Valli Giudicarie e Rendena
46 sabato 11 gennaio 2014
PIEVE DI BONO
GIULIANO BELTRAMI
AGRONE - L’emigrazione è un argomento molto studiato nelle nostre valli: d’altronde, in particolare fra l’ultimo trentennio dell’Ottocento ed il primo ventennio del Novecento quanti
paesi si alleggerirono di un notevole
numero di abitanti, che partivano per
le Americhe!
Antonio Armani, autodidatta con il gusto per la ricerca storica e la passione per il rigore, si è imbarcato in una
ricerca su Agrone e Frugone, due villaggi della pieve di Bono oggi frazioni
del Comune di Pieve di Bono, fino al
1928 comune autonomo di Agrone. E
così ha pubblicato un volumetto, breve (appena una sessantina di pagine),
ma denso di curiosità. Parla di Agrone, ma potrebbe essere qualsiasi centro della periferia trentina.
Parte dall’emigrazione stagionale, sviluppatasi fra il 1600 ed il 1800, fatta di
segantini, muratori, arrotini e lavoratori agricoli che partivano a fine stagione per tornare in primavera. Dalla
seconda metà dell’Ottocento, lo si diceva, cambia la musica: si attraversa
l’oceano. In realtà il primo emigrante
di Agrone scovato da Armani è Iacopo, che nel 1388 fu arruolato da Pietro Lodron per scalare le mura di Castel Romano, la rocca che domina la
pieve di Bono. Il guaio è che l’impresa fallì, per cui a Iacopo non restò che
fuggire: emigrare, insomma. Nel 1562
troviamo una trasferta meno dolorosa: è di Dionisio Bonmartini da Agrone, pittore e decoratore, nonché sacrestano della Collegiata di Arco. Sempre nel 1500 ecco un altro agronese in
qualità di pittore: è Armano Armani,
detto il Veneziano, che lasciò opere
nel Padovano, a Este e Montagnana, e
nel Veronese, a Legnago. Armani ci ricorda che l’emigrazione a Venezia fu
viva nel 1600 per lavorare nella fabbrica dell’Arsenale. Vita dura, ma si
metteva via qualche soldo, se è vero
che Antonio «Baltram» Armani offrì
l'Adige
Le storie di migranti
raccolte da Armani
Due ondate successive
svuotarono dall’Ottocento
l’allora piccola frazione
Una ricerca ricca di dettagli familiari
nel libretto dedicato a Agrone e Frugone
IN BREVE
STORO
Farina a «La prova del cuoco»
Oggi la farina di Storo torna in
televisione. Non è più una notizia,
considerate le volte che le
telecamere hanno ripreso la polenta
storese. L’ultima volta qualche
settimana fa toccò alla rete due
della Rai, con la giornalista trentina
Maria Concetta Mattei. Oggi a
mezzogiorno la farina storese sarà
su Rai Uno a «La prova del cuoco».
Ciò per volere di Beppe Bigazzi,
affezionato al prodotto trentino.
Ma sul palco non salirà solo la
polenta: infatti ci sarà spazio
soprattutto per i derivati. Com’è
noto, dalla farina gialla prodotta nei
campi della valle del Chiese e delle
Giudicarie Esteriori escono
prelibatezze come i biscotti, il
panettone, il gelato e simili.
BONDO
Paesaggio ed economia
«Il paesaggio, come immagine
economica del Buongoverno» è il
titolo della serata che comincia oggi
alle 21 nella antica chiesa di San
Barnaba a Bondo. Protagonisti
Marco Zulberti, storico
dell’economia, e
Alfonso Masi, attore.
La chiesa di Agrone, da secoli testimone della storia del paese
metà paga per il restauro della chiesa
di Sant’Antonio. A testimoniare che
non è di oggi la società della mobilità,
molti agronesi si spostano: fanno i segantini già nel 1700, in Piemonte, Lombardia, Emilia e Germania. C’è chi torna e c’è chi muore lontano. Armani ne
scova alcuni, fra cui Giambattista Armani «Martinat» sepolto a Passau. Vite, morti, storie. Come quella di Isidoro «Moro» (Armani tanto per cambiare), che nel 1874 sposò Sibilla, una donna svizzera divorziata: pensate fosse
semplice nella società chiusa del tempo? La coppia emigrò in America ed
ebbe sette figli. Altra storia: Antonio
e Bortolo Armani «Bolbenel» furono i
primi alpinisti, aiutanti della celebre
guida alpina Felice Collini a Pinzolo.
Del 1870 comincia l’emigrazione stabile: 16 vanno in Argentina, 17 negli
Stati Uniti, in particolare a Solvay, meta di molti abitanti della pieve.
Bisognerà aspettare il periodo fra le
due guerre per sentire l’emigrazione
in Francia, dove va Massimo Castellini, il capocomune che il 24 maggio
1924, subito dopo la seduta per dare
la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini (allora si usava così), viene surrogato: che fosse contrario? Probabile, visto che scrive: «Me ne vado, ma
non di mia volontà». Due anni dopo
dalla Francia passerà in Argentina. In
quel periodo si parte pure per l’Australia, per tagliare la canna da zucchero e costruire dighe nel Queensland. Non manca l’Eritrea, e non manca la Germania, durante la seconda
guerra mondiale, per far funzionare le
fabbriche abbandonate dai tedeschi
chiamati al fronte. E non mancano
Svizzera, Lussemburgo, Canada. Fra
gli emigranti Antonio Armani ne mette uno particolare: padre Remo Armani, in missione prima del Sud Sudan,
da dove viene espulso, quindi in Congo, dove verrà assassinato nel 1964.
È carica di affetto per la sua comunità la conclusione dell’autore: «Non voglio che le fatiche degli agronesi finiscano nel dimenticatoio».
Calano i residenti da 3.171 (2012) a 3.119. Netta diminuzione di immigrati (da 135 a 42)
Oltre metà della popolazione nella fascia 30-65 anni. In due anni bimbi in calo di 38 unità
PINZOLO
Meno abitanti e sempre più vecchi
DENISE ROCCA
PINZOLO – Calano i cittadini
residenti nel comune di
Pinzolo: a fine 2013 erano
3.119, a fronte dei 3.171 fatti
registrare nel dicembre del
2012. Un dato che è il frutto
di una combinazione di altri
numeri: una decina di unità
lo scarto fra nascite e
decessi, a favore dei secondi
(24 a 34), ma soprattutto il
ribaltamento del rapporto
fra emigrati ed immigrati: il
dato sui movimenti
migratori raccolto dal
comune mostra una netta
diminuzione degli immigrati,
passati dai 135 del 2012, ai
42 dell’anno appena
trascorso, rispetto ad un
TIONE
numero di emigrati che è
diminuito anch’esso rispetto
al 2012 (erano 115) ma in
misura molto minore per
attestarsi a quota 84, il
doppio, nel 2013, rispetto
agli immigrati. Il boom degli
arrivi si era registrato nel
2009 e 2010, quando in due
anni un totale di 84 persone
si erano trasferite nel
comune della Rendena; a
distanza di quattro anni, il
dato è ribaltato in favore di
coloro che hanno lasciato il
comune per trasferirsi
altrove. Divisi nelle quattro
frazioni che compongono il
comune giudicariese i
residenti sono 1.914 a
Pinzolo, 396 a Sant’Antonio
di Mavignola, 736 a Madonna
di Campiglio e 73 a Campo
Iscrizioni entro lunedì prossimo
Carlo Magno, tutti diminuiti
rispetto all’anno precedente
ad eccezione di Campo Carlo
Magno il cui dato è stabile da
tre anni a questa parte. Lo
scenario dipinto dagli uffici
sui movimenti demografici
nel comune di Pinzolo
fotografa una popolazione
che, senza sorprese in un
paese come l’Italia con tassi
di natalità bassissimi, sta
invecchiando. Il 6% della
popolazione comunale è
formato da cittadini
stranieri: la maggioranza,
112, provengono da paesi
appartenenti all’Unione
Europea, in particolare dalla
Romania; gli altri 80 sono
cittadini di paesi extra UE,
fra i quali sono gli
ecuadoregni, in 24, la
STORO
rappresentanza più
numerosa, seguita dai
cittadini albanesi. I dati
generali sulla popolazione
mostrano una divisione equa
fra i generi, con una leggera
e peraltro attesa rispetto
all’andamento generale,
prevalenza femminile: 1.534
sono i cittadini maschi, 1.585
le cittadine. Mentre
guardando alla divisione fra
fasce di età si vede che la
metà della popolazione, per
la precisione il 51,13% cade
nell’età adulta (quella
compresa secondo le
statistiche fra i 30-65 anni) e
il 19,97% nella terza età
(oltre i 65 anni) con 41
ultranovantenni, in
maggioranza donne (sono
32). A fronte di un settanta
A Pinzolo calano i residenti e si alza inevitabilmente l’età media
per centro circa di adulti e
anziani, i giovani fra i 15 e i
29 anni sono il 14,33%, alla
pari con i ragazzi fra i 0 e i 14
anni che si fermano al
14,55% della popolazione
totale, con i bambini in età
prescolare fermi al di sotto
del 5% e che in soli due anni
sono diminuiti di 38 unità
nonostante un tasso di
natalità in realtà in aumento
di quattro unità nel 2013.
Non stupisce quindi che le
1.368 famiglie contate sul
territorio comunale, 13 in
meno dello scorso anno,
facciano registrare una
media di soli 2,28
componenti.
L’ex parroco don Tomio ricorda la sua vitalità in sacrestia, la sua fedeltà e l’impegno
Arti visive, via ai corsi Oggi l’addio a Silvietto, nella «sua» chiesa
TIONE - Scade lunedì il termine per iscriversi ai corsi di arti visive previsti, giunti alla sesta edizione. Partiti quasi in sordina nel
2009, ora sono divenuti un appuntamento fisso nel panorama delle proposte culturali promosse dall’amministrazione tionese.
Le attività inizieranno lunedì 20 gennaio con il corso di teatro;
martedì sera comincerà il corso di disegno e pittura; il corso di
Raku prenderà il via sabato 25 gennaio, al mattino, mentre il 5
aprile avrà inizio quello avanzato. Ceramica Raku, disegno e pittura si terranno al piano terra del Municipio; teatro nella sala della banda sociale, terzo piano, sopra la scuola musicale. Le iscrizioni verranno accolte in ordine d’arrivo fino all’esaurimento dei
posti disponibili. Ogni corso sarà attivato con un minimo di 7
iscritti. La quota è di 100 euro e andrà versata previa l’accettazione dell’iscrizione, presso la segreteria dell’ufficio affari generali, telefono 0465 343172.
Va effettuato il bonifico al Comune di Tione IBAN IT14 Z035 9901
8000 0000 0130 524 Causale: «Corsi arti visive». Per formalizzare
l’iscrizione è necessario inviare copia del versamento e modulo
d’iscrizione via fax allo 0465 343119, [email protected] oppure direttamente all’ufficio affari generali (al secondo piano del Comune di Tione, in Piazza Battisti 1).
Per ulteriori informazioni rivolgersi alla coordinatrice Michela
Bertelli, mail [email protected], telefono 339 8037451.
Silvietto Moneghini
STORO - I funerali di Silvietto Moneghini,
morto improvvisamente (pare per un infarto o
un’emorragia cerebrale) nel pomeriggio di
mercoledì, mentre era nel bosco a far legna, si
svolgeranno oggi alle 14,30 partendo
dall’abitazione in via Praöl. Fra i molti che si
sono stretti in questi giorni alla famiglia, la
moglie Arianna e la figlia Silvia, ed ai fratelli
dello scomparso (Salvatore e Anna Maria) c’è
anche don Renato Tomio, parroco di Storo fino
a pochi mesi fa, il quale ha inviato una lettera
alla comunità che don Andrea Fava, il nuovo
pastore, leggerà oggi durante il funerale. Si
commuove don Renato quando gli chiediamo
di ricordare gli anni di collaborazione con
Silvietto. «Sì, perché aveva scelto di fare il
sacrestano proprio in occasione del mio arrivo
a Storo», rammenta. «Non posso dimenticare la
fedeltà e l’impegno con cui ha sempre svolto il
delicato servizio, il rispetto e la comprensione
che ha sempre avuto nei miei confronti».
Fedeltà ed impegno... «Come definireste chiede don Renato - la cura che Silvietto
metteva per gli argenti della nostra chiesa? Era
meticoloso nel disporli e preciso nel ritirarli.
Teniamo presente che la nostra amata chiesa
di San Floriano ha un patrimonio non
indifferente di argenti, donati nei secoli dagli
storesi emigrati. Silvietto era puntuale anche
nel predisporre le statue dei nostri Santi in
occasione delle loro feste». Una presenza
puntuale. «Ma anche discreta. Penso alla sua
presenza alle celebrazioni, spesso portando la
croce ed accompagnando la bara fino al
camposanto. Ma era così disponibile anche in
occasione dei battesimi, quando aiutava i papà
ad accendere il grande cero pasquale». Fa una
pausa don Renato, poi affronta il tema della
gratuità. «Silvietto non ha mai chiesto, né
voluto niente. Dava la sua disponibilità ed era
contento quando le cose andavano bene.
Ricorderemo la sua vitalità in sacrestia,
quando ravvivava l’ambiente, soprattutto a
contatto con i numerosi chierichetti».
«Non potrò mai dimenticare Silvietto»,
conclude don Renato.
G. B.
Scarica

Le storie di migranti raccolte da Armani