Istituto d’Istruzione Secondaria Superiore «Benedetto Croce » La storia: opportunità o scocciatura? Classe I E A. s. 2009 / 10 Perché studiamo storia ? brain storming per individuare le possibili risposte davanti all’apparente non senso di una materia che ripropone gli stessi argomenti già studiati alle elementari e alle medie e che – detta in maniera semplicistica, ma reale – non si capisce bene a cosa potranno servire ad un ragazo di 18 anni uscito dal liceo … Perché studiamo storia ? esercitare la memoria con date, nomi, nessi causali, luoghi, … conoscere le origini di alcuni usi e costumi, modi di pensare e di dire che ancora oggi usiamo capire l’origine della nostra civiltà significa anche capire meglio quello che succede oggi Perché studiamo storia ? è una scienza che fornisce un metodo per capire la storia dell’oggi conservare il passato, altrimenti destinato a scomparire per avere chiaro il contesto in cui si sviluppa la letteratura che studieremo al triennio Perché studiamo storia ? sentirsi parte di un flusso ininterrotto di vita e di pensiero, quindi imparare a MAI giudicare dall’alto uomini e popoli passati, presumendo di essere migliori e più evoluti per forza di cose Come studiamo storia ? come faresti a scrivere la TUA storia di ieri? e la TUA storia dell’11 settembre dell’anno scorso? come scriveresti la TUA storia dell’11 settembre 2001? abbiamo bisogno di fonti storiche, molto diverse fra loro per il tipo di informazione che possono fornire Le fonti materiali fossili, studiati dalla PALEONTOLOGIA Le fonti materiali Trilobite proveniente dalla Cina Ammonite Le fonti materiali oggetti archeologici, studiati dall’ARCHEOLOGIA Busto di Nefertiti (Berlino) Maschera di Agamennone (Micene) Le fonti materiali iscrizioni, studiate dall’EPIGRAFÌA iscrizione del 23 a. C. (Trento) Le fonti materiali monete, studiate dalla NUMISMATICA Sesterzio dell’età di Adriano Le fonti scritte DIRETTE: testo di legge inciso su pietra o bronzo, verbale giudiziario, trattato di pace, contratto di matrimonio o compravendita, ... INDIRETTE: biografie, monografie, saggi, lettere, appunti di ricordi personali, resoconti di avvenimenti visti o ascoltati da sé o da altri, ... Le fonti scritte Le fonti scritte Il Papiro 52 è il più antico manoscritto del NT che si è conservato (fine del primo quarto del II secolo, 120-130 d. C.). Nessun’altra opera dell’antichità ha testimonianze manoscritte così vicine all’originale. Nei pochi centimetri del papiro si sono conservati in forma frammentaria i versetti 31-33 del capitolo 18 del vangelo di Giovanni: «I giudei risposero a Pilato: “A noi non è lecito mettere a morte nessuno”. Così si compiva la parola che Gesù disse indicando di quale morte doveva morire. Pilato rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: “Tu sei il re dei giudei?”». La ricostruzione storica rintracciare deformazioni: falso materiale (fibula Praenestina) e ideologico (discorsi e orazioni) contestualizzare geograficamente e cronologicamente (i sistemi variano) le fonti presentare il PROBABILE fatto dimostrabile con prove oggettive distinguendolo dal POSSIBILE ipotesi avanzata attraverso indizi e congetture Un testo antico Tucidide, La guerra del Peloponneso (V-IV sec. a. C.): « Gli argomenti e gli indizi da me addotti assicurano la possibilità d'interpretare i fatti storici, quali io stesso ho passato in rassegna, con una certezza che non si discosta essenzialmente dal vero. Per questo, non ci si affidi piuttosto ai poeti, che nell'esaltazione del canto ampliano ogni particolare e lo fanno prezioso; insicure anche le opere dei logografi, composte più a diletto dell'ascolto, che a severa indagine della verità. Poiché si tratta di un campo di ricerca in cui la verifica è estremamente ardua: l'antichità stessa di questi casi ne ha velato i contorni di un favoloso, mitico alone. Si converrà che il prodotto delle mie ricerche, elaborato dall'analisi degli elementi di prova più sicuri e perspicui, raggiunge la sufficienza, se si considera la distanza di tempo che ci separa dagli eventi discussi ». Un testo antico Tucidide, La guerra del Peloponneso (V-IV sec. a. C.): «Ho ritenuto mio dovere descrivere le azioni compiute in questa guerra non sulla base di elementi d'informazione ricevuti dal primo che incontrassi per via; né come paresse a me, con un'approssimazione arbitraria, ma analizzando con infinita cura e precisione, naturalmente nei confini del possibile, ogni particolare dei fatti cui avessi di persona assistito, o che altri mi avessero riportato. (...) Le memorie di quanti intervennero in una stessa azione, non coincidono mai sulle medesime circostanze e sfumature di quella. Da qui resoconti diversi, a seconda della individuale capacità di ricordo o delle soggettive propensioni. Il tono severo della mia storia, mai indulgente al fiabesco, suonerà forse scabro all'orecchio. (...) Possesso per l'eternità è la mia storia, non composta per la lode, immediata e subito spenta, espressa dall'ascolto pubblico ». Come ‘facevano storia’ gli antichi ? già i Greci e poi i Romani distinguevano memoria rerum gestarum, volontà di ricordare il proprio passato historia, indagine critica per ricostruire con certezza, secondo il possibile, l’avvenimento storico La memoria rerum gestarum ruolo dell’epica, che ha al centro il vero poetico, ben diverso dal vero storico (resta la volontà di raccontare verità, come nei racconti sulla fondazione di Roma) studio e lettura dell’Iliade, dell’Odissea e dell’Eneide La memoria rerum gestarum collocare il proprio passato nel tempo e nello spazio (in Grecia si inizia con le genealogie, le kt…seij e le peri»ghsij) prendere coscienza dei valori della propria tradizione, come l’idea di libertà (Grecia), di civitas (Roma), … La historia Erodoto (V sec. a. C.) parla di ƒstoršw, che significa vedere o domandare per sapere la historia è il frutto dell’indagine Testi sul ‘fare storia’ Aristotele, Poetica 1451 b (IV sec. a. C.): « Compito del poeta è di dire non le cose accadute ma quelle che potrebbero accadere e le possibili secondo verosimiglianza e necessità. Ed infatti lo storico e il poeta non differiscono per il fatto di dire l’uno in prosa e l’altro in versi (giacché l’opera di Erodoto, se fosse posta in versi, non per questo sarebbe meno storia, in versi, di quanto non lo sia senza versi), ma differiscono in questo, che l’uno dice le cose accadute e l’altro quelle che potrebbero accadere. E perciò la poesia è cosa più nobile e più filosofica della storia, perché la poesia tratta piuttosto dell’universale, mentre la storia del particolare». Testi sul ‘fare storia’ Polibio, Storie II, 56 (III sec. a. C.): « Dal momento che sulle cose scritte nello stesso periodo di Arato da alcuni è ritenuto degno di approvazione Filarco, pur avendo opinioni diverse in molti casi e scrivendo il contrario dello stesso Arato, sarebbe piuttosto necessario per noi non lasciare inconsiderata questa questione, per non permettere che negli scritti storici la menzogna abbia uguale importanza rispetto alla verità. Questo storico generalmente in tutta la sua opera per intero ha detto molte cose a caso e come capitavano. Per il resto non è necessario per il momento criticarlo né confutarlo: ma per quanto si riferisce alle circostanze di cui stiamo parlando - cioè riguardo alla guerra cleomenica - è opportuno esaminare a fondo le notizie che egli fornisce. (…) Desiderando muovere a pietà i lettori e suscitando simpatia per le sventure narrate, egli descrive donne che si abbracciano, si strappano i capelli e si scoprono il seno, e lamenti di donne e di uomini, trascinati prigionieri con i figli e i vecchi genitori. Questo fa in tutta la storia, sforzandosi di mettere in particolare rilievo il lato terrificante di ogni episodio». Testi sul ‘fare storia’ San Luca Vangelo I 1 (I sec. d. C.): « Poiché molti han posto mano a stendere un racconto degli avvenimenti successi tra di noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni fin da principio e divennero ministri della parola, così ho deciso anch'io di fare ricerche accurate su ogni circostanza fin dagli inizi e di scriverne per te un resoconto ordinato (ἀκριβῶς καθεξῆς), illustre Teòfilo, perché ti possa rendere conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto ».