Giovanna Centorrino
Il trattato di
Padre Ludovico Flori
Analisi del contenuto e trasposizione
in linguaggio contemporaneo
ARACNE
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via Raffaele Garofalo, 133 A/B
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ISBN
978–88–548–1923–8
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senza il permesso scritto dell’Editore.
I edizione: luglio 2008
Premessa
7
INDICE
PREMESSA ...................................................................................................................
9
1. - LA COMPAGNIA DI GESÙ: CONTESTO STORICO DI RIFERIMENTO......
13
2. - PADRE LUDOVICO FLORI DELLA COMPAGNIA DI GESÙ ........................
15
3. - I FONDAMENTI EPISTEMOLOGICI DEL TRATTATO ..................................
19
4. - GENESI, STRUTTURA E CONTENUTO DEL TRATTATO ............................
25
5. - L’IMPALCATURA CONTABILE DEL TRATTATO: LA LOGICA FINANZIARIA DI FUNZIONAMENTO DEI CONTI.....................................................
31
6. - ASPETTI FORMALI DELLA TENUTA DELLA CONTABILITÀ ...................
6.1. - I conti all’Entrata e alla Spesa .......................................................................
6.2. - I Conti Debitori e Creditori............................................................................
35
38
42
7. - LE FASI OPERATIVE PER LA STESURA DEL BILANCIO D’ESERCIZIO .
7.1 - I conti di sintesi: Esito, Introito, Entrata e Spesa generale, Casa e Collegio
Nostro .............................................................................................................
45
47
8. - LE FINALITÀ PERSEGUITE................................................................................
49
9. - IL CONTESTO VALUTATIVO ............................................................................
9.1 - I segni precursori dei moderni principi contabili ...........................................
53
57
10. - CONSIDERAZIONI DI SINTESI ........................................................................
61
BIBLIOGRAFIA............................................................................................................
63
TRATTATO DEL MODO DI TENERE IL LIBRO DOPPIO DOMESTICO:
TRASPOSIZIONE IN LINGUAGGIO CONTEMPORANEO ...................................
67
8
Premessa
1. - LA COMPAGNIA DI GESÙ: CONTESTO STORICO DI
RIFERIMENTO
I gesuiti fondarono il loro primo Collegio siciliano a Messina, dove giunsero per volontà del loro fondatore dopo sette anni dalla nascita dell’ordine6. Dalla
città l’attività della Compagnia di Gesù si diffuse ben presto in tutta l’isola e furono fondati altri Collegi anche a Palermo, Catania e Siracusa.
L’azione dei gesuiti aveva connotazioni che rendevano l’Ordine profondamente diverso dalle altre istituzioni religiose del tempo. Tra le caratteristiche
principali della loro attività, la libertà individuale nei confronti del servizio apostolico ed una forte inclinazione alla mobilità, costituivano le basi sulle quali si
sviluppava la intensa diffusione nel mondo del loro esercizio ed il loro forte potere economico e sociale. La particolare formazione spirituale e la vocazione al sapere, così come la scelta di apertura ad ogni forma di dialogo rendevano il loro
operato prolifico e suscettibile di contaminazioni da altre culture.
L’offerta di una religione rassicurante e consolatoria ed il contatto profondo
con le problematiche dell’uomo nell’impegno quotidiano, li rendeva sensibili e
fini conoscitori dell’animo. Diffusero un sapere colto e raffinato provocando un
forte richiamo alla Chiesa ed ai Collegi - anche per i figli della media ed alta
borghesia - divenendo spesso consiglieri e confessori di personalità illustri e di
sovrani.
Il loro essere al passo, a volte in una posizione di frontiera, nei confronti
delle trasformazioni politiche economiche e sociali del tempo, congiuntamente
con il loro instancabile spostarsi in ogni parte del mondo per proporre un organico messaggio religioso, ha influenzato la concezione di una nuova figura di intellettuale. Nella coscienza del gesuita era dominante il senso del mutamento, della
crisi riguardo la nuova interpretazione della realtà e l’accettazione della trasformazione. Il loro senso del “lavoro”, scevro da elementi teologici e morali, era
concreto, spoglio da contenuti ascetici e religiosi, finalizzato alla formazione di
mezzi atti alla sopravvivenza fisica dell’Ordine stesso. I religiosi non vivevano di
questua ed elemosine, ma dovevano provvedere ad una loro autonomia economica che poteva pervenire da varie fonti comprese le rendite derivanti da beni immobili. La gestione del loro patrimonio efficace ed innovativa, era collegata al
vivere sociale ed alle vicende economiche del tempo.
In un momento storico caratterizzato in Sicilia da carestie, eventi naturali
quali terremoti violentissimi ed eruzioni vulcaniche spaventose ed una conse6
Sull’argomento vedi: S. LEONE, Costumi e vita sociale, in Storia della Sicilia, Volume VII, Società editrice Storia di Napoli e della Sicilia, 1978, pp. 86 - 87. Ed anche: VENTURI, Storia della Compagnia di
Gesù in Italia, vol. II, Roma MCMLI.
14
Capitolo 1
guente diffusa povertà, la prosperosa presenza dell’Ordine religioso costituiva
una eccezione. Nel 1650 nell’isola erano presenti 28 Case, 24 Collegi7 e circa
722 religiosi di cui 287 sacerdoti, con una proprietà terriera e immobiliare che
rappresentava un modello unico anche in campo ecclesiastico.
Il sistema generale dell’amministrazione della Compagnia di Gesù si basava
sulla ripartizione di responsabilità in forma verticistica dall’alto in basso. Esso
era governato dalla volontà di un Preposito generale nominato a vita, il quale a
sua volta nominava i Provinciali, i Rettori dei Collegi, e i Superiori delle Case
Professe.
I Rettori e i Procuratori delle Case e dei Collegi dovevano solo garantire il
buon andamento economico. Al Preposito generale spettavano le decisioni più
importanti. Ogni acquisto, alienazione, donazione, locazione di beni, o altro tipo
di contratto, doveva essere preventivamente autorizzato. Il Padre generale veniva
subito dopo il Preposito generale. Egli era responsabile dell’andamento della
provincia e dei singoli Collegi, assistito dal Padre procuratore e da appositi organi consultivi, effettuava ispezioni e aveva facoltà di sospendere e trasferire i dirigenti dei Collegi8.
In un siffatto contesto matura l’esigenza di provvedere alla realizzazione di
una fonte scritta d’indicazioni di principi di contabilità, che fosse propria della
Compagnia di Gesù, in armonia nei confronti delle altre regole vigenti
nell’Ordine al fine di rendere omogenee, confrontabili ed intelligibili le contabilità di tutti i monasteri gesuiti sparsi nel mondo. Padre Ludovico Flori viene individuato come il più idoneo ad assolvere tale impegnativo compito.
7
Su questo argomento vedi. S. CUCINOTTA, Popolo e Clero in Sicilia nella dialettica Socio –Religiosa fra
cinque e seicento, Edizioni Storico Siciliane, Messina 1986, p. 286.
8
Si riportano a proposito le parole del RENDA: “Il sistema generale dell’amministrazione gesuitica era
fondato secondo un principio di ripartizione di responsabilità che andava dall’alto verso il basso, e non
viceversa. Il decentramento a livello del Collegio o delle Case era un fatto meramente tecnico”. Cfr. F.
RENDA, Bernardo Tanucci e i beni dei Gesuiti in Sicilia, Roma, 1974, Edizioni di Storia e Letteratura, pp.
70-71.
2. - PADRE LUDOVICO FLORI DELLA COMPAGNIA DI GESÙ
Ludovico Flori fu padre procuratore della Compagnia di Gesù. Le notizie relative alla sua vita sono scarse e spesso confuse e frammentarie. In maggior parte
sono tratte dalla “Bibliotheque de la Compagnie de Jesus”9. In tale opera, viene
indicato l’anno di nascita una prima volta nel 1579 ed una seconda nel 158010.
Anche a proposito del luogo di nascita permangono dei dubbi. La città natale dovrebbe essere Fratto, corrispondente all’attuale Fratta Todina in provincia di Perugia. Al tempo, tuttavia, esistevano più località così denominate, tanto che il
Melis11 afferma che Fratto sia una frazione del Comune di Montefalco, una località anch’essa in provincia di Perugia. Secondo altre fonti, il luogo della nascita
corrisponde all’attuale Umbertide, fino al 1863 denominata Fratta. Nell’archivio
comunale della città sono stati, infatti, ritrovati alcuni documenti del 1624 riguardanti una famiglia Flori risiedente nell’immediata periferia. La famiglia appare benestante sebbene di rango e censo non eccelsi.
Dopo aver conseguito la laurea in Filosofia, Teologia e Diritto, il Flori entrò
nella Compagnia di Gesù il 25 marzo 1610. Subito dopo il noviziato fu destinato
in Sicilia dove, precisamente a Messina12, fu ordinato nel 1614. Dal 1617 al 1632
fu procuratore della provincia siciliana. Il primo gennaio 1625 prese gli ultimi
voti a Palermo dove visse e morì il 24 settembre 164713.
Oltre ad aver assolto vari incarichi, anche amministrativi, nei Collegi siciliani,
egli si interessò a numerose traduzioni di opere religiose sia dal latino sia dallo
spagnolo14.
9
Opera bibliografica dei Padri Agostino e Luigi de Becker e Augusto Carayon, tomo III Col.804/5 ed.
Bruxel Paris, 1892.
10
Cfr. C. ANTINORI, Ludovico Flori, Ragioniere della Compagnia di Gesù, Summa 48-49, Settembre
1991, p. 61.
11
Cfr. F. MELIS, Storia della ragioneria, op. cit. , p. 615.
12
Cfr. Dictionare de historie et de geographique ecclesiastique XVII, Biblioteca Istituto Storico dei gesuiti, Roma, p. 622.
13
Cfr. F. BESTA, La Ragioneria, Vol. 3, Casa Editrice Dottor Francesco Vallardi, Milano 1920, p. 402.
14
Per quanto attiene alle traduzioni, quelle di cui fino ad oggi si ha notizia sono:
- Drexel, Jeremias 1581-1638, Noe il fabricator dell’arca e governator in quella nel tempo del diluvio
descritto, e moralizzato dal r.p. Geremia Dresselio della Compagnia di Gesù. Volgarizzato da P: Ludovico Flori. Roma per Hermanno Scheus, 1644 (Roma per il Mascardi 1643).
- Thome, de Jesus, 1529-1582, Travagli di Giesu dal m.r.p. fr. Tomaso di Giesu dell’ordine degli eremitani di S. Agostino, tradotti prima dalla lingua portughese nella castigliana da Christophoro Ferrera e
Sampayo, et hora di nuovo dalla castigliana nella volgar comune italiana dal p. Ludovico Flori della
Compagnia di Giesu. In quest’ultima traduzione vi si è aggiunta la maggior parte delle autorità latine della Sacra Scrittura, e de’ i santi dottori che si son potute trovare. Con tre tavole molto copiose, Venezia,
per il Baba, 1657.
16
Capitolo 2
Nel 1631 a più di 50 anni, ricevette dai vertici della Compagnia15 l’incarico di
redigere un manuale di contabilità per uso delle Case e dei Collegi gesuiti.
La sua opera ispirata a quella del benedettino Padre Angelo Pietra16, da molti
viene considerata quasi una prosecuzione di questa17.
È necessario, tuttavia sottolineare che la formazione del Flori18 riflette invero
- Nieremberg Juan Eusebio, Veleno, ed antidoto de’stati e comunita overo cagione e rimedio de’mali, publici, e comuni con la costanza delle virtù, e Giesu crocifisso libro della vita opera del padre Gio: Eusebio Nierembergh della Compagnia di Giesu, dalla spagnuola tradotte nell’italiana. Con la vita del medemo Gio: Eusebio Nierembergh..., In Venezia presso Zaccaria Conzatti, 1675.
- Drexel Jeremias, 1581-1638, Della retta intenzione ch’e la regola di tutte l’attioni humane. Opera del p.
Geremia Dresselio della Compagnia di Gesù tradotta di latino in italiano da p. Lodovico Flori..., In Roma
a spese di Hermanno Scheus, all’insegna della Regina in Parione, 1645 (in Roma appresso Lodovico Grignani, 1644).
- Palma Luis, De la Pratica, e breve dichiaratione della vita spirituale nel modo, che ce l’insegna il nostro Santo Padre Ignatio nelle quattro settimane del suo libretto degli esercitij spirituali. Composta in
lingua spagnola da p. Luigi de la Palma e tradotta nell’italiana da p. Lodovico Flori...., In Napoli, per Novello de Bonis, stampatore arcivescovile, 1670.
- Nieremberg Juan Eusebio, Dell’affettione et amore. Che devono portare alla sacratissima Vergine Maria madre di Giesu, Dio et huomo tutti quelli che sono stati redenti dal suo figliuolo. Opera del padre Gio:
Eusebio Nierembergh....tradotta dallo spagnolo in italiano dal p. Lodovico Flori...aggiuntovi nel fine la
Cupidigia santa, in Venezia, appresso Nicolo Pezzana, 1678.
- Drexel Jeremias, 1581-1638, Il foriero dell’eternita, messaggiero della morte. Il quale vien messo innanzi a i sani, infermi, e moribondi, dal p. Geremia Dresselio, tradotto di latino in italiano da p. Lodovico
Flori..., in Roma per Mascardi ad istanza di Hermanno Scheus, 1642.
- Thome, de Jesus 1529-1582, Aerumnae D.N. Jesu Christi A venerabili p.f. Thoma de Jesu Ordinis Eremitarum sancti Augustini compositae in carcere apud Mauros, ac postea ex Lusitanica lingua in Castellanam ex hac a p. Ludovico Flori Societatis Jesus in Italicam a p. Henrico Lamparter in Latinum traductae.
Monachii sumptibus Wagneri & Joannis Hermanni a Gelder Bibliopolarum Monacensium , 1676.
- Villegas Bernardino, De soliloqui divini del padre Bernardo di Vigliegas della Compagnia di Gesu, tradotti dalla lingua spagnola nell’italiana da p. Lodovico Flori della stessa compagnia, con le quattro massime del p. Gio Battista Magni della stessa compagnia, in Venezia, presso Giovanni Taverin alla provvidenza, 1744.
- Drexel Jeremias, 1581-1638, Scola della patientia del p. del p. Geremia Dresselio della Compagnia di
Gesù volgarizzata da p. Lodovico Flori..., In Roma a spese di Hermanno Scheus, 1645 (in Roma appresso
Lodovico Grignani, 1644).
- Drexel Jeremias, 1581-1638, Il tribunale di Christo, overo il segreto e particolar giuditio che si fa nella
morte di ciascun’huomo. Dichiarazione di p. Geremia Dresselio della Compagnia di Gesù. Tradotto di
latino in italiano da p. Lodovico Flori della medesima compagnia. Parte quarta dell’Eternità, in Roma per
il Mascardi ad istanza di Hermanno Scheus, 1643.
15
“Fu nei primi del 600 col sopravvenire della grande crisi, che i dirigenti gesuiti dovettero preoccuparsi
seriamente della situazione economica dell’ordine divenuta drammatica ed allarmante. Furono perciò
promosse inchieste, studi e ricerche nell’intento di stabilire quali mezzi fossero più idonei per fronteggiare i paurosi disavanzi della gestione patrimoniale. Cfr. F. RENDA, Bernardo Tanucci e i beni dei Gesuiti...
op. cit., pp.70-71.
16
Nato a Moneglia (Genova) intorno al 1550, Angelo Pietra, divenne monaco benedettino nel 1569. Trascorse diversi anni in Liguria a Parma, Brescia, Modena e Mantova. Verso la fine del 1585 venne chiamato dal Duca Guglielmo Gonzaga che gli affidò la revisione della contabilità della Camera Ducale. L’anno
dopo venne pubblicata la sua opera “Indirizzo degli economi.” Nel 1587 si ritirò a Montecassino dove
morì nel 1590. La sua opera è formata da una parte teorica suddivisa in 67 capitoli, e una pratica costituita
da esempi di articoli al Giornale con riporti al Mastro.
17
Tra i molti autori che hanno scritto sull’opera del Flori si ricorda il Prof. G. CATTURI, Attività ed attori
economici nello scenario post- pacioliano. Raccolta di significative opere di ragioneria pubblicate in Europa fino alla metà del secolo XIX, Cedam 1996, p. 119.
18
“Anche il Pacioli lo influenzò profondamente con la sua celebre opera”. Cfr. C. ANTINORI, Luca Pacioli
e la Summa de arithmetica, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Roma 1994.
Padre Ludovico Flori della Compagnia di Gesù
17
la ricchezza di pensiero ed il fermento culturale propri del suo tempo.
Precedentemente alla stesura del Trattato, dopo aver analizzato i principali
contributi italiani e stranieri in materia di ragioneria, egli aveva lavorato ad uno
studio sulla “memoria”, pubblicando a Palermo nel 1607 un manoscritto dal titolo Compendio dell’arte della memoria19. Si tratta di un insieme di riflessioni sulla funzione mnemonica e sulla rappresentazione del ricordo, elaborate sulla scorta di alcuni scritti in latino. Nel suddetto compendio, che si ritiene possa essere
considerato un valido substrato alla teorica del Trattato, l’Autore propone una
indagine sul complesso argomento relativo alla raccolta delle informazioni, come
presupposto all’attività decisionale. Padrone della disciplina contabile, nello sviluppo che di questa si era fino ad allora avuto, ne era diventato raffinato indagatore ed innovatore. Nel Trattato egli dimostra un senso di umiltà e profondo rispetto nei confronti del Pietra, cui fa frequente riferimento, esprimendo posizioni
in accordo o in contrapposizione riguardo alle sue idee.
In quel processo circolare di reciproca dipendenza fra cultura aziendale, obiettivi gestionali e strumenti contabili di informazione, il Flori si pone in una dimensione centrale assorbendo, da un lato, tutte le sollecitazioni culturali pervenutegli e contemporaneamente modificando gli assetti delle aziende gesuitiche che,
in seguito all’utilizzo del suo Trattato, saranno gestite secondo criteri di efficacia
ed efficienza. In esso l’Autore riesce a trasferire le acquisizioni di cultura e capacità in ambito contabile accumulate in molti anni di esperienza diretta presso i
Collegi gesuiti siciliani.
Il Flori può essere sicuramente considerato quale principale portatore di tutti i presupposti che lo rendono idoneo ad un pieno riconoscimento di fondatore della “scuola
palermitana”20 di ragioneria. Egli, infatti, possiede i requisiti in termini di competenza e
professionalità, preparazione culturale e sapere divulgativo che ne fanno indiscusso caposcuola, anche in considerazione dei frequenti riferimenti testuali espliciti ed impliciti
alla sua opera negli scritti di illustri autori palermitani del seicento e settecento21.
19
Il manoscritto originale si trova presso la Biblioteca Regionale di Palermo.
“L’ipotesi che ora qui si avanza, ..., è che negli autori di ragioneria a Palermo dal XVII al XX secolo
infine esista ... una certa sedimentazione culturale di scuola che sia fondatamente individuabile e verosimilmente condivisibile”. Cfr. C.LIPARI, Autori di Ragioneria a Palermo, XVII-XVIII secolo, Annali della
Facoltà di Economia, Università degli Studi Palermo, Prefazione, Palermo, 2006. Sull’argomento si veda
anche B. S. YAMEY , The Scuola Palermitana: some notes on Flori, Pugliesi, and Varnei, in Atti del IV
Convegno Internazionale di Storia della Ragioneria, Pisa 1984.
21
“I principali presupposti soggettivi della “Scuola” sarebbero consistiti in una “professionalità” aggiornata ed un po eclettica degli “Autori” con alle spalle buoni studi e buone letture, soprattuto se si tiene
conto della comunicazione di quei tempi...., mentre quelli oggettivi sarebbero consistiti in una “aziendalità” molto diversificata in quanto a forme di aziende presenti nei fatti ed incidenze nelle idee, con
l’impresa in posizione di relativa debolezza”. Cfr. C. LIPARI, op. cit.
20
18
Capitolo 2
3. - I FONDAMENTI EPISTEMOLOGICI DEL TRATTATO
Il Trattato è uno scritto profondamente meditato, ed evidenzia l’aderenza
del pensiero scientifico dell’Autore alla rivoluzione culturale moderna propria
del XVI secolo.
Il lavoro può essere osservato da molteplici angolature, tutte velatamente
indicate nella prefazione che, pur essendo breve, è ricca di contenuti significativi.
Lo scopo precipuo dell’opera è riconoscibile nella volontà di trasmettere al
fruitore finale una sicura capacità di amministrare una Casa o Collegio.
L’opera, tuttavia, si addentra in contenuti più profondi, non facilmente percepibili ad una prima lettura, ma rilevabili soprattutto se interpretati alla luce del
fermento scientifico e culturale dell’epoca in cui fu concepita.
L’Autore, aderendo ad una concezione del mondo improntata su un processo evolutivo che si sviluppa da una situazione di disordine ad una di ordine superiore, sposa l’idea che la scienza proceda secondo un andamento lineare. Nel suo
scritto gli obiettivi scientifici si fondono con le motivazioni religiose. Egli dedica
a Dio il suo impegno come fine ultimo, imperniando il suo sforzo di una razionalità che gli consente di distaccarsi dall’immanente per rivolgersi al trascendente:
A Dio Ottimo Massimo
Voi conoscete, Signore, l’obbligo a cui per misericordia mi avete imposto di obbedire per Voi a coloro che mi sono stati dati per Superiori e rispetto a tutto quello che Essi reputano possa essere utile ad altri. Essi hanno ritenuto che con l’opera seguente si
possa apportare vantaggio alle Case e ai Collegi di questa nostra Provincia. Per cui
hanno disposto che nel nome Vostro ci metta mano e col Vostro aiuto la porti a termine.
Cosicché, mentre mi accingo ad eseguire il Vostro comandamento, Vi prego di prevenire
col favore della Vostra grazia questa mia fatica e assistermi col Vostro aiuto affinché
sempre ogni mio detto e fatto sia indirizzato alla Vostra maggior gloria, salute mia e uti22
lità del prossimo, e che da Voi cominciando in Voi finisca.
Mediante la razionalizzazione del sapere e degli strumenti conoscitivi, il
Flori indaga gli eventi, affrontando criticamente e superando - nei contenuti e
nella forma - gli scritti in materia contabile dei suoi predecessori, molti dei quali
egli cita, quasi a voler supportare la sua opera di una autorevolezza derivante,
non solo dalla sua esperienza, ma proprio dalle sue competenze anche teoriche in
ambito contabile.
22
Cfr. L. FLORI, Trattato..., op. cit. (trasposizione in linguaggio contemporaneo a cura di G. CENTORRI-
NO).
Capitolo 3
20
È trascorso molto tempo da quando mi fu chiesto di voler scrivere delle brevi istruzioni su come tenere i libri dei conti per uso delle nostre Case e Collegi in questo regno di Sicilia; e sebbene io lo desiderassi molto per servire, in quello che potevo, questa
nostra Provincia, non ho mai però potuto farlo finora sia perché sono stato occupato in
altro, sia anche perché ho voluto informarmi prima dell’esistenza di alcuni libri stampati
che trattassero pienamente questa materia. Perché tralasciando quelli che sono rivolti ai
mercanti, scritti da Fr. Luca del Borgo, Luigi Casanova, Domenico Manzoni, Gio. Tagliente, Antonio Moschetti, Simone Grisogono, e altri. E quelli ancora che hanno scritto,
o per meglio dire, accennato solamente al modo di tenere i libri Nobili e di gran maneggio come Simone Stetino in un suo trattato che intitolò Apologistica Principium, io sapevo che il Reverendo Padre D. Angelo Pietra Monaco di San Benedetto nel suo Libro che
intitolò Indirizzo degli Economi, trattava l’argomento così bene e con tanta chiarezza,
che a mio giudizio, non possa essere superato. Per queste ragioni non potevo impegnarmi, apparendomi questa mia fatica superflua, perché ciò sarebbe stato un voler fare quello che era già stato fatto prima e molto bene.23.
La sua percezione del disordine e dell’incertezza risulta affinata dagli studi
di filosofia e teologia, ancor più che da quelli di contabilità ed amministrazione e
crea una direttrice verso una forma di ordine che egli vuole indicare a coloro che
partecipano all’organizzazione dell’azienda. Per l’Autore la naturale tendenza
delle cose al degrado deve essere controllata, soprattutto da chi, amministrando
beni ecclesiastici e religiosi, ha il dovere di rendere conto del proprio operato.
Egli sottolinea che il patrimonio di Cristo, solo temporaneamente affidato agli
uomini, non deve essere in alcun modo danneggiato o depauperato, bensì sempre
mantenuto ed accresciuto.
Per potere dunque sempre, quando ve ne sia bisogno, render buon conto di qualsiasi amministrazione oppure vedere in che stato siano le nostre cose, è necessario tenere bene le scritture, cioè ordinare disporre e mantenere il libro dei conti in maniera che ogni
volta che si presenterà uno dei casi precedenti: o quando si voglia vedere lo stato delle cose, o renderne conto, si possa fare tutto ciò con facilità, chiarezza e distinzione senza tralasciare alcuna cosa. Perché se questo è vero in tutte le amministrazioni che siano domestiche o mercantili, soprattutto quando si tratta di interesse di terzi, è tanto più vero
nell’amministrazione dei Beni Ecclesiastici e dei Religiosi, perché gli amministratori di
questi hanno un obbligo particolare di conoscere sempre come vadano le cose, e di stare
sempre desti e vigili affinché il Patrimonio affidatogli da Cristo non patisca, per colpa loro
qualche danno o riduzione, ma piuttosto, con cristiana vigilanza e religiosa industria,
venga mantenuto ed accresciuto, e, all’occorrenza, se ne renda conto esattissimo ogni volta che ve ne sia richiesta da parte dei superiori 24.
Il mantenimento inalterato di uno “stato iniziale” di disponibilità o il suo
accrescimento possono avvenire con apporto di materia, o di energia o di informazioni. Flori si addentra nel campo dei dati contabili (informazioni) proponen23
Cfr. L. FLORI, Trattato..., op. cit., (trasposizione in linguaggio contemporaneo a cura di G. CENTORRI-
NO).
24
Cfr. L. FLORI, Trattato …, op. cit. (trasposizione in linguaggio contemporaneo a cura di G. CENTORRI-
NO).
I fondamenti epistemologici del Trattato
21
do un metodo di tenuta dei conti idonea a garantire nel tempo la sopravvivenza
dell’opera gesuita.
Avendo acquisito consapevolezza in merito alla complessità del reale, il nostro attiva - in termini costitutivi ed interpretativi - un processo di comprensione
dei dati volto a superare tale complessità I termini costitutivi prendono le mosse
dalla realtà delle cose; i termini interpretativi sono sostenuti da un adeguato supporto di conoscenza che rende realizzabile l’operare. In altre parole, egli propone
un modello interpretativo - estendibile anche ad altre complessità costitutive aziendali - atto a valutare il grado di complessità del fenomeno aziendale gesuita.
Nel delicato passaggio dalla creazione del sapere alla sua strutturazione, il
Flori propone un apparato dottrinale che, pur essendo scomponibile in “termini,
principi, conclusioni e cose” per essere bene inteso deve essere accolto nella sua
globalità.
Chi leggerà questo libro, vedrà che in esso si procede a modo di scienza pratica, e che i termini, i principi, le conclusioni, e le cose, che in esso si deducono,
sono talmente tra loro congiunte che non si possono intendere ne capire bene le
ultime, senza la cognizione delle prime. Chiunque voglia intendere bene questo
metodo, abbia le pazienza di leggere tutto il libro dal principio.25
Tale costrutto è definito dal Flori come scienza pratica, riprendendo la dottrina aristotelica che distingue le scienze in teoriche, pratiche (che concernono le
azioni ed i comportamenti dell’uomo) e poietiche (che riguardano la tecnica del
fare e del produrre).
Nello scritto traspare sempre la volontà di trasferire al lettore una conoscenza contabile sicura26. La funzione didattica e forse anche pedagogica, si percepisce in ogni pagina, pure come finalità derivante dall’appartenenza all’Ordine religioso27.
Flori appare pienamente consapevole del rapporto tra la validità di una conoscenza ed il modo in cui essa viene raggiunta, ovvero dell’essenza di ogni posizione che riconosce preminente importanza al metodo28.
Da Bacone (1561-1626) a Ramo29 (1515-1672) a Cartesio (1596-1650) 30 si
assiste, nel XVII secolo ad uno sviluppo delle nuove concezioni metodologiche
all’interno del quale il Flori si muove con sicurezza. Non bisogna, tra l’altro, di25
Cfr . L. FLORI, Trattato ….., op. cit.. L’Autore a chi legge, prefazione.
Ibidem.
27
“L’attenzione posta sul metodo da parte di S. Ignazio, con riferimento agli Esercizi Spirituali, e dal Flori con riferimento alla contabilità, non è soltanto uno strumento per teorizzare ( che nel caso floriano porta
allo sviluppo di un embrionico principio di competenza), ma soprattutto pedagogico come per Ramo”.
Cfr. P. QUATTRONE, Il Trattato del modo di tenere il libro doppio... op. cit., p. 61.
28
“L’attenzione quasi ossessiva del Flori, come di altri suoi contemporanei, al metodo, ed in particolasre
al metodo analitico, è la forma attraverso la quale la scienza pratica si concretizza.”, Cfr. P. QUATTRONE,
Il Trattato del modo di tenere il libro doppio... op. cit., p. 51.
29
Ibidem., p. 59.
30
“Nel Seicento, ad esempio, il gesuita Lodovico Flori – umbro di nascita ma siciliano di adozione, ché
operò nell’Isola per oltre quarant’anni – addirittura anticipò di un anno parecchio delle prime due parti del
Discours sur la méthode di Cartesio – notoriamente assai vicino agli ambienti gesuitici – sulla necessità
del metodo e sulle sue principali regole dell’evidenza, della scomposizione, dell’ordine e
dell’enumerazione. ”. Cfr. C. LIPARI, Autori di Ragioneria a Palermo, XVII-XVIII secolo, op. cit.
26
22
Capitolo 3
menticare che la stessa Ratio Studiorum, la Regola dei gesuiti, promulgata nel
1599, è improntata su un insieme di norme che costituisce il fondamento del metodo gesuita.
Il metodo è per l’Autore uno strumento che consente contemporaneamente
di:
- veicolare un sapere pratico con la sua applicazione in termini operativi al
Trattato;
- individuare una fattispecie di analisi contabile, ai fini di una rappresentazione
chiara e completa del capitale aziendale e delle sue variazioni;
- strutturare un sistema autoportante di controllo contabile.
La volontà dichiarata dall’Autore di procedere nella stesura del suo lavoro,
con modalità pragmatiche (chi leggerà questo libro, vedrà che in esso si procede
a modo di Scienza pratica)31 rispecchia anche le modalità comunicative che intercorrono fra il testo ed il suo contesto di riferimento.
La scelta stilistica della comunicazione, basata sulla “individuazione” di un
interlocutore con il quale entrare in relazione, appare funzionale ai fruitori dello
scritto, alla loro dimensione percettiva, alla loro preparazione culturale ed anche
alla loro maturità.Perché sebbene le cose che in esso si dicono, non siano le più
difficili del mondo, non sono però neanche le più facili per le quali non sia necessario per un poco di tempo, una buona applicazione di chi le vuole imparare, ed
anche per chi è dotato di elevato e perspicace ingegno, questo non sarà sufficiente
se non sarà accompagnato da un maturo giudizio.32
Ricco di spunti di interesse risulta altresì il linguaggio, peraltro affinato dai
suoi studi e dalle esperienze di traduttore33. Il periodare è chiaro e sintetico, raffinato ed elegante. Il Flori si occupa delle scelte lessicali e spesso riflette sulle espressioni verbali da utilizzare nella tenuta della contabilità, sottolineando esplicitamente di mediare tra il linguaggio comune e la lingua toscana:
Perché sebbene in questo tipo di argomentazioni non è necessario usare parole scelte né parole che stanno nascoste nelle più intime viscere della lingua toscana, essendo per lo più i termini legati all’arte di tenere i conti più vicini al
mercantile che all’oratoria, tuttavia mi pare che ogni galantuomo debba scegliere
di coniugare il parlare comune con la buona ragionevolezza34.
Per ogni argomento, affrontato secondo un preciso percorso logico,
l’Autore utilizza sempre il medesimo schema espositivo. Prendendo le mosse da
una definizione generica, articolata per punti, successivamente si sofferma su ognuno di essi in maniera ampia, ricorrendo - laddove necessario - ad opportuni
esempi al fine di chiarire gli aspetti più complessi. Dopo aver analizzato
l’assunto, ritorna al concetto generale, ribadendo una definizione più complessa e
31
Cfr . L. FLORI, Trattato ..., op. cit. L’Autore a chi legge, Prefazione.
Ibidem
33
Il MELIS a proposito così si esprime: “Faccio da prima a rilevare che il Trattato del gesuita umbro colpisce per le definizioni che offre, nette, precise e di tanta proprietà da poter essere assunte con efficacia
anche in opere moderne”. Cfr. F. MELIS, Storia della ragioneria, op. cit. p. 683.
34
Cfr. L. FLORI, Trattato .., op. cit. (trasposizione in linguaggio contemporaneo a cura di G. CENTORRINO).
32
I fondamenti epistemologici del Trattato
23
completa. Ne risultano prescrizioni sui processi di rilevazione efficaci ed esaustive per gli utilizzatori, ancor più valide in considerazione del contesto in cui
l’opera si sviluppa.
Nella realizzazione di una metodologia coerente con il fenomeno che vuole
indagare, il Flori in un primo luogo indica una serie di processi per la raccolta di
valori relativi all’attività delle Case e dei Collegi, utilizzando il Giornale per una
rappresentazione cronologica ed il Mastro per una rappresentazione sistematica
degli stessi. Successivamente, propone una rielaborazione dei dati che egli chiama “apparecchio dei conti”, finalizzata al calcolo ed alla rappresentazione del
capitale e delle sue variazioni in sede di chiusura di esercizio.
Il processo di rilevazione è indirizzato anche a finalità di controllo; in sede
di riepilogo dei dati di bilancio, assolve ad una funzione di apprezzamento dei risultati conseguiti in relazione all’attività svolta; si affina, in seguito, con le indicazioni circa la predisposizione di una base di ipotesi di svolgimento dell’attività
futura, denominata dall’Autore “calcolo”.
Dal confronto tra l’obiettivo programmato per mezzo del “calcolo” e
l’analisi consuntiva espressa dal bilancio, scaturisce un giudizio non solo sulla
qualità dell’operato, ma anche sulle competenze e qualità dell’autore del bilancio.
24
Capitolo 3
4. - GENESI, STRUTTURA E CONTENUTO DEL TRATTATO
Il XVII secolo è teatro di una vera e propria rivoluzione di pensiero e gli
sviluppi della nuova scienza si ripercuotono presto in ogni campo. Agli atteggiamenti di scetticismo, di ripiegamento introspettivo o di sgomento di fronte al
superamento dei dogmi del passato, si contrappone la ricerca volta alla costruzione di un nuovo sapere basato su criteri di razionalità, in grado di garantire certezza alla conoscenza acquisita.
Se, ai nuovi interessi che si vanno sviluppando, si sommano le conseguenze
apportate dal moltiplicarsi degli istituti di credito, dal sorgere di nuove industrie,
dalle riforme sociali create per lenire le pessime condizioni del proletariato; se si
tiene in considerazione lo sviluppo della fondamentale invenzione della stampa,
si può più facilmente comprendere come le tematiche relative
all’amministrazione dei beni fossero, in questo periodo, sottoposte a nuovi carichi che rendevano necessario un opportuno adeguamento alle nuove dimensioni
ed esigenze. La configurazione di un nuovo ordine di cose, sostenuta dal progresso in ogni campo, porta anche la ragioneria al raggiungimento di nuove mete.
Al vecchio metodo di scritture mercantili, sorto per le necessità del periodo
passato, si sovrappone il nuovo sistema delle scritture patrimoniali e domestiche.
Con la Controriforma35 si creano nuovi monasteri che, dotati di cospicui patrimoni propri, ricavano da questi i mezzi per provvedere alle proprie esigenze
materiali e per svolgere attività caritatevole. I notevoli beni posseduti ed i livelli
di complessità dell’amministrazione fanno sorgere, per queste aziende la necessità di effettuare periodicamente un controllo complessivo della gestione relativamente al patrimonio e alle sue variazioni. Si fa forte, pertanto, l’esigenza di curare l’amministrazione d’istituti autonomi, volti a coordinare i fattori della produzione in modo da fornire beni e servizi da destinare al soddisfacimento di bisogni
collettivi di ordine sociale.
La disciplina contabile entra allora nelle aziende dei monasteri ed alcuni
monaci36, studiata la partita doppia da autori veneziani, introducono il metodo
35
Il concetto di controriforma fu utilizzato originariamente nell'ambito del pensiero protestante tedesco
di fine Settecento con riferimento all'azione messa in opera dal papato e dai prìncipi cattolici europei per
contrastare e invertire il processo di diffusione della riforma protestante. Sull’argomento vedi anche E.
GOTHEIN, Ignazio di Loyola e la Controriforma, 1895, ed. it. 1927, M. ROSA, Per la storia della vita religiosa e della chiesa in Italia tra il '500 e il '600. Studi recenti e questioni di metodo, in "Quaderni storici",
n. 5, 1970.
36
A proposito dell’introduzione del metodo della partita doppia, ci piace riferire l’approccio che YAMEY
riporta di James Aho sulla valenza etica del metodo: James Aho has recently suggested a radical different
approach. For him double-entry bookkeeping was an “outgrowth” of the “art of the rhetorical discourse”. It was designed to justify busines activities that were viewed with suspicion or hostility in me-
26
Capitolo 4
nelle loro amministrazioni, elaborando anche degli scritti che sono oggi considerati tra i migliori del tempo37.
Il Trattato del modo di tenere il libro doppio domestico col suo esemplare
di Lodovico Flori, S.J. è stato pubblicato come manoscritto nel 1633, così come
né da notizia il Besta38. La prima copia a stampa fu realizzata a Palermo, per Decio Cirillo, nel 1636. Nel 1677, trent’anni dopo la morte dell’Autore, un’altra edizione fu stampata a Roma dal tipografo Lazzari Varese39. Fra le due edizioni a
stampa non vi sono sostanziali difformità, eccetto che per l’uso di alcuni termini
e di alcune incisioni di ornamento nei frontespizi. Ad esempio, nell’edizione di
Palermo, per indicare la parte nella quale si trovano esempi pratici degli argomenti esposti, si usa il termine Essemplare che nella seconda edizione viene modificato nel più moderno Esemplare.
Il termine Loheri di Case e botteghe viene sostituito con Pigioni. Terraggi
diversi e Carnaggi diversi divengono Terreni diversi e Regalie diverse. Ricattiti
di rendite muta in Retrovendite di capitali; Interessurii di Rendite diviene Frutti
di Rendite, Bugata diviene Bucata, mentre tutto il resto risulta essere perfettamente sovrapponibile.
Sebbene dal 1631, anno in cui il Flori ricevette l’incarico per la stesura del
Trattato, al 1633, data della pubblicazione del manoscritto, siano trascorsi tre anni, si ritiene di poter affermare che la sua stesura abbia impegnato l’Autore per
un periodo di tempo più breve. Il Flori nel Proemio dell’opera, infatti, si giustifica per non aver iniziato il suo lavoro appena gli era stato richiesto, a causa delle
lunghe ricerche riguardanti la bibliografia di ambito contabile40, ed inoltre per
una sorta di timore riverenziale nei confronti di Padre D. Angelo Pietra, Autore
dell’Indirizzo degli economi, testo per lui di forte riferimento, e nei confronti del
quale egli dichiara la propria preoccupazione a misurarsi.
Io sapevo che il Reverendo Padre D. Angelo Pietra Monaco di San Benedetto nel
suo Libro che intitolò Indirizzo degli Economi, trattava l’argomento così bene e con tanta
chiarezza, che a mio giudizio, non può essere superato. Per queste ragioni non potevo apdieval Christian Europe. Double- entry bookkeeping “provided the apology for the rational pursuit of
wealth par excellence”.
Aho based his argument largely on the duality of entries and the balance account in the double-entry system. He stresses the “conclusion implicit in an error-free ledger” that for “every credit there is an equal
and corresponding debit”. He interprets this equality between debit and credit to mean in “ordinary language” that: “I own a particular amount because I have given an equivalent amount at some other time,
and I owe a particular amount because I have received its equivalent at some other time”. Cfr. B.S.
YAMEY, Accounting History Some British Contributions, op. cit. p. 257.
37
Cfr .F. MELIS, Storia della ragioneria... op. cit. p. 666.
38
“Il Besta diede notizia che nel fondo proveniente dalla biblioteca dei Gesuiti, conservato presso la Biblioteca Nazionale di Palermo, fu rinvenuto dal Padre Antonino Spina, un manoscritto e autografo
dell’opera del Flori” Cfr. C. ANTINORI, Ludovico Flori, Ragioniere ... op. cit.
39
La stamperia Lazzari Varese fu attiva in Roma dal 1653 al 1685 e ha curato la stampa di molte opere
gesuitiche.
40
È necessario ricordare che i manuali del seicento trovano la loro maggiore fonte nella sistemazione della metafisica proposta dal gesuita spagnolo FRANCISCO SUAREZ (1548-1619) il massimo rappresentante
della cosidetta “Seconda Scolastica”. SUAREZ accoglie pienamente l’attitudine medioevale di non determinare una questione prima di aver accolto e criticato le più autorevoli opinioni in proposito.
Genesi, struttura e contenuto del Trattato
27
plicarmi, apparendomi questa mia fatica superflua, perché ciò sarebbe stato un voler fare
quello che era già stato fatto prima e molto bene. Ma poiché mi sono accorto che la detta
opera per se stessa chiarissima ed eccellentissima, è da pochi, che io sappia, o forse da nessuno usata in questi paesi, perché essa è, come io credo, intesa da pochi. Sia perché
l’Autore tratta con i termini del suo paese, oppure perché essa non viene letta con applicazione, ne si vuole usare un po’ di fatica per apprendere. Mi sono risoluto, soprattutto
perché ordinato da chi mi può comandare, a scrivere quello che io stesso ho osservato circa
l’esattezza e la diligenza del detto Autore in questa materia41.
Dopo il Proemio, un’introduzione nella quale vengono esposte le finalità
dell’opera, il Trattato si sviluppa in tre parti, alle quali, come detto, si aggiunge
l’esemplificazione di un caso concreto e completo di tenuta di contabilità intitolato Esemplare.
La prima parte (12 capitoli, 40 pagine) intitolata “Del modo di formare le
partite in Giornale e riferirle a Libro” riguarda i temi delle logiche e dei metodi
di rilevazione quantitative, con una particolare attenzione rivolta al metodo della
partita doppia ed ai suoi strumenti.
La seconda parte (26 capitoli, 70 pagine) costituisce il nucleo centrale
dell’opera. Essa è intitolata: “Come si debba disporre ed ordinare il Libro per ottenere l’intento che si pretende che è di conoscere in ogni momento, lo stato delle nostre cose e se ve ne fosse bisogno di renderne buon conto”. L’attenzione si
concentra, in queste pagine, sulle procedure finalizzate alla determinazione del
risultato di periodo e del connesso capitale.
Si affrontano in maniera specifica i temi riguardanti le valutazioni, analizzando con particolare attenzione le procedure, i criteri, i principi e gli aspetti
formali che sottendono alla realizzazione del bilancio d’esercizio.
La terza ed ultima parte (8 capitoli, 12 pagine) è intitolata: “Dell’uso e comodità del libro disposto e ordinato al modo suddetto”. L’Autore si sofferma sulle molteplici possibilità di utilizzo delle indicazioni del Trattato. Viene anche esposta la maniera di render conto ai superiori dell’operato economico delle Case
e dei Collegi, ed introdotta una visione prospettica del bilancio riconducibile
all’odierno bilancio preventivo.
Oltre al Libro Domestico, oggetto principale dell’opera, egli descrive brevemente anche altri libri contabili, indicandone il contenuto, come si dirà meglio
in seguito.
Nella parte iniziale dell’opera il Flori elenca una serie di definizioni42 con
lo scopo di rendere più agevole lo studio anche per i non esperti in discipline
contabili. Fornisce, nello stesso tempo, dettagliate istruzioni formali a proposito,
ad esempio, del tipo di carta da utilizzare, della dimensione e del numero dei fogli che devono costituire il Giornale ed il Mastro, così come la Rubrica dei con-
41
Cfr. L. FLORI, Trattato..., op. cit. (trasposizione in linguaggio contemporaneo a cura di G. CENTORRI-
NO).
42
Il Melis così dice a proposito: “Faccio da prima rilevare che il Trattato del gesuita umbro colpisce per
le definizioni che offre, nette, precise e di tanta proprietà, da poter essere assunte con efficacia anche in
opere moderne”. F. MELIS, op. cit. p. 683.
28
Capitolo 4
ti43. Queste spiegazioni (in epoca attuale di relativa importanza), si combinano
con concetti più complessi ed articolati, in un susseguirsi omogeneo, tale da indurre il lettore moderno a momenti alterni di grande interesse rivolto a temi impegnativi, e semplice curiosità per argomenti che appaiono oggi del tutto trascurabili.
I libri o registri principali che vengono utilizzati nella tenuta della contabilità delle aziende gesuitiche sono due: il libro Mastro e il Giornale.
Il Mastro è un libro di scritture sistematiche che raccoglie tutti i conti, con
le relative scritture in “dare” ed in “avere” di ognuno di essi. È detto Libro Maestro perché ritenuto dall’Autore il più importante, quello con il quale, da un punto di vista tecnico, le scritture potrebbero funzionare, anche senza l’utilizzo del
Giornale. Quest’ultimo annota cronologicamente le operazioni compiute giorno
per giorno, in scritture dette partite, che contengono anche l’indicazione del conto o dei conti da addebitare (segnare in “dare”) o del conto o dei conti da accreditare (segnare in “avere”). Il Mastro si può anche chiamare Libro Doppio per due
motivi. Sia perché forma un sistema unitario con il Giornale, sia perché in esso
ogni scrittura viene annotata due volte, in due conti diversi, una volta in “dare”
ed una in “avere”.
Si chiama Libro Doppio, non solo perché richiede il suo Giornale per poter essere
meglio formato ed ordinato e disposto, ma perché viene insieme ad esso ad essere, per cosi
dire, un libro solo ed anche perché ogni partita scritta una sola volta nel Giornale si raddoppia nel Libro scrivendola due volte ed in due conti diversi, cioè una volta nel conto del
debitore ed una volta nel conto del creditore. E se si osserva nel Libro questo ordine relativo al raddoppiare nel suddetto modo le partite, esso si potrebbe chiamare Libro Doppio
ugualmente anche se non vi fosse il Giornale.44
Il Flori specifica che non è sua intenzione approfondire il contenuto di tutti i
libri che sono necessari per le Case e i Collegi, ma si limita alla loro elencazione:
l’Inventario dei beni stabili e capitali di rendite, Rolli di Scritture (con i quali si
mostrava il possesso dei beni), Libri di note, Inventario dei mobili ed altri simili.
Si sofferma poi su di una serie di libri che sono di ausilio al libro Mastro: tra cui
il Cartafaccio o Petrazzo o Squarciafoglio o Borratore nel quale ogni giorno si
possono segnare le partite di ogni tipo.
Il Padre Procuratore avrà un libro chiamato Cartafacio, Petrazzo, Squarcia
foglio o Borratore, nel quale, di giorno in giorno, potrà annotare sia le operazioni
che si fanno in contanti, o mediante la Tavola o il Banco con sborsi o rimborsi
con tutte le note necessarie per le spese minute 45
A differenza del Giornale, in questo tipo di libro possono anche essere ap43
A proposito della rubrica da allegare al Mastro, nella quale sono contenuti, in ordine alfabetico, tutti i
conti utilizzati egli si esprime così: ”Il Repertorio, Indice , Tavola, ò Alfabeto, che lo vogliamo chiamare,
è necessarissimo per trovare presto e speditamente i conti che si cercano nel libro ….” L’Autore prosegue poi minuziosamente nella spiegazione del suo uso. Cfr . L. FLORI, Trattato ., op. cit. p. 90 e seguenti.
44
Cfr. L. FLORI, Trattato.., op. cit. (trasposizione in linguaggio contemporaneo a cura di G. CENTORRINO).
45
Cfr. L. FLORI, Trattato.., op.cit. (trasposizione in linguaggio contemporaneo a cura di G. CENTORRINO).
Genesi, struttura e contenuto del Trattato
29
portate modifiche o cancellature di qualunque genere,
Tutti i pagamenti effettuati o riscossi tramite Banco46, si segneranno nel registro di Tavole o di Banco. Nel libro degli Officiali subordinati, si segneranno
giornalmente prima tutti i denari ricevuti poi tutti quelli spesi con le causali specifiche. Seguono poi i libri dei granai, delle cantine, delle officine, ecc.
Il Flori indica le misure e il tipo di moneta che dovranno essere utilizzati
nel Giornale e nel Mastro. Si sofferma poi sulle valutazioni dei beni e delle rimanenze. Ciascun accadimento gestionale viene interpretato e tradotto in forma
scritturale in una o più partite ovvero articoli a Giornale che determinano le scritturazioni al Mastro.
Dopo tali premesse, vengono descritti il Modo e le condizioni necessarie
per saper formare bene una partita in Giornale.
Sono condizioni ritenute necessarie: il debitore, il creditore, la somma che
si deve e la causa del debito. Condizioni secondarie 47: il tempo, la quantità, la
qualità, il prezzo unitario e il rispetto della sequenza delle informazioni (ordine)
Vedi Tab. 1.
Tab. 1. Condizioni principali (in neretto) e secondarie
per la composizione di una scrittura in partita doppia
Data
Debitore // a Creditore somma che si deve (in corsivo),
causa del debito, quantità e qualità dell’oggetto della
transazione, prezzo unitario
Rispetto della sequenza delle informazioni
Opportuni esempi di scritture vengono presentati con le necessarie spiegazioni .
48
46
Occorre qui ricordare che la Banca di Palermo era nata nel 1551 ed organizzata sotto la tutela e la garanzia del Senato di Palermo. “L’Istituto ebbe il compito di funzionare come stabilimento di deposito
pubblico il quale contro il versamento di numerario ricevuto per il suo valore effettivo, rilasciava appositi
titoli le “Polizze” che evitavano l’uso delle monete correnti soggetti a continue variazioni. Sostanzialmente con la creazione del Banco pubblico in Sicilia si istituzionalizzò l’impiego del denaro di Banco...” Cfr.
R. GIUFFRIDA, Finanza pubblica e Credito, (sec. XVI-XIX) , in Storia della Sicilia, op. cit. p. 93.
Sull’argomento della Tavola o Banco di Palermo, lo scritto continua con la descrizione delle vicende
dell’Istituto accadute anche nel periodo in cui il Flori scrisse e pubblicò il suo Trattato.
47
“The notion of the necessary components of, or things to be included in a journa entry goes back to
Manzoni’s Quaderno Doppio , Venice, 1540. He identifies (in chapter 13 on the journal) “sei cose”: Dare, Havere, Qualità, Quantità, Tempo e Ordine. Pietra (Chapters 25 to 28) identifies “due condizioni
principali”, namely “Dare” and ”Havere”; adds “cinque condizioni accessorie”, namely “Tempo, Valuta, Qualità, Quantità e prezzo”; and includes an eighth condition, “Ordine” for good measure..” Cfr.
B.S. YAMEY, The scuola palermitana: same notes on Flori, Pugliesi and Varnei, in “Quarto congresso
internazionale di Storia della Ragioneria”, op. cit. p. 829.
48
Il Pietra aveva proposto una diversa suddivisione delle “condizioni necessarie”, indicandone otto: dare,
havere, tempo, valuta, qualità, quantità, prezzo e ordine. Nell’ambito di queste aveva poi considerato le
30
Capitolo 4
L’applicazione del metodo della partita doppia al sistema scritturale del
Flori presuppone l’utilizzo di un certo numero di conti. L’elenco costituisce quello che si dice “piano dei conti”, e che viene nel Trattato indicato come Tavola o
Pandetta. Si tratta di una vera e propria rubrica da allegare al Mastro nella quale
si segnano, per ciascuna lettera dell’alfabeto, un elenco delle denominazioni dei
conti, indicando, accanto a ciascuno di essi, il numero delle pagina del libro Mastro in cui quel conto trova collocazione. Le pagine del Mastro hanno una numerazione duplicata, ovvero sia nella pagina di sinistra sia in quella di destra è posto
lo stesso numero.
Una ulteriore particolarità è rappresentata dal Memoriale. Una specie di
“promemoria” che indica per ciascun mese dell’anno i giorni in cui le scritture
devono essere effettuate.
Così, ad esempio, per il mese di Gennaro nella nota per il primo quadrimestre dice:
Si scrive la Contribuzione ordinaria della Provincia che matura oggi anticipatamente per l’anno presente, dandone debito a Contribuzioni diverse, e credito al P. Procuratore della nostra Provincia49.
Un’altra operazione importante nella tenuta del Libro doppio domestico, è il
puntare il Libro. Puntare consiste nel controllare se tutte le partite contenute nel
Libro siano state scritte correttamente. Una volta operata la verifica si apporta,
accanto a ciascuna partita, un segno rappresentato da un minuscolo punto.
Insieme al Mastro si punta anche il Giornale con una tecnica, simile alla
precedente, che l’Autore descrive minuziosamente.
Ciascun tipo di libro si punta ovvero si controlla, periodicamente. Il Flori
consiglia di operare la puntatura ogni quattro mesi a cominciare da Gennaio, anche se ritiene preferibile fare il puntamento quanto più spesso possibile 50.
prime due principali, le cinque seguenti accessorie. L’ordine, al quale aveva dedicato l’intero capitolo 29,
doveva, in ogni caso, sovrintendere tutto.
49
Cfr. L. FLORI, Trattato..., op.cit. (trasposizione in linguaggio contemporaneo a cura di G. CENTORRINO)
50
Cfr. L. FLORI, Trattato…, op. cit. p. 94.
5. - L’IMPALCATURA CONTABILE DEL TRATTATO: LA
LOGICA FINANZIARIA DI FUNZIONAMENTO DEI
CONTI
Presentare una sistematizzazione dell’insieme di regole proposte dal Flori
risulta complesso poiché pur essendo il Trattato di semplice utilizzazione per
scopi concreti, l’individuazione di un sotteso sistema teorico51, molto meno evidente e chiaro, presuppone un procedimento di astrazione collegato a categorie
conoscitive contemporanee, non sempre del tutto idonee a definire strutture logiche proprie del tempo in cui sono state elaborate.52
Si tenterà tuttavia un’esposizione critica, al fine di valutare al meglio contenuti potenzialmente suscettibili di una visione unitaria, ancorché non sempre esplicitata nel Trattato.
L’esame ha evidenziato che la contabilità è riconducibile a rilevazioni che
hanno per oggetto la misurazione del patrimonio delle Case e dei Collegi gesuitici. Questo viene osservato nelle sue variazioni prodotte da numerose attività collegate:
- alla normale vita religiosa;
- agli affitti ed alle rendite di Case;
- alle funzioni educative proprie dell’ordine, fortemente dedito all’insegnamento;
- alla gestione in proprio d’aziende agricole.
Nel suo sforzo di inquadrare le questioni contabili, l’Autore dimostra una
tensione verso la misurazione dei risultati delle distinte aree di attività economica
svolta all’interno dei Collegi. Prospettiva coerente con la funzione dell’Ordine
nel suo complesso, che vista l’organizzazione propria dei gesuiti, presupponeva
un sistema contabile in grado di ricondurre i risultati non solo in una prospettiva
“personalistica”53 dei conti, ma anche in una visione della gestione scomposta per
51
“In tutte le espressioni, dalle più semplici alle più complesse, nello scorrere dei secoli la contabilità ha
sempre tratto, specie alle origini, dalla spontaneità dei comportamenti, la principale fonte di ispirazione, a
cui solo successivamente, si è sovrapposto il pensiero dottrinale e la ricerca di più avanzate proposizioni
sistemiche e d’ordine istituzionale.
La dottrina, tuttavia, non può sostituirsi alla prassi, ma di questa disvela assimilandoli, i paradigmi inespressi, contribuendo così al progresso della cultura contabile. L’interazione tra cultura e prassi ha, peraltro, significativamente inciso sull’accellerazione storica della cultura contabile nelle fasi evolutive tipiche”. Cfr. G. BRUNI, Il fondamento storico-evolutivo dei principi contabili generalmente accettati, Contabilità e Cultura Aziendale, RIREA, 2005, vol. 5, n. 2, p. 13.
52
Tale rischio è proprio dell’indagine storica. Sui metodi di indagine storica nella nostra disciplina, vedi
anche R. FERRARIS FRANCESCHI, L’indagine metodologica in economia aziendale, Giuffrè Editore, Varese
1978.
53
L’argomento sarà più ampiamente affrontato nelle pagine seguenti.
32
Capitolo 5
aree di attività e, quindi, di risultato.
Nelle aziende gesuitiche, quindi, si configurano centri di responsabilità di
varia specie. Ciascuna tipologia di centro presenta caratteristiche proprie che la
distinguono dalle altre. Le classificazioni si fondano sul tipo di responsabilità di
cui sono investiti, (di costo, di ricavo, di spesa, di investimento, di profitto) e sul
grado di controllabilità delle variabili da cui dipende il loro output.
Ciascun “centro”, individuato come attività autonoma con sue entrate ed
uscite, è controllabile e riflette un’elaborazione organizzativa dove la divisione e
la scomposizione del lavoro rappresentano le regole del funzionamento aziendale. L’Autore, indicando dei sub-sistemi circoscritti, riconoscibili come entità suscettibili di essere organizzate in forma autonoma, ne rende possibile ed auspicabile una contabilità separata per poterne calcolare, ogni anno, il risultato prodotto54.
Simile impostazione risente sia di un’intuizione da attribuire al Pacioli55 a
proposito dei conti accesi ai centri, sia degli albori della contabilità dei costi utilizzata dalle prime imprese industriali protocapitalistiche del’30056.
Le fonti a proposito di tale tipo di contabilità sono alquanto scarse a causa
delle caratteristiche proprie del tessuto produttivo dell’epoca, ma esistono inconfutabili segni di contabilità industriale alle sue prime affermazioni, la cui impostazione teorica è ravvisabile nella maniera del Flori di considerare i vari centri
di imputazione dei costi e ricavi, come di seguito sarà meglio esposto.
Le registrazioni nella teorica dovevano essere effettuate dal Padre Procuratore che era anche l’amministratore del Collegio o della Casa e che doveva, pertanto, saper scrivere, conoscere le regole di aritmetica, ed il metodo partiduplistico proposto57.
Presupposto dunque, è che il P. Procuratore, che è quello che deve tenere
e governare il Libro, sia quello che abbia padronanza dell’ amministrazione che
ha per le mani, e che sappia ben scrivere, e formar bene i caratteri dei numeri, e
in oltre sia mediocremente preparato nelle regole dell’aritmetica.58
L’attività dell’azienda gesuita è diretta al mantenimento dell’esistente ed alla produzione di nuovo valore, destinato a soddisfare i bisogni dei suoi protagonisti. Simili obiettivi che possono essere variamente realizzati, sono soggetti, in
ogni caso, alla ininterrotta necessità di verifica e misurazione dei risultati conseguiti, realizzabile mediante un costante monitoraggio contabile dell’accaduto,
che fa capo all’impalcatura teorica proposta dal Flori. Tale metodo è ispirato ad
un’ottica finanziaria ed anticipa il criterio della competenza annuale, sempre di
54
“Tale attenzione all’analisi è nelle parole del Flori la precondizione per, si direbbe oggi, un’accurata
attribuzione di componenti positivi e negativi di reddito a determinati oggetti, siano essi centri di costo
(quali ad esempio l’infermeria del Collegio), o di ricavo (quali ad esempio le elemosine ricevute i carità ),
o di profitto (come ad esempio le masserie e le vigne gestite in proprio dall’Ordine). Cfr. P. QUATTRONE
op. cit. p.11.
55
Luca Pacioli viene dal Melis definito come Padre delle trattazioni sulle scritture contabili. Cfr. F. MELIS, Storia della ragioneria, op. cit., p. 621.
56
Ibidem , p. 540 e ss.
57
Cfr. L.FLORI...., op. cit. (trasposizione in linguaggio contemporaneo a cura di G. CENTORRINO).
58
Ibidem.
L’impalcatura contabile del Trattato
33
natura finanziaria.
La gestione dell’impresa è percepita dall’Autore come continuato processo
di investimenti, riferibili a risorse monetarie in beni e servizi strumentali allo
svolgimento delle varie attività svolte nelle Case e nei Collegi, all’esito dei quali
seguono disinvestimenti o rientri di tali mezzi monetari.
Le rilevazioni sono effettuate evidenziando i movimenti d’entrata e d’uscita
intervenuti nelle risorse finanziarie a disposizione delle Case e dei Collegi, per
poter chiarire i motivi per i quali tali risorse subiscono delle variazioni nel tempo.
Alla fine dell’esercizio si tiene conto dell’incremento o del decremento finanziario del patrimonio. Il sistema prevede dei conti accesi ai movimenti di denaro, ai
creditori e ai debitori, ai consumi e alle rendite, come di seguito sarà più ampiamente esposto.
Il costrutto contabile proposto dall’Autore appare come un sistema di rilevazioni monetarie, improntato su aspetti cronologici e sistematici. L’oggetto di
osservazione oltre ad evidenziare il risultato di periodo ed il connesso capitale,
mira anche alla conoscenza delle posizioni relative a specifiche combinazioni e
coordinazioni parziali59. La contabilità risulta, pertanto, articolata in combinazioni parziali identificate secondo criteri di dislocazione spaziale delle varie entità
operative (Masserie, fabbriche di Chiese, Case o Collegi, ecc) ; e coordinazioni
parziali che individuano l’organizzazione delle Case e dei Collegi e la vendita o
l’acquisto di animali, prodotti della terra, ecc.
I valori sono rilevati non solo nel momento in cui si manifesta la variazione
numeraria, ma anche in corrispondenza delle fasi del processo di decisioni riguardante l’acquisizione delle risorse e della loro destinazione a specifici impieghi. In questo contesto assumono particolare importanza due momenti:
- quello in cui sorge il diritto ad acquisire un’entrata (credito) oppure
l’obbligo a sostenere un uscita (debito).
- quello in cui si verifica la variazione monetaria (entrata di moneta o uscita
di moneta).
Si determina, così, l’ammontare effettivo di risorse da destinare allo svolgimento dell’attività delle Case o dei Collegi.
Avere memoria di queste fasi consente una maggiore chiarezza riguardo le
diverse configurazioni di scelte attuabili sulla scorta delle indicazioni anche di
contenuto religioso, oltre che di soddisfacimento delle attese dei membri
dell’azienda gesuita.
L’apprezzamento del divenire aziendale in termini di variazioni del capitale, viene intuito dal Flori come manifesto non solo da un sistema di valori percepiti in “istanti” individuati, come ad esempio per il bilancio ordinario, e quindi
come quantità-fondo, ma egli avverte pure la portata indicativa di una serie di
successioni di valori osservate nel loro dinamismo direttamente connesso ad ope59
Le coordinazioni parziali si configurano “aggregando i processi per affinità di specie delle operazioni
che li compongono. Nel linguaggio corrente si tende ad indicare le coordinazioni parziali con il terminie
funzioni.” Le combinazioni parziali si configurano invece “aggregando i processi aventi in comune particolare oggetti ad esempio le classi di beni prodotti e le classi di clienti”. Cfr. G. AIROLDI, G. BRUNETTI,
V. CODA, Economia Aziendale, Il Mulino, Bologna 1994, p.130 e ss.
34
Capitolo 5
razioni di scambio osservate tramite il conto Cassa.
Pertanto, adottando come riferimento centrale per il fine che si propone, un
processo di indagine basato sulla dinamica finanziaria, il Flori riconosce una rilevanza particolare al conto Cassa cui dedica importanti momenti della sua trattazione60.
Con la dinamica dei suoi movimenti, essa viene percepita come precursore
di indicazione di flussi, e quindi gli effetti modificativi della liquidità, osservati
nel loro divenire, gli conferiscono una fattispecie di capacità segnaletica di cui il
Flori individua la portata. Le indicazioni relative al moto sequenziale dei valori
espressi in tale conto, evidenziano un comportamento che si riflette poi, in prospettiva più complessa nei conti di sintesi.
Il Flori accetta, pertanto, l’usanza dei padri superiori della Compagnia che,
durante le fasi di controllo ordinario e straordinario, limitano il loro intervento
all’analisi delle variazioni in aumento e in diminuzione del conto Cassa. Egli,
tuttavia, evidenzia la limitatezza del contenuto informativo specifico segnalato
dall’angolazione dei “flussi di Cassa”. Detti flussi, infatti, non sono ritenuti autonomamente sufficienti a pervenire alle finalità conoscitive che l’impianto contabile proposto si prefigge, in quanto nessun conto, da solo, può fornire indicazioni
compiute sulla gestione. Non si può in nessun conto avere l’intento che si richiede, cioè avere per mezzo suo, il conto perfetto dell’amministrazione 61.
60
“Il conto, la cassa in questo caso specifico, assume la funzione di uno spazio all’interno del quale avviene un allineamento ed una commistione di interessi diversi che, però, lasciano una traccia che oggi
viene interpretata come economica, mentre invece tale segno tende a rappresentare una complessità molto
più ampia.” Cfr. P. QUATTRONE op. cit. p. 14.
61
Cfr. L.FLORI, Trattato..., op. cit,.( trasposizione in linguaggio contemporaneo a cura di G. CENTORRINO).
6. - ASPETTI FORMALI DELLA TENUTA DELLA CONTABILITÀ
Il Flori assegna alla contabilità finalità nuove e sofisticate. Con riferimento
ad un dato periodo, il funzionamento dei conti consente infatti di osservare:
- le determinanti delle modificazioni riscontrate nella struttura patrimoniale;
- le modalità attraverso le quali l’azienda ha impiegato le risorse finanziarie
disponibili;
- i canali di approvvigionamento utilizzati;
- il contributo dato dalla gestione in termini di produzione o di consumo.
I fatti di gestione oggetto di rilevazione, possono essere ricompresi nelle
seguenti categorie:
- Crediti e debiti di regolamento;
- Crediti e debiti di finanziamento;
- Entrate ed uscite monetarie.
Utilizzando il metodo contabile della partita doppia, l’Autore si avvale del
conto62 come strumento di rilevazione e prosegue storicamente con la personificazione dei conti accesi alle cose a cui aveva dato vita il Pacioli63. In base a tale
teorica, come è noto, conti originari erano i crediti ed i debiti relativi alla persona
nei confronti della quale il conto stesso era aperto, per cui le voci “dare” ed “avere” risultavano utilizzate nel loro adeguato significato. Nel caso in cui, invece,
erano da considerare i conti relativi ad oggetti diversi dalle persone,
l’interpretazione del senso proprio delle voci “dare” ed “avere” diventava più difficoltosa, ma poteva essere risolta sostituendo idealmente le persone agli oggetti64.
In riferimento, pertanto, all’aumento o alla diminuzione di moneta, il conto
Cassa, viene movimentato segnando rispettivamente, nella parte del “dare”, le
62
Sulle finalità del conto si rinvia, tra gli altri, a F. BESTA, La Ragioneria, I, II, III, , Milano, Vallardi (II
ed. riveduta e ampliata, I ed. 1922), 1932, vol. II, e G. CATTURI, Evoluzione storica del conto come fonte
di informazioni per le decisioni aziendali, in Atti del I convegno nazionale di Storia della Ragioneria,
Siena 1991, SISR, 1993, p.5-7.
63
Cfr. MELIS, op. cit. p. 635.
64
“I debiti e i crediti.... non solo appartengono a persone, ma ancora a cose supposte o sia inanimate,
come sono ne Libro dei Mercanti le loro mercanzie, e nel Libro Domestico, i Granai, le Cantine, e altre
officine con tutti quei conti che servono per comodità della Scrittura, e, in tutti la Cassa. E queste si
chiamano cose supposte o surrogate, perché nella scrittura tengono il luogo di tante persone. Come per
ragion d’esempio, nel nostro Libro Domestico, la Cassa è come un depositario delli nostri denari. Li
Granari, del nostro frumento, le cantine del nostro vino e l’altre officine, dell’altre cose. E perciò, quando ci mettiamo denari, frumento, vino, o altro, gli diamo debito a ciascuno come se fussero tante persone,
che ce n’havessero a render conto .Et all’incontro, quando leviamo denari dalla Cassa, frumento vino o
altro, dalli Granani, Cantine, e altre officine, gliene diamo credito, come faremmo appunto col depositario quando cele restituisse”. Cfr. L.FLORI, Trattato……, op. cit. p. 8.
36
Capitolo 6
variazioni in aumento (addebitare); nella parte dell’ “avere”, le variazioni in diminuzione (accreditare). I conti di contropartita sono detti conti all’Entrata ed alla Spesa, e rilevano dalla parte del “dare” le spese e dalla parte dell’ “avere” la
entrate.
I conti accesi ai crediti e ai debiti65 di regolamento sorgono in correlazione
al diritto di riscuotere un’entrata in seguito alla vendita di beni o servizi (credito);
oppure all’obbligo a sopportare un’uscita (debito) per l’acquisto di beni o servizi.
I conti accesi ai crediti ed ai debiti di finanziamento riguardano entrate o
uscite monetarie che sorgono in corrispondenza di negoziazioni aventi per oggetto il denaro.
Anche per i debiti e i crediti sia di regolamento che di finanziamento,
l’utilizzo dei conti è volto ad evidenziare in “dare” l’aumento del credito o la diminuzione del debito ed in “avere” l’aumento del debito o la diminuzione del
credito.
L’Autore individua una serie di categorie di conti di cui alcuni riferiti a normali momenti della gestione, altri da usare solo in fase di compilazione del bilancio, e li riunisce in maniera organizzata nella Lista dei conti, l’odierno Piano dei
conti. Il contenuto e l’articolazione della Lista dei conti risultano strettamente
collegati alla visione della gestione ed al funzionamento di tutto il sistema proposto.
La maggior parte dei conti, definiti dall’Autore conti particolari accoglie le
scritture in una sola sezione (conti unifase). Altri, i cosiddetti conti generali (come Cassa, Tavola, ecc.) possono essere utilizzati in ambedue le sezioni (conti bifase).
È interessante sottolineare che il Flori respinge, in linea generale,
l’accostamento nello stesso conto di variazioni di segno opposto riferite ad una
sola operazione, ed anche quando si sofferma sul funzionamento di un conto bifase, indica come preferibile l’utilizzo alternativo di due conti separati a funzionamento antitetico.
Si allontana in tale punto da una interpretazione vicina al sistema patrimoniale, che pone sul funzionamento bilaterale dei conti l’espressione del suo profondo contenuto osservando la gestione come un susseguirsi e un accostarsi di
distinti accadimenti. Il Flori sembra voler respingere il significato che scaturisce
da risultati parziali relativi all’accostamento di singole entrate ed uscite, accogliendo concettualmente l’idea di risultato unitario della gestione delle Case e dei
Collegi, che scaturisce non da singoli risultati parziali ma, piuttosto,
dall’accostamento di categorie prefigurate di conti.
Le classi dei conti possono essere così sintetizzate, seguendo la stessa teorica del Flori:
- Conti all’Entrata, Conti alla Spesa, Conti alle Officine, Conti ai Beni
Stabili, Debitori e Creditori;
65
“Per quanto riguarda i crediti e i debiti, il Flori è il primo che si schieri dichiaratamente a favore della
“teoria personalistica dei conti”, e specifica in maniera chiara, che questi si rilevano non solo nei casi in
cui sono pertinenti a persone, ma anche se sono relativi ad oggetti inanimati”. Cfr. G. BRAMBILLA, Storia
della Ragioneria, Stabilimento Tipografico Attilio Boriglione, Milano 1901, p. 56.
Aspetti formali della tenuta della contabilità
37
- Spesa e Entrata generale, Introito, Esito, Casa o Collegio nostro.
I Conti all’Entrata, alla Spesa, alle Officine, e, in parte, i Beni Stabili, come
di seguito sarà meglio spiegato, si tirano ovvero si chiudono al conto epilogativo
Spesa ed Entrata generale, che costituisce una sorta di odierno Rendiconto Finanziario. Il suo saldo si riporta al conto Casa o Collegio Nostro (espressione
dell’odierno Patrimonio Netto).
I conti Debitori e Creditori, e parte del conto Beni Stabili, si tirano al conto
Esito, l’odierno Stato Patrimoniale, il cui saldo si porterà anch’esso a Casa o
Collegio Nostro.
Il conto Introito sarà utilizzato per la riapertura dei conti nell’esercizio successivo.
Gli articoli in partita doppia, non numerati, sono registrati riportando: il
conto addebitato, due lineette (//), il conto da accreditare preceduto dalla preposizione “a”, l’importo in onze, tarì e grani espressi in cifre, e la descrizione
dell’operazione66.
Nella fase di registrazione degli articoli Flori non si discosta sostanzialmente dalle indicazione del Pietra suo predecessore.
Ogni articolo è preceduto dai numeri della pagina del Mastro in cui sono riportati i conti utilizzati nell’articolo stesso, così da realizzare un collegamento
anche visivo tra Giornale e Mastro. L’unica innovazione meritevole di essere posta in rilievo riguarda l’uso delle cosiddette “partite collettive”. Mentre per il
monaco benedettino tutti gli articoli risultano “semplici” ovvero con un unico
conto addebitato ed un unico conto accreditato67, Flori introduce per primo in Italia68 la possibilità di utilizzare articoli “composti”.
Questi sono formati da articoli costituiti da più addebitamenti e un solo accreditamento o viceversa. Per tale tipo di scritture egli utilizza la formula Li / alli
appresso che corrisponde all’attuale Diversi. Non propone tuttavia il Diversi a
Diversi cioè il contemporaneo utilizzo di più conti addebitati ed accreditati69.
Partita collettiva è quella che si scrive nel giornale una sola volta, ma com66
In Sicilia la monete d’argento più comune era il tarì di 20 grani costituente la trentesima parte dell’onza.
Cfr. Note sulle monete d’argento in Sicilia nei secoli XVI-XVII e sulla rivoluzione dei prezzi. Estratto da
“Economia e Storia”, Anno 1966, Fascicolo 4, Milano. Giuffrè editore, 1966, p. 509.
67
Vedi Libri Giornale e Mastro del Monastero di S. Placido Calonerò, Fondo Corporazioni religiose soppresse di Messina, Archivio di Stato di Messina, vol. 127-128.
68
“Si è scritto ..., che il Flori fu il primo ad introdurre nel Giornale le partite collettive. Cioè le scritture
nella forma complessa, mentre egli non ne fu che il diffusore in Italia poiché egli le aveva tratte da una
delle opere straniere più lette del tempo dovuta al fiammingo Simon Stevin (1607), il quale a sua volta le
aveva riprese dal volume (edito ad Anversa nel 1550) di Valentin Menher de Kempten, che vi aveva tradotto un manoscritto italiano, quasi certamente toscano a dire del Besta.” Cfr. F. MELIS, Nel III Centenario della morte di Ludovico Flori, Rivista Italiana di Ragioneria, Ottobre, Novembre, Dicembre, 1947, N.
10-11-12, p. 212.
69
Secondo il Besta: “Invero può darsi che la somma intera, o indivisa, debba ripetersi una volta in “dare”
ed una volta in “avere” dei due conti diversi; o che scritta una somma in “dare”, o in avere di un conto, si
debbano poi scrivere tutte le sue parti, o poche o molte, in altrettanti conti, e nella sezione opposta a quella dove appare la somma intera; o che, infine, una somma sia decomposta in pari, in due modi anche e che
le parti della prima serie si scrivano ciascuna in un conto in “dare” e quelle pure della seconda serie ciascuna in un conto ma in avere, potendo avvenire che due parti di serie diverse si scrivano nelle due sezioni di uno stesso conto.” Cfr. F. BESTA , La Ragioneria, Vallardi, Milano 1922, vol. III, pp. 36-37.
Capitolo 6
38
prendendo in se molte altre partite per la medesima causa, si riporta nel Libro più
volte, una volta al conto del Debitore ed una o più volte al conto di diversi creditori. Altre volte due o più volte al conto di diversi debitori ed una volta al conto
del creditore70.
6.1. - I conti all’Entrata e alla Spesa
I conti che riguardano l’Entrata e la Spesa a fine anno, come detto, si saldano a Spesa ed Entrata Generale.
Ad esempio, il conto Carnaggi (detto Regalie nella seconda edizione del
Trattato), nel quale si riportano i regali in natura ricevuti da chi gestisce gli immobili, funziona in modo unifase accogliendo i valori solo nella sezione “avere”,
mentre le variazioni di segno opposto verranno scritte nel conto Affittatori.
Il conto Horti e giardini, invece, è bifase si movimenta cioè, sia in “dare”
sia in “avere”, a seconda se devono essere riportate le spese effettuate o le entrate
ottenute in relazione all’attività svolta nei giardini e negli orti.
Il conto Loheri di Case e botteghe (detto Pigioni nella seconda edizione)
contabilizza i fitti e le pigioni di Case e botteghe in contrapposizione al conto intestato ai locatori.
In questo conto, però, si possono anche addebitare le spese concernenti la
manutenzione dei locali, in maniera tale che il saldo dia la misura di quanto gli
affitti hanno effettivamente reso. Veniva suggerita, come detto, anche la possibilità di indicare le spese in un conto diverso detto Reparazioni. A tale proposito
l’Autore così si esprime:
Riparazioni è un conto dove si scrive tutto quello che si spende per riparare sostenere e mantenere le fabbriche delle Case e Collegi al modo detto sopra. A questo conto si
possono attribuire anche le riparazioni che si fanno alle Case e botteghe che si affittano ad
altri. Ma noi nel nostro libro abbiamo messo queste riparazioni a debito di pigioni di Case
e botteghe, perché ci è parso più adeguato dal momento che quanto più si spende in riparazioni tanto meno si guadagna dalle pigioni. 71.
Il conto Acquisti e Alienazioni presenta un funzionamento che si differenzia, in parte, da quelli precedentemente descritti. Esso è bifase e riguarda
l’acquisto e la vendita di beni immobili. Il suo saldo, pertanto, fornisce indicazioni su eccedenze di entrate (collegate a vendite) o di uscite (collegate ad acquisti). È opportuno qui ricordare che una particolare clausola dell’Ordine dei gesuiti imponeva, nel caso in cui vi fossero delle entrate di denaro in conseguenza alla
vendita di tali beni, di utilizzare le somme relative solo per acquisto di altri beni
immobili. Pertanto a fine esercizio, se il saldo del conto sarà in “avere” (cioè evidenzierà una eccedenza di entrate), esso confluirà nel conto Esito, che sarà ria70
Cfr. L. FLORI, Trattato…, op. cit. (trasposizione in linguaggio contemporaneo, a cura di G. CENTORRI-
NO).
71
Ibidem
Aspetti formali della tenuta della contabilità
39
perto nell’esercizio successivo, e che quindi potrà essere utilizzato nel rispetto
della clausola sopradetta.
Se il saldo sarà in “dare” (eccedenza uscite) esso verrà, invece, chiuso nel
conto Entrata e Spesa generale
L’Autore si sofferma più volte su tale procedura di rilevazione, chiarendo
con particolare cura l’utilizzo del conto Acquisti e Alienazioni.
Per quanto riguarda il Conto Acquisti e Alienazioni è necessario che si scriva nel
suddetto modo. Perché questo conto contiene due elementi per cui quando si tratta di Alienazione di beni ecclesiastici bisogna procedere con molta chiarezza e cautela per non incorrere in qualche censura. Per cui noi avendo in qualunque modo alienato, con le dovute
licenze qualche cosa ed essendo necessario che il ricavato si impieghi o si investa il valore
in altri beni, bisogna che il suddetto conto sia tenuto nella maniera detta, affinché possa
sempre apparire che tutto quello che è entrato per Alienazioni sia stato di nuovo impiegato in Acquisti.72.
Anche Ricattiti di rendite (Retrovendite di capitali nella seconda edizione)
è un conto che merita particolare attenzione.
In esso si rappresenta il riscatto di qualche immobile che produceva una
rendita
Retrovendite di capitali, in quanto conto dell’Entrata, è un conto nel quale
si scrive tutto quello che si ricava quando qualcuno che ci rende, per esempio
qualche censo annuale o un’altra rendita, se la riscatta e ne paga il capitale per
acquistarla. Questa è una specie di alienazione, ma si distingue perché scaturisce
più da una necessità che dalla volontà73.
Pure in questo caso, come in quello precedente, l’entrata che si genera può
essere impiegata solo per l’acquisto di Beni Stabili o di altre rendite74
I conti della Spesa a fine anno si chiudono a Spesa ed Entrata generale nella sezione relativa alle spese. È opportuno soffermarsi su alcuni di essi che presentano peculiarità d’impiego.
Il conto Contribuzioni diverse, ad esempio, è un conto nel quale risultano i
contributi ordinari e straordinari che il Collegio versa periodicamente alla Provincia e a Roma75.
Segue il conto Salari diversi, nel quale vengono rilevati i salari pagati a
medici, avvocati, barbieri, procuratori ecc.
Se nel Mastro si è aperto il conto Salariato, quando il salario matura si rileva come debito (in “dare”) a Salari diversi e credito (in avere) a Salariato. Nel
caso in cui non si utilizza il conto Salariato ed il salario matura, si rileva sempre
a debito Salari diversi e a credito il conto Cassa.
Nell’ Esemplare non vi sono esempi riguardanti l’utilizzo del conto Sala72
Cfr. L. FLORI, Trattato…. op. cit. ( trasposizione in linguaggio contemporaneo, a cura di G. CENTORRI-
NO).
73
Ibidem.
Ibidem.
75
Le date dei versamenti, che sono ricorrenti, sono ricordate dall’Autore nella parte finale del Trattato.
74
40
Capitolo 6
riato. Per il pagamento delle competenze, invece, ogni volta che esso ha luogo, si
procede con due tipi di scritture.
La prima con data 1 gennaio:
A di detto
16 Salari diversi // alli appresso sedeci onze li fan buone anticipatamente per
il secondo terzo dell’anno presente prima Ind. A compimento de i loro salarij
come Medico, Barbiero, Avvocato, Procuratore, Sollecitatore respettivamente di
questo nostro Collegio come segue cioè A.
16 Dottor Carlo Segni nostro Medico……........…….......… onze 4
16 M. Francesco Nigno nostro barbiere………………....… onze 2
16 Dottor Horatio Archinto nostro Avvocato……………..… onze 4
17 Domenico Tagliavia nostro Procuratore……….….....… onze 4
16 Raffaele Bossi nostro Sollecitatore……………………..… onze 2
La scrittura successiva, sempre nel mese di gennaio:
A di 10 detto
0 Li appresso // alla Tavola sedeci onze per tanti pagati à ciascuno secondo la
sua rata come segue, per il secondo terzo anticipato dell’anno presente prima
indizione , a compimento dei loro salari come Medico, Barbiero, Avvocato, Procuratore, e Sollecitatore. Respettivamente di questo nostro Collegio, cioè:
16 Dottor Carlo Segni nostro Medico…………………… .. onze 4
16 M. Francesco Nigno nostro barbiere…………………… onze 2
17 Dottor Horatio Archinto nostro Avvocato……………... onze 4
17 Domenico Tagliavia nostro Procuratore……….…..…… onze 4
16 Raffaele Bossi nostro Sollecitatore…………………....… onze 2
Nei precedenti esempi i pagamenti vengono indicati come effettuati tramite
il conto Tavola o Banco, e quindi per mezzo di polize di pagamenti. Tali polize,
venivano riportate anche nel Registro di Tavola o Banco al fine di poter avere
sempre verifica di tale tipologia di spese.
Ci sarà ancora un altro Libro dove si registreranno ad verbum tutte le polizze dei pagamenti che saranno fatti tramite Banco o Tavola, non solo per meglio
compilare il Giornale, ma anche perché tali registrazioni possono essere utili anche in molte altre occasioni ed è bene averle sempre pronte 76.
Nei casi in cui, invece, si tratta di pagamenti di salari occasionali, che non
hanno bisogno di essere ulteriormente comprovati, il pagamento avviene con una
semplice scrittura che interessa soltanto i conti Salari diversi e Cassa, senza
l’utilizzo del conto Tavola o Banco.
Un altro conto su cui è opportuno soffermarsi è Fabrica e Reparazioni. Si
tratta di un conto che oggi diremmo relativo ad immobilizzazioni materiali costruite in economia, che “stratifica”, voci di entrate e di spese fatte per la costru76
Cfr. L. FLORI, Trattato…, op. cit. (trasposizione in linguaggio contemporaneo, a cura di G. CENTORRI-
NO).
Aspetti formali della tenuta della contabilità
41
zione del cespite, distinguendo tra le sue entrate (rendite o elemosine) e le sue
spese (materiale per costruzioni, ecc.)77.
L’Autore affronta con particolare attenzione i casi relativi al suo utilizzo,
individuando un metodo generale di rilevazione che riguarda solo la costruzione
di Case e di Collegi; se si volesse tener conto di qualche altra Fabrica particolare
come per esempio una Chiesa o una Cappella, bisognerebbe aprire un conto specifico78, “..dicendo per esempio, Fabbrica di tal Cappella.”79
Esso è un conto bilaterale, nel quale oltre alle spese si rilevano anche le eventuali elemosine ricevute in maniera specifica per la costruzione del cespite e
si chiude a fine anno con un procedimento analogo a quello relativo al conto Acquisti ed Alienazioni.
Per conti relativi alle Masserie, Possedimenti, Territori, Vigne, ecc, si tiene
una contabilità “separata” in maniera da assegnare, come visto, a ciascun centro
le proprie entrate ed uscite. Il saldo, si riporta ad Entrata e Spesa Generale, o al
conto Esito. Secondo il Flori, l’individuazione dei centri appare derivare da tre
necessità:
- la prima è inerente al “controllo nel tempo”. In pratica è così possibile
confrontare, ogni anno, le entrate le uscite di ciascun centro e confrontandole con gli anni precedenti, verificarne l’andamento;
- la seconda scaturisce dalla necessità di verificare, nel caso in cui il
presidio sia dato in locazione, se le entrate giustificano la convenienza ad affittarlo;
- la terza ragione è volta a misurare le entrate e le spese d’ogni presidio,
perché queste non siano confuse con le entrate e le spese proprie della Casa
o del Collegio.
I conti alle officine, come Dispense, Cantine, Magazzini ecc. concernono i luoghi atti a conservare le provviste.
Per maggiore chiarezza essi sono suddivisi secondo i luoghi e secondo
la qualità delle vettovaglie. Questi accolgono in “dare” le variazioni positive
per acquisto o trasferimenti da altre possedimenti, in “avere” le variazioni
negative per vendite o consumo interno o trasferimento ad altri magazzini.
Fra questi conti è opportuno soffermarsi sui conti Partimenti e Conti
pendenti.
Il primo, Partimenti, è un conto nel quale si addebita l’acquisto di un
bene (come stoffa o altro) che dovrà poi essere ripartito, accreditando la
Cassa o il venditore.
Nel momento in cui, poi, le parti del bene saranno assegnate a qualcuno, il conto Partimenti sarà accreditato e sarà addebitato il conto di chi riceve la parte suddivisa.
77
Sono questi conti riferibili ai moderni costi per “commesse interne”.
In alcuni casi il Flori propone, come già detto, addirittura la tenuta di un libro separato diverso dal libro
Mastro. Cfr. L. FLORI, Trattato…, op. cit. p. 67.
79
Ibidem p. 64.
78
42
Capitolo 6
I Conti pendenti sono invece dei conti transitori, che si addebiteranno o
accrediteranno in contropartita al conto Cassa nei casi in cui chi tiene la contabilità non conosce il motivo per il quale si dovrà effettuare una spesa o si
otterrà un’entrata. Nel momento in cui, in seguito la causa verrà resa nota, il
conto pendente sarà girato al conto specifico80.
Il capitolo 11 è interamente dedicato al conto Cassa, ai suoi Dependenti
ed ai conti Tavola o Banco81.
L’Autore descrive il conto Cassa come:
un conto nel quale si scrive tutto il denaro che entra o esce in contanti,
e se ne dà debito di quello che entra e credito di quello che esce, e avverte di
scrivere in esso le partite con grande sincerità e semplicità, non aumentando
né diminuendo le cifre che realmente si mettono o si tolgono”82.
Fa notare, inoltre, che responsabile della Cassa è il Padre Procuratore,
anche se insieme con lui, pure il Padre Superiore ne possiede una chiave.
Dal conto Cassa ne derivano altri come per esempio il conto Ufficiali
Subordinati ai quali il P. Procuratore consegna del denaro da spendere per
qualche ragione. In questo caso se né da debito a questi conti e credito alla
Cassa.
Riguardo al conto Tavola o Banco, in questo, come visto, si depositano
denari a nome dei Collegi o delle Case e si movimentano, come visto, mediante polize o mandati nostri. Per questi conti, come detto in precedenza, si
tiene un Registro delle polize o mandati per poter avere chiarezza della verità come spesse volte suole occorrere.
Vi è anche la possibilità che, nel conto Tavola o Banco, vengono depositati dei denari che sono sottoposti a una clausola particolare, come ad esempio per il conto Acquisti e Alienazioni (precedentemente descritto) o per
il conto Ricattiti di rendite. Si userà allora uno specifico conto denominato
Tavola denari condizionati che sarà accreditato quando le somme saranno
impiegate nel rispetto delle condizioni poste83.
80
Vedi anche L. SERRA, Storia della ragioneria Italiana, Giuffrè Editore, 1999, p. 194.
Su tale argomento vedi nota n . 46.
82
Cfr. L. FLORI, Trattato…….., op. cit. p. 72.
83
Nella parte del Trattato relativa agli esempi vi è , nel giorno 8 “Febraro”, il seguente caso:
26 Tavola conto denari condizionati // ad Alienazioni onze 215, per un pezzo di terra con alcuni alberi
una Casetta 26 vicino alla nostra vigna venduta con licenza della Sacra Congregazione del Concilio con
la debita solennità a Paolo Manfredi per detto prezzo essendo stato così giudicato dall’Ordinario di questa Città delegato in causa seruatis seruadis e esser a maggior evidente utilità per questo nostro Collegio. Quali denari sono stati depositati in Tavola con condizione Che non si possino spendere se non per
comperare altri beni stabili conforme alla licenza di detta Sacra Congregazione. Il tutto consta per li atti
e licenza perciò havuta dal detto Ordinario a primo di questo per l’atto di detta Vendizione in Notar Cesare Brillia del medesimo.
81
Aspetti formali della tenuta della contabilità
43
6.2. - I Conti Debitori e Creditori
In questi conti si rilevano i debiti e i crediti. Essi possono essere riferiti
a crediti o debiti annuali o crediti e debiti correnti (superiori ad un anno). I
primi riguardano fatti che si riferiscono all’anno (censi, salari). I secondi,
anche detti conti di tempo, si riferiscono ad eventi non usuali come vendite,
acquisti, prestiti, ecc.
In essi si registrano anche i rapporti intrattenuti con i Padri Procuratori
o Generali della Compagnia84.
84
Se per il Pietra, non tutte le registrazioni al Mastro dovevano corrispondere al Giornale, il Flori, ogni
volta che potrebbero sorgere dei dubbi sull’uso di tale riferimento, ribadisce , invece, l’opportunità del
collegamento Mastro-Giornale.
44
Capitolo 6
Scarica

Il trattato di Padre Ludovico Flori