SIEnergiaNEWS Dodici
Regione Siciliana
Assessorato regionale dell’energia
e dei servizi di pubblica utilità
SIEnergiaNEWS
12.2015
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Notiziario di Informazione | 12.2015 Speciale APE
SIEnergia
NEWS
in questo Numero
Numero dodici | 2015
Speciale APE
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l’Editoriale
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il Nuovo Ape
recente normativa europea. Più alta la qualità minima prescritta per le nuove edificazioni dal 2019. E l’Ape cambia volto
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• Efficienza energetica, si gira pagina con i decreti ministeriali attuativi della
• Il nuovo Attestato di Prestazione Energetica “apre” all’apporto delle fonti rinnovabili e al calcolo della performance estiva degli edifici.
Un documento concepito per informare il cittadino-utente
• A Palermo e Catania il convegno di SiEnergia sul nuovo Ape.
Esperti d’accordo: “Stimolerà l’innovazione”. Ma ci sono riserve sui criteri di calcolo e sui costi a carico degli enti per le verifiche sulle certificazioni
• Sfogliamo il modello unificato per la certificazione
In questo numero di SiEnergia News, il
terzo e ultimo monografico, il tema sotto
i riflettori è il nuovo Ape, l’Attestato di
prestazione energetica degli edifici, ridisegnato dai decreti ministeriali pubblicati a
luglio in attuazione della legge 90/2013 e
della recente normativa comunitaria.
In realtà, la portata delle novità travalica i
confini della certificazione energetica degli
immobili e investe anche la sfera dei criteri
costruttivi.
Per questo motivo la newsletter si apre
con una panoramica complessiva delle
nuove regole, “spalmate” su tre decreti,
che vogliono condurre l’edilizia a un deciso
salto di qualità energetica, imponendo il
rispetto di alcuni requisiti minimi e criteri
di calcolo delle performance dei fabbricati
ben più stringenti che in passato.
Focus sull’Attestato di prestazione energetica con una spiegazione dettagliata
dei fattori che si inseriscono adesso nel
procedimento da seguire per produrre
i certificati, ma anche su quali sono gli
obblighi posti a carico dei soggetti certificatori e degli enti territoriali (regioni e
province autonome).
A seguire, la sintesi del convegno che si è
svolto a Palermo e a Catania a fine luglio
nell’ambito della campagna SiEnergia
portata avanti dal Dipartimento regionale
dell’Energia. Autorevoli esperti del settore
hanno sviscerato i vari aspetti della nuova
disciplina dell’Ape e tratteggiato gli scenari
futuri.
Infine, si presentano visivamente le cinque
facciate di cui si compone il nuovo format
unico nazionale dell’Ape, che occorre
necessariamente utilizzare per certificare
la qualità energetica di un edificio. Un modello sicuramente più ricco di informazioni
per l’utente committente ma anche più
comunicativo e semplice da leggere.
Notiziario di Informazione a cura del Dipartimento Energia della Regione Siciliana
Responsabile: Dott.ssa Antonina Rappa, Dirigente Servizio IV Dipartimento Energia
Per informazioni: [email protected]
Regione Siciliana
Assessorato regionale dell’energia
e dei servizi di pubblica utilità
Finito di stampare nel mese di dicembre 2015
12.2015
SIEnergiaNEWS
l’Editoriale
Vania Contrafatto
Assessore regionale dell’energia e
dei servizi di pubblica utilità
SIEnergiaNEWS
Il nuovo quadro normativo sull’efficienza energetica degli edifici è
una rivoluzione che, sebbene da
tempo annunciata, ci conduce in
uno scenario inedito e per molti
versi inesplorato. Non perché si
sappia poco su come realizzare
immobili performanti o su come riqualificare energeticamente quelli
esistenti, ma semplicemente perché le regole dettate dai tre decreti
ministeriali pubblicati in Gazzetta
Ufficiale il 15 luglio scorso alzano
l’asticella fino a un livello prossimo
all’eccellenza, e perché finora l’alta qualità energetica dei fabbricati
non è certo stata la regola.
Insomma, i nuovi e più rigorosi
criteri di legge per il calcolo della
prestazione energetica, vincolanti
dal 2021 per qualunque nuova edificazione o ristrutturazione importante, obbligano a una concezione
elevata degli standard edilizi. Obbligano, quindi, ad aprire un capitolo nuovo.
Per le istituzioni, chiamate a supervisionare questo processo,
ad approntare piattaforme telematiche, ma anche a migliorare
le stesse strutture pubbliche. Per
l’economia del settore costruzioni
e dell’intero indotto, che dovranno aggiornarsi e, inevitabilmente,
ricalibrarsi. E per i privati cittadini, che al primo aggiornamento
dell’Ape, l’Attestato di prestazione
energetica, vedranno cambiare
l’indice di prestazione energetica
degli immobili (già esistenti) di cui
sono proprietari. La Sicilia, infatti,
è la seconda regione italiana per
numero di edifici: 1,7 milioni, che
12.2015
inglobano circa 4 milioni e mezzo
di singole unità immobiliari.
Già oggi, tra quelle con Ape registrato nel catasto energetico telematico regionale dei fabbricati,
attivo da luglio 2014, il 72,6% si
trova in classe energetica G. La più
scadente.
Come è stato sottolineato nell’importante meeting sulla certificazione energetica del quale si parla
nelle pagine di questa newsletter
monografica – evento promosso
dal Dipartimento regionale Energia nell’ambito della campagna
SiEnergia – è innanzitutto con il
parco edilizio già esistente che bisognerà fare i conti per dare una
sferzata significativa ai consumi e
alle emissioni di CO2.
La Sicilia ha dato di recente segnali
promettenti, come per esempio la
crescita a tutto ritmo del fotovoltaico per autoconsumo. E l’Amministrazione regionale è pronta
a fare la propria parte. Che ha già
iniziato a fare, per la verità. Con il
bando Start-up Patto dei Sindaci, con i catasti online attivati su
www.energia.sicilia.it, con il bando da oltre 52 milioni a valere sul
fondo Jessica e i 350 milioni del Po
Fesr per promuovere sia l’efficienza energetica degli edifici pubblici
che l’uso di fonti rinnovabili, con
i 37 milioni messi a disposizione
sempre nel Fesr per il contenimento dei consumi delle imprese.
La sfida del nuovo sistema parte
con i buoni auspici.
Al di là delle fisiologiche difficoltà
che è lecito attendersi nella fase di
prima applicazione.
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il nuovo Ape
Efficienza energetica, si gira pagina con i decreti
ministeriali attuativi della recente normativa
europea. Più alta la qualità minima prescritta
per le nuove edificazioni dal 2019.
E l’Ape cambia volto
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Nuove regole per spingere in alto
gli standard dell’efficienza energetica. Nuovi criteri di valutazione
e classificazione, da applicare fin
da subito per il rilascio dell’Ape
(Attestato di prestazione energetica) per immobili già esistenti, da
applicare a partire dal 2019 per la
realizzazione di nuove costruzioni,
che quindi dovranno nascere già
con qualità energetica elevata.
È una rivoluzione in due tappe
quella aperta ufficialmente dai tre
decreti del 26 giugno 2015, entrati
in vigore il 1° ottobre, nei quali il
Ministero dello Sviluppo economico, di concerto con altri dicasteri interessati (tra cui Ambiente,
Infrastrutture e Sanità), ha fissato
le norme d’attuazione della legge
90 del 2013, sulla scia delle recenti
direttive europee e in particolare
della numero 2010/31/UE.
Verso gli edifici
“a energia zero”
Ed è, ovviamente, l’inizio di una
complessa transizione che coinvolge istituzioni, imprese, professionisti e privati cittadini nel
cammino verso l’orizzonte (ancora
non vicinissimo) degli edifici “a
energia quasi zero”, quelli sostanzialmente autosufficienti. In altre
parole, verso un futuro più eco-sostenibile per le città e il territorio,
in cui sempre più sarà regola aurea
l’integrazione tra fonti di energia
diversificate (rinnovabili in primis),
principi di bioarchitettura e bioedilizia, soluzioni progettuali, impiantistiche e tecnologiche innovative,
con ovvi riflessi anche sul mercato
immobiliare e sui processi economici in genere.
Superate le lacune
del vecchio sistema
Sia ai fini della certificazione
energetica che in ottica di progettazione e costruzione di nuovi
fabbricati, la nuova normativa
supera alcuni limiti del precedente
sistema fondato sul DM 192/2005
e prevede, fra le altre cose, che
venga considerata la performance
estiva degli involucri, che si tenga
conto dell’energia prodotta da
fonti rinnovabili (per esempio, un
impianto fotovoltaico installato
sul tetto) e che i dati sulla qualità
estiva e invernale degli immobili
siano sempre espressi in termini
comprensibili anche per i non
tecnici o non esperti del settore.
Requisiti minimi di qualità
energetica più stringenti
In sostanza, tutto ruota intorno
a metodi di calcolo delle performance energetiche resi ora più
stringenti, a cominciare dai requisiti minimi di trasmittanza delle
strutture (in pratica, la permeabilità al calore) e di rendimento degli
impianti termici così come stabiliti
nelle tabelle allegate ai nuovi testi
normativi. È per questa via che si
arriva all’identikit di un “edificio di
riferimento”, un modello virtuale
identico al fabbricato reale per
geometria, ubicazione, orientamento e destinazione d’uso e al
quale poi vanno astrattamente
attribuiti gli standard minimi di
trasmittanza e rendimento per
ricavarne, infine, l’Ep, cioè il valore
dell’energia primaria necessaria
per ottenere il livello ideale di
comfort sia invernale che estivo.
Ora il modello è un
immobile virtuale
gemello di quello vero
Sarà, questo, il termine di paragone
12.2015
SIEnergiaNEWS
il nuovo Ape
per il calcolo dell’indice di prestazione energetica dell’immobile
reale. E, soprattutto, sarà il limite
da non sforare per gli edifici di
nuova costruzione. Sta proprio qui,
forse, la novità principale. Se con
la vecchia disciplina il computo
della prestazione energetica si
basava esclusivamente su valori
assoluti (rapporto tra fabbisogno
dell’immobile e rendimento degli
impianti), il nuovo sistema impone invece al fabbricato reale di
misurarsi con un “gemello” virtuale che soddisfa pienamente nuovi
requisiti di legge e rappresenta il
“come dovrebbe essere”.
Dal 2019 standard
vincolanti per gli edifici
pubblici, dal 2021
per gli altri
Una volta calcolato l’Ep anche sul
fabbricato reale, tenuto conto pure
delle proprietà termiche e fisiche
descritte dal decreto per ogni zona
climatica, sarà la comparazione
con l’immobile-tipo a dire se risultano rispettati i requisiti minimi di
legge, che diventeranno vincolanti
dal 2019 per tutti i nuovi edifici
pubblici o a uso pubblico e poi dal
2021 per tutti gli altri.
La natura del calcolo, molto più
rigorosa per via dei nuovi standard
e del maggior numero di indici
presi in considerazione, porterà
a un importante risultato pratico:
di fatto, rientreranno nelle soglie
di legge soltanto i nuovi edifici di
classe A1 o, al peggio, di classe B.
Vale a dire, proprio quegli edifici
a energia quasi zero che le nuove
disposizioni indicano come traguardo. Stessa regola varrà per gli
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immobili in ristrutturazione. Con
le vecchie regole la qualità energetica minima richiesta era, invece,
quella di fatto corrispondente alla
classe C. Inferiore, quindi.
Va da sé che per le edificazioni ex
novo la comparazione col modello
di riferimento dovrà essere anticipata alla fase progettuale. Già
nella relazione tecnica di progetto,
infatti, i professionisti incaricati,
ciascuno per le proprie specifiche
competenze (edili, impiantistiche, elettriche, illuminotecniche
ecc.), inseriranno i conteggi e le
verifiche attestando la rispondenza agli standard minimi di legge.
Proprio a questo scopo, uno dei
tre decreti descrive le modalità di
compilazione ed è accompagnato
dagli schemi uniformi che occorre
utilizzare in funzione di tre diverse
tipologie di lavori: nuove costruzioni, ristrutturazioni importanti,
riqualificazioni energetiche.
Per quest’ultimo genere di interventi, inoltre, i requisiti specifici
sono esposti in un’appendice al
testo.
Regole già operative
per le attestazioni.
E nasce il Siape
Ai fini del rilascio delle Attestazioni
di prestazione energetica, invece,
il regime introdotto dalla legge 90
e dai decreti attuativi è già operativo con decorrenza 1° ottobre. In
questi casi, il raffronto con l’edificio-modello riguarderà gli immobili (reali) già esistenti che per la
stipula di un atto traslativo devono
essere dotati di Ape perché il precedente è scaduto oppure perché
non ne era mai stato fatto uno.
12.2015
Occorrerà seguire, da ora in poi,
le nuove linee guida nazionali per
le attestazione e utilizzare, anche
qui, un apposito format unificato.
La scala di classificazione energetica diventa più articolata, con dieci
livelli anziché sette, e si prevede un
catasto energetico unico nazionale,
il Siape.
Ruolo attivo per regioni
e province autonome
A margine di tutto ciò sta il ruolo
attivo che la normativa assegna
agli enti, territoriali e non solo.
All’Enea, l’agenzia nazionale per le
nuove tecnologie e l’energia, che
oltre a formare il Siape deve, in
collaborazione col Comitato Tecnico Italiano, studiare e monitorare
l’evoluzione dei requisiti energetici
ottimali.
Alle regioni e alle province autonome, che hanno il compito, fra
l’altro, di effettuare controlli sugli
Ape e di concorrere alla stesura
e all’aggiornamento del piano
d’azione mirato a incrementare il
numero di edifici “a energia quasi
zero”, categoria che la legge definisce per la prima volta: si tratta
degli edifici che rispettino contemporaneamente i nuovi requisiti
minimi e gli obblighi di integrazione delle fonti rinnovabili.
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il nuovo Ape
Il nuovo Attestato di Prestazione Energetica
“apre” all’apporto delle fonti rinnovabili e
al calcolo della performance estiva degli edifici.
Un documento concepito per informare
il cittadino-utente
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Una scala di classificazione
energetica degli edifici con dieci
livelli, una nuova metodologia più
minuziosa e precisa per il calcolo
della performance, un emoticon
per raffigurarne il risultato in modo
immediato e fuori da tecnicismi
oscuri all’utente.
Sono i principali tratti distintivi del
nuovo Ape, l’Attestato di prestazione energetica, così come ridisegnato su un format unificato dalle
linee guida nazionali entrate in
vigore il 1° ottobre, per effetto dei
decreti con cui il governo nazionale ha dato attuazione alla direttiva
comunitaria 2010/31/UE.
Le novità cominciano dall’obbligo
dei certificatori abilitati di configurare, per ciascun immobile
reale, un clone virtuale (l’edificio
di riferimento) al quale attribuire
gli standard ottimali fissati dalle
nuove tabelle per ricavarne il valore dell’energia primaria necessaria
per il comfort nell’ambiente interno, cioè il cosiddetto Ep limite.
Identico il computo da fare, poi,
sul vero fabbricato. Infine la comparazione tra i due dati ottenuti,
che determina la classificazione
dell’immobile reale espressa con
l’indice Ep globale non rinnova-
bile: la quantità annua di energia
primaria necessaria per soddisfare i bisogni legati alla fruizione
standard dell’immobile divisa per
la superficie utile dell’immobile
stesso, al netto di eventuali fonti
rinnovabili.
Le classi energetiche
passano da sette a dieci
Le classi energetiche, associate
alle tradizionali bande colorate
(dal rosso per la più scadente alle
tonalità di verde per le prime), non
sono più sette ma dieci: A4, A3, A2,
A1, B, C, D, E, F e G, dalla migliore
alla peggiore. In cima sta l’edificio
a energia quasi zero, quello vicino
all’autosufficienza, di cui ora la
legge (ed è la prima volta) fornisce una definizione: è l’edificio in
linea sia con i requisiti minimi di
tramittanza, sia con gli obblighi
di integrazione di fonti rinnovabili dettati dal decreto legislativo
28/2011 (per esempio, copertura
non inferiore al 50% del fabbisogno per la produzione di acqua
calda sanitaria).
Ai fini dell’energia primaria
vanno considerate anche
le dispersioni
Cosa c’è a monte dell’Ep limite
e dell’Ep globale? Innanzitutto, i
requisiti minimi di trasmittanza
termica da applicare all’unità
immobiliare, che la nuova disciplina ha reso più stringenti. La
trasmittanza è la quantità di calore
che attraversa un metro quadrato di una determinata superficie
in un’ora. Può dipendere da vari
fattori, per esempio lo spessore di
una parete o la conducibilità dei
materiali di cui è fatta. Non solo
è adesso minore la permeabilità
termica degli involucri “tollerata”
dalla legge, visto che i parametri
quantitativi sono stati abbassati
sia per le pareti opache (muri,
pavimenti, coperture) sia per le
chiusure trasparenti (vetri delle
finestre e infissi), ma i valori di
trasmittanza fissati sono lordi
perché, per espressa disposizione,
comprendono anche le dispersioni
dovute ai ponti termici, cioè angoli, intersezioni e giunzioni varie.
Anche queste, quindi, andranno
calcolate, ed è un esempio del superiore livello di dettaglio imposto
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SIEnergiaNEWS
il nuovo Ape
dal nuovo sistema di misurazione.
Valori di trasmittanza
diversi per ogni regione
climatica
Peraltro, i valori legali di trasmittanza cambiano a seconda delle
zone (o regioni) climatiche, che
sono sei, individuate per legge in
base ai gradi-giorno, un’unità di
misura indicativa del fabbisogno
termico per il riscaldamento delle
abitazioni in una determinata
località. I gradi-giorno si calcolano
sommando su base annuale le differenze (solo quelle positive) tra la
temperatura convenzionale ideale
per l’ambiente interno riscaldato,
che è 20 gradi, e le temperature medie giornaliere all’esterno
dell’edificio. Un valore basso
esprime clima più mite e minore
necessità di climatizzare gli interni.
Obbligatorio calcolare
la prestazione energetica
estiva
In base alle nuove regole, l’Ape darà conto non solo dell’Ep
globale (in Kilowattora su metro
quadrato annui) ma anche dell’apporto dei singoli servizi energetici,
tra cui climatizzazione invernale,
climatizzazione estiva, produzione
di acqua calda sanitaria e anche
la generazione sul posto tramite
fonti rinnovabili, che nei vecchi
Ape non era presa adeguatamente
in considerazione. Il certificatore
dovrà calcolare anche l’indice
di prestazione energetica estiva dell’involucro (cioè capacità
isolante della struttura combinata
col rendimento degli impianti di
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raffrescamento), un obbligo non
previsto in passato. Dovrà poi
rappresentarlo nell’Ape accanto
a quello invernale, l’uno e l’altro
sottoforma di emoticon, i simboli
grafici che riproducono espressioni
facciali.
Il certificatore suggerisce
le possibili migliorie
Anche per il rendimento globale
degli impianti termici (la risultante
dei rendimenti di generazione,
emissione, distribuzione e regolazione) il decreto Requisiti minimi
detta parametri di efficienza da
prendere come riferimento nel
calcolo. Come sottolineato nelle
linee guida, tanto nella situazione
estiva quanto in quella invernale
lo stesso indice di prestazione può
essere raggiunto con più combinazioni diverse di energia primaria ed
efficienza degli impianti. È anche
per questo che nel format del
nuovo Ape è inserito un riquadro
in cui il certificatore dovrà indicare
possibili interventi per il miglioramento energetico. Il certificatore
dovrà anche informare l’utente sugli incentivi disponibili. L’obiettivo
dichiarato è fornire un certificato
che contenga tutte le informazioni
sulla qualità energetica dell’immobile e orienti il cittadino (proprietario, acquirente o affittuario che sia)
nell’identificazione delle criticità e
delle priorità di intervento.
Stop attestazioni fatte
“a tavolino”.
Alle regioni il controllo
Il certificatore (necessariamente un soggetto terzo rispetto a
12.2015
costruttori e progettisti) dovrà
fare almeno un sopralluogo sul
posto. Di fatto, la natura del nuovo
sistema di calcolo, così votata
al dettaglio, dovrebbe rendere
estremamente difficile il rilascio
di Ape compilati “a tavolino” o per
corrispondenza.
L’Ape è comunque reso sottoforma
di dichiarazione sostitutiva dell’atto notorio, con le responsabilità
che ne conseguono ex lege.
Regioni e province autonome dovranno attivare piani e procedure
per sottoporre a verifica almeno
il 2% degli Ape depositati annualmente nel territorio di competenza, “puntando” soprattutto le classi energetiche più efficienti, con
analisi sulla congruità dei dati ma
anche con ispezioni nell’edificio.
All’Enea, invece, l’incombenza di
istituire una banca dati nazionale,
denominata Siape, per la raccolta
delle schede sugli Ape e sugli impianti termici e delle informazioni
sui controlli effettuati.
Le regioni e le province autonome
devono, ogni 31 marzo, alimentare
il Siape con i dati relativi all’ultimo
anno.
Validità massima di
dieci anni
Dieci anni è il periodo massimo
di validità dell’Ape stabilito dalla
legge, a condizione però che sia
rispettata la periodicità delle verifiche di efficienza energetica degli
impianti, da annotare nell’apposito libretto di impianto.
In mancanza, l’attestazione decade il 31 dicembre successivo alla
prima scadenza non rispettata.
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il nuovo Ape
A Palermo e Catania
il convegno di SiEnergia
sul nuovo Ape.
Esperti d’accordo:
“Stimolerà l’innovazione”.
Ma ci sono riserve sui criteri
di calcolo e sui costi a carico
degli enti per le verifiche
sulle certificazioni
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Le nuove regole sulla certificazione energetica
degli edifici? Una leva per lo sviluppo del settore e per l’innovazione. Sulla riforma dell’Ape,
l’attestazione di prestazione energetica, è l’idea
condivisa dagli esperti che il 28 e il 29 luglio,
subito dopo la pubblicazione dei decreti attuativi della
legge 90/2013, si sono ritrovati a Palermo e Catania per
il convegno Certificazione energetica degli edifici: stato
dell’arte, prospettive e sviluppi, nel quadro della campagna SiEnergia condotta dal Dipartimento Energia della
Regione Siciliana.
“Si va verso una nuova cultura della
gestione dell’energia”, ha detto il
moderatore del meeting Antonello
Pezzini, del Comitato economico
e sociale europeo (Cese), prima di
citare i dati Istat che eleggono la
Sicilia seconda in Italia per numero
di edifici: “Nell’Isola i fabbricati sono
1 milione e 700 mila, con una media di 2,6 appartamenti
per ciascuno, cioè 4 milioni e mezzo di unità immobiliari
per il quali servirà un Ape. Ma per architetti, ingegneri,
geometri e periti la certificazione energetica significherà lavoro solo se la regione supporterà strutture
intermedie come le Esco (Energy service company,
ndr) che facciano da volano per l’applicazione della
normativa”.
Piena “investitura” per il nuovo Ape da un’altra voce
autorevole, quella di Gianni Silvestrini.
Per l’esponente di Green Building
Council Italia si tratta di orientare
gli investimenti, e “la certificazione energetica potrebbe essere
estremamente importante, come
l’etichetta energetica che ha trasformato il mercato degli elettrodomestici”. Poi una considerazione
sul settore dell’edilizia. “È lento a recepire le innovazioni
– ha affermato – ma deve trovare il coraggio di ripensarsi
sfruttando il filone energetico-ambientale come molla.
Sugli edifici a energia quasi zero siamo indietro. In più
ci tocca farlo attaccando le inefficienze del patrimonio
edilizio esistente.
Incentivi e detrazioni fiscali finora
hanno funzionato per singole unità
immobiliari ed è tempo di guadare
alla riqualificazione spinta, in voga
in Europa: quella su interi edifici e
quartieri”.
“Le nuove norme impongono un
approccio diverso – ha sottolineato
Domenico Prisinzano dell’agenzia Enea
– perché edificio e impianti vanno pensati come sistema
integrato. Va innanzitutto progettato un
buon involucro minimizzando il ricorso
agli impianti, senza utilizzare questi ultimi per compensare eventuali lacune
dell’involucro”.
Secondo Stefania Crotta, responsabile
Sviluppo energetico sostenibile per la
Regione Piemonte, è importante l’applicazione delle regole omogenea
sul territorio, per far funzionare l’interoperabilità dei sistemi informativi
regionali e nazionale ma anche per
“eliminare barriere lavorative tra
regioni confinanti”.
Interessanti esperienze made in
Italy sono state raccontate da Ivan
Mozzi di Infrastrutture Lombarde
12.2015
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il nuovo Ape
(organismo
di accreditamento) e
Ulrich Santa
dell’agenzia di
certificazione
Casaclima.
Una nota di critica
arriva dal docente universitario
Federico Butera, del Politecnico
di Milano.
“La corretta
valutazione dei
consumi e della prestazione
energetica
– ha detto –
presuppone una
simulazione
dinamica dei comportamenti dell’edificio, ma ciò non è compatibile
con la norma tecnica UNI-TS indicata dal legislatore per l’esecuzione
dei calcoli”. Da una critica a una
preoccupazione. Per Domenico
Santacolomba, responsabile
dell’osservatorio del Dipartimento
Energia della Regione Siciliana, i
nodi potrebbero
venire al pettine
sul versante
dei controlli:
“Riceviamo un
migliaio di Ape
a settimana, in
proiezione circa
50mila all’anno, e
verificarne il 2%, cioè mille, non è
facile, essendo prescritte anche le
ispezioni sul posto. I costi saranno
alti”. Conclusioni affidate a Francesca Marcenò, sempre del Dipartimento Energia
siciliano, per un
cenno alla programmazione
2014-2020
che, fra l’altro,
dedica 350
milioni di euro
al miglioramento
energetico degli edifici pubblici.
SIEnergiaNEWS
Sfogliamo il modello unificato
per la certificazione
Dal 1° ottobre 2015 in tutto il territorio nazionale per l’Attestato di
prestazione energetica è necessario utilizzare il fomat allegato al nuovo
decreto ministeriale.
Nella prima pagina del modello spicca il nuovo riquadro in cui la
performance dell’immobile va valutata sia per l’inverno che per l’estate
barrando il simbolo della faccina corrispondente alla qualità rilevata
(alta, media o bassa). Accanto c’è la nuova scala di classificazione, con
dieci categorie e non più sette.
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12.2015
il nuovo Ape
Info di dettaglio e
suggerimenti per
opere migliorative
La seconda e la terza pagina del
modello contengono le griglie
destinate all’inserimento di tutte
le informazioni di dettaglio ora
richieste (fonti di produzione
utilizzate, servizi energetici
10
disponibili, dati del fabbricato) e
alle raccomandazioni circa possibili interventi migliorativi sull’immobile in caso di riqualificazione
energetica o ristrutturazione
importante, opere per le quali il
certificatore deve anche fornire
una stima dei risultati conseguibili.
12.2015
SIEnergiaNEWS
il nuovo Ape
L’utente va informato
dei finanziamenti ai
quali può accedere
Nella quarta pagina dell’Ape,
oltre ai propri dati, il certificatore
deve annotare informazioni sulle
eventuali opportunità di finanziamento alle quali il committente
può accedere per avviare una
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riqualificazione energetica o una
ristrutturazione. C’è, poi, un rigo
nel quale occorre specificare se è
stato effettuato almeno un sopralluogo nell’edificio oggetto di
certificazione.
La quinta è ultima pagina contiene,
infine, la legenda e le note per la
compilazione.
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12.2015
SIEnergia.
L’energia sostenibile
è nelle nostre mani.
Il sistema energetico regionale,
i catasti, il registro delle rinnovabili, i dati e le mappe sui consumi per aree geografiche, gli
eventi formativi, le informazioni,
gli strumenti per aderire al Patto
dei Sindaci e redigere il Paes.
Tutto a portata di click.
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Assessorato regionale dell’energia
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www.energia.sicilia.it
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