unitario in dialogo 2/2013 Poste Italiane Spa – Sped. Abb. Postale – D.L. 353/2003 (conv. In 27/02/2004 n° 46), comma 2, DCB Milano – - ANNO XXVI – n. 2/Aprile 2013 www.azionecattolicamilano.it/indialogo Mensile dell’Azione Cattolica ambrosiana Numero speciale dedicato alla giornata parrocchiale di AC del 28 aprile Un gesuita sul soglio di Pietro A bbiamo rivolto a un illustre gesuita, padre Bartolomeo Sorge, già direttore di Civiltà Cattolica e direttore emerito della rivista Aggiornamenti Sociali, qualche domanda circa l'elezione di un suo “confratello”, il cardinale Bergoglio, al soglio di Pietro. È la prima volta che un padre gesuità riceve questa investitura: come lo interpreta? Noi gesuiti facciamo voto di rifiutare ogni dignità ecclesiastica. Capita ogni tanto che i papi facciano vescovo o cardinale qualche gesuita, com'è avvenuto, per esempio, con il card. Martini. In questi casi il Sommo Pontefice sospende le nostre Costituzioni. D'altronde l'elezione di un pontefice è sempre imprevedibile, non si può spiegare solo in base a criteri unicamente umani. In particolare nel nostro caso, non si può spiegare solo con giustificazioni razionali il fatto che il nuovo Papa sia un gesuita, si sia chiamato Francesco, e che sia il primo Papa sudamericano. A questo punto, il fatto che sia gesuita ha un valore relativo. È significativo che Papa Francesco, nelle brevi parole pronunciate subito dopo l'elezione, abbia parlato di "Chiesa di Roma" che presiede le altre Chiese nella carità. Questa consapevolezza fa pensare che possa avvicinarsi finalmente la realizzazione di quella L’associazione con gratitudine e responsabilità accoglie il messaggio dell’Arcivescovo per la giornata parrocchiale di AC e sceglie di dedicare questo numero di In Dialogo alla risposta all'invito del nostro pastore. Per informazioni segreteria@ azionecattolicamilano.it Tel. 02.58 39 1328 pubblicazione informativa no profit Omologato "collegialità" prevista dal Concilio ma che ancora non si è avuto il coraggio di attuare. Proprio il tema della collegialità era stato rilanciato da un altro importante gesuita: il cardinale Carlo Maria Martini: prevede che Papa Francesco raccoglierà quella tematica e in che modo? In un mondo globalizzato, un uomo solo, per quanto santo e intelligente, non può più governare una Chiesa di oltre un miliardo di fedeli senza l'aiuto di un organismo autorevole che, nel pieno esercizio della collegialità episcopale, lo sostenga. Non si tratta di mettere in discussione il primato del Pontefice, ma, come già scrisse Giovanni Paolo II, di rivedere il modo di esercitare il ministero petrino. Anche se tutti sono stati positivamente sorpresi dalla scelta fatta dal Conclave, vi è stato chi ha voluto alimentare la polemica circa un presunto coinvolgimento di P. Bergoglio all'epoca della dittatura argentina. Si tratta di una vecchia accusa ormai definitivamente smontata! P. Bergoglio non voleva che alcuni gesuiti s'impegnassero attivamente nella lotta al regime di Videla. Di conseguenza, due di loro lasciarono l'Ordine, ma appena dimessi vennero fermati dalla polizia politica. Il Padre provinciale fu accusato di aver egli stesso suggerito quell'arresto. Un'accusa e una calunnia infamante. Al contrario, è stato ormai storicamente documentato che Bergoglio si recò personalmente da Videla per chiedere il rilascio e il passaporto per i due ex gesuiti. Continua a pag. 19 Messaggio dell'Arcivescovo Scola per la giornata parrocchiale di AC I cristiani sono presenti nella storia come l’anima del mondo, sentono la responsabilità di proporre la vita buona del Vangelo in tutti gli ambiti dell’umana esistenza. Non pretendono una egemonia e non possono sottrarsi al dovere della testimonianza” (Alla scoperta del Dio vicino, p. 50). Oggi, nella ricorrenza della giornata parrocchiale dell’Azione Cattolica, invito tutte le parrocchie a considerare che la responsabilità della testimonianza ecclesiale, che riguarda tutti i battezzati, non può fare a meno del contributo specifico dell’Azione Cattolica. Pertanto chiedo a tutti coloro che hanno a cuore la loro parrocchia nell’orizzonte più reale e concreto del- la Chiesa diocesana di confrontarsi con la proposta dell’Azione Cattolica e di sentirsi chiamati ad aderire con semplicità e disponibilità perché la forma dell’associazione è di grande aiuto per intensificare la propria vita spirituale, approfondire la comunione ecclesiale, approfondire la formazione. Per motivare questa mia proposta e questo cordiale invito richiamo alcuni tratti tipici di questa storica Associazione che mi hanno motivato a indicarla come prezioso riferimento per una formazione di base dei laici delle nostre comunità. Continua a pag. 5 La responsabilità politica resta di tutti i cittadini Nell’ultimo numero di In Dialogo Unitario avevamo indicato l’impegno del voto come ineludibile responsabilità dei laici cristiani. Nel proseguire ora, ad elezioni avvenute, la riflessione su uno stile e alcune priorità da vivere in questo complesso contesto politico-sociale, precisiamo in anticipo che il ruolo dell’Azione Cattolica resta nel campo di una valutazione ecclesiale e culturale, che non entra nelle formule di governo, ma ne auspica la costituzione e l’esistenza per il “bene comune” del Paese. Il dato elettorale ha messo in evidenza che la metà degli elettori ha dichiarato la propria estraneità o opposizione al sistema politico–partitico vigente: il 25% non ha votato, il 25% ha scelto il Movimento 5 Stelle. La situazione si mostra molto critica e, a seconda delle scelte personali e di partito, può evolvere in direzioni molto diverse. Se da un lato sollecitiamo chi ora - grazie al voto - è investito del potere politico a vivere con profondo senso dello Stato e in nome del bene comune il proprio mandato dentro uno scenario che si definisce passo dopo passo, dall’altro continuiamo a sostenere che la responsabilità politica rimane in capo a tutti i cittadini, che votando non hanno firmato una delega in bianco. Continua a pag. 5 2 Aprile 2013 CHE COS'è L'AC Valentina Soncini, Presidente Diocesana, racconta lo "stile" di AC Un'esperienza per vivere insieme la fede L ’Azione Cattolica nacque da giovani che decisero di vivere insieme la fede. Non è un’idea, ma un’esperienza da praticare. Fani e Acquaderni iniziarono a vivere a partire dal 1868 secondo lo stile di Azione Cattolica. Dopo di loro centinaia di migliaia di giovani e ragazze, uomini e donne hanno accolto l’invito a vivere così, ritrovando in questo stile il proprio modo di interpretare con vivacità e freschezza la vita battesimale. Oggi questa esperienza è ancora vissuta da moltissimi laici che in ogni diocesi partecipano attivamente alla vita della Chiesa, anche nella nostra ambrosiana, come le tante esperienze raccontate in questo numero di In Dialogo. Dal primato dell’esperienza di fede comprendiamo che prima di provare a dire cosa fa o cosa è l’AC è importante coglierla come uno stile con il quale fare le cose di tutti. Lo stile è un modo con il quale abitare il mondo, è un portamento, un tratto, non una cosa. Guardando da questo angolo di osservazione l’AC, si potrà comprendere l’originalità di una associazione che fa a modo proprio le cose di tutti. Al cuore di questo stile c’è una fede vissuta con forte senso ecclesiale, un senso che pone in stretta relazione con la Chiesa diocesana raccolta attorno al suo vescovo con il desiderio di concorrere a realizzare con lui il fine apostolico generale della Chiesa. Proprio per questo particolare carisma il laico di Ac sente come propria la Chiesa locale, la abita, la serve, la anima senza fare preferenza di vescovo o di parroco, anzi scegliendo di vivere in ogni caso verso il proprio vescovo una leale disponibilità intelligente, umile, attenta insieme alla città dell’uomo e alla città di Dio. Questa doppia cittadinanza vissuta senza sconti o riduzioni concorre a edificare una Chiesa mai avulsa dalla quotidianità, mai appiattita nel concreto, ma una Chiesa radicata in Dio per il mondo. Come alimentare questo stile? Non ci sono formule, ci sono cammini. In particolare è la vita associativa in quanto tale a plasmare questo stile. Essa si muove alla luce di un progetto, al cui centro sta il Vangelo, fa incontrare persone, aiuta a discernere sulla realtà, invia ad annunciare la buona notizia e a servire secondo il bisogno in stretta relazione con la propria Chiesa locale (diocesana e parrocchiale), senza avere progetti propri da anteporre. Il fare tutto ciò dentro il legame associativo genera uno stile di comunione fraterno e insieme inclusivo, uno stile che una somma di persone senza legame non esprime. Questa normale apertura alla vita della Chiesa locale si riassume in una cifra spirituale : la “diocesanità”. Quali i passi di questo cammino associativo? Eccone alcuni imprescindibili: Una cura della vita spirituale personale e comunitaria costante nel tempo, particolarmente adeguata alla condizione di vita da laici; Una partecipazione alla vita associativa nei suoi aspetti fraterni, formativi, culturali, caritativi, vivendo i quali se ne assimila lo stile di corresponsabilità; Un impegno a testimoniare nella quotidianità la relazione da perseguire sempre tra fede e vita; Un’adesione effettiva all’associazione che introduce stabilmente a tutti gli elementi di questa esperienza. Aderire significa dare forma pubblica alla propria scelta, assumerne diritti e doveri come la partecipazione democratica e l’assunzione di responsabilità. Questi diversi tratti sono da cogliere insieme, solo così l’Ac mantiene una sua originalità, non si pone come scuola teologica pur offrendo una formazione di qualità, non è un luogo di pura operatività pur se è “azione”, non è solo una formazione astratta pur se invita a fare discernimento sul tempo presente prima di agire. In questo insieme dinamico si fa pratica di continuo rimando dalla vita alla fede personale ed ecclesiale. Questa tipicità formativa è il valore aggiunto dell’Ac che ancora oggi può essere offerto a tanti uomini e donne che ricercano cammini di formazione spirituali ed esperienziali, rigorosi e insieme fraterni, scelti dal singolo, ma sempre aperti a tutti, molto attento ad ogni persona e capace di far vivere una partecipazione propositiva alla vita della propria comunità. Valentina Soncini, Presidente Diocesana L'AC risponde all'invito del vescovo, in preparazione alla giornata parrocchiale del 28 aprile Luogo di formazione dei laici L ’Arcivescovo ha chiesto all’Ac di porre la propria vita associativa a servizio della formazione di base dei laici, soprattutto degli operatori pastorali. Da questa richiesta è nato il progetto di cui presentiamo alcuni tratti qualificanti. Il punto centrale del progetto è il seguente: la vita associativa è luogo di formazione dei laici, con le sue esperienze, con la sua educazione spirituale ed ecclesiale all’insegna della diocesanità, con il suo stile di presenza e di servizio secondo lo stile della corresponsabilità. Il progetto elaborato dal Consiglio diocesano di Ac ha due obiettivi: qualificare sempre più i gruppi già esistenti per renderli adeguati all’esigenza di una formazione di qualità; attivare nuovi gruppi per essere presenti laddove la domanda di formazione sia viva, ma dove non ci sia già un gruppo di Ac. Modalità, tempi e mezzi per poter svolgere questa riqualificazione e que- sto rilancio sono già definiti e sono stati comunicati ai responsabili. È in atto infatti la “Campagna di Primavera” che intende sollecitare tutte le associazioni già esistenti ad aprirsi a nuovi laici, ai quali offrire iniziative vivaci, di qualità, locali e diocesane. All’interno di questa campagna ci rivolgiamo anche a realtà in cui l’Ac non è presente, ma dove ci sono sacerdoti, religiosi/e e laici che potenzialmente interessati a capire di più l’Azione Cattolica oggi, con le sue potenzialità f o r m a t i v e. A costoro offriamo un modulo “AC 2.0”, cioè un percorso di introduzione che permetta di cogliere i contenuti collegati allo stile di Ac, che è il valore aggiunto rispetto a contenuti di una formazione alla fede ordinaria. La dinamica associativa abilita alla corresponsabilità e a una sintesi sempre più profonda tra fede e vita. Sia per chi già appartiene a una associazione, sia per chi desidera incontrare l’AC sono indicati dal progetto questi momenti fraterni, spirituali e diocesani: la giornata parrocchiale di Ac del 28 aprile con diverso materiale prodotto ad hoc per presentarsi in parrocchia; la camminata del sì con l’Arcivescovo; la partecipazione estiva a iniziative residenziali, in particolare due appuntamenti estivi per persone interessate ad avviare i primi passi di Ac nel territorio e per formarsi all’esercizio della responsabilità: dal 28 al 30 giugno all’Eremo san Salvatore e dal 31 luglio al 3 agosto a Santa Caterina. Valentina Soncini, Presidente Diocesana Aprile 2013 CHE COS'è L'AC 3 Mario Picozzi, Ottavio Pirovano e Rosangela Carù ci raccontano la loro esperienza La comunità credente capace di ridare speranza agli uomini "I n AC ho imparato ad amare la Chiesa e a servirla con dedizione, lavorando e collaborando con il parroco. E se questo cambia, il servizio alla Chiesa locale non viene meno. Negli anni, tante sono state le persone che mi hanno testimoniato la bellezza di appartenere all’AC: dai nostri Presidenti e Assistenti, alle persone della mia associazione parrocchiale o decanale, ai numerosi santi usciti dall’AC.” Così ci racconta Rosangela Carù, mediatrice famigliare di professione e autrice di diversi libri di tematica educativa, ed oggi responsabile del decanato di Gallarate. “Uno dei ricordi più vivi è il raduno a Loreto con Giovanni Paolo II, nel settembre 2004, un’esperienza profonda di fede, di Chiesa, di fraternità. E’ stata mia mamma, che è tutt’ora iscritta all’AC a trasmettermi ScattACi, il concorso di primavera! Nel rilanciare la formazione come occasione per tutti i laici, anche per quelli che ancora non sono di AC, ci accorgiamo che c’è un ‘segno particolare’ dell’esperienza associativa che non può passare inosservato e che vorremmo valorizzare nel proporlo ad altri: la condivisione. Luogo di condivisione per eccellenza nella formazione che viviamo in AC sono i diversi gruppi, quelli parrocchiali o decanali, quelli familiari così come i laboratori di settore, quelli specifici per fasce d’età come quelli che ogni tanto riuniscono persone di età differente, sempre però per ritrovarsi con lo stile della condivisione di un cammino che ci sta a cuore. Con questa consapevolezza vi invitiamo quindi a partecipare al concorso “ScattACi” con il desiderio di ricevere da voi in fotografia l’immagine dell’AC che condivide, anche per poterlo mostrare all’intera nostra Chiesa diocesana che sarà presente a Mesero nella figura del nostro Arcivescovo. Partecipare è semplice: scatta una foto a tema "il gruppo di Ac", inviala con un titolo a [email protected] entro il 30 aprile, partecipa alla Camminata del Sì a Mesero scopri se hai vinto, sarai premiato con una macchina fotografica. Verrà premiata la fotografia più originale, partecipata e ricca di vita associativa. Libera la tua fantasia! questo tesoro, che a mia volta ho trasmesso alle mie figlie Miriam e Federica.” Si tratta quindi di volere bene alla Chiesa, come se fosse la propria famiglia. E in essa sentirsi non spettatori ma protagonisti: è possibile, anzi, oggi è essenziale per le nostre comunità, ma anche per l’intera comunità civile. “Credo ci si debba porre il problema del ruolo della comunità credente nella realtà attuale. In un momento come questo occorre ridare speranza, fondata sulla fedeltà al proprio impegno, alla propria comunità credente e civile, e sulla fiducia nelle capacità delle persone. È questo il momento della creatività, del coraggio, della libertà, anche di sbagliare.” Ci spiega Mario Picozzi, medico e professore universitario a Varese e specializzato in bioetica. Mario ha conosciuto l’Azione Cattolica in parrocchia da adolescente ed è anche stato vicepresidente diocesano. “Il segno più grande che l’AC ha lasciato nella mia vita è il primato della coscienza, ovvero la capacità di fare sintesi tra ciò che rimane e ciò che muta, tra contingente e universale, tra ciò che è dato e ciò che è da farsi, dentro una storia che tu attraversi così come essa è responsabilmente, non mettendoti da parte, isolandoti in una cerchia, sapendo da uomo libero educare uomini liberi.” E anche Ottavio Pirovano, il coordinatore della cooperativa Aquila e Priscilla, che riunisce in diocesi i responsabili laici di oratorio ci spiega: “E’ essenziale vivere la fede non a livello individuale ed a propria misura. In questo senso l’esperienza di Azione Cattolica mi ha fatto capire il valore aggiunto di far parte di una esperienza che va al di là della propria parrocchia, ed apre a percorsi formativi ancorati ad una scelta ecclesiale, diocesana e nazionale.” Ottavio è sposato con Rita e ha quattro figli. Ha lavorato 12 anni in oratorio, dal 1996 al 2008 e dal 2004 è appunto vicepresidente di Aquila e Priscilla. Da due anni sua moglie Rita guida il neonato gruppo ACR, composto di 20 bambini dalla II alla V elementare, che già hanno partecipato a vari incontri diocesani e zonali, ed hanno un appuntamento mensile. “Sia io che mia moglie siamo soci di AC, mia moglie ha fatto per 10 anni la responsabile della zona VI per la fascia adolescenti ed entrambi abbiamo conosciuto l'AC con l'esperienza estiva a S. Caterina”. (M.I.) Tra caffè e banchetti, le iniziative per prepararsi al 28 aprile Prepariamo la festa! L ’Azione Cattolica: se non ci fosse bisognerebbe inventarla. Ce lo dicono le vicende di tante parrocchie e quelle della Chiesa diocesana, la storia delle nostre città e quella del nostro Paese, quella nostra personale e la ricchezza di santità diffusa che tanti cammini di condivisione hanno saputo moltiplicare. E’ con questa certezza che inizia la primavera dell’AC. Si riparte dal contesto che ci è più vicino. Arriva infatti la Giornata Parrocchiale, ufficialmente fissata per il 28 aprile, il tempo che la Chiesa diocesana si dà per celebrare la presenza dell’Azione Cattolica. Quest’anno siamo particolarmente motivati dalle recenti parole del nostro Arcivescovo, riconoscimento e incoraggiamento a vivere la formazione in AC come una ricchezza per tutti i laici. Diverse sono le iniziative che anche i gruppi di AC possono mettere in campo per meglio comprendere la ricchezza di un’esperienza associativa ben vissuta anche per la nostra Chiesa locale. La preparazione della giornata parrocchiale si può avvalere di molti strumenti anche concreti preparati in diocesi ma viene come sempre cucinata con gli ingredienti che ogni associazione locale preferisce darsi: si va dai momenti di preghiera che partono dall’Eucaristia ai banchetti per parlare con chi esce da Messa, anche per darsi appuntamento a vivere l’AC in prossime occasioni di incontro; dall’iniziativa del “caffè dell’AC” ad occasioni di incontro più strutturate a carattere formativo in cui si sperimenti cosa vuol dire fare Azione cattolica. Ciò da cui però vogliamo partire è che vivere la giornata parrocchiale si può! Ce lo testimoniano gli amici che nel tempo l’hanno sperimentato sul campo, come la parrocchia Gesù Divin Lavoratore, dove un anno fa ci scrivevano: “Era la prima volta che or- ganizzavamo un’iniziativa così ampia che si voleva fosse il segno di una più marcata visibilità dell'Azione Cattolica di quanto è stato finora … L’entusiasmo che ci ha contagiati, ci spingerà a ripetere in altri momenti ‘caldi’ che ci saranno, questa bella esperienza”. Così anche molte altre sono le esperienze di belle iniziative locali che ogni anno fioriscono nelle nostre parrocchie, alcune delle quali raccolte sul nostro sito (continuate a mandare foto e racconti a [email protected]). Sarà l’occasione per dire che l’AC c’è e si vede, nella vitalità locale, semplice ma pronta ad accogliere chi desidera condividere un cammino di fede, e nelle proposte diocesane. Non tiriamoci indietro quindi nel comunicare anche a chi non la conosce la bellezza dell’Azione Cattolica! Marco Franzetti, Commissione Promozione dicembre Aprile 2012 2013 4 CHE COS'è L'AC La storia dell'AC nella comunità pastorale Santi Apostoli, dalla nascita a oggi Un fiore nel centro di Milano "A nche nel deserto nascono i fiori". Questa immagine suggestiva di Saint-Exupèry citata nel “Piccolo principe” la troviamo nel centro di Milano dove, nell’arco di pochi anni, dal nulla è fiorita l’Azione Cattolica in una nuova realtà pastorale. Prima della comunità pastorale Santi Apostoli la realtà era composta da tre parrocchie: S. Maria al Paradiso, S. Nazaro Maggiore e Sant’Eufemia. Nell’autunno del 2008 si è costituita la comunità pastorale. La conseguente unione delle tre parrocchie ha permesso che i singoli soci si trovassero in una situazione favorevole e incentivante al fine di intraprendere un nuovo cammino associativo e comunitario. "Non più tre realtà separate – dice Laura Fabiano, presidente dell’AC della comunità pastorale – ma si è cercato di unificare varie attività. Data la comune presenza di soci dell’AC si decise di intraprendere un percorso di conoscenza e formazione. Questa è stata la fase nativa, le radici dell’Associazione". Un aiuto prezioso e determinante è stato portato da don Claudio Nora, con alle spalle una lunga esperienza come assistente dei ragazzi di AC a livello nazionale e ambrosiano. Sotto il suo stimolo nell’arco di pochi anni è nata l’associazione per adulti e ragazzi. I primi incontri iniziano nel 2009 con uno specifico programma formativo che non seguiva gli schemi dell’AC, bensì "un itinerario - racconta Laura - alla riscoperta del laico cristiano, della sua identità e ruolo nella Chiesa". Nel 2010, anno in cui tutte le realtà associative dell’AC vengono rinnovate, si costituisce ufficialmente l’Associazione dell’AC nominando i rispettivi responsabili. Gli adulti Maria Pia Bana è la responsabile del primo gruppo di tredici adulti dell’AC. Solo in una fase successiva partirà il cammino associativo dei ragazzi. All’interno della parrocchia gli adulti sono coinvolti in tantissime attività di servizio. Con la costituzione di una comunità pastorale gli impegni si sono vertiginosamente moltiplicati. Gli ambiti dove i soci hanno incomin- Come nasce un gruppo di AC La vita di una parrocchia è intergenerazionale e quindi spesso deve far fronte a ricerche e desideri variegati, differenti, sempre e comunque esigenti. L’Azione Cattolica accompagna la Chiesa locale e diocesana concentrandosi sulle esigenze delle singole fasce d’età, ma soprattutto, in questo periodo sociale molto frammentato, creando spazi per lo studio e l’analisi dei diversi ambienti di vita che si possono incontrare: scuola, università, lavoro, famiglia, tempo libero, ecc… Nella mia esperienza di vice presidente, è stato molto interessante poter aiutare tante persone, soprattutto giovani, in ricerca di un’opportunità che avesse alla base questi elementi: l’aspetto comunitario e di condivisione, la profondità spirituale, l’aderenza con l’esperienza quotidiana di ciascuno e la continuità con l’esperienza di Chiesa locale, la partecipazione alla vita del gruppo. L’associazione è stata pronta a rispondere a queste esigenze, in un momento in cui spesso i punti fermi della vita parrocchiale erano meno stabili del passato. Cosa è successo? Abbiamo incontrato i giovani, loro ci hanno raccontato la situazione, i loro bisogni, ci siamo confrontati con il sacerdote o l’adulto che li accompagnava e poi siamo partiti. A volte i gruppi partivano anche solo da 2 persone…e poi.. L’entusiasmo del poter scegliere come creare i propri incontri supportati da un’esperienza diocesana e da una guida nazionale è stato il primo punto di forza. La semplicità è stata il secondo punto, incontri contenenti momenti di preghiera preparati da loro stessi, testi da seguire, esperienze da confrontare senza troppi vincoli, affidandosi alla loro creatività…. E poi? La voglia di potersi raccontare affrontando tematiche scottanti della contemporaneità è stata la sfida non sempre facile da accontentare. Tuttavia la multimedialità, il confronto con esperti, lo studio del magistero, sono stati elementi che hanno aiutato lo sviluppo del cammino. Un aspetto cruciale e sorprendente è stata la fedeltà agli incontri, perché scelti e sentiti particolarmente. Come fare? Avere il desiderio di affrontare la propria fede con un’ottica laica adulta, quindi sentirsi responsabili di se stessi come credenti e dei più piccoli; Contattare il responsabile dell’associazione più vicino a noi, cercandolo sul sito azionecattolicamilano.it Coinvolgere le persone interessate a mettersi in gioco per diventare esperti del proprio credo e testimoni di fede nella vita di tutti i giorni; Fare poco ma bene!! Ci vuole semplicità, elasticità e creatività. Incontri amichevoli, pieni di elementi di condivisione, di momenti conviviali. Incontri basati sulla preghiera curata nei particolari. Volare alto con la fantasia per quanto riguarda tutti gli aspetti dell’organizzazione: dal luogo, al tempo, alla modalità di coinvolgimento. Un consiglio da parte mia? Tenere sempre alto il consiglio di Madeleine Delbrel: "Corriamo contagiosi di gioia!" Luana Dalla Mora ciato ad operare erano parecchi: catechesi, animazione liturgica, coro e carità. Soprattutto si è sviluppata l’attività formativa. "La formazione – precisa Laura – è l’anima di tutto, dati i tempi non sarebbe male avere una formazione permanente". La formazione si è avvalsa del sussidio nazionale. Nell’arco del 2012 il programma ha previsto incontri con la presenza di relatori esterni, soci dell’AC, e il confronto con la Parola di Dio su svariate problematiche. Nel 2013 il programma prevede la presenza di relatori esterni che aiuteranno l’Associazione ad inquadrare le varie tematiche. I ragazzi "L’Associazione dei ragazzi – dice Giuliana Corradini, responsabile dell’Acr – è nata dal nulla. L’oratorio era privo della loro presenza associativa". Il primo passo del cammino è iniziato coinvolgendo i genitori, anche loro privi di conoscenze sulla realtà associativa dell’AC. Per Giuliana "un lavoro complesso che, nel tempo, ha fruttificato. Mentre si dialogava con le famiglie, insieme alla giovanissima Giulia abbiamo iniziato ad organizzare il gruppo dei giovani ragazzi grazie anche all’aiuto di don Claudio". Dai sei ragazzi del primo anno il gruppo oggi è raddoppiato insieme all’entusiasmo che fa lievitare l’intera esperienza. A maggio è in programma un gemellaggio richiesto a gran voce dagli stessi ragazzi. Oltre al momento formativo, ogni tre settimane alla domenica mattina è previsto l’incontro tra i ragazzi. L’entusiasmo è tale che in molte occasioni sono i ragazzi stessi che chiedono di organizzare incontri con maggior frequenza. Grazie a loro si sono avvicinati alcuni genitori. Nell’Associazione sono presenti anche due giovani dell’AC aggregati al gruppo giovani di Milano che si ritrovano nella parrocchia di Sant’Eufemia. "Un gruppo – dice Laura - che sta crescendo". Si sono svolti cammini formativi con momenti di preghiera sullo stile di Taizè sino a tarda notte, a volte dormendo nei sacchi a pelo e pranzando nei locali parrocchiali di Sant’Eufemia grazie all’aiuto dei genitori che volontariamente cucinavano. La formazione del gruppo di Acr è propedeutico alla nascita successiva per giovani e adulti. "Ci sono anche adolescenti – conclude Laura - grazie alla genialità del nostro Assistente nonché parroco che li ha mandati in vacanza a Santa Caterina Valfurva per la settimana formativa da dove sono tornati gasatissimi". Silvio Mengotto novembre Aprile 2012 2013 CHE COS'è L'AC 5 Quest'anno sette nuovi gruppi ACS nelle scuole: l'esperienza di Lecco L "Sui banchi di scuola da veri protagonisti" e linee guida approvate dall'assemblea diocesana il 13 febbraio 2011 hanno consegnato all'associazione una direzione ben precisa: recuperare la cura e l'attenzione del territorio. Dove, con la parola territorio, si indicano non soltanto le zone pastorali, i decanati e le parrocchie ma anche gli ambienti di vita: la scuola, il lavoro, la famiglia. Possiamo quindi tradurre la parola territorio con la parola quotidianità: un'attenzione verso le persone nei luoghi in cui passano la maggior parte della propria giornata, una cura non dello straordinario vissuto come momento estemporaneo, ma dell'ordinario come momento da vivere in pienezza. In linea con le richieste dell'associazione si è trovata l'Azione Cattolica Studenti, l'articolazione del settore giovani che da 35 anni si interessa di scuola portando avanti progetti rivolti a studenti delle scuole superiori di secondo grado della diocesi. Obiettivo dei progetti è quello di portare i ragazzi a maturare una capacità critica nei confronti di quello che vivono, ad aprirsi alla discussione e al dialogo con i propri compagni di classe, a diventare uomini e donne pensosi, capaci di pensare con la propria testa e di conseguenza capaci di affrontare con discernimento le scelte che la vita riserverà loro. Con i progetti proposti, che riguardano temi di attualità non sempre inseriti nei programmi scolastici e per questo non affrontati da tutti, ci si propone di aiutare i ragazzi a percepire la scuola come momento di crescita non scollegato dal contesto in cui è inserita. Trovano quindi spazio progetti sull'economia, sulla giustizia, sulla migrazione e sul volontariato, argomenti che troviamo quotidianamente sui giornali ma per i quali non sempre si trova il tempo di discuterne insieme, di approfondirne le dinamiche e di capirne le cause. Questo tentativo è percepito dai ragazzi che vedono il gruppo dell'acs come 'un'opportunità per affrontare tematiche attuali e conoscere di più le problematiche del proprio territorio. "Il gruppo è composto da ragazzi diversi per età, scuole e paesi di provenienza, ma accomunati tutti dall'interesse di scoprire nuove realtà e affrontare criticamente diverse problematiche del posto in cui si vive. Inoltre l'esperienza del gruppo è un modo per conoscere altri ragazzi della propria zona che frequentano scuole diverse e con cui è bello creare un confronto costruttivo". È con queste parole che Gianna descrive il gruppo ACS di Lecco, di cui fa parte. Un'altra peculiarità dei percorsi proposti è la corresponsabilità dei partecipanti: gli incontri prevedono una notevole interazione con i ragazzi che sono chiamati a portare il loro contributo- Concentrandoci sul gruppo di Lecco per capire in che modo i ragazzi sono partecipi in prima persona dell'iniziativa riportiamo le parole di Gianna che descrivendo il percorso appena concluso lo sintetizza così: “Il percorso è stato costruito in maniera curiosa sul tema della crisi economica. Nel primo incontro siamo partiti da un brainstorming: da quello che è uscito ci siamo accorti di essere poco informati sull'argomento. Con l'aiuto dei responsabili, di Stefano Sacco (professore che affianca i responsabili nella cura del gruppo) e di interventi di alcuni esperti, attraverso alcuni giochi simulatori e altre attivi- tà siamo riusciti ad avere una visione un po' più chiara del funzionamento dell'economia e della situazione finanziaria che stiamo vivendo. A questo punto è toccato a noi metterci all'opera, siamo andati alla Caritas della città per capire come ha influito la crisi sulla città di Lecco, in seguito ognuno di noi ha raccolto nel proprio territorio alcune testimonianze andando di persona a intervistare persone, enti o attività interessati dalla crisi, interviste che sono state condivise nel gruppo nell'incontro successivo. Infine il percorso è terminato con la visione del film - "Margin Call" - che ci ha aiutato a capire come è nata la crisi a livello mondiale.” In diocesi sono sette i gruppi che sono stati portati avanti quest'anno, alcuni con successo, altri con alcune difficoltà, alcuni con la partecipazione di classi intere di studenti, altri con piccoli gruppetti; volendo però trovare un denominatore comune tra questi gruppi la cosa bella che si è riscontrata negli incontri che sono stati costruiti è la disponibilità a mettersi in gioco, da parte degli studenti che trovano la voglia di fermarsi in orario extrascolastico, da parte dei professori e dei responsabili che mettono a disposizione il proprio tempo per portare avanti questi percorsi di crescita reciproca. Per ulteriori informazioni contattaci all'indirizzo mail [email protected] Giovanni Battista Silva Segretario diocesano ACS Continua dalla prima Un primo elemento è legato alla educazione integrale della persona. La grande tradizione dell’AC mostra di essere capace di farsi carico di questo compito, partendo dalla primissima infanzia fino a all’età anziana. L’impegno educativo dell’Azione Cattolica, realmente si estende lungo tutto l’arco dell’esistenza e riguarda ogni aspetto della vita della persona. Un secondo elemento è un peculiare carisma dell’AC, in nome del quale questa Associazione fa propria la preoccupazione fondamentale di chi guida la Chiesa, cioè, di Pietro e dei suoi successori, degli Apostoli e dei loro successori. Tutta l’azione formativa dell’Azione Cattolica nasce, cresce e indirizza alla comunione nella Chiesa, attraverso un imprescindibile riferimento al Vescovo e al suo magistero. Un terzo elemento, veramente centrale, è che la formazione è proposta attraverso la condivisione di una esperienza associativa, che “non solo arricchisce le singole persone, ma consente di elaborare una cultura associativa: atteggiamenti comuni di fronte alla realtà, sensibilità condivise, accenti che ritornano con insistenza nei pensieri e nello stile delle persone di AC” (Progetto formativo di AC, n. 6). Con queste sue peculiarità l’AC ha già svolto un prezioso servizio nella storia della nostra Chiesa diocesana ed è mia convinzione che debba e possa continuare ancora più intensamente la sua azione di servizio alla formazione di laici in un’ottica comunionale e missionaria. Auspico pertanto che si guardi all’AC con simpatia, che la si promuova in tutte le comunità nelle sue diverse articolazioni: ACR, giovani, adulti; che la si riconosca come una risorsa opportuna per l’oggi della nostra vita di Chiesa. La proposta che rivolgo non potrà essere incisiva se i soci dell’Azione Cattolica non saranno i primi a offrire testimonianza persuasiva e a intraprendere iniziative coraggiose per favorire la conoscenza dell’Azione Cattolica, discutere le obiezioni, contagiare molti con la loro gioia e presenza costruttiva. La proposta che rivolgo dovrà trovare il sostegno di tutti i preti, che vivono il loro servizio alla Chiesa diocesana in comunione con il Vescovo e in una prospettiva che supera la tentazione del protagonismo personale che lega a sé e la tentazione del localismo riduttivo che limita gli orizzonti dell’esercizio della responsabilità dei laici. Milano, 25 marzo 2013, Solennità dell’Annunciazione. Angelo Card. Scola, Arcivescovo di Milano 6 Aprile 2013 CHE COS'è L'AC In 40 decanati della diocesi, itinerario di lectio divina per vivere la fede a partire dalla Parola di Dio Il Concilio Vaticano II, bussola per vivere la fede O gni cristiano si sforza ogni giorno di vivere “nella fede” ma, cosciente delle difficoltà che questo comporta nella vita degli uomini e donne del nostro tempo, Papa Benedetto XVI ci ha invitato a “Vivere un anno della fede” affinché, da ora in poi, possa essere un po' meno difficile. L'Associazione si è messa da subito in ascolto delle indicazioni del Papa che invitava a tenere il Concilio Vaticano quale bussola per vivere la fede oggi e l'anno associativo è stato aperto da una intensa celebrazione liturgica durante la quale abbiamo ricreato il clima di cinquanta anni fa all'apertura del Concilio Vaticano II. Lo abbiamo fatto in comunione con l'AC nazionale che ha contemporaneamente radunato in p.zza S. Pietro migliaia di persone che, come allora con Giovanni XXIII, hanno pregato con il Santo Padre alla luce di infinite fiammelle. La celebrazione a Milano in sant' Ambrogio guidata dal vicario generale mons Delpini, ha accompagnato l'apertura del Sinodo dei vescovi sul tema della nuova evangelizzazione al quale partecipava il nostro arcivescovo cardinale Angelo Scola. Possia- mo dire che non è stata una semplice celebrazione commemorativa, in quanto a partire da quello sono stati promossi molti incontri e momenti di confronto a servizio di una più capillare conoscenza dei contenuti e dei cambiamenti promossi da quell'assise. Dalla stessa veglia ha preso il via il pellegrinaggio dei giovani di AC sulle orme dei papi del Concilio, con tappe a Sotto il Monte e a Concesio. In particolare ricordiamo il lavoro dei ragazzi/e di Acr e dei loro eccezionali educatori: hanno realizzato una “Mostra del Concilio”, unica nel suo genere, capace di parlare a persone di ogni età, che ha rapidamente conquistato quanti hanno avuto modo di visitarla. Con questo loro lavoro i piccoli ci insegnano che se abbiamo una “bussola” dobbiamo usarla per trovare la strada e la direzione verso cui muoverci! Non dimentichiamo poi che il testo dell'Itinerario formativo degli adulti usato quest'anno contiene, per ogni tappa, dei riferimenti significativi ai testi conciliari e che, nelle giornate di spiritualità del tempo di Avvento (cui hanno complessivamente partecipato oltre 500 persone) sono stati invitati dei “testimoni” che hanno evocato il clima, il contesto e le attese che hanno preceduto e poi seguito quel momento. A questo proposito rivolgiamo un caloroso grazie per il loro contributo a Clara Biaggio e Antonietta Cargnel! Il tema della fede è anche filo conduttore dell'itinerario di Lectio Divina che in oltre 40 decanati della diocesi viene proposto dai nostri gruppi a ogni fedele laico che sia interessato ad approfondire l'ascolto della Parola di Dio. Proprio l'impegno e lo sforzo della prima comunità cristiana di annunciare con gioia la fede sono stati messi al centro di questo percorso che attraverso la lettura dei capitoli 2 e 4 degli Atti racconta la vita di fede della comunità di Gerusalemme, luogo della presenza del Signore che salva. Ciò rappresenta oggi per la nostra Chiesa un monito e un esempio ancora attuale e da seguire. Altri momenti dedicati a “età particolari” della vita (fidanzati – adultigiovani – anziani, famiglie) hanno offerto la possibilità di riflettere secondo quanto indicato dal Papa e pensiamo che questo sia lo stile con cui dobbiamo raccogliere l'invito del Cardinale Scola affinchè “l'associazione sia rilanciata e meglio conosciuta: far bene l'Ac fa bene alla Chiesa!” Gianluigi Pizzi, Vicepresidente diocesano Rosangela Carù, responsabile del Decanato di Gallarate (VA), ci racconta la sua esperienza Una presenza viva per il Decanato I l decanato di Gallarate è molto vasto ed è il più grande della zona di Varese. E’ formato da 36 parrocchie con 6 comunità pastorali e nella zona di Varese è un decanato con una forte presenza di gruppi associativi di Azione Cattolica. Ne parliamo con Rosangela Carù, responsabile di decanato. Che cosa significa in concreto AC nel decanato di Gallarate? Annualmente i soci vivono un cammino di lectio divina, nel santuario di Madonna in Campagna guidato dal prevosto della città, prima mons. Carnevali, oggi mons. Valagussa. In Avvento e Quaresima il cammino è rafforzato da un ritiro spirituale ed inoltre ogni associazione parrocchiale vive il suo percorso formativo. A livello decanale abbiamo promosso alcuni incontri di studio e approfondimento sul tema del lavoro in provincia di Varese, sul tema del Concilio, sull’esperienza di volontariato di una nostra giovane socia in Terra Santa. Anche i giovani e i ragazzi si danno da fare: l’ACR ha organizzato la Festa del ciao, ma anche il lavaggio auto, per aiutare le quote di partecipazione a Santa Caterina: è stato un gran successo! Come si vive la “famiglia” in associazione? C’è una cura tra le generazioni anche nella vita associativa? L’AC è una presenza viva in alcune Parrocchie e Comunità pastorali. Non nascondiamo che ci piacerebbe essere in altre ancora, non tanto per moltiplicarci, ma per condividere il dono che abbiamo ricevuto. Anche nel nostro decanato, l’AC è attenta a tutte le età: dai piccoli con l’ACR fino agli anziani: nelle parrocchie è più facile trovare l’ACR e il gruppo adulti, rispetto agli adolescenti e ai giovani: questi si ritrovano raggruppati da più parrocchie insieme, per i loro incontri formativi o iniziative particolari. Nelle parrocchie dove sono presenti tutte le fasce d’età, c’è uno scambio di esperienze reciprocamente arricchenti. Quali sono i segni di una Chiesa accogliente? Come una associazione come l'AC più aiutare la parrocchia in questo? Una Chiesa accogliente è la natura stessa della Chiesa: semplice, aperta a tutti e che si fa prossimo a ciascuno senza differenze. Ma la Chiesa siamo noi, quindi queste belle parole devono trovare forma concreta nel nostro agire quotidiano come cristiani. Per questo è necessario tenere lo sguardo fisso su Gesù, per essere aiutati a vivere come Lui ci vuole, è importante formarci, per imparare a declinare il Vangelo in gesti concreti nella vita di tutti i giorni, attenti ai segni dei tempi e alla crescita delle persone che incontriamo e che ci sono state affidate. La vita spirituale, la cura delle relazioni e lo spirito di comunione sono un po’ il nostro segno distintivo: non sono solo i pastori ad esserne responsabili, anche noi laici ne siamo corresponsabili. Martino Incarbone Sabato 4 maggio convegno: donne riconciliate e riconcilianti? Donne riconciliate e riconcilianti? Non sono parole scontate, soprattutto in un tempo nel quale si parla troppo spesso di “femminicidi”… Sono però atteggiamenti possibili, che, se si realizzano, fanno nascere dentro il tessuto sociale legami belli. A quali condizione possono realizzarsi? Come far fiorire rapporti positivi, riconcilianti? Quali potenzialità chiedono di essere liberate e vissute? Sulla scia di importanti riflessioni formulate in questa direzione dal Card. C. M. Martini, AC Ambrosiana, ACLI Milano-Monza Brianza, CISL, Gruppo Promozione Donna su iniziativa del Centro Femminile Italiano e dell’Unione Mondiale delle Organizzazioni Femminili Cattoliche (UNIMOFC) hanno insieme organizzato un’occasione di confronto sulla donna. Sarà Sabato 4 maggio dalle ore 10 alle ore 13 presso il salone CISL in via Tadino 23, Milano - Tutti sono invitati. Aprile 2013 CHE COS'è L'AC 7 L'esperienza di un sacerdote in una associazione di laici Don Luca Ciotti: al centro di tutto l'accompagnamento spirituale una paternità spirituale. Occorre che noi sacerdoti arriviamo ad essere padri spirituali; abbiamo avuto la fortuna di un grande esempio da seguire nel Card. Martini che ha generato e accompagnato tanti nella fede. Quella dell’essere padri è la grande scommessa del sacerdozio; essere guide sicure sapendo che non si smette mai di essere innanzitutto figli. E’ sempre più necessaria” conclude don Luca “accanto alla figura sacerdotale e allo specifico suo ministero, la presenza costante e fiduciosa di laici preparati che accompagnino magari gruppi parrocchiali e che siano testimoni D on Luca Ciotti è assistente diocesano dell’AC, e si confronta molto spesso con i suoi confratelli quando incontra i gruppi di giovani e giovanissimi sul territorio. Ci racconta la sua esperienza di sacerdote che vive il suo ministero e impegno in una associazione di laici. “A volte la vita del prete è ricca di tante cose da fare ed il rischio è che un sacerdote non riesca ad occuparsi del cammino delle persone, ma il bello dell’essere prete assistente di AC è proprio quello di poter accompagnare i laici che sono presenti alla vita parrocchiale e associativa, chiedendo di essere sempre più partecipi nell’impegno della Chiesa. Questa è Grazia per la loro vita e per quella dei preti. E’ così che essere assistente dell’AC diventa palestra per il ministero sacerdotale, una ricchezza per cui ringraziare anzitutto il Signore, il contributo di uno sguardo veramente libero per essere in comunione. L’esperienza di alcuni assistenti ci dice che negli ultimi dieci anni si è persa un po’ la fiducia nel sacerdote come accompagnatore, questo forse perché i sacerdoti hanno seguito poco i laici o non ci hanno creduto fino in fondo, i laici hanno così perso il contatto con gli accompagnatori che non sempre hanno cercato di rinnovare il modo di proporsi. Oggi le cose stanno migliorando: c’è un’aria nuova che si respira nella quotidianità delle relazioni, c’è da recuperare terreno: è un obiettivo bello e appassionante che può avvenire nella misura in cui l’assistente di AC diventa compagno di viaggio anzitutto per quanto riguarda l’accompagnamento spirituale e questo perché ognuno possa corrispondere al meglio alla propria vocazione.” Certo le difficoltà sono tante in questo momento particolare della nostra Chiesa ma il desiderio profondo del sacerdote resta quello di coltivare relazioni evangeliche, come ci racconta don Luca: “Più che mettere in atto iniziative, ciò che desideriamo è poter accompagnare le persone, questo è chiaro negli assistenti di AC, riuscire a respirare un’aria buona per prendersi cura dell’altro. Camminare da sacerdote con l’AC aiuta a guardare, non solo le persone, ma anche la pastorale con occhi diversi: spesso nella pastorale giovanile, per esempio, si sente ancora parlare del coadiutore e si riduce il tutto a ciò che il sacerdote disponibile può fare, ma chi è il protagonista della cura dei giovani? Seguire i giovani di AC, in questo periodo di comunità pastorali dove si è triturati da tante cose pratiche, ti richiama alla bellezza del servizio sacerdotale come padre e fratello.” Don Luca ci ricorda in particolare l’esperienza di incontro di una trentina di assistenti a livello territoriale diocesano e regionale da cui esce la testimonianza che: “Trovarsi, per poter vivere una fraternità presbiterale nel servizio alla Chiesa e all’AC, è un’occasione bella per comprendere il nostro ministero, mettendoci in ascolto dei laici per costruire insieme la Chiesa. Essere fratello nella fede è il desiderio di camminare accanto a qualcuno. Là, dove laici e preti si prendono cura vicendevolmente gli uni degli altri, si apre la strada di Emmaus: i discepoli camminano vicino al Maestro e rileggono la loro vita nella Sua luce per portare l’annuncio del Vangelo. Se è vero che ci è chiesto di essere quotidianamente fratelli che si sostengono e camminano insieme – continua don Luca – è anche vero che essere fratelli nella fede porta ad dell’essere cristiani dove la regola di vita, che l’AC ha particolarmente a cuore, sia segno concreto anche per i più piccoli. Ci sono giovani che vivono solo nella realtà parrocchiale, questo alla lunga può portarli a chiudersi in dimensioni localistiche; l’esperienza di un’associazione come la nostra ti ricarica le batterie per tornare a spenderti, anche dopo un po’ di formazione, nel servizio alle persone, nella tua comunità.” Chiara Pozzi Mons. Franco Agnesi: dall'AC un invito ad essere esigenti L’esperienza di Azione Cattolica accomuna molti sacerdoti della nostra diocesi, che ne hanno fatto parte da giovani e che magari ne sono stati assistenti negli anni. Anche Mons. Franco Agnesi, vicario episcopale della zona di Varese è cresciuto nell’Azione Cattolica, fino a diventarne assistente diocesano negli anni ’80 e ’90. “Ero iscritto da ragazzo agli Aspiranti,” racconta Mons. Agnesi “e ricordo ancora il ‘delegato’ che spiegava il Vangelo della vite e i tralci. Da adolescente invece il prete dell'oratorio ci mandava agli incontri di Plaga - oggi decanato - e Diocesani. Tra questi incontri ricordo in particolare quando andammo a salutare il delegato Diocesano Aspiranti - Salvatore Frigerio - che entrava in Monastero a Camaldoli, propria la sera della finale di Coppa Intercontinentale Inter - Independiente!” Mons. Agnesi sottolinea anche quanto e come la sua vita sia segnata dalle esperienze vissute in associazione: “Da giovane il bagaglio più importante che ho ricevuto è stato l'invito ad essere esigenti nello stile di vita e nell'apostolato fatto da giovani poco più grandi di me. Da seminarista invece mi ricordo alcune due giorni con i Responsabili ACR e Giovani. Quando sono diventato un giovane prete mi accompagnavano la ricchezza di amore al Signore e alla Chiesa che avevano tanti giovani che seguivo come "assistente" a Saronno e a Gallarate. Poi sono diventato assistente diocesano e lì ho potuto incontrare la testimonianza di donne e uomini credenti, intelligenti, appassionati del Vangelo e dedicati alla Chiesa così come era: ciò comportava la fatica condivisa di comprendere quali scelte compiere in un contesto ecclesiale ricco e complesso e un contesto culturale politico di notevoli cambiamenti. Non sempre è stato facile. Ma ricordo il coraggio e la saggezza dei Presidenti Diocesani e, permettetemi di citarlo, lo stile libero e sciolto di Eugenio Zucchetti.” (M.I.) 8 Aprile 2013 VERSO MESERO Daniele Sala ci racconta i preparativi della Camminata del Sì Il 19 maggio tutti a Mesero con il nostro Vescovo è proprio il caso di dire che il decanato di Magenta sta scaldando i motori per la Camminata del sì 2013. Daniele Sala, 48 anni, impiegato nell’ambito credito, che, ci racconta, ha conosciuto la moglie Gloria nel 1994 proprio in occasione della beatificazione di Gianna Beretta Molla. Daniele ha iniziato a conoscere l’AC nel gruppo giovani del suo oratorio, e questo gli ha permesso di incontrare uomini e donne che hanno vissuto il servizio alla Chiesa ed in particolare modo alla Chiesa ambrosiana e al suo Vescovo. “Quanti ricordi di quegli anni… i sacerdoti incontrati, uomini e donne laici gioiosi di contagiarti con la loro semplice fede, eppure gioiosi, contenti di essere cristiani con la C maiuscola.” Ora è responsabile di Decanato per l’Azione Cattolica e ci racconta che l’anno scorso la Camminata del Sì ha suscita- 19 maggio 2013 Il programma della Camminata del sì ore 14.30: ritrovo dei partacipanti a Mesero nella piazza del Santuario - accoglienza e registrazione ore 15.15: preghiera introduttiva e avvio della Camminata ore 16.30: ingresso in Chiesa a Magenta per l’incontro con l’Arcivescovo Angelo Scola dalle ore 19: festa insieme presso l’Oratorio S.Martino con ristoro. Per contribuire al sostegno dell’organizzazione della giornata è stata organizzata una sottoscrizione a premi: i risultati dell’estrazione saranno resi noti il 19 maggio durante la festa serale. E’ importante segnalare la propria partecipazione iscrivendosi entro il 15 maggio presso la segreteria dell’Azione Cattolica [email protected] to curiosità ed interesse nelle persone: “Quest’anno sarà mia iniziativa scrivere una lettera a tutti i rappresentanti delle parrocchie nel consiglio pastorale decanale” prosegue Daniele, “dove presenterò l’evento con l’invito a non mancare. E’ un modo per sentirci tutti fratelli attorno al proprio Pastore che viene a confermarci nella fede in questo anno particolare che il Santo Padre emerito Benedetto XVI ha indetto come Anno della Fede. La presenza del Card. Angelo Scola non ci spaventa dal punto di vista organizzativo. Qualche anno fa la stessa città di Magenta è stata teatro della Via Crucis di zona con la presenza dell’allora Card. Dionigi Tettamanzi e ben oltre 6000 persone.” Daniele insiste sulla parola collaborazione: “Sia nella scorsa edizione, magari con un po’ di fatica, sia quest’anno con più facilità si è cercato di coinvolgere coloro che non vivono la vita della parrocchia in senso stretto: è stato una gioia coinvolgere l’Ass.ne Bersaglieri piuttosto che la Croce Azzurra, la Banda Vecchia piuttosto che il servizio d’ordine dei papà degli oratori. Quest’anno come dicevo sarà certamente più facile contattare queste persone. Senza dimenticare la preziosa collaborazione che ci è stata offerta dal servizio di Polizia Locale e Carabinieri. Come del resto ci ricordava qualche anno fa il nostro buon Arcivescovo emerito Tettamanzi, fare meno, fare meglio, fare insieme.” Alla domanda su come l’Azione Cattolica abbia un effetto sul suo vissuto quotidiano Daniele è molto chiaro nella risposta: “Qui si aprono due versanti: uno spirituale e l’altro operativo. Quello Spirituale attraverso la preghiera, la liturgia delle ore, la Parola di Dio; il versante operativo è la cosiddetta “testimonianza” in famiglia, sul posto di lavoro, quando si cammina per strada. Vorrei rivolgere a tutti i soci che si preparano per la Camminata del Sì gli auguri di buon tempo Pasquale con una frase di Giuseppe Lazzati: Amate la Chiesa, mi- stero di salvezza del mondo, nella quale prende senso e valore la nostra vocazione che di quel mistero è una singolare manifestazione. Amatela come la vostra Madre, con un amore che è fatto di rispetto e di dedizione, di tenerezza e di operosità. Non vi accada mai di sentirla estranea o di sentirvi a lei estranei; per lei vi sia dolce lavorare e, se necessario, soffrire. Che se in essa doveste a motivo di essa soffrire, ricordatevi che vi è Madre: sappiate per essa piangere e tacere.” Allora buon lavoro a Daniele e a tutto il decanato di Magenta nella preparazione della Camminata! (M.I.) Il gruppo ACR è prezioso per creare legami di amicizia tra bambini Dopo Mesero, a Zara è nato un gruppo ACR A bbiamo intervistato Antonella Carlino, della parrocchia di via Pavoni a Milano, mamma di due bambini di 9 e 13 anni, che ha partecipato alla Camminata di Mesero dello scorso anno, da “esterna” rispetto all'AC, ma invitata da alcuni amici. Come è venuta a conoscenza dell'iniziativa? Con chi ha partecipato, e come si è sentita, da esterna, durante l'iniziativa? Mi hanno proposto di partecipare alcuni miei amici che fanno parte dell'AC nella parrocchia di San Paolo (vicina alla parrocchia di via Pavoni, nel decanato Zara di Milano). Per me è stato facile inserirmi nel clima della giornata, naturalmente anche grazie al fatto che conoscevo già qualche persona. In ogni caso, il clima gioioso e di semplicità che si respirava ha aiutato molto. Insomma, nella giornata per me non c'è stato niente di “difficile”... La Camminata e il tema della famiglia. Pensa che l'iniziativa fosse a misura di famiglia? Ha vissuto l'iniziativa un po' come preparazione all'incontro mondiale delle famiglie di giugno? Ciò che mi ha sorpreso è stato vedere giovani e adulti che camminavano insieme, mentre solitamente nelle nostre parrocchie si fa fatica a proporre qualcosa ai ragazzi dopo la cresima. Si respirava un clima di unione tra le generazioni. Quanto al tema della famiglia, mi è piaciuto che da questa giornata sia passato proprio il valore dello stare insieme, il fatto che l'unione tra i diversi membri della famiglia stia proprio nell'accettarsi l'un l'altro, ciascuno nelle sue condizioni. Per quest'anno, abbiamo proposto di partecipare anche ad altre famiglie del gruppo della nostra parrocchia. Sarebbe bello partecipare insieme. Quale immagine dell'AC ha portato a casa dall'iniziativa? Si é incuriosita rispetto a quello che fa l'AC? Oltre al clima di semplicità, mi è piaciuta soprattutto l'idea di “fare” qualcosa. Anche per questo abbiamo parlato dell'esperienza in parrocchia, e abbiamo deciso di far partire, insieme ai ragazzi dell'oratorio di San Paolo, dove già c'è l'AC, un gruppo di Azione Cattolica dei ragazzi, dagli 8 ai 12-13 anni. Penso che per loro il gruppo di ACR possa essere importante proprio per creare un'amicizia, un legame. Soprattutto, però, è importante l'idea che passa nel gruppo di AC di fare insieme qualcosa di concreto. Senza, è facile che i ragazzi si perdano. Penso che in futuro si possa proporre a loro, ma anche a tutti i ragazzi dell'oratorio, qualche piccola iniziativa di volontariato. Magari proprio a partire dai bisogni che ci sono nelle nostre parrocchie... Claudio Urbano Aprile 2013 IL PERSONAGGIO 9 Don Giuseppe Grampa ricorda l'ex direttore amministrativo dell'Università Cattolica Giancarlo Brasca, il gusto di cercare vie nuove tico che lo faceva attento ai grandi dinamismi culturali e spirituali del suo tempo. Così lo vediamo impegnato a promuovere in anni ancora lontani dal Concilio Vaticano II il protagonismo dei laici nella Chiesa e nella società, in particolare attraverso l’esperienza degli Istituti secolari. Nel 1945 era stato accolto tra i Missionari della Regalità di Cristo, discepolo di padre Gemelli. Presidente diocesano dell’Azione Cattolica negli anni dell’episcopato di Montini e prima ancora animatore della presenza missionaria dei laici nelle periferie e negli ambienti di lavoro milanesi. Aveva il gusto di cercare vie nuove, di aprirsi ad esperien- G ià trentaquattro anni sono trascorsi dalla morte di Giancarlo Brasca, all’alba del 24 gennaio 1979 nel Policlinico Gemelli di Roma dove era stato ricoverato sette mesi prima per una forma particolarmente aggressiva di linfoma. Aveva 59 anni. L’avevo conosciuto solo cinque anni prima: il dottor Brasca, così era chiamato in università Cattolica, aveva letto un mio piccolo scritto dedicato alla presenza dei cattolici in politica e aveva voluto discuterne con me. Ricordo nitidamente quel colloquio in Università nel suo ufficio affacciato su quello che viene chiamato il Giardino delle vergini. Aveva letto meticolosamente il mio lavoro segnando vistosamente i punti di consenso e di dissenso. Fu il primo di numerosi incontri. Dopo qualche mese mi rivolsi a lui in un momento difficile per la mia vita di prete e devo alla sua immediata e generosa disponibilità se una congiuntura per me molto problematica si risolse positivamente. Brasca aveva parlato di me al Rettore Lazzati e insieme chiesero al mio Arcivescovo di consentirmi di lavorare in Cattolica. Così avvenne e io serbo profonda riconoscenza al dottor Brasca che, dandomi fiducia, mi aprì una nuova prospettiva per la mia vita di prete e di studioso. Ho fatto cenno a questa mia vicenda perché mette in luce l’attenzione che egli riservava alla persona, ad ogni persona con stile magnanimo. Eppure gran parte della sua esistenza è stata assorbita dall’impegno per l’istituzione soprattutto sotto il profilo amministrativo e finanziario. Credo che niente fosse più estraneo alla sua sensibilità più attenta alla riflessione culturale, filosofica e teologica. Direttore amministrativo della Cattolica, suo malgrado, ha operato con grande passione e competenza perché l’Università si consolidasse e si dilatasse. La facoltà di Agraria a Piacenza, la sede di Brescia, la facoltà di medicina e il Policlinico Gemelli a Roma sono il frutto della sua intelligenza amministrativa. Uomo dell’Istituzione Brasca aveva anche un suo spirito profe- Bibliografia: - Giuseppe Grampa (a cura di), “Un laico per il Vangelo. Scritti di Giancarlo Brasca”, Vita e pensiero, 1980. - Roberta Grazzani, “Giancarlo Brasca. Lettere per una ragazza”, Vita e pensiero. - Ernesto Preziosi (a cura di), “Giancarlo Brasca: un laico testimone del Vangelo”, Vita e pensiero, 2013. ze innovative al di là dei confini. Si inscrive in questa sua insonne curiosità l’attenzione che Brasca rivolse alla Polonia come laboratorio di dialogo tra fede cristiana e cultura marxista. Le sue ultime forze le dedicò a far conoscere Karol Wojtyla appena eletto al sommo pontificatoE’ giusto non dimenticare Giancarlo Brasca, laico appassionato per il Vangelo, che davvero ha realizzato nella sua vita quella che è la peculiare caratteristica del laico cristiano: “trattare le realtà temporali ordinandole secondo Dio”. Don Giuseppe Grampa Dagli scritti di Giancarlo Brasca: il Vangelo come un libro di testo per l'uomo contemporaneo Per una chiesa rinnovata. Che cosa non saprebbe fare una Chiesa composta di uomini che avvertono tutto significato del loro essere ed agire nel mondo, con gli altri e per gli altri, pronti a spendere totalmente se stessi fino alla morte, animati in ogni circostanza dello spirito nutrito di Dio e dall’intima comunione con Lui, capaci di vedere – in fide et spe – l’orma della sua azione salvatrice dappertutto, nell’incrollabile certezza che la storia va verso un punto finale positivo? Come noi troverebbe vigore una Chiesa composta di uomini capaci di discernere l'azione di Dio e quella del male, il loro urtarsi, la lotta che ne consegue, il sacrificio e la morte che ciò richiedere? Non si potrebbe ritrovare qui significato della lotta contro l'oppressione, che nasce - nella sua radice ultima - del male dello spirito? Per un mondo nuovo. E’ omogeneo con la fede - e perciò con la fede e la Chiesa – chiunque: 1) tenda all'unità (superamento tensioni, guerra, odio, sia pure in prospettiva, come scopo da raggiungere); 2) pratichi una donazione piena agli altri, senza riserve; 3) serva gli autentici interessi dell'uomo: lo sviluppo vero, l'uguaglianza, il riconoscimento della personalità propria e altrui; 4) lavori per il riconoscimento che i beni della terra sono a disposizione di tutti, intendendo la povertà in questo senso, su questa linea (lavorare per mettere sempre più disposizione di tutti i beni; 5) accetti una gradazione dei valori, riconoscendo che più importanti sono quelli che più direttamente si riferiscono al destino personale e sociale dell’uomo. Tra questi atteggiamenti e il messaggio di Gesù vi è una comunicazione diretta. Il Vangelo se vissuto “ex saeculo” in totale impegno e sincerità, può aprirsi agli uomini d'oggi come il loro libro di testo. E viceversa la Chiesa può trovare in questo “sangue nuovo” che verrà dalle Nazioni la spinta a rendere molto più profondo ed autentico ed universale il messaggio che Cristo le ha affidato perchè lo recasse sino agli estremi confini del mondo e fino alla fine dei tempi. Giancarlo Brasca, tratto da Testimoni nel mondo oggi: pagine di vita spirituale, 28 (1979) 6, 20. Scritto uscito postumo. Aprile 2013 ATTUALITà 12 Gli ultimi passaggi politici del nostro Paese nelle parole di Lino Duilio La buona politica è "farsi prossimo" L ino Duilio ha una lunga esperienza di impegno politico “sul campo”, iniziata nel 1993 e conclusa nella primavera del 2013: 20 anni, di cui 17 come Deputato al Parlamento. Per 15 anni, ha operato nel “prepolitico”, alla direzione del Centro Sociale Ambrosiano (C.S.A.), agenzia formativa della diocesi di Milano, che ha contribuito ad organizzare le cosiddette “Scuole di formazione all’impegno sociale e politico” volute dal Cardinale Carlo Maria Martini. Il suo impegno inizia dopo lo scandalo di “Tangentopoli”, che ha incrociato la fine del vecchio sistema politico (con la scomparsa della DC e del PSI), la nascita della “seconda repubblica”, la presa di distanza della Chiesa italiana dall’opzione preferenziale per la DC e il tramonto dell’unità politica dei cattolici. Sul versante più strettamente politico, qual è il succo di questa lunga esperienza? Dopo Tangentopoli, i tentativi di dar vita a nuovi strumenti di azione politica, nel mio caso il PPI e successivamente La Margherita, oggi lo stesso PD, non hanno sortito l’effetto desiderato. “Vino nuovo ed otri nuovi”, ebbe a dire a suo tempo il cardinal Martini. Direi che gli otri nuovi non hanno prodotto vino nuovo. Un esito che, a mio parere, può essere riferito all’intero sistema partitico italiano, che in questi venti anni ha visto nascere (e morire) numerosi partiti politici. Quali le cause? Questo fallimento è dipeso soprattutto dall’incapacità, in tutti questi anni, di elaborare l’idea di un partito nuovo che non fosse un nuovo partito, dalla mancata nascita di un soggetto politico profondamente diverso da quelli che si erano conosciuti, nati e cresciuti in un contesto sociale e culturale profondamente diverso. Si è continuato a declamare innovazioni di mezzi e di fini, ma in presenza di contenitori che hanno ereditato quasi tutti i difetti di prima senza aggiungere i pregi del dopo. Ci ritroviamo, così, di fronte a una società civile frustrata al punto da reclamare l’abolizione di ogni forma di mediazione partitica, e sempre più tentata dalla sperimentazione di forme di democrazia diretta, vista come l’espediente che permette di affrancarsi (anche grazie all’avvento dei nuovi socialmedia) dalle degenerazioni delle istituzioni proprie della democrazia rappresentativa. Alla decomposizio- ne di un sistema politico e partitico culturalmente e socialmente obsoleto si somma, poi, la maturazione di una soggettività individuale sempre più esigente, che impone la ricerca di nuove strade tese a ricomporre in forme nuove l’esplosione dell’individualità personale con le insopprimibili esigenze di responsabilità (e solidarietà) sociale e collettiva. Ciò detto, è possibile, sulla base della sua lunga esperienza, vivere concretamente la politica come “una forma esigente di carità”? Su questo versante mi sento di offrire qualche buona notizia. Nonostante il discredito totale di cui la politica, oggi più che mai, gode agli occhi dell’opinione pubblica, mondo cattolico compreso. La mia esperienza diretta, infatti, consente di dire, e di poter dimostrare con dovizia di particolari, che l’impegno politico ed istituzionale permette (anche) di conseguire dei buoni risultati, consente di fare del bene al prossimo perché mette in condizione di “farsi prossimo”, nel perimetro limitato della propria testimonianza favorisce iniziative che, sul territorio e “dentro il palazzo”, si risolvono in un autentico servizio agli altri (in maniera più estesa, per quanto sintetica, ho cercato di renderne conto, raccontando fatti, in un bilancio del mio lavoro parlamentare, consultabile sul mio sito www.linoduilio.it). Si dice che l’impegno politico è spesso il regno di occasioni sprecate. Che ne pensa? Penso che non sia vero: è solamente il panorama mediatico, per il quale ogni buona notizia non è una notizia, che induce a una tale disperante rappresentazione. Questa mia convinzione, maturata in decenni di impegno prepolitico e politico, credo possa risultare utile anche per itinerari formativi volti a motivare le giovani generazioni a più aggiornate forme di impegno personale nell’agone politico. E può ispirare anche metodologie formative valide a restituire alla politica un volto più amico di quello che oggi va per la maggiore. Una rinnovata stagione formativa, che alla pedagogia deduttiva veda affiancare se non sostituire una formazione dall’impronta più induttiva, che dalla realtà della vita concreta e dal racconto di storie e di fatti realmente vissuti sappia risalire alla sfera di interessi e valori in cui sia soddisfatta quell’insopprimibile esigenza di senso che anima ogni uomo, potrebbe costituire oggi – io credo – un segno di contraddizione utile a far nascere nuove vocazioni. Segnando il possibile ritorno di una politica da restituire al destino della sua potenziale grandezza che si stagli con forza dinanzi alla sua attuale miseria. Silvio Mengotto Continua dalla prima Sul versante politico indichiamo alcuni problemi che chiedono ora un tempestivo e adeguato impegno di chi ora è in Parlamento, e precisamente la modifica della legge elettorale; la riduzione equa dei costi della politica nel rispetto dei sacrifici già chiesti agli italiani; un piano di sviluppo e di sostegno economico. Soprattutto rispetto al primo problema riprendiamo quanto detto con insistenza dalla Presidenza Nazionale di Ac e cioè la necessità di modificare una legge elettorale che ha provocato una forte contraddizione nella composizione dei due rami del Parlamento. Sul versante ecclesiale suo proprio, l’AC intende sottolineare come l’impegno di “dare un’anima alla città” nasca anche dal cuore dei suoi cittadini, popolo a cui i cristiani appartengono a pieno titolo, popolo entro cui però la forza del “sale” rischia di divenire insipida. Contro questo “svuotamento” sollecitiamo ciascuno a radicare sempre più nel Vangelo la propria vita, a testimoniare un senso di sobrietà che eviti di consumare più di quello che si produce, a rimettere in gioco la dimensione pubblica dell’ispirazione cristiana secondo le indicazioni del Concilio, a anciare una presenza in formule nuove nella politica, per garantire un pluralismo e una crescita di relazioni e di partecipazione. Questo esercizio politico nella quotidianità può esprimersi in tanti modi, ne ricordiamo alcuni: l’attenzione verso chi ha perso il lavoro, l’amministrazione saggia delle risorse comuni, da quelle del condominio a quelle di un ufficio, la competenza da profondere nella professione e nel volontariato, l’accoglienza delle fragilità di chi ci circonda, il pagare le tasse. Due ulteriori modalità, infine, per esercitare la responsabilità politica possono essere le seguenti: l’attenzione “vigile, critica e propositiva” verso i politici e l’impegno formativo dell’associazione su temi fondamentali del vissuto laicale. Riguardo al primo punto riteniamo importante “curarci” dei politici, in particolare di quanti, partendo dalle nostre comunità, si trovano oggi impegnati nelle istituzioni, con una pluriformità che deve tendere a convergenze sulla concezione di persona e di società. Costoro dovranno poter far conto su una comunità che li accompagni e stimoli nel loro percorso di servizio. Riguardo al secondo punto intendiamo sollecitare tutta l’associazione ad approfondire i temi della crisi e dell’impoverimento, rispetto ai quali, secondo una sana spiritualità laicale, intraprendere con coraggio scelte profetiche. La presidenza diocesana Aprile 2013 CHE COS'è L'AC 13 A tu per tu con Gianluca Vago, nuovo Rettore dell'Università degli Studi di Milano Perché l'università sia dialogo O ltre le finestre il sole scalda il chiostro centrale della Ca' Granda, sede dell'Università degli Studi di Milano. Il candore del marmo di archi e colonne rinascimentali contrasta con l'interno severo del corridoio del rettorato - le pareti in legno scuro, in fila i ritratti di un secolo di Rettori dell'ateneo, con collo d'ermellino, baffi e cipiglio d'ordinanza, tra cui quello del primo Magnifico della storia della Statale, quel Luigi Mangiagalli che nei primi anni del Novecento tanto si adoperò per avere l'università a Milano (per 7 secoli i milanesi che volevano laurearsi avevano dovuto traslocare a Pavia) fino a fondarla e inaugurarla nel 1924. Oggi, lunedì 11 marzo, con gli amici della Fuci incontriamo il 16esimo successore di Mangiagalli. È Gianluca Vago, 52 anni, originario di Bovisio Masciago, medico dal 1985, una vita di lavoro e di ricerca nell'ospedale Sacco e nel polo universitario della Statale che lì ha sede, dal 2002 professore ordinario di Anatomia patologica. E da novembre 2012 nuovo Rettore dell'Università degli Studi di Milano. Il professor Vago ci accoglie nel suo studio, uno stanzone solenne i cui mobili pregiati sono assediati da pile e pile di libri, documenti, faldoni d'ogni genere. Vago le guarda e tira un sospiro, quasi a dire “me la sono cercata”: le sfide che stanno davanti a lui e all'università sono molte e com- plesse, la più grande è il rinnovamento che ha voluto porre al centro del suo programma. Milano è una città universitaria (7 atenei) ma non se ne accorge o fa finta, concordiamo. “Ma questo è anche colpa dell'università stessa – afferma Vago. Negli ultimi anni si è chiusa in un'autoreferenzialità che fa male, rischia di soffocarla. Per questo ho proposto apertura, legame con il territorio, collaborazione con le altre istituzioni. Voglio un'università che torni a essere interlocutore imprescindibile per la città in cui è inserita: perché è questo il suo ruolo, il punto di riferimento per la cultura e l'innovazione”. Il concetto è quello di un'università vivace, che sa proporsi e dialogare perché è lei per prima luogo di incontro, discussione, dibattito. “La prima sfida è svecchiare tante logiche interne: individualismo, piccoli e grandi potentati, chiusura, irrigidimento”. Non a caso nel programma che lo ha portato all'elezione come Rettore il professore lancia insistente il richiamo alla responsabilità di ciascuno, studenti, docenti, personale: “Serve uno scatto d'orgoglio per rilanciare Unimi”. E poi osare un po' di più: “Tante volte la burocrazia è opprimente. Figuratevi: quando propongo qualcosa di nuovo, la prima cosa che mi dicono i tecnici è 'Non si può, è contro le regole'. E sono il Rettore!”, scherza Vago. Da studenti gli raccontiamo le fatiche dell'esperienza universitaria: la modularizzazione dei corsi che produce insegnamenti spezzettati, poco approfonditi, il supermercato dei crediti formativi. E poi il rischio che anche l'università diventi un non-luogo, corro a lezione, do l'esame, torno a casa, zero possibilità di incontri, di scambio. Vago condivide queste preoccupazioni. Pensa che si possa ripartire anche da queste esigenze quotidiane, da un ambiente universitario che accoglie e favorisce l'incontro. “Ve le apro le biblioteche di sera, adesso – sorride il rettore. Se riesco a vincere la piccola battaglia con l'amministrazione ve le apro. Sì, promesso. Cominciamo da qui”. Paolo Bovio, FUCI Da cristiani in università? FUCI!! Vivere a fondo gli anni dell'università. Educarsi alla ricerca, al giudizio critico, alle domande grandi. Imparando, alla luce del Vangelo, a essere studenti oggi e adulti, cittadini, domani. In un clima di fraternità e amicizia, condividendo con altri fatiche e gioie del percorso universitario. E' tutto questo e molto di più la Fuci, Federazione Universitaria Cattolica italiana. Perché è nel periodo universitario che l'uomo, nel concetto autentico del nostro umanesimo latino, si forma”, ha scritto Giovanni Battista Montini, che della Fuci fu a lungo assistente, prima di diventare papa Paolo VI. E gli studenti che formano i gruppi Fuci vogliono viverla così, l'esperienza dell'università: come un'occasione bella di crescita umana e cristiana, in un passaggio fondamentale della propria vita. Oltre al gruppo diocesano, attivo nell'Università degli Studi di Milano, ci sono il gruppo dell'Università Cattolica del Sacro Cuore e quello formatosi recentemente in Università Bicocca. Ogni anno i gruppi organizzano un percorso culturale, uno teologico e uno spirituale. Per imparare, come recita una parola d'ordine della Fuci, a “onorare la propria intelligenza”. Per informazioni www.milano.fuci.net oppure http://centropastorale.unicatt.it/pastorale-f-u-c-i Il MEIC di Milano promuove una rivista di cultura e dialogo internazionale Dal MEIC di Milano: Munera, una rivista di cultura U na rivista di cultura a respiro europeo: ecco ciò che Munera intende essere. Giunta al suo secondo anno di vita, Munera è curata da una redazione giovane, ma con il sostegno di un comitato scientifico internazionale (ed ecumenico) d’eccellenza. Promossa dall’Associazione L’Asina di Balaam e edita da Cittadella Editrice, nel suo nome antico Munera porta l’essenziale del suo programma, proponendosi di leggere ogni fenomeno culturale (e ogni manifestazione della vita sociale, economica, politica, religiosa) alla luce della sua vocazione umana fondamentale: ovvero come momento di scambio e di messa in circolo – nel tempo e nello spazio – di "munera", di doni mai del tutto disponibili. Un’anticipazione: il n. 2/2013, in corso di stampa, contiene un testo, dal titolo Dio nella città, che papa Francesco ha recentemente pronun- ciato da vescovo di Buenos Aires. Un piccolo gioiello, imperdibile per chi vuole comprendere chi sia e cosa pensi questa straordinaria figura "di credente e di pastore". Maggiori informazioni su muneraonline.eu, dove non solo è possibile abbonarsi (per 25 € all’anno) o acquistare singoli fascicoli o articoli, ma è anche sempre aperto un forum di discussione. Stefano Biancu – Direttore responsabile della rivista Munera Per informazioni sulle attività del Circolo Romano Guardini del Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale a Milano visitare il sito web www.circologuardini.it Il MEIC ha alle spalle una lunga e qualificata storia, cominciata nel 1932-33 con il nome di Movimento laureati di Azione Cattolica e continuata/rinnovata con l'attuale denominazione dal 1980. Aprile 2013 E...STATE CON L'AC 16 Un'esperienza di volontariato per giovani e famiglie nella terra di Gesù Dieci giorni a Betlemme "E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda: da te uscirà infatti un capo che pascerà il mio popolo, Israele”. Così i profeti avevano predetto la nascita di Gesù in una piccola cittadina sulle colline della Giudea. Duemila anni dopo la città si trova in Cisgiordania sotto il controllo dell’Autorità Nazionale Palestinese; a divederla da Gerusalemme e dal resto della terra in cui Gesù e vissuto c’è un muro, quel muro di separazione voluto dagli israeliani a partire dal 2002. Betlemme è sempre stata meta di pellegrinaggi per via della presenza della Basilica della Natività, dove una stella d’argento dovrebbe indicare il luogo esatto della nascita di Gesù. A custodire questo luogo, insieme al Santo Sepolcro a Gerusalemme e alla Basilica dell’Annunciazione a Nazareth, sono, dal 1217 su mandato dello stesso San Francesco, i frati francescani. Dalla costruzione del muro, però, è diventato più difficile per i pellegrini raggiungere Betlemme, che viene tagliata fuori dalle rotte dei pellegrinaggi nei momenti in cui la tensione tra israeliani e abitanti dei territori palestinesi si riaccende scatenando violente rivolte. Così è sempre più difficile per la popolazione locale riuscire a lavorare e mantenersi a Betlemme; le ultime stime dicono che durante l’ultima intifada più di duemila cristiani hanno lasciato la città. L’Azione Cattolica, seguendo l’invito che il Vescovo di Nazaret ha fatto in occasione del pellegrinaggio unitario del 2010 di non lasciare cadere il ricordo di queste terre, organizza un campo di lavoro a Betlemme tra il 20 e il 30 luglio. Ospitati dalle Suore Francescane, i giovani faranno gli educatori di un oratorio aperto ai bambini delle diverse confessioni religiose, mentre gli adulti si focalizzeranno sui bi- Santa Caterina vista da una mamma Dire Santa Caterina, per una come me, vuol dire far affiorare un sacco di ricordi, di emozioni, di volti straordinari; ma oggi vuol dire soprattutto un'immensa riconoscenza. Classe 1963 (ebbene sì, vado per i cinquanta!): perciò sono della generazione che ha sperimentato nella casa La Benedicta di Santa Caterina una intensa ed esigente proposta formativa, che mi ha accompagnato dagli anni dell'adolescenza fino alla fine dell'età giovanile, alle soglie del matrimonio! La settimana estiva significava tanto ascolto e studio (nel vero senso della parola) su temi che andavano dalla Chiesa, al Concilio, l'impegno sociale e politico, la formazione all'affettività...; poi silenzio e una vera e propria scuola di preghiera; e tanta amicizia, con un sacco di gente, preti e altri giovani di tutte le parti della diocesi, che ancora oggi mi si avvicinano con un "eravamo insieme a Santa Caterina, ti ricordi?" Dunque ho un fortissimo debito di riconoscenza per questa esperienza che di anno in anno mi sosteneva nella formazione della mia coscienza, della mia testa e del mio cuore. E confesso di aver attinto e di continuare ad attingere a quello che ho "imparato" nelle settimane alla Benedicta anche nella vita adulta. Poi, appunto, la vita è cambiata: sono arrivate le responsabilità professionali ma soprattutto familiari. E lì ho scoperto quanto ancora la proposta formativa dell'Ac a Santa Caterina sia preziosa. L'ho proposta ai miei figli, che l'hanno sempre accolta bene (Giulia, addirittura, fin dalla prima elementare!). E anche per loro si è ripetuto il "miracolo": un'esperienza di incontri e di confronto, di apprendimento e di sostegno spirituale straordinaria. Quasi una boccata d'ossigeno all'interno di un anno di vita dove non sempre arrivano ai ragazzi e ai giovani proposte di qualità e dove spesso anche le parrocchie e gli oratori hanno il fiato corto. A Santa Caterina invece i miei figli hanno sempre respirato a pieni polmoni, e diventando grandi hanno apprezzato sempre di più la proposta, pur nei suoi ritmi esigenti. Resta il rammarico che l'"offerta", nella forma della settimana formativa estiva alla Benedicta, adesso si concluda con i diciottenni; i giovani restano "orfani" di un appuntamento fondamentale, che le altre opportunità associative forse non riescono a soddisfare fino in fondo. Maria Teresa Antognazza sogni delle famiglie, degli anziani, delle persona handicappate. Saranno organizzati visite in altri luoghi della Terrasanta che di solito ven- gono tagliati dagli itinerari classici dei pellegrinaggi. Donata Sala Dal 3 al 10 agosto al passo del Tonale Una vacanza in famiglia "A mici molto cari ci hanno invitato alla vacanza estiva per famiglie di Santa Caterina. In quell'occasione abbiamo conosciuto un modo nuovo di fare Chiesa, di vivere la Chiesa e l'esperienza della fede.” Ci raccontano Luca e Michela Rocca, di Giussano, che da 5 anni partecipano alla settimana estiva. “In quell'occasione l'incontro con famiglie che hanno messo in gioco se stesse, con il proprio vissuto, le proprie esperienze i propri limiti ci ha permesso di essere accolti per ciò che siamo, senza pregiudizi in modo incondizionato. Abbiamo scoperto un modo nuovo di essere parte della Chiesa da protagonisti a nostra misura: i temi toccati giorno per giorno ci hanno dato motivazione per confrontarci sia come genitori che tra genitori e figli. I figli infatti hanno avuto l'opportunità di fare un percorso parallelo al nostro su temi che danno occasioni di confronto.” Forse allora il modello di vacanza per famiglie tipo villaggio turistico, dove i genitori si rilassano in spiaggia e i bambini sono custoditi dagli animatori ballerini della baby dance non è l’unico possibile per permettere un ristoro del corpo e dello spirito: questa è la scommessa che la commissione famiglia dell’AC affronta ormai da alcuni anni. “Il tema di quest’anno sarà - Le sfide per la famiglia - a partire dalle domande che erano state poste al Papa in occasione della Festa delle testimonianze del Family 2012” ci spiega Roberta Osculati della commissione organizzatrice, “In particolare saranno cinque i filoni di riflessione: la famiglia che si sa raccontare: dare testimonianza di sé, il “per sempre” del matrimonio, famiglie senza più prospettive, vivere la festa secondo il cuore di Dio, fallimenti matrimoniali, solidarietà, rete di famiglie.” Una settimana dunque, dal 3 al 10 agosto 2013, dedicata alle famiglie che mentre sono in vacanza desiderano momenti di vita insieme, e allo stesso tempo riflessione e condivisione della fede. “Ciò che portiamo nel cuore è il clima di accoglienza e di condivisione che si respira ogni giorno della vacanza: si percepisce la propria famiglia come una famiglia nelle famiglie. Nei momenti di gruppo proposti si crea un clima di condivisione profonda che vale sia per i genitori, per i figli e per le famiglie.” (M.I.) E...STATE CON L'AC Aprile 2013 17 Alla scoperta di una vita segnata da un affidamento sempre più grande a Dio Sulle orme di Giovanni Paolo II S e è vero che non c'è sovietica. Ecco quindi il richiamo niente che interpelli e al suo popolo a non scoraggiarsi, a interroghi più di una non tagliare le radici di fede nemtestimonianza, è vero meno in una società che cercava di allora che tra le figure estirparla. Lo ripeté con forza nei che con la loro vita hanno dato te- suoi primi viaggi pastorali da ponstimonianza di una fede forte nelle tefice in Polonia. E non è un caso prove spicca quella di Karol Wojty- se proprio da quelle esortazioni a la. In questo davvero figlio della non arrendersi, nella certezza che sua terra, la Polonia: terra di fede “solo la verità rende liberi”, nacradicata e di tradizione, che nella que poi l'esperienza del sindacato fede ha attraversato i travagli del XX Solidarnosc che tanta parte avrebbe avuto nel determinare la caduta dei secolo. E' stata una vita segnata da un comunismi nell'Est europeo. Ed è proprio nella terra in cui affidamento sempre più grande a Karol Wojtyla ha lasciato una tracDio, quella dell'uomo che divencia così importante che i giovani tò papa Giovanni Paolo II. Passo dell'Azione cattolica ambrosiana dopo passo. Fin dall'infanzia, sesi recheranno in pellegrinaggio gnata dalla perdita della madre, quest'estate. Da lunedì 12 a martepassando per una giovinezza che dì 20 agosto il gruppo attraverserà dovette lottare per seguire i propri la Polonia sulle orme di Giovanni sogni – lo studio della letteratura Paolo II, visitando la sua città naall'università e la passione per il tetale, Wadowice, Cracovia, città dei atro, sconvolti dallo Seconda guerra suoi studi e sua diocesi, passando mondiale e dall'invasione naziper la capitale Varsavia e per il sta della Polonia. Eppure santuario della Madonna è proprio nell'espeNera di Czestochowa. rienza della guerra "Chi ha coSenza dimenticare e dell'occupazionosciuto la gioia una visita ad Aune che il giovane schwitz. Karol scoprì e dell'incontro col Cristo Una proposta rafforzò l'intuinon può tenerla dentro forte, insomma, zione della proper giovani che in sè ma pria vocazione questo Anno delal sacerdozio, deve irradiarla" la Fede vogliano che lo portò a riGiovanni Paolo II mettersi in gioco schiare la vita per e incontrare da vicifrequentare il seno quel gigante della minario clandestino Chiesa e del Novecento di Cracovia. Terminato che è stato Giovanni Paolo II. il quale Wojtyla si trovò ad Paolo Bovio essere pastore di una comunità costretta sotto il regime comunista di una Polonia satellite della Russia Quest'estate per i giovani, a Palermo con i Cantieri della Solidarietà Un manipolo di giovani ormai da qualche anno sono una presenza fissa nell'estate di Palermo. Sono i ragazzi che partecipano ai Cantieri della Solidarietà, le settimane estive organizzate dalla Caritas ambrosiana per sperimentare la condivisione e il servizio in luoghi e realtà più o meno lontani dalla nostra esperienza quotidiana. Oltre che all'estero (Moldova, Libano, Gibuti, Etiopia, Bolivia, Nicaragua e Perù), anche quest'anno i “cantieri” avranno tra le loro mete anche l'Italia, perché non è sempre necessario andare lontano per trovare occasioni in cui spendersi. A Palermo, ospitati nella sede della Caritas locale, e sotto la guida di monsignor Benedetto Genualdi, che proprio della Caritas diocesana è responsabile, i giovani potranno dare il proprio contributo preparando e distribuendo i pasti per i poveri alla mensa “Santa Rosalia” di piazza Rivoluzione; oppure prendendosi cura dei più piccoli al “Giardino di Madre Teresa”, un centro di accoglienza per minori immigrati, o ancora animando i giochi dei bambini ospiti del “C'entro anch'io”, che accoglie giovani e adulti con disabilità. Questo solo per una parte della giornata, perché, dal pomeriggio in poi, invece, lo spazio è tutto dedicato alla conoscenza diretta della città, dialogando con chi anima i quartieri, ma anche inseguendo gli odori di cibo che penetrano in ogni angolo del quartiere di Ballarò, come racconta chi c'è già stato. L'idea alla base dei Cantieri della solidarietà è infatti la convinzione che iniziative e progetti d'aiuto ai più deboli non siano solamente un affare degli “addetti ai lavori”, ma che possano diventare un occasione d'incontro e assumere un senso più profondo quando le persone si incontrano e si conoscono, lavorano, giocano e sperano insieme. Con questa intenzione anche l'Azione cattolica diocesana propone quest'anno la partecipazione ai campi organizzati dalla Caritas a Palermo, dal 20 luglio all'11 agosto, per vivere qualche settimana delle vacanze estive sotto il sole della Sicilia, e all'insegna del servizio. Sono già fissate alcune date per chi vuole conoscere anche le altre mete proposte dalla Caritas. Tutte le date e le informazioni si possono trovare sul sito http://www.caritasambrosiana. it/internazionale/cds . L’ULTIMO LIBRO DI MARTINI EDITO DA IN DIALOGO LA POLITICA È UNA COSA SERIA LA MOSTRA ACR Un Concilio da scoprire F in dalle prime pagine, questo volume sorprende per la pertinenza e l’attualità delle problematiche che il cardinale Carlo Maria Martini aveva proposto nella seconda metà degli anni Ottanta. Quegli interventi, proposti nel contesto di crisi morale e politica di quasi trent’anni fa (disgregazione partitica, inizio dell’epilogo dei grandi partiti di massa e modifica dell’assetto istituzionale, tangentopoli…), sembrano scritti per l’oggi; per l’attuale degrado del costume partitico e per la ormai consolidata lontananza fra società, politica e istituzioni. Riguardano la corruzione e la penetrazione mafiosa ma anche, pur su un altro piano, la lentezza con cui la politica risponde, quando risponde, ai problemi posti dall’immigrazione. Si riscopre così che la rigenerazione della politica è sì istituzionale, ma che per reggere – oggi come allora – deve essere corroborata da una ripresa di responsabilità personale. I testi sono nati rivolgendosi agli operatori sociali e politici, allora convocati dall’Azione Cattolica ambrosiana per incontri di riflessione o di spiritualità, nonché ai giovani partecipanti alle scuole di formazione all’impegno sociale e politico promosse dalla diocesi di Milano e diffuse poi in tutta Italia. L’Ac e la cooperativa In dialogo li ripropongono oggi, corredati di notazioni redazionali utili ad una comprensione da parte dei più giovani e di quanti si affacciano per la prima volta all’impegno socio-politico. Chi li ri-legge ora dopo tanto tempo vi riscoprirà, forse, la motivazione di fondo delle proprie scelte nell’ambito istituzionale. Erano gli anni del dopo Concilio Vaticano II e il rapporto Chiesa-mondo era tutto da scoprire e da inventare. E molti sono stati i giovani di allora che si sono ritrovati e si ritrovano anche oggi in tale impegno, a vari livelli. Chi li accosta per la prima volta ha l’opportunità di innestarsi in un percorso che non chiede solo di essere ricordato (pur nell’importanza della memoria del cardinal Martini) ma anche reinterpretato e rinnovato. Quello che colpisce leggendo questo volume è che, pur di fronte ad assillanti problemi, il messaggio del cardinale non è di difesa e di chiusura, tanto meno di sfiducia ma, Il libro di Carlo Maria Martini, Esercizi di buona politica. Oltre l’ambiguità e la corruzione, pp. 128, e 11,50 a partire dalla Parola di Dio, esso apre sempre ad una prospettiva di speranza. Rivolgendosi ai giovani, indica chiaramente come la dimensione socio-politica di animazione della città e delle istituzioni sia non solo un dovere del cristiano ma anche un’opportunità per contribuire ad una società in ricerca di nuovi equilibri. UN REGALO SPECIALE (dall’Introduzione di Paolo Danuvola) A 50 ANNI DAL CONCILIO e nell’ANNO DELLA FEDE, i ragazzi dell’Azione Cattolica ambrosiana con i loro educatori hanno ideato una mostra itinerante per tutti gli altri ragazzi degli oratori che racconta la storia, i personaggi, i contenuti di questo grande evento. La mostra è costituita da: • 12 pannelli, formato 70x100 • 2 pannelli, formato 35x100 che servono da “ante porta” • un pieghevole che riproduce tutta la mostra, da usare nei gruppi. Noleggio e 80,00 (IVA compresa) + deposito cauzionale e 50,00 (il 12 PANNELLI, ricchi di colori e deposito cauzionale verrà restituito immagini, per far conoscere alla riconsegna della mostra). anche ai più piccoli quel “balzo innanzi” che la Chiesa ha 20 pieghevoli in omaggio con la messo in atto e che desideri- mostra. Copie in più e 1,30 cad, amo accogliere nuovamente con sconti in base alle quantità. per costruire una Chiesa bella, È possibile anche acquistare così come il Concilio ce l’ha l’intera mostra al prezzo speciale consegnata. di e 650,00 (IVA compresa). TUTTO PRONTO PER L’ESTATE L'ORATORIO PUNTA SUL CORPO U pp. 72 – € 9,50 – ISBN 978-88-8123-760-9 Un libro splendidamente illustrato per raccontare i segreti della vita in famiglia; un ottimo regalo per le Prime Comunioni. n oratorio estivo tutto giocato sul tema del corpo. Questo il progetto Fom, per il quale è già pronta tutta la sussidiazione realizzata da In dialogo: la cartelletta every body con i dieci fascicoli necessari per gestire le settimane di oratorio, il cd con i canti, i due libretti di preghiera per i ragazzi (E il Verbo si fece carne) e per gli animatori (Body building), e poi le magliette per tutti, i cappellini e tutto quello che serve per rendere speciali le vacanze delle parrocchie. Tutto il materiale può essere prenotato e acquistato alla libreria In dialogo di via Sant’Antonio 5 a Milano, a partire dalle settimane dopo Pasqua, e si trova descritto sul sito www.indialogo.it. Il corpo al centro dell’avventura estiva, dunque: giorno dopo giorno si cercherà di scoprire come esso può diventare mezzo per comunicare bene con tutti, per trasmettere la fede e per parlare agli altri di Dio. Un viaggio alla scoperta delle potenzialità del corpo umano, per La copertina del raccoglitore che presenta il progetto estivo della FOM (10 fascicoli + CD dei canti + libretto di preghiera per animatori e per ragazzi + 1 maglietta: e 35); a destra, il fascicolo per animare le vacanze comunitarie (libretto ragazzi e 5,0, guida educatori e 3,50). riconoscerlo, in tutte le sue parti, come dono di Dio, preparato e pensato per noi e affidato alla nostra libertà. Per portare alla luce le infinite possibilità di bene che vi sono racchiuse, ricordando che Dio stesso ha scelto di farsi conoscere assumendo la nostra umanità. Anche la proposta della vacan- za comunitaria, targata ODL (Oratori diocesi lombarde) prende spunto dalla riflessione e dall’importanza del corpo. In dialogo ha pronti i due libretti, rivolti ai ragazzi e agli animatori (A spasso con te), per fare del campeggio una straordinaria avventura, dove non manchi mai il rapporto con il Signore. www.indialogo.it – Milano, via S. Antonio 5 – tel. 02 58391348 – [email protected] BENVENUTO PAPA FRANCESCO Aprile 2013 19 La preziosa testimonianza di Vania De Luca, vaticanista di RaiNews24 e presidente UCSI Lazio Il Conclave visto da chi lo deve raccontare N dono uomini che dalla Parola si lascino forgiare. Questa Parola, papa Francesco la vuole portare in prima persona. Lui ha già detto che non è importante il Papa, ma Gesù Cristo. Lui compie questa missione e chiede che venga seguito. Comunica, appunto, con l’evangelizzazione: si fa testimone, non è uno che racconta semplicemente una storia, una dottrina. E’ un uomo della Parola, Gesuita, vicino alle persone di ogni condizione, specialmente ai poveri… questo già da quando era prete e poi arcivescovo a Buenos Aires. ei giorni successivi all'elezione di Papa Francesco, In Dialogo ha incontrato Vania De Luca, vaticanista di RaiNews24 e Presidente di UCSI Lazio (Unione Cattolica Stampa Italiana). Come vive un giornalista cattolico i giorni del conclave? Il lavoro del giornalista cattolico non è molto diverso da altri giornalisti. Al di la delle convinzioni personali, lavoriamo comunque in una testata laica. Il punto fondamentale è quello di comunicare quello che sentiamo, certamente, ma con usi, modi e linguaggi che possono rendere il messaggio comprensibile a tutti, credenti e non. Questi giorni di conclave sono stati particolari e anche l’elezione di Francesco ha reso questo momento della Chiesa unico: dopo il gesto delle dimissioni di Benedetto, un gesto di grande profezia, ecco l’arrivo di un Papa come Francesco. Da cattolica capisco e sono molto felice delle parole che Francesco ha pronunciato ai giornalisti nell’Aula Nervi, quando ha detto che ringrazia in maniera particolare quei giornalisti che della Chiesa non pongono l’accento solo sull’aspetto politico ma capiscono e raccontano la Chiesa come realtà spirituale. In questo mi sono sentita molto rappresentata. A colleghi laici avevo rimproverato la mancanza di sensibilità in materia di Vatileaks e degli altri scandali che avevano colpito la Chiesa. A volte per il nostro lavoro basta rivedere il filmato oppure vederlo in diretta e non è necessario essere presente fisicamente. Con Papa Francesco molti miei colleghi giornalisti, non credenti, vogliono andare a sentirlo. Da molti vaticanisti il cardinal Bergoglio non era tra i papabili ma in 5 scrutini è stato eletto al soglio pontificio con grande sorpresa del mondo... Giorni di grande lavoro e attesa … noi siamo stati in diretta dalle 15.30 alle 23.30…eravamo tutti molto stanchi ed emozionati. All’annuncio del cardinale Tauran, ho avuto un sussulto quando ho sentito che il collegio cardinalizio aveva scelto Bergoglio: una grandissima sorpresa. Noi ed altre testate avevamo considerato la sua figura tra i papabili (non il più quotato certamente). Molti colleghi che avevano preparato le schede sui papabili avevano tanti altri nomi, circa 15, ma non il suo. Abbiamo un nuovo papa da pochissimi giorni e possiamo già dire che Francesco è un grande comunicatore...qual è stata la vostra reazione di giornalisti vaticanisti? È assolutamente un grande comunicatore. Per 8 anni ho seguito Ratzinger. Lui richiedeva una grande attività di mediazione giornalistica: il mio lavoro era spesso leggere i testi dei suoi discorsi: semplificarli e aggiungere i suoi audio. Papa Francesco se anche c’è un discorso scritto, va a braccio. Ha un modo molto immediato che mi fa dire che è davvero un piacere ascoltarlo per noi giornalisti e per il pubblico, per tutti però, non solo per i credenti. Questo papa andrà sicuramente raccontato in maniera diversa. E’ molto comprensivo (“avete lavorato tanto eh…” ci ha detto). Sembra “attraversato” dalle parole che dice. Quando ci ha incontrato sabato nell’Aula Nervi, alla fine, ha voluto rivolgere il suo saluto e la sua benedizione anche ai giornalisti credenti ma non cattolici e anche ai giornalisti non credenti: a loro ha impartito la benedizione in silenzio, “rispettando la coscienza di ciascuno ma sapendo che ciascuno di voi è figlio di Dio.” … un grande gesto che ha toccato la sensibilità di molti miei colleghi. Questo papa ci darà anche dei problemi però… per la sua capacità di improvvisazione dovremo capire come tradurlo! Papa Francesco ha detto che la Chiesa deve “camminare, edificare e confessare” Gesù Cristo, non altro. Nell'ambito della 'vocazione' del giornalista cattolico potremmo dire che si può evangelizzare comunicando, ma si può comunicare senza evangelizzare... Questo è vero. Penso che il Vangelo sia una Parola Viva. Non è un testo scritto uguale in ogni epoca e dice le stesse cose. E’ una Parola incarnata che chiede di farsi carne e farsi storia. La lettura del Vangelo e in generale della Bibbia richie- Prima di dare la benedizione Francesco ha chiesto la preghiera del popolo, si è detto soprattutto vescovo di Roma piuttosto che papa… questo papa cambierà la Chiesa? Questo lo vedremo ma certamente sarà un papa di grande fermezza. Mi aspetto parole molto forti, di denuncia su temi etici e sul tema della povertà. Papa Francesco porta un messaggio di speranza e di semplicità che ha dietro una sapienza e carità vissuta molto intensa. Tutto questo rende la sua figura unica. Mi ha impressionato infatti vedere la folla al primo Angelus. Mi ha ricordato la folla della beatificazione di Giovanni Paolo II: credo due occasioni uniche di vedere piazza san Pietro, via della conciliazione e le vie limitrofe così colme di persone. Un tassita di Roma, prendendo il taxi in questi giorni e sapendo che sono giornalista mi ha detto di dire al papa che “i tassisti sono con lui, Francesco è una voce di speranza”. Ci stupirà! Luca Costamagna Continua dalla prima Tant'è vero che questa sua azione coraggiosa gli valse la stima sia dei dirigenti del movimento per i diritti umani, sia del movimento delle Madri di Plaza de Mayo, che, com'è noto, non sono mai state tenere nei confronti dei vescovi argentini. Bergoglio si è sempre tenuto lontano da interventi politici propriamente detti e dalle spinte della Teologia della Liberazione, agendo in fedeltà all'insegnamento sociale della Chiesa e seguendo la guida del Padre Arrupe. Ciò, però, non gli impedì di compiere la scelta preferenziale dei poveri, avvalorata anche dalla Terza Assemblea Generale dell'episcopato latino-americano a Puebla (1979). Egli non avrebbe mai potuto abbracciare le tendenze marxiste di alcune forme di Teologia della Liberazione, ma – come fecero del resto anche Helder Camara, mons. Oscar Romero e la stessa Assemblea di Puebla – aderì profondamente alla dottrina evangelica della liberazione portata da Cristo, che è venuto a liberare l'uomo non solo dal peccato, ma anche dalle strutture ingiuste, conseguenza del peccato. Grazie padre Sorge: i primi passi di Papa Francesco lasciano prevedere che egli resterà fedele a questa sua linea pastorale anche nel nuovo ruolo che lo Spirito gli ha affidato di guida della Chiesa cattolica. Gianluigi Pizzi Aprile 2013 AC E CONCILIO 20 A colloquio con Giselda Adornato, studiosa della figura di Giovanni Battista Montini "Con Paolo VI i laici protagonisti della vita della Chiesa" G iselda Adornato da anni studia in modo esclusivo la figura e il magistero del papa Paolo VI. E’ autrice di numerosi volumi, collaboratrice dell'Istituto Paolo VI di Brescia e consultore storico della Congregazione per le cause dei santi per la stesura della Positio super vita et virtutibus del Servo di Dio Giovanni Battista Montini-Paolo VI. Parliamo di Concilio e di Paolo VI. Vorrei ci rivolgessimo inizialmente ai giovani di oggi perché anche loro possano appassionarsi al Concilio. Paolo VI, a chiusura del Concilio l’8 Dicembre 1965, rivolse un messaggio ai giovani: un appello ancora attuale. Il Concilio, in quanto esperienza di rinnovamento della Chiesa in se stessa e nei suoi rapporti col mondo, è per antonomasia rivolto alle giovani generazioni, che devono viverne lo spirito e le indicazioni. E Paolo VI, che con grande coraggio riprese il Concilio e con tenacia lo portò a termine guidandone tre sessioni, nel messaggio conclusivo loro rivolto raccomanda di non cedere all’egoismo, li invita ad allargare i propri cuori secondo le dimensioni del mondo, e rinnova la fiducia e l’amore della Chiesa nei loro confronti. Poche settimane prima di morire, Paolo VI disse: "La vita cristiana esige coraggio. Lanciamo l’invito ai giovani specialmente, che del coraggio hanno il genio e la forza; sono i candidati preferiti alla scuola del Vangelo; sono essi il domani della comunità civile, il domani della Chiesa". Papa Montini, nel suo primo messaggio via radio (22 Giugno 1963) parlò della continuazione del Concilio come “opera principale e preminente” della sua elezione al soglio di Pietro. In quel radiomessaggio la ripresa del Concilio costituisce il primo punto del programma di Paolo VI, in riferimento all’opera del suo grande amico papa Giovanni(del quale, proprio durante le battute finali del Concilio, Paolo VI annunciò l’inizio della causa di beatificazione). Ma un aneddoto dice che se papa Giovanni ha preso il raffreddore, convocando il Concilio, Paolo VI ha contratto una solenne polmonite, riaprendolo e portandolo a termine, fra mille difficoltà. Per Paolo VI il Concilio è l’"ora di Dio", che esige l’ora della Chiesa e dell’uomo, chiamati entrambi ad un rinnovamento nella fede e nella vita, all’insegna della riscoperta di Cristo. Con grandissima pazienza e prudenza lo portò a termine, riuscendo ad avere l’unanimità sui documenti, pensando al futuro della Chiesa: bisogna convincere della verità, nella carità; non vincere con il numero. Paolo VI nel suo primo messaggio da Papa indicò la definizione di Chiesa e il suo rinnovamento, l’unità dei cristiani ma soprattutto il dialogo col mondo contemporaneo. La categoria del dialogo, così ripetuta in riferimento a Montini, non può essere banalmente esaltata, senza capire i termini in cui Paolo VI la intendeva e la Chiesa da allora l’ha recepita. Bisogna dialogare all’interno della Chiesa e con la società moderna, ma sempre a partire dalla Verità con l’iniziale maiuscola. Paolo VI, nella sua prima enciclica, Ecclesiam Suam, affronta proprio la metodologia del dialogo, termine che appare per la prima volta in un documento ufficiale della Chiesa; con l’attenzione che sia il dialogo della salvezza, ispirato a fede e carità. E’ evidente che chi ha interpretato questo papa come moderno perchè uomo del dubbio, ha travisato proprio l’interpretazione della teoria del dialogo, le cui radici sono, per Paolo VI, la conoscenza della verità e la tensione alla conversione dell’interlocutore. Il Concilio riconobbe il ruolo svolto dall’Azione Cattolica ed altre associa- METTI IN AGENDA L’AC MESE DI APRILE 20-21 Aprile Bethlem (eremo S. Salvatore); Formazione zona 4 e 5; 2gg Cenacolo 22 Aprile Percorso Giovani e Lavoro 26 – 27 - 28 aprile Convegno nazionale presidenze 28 Aprile Convegno nazionale presidenze; giornata parrocchiale di AC MESE DI MAGGIO 3-4-5 Maggio Gemellaggio ACR 4-5 Maggio Esercizi spirituali Fidanzati 11 Maggio Sacro Monte 14enni; Assemblea LXX 19 Maggio Camminata del SI ( Mesero – Magenta) MESE DI GIUGNO 14 Giugno viaggio ai confini (ACS) 16 Giugno Santa Caterina (ACR) 29 Giugno Santa Caterina (ADO) ERRATA CORRIGE: Nello scorso numero, a pag.4, le voci corrette relative al bilancio di esercizio al 30 settembre 2012 sono le seguenti: patrimonio netto 1.967; disavanzo esercizio -42.670; utilizzo fondo copertura perdita: 42.670; fondi di accantonamento 137.289; patrimonio netto finale: 139.256. zioni negli ottanta anni precedenti, sul fronte della formazione dei laici. Il papa Paolo VI fu sempre molto vicino all’AC. Papa Montini ha sempre riconosciuto ed esaltato il ruolo dei laici nella Chiesa, trovando un appoggio nella nuova ecclesiologia conciliare del sacerdozio comune dei fedeli. Citiamo soltanto l’accoglienza degli uditori e delle uditrici in Concilio, l’istituzione del Pontificio consiglio per i laici, dei consigli pastorali nelle parrocchie e diocesi. Con Paolo VI per la prima volta una laica entra a far parte di un dicastero vaticano. Naturalmente, l’AC era la pupilla di Montini, che da giovane era stato assistente romano e nazionale della FUCI. Ne approvò il nuovo statuto, steso seguendo le direttive conciliari, e nell’omelia in occasione del centenario, l’8 dicembre 1968, raccomandò: "Non allontanatevi mai dalla sorgente dell'Azione Cattolica, da una vita cioè profondamente imbevuta della Parola e della grazia di Cristo". Maurizio Guarnaschelli Direttore responsabile: Gianni Borsa Direttore editoriale: Annalisa Perteghella Hanno collaborato a questo numero: Paolo Rappellino, Donata Sala, Claudio Urbano, Alberto Ratti, Maria Citterio, Sara Nannini, Valentina Soncini, Paolo Bovio, Maria Teresa Antognazza, Vittorio Castoldi, Martino Incarbone, Paolo Danuvola, Alessandro Zunino, Antonio Contursi Direzione, Redazione: 20122 Milano, Via S. Antonio, 5 Tel. 02/58391309. Amministrazione e pubblicità: Tel. 02/58391341 Editore: Coop. Culturale IN DIALOGO s.r.l. Milano Tel. 02/58391341 - Fax 02/58391345 E-mail: [email protected] Sito internet: www.azionecattolicamilano.it/indialogo Col patrocinio della Fondazione Ambrosiana Attività Pastorali Composizione: Coop. Culturale IN DIALOGO, via S. Antonio, 5 Milano Progetto grafico: Annalisa Porcelli Stampa: A.G. Bellavite Srl, Via I° Maggio 41, Missaglia (LC) Abbonamento: Annuale 12 euro - Sostenitore 20 euro Versare su ccp 18834200 intestato a In Dialogo, Via S. Antonio, 5 20122 - Milano Registrato presso il tribunale di Milano n. 71 del 2-2-87 Spedizione in Abb. postale art. 2 comma 20/c legge 662/96 - Milano Milano, 2 aprile 2013, anno XXVI - n. 6 Associato all’USPI – Unione Stampa Periodica Italiana Questo numero è stato chiuso in redazione e consegnato alla tipografia il giorno 2 aprile 2013 Cronistoria dell'Azione Cattolica Italiana 1867 sociazioni Elettorali e l’Unione Cattolica Italiana delle Istituzioni Economiche e Sociali. Accanto alle tre Unioni rimane la Società della Gioventù Cattolica Il viterbese Mario Fani stringe rapporti con numerosi giovani della nobiltà pontificia e conosce Giovanni Acquaderni 1868, 2 maggio Nasce la “Società della Gioventù Cattolica Italiana”, con l’approvazione dello Statuto da parte di Papa Pio IX. Il motto che sostiene l’impegno di Fani e Acquaderni, “preghiera, azione, sacrificio”, racchiude il programma cui si ispirano: la devozione alla Santa Sede, lo studio della religione, la testimonianza di una vita cristiana, l’esercizio della carità. Il bolognese Giovanni Acquaderni diventa diventa il primo presidente del nuovo organismo 1870 Breccia di Porta Pia e presa di Roma ad opera dell’esercito italiano. Nascerà così la “questione romana”: il dissidio fra lo Stato moderno italiano e la Chiesa. I cattolici italiani, a causa del Non expedit, non potranno partecipare alla vita politica del Paese 1875 II congresso dei cattolici italiani a Firenze che dà vita “all’Opera dei Congressi e dei comitati cattolici”, indipendente dalla Società della Gioventù Cattolica, e con il compito di stimolare e coordinare le attività della varie associazioni ed opere cattoliche. L’Opera dei Congressi è di fatto, per quasi trent’anni – accanto alla Gioventù Cattolica – l’organizzazione del laicato obbediente al Pontefice 1878 Muore papa Pio IX e viene eletto al soglio pontificio Vincenzo Gioacchino Pecci, che prende il nome di Leone XIII 1906, 24 marzo Gli Statuti delle tre Unioni vengono approvati con lettera del Segretario di Stato. Ai tre Statuti viene premessa una normativa in otto articoli che fonda la diocesanizzazione dell’Azione Cattolica 1908 Viene fondata l’Unione fra le Donne Cattoliche Italiane ad opera di Maria Cristina Giustiniani Bandini 1912 Nonostante non fosse ancora stato revocato il Non expedit decretato da Pio IX, Ottorino Gentiloni, a capo dell’Unione elettorale, conclude con Giovanni Giolitti il cosiddetto “Patto Gentiloni” 1914 Muore Pio X e viene eletto al soglio pontificio Giacomo della Chiesa, che prende il nome di Benedetto XV. Dopo la crisi dell’Opera dei Congressi la Società della Gioventù Cattolica ha così nuovi spazi. Si moltiplicano i circoli e nascono strutture decentrate regionali. Si formano al suo interno le Leghe del lavoro (di sostegno alle presenze sociali organizzate) e (nel 1917) le sezioni “Aspiranti”, che erano il tramite con cui i giovani seguivano la crescita dei ragazzi. Ulteriore terreno di sviluppo sarà quello ricreativo con la nascita nel 1916 di un’Associazione Scoutistica Cattolica Italiana (ASCI) 1919 Viene ufficialmente costituita a Fiesole, nel corso del XIV congresso nazionale dei cattolici, la Federazione Universitaria Cattolica Italiana (FUCI) Nasce all’interno dell’Unione donne, la Gioventù Femminile (GF), fondata dalla milanese Armida Barelli (che ne rimarrà presidente fino al 1946), legata al singolare ambiente creatosi intorno alla figura di padre Agostino Gemelli, che tra l’altro è anche all’origine dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (fondata nel 1921). Il programma della GF, sintetico ma essenziale, riguarda la crescita della cultura religiosa e della dimensione interiore. All’inizio dell’anno, a gennaio, don Luigi Sturzo fonda il Partito Popolare Italiano (PPI), di ispirazione cristiana 1897 1922 1891, 15 maggio Viene promulgata l’enciclica sociale Rerum Novarum, con la quale per la prima volta la Chiesa cattolica prende posizione in ordine alle questioni sociali 1896, 1 settembre Il professore Giuseppe Toniolo, figura di primo piano del cattolicesimo italiano, fa uscire un saggio dal titolo “Il concetto cristiano di democrazia” 1903 Muore Leone XIII e viene eletto al soglio pontificio Giuseppe Sarto, che prende il nome di Pio X 1904 A causa di contrasti interni fra intransigenti e innovatori (guidati da don Romolo Murri), il 28 luglio Pio X dichiara sciolta l’Opera dei Congressi 1905 Con l’enciclica Il Fermo proposito, viene riorganizzata l’Azione Cattolica e per la prima volta si incomincia ad utilizzare questo nome. Si formano tre nuovi organismi: l’Unione Popolare Cattolica Italiana, presieduta da Giuseppe Toniolo; l’Unione Cattolica Italiana delle As- Muore Benedetto XV e viene eletto al soglio pontificio Achille Ratti, che prende il nome di Pio XI 1923, 2 ottobre Sotto il papato di Pio XI vengono approvati i nuovi Statuti dell’Azione Cattolica. Coordinata da una forte Giunta centrale, l’associazione viene rafforzata nella sua unità, e suddivisa in sezioni per categorie anagrafiche di persone, non più per obiettivi specifici. Ne fanno parte la SGCI, che diventa Gioventù Italiana di Azione Cattolica (GIAC), la FUCI, l’Unione Femminile (che comprende l’Unione donne, la GF e le universitarie della FUCI) e la neonata Unione uomini di AC 1923 – 1940 Il Fascismo, salito al potere nel 1922, inizialmente ricerca un pratico compromesso, rilanciato anche dall’eliminazione di ogni alternativa all’AC in campo cattolico. Fin dall’inizio, Elenco dei Presidenti Nazionali (1922-1929) Luigi Colombo (1929-1936) Augusto Ciriaci (1936-1940) Lamberto Vignoli (1940-1946) Commissione per l'alta direzione dell'AC (1946-1952) Vittorino Veronese (1952-1959) Luigi Gedda (1959-1964) Agostino Maltarello (1964-1969) Vittorio Bachelet Presidenza Nazionale (dal nuovo statuto del 1969) (1970-1973) Vittorio Bachelet (1973-1981) Mario Agnes (1981-1986) Alberto Monticone (1986-1992) Raffaele Cananzi (1992-1998) Giuseppe Gervasio (1998-2005) Paola Bignardi (2005-2008) Luigi Alici (2008-in carica) Franco Miano però, non mancano forti motivi di attrito: fra questi, la fondazione da parte del regime fascista di un organismo per la gioventù tendenzialmente totalitario e la conseguente crisi e chiusura dell’esperienza dello scoutismo italiano e delle associazioni ricreative e sportive. espliciti appaiono nell’Apostolicam Actuositatem, il decreto sull’Apostolato dei laici. Intanto nel 1963 viene nominato assistente centrale mons. Franco Costa, mentre nuovo presidente generale diventa Vittorio Bachelet 1969 1929 La raggiunta Conciliazione fra Chiesa e Stato si arriva a momenti di maggior consenso. Ma di lì a pochi anni non mancano nuove occasioni di contrasto, che portano anche alla chiusura forzata di molti circoli e il 30 maggio del 1931 perfino delle organizzazioni giovanili nazionali. L’intervento di Pio XI con l’enciclica “Non abbiamo bisogno” è decisivo nel far salvaguardare l’esistenza autonoma delle associazioni di AC, anche se vengono ulteriormente limitati i suoi compiti al solo terreno religioso. 1935 Nasce, come editrice della GIAC, l’AVE (Anonima Veritas Editrice), con l’obiettivo di fornire sussidi per la formazione religioso – morale di adulti, giovani e ragazzi 1939 Muore Pio XI e viene eletto al soglio pontificio Eugenio Pacelli, che prende il nome di Pio XII 1940 Pio XII riforma l’AC con la promulgazione di nuovi Statuti. La responsabilità laicale viene drasticamente limitata ai livelli unitari, a cominciare dal centro nazionale 1943 – 1961 Durante la guerra, la vita interna dell’associazione ha una stasi. Il rilancio dell’AC subito dopo la liberazione di Roma, è guidato con discrezione da mons. Montini (il futuro Paolo VI), allora stretto collaboratore di Pio XII alla Segreteria di stato vaticana e già assistente della FUCI 1946 Vengono promulgati i nuovi Statuti. Accanto all’associazione di massa nascono molteplici associazioni specializzate, perché aiutino gli aderenti all’AC ad affrontare con maggiore competenza i vari aspetti della nuova società pluralista. In questo processo nascono la Gioventù Studentesca (GS), la Gioventù Operaia (GIOC), rinascono le Associazioni scoutistiche (ASCI) e vengono promosse le Associazioni cristiane dei lavoratori italiani (ACLI) 1948 L’AC, vive l’esperienza dei “comitati civici” promossi da Luigi Gedda, presidente della GIAC, in vista delle elezioni politiche del 18 aprile di quell’anno. Nel 1952 Gedda diverrà Presidente generale e suo successore alla GIAC sarà Carlo Carretto 1962 – 1968 Il Concilio Ecumenico Vaticano II, evento fondamentale delle recente storia della Chiesa, si apre nel 1962, indetto da papa Giovanni XXIII, succeduto nel 1958 a Pio XII. Si chiuderà nel 1965 sotto il nuovo papa Paolo VI (Giovanni Battista Montini, eletto papa nel giugno del 1963). Il Concilio fra l’altro affronta anche la questione specifica del significato e della missione dell’Azione Cattolica. I discorsi più Elenco degli assistenti ecclesiastici (1922-1938) Giuseppe Pizzardo (1939-1943) Evasio Colli (1943-1943) C. Borghini (1944-1946) Gilla Vincenzo Gremigni (1946-1955) Giovanni Urbani (1955-1961) Mario Ismaele Castellano (1961-1963) Carlo Maccari (1963-1972) Franco Costa (1972-1976) Luigi Maverna (1976-1979) Marco Cè (1979-1982) Giuseppe Costanzo (1982-1987) Fiorino Tagliaferri (1987-1989) Antonio Bianchin (1989-1990 pro tempore) Camillo Ruini (1990-1996) Salvatore De Giorgi (1996-2001) Agostino Superbo (2001-2007) Francesco Lambiasi (2007-in carica) Domenico Sigalini Recependo in pieno le conclusioni del Concilio, Bachelet e mons. Costa avviano il rinnovamento dell’associazione, che prenderà forma nel nuovo Statuto del 1969. Si arriva, fra l’altro, all’attuale struttura associativa unitaria, con la costituzione di due Settori (Adulti e Giovani), senza più distinzioni fra i sessi, con la comune responsabilità verso una “attenzione educativa” per i ragazzi, l’Azione Cattolica dei ragazzi (ACR). È poi esplicitamente previsto un raccordo con i movimenti dei Laureati, della FUCI e dei Maestri. Tra le novità anche la scelta di più ampi spazi di democrazia interna, con un sistema di assemblee a tutti i livelli, e un coinvolgimento della base nella designazione dei responsabili Anni ’70 Nella Chiesa postconciliare l’AC attraversa inevitabilmente un periodo di “assestamento”, che la porta ad un ridimensionamento anche numerico: si passa dai 3.300.000 iscritti del 1964 agli 815.000 del 1973 (anno in cui Bachelet termina il suo mandato) ai 500.000 di oggi. Mentre nascono nuove forme aggregative laicali, i nuovi “movimenti ecclesiali” (CL, Sant’Egidio, Neocatecumenali, RnS), l’AC si impegna al rinnovamento della Chiesa voluto dal Concilio. Gli anni settanta si concludono tragicamente con l’assassinio di Aldo Moro (presidente della FUCI dal 1939 al 1942) e di Bachelet da parte delle Brigate Rosse 1978 è l’anno dei tre papi. Muore Paolo VI e viene eletto al soglio pontificio Albino Luciani, che prende il nome di Giovanni Paolo I. Il suo pontificato dura soltanto 33 giorni. Gli succede il cardinale polacco Karol Wojtyla, che prende il nome di Giovanni Paolo II Anni ’80 e anni ’90 Contribuisce alla nascita e all’applicazione dei catechismi della Cei, vive la sua stagione dei Progetti (il Progetto Giovani è del 1988) e poi dei nuovi Cammini Formativi. Dal 1997 tutti i settori lavorano su un’unica Attenzione Annuale. 1998 Viene eletta la prima donna alla guida dell’Azione Cattolica, Paola Bignardi. L’associazione vive un forte processo di rinnovamento, conclusosi con l’aggiornamento dello Statuto avvenuto nel settembre del 2003 2004, settembre Incontro nazionale di Loreto, con la presenza di Giovanni Paolo II 2005 Muore Giovanni Paolo II e viene eletto al soglio Pontificio Joseph Ratzinger, che prende il nome di Benedetto XVI 2008 In occasione del suo 140º anniversario, l’Azione Cattolica ha presentato il Manifesto al Paese, un documento in cui sono affermati i valori dell’AC, che si fa sentinella di quell’ethos condiviso in cui afferma si possono riconoscere tutti gli italiani. Il Manifesto è stato consegnato il 2 aprile 2008 al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel corso di un’udienza concessa dal Capo dello Stato al presidente nazionale dell’associazione. Le celebrazioni per i 140 anni dell’associazione sono poi culminate, il 4 maggio seguente, in un incontro dell’associazione con papa Benedetto XVI in piazza San Pietro a Roma, al quale hanno partecipato 150.000 soci dell’AC I Breve bibliografia M. Casella, L'Azione Cattolica nell'Italia contemporanea (19191969), AVE, Roma 1992 M. Casella, L’Azione Cattolica del Novecento. Aspetti, momenti, interpretazioni, personaggi, AVE, 2003, pp. 304 (Il seme e l’aratro, 8) R. Moro, Azione Cattolica Italiana (Aci), in F. Traniello G. Campanini (direttori), Dizionario storico del movimento cattolico in Italia (1860-1980), 1/2: I fatti e le idee, MARIETTI, Casale Monferrato 1981, pp. 180-191E. E. Preziosi, Breve profilo storico dell'Azione Cattolica italiana, AVE, Roma 1984 E. Preziosi, Obbedienti in piedi. La vicenda dell’Azione Cattolica Italiana, SEI, Torino 1996 E. Preziosi, Piccola storia di una grande associazione. L’Azione Cattolica in Italia, 2002, 2ª ed. riveduta e ampliata, AVE, pp. 228 (Il seme e l’aratro, 5) G. Formigoni, L'Azione Cattolica Italiana, ANCORA, Milano 1988 G. Formigoni - G. Vecchio, L'Azione Cattolica nella Milano del Novecento, RUSCONI, Milano 1989 Note di storia dell’ACI, AVE, 1992, pp. 76 (Pagine, 3.1) AC: una storia di santità laicale, AVE, 2002, pp. 128 (Il seme e l’aratro, 7)