A.I.C.O. Copertina vol. 27 fasc. 3:Copertina 24/11/15 09:18 Pagina 1 VOL. 27, 2015 FASC. 3 ISSN 1120-6764 A.I.C.O. ORGANO UFFICIALE DELL’ASSOCIAZIONE ITALIANA INFERMIERI DI CAMERA OPERATORIA Società Scientifica ‘Taxe Perçue’ ‘Tassa Riscossa’ - Padova C.M.P. Poste Italiane s.p.a. Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1 - DCB Padova Abbonamento annuo: e 30,00 VOL. 27, 2015 – FASC. 3 www.aicoitalia.it ✓ Fattori di rischio legati ai farmaci ✓ Le Non-Technical Skills ... ✓ Indennità di rischio radiologico 01 prime pagine 1-3:prime pagine 1-21 18/11/15 12:19 Pagina 169 VOL. 27, 2015 FASC. 3 A.I.C.O. ORGANO UFFICIALE DELL’ASSOCIAZIONE ITALIANA INFERMIERI DI CAMERA OPERATORIA Società Scientifica a cura del Comitato Scientifico e di Redazione A. ALFARANO (Campania) - C. CICALA (Lazio) - R. CIPRI (Puglia) A. GIORDANO (Lombardia) - L. TROZZI (Marche) - E. THIENE (Veneto) ® www.aicoitalia.it 01 prime pagine 1-3:prime pagine 1-21 18/11/15 12:19 Pagina 170 ® A.I.C.O. Associazione Italiana Infermieri di Camera Operatoria Società Scientifica Presidente Vice Presidente Maria Caputo (Puglia) Salvatore Casarano (Puglia) Comitato Esecutivo Lucia Alberti (Lombardia) Salvatore Casarano (Puglia) Lina Canale (Veneto) Giordano Campagnola (Veneto) Luisa Lamera (Lombardia) Mirella Lepore (Piemone) Elena Melis (Sardegna) Santo Montemurro (Sicilia) Comitato Scientifico Anna Alfarano (Campania) Caterina Cicala (Lazio) Rosa Cipri (Puglia) Antonio Giordano (Lombardia) Luciano Trozzi (Marche, consulente) Eleonora Thiene (Veneto) Direttore Responsabile Eleonora Thiene (Veneto) Revisori dei Conti Loredana Cappelli (Puglia) Laura Ogliari (Lombardia) Renata Rossini (Lombardia) Soci Fondatori A.I.C.O. 1988 Pierangelo Bardotti Elia Brambilla Irene Corubolo Jolanda Gilardi Liliana Gissi Anna Maria Mattiassich Carla Roccio Roberto Schiavon Francesco Tombolato Legale dell’Associazione Avv. Chiara Pulica (Veneto) Segreteria Scientifica A.I.C.O. Associazione Italiana Infermieri di Camera Operatoria Via B. Giuliari 2, scala C - 37135 VERONA (Italia) Tel. +39-045.8250150 - Fax +39-045.8250150 www.aicoitalia.it - E-mail: [email protected] Periodico quadrimestrale - Dir. Resp.: E. Thiene Aut. Trib. Verona N. 1173 del 21-9-1995 Iscrizione al R.O.C. n. 10504 del 4.3.2003 Stampa: Tipografia Veneta editrice “La Garangola” Via E. Dalla Costa, 4/6 - 35129 Padova Associato all’USPI Unione Stampa Periodica Italiana 2015 01 prime pagine 1-3:prime pagine 1-21 18/11/15 12:19 Pagina 171 ® Associazione Italiana Infermieri di Camera Operatoria Società Scientifica Via B. Giuliari 2, scala C - 37135 Verona - Tel./Fax 045 8250150 E-mail: [email protected] - www.aicoitalia.it - c.c.p. n. 10179372 Consiglio Nazionale Triennio 2013-2015 ABRUZZO-MOLISE-MARCHE-UMBRIA Presidente: Mirella DI GIROLAMO Via Elba, 5 63013 Grottammare (AN) Cell. 335.5926166 E-mail: [email protected] BASILICATA-CALABRIA Presidente: Natale MURRONE c/da Dennanna-Collepantano 87067 Rossano Scalo (CS) Cell. 368.7167080 E-mail: [email protected] CAMPANIA Presidente: Raffaele ATTANASIO Via Pietro Castellino, 88 80128 Napoli Cell. 333.7518105 E-mail: [email protected] EMILIA ROMAGNA Presidente: Elisa FLAVI Via F. Gioia 59 46030 Cerese Di Virgilio (MN) Cell. 333.5395279 E-mail: [email protected] LOMBARDIA Presidente: Gian Paolo ZANCHI Via Castello, 18 24050 Cavenago (BG) Cell. 339.3989577 E-mail: [email protected] PUGLIA Presidente: Raffaele FIGHERA Via C. Vaticano II°, 21 70024 Gravina (BA) Cell. 339.6596650 E-mail: [email protected] SARDEGNA Presidente: Franco DEPLANO Via Monaco, 103 09045 Qurtu S. Elena Cell. 328.2023985 E-mail: [email protected] SICILIA Presidente: Giovanni REFANO Via Gen. Cascino, 40/c 97019 Vittoria (RG) Cell. 335.7446590 E-mail: [email protected] LAZIO Presidente: Marcella PISANELLI Via Taro, 4/E Campoascolano-Pomezia 00040 Roma Cell. 340.5520628 E-mail: [email protected] TOSCANA Presidente: Sonia BIANCHI Via L. Pucci, 5 50124 Firenze Cell. 335.5617228 E-mail: [email protected] VALLE D’AOSTA-LIGURIA-PIEMONTE Presidente: Paolo RIBETTO Via Primo Laurenti, 31 10069 Villar Perosa (TO) Cell. 393.3311351 E-mail: [email protected] FRIULI V.G. - TRENTINO A. ADIGE -VENETO Presidente: Roberto POVOLI Via Loc. San Tomas, 23 38066 Riva del Garda (TN) Cell. 348.3224507 E-mail: [email protected] 171 02 Norme redazionali :Norme redazionali 18/11/15 12:18 Pagina 172 Norme per gli autori La Rivista di AICO è dedicata agli infermieri impegnati in funzioni organizzativo-gestionalitecniche all’interno di sale operatorie e/o area chirurgica ed è aperta al libero contributo di chiunque desidera offrire conoscenze, aggiornamenti, notizie, testimonianze e riflessioni che abbiano attinenza con i temi di cultura e sviluppo manageriale della professione e dei sistemi socio-sanitari. Gli autori che desiderino pubblicare, devono adeguarsi alle seguenti norme editoriali: Autori Per ogni autore si devono indicare nome, cognome, qualifica, ente/unità operativa d’appartenenza e indirizzo dove recapitare la rivista. Con più autori deve essere indicato l’autore di riferimento al quale la redazione può rivolgersi. L’autore unico e l’autore di riferimento devono fornire anche un indirizzo email, un recapito telefonico e una dichiarazione scritta attestante che il lavoro presentato è originale, inedito e che ne autorizza la pubblicazione. Articoli Devono rientrare nelle seguenti tipologie di argomento: Indagini e Ricerche (quantitative e qualitative), Esperienze (organizzative e di management), Approfondimenti (contributi originai e rassegne), Comunicazioni (notizie e commenti relativi alla professione), Informativa professionale (aggiornamenti tematici: legislativi, tecnici, ecc.). Tutti i contributi, con l’eccezione delle Comunicazioni, dovranno seguire il seguente schema: – introduzione, – obiettivi, – materiali e metodi, – risultati, – discussione/conclusione; in base alla natura del pezzo e alle preferenze dell’autore. Il testo deve essere dattiloscritto in prima copia, su una facciata, con doppia spaziatura (lasciando un margine di 3 centimetri per lato). Deve essere il più conciso possibile compatibilmente con la chiarezza dell’esposizione e 172 non superare le 8/10 cartelle di 30 righe e 60 battute per riga. Devono essere accompagnati da un sommario strutturato in italiano per un massimo di 300 parole; se possibile, anche in lingua inglese. Il tutto in formato Word, testo Time New Roman. Le parole chiave o che si desidera porre in evidenza devono essere in grassetto. Tabelle, grafici e figure La parte grafica deve essere funzionale al contenuto dell’articolo (cioè deve integrare e meglio chiarire il testo) e limitata all’essenziale. Tabelle, grafici e figure devono essere scelte secondo criteri di chiarezza e semplicità; saranno numerate progressivamente in cifre e saranno accompagnate da brevi didascalie. Se non sono originali, ma tratte da altri lavori o testi, dovrà essere citata la relativa fonte. Nel testo deve essere chiaramente indicata la posizione d’inserimento, e preferibilmente essere inserite nel testo non appena possibile (compatibilmente con l’impaginazione) e non riunite alla fine del lavoro. Bibliografia e note Le fonti bibliografiche devono essere preferibilmente richiamate nel testo con numeri arabi tra parentesi e riportati nella sezione “bibliografia” secondo l’ordine di citazione. La bibliografia non richiamata nel testo (bibliografia generale) va sempre elencata in ordine alfabetico e deve essere ridotta all’essenziale (max. dieci riferimenti). I riferimenti bibliografici degli articoli pubblicati, devono presentare il seguente ordine: 1) nome degli autori (se sono presenti più di cinque Autori, si citano i primi tre nomi, seguiti poi da et al.); 2) titolo del lavoro; 3) nome della rivista secondo le abbreviazioni dell’Index Medicus; 4) numero del volume; numero della pagina; anno di pubblicazione. I riferimenti bibliografici dei testi, devono presentare il seguente ordine: 1) nome degli autori (se sono presenti più di 02 Norme redazionali :Norme redazionali 18/11/15 12:18 Pagina 173 cinque Autori, si citano i primi tre nomi, seguiti poi da et al.); 2) titolo del capitolo; 3) titolo del libro; 4) casa editrice che ha pubblicato il libro; città di pubblicazione; anno di pubblicazione. La bibliografia non richiamata nel testo (bibliografia generale) va sempre elencata in ordine alfabetico e deve essere ridotta all’essenziale. I rifermenti bibliografici vanno compilati secondo le norme adottate dall’U.S. National Library of Medicine, secondo i seguenti esempi (rispettare anche la punteggiatura): – Articoli: Galoppini P., Peroni A. il management intermedio. Management Infermieristico, 2001, 3 (7), 33-39. – Capitoli di libri: Trabucchi M. le demenze. In: Zanetti E. (a cura di). L’assistenza all’anziano. Lauri Edizioni, Milano, 1999, 3-15. – Atti di convegni: Gedds M. Evidence Based Medicine. In: Nursig Oncologia. Atti del III Convegno Nazionale AIIO. Firenze 6 aprile, 2001, 3-7. Per ragioni di spazio e fino a completamento della pagina, la bibliografia sarà limitata ai primi 10 autori, per cui disporre la bibliografia per fonti ritenute preferite per “importanza”. Se possibile distinguere: Bibliografia (testi); Sitografia (siti internet); Bibliografia grigia (articoli su riviste, ..., ecc.). Invio degli articoli Il testo deve essere presentato al Comitato Scientifico di AICO presso la sede dell’Associazione, Via B. Giuliari 2, scala C, 37135 Verona. Deve pervenire su supporto informatico (CD-DVD) e almeno una copia cartacea. Può essere inviato in formato elettronico Word, all’indirizzo e-mail: [email protected], all’attenzione del Comitato Scientifico Se il contenuto del testo prevede tabelle/grafici/immagini, l’autore deve inviare il file Word completo e i file separati nei formati grafici originali. Accettazione e pubblicazione La direzione della rivista si riserva la valutazione degli articoli ricevuti, di richiedere agli autori eventuali modifiche, di accettare e respingere gli articoli con comunicazione scritta. La rivista non può essere ritenuta responsabile dell’utilizzo improprio delle informazioni contenute nonché delle opinioni e giudizi espressi dagli autori. I lavori accettati restano di proprietà della rivista che potrà autorizzarne la riproduzione anche parziale. Gli autori assumono la totale responsabilità legale dell’originalità del testo e dell’iconografia proposta per la stampa. Le eventuali riproduzioni anche parziali di altre pubblicazioni devono portare l’esatta indicazione della fonte di provenienza, restando comunque esclusivamente a carico degli autori l’obbligo di farsi autorizzare la riproduzione. Le bozze di stampa verranno corrette in redazione. Eventuali estratti (5 copie) verranno inviate contrassegno solo agli autori che ne faranno richiesta al momento dell’invio del testo. La pubblicazione degli articoli non comporta alcun costo per gli autori. Ogni autore riceve due copie del fascicolo in cui viene pubblicato il suo articolo. Il direttore e il comitato di redazione ringraziano quanti vorranno collaborare e contribuire alla continuità e allo sviluppo della rivista. SCHEMA LAVORO SCIENTIFICO TITOLO 1) Riassunto o abstract argomento del lavoro; cosa e come è stato fatto, con quali risultati, con breve discussione finale. 2) Introduzione risponde alla domanda: perché? 3) Materiali e metodi risponde alla domanda: come? 4) Risultati risponde alla domanda: cosa si è trovato? sia in senso positivo che negativo. 5) Discussione/commenti risponde alla domanda: perché è importante questo lavoro? ...è innovativo? ...è confirmatorio? 6) Conclusioni. 7) Bibliografia con una precisione ai riferimenti bibliografici, per favorire una ricerca remota della fonte citata. 173 Certificato :Domanda di iscrizione 18/11/15 12:30 Pagina 1 03 Sommario 3-15:Sommario 26/11/15 11:14 Pagina 175 Sommario Editoriale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 177 SICUREZZA DELL’UTENTE M. Caputo, E. Thiene - Fattori di rischio legati alla somministrazione dei farmaci e prevenzione degli eventi avversi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . C. Iovalè, C. Cicala - Le Non-Technical Skills in Sala Operatoria: indagine descrittivo-conoscitiva . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . F. Reato - Il Master di I livello per Infermiere di Sala Operatoria e l’integrazione tra il programma “Safe Surgery Save Lives” e il progetto “Life Skills Education” dell’OMS . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 179 » 185 » 194 » 199 » 203 » 213 » » » » 219 225 234 239 » » » » » » » 242 244 246 248 250 251 256 ORGANIZZAZIONE E. Morelli - Ottimizzazione del processo di gestione dei presidi del Blocco Operatorio. Esperienza dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Sassari . . . . . . . . . SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO R. Sogos - Indennità di rischio radiologico in Sala Operatoria . . . . . . . . . . . . . . . . ASPETTI LEGALI L. Benci - I rapporti tra medici e professioni sanitarie dopo il “comma 566” della legge di Stabilità 2015 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ARGOMENTI VARI O. Porcu, R. Ortu - Lo strumentario chirurgico è un “Dispositivo Medico”. Trattamento, manutenzione e cura . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . L. Trozzi - Le dinamiche di gruppo. Conoscerle per gestirle . . . . . . . . . . . . . . . . . . S. Balzan - Testimonianza - Esperienza di vita e professione . . . . . . . . . . . . . . . . . . L. Trozzi - Struttura di un lavoro scientifico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . INFORMAZIONI Relazione meeting EORNA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . I successi di AICO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . XVII Congresso Nazionale AICO - Cagliari - 14-15-16 aprile 2016 . . . . . . . . . . . . Convocazione Assemblea Generale dei Soci AICO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . La segreteria AICO informa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Richiesta lavori per la rivista AICO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Domanda d’iscrizione all’Associazione AICO - Società Scientifica . . . . . . . . . . . . 175 Imp. auguri 2016:Linee guida 18/11/15 12:21 Pagina 176 Cappella degli Scrovegni - Padova - Natività di Giotto A.I.C.O. augura a tutti Buon Natale e Felice Anno Nuovo Editoriale:Editoriale 18/11/15 12:18 Pagina 177 EDITORIALE “Le migliori idee nascono dalla condivisione” Steven Johnson Il lavoro in sala operatoria è basato, oggi più che mai su una stretta collaborazione tra più professionisti. Come creare e gestire un team di lavoro organico ed efficiente, se da mesi ormai la “questione infermieristica” ha assunto due declinazioni controverse e dibattute, attraverso tutti gli organi di informazione, da ogni categoria coinvolta: competenze avanzate da un lato e comma 566 della legge di Stabilità 2015 dall’altro. In realtà abbiamo assistito all’incacrenirsi di un fenomeno drammaticamente diffuso di decapitalizzazione del lavoro degli infermieri, chiamati ad esercitare competenze di per sé “avanzate” senza il minimo riconoscimento né in termini professionali né in termini economici. Una professione, assurta da oltre 20 anni a “professione intellettuale” stretta in una tenaglia che alla prova dei fatti la priva del suo significato più profondo. Un divario ormai inaccettabile tra stato giuridico e realtà lavorativa. Il Patto per la Salute per l’anno 2015 ha cercato una strada in questa direzione muovendosi sul difficile substrato di una congiuntura economica disastrosa, in cui le risorse si vanno riducendo ad ogni passo e le riduzioni spesso si traducono in tagli anziché risparmi ed efficientismo propriamente detti. Da un lato si discute del modello di evoluzione delle competenze e dall’altro si discute di quali siano gli strumenti per poter mettere in atto una riforma del sistema. Comune denominatore una forte resistenza al cambiamento e una diversa opposizione verso l’evoluzione delle competenze infermieristiche soprattutto da parte della componente medica del Servizio Sanitario, dettata da un retaggio culturale radicato, prassi lavorativa totalmente medicocentrica e il timore che un’evoluzione dell’infermiere possa “togliere” qualcosa al medico. Niente di più infondato, dal momento che nella mente degli infermieri è chiaro qual’è la loro missione, mentre invece pare proprio che la missione della professione infermieristica non sia ben chiara ai medici. In sala operatoria il percorso, a parte differenze legate al ruolo, è condiviso. Quindi il lavoro di equipe è fondamentale, il concetto di fiducia, affidabilità altrettanto, senza mai tralasciare quelli che sono i confini delle proprie competenze. A.I.C.O. - Vol. 27, n. 3, 2015 177 Editoriale:Editoriale 18/11/15 12:18 Pagina 178 EditorialeEditoriale La disponibilità al dialogo e al confronto fanno parte del DNA dell’infermiere così come il valore del dissenso critico e questo ci aspettiamo avvenga in tutte le sale operatorie e nei reparti chirurgici. L’anno 2015 è terminato così come pure il mio mandato da Presidente, i bilanci, ect…. Le considerazioni le rimandiamo al prossimo congresso Nazionale AICO a Cagliari 14-16 Aprile 2016, ora posso solo dirvi che numerosi impegni ci hanno visto protagonisti a livello nazionale: il 117° Congresso SIC Milano, AORN a Napoli, AISTOM a Bari, Prof. Palazzini a Roma, in quasi tutte le regioni si sono tenute giornate formative con buona partecipazione ed elevato livello professionale, ne cito solo alcune: Altamura, Tricase, Olbia, Messina, Grottammare, Pugnochiuso, Udine, Legnago e altre, seminari con aziende di settore e collaborazioni editoriali con altre riviste. A fine 2015 c’è stato il rinnovo dei Consigli Regionali AICO, con l’ingresso di forze nuove. Questo è solo uno spaccato di tutto quello che abbiamo fatto e altro ancora ci sarà. Quindi non mi resta che augurarvi un Buon 2016. Spero di vedervi in tanti a Cagliari il prossimo Aprile, di ricevere tanti articoli per questa meravigliosa rivista e colgo l’occasione per ringraziare il suo Direttore, tutti i Comitati, Scientifico, Esecutivo, ECM, Revisori: tutti hanno contribuito con la loro passione, determinazione e professionalità a rendere sempre più visibile, credibile e di riferimento l’AICO. Grazie e arrivederci a Cagliari. Maria Caputo 178 1-Fattori di rischio:base 18/11/15 12:33 Pagina 179 SICUREZZA DELL’UTENTE Fattori di rischio legati alla somministrazione dei farmaci e prevenzione degli eventi avversi M. CAPUTO (1) - E. THIENE (2) 1 ( ) Coordinatore infermieristico, Policlinico Bari - (2) Comitato Scientifico AICO Abstract La somministrazione della terapia è un processo complesso che comprende più fasi: approvvigionamento, immagazzinamento, conservazione, prescrizione, preparazione, distribuzione, somministrazione e monitoraggio. Durante ciascuna fase si possono verificare errori e mettere in pericolo la sicurezza del paziente. Per errore di terapia si intende ogni evento prevenibile che può causare o portare a un uso inappropriato del farmaco o a un pericolo per il paziente. Sono eventi prevenibili ed evitabili e vanno differenziati dalle reazioni avverse ai farmaci (Adverse Drug Reaction - ADR), legate al farmaco stesso e che vengono rilevate e valutate mediante le attività di farmacovigilanza aziendali, regionali e nazionali. Tutti gli operatori coinvolti nella gestione del farmaco sono chiamati a prestare attenzione ai possibili errori, poiché questi, se opportunamente monitorati e valutati, possono essere evitati. Il monitoraggio degli errori di terapia farmacologica, stima una percentuale di errori ma anche di eventi avversi che si aggira intorno al 12% nelle varie fasi di prescrizione-somministrazione. Secondo un rapporto dell’Institute Of Medicine (IOM) statunitense ogni anno, per errori commessi dai professionisti sanitari, muoiono tra 44.000 e 98.000 cittadini americani, un numero di decessi che rappresenta la settima causa di morte negli Stati Uniti. Si sono registrati ben 7000 casi mortali in un solo anno, nonostante siano previste indagini epidemiologiche sull'errore, molto accurate. Parole chiave: Errore; Prevenzione; Terapia; Farmaco; Evento; Evento avverso. Concetti generali G li errori di terapia farmacologica risultano essere frequenti in ambito sanitario e questo emerge A.I.C.O. - Vol. 27, n. 3, 2015 anche dai dati riportati nelle segnalazioni, i quali sono costantemente registrati a livello regionale e nazionale. 179 1-Fattori di rischio:base 18/11/15 12:33 Pagina 180 E. Caputo - E. Thiene Inutile ripeterci sul significato di: • Evento (Incident), inteso come accadimento che ha dato o aveva la potenzialità di dare origine ad un danno non intenzionale e/o non necessario nei riguardi di un paziente; • Evento avverso (Adverse event),inteso quale evento inatteso correlato al processo assistenziale e che comporta un danno al paziente, non intenzionale e indesiderabile. Gli eventi avversi possono essere prevenibili o non prevenibili. Un evento avverso attribuibile ad errore è “un evento avverso prevenibile”. • Errore inteso quale fallimento nella pianificazione e/o nell’esecuzione di una sequenza di azioni che determina il mancato raggiungimento, non attribuibile al caso, dell’obiettivo desiderato. – Errori attivi, intesi quali azioni o decisioni pericolose commesse da coloro che sono in contatto diretto con il paziente. Sono più facilmente individuabili, hanno conseguenze immediate; – Errori lattenti, intesi quali condizioni presenti nel sistema determinate da azioni o decisioni manageriali, da norme e modalità organizzative e quindi correlate ad attività compiute in tempi e spazi lontani rispetto al momento e al luogo reale dell’incidente. Un errore può restare latente nel sistema anche per lungo tempo e diventare evidente solo quando si combina con altri fattori in grado di rompere le difese del sistema stesso; – Errore di commissione, inteso quale errore che si verifica come risul180 tato di un’azione che non doveva essere eseguita; – Errore di esecuzione, inteso quale fallimento degli obiettivi prefissati a causa di una errata esecuzione di azioni, adeguatamente pianificate. Spesso accadono nell’esecuzione automatica di compiti di routine; – Errore d’attenzione o di percezione, errore nell’esecuzione di una sequenza di azioni dovuto ad un deficit di attenzione o di percezione; – Errore di memoria (lapse), errore dovuto a deficit di memoria; – Errore di giudizio, incorre nella formulazione di un giudizio, si manifesta nei processi inferenziali coinvolti nelle analisi di un problema, nella selezione di un obiettivo o nella esplicitazione dei mezzi per raggiungerlo. Può essere dovuto o a scelta di regole errate o a conoscenze inadeguate; – Errore di omissione, inteso quale mancata esecuzione di un’azione che doveva essere eseguita; – Errore di pianificazione, inteso quale mancato raggiungimento degli obiettivi prefissati a causa di una errata pianificazione. Gli errori che coinvolgono più direttamente l’infermiere riguardano: – l’interpretazione della prescrizione; – la trascrizione di farmaci su apposite schede utilizzate per la somministrazione, nei casi in cui tale pratica è affidata agli infermieri; – la somministrazione di farmaci non prescritti o sospesi; – la mancata identificazione del paziente; 1-Fattori di rischio:base 18/11/15 12:33 Pagina 181 Fattori di rischio legati alla somministrazione dei farmaci e prevenzione degli eventi avversi – l’anticipo o il posticipo della somministrazione; – l’omissione della somministrazione; – le somministrazioni ripetute; – la via di somministrazione diversa da quella prescritta; – il dosaggio; – la velocità di infusione errata; – l’uso inadeguato di dispositivi per la somministrazione. In questo ambito preciso vediamo quattro categorie di errore: – errore di prescrizione; – errore di trascrizione/interpretazione; – errore di preparazione; – errore di somministrazione. L’errore di prescrizione (riferibile alla condotta medica) è dovuto a una pluralità di cause determinate dalla mancanza di anamnesi del paziente, dalla confusione tra farmaci aventi nomi simili, dall’errato dosaggio, dall’utilizzo di una via di somministrazione non congrua. Non ha importanza a chi sia rivolta. La prescrizione deve soddisfare i seguenti requisiti: – chiarezza grafica – chiarezza di contenuto – completezza – tracciabilità. L’errore di trascrizione/interpretazione si verifica all’interno del processo di somministrazione, quando viene trascritta la prescrizione. In uno studio retrospettivo del 2007 relativo a controlli sulla documentazione del paziente che ha coinvolto 2400 schede cliniche e infermieristiche, si è evidenziato che la trascrizione della terapia è una pratica comune nell’80% delle strutture organizzative di quell’azienda e su 2400 cartelle cliniche e schede della terapia si sono evidenziati i seguenti dati: – nel 36% vi era incongruenza tra prescrizione in cartella e cartella infermieristica; – nel 28% le prescrizioni erano incomplete; – nel 19% mancava la prescrizione in cartella clinica; – nel 17% non era specificata la sospensione della terapia. L’errore di preparazione consiste in un’errata formulazione o manipolazione del prodotto farmaceutico prima della somministrazione. Questo è purtroppo l’ambito in cui avviene l’errore compiuto dagli infermieri. Possono essere diluizioni e/o associazioni non corrette dei farmaci chimicamente o fisicamente non compatibili. La prevenzione a questo tipo di errore sta in un cambiamento organizzativo della distribuzione del farmaco e nella sua sostituzione con sistemi di distribuzione “a dose unitaria” in cui i farmaci da somministrare vengono preparati direttamente dalla farmacia per il singolo paziente, preconfezionate ed etichettate in appositi contenitori. La dose unitaria può ridurre gli errori eliminando la necessità da parte degli infermieri di fare calcoli, misurazioni, preparazioni e manipolazioni. Particolare attenzione deve essere posta al confezionamento dei farmaci che dovrebbe aiutare a evitare l’errore di preparazione. Un’adeguata progettazione grafica di confezioni, etichette e fogli illustrativi si rende indispensabile. 181 1-Fattori di rischio:base 18/11/15 12:33 Pagina 182 E. Caputo - E. Thiene L’errore di somministrazione è un atto unitario professionale/sanitario. Quando perde questi caratteri la somministrazione può essere demandata a terze persone non professionali (parenti, caregiver) o allo stesso paziente. In ambito ospedaliero compete generalmente a infermieri e medici. L’errore di terapia in sala operatoria – – Proviamo però a trasferire questi concetti di “errori di terapia “ in sala operatoria. Il Manuale per la sicurezza in sala operatoria, cita: Obiettivo 8. - Prevenire le reazioni allergiche e gli eventi avversi della terapia farmacologica Gli errori in terapia, occorsi in sala operatoria possono avvenire durante la fase di prescrizione, preparazione o somministrazione dei farmaci e possono provocare morte o gravi complicazioni ai pazienti. – Tutti i componenti dell’équipe devono avere un’ampia conoscenza della farmacologia di tutti i farmaci che prescrivono e somministrano, inclusa la loro tossicità. – Il medico e/o l’infermiere devono sempre identificare in maniera esplicita il paziente a cui somministrano un farmaco. – Prima di somministrare una terapia farmacologica deve essere sempre raccolta una anamnesi completa del paziente e dei farmaci assunti, inclu182 – – – – so le informazioni sulle allergie e sulle reazioni di ipersensibilità. I preparati farmaceutici, soprattutto se in siringhe, devono riportare etichette compilate in maniera appropriata e comprensibile e devono essere verificati prima di effettuare qualsiasi somministrazione. e riportare tutte le informazioni utili (ad esempio, concentrazione, data di scadenza. All’atto di somministrare un farmaco, un’esplicita comunicazione tra il prescrittore e chi somministra dovrebbe assicurare che entrambi abbiano pienamente acquisito e compreso le indicazioni, le controindicazioni ed ogni altra rilevante informazione. I farmaci custoditi in scaffali e armadi o disponibili su carrelli devono essere sistematicamente ordinati anche per assicurare una corretta conservazione dei farmaci, separando quelli ad “alto livello di attenzione”e quelli di aspetto e con nome simili (LASA) che possono generare confusione nell’operatore. I farmaci per l’anestesia devono essere preparati ed etichettati dall’anestesista o dal personale qualificato che li somministra. I farmaci appartenenti alla stessa categoria terapeutica devono riportare un codice colore concordato, facilmente riconoscibile e comprensibile da tutta l’équipe. Gli eventi avversi da farmaci ed i near misses avvenuti durante la somministrazione endovenosa di farmaci in corso di intervento chirurgico devono essere segnalati, riesaminati ed analizzati. 1-Fattori di rischio:base 18/11/15 12:33 Pagina 183 Fattori di rischio legati alla somministrazione dei farmaci e prevenzione degli eventi avversi Si raccomanda l’implementazione della Raccomandazione del Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali per la prevenzione della morte, coma o grave danno derivati da errori in terapia farmacologia, Raccomandazione n. 7 - Marzo 2008 (20). Si ribadisce un concetto fondamentale per noi infermieri: chi prepara ... infonde/somministra. Questo concetto ha significato in sala operatoria, proprio perche non sempre è lo stesso operatore che prescrive a preparare e infondere/somministrare e per quale via. Nessuna eccezione nemmeno per le situazioni di emergenza dove la collaborazione deve utilizzare un linguaggio semplice, una modalità di comunicazione efficace come “ripetere a voce alta il nome del farmaco, la dose e la via di somministrazione”. Il concetto è valido soprattutto quando si parla di farmaci LASA (Look Alike/Sound Alike - Raccomandazione N° 12 del 2010) acronimo utilizzato per indicare farmaci che possono essere scambiati con altri per somiglianza grafica e/o fonetica del nome o della confezione. La presenza dell’anestesista in sala che governa prevalentemente ogni fase dell’anestesia, dall’induzione alla dimissione dell’utente, non garantisce che l’errore venga evitato. Molti sono gli aspetti da considerare e che si ripetono. L’errore di terapia è collegato alla pessima grafia, abbreviazioni ambigue, scarsa informazione su dosi, modi e tempi di somministrazione. Ricordiamo anche che in situazioni di urgenza/emergenza sono molte le richieste verbali/telefoniche che vengono impartite, collegate al fatto che in queste situazioni i farmaci LASA e i relativi dosaggi, entrano in gioco frequentemente e sono accompagnati dal fatto che “chi prepara non è chi somministra”. Nel Progetto “Farmaci LASA e sicurezza dei pazienti - Rapporto indagine conoscitiva del 2009, vengono riportate le motivazioni che inducono all’errore in questa tipologia di farmaci: per il 62,7% è dovuta a somiglianza grafica del nome e della confezione e per il 66,7% alla somiglianza fonetica. I dati parlano da soli! Conclusioni La Raccomandazione Ministeriale indica per la prevenzione degli errori di: 1. prestare particolare attenzione alla conservazione dei farmaci; 1. evitare le richieste verbali o telefoniche dei farmaci; 2. precisare nelle prescrizioni la forma farmaceutica e la via di somministrazione; 3. evitare l’uso di abbreviazioni oppure usare abbreviazioni condivise; 4. preferire la scrittura in stampatello se non è presente un sistema informatizzato; 5. prevedere un doppio controllo delle preparazioni, almeno per i farmaci ad alto livello di attenzione; 6. in fase di dimissione fornire ai pazienti le informazioni relative ai farmaci in terapia domiciliare. Nella pratica quotidiana per ridurre il rischio di errore si raccomanda di: 183 1-Fattori di rischio:base 18/11/15 12:33 Pagina 184 E. Caputo - E. Thiene – prestare particolare attenzione alla conservazione dei farmaci (anche di quelli sul carrello di anestesia, della terapia): – disporre separatamente farmaci con nomi e/o confezionamento simili oppure evidenziarne la somiglianza; – preparare il carrello della terapia prima del giro di somministrazione per evitare di dover recuperare i farmaci mancanti e di lasciare incustodito il carrello; – evitare le richieste verbali o telefoniche dei farmaci; – chiedere sempre chiarimenti al medico prescrittore qualora vi fossero dubbi di interpretazione della terapia; – evitare distrazioni al momento della somministrazione della terapia; – evitare di distrarre il collega che somministra la terapia prevedendo la comunicazione tra colleghi solo al momento delle consegne o al termine della gestione della terapia. Tutti gli infermieri al momento della somministrazione dovrebbero verificare la correttezza della procedura utilizzando la regola della 7 G: – giusto farmaco – giusta dose; – giusta via; – giusto orario; – giusto paziente; – giusta registrazione; – giusto controllo. I campioni gratuiti devono sempre essere conservati in luogo separato dagli altri farmaci. Meglio se non presenti in sala operatoria. Con queste regole molti errori possono essere evitati, basti pensare che la maggior parte sono riconducibili a una lettura imprecisa e frettolosa da parte dell’infermiere, alla mancanza di informazioni, alla scarsa o inadeguata comunicazione, al calo di attenzione. Non va dimenticato ai colleghi che esercitano la professione in corsia e/o in terapia intensiva, la Raccomandazione n° 17 del Ministero della Salute: Riconciliazione della terapia farmacologica. Bibliografia L. Benci: La prescrizione e la somministrazione dei farmaci - MasterBooks II ed. 2014 Ministero della salute, Risk Management in sanità: il problema degli errori. JCAHO 1998 Sentinel Event Alert Joint Commission Resources 2005. Raccomandazione N°7 del Ministero della Salute - marzo 2008 - “Prevenzione della morte, coma o grave danno derivati da errori in terapia farmacologia”. 184 Raccomandazione N° 12 del Ministero della salute - agosto 2010 - “Gli errori riferiti ai farmaci Look Alike/Sound Alike ossia farmaci LASA”. Raccomandazione n° 17 del Ministero della Salute - dicembre 2014 - “La mancata riconciliazione della terapia farmacologica può causare gravi danni”. Le non-technical:base 26/11/15 09:17 Pagina 185 SICUREZZA DELL’UTENTE Le Non-Technical Skills in Sala Operatoria: indagine descrittivo-conoscitiva C. IOVALÈ (1) - C. CICALA (2) (1) Infermiere, RSA M. del Rosario - Roma (2) Infermiere strumentista Piastra Operatoria, Policlinico “A. Gemelli” - Roma Abstract L’incidenza degli eventi avversi che si verificano in sala operatoria è rappresentata dal 51,4% e la letteratura scientifica documenta chiaramente il ruolo che le Non-Technical Skills assumono in ambienti di lavoro ad alta complessità, come è la sala operatoria, nella riduzione degli eventi avversi. Negli ultimi anni la sicurezza del paziente ha assunto rilevanza sempre maggiore. Un numero crescente di studi ha approfondito il tema della prevenzione degli errori in medicina dimostrando come questi possono essere ridotti aumentando l’attenzione al lavoro di squadra. Importanti ricerche hanno evidenziato come errori medici possono essere attribuiti al fallimento delle Non-Technical Skills rispetto alle abilità tecniche. Da queste considerazioni deriva la necessità di dover conoscere e saper utilizzare le Non-Technical Skills da parte di tutti i professionisti sanitari che lavorano in sala operatoria per poter migliorare il lavoro di squadra, aumentare la sicurezza dei pazienti riducendo il rischio clinico. A tal proposito è stata condotta un’indagine descrittivo-conoscitiva trasversale presso le dodici sale operatorie del Policlinico Agostino Gemelli con la finalità di raccogliere informazioni sulla conoscenza e le opinioni degli infermieri sulle Non-Technical Skills. Introduzione N egli ultimi decenni un’intensa trasformazione tecnologica e organizzativa ha modificato e reso ancor più dinamico il contesto sanitario odierno e tutto ciò che riguarda il concetto di rischio e la gestione e la valutazione degli errori legati ad atti e proceA.I.C.O. - Vol. 27, n. 3, 2015 dure assistenziali. Si è passati da una visione puramente individualistica ad una più sistematica che fonda la propria analisi sugli eventi avversi in base al fallimento di competenze non tecniche. Realtà operative, dinamiche e complesse come le camere operatorie rappresentano i luoghi per eccellenza dove quotidianamente i professionisti sanitari 185 Le non-technical:base 26/11/15 09:17 Pagina 186 C. Iovalè - C. Cicala svolgono la loro professione e dove la consapevolezza situazionale sarà sempre l’elemento discriminante per il buon funzionamento del team e la sicurezza del paziente. L’errore umano in ambito chirurgico costituisce un problema significativo che comporta tassi di mortalità, morbilità e costi sociali di rilevanza. La letteratura scientifica dimostra attraverso evidenze empiriche che l’utilizzo delle Non-Technical Skills incrementa la qualità delle prestazioni assistenziali, la sicurezza del paziente riducendone gli errori ed inoltre costituiscono un requisito fondamentale nel sostenere e rafforzare le competenze tecniche. Gli infermieri, parte integrante dell’equipe chirurgica e, come afferma il British Paramedic Associatie, sono professionisti indispensabili nella gestione della sicurezza dei pazienti attraverso la conoscenza delle Non-Technical Skills. Lo staff di camera operatoria può essere paragonato ad una orchestra nella quale ognuno deve conoscere perfettamente modi e tempi del proprio lavoro e anche una nota stonata di un solo componente può far fallire il lavoro di tutti. Le Non-Technical Skills possono essere definite come competenze cognitive, sociali e personali, complementari alle competenze tecniche, che contribuiscono all’attivazione di performance lavorative di elevato livello. Tra le Non-Technical Skills si identificano la consapevolezza situazionale, il Decision-Making, la comunicazione, il team work, la leadership, la gestione dello stress e la capacità di sostenere la fatica. 186 Materiali e metodi L’indagine descrittivo-conoscitiva trasversale è stata condotta presso le dodici sale operatorie di chirurgia generale della piastra del Policlinico Agostino Gemelli con la finalità di raccogliere informazioni riguardanti la conoscenza e l’opinione degli infermieri operanti nelle stesse sale operatorie sulle Non-Technical Skills. Per la raccolta dati è stato utilizzato un questionario anonimo a risposta multipla che è stato ricostruito sulla base di un questionario validato dalla letteratura scientifica: lo “Scottish survey of attitudes towards non-technical skills in the operating theatre” utilizzato dall’University of Aberdeen. Il questionario ottenuto si divide in quattro sezioni: capacità manageriale in sala operatoria; lavoro di squadra; errore in medicina; leadership. Per far in modo che i dati ottenuti fossero quanto più reali possibili il questionario è stato riadattato al contesto da somministrare riassumendolo e rendendolo il più possibile fruibile. La raccolta dati è iniziata il 5 marzo 2015 alle ore 7.00 e terminata lo stesso giorno alla fine del turno pomeridiano ed ha coinvolto tutti gli infermieri presenti quel giorno in servizio che hanno aderito alla ricerca. Il campione è risultato rappresentativo della tipologia di personale infermieristico presente generalmente in queste sale operatorie. Il questionario si è costituito di 24 items per la prima sezione; 5 per la seconda parte; 3 sulla sezione riguardante gli errori in medicina e 3 per la sezione riguardante la leadership. Le non-technical:base 26/11/15 09:17 Pagina 187 Le Non-Technical Skills in Sala Operatoria: indagine descrittivo-conoscitiva Il campione, non probabilistico di convenienza che ha aderito all’indagine, è stato di 28 soggetti circa il 76% rispetto al totale dei presenti in quella giornata. Per la somministrazione del questionario è stata ottenuta l’ autorizzazione da parte della Direzione Sanitaria. Analisi dei dati • Sezione 1: capacità manageriali in sala operatoria Item n° 1: “Le persone con più esperienza, se possibile, devono prendere e mettere in pratica tutte le decisioni nelle situazioni d’emergenza”. È stato riscontrato che il 78.6% dei soggetti è totalmente d’accordo con questa affermazione contro i 7.1% che invece è totalmente in disaccordo. Item n° 2: “Lo staff con più esperienza dovrebbe incoraggiare le domande da parte dei medici più giovani e dello staff infermieristico durante gli interventi chirurgici”. Il 53.6% dei soggetti è totalmente d’accordo con il quesito posto; nessun soggetto ha risposto negativamente. Item n° 3: “Anche quando sono stanco mi comporto in modo efficace durante le fasi critiche degli interventi chirurgici”. Si riscontra che la maggior parte dei soggetti ha risposto in modo del tutto affermativo: 64.3% totalmente d’accordo, 25% lievemente d’accordo. Item n° 4: “Dovremmo essere consapevoli e sensibili ai problemi dei membri dell’equipe”. Anche per questa domanda la maggior parte dei soggetti (53.6%) ha risposto in modo affermativo. Item n° 5: “Il personale anziano merita benefici e privilegi extra”. Le risposte a questa domanda sono abbastanza distribuite: il 21.4% dei soggetti si dimostra totalmente in disaccordo; il 14.3% lievemente in disaccordo; il 35.7% è lievemente d’accordo e il 25% invece è totalmente d’accordo. Item n° 6: “Faccio in modo che i membri dell’equipe sappiano quando il mio carico di lavoro sta diventando eccessivo”. La maggior parte del campione risponde in modo del tutto affermativo (42.8%). Item n° 7: “Mi dà fastidio quando gli altri membri dell’equipe non rispettano le mie capacità professionali”. Il 75% del campione è totalmente d’accordo con il quesito posto. Item n° 8: “Il mio processo decisionale è buono sia in caso di emergenze che in situazioni di routine”. Il 50% del campione ritiene d’essere in grado di saper prendere decisioni sia in caso di emergenza sia in situazioni di routine; il 32.2% è lievemente d’accordo con quest’affermazione e solo il 7.1% è totalmente in disaccordo. Item n° 9: “Un debriefing delle procedure e delle decisioni dopo un intervento chirurgico è una parte importante per lo sviluppo e il mantenimento di un efficace coordinamento dell’equipe”. Il 68% dei soggetti è totalmente d’accordo con l’importanza del de briefing delle procedure e delle decisioni prese come rafforzo di un buon lavoro di squadra, il restante campione è lievemente d’accordo. Item n° 10: “I responsabili dell’equipe dovrebbero utilizzare procedure standardizzate essendo sicuri che siano 187 Le non-technical:base 26/11/15 09:17 Pagina 188 C. Iovalè - C. Cicala comprese da tutti”. La maggioranza del campione (75.5%) si dimostra in totale accordo. Item n° 11: “I membri più giovani dell’equipe non dovrebbe mettere in discussione le decisioni prese dai più esperti”. Il 32% dei soggetti è in totale disaccordo e solo il 7% è in totale accordo. Item n° 12: “Cerco di essere una persona con cui gli altri amano lavorare”. Anche per questa domanda la maggior parte dei soggetti è in accordo: 71.4%. Item n° 13 “È preferibile essere d’accordo con gli altri membri dell’equipe che esprimere un parere diverso”. Il 50% del campione è totalmente in disaccordo e solo il 3.6% risponde affermativamente. Item n° 14: “Il briefing pre intervento è importante per la sicurezza e il lavoro di squadra”. Nessun soggetto ha risposto in modo negativo mentre l’89.3% è totalmente d’accordo. Item n° 15: “È importante che la mia competenza sia riconosciuta dagli altri”. Anche per questa domanda le risposte sono state affermative per gran parte del campione (78.6%). Item n° 16: “Fino a quando il lavoro viene svolto non mi interessa l’opinione che gli altri hanno di me”. Il 25% del campione risulta essere totalmente in disaccordo e anche il 25% totalmente d’accordo, il restante campione si divide equamente tra le risposte intermedie. Item n° 17: “Gli errori sono segno di incompetenza”. Il 40% delle persone risponde in modo totalmente negativo; il 14% è totalmente d’accordo, così come il 14 % è lievemente d’accordo. 188 Item n° 18: “Mi vergogno quando commetto un errore davanti ad altri membri dell’equipe”. Il 39% dei soggetti si divide tra le risposte negative, il 43% tra quelle affermative, il 7 % resta indifferente a questo concetto. Item n° 19: “La mia prestazione non è influenzata negativamente se lavoro con persone inesperte”. Il 32.7% è lievemente d’accordo; il 17.8% è totalmente d’accordo; il 32% è in lieve disaccordo e l’11 % totalmente in disaccordo. Item n° 20: “Per risolvere i conflitti i membri dell’equipe devono discuterne apertamente”. Il 67.8% del campione è totalmente d’accordo, il 21.4% lievemente d’accordo e solo il 10,8% indifferente. Item n° 21: “I membri dell’equipe dovrebbero controllarsi a vicenda per valutare stress e stanchezza”. Il 71.4% del campione è totalmente d’accordo con il quesito posto. Item n° 22: “L’errore umano è inevitabile”. La maggioranza del campione (50%) è lievemente d’accordo con la domanda proposta, il 25% è totalmente d’accordo; il 10.8% è totalmente in disaccordo e la restante percentuale si divide equamente tra indifferente e lievemente in disaccordo. Item n° 23: “Un efficace lavoro di squadra prevede che si prendano in considerazione le personalità degli altri membri”. Anche questa domanda ha ottenuto risposte per la maggior parte totalmente affermative (60.8%). Item n° 24: “Faccio sempre domande quando c’è qualcosa che non capisco”. Il 75% dei soggetti hanno risposto “totalmente d’accordo” alla domanda posta. Le non-technical:base 26/11/15 09:17 Pagina 189 Le Non-Technical Skills in Sala Operatoria: indagine descrittivo-conoscitiva • Sezione 2: lavoro di squadra Si è chiesto agli infermieri che lavorano sia come strumentisti, sia come fuori sala, di valutare il rapporto con gli altri membri dell’equipe utilizzando una scala da molto alta a molto bassa. Si è visto che il rapporto col primo chirurgo ha ottenuto una valutazione con percentuale maggiore di qualità del lavoro di squadra “adeguata”: 35.7%; il secondo chirurgo ha ottenuto la medesima valutazione anche in termini percentuali; così anche il chirurgo specializzando. L’infermiere strumentista ha ottenuto una valutazione del lavoro di squadra molto alta con una percentuale del 46.4% e l’infermiere strumentista ha ottenuto come valutazione anche esso molto alta con il 42.8% dei risultati. Nessun membro ha ottenuto valutazioni particolarmente negative se non il chirurgo specializzando ma solo per il 7.1%. • Sezione 3: errore in medicina Item n° 1: “Raramente assisto ad un errore a cui i membri dell’equipe non sappiano porre rimedio”. Le risposte sono per il 53.6% totalmente affermative; per il 28.6% lievemente affermative e per il restante numero divise tra le altre risposte. Item n° 2: “Gli errori medici vengono discussi per evitare il ripetersi”. Anche in questo caso il 53.5% delle risposte sono state positive. Item n° 3: “Un sistema di segnalazione che documenta gli errori è importante per la sicurezza”. L’85.7% dei partecipanti si è dimostrato totalmente d’accordo con l’item posto. • Sezione 4: leadership È stato chiesto di valutare la priorità di importanza personale di alcune sfere nel caso in cui si fallisse in una delle arre indicate: sicurezza del paziente; ridurre i tempi; ridurre i costi; la reputazione. Il 96.4% dei soggetti mette al primo posto la sicurezza del paziente, quindi considera che fallire nella sicurezza del paziente sarebbe la cosa più grave. La reputazione viene messa al secondo posto dal 57% dei soggetti. Al terzo posto dal 50% dei partecipanti viene messo la possibilità di fallire nella riduzione dei costi. Al quarto posto la sfera che in percentuale assume meno rilevanza rispetto alle altre è la riduzione dei tempi di attesa che con una percentuale del 46.4% viene lasciata per ultima. Discussione I risultati quantitativi ottenuti dalla compilazione del questionario lasciano dedurre che i soggetti coinvolti nella ricerca hanno una buona conoscenza delle abilità non tecniche, sebbene non sia possibile valutare se queste conoscenze siano dettate solo dall’esperienza o da un’effettiva formazione ottenuta in merito. Emerge anche la necessità di mettere in evidenza la differenza che esiste tra infermieri con più anni di esperienza sul campo, rispetto ai meno esperti. Infatti, sebbene il 75% dei soggetti ritenga di saper prendere decisioni (DecisionMaking) sia in situazioni d’emergenza che in quelle di routine, allo stesso tempo lo stesso campione ritiene che le decisioni nelle situazioni d’emergenza dovrebbero essere prese dalle persone con 189 Le non-technical:base 26/11/15 09:17 Pagina 190 C. Iovalè - C. Cicala più esperienza (78.6%) e che il personale con più esperienza dovrebbe incoraggiare domande da parte dello staff più inesperto (53.5%). Questi dati lasciano intendere che, nonostante i soggetti abbiano capacità decisionale e consapevolezza situazionale, si preferisce lasciar spazio ai più esperti. Un altro dato che fa emergere quanto sia riconosciuta l’importanza del personale “anziano” è l’item n° 5 in cui si chiede se il personale anziano merita privilegi extra. Il 35.7% è lievemente d’accordo, il 25% è totalmente d’accordo con l’affermazione e solo il 21% è in disaccordo. Poiché la definizione di personale esperto è identificata sulla base dell’anzianità di servizio e non su un’effettiva formazione professionale, il dato meriterebbe d’essere approfondito per valutare se effettivamente sia cosa opportuna dare rilevanza agli infermieri con più anni di servizio solo ed unicamente per il fatto che hanno più esperienza a livello pratico. Grafico 2. – Comunicazione. I dati analizzati relativi al lavoro di squadra dimostrano che esiste una buona sintonia tra i professionisti. Il 53.6% dei soggetti ritiene opportuno conoscere ed essere sensibile ai problemi dei membri dell’equipe e quindi si fa in modo di portare a conoscenza il gruppo della situazione lavorativa che ci si trova ad affrontare. Il 42.8% dei soggetti dichiara che informa il gruppo quando il carico di lavoro sta diventando eccessivo. Questo fa sì che la squadra possa lavorare in sintonia conoscendo sempre quale risorse poter utilizzare al momento opportuno facendo in modo di ripartire il carico di lavoro evitando sperpero di energie. Alla base del lavoro in team sta la capacità di supportarsi a vicenda. Grafico 1. – Decision-Making. Grafico 3. – Team-work. Analizzando l’abilità non tecnica della comunicazione risulta essere apprezzata e ben sviluppata dal gruppo preso in esame infatti il 68% dei soggetti sente la necessità di effettuare dei debrifing post intervento e dei breafing pre intervento: 89.3%, a fronte di un buon lavoro di squadra e della sicurezza del paziente. L’abilità non tecnica della gestione dello stress e della capacità di sostenere la fatica risultano essere anche esse ben sviluppate poiché emerge che il 64.2% dei soggetti riesce a comportarsi in modo efficace anche quando si sente stanco. Resta comunque importante evidenziare che il 71.4% dei sog- 190 Le non-technical:base 26/11/15 09:17 Pagina 191 Le Non-Technical Skills in Sala Operatoria: indagine descrittivo-conoscitiva getti afferma di sentire il bisogno di controllarsi a vicenda per valutare stress e stanchezza altrui. Questi dati mettono in luce maturità professionale poiché si è consapevoli dei propri limiti e quindi si considerano le difficoltà che anche gli altri potrebbero trovarsi ad affrontare. Grafico 4. – Stress e fatica. Considerando l’abilità non tecnica della leadership i dati descrivono una realtà in cui si cerca di creare un ambiente sereno: il 71.4% dei soggetti cerca di essere una persona amabile, nonostante si cerchi sempre di mantenere alta la propria professionalità. Infatti il 71.4% dei soggetti pensa sia preferibile esprimere il proprio pensiero anche se questo non è in accordo con gli altri membri dell’equipe. Anche l’autostima è una qualità a cui il campione preso in esame tiene in modo particolare: il 75% dei soggetti ritiene inopportuno che le proprie capacità professionali non siano rispettate. Il rispetto della propria professionalità è indice di maturità e consapevolezza professionale. Importante è la disponibilità al dialogo e al confronto, risorsa utile a risolvere eventuali conflitti. Grafico 5. – Leadership. Dall’analisi effettuata si deduce la presenza di una situazione di maturità professionale anche riguardo agli errori in medicina. Infatti si riscontra capacità nell’affrontare l’errore: il 53.5% dei soggetti ritiene che l’equipe sappia porre rimedio agli errori e che si discute per evitare che questi si ripetano (53.5%) e che sarebbe utile un sistema di segnalazione degli errori per garantire la sicurezza (89.2%). Il 40% dei soggetti crede che gli errori non siano segno di incompetenza e anche se il 32.2% dei soggetti afferma di provare vergogna quando commette un errore, il 39% dei soggetti è totalmente in disaccordo con quest’affermazione. Si è quindi lontani dalla concezione della cultura della vergogna dell’errore, bensì si predilige una visione costruttiva dell’imparare dall’errore essendo consapevoli che l’errore umano è inevitabile. Il 75% dei soggetti infatti è consapevole di quest’affermazione. Lo studio ha documentato la presenza di un gruppo ben disposto al lavoro di squadra con ottima disponibilità ad approfondire le abilità non tecniche. Questo fa pensare alla possibilità di mettere in pratica programmi formativi specifici per questo contesto e ampliare e migliorare un bagaglio di conoscenze già abbastanza ampio, così da rendere consapevoli i professionisti di alcune capacità che a volte, forse, sono messe in pratica solo sulla base dell’esperienza senza una formazione specifica. Come ultima analisi è utile considerare il dato schiacciante dell’importanza che riveste la sicurezza del paziente. Questa assume priorità assoluta su tutte le altre sfere considerate. Il 96.4% 191 Le non-technical:base 26/11/15 09:17 Pagina 192 C. Iovalè - C. Cicala dei soggetti considera la sicurezza del paziente al primo posto, prima della reputazione personale, della riduzione dei costi e della riduzione dei tempi di attesa. Grafico 6. – Sicurezza del paziente. Conclusioni La complessità assistenziale in ambito chirurgico è in progressivo aumento, questo determina l’incremento del rischio degli eventi avversi e la riduzione della sicurezza del paziente. Quindi lo sforzo degli operatori e delle organizzazioni sanitarie è quello di orientarsi verso la formazione e il monitoraggio continuo delle attitudini dei singoli operatori in base alle capacità di comunicazione, alla cooperazione e alla capacità di lavorare in un’ottica di condivisione. L’obiettivo primario deve esse- re quello di ridurre l’errore, diffondendo le migliori evidenze disponibili e, in questo, le abilità non tecniche rivestono un ruolo fondamentale. Promuovere il senso di appartenenza al gruppo, misurare la capacità di gestire i conflitti e tutto quello che possa aiutare i professionisti a mettersi nelle condizioni di ridurre l’errore per la sicurezza del paziente deve essere un punto di partenza delle organizzazioni sanitarie ad alta complessità. A fronte della necessità di ridurre i costi in tempi in cui le ristrettezze economiche sono sempre più imperative nonostante la necessità di mantenere elevatissima la qualità delle cure, è necessario privilegiare le risorse già disponibili. Per questo motivo la formazione e l’approfondimento delle Non-Technical Skills risultano essere prerogativa indispensabile e necessaria a supporto delle abilità tecniche. L’articolo è stato oggetto di discussione di tesi del master di I livello in “Strumentisti di Sala Operatoria” dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, sede di Roma. Bibliografia Testi Amato S., Burato E., De Capitani C., Trucco P. (2012). Ergonomia e fattore umano: concetti base ad uso del chirurgo. Pescara: Ianieri Edizioni. Flin R., O’Connor P., Crichton M. (2011). Il front-line della Sicurezza. Guida alle NonTechnical Skill. Seregno (MI): Hirelia Edizioni. Articoli di riviste Bell R. (2012, May). Hide and seek, the search for a missing swab: a critical analysis. 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Università degli Studi dell’Insubria - Varese e Como P resso l’Università degli Studi dell’Insubria si sta svolgendo la prima edizione del Master di primo livello per Infermiere di Sala Operatoria, della durata di due anni, la cui finalità é quella di formare professionisti che, già responsabili dell’assistenza infermieristica generale, diventino qualificati all’assistenza specialistica in sala operatoria. Il progetto e la direzione del Master sono sostenuti dal Professor Giulio Carcano, Ordinario di Chirurgia Generale e Presidente del Corso di Laurea per Infermiere dell’Ateneo. Il Master si propone come naturale continuazione del Corso di Studi triennale (è possibile iscriversi se si è in possesso della Laurea di primo livello in Infermieristica ovvero del Diploma di Infermiere quale titolo equipollente) ed è caratterizzato da un’alta formazio- 194 ne accademica, nello specifico quindi un percorso formativo professionalizzante ad indirizzo clinico-assistenziale. La durata del percorso è di 24 mesi e la frequenza del 75% alle attività di didattica frontale e di tirocinio è necessaria per ottenere il Diploma. I periodi di stage si svolgono presso l’Azienda Ospedaliera “Ospedale di Circolo e Fondazione Macchi” - Polo Universitario - Varese e l’Azienda Ospedaliera “Ospedale Sant’Anna” - Como. La cerimonia di conferimento dei Diplomi avverrà in data 27 gennaio 2016, ed è già approvata la seconda edizione per gli A.A. 2016/2017 e 2017/2018. Chi fosse interessato a ulteriori informazioni può visitare il sito dell’Ateneo all’indirizzo www.uninsubria.it dove è riportato il bando. L’offerta formativa prevede otto InseA.I.C.O. - Vol. 27, n. 3, 2015 3-Il master di I livello:base 18/11/15 12:43 Pagina 195 Il Master di I livello per Infermiere di Sala Operatoria e l’integrazione tra il programma “Safe Surgery Save Lives” e ecc. gnamenti, oltre alle esercitazioni pratiche dedicate alla ricerca bibliografica di letteratura Evidence Based nelle principali banche dati di interesse. Sono previste in totale 3150 ore suddivise tra parte teorica, stage e studio individuale. Al termine del percorso vengono rilasciati 126 CFU. A tutti gli aspetti strutturali, tecnologici e manageriali delle S.O. viene dedicata la parte introduttiva del Master. Si prosegue con l’insegnamento relativo all’anestesiologia, anestesia e analgesia, e quindi con gli insegnamenti relativi alla chirurgia, suddivisi tra la parte di base e quella specialistica. Tra le peculiarità del Master, oltre all’insegnamento relativo all’Infermieristica clinico-assistenziale peri-operatoria, si sviluppa in parallelo e tuttavia si differenzia per le attività realizzate, l’insegnamento relativo all’Infermieristica clinico-assistenziale peri-anestesiologica. Nel primo caso sono necessarie competenze utili per governare tutti gli aspetti puramente relativi alla strumentazione sul campo operatorio e in centrale di sterilizzazione, nel secondo caso sono necessarie competenze utili per governare tutti gli aspetti strettamente riconducibili alla condotta anestesiologica in Sala Operatoria e in Recovery Room/Post Anesthesia Care Unit (Reato, 2008). Integrano e completano l’offerta formativa l’insegnamento relativo alla Clinical Governance (nei cui moduli vengono approfonditi tutti gli aspetti riguardanti il Clinical Risk Management e la ricerca di prove di efficacia da applicare criticamente alla pratica clinicoassistenziale infermieristica) e l’inse- gnamento relativo alle “Non Technical Skills“. Questi due insegnamenti sono tra loro interconnessi e rivestono particolare attenzione, in quanto concorrono al perseguimento degli scopi enunciati dall’OMS all’interno del programma “Safe Surgery Saves Lives“ e del progetto “Life Skills Education“. Il programma “Safe Surgery Saves Lives” mette in evidenza la stretta relazione tra sicurezza in Sala Operatoria e vite umane potenzialmente salvate (WHO, 2008). Dal suo avvio, l’OMS ha pubblicato e diffuso le “Guidelines for Safe Surgery” e costruito la “Checklist per la sicurezza in Sala Operatoria”. La scelta di dedicare un intero insegnamento alle “Non Technical Skills“ (150 ore effettive) nasce proprio a fronte di quanto da anni si dichiara: – i fallimenti della comunicazione, le omissioni di informazioni o le errate interpretazioni, così come i conflitti intercorrenti tra i componenti dell’équipe, costituiscono un rilevante ostacolo alla sicurezza e qualità dell’assistenza (Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali, 2009); – l’approccio sistematico agli Human Factors è considerato elemento fondamentale per la garanzia di elevate prestazioni di sicurezza (Conferenza IATA di Istanbul, 1975; Reason, 2000; FAA, 2009; Amato et al., 2012). Da allora i diversi studi realizzati sugli Human Factors hanno portato a suddividere in due categorie semantiche le abilità dei professionisti: tecniche e non tecniche (Reason, 2000). 195 3-Il master di I livello:base 18/11/15 12:43 Pagina 196 F. Reato Le Technical Skills (TS) sono abilità intese come conoscenze, capacità ed esperienze di un professionista; le Non Technical Skills (NTS) sono capacità cognitive, comportamentali ed interpersonali che non sono specifiche della competenza tecnica di una singola professione, ma trasversali ed ugualmente importanti per la sicurezza e la prevenzione degli errori e degli eventi avversi (Flin, Mitchell, 2009). Oggi la terminologia inglese “Non Technical Skills” risulta essere quella maggiormente utilizzata in quanto ormai entrata nel linguaggio comune degli esperti della materia. Le NTS sono frequentemente oggetto di studio, soprattutto all’interno di sistemi complessi come quello delle Sale Operatorie. Gli studi condotti hanno principalmente lo scopo di indagare l’impatto degli Human Factors sulla gestione del rischio-clinico assistenziale. È opinione comune infatti che, in ambito chirurgico, un’alta percentuale di errori ed eventi avversi sia dovuta a problematiche correlate alle competenze non tecniche piuttosto che a fallimenti di carattere tecnico (Harris, Barnes-Farrell, 1997; Gutwin, Greenberg, 1998; Flin et al., 2001; 2010; Fletcher et al., 2003; Flin, Maran, 2004; Yule et al., 2006; 2008; Flin, Mitchell, 2009; Mitchell et al., 2012). Attraverso il valido contributo che molti autori hanno offerto al tema, tra questi Amato et al. (2012), dalle pubblicazioni si evidenzia quanto di seguito riportato. – Nel mondo dell’aviazione la classificazione delle NTS è denominata metodo NOTECH ed individua le seguenti categorie tassonomiche: Coopera196 tion; Task Management; Leadership; Situation Awareness; Decision making (Flin et al., 2009). – Nel 2003 è stato pubblicato dall’Università di Aberdeen il sistema ANTS (Anesthetists’ Non-Technical Skills), prototipo costruito sulla base della tassonomia NOTECH dell’aviazione (Fletcher et al., 2003). Tra le NTS si trovano: Task Management; Team Working; Situation Awareness; Decision Making. – Nel 2006 l’Università di Aberdeen ha pubblicato la tassonomia NOTSS (Non-Technical Skills for Surgeons) che prevede le seguenti NTS: Situation Awareness; Decision Making; Leadership; Communication; Team Working (Yule et al., 2006). – Nel 2009 è stato pubblicato uno studio eseguito a Oxford per elaborare una tassonomia di NTS da utilizzare in camera operatoria (Mishra et al., 2009). In questo studio la tassonomia di riferimento è quella delle NOTECHS dell’aviazione: Leadership; Task Management; Team working; Cooperation; Problem Solving; Decision Making; Situation Awareness. – Nel 2011 l’Università di Aberdeen ha validato, con la stessa tecnica usata per ANTS e NOTSS, la tassonomia SPLINTS (Scrub Practitioners’ List of Intraoperative) che identifica le seguenti NTS: Situation Awareness; Communication; Teamwork, Task Management (Mitchell et al., 2012). Oltre all’interesse per la sicurezza, l’attenzione rivolta alle competenze non tecniche apre un orizzonte più ampio: diffondere in Sala Operatoria la cultura delle “Skills for Life”. Secondo l’OMS 3-Il master di I livello:base 01/12/15 08:37 Pagina 197 Il Master di I livello per Infermiere di Sala Operatoria e l’integrazione tra il programma “Safe Surgery Save Lives” e ecc. (1993) lo sviluppo di Life Skills, cioè di competenze cognitive, relazionali ed emotive, può contribuire in maniera significativa al miglioramento del benessere e della salute. A partire dal contesto scolastico si sostiene che, per l’insegnamento delle Life Skills, siano necessari specifici programmi da introdurre anche in altri luoghi deputati all’apprendimento. Le Life Skills, secondo la definizione dell’OMS (1993), sono competenze che portano a comportamenti positivi e di adattamento. Rendono l’individuo capace di far fronte efficacemente alle richieste e alle sfide della vita di tutti i giorni. Le Life Skills secondo l’OMS (1993) possono essere innumerevoli e la loro natura può variare a seconda del contesto in cui vengono considerate, tuttavia ha definito un nucleo fondamentale che deve rappresentare il fulcro di ogni programma di promozione del benessere e della salute, indipendentemente dal contesto: Decision Making; Problem solving; Creative Thinking; Critical Thinking; Effective Communication; Interpersonal Relationship Skills; Self-awareness; Ability to empathise; Coping with emotion; Coping with stressor. Le 10 Life Skills in parte si sovrappongono, in parte si differenziano dalle NTS proposte e studiate dall’Università di Aberdeen, dall’Università di Oxford e dall’Imperial College di Londra. Attraverso il contributo di AINTS (Associazione Italiana Non Technical Skills), quello di Life Skills Italia e quello di AICO (che oltre ad aver offerto il patrocinio, partecipa attivamente alle attività di docenza), il ventaglio completo che si è scelto di trasmettere all’interno del Master si può così riassumere: Consapevolezza di sé (autostima); Consapevolezza situazionale; Capacità di apprendimento; Capacità di adattamento al contesto; Gestione dello stress (Coping); Motivazione (gestione dei bisogni); Resilienza; Competenze comunicativo-relazionali; Proattività-Agenticità; Leadership; Teamwork; Competenze manageriali; Gestione del tempo; Pensiero Complesso (critico, creativo, laterale e positivo); Decision Making; Problem Solving; Intelligenza emotiva (gestione delle emozioni, empatia). Tra le metodologie didattiche attive ritenute particolarmente efficaci per lo sviluppo delle Skills for Life, all’interno del percorso vengono utilizzati il brainstorming e il role playing, il metodo dei casi e l’incidente critico. Si aggiungono la visione di video o film e altri esercizi, così come le schede di osservazione utilizzate durante lo stage, che stimolano le discussioni in aula e sono finalizzate all’apprendimento dall’esperienza (Bandura, 1977). Si ritiene fondamentale lo sviluppo delle Life Skills anche in ambito accademico, proprio perchè tali competenze considerate trasversali (ISFOL, 2007), rendono gli individui in grado di affrontare efficacemente le esigenze ed i cambiamenti e sono trasferibili e applicabili in qualsiasi contesto di vita, professionale e personale. Parole chiave: Clinical governance, clinical risk management, evidence based practice, security, human factors, technical skills, technical professional skills, non technical skills, life skills, operating-room, operating-theatre, surgery 197 3-Il master di I livello:base 18/11/15 12:43 Pagina 198 F. Reato Bibliografia Amato S., Burato E., De Capitani C., Trucco P. (2012) Il contributo delle Non Technical Skills alla sicurezza dei sistemi socio-tecnici complessi. In Innocenti P (2012) Sicurezza in Sala Operatoria. Pescara: Ianieri edizioni. Bandura A. (1977) Social learning theory. Englewood Cliffs, NJ; Prentice Hall. Flin R., O’ Condor P., Mearns K. (2001) Sharing worlds of risk: improving communication with Crew Resource Management. Journal of Risk Research. Flin R., Maran N. (2004) Identifying and training non technical skills for teams in acute medicine. Quality and Safety in Health Care Journal. Flin R., Mitchell L. 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Ottimizzazione del processo:base 18/11/15 12:45 Pagina 199 ORGANIZZAZIONE Ottimizzazione del processo di gestione dei presidi del Blocco Operatorio. Esperienza dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Sassari E. MORELLI Coordinatore Infermieristico, Blocco Operatorio, Azienda Ospedaliera di Sassari Premessa Breve storia l blocco operatorio rappresenta una delle realtà più complesse sia per gli aspetti organizzativi che assistenziali. Dal punto di vista economico e per gli aspetti di “costi complessivi”, l’attività chirurgica assorbe circa il 9% del budget di una realtà ospedaliera multidisciplinare. Di conseguenza, un uso corretto delle risorse dell’area chirurgica rappresentano un aspetto cruciale per le strutture sanitarie. Da ciò deriva la necessità di mettere a punto delle strategie organizzative finalizzate, da un lato a garantire la continuità assistenziale e dall’altro, al corretto turn over delle risorse a disposizione ottimizzando cosi il processo di gestione dei beni sanitari di un blocco operatorio. Il blocco operatorio dell’Azienda Ospedaliera di Sassari attualmente dispone di 8 sale operatorie in cui sono presenti le seguenti specialità chirurgiche: chirurgia generale I e II, Ch. Vascolare, Ch. Pediatrica, Ch. Plastica, Ch. Urologia e Andrologia, Ch. Maxillofacciale, Ch. Otorinolaringoiatra, Ch. Ortopedica, Ch. Oculistica, Ch. Odontoiatrica. Sino alla fine del 2010 i beni sanitari di consumo ed i dispositivi medici del blocco operatorio erano dislocati in magazzini situati anche in luoghi lontani dalle sale operatorie ed il processo di approvvigionamento faceva riferimento alla singola unità chirurgica operativa. Erano presenti ben 12 magazzini di stoccaggio di farmaci e presidi, uno per singola unità operativa chirurgica. I A.I.C.O. - Vol. 27, n. 3, 2015 199 Ottimizzazione del processo:base 18/11/15 12:45 Pagina 200 E. Morelli All’interno di tutti 12 i magazzini erano presenti presidi di uso comune a tutte le specialità chirurgiche: guanti, garze, disinfettanti, siringhe, infusioni, teleria etc. In 5 magazzini erano presenti materiali di uso comune a cinque specialità chirurgiche: clips varie, suturatrici meccaniche, materiale per laparoscopia, protesi erniarie, vascolari etc. In 3 magazzini erano presenti materiali di uso comune a tre specialità chirurgiche: cannule tracheostomiche, tamponi nasali, frese per naso etc. Erano presenti inoltre 4 magazzini contenenti presidi specialistici utilizzati solo nelle specialità chirurgiche di ortopedia, maxillofacciale, oculistica e urologia. La presenza di più magazzini di stoccaggio contenenti materiale di uso comune a più specialità chirurgiche ha come conseguenza: • una scarsa visione globale del materiale in giacenza; • una difficoltà nella gestione delle scadenze; • l’impossibile stima del fabbisogno reale del blocco operatorio. L’assenza di una standardizzazione del ciclo di approvvigionamento dei beni sanitari di pertinenza e la presenza di carenze strutturali ed organizzative, ha portato ad un incremento insostenibile dei livelli di scorta dei presidi sanitari, in relazione al fabbisogno reale, con conseguente aumento di capitali immobilizzati e potenziale rischio scadenza, soprattutto per i beni ad alto costo, contraddistinti da una innovazione continua sul mercato. Inoltre il numero di pratiche ammini200 strative era estremamente elevato dal momento che ogni singola unità chirurgica emetteva le proprie richieste di approvvigionamento. Le criticità riscontrate, in particolar modo per quanto concerne la presenza di più magazzini di stoccaggio contenente il medesimo materiale, ubicati per altro all’esterno del blocco operatorio, l’elevata giacenza di materiale e la presenza di beni non utilizzati, ha indotto la Direzione a fornire l’imput per superare tali criticità. L’imput è stato: riorganizzare i magazzini del blocco operatorio. Come raggiungere l’obiettivo? L’obiettivo generale della riorganizzazione era garantire un congruo fabbisogno nei tempi prefissati, nel giusto luogo di consegna, dalla giusta fonte, con il giusto servizio ed ad un prezzo sostenibile. Gli obiettivi specifici erano assicurare la continua fornitura di materiali senza interruzioni; tenere in considerazione le esigenze del cliente finale e la sua completa soddisfazione; mantenere i minimi costi di scorta e standardizzare gli item di acquisto. Le direttive aziendali impartite e le relative linee di riorganizzazione seguite, hanno portato alla: • centralizzazione dei magazzini di stoccaggio in un unico magazzino all’interno del blocco operatorio; • alla nomina di un unico responsabile delle richieste di acquisto, identificato nella figura del coordinatore infermieristico del blocco operatorio; • alla standardizzazione del processo di approvvigionamento; Ottimizzazione del processo:base 18/11/15 12:45 Pagina 201 Ottimizzazione del processo di gestione dei presidi del Blocco Operatorio • ad una accurata pianificazione dei fabbisogni; • al monitoraggio continuo della spesa e dei consumi. Grazie alla riorganizzazione dei magazzini del blocco operatorio la nuova logistica vede allo stato attuale un unico magazzino centralizzato con tutte le tipologie di materiale di uso comune e tre magazzini contenenti materiale specialistico di ortopedia, oculistica e urologia. Conclusioni La riorganizzazione ha avuto i suoi risvolti positivi in termini economici: infatti analizzando il volume dei presidi movimentati nell’anno 2010 rispetto all’anno 2011 si è registrata una diminuzione del 65% sull’acquisto di dispositivi medici e prodotti farmaceutici. Una percentuale molto alta: solo nel primo anno le richieste di acquisto si sono notevolmente ridotte poiché i presidi in giacenza erano elevati e le scorte eccessive. Analizzando in seguito il volume degli articoli movimentati dall’anno 2011 all’anno 2014, si è registrata una ulteriore diminuzione pari a circa il 33% sull’acquisto di dispositivi medici e prodotti farmaceutici. Possiamo quindi dire che grazie alla riorganizzazione dei magazzini abbiamo ottimizzato il processo di gestione del materiale. Le iniziative attuate hanno dimostrato risvolti positivi. La centralizzazione del magazzino e la nomina di un unico responsabile per l’approvvigionamento dei materiali hanno generato come miglioramento la diminuzione delle scorte, la diminuzione dei capitali immobilizzati e la diminuzione dei costi di gestione. Inoltre la standardizzazione del ciclo di approvvigionamento, accompagnata da una accurata e sistematica pianificazione dei fabbisogni, nella quale sono stati definiti in maniera chiara i tempi, i ruoli e le responsabilità degli attori coinvolti, ha avuto come conseguenza positiva la diminuzione delle procedure amministrative, una diminuzione delle situazioni di emergenza legata ai beni, una gestione efficiente dei prodotti disponibili e una incisiva attività di monitoraggio della spesa. 201 Ottimizzazione del processo:base 18/11/15 12:45 Pagina 202 Indennità di rischio radiologico:base 18/11/15 12:50 Pagina 203 SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO Indennità di rischio radiologico in Sala Operatoria R. SOGOS Infermiere Blocco Operatorio - Az. ASL 3, Nuoro Premessa S ono stato spinto ad approfondire tale argomento, primo per coinvolgimento diretto in quanto svolgo la mia professione in sala operatoria di Urologia attualmente ed Ortopedia in precedenza, ma soprattutto per l’incredibile e variegata interpretazione normativa che danno le varie aziende sanitarie riguardo l’argomento stesso e perché fermamente convinto che la professionalità infermieristica fosse poco considerata sia come fonte di esperienza che come risorsa interessata. La problematica dell’indennità rischio radiologico per il personale del comparto sanità ha, da sempre costituito argomento di vivace interpretazione giurisprudenziale, sia riguardo alla attribuzione dell’indennità di rischio radiologico a favore del personale diverso dai tecnici di radiologia medica, sia per il godimento dei 15 giorni di ferie aggiuntive per il recupero biologico o A.I.C.O. - Vol. 27, n. 3, 2015 congedo biologico, questo in assenza della commissione aziendale prevista per tale scopo. I dati raccolti ed analizzati provengono da un blocco operatorio multidisciplinare con personale infermieristico dedicato a gruppi di specialità: urologiaginecologia, neurochirurgia-otorino, ortopedia, chirurgia vascolare ed endoscopica digestiva. Come si può facilmente intuire in tutte le discipline sopra elencate non si può prescindere, per buona parte delle metodologie operatorie, dall’utilizzo dell’amplificatore di brillanza. Cenni normativi La normativa contrattuale vigente in materia di rischio radiologico per il personale del comparto sanità è regolamentata dall’art. 5 del CCNL 2° biennio economico 2000-2001 del 20.09.2001, che ha disapplicato l’art. 54 del DPR 384/1990 e l’art. 4 del CCNL 2° biennio 203 Indennità di rischio radiologico:base 18/11/15 12:50 Pagina 204 R. Sogos economico 1996-97 del 27.6.1996 ed ultimamente dalle Direttive Europee del gennaio 2014 non ancora completamente recepite dagli stati membri. Detta normativa prevede modalità diverse per l’indennità di rischio da radiazione al personale dipendente, a seconda che il personale esposto in modo permanente al rischio radiologico siano tecnici sanitari di radiologia medica o personale con profilo professionale diverso. Per il personale con profilo professionale diverso dai tecnici sanitari di radiologia medica esposto in modo permanente al rischio radiologico, per tutta la durata dell’esposizione, l’indennità che continua ad essere denominata di”rischio radiologico”, viene corrisposta solo a seguito dell’accertamento delle condizioni ambientali, che caratterizzano le “zone controllate”, da parte degli organismi e commissioni, ritualmente costituite ed operanti a livello aziendale, questo ove predisposte. Una delle figure “centrali” è individuata nell’esperto qualificato, professionista incaricato dall’azienda di valutare i dati e le condizioni di apparecchi e locali in cui si fa uso di radiazioni ionizzanti e più precisamente di garantire il servizio di sorveglianza fisica e dei controlli di qualità per la protezione dalle Radiazioni Ionizzanti e non meno importante quello di comunicare periodicamente all’azienda un elenco dettagliato con la classificazione del personale radio esposto. Rappresenta la figura che possiede le cognizioni e l’addestramento necessari sia per effettuare misurazioni, esami, verifiche o valutazioni di carattere fisico tecnico o radio tossicologi204 co, sia per assicurare il corretto funzionamento dei dispositivi di protezione, sia per fornire tutte le altre indicazioni e formulare provvedimenti atti a garantire la sorveglianza fisica della protezione dei lavoratori e della popolazione. La sua qualifica è riconosciuta dalle procedure stabilite nel decreto legislativo del 26 maggio 2000 n° 241. Nel decreto vengono individuate le figure che interagiscono nella gestione della problematica del rischio radiologico precisandone funzioni e caratteristiche e più precisamente all’art. 4 del medesimo. Sarà dunque indispensabile un accertamento sulle situazioni concrete (modalità, tempi, orari ed intensità dell’esposizione), ad opera della speciale commissione di cui all’art. 58 comma 4, D.P.R. n. 270/1987, al cui giudizio, l’Amministrazione è tenuta a sottoporre le richieste degli interessati. A detto personale laddove operi in modo permanente nelle “zone controllate” accertate dalla Commissione Aziendale, competerà l’indennità da rischio radiologico per tutta la durata dell’esposizione, per 12 mensilità nella misura di €. 103,29 mensili lorde, indennità pagata dal fondo contrattuale per la remunerazione di particolari condizioni di disagio, pericolo o danno. Definita la platea dei beneficiari, secondo il rapporto di causalità, val bene ribadire l’attenzione sugli obblighi datoriali della verifica delle condizioni ambientali che caratterizzano le “zone controllate” che deve avvenire con soggetti qualificati a ciò deputati. La contrattazione collettiva, inoltre, provvede ad individuare una cadenza semestrale per le visite mediche periodiche a cui va sottoposto il perso- Indennità di rischio radiologico:base 18/11/15 12:50 Pagina 205 Indennità di rischio radiologico in Sala Operatoria nale esposto al rischio delle radiazioni. Come si dedurrà in seguito l’attività e i report dell’esperto qualificato hanno rappresentato per diversi anni, ed in alcune Aziende Sanitarie ancor oggi, l’unico criterio di attribuzione dell’indennità di rischio radiologico e il relativo riposo biologico. Individuiamo per primo le figure che interagiscono nell’intricata procedura per l’attribuzione dell’indennità di rischio. I lavoratori esposti ovvero quell’insieme di professionisti che per l’attività sono sottoposti ad un’esposizione che può comportare dosi superiori ai pertinenti limiti fissati per le persone del pubblico. Vengono suddivisi in due categorie: esposti in categoria A ed in categoria B. Analizzeremo più avanti le differenze sostanziali tra le due categorie. Altra figura fondamentale è rappresentata dal medico autorizzato ovvero il medico responsabile della sorveglianza medica dei lavoratori esposti, la cui qualificazione e specializzazione è riconosciuta nel decreto sopracitato. Peraltro è utile sottolineare ciò che venne acutamente osservato dalla sentenza del TAR delle Marche n° 1288 del 30 Ottobre 2003 che le norme del decreto legislativo 17 Marzo 1995 n° 230 hanno specifiche finalità di prevenzione e NON attengono alle modalità di accertamento dei requisiti necessari per aver titolo a beneficiare dell’indennità di rischio radiologico, requisiti che devono essere stabiliti dalla Commissione che a questo scopo ogni azienda DEVE istituire e regolamentare. La sentenza menzionata precisa inoltre che: “deve ritenersi che l’indennità di rischio radiologico continui ad essere disciplinata dalle disposizioni contenute nella legge 27 ottobre 1988 n° 448, nella legge 23 dicembre 1994 n° 724 art. 5, nel DPR 384 del 1990 e nel DPR 270 del 1987 in quanto applicabili”. Le norme richiamate dalla sentenza citata sono esplicitamente richiamate dall’articolo 29 del contratto integrativo del 10 febbraio 2004 che al comma 1 precisa: “L’indennità di rischio radiologico prevista dall’articolo 62, comma 4, primo alinea del CCNL 5 dicembre 1996, a decorrere dall’entrata in vigore del presente contratto è denominata indennità professionale specifica. L’indennità prevista dall’articolo 62, comma 4, primo alinea del CCNL 5 dicembre 1996 è in effetti l’indennità di rischio radiologico come definita al comma 4 dell’articolo 5 della legge 24 dicembre 1994, n. 724 rispetto alla preesistente normativa, ha ritenuto che l’indennità di rischio radiologico debba essere dovuta nella stessa misura ai medici ed ai tecnici che operano nei servizi di radiologia, radioterapia e medicina nucleare e a quanti svolgono abitualmente la specifica attività professionale in zona controllata. Niente viene a cambiare in merito alle attribuzioni della Commissione che dovrà ovviamente operare in sinergia con l’esperto qualificato e con il medico autorizzato, che fanno parte di diritto della Commissione stessa. L’articolo 29 del CCNL integrativo del 10 febbraio 2004 precisa che: L’accertamento delle condizioni ambientali che caratterizzano le “zone controllate” deve avvenire con i soggetti a ciò deputati in base alle 205 Indennità di rischio radiologico:base 18/11/15 12:50 Pagina 206 R. Sogos vigenti disposizioni, richiamando implicitamente le competenze che nello specifico ambito della valutazione del livello di rischio sono attribuite dal decreto 230/1995 all’esperto qualificato. Le disposizioni introdotte dal decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 230, hanno finalità diverse da quelle relative all’attribuzione dell’indennità di rischio radiologico, come efficacemente precisato dalla citata sentenza, che a questo riguardo afferma: per quanto riguarda in particolare il decreto legislativo n. 230 del 1995, la finalità perseguita dal legislatore in attuazione delle direttive comunitarie, non è quella di indennizzare i lavoratori in relazione al rischio radiologico bensì quella di “garantire nella maniera più efficace la protezione sanitaria della popolazione e dei lavoratori e la protezione dell’ambiente dalle radiazioni ionizzanti”. In altri termini il nuovo decreto opera su un piano diverso da quello dell’accertamento del rischio radiologico ed è significativo il fatto che nessuna delle previgenti disposizioni in materia di accertamento del rischio è stata espressamente abrogata dal nuovo decreto. In sostanza il decreto legislativo, che ha recepito pedissequamente la disciplina comunitaria, è diretto alla predisposizione di alcuni accorgimenti tecnici e misure precauzionali dirette alla protezione dei lavoratori ed a un diverso sistema di classificazione delle zone e dei lavoratori. Diverso concettualmente è l’accertamento del rischio ai fini del riconoscimento dell’indennità. La già citata giurisprudenza della Corte Costituzionale pone l’attenzione in base alla quale la corresponsione della indennità ha fun206 zione preventiva in relazione ad una situazione potenzialmente lesiva ma non risarcitoria essendo comunque il datore di lavoro obbligato ad usare tutti gli accertamenti tecnici al fine di evitare ogni esposizione del dipendente alle radiazioni. È evidente che se si appiattisse l’attribuzione della indennità e del congedo ordinario di quindici giorni sul semplice accertamento dei valori di radiazione non potrebbe mai attribuirsi la indennità perché nessun dipendente, a meno di precise responsabilità del datore di lavoro anche di rilievo penale, verrebbe sottoposto al rischio di radiazione dovendo il datore obbligatoriamente assicurare ogni protezione degli ambienti di lavoro e tarare le apparecchiature ai valori ammissibili utilizzando i dispositivi di radioprotezione. Ne consegue che le due normative operano su piani diversi e che gli accertamenti preordinati alla radioprotezione diretti ad individuare idonee misure protettive sono diversi da quelli preordinati all’attribuzione della indennità di rischio. Il dubbio sostanziale che deriva da questo ragionamento è stato quello di domandarsi come è possibile svolgere l’attività infermieristica in Sala Operatoria osservando tutte le norme di protezione e contemporaneamente garantire la buona applicazione delle tecniche attuali che prevedono l’utilizzo delle radiazioni ionizzanti senza esporsi al rischio stesso? Più semplicemente, se dovessimo applicare alla lettera la normativa prevista per la tutela dei lavoratori in zona controllata, sarebbe contestualmente possibile garantire qualità e risultato nello Indennità di rischio radiologico:base 18/11/15 12:50 Pagina 207 Indennità di rischio radiologico in Sala Operatoria svolgimento degli interventi che presuppongono l’utilizzo di radiazioni ionizzanti in sala operatoria? La risposta a cui si è arrivati è semplicemente, NO. Esaminiamo una procedura operatoria che si pratica in Sala Operatoria di Urologia dell’Azienda in cui lavoro e ribadisco, che prevede l’operato di una Commissione composta dal Coordinatore Sanitario, dai Responsabili del Servizio Radiologico, dal Servizio Igiene, Prevenzione e Sicurezza, da un componente di designazione sindacale nonché dall’esperto qualificato. In sostanza la disciplina dell’istituto demanda ad un organo complesso ed in qualche misura terzo ed indipendente rispetto alla Amministrazione, il prudente apprezzamento della professionalità ed abitualità del rischio, mentre la posizione dell’esperto qualificato è di supporto tecnico dovendo fornire alla Commissione della quale è componente, i dati tecnici al fine della valutazione del livello di rischio (articolo 54 del DPR 384/90, comma 5, lettera b). I casi che andremmo ad analizzare riguardano sostanzialmente i trattamenti delle calcolosi renali con tecniche endoscopiche. L’endoscopia urologica è una procedura che consente di visionare direttamente le vie urinarie ovvero le cavità calico-pieliche renali, ureteri, vescica e uretra rilevando eventuali patologie. Tutte le procedure endoscopiche possono essere compiute a scopo diagnostico, oppure essere finalizzate a un atto terapeutico come la frammentazione ed estrazione di calcoli, la resezione di neoplasie, le biopsie, le incisioni e le dilatazioni di tratti stenotici, il posizionamento di tutori. Le tecniche end-urolo- giche nel trattamento della calcolosi urinaria sono quelle metodiche che consentono di giungere al rene ed all’uretere e di effettuare interventi terapeutici mediante strumenti (nefroscopio o ureteroscopio) introdotti o dalla schiena (nefroscopio) o per via endoscopica attraverso il meato urinario (ureteroscopio). Presentano indubbi vantaggi rispetto alla chirurgia tradizionale: consentono una più rapida guarigione delle ferite, meno giorni di degenza in ospedale, consistente riduzione delle spese mediche. Nella quasi totalità dei casi la verifica pre, intra e post operatoria dell’esito della procedura viene eseguita con l’ausilio dell’amplificatore di brillanza. Questo permette di verificare, tramite l’utilizzo di un mezzo di contrasto, anatomia e conservazione della stessa durante la procedura, individuazione di calcoli dislocati in zone non visibili tramite l’endoscopio e verifica costante della procedura stessa. L’amplificatore viene posizionato da un tecnico di radiologia e può essere azionato dallo stesso su indicazione del primo operatore o dallo stesso chirurgo tramite un pedale esterno quando ci sia la necessità. Procedura Endoscopica Analizziamo più nel dettaglio una procedura endoscopica urologica è più precisamente la litotrissia percutanea endoscopica più comunemente indicata con l’acronimo PCNL. La nefrolitotrissia percutanea (PCNL: PerCutaneousNephroLithotomy) è una tecnica endoscopica (cioè non prevede una incisione cutanea) che permette la frantumazione 207 Indennità di rischio radiologico:base 18/11/15 12:50 Pagina 208 R. Sogos diretta dei calcoli renali. Le cavità renali vengono raggiunte mediante un tramite creato tra la cute ed il parenchima renale; attraverso questo tramite vengono inseriti gli strumenti operativi (nefroscopio, sonde di litotrissia, pinze) che visualizzano e frantumano i calcoli e ne estraggono i frammenti. Innanzitutto viene posizionato un catetere ureterale per l’opacizzazione e la visualizzazione della via escretrice; in seguito si può decidere di posizionare un cateterino ureterale dotato di palloncino in grado di occludere la via escretrice a livello del giunto pieloureterale. Il paziente è in posizione prona. Viene creato un tramite nefrostomico percutaneo dove si posiziona un paricolare divaricatore-dilatatore detto di Amplatz attraverso cui si introduce il nefroscopio, che può essere rigido o flessibile. Quest’ultimo consente la visualizzazione diretta del calcolo e l’introduzione nella vie escretrice di particolare sonde a energia balistica, ultrasuoni o laser che consentono la frantumazione del calcolo renale. Dopo aver frantumato il calcolo, i frammenti vengono asportati attraverso il nefroscopio con una pinza. Al termine dell’intervento viene posizionata una nefrostomia (ovvero un tubicino che drena urina e sangue dal rene all’esterno) ed eventualmente un doppio j (cioè un tubicino all’interno dell’organismo che drena l’urina dal rene alla vescica) e un catetere vescicale. La durata della procedura è variabile come tempistica, in relazione al numero e alla durezza dei calcoli alla loro posizione e all’efficacia della frammentazione. La completa bonifica della calcolosi urinaria dopo litotrissia percutanea si ot208 tiene in circa 1’85-99% dei casi. Le cause di mancata clearance sono principalmente da attribuirsi alla complessità del calcolo, alla morfologia della via escretrice e talora alla metodica di frantumazione impiegata. L’equipe operatoria L’equipe interessata alla procedura composta normalmente da un primo operatore e un infermiere strumentista non possono assolutamente allontanarsi dal campo operatorio durante le scopie, dal secondo operatore che riesce a tenere una distanza comunque inferiore al metro dal campo, un’infermiere di sala che durante le scopie ha l’obbligo di allontanarsi il più possibile dalla fonte radiogena, così come per anestesista e per l’infermiere di anestesia per i quali vale lo stesso discorso dell’infermiere di sala. È facile intuire che tutti i professionisti coinvolti son costretti comunque a tenere distanze molto limitate durante l’effettuazione dei controlli radiografici che normalmente possono arrivare a tempi relativamente alti. Altra caratteristica del personale che normalmente opera in ambienti controllati è quella di avere in dotazione dei dosimetri, dispositivi usati per determinare l’esposizione individuale alle radiazioni ionizzanti. Nel nostro caso si tratta di badge e bracciali costituiti da una tessera da indossare (badge) contenente pellicola fotografica sensibile al tipo di radiazione che si vuole misurare. La sua esposizione provoca l’impressione della pellicola, che viene periodicamente rimossa, sviluppata e sostituita con una Indennità di rischio radiologico:base 18/11/15 12:50 Pagina 209 Indennità di rischio radiologico in Sala Operatoria nuova. Il numero di tracce rilevate sulla pellicola dopo il suo sviluppo è correlata alla dose di radiazione assorbita. Lo scopo dell’utilizzo di tali dispositivi è: – tenere sotto controllo la dose accumulata da ciascun individuo; – rilevare e misurare i livelli di irradiazione o di contaminazione radioattiva nell’ambiente, nelle cose e negli individui; – tenere costantemente sotto controllo i livelli di irradiazione o di contaminazione nell’ambiente e nelle cose, con eventuale registrazione dei dati rilevati; – dare informazioni particolareggiate sul tipo di sorgente radioattiva. I dispositivi di protezione individuale hanno la funzione di salvaguardare la persona che l’indossi, da rischi per la salute e la sicurezza, sia in ambito domestico, sia in ambito sportivo, sia in ambito ricreativo e, ovviamente, in campo lavorativo [D.Lgs. 475/92]. In alcuni casi, come in quello appena esaminato non è possibile utilizzare i guanti schermati a causa della scarsa ergonomicità che impedirebbe il corretto utilizzo dei dispositivi medici di dimensioni ridotte. Impensabile è spostarsi dal campo operatorio per posizionarsi dietro apposite paratie piombate durante le scopie quindi è chiaro che per poter svolgere l’intervento alcuni professionisti sono impossibilitati a rispettare in maniera totale la normativa e dall’altra parte è improbabile che il datore di lavoro preveda modi o tecniche da utilizzare senza rischiare il fallimento della procedura stessa. Da rimarcare che tale procedura ha ottimi risultati e bassa ospedalizzazione nonché tutti i vantaggi della mini invasività operatoria che si ripercuote positivamente sul pazienti. Il dibattito sempre aperto tra esperto qualificato e personale coinvolto è quasi sempre su questo punto e ci porta a menzionare la sentenza della Corte di Cassazione-sezione lavoro n° 17757/2014 che cita come alcuni giudici, nel ribaltare la pronuncia del Tribunale che aveva escluso l’indennità di rischio radiologico per alcuni medici chirurghi plastici della mano ed altri medici ortopedici, hanno evidenziato contraddizioni della C.T.U. e hanno precisato l’esistenza di ulteriori elementi di valutazione ai fini dell’accertamento quali l’intensità quantitativa e qualitativa dell’esposizione al rischio. Nel caso specifico, a differenza dei chirurghi generici, gli specialisti ortopedici o della mano, dovendo talora ricorrere nel corso degli interventi ad un esame diretto sotto radiografia per i loro interventi, non possono indossare i pesanti abiti di protezione, nè possono allontanarsi dal paziente o munirsi dell’apposito anello rivelatore dell’intensità delle radiazioni assorbite. Di conseguenza restano senza dispositivi di protezione cui fanno ricorso gli altri medici esposti alle radiazioni, presupponendo la condizione di effettiva esposizione connessa all’esercizio non occasionale nè temporaneo di determinate mansioni e di conseguenza il riconoscimento, indipendentemente dalla qualifica rivestita. 209 Indennità di rischio radiologico:base 18/11/15 12:50 Pagina 210 R. Sogos Dati raccolti dalla nostra rilevazione Considerando che circa il 55% dell’attività annuale che si sviluppa nella sala di Urologia del presidio in cui presto servizio presuppone l’utilizzo dell’amplificatore di brillanza, valutiamo se il personale medico infermieristico può ritenersi esposto al rischio. In principio la raccolta dati avveniva tramite scheda cartacea (allegato 2) in cui venivano annotati dati anagrafici del dipendente, qualifica e reparto di appartenenza. Venivano inoltre indicati: la sala in cui si svolgeva l’intervento, il tipo di intervento, la durata in secondi della scopia, la qualità della stessa. Per la compilazione di questi spazi ci si avvaleva e ci si avvale tuttora della collaborazione del tecnico di radiologia che comunica le caratteristiche dell’apparecchio e le sue impostazioni. Si precisa inoltre il numero e il tipo di protezione utilizzata (es. camice piombato, guanti schermati, paratia piombata, occhiali protettivi, collare piombato ect.). Preciso che per una maggiore comprensione dei dati raccolti si è preferito standardizzare le procedure o meglio le distanze da tenere rispetto alla fonte radiogena che vengono indicate in tre distinti spazi riguardo alle mani, agli occhi, al busto. Tali schede venivano compilate ogni qual volta si utilizzava l’amplificatore di brillanza in tutte le parti di competenza dell’operatore. In seguito, a cadenza mensile, tali documenti andavano controfirmati dal responsabile della struttura e consegnati all’assistente sanitaria responsabile del210 l’ufficio sulla radioprotezione che a sua volta li trasmetteva all’esperto qualificato. In questa fase per diverso tempo si è creato il vero problema sulle valutazioni sull’esposizione al rischio ovvero tempi e modi di trasmissione variavano da equipe ad equipe creando ritardi e disparità di valutazione da parte dell’esperto qualificato e di conseguenza il ritardo della classificazione da trasmettere all’azienda. A questo proposito fondamentale è analizzare le attribuzioni dell’esperto qualificato, come e da chi deve essere nominato e la sua reale valenza. Per ulteriori approfondimenti sulle figure coinvolte nella valutazione del rischio radiologico, si rimanda alla lettura degli articoli: • Articolo 77 D.Lsl 17 Marzo 1995 esperto qualificato; • Articolo 78 D.Lsl 17 Marzo 1995 abilitazione degli esperti qualificati: elenco nominativo; • Articolo 79 D.Lsl 17 Marzo 1995 attribuzioni dell’esperto qualificato; • Articolo 90 D.Lsl 17 Marzo 1995 documento sanitario personale. Indennità di rischio da radiazioni DPR 28 novembre 1990, n. 384, art. 120 L’individuazione del personale non compreso nell’articolo 1, comma 2, della legge 27 ottobre 1988, n. 460, è effettuata dalla commissione già prevista dall’articolo 58, comma 4, del decreto del Presidente della Repubblica 20 maggio 1987, n. 270, ed è così modificato: Indennità di rischio radiologico:base 18/11/15 12:50 Pagina 211 Indennità di rischio radiologico in Sala Operatoria la commissione, presieduta dal Coordinatore Sanitario, è composta dal Responsabile del servizio radiologico, dal Responsabile del Servizio di Igiene, Prevenzione e Sicurezza nei luoghi di lavoro, da un componente designato dalle Organizzazioni Sindacali mediche maggiormente rappresentative, nonché da un esperto qualificato nominato dal Comitato di gestione od organo corrispondente secondo i rispettivi ordinamenti. La commissione deve tenere conto dei dipendenti medici addetti ai servizi di radiologia medica, radiodiagnostica, radioterapia e medicina nucleare non compresi nell’articolo 1, comma 2, della legge 27 ottobre 1988, n. 460, nonché del personale medico che presta a propria attività nelle sale operatorie, in particolare, appartenente alla disciplina di ortopedia. La continuità o l’occasionalità della esposizione al rischio radiologico è valutata tenendo conto anche dei seguenti criteri: a) frequenza della presenza in zone controllate e tempo di effettiva esposizione, al fine di accertare il grado di assorbimento; b) livello del conseguente rischio stabilito dall’esperto qualificato nell’ambito della commissione di cui al comma 4, in relazione alla concreta possibilità di superamento delle dosi massime ammissibili di esposizione per la categoria di operatori medici in esame, compatibilmente con un corretto utilizzo delle apparecchiature e dei dispositivi di radioprotezione. Si noti che tale normativa prevede l’operato di una Commissione composta quindi dal Coordinatore Sanitario, dai Responsabili del Servizio Radiologico, dal Servizio Igiene, Prevenzione e Sicurezza, da un componente di designazione sindacale che nel nostro caso specifico è un rappresentante del Comparto nonché Infermiere e dall’Esperto Qualificato. Conclusioni Nell’Azienda in cui presto servizio la suddetta commissione è stata istituita nell’anno 2011 con apposita Delibera e ha iniziato ad operare recentemente. Ciò significa che precedentemente per indennizzare il rischio ci si affidava esclusivamente e quindi erroneamente, alle valutazioni dell’esperto qualificato. Di conseguenza venivano discriminate figure professionali che per tipologia di attività, frequenza ed intensità lavorano giornalmente in ambienti controllati ma che per quantità e distanza non rientravano in quella categoria A riguardante la sorveglianza sanitaria e che per quanto detto i lavoratori classificati esposti in A soddisfano automaticamente i requisiti per la concessione dei benefici legati al rischio radiologico. Naturalmente ricercando dati, sono emerse anche diverse interpretazioni quanto meno fantasiose rispetto alla verifica dei dati comunicati. Per snellire al massimo i passaggi tra vari uffici, che come detto hanno causato errori finali di valutazione, nell’ultimo anno si è preferito affidarsi al sistema SISAR che altro non è che un sistema integrato regionale informatico tra la regione Sardegna e le attuali otto ASL della Sardegna e le tre Aziende Ospedaliere della stessa regione, oggi in fase di riorganizzazione. 211 Indennità di rischio radiologico:base 18/11/15 12:50 Pagina 212 R. Sogos Grazie a questo sistema in cui inseriremo tutto ciò che riguarda l’utente preso in carico dall’azienda quindi anche l’eventuale scheda operatoria con il conseguente utilizzo delle radiazioni ionizzanti a scopo diagnostico o operativo quindi in tempo reale l’azienda, il personale interessato può consultare e verificare la situazione del personale radio esposto. Il carico di lavoro in questa fase transitoria di raccolta dati, viene parallelamente registrato anche sulle “vecchie” schede di lavoro. Al momento della costituzione la Commissione e dopo diversi incontri, è stato redatto un documento in cui si individuano criteri, discutibili e revisionabili, con cui si attribuisce l’indennità di rischio a tutti quei professionisti che rientrano nelle caratteristiche individuate. L’obiettivo comune del datore di lavoro e dei professionisti coinvolti è sostanzialmente quello di avere delle procedure snelle che ci portino a determi- nare in modo univoco un documento di attribuzione delle indennità che rispetti in maniera assoluta la normativa ma che sia adeguato alle realtà in cui si applica. Attualmente i criteri vengono applicati per quei professionisti che dal documento redatto dall’Esperto Qualificato risultano classificati in categoria B con una dose annuale corrispondente ai 4 mSv e con un numero di interventi pari o superiore ai 92 annui. A tutt’oggi siamo in attesa di vedere l’azione della nuova normativa europea, del gennaio 2014, che modifica e determina alcuni nuovi scenari rispetto all’argomento ed a livello locale come la riorganizzazione della Sanità in Sardegna vada a modificare le situazioni preesistenti del personale esposto al rischio in sala operatoria. Vi è la speranza di aver dato indicazioni e spunti utili affinché ci sia più chiarezza nel trattare un argomento delicato fonte e causa di discussioni e contrasti nei luoghi di lavoro. Bibliografia D.P.R. n. 270/87 D.P.R. n. 384/90 C.C.N.L. comparto sanità 1994/1997 C.C.N.L. comparto sanità 1998/2001 Sentenza della Corte Costituzionale n. 343/92 212 L. n. 724/94 D.P.R. n. 185/64 D.Lgs. n. 626/94 D.Lgs. n. 230/95 I rapporti tra medici e professioni:base 01/12/15 08:44 Pagina 213 ASPETTI LEGALI I rapporti tra medici e professioni sanitarie dopo il “comma 566” della legge di Stabilità 2015 L. BENCI Giurista (www.lucabenci.it) Articolo pubblicato su Quotidiano Sanità il 2 febbraio 2015 dal titolo Comma 566. Pro o contro, poco importa. Il punto è che con questo comma la legge 42 andrà in pensione. S ono stati già numerosi i contributi pubblicati sul “comma 566” della legge di Stabilità 2015. In primo luogo sottolineiamo che, dopo tante discussioni sulla bozza di documento sulle competenze avanzate e specialistiche, si cambia registro. Quel documento si poneva l’obiettivo di cambiare i rapporti tra le professioni a legislazione invariata agendo solo ed esclusivamente sulla normazione secondaria. Con il “comma 566” – atto di legislazione ordinaria – si cambia direzione. Le questioni giuridiche che si pongono sono diverse e non è semplice affronA.I.C.O. - Vol. 27, n. 3, 2015 tarle. Bisogna preliminarmente accertare se il “comma 566” si pone in una situazione di integrazione della attuale normativa di abilitazione all’esercizio professionale delle professioni diverse da quella medica oppure se contenga una abrogazione implicita delle stesse. In altre parole: se integri la legge 42/99 oppure se la abroghi sostituendola. Vi sono in realtà dei punti di contatto tra le due normative. Ricordiamo allora che l’attuale normativa di abilitazione è rappresentata principalmente dalla legge 26 febbraio 1999, n. 42 recante “Disposizioni in materia di professioni sanitarie”. Come è noto la legge 42 contiene tre criteri guida e un criterio limite all’esercizio professionale delle professioni sanitarie. I criteri guida sono rappresentati dai dettami dei profili professionali, dagli ordinamenti didattici e dai codici deontologici mentre il criterio limite, uguale per tutti, è rappresentato dalle “competenze previste per le professioni mediche”. 213 I rapporti tra medici e professioni:base 01/12/15 08:44 Pagina 214 L. Benci Questo impianto normativo, ci domandavamo, viene solo integrato o sostituito dalle disposizioni contenute nel “comma 566” della legge di stabilità? Per dovere di chiarezza lo riportiamolo per esteso. a) se esista in assoluto; b) se sia opportuno definirlo; c) se, una volta individuata l’esistenza, a quale tipologia di definizione sia utile arrivare (esemplificativa, esaustiva, di principio ecc.). Legge 23 dicembre 2014, n. 190t Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e dello stato Sul punto sub a) è verosimile che nel nostro ordinamento tale concetto possa esistere ed essere ricavato dalla sintesi di una pluralità di fonti: giuridiche, professionali, deontologiche, formative, giurisprudenziali e, financo, consuetudinarie. Sull’opportunità di arrivare a una definizione di “atto medico” decide il legislatore: attiene quindi alla discrezionalità politica. I pro e i contro in tale decisioni sono noti e non è questa la sede per approfondire la questione. Sul punto sub c) dobbiamo arrivare alla conclusione, vista la situazione di complessità, che sia molto difficile arrivare a una definizione esaustiva. Nel tentativo, non dichiarato ma presente del “comma 566” troviamo una sorta di definizione “di principio” e che si presta, inevitabilmente, alle più variabili interpretazioni. E’ del tutto intuibile che similmente al criterio guida della legge 42/99 non risulti un elemento di chiarezza assoluto, ma la volontà del legislatore di ribadire il criterio limite delle competenze mediche è evidente. Il “comma 566” è la seconda norma di rango ordinario a proporre il limite. Entrando nel merito il “comma 566” specifica che “Ferme restando le competenze dei laureati in medicina e chirurgia in materia di atti complessi e specialistici di prevenzione, diagnosi, cura e terapia”. Qualcosa di più del punto della legge 42 ma non molto. La defini- Ferme restando le competenze dei laureati in medicina e chirurgia in materia di atti complessi e specialistici di prevenzione, diagnosi, cura e terapia, con accordo tra Governo e regioni, previa concertazione con le rappresentanze scientifiche, professionali e sindacali dei profili sanitari interessati sono definiti i ruoli, le competenze, le relazioni professionali e le responsabilità individuali e di equipe su compiti, funzioni e obiettivi delle professioni sanitarie infermieristiche, ostetrica, tecniche della riabilitazione e della prevenzione, anche attraverso percorsi formativi complementari. Dall’attuazione del presente comma non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. Il comma 566 riprende, cercando di dettagliarlo, il limite delle competenze previste per la professione medica” della legge 42/99 ponendolo al primo punto. In questo contesto può essere utile domandarsi se abbia tentato o meno di definire il c.d. “atto medico”. Un tentativo, ictu oculi, in realtà c’è stato: la definizione che ne viene fuori è però limitante e non certo esaustiva, posto che, nella definizione di tale atto, bisogna capire: 214 I rapporti tra medici e professioni:base 01/12/15 08:44 Pagina 215 I rapporti tra medici e professioni sanitarie dopo il “comma 566” della legge di Stabilità 2015 zione che esce fuori non è da considerarsi una definizione vera e propria se non in modo incidentale e, comunque, è parziale e non esaustiva. Non è comunque priva di conseguenze in quanto, essendo contenuta in una legge ordinaria, stabilisce una sorta di riserva di legge per determinate attività che sono quindi insuscettibili di essere esercitate da altre professioni. Quindi i medici abilitati alla professione (e non i laureati in medicina del testo!) hanno una competenza professionale non invadibile dalle altre professioni limitatamente però agli “atti complessi e specialistici di prevenzione, diagnosi, cura e terapia”. Questo da un punto di vista formale. Da un punto di vista sostanziale questo inciso non è autosufficiente in quanto destinato a essere riempito di contenuto da altre fonti. La complessità di un atto e il suo essere annoverato come atto specialistico deve ricavarsi da altro, tenendo inoltre conto, che un atto complesso può essere anche la sommatoria di atti che si presuppongono semplici. Si pensi ai “processi diagnostici” che presuppongono, talvolta, la sommatoria di atti e valutazioni che, presi singolarmente, possono anche essere “semplici”. A favore dell’ipotesi dell’abrogazione implicita della legge 42/1999 vi è la volontà del legislatore di riformare ex novo l’esercizio professionale con criteri diversi. In particolare sottolineiamo le differenze rispetto al precedente sistema. Alla classica tripartizione di “criteri guida” – profilo, formazione, codice deontologico – troviamo la previsione di un atto normativo complessivo StatoRegioni per ridefinire “i ruoli, le competenze, le relazioni professionali e le re- sponsabilità individuali e di equipe” su compiti, funzioni e obiettivi delle professioni sanitarie infermieristiche, ostetrica, tecniche della riabilitazione e della prevenzione, anche attraverso percorsi formativi complementari”. Precisiamo che la formulazione non appare né felice né chiara contenendo anche delle contraddizioni. Con un atto normativo, che non contiene dei principi guida, si demanda a una pluralità di soggetti Stato, Regioni, associazioni scientifiche, sindacali, professionali – la definizione del “campo di attività e di responsabilità” di cui alla legge 42/99 scritto in modo diverso. Per altro Stato e Regioni dovranno “concertare” con le rappresentanze il testo. Concertazione quindi non mera consultazione. Il tutto con le rappresentanze dei profili interessati tra le quali, non dovrebbero rientrare, le rappresentanze mediche (non essendo “profili interessati” in senso letterale. In senso sostanziale si!). Il sistema attuale si basa sulla definizione di ben ventidue profili professionali approvati con decreti ministeriali, il nuovo sistema si presenta diverso. La legge 42/99 basava il suo sistema di abilitazione all’esercizio professionale sui profili professionali, intesi come atti normativi secondari che assurgevano come vera e propria pietra angolare dell’esercizio di ogni figura professionale. I profili erano e sono costruiti più in modo da evidenziare l’autonomia e l’autoreferenzialità che non l’integrazione e l’interprofessionalità. Inoltre sono sempre stati declinati al singolare: l’infermiere, l’ostetrica, il fisioterapista, il tecnico ecc. come se esercitassero la loro attività in modo singolo e mai in equipe. 215 I rapporti tra medici e professioni:base 01/12/15 08:44 Pagina 216 L. Benci Il nuovo sistema – perché ormai è chiaro che si nuovo sistema si tratta – vuole definire su base interprofessionale l’esercizio. Tale interpretazione è avvalorata dal riferimento alla normazione delle “relazioni” e alle “responsabilità professionali e di equipe” che sono del tutto insuscettibili a essere frazionate all’interno di una pluralità numerosa di decreti singoli. Vi è però sul punto da domandarsi se in un atto normativo si possano cristallizzare le “relazioni professionali”. All’interno dei profili le “relazioni” sono previste solo in rapporto alla professione medica attraverso, quasi sempre, l’istituto della “prescrizione”. Ecco allora che l’infermiere “garantisce la corretta applicazione delle prescrizioni diagnostico-terapeutiche”, il fisioterapista agisce “in riferimento alla diagnosi e alle prescrizioni del medico”, il tecnico di radiologia agisce “su prescrizione medica”. Gli igienisti dentali agiscono su “indicazione” medica o odontoiatrica. Quando non è mediato dalla prescrizione medica, si pensi all’ostetrica, si specifica che debba essere in grado di “individuare le situazioni potenziamente patologiche che richiedono l’intervento medico”. I profili professionali però erano e sono costruiti più per esaltare l’identità e l’autonomia professionale che non a tessere l’interprofessionalità. Oscuro invece il riferimento alle “responsabilità individuali e di equipe” che sono la conseguenza dei comportamenti errati e non spetta a un atto normativo della Conferenza Stato-Regioni a individuarle in generale e in astratto. Sempre che si faccia riferimento alla usuale responsabilità professionale di carattere sanzionatorio. 216 La seconda parte del “comma 566” specifica che con l’atto Stato-Regioni si determineranno “compiti, funzioni e obiettivi” delle professioni sanitarie. Non vi sono dubbi che si tratti di un cambiamento netto rispetto alla legge 42/99. Il termine “compito” era sparito dalla normativa degli anni novanta e oggi ne registriamo il ritorno. Non si tratta, come è evidente, di un riferimento alla normativa mansionariale degli anni settanta – almeno questo non sembra – ma comunque qualcosa di più preciso dei “criteri guida” della legge 42/99. Nei profili le “funzioni” erano presenti mentre gli “obiettivi” erano presenti negli ordinamenti didattici. I compiti no. Vi è da domandarsi se il legislatore abbia in questo caso ritenuto negativa l’assenza dei compiti nella normativa di abilitazione. Una risposta del genere può essere però demandata solo alla valutazione del mondo professionale. Un’altra chiave di lettura può essere però indicata nel dibattito sulle “competenze” che si è sviluppato in questi ultimi anni e se per “compiti” si intendano le competenze “avanzate e specialistiche”. In questo caso vi sarebbe la sopravvivenza della legge 42/99 per quanto riguarda l’esercizio “di base” e il “comma 566” per quanto concerne l’esercizio delle competenze ulteriori. Non sembra che questa interpretazione possa essere accolta in quanto non vi sono elementi testuali che la possano giustificare né rientra nella tradizione normativa la parcellizzazione delle fonti di riferimento di esercizio professionale che si verrebbero, in una serie I rapporti tra medici e professioni:base 01/12/15 08:44 Pagina 217 I rapporti tra medici e professioni sanitarie dopo il “comma 566” della legge di Stabilità 2015 non piccola di casi, a sovrapporre creando una confusione non richiesta. Ecco allora che il “comma 566” si pone allora come una nuova normativa di abilitazione all’esercizio professionale che supera implicitamente la legge 42/99 abrogandola. E’ pur vero che la 42/99 si mostrava come una legge organica e a ciò dedicata mentre il “comma 566” è giustappunto un comma di una legge finanziaria dedicata ad altro. Questo è però il modo ormai ordinario di legiferare del nostro parlamento dall’inizio della crisi economica e finanziaria. Con le “manovre economiche”, variamente denominate, si sono fatte riforme importanti (tralasciamo gli esiti…). La legge 42/99 rimane però in vigore fino all’approvazione dell’atto normativo Stato-Regioni. Il “comma 566” infatti non è autosufficiente – come lo era la legge 42/99 alla sua approvazione – e quindi, pur non dichiarandolo esplicitamente, supera implicitamente la normativa attuale solo dal momento in cui conterrà gli elementi della sua completezza. Pur essendo contenuto all’interno di una legge finanziaria quale è la legge di Stabilità l’ultimo periodo del “comma 566” risulta discutibile. Esso recita: “Dall’attuazione del presente comma non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”. Se l’intento del legislatore è quello di ridefinire i rapporti tra i medici e le altre professioni sanitarie e il rapporti tra quest’ultime non si comprende come si possa, per legge addirittura, non riconoscere, laddove vi siano percorsi professionalizzanti che portano ad assumere responsabilità maggiori, maggiori gratificazioni retributive. È storia di questi ultimi anni – ma è anche storia antica – l’invasione della legislazione a danno della contrattazione. Un paletto di tal fatta pesa come un macigno sulla contrattazione futura impedendo nuovi sviluppi di carriera. Questa parte blocca un qualsivoglia processo di professionalizzazione soprattutto laddove si tenti di collegare l’evoluzione professionale alla frequenza di “percorsi formativi complementari”. Un investimento professionale che comporta una riorganizzazione del lavoro nelle strutture non può comportare una totale invarianza di spesa e si pone in conflitto con l’articolo 36 della Costituzione che collega la retribuzione “alla quantità e alla qualità” del lavoro. E’ sbagliata questa continua intrusione della legislazione nella contrattazione che continua a registrarsi. Un ultima notazione – ritornando sulla concertazione – è d’obbligo. Il sistema di abilitazione all’esercizio professionale è per tradizione normativa statale. Con la riforma, invero infelice, del titolo V della Costituzione la regolamentazione delle “professioni” è diventato materia di legislazione concorrente tra Stato e Regioni. Quindi la regolamentazione professionale dovrebbe avvenire con una legge cornice statale e una legge di dettaglio regionale. In questo caso si è preferito il dettaglio un atto della Conferenza Stato-Regioni. Questa normativa di dettaglio, però, deve essere concertata. Concertazione, è stato acutamente notato (http://www.quotidianosanita.it/lavoro-e-professioni/articolo.php? articolo_id=25706), non è un termine “banale” e introduce una novità rilevante nel sistema. 217 I rapporti tra medici e professioni:base 01/12/15 08:44 Pagina 218 L. Benci È lecito domandarsi cosa possa succedere in caso di fallimento della concertazione: fallimento in senso assoluto (mancanza di raggiungimento di un accordo), fallimento parziale (accordo solo su alcuni punti o solo con alcuni organismi). Potrà la Conferenza Stato-Regioni comunque emanare l’atto? I dubbi sono leciti e, in generale, è discutibile proprio l’ingresso della concertazione nel sistema di abilitazione all’esercizio professionale le cui competenze (di Stato e Regioni) sono costituzionalmente tutelate. La strada, per l’attuazione del “comma 566”, si presenta in salita. Camera del Senato. 218 Lo strumentario:base 01/12/15 08:50 Pagina 219 ARGOMENTI VARI Lo strumentario chirurgico è un “Dispositivo Medico”. Trattamento, manutenzione e cura O. PORCU (1) - R. ORTU (2) (1) Infermiere strumentista Blocco Operatorio DEA - ASL5, Oristano (2) Infermiere S.O. Multidisciplinare - AO Brotzu, Cagliari L Premessa o strumento chirurgico è un dispositivo medico i cui criteri di progettazione sono regolamentati dalla Direttiva CEE 93/42 sui dispositivi medici (abbreviata in Direttiva Dispositivi Medici 93/42). Tale Direttiva è un documento che riporta i criteri generali da utilizzare nella progettazione e realizzazione di alcune categorie di dispositivi medici, vigente negli stati dell'Unione Europea. Essa impone l’obbligo della marcatura C.E. per la commercializzazione di tali dispositivi. La DDM 93/42 è stata recepita in Italia nel febbraio del 1997 con il Decreto Legislativo 24 febbraio 1997, n. 46 (Attuazione della direttiva 93/42/CEE (DM). Per dispositivo medico s’intende: • qualunque strumento, apparecchio, impianto, software, sostanza o altro prodotto, utilizzato da solo o in comA.I.C.O. - Vol. 27, n. 3, 2015 binazione, compreso il software destinato dal fabbricante, ad essere impiegato specificamente con finalità diagnostiche o terapeutiche. L’allegato IX definisce lo strumento chirurgico: “Dispositivo invasivo di tipo chirurgico - Dispositivo invasivo che penetra nel corpo attraverso la superficie corporea mediante o nel contesto di un intervento chirurgico”. Secondo la direttiva i dispositivi chirurgici vengono classificati non critici quando entrano a contatto soltanto con la cute integra mentre i dispositivi medici semicritici (gruppi A e B) sono dispositivi che possono entrare in contatto con mucose o cute con alterazioni patologiche. Per ultimi i dispositivi medici critici (A - B - C) che comprendono l’utilizzo di sangue, prodotti ematici e altri farmaci e dispositivi medici sterili che penetrano nella cute o nella mucosa e che entrano in contatto con sangue, tessuti interni o organi, incluse ferite. 219 Lo strumentario:base 01/12/15 08:50 Pagina 220 O. Porcu, R. Ortu Trattamento dello strumento nuovo Ritengo utile riproporre all’attenzione dei colleghi questi basilari suggerimenti sulla tenuta dello strumentario chirurgico. Non tutte le realtà ospedaliere hanno a disposizione una “centrale di sterilizzazione” che provvede a garantire non solo il processo di sterilità sullo strumentario, ma anche la manutenzione. Dove questo non è presente è il personale di sala operatoria che se ne fa carico. Lo strumento chirurgico nuovo deve essere esposto all’aria (per consentire il processo di passivazione) (1), conservato in un luogo asciutto, lontano da prodotti chimici e/o polvere. Al primo utilizzo lo/gli strumenti devono essere sottoposti a un ciclo completo di decontaminazione e lavaggio, dovute al processo di fabbricazione e confezionamento (si procede allo stesso modo per gli strumenti che sono stati riparati). Ogni strumento chirurgico nuovo che arriva in sala operatoria deve essere correttamente registrato utilizzando tabelle di facile gestione per strumentisti e infermieri di sala operatoria. Tab. 1 – Esempio di registrazione strumenti. 220 Quando gli strumenti nuovi sono stati registrati è necessario leggere accuratamente le istruzioni d’uso del produttore (utilizzo, avvertenze, pericoli, istruzione per la sterilizzazione, ecc…) e consultare la simbologia presente nella confezione originaria come ad esempio i messaggi di avvertimento e di pericolo indicati da un triangolo, le azioni da applicare indicate con un cerchio colorato pieno, il divieto indicato da un cerchio barrato in diagonale e il puntino all’inizio di una frase che indica la necessità di intervento da parte dell’operatore. E’ importante: • catalogare il libretto di istruzione; • programmare incontri per la formazione degli strumentisti al corretto utilizzo dello strumento o del dispositivo (esempio come assemblarlo se è costituito da varie parti); • procedere alla marcatura/codifica dello strumento. Requisiti di uno strumento I fattori che determinano la qualità dello strumento sono: • l’applicazione delle normative internazionali vigenti; • il controllo dei materiali e delle proprietà meccaniche delle materie prime utilizzate; • il controllo dell’uniformità dei parametri dimensionali; • il controllo della resistenza superfi(1) Reazione del cromo contenuto nell’acciaio degli strumenti con l’ossigeno dell’aria e ha lo scopo di proteggere gli strumenti da prodotti aggressivi (acqua potabile, soluzione fisiologica, residui di lavaggio, sangue). Se danneggiato provoca macchie e tracce di corrosione. Lo strumentario:base 01/12/15 08:50 Pagina 221 Lo strumentario chirurgico è un “Dispositivo Medico”. Trattamento, manutenzione e cura ciale alla corrosione/procedimento di passivazione. I fattori che ne determinano la funzionalità sono: • l’efficacia, cioè la capacità di ottenere l’intervento voluto; • l’ergonomia, ovvero la capacità di semplificare l’utilizzo dello strumento; • la precisione. Un altro requisito che deve possedere lo strumento è la resistenza. Essa è legata non solo alla qualità dell’acciaio ma è garantita anche dall’infermiere che pratica una corretta manutenzione e controllo dello strumento. Laddove sia necessario si richiede la riparazione o il fuori uso. Per garantire la “vita“ dello strumento in merito alla qualità e resistenza è necessario: • un corretto trattamento e asciugatura dello strumento; • il confezionamento; • una manipolazione adeguata; • controllo, manutenzione e cura dei DM dopo la completa asciugatura e raffreddamento degli strumenti a temperatura ambiente. A favorire la manutenzione sono utili apposite sostanze di lubrificazione sugli snodi, alle estremità, nelle filettature e sulle superfici di scorrimento degli strumenti, dopo un accurato trattamento di pulizia e disinfezione. Queste manovre riducono l’attrito nella zona di contatto del metallo e rappresentano un’azione preventiva contro l’usura, la corrosione da sfregamento. Per verificare periodicamente la qualità dello strumento è necessario esegui- re dei test funzionali atti a verificare la qualità e decidere se eliminare lo strumento o inviarlo alla riparazione quando questi non soddisfano più l’utilizzo. Di seguito alcune foto di prove funzionali da effettuare dopo la manutenzione ordinaria. Fig. 1 – Esempi di test funzionale di una pinza emostatica. Fig. 2 – Test di verifica su apici del morso e cremagliera dello strumento. Fig. 3 – Test di funzionalità delle forbici. 221 Lo strumentario:base 01/12/15 08:50 Pagina 222 O. Porcu, R. Ortu Fig. 7 – Corrosione perforante. Fig. 4 – Test portaghi. Gli strumenti danneggiati devono essere inviati ad un centro di assistenza autorizzato per le riparazioni o sostituzione. Non tentare di eseguire riparazioni autonomamente. La manutenzione degli strumenti danneggiati deve avvenire secondo le raccomandazioni del produttore e convalidare successivamente il processo di trattamento. Si considera uno strumento non più riparabile quando la presenza di corrosione perforante, corrosione da attriti, tensocorrosione, alterazione della cromatura o riduzione eccessiva delle dimensioni sono evidenti. Fig. 8 – Corrosione da attrito. Fig. 9 – Tensocorrosione. Fig. 5 – Cattivo esempio di riparazione. Fig. 6 – Test funzionalità. 222 In sala operatoria lo strumentario per gli interventi è posto all’interno di container, che consentono di disporre di quanto è utile per l’intervento chirurgico da effettuare. Frequente è lo stoccaggio in container unico per tipologia di intervento, o per complessità d’intervento con più container a disposizione. Lo strumentista ha l’obbligo di veri- Lo strumentario:base 01/12/15 08:50 Pagina 223 Lo strumentario chirurgico è un “Dispositivo Medico”. Trattamento, manutenzione e cura ficare insieme all’infermiere di sala o all’Operatore Socio Sanitario, l’integrità del sigillo posto sulla chiusura e il controllo dell’indicatore di sterilità. Inoltre le Raccomandazioni del Ministero e l’implementazione della Checklist, richiedono allo strumentista la conta sistematica di strumenti, garze e aghi prima di iniziare ogni intervento chirurgico. Il conteggio deve essere effettuato su tutte le procedure nelle quali è previsto il loro utilizzo per evitare che possano essere abbandonati all’interno delle aree sede delle manovre chirurgiche. In particolare la conta deve essere eseguita: • prima di iniziare l’intervento chirurgico (conta iniziale); • durante l’intervento chirurgico, prima di chiudere una cavità all’interno di un’altra cavità; • prima di chiudere la ferita; • alla chiusura della cute o al termine della procedura; • al momento dell’eventuale cambio dello strumentista o del chirurgo responsabile. Il conteggio inoltre deve avvenire: • a voce alta; • utilizzando una scheda per annotare la conta effettuata e il risultato; • comunicando e condividendo “la conta” con tutta l’equipe fino a corretto conteggio. La documentazione utilizzata per la conta deve essere allegata alla cartella clinica dell’utente. Conclusioni L’infermiere e lo strumentista hanno un ruolo fondamentale nel garantire la qualità dello strumentario, la sterilità e la prevenzione della ritenzione di questi durante l’intervento chirurgico. Le conoscenze e la competenza ancora una volta rappresentano requisiti imprescindibili per questa figura professionale. 223 Lo strumentario:base 01/12/15 08:50 Pagina 224 O. Porcu, R. Ortu Fig. 10 – Scheda conta garze e strumenti utilizzata presso S.O. ASL Oristano. 224 Le dinamiche di gruppo:base 26/11/15 10:00 Pagina 225 Le dinamiche di gruppo. Conoscerle per gestirle L. TROZZI Università Politecnica delle Marche Introduzione Il gruppo. Alcuni concetti teorici di base S i trovano in letteratura varie concettualizzazioni del termine “gruppo”, che differiscono per le teorie di riferimento e per i “fattori chiave” che vengono maggiormente posti in luce: per esempio, “l’esperienza di un destino comune”, oppure “l’esistenza di una certa struttura sociale”, formale o informale, o ancora “l’interazione faccia a faccia” tra i membri che compongono il gruppo. La parola “gruppo” può essere comunemente usata per referenti diversi: si può parlare di gruppo per indicare alcune persone che stanno aspettando l’autobus lungo la strada, o dei ragazzini che stanno giocando. Sono gruppi la famiglia e la squadra di calcio, gli abitanti di un quartiere, gli esercenti una deA.I.C.O. - Vol. 27, n. 3, 2015 terminata professione, gli appartenenti a una nazione o a una etnia. Esistono diversi criteri di concettualizzazione del gruppo e sempre rimanendo nella prospettiva del soggetto che ne è membro, può essere adottata in sintesi la seguente definizione: “un gruppo è un insieme dinamico, costituito da individui che si percepiscono vicendevolmente come più o meno interdipendenti per qualche aspetto”. Il gruppo esiste, pertanto, quando gli individui divengono consapevoli che, in qualche modo, il loro destino è collegato a quello del gruppo (“interdipendenza del destino”, secondo Kurt Lewin). Discussione Che cos’è un gruppo? “Il gruppo è uno strumento con cui l’organizzazione e l’individuo membro cercano di raggiungere i propri obiettivi”. 225 Le dinamiche di gruppo:base 26/11/15 10:00 Pagina 226 L. Trozzi In chiave sociologica esso esiste nella misura in cui i componenti perseguono scopi che si rivelano interdipendenti. In chiave psicologica esso esiste nella misura in cui i componenti percepiscono se stessi come perseguenti scopi che si rivelano interdipendenti. Una fila di persone che aspetta l’autobus NON è un gruppo. L’obiettivo immediato “identico” di prendere l’autobus, infatti, NON sottende un obiettivo finale comune e condiviso, perché... Gruppi secondari Il gruppo secondario è limitato allo scopo, all’obiettivo condiviso dai membri del gruppo. Rapporti interpersonali, razionali e contrattuali. • GRUPPO FAMIGLIA • GRUPPO COETANEI • GRUPPO LAVORO L’equipe sanitaria dovrebbe essere il più possibile un gruppo primario. OGNI PASSEGGERO SCENDERÀ ALLA SUA FERMATA! Solo l’esistenza di obiettivi comuni e condivisi e la consapevolezza attiva di ogni membro di farne parte realizza quella INTERDIPENDENZA che è la base sulla quale fonda la sua esistenza un gruppo. Definizione... in psicologia: “... un gruppo può essere definito come un insieme formato da due o più persone che interagiscono tra loro e condividono delle mete e delle norme comuni che stanno a capo della loro attività, sviluppando una rete di ruoli e di relazioni affettive … ”. Gruppi primari e secondari Gruppi primari Qualunque società è formata da un insieme di gruppi primari, in cui troviamo amicizia, ideali condivisi e relazioni faccia a faccia 226 Processi elementari all’interno dei gruppi • Prima di entrare a far parte di un gruppo si verifica un processo di esplorazione. • Divenire membri di un gruppo ha implicazioni per il modo in cui noi vediamo noi stessi. • Nel momento in cui si forma un gruppo si ha la sensazione di iniziare un destino comune. • Una distinzione fondamentale nella Le dinamiche di gruppo:base 26/11/15 10:00 Pagina 227 Le dinamiche di gruppo. Conoscerle per gestirle vita di gruppo è quella tra i comportamenti diretti allo scopo del gruppo e i sentimenti per e verso gli altri nel gruppo. La Coesione può essere definita come la sommatoria dell’attrazione interpersonale fra i membri. La Coesione può essere associata a fattori quali: • Interesse sull’obiettivo finale del gruppo. • La prossimità fisica. • La frequenza di interazione • La somiglianza fra i membri. • La fedeltà agli obiettivi da raggiungere. Oltre all’insieme particolare delle relazioni affettive che si sviluppano all’interno del gruppo e che ne sono il collante, le caratteristiche di un gruppo sono: • ampiezza; • interazione prolungata; • percezione del gruppo come una unità a se stante; • obiettivi comuni; • norme interne; • presenza di ruoli. Ragioni per stare in un gruppo a) Sicurezza - il soggetto non si sente solo; b) Status - al soggetto che appartiene ad un gruppo viene riconosciuto uno status sociale; c) Autostima - Riconoscimento di sé e delle proprie capacità; d) Affiliazione - Aspetti sociali; e) Potere - sociale e professionale; f) Raggiungimento di obiettivi, sforzi di gruppo/talento. Vantaggi del lavoro di gruppo I vantaggi del gruppo di lavoro sono molti e possono essere così definiti: • Cognitivo: allargamento delle responsabilità ed elaborazioni più ricche. • Motivazionale: condivisione delle decisioni con aumento della motivazione professionale. • Relazionale: aumento dell’affettività, del riconoscimento e del senso di appartenenza. • Organizzativo: aumento dell’integrazione con promozione della condivisione delle conoscenze, dei linguaggi, dei metodi ed alla fine degli obiettivi, della mission e della vision. Vi è inoltre una maggior diffusione delle conoscenze con una loro capitalizzazione all’interno dell’organizzazione. Il tutto porta sicuramente ad una diminuzione delle possibilità di errore nella decisione. Il gruppo permette di allargare gli stereotipi di osservazione del singolo che portano alla creazione anche di pregiudizi, che rendono meno affidabile l’analisi della realtà e la successiva decisione. Lavorare all’interno di un gruppo multidisciplinare fà si che vi sia una concorrenza di esperienze e conoscenze che permettono, se ben gestite, di raggiungere il risultato atteso e arricchire notevolmente le potenzialità diagnostiche e terapeutiche. Bisogna però tenere conto che ogni individuo ha le mappe cognitive e i propri sistemi di problem analysis e deci227 Le dinamiche di gruppo:base 26/11/15 10:00 Pagina 228 L. Trozzi sion making. Le mappe cognitive in particolare, attraverso le quali si esplica l’osservazione e l’interpretazione delle realtà, vengono generate dall’esperienza, dalle conoscenze e dall’interpretazione che l’individuo acquisisce e “fissa” durante la propria vita. Esse determinano gli stereotipi di valutazione, gli orientamenti dei meccanismi di problem analysis e problem solving. Le mappe cognitive sono anche le generatrici dei pregiudizi e dei diversi punti di vista dell’individuo stesso. Sono in grado di influenzare fortemente quindi il decision making. Le decisioni infatti risentono dei “valori”, fissati anche in queste mappe cognitive, dei singoli professionisti, dell’enfasi che questi mettono nella loro osservazione ed in particolare dei problemi del paziente in relazione alla loro specifica professionalità e formazione culturale. Tutto questo porterà ad una diversa definizione delle priorità e quindi a formulare dei diversi obiettivi in termini terapeutici. 228 Non tenere conto di questi meccanismi vuol dire commettere un errore di valutazione delle problematiche interne ai gruppi professionali multidisciplinari. La comunicazione nel gruppo Un gruppo può esistere solo a condizione che tra i suoi membri ci sia reciprocità di comunicazione e di relazioni. In questo senso la comunicazione che si sviluppa al suo interno, riveste un ruolo fondamentale ed è un pre requisito per l’esistenza stessa del gruppo. La comunicazione in gruppo si può sostanzialmente suddividere su 4 livelli: • Quello dei contenuti - cosa si dice e si fa. • Quello dei metodi - come si organizza. • Quello dei processi comunicativi chi dice o fa cosa, a chi, in che modo. • Quello delle dinamiche di gruppo cosa accade tra i membri che comunicano. Le dinamiche di gruppo:base 26/11/15 10:00 Pagina 229 Le dinamiche di gruppo. Conoscerle per gestirle La comunicazione all’interno di un gruppo può essere condotta con varie tecniche, una delle quali è quella del brainstorming, molto utile quando la comunicazione del gruppo è finalizzata alla produzione e creazione di idee. Al contrario, potrebbe essere necessario ricorrere a tecniche di negoziazione e gestione del conflitto, qualora sorgessero divergenze all’interno di un gruppo. Fig. 3 - Tipologia dei gruppi in base alla direzione. Le strutture a rete di comunicazione in un gruppo possono essere descritte in: “a ruota” “a cerchio” “a catena” “rete completamente aperta” La Direzione dei gruppi I gruppi possono essere “auto diretti” (o orizzontali) senza quindi un coordinatore formale, o “etero diretti” (o verticali) con un vero coordinatore. Nella conduzione e nella direzione dei gruppi, vi sono alcune leve da controllare per poter massimizzare i conflitti positivi e quindi i contenuti, minimizzare i conflitti negativi e quindi di relazione e minimizzare il fattore soggettivo. Le due principali leve da controllare sono quelle relative all’efficienza e all’efficacia. Rientra nell’efficienza la gestione quantitativa del tempo, l’attribuzione ufficiale dei ruoli, le procedure di decisione e l’esecuzione formale del compito (output formale). Rientrano invece nella leva dell’efficacia l’utilizzo delle risorse personali, la definizione dei metodi di lavorazione, la gestione appropriata dei conflitti, il raggiungimento sostanziale dell’obiettivo (output e sostanziale). Risulta chiaro che un adeguato bilanciamento fra l’efficienza ed efficacia, con una sapiente scelta delle strategie del gruppo porterà ad un buon risultato complessivo. Si può affermare che un gruppo/team di lavoro “funziona meglio”, senza eccessivi conflitti interni, se siamo in presenza di un coordinatore del gruppo che possiamo chiamare leader. Il leader è una persona che ha le potenzialità di aiutare il gruppo a raggiungere certi obiettivi. 229 Le dinamiche di gruppo:base 26/11/15 10:00 Pagina 230 L. Trozzi Chi è un Leader? Caratteristiche indispensabili per essere leader, sono qui di seguito elencate: • Self-awareness: coscienza di sé. • Credibilità: persona credibile ed affidabile. • Empatia: capace di comprendere gli altri. • Onestà: persona corretta, onesta e leale nei confronti degli altri leader così come nei confronti del proprio gruppo. • Comunicazione: capacità di farsi capire, capacità di esprimere chiaramente le idee e gli obiettivi da raggiungere. • Active listening: capacità di ascoltare e di capire. • Vision: il vero leader ha sempre una vision, guarda lontano, sa quali saranno gli obiettivi da raggiungere ed ha la capacità di trasmettere la sua vision al proprio gruppo. • Avere personalità. • Essere competente nell’obiettivo di lavoro. • Identificarsi con il gruppo. • Essere in grado di adattarsi al mutare delle situazioni. Le Dinamiche di gruppo Esistono due tipi di organizzazione del lavoro di equipe: Equipe Interdisciplinare • Tutti i membri del gruppo condividono scopi e modelli, suddivisione e organizzazione del lavoro e attività di coordinamento. • Le decisioni vengono prese a livello collettivo. • Il lavoro richiede sia una certa flessibilità che la capacità di apertura al confronto con gli altri. 230 Equipe Pruridisciplinare • I diversi professionisti intervengono nell’ambito delle loro competenze specialistiche, collaborando con altre figure professionali. • Occorre definire il più possibile le funzioni, ogni operatore ha propri ambiti di espressione, nello spazio e nel tempo. Il processo decisionale all’interno di un gruppo si svolge secondo ritmi che si ripetono: Il processo è circolare e retroattivo Figura 4. Il gruppo di lavoro può giungere alla decisione in due modi: • Attraverso un effettivo processo di concertazione che coinvolge tutto il gruppo di lavoro. • Sulla base di una proposta articolata e avanzata dal leader e la successiva condivisione pubblica da parte del gruppo. In questo secondo caso potrebbe insorgere un conflitto Perché alcuni gruppi sono di successo? • Abilità dei membri, numerosità del gruppo. • Adattarsi alle influenze esterne al gruppo (risorse economiche, problemi burocratici, ...). • Influenze interne (capacità del coordinatore/leader del gruppo, motivazione del gruppo, risorse emotive del gruppo, gratificazione, ...). Le dinamiche di gruppo:base 26/11/15 10:01 Pagina 231 Le dinamiche di gruppo. Conoscerle per gestirle • Presenza di un clima cooperativo, e non competitivo. • Omogeneità di status sociali tra i componenti del gruppo. • Rispetto delle norme del gruppo. • Precisa definizione dei compiti. • Basso livello di conflitto interno. Il problema non è la presenza di un conflitto, ma le modalità con cui scegliamo di affrontarlo, ... fino a risolverlo ... Diventa fondamentale imparare a riconoscere e gestire i conflitti, imparare a costruire un consenso condiviso, imparare a prendere le decisioni in modo consapevole. “Con il tono sbagliato non si può dire nulla, con il tono giusto si può dire tutto. Il problema è trovare il modo giusto”. George Bernard Shaw Il conflitto riguardando le relazioni interpersonali, deve essere distinto dal contrasto il quale è determinato dai contenuti. Alcune caratteristiche di contrasto sono: • Due o più persone hanno punti di vista diversi, modalità diverse per affrontare una situazione. • È indice di eterogeneità e ricchezza. • Se adeguatamente condotto può far crescere il gruppo. • Se ignorato o evitato paralizza il lavoro fino a degenerare in un conflitto. Come nasce un conflitto? In ambito sanitario, i progetti e gli obiettivi sempre più multi-disciplinari determinano una tendenza all’insorgenza dei conflitti, che paradossalmente possono essere utilizzati come fonte del confronto e uno stimolo alla risoluzione dei problemi … (Tabella 1). Per riconoscere situazioni di conflitto un buon team leader deve saper diagnosticare correttamente un conflitto nel proprio gruppo, poiché rappresenta il primo passo per lo sviluppo di una strategia di soluzione. Sintomi della presenza di un conflitto • Le persone tendono ad evitarsi e diventano sempre meno cooperative. • I membri del gruppo diventano impazienti e non si ascoltano tra loro. • Voci e pettegolezzi sono più frequenti. • Aumenta la tensione e l’ostilità palese. • Comparsa di fazioni in contrasto, all’interno del gruppo. • Si scherza sempre meno. • Individui e gruppi cominciano a sabotare il processo decisionale. Principali cause di conflitto organizzativo Conflitti sulle priorità dei progetti • Diversità di obiettivi nelle Unità Operative. • Autorità multiple. Conflitti sulle risorse umane • Conflitto sull’attribuzione di ruoli e responsabilità. • Comunicazione inefficace. 231 Le dinamiche di gruppo:base 26/11/15 10:01 Pagina 232 L. Trozzi Tabella 1. – Elementi del conflitto. Conflitti tecnici • Conflitti nella realizzazione dei progetti di natura tecnica. Conflitti sulle procedure gestionali • Confitti sulla gestione del Progetto, su ruoli e responsabilità. • Sulle necessità operative, sul piano esecutivo, sui rapporti di interfaccia. Conflitti di personalità • Problemi legati ai profili individuali e alle personalità coinvolte. • Valori, atteggiamenti, convinzioni incompatibili. Conflitto sui costi e risorse • Spesso le risorse dedicate all’obiettivo risultano essere insufficienti. … Il Conflitto è sempre negativo? In realtà, ha aspetti positivi, come ad esempio quelli di: 232 • Stimolare la comunicazione tra i membri del gruppo; • Favorire la comprensione reciproca e rendere più incisivo l’accordo stipulato; • Giocare un ruolo importante nel processo di sviluppo del senso di appartenenza al team di progetto; • Sviluppare la creatività individuale e collettiva; • Incrementare la produttività; • Innalzare il livello di qualità delle decisioni assunte. Si è dimostrato che le performance migliori si ottengono in un clima di conflittualità media, troppo conflitto o troppo poco incidono negativamente sul risultato. Quale strategia prendere in considerazione? La collaborazione è sempre la strategia migliore di risoluzione dei conflitti. Da una sana tensione del gruppo posso- Le dinamiche di gruppo:base 26/11/15 10:01 Pagina 233 Le dinamiche di gruppo. Conoscerle per gestirle no nascere soluzioni brillanti e, a volte, non entrare in conflitto può provocare danni peggiori. Il conflitto comporta la perdita di funzionalità di un sistema con aumento costi per inefficienza. Conclusione Nella realtà sanitaria e specialmente in ambiti molto complessi come reparti chirurgici e sala operatoria, caratterizzati da professionisti che lavorano all’interno di equipe multidisciplinari, è fondamentale conoscere le caratteristiche e i meccanismi a cui fanno riferi- mento le dinamiche di gruppo. L’intento di questo lavoro è stato quello di sintetizzare in modo schematico elementi utili sulla comunicazione, la relazione interpersonale e gestione dei gruppi di lavoro, applicabili nelle vostre realtà lavorative. “Ma qual è, in definitiva, la pietra che sostiene il ponte? Il ponte non è sostenuto da questa o quella pietra, ma dalla linea dell’arco che esse formano”. Italo Calvino Bibliografia Colamonico P.: “Psicologia Sociale e Clinica” – Carocci Faber, 2002. Brown R.: “Group process. Dynamics within and between groups”. Oxford 1989 (tr. it. “Psicologia sociale dei gruppi”. Bologna 1990). Kettlitz V.: “Come trattare i propri collaboratori”. Introduzione alle nuove tecniche di leadership. Franco Angeli Milano, 1998. Passerini W., Tomais A.A.: “Management dell’ascolto”. Franco Angeli Milano, 1994. G.P. Quaglino: “Voglia di fare: motivati per crescere”. Edizioni A. Guerini e Associati. 1999. Mullins L.J.: “Management and organizational behavior”. Pitman London, 1996. 233 Testimonianza :base 26/11/15 10:51 Pagina 234 Testimonianza Esperienza di vita e professione S. BALZAN Infermiera a Roma Premessa La logica o scelto di scrivere alcuni episodi delle mie esperienze per me significativi dai quali potessero scaturire riflessioni sulla professione e sulla ricchezza delle esperienze che ci completano quando viaggiamo. Il mio messaggio, nel mio piccolissimo, vorrebbe essere quello di muoversi, uscire, incontrare per liberarsi dai pregiudizi così incrostati a noi e per notare come siano proprio le differenze a unirci, umanamente e professionalmente. In questo momento del tutto particolare, in cui la scarsità di opportunità lavorative in Italia scoraggia giovani e non tanto giovani colleghe e colleghi, la soluzione di sperimentare impieghi all'estero potrebbe essere vincente, se non vista come un ripiego e avere un risvolto positivo che, a mio avviso, andrebbe affrontato con coraggio e ottimismo. Diventare infermiera per prendere tempo, per capire la rotta. Mi serviva una professione aperta, ampia, connessa con l’altro, con più destinazioni da poter scegliere con calma. Cambiare e viaggiare per uscire dalla conca di una terra fraintesa. Ma prima di muovermi era necessario diventare qualcosa. Il galateo della migrante turista richiedeva una valida merce di scambio, così cominciò la vicenda. Al terzo anno di corso per infermieri, si potevano finalmente scegliere i servizi e i reparti in cui fare il tirocinio; a scuola tutta l’area che oggi è detta critica era maltrattata “non vi è assistenza li, sono reparti tecnici, non hai contatto con i pazienti” dicevano tutti, ma l’attrazione era forte. Era quello il mio posto perché io di assistenza invece ne avevo molta da offrire e cercavo un luogo in cui servivano precisione, H 234 A.I.C.O. - Vol. 27, n. 3, 2015 Testimonianza :base 26/11/15 10:51 Pagina 235 Testimonianza - Esperienza di vita e professione scrupolo e rigore. Luoghi di cura in cui concentrare i migliori gesti, senza spreco; dove l’avanguardia potesse approvare i percorsi scelti attraverso continui confronti. Contesti in cui l’alta tecnicità cercava, appunto, forti dosi di umanizzazione per poter proteggere il malato che vi capitava. Un prendersi cura, insomma, che mirava alla perfezione, pur non disponendo di tempi estesi, ma necessario, terribilmente necessario; tutt’altro che assente. Nel prendersi cura (to care), innegabile attività fulcro della nostra professione, il contatto con il paziente non è un concetto astratto che può esserci o no. Se il malato è con noi si è obbligati a stabilire una relazione per poter esistere come infermieri, soprattutto se ostacolati da certi abbigliamenti, propri dei servizi tecnici e intensivi. glierebbe una salvietta dal plateau di tartine per dare il via a un rinfresco. Poi un groviglio rapido di parole schiacciate dalle mascherine, una specie di urlo e qualcosa di metallico con un tampone grondante di un liquido marrone era già in volo nel cielo della sala. E subito un gran senso di rispetto per tutti i miei futuri colleghi mi occupò la mente. Iniziavo appena a capire che in quel posto difficile prima di poter raggiungere il malato bisognava scalare infinite difficoltà fatte di tensioni, abilità, codici, riti, confronti, situazioni continue dal coinvolgimento fisico e mentale alto. E l’infermiere avrebbe avuto un gran lavoro nel poter mettere a riparo il paziente dagli attacchi frenetici della sala operatoria, in pochi momenti ritagliati, minuti preziosi da impiegare al meglio. L’inizio Il Senegal La divisa verde a me stava così e così. La sala operatoria, un cubo gelido di piastrelle color crema, sembrava il buco di un formicaio dal quale ognuno compiva solleciti avanti e indietro con la propria mollichina in mano. Si trattava per me di trovare un posto che fosse abbastanza fuori da ogni possibile danno, ma anche vicino al via-vai, per non perdermi nulla. Molto era già pronto, mancavano solo i chirurghi, quelli si chiamavano all’ultimo. Si capiva che qualcosa stava per succedere perché le parole si spegnevano tutte; rimanevano solo gesti e cenni, piccole traiettorie senza scia per gli ultimissimi dettagli. Finché la parte di carne da tagliare era finalmente scoperta, così come si to- Il mal d’Africa non so cosa sia. dopo sei mesi in Casamance, una regione selvaggia nel sud del Senegal, la nostalgia di poter prendere un autobus, andare al cinema o camminare specchiandomi nelle vetrine era divenuta un’ombra che non si staccava dai miei passi. Si, mi sentivo un’ingrata a desiderare l’Europa in un luogo in cui si poteva solo sognare di stare. Spazi larghi dai ritmi morbidi in cui il mondo girava più lento, c’era sempre tempo per tutto o per il niente. Il caldo rallentava i pensieri e le azioni e gettava tutti noi in un ozio legale fatto di malinconico distacco. La spiaggia era larga, immensa, un deserto lucido e fresco che dalla macchia di cocchi portava al mare, un mare caldo 235 Testimonianza :base 26/11/15 10:51 Pagina 236 S. Balzan color Coca Cola che spargeva a riva conchiglie grandissime ma fragili come cristalli sottili pronti a polverizzarsi sotto il passo di chiunque volesse trascorrere il tempo così. In Africa tutto era moltiplicato nella taglia: le farfalle erano aquiloni, le lucertole piccoli stegosauri, le foglie degli alberi lenzuoli. La sera, al crepuscolo centinaia di pipistrelli, ovviamente giganti, si appendevano ai sottotetti di paglia formando una sorta di tetra decorazione penzolante talmente fitta e mimetica che nessuno degli ospiti ci faceva mai caso. Di notte colonne di granchi extra large risalivano la spiaggia in cerca di cibo per sparire puntuali al mattino. Ogni attore della natura dominava con la propria grandezza e rendeva chiunque minore, inadatto. Così anche un morso di ragno induriva la carne come legno, le congiuntiviti incendiavano gli occhi, le gastroenteriti avvelenavano i corpi a suon di colori di autunni lontani chilometri da li. Ma a parte questi piccoli mali (in francese bobo’) non accadeva gran che, solo un pomeriggio appena dopo pranzo, mi ero appena comprata una cartella del bingo come gesto estremo di insofferenza alla noia, mi vennero a cercare al bar concitati ma senza clamore: “c’è un annegato!”. Arrivai al bordo piscina senza troppo credere all’urgenza, ma giusto in tempo per veder riemergere un giovane corpo già bluastro tra le braccia forzute di due colleghi animatori. C’era un vecchio secchio di pittura in infermeria che avevo apparecchiato con tutto ciò ero riuscita a procurarmi per le emergenze cardio respiratorie racimolando pezzi incredibili lasciati da chissà chi negli anni precedenti come 236 farmaci salva-vita, materiale d’intubazione, presidi imbustati, veri e propri tesori europei nel cuore della savana selvaggia. Il secchio, composto con nostalgia, era il mio punto fermo nell’universo del nulla lontano da ogni possibile appiglio. Quel pomeriggio, servì tutto. Mi ritrovai accanto ad altre persone corse in soccorso, ognuno occupò un ruolo necessario, come chi teneva fisso un ombrello su tutti per ripararli da un sole rovente. Nel gruppo un medico anestesista in vacanza guidava la scena con garbo deciso, ma io questo lo seppi la sera. Sin dal primo secondo fu come essere a casa: i gesti e le parole scandivano i ritmi, come fossimo collaboratori da sempre uniti da una sintonia universale. L’economia dei gesti, la rapidità delle scelte, la sinergia d’azione mi riportavano nei luoghi sicuri dove ero cresciuta, le consolidate esperienze viaggiavano sole, senza sforzo. La rianimazione durò ore aspettando l’arrivo di un defibrillatore da Dakar, anch’esso inutile. Il ragazzo non si riprese mai e prima ancora che ci arrendessimo a rianimare, nel cielo a centinaia di metri di altezza già uno stormo di spietati avvoltoi volava fermo in attesa di un pasto. Donoratico La stagione precedente fu in un villaggio in Toscana, uno dei primissimi del Club, per amanti della natura veraci, maniaci dello sport e bambini, bambini e ancora bambini. Millecinquecento farè, casette di paglia esagonali in filate tra i pini e i lecci della macchia toscana che si affaccia sul litorale. La Testimonianza :base 26/11/15 10:51 Pagina 237 Testimonianza - Esperienza di vita e professione mattina il profumo di zigolo e pigne riscaldati dal sole si univa all’acqua delle docce all’aperto. La notte il suono scuro del mare inseguito dal vento entrava e usciva villano dai buchi delle capanne. La natura quando è fitta ci tiene sempre a precisare che quella è casa sua rendendo l’uomo un suo ospite impacciato. L’infermeria conosceva tutti, vacanzieri e dipendenti. La sua attività non stop accontentava centinaia di mali, infortuni, febbri, crisi, dipendenze; un vero servizio polispecialistico, più frequentato del bar della piscina e secondo per attività solo alla scuola di vela. Si è curato di tutto in condizioni di ogni genere, spesso di notte alla ricerca della capanna giusta per una cura a domicilio. Mi sorprendevano le persone in vacanza così bisognose di farsi accudire, decisi di viverlo come un vantaggio: abituata al gelo del cubo di piastrelle color crema, il poter scambiare emozioni, essere disponibile e aperta mi affidava qualità inaspettate. La diversità dell’essere umano mi colpiva e stava per diventare il punto più fermo del mio modo di essere. L’Hôpital Américain de Paris Dopo l’esperienza come infermiera al Club Mediterraneeero pronta per lasciare l’Italia, bisognava vivere in un altro paese europeo, in una grande città in cui mescolarsi alle differenze degli altri, in cui crescere e cambiare. In valigia c’erano tutti i tavoli servitori preparati negli anni, le mie colleghe, i miei insegnanti, gli amici, i viaggi e le decine di ore impegnate a imparare le lingue di altre culture. E poi l’entusiasmo, la spinta, lo slancio ad aprire capitoli nuovi. Viaggiare è una forza che sbottona la mente e allontana i tabù. Parigi! L’apertura, la libertà dell’essere, l’ispirazione e poi lo shopping luccicante, mercì! Bonjour! Je vous en prie…, non sembrava nemmeno di spendere. Nell’eleganza dei teatri, diventavo dama, principessa e duchessa tutto insieme. Era di moda essere belli e creativi, era necessario parlare d’arte e farne parte. Dalle dita gli acquerelli mi colavano fluidi, come fluiva la Senna, che elegante scendeva trascinando il riflesso di palazzi e passanti. Nei musei, dipinti e sculture mi chiamano forte. Impazzivo nei viaggi virtuali del piacere che l’arte procura, poi tornavo migliore. Mentre ero foglia sull’albero aspettando di staccarmi col vento del caso, al mio turno planai “fortunella” in un posto très chic dove i chirughi si appellavano con Monsieur, io ero Madame (fantastico) e per ogni saluto la bise! Un Natale continuo, miliardi di baci tra tutti. Vi erano diverse scuole: due soli, uno per guancia, il più tradizionale; tre con la variante inizio porgendo la guancia destra o quella sinistra; quattro, gli esagerati, mi pare fosse la modalità più settentrionale. Era impossibile rimanere nemico con qualcuno, con tutto quel baciarsi non si poteva che cedere ai rapporti cortesi. Per i conflitti più spinosi, immancabili in una sala operatoria, c’era sempre una bottiglia di Champagne di quello buono nel frigo della cucina: dopo il litigio sciacquava i rancori e riportava tutti in licenza per la bise di domani. Come dentro una 237 Testimonianza :base 26/11/15 10:51 Pagina 238 S. Balzan commedia di Molière, i colleghi francesi erano personaggi intensi, terreni e ideali insieme. Ognuno staccava un pezzo del piccolo mondo mortale attorno al quale orbitiamo incoscienti delle nostre umane fiacchezze. Volevo essere tutti loro: forte come Juliette, giuliva come Viviane, detta Madame pipì, per il fatto che si occupava in prevalenza di urologia; mi appropriavo dell’eleganza di Liliane e del fascino di Giudo; spalleggiavo la comicità, involontaria, di Françoise e ammiravo la freddezza di Nathalie, che ha scelto di non esserci più. Oggi sono ancora in viaggio, sebbene più ferma, assomiglia più a una gita ed è più intellettuale. Anche lo studio è per me un viaggio perenne, una sorta di parco giochi fatto di scivoli e altalene che danno brivido e nausea allo stesso tempo. Ma nel saliscendi emotivo che mi procura studiare un vento fresco mi colpisce il viso, e così mi mantengo. Tetti a Parigi 238 4-Struttura di un lavoro:struttura 24/11/15 09:05 Pagina 239 Struttura di un lavoro scientifico L. TROZZI Università Politecnica delle Marche S icuramente non è facile approcciarsi nella stesura di un lavoro scientifico, per questo a seguito di tale considerazione si propone un breve contributo al riguardo. L’infinita varietà degli argomenti può indicare altrettanti modi di affrontare il problema. Si possono comunque individuare delle regole fondamentali che hanno lo scopo primario di aiutare, proponendosi come linee guida da seguire. Alcune di queste regole si rifanno ai principi etici della ricerca scientifica, altre derivano dall’esperienza e dalle finalità da raggiungere; altre infine da accordi e convenzioni che hanno lo scopo di uniformare il modo di esprimersi e di facilitare così la comunicazione scientifica. Si possono perciò fornire alcuni consigli, prendendo in esame le componenti essenziali di un lavoro scientifico e le loro interconnessioni. Titolo Il titolo rappresenta “il biglietto da visita” del vostro lavoro. Esso è una specie di sintesi brevissima che ne condensa l’argomento e il significato. Deve essere semplice, chiaro, non enfatico, coerente rispetto al contenuto del testo, indicando con precisione l’argomento dello studio. Al contempo deve essere sintetico, informativo, preciso. Deve attirare l’attenzione e la curiosità del lettore, in quanto nel sempre crescente numero di pubblicazioni, un titolo ben scelto assume notevole importanza. Ciò che possiamo suggerire quindi, è che il titolo deve essere accattivante, d’effetto, ma nello stesso tempo deve dare informazioni utili sull’argomento trattato, con la necessità che le intenzioni proposte nel titolo vanno poi mantenute nel corpo del lavoro. Abstract Prendiamo ora in considerazione gli elementi di come dovrebbe essere strutturato un articolo. A.I.C.O. - Vol. 27, n. 3, 2015 Il riassunto è un elemento essenziale del lavoro, infatti spesso può risultare la sola parte dell’articolo che viene 239 4-Struttura di un lavoro:struttura 24/11/15 09:05 Pagina 240 L. Trozzi letta, e quindi lo scopo secondario dell’abstract stesso è anche quello di incuriosire ed indurre il lettore a leggere l’intero lavoro. Esso deve perciò fornire schematicamente il maggior numero possibile di informazioni sul contenuto, riportando il razionale e l’obiettivo dello studio, i materiali e metodi, i risultati, e le conclusioni più importanti raggiunte. Introduzione (risponde alla domanda: [… Perché?]) L’introduzione potrebbe essere erroneamente considerata, da parte di alcuni autori, come un pozzo senza fondo, in cui inserire di tutto e di più, ritenendo che la sola quantità di argomenti proposti, a volte aspecifici e non integrati tra loro, sia sufficiente ed esauriente all’introduzione del lavoro. In realtà, serve a spiegare perché è stato scelto un certo argomento, quali ne sono le caratteristiche più importanti, i punti fermi e quelli che necessitano di ulteriori studi; come sono evolute le conoscenze e con quali metodi. In una parola, deve essere spiegato il contesto da cui prende origine l’idea del lavoro. Nell’introduzione vanno inseriti gli elementi utili a capire perché sarà scelta una certa casistica o una certa metodologia, perché saranno valutati certi elementi piuttosto che altri. Dall’introduzione si deve capire perché saranno scelti certi “ Materiali ” e certi “Metodi”. L’esposizione deve seguire sia un ordine logico che gerarchico; 240 devono essere evitate le ripetizioni e i salti logici. Infine, all’interno dell’introduzione dovremmo trovare, come sua conclusione, un breve paragrafo in cui si dichiarano i principali obiettivi, che il lavoro stesso si propone, cioè lo “scopo”. Ultima considerazione, è quella di dire che l’introduzione, non dovrebbe occupare più di 1/3 - 1/4 di tutto il lavoro. Le parti fondamentali di ogni lavoro scientifico sono i “Materiali e Metodi”, i “Risultati”, la “Discussione”. Materiali e Metodi (risponde alla domanda: [… Come?]) Nella introduzione è stato spiegato l’argomento della ricerca, i metodi e i risultati di altri Autori, lo stato dell’arte sull’argomento, gli obiettivi dello studio: ora è arrivato il momento di dire cosa si è fatto ed in che modo. La descrizione dei materiali e metodi deve essere fatta con i dettagli e la chiarezza necessari per la eventuale, riproduzione e continuazione della ricerca da parte di altri; in una parola garantire la riproducibilità del lavoro. Un paragrafo a parte meritano, se sono presenti, le spiegazioni circa il metodo di analisi statistica, ed il tipo di software utilizzati. In alcuni casi possono essere citate alcune voci bibliografiche, per segnalare che sono stati seguiti metodi sperimentali entrati nell’uso comune o, comunque, ben codificati e riconosciuti dalla comunità scientifica. 4-Struttura di un lavoro:struttura 24/11/15 09:05 Pagina 241 Struttura di un lavoro scientifico Risultati (risponde alla domanda: [… Qauli sono i risultati ottenuti?] ... sia in senso positivo che negativo) A seguito dei Materiali e Metodi studiati devono essere illustrati i risultati ottenuti, senza commenti e confronti, ma semplicemente esponendo i dati. Commenti e confronti vanno lasciati alla “Discussione”. Molto importante è la capacità di presentare i risultati in sequenza logica, corredandone la presentazione con un uso ragionato di grafici e tabelle. Alcune volte i grafici possono fornire una spiegazione chiara ed immediata di un fenomeno che altrimenti richiederebbe lunghe e complesse spiegazioni. Di conseguenza le relative didascalie acquistano notevole importanza, per cui dovranno essere molto chiare ed esplicative. Dovrebbero essere inseriti tutti i risultati, sia positivi che negativi, compresi quelli inattesi. Discussione/Conclusioni (risponde alla domanda: [… Perché è importante questo lavoro?]) È la parte più impegnativa: facile da descrivere, molto meno da realizzare. In un lavoro scientifico sperimentale, i risultati ottenuti devono essere confrontati con quelli di altri Autori, cercando di capire e motivare le differenze, se esistono. Vanno spiegate le difficoltà incontrate, sottolineati gli aspetti innovativi ed evidenziati i possibili, ulteriori, sviluppi che nascono dal lavoro eseguito. Per cui la discussione non deve essere un riassunto acritico di quanto esposto nei capitoli precedenti, ma la spiegazione del ragionamento che ha portato dalla introduzione, passando attraverso materiali e metodi, alle conclusioni del lavoro stesso. Infine nelle conclusioni, viene fatta una valutazione sintetica dei risultati, proponendo eventualmente avanzate e future ipotesi di lavoro. È da ritenere fondamentale che qualsiasi conclusione si faccia, sia esclusivamente supportata dai risultati ottenuti. Bibliografia Alla fine di ogni buon lavoro, come sua componente essenziale si trovano sempre le principali fonti bibliografiche utilizzate da supporto agli argomenti sostenuti nel testo. Una bibliografia ben strutturata, ha inoltre lo scopo di suggerire dei percorsi utili per ulteriori approfondimenti, e da un punto di vista formale permettere ai lettori di poter risalire facilmente alle fonti consultate dagli autori. È consigliabile elencare le referenze in modo mirato, in ordine di citazione. La scelta e la composizione della bibliografia offre ai revisori della rivista, informazioni importanti su quanto gli autori siano effettivamente a conoscenza con le evidenze disponibili su quell’argomento. 241 Relazione Meeting Eorna:Editoriale 26/11/15 11:13 Pagina 242 INFORMAZIONI Report del Meeting EORNA Glasgow, Scozia, 12-14 Novembre 2015 C ari Colleghi, dal 12 al 14 novembre si è tenuto a Glasgow, in Scozia, l’incontro autunnale del Board di EORNA e l’ultimo meeting dell’Organizing Committee del Congresso di Roma. Si è trattato di un meeting molto particolare poiché erano presenti la Presidente uscente Sig.ra Higgins (Irlanda) e la Vice Presidente uscente Sig.ra Fordell (Finlandia) che hanno dato il benvenuto alla nuova Presidente Sig.ra Karam (Francia) ed alla Vice Presidente Sig.ra Wichsova (Repubblica Ceca) con una cerimonia molto suggestiva. Come consuetudine, il Board ha letto ed approvato i report delle attività degli Officers di EORNA (Presidente, Vice Presidente, Tesoriere e Segretaria). I report dei Chair ha coinvolto principalmente Liz Waters, Chairperson del Comitato Scientifico ed io in qualità di Chairperson del Comitato Organizzatore del congresso di Roma 2015. A fronte dei commenti dei partecipanti, posso dirvi con vero piacere che il Congresso di Roma è stato valutato più che positivamente sia dal punto di vista dei contenuti scientifici che per l’organizzazione. La seconda giornata è iniziata con un minuto di raccoglimento per le vittime degli attacchi terroristici a Parigi. È stato davvero un momento molto toccante che ha condizionato tutto il proseguo della riunione del Board. 242 Relazione Meeting Eorna:Editoriale 26/11/15 11:13 Pagina 243 M. Lepore Il gruppo PNC (Perioperative Nursing Care) di cui faccio parte vuole affrontare la problematica degli incendi in Sala Operatoria. Il primo step è quello della raccolta dati da parte di tutte le associazioni aderenti ad EORNA. Vi ricordo il libro pubblicato da EORNA dal titolo: “Position Statements and Guidelines” for Perioperative Nursing Practice Part 1 al quale abbiamo lavorato sia io che il collega Luciano Trozzi in qualità di membri del PNC. Potete acquistarlo on-line sul sito di EORNA. Come preannunciato, dopo Roma 2015, il prossimo Congresso di EORNA si svolgerà tra due anni e non ogni tre come in precedenza. Per questo motivo l’associazione greca di infermieri di Sala Operatoria (GORNA) sta già lavorando alla presentazione del prossimo Congresso che si terrà nell’isola di Rodi dal 4 al 7 maggio 2017. Il titolo del Congresso è :“The Colossus of Perioperative Nursing”. Un caro saluto a tutti. Mirella Lepore Rappresentante AICO in EORNA 243 Piccoli successi:Linee guida 26/11/15 11:16 Pagina 244 Piccoli successi riscossi nelle giornate di formazione che AICO organizza nelle diverse Regioni 244 Piccoli successi:Linee guida 26/11/15 11:16 Pagina 245 Dalla Sicilia Dal Friuli Venezia-Giulia Trentino - Veneto Dalla Campania Da Grottamare XVII Congresso_Fasi dell'emergenza 02/12/15 15.04 Pagina 246 XVII Congresso Nazionale A.I.C.O. 14-15-16 APRILE 2016 - Cagliari Segreteria A.I.C.O. Via B. Giuliari, 2 - 37135 Verona Tel./Fax +39 045 8250150 e-mail: [email protected] www.aicoitalia.it Segreteria Organizzativa Caputo Maria Campagnola Giordano Casarano Salvatore Obiettivi COnvegnO A.i.C.O. OBIETTIVO ECM Contenuti tecnico-professionali (conoscenze e competenze) specifici di ciascuna professione, specializzazione e attività ultraspecialistica. Acquisizione competenze tecnico-professionali Coniugare le abilità tecniche infermieristiche con quelle comunicative nell’ambiente di cura con i gesti di cura e con le parole di cura. Acquisizione competenze di processo In periodi di crisi economica i gesti e le parole di cura devono assolutamente prevedere scelte organizzative e gestione delle risorse che pur mantenendo la centralità dell’utente contengono i costi. Gestione della comunicazione organizzata per quanto attiene i flussi dei presidi sterili e le dinamiche di gruppo. Acquisizione competenze di sistema Gestire la comunicazione per comprendere le criticità del paziente chirurgico al fine di migliorare l’approccio all’intervento stesso e diminuire i tempi di degenza. Un paziente informato e ascoltato guarisce meglio; health technology assessment per contenere i costi. 246 XVII Congresso_Fasi dell'emergenza 02/12/15 15.04 Pagina 247 Programma Preliminare GIOVEdì 14 AprIlE 2016 13.00 Iscrizione dei partecipanti 14.00 Apertura XVII Congresso Nazionale A.I.C.O. • Benvenuto - Saluto delle autorità • Benvenuto - Presidente Regione Sardegna - F. DEPLANO • Discorso Inaugurale XIV Congresso AICO: Presidente A.I.C.O. • Presentazione contenuto scientifico XVII Convegno A.I.C.O. 14.30 Cerimonia di apertura 1 SESSIONE - lETTurE MAGISTrAlI - CArING E GESTIONE dEllE rISOrSE 15.00 Curare Curat - R. CIPRI 16.00 Comunicazione difficile in Sala Operatoria: l’importanza delle Non Technical Skills nella qualità e sicurezza delle cure - Dott. F. VENNERI 17.00 Scegli l’esperienza o scegli i costi? Scelgo la sostenibilità - Dott.ssa SuOR M. BRAMATO 18.00 Chiusura lavori A VENErdì 15 AprIlE 2016 2 SESSIONE - pArOlE dI CurA dalle 08.30 alle 11.30 A 3 SESSIONE - GESTI dI CurA dalle 12.00 alle 14.00 A dalle 15.00 alle 18.00 - AICO IN FORMAzIONE 18.00-20.00 - Assemblea dei Soci AiCO - elezione Presidente AiCO SABATO 16 AprIlE 2016 4 SESSIONE - prESENTAzIONI lIBErE - COMuNICAzIONI TECNICO/SCIENTIfIChE dalle 08.30 alle 12.30 Tra i relatori, sono stati invitati: PROF. E. D’ALOjA, DOTT. M. DESOGuS, DOTT. M. FRONGIA, DOTT. u. MAzzA e altri con la partecipazione della Presidente Federazione iPASvi BarBara Mangiacavalli A 247 05-Convocazione Assemblea Generale:Domanda di iscrizione 26/11/15 11:18 Pagina 248 ® Convocazione Assemblea Generale A.I.C.O. Rev. 1 del 03/11/2012 Rif. Norma UNI EN ISO 9001:2008 Prot. N° 95/15/P Verona, 01/12/2015 A tutti i soci A.I.C.O. Loro sedi Oggetto: Convocazione assemblea generale. Gent. Colleghi, con la presente si convoca l’Assemblea Generale dei Soci, in prima seduta per il giorno 15 Aprile 2016 alle ore 6,00 presso il Centro Congressi della Fiera di Cagliari, Via A. Diaz N° 221 e in mancanza del numero legale, in seconda convocazione per il giorno 15 Aprile 2016, dalle ore 17.30 alle ore 20.00 presso il Centro Congressi della Fiera di Cagliari, Via A. Diaz N° 221, per discutere del seguente O.d.G.: 1. Nomina Collegio elettorale Elezioni Triennio 2016-2018 2. Bilancio attività 2015 3. Progetti futuri: la parola ai soci 4. Elezioni Presidente per il triennio 2016-2018 5. Elezioni Revisori dei Conti triennio 2016-2018 6. Varie ed eventuali. Il Presidente nazionale (dott.ssa Maria Caputo) 248 05-Convocazione Assemblea Generale:Domanda di iscrizione 26/11/15 11:18 Pagina 249 ® A.I.C.O. DELEGA Assemblea Generale dei Soci 15 Aprile 2016 Rev. 1 del 03/11/2012 Rif. Norma UNI EN ISO 9001:2008 Nell’impossibilità a partecipare all’assemblea in oggetto, chiamata in prima convocazione Venerdì 15 Aprile 2016 alle ore 06.00 ed in mancanza del numero legale, in seconda convocazione Venerdì 15 Aprile 2016 dalle ore 17,30 alle 19,30 presso il Centro Congressi fiera di Cagliari in Viale Armando Diaz N° 09120 - Cagliari, il sottoscritto/a _______________________________________________________ componente A.I.C.O. con incarico di ___________________________________ delega il Sig/ra______________________________________________________ componente CR con incarico di ________________________________________ a rappresentarlo, discutere ed esprimere parere/votazione per proprio conto, su quanto previsto all’ordine del giorno della riunione in oggetto. ______________ lì _______________ IL PRESIDENTE REGIONALE Firma leggibile e timbro A.I.C.O. Regionale ______________________________________ N.B.: Allegare copia del documento di identità del delegante. Il delegato, se richiesto dal Presidente Nazionale o suo incaricato, sarà tenuto ad esibire documento di identità. 249 06-La Segreteria informa:La Segreteria informa 26/11/15 11:18 Pagina 250 La Segreteria AICO informa Nuovo Indirizzo: 37135 VERONA, Via B. Giuliari 2, scala C Tel./Fax 045 8250150 Orario di apertura della sede: ogni Mercoledì dalle ore 10.00 alle 12.00. Sito Internet È possibile comunicare con l’Associazione anche attraverso posta elettronica. Indirizzo Internet: www.aicoitalia.it - E-mail: [email protected] AICO segnala Prossimi convegni 14-15-16 aprile 2016 XVII Congresso Nazionale AICO - Cagliari Caring in sala operatoria: Relazioni, Ruoli e Tecniche In sede di Congresso è prevista l’Assemblea Generale Soci AICO – Per gli eventi AICO in programma sul territorio nazionale vengono richiesti crediti ECM. – Sul sito Web dell’AICO “clicando” sull’evento, è possibile evidenziare il programma. In alternativa rivolgersi al Responsabile AICO della regione interessata. Il nominativo compare sempre sulla rivista e nel sito. 250 1-Richiesta di lavori per la rivista:Richiesta di lavori per la r 26/11/15 11:19 Pagina 251 Richiesta di lavori per la Rivista A.I.C.O. Gentilissimi Colleghi un nuovo anno è iniziato e, come sempre accade, ci si pongono nuovi obiettivi, anche associativi. Già a Montesilvano, in occasione del Congresso Nazionale, Vi è stato annunciato che AICO è “Società Scientifica”. Per questo motivo già nel corso del 2010 attraverso la rivista abbiamo pubblicato l’articolo “Struttura di un lavoro scientifico” con l’intenzione di aiutare, chi ancora avesse delle incertezze, a scrivere ed inviare … esperienze della propria attività infermieristica in sala operatoria. Il Congresso di Montesilvano ha anche introdotto un altro capitolo importante con lezioni propedeutiche sulla ricerca infermieristica in sala operatoria. Vorremmo continuare attraverso la rivista ad indirizzarvi con articoli specifici, descrivendo la ricerca: come individuare l’argomento di ricerca, la metodologia, come attuarla e come descriverla… Sono ancora pochi gli articoli di ricerca in sala operatoria e ci dobbiamo impegnare. Queste poche righe vorrebbero continuare a chiedervi di contribuire alla vostra professione scrivendo ed inviando articoli per la pubblicazione su argomenti che di volta in volta classifichiamo all’interno di macroaree di vostro interesse. Ma siamo disponibili anche per accettare/condividere/supportare vostre proposte di ricerca. Il Comitato Scientifico dell’Associazione si fa carico di valutare gli articoli o proposte pervenute e comunicarVi le decisioni prese. Inoltre la rivista AICO riserva uno spazio per la pubblicazione di lavori-tesi di laurea coerenti con le attività infermieristiche di area chirurgica, medica e manageriale. I Colleghi Soci sono pregati di dare massima divulgazione al messaggio. Eleonora Thiene Direttore della Rivista INFORMATIVA PER I SOCI Legge 196/2003 - Tutela dei dati personali L’AICO è in possesso dei dati personali anagrafici di ogni associato in quanto da lui stesso forniti al momento della presentazione della domanda di socio. Tali dati sono conservati presso l’archivio della stessa Associazione e trattati esclusivamente da personale incaricato ed unicamente per adempiere agli scopi istituzionali. 251 2 Lavori pubblicati 2015:Richiesta di lavori per la r 26/11/15 11:20 Pagina 252 LAVORI PER RIVISTA AICO PUBBLICATI 2015 Abruzzo - Umbria - Marche - Molise 2 Basilicata 0 Calabria 0 Campania 1 Emilia Romagna 0 Lazio 2 Lombardia 2 Puglia 2 Sardegna 4 Sicilia 0 Toscana 1 Friuli.V.G. - Trentino A.A. - Veneto 1 Liguria 1 Comitato Scientifico 4 Le principali attività di AICO, rivolte e per conto dei soci nel 2015, sono state: • Corso FAD: gestione delle vie aeree difficili totali 1 • Giornate formative AICO nelle diverse regioni totali 12 a novembre 2015 • Riunioni del Comitato Nazionale totali 2 • Riunioni del Comitato Esecutivo totali 3 • Riunioni del Comitato Scientifico totali 3 • Assemblea Generale dei Soci totali 0 Inoltre, sono stati prodotti una serie di collaborazioni con altre Associazioni dell’Area Chirurgica. per il Comitato Scientifico Eleonora Thiene 252 3 Sommario generale 2015:Sommario 1-2010 26/11/15 11:22 Pagina 253 Indice vol. 27, 2015 n. 1 Editoriale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 7 » 9 » 19 » 25 » 35 » 42 » 47 » » 57 60 » » » » » » » 64 66 70 71 72 83 84 TEMATICHE CLINICHE G. Restaino - Il dolore post-operatorio. Ruolo dell’infermiere nella gestione del paziente chirurgico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . EDUCAZIONE TERAPEUTICA S. Simone, M. Perrone, G. Dell’Angelo, A. Arpaia, A. Ascione, R. Marchiello, C.Vosa - Ansia di stato nei famigliari caregiver nei soggetti sottoposti a By-Pass cardochirurgico: internet vs personale medico-infermieristico . . . . . PREVENZIONE DELLE INFEZIONI OSPEDALIERE A. Alfarano - Lavaggio chirurgico delle mani . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . C. Cicala - Ruolo della tricotomia pre-operatoria nella prevenzione delle infezioni del sito chirurgico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . D. Accorgi - L’approccio globale alla prevenzione delle Infezioni Correlate all’Assistenza (ICA) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO A. Falleroni, A. Maracos - Da professione d’aiuto a ricerca di aiuto: la Sindrome di Burnout negli infermieri di sala operatoria. . . . . . . . . . . . . . . . ARGOMENTI VARI F. Deplano - Innovazioni inerenti la conservazione, il ricondizionamento ed il trasporto in sicurezza di organi per trapianto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . L. Trozzi - Struttura di un lavoro scientifico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . INFORMAZIONI La segreteria AICO informa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Collaborazioni con AICO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . EXPO 2015 - Milano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . XVII Congresso Nazionale AICO - Cagliari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . VII Congresso EORNA - Roma 7-10 maggio 2015 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Richiesta lavori per la rivista AICO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Domanda d’iscrizione all’Associazione AICO - Società Scientifica . . . . . . . . . . . . 253 3 Sommario generale 2015:Sommario 1-2010 26/11/15 11:22 Pagina 254 n. 2 Editoriale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 91 FILOSOFIA DEL NURSING E. Manzoni - Il nuovo tempo dell’assistenza infermieristica: antiche radici per foglie nuove . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 93 » 101 » 116 » » 123 133 » » » » 145 148 151 153 » » » » » » 160 161 162 165 166 167 MIGLIORAMENTO DELLA QUALITÀ V. Tomassone, R. Viacava - Il Delirio post-operatorio in età pediatrica: studio osservazionale per la determinazione dei principali fattori predisponenti . . . . . . . . . PREVENZIONE DELLE INFEZIONI OSPEDALIERE S. Casarano - Il diabete e l’ipotermia come fattori di rischio chirurgico infettivo . . SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO L.A. Peschiulli, A. D’Amuri, S. Casarano - “Verso un Ospedale formalin-free”: problematiche, possibili soluzioni e recenti acquisizioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . E. Thiene - I fumi chirurgici sono nocivi per lo staff della sala operatoria? . . . . . . ARGOMENTI VARI F. Ferraiolo, S. Iezzi - Mi piego ma non mi spezzo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . L. Trozzi - Struttura di un lavoro scientifico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Report Meeting EORNA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Presentazioni di colleghi italiani ad EORNA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . INFORMAZIONI La segreteria AICO informa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Piccoli successi AICO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . XVII Congresso Nazionale AICO - Cagliari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . EXPO 2015 - Milano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Richiesta lavori per la rivista AICO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Domanda d’iscrizione all’Associazione AICO - Società Scientifica . . . . . . . . . . . . 254 3 Sommario generale 2015:Sommario 1-2010 26/11/15 11:22 Pagina 255 n. 3 Editoriale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 177 SICUREZZA DELL’UTENTE M. Caputo, E. Thiene - Fattori di rischio legati alla somministrazione dei farmaci e prevenzione degli eventi avversi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . C. Iovalè, C. Cicala - Le Non-Technical Skills in Sala Operatoria: indagine descrittivo-conoscitiva . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . F. Reato - Il Master di I livello per Infermiere di Sala Operatoria e l’integrazione tra il programma “Safe Surgery Save Lives” e il progetto “Life Skills Education” dell’OMS . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 179 » 185 » 194 » 199 » 203 » 213 » » » » 219 225 234 239 » » » » » » » 242 244 246 248 250 251 256 ORGANIZZAZIONE E. Morelli - Ottimizzazione del processo di gestione dei presidi del Blocco Operatorio. Esperienza dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Sassari . . . . . . . . . SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO R. Sogos - Indennità di rischio radiologico in Sala Operatoria . . . . . . . . . . . . . . . . ASPETTI LEGALI L. Benci - I rapporti tra medici e professioni sanitarie dopo il “comma 566” della legge di Stabilità 2015 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ARGOMENTI VARI O. Porcu, R. Ortu - Lo strumentario chirurgico è un “Dispositivo Medico”. Trattamento, manutenzione e cura . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . L. Trozzi - Le dinamiche di gruppo. Conoscerle per gestirle . . . . . . . . . . . . . . . . . . S. Balzan - Testimonianza - Esperienza di vita e professione . . . . . . . . . . . . . . . . . . L. Trozzi - Struttura di un lavoro scientifico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . INFORMAZIONI Relazione meeting EORNA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . I successi di AICO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . XVII Congresso Nazionale AICO - Cagliari - 14-15-16 aprile 2016 . . . . . . . . . . . . Convocazione Assemblea Generale dei Soci AICO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . La segreteria AICO informa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Richiesta lavori per la rivista AICO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Domanda d’iscrizione all’Associazione AICO - Società Scientifica . . . . . . . . . . . . 255 4 Domanda di iscrizione:Domanda di iscrizione 26/11/15 11:24 Pagina 256 ® Domanda d’iscrizione all’Associazione A.I.C.O. A.I.C.O. Rev. 1 del 17/10/2005 Rif. Norma UNI EN ISO 9001:2000 Il/la sottoscritto/a Indirizzo n. Comune C.A.P. Provincia Regione Telefono cell. fax Codice Fiscale @mail n Diploma di infermiere n Laurea infermieristica conseguita il Presso la Scuola/Università di Specializzazioni/Master Conoscenza lingue straniere Computer Coordinatore infermieristico In servizio presso SI n Az. Pubblica Attività didattica NO n Az. Privata Altro n Az. Privata-convenzionata n Libero professionista Nome Azienda/Ospedale Indirizzo sede di lavoro C.A.P. Unità Operativa Ruolo Telefono Fax Prov. @mail CHIEDE di essere iscritto/a all’Associazione A.I.C.O. Data firma Allegare alla domanda la ricevuta del versamento e inviarla al fax 045/8250150 o via e-mail a: [email protected] Quote 2014: € 40,00 se trattasi di prima iscrizione o rinnovo annuale non consecutivo che comprende la quota di iscrizione (€ 10,00) ed il contributo associativo (€ 30,00) per l’anno 2014. € 30,00 se si tratta di rinnovo annuale consecutivo e successivo alla prima iscrizione. Il versamento può essere effettuato con le seguenti modalità: 1) On line dal sito www.aicoitalia.it; 2) Con versamento sul c/c postale n. 10179372 intestato a: A.I.C.O. Associazione Italiana Infermieri di Camera Operatoria - Via B. Giuliari n. 2 scala C - 37135 Verona; 3) Con bonifico bancario presso la banca Unicredit-Verona; IBAN: IT 77 Q 02008 11796 000040495651 Ai sensi dell'articolo 13 del D.Lgs. 30.06.2003 N. 196, Le forniamo le seguenti informazioni: 1. I dati da Lei forniti verranno utilizzati da A.I.C.O. per l’iscrizione all’associazione e per le finalità strettamente connesse alle attività di competenza. 2. Il trattamento sarà effettuato con le seguenti modalità: manuale o informatizzato. 3. I dati obbligatori sono contrassegnati da asterisco; l’eventuale rifiuto a fornire tali dati potrebbe comportare la mancata o parziale esecuzione dell’iscrizione. 4. I dati potranno essere comunicati a o diffusi presso gli organismi centrali e le sedi regionali A.I.C.O. Potranno essere inoltre comunicati alle agenzie incaricate di organizzare eventi per conto o in collaborazione con A.I.C.O. Autorizzo il trattamento dei miei dati personali nei termini consentiti dal D.Lgs. n. 196/03 Data 256 firma A.I.C.O. Copertina vol. 27 fasc. 3:Copertina 24/11/15 09:18 Pagina 1 VOL. 27, 2015 FASC. 3 ISSN 1120-6764 A.I.C.O. ORGANO UFFICIALE DELL’ASSOCIAZIONE ITALIANA INFERMIERI DI CAMERA OPERATORIA Società Scientifica ‘Taxe Perçue’ ‘Tassa Riscossa’ - Padova C.M.P. Poste Italiane s.p.a. Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1 - DCB Padova Abbonamento annuo: e 30,00 VOL. 27, 2015 – FASC. 3 www.aicoitalia.it ✓ Fattori di rischio legati ai farmaci ✓ Le Non-Technical Skills ... ✓ Indennità di rischio radiologico