vita sia segnata dalle esperienze vissute in associazione: “Da giovane il bagaglio più importante che ho ricevuto è
stato l'invito ad essere esigenti nello stile di vita e nell'apostolato
fatto da giovani poco più grandi di me. Da seminarista invece mi
ricordo alcune due giorni con i Responsabili ACR e Giovani. Quando sono diventato un giovane prete mi accompagnavano la ricchezza di amore al Signore e alla Chiesa che avevano tanti giovani
che seguivo come "assistente" a Saronno e a Gallarate. Poi sono
diventato assistente diocesano e lì ho potuto incontrare la testimonianza di donne e uomini credenti, intelligenti, appassionati del
Vangelo e dedicati alla Chiesa così come era: ciò comportava la
fatica condivisa di comprendere quali scelte compiere in un contesto ecclesiale ricco e complesso e un contesto culturale politico
di notevoli cambiamenti. Non sempre è stato facile. Ma ricordo il
coraggio e la saggezza dei Presidenti Diocesani e, permettetemi di
citarlo, lo stile libero e sciolto di Eugenio Zucchetti.” (M.I.)
8
Aprile
2013
VERSO MESERO
Daniele Sala ci racconta i preparativi della Camminata del Sì
Il 19 maggio tutti a Mesero
con il nostro Vescovo
è
proprio il caso di dire che
il decanato di Magenta sta
scaldando i motori per la
Camminata del sì 2013.
Daniele Sala, 48 anni, impiegato nell’ambito credito, che, ci racconta, ha conosciuto la moglie Gloria
nel 1994 proprio in occasione della
beatificazione di Gianna Beretta Molla.
Daniele ha iniziato a conoscere l’AC nel
gruppo giovani del suo oratorio, e questo gli ha permesso di incontrare uomini e donne che hanno vissuto il servizio alla Chiesa ed in particolare modo
alla Chiesa ambrosiana e al suo Vescovo. “Quanti ricordi di quegli anni… i
sacerdoti incontrati, uomini e donne
laici gioiosi di contagiarti con la loro
semplice fede, eppure gioiosi, contenti
di essere cristiani con la C maiuscola.”
Ora è responsabile di Decanato per l’Azione Cattolica e ci racconta che l’anno
scorso la Camminata del Sì ha suscita-
19 maggio 2013
Il programma della
Camminata del sì
ore 14.30: ritrovo dei partacipanti a Mesero nella piazza del Santuario
- accoglienza e registrazione
ore 15.15: preghiera introduttiva e avvio della Camminata
ore 16.30: ingresso in
Chiesa a Magenta per l’incontro con l’Arcivescovo
Angelo Scola
dalle ore 19: festa insieme
presso l’Oratorio S.Martino
con ristoro.
Per contribuire al sostegno
dell’organizzazione della
giornata è stata organizzata una sottoscrizione a
premi: i risultati dell’estrazione saranno resi noti il
19 maggio durante la festa
serale.
E’ importante segnalare
la propria partecipazione iscrivendosi entro il 15
maggio presso la segreteria dell’Azione Cattolica
[email protected]
to curiosità ed interesse nelle persone:
“Quest’anno sarà mia iniziativa scrivere una lettera a tutti i rappresentanti
delle parrocchie nel consiglio pastorale decanale” prosegue Daniele, “dove
presenterò l’evento con l’invito a non
mancare. E’ un modo per sentirci tutti
fratelli attorno al proprio Pastore che
viene a confermarci nella fede in questo anno particolare che il Santo Padre
emerito Benedetto XVI ha indetto come
Anno della Fede. La presenza del Card.
Angelo Scola non ci spaventa dal punto
di vista organizzativo. Qualche anno fa
la stessa città di Magenta è stata teatro
della Via Crucis di zona con la presenza dell’allora Card. Dionigi Tettamanzi
e ben oltre 6000 persone.” Daniele insiste sulla parola collaborazione: “Sia
nella scorsa edizione, magari con un
po’ di fatica, sia quest’anno con più facilità si è cercato di coinvolgere coloro
che non vivono la vita della parrocchia
in senso stretto: è stato una gioia coinvolgere l’Ass.ne Bersaglieri piuttosto che
la Croce Azzurra, la Banda Vecchia piuttosto che il servizio d’ordine dei papà
degli oratori. Quest’anno come dicevo
sarà certamente più facile contattare
queste persone. Senza dimenticare la
preziosa collaborazione che ci è stata
offerta dal servizio di Polizia Locale e
Carabinieri. Come del resto ci ricordava
qualche anno fa il nostro buon Arcivescovo emerito Tettamanzi, fare meno,
fare meglio, fare insieme.” Alla domanda su come l’Azione Cattolica abbia
un effetto sul suo vissuto quotidiano
Daniele è molto chiaro nella risposta:
“Qui si aprono due versanti: uno spirituale e l’altro operativo. Quello Spirituale attraverso la preghiera, la liturgia
delle ore, la Parola di Dio; il versante
operativo è la cosiddetta “testimonianza” in famiglia, sul posto di lavoro,
quando si cammina per strada. Vorrei
rivolgere a tutti i soci che si preparano
per la Camminata del Sì gli auguri di
buon tempo Pasquale con una frase di
Giuseppe Lazzati: Amate la Chiesa, mi-
stero di salvezza del mondo, nella quale
prende senso e valore la nostra vocazione che di quel mistero è una singolare
manifestazione. Amatela come la vostra
Madre, con un amore che è fatto di rispetto e di dedizione, di tenerezza e di
operosità. Non vi accada mai di sentirla
estranea o di sentirvi a lei estranei; per
lei vi sia dolce lavorare e, se necessario,
soffrire. Che se in essa doveste a motivo
di essa soffrire, ricordatevi che vi è Madre: sappiate per essa piangere e tacere.”
Allora buon lavoro a Daniele e a tutto il
decanato di Magenta nella preparazione della Camminata! (M.I.)
Il gruppo ACR è prezioso per creare legami di amicizia tra bambini
Dopo Mesero, a Zara è nato un gruppo ACR
A
bbiamo intervistato Antonella
Carlino, della parrocchia di via
Pavoni a Milano, mamma di
due bambini di 9 e 13 anni, che ha
partecipato alla Camminata di Mesero
dello scorso anno, da “esterna” rispetto all'AC, ma invitata da alcuni amici.
Come è venuta a conoscenza dell'iniziativa? Con chi ha partecipato, e
come si è sentita, da esterna, durante l'iniziativa?
Mi hanno proposto di partecipare alcuni miei amici che fanno parte
dell'AC nella parrocchia di San Paolo
(vicina alla parrocchia di via Pavoni,
nel decanato Zara di Milano). Per me
è stato facile inserirmi nel clima della
giornata, naturalmente anche grazie
al fatto che conoscevo già qualche
persona. In ogni caso, il clima gioioso e di semplicità che si respirava ha
aiutato molto. Insomma, nella giornata per me non c'è stato niente di
“difficile”...
La Camminata e il tema della famiglia. Pensa che l'iniziativa fosse a
misura di famiglia? Ha vissuto l'iniziativa un po' come preparazione
all'incontro mondiale delle famiglie
di giugno?
Ciò che mi ha sorpreso è stato vedere giovani e adulti che camminavano insieme, mentre solitamente nelle
nostre parrocchie si fa fatica a proporre qualcosa ai ragazzi dopo la cresima. Si respirava un clima di unione
tra le generazioni. Quanto al tema
della famiglia, mi è piaciuto che da
questa giornata sia passato proprio il
valore dello stare insieme, il fatto che
l'unione tra i diversi membri della famiglia stia proprio nell'accettarsi l'un
l'altro, ciascuno nelle sue condizioni.
Per quest'anno, abbiamo proposto
di partecipare anche ad altre famiglie
del gruppo della nostra parrocchia.
Sarebbe bello partecipare insieme.
Quale immagine dell'AC ha portato
a casa dall'iniziativa? Si é incuriosita rispetto a quello che fa l'AC?
Oltre al clima di semplicità, mi è
piaciuta soprattutto l'idea di “fare”
qualcosa. Anche per questo abbiamo
parlato dell'esperienza in parrocchia, e
abbiamo deciso di far partire, insieme
ai ragazzi dell'oratorio di San Paolo,
dove già c'è l'AC, un gruppo di Azione
Cattolica dei ragazzi, dagli 8 ai 12-13
anni. Penso che per loro il gruppo di
ACR possa essere importante proprio
per creare un'amicizia, un legame. Soprattutto, però, è importante l'idea che
passa nel gruppo di AC di fare insieme
qualcosa di concreto. Senza, è facile
che i ragazzi si perdano. Penso che in
futuro si possa proporre a loro, ma anche a tutti i ragazzi dell'oratorio, qualche piccola iniziativa di volontariato.
Magari proprio a partire dai bisogni
che ci sono nelle nostre parrocchie...
Claudio Urbano
Aprile
2013
IL PERSONAGGIO
9
Don Giuseppe Grampa ricorda l'ex direttore amministrativo dell'Università Cattolica
Giancarlo Brasca, il gusto
di cercare vie nuove
tico che lo faceva attento ai grandi dinamismi culturali e spirituali
del suo tempo. Così lo vediamo
impegnato a promuovere in anni
ancora lontani dal Concilio Vaticano II il protagonismo dei laici nella Chiesa e nella società, in
particolare attraverso l’esperienza
degli Istituti secolari. Nel 1945 era
stato accolto tra i Missionari della Regalità di Cristo, discepolo di
padre Gemelli. Presidente diocesano dell’Azione Cattolica negli
anni dell’episcopato di Montini e
prima ancora animatore della presenza missionaria dei laici nelle
periferie e negli ambienti di lavoro
milanesi. Aveva il gusto di cercare
vie nuove, di aprirsi ad esperien-
G
ià trentaquattro anni
sono trascorsi dalla
morte di Giancarlo
Brasca, all’alba del
24 gennaio 1979 nel
Policlinico Gemelli di Roma dove
era stato ricoverato sette mesi prima per una forma particolarmente
aggressiva di linfoma. Aveva 59
anni. L’avevo conosciuto solo cinque anni prima: il dottor Brasca,
così era chiamato in università
Cattolica, aveva letto un mio piccolo scritto dedicato alla presenza dei cattolici in politica e aveva
voluto discuterne con me. Ricordo nitidamente quel colloquio in
Università nel suo ufficio affacciato su quello che viene chiamato il
Giardino delle vergini.
Aveva letto meticolosamente
il mio lavoro segnando vistosamente i punti di consenso e di
dissenso. Fu il primo di numerosi
incontri. Dopo qualche mese mi
rivolsi a lui in un momento difficile per la mia vita di prete e devo
alla sua immediata e generosa
disponibilità se una congiuntura
per me molto problematica si risolse positivamente. Brasca aveva
parlato di me al Rettore Lazzati e
insieme chiesero al mio Arcivescovo di consentirmi di lavorare in
Cattolica. Così avvenne e io serbo
profonda riconoscenza al dottor
Brasca che, dandomi fiducia, mi
aprì una nuova prospettiva per la
mia vita di prete e di studioso. Ho
fatto cenno a questa mia vicenda
perché mette in luce l’attenzione
che egli riservava alla persona, ad
ogni persona con stile magnanimo. Eppure gran parte della sua
esistenza è stata assorbita dall’impegno per l’istituzione soprattutto
sotto il profilo amministrativo e
finanziario. Credo che niente fosse più estraneo alla sua sensibilità
più attenta alla riflessione culturale, filosofica e teologica. Direttore amministrativo della Cattolica, suo malgrado, ha operato con
grande passione e competenza
perché l’Università si consolidasse
e si dilatasse. La facoltà di Agraria
a Piacenza, la sede di Brescia, la
facoltà di medicina e il Policlinico Gemelli a Roma sono il frutto
della sua intelligenza amministrativa. Uomo dell’Istituzione Brasca
aveva anche un suo spirito profe-
Bibliografia:
- Giuseppe Grampa (a cura di), “Un laico per il Vangelo.
Scritti di Giancarlo Brasca”, Vita e pensiero, 1980.
- Roberta Grazzani, “Giancarlo Brasca. Lettere per una
ragazza”, Vita e pensiero.
- Ernesto Preziosi (a cura di), “Giancarlo Brasca: un laico
testimone del Vangelo”, Vita e pensiero, 2013.
ze innovative al di là dei confini.
Si inscrive in questa sua insonne
curiosità l’attenzione che Brasca
rivolse alla Polonia come laboratorio di dialogo tra fede cristiana
e cultura marxista. Le sue ultime
forze le dedicò a far conoscere Karol Wojtyla appena eletto al sommo pontificatoE’ giusto non dimenticare Giancarlo Brasca, laico
appassionato per il Vangelo, che
davvero ha realizzato nella sua
vita quella che è la peculiare caratteristica del laico cristiano: “trattare le realtà temporali ordinandole
secondo Dio”.
Don Giuseppe Grampa
Dagli scritti di Giancarlo Brasca: il
Vangelo come un libro di testo per
l'uomo contemporaneo
Per una chiesa rinnovata. Che cosa non saprebbe fare una
Chiesa composta di uomini che avvertono tutto significato del
loro essere ed agire nel mondo, con gli altri e per gli altri, pronti
a spendere totalmente se stessi fino alla morte, animati in ogni
circostanza dello spirito nutrito di Dio e dall’intima comunione
con Lui, capaci di vedere – in fide et spe – l’orma della sua
azione salvatrice dappertutto, nell’incrollabile certezza che la
storia va verso un punto finale positivo?
Come noi troverebbe vigore una Chiesa composta di uomini
capaci di discernere l'azione di Dio e quella del male, il loro
urtarsi, la lotta che ne consegue, il sacrificio e la morte che ciò
richiedere? Non si potrebbe ritrovare qui significato della lotta
contro l'oppressione, che nasce - nella sua radice ultima - del
male dello spirito?
Per un mondo nuovo. E’ omogeneo con la fede - e perciò
con la fede e la Chiesa – chiunque: 1) tenda all'unità (superamento tensioni, guerra, odio, sia pure in prospettiva, come
scopo da raggiungere); 2) pratichi una donazione piena agli
altri, senza riserve; 3) serva gli autentici interessi dell'uomo:
lo sviluppo vero, l'uguaglianza, il riconoscimento della personalità propria e altrui; 4) lavori per il riconoscimento che i beni
della terra sono a disposizione di tutti, intendendo la povertà
in questo senso, su questa linea (lavorare per mettere sempre più disposizione di tutti i beni; 5) accetti una gradazione
dei valori, riconoscendo che più importanti sono quelli che
più direttamente si riferiscono al destino personale e sociale
dell’uomo.
Tra questi atteggiamenti e il messaggio di Gesù vi è una comunicazione diretta. Il Vangelo se vissuto “ex saeculo” in totale impegno e sincerità, può aprirsi agli uomini d'oggi come il
loro libro di testo. E viceversa la Chiesa può trovare in questo
“sangue nuovo” che verrà dalle Nazioni la spinta a rendere
molto più profondo ed autentico ed universale il messaggio
che Cristo le ha affidato perchè lo recasse sino agli estremi
confini del mondo e fino alla fine dei tempi.
Giancarlo Brasca, tratto da Testimoni nel mondo oggi: pagine di vita spirituale, 28 (1979) 6, 20. Scritto uscito postumo.
Aprile
2013
ATTUALITà
12
Gli ultimi passaggi politici del nostro Paese nelle parole di Lino Duilio
La buona politica
è "farsi prossimo"
L
ino Duilio ha una lunga
esperienza di impegno
politico “sul campo”, iniziata nel 1993 e conclusa
nella primavera del 2013:
20 anni, di cui 17 come Deputato al
Parlamento. Per 15 anni, ha operato
nel “prepolitico”, alla direzione del
Centro Sociale Ambrosiano (C.S.A.),
agenzia formativa della diocesi di
Milano, che ha contribuito ad organizzare le cosiddette “Scuole di formazione all’impegno sociale e politico” volute dal Cardinale Carlo Maria
Martini. Il suo impegno inizia dopo
lo scandalo di “Tangentopoli”, che
ha incrociato la fine del vecchio sistema politico (con la scomparsa della
DC e del PSI), la nascita della “seconda repubblica”, la presa di distanza
della Chiesa italiana dall’opzione
preferenziale per la DC e il tramonto
dell’unità politica dei cattolici.
Sul versante più strettamente politico, qual è il succo di questa lunga
esperienza?
Dopo Tangentopoli, i tentativi di
dar vita a nuovi strumenti di azione
politica, nel mio caso il PPI e successivamente La Margherita, oggi lo stesso PD, non hanno sortito l’effetto desiderato. “Vino nuovo ed otri nuovi”,
ebbe a dire a suo tempo il cardinal
Martini. Direi che gli otri nuovi non
hanno prodotto vino nuovo. Un esito che, a mio parere, può essere riferito all’intero sistema partitico italiano, che in questi venti anni ha visto
nascere (e morire) numerosi partiti
politici.
Quali le cause?
Questo fallimento è dipeso
soprattutto dall’incapacità, in tutti questi anni, di
elaborare l’idea di
un partito nuovo
che non fosse un
nuovo partito, dalla mancata nascita
di un soggetto politico
profondamente diverso da
quelli che si erano
conosciuti, nati e
cresciuti in un contesto sociale e culturale profondamente diverso. Si è
continuato a declamare innovazioni
di mezzi e di fini,
ma in presenza
di contenitori che
hanno
ereditato
quasi tutti i difetti
di prima senza aggiungere i pregi del dopo. Ci ritroviamo, così, di fronte a una società civile
frustrata al punto da reclamare l’abolizione di ogni forma di mediazione
partitica, e sempre più tentata dalla
sperimentazione di forme di democrazia diretta, vista come l’espediente che permette di affrancarsi (anche
grazie all’avvento dei nuovi socialmedia) dalle degenerazioni delle
istituzioni proprie della democrazia
rappresentativa. Alla decomposizio-
ne di un sistema politico e partitico
culturalmente e socialmente obsoleto si somma, poi, la maturazione di
una soggettività individuale sempre
più esigente, che impone la ricerca
di nuove strade tese a ricomporre in
forme nuove l’esplosione dell’individualità personale con le insopprimibili esigenze di responsabilità (e solidarietà) sociale e collettiva.
Ciò detto, è possibile, sulla base
della sua lunga esperienza, vivere concretamente la politica come
“una forma esigente di carità”?
Su questo versante mi sento di
offrire qualche buona notizia. Nonostante il discredito totale di cui la politica, oggi più che mai, gode agli occhi dell’opinione pubblica, mondo
cattolico compreso. La mia esperienza diretta, infatti, consente di dire, e
di poter dimostrare con dovizia di
particolari, che l’impegno politico
ed istituzionale permette (anche) di
conseguire dei buoni risultati, consente di fare del bene al prossimo
perché mette in condizione di “farsi
prossimo”, nel perimetro limitato
della propria testimonianza favorisce
iniziative che, sul territorio e “dentro
il palazzo”, si risolvono in un autentico servizio agli altri (in maniera più
estesa, per quanto sintetica, ho cercato di renderne conto, raccontando
fatti, in un bilancio del mio lavoro
parlamentare, consultabile sul mio
sito www.linoduilio.it).
Si dice che l’impegno politico è
spesso il regno di occasioni sprecate. Che ne pensa?
Penso che non sia vero: è solamente il panorama mediatico, per il
quale ogni buona notizia non è una
notizia, che induce a una tale disperante rappresentazione. Questa mia
convinzione, maturata in decenni
di impegno prepolitico e politico,
credo possa risultare utile anche per
itinerari formativi volti a motivare le
giovani generazioni a più aggiornate
forme di impegno personale nell’agone politico. E può ispirare anche
metodologie formative valide a restituire alla politica un volto più amico
di quello che oggi va per la maggiore.
Una rinnovata stagione formativa,
che alla pedagogia deduttiva veda
affiancare se non sostituire una formazione dall’impronta più induttiva,
che dalla realtà della vita concreta e
dal racconto di storie e di fatti realmente vissuti sappia risalire alla sfera
di interessi e valori in cui sia soddisfatta quell’insopprimibile esigenza
di senso che anima ogni uomo, potrebbe costituire oggi – io credo – un
segno di contraddizione utile a far
nascere nuove vocazioni. Segnando
il possibile ritorno di una politica da
restituire al destino della sua potenziale grandezza che si stagli con forza
dinanzi alla sua attuale miseria.
Silvio Mengotto
Continua dalla prima
Sul versante politico indichiamo alcuni problemi che chiedono ora un tempestivo e adeguato impegno
di chi ora è in Parlamento, e precisamente la modifica della legge elettorale; la riduzione equa dei costi
della politica nel rispetto dei sacrifici già chiesti agli italiani; un piano di sviluppo e di sostegno economico. Soprattutto rispetto al primo problema riprendiamo quanto detto con insistenza dalla Presidenza
Nazionale di Ac e cioè la necessità di modificare una legge elettorale che ha provocato una forte contraddizione nella composizione dei due rami del Parlamento.
Sul versante ecclesiale suo proprio, l’AC intende sottolineare come l’impegno di “dare un’anima alla città” nasca anche dal cuore dei suoi cittadini, popolo a cui i cristiani appartengono a pieno titolo, popolo
entro cui però la forza del “sale” rischia di divenire insipida. Contro questo “svuotamento” sollecitiamo
ciascuno a radicare sempre più nel Vangelo la propria vita, a testimoniare un senso di sobrietà che eviti
di consumare più di quello che si produce, a rimettere in gioco la dimensione pubblica dell’ispirazione
cristiana secondo le indicazioni del Concilio, a anciare una presenza in formule nuove nella politica, per
garantire un pluralismo e una crescita di relazioni e di partecipazione.
Questo esercizio politico nella quotidianità può esprimersi in tanti modi, ne ricordiamo alcuni: l’attenzione verso chi ha perso il lavoro, l’amministrazione saggia delle risorse comuni, da quelle del condominio
a quelle di un ufficio, la competenza da profondere nella professione e nel volontariato, l’accoglienza
delle fragilità di chi ci circonda, il pagare le tasse.
Due ulteriori modalità, infine, per esercitare la responsabilità politica possono essere le seguenti: l’attenzione “vigile, critica e propositiva” verso i politici e l’impegno formativo dell’associazione su temi fondamentali del vissuto laicale. Riguardo al primo punto riteniamo importante “curarci” dei politici, in particolare di
quanti, partendo dalle nostre comunità, si trovano oggi impegnati nelle istituzioni, con una pluriformità che
deve tendere a convergenze sulla concezione di persona e di società. Costoro dovranno poter far conto
su una comunità che li accompagni e stimoli nel loro percorso di servizio. Riguardo al secondo punto intendiamo sollecitare tutta l’associazione ad approfondire i temi della crisi e dell’impoverimento, rispetto ai
quali, secondo una sana spiritualità laicale, intraprendere con coraggio scelte profetiche.
La presidenza diocesana
Aprile
2013
CHE COS'è L'AC
13
A tu per tu con Gianluca Vago, nuovo Rettore dell'Università degli Studi di Milano
Perché l'università sia dialogo
O
ltre le finestre il sole
scalda il chiostro centrale della Ca' Granda,
sede dell'Università degli Studi di Milano. Il
candore del marmo di archi e colonne
rinascimentali contrasta con l'interno
severo del corridoio del rettorato - le
pareti in legno scuro, in fila i ritratti di un secolo di Rettori dell'ateneo,
con collo d'ermellino, baffi e cipiglio
d'ordinanza, tra cui quello del primo
Magnifico della storia della Statale,
quel Luigi Mangiagalli che nei primi
anni del Novecento tanto si adoperò
per avere l'università a Milano (per 7
secoli i milanesi che volevano laurearsi avevano dovuto traslocare a Pavia) fino a fondarla e inaugurarla nel
1924.
Oggi, lunedì 11 marzo, con gli
amici della Fuci incontriamo il 16esimo successore di Mangiagalli. È Gianluca Vago, 52 anni, originario di Bovisio Masciago, medico dal 1985, una
vita di lavoro e di ricerca nell'ospedale
Sacco e nel polo universitario della
Statale che lì ha sede, dal 2002 professore ordinario di Anatomia patologica. E da novembre 2012 nuovo
Rettore dell'Università degli Studi di
Milano. Il professor Vago ci accoglie
nel suo studio, uno stanzone solenne
i cui mobili pregiati sono assediati da
pile e pile di libri, documenti, faldoni d'ogni genere. Vago le guarda e tira
un sospiro, quasi a dire “me la sono
cercata”: le sfide che stanno davanti a
lui e all'università sono molte e com-
plesse, la più grande è il rinnovamento che ha voluto porre al centro del
suo programma. Milano è una città
universitaria (7 atenei) ma non se ne
accorge o fa finta, concordiamo. “Ma
questo è anche colpa dell'università
stessa – afferma Vago. Negli ultimi
anni si è chiusa in un'autoreferenzialità che fa male, rischia di soffocarla.
Per questo ho proposto apertura, legame con il territorio, collaborazione
con le altre istituzioni. Voglio un'università che torni a essere interlocutore imprescindibile per la città in
cui è inserita: perché è questo il suo
ruolo, il punto di riferimento per la
cultura e l'innovazione”. Il concetto è
quello di un'università vivace, che sa
proporsi e dialogare perché è lei per
prima luogo di incontro, discussione,
dibattito. “La prima sfida è svecchiare
tante logiche interne: individualismo,
piccoli e grandi potentati, chiusura,
irrigidimento”. Non a caso nel programma che lo ha portato all'elezione
come Rettore il professore lancia insistente il richiamo alla responsabilità
di ciascuno, studenti, docenti, personale: “Serve uno scatto d'orgoglio per
rilanciare Unimi”. E poi osare un po'
di più: “Tante volte la burocrazia è
opprimente. Figuratevi: quando propongo qualcosa di nuovo, la prima
cosa che mi dicono i tecnici è 'Non si
può, è contro le regole'. E sono il Rettore!”, scherza Vago. Da studenti gli
raccontiamo le fatiche dell'esperienza
universitaria: la modularizzazione
dei corsi che produce insegnamenti spezzettati, poco approfonditi, il
supermercato dei crediti formativi. E
poi il rischio che anche l'università
diventi un non-luogo, corro a lezione,
do l'esame, torno a casa, zero possibilità di incontri, di scambio. Vago condivide queste preoccupazioni. Pensa
che si possa ripartire anche da queste
esigenze quotidiane, da un ambiente
universitario che accoglie e favorisce
l'incontro. “Ve le apro le biblioteche
di sera, adesso – sorride il rettore. Se
riesco a vincere la piccola battaglia
con l'amministrazione ve le apro. Sì,
promesso. Cominciamo da qui”.
Paolo Bovio, FUCI
Da cristiani in università? FUCI!!
Vivere a fondo gli anni dell'università. Educarsi alla ricerca, al giudizio
critico, alle domande grandi. Imparando, alla luce del Vangelo, a essere studenti oggi e adulti,
cittadini, domani. In un clima di fraternità e amicizia, condividendo con altri fatiche e gioie del percorso universitario. E' tutto questo e molto di più la Fuci, Federazione Universitaria Cattolica italiana. Perché è nel periodo
universitario che l'uomo, nel concetto autentico del nostro umanesimo latino, si forma”, ha scritto Giovanni
Battista Montini, che della Fuci fu a lungo assistente, prima di diventare papa Paolo VI. E gli studenti che
formano i gruppi Fuci vogliono viverla così, l'esperienza dell'università: come un'occasione bella di crescita
umana e cristiana, in un passaggio fondamentale della propria vita. Oltre al gruppo diocesano, attivo nell'Università degli Studi di Milano, ci sono il gruppo dell'Università Cattolica del Sacro Cuore e quello formatosi
recentemente in Università Bicocca. Ogni anno i gruppi organizzano un percorso culturale, uno teologico e
uno spirituale. Per imparare, come recita una parola d'ordine della Fuci, a “onorare la propria intelligenza”. Per
informazioni www.milano.fuci.net oppure http://centropastorale.unicatt.it/pastorale-f-u-c-i
Il MEIC di Milano promuove una rivista di cultura e dialogo internazionale
Dal MEIC di Milano: Munera, una rivista di cultura
U
na rivista di cultura a respiro
europeo: ecco ciò che Munera
intende essere. Giunta al suo
secondo anno di vita, Munera è curata da una redazione giovane, ma con
il sostegno di un comitato scientifico
internazionale (ed ecumenico) d’eccellenza. Promossa dall’Associazione
L’Asina di Balaam e edita da Cittadella
Editrice, nel suo nome antico Munera
porta l’essenziale del suo programma, proponendosi di leggere ogni fenomeno culturale (e ogni manifestazione della vita sociale, economica,
politica, religiosa) alla luce della sua
vocazione umana fondamentale: ovvero come momento di scambio e di
messa in circolo – nel tempo e nello
spazio – di "munera", di doni mai del
tutto disponibili.
Un’anticipazione: il n. 2/2013, in
corso di stampa, contiene un testo,
dal titolo Dio nella città, che papa
Francesco ha recentemente pronun-
ciato da vescovo di Buenos Aires.
Un piccolo gioiello, imperdibile per
chi vuole comprendere chi sia e cosa
pensi questa straordinaria figura "di
credente e di pastore". Maggiori informazioni su muneraonline.eu, dove
non solo è possibile abbonarsi (per
25 € all’anno) o acquistare singoli fascicoli o articoli, ma è anche sempre
aperto un forum di discussione.
Stefano Biancu – Direttore responsabile della rivista Munera
Per informazioni sulle attività del
Circolo Romano Guardini del Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale a Milano visitare il sito web
www.circologuardini.it Il MEIC ha
alle spalle una lunga e qualificata
storia, cominciata nel 1932-33 con
il nome di Movimento laureati di
Azione Cattolica e continuata/rinnovata con l'attuale denominazione
dal 1980.
Aprile
2013
E...STATE CON L'AC
16
Un'esperienza di volontariato per giovani e famiglie nella terra di Gesù
Dieci giorni a Betlemme
"E
tu, Betlemme,
terra di Giuda, non sei
davvero il più
piccolo capoluogo di Giuda: da te uscirà infatti
un capo che pascerà il mio popolo, Israele”. Così i profeti avevano
predetto la nascita di Gesù in una
piccola cittadina sulle colline della
Giudea. Duemila anni dopo la città si trova in Cisgiordania sotto il
controllo dell’Autorità Nazionale
Palestinese; a divederla da Gerusalemme e dal resto della terra in cui
Gesù e vissuto c’è un muro, quel
muro di separazione voluto dagli
israeliani a partire dal 2002.
Betlemme è sempre stata meta di
pellegrinaggi per via della presenza
della Basilica della Natività, dove
una stella d’argento dovrebbe indicare il luogo esatto della nascita
di Gesù. A custodire questo luogo,
insieme al Santo Sepolcro a Gerusalemme e alla Basilica dell’Annunciazione a Nazareth, sono, dal 1217
su mandato dello stesso San Francesco, i frati francescani. Dalla costruzione del muro, però, è diventato
più difficile per i pellegrini raggiungere Betlemme, che viene tagliata
fuori dalle rotte dei pellegrinaggi
nei momenti in cui la tensione tra
israeliani e abitanti dei territori palestinesi si riaccende scatenando
violente rivolte. Così è sempre più
difficile per la popolazione locale
riuscire a lavorare e mantenersi a
Betlemme; le ultime stime dicono
che durante l’ultima intifada più di
duemila cristiani hanno lasciato la
città. L’Azione Cattolica, seguendo
l’invito che il Vescovo di Nazaret
ha fatto in occasione del pellegrinaggio unitario del 2010 di non
lasciare cadere il ricordo di queste
terre, organizza un campo di lavoro
a Betlemme tra il 20 e il 30 luglio.
Ospitati dalle Suore Francescane, i
giovani faranno gli educatori di un
oratorio aperto ai bambini delle diverse confessioni religiose, mentre
gli adulti si focalizzeranno sui bi-
Santa Caterina
vista da una mamma
Dire Santa Caterina, per una come me, vuol dire far affiorare un sacco di ricordi, di emozioni, di volti straordinari; ma oggi vuol dire soprattutto un'immensa riconoscenza. Classe 1963 (ebbene sì, vado
per i cinquanta!): perciò sono della generazione che ha sperimentato
nella casa La Benedicta di Santa Caterina una intensa ed esigente
proposta formativa, che mi ha accompagnato dagli anni dell'adolescenza fino alla fine dell'età giovanile, alle soglie del matrimonio!
La settimana estiva significava tanto ascolto e studio (nel vero senso
della parola) su temi che andavano dalla Chiesa, al Concilio, l'impegno sociale e politico, la formazione all'affettività...; poi silenzio e una
vera e propria scuola di preghiera; e tanta amicizia, con un sacco di
gente, preti e altri giovani di tutte le parti della diocesi, che ancora
oggi mi si avvicinano con un "eravamo insieme a Santa Caterina, ti
ricordi?"
Dunque ho un fortissimo debito di riconoscenza per questa esperienza che di anno in anno mi sosteneva nella formazione della mia
coscienza, della mia testa e del mio cuore. E confesso di aver attinto
e di continuare ad attingere a quello che ho "imparato" nelle settimane alla Benedicta anche nella vita adulta.
Poi, appunto, la vita è cambiata: sono arrivate le responsabilità professionali ma soprattutto familiari. E lì ho scoperto quanto ancora la
proposta formativa dell'Ac a Santa Caterina sia preziosa. L'ho proposta ai miei figli, che l'hanno sempre accolta bene (Giulia, addirittura, fin dalla prima elementare!). E anche per loro si è ripetuto il "miracolo": un'esperienza di incontri e di confronto, di apprendimento
e di sostegno spirituale straordinaria. Quasi una boccata d'ossigeno
all'interno di un anno di vita dove non sempre arrivano ai ragazzi e
ai giovani proposte di qualità e dove spesso anche le parrocchie
e gli oratori hanno il fiato corto. A Santa Caterina invece i miei figli
hanno sempre respirato a pieni polmoni, e diventando grandi hanno
apprezzato sempre di più la proposta, pur nei suoi ritmi esigenti.
Resta il rammarico che l'"offerta", nella forma della settimana formativa estiva alla Benedicta, adesso si concluda con i diciottenni;
i giovani restano "orfani" di un appuntamento fondamentale, che le
altre opportunità associative forse non riescono a soddisfare fino in
fondo.
Maria Teresa Antognazza
sogni delle famiglie, degli anziani,
delle persona handicappate. Saranno organizzati visite in altri luoghi
della Terrasanta che di solito ven-
gono tagliati dagli itinerari classici
dei pellegrinaggi.
Donata Sala
Dal 3 al 10 agosto al passo del Tonale
Una vacanza in famiglia
"A
mici molto cari ci hanno invitato alla vacanza estiva per famiglie
di Santa Caterina. In quell'occasione abbiamo conosciuto un modo
nuovo di fare Chiesa, di vivere la
Chiesa e l'esperienza della fede.”
Ci raccontano Luca e Michela Rocca, di Giussano, che da 5 anni partecipano alla settimana estiva. “In
quell'occasione l'incontro con famiglie che hanno messo in gioco
se stesse, con il proprio vissuto, le
proprie esperienze i propri limiti
ci ha permesso di essere accolti per
ciò che siamo, senza pregiudizi in
modo incondizionato.
Abbiamo scoperto un modo
nuovo di essere parte della Chiesa
da protagonisti a nostra misura: i
temi toccati giorno per giorno ci
hanno dato motivazione per confrontarci sia come genitori che tra
genitori e figli. I figli infatti hanno
avuto l'opportunità di fare un percorso parallelo al nostro su temi
che danno occasioni di confronto.” Forse allora il modello di vacanza per famiglie tipo villaggio
turistico, dove i genitori si rilassano in spiaggia e i bambini sono
custoditi dagli animatori ballerini della baby dance non è l’unico
possibile per permettere un ristoro
del corpo e dello spirito: questa è
la scommessa che la commissione
famiglia dell’AC affronta ormai da
alcuni anni. “Il tema di quest’anno
sarà - Le sfide per la famiglia - a
partire dalle domande che erano
state poste al Papa in occasione
della Festa delle testimonianze
del Family 2012” ci spiega Roberta
Osculati della commissione organizzatrice, “In particolare saranno
cinque i filoni di riflessione: la famiglia che si sa raccontare: dare testimonianza di sé, il “per sempre”
del matrimonio, famiglie senza
più prospettive, vivere la festa secondo il cuore di Dio, fallimenti
matrimoniali, solidarietà, rete di
famiglie.” Una settimana dunque,
dal 3 al 10 agosto 2013, dedicata
alle famiglie che mentre sono in
vacanza desiderano momenti di
vita insieme, e allo stesso tempo
riflessione e condivisione della
fede. “Ciò che portiamo nel cuore
è il clima di accoglienza e di condivisione che si respira ogni giorno della vacanza: si percepisce la
propria famiglia come una famiglia nelle famiglie. Nei momenti
di gruppo proposti si crea un clima
di condivisione profonda che vale
sia per i genitori, per i figli e per le
famiglie.” (M.I.)
E...STATE CON L'AC
Aprile
2013
17
Alla scoperta di una vita segnata da un affidamento sempre più grande a Dio
Sulle orme di Giovanni Paolo II
S
e è vero che non c'è sovietica. Ecco quindi il richiamo
niente che interpelli e al suo popolo a non scoraggiarsi, a
interroghi più di una non tagliare le radici di fede nemtestimonianza, è vero meno in una società che cercava di
allora che tra le figure estirparla. Lo ripeté con forza nei
che con la loro vita hanno dato te- suoi primi viaggi pastorali da ponstimonianza di una fede forte nelle tefice in Polonia. E non è un caso
prove spicca quella di Karol Wojty- se proprio da quelle esortazioni a
la. In questo davvero figlio della non arrendersi, nella certezza che
sua terra, la Polonia: terra di fede “solo la verità rende liberi”, nacradicata e di tradizione, che nella que poi l'esperienza del sindacato
fede ha attraversato i travagli del XX Solidarnosc che tanta parte avrebbe
avuto nel determinare la caduta dei
secolo.
E' stata una vita segnata da un comunismi nell'Est europeo.
Ed è proprio nella terra in cui
affidamento sempre più grande a
Karol
Wojtyla ha lasciato una tracDio, quella dell'uomo che divencia
così
importante che i giovani
tò papa Giovanni Paolo II. Passo
dell'Azione
cattolica ambrosiana
dopo passo. Fin dall'infanzia, sesi
recheranno
in pellegrinaggio
gnata dalla perdita della madre,
quest'estate.
Da
lunedì
12 a martepassando per una giovinezza che
dì
20
agosto
il
gruppo
attraverserà
dovette lottare per seguire i propri
la
Polonia
sulle
orme
di
Giovanni
sogni – lo studio della letteratura
Paolo
II,
visitando
la
sua
città naall'università e la passione per il tetale,
Wadowice,
Cracovia,
città dei
atro, sconvolti dallo Seconda guerra
suoi
studi
e
sua
diocesi,
passando
mondiale e dall'invasione naziper la capitale Varsavia e per il
sta della Polonia. Eppure
santuario della Madonna
è proprio nell'espeNera di Czestochowa.
rienza della guerra
"Chi ha coSenza
dimenticare
e dell'occupazionosciuto
la
gioia
una
visita
ad Aune che il giovane
schwitz.
Karol scoprì e
dell'incontro col Cristo
Una proposta
rafforzò l'intuinon
può
tenerla
dentro
forte,
insomma,
zione della proper
giovani
che in
sè ma
pria vocazione
questo
Anno
delal sacerdozio,
deve irradiarla"
la
Fede
vogliano
che lo portò a riGiovanni Paolo II
mettersi in gioco
schiare la vita per
e
incontrare da vicifrequentare il seno
quel
gigante della
minario clandestino
Chiesa
e
del
Novecento
di Cracovia. Terminato
che
è
stato
Giovanni
Paolo II.
il quale Wojtyla si trovò ad
Paolo
Bovio
essere pastore di una comunità costretta sotto il regime comunista di
una Polonia satellite della Russia
Quest'estate per i giovani, a Palermo
con i Cantieri della Solidarietà
Un manipolo di giovani ormai da qualche anno sono una presenza fissa nell'estate di Palermo. Sono i ragazzi che partecipano ai Cantieri della Solidarietà, le settimane estive organizzate
dalla Caritas ambrosiana per sperimentare la condivisione e il
servizio in luoghi e realtà più o meno lontani dalla nostra esperienza quotidiana. Oltre che all'estero (Moldova, Libano, Gibuti,
Etiopia, Bolivia, Nicaragua e Perù), anche quest'anno i “cantieri”
avranno tra le loro mete anche l'Italia, perché non è sempre necessario andare lontano per trovare occasioni in cui spendersi.
A Palermo, ospitati nella sede della Caritas locale, e sotto
la guida di monsignor Benedetto Genualdi, che proprio della
Caritas diocesana è responsabile, i giovani potranno dare il proprio contributo preparando e distribuendo i pasti per i poveri
alla mensa “Santa Rosalia” di piazza Rivoluzione; oppure prendendosi cura dei più piccoli al “Giardino di Madre Teresa”, un
centro di accoglienza per minori immigrati, o ancora animando
i giochi dei bambini ospiti del “C'entro anch'io”, che accoglie
giovani e adulti con disabilità. Questo solo per una parte della
giornata, perché, dal pomeriggio in poi, invece, lo spazio è tutto
dedicato alla conoscenza diretta della città, dialogando con chi
anima i quartieri, ma anche inseguendo gli odori di cibo che penetrano in ogni angolo del quartiere di Ballarò, come racconta
chi c'è già stato.
L'idea alla base dei Cantieri della solidarietà è infatti la convinzione che iniziative e progetti d'aiuto ai più deboli non siano
solamente un affare degli “addetti ai lavori”, ma che possano
diventare un occasione d'incontro e assumere un senso più
profondo quando le persone si incontrano e si conoscono, lavorano, giocano e sperano insieme.
Con questa intenzione anche l'Azione cattolica diocesana
propone quest'anno la partecipazione ai campi organizzati dalla Caritas a Palermo, dal 20 luglio all'11 agosto, per vivere qualche settimana delle vacanze estive sotto il sole della Sicilia, e
all'insegna del servizio.
Sono già fissate alcune date per chi vuole conoscere anche
le altre mete proposte dalla Caritas. Tutte le date e le informazioni si possono trovare sul sito http://www.caritasambrosiana.
it/internazionale/cds .
L’ULTIMO LIBRO DI MARTINI EDITO DA IN DIALOGO
LA POLITICA È
UNA COSA SERIA
LA MOSTRA ACR
Un Concilio da scoprire
F
in dalle prime pagine, questo volume sorprende per la pertinenza e l’attualità delle problematiche che il cardinale
Carlo Maria Martini aveva proposto nella seconda metà degli
anni Ottanta. Quegli interventi, proposti nel contesto di crisi
morale e politica di quasi trent’anni fa (disgregazione partitica, inizio dell’epilogo dei grandi partiti di massa e modifica
dell’assetto istituzionale, tangentopoli…), sembrano scritti
per l’oggi; per l’attuale degrado del costume partitico e per la
ormai consolidata lontananza fra società, politica e istituzioni.
Riguardano la corruzione e la penetrazione mafiosa ma anche,
pur su un altro piano, la lentezza con cui la politica risponde,
quando risponde, ai problemi posti dall’immigrazione.
Si riscopre così che la rigenerazione della politica è sì istituzionale, ma che per reggere – oggi come allora – deve essere corroborata da una ripresa di responsabilità personale.
I testi sono nati rivolgendosi agli operatori sociali e politici, allora convocati dall’Azione Cattolica ambrosiana per
incontri di riflessione o di spiritualità, nonché ai giovani partecipanti alle scuole di formazione all’impegno sociale e politico
promosse dalla diocesi di Milano e diffuse poi in tutta Italia.
L’Ac e la cooperativa In dialogo li ripropongono oggi, corredati di notazioni redazionali utili ad una comprensione da parte
dei più giovani e di quanti si affacciano per la prima volta
all’impegno socio-politico.
Chi li ri-legge ora dopo tanto tempo vi riscoprirà, forse, la
motivazione di fondo delle proprie scelte nell’ambito istituzionale. Erano gli anni del dopo Concilio Vaticano II e il rapporto
Chiesa-mondo era tutto da scoprire e da inventare. E molti sono
stati i giovani di allora che si sono ritrovati e si ritrovano anche
oggi in tale impegno, a vari livelli. Chi li accosta per la prima
volta ha l’opportunità di innestarsi in un percorso che non chiede solo di essere ricordato (pur nell’importanza della memoria
del cardinal Martini) ma anche reinterpretato e rinnovato.
Quello che colpisce leggendo questo volume è che, pur
di fronte ad assillanti problemi, il messaggio del cardinale
non è di difesa e di chiusura, tanto meno di sfiducia ma,
Il libro di Carlo Maria Martini, Esercizi di buona politica. Oltre l’ambiguità e la corruzione, pp. 128, e 11,50
a partire dalla Parola di Dio, esso apre sempre
ad una prospettiva di speranza. Rivolgendosi
ai giovani, indica chiaramente come la dimensione socio-politica di animazione della città e
delle istituzioni sia non solo un dovere del cristiano ma anche un’opportunità per contribuire
ad una società in ricerca di nuovi equilibri.
UN REGALO SPECIALE
(dall’Introduzione di Paolo Danuvola)
A 50 ANNI DAL CONCILIO e
nell’ANNO DELLA FEDE, i ragazzi
dell’Azione Cattolica ambrosiana con i loro educatori hanno ideato una mostra itinerante per tutti gli altri ragazzi
degli oratori che racconta la
storia, i personaggi, i contenuti
di questo grande evento.
La mostra è costituita da:
• 12 pannelli, formato 70x100
• 2 pannelli, formato 35x100
che servono da “ante porta”
• un pieghevole che riproduce
tutta la mostra, da usare nei
gruppi.
Noleggio e 80,00 (IVA compresa)
+ deposito cauzionale e 50,00 (il
12 PANNELLI, ricchi di colori e deposito cauzionale verrà restituito
immagini, per far conoscere alla riconsegna della mostra).
anche ai più piccoli quel “balzo innanzi” che la Chiesa ha 20 pieghevoli in omaggio con la
messo in atto e che desideri- mostra. Copie in più e 1,30 cad,
amo accogliere nuovamente con sconti in base alle quantità.
per costruire una Chiesa bella, È possibile anche acquistare
così come il Concilio ce l’ha l’intera mostra al prezzo speciale
consegnata.
di e 650,00 (IVA compresa).
TUTTO PRONTO PER L’ESTATE
L'ORATORIO PUNTA SUL CORPO
U
pp. 72 – € 9,50 – ISBN 978-88-8123-760-9
Un libro splendidamente illustrato per raccontare i
segreti della vita in famiglia; un ottimo regalo per
le Prime Comunioni.
n oratorio estivo tutto giocato sul tema del corpo. Questo
il progetto Fom, per il quale è già
pronta tutta la sussidiazione realizzata da In dialogo: la cartelletta every body con i dieci fascicoli
necessari per gestire le settimane
di oratorio, il cd con i canti, i due
libretti di preghiera per i ragazzi
(E il Verbo si fece carne) e per gli
animatori (Body building), e poi le
magliette per tutti, i cappellini e
tutto quello che serve per rendere
speciali le vacanze delle parrocchie.
Tutto il materiale può essere
prenotato e acquistato alla libreria
In dialogo di via Sant’Antonio 5 a
Milano, a partire dalle settimane
dopo Pasqua, e si trova descritto sul
sito www.indialogo.it.
Il corpo al centro dell’avventura
estiva, dunque: giorno dopo giorno
si cercherà di scoprire come esso
può diventare mezzo per comunicare bene con tutti, per trasmettere la
fede e per parlare agli altri di Dio.
Un viaggio alla scoperta delle
potenzialità del corpo umano, per
La copertina del raccoglitore che presenta il progetto estivo della FOM
(10 fascicoli + CD dei canti + libretto di preghiera per animatori e per
ragazzi + 1 maglietta: e 35); a destra, il fascicolo per animare le vacanze
comunitarie (libretto ragazzi e 5,0, guida educatori e 3,50).
riconoscerlo, in tutte le sue parti,
come dono di Dio, preparato e pensato per noi e affidato alla nostra
libertà. Per portare alla luce le infinite possibilità di bene che vi sono
racchiuse, ricordando che Dio stesso ha scelto di farsi conoscere assumendo la nostra umanità.
Anche la proposta della vacan-
za comunitaria, targata ODL (Oratori diocesi lombarde) prende spunto
dalla riflessione e dall’importanza
del corpo. In dialogo ha pronti i due
libretti, rivolti ai ragazzi e agli animatori (A spasso con te), per fare
del campeggio una straordinaria
avventura, dove non manchi mai il
rapporto con il Signore.
www.indialogo.it – Milano, via S. Antonio 5 – tel. 02 58391348 – [email protected]
BENVENUTO PAPA FRANCESCO
Aprile
2013
19
La preziosa testimonianza di Vania De Luca, vaticanista di RaiNews24 e presidente UCSI Lazio
Il Conclave visto da chi lo
deve raccontare
N
dono uomini che dalla Parola si lascino
forgiare. Questa Parola, papa Francesco
la vuole portare in prima persona. Lui ha
già detto che non è importante il Papa,
ma Gesù Cristo. Lui compie questa missione e chiede che venga seguito. Comunica, appunto, con l’evangelizzazione:
si fa testimone, non è uno che racconta
semplicemente una storia, una dottrina.
E’ un uomo della Parola, Gesuita, vicino
alle persone di ogni condizione, specialmente ai poveri… questo già da quando
era prete e poi arcivescovo a Buenos Aires.
ei giorni successivi all'elezione di Papa Francesco,
In Dialogo ha incontrato
Vania De Luca, vaticanista
di RaiNews24 e Presidente
di UCSI Lazio (Unione Cattolica Stampa
Italiana).
Come vive un giornalista cattolico i
giorni del conclave?
Il lavoro del giornalista cattolico non
è molto diverso da altri giornalisti. Al di
la delle convinzioni personali, lavoriamo
comunque in una testata laica. Il punto
fondamentale è quello di comunicare
quello che sentiamo, certamente, ma con
usi, modi e linguaggi che possono rendere il messaggio comprensibile a tutti,
credenti e non. Questi giorni di conclave
sono stati particolari e anche l’elezione di
Francesco ha reso questo momento della
Chiesa unico: dopo il gesto delle dimissioni di Benedetto, un gesto di grande
profezia, ecco l’arrivo di un Papa come
Francesco. Da cattolica capisco e sono
molto felice delle parole che Francesco
ha pronunciato ai giornalisti nell’Aula
Nervi, quando ha detto che ringrazia in
maniera particolare quei giornalisti che
della Chiesa non pongono l’accento solo
sull’aspetto politico ma capiscono e raccontano la Chiesa come realtà spirituale.
In questo mi sono sentita molto rappresentata. A colleghi laici avevo rimproverato la mancanza di sensibilità in materia di Vatileaks e degli altri scandali che
avevano colpito la Chiesa. A volte per il
nostro lavoro basta rivedere il filmato oppure vederlo in diretta e non è necessario essere presente fisicamente. Con Papa
Francesco molti miei colleghi giornalisti,
non credenti, vogliono andare a sentirlo.
Da molti vaticanisti il cardinal Bergoglio non era tra i papabili ma in 5 scrutini è stato eletto al soglio pontificio
con grande sorpresa del mondo...
Giorni di grande lavoro e attesa …
noi siamo stati in diretta dalle 15.30 alle
23.30…eravamo tutti molto stanchi ed
emozionati. All’annuncio del cardinale
Tauran, ho avuto un sussulto quando ho
sentito che il collegio cardinalizio aveva
scelto Bergoglio: una grandissima sorpresa. Noi ed altre testate avevamo considerato la sua figura tra i papabili (non il più
quotato certamente). Molti colleghi che
avevano preparato le schede sui papabili avevano tanti altri nomi, circa 15, ma
non il suo.
Abbiamo un nuovo papa da pochissimi
giorni e possiamo già dire che Francesco è un grande comunicatore...qual è
stata la vostra reazione di giornalisti
vaticanisti? È assolutamente un grande comunicatore. Per 8 anni ho seguito Ratzinger.
Lui richiedeva una grande attività di mediazione giornalistica: il mio lavoro era
spesso leggere i testi dei suoi discorsi:
semplificarli e aggiungere i suoi audio.
Papa Francesco se anche c’è un discorso
scritto, va a braccio. Ha un modo molto
immediato che mi fa dire che è davvero
un piacere ascoltarlo per noi giornalisti e
per il pubblico, per tutti però, non solo
per i credenti. Questo papa andrà sicuramente raccontato in maniera diversa.
E’ molto comprensivo (“avete lavorato
tanto eh…” ci ha detto). Sembra “attraversato” dalle parole che dice. Quando
ci ha incontrato sabato nell’Aula Nervi,
alla fine, ha voluto rivolgere il suo saluto
e la sua benedizione anche ai giornalisti
credenti ma non cattolici e anche ai giornalisti non credenti: a loro ha impartito
la benedizione in silenzio, “rispettando
la coscienza di ciascuno ma sapendo
che ciascuno di voi è figlio di Dio.” …
un grande gesto che ha toccato la sensibilità di molti miei colleghi. Questo papa
ci darà anche dei problemi però… per la
sua capacità di improvvisazione dovremo
capire come tradurlo!
Papa Francesco ha detto che la Chiesa
deve “camminare, edificare e confessare” Gesù Cristo, non altro. Nell'ambito
della 'vocazione' del giornalista cattolico potremmo dire che si può evangelizzare comunicando, ma si può comunicare senza evangelizzare...
Questo è vero. Penso che il Vangelo
sia una Parola Viva. Non è un testo scritto uguale in ogni epoca e dice le stesse
cose. E’ una Parola incarnata che chiede
di farsi carne e farsi storia. La lettura del
Vangelo e in generale della Bibbia richie-
Prima di dare la benedizione Francesco
ha chiesto la preghiera del popolo, si è
detto soprattutto vescovo di Roma piuttosto che papa… questo papa cambierà
la Chiesa?
Questo lo vedremo ma certamente sarà un papa di grande fermezza. Mi
aspetto parole molto forti, di denuncia su
temi etici e sul tema della povertà. Papa
Francesco porta un messaggio di speranza e di semplicità che ha dietro una
sapienza e carità vissuta molto intensa.
Tutto questo rende la sua figura unica. Mi
ha impressionato infatti vedere la folla al
primo Angelus. Mi ha ricordato la folla
della beatificazione di Giovanni Paolo
II: credo due occasioni uniche di vedere
piazza san Pietro, via della conciliazione
e le vie limitrofe così colme di persone.
Un tassita di Roma, prendendo il taxi in
questi giorni e sapendo che sono giornalista mi ha detto di dire al papa che “i tassisti sono con lui, Francesco è una voce di
speranza”. Ci stupirà!
Luca Costamagna
Continua dalla prima
Tant'è vero che questa sua azione coraggiosa gli valse la stima sia dei
dirigenti del movimento per i diritti umani, sia del movimento delle Madri di Plaza de Mayo, che, com'è noto, non sono mai state tenere nei
confronti dei vescovi argentini. Bergoglio si è sempre tenuto lontano
da interventi politici propriamente detti e dalle spinte della Teologia
della Liberazione, agendo in fedeltà all'insegnamento sociale della
Chiesa e seguendo la guida del Padre Arrupe. Ciò, però, non gli impedì di compiere la scelta preferenziale dei poveri, avvalorata anche
dalla Terza Assemblea Generale dell'episcopato latino-americano a
Puebla (1979). Egli non avrebbe mai potuto abbracciare le tendenze
marxiste di alcune forme di Teologia della Liberazione, ma – come
fecero del resto anche Helder Camara, mons. Oscar Romero e la
stessa Assemblea di Puebla – aderì profondamente alla dottrina
evangelica della liberazione portata da Cristo, che è venuto a liberare l'uomo non solo dal peccato, ma anche dalle strutture ingiuste,
conseguenza del peccato.
Grazie padre Sorge: i primi passi di Papa Francesco lasciano
prevedere che egli resterà fedele a questa sua linea pastorale
anche nel nuovo ruolo che lo Spirito gli ha affidato di guida
della Chiesa cattolica.
Gianluigi Pizzi
Aprile
2013
AC E CONCILIO
20
A colloquio con Giselda Adornato, studiosa della figura di Giovanni Battista Montini
"Con Paolo VI i laici protagonisti
della vita della Chiesa"
G
iselda Adornato da anni
studia in modo esclusivo
la figura e il magistero
del papa Paolo VI. E’ autrice di numerosi volumi,
collaboratrice dell'Istituto Paolo VI di
Brescia e consultore storico della Congregazione per le cause dei santi per la
stesura della Positio super vita et virtutibus del Servo di Dio Giovanni Battista
Montini-Paolo VI.
Parliamo di Concilio e di Paolo VI.
Vorrei ci rivolgessimo inizialmente
ai giovani di oggi perché anche loro
possano appassionarsi al Concilio.
Paolo VI, a chiusura del Concilio l’8
Dicembre 1965, rivolse un messaggio
ai giovani: un appello ancora attuale.
Il Concilio, in quanto esperienza di
rinnovamento della Chiesa in se stessa
e nei suoi rapporti col mondo, è per antonomasia rivolto alle giovani generazioni, che devono viverne lo spirito e le
indicazioni. E Paolo VI, che con grande
coraggio riprese il Concilio e con tenacia lo portò a termine guidandone tre
sessioni, nel messaggio conclusivo loro
rivolto raccomanda di non cedere all’egoismo, li invita ad allargare i propri
cuori secondo le dimensioni del mondo, e rinnova la fiducia e l’amore della
Chiesa nei loro confronti. Poche settimane prima di morire, Paolo VI disse:
"La vita cristiana esige coraggio. Lanciamo l’invito ai giovani specialmente, che
del coraggio hanno il genio e la forza;
sono i candidati preferiti alla scuola del
Vangelo; sono essi il domani della comunità civile, il domani della Chiesa".
Papa Montini, nel suo primo messaggio via radio (22 Giugno 1963)
parlò della continuazione del Concilio come “opera principale e preminente” della sua elezione al soglio di
Pietro.
In quel radiomessaggio la ripresa
del Concilio costituisce il primo punto del programma di Paolo VI, in riferimento all’opera del suo grande amico papa Giovanni(del quale, proprio
durante le battute finali del Concilio,
Paolo VI annunciò l’inizio della causa di beatificazione). Ma un aneddoto
dice che se papa Giovanni ha preso il
raffreddore, convocando il Concilio,
Paolo VI ha contratto una solenne polmonite, riaprendolo e portandolo a termine, fra mille difficoltà. Per Paolo VI il
Concilio è l’"ora di Dio", che esige l’ora
della Chiesa e dell’uomo, chiamati entrambi ad un rinnovamento nella fede
e nella vita, all’insegna della riscoperta
di Cristo. Con grandissima pazienza e
prudenza lo portò a termine, riuscendo ad avere l’unanimità sui documenti,
pensando al futuro della Chiesa: bisogna convincere della verità, nella carità;
non vincere con il numero.
Paolo VI nel suo primo messaggio da
Papa indicò la definizione di Chiesa
e il suo rinnovamento, l’unità dei cristiani ma soprattutto il dialogo col
mondo contemporaneo.
La categoria del dialogo, così ripetuta in riferimento a Montini, non può essere banalmente esaltata, senza capire i
termini in cui Paolo VI la intendeva e la
Chiesa da allora l’ha recepita. Bisogna
dialogare all’interno della Chiesa e con
la società moderna, ma sempre a partire
dalla Verità con l’iniziale maiuscola. Paolo VI, nella sua prima enciclica, Ecclesiam Suam, affronta proprio la metodologia del dialogo, termine che appare
per la prima volta in un documento
ufficiale della Chiesa; con l’attenzione
che sia il dialogo della salvezza, ispirato
a fede e carità. E’ evidente che chi ha interpretato questo papa come moderno
perchè uomo del dubbio, ha travisato
proprio l’interpretazione della teoria
del dialogo, le cui radici sono, per Paolo VI, la conoscenza della verità e la
tensione alla conversione dell’interlocutore.
Il Concilio riconobbe il ruolo svolto
dall’Azione Cattolica ed altre associa-
METTI IN AGENDA L’AC
MESE DI APRILE
20-21 Aprile
Bethlem (eremo S. Salvatore); Formazione zona 4 e 5;
2gg Cenacolo
22 Aprile
Percorso Giovani e Lavoro
26 – 27 - 28 aprile
Convegno nazionale presidenze
28 Aprile
Convegno nazionale presidenze; giornata parrocchiale
di AC
MESE DI MAGGIO
3-4-5 Maggio
Gemellaggio ACR
4-5 Maggio
Esercizi spirituali Fidanzati
11 Maggio
Sacro Monte 14enni;
Assemblea LXX
19 Maggio
Camminata del SI
( Mesero – Magenta)
MESE DI GIUGNO
14 Giugno
viaggio ai confini (ACS)
16 Giugno
Santa Caterina (ACR)
29 Giugno
Santa Caterina (ADO)
ERRATA CORRIGE:
Nello scorso numero, a pag.4, le voci corrette relative al bilancio
di esercizio al 30 settembre 2012 sono le seguenti:
patrimonio netto 1.967; disavanzo esercizio -42.670; utilizzo fondo copertura perdita: 42.670;
fondi di accantonamento 137.289; patrimonio netto finale: 139.256.
zioni negli ottanta anni precedenti,
sul fronte della formazione dei laici.
Il papa Paolo VI fu sempre molto vicino all’AC.
Papa Montini ha sempre riconosciuto
ed esaltato il ruolo dei laici nella Chiesa, trovando un appoggio nella nuova
ecclesiologia conciliare del sacerdozio
comune dei fedeli. Citiamo soltanto l’accoglienza degli uditori e delle uditrici in
Concilio, l’istituzione del Pontificio consiglio per i laici, dei consigli pastorali nelle parrocchie e diocesi. Con Paolo VI per
la prima volta una laica entra a far parte
di un dicastero vaticano. Naturalmente, l’AC era la pupilla di Montini, che da
giovane era stato assistente romano e nazionale della FUCI. Ne approvò il nuovo
statuto, steso seguendo le direttive conciliari, e nell’omelia in occasione del centenario, l’8 dicembre 1968, raccomandò:
"Non allontanatevi mai dalla sorgente
dell'Azione Cattolica, da una vita cioè
profondamente imbevuta della Parola e
della grazia di Cristo".
Maurizio Guarnaschelli
Direttore responsabile: Gianni Borsa
Direttore editoriale: Annalisa Perteghella
Hanno collaborato a questo numero:
Paolo Rappellino, Donata Sala, Claudio Urbano, Alberto Ratti, Maria Citterio, Sara
Nannini, Valentina Soncini, Paolo Bovio, Maria Teresa Antognazza, Vittorio Castoldi, Martino Incarbone, Paolo Danuvola, Alessandro Zunino, Antonio Contursi
Direzione, Redazione: 20122 Milano, Via S. Antonio, 5
Tel. 02/58391309. Amministrazione e pubblicità: Tel. 02/58391341
Editore: Coop. Culturale IN DIALOGO s.r.l.
Milano Tel. 02/58391341 - Fax 02/58391345
E-mail: [email protected]
Sito internet: www.azionecattolicamilano.it/indialogo
Col patrocinio della Fondazione Ambrosiana Attività Pastorali
Composizione: Coop. Culturale IN DIALOGO,
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Progetto grafico: Annalisa Porcelli
Stampa: A.G. Bellavite Srl, Via I° Maggio 41, Missaglia (LC)
Abbonamento: Annuale 12 euro - Sostenitore 20 euro
Versare su ccp 18834200 intestato a In Dialogo,
Via S. Antonio, 5 20122 - Milano
Registrato presso il tribunale di Milano n. 71 del 2-2-87
Spedizione in Abb. postale art. 2 comma 20/c legge 662/96 - Milano
Milano, 2 aprile 2013, anno XXVI - n. 6
Associato all’USPI – Unione Stampa Periodica Italiana
Questo numero è stato chiuso in redazione e consegnato
alla tipografia il giorno 2 aprile 2013
Cronistoria dell'Azione Cattolica Italiana
1867
sociazioni Elettorali e l’Unione
Cattolica Italiana delle Istituzioni Economiche e Sociali.
Accanto alle tre Unioni rimane
la Società della Gioventù Cattolica
Il viterbese Mario Fani stringe
rapporti con numerosi giovani
della nobiltà pontificia e conosce Giovanni Acquaderni
1868, 2 maggio
Nasce la “Società della Gioventù Cattolica Italiana”, con
l’approvazione dello Statuto
da parte di Papa Pio IX. Il motto che sostiene l’impegno di
Fani e Acquaderni, “preghiera,
azione, sacrificio”, racchiude
il programma cui si ispirano:
la devozione alla Santa Sede,
lo studio della religione, la testimonianza di una vita cristiana, l’esercizio
della carità. Il bolognese Giovanni Acquaderni
diventa diventa il primo presidente del nuovo
organismo
1870
Breccia di Porta Pia
e presa di Roma ad
opera
dell’esercito italiano. Nascerà
così la “questione
romana”: il dissidio
fra lo Stato moderno italiano e la Chiesa. I cattolici italiani, a causa del Non expedit, non potranno partecipare
alla vita politica del Paese
1875
II congresso dei cattolici italiani a Firenze che
dà vita “all’Opera dei Congressi e dei comitati
cattolici”, indipendente dalla Società della Gioventù Cattolica, e con il compito di stimolare
e coordinare le attività della varie associazioni
ed opere cattoliche. L’Opera dei Congressi è di
fatto, per quasi trent’anni – accanto alla Gioventù Cattolica – l’organizzazione del laicato
obbediente al Pontefice
1878
Muore papa Pio IX e viene
eletto al soglio pontificio
Vincenzo Gioacchino Pecci, che prende il nome di
Leone XIII
1906, 24 marzo
Gli Statuti delle tre Unioni vengono approvati con lettera del Segretario di
Stato. Ai tre Statuti viene premessa una normativa in otto articoli che fonda la diocesanizzazione dell’Azione Cattolica
1908
Viene fondata l’Unione fra le Donne Cattoliche
Italiane ad opera di Maria Cristina Giustiniani
Bandini
1912
Nonostante non fosse ancora stato revocato
il Non expedit decretato da Pio IX, Ottorino
Gentiloni, a capo dell’Unione elettorale, conclude con Giovanni Giolitti il cosiddetto “Patto
Gentiloni”
1914
Muore Pio X e viene eletto al soglio pontificio
Giacomo della Chiesa, che prende il nome di
Benedetto XV. Dopo la crisi dell’Opera dei
Congressi la Società della
Gioventù Cattolica ha così
nuovi spazi. Si moltiplicano
i circoli e nascono strutture
decentrate regionali. Si formano al suo interno le Leghe del lavoro (di sostegno
alle presenze sociali organizzate) e (nel 1917) le sezioni “Aspiranti”, che erano
il tramite con cui i giovani
seguivano la crescita dei ragazzi. Ulteriore terreno di sviluppo sarà quello ricreativo con la
nascita nel 1916 di un’Associazione Scoutistica Cattolica Italiana (ASCI)
1919
Viene ufficialmente costituita a Fiesole, nel corso del XIV congresso nazionale dei cattolici,
la Federazione Universitaria Cattolica Italiana
(FUCI)
Nasce all’interno dell’Unione donne, la Gioventù
Femminile (GF), fondata
dalla milanese Armida Barelli (che ne rimarrà presidente fino al 1946), legata
al singolare ambiente creatosi intorno alla figura di
padre Agostino Gemelli,
che tra l’altro è anche all’origine dell’Università Cattolica del Sacro Cuore
(fondata nel 1921). Il programma della GF, sintetico ma essenziale, riguarda la crescita della
cultura religiosa e della dimensione interiore.
All’inizio dell’anno, a gennaio, don Luigi Sturzo
fonda il Partito Popolare Italiano (PPI), di ispirazione cristiana
1897
1922
1891, 15 maggio
Viene promulgata l’enciclica sociale Rerum Novarum, con la quale per la prima volta la Chiesa cattolica prende posizione
in ordine alle questioni sociali
1896, 1 settembre
Il professore Giuseppe Toniolo, figura di primo
piano del cattolicesimo italiano, fa uscire un
saggio dal titolo “Il concetto cristiano di democrazia”
1903
Muore Leone XIII e viene eletto al soglio pontificio Giuseppe Sarto, che prende il nome di
Pio X
1904
A causa di contrasti interni fra intransigenti e
innovatori (guidati da don Romolo Murri), il 28
luglio Pio X dichiara sciolta l’Opera dei Congressi
1905
Con l’enciclica Il Fermo proposito, viene riorganizzata l’Azione Cattolica e per la prima volta si incomincia ad utilizzare questo nome. Si
formano tre nuovi organismi: l’Unione Popolare Cattolica Italiana, presieduta da Giuseppe
Toniolo; l’Unione Cattolica Italiana delle As-
Muore Benedetto XV e viene eletto al soglio
pontificio Achille Ratti, che prende il nome di
Pio XI
1923, 2 ottobre
Sotto il papato di Pio XI vengono approvati i
nuovi Statuti dell’Azione Cattolica. Coordinata da una forte Giunta centrale, l’associazione
viene rafforzata nella sua unità, e suddivisa in
sezioni per categorie anagrafiche di persone,
non più per obiettivi specifici. Ne fanno parte la
SGCI, che diventa Gioventù Italiana di Azione
Cattolica (GIAC), la FUCI, l’Unione Femminile (che comprende l’Unione donne, la GF e le
universitarie della FUCI) e la neonata Unione
uomini di AC
1923 – 1940
Il Fascismo, salito al potere nel 1922, inizialmente ricerca un pratico compromesso, rilanciato anche dall’eliminazione di ogni alternativa all’AC in campo cattolico. Fin dall’inizio,
Elenco dei Presidenti Nazionali
(1922-1929) Luigi Colombo
(1929-1936) Augusto Ciriaci
(1936-1940) Lamberto Vignoli
(1940-1946) Commissione per l'alta direzione dell'AC
(1946-1952) Vittorino Veronese
(1952-1959) Luigi Gedda
(1959-1964) Agostino Maltarello
(1964-1969) Vittorio Bachelet
Presidenza Nazionale (dal nuovo statuto del 1969)
(1970-1973) Vittorio Bachelet
(1973-1981) Mario Agnes
(1981-1986) Alberto Monticone
(1986-1992) Raffaele Cananzi
(1992-1998) Giuseppe Gervasio
(1998-2005) Paola Bignardi
(2005-2008) Luigi Alici
(2008-in carica) Franco Miano
però, non mancano forti
motivi di attrito: fra questi, la fondazione da parte
del regime fascista di un
organismo per la gioventù
tendenzialmente totalitario e la conseguente crisi
e chiusura dell’esperienza
dello scoutismo italiano e
delle associazioni ricreative e sportive.
espliciti appaiono nell’Apostolicam Actuositatem, il decreto sull’Apostolato dei laici. Intanto
nel 1963 viene nominato assistente centrale
mons. Franco Costa, mentre nuovo presidente
generale diventa Vittorio Bachelet
1969
1929
La raggiunta Conciliazione fra Chiesa e Stato si
arriva a momenti di maggior consenso. Ma di
lì a pochi anni non mancano nuove occasioni
di contrasto, che portano anche alla chiusura
forzata di molti circoli e il 30 maggio del 1931
perfino delle organizzazioni giovanili nazionali.
L’intervento di Pio XI con l’enciclica “Non abbiamo bisogno” è decisivo nel far salvaguardare l’esistenza autonoma delle associazioni
di AC, anche se vengono ulteriormente limitati
i suoi compiti al solo terreno religioso.
1935
Nasce, come editrice della GIAC, l’AVE (Anonima Veritas Editrice), con l’obiettivo di fornire
sussidi per la formazione religioso – morale di
adulti, giovani e ragazzi
1939
Muore Pio XI e viene eletto al soglio pontificio
Eugenio Pacelli, che prende il nome di Pio XII
1940
Pio XII riforma l’AC con la promulgazione di
nuovi Statuti. La responsabilità laicale viene
drasticamente limitata ai livelli unitari, a cominciare dal centro nazionale
1943 – 1961
Durante la guerra, la vita interna dell’associazione ha una stasi. Il rilancio dell’AC subito dopo
la liberazione di Roma, è guidato con discrezione da mons. Montini (il futuro Paolo VI), allora
stretto collaboratore di Pio XII alla Segreteria di
stato vaticana e già assistente della FUCI
1946
Vengono
promulgati
i
nuovi Statuti. Accanto
all’associazione di massa nascono molteplici associazioni specializzate,
perché aiutino gli aderenti
all’AC ad affrontare con
maggiore competenza i
vari aspetti della nuova società pluralista. In questo processo nascono
la Gioventù Studentesca (GS), la Gioventù
Operaia (GIOC), rinascono le Associazioni
scoutistiche (ASCI) e vengono promosse le
Associazioni cristiane dei lavoratori italiani
(ACLI)
1948
L’AC, vive l’esperienza dei “comitati civici” promossi da Luigi Gedda, presidente della GIAC,
in vista delle elezioni politiche del 18 aprile di
quell’anno. Nel 1952 Gedda diverrà Presidente
generale e suo successore alla GIAC sarà Carlo Carretto
1962 – 1968
Il Concilio Ecumenico Vaticano II, evento
fondamentale delle recente storia della Chiesa, si apre nel 1962, indetto da papa Giovanni
XXIII, succeduto nel 1958 a Pio XII. Si chiuderà nel 1965 sotto il nuovo papa Paolo VI (Giovanni Battista Montini, eletto papa nel giugno
del 1963). Il Concilio fra l’altro affronta anche
la questione specifica del significato e della
missione dell’Azione Cattolica. I discorsi più
Elenco degli assistenti ecclesiastici
(1922-1938) Giuseppe Pizzardo
(1939-1943) Evasio Colli
(1943-1943) C. Borghini
(1944-1946) Gilla Vincenzo Gremigni
(1946-1955) Giovanni Urbani
(1955-1961) Mario Ismaele Castellano
(1961-1963) Carlo Maccari
(1963-1972) Franco Costa
(1972-1976) Luigi Maverna
(1976-1979) Marco Cè
(1979-1982) Giuseppe Costanzo
(1982-1987) Fiorino Tagliaferri
(1987-1989) Antonio Bianchin
(1989-1990 pro tempore) Camillo Ruini
(1990-1996) Salvatore De Giorgi
(1996-2001) Agostino Superbo
(2001-2007) Francesco Lambiasi
(2007-in carica) Domenico Sigalini
Recependo in pieno le conclusioni del Concilio, Bachelet e mons. Costa avviano il rinnovamento dell’associazione, che prenderà forma
nel nuovo Statuto del
1969. Si arriva, fra l’altro, all’attuale struttura
associativa
unitaria,
con la costituzione di
due Settori (Adulti e
Giovani), senza più distinzioni fra i sessi, con
la comune responsabilità verso una “attenzione educativa” per i ragazzi, l’Azione Cattolica dei ragazzi (ACR). È poi esplicitamente
previsto un raccordo con i movimenti dei Laureati, della FUCI e dei Maestri. Tra le novità anche la scelta di più ampi spazi di democrazia
interna, con un sistema di assemblee a tutti i
livelli, e un coinvolgimento della base nella designazione dei responsabili
Anni ’70
Nella Chiesa postconciliare l’AC attraversa
inevitabilmente un periodo di “assestamento”,
che la porta ad un ridimensionamento anche
numerico: si passa dai 3.300.000 iscritti del
1964 agli 815.000 del 1973 (anno in cui Bachelet termina il suo mandato) ai 500.000 di oggi.
Mentre nascono nuove forme aggregative laicali, i nuovi “movimenti ecclesiali” (CL, Sant’Egidio, Neocatecumenali, RnS), l’AC si impegna
al rinnovamento della Chiesa voluto dal Concilio. Gli anni settanta si concludono tragicamente con l’assassinio di Aldo Moro (presidente
della FUCI dal 1939 al 1942) e di Bachelet da
parte delle Brigate Rosse
1978
è l’anno dei tre papi. Muore
Paolo VI e viene eletto al soglio pontificio Albino Luciani,
che prende il nome di Giovanni Paolo I. Il suo pontificato dura soltanto 33 giorni. Gli
succede il cardinale polacco
Karol Wojtyla, che prende il
nome di Giovanni Paolo II
Anni ’80 e anni ’90
Contribuisce alla nascita e all’applicazione dei
catechismi della Cei, vive la sua stagione dei
Progetti (il Progetto Giovani è del 1988) e poi dei
nuovi Cammini Formativi. Dal 1997 tutti i settori
lavorano su un’unica Attenzione Annuale.
1998
Viene eletta la prima donna alla guida dell’Azione Cattolica, Paola Bignardi. L’associazione
vive un forte processo di rinnovamento, conclusosi con l’aggiornamento dello Statuto avvenuto nel settembre del 2003
2004, settembre
Incontro nazionale di Loreto, con la presenza
di Giovanni Paolo II
2005
Muore Giovanni Paolo II e viene eletto al soglio Pontificio Joseph Ratzinger, che prende il
nome di Benedetto XVI
2008
In occasione del suo 140º anniversario, l’Azione Cattolica ha presentato il Manifesto al Paese, un documento in cui sono affermati i valori dell’AC, che si fa
sentinella di quell’ethos condiviso in cui afferma si
possono riconoscere tutti gli italiani. Il Manifesto è
stato consegnato il 2 aprile 2008 al presidente della
Repubblica Giorgio Napolitano nel corso di un’udienza concessa dal Capo dello Stato al presidente nazionale dell’associazione. Le celebrazioni per i 140 anni
dell’associazione sono poi culminate, il 4 maggio seguente, in un incontro dell’associazione con papa
Benedetto XVI in piazza San Pietro a Roma, al quale
hanno partecipato 150.000 soci dell’AC I
Breve bibliografia
M. Casella, L'Azione Cattolica nell'Italia contemporanea (19191969), AVE, Roma 1992
M. Casella, L’Azione Cattolica del Novecento. Aspetti, momenti,
interpretazioni, personaggi, AVE, 2003, pp. 304
(Il seme e l’aratro, 8)
R. Moro, Azione Cattolica Italiana (Aci), in F. Traniello G. Campanini (direttori), Dizionario storico del
movimento cattolico in Italia (1860-1980), 1/2: I fatti
e le idee, MARIETTI, Casale Monferrato 1981, pp.
180-191E.
E. Preziosi, Breve profilo storico dell'Azione Cattolica italiana,
AVE, Roma 1984
E. Preziosi, Obbedienti in piedi. La vicenda dell’Azione Cattolica
Italiana, SEI, Torino 1996
E. Preziosi, Piccola storia di una grande associazione. L’Azione
Cattolica in Italia, 2002, 2ª ed. riveduta e ampliata,
AVE, pp. 228 (Il seme e l’aratro, 5)
G. Formigoni, L'Azione Cattolica Italiana, ANCORA, Milano 1988
G. Formigoni - G. Vecchio, L'Azione Cattolica nella Milano del
Novecento, RUSCONI, Milano 1989
Note di storia dell’ACI, AVE, 1992, pp. 76 (Pagine, 3.1)
AC: una storia di santità laicale, AVE, 2002, pp. 128 (Il seme e
l’aratro, 7)
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Un gesuita sul soglio di Pietro