CONSIGLIO REGIONALE DELLA LIGURIA ESTRATTO del Processo verbale dell’adunanza del Seduta pubblica Presidente I ordinaria Intervenuti Consiglieri N. 35 Francesco Bruzzone Consiglieri Segretari Prot. N. Sessione 10 febbraio 2004 Massimiliano Iacobucci e Vincenzo Nesci - o.d.g. n. 441 Deliberazione n. 6 OGGETTO: PROGRAMMA TRIENNALE DEI SERVIZI PER L’IMPIEGO, DELLE POLITICHE FORMATIVE E DEL LAVORO 2003 – 2005. IL CONSIGLIO REGIONALE Vista la legge regionale 5 novembre 1993 n. 52 (disposizioni per la realizzazione di politiche attive del lavoro) e successive modificazioni ed integrazioni, ed in particolare l’articolo 4 così come modificato ed integrato dalla legge regionale 4 settembre 1997 n. 37 (modificazioni alla legge regionale 5 novembre 1993 n. 52 "Disposizioni per la realizzazione di politiche attive del lavoro") e dalla legge regionale 20 agosto 1998 n. 27 (disciplina dei servizi per l'impiego e della loro integrazione con le politiche formative e del lavoro); Vista la l.r. 27/1998, di disciplina dei servizi per l’impiego e della loro integrazione con le politiche formative e del lavoro; Richiamate le proprie deliberazione n. 17 del 23 marzo 1999, con la quale veniva approvato il Programma Triennale delle Politiche Attive del Lavoro 1999/2001 e n. 28 del 18 giugno 2002, con la quale veniva approvata la proroga del “programma triennale” sopra richiamato, al 31 dicembre 2002; Rilevato che, nel complesso, il quadro normativo di riferimento è totalmente diverso da quello nel quale si collocava il precedente Programma Triennale, è stato elevato l’obbligo di istruzione, introdotto l’obbligo formativo fino a 18 anni od al conseguimento di una qualifica, istituiti i nuovi corsi di istruzione e formazione tecnica superiore, riordinati i cicli dell’istruzione in un sistema integrato che riconosce pari dignità al canale formativo ed a quello dell’istruzione, riorganizzato l’ordinamento degli studi universitari, introdotto il sistema dell’accreditamento, introdotti i crediti formativi, approvata la legge delega sul mercato del lavoro (c.d. legge Biagi), solo per citare le innovazioni di maggior rilievo; Posto che in questo quadro la Regione non può che assumere un approccio programmatorio flessibile, per cui il presente Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle politiche formative e del lavoro per gli anni 2003-2005 definisce le priorità politiche ma ne prevede l’adattamento per tener conto degli sviluppi delle normative in fieri; Rilevato che, oltre all’aspetto già citato di documento di programmazione integrato e flessibile, il programma di cui all’allegato, parte integrante della presente deliberazione, contiene elementi di sostanziale innovatività rispetto al precedente programma triennale ed in particolare individua quattro obiettivi prioritari che sono alla base della nuova programmazione: ⇒ aumentare il contenuto di occupazione della crescita economica, facendo coincidere l’azione preventiva con la creazione di nuove imprese e la loro crescita dimensionale; ⇒ accrescere le opportunità occupazionali dei gruppi sottorappresentati nel mercato del lavoro, integrando azioni sia sul lato della domanda sia dell’offerta e migliorando il finanziamento del sistema; ⇒ innalzare la capacità di risposta del sistema regionale attraverso una diffusa azione di formazione degli operatori ed azioni sperimentali capaci di trasferire modelli e tecnologie innovative a tutto il sistema; ⇒ innalzare il livello qualitativo degli interventi, sia a seguito del costante aggiornamento degli operatori sia determinando standards e procedure di accreditamento; Rilevato che la strategia adottata dalla Regione, le linee guida alla base del sistema regionale delle politiche formative e del lavoro si possono pertanto delineare nelle seguenti direttrici, parole chiave della nuova programmazione: ◊ ◊ ◊ ◊ ◊ una più definita acquisizione in capo alla Regione di un ruolo di governo e di gestione del sistema; la centralità dell’utente intesa sia come capacità della Regione di dare risposta ai bisogni formativi ed occupazionali di tutti i cittadini, sia come punto centrale di riferimento per la riorganizzazione dei servizi; l’integrazione fra i sistemi formativi e d’istruzione e dei servizi per l’impiego, la cui separazione è fonte di disagio per gli utenti oltre che di sprechi di risorse; un innalzamento della qualità dei servizi (dalla quantità alla qualità); l’attenzione al sociale, inteso come miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro delle fasce deboli (anziani, disabili, donne, nuove povertà….) ed agevolazioni all’economia sociale. Atteso che la Commissione regionale di concertazione di cui all’articolo 6 della l.r. 27/1998, si è riunita in data 10 marzo 2003; Preso atto del parere favorevole espresso dal Comitato della programmazione nella seduta del 14 marzo 2003; Atteso inoltre che il Comitato istituzionale regionale di cui all’articolo 8 della l.r. 27/1998 si è riunito in data 19 marzo 2003; Ritenuto pertanto per le motivazioni sopra espresse di approvare il “Programma Triennale dei servizi per l’impiego, delle politiche formative e del lavoro 2003/2005” di cui all'allegato parte integrante e necessaria della presente deliberazione; Viste le proposte di deliberazione della Giunta regionale n. 12 del 25 marzo 2003 e n. 30 del 1° agosto 2003, nel testo rielaborato dalla III Commissione consiliare, competente per materia, ai sensi degli articoli 28 dello Statuto e 23, primo comma del Regolamento interno, nella seduta del 24 novembre 2003; Ritenuto di accogliere gli emendamenti approvati in sede di discussione in aula; DELIBERA di approvare il Programma Triennale dei servizi per l'impiego, delle politiche formative e del lavoro 2003/2005 di cui all'allegato parte integrante e necessaria della presente deliberazione. TCB -OMISSISNessun altro Consigliere chiedendo la parola il Presidente pone in votazione il provvedimento di cui trattasi. Procedutosi a regolare votazione, palese nominale, ai sensi dell'articolo 96, secondo comma del Regolamento interno, fatta con l'ausilio del sistema elettronico e l'assistenza dei due Segretari, si ha il seguente risultato (come da elenco agli atti): - presenti .................. n. 35 - votanti ................... n. 33 - voti favorevoli ....... n. 22 - voti contrari ……... n. 11 - astenuti ................... n. 2 Il Presidente proclama l'esito della votazione e dichiara pertanto approvato il provvedimento. Iacobucci) IL PRESIDENTE (Francesco Bruzzone) I CONSIGLIERI SEGRETARI (Massimiliano (Vincenzo Nesci) MM/TCB Regione Liguria Dipartimento Lavoro, Formazione e Servizi alla Persona PROGRAMMA TRIENNALE DEI SERVIZI PER L'IMPIEGO, DELLE POLITICHE FORMATIVE E DEL LAVORO PER GLI ANNI 2003-2005 • • Premessa INDICE 1. Premessa ................................................................................................................................9 1.1. Il governo del cambiamento....................................................................................................... 9 2. Il quadro di riferimento .......................................................................................................12 2.1. Il quadro istituzionale .............................................................................................................. 12 2.2. Il contesto socio economico ...................................................................................................... 14 2.2.1. Il contesto internazionale e nazionale.................................................................................................. 16 2.2.2. Il contesto ligure .................................................................................................................................. 17 2.3. Le priorità regionali ................................................................................................................. 20 2.4. Guardare all’Europa................................................................................................................ 23 3. Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 ....................................................27 3.1. I contenuti.................................................................................................................................. 27 3.2. La realizzazione del Programma Triennale 1999 – 2001 e l’evoluzione del sistema .......... 28 3.2.1. Indicatori di realizzazione ................................................................................................................... 30 3.2.1.1. Indicatori finanziari per tipologia di azione.................................................................................. 31 3.2.1.2. Indicatori fisici di realizzazione per tipologia di azione ............................................................... 36 3.3. Le prospettive............................................................................................................................ 48 3.4. La strategia regionale............................................................................................................... 49 3.4.1. La nascita delle strategie interregionali ............................................................................................... 51 3.4.2. La centralità dell’utente ....................................................................................................................... 53 3.5. Le priorità di intervento e le azioni conseguenti.................................................................... 58 3.5.1. Dalla lotta alla disoccupazione all’incremento dell’occupazione........................................................ 59 3.5.2. Dalla quantità alla qualità .................................................................................................................... 67 3.5.3. Dall’accreditamento alla qualità ed allo snellimento delle procedure ................................................. 72 3.5.4. Migliorare l’occupabilità ..................................................................................................................... 81 3.5.4.1. Dall’occupazione all’occupabilità ................................................................................................ 81 3.5.4.2. Dal curativo al preventivo ............................................................................................................ 91 3.5.4.3. L’Integrazione e la rete dei servizi ............................................................................................... 97 3.5.5. Sviluppare l’imprenditorialità ed incoraggiare la capacità di adattamento.......................................... 99 3.5.5.1. Il Piano di Azione Regionale per l’Occupazione........................................................................ 100 3.5.5.2. La nuova occupazione ed i nuovi lavori ..................................................................................... 101 3.5.5.3. Dalla sicurezza sul lavoro all’emersione del lavoro non regolare .............................................. 108 3.5.6. Rafforzare le politiche per la famiglia, la coesione sociale e le pari opportunità .............................. 113 3.5.6.1. Verso una politica per la famiglia e la coesione sociale ............................................................. 113 3.5.6.2. Dall’economico al sociale, e ritorno ........................................................................................... 117 3.5.7. Obiettivi trasversali ........................................................................................................................... 124 3.5.7.1. Investimenti materiali e immateriali ........................................................................................... 124 3.5.7.2. Dall’informazione alla comunicazione ed alla conoscenza ........................................................ 127 3.5.7.3. Un sistema informativo di lettura, monitoraggio e valutazione.................................................. 129 3.5.7.4. Verso l’integrazione delle agenzie formative ............................................................................. 132 4. Le ricadute sul sistema ......................................................................................................136 4.1. Il sistema regionale della Formazione ….............................................................................. 136 4.2. … e quello dei Servizi per l’Impiego ..................................................................................... 137 4.3. Il nuovo ruolo degli Enti componenti la rete........................................................................ 140 4.3.1. Il ruolo della Regione ........................................................................................................................ 143 4.3.2. Il ruolo delle Province ....................................................................................................................... 144 • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 6 • • • Premessa 4.3.3. Il ruolo delle Parti Sociali.................................................................................................................. 146 4.3.4. Il ruolo degli Enti locali..................................................................................................................... 147 4.3.5. Il ruolo delle Camere di Commercio ................................................................................................. 147 4.3.6. Il nuovo ruolo degli Enti di formazione............................................................................................. 148 4.3.7. Il ruolo dell’Università ...................................................................................................................... 149 4.3.8. Il sistema scolastico ........................................................................................................................... 150 4.3.9. Le imprese ......................................................................................................................................... 151 4.4. Gli sviluppi della promozione occupazionale ....................................................................... 152 5. Le modalità di attuazione ..................................................................................................154 5.1. Il circuito finanziario.............................................................................................................. 154 5.2. Il sistema di sorveglianza, monitoraggio, valutazione e controllo ...................................... 155 5.2.1. Sorveglianza e Monitoraggio............................................................................................................. 155 5.2.2. Valutazione e controllo...................................................................................................................... 156 5.3. Politiche del Lavoro ed E-government ................................................................................. 162 5.4. Attribuzione delle competenze alle strutture regionali ....................................................... 164 6. Le risorse finanziarie.........................................................................................................165 6.1. Le risorse attivabili................................................................................................................. 165 6.1.1. Le iniziative ed azioni di interesse regionale..................................................................................... 167 6.1.2. La capitalizzazione delle esperienze ed il trasferimento delle buone prassi ...................................... 168 7. Parametri di spesa .............................................................................................................172 • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 7 • • • Premessa 1. Premessa Obiettivo del programma triennale della Regione Liguria è non solo quello di strutturare, uniformare, indirizzare le linee guida degli interventi di formazione e di politica del lavoro per gli anni 2003-2005, ma altresì quello di impostare l’assetto del sistema che dovrà accompagnare la Regione Liguria verso il 2007. A tale data, a seguito dell’ulteriore allargamento dell’Unione Europea a Paesi che hanno rilevanti necessità di adeguamento ed ammodernamento del loro sistema economico e produttivo, è possibile una modifica delle procedure e dei criteri di ripartizione dei contributi comunitari, ed anche un minor apporto a bilancio regionale di risorse derivate dall’Unione Europea. Pur non essendovi alcuna posizione ufficiale ed attendibile in relazione al fatto che dopo il 2006 si possa verificare una riduzione delle risorse comunitarie anche per l’Ob. 3, pare opportuno assumere come obiettivo il dispiegarsi definitivamente di un servizio regionale di formazione e per il lavoro che sia autonomo, cioè in grado di funzionare efficacemente anche con minori risorse finanziarie. Ciò induce ad attivare politiche di rafforzamento strutturale e qualitativo del sistema erogatore dei servizi, che dovrà sempre più orientarsi verso soggetti pubblici e privati in grado di reperire dal mercato, in modo progressivamente crescente, le risorse per le attività. 1.1. Il governo del cambiamento La finalità del Programma Triennale consiste essenzialmente nel creare le condizioni per l’adeguamento e l’innovazione del sistema regionale di formazione e servizi per l’occupazione. A differenza del passato, in cui l’attenzione era incentrata sul definire obiettivo e linee guida, la Regione ritiene importante anche esaminare le modalità per raggiungere l’obiettivo di miglioramento dell’intero sistema e non di singoli servizi o tipologie di interventi, assumendo il fatto che non vi è cambiamento, per piccolo che sia, che non susciti resistenze ed ostruzionismi. Le ragioni di questi atteggiamenti e/o comportamenti sono essenzialmente di tre tipi: - l’insufficiente comprensione delle ragioni che hanno portato al cambiamento - il timore, degli operatori interessati, di non essere adeguati - la difesa di un proprio interesse che si percepisce come minacciato • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 9 • • • Premessa In ogni caso le resistenze non vanno né ignorate né sottovalutate; i guasti che possono produrre spesso si espandono “contagiando” anche strutture e persone che inizialmente avevano un atteggiamento positivo. Rispetto alle resistenze generate dalla non comprensione, la soluzione si trova in un’accurata azione di informazione, intervento cui la Regione attribuisce estrema importanza. Occorre, fra l’altro, considerare il fatto che talora la non comprensione è alla base della difesa di interessi quali il ruolo, il posto di lavoro o la “quota di mercato” che, proprio per la carenza di adeguate informazioni, i vari soggetti immaginano che saranno toccati dal cambiamento. Per superare l’insufficiente comprensione, accanto all’informazione la Regione ritiene essenziale rafforzare il dialogo con tutte le parti coinvolte nella realizzazione delle politiche formative e del lavoro utilizzando, oltre ai tradizionali canali, anche gli strumenti propri dell’E-governement. La difesa dei propri interessi è più che legittima, per cui sarebbe negativo – e controproduttivo – che la Regione assuma posizioni di riprovazione o di emarginazione verso chi li esprime. E’ indiscutibile che le rappresentazioni che una persona (ma anche una struttura) si fa del suo avvenire abbiano un forte impatto sulla loro capacità di agire e sui loro comportamenti. Il processo d’anticipazione, che è un atto mentale di proiezione di sé nel futuro, gioca un ruolo importantissimo tanto nel senso positivo quanto in quello negativo. E’ fondamentale, quindi, instaurare un dialogo aperto, che consenta di evitare ogni timore di intenti, da parte della Regione, non dichiarati o repressivi La Regione Liguria, con questo Programma Triennale, disegna uno scenario alla cui realizzazione chiama i soggetti presenti sul territorio e forniti delle adeguate competenze necessarie per raggiungere gli obiettivi, in una logica di corresponsabilizzazione reciproca. Ciò significa che se da un lato la Regione definisce delle “regole” dall’altro è impegnata ad accompagnare i vari soggetti ad essere in grado di agire in maniera conforme; è in questo senso, ad esempio, che da un lato si stabiliscono degli standard di competenze professionali per l’esercizio dei vari servizi e dall’altro si prevede la formazione degli operatori. Il cambiamento tocca il sistema di relazioni nella rete dei soggetti chiamati a collaborare ma anche all’interno delle strutture, in un momento delicato, per le profonde trasformazioni nei vari contesti economico, sociale e normativo, in cui ogni • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 10 • • • Premessa fraintendimento può avere effetti molto profondi e rischia di compromettere funzionalità ed equilibri. Occorre, perciò, prevedere momenti periodici di confronto con i responsabili dei vari soggetti costituenti la rete dei servizi per la valutazione delle difficoltà operative inerenti alla realizzazione del disegno di adeguamento ed innovazione e che i responsabili delle strutture divengano, nel proprio ambito lavorativo, facilitatori del cambiamento. La Regione Liguria, quindi, da un lato si assume la responsabilità programmatoria e decisionale che istituzionalmente le compete, e dall’altro si pone in una logica di supporto ai soggetti coinvolti nella realizzazione delle politiche formative e dell’impiego. • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 11 • • • Il quadro di riferimento 2. Il quadro di riferimento 2.1. Il quadro istituzionale L’assetto del sistema delle politiche del lavoro, della formazione, dell’orientamento e dell’istruzione è soggetto ad una forte evoluzione da diverso tempo. Per quel che concerne il livello europeo e le ricadute a livello nazionale e regionale va citata la riforma dei Fondi Strutturali avvenuta con i Regolamenti del 1999 e il riaccorpamento nei tre grandi Obiettivi (1, 2, 3) dei sei precedenti e l’ulteriore accorpamento dei Programmi di Iniziative Comunitarie (PIC). In questa logica, sono stati anche definiti i nuovi strumenti settennali di programmazione 20002006 a livello nazionale e regionale (Quadro Comunitario di Sostegno – Q.C.S. -, Programma Operativo Regionale - P.O.R. -, Complemento di Programmazione - C.P.-) ed è stata rafforzata sia la connessione con la programmazione nazionale delle politiche del lavoro (Piano di Azione Nazionale – N.A.P. Occupazione e, nel solo 1999, Masterplan dei Servizi per l’impiego) e dell’istruzione, sia l’attività di valutazione ex ante, in itinere ed ex post. Sempre sul versante europeo, va segnalato il fatto che la Commissione, recependo le istanze dei vari Stati sulla necessità di una nuova e diversa regolamentazione degli aiuti di Stato per l’occupazione, ha recentemente approvato un regolamento, valido sino al 2006, in base al quale gli Stati membri potranno concedere aiuti alla creazione di nuovi posti di lavoro senza richiedere l’autorizzazione preventiva della Commissione1. Il regolamento consentirà agli Stati membri di sostenere, fino al 50% dei costi salariali e dei contributi sociali obbligatori di un anno, per i disoccupati di lunga durata e per gli altri lavoratori svantaggiati, e fino al 60% per i disabili. A livello regionale è stato approvato il Programma Operativo Regionale ed il Complemento di Programmazione dell’Obiettivo 3, che già di per sé hanno avuto una valenza modificativa e integrativa del Programma Triennale 1999-2001, con riferimento sia alle azioni finanziabili sia agli obiettivi da perseguire nel campo dell’orientamento, della formazione, delle politiche del lavoro e dei servizi per l’impiego. L’evoluzione normativa nazionale che ha indotto la Regione Liguria a prorogare sino al 31/12/2002 il “Programma Triennale dei servizi per l’impiego, delle politiche formative e del lavoro per gli anni 1999 – 2001” pur non essendosi ancora conclusa ha già profondamente modificato il contesto normativo. 1 • Regolamento comunitario n° 2204/2002 del 12/12/2002 sugli aiuti di Stato a favore dell’occupazione Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 12 • • • Il quadro di riferimento In primo luogo va ricordata la riforma del Titolo V della Costituzione, con la Legge Costituzionale n° 3/01, che attribuisce alle Regioni e Province Autonome competenza esclusiva in tema d’istruzione e formazione professionale, e che è ancora in divenire con la proposta in discussione al Parlamento, nel quadro della devolution, di inserimento, dopo il quarto comma, dell’attribuzione alle Regioni di potestà legislativa anche relativamente all’organizzazione e gestione degli istituti scolastici. Va sottolineato che, con la riforma costituzionale, alle Regioni è riconosciuta una potestà legislativa concorrente con quella dello Stato, oltrechè in materia di sicurezza sul lavoro, anche nei rapporti con l’Unione Europea Si sta, quindi, per completare il percorso verso il decentramento amministrativo e legislativo avviato con la legge 59/97 (legge Bassanini) nella direzione di un federalismo regionale. “E’ stata poi approvata la legge delega n.30/2003 sul lavoro (cosiddetta “Legge Biagi”) con la quale il Parlamento ha autorizzato il Governo ad emanare alcuni decreti legislativi finalizzati a riformare in tempi rapidi il mercato del lavoro. Un primo decreto legislativo è stato approvato dalla Conferenza Unificata il 3 luglio 2003 con il parere favorevole delle Regioni ed ha introdotto, sulla traccia del Patto per l’Italia stipulato fra il Governo e le Parti Sociali, ulteriori prospettive di cambiamento nel contesto di riferimento, a partire dalla introduzione di nuove forme contrattuali caratterizzate da una maggiore flessibilità, dal riordino delle regole per il collocamento attraverso la diffusione dei servizi privati e privati-sociali, dalla creazione di una Borsa nazionale continua del lavoro e dalla completa ridefinizione della disciplina dell’apprendistato. La Regione Liguria ha inoltre emanato gli indirizzi operativi per il riordino delle procedure del collocamento, per una più puntuale articolazione dei servizi per l’impiego e per favorire l’incontro tra domanda ed offerta di lavoro, in attuazione del DPR n.442/2000 e del decreti legislativi n.181/2000 e n.297/2003 provvedendo a dare attuazione anche ad una nuova definizione dello stato di disoccupazione.” Nel complesso, il quadro normativo di riferimento è totalmente diverso da quello nel quale si collocava il precedente Programma Triennale; è stato elevato l’obbligo di istruzione, introdotto l’obbligo formativo fino a 18 anni od al conseguimento di una qualifica, istituiti i nuovi corsi di istruzione e formazione tecnica superiore, riordinati i cicli dell’istruzione in un sistema integrato che riconosce pari dignità al canale formativo ed a quello dell’istruzione, modificato il quadro dei contratti di lavoro con l’introduzione del job sharing e del lavoro intermittente, modificato il sistema del collocamento, riorganizzato l’ordinamento degli studi universitari, introdotto il sistema dell’accreditamento, introdotti i crediti formativi, solo per citare le innovazioni di maggior rilievo. In questo quadro, la Regione non può che assumere un approccio programmatorio flessibile ed il presente Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle politiche formative e del lavoro per gli anni 2003 – 2005 definisce le • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 13 • • • Il quadro di riferimento priorità politiche ma ne prevede l’adattamento per tener conto degli sviluppi delle normative in fieri. Andrà, inoltre, adeguata la normativa regionale, a partire dalla legge 41/95, inerente agli interventi in materia di promozione occupazionale al fine di renderla coerente con il mutato contesto normativo nazionale ed europeo oltre che alle nuove priorità determinate dal mutato quadro economico e sociale. 2.2. Il contesto socio economico Nell’ultimo triennio, pur in presenza di un basso tasso di sviluppo (1,8% nel 2001), le politiche del lavoro ed in particolare le azioni per la flessibilizzazione del mercato del lavoro, congiuntamente con altre politiche di tipo fiscale, hanno prodotto un aumento dei nuovi posti di lavoro che ha consentito la riduzione del tasso nazionale di disoccupazione dal 10,6% del 2000 al 9,0% del 2002. Alla crescita del numero di occupati ha contribuito l’incremento dell’immigrazione, specie extracomunitaria, che nel Nord Est ha coperto quasi la metà dei nuovi posti di lavoro. Anche in Liguria l’apporto dei lavoratori extracomunitari alla crescita occupazionale ed economica è stato rilevante. La crescita dell’occupazione è stata sostenuta soprattutto nel terziario e caratterizzata da una forte espansione dell’occupazione delle donne, che spiega circa i due terzi dell’aumento totale dei posti di lavoro2 Nonostante questi dati positivi, il tasso di occupazione italiano è ancora basso (44,4% a livello nazionale e 42,7 in Liguria nel 2002), ben lontano sia dall’obiettivo del 70% fissato per il 2010 dal Consiglio Europeo di Lisbona svoltosi nel 2000, sia da quello del 58,5% nel 2005 previsto dal Governo italiano La disoccupazione di lunga durata a livello nazionale è discesa nel 2001 sino al 5,9% mentre in Liguria si registra una crescita dal 6,3% del luglio 2001 al 8,6% nel luglio 2002. Già nella valutazione ex ante del P.O.R erano stati messi in rilievo gli elementi evolutivi della struttura occupazionale ed economica-produttiva ligure di maggior rilievo. Il quadro che ne derivava mostrava, da un lato, la conferma in chiave dinamica di fenomeni strutturali ormai ben noti, quali il decremento demografico e l’invecchiamento della popolazione, la persistenza di una quota significativa di disoccupati di lunga durata, l’innalzamento del livello medio di scolarizzazione della forza lavoro ligure; dall’altro lato, andamenti congiunturali in controtendenza con i dati di stock, quali l’incremento dei tassi generali e specifici di occupazione (per età e per sesso), la diminuzione della disoccupazione (inclusa quella femminile e giovanile), la positiva dinamica delle imprese liguri. 2 • NAP per l’Occupazione 2002 Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 14 • • • Il quadro di riferimento L’analisi condotta su questi dati aveva portato alla formulazione di previsioni piuttosto ottimistiche per il medio termine, in tema di evoluzione della disoccupazione e dell’occupazione; all’interno di tali previsioni, i provvedimenti contenuti nel P.O.R. e successivamente precisati dal C.P., nonché quelli di pertinenza dell’Obiettivo 2, avrebbero avuto un carattere decisamente pro-ciclico, accelerando i trend positivi in atto, cui il solo P.O.R. ligure avrebbe contribuito con un apporto netto di quasi 17.000 nuovi occupati nel settennio a fronte di un dato (1998) di 71.000 disoccupati. Nella citata Valutazione ex ante si prevedeva inoltre una discesa del tasso medio di disoccupazione al 7,3% nel 2006. I dati recenti evidenziano che nel corso del 2003 sono migliorati alcuni indicatori chiave del mercato del lavoro ligure, ed in particolare del tasso di disoccupazione (come evidenziato in fig. 1), presumibilmente ad effetto delle norme emanate in favore della flessibilità del mercato, che hanno permesso di aumentare il contenuto occupazionale degli incrementi di produzione registrati negli ultimi anni. Il tasso di disoccupazione era, infatti, sceso già al di sotto del limite indicato per il 2006 (a scenario neutrale, ossia senza gli interventi del FSE). Giova ricordare che il tasso di disoccupazione si ottiene dal rapporto tra il numero di persone in cerca di occupazione ed il numero delle forze-lavoro, mentre il tasso di occupazione si ottiene dal rapporto tra il numero degli occupati e la popolazione con più di 14 anni. Nel corso del 2002 la diminuzione della disoccupazione in Liguria ha subito un rallentamento, in controtendenza con il dato nazionale, probabilmente effetto di una maggiore “sensibilità” del mondo economico alla congiuntura internazionale. L’inversione risulta dai recenti dati, forniti dall’ISTAT, secondo i quali nel 2002 il tasso di disoccupazione si è mantenuto sostanzialmente stabile (-0,1%) ed il numero degli occupati si è mantenuto interno alle 610.000 unità. Fonte : Istat, Rilevazioni Trimestrali delle Forze Lavoro; Elaborazione Regione Liguria • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 15 • • • Il quadro di riferimento Tasso Tasso di Disoccupazione 13 12 11 10 9 8 7 6 5 1997 Regione Italia 1998 1999 2000 2001 2002 2003 Anno Tasso di Occupazione 45 Tasso 44 43 Regione 42 Italia 41 40 39 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 Anno 2.2.1. Il contesto internazionale e nazionale Nel villaggio globale quale è l’economia odierna, prima ancora di aver attenzione ai trends locali pare opportuno esaminare i fenomeni del contesto internazionale capaci di determinare effetti sul tessuto produttivo ligure. Il panorama mondiale non solo è stato segnato dai tragici avvenimenti del’11 settembre 2001 con l’attentato alle Twin Towers di New York con i venti di guerra che hanno portato prima al conflitto dell’Afganistan dell’Iraq, ma anche l’instabilità di alcune economie (ad esempio l’Argentina) hanno influenzato negativamente le prospettive di sviluppo delle Nazioni economicamente più forti, USA in primis. Pur con tempi diversi, determinati dalla diversa economica – produttiva, in conseguenza di questi eventi vi è stato il vistoso rallentamento dello sviluppo del tasso di crescita nei Paesi industrializzati cui si è accompagnato anche una generale • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 16 • • • Il quadro di riferimento riduzione della propensione al consumo, obbligando i vari governi – compreso quello italiano – a rivedere al ribasso le previsioni di crescita del PIL. Gli effetti di questi fenomeni non si sono sentiti solo in quei comparti più direttamente legati al commercio internazionale (trasporti, servizi finanziari, prodotti industriali ecc.) ma si sono espansi a praticamente tutti i settori coinvolgendo l’intero sistema socio economico E’ significativa, ad esempio, la profonda crisi che sta attraversando in Francia il polo tecnologico internazionale di Sofia Antipolis, fino ad ieri modello di riferimento di ogni discorso sullo sviluppo creato dalla Società dell’informazione, ove le imprese tecnologiche stanno riducendo gli organici ed abbandonando piani di investimento formulati in previsione di un periodo di ripresa dell’economia. Segnali negativi arrivano anche dal settore dell’auto, ormai in crisi profonda non solo in Italia, che coinvolge tutto l’indotto, così come dal commercio, dal turismo, dai servizi alle imprese, da comparti innovativi come le telecomunicazioni ecc. I grandi gruppi che sino ad ieri costituivano il volano delle economie internazionali e nazionali oggi sono in affanno in tutto il mondo: i casi della Swissair in Svizzera e della Sabena in Belgio, della Vivendi in Francia, dell’Evron in USA, della Hyundai in Corea non possono essere considerati come isolati casi aziendali. La new economy, sulla quale erano basate molte previsioni di forte sviluppo dell’economia internazionale con annessa creazione di centinaia di migliaia di posti di lavoro, ad oggi non ha generato benefici in misura rilevante. In tutto il mondo i consumi sono vicini ai tassi di stagnazione e le ricette economiche finanziarie, a partire dalla riduzione del costo del lavoro, producono effetti di breve durata. Vi è una generale caduta di fiducia nel futuro, di cui la Borsa è l’espressione più evidente, che fa presagire un lungo periodo se non di recessione, certamente di instabilità. 2.2.2. Il contesto ligure Le vicende internazionali hanno pesato sulla crescita dell’economia ligure sommandosi a condizioni locali: la produzione industriale si è mantenuta su livelli stazionari, i trasporti marittimi hanno registrato un calo (ad eccezione del comparto dei container), nel settore agricolo il numero di imprese si è ulteriormente ridotto ed il 2002 è stato un anno particolarmente negativo specie per le avverse condizioni climatiche che hanno colpito l’ortofrutticolo ed il florivivaistico, , il turismo ha registrato (con differenze da zona a zona) una flessione sia di arrivi sia di presenze, il commercio al dettaglio ha manifestato preoccupanti sintomi di sofferenza. • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 17 • • • Il quadro di riferimento In controtendenza il settore delle costruzioni ha registrato trend positivi sia in relazione agli stanziamenti per il G8 sia per i benefici fiscali concessi agli interventi di ristrutturazione, gli scambi con l’estero sono aumentati in misura superiore alla media nazionale3, il settore delle crociere ha ripreso fiato dopo il temporaneo crollo seguito all’11 settembre. Più ancora dei trend di settore, che fra l’altro hanno al loro interno differenze talora non indifferenti fra provincia e provincia, appare opportuno porre l’attenzione sui processi di trasformazione/evoluzione del tessuto produttivo ed economico. In primo luogo appare necessario sottolineare l’esiguità del numero di grandi imprese operanti sul territorio ligure, numero che si è drasticamente ridotto negli anni passati a seguito della crisi dl sistema delle partecipazioni statali e che, anche per ragioni geomorfologiche e di rispetto ambientale, è ormai impensabile ipotizzare in crescita nei prossimi anni. Non solo alcune fra le grandi imprese liguri, come Marconi ed Ansaldo, hanno evidenziato rilevanti problemi occupazionali, anche le unità operative liguri di gruppi nazionali quali l’Enel e le Poste hanno subito forti ridimensionamenti occupazionali; la Regione interverrà con gli strumenti in suo possesso per favorire le possibilità di crescita delle grandi imprese, e l’attrattività per nuovi insediamenti. con politiche specifiche, ivi compresa la formazione per le figure professionali loro necessarie, ritenendo essenziale la presenza sul proprio territorio di grandi imprese sia per gli aspetti occupazionali che per l’indotto che esse generano. Rispetto alla piccola e medio piccola impresa che costituisce il nucleo di riferimento delle politiche regionali va rilevato che questo tipo di imprese ha, però, connaturata una serie di debolezze (quali la ridotta capacità d’investimento o di ricorso al credito, la ridotta capacità di marketing su mercati nazionali ed internazionali, la difficoltà ad adeguarsi tecnologicamente ecc.) che ne determina una fragilità rispetto ad un mercato turbolento. Significative, e meritevoli, in questo senso sono le iniziative promosse dalle Associazioni di Categoria per forme di aggregazione che vanno dai Centri Integrati di Via ai tradizionali Consorzi. Rimangono ancora sottovalutati alcuni potenziali punti di forza dell’economia ligure, quali quello dei prodotti tipici alimentari, del mare globalmente inteso cioè ricomprendente tutte le attività ad esso collegate, del turismo di qualità, delle tecnologie avanzate. Rispetto a queste potenzialità la Regione, coordinando le politiche settoriali che le competono, potrà esercitare un ruolo propulsore per la 3 • Fonte : Banca d’Italia Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 18 • • • Il quadro di riferimento realizzazione di organismi che, ricomprendendo i diversi soggetti portatori di esperienze diverse, realizzino quel plus valore in oggi trascurato. Per esemplificare, gli operatori di prodotti alimentari tipici (quali la farinata o la focaccia) non solo lamentano le difficoltà a reperire addetti qualificati ma denunciano anche il fatto che la commercializzazione avviene solo in ambito locale. Le esigue dimensioni della stragrande maggioranza di queste imprese è alla base di questi due limiti : le piccole imprese non hanno la materiale possibilità di formare giovani al loro interno nè di fare marketing su altri mercati. Analogamente, in Liguria, vi è una cultura del mare che non teme rivali neppure in campo internazionale, solo che è frammentata nei vari comparti (portualità, trasporti marittimi, nautica da diporto, gestione delle coste ecc.). Il riunire i vari soggetti (imprese, Università, Rina, ecc.) nell’ambito di un unico organismo significherebbe realizzare un polo d’attrazione di valore internazionale con benefiche ricadute sul sistema ligure sia economici che occupazionali. La Regione, avendo riferimento la legge regionale 13/8/02 n°33 che individua i sistemi produttivi locali e – al loro interno – i distretti industriali, favorirà, per quanto di sua competenza, la realizzazione di Poli settoriali nei vari comparti produttivi ed economici, ritenendo che questi possano costituire momenti di rafforzamento delle imprese liguri sui mercati sia nazionali che internazionali Anche per la cultura, ed il turismo ad essa strettamente collegato, va evidenziata la insufficiente attrattività che determina una lenta ma costante perdita di posizionamento sul mercato nazionale ed internazionale; per questa ragione occasioni come quella fornita da Genova capitale europea della cultura nel 2004 non possono essere trascurate ai fini del rilancio di questi importanti comparti, né limitate al solo ambito genovese. La propensione all’imprenditorialità sembra essersi fortemente sviluppata, per lo meno stando all’elevato numero di richieste di contributi, ai sensi dell’Obiettivo 2, presentate in questi ultimi mesi. Sul versante più attinente a questo documento, quello formativo ed occupazionale, la Liguria si presenta con un’immagine doppia : da un lato è fra le regioni italiane che vantano un alto tasso di elevata scolarizzazione dei giovani, dall’altro il numero dei lavoratori di età superiore ai 35 anni provvisti di solo titolo dell’obbligo si avvicina al 50% degli addetti. Effetto negativo dell’alto tasso di scolarità dei giovani è la carenza di manodopera, denunciata dal mondo delle imprese, per compiti per cui è richiesto il solo “saper fare” e con poche o nulle prospettive di carriera, cui solo parzialmente da risposta il mondo degli extracomunitari. • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 19 • • • Il quadro di riferimento Peraltro, a fronte dell’alto tasso di diplomati e laureati vi è ancora in Liguria un elevato tasso di dispersione scolastica, cioè di abbandono degli studi, tanto nella fase di passaggio fra la scuola dell’obbligo e la formazione/istruzione superiore, quanto nella fascia che è relativa all’Università. Stanno scomparendo antichi mestieri per i quali la richiesta di mercato è, invece, ritornata in crescita anche se contenuta. L’invecchiamento crescente della popolazione, unitamente all’elevato numero di pre-pensionamenti degli ultimi anni, riducono la pressione occupazionale. 2.3. Le priorità regionali Queste analisi inducono la Regione Liguria a seguire, nel campo occupazionale, quattro priorità che declinano in Liguria le linee ispiratrici già individuate a livello comunitario per la stesura dei piani nazionali per l’occupazione. a) Far evolvere gli interventi dalla quantità alla qualità. Gli interventi in materia debbono progressivamente perdere il carattere di “lotta all’emergenza disoccupazione” e sempre più connotarsi per la qualità dell’occupazione che producono. Un corollario di questo principio sarà costituito dalla crescente attenzione da dedicare all’educazione permanente e alla formazione continua, in ragione non solo della maggiore rapidità e pervasività dei mutamenti dei contesti lavorativi, ma anche della diversa consistenza demografica degli aggregati dei disoccupati e degli occupati (basti pensare che nel 1998 i disoccupati erano in un rapporto di 12 ogni 100 occupati; nel 2002 sono scesi a 6). Quindi mantenere la stessa intensità degli interventi a loro favore significa raddoppiarne la copertura. b) Concentrare gli interventi sulle fasce in maggiore difficoltà. Il miglioramento, sino a pochi mesi fa, del contesto economico e sociale non ha prodotto una diminuzione generalizzata delle aree del bisogno. Queste possono anzi risultare ulteriormente radicalizzate dalla crescente distanza con le fasce più forti: è del resto noto che i periodi di rapido mutamento tendono ad accentuare le differenze piuttosto che a ridurle; le nuove disuguaglianze tendono a sovrapporsi alle vecchie, piuttosto che a colmarle. Le fasce in difficoltà sono peraltro accomunate solo dalla differenza rispetto alle componenti “normali” del mercato del lavoro; ciò significa che ognuna di queste fasce richiede politiche specifiche, composte attraverso intelligenti integrazioni di azioni diverse di sostegno sociale, culturale, economico e all’accesso al lavoro. Per quanto attiene le differenze di genere, le prime analisi statistiche approfondite che provengono dai nuovi Centri per l’Impiego evidenziano alcune tendenze estremamente significative per quanto attiene il disagio occupazionale femminile: a fronte di percentuali di avviamenti al lavoro suddivisi tra il 45% delle donne ed • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 20 • • • Il quadro di riferimento il 55% degli uomini si osservano percentuali pari al 38% per le donne ed al 62% per gli uomini se si considerano soltanto coloro che hanno assolto l’obbligo scolastico, ad evidenziare quindi che alle donne che entrano nel mercato del lavoro è richiesta una qualificazione superiore rispetto agli uomini. Se a ciò si aggiunge che la differenza percentuale tra occupati maschi e femmine cresce da valori approssimativi di -10% nella fascia di età tra 20 e 34 anni al 25% nella fascia tra 45 e 49 anni ed addirittura al -40% in quella tra 55 e 59 anni, risulta evidente la necessità di intervenire per far aumentare significativamente l’occupabilità e conseguentemente il tasso di occupazione femminile incidendo in modo particolare sulle fasce di età superiori. c) Aumentare gli sforzi sulla crescita dell’occupazione, anche in considerazione del fatto che la Liguria vive il doppio handicap di essere la regione a minor tasso di attività di un Paese a sua volta al di sotto dei valori medi europei. Le ultime rilevazioni ufficiali dell’Istat dimostrano, come illustrato in Fig.2, che il tasso di occupazione in Liguria nell’ultimo quadriennio è salito dal 39,9% al 42,7% seguendo l’aumento generalizzato che si è riscontrato anche nel resto dell’Italia, ma con una maggiore velocità di crescita: la distanza percentuale rispetto alla media italiana si è, infatti, significativamente ridotta, passando da 39,9% contro 41,8% (-1,9%) nel 1988 a 42,7% contro 43,8% (-1,1%) nel 2002. Se si tiene poi conto che, nello stesso periodo in Liguria, la popolazione in età lavorativa ha subito una diminuzione di quasi il 5%, appare chiaro che la propensione ad entrare nel mercato del lavoro della Regione, si sta avvicinando alla media nazionale. All’interno di questo obiettivo si tratterà sia di creare ex novo nuove opportunità di lavoro, anche grazie alle sinergie da attivare con il DOCUP Obiettivo 2 e con le misure a favore della crescita dell’economia sociale, sia di favorire l’emersione di attività in tutto o in parte sommerse. d) Facilitare l’interazione fra i bisogni del mercato del lavoro e l’identificazione del percorso individuale che l’utente deve compiere nell’arco della sua vita lavorativa, a partire del percorso scolastico, proseguendo verso un progetto universitario, attraversando una fase di formazione professionale e giungendo all’integrazione nel mondo del lavoro. In questo quadro complessivo che definisce le grande linee dell’orientamento, la Regione Liguria si propone di promuovere un approccio pluridimensionale della educazione e dell’apprendimento, dalla scuola alla formazione professionale dalla formazione alla scuola realizzando un sistema che integri i servizi per l’impiego alle politiche della formazione professionale, creando un sistema che sia garante al contempo della qualità e dell’efficienza ai vari livelli: l’orientamento scolastico o di • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 21 • • • Il quadro di riferimento primo ciclo, l’orientamento universitario (di secondo ciclo) e infine l’orientamento professionale (di terzo ciclo). Questo sistema di servizi integrati per l’orientamento sviluppa l’interazione tra tutti gli attori o gli erogatori di detti servizi, siano essi pubblici o privati, individuando una unità di obiettivi ed offrendo un complesso di azioni tra loro complementari, ma ben specifiche sui tre livelli fondamentali del percorso di vita dell’individuo. Si vuole così offrire un panello di servizi in rete, strutturati sulla definizione di standard di qualità, sulla complementarietà delle azioni e sulla gestione dei vari momenti e tempi del percorso individuale attraverso le tre tappe fondamentali dell’orientamento scolastico, universitario e professionale. Particolare cura dovrà essere posta sulla selezione degli strumenti più adeguati ai fabbisogni dell’utente e sulla verifica della rispondenza delle varie azioni compiute in funzioni di risultati misurabili ed osservabili che contribuiranno ad uno sviluppo regionale dei livelli di professionalizzazione e d’inserimento nel mercato del lavoro. Queste azioni mirate di orientamento integrato favoriranno inoltre un miglior incontro fra la domanda e l’offerta di lavoro contribuendo, nel contempo, allo sviluppo della nuova funzione in materia di politiche attive del lavoro, recentemente assegnata alle Regione dal processo di decentramento amministrativo in atto. Per agire in modo efficace lungo queste quattro direttrici, sarà inoltre importante sviluppare o rafforzare misure di sistema capaci di rendere incisiva l’azione non solo della Regione, ma dell’insieme dei soggetti che operano sul versante dell’orientamento, della formazione, dell’istruzione, delle politiche del lavoro e dei servizi per l’impiego. La sfida che è infatti posta alla Regione è quella di dispiegare una reale capacità di governo, utilizzando in maniera nuova gli strumenti che aveva già a disposizione anche nel passato, anche se non sempre in maniera sorganica. Formazione, Servizi per l’impiego, Pari opportunità, Dialogo sociale, Politiche attive del lavoro, Servizi per le imprese, Semplificazione normativa, Comunicazione, Sistemi informativi, Osservazione del Mercato del Lavoro, Orientamento sono funzioni che fanno riferimento ad azioni ed interventi anche rilevanti realizzati nel passato, ma non sono sempre state sfruttate appieno le possibilità di interazione sinergica. Se la qualità non è un valore assoluto, ma è strettamente collegata alla sua percezione, che significato nuovo occorre attribuire ai piani di comunicazione? Se l’attenzione dei servizi per l’impiego si sposta dal lavoratore all’impresa, come devono cambiare le politiche di orientamento e che senso è necessario dare ai servizi per le imprese, alla semplificazione normativa, ad un sistema informativo funzionale ed efficace? • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 22 • • • Il quadro di riferimento Il nuovo contesto istituzionale impone alle Amministrazioni di coordinare ed integrare le varie iniziative così da comporre un disegno coerente ed armonico, proprio come in un mosaico in cui ogni tassello concorre all’effetto complessivo e mette in risalto, con la propria diversità, i valori e le funzioni degli altri tasselli. Basti pensare, da un lato, alla crescente attenzione che desta, anche in ambito europeo, una concezione della pubblica amministrazione non limitata alla funzione di erogare servizi e incentivi all’occupazione, ma estesa anche a quella di favorire le condizioni per l’ampliamento delle occasioni di lavoro grazie alla strutturazione dell’offerta, all’organizzazione (e in taluni casi solvibilizzazione della domanda), al rafforzamento delle strutture e delle opportunità di intermediazione. Questa funzione può tra l’altro essere rafforzata dalla diffusione dei piani di sviluppo locale. Dall’altro lato, un ruolo sempre più importante sarà rivestito dagli accordi che dovranno essere raggiunti tra tutti gli attori coinvolti per pervenire ad un sistema integrato scuolaUniversità-formazione professionale e dalle relazioni che questo saprà sviluppare con il territorio e il sistema delle imprese. Tutto ciò richiede l’attivazione o il potenziamento di una serie di tavoli negoziali e di confronto che sappiano confluire in un “tavolo di sistema” capace di governare davvero i processi di trasformazione in atto. Senza indulgere in alcuna concezione panpartecipativa, occorre, infatti, prendere atto della necessità di operare in modo integrato e coordinato per poter mettere a frutto le sinergie tra i diversi soggetti che operano nel campo delle politiche del lavoro, della formazione e dell’orientamento anche ai fini dell’obiettivo prioritario della crescita della coesione sociale, obiettivo peraltro sempre al centro delle raccomandazioni dell’Unione Europea. 2.4. Guardare all’Europa Il 14 febbraio 2002 il Consiglio e la Commissione Europea hanno congiuntamente adottato il programma di lavoro sul follow up circa gli obiettivi dei sistemi di istruzione e formazione in Europa ponendo cinque traguardi da raggiungere entro il 2010: - - • raggiungere la più alta qualità nell’istruzione e formazione rendere i sistemi di istruzione e formazione in Europa sufficientemente compatibili tra loro da consentire ai cittadini di passare da uno Stato all’altro e trarre vantaggio dalla loro diversità poter far convalidare ovunque nella U.E. qualifiche, conoscenze e capacità ai fini della carriera e dell’ulteriore apprendimento dare agli europei, di tutte le età, accesso all’istruzione e formazione permanente fare dell’Europa la meta preferita di studenti, studiosi e ricercatori provenienti da altre regioni del mondo. Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 23 • • • Il quadro di riferimento Rispetto a questi cinque traguardi, il Consiglio e la Commissione Europea hanno individuato tre obiettivi strategici e 13 obiettivi relativi al programma di lavoro così sintetizzabili: Obiettivo strategico Obiettivo del programma di lavoro 1 Migliorare la qualità e l’efficacia 1.1 dei sistemi 1.2 Migliorare l’istruzione e la formazione per insegnanti e formatori Sviluppare le competenze per la società della conoscenza Garantire l’accesso alle TIC per tutti Attrarre più studenti agli studi scientifici e tecnici Sfruttare al meglio le risorse Ambiente aperto per l’apprendimento 1.3 1.4 2 Agevolare l’accesso di tutti ai sistemi di istruzione e formazione 1.5 2.1 2.2 2.3 3 Aprire i sistemi di istruzione e formazione al resto del mondo 3.1 3.2 3.3 3.4 3.5 Rendere l’apprendimento più attraente Sostenere la cittadinanza attiva, le pari opportunità e la coesione sociale Rafforzare i legami con il mondo del lavoro e della ricerca, con la Società in generale Sviluppare lo spirito imprenditoriale Migliorare l’apprendimento delle lingue straniere Aumentare la mobilità e gli scambi Rafforzare la cooperazione europea Va, inoltre, ricordato che con una recentissima Comunicazione4 la Commissione Europea ha proposto cinque criteri di riferimento europei per i sistemi di istruzione e formazione al 2010: - ridurre almeno della metà, rispetto al 2002, il tasso di giovani che lasciano prematuramente la scuola - ridurre almeno della metà lo squilibrio tra uomini e donne tra i laureati in matematica, materie scientifiche e tecnologiche - raggiungere l’80% di persone dai 25 ai 59 anni, cittadini della U.E, con una formazione superiore - fare in modo che il tasso di partecipazione all’istruzione ed alla formazione lungo tutta la vita interessi, nella U.E., almeno il 15% della popolazione adulta in età lavorativa e che nessun Paese abbia un tasso inferiore al 10% - ridurre della metà la percentuale di giovani di 15 anni che hanno difficoltà nella lettura, in matematica o nelle materie scientifiche. 4 • Comunicazione della Commissione Europea del 20/11/2002 Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 24 • • • Il quadro di riferimento E’ in questo contesto ed a sostegno di questa strategia che s’inserisce il nuovo Programma Triennale dei servizi per l’impiego, delle politiche formative e del lavoro della Regione Liguria Ed è in questo spirito europeo che la Regione Liguria intende avviare una prima sperimentazione che, previa verifica con le Istituzioni e le Parti Sociali interessate, potrebbe riguardare l’applicazione del Curriculum vitae europeo ai lavoratori frontalieri, al fine di favorirne la occupabilità nei Paesi limitrofi, recependo la raccomandazione dell’11 marzo 2002 con la quale la Commissione Europea, nell’intento di favorire la trasparenza delle qualifiche e delle competenze e di favorire la mobilità di studenti e di lavoratori, ha invitato gli Stati membri a promuovere e diffondere un modello comune europeo di Curriculum Vitae. Atteso l’invito della Commissione, che entro il 2004 effettuerà una valutazione del modello comune e dell’attuazione del sistema, la Regione Liguria, sulla base degli esiti della sperimentazione effettuata, aprirà un confronto con i soggetti competenti in tema di orientamento per la verifica della possibilità di sperimentare detto modello su tutto il territorio ligure nell’arco del 2004 mediante l’introduzione in tutti gli interventi formativi di un modulo informativo sulla compilazione del C. V. europeo, previa preparazione dei docenti delle sedi formative. Peraltro, anche in tema di formazione e politiche del lavoro, il rapporto della Regione con l’Unione Europea non si limita ad un “recepimento” delle raccomandazioni e degli obiettivi comunitari. Con gli uffici dell’Unione, e con gli altri Stati membri, il dialogo è da tempo positivamente avviato ed è intenzione della Regione intensificarlo anche in forza delle nuove competenze che le vengono attribuite dalla riforma dell’art. 117 della Costituzione, secondo la proposta attualmente all’esame del Parlamento, Il Fondo Sociale Europeo, infatti, non è stato e non è solo un’importantissima fonte di finanziamento per la realizzazione delle politiche regionali, è anche un laboratorio di idee e di sperimentazioni, di contenuti e di metodologie, di interscambi multiculturali, estremamente importante per un continuo miglioramento delle politiche e del sistema regionale. In questa ottica, la Regione dedicherà maggior attenzione alle varie sperimentazioni che si stanno effettuando in campo europeo, dall’e.learning ai programmi di scambio di operatori, al fine di acquisire sempre maggiore capacità di dialogo con l’Unione Europea. A tal fine si costituirà in seno all’Assessorato regionale una task force che, in collaborazione con gli altri uffici regionali competenti in tema di Comunità, sviluppi progetti di partecipazione a bandi e programmi dell’Unione Europea nei campi della formazione e dell’occupazione. • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 25 • • • Il quadro di riferimento Sempre per restare agli indirizzi europei, va raccolto e diffuso l’invito della Commissione a dare trasparenza nella informazione del contributo comunitario L’importanza del Fondo Sociale Europeo rispetto all’attuazione delle politiche della formazione e dell’impiego è noto a tutti i soggetti coinvolti nelle diverse azioni. Occorre, tuttavia, rilevare che nella realizzazione degli interventi viene sovente trascurata una corretta informazione e trasparenza rispetto alla presenza del cofinanziamento comunitario. La Regione Liguria, in qualità di Autorità di gestione incaricata dell’esecuzione degli interventi, è responsabile ai sensi delle disposizioni comunitarie 5 in materia di corretta informazione sugli interventi dei Fondi strutturali.ed in questo ruolo richiama i soggetti pubblici e privati, che beneficino di contributi del Fondo Sociale Europeo nell’ambito di un intervento programmato dalla Regione Liguria, all’obbligo di applicare le disposizioni del citato regolamento in ogni iniziativa di informazione e pubblicità, obbligo già più volte richiamato in sede di normativa regionale sulle modalità attuative del FSE ed in sede di Piano regionale di comunicazione. Infine, va evidenziata che la Regione Liguria deve dotarsi di nuove capacità programmatorie e gestionali, in vista della possibilità di una riduzione del contributo comunitario dopo il 2006, per mantenere un livello di prestazioni conforme a quello europeo; ciò richiederà una tempestiva preparazione del personale per far fronte ai nuovi ruoli che la Regione dovrà assumere, nonché la rivisitazione e redifinizione sia della sua mission che della sua strutturazione. 5 • Regolamento n° 1159/2000 Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 26 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 3. Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 3.1. I contenuti I contenuti del nuovo Programma Triennale sono caratterizzati sia dalla continuità con la programmazione regionale dell’Obiettivo 3, sia dall’introduzione di ulteriori elementi di innovazione, che riguardano gli obiettivi di fondo e quelli trasversali da conseguire nel triennio. I diversi documenti pluriennali di programmazione regionale (il Documento di Programmazione Economico-Finanziaria 2003-2005 – DPEF -, il Programma Operativo Regionale Obiettivo 3 2000-2006 - P.O.R.-, il Documento Unico di Programmazione Obiettivo 2 2000 -2006 – DOCUP-) approvati nell’ultimo biennio traducono l’impostazione politica della Regione in azioni, obiettivi e risultati previsti a livello di pianificazione interna ad opera dei servizi e contengono proposte operative per il programma di lavoro della Regione. Le condizioni e la natura del programma triennale per “lo sviluppo e rafforzamento del capitale umano” sono quindi necessariamente cambiate, il programma rappresenta ormai uno strumento politico integrato nel nuovo ciclo che si è andato a delineare. La Regione con il DPEF e con i programmi attuativi dei fondi strutturali ha stabilito le sue priorità, il presente programma è quindi imperniato sulle principali azioni con le quali s’intendono affrontare ed attuare tali priorità, per porre le basi per l’attuazione nel triennio dei primi necessari cambiamenti interni e nel contesto socioeconomico di riferimento. La strategia del nuovo Programma triennale costituisce, pertanto, il quadro per una definizione preliminare delle linee e per la programmazione operativa da parte della Giunta regionale, il quando e il come è determinato dalla evoluzione del quadro normativo regolamentare nazionale regionale ed europeo. In tale ottica pertanto, tenuto conto dei risultati ottenuti nell’ultimo biennio e del contesto socio-economico in evoluzione, il Programma Triennale: • definisce le priorità politiche, ma ne prevede l’adattamento per tener conto di importanti nuovi sviluppi (normative di contesto). • evidenzia le principali azioni di medio termine, ma non fornisce un quadro completo dell’attività della Regione, gran parte della quale è tuttora condizionata da lavori in divenire essenzialmente legati ad una evoluzione normativa nazionale e regionale. • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 27 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 In questa fase di quadro normativo, nazionale e regionale, in evoluzione, la Regione dovrà fissare linee-guida generali, che diano maggiori garanzie circa la qualità degli interventi, favorendo gli interventi che mirano a migliorare le condizioni del mercato del lavoro, ed eserciti un più elevato ruolo tecnico, favorendo le relazioni a rete tra le Istituzioni che partecipano alla politica. Per realizzare ciò si dovranno altresì delineare gli strumenti e metodi per conseguire i seguenti obiettivi: • semplificare le procedure, • ridurre la segmentazione dei fondi e quindi degli interventi, • disegnare e dare effettiva attuazione a metodi e piani più efficaci di partenariato con le autorità locali e con le parti sociali, coinvolgendo in maniera particolare gli Enti Locali. 3.2. La realizzazione del Programma Triennale 1999 – 2001 e l’evoluzione del sistema Nel precedente triennio si è avviato un periodo di cambiamento complessivo del sistema delle politiche formative e del lavoro, sia per fattori esterni alle competenze programmatorie proprie della Regione (quale la riforma dei fondi strutturali e della normativa nazionale) sia per l’avvio di un processo regionale di diversificazione degli interventi nei sistemi di formazione e di raccordo tra politiche/interventi formativi ed altri strumenti di politiche del lavoro. Molte misure di policy promosse dalla legislazione nazionale di promozione dell’occupazione (nuovo apprendistato, lavori socialmente utili, ecc.) sono state qualificate ed integrate a livello regionale in un processo di concertazione con le parti. Sono stati sperimentati nuovi strumenti di politica attiva del lavoro con particolare riguardo ai soggetti “deboli” nell’accesso al mercato del lavoro (donne, categorie svantaggiate, disoccupati di lunga durata, giovani a rischio di disoccupazione) – quali counselling, bilancio di competenze, work experience, formazione individualizzata, azioni di accompagnamento. Percorsi di qualificazione e di specializzazione sono stati progettati e gestiti congiuntamente dai due sistemi formativi, nello sviluppo di una linea di raccordo tra formazione professionale e istruzione. La formazione continua a finanziamento pubblico (comunitario e nazionale) ha permesso di sensibilizzare ed attivare un segmento di imprese (piccole e medie) che • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 28 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 ancora nel recente passato risultava assente nell’esprimere bisogni, nel progettare interventi e nel gestire attività formative per i propri dipendenti. A fronte degli impatti positivi registrati, sono emerse alcune criticità chiave, quali alcuni effetti, non voluti e non previsti, sul sistema formativo – basta citare la “caduta” di due Enti storici – che hanno comunque rimarcato l’esigenza di porre il tema/processo qualità del sistema come priorità da perseguire per un’evoluzione degli organismi di formazione verso un modello organizzativo e gestionale che consenta di dare vita a procedure chiare, certe, orientate agli obiettivi di soddisfazione dei clienti. Il processo, avviato alla fine dell’anno 2000 e che vedrà il completamento con il nuovo programma, si articola in tre macro linee di intervento che agiranno • sul sistema attuale per un primo processo di riordino del sistema formativo; • in accompagnamento al sistema per affiancarlo in un processo di rinnovamento verso un sistema di qualità; • in un totale processo di rinnovamento verso la qualità. Per avviare tale processo che si presenta di particolare rilevanza e di notevole impatto sul territorio ligure e per realizzare il quale si ritiene sia essenziale e prioritaria una condivisione del sistema istituzionale e sociale, a dicembre 2000 è stata siglata e ratificata dalla Giunta regionale una prima intesa-quadro tra la Regione, le Province e le OO.SS. volta a determinare modalità e criteri per la predisposizione e valutazione dei piani di riordino degli enti del sistema formativo ligure al fine di pervenire alla predisposizione di un piano regionale di intervento. Tale documento rappresenta il primo strumento per la definizione di un’intesa quadro complessiva sul riordino, ristrutturazione ed adeguamento del sistema formativo ligure. Per tracciare un quadro di riferimento teso a perseguire il fine sopra delineato (riordino, ristrutturazione e adeguamento del sistema formativo ligure) è stata avviata un’analisi ricognitoria sul sistema (invito approvato dalla G.R. con deliberazione n. 465 del 20/4/2001) con l’obiettivo di addivenire alla: • ristrutturazione degli enti di formazione comportanti investimenti per la riorganizzazione, il rinnovo o l’aggiornamento tecnologico • gestione degli esuberi di personale favorendo l’avvio ed utilizzo di strumenti di accompagnamento e di sostegno alla fuoriuscita dal sistema formativo quali: • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 29 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 • misure di accompagnamento, ad un riposizionamento sul mercato, del personale, utilizzando strumenti di politica attiva del lavoro; • sostegno alla nascita di nuovi enti e/o agenzie formative, emanazione del personale di enti oggetto di processi irreversibili di crisi, dotati di assetti organizzativi snelli e di competenze adeguate; • interventi finalizzati a forme di accompagnamento per incentivare la fuoriuscita dagli enti del personale non riconvertibile. In tale contesto la Giunta Regionale ha approvato (marzo 2001) il Piano della qualità del sistema formativo ligure che contiene quattro obiettivi principali: • attuare un sistema di accreditamento periodico per macro settori dei soggetti erogatori di formazione professionale, attraverso la predisposizione di un modello operativo basato su una griglia di standards predeterminati e costantemente aggiornati in relazione alle evoluzioni dei bisogni e del quadro generale. • dotarsi di uno strumento di valutazione e controllo della qualità esterno alla Regione, costituito secondo criteri che ne consentano un funzionamento snello ed operativo, che operi nei tre momenti principali della valutazione del processo formativo (ex ante, in itinere, ex post). • definire standard di competenze professionali dei formatori. • definire un sistema di certificazione dei percorsi formativi basato sul principio dei crediti. 3.2.1. Indicatori di realizzazione L’illustrazione dei dati relativi alla realizzazione del precedente Programma Triennale è caratterizzata dal fatto che esso si è sviluppato nell’ambito di due differenti Regolamenti del Fondo Sociale Europeo; sino al 31/12/99 i riferimenti sono stati i Regolamenti n° 2081/93 – 2082/93 – 2084/93 per il periodo 1994-1999, articolato su 4 Obiettivi (2, 3, 4 e 5B), Assi, Programmi Quadro e Programmi Indirizzo, mentre, a partire dal gennaio 2000, la realizzazione ha avuto a riferimento i Regolamenti n°1260/99 e 1784/99 che prevedono un solo Obiettivo (il 3) suddiviso in misure. Ai fini della valutazione della realizzazione, sembrano rilevanti due indicatori : - • quello finanziario Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 30 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 - quello inerente le azioni programmate e realizzate Per la succitata diversità di impostazione metodologica fra Assi e Misure, i dati inerenti la realizzazione (1999-2001), ed esistenti in Regione al 31/12/2002, sono stati accorpati per tipologie di azioni. (gli interventi regionali sono pluriennali e la loro realizzazione è attualmente ancora in corso). 3.2.1.1. Indicatori finanziari per tipologia di azione Risorse per aiuti ed azioni di accompagnamento Provincia Risorse Risorse impegnate % impegnato Genova 3.848.612,61 3.915.857,39 101,75% Imperia 981.204,94 949.143,29 96,73% La Spezia 975.439,23 886.743,75 90,91% Savona 607.675,19 575.204,99 94,66% Reg. Liguria 2.264.684,66 1.870.850,07 82,61% Risorse per apprendistato, contratti Formazione lavoro, cigs, liste mobilità Provincia • Risorse Risorse impegnate % impegnato Genova 7.226.445,80 5.950.900,91 82,35% Imperia 1.161.749,02 1.065.899,23 91,75% La Spezia 1.464.223,70 936.126,73 63,93% Savona 2.048.881,82 1.508.905,28 73,65% Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 31 • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 • Risorse per formazione diplomati Provincia Risorse Risorse impegnate % impegnato Genova 3.845.911,93 3.511.838,11 91,31% Imperia 1.865.952,59 1.865.952,59 100,00% La Spezia 4.807.409,06 4.555.368,33 94,76% Savona 3.040.128,05 2.869.162,30 94,38% Risorse per formazione rivolte alle donne Provincia Risorse Risorse impegnate % impegnato Genova 1.027.754,04 785.673,56 76,45% Imperia 344.589,85 294.918,57 85,59% La Spezia 512.955,95 473.846,50 92,38% Savona 705.437,72 668.258,03 94,73% Risorse per formazione per drop out Provincia • Risorse Risorse impegnate % impegnato Genova 358.616,10 362.667,70 101,13% Imperia 89.806,02 89.806,02 100,00% La Spezia 87.797,72 87.797,72 100,00% Savona 0 0 0 Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 32 • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 • Risorse per formazione ex lege Provincia Risorse Risorse impegnate % impegnato Genova 1.408.205,63 1.216.784,14 86,41% Imperia 26.072,29 26.072,29 100,00% La Spezia 350.818,77 335.153,69 95,53% Savona 276.297,97 231.976,16 83,96% Risorse per formazione per fasce deboli Provincia Risorse Risorse impegnate % impegnato Genova 4.122.982,32 3.626.779,04 87,96% Imperia 477.030,00 407.236,90 85,37% La Spezia 554.992,26 351.111,86 63,26% Savona 658.268,77 597.559,05 90,78% Risorse per formazione continua e permanente Provincia • Risorse Risorse Impegnate % impegnato Genova 36.564.424,45 26.064.118,51 71,28% Imperia 3.547.899,40 3.090.779,03 87,12% La Spezia 6.786.691,95 4.572.638,66 67,38% Savona 7.846.277,40 6.055.060,46 77,17% Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 33 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 Risorse per formazione professionalizzante IV e V anno Istituti professionali, tecnici e nautici Provincia Genova Risorse Risorse impegnate % impegnato 335.170,00 288.666,84 86,13% 112.794,19 64.941,16 57,57% Imperia La Spezia Savona Risorse per job creation Provincia Risorse Risorse impegnate % impegnato Genova 2.682.082,52 1.991.971,78 74,27% Imperia 491.618,61 382.220,64 77,75% La Spezia 488.515,77 325.956,69 66,72% Savona 730.660,18 587.166,92 80,36% Risorse per formazione post laurea Provincia • Risorse Risorse impegnate % impegnato Genova 983.097,41 924.949,52 94,09% Imperia 338.843,14 235.952,52 69,63% La Spezia 781.778,34 721.078,59 92,24% Savona 668.928,19 592.182,98 88,53% Reg. Liguria 900.091,41 900.091,41 100,00% Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 34 • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 • Risorse per progetti integrati Provincia Risorse Risorse Impegnate % impegnato Genova 20.800.219,05 18.824.669,40 90,50% Imperia 1.448.852,18 1.223.026,36 84,41% La Spezia 1.972.857,04 1.894.348,08 96,02% Savona 1.417.185,10 1.400.227,91 98,80% Reg. Liguria 10.032.118,62 7.757.611,68 77,33% Risorse per azioni di sistema Provincia • Risorse Risorse Impegnate % impegnato Genova 2.241.260,03 2.184.431,58 97,46% Imperia 150.275,92 148.230,90 98,64% La Spezia 646.358,05 643.979,77 99,63% Savona 1.864.811,43 1.824.849,53 97,86% Reg. Liguria 10.280.070,64 9.679.738,18 94,16% Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 35 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 Risorse per work experiences Provincia Risorse Risorse impegnate % impegnato Genova 1.325.049,12 1.044.877,22 78,86% Imperia 180.122,83 128.616,59 71,40% La Spezia -- -- -- Savona 383.851,59 371.916,83 96,89% 3.2.1.2. Indicatori fisici di realizzazione per tipologia di azione Aiuti ed accompagnamenti Azioni Azioni Azioni Programmate Avviate Concluse % concl su prog. % concl su avv. Genova 381 374 328 86,09% 87,70% Imperia 135 135 118 87,41% 87,41% La Spezia 110 102 91 82,73% 89,22% Savona 71 68 64 90,14% 94,12% Reg. Liguria 72 71 11 Apprendistato, contratti formazione lavoro, cigs, liste mobilità Azioni Azioni Azioni Programmate Avviate Concluse % concl su prog. % concl su avv. Genova 224 185 185 82,59% 100,00% Imperia 62 52 52 83,87% 100,00% La Spezia 28 21 21 75,00% 100,00% Savona 67 47 47 70,15% 100,00% • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 36 • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 • Diplomati Azioni Azioni Azioni Programmate Avviate Concluse % concl su prog. % concl su avv. Genova 381 374 328 86,09% 87,70% Imperia 135 135 118 87,41% 87,41% La Spezia 110 102 91 82,73% 89,22% Savona 71 68 64 90,14% 94,12% Donne Azioni Azioni Azioni Programmate Avviate Concluse % concl su prog. % concl su avv. Genova 68 62 58 85,29% 93,55% Imperia 7 6 6 85,71% 100,00% La Spezia 22 22 20 90,91% 90,91% Savona 11 10 10 90,91% 100,00% Drop outs Azioni Azioni Azioni Programmate Avviate Concluse % concl su prog. % concl su avv. Genova 76 71 63 82,89% 88,73% Imperia 34 34 22 64,71% 64,71% La Spezia 5 5 5 100,00% 100,00% Savona -- -- -- • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 37 • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 • Interventi formativi ex lege Azioni Azioni Azioni Programmate Avviate Concluse % concl su prog. % concl su avv. Genova 88 72 66 75,00% 91,67% Imperia 4 4 4 100,00% 100,00% La Spezia 30 29 22 73,33% 75,86% Savona 31 28 17 54,84% 60,71% Interventi per fasce deboli Azioni Azioni Azioni Programmate Avviate Concluse % concl su prog. % concl su avv. Genova 85 77 74 87,06% 96,10% Imperia 21 18 15 71,43% 83,33% La Spezia 27 18 18 66,67% 100,00% Savona 16 15 15 93,75% 100,00% Formazione continua e permanente Azioni Azioni Azioni Programmate Avviate Concluse % concl su prog. % concl su avv. Genova 4028 2867 2696 66,93% 94,04% Imperia 401 284 238 59,35% 83,80% La Spezia 511 329 309 60,47% 93,92% Savona 1001 759 745 74,43% 98,16% • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 38 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 Formazione professionalizzante V e V anno Istituti professionali, tecnici e nautici Azioni Azioni Azioni Programmate Avviate Concluse Genova 215 202 202 Imperia 0 0 0 La Spezia 8 5 5 Savona 0 0 0 % concl su prog. % concl su avv. 93,95% 100,00% 62,50% 100,00% Job creation Azioni Azioni Azioni Programmate Avviate Concluse % concl su prog. % concl su avv. Genova 86 50 44 51,16% 88,00% Imperia 10 8 7 70,00% 87,50% La Spezia 12 8 6 50,00% 75,00% Savona 30 28 27 90,00% 96,43% Formazione per laureati Azioni Azioni Azioni Programmate Avviate Concluse % concl su prog. % concl su avv. Genova 14 12 12 85,71% 100,00% Imperia 8 7 6 75,00% 85,71% La Spezia 16 14 12 75,00% 85,71% Savona 15 12 12 80,00% 100,00% • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 39 • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 • Obbligo scolastico e formativo Azioni Azioni Azioni Programmate Avviate Concluse % concl su prog. % concl su avv. Genova 439 421 404 92,03% 95,96% Imperia 80 72 60 75,00% 83,33% La Spezia 82 56 50 60,98% 89,29% Savona 96 76 65 67,71% 85,53% Formazione di orientamento Azioni Azioni Azioni Programmate Avviate Concluse % concl su prog. % concl su avv. Genova 20 20 13 65,00% 65,00% Imperia 4 4 4 100,00% 100,00% La Spezia 33 30 26 78,79% 86,67% Savona 13 13 13 100,00% 100,00% Progetti integrati Azioni Azioni Azioni Programmate Avviate Concluse % concl su avv. Genova 586 535 390 66,55% 72,90% Imperia 29 26 20 68,97% 76,92% La Spezia 56 50 42 75,00% 84,00% Savona 56 51 48 85,71% 94,12% 67 67 Reg. Liguria • % concl su prog. Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 40 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 Work experiences Azioni Azioni Azioni Programmate Avviate Concluse % concl su prog. % concl su avv. Genova 14 14 11 78,57% 78,57% Imperia 5 5 5 100,00% 100,00% La Spezia 0 0 0 Savona 13 13 9 69,23% 69,23% Inoltre, nell’ottica del miglioramento del sistema, sono stati realizzate le seguenti sperimentazioni a regia regionale : ANNO 1999 - Finanziamenti P.O.M. Ministero del Lavoro: Parco Progetti ed Azioni innovative • Progetto “Formazione integrata nell’apprendistato”: inerente la sperimentazione formativa rivolta agli apprendisti dell’artigianato • Progetto “La formazione per l’apprendistato per le imprese sperimentazione formativa rivolta agli apprendisti dell’artigianato • “Progetto interregionale per lo sviluppo dei sistemi portuali” condotto in raccordo con la Regione Emilia Romagna – la Regione Toscana – la Regione Friuli Venezia Giulia, e mirato allo sviluppo della formazione manageriale in ambito portuale • Progetto “Oltre la Siepe” rivolto ai ristretti e finalizzato alla messa a sistema di una modalità integrata di formazione e di inserimento lavorativo • Progetto “Crea impresa”, condotto in raccordo con la Regione Friuli Venezia Giulia nell’ambito del Programma Operativo “Parco Progetti : una rete per lo sviluppo locale” approvato dalla Commissione Europea nel 97, mirato allo sviluppo di una nuova modalità formativa per la nascita di nuove imprese e la messa a sistema del modello sperimentato artigiane”: Finanziamenti Comunitari • Piano sperimentale “Euro 2000”: Piano formativo per il settore del commercio, programmato e verificato in raccordo con le Parti Sociali, articolato in un primo momento di rilevazione ed analisi dei bisogni delle imprese ed un secondo momento, gestito a livello provinciale, di realizzazione di azioni di formazione breve che ha interessato oltre 1000 imprese • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 41 • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 • • Progetto sperimentale “Master in gestione di impresa per le cooperative sociali”, iniziativa di formazione continua rivolta ai quadri delle cooperative per il miglioramento delle capacità di programmazione-gestione • Progetto sperimentale “Formazione continua nella portualità ligure”, mirato allo sviluppo della formazione in ambito portuale, con particolare attenzione al problema della sicurezza e dell’ambiente • “Programma generale di intervento rivolto al personale sanitario della Liguria”, formazione continua mirata all’apprendimento linguistico, per la parte specifica del linguaggio del settore sanitario, e della comunicazione interculturale ANNO 2000 - Finanziamenti Statali (Legge 413/97) e Comunitari • “Programma multiregionale per la formazione e l’occupazione nell’industria cantieristica e navalmeccanica”; è un Piano formativo cofinanziato da Legge statale per il settore della cantieristica e da fondi regionali, finalizzato allo sviluppo di competenze operative del settore • “Piano straordinario per la qualificazione della manodopera per la cantieristica navale spezzina”: si tratta di Piano formativo cofinanziato da Legge statale per il settore della cantieristica e da fondi regionali, finalizzato allo sviluppo di competenze operative del settore ANNO 2001 - Finanziamenti comunitari • Piano regionale sperimentale “Informatica per la terza età”: iniziativa sperimentale per l’inclusione sociale, finalizzata al reinserimento di persone di età superiore ai 60 anni, mediante l’utilizzo dell’informatica • Progetto interregionale “College marittimo ligure toscano”, iniziativa di specializzazione rivolta ai diplomati degli Istituti nautici, condotta in raccordo con la Regione Toscana, e finalizzata a promuovere le professioni marino-marittime Si ritiene opportuno mettere in evidenza gli elementi di trasferibilità, in termini di metodologia o di contenuti, di alcune sperimentazioni sopra indicate I progetti sperimentali per l’apprendistato hanno portato alla realizzazione di n° 12 CD Rom, suscettibili di essere messi a sistema, che riguardano i principali profili professionali dell’artigianato in Liguria e sono il risultato di una metodologia innovativa basata sull’autoformazione e la formazione a distanza. L’idea a base del progetto “Informatica per la terza età” è che un buon livello di competenza nell’utilizzo delle nuove tecnologie può allontanare il rischio di isolamento sociale ed aprire un ventaglio di possibili applicazioni, dal reinserimento nella vita attiva, all’utilizzo di teleservizi, alla risocializzazione. • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 42 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 Il progetto “Informatica per la terza età” ha interessato 590 persone, e la sua rispondenza a bisogni presenti sul territorio è dimostrata dalle oltre tremila domande presentate nel 2002, evidenziando l’opportunità di considerare fasce di utenti prima non esaminate adeguatamente in sede di rilevazione dei bisogni. Rispetto agli esiti occupazionali, la loro rilevazione si è fermata al 1999. A partire dal 1998, infatti, il sistema formativo è stato ampiamente articolato ed allargato ad interventi di integrazione per occupati, il che ha portato ad un cambiamento del sistema nazionale di rilevazione del placement attualmente ancora in fase di sperimentazione. Ultimata la sperimentazione, la Regione Liguria provvederà ad una rapida applicazione di metodologia ed indicatori al sistema regionale ligure, attesa la importanza, ai fini sia programmatori che di monitoraggio e valutazione complessiva delle azioni realizzate, che la Regione assegna ad una rilevazione puntuale e svolta in tempi ravvicinati. Per quanto riguarda la realizzazione del Programma Triennale 1999-2001 per la parte inerente i servizi per l’impiego ne è stata disciplinata la costituzione con la legge regionale n.27/1998 che ha stabilito la loro integrazione con le politiche formative e del lavoro. La programmazione regionale di tali servizi, come definita nell’ambito del programma triennale 1999 – 2001 dei servizi per l’impiego, delle politiche formative e del lavoro, ha riguardato le linee guida del sistema e le aree strategiche di intervento: orientamento, osservatorio sul mercato del lavoro, sistema informativo regionale integrato per l’occupazione, sistema di comunicazione. Si riporta di seguito il quadro complessivo degli stanziamenti previsti nel triennio 1999-2001 suddivisi per tipologia d’intervento e fonte di finanziamento. • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 43 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 Fonte Regione Stato Unione Europea Tipologia Realizzazione, manutenzione e aggiornamento del sistema informativo regionale integrato per l'occupazione e per il collegamento e la manutenzione delle banche dati Sviluppo della cooperazione Funzionamento dell'Osservatorio sul Mercato Lavoro Orientamento professionale Promozione della legge regionale 14/8/1995 n. 41 Interventi della legge regionale 14/8/1995 n. 41 Stanziamento 246.910,17 433.823,80 192.638,42 429.175,68 619.748,28 4.906.340,54 Piano di innovazione dei sistemi formativi (legge 12/11/1988, n. 492) Fondo nazionale per il diritto al lavoro dei disabili (legge 12/3/1999, n. 68) Fondo Nazionale per l’Occupazione Reimpiego del personale con qualifica dirigenziale e sostegno alla piccola impresa Finanziamento dell'Agenzia Liguria Lavoro per il proprio funzionamento Funzioni conferite in materia di mercato del lavoro ai sensi del decreto legislativo 23/12/1997 n. 469 1.531.036,48 Spese finanziate dall'Unione Europea/F.S.E. per la realizzazione della Misura A1 dell’Obiettivo 3 9.094.867,00 3.001.158,54 2.433.085,34 31.819,94 2.675.246,74 799.028,42 Nella definizione delle modalità attuative del programma sono state indicate le modalità di integrazione del sistema regionale dei servizi per l’impiego con le politiche formative e del lavoro e le modalità di integrazione delle competenze delle Province, degli altri enti locali e delle altre istituzioni attive nel mercato del lavoro. Sono stati anche delineati - in modo descrittivo - gli standard di erogazione dei servizi relativi alle diverse tipologie di utenza, gli standard dei centri per l’impiego, i criteri per l’individuazione dei servizi specialistici, gli obiettivi per la riqualificazione del personale i criteri per la programmazione delle attività dell’Agenzia Liguria Lavoro, i criteri ed i parametri per l’assegnazione dei fondi alle Province e per la ripartizione tra le diverse tipologie di iniziative. Inoltre la Regione ha provveduto alla individuazione dei criteri per la distribuzione territoriale dei centri per l’impiego, che da 10 sono passati a 13 a seguito della recente apertura di nuove sedi nell’area genovese, e alla individuazione del marchio e del sistema di identificazione dei servizi per l’impiego. Il processo di attuazione del sistema dei servizi per l’impiego nel triennio 1999 2001 si è potuto avvalere delle risorse progettuali, operative e finanziarie del Piano di innovazione del sistema di orientamento finanziato nell’ambito della legge 492/88, che è stato adeguatamente riformulato per corrispondere alle nuove esigenze. • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 44 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 In particolare è stato possibile intraprendere una importante azione di formazione e aggiornamento del personale che ha impegnato tutti gli operatori trasferiti dallo Stato alle Province con l’impiego di risorse finanziarie del Fondo Sociale Europeo della precedente programmazione per l’anno 2000 e della nuova programmazione per l’anno 2001. Il Piano, che si è concluso alla fine del 2001, ha consentito l’attuazione di interventi di assistenza tecnica alla rete dei servizi, di costruzione del sistema informativo, di formazione aggiornamento e riqualificazione degli operatori e di ricerca e sperimentazione di metodologie. L’attuazione dei servizi per l’impiego si è altresì avvalsa delle risorse del Fondo Sociale Europeo 2000 - 2006 Obiettivo 3 - Misura A1. La Regione attraverso specifiche disposizioni attuative ha messo a bando per i primi due anni del P.O.R. risorse ingenti destinate alla costruzione della rete delle strutture dei centri per l’impiego (immobili, arredi, impianti tecnologici) delle Amministrazioni Provinciali, nonché per la attuazione delle prime attività innovative. Le risorse del P.O.R. - Misura A1 - sono state altresì destinate ad interventi regionali soprattutto rivolti a costituire un sistema di informazione-comunicazione in materia di lavoro - denominato “iolavoro” (pubblicazioni a stampa settimanali e mensili, portale, telegiornale sul lavoro, trasmissione televisiva di testi, inserti settimanali sulla stampa quotidiana) la cui gestione è stata affidata all’ente strumentale regionale Agenzia Liguria Lavoro. In questa fase sono stati rilevati alcuni aspetti problematici, difficoltà o lacune del sistema che così si riassumono; • stato di degrado delle sedi di servizio dei Centri per l’Impiego ereditato dallo Stato; • non completa utilizzazione di tutte le potenzialità rappresentate dall’ente strumentale regionale; • mancato avvio a regime del sistema informativo del lavoro previsto dall’art. 10 del decreto legislativo 469/97. Lacuna che permane nonostante la sottoscrizione di una specifica convenzione tra Ministero del Lavoro e Regione Liguria e che investe non solo la Regione Liguria ma l’intero insieme dei servizi per l’impiego a livello nazionale. • mancanza di un supporto informatico comune con il sistema scolastico per la completa realizzazione del dettato della legge 181/2000 sull’obbligo formativo • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 45 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 E’ stata, inoltre, data disciplina e finalizzazione alla Agenzia Liguria Lavoro, Ente strumentale istituito con la legge regionale n° 27/98, puntualizzandone la mission ed arrivando ad organizzare la sua attività con budget specifici e mirati che assicurano la trasparenza gestionale. Rispetto infine alla promozione occupazionale, va ricordato che nell’applicazione della legge regionale n. 41/1995 ha influito il tipo di comunicazione curata dalla singola Provincia ed, inoltre, si sono evidenziate rigidità e difficoltà di adattamento alle mutate esigenze regionali, difficoltà che hanno indotto la Regione a predisporre un disegno di legge, recentemente approvato dalla Giunta regionale, sulla promozione occupazionale. A titolo indicativo, rispetto agli interventi in base alla legge regionale n° 41/95, pur con differenti gradazioni nei diversi ambiti provinciali, le domande presentate dagli utenti si è maggiormente distribuita sulle seguenti tipologie d’intervento. Apprendisti 1999 2000 2001 Totale Genova 212 159 113 484 Imperia 27 21 42 90 La Spezia 183 222 113 518 Savona 59 30 7 96 Totale 481 432 275 1188 Auto Imprenditor ialità 1999 2000 2001 Totale Genova 164 256 248 668 Imperia 67 46 30 143 La Spezia 77 115 50 242 Savona 47 59 25 131 Totale 352 476 353 1184 • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 46 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 Contratti Formaz – Lavoro 1999 2000 2001 Totale Genova 63 53 45 484 Imperia 11 2 18 90 La Spezia 89 31 13 518 Savona 46 11 3 60 Totale 209 97 79 385 Esperienze su luoghi di lavoro 1999 2000 2001 Totale Genova 377 479 484 1.340 Imperia 190 142 296 628 La Spezia 37 76 65 178 Savona 43 34 11 88 Totale 647 731 856 2.234 Progetti Integrati 1999 2000 2001 Totale Genova 56 36 18 110 Imperia 9 8 1 18 La Spezia 0 8 11 19 Savona 5 6 4 15 Totale 70 58 34 162 Le risorse finanziarie disponibili per gli interventi disciplinati dalla Legge regionale 41/95 si sono ridotte da 3,5 miliardi di lire del 1999 a 3 miliardi per ciascuna delle annualità 2000 e 2001 e sono state complessivamente utilizzate secondo quanto indicato nella seguente tabella: • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 47 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 Risorse Risorse impegnate % impegnato Genova 2.968.523,85 2.799.536,72 94,31% Imperia 554.290,73 560.119,95 101,05% La Spezia 743.802,96 701.623,43 94,33% Savona 639.722,99 751.018,70 117,40% Totale 4.906.340,54 4.812.298,80 98,08% 3.3. Le prospettive Pur tenendo presente che la programmazione 2003 - 2005 si colloca in un quadro ancora in forte evoluzione, sia a livello regionale sia nazionale, l’analisi del contesto socio-economico e normativo già fornisce alcuni elementi cruciali di riflessione per la programmazione in atto. In sostanza emerge ancora chiaramente: • da un lato la presenza di condizioni e contraddizioni strutturali che incidono sullo sviluppo dell’occupazione, rispetto alle quali le politiche per l’impiego e della formazione possono svolgere un ruolo importante • dall’altro le ancora limitate presenze di dispositivi di intervento immediato sull’offerta, in grado di garantire alle persone in cerca di lavoro una gamma di servizi che ne rafforzino e ne potenzino le capacità di scelta e le possibilità di inserimento nel mercato del lavoro. Le scelte del programma prendono spunto proprio da tali esigenze e si esprimono in quattro obiettivi prioritari: ¾ aumentare il contenuto di occupazione della crescita economica, facendo coincidere l’azione preventiva con la creazione di nuove imprese e la loro crescita dimensionale; ¾ accrescere le opportunità occupazionali dei gruppi sottorappresentati nel mercato del lavoro, integrando azioni sia sul lato della domanda sia dell’offerta e migliorando il finanziamento del sistema. ¾ innalzare la capacità di risposta del sistema regionale attraverso una diffusa azione di formazione degli operatori ed azioni sperimentali capaci di trasferire modelli e metodologie innovative a tutto il sistema • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 48 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 ¾ innalzare il livello qualitativo degli interventi, sia a seguito del costante aggiornamento degli operatori sia determinando standards e procedure di accreditamento Dare riscontro a tali obiettivi richiede un’unione di idee e di azioni, una rappresentazione uniforme all’utente degli obiettivi che si vogliono perseguire, e quindi una strategia chiara e forte . 3.4. La strategia regionale La strategia adottata dalla Regione, le linee guida alla base del sistema regionale delle politiche formative e del lavoro si possono pertanto delineare in cinque direttrici, di cui due trasversali nel senso che sono presenti in ogni tipologia d’intervento e tre “verticali” che potremmo definire le parole chiave della nuova programmazione: • Lo sviluppo del ruolo di governo che implica, alla luce del nuovo quadro istituzionale derivante dalla riforma del titolo V della Costituzione, la formulazione di strategie interregionali al fine di mantenere la Liguria su standards europei realizzando sinergie e interazioni, con l’Unione Europea e con altre Regioni, capaci di aggiungere plus valore agli interventi regionali e di meglio rispondere alle aspettative del territorio ligure Il ruolo di governo, inoltre, si fonda sul miglioramento della capacità di gestione del sistema Ciò richiederà, sulla base dell’esperienza maturata in questi anni, una chiara definizione del ruolo e delle responsabilità degli attori del programma e dei compiti/competenze spettanti ad ogni soggetto del sistema regionale con il fine di assicurare unità di indirizzo sul territorio; una implementazione delle funzioni di controllo e vigilanza in capo alla Regione anche mediante la costituzione e l’utilizzo di strutture strumentali; • la centralità dell’utente intesa sia come capacità da parte della Regione di dare risposta ai bisogni formativi ed occupazionali di tutti i cittadini, sia come punto centrale di riferimento per la riorganizzazione dei servizi. Tale principio richiede modificazioni anche profonde nelle logiche e nelle tecniche di programmazione, progettazione, gestione e valutazione dei servizi. La centralità dell’utente implica anche che l’azione delle strutture sia valutata dal punto di vista dell’utente, o quantomeno anche da questo e non solo in base a criteri interni, necessariamente autoreferenziali. Implica soprattutto che la rete dei servizi sia progettata in funzione delle esigenze dell’utente, non già che questi debba costruire percorsi, spesso difficili e tortuosi, per adattare alla rigidità delle strutture i propri bisogni. Con il rischio, purtroppo reale, che i bisogni individuali • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 49 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 siano letti dai loro stessi portatori in chiave distorta, per renderli compatibili con le strutture esistenti. Queste due linee direttrici sono, come sopra detto, trasversali a tutti gli interventi. • L’integrazione tra il sistema dell’istruzione, il sistema della formazione professionale e il mondo del lavoro la cui separazione potrebbe essere motivo di disagio per gli utenti e causa di sprechi di risorse. La Legge 28 marzo 2003, n. 53 (c.d. Legge Moratti) , abrogando la Legge 9/99 e con essa l’obbligo scolastico, stabilisce il principio secondo cui è assicurato a tutti “il diritto – dovere all’istruzione e alla formazione professionale per almeno dodici anni o, comunque, sino al raggiungimento di una qualifica entro il diciottesimo anno di età”. La Regione Liguria, titolare della competenza in materia di istruzione e formazione professionale, in attuazione della Legge 53/2003 e in attesa dei decreti attuativi della stessa, si impegna a “ridisegnare” il mondo della formazione professionale, predisponendo un nuovo sistema integrato di istruzione e formazione professionale, sperimentale e di durata triennale, al termine del quale gli allievi conseguiranno una qualifica professionale riconosciuta a livello nazionale e corrispondente almeno al secondo livello europeo (decisione del Consiglio 85/368/CEE). Tali percorsi di qualificazione professionale, anche nell’ottica di una efficace e mirata azione di prevenzione, contrasto e recupero degli insuccessi, della dispersione scolastica e degli abbandoni, sarà caratterizzata da curricula formativi e da modelli organizzativi volti a consolidare e ad innalzare il livello delle competenze di base, a sostenere i processi di scelta dello studente in ingresso, in itinere e in uscita dal percorso formativo e la sua conoscenza del mondo del lavoro. La Regione, nel confronto con le Istituzioni, gli Enti Locali e le Parti Sociali, adotterà atti e strumenti per rendere operativo questo nuovo sistema di istruzione e formazione professionale al fine di dare continuità e circolarità alle fasi di apprendimento dello studente e di permettere passaggi e rientri tra il sistema dell’istruzione e quello della formazione professionale (e viceversa) così come previsto nella normativa di riforma.. • un innalzamento della qualità dei servizi (dalla quantità alla qualità). L’attenzione alla qualità non richiederà solo una migliore centratura sull’utente dei servizi offerti, ma anche continui feedback da parte dell’utenza sulla adeguatezza degli interventi, l’avvio quindi di un monitoraggio costante in grado di confrontare • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 50 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 le attività svolte alle esigenze che le hanno motivate, la costruzione di un sistema di valutazione dei risultati ed i suoi riscontri con i bisogni iniziali. L’innalzamento della qualità significa, inoltre, integrare l’attenzione agli aspetti formali con analoga se non superiore attenzione alle modalità ed ai contenuti dei servizi. A fianco quindi dell’avvio di un sistema di certificazione di processo e di accreditamento delle strutture, alla rivisitazione delle procedure, occorre intervenire sulle risorse umane e strutturali per adeguarle costantemente in un processo di miglioramento continuo Qualità significa anche una forte finalizzazione degli interventi all’inserimento sul mercato del lavoro (dalla lotta alla disoccupazione all’incremento dell’occupazione) e la definizione di un ampio processo per un apprendimento lungo l’intero arco della vita (lifelonglearning) al fine di aumentare la occupabilità delle persone • l’attenzione al sociale, inteso come miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro delle fasce deboli (anziani, disabili, donne, nuove povertà …) ed agevolazione all’economia sociale vista come fucina di nuova imprenditorialità ed occasione per intervenire in ambiti non coperti dallo Stato e dal mercato. E’, quindi, opportuno predisporre strumenti e servizi specifici per il sostegno delle fasce deboli così come per lo sviluppo dell’imprenditoria sociale anche nella logica di favorire il consolidamento e la strutturazione tecnica, economica ed operativa delle imprese sociali, anche attraverso appositi strumenti agenziali . 3.4.1. La nascita delle strategie interregionali Occorre prendere atto che tra le sfide poste alla regionalizzazione delle politiche del lavoro, della formazione e dell’orientamento, oltre che dalla riforma nazionale in atto dei servizi per l’impiego, va raccolta anche quella che impone un nuovo rapporto tra le Regioni e lo sviluppo dal basso di azioni comuni. Il passaggio ad un ruolo di maggiore protagonismo del livello regionale e ad uno di semplice coordinamento del livello nazionale richiede, infatti, che si attribuisca adeguata importanza ed attenzione al coordinamento tra le diverse regioni per la definizione di strategie comuni in una molteplicità di campi. A fronte di un centralismo che faticava a dare risposte adeguate, in termini di tempi e di azioni, al mutare dei bisogni indotti dai cambiamenti socio-economici, il regionalismo mentre da un lato assicura maggior rispondenza ai bisogni locali, • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 51 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 dall’altro potrebbe comportare il rischio di sistemi fra loro non comunicanti con duplicazioni di sperimentazioni e possibili disagi per i cittadini. Basti qui citare il sistema di accertamento e certificazione delle competenze, la disseminazione delle buone prassi, le metodologie per lo sviluppo locale, aree di intervento che dovranno coniugare l’esaltazione delle peculiarità regionali alla libera circolazione dei lavoratori sul territorio nazionale (oltre che europeo), al diritto di accesso alle informazioni, alla libera concorrenza ecc. In questo senso i progetti multiregionali richiedono la messa in comune tra più Regioni di risorse progettuali ed operative di un certo impegno e la definizione di strategie progettuali e di percorsi operativi che nascano dall’incontro di esperienze nate in situazioni diverse ma legate da una finalità ed obiettivi comuni. Si intendono, quindi, per progetti interregionali quei progetti collocati in reti regionali o subregionali a valenza regionale e/o territoriale che perseguono obiettivi formativi, occupazionali e di sviluppo economico sociale Avendo attenzione al fatto che la Liguria ha storiche interconnessioni con altre Regioni, a partire dai flussi produttivi derivanti dal sistema dei porti per giungere all’alto tasso di lavoratori e studenti pendolari, l’interregionalità diviene un asse strategico nel processo di adeguamento ed ammodernamento del sistema. Nella formulazione di strategie interregionali, si evidenzia che la Regione Liguria si può collocare in una posizione di continuità, di patrimonializzazione e di ulteriore sviluppo di iniziative parzialmente realizzate nel precedente triennio sui temi dell’orientamento e dei trasporti/portualità. Più in particolare sull’orientamento, si precisa che si intende avviare una iniziativa che costituirà una nuova importante esperienza di collaborazione attraverso le tecnologie informatiche e telematiche in cui la Regione Liguria, in virtù della propria consistente esperienza in materia di sistemi informativi e divulgativi per l’orientamento ed il lavoro e del ruolo di coordinamento già assunto in materia, può essere riconosciuta come Regione capo-fila. Il progetto, in fase di predisposizione, mira a costruire un sistema di scambio e di arricchimento reciproco tra le amministrazioni, gli operatori, le strutture ed i destinatari dei servizi e realizza inoltre una banca-dati interregionale dei corsi di formazione professionale rivolta a diffondere, ai potenziali beneficiari, tutte le informazioni necessarie di aiuto alla decisione e alla presentazione della candidatura. Per quanto concerne un progetto interregionale sui porti, la Regione Liguria intende proseguire e sviluppare la cultura della prevenzione e della sicurezza nel lavoro portuale nonché i temi della gestione dell'ambiente negli ambiti portuali e quello della intermodalità e della logistica nella pianificazione interregionale, con • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 52 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 particolare attenzione alla portualità turistica che costituisce per la Liguria e tante regioni italiane un’occasione importante di sviluppo economico/produttivo. Premessa importante sarà pertanto sia la capitalizzazione e la messa a sistema delle esperienze già maturate, con il fine di realizzare una vera e propria “Università delle professioni del mare”, sia di perseguire nuovi importanti obiettivi quali la nautica da diporto e lo sviluppo di competenze elevate in grado di accedere alle informazioni comunitarie in materia trasportistica, di individuare le risorse finanziarie che l'Unione Europea rende disponibili sui vari temi legati ai trasporti e alla portualità, e di divulgarle a favore degli operatori del sistema porti. Infine in funzione del traguardo “Genova capitale europea della cultura nel 2004”, che vede la Regione Liguria attiva non soltanto nella promozione di eventi ma anche impegnata a definire e sperimentare nuovi assetti del “sistema cultura” con interventi strutturali e durevoli, la Regione Liguria sta valutando l’opportunità della realizzazione di un Piano Interregionale Cultura - Turismo che miri particolarmente all’adeguamento delle competenze operanti nel settore delle attività culturali e della valorizzazione e promozione culturale e turistica. Il Piano interregionale potrebbe essere collegato ad un progetto di dimensione europea (promosso nell’ambito del programma Interreg III c), che preveda scambi tra le diverse esperienze di Città già sedi europee della Cultura. Questi tre progetti costituiscono la base di partenza per l’elaborazione di una strategia che si arricchirà anche in stretta connessione con l’evoluzione sia del contesto normativo istituzionale sia del quadro economico – sociale, e che coprirà l’arco temporale di questo Programma. 3.4.2. La centralità dell’utente Si tratta di un principio che ispira sia la riforma dei Fondi Strutturali che i documenti di programmazione ligure. Questo principio rappresenta, inoltre, un forte elemento di continuità tra il nuovo ciclo di programmazione triennale delle politiche formative, dell’orientamento e dei servizi all’impiego e la programmazione regionale dei fondi comunitari per il periodo 2000-2006. La centralità dell’utente riveste un’importanza prioritaria nelle politiche regionali e costituisce la principale cerniera tra gli orientamenti politici generali dell’Amministrazione e le ricadute di tali orientamenti sulle strutture e sui servizi che tali orientamenti sono destinati a tradurre in interventi e azioni concrete. Nel successivo paragrafo si considerano quindi esplicitamente le principali ricadute sul sistema delle linee guida contenute in questo documento, mentre nel seguito ci si limita ad evidenziare la logica complessiva che dovrà presiedere al • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 53 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 recepimento del principio della centralità dell’utente nei diversi atti programmatori e d’indirizzo della Regione. Procedendo secondo una logica ispirata a detta centralità, una prima risposta deve essere costituita dall’importanza strategica assegnata al piano di comunicazione. Una seconda risposta è costituita dall’integrazione tra le diverse misure, da attuarsi a livello sia progettuale che applicativo. Infatti, non basta trovare il giusto mix d’interventi per ogni specifico utente: si tratta di un obiettivo importante e al quale rivolgere la massima attenzione. Ma questo obiettivo è sostanzialmente irraggiungibile se non ci si preoccupa, a livello progettuale, di prevedere già percorsi preferenziali d’integrazione tra misure in relazione a specifici target di utenza. Questo vale sia per gli utenti multiproblematici, che assommano cioè bisogni diversi, rispetto ai quali una soluzione parziale è di solito inefficace, sia per utenti portatori di singoli specifici problemi, che necessitano tuttavia di una soluzione “personalizzata”; in entrambi i casi non si tratta solo di rispettare integralmente le esigenze dell’utenza, anche se questa sarebbe già da sola una ragione sufficiente. Si tratta altresì di ottimizzare il rendimento dei singoli interventi, accrescendone l’efficacia anche dal punto di vista dell’operatore pubblico e non solo da quello del singolo utente. Un valido esempio del primo caso (utente multiproblematico) è costituito dalla necessità di unire interventi formativi ad azioni di accompagnamento di carattere assistenziale per il reinserimento lavorativo di donne con pesanti carichi familiari; un esempio del secondo (utente che richiede una personalizzazione del servizio) è costituito dagli interventi di job creation, che debbono curare la personalizzazione non solo e non tanto della parte formativa (standardizzabile a livello di fasce d’utenza specifiche), ma soprattutto la parte di costruzione del business plan e di accompagnamento allo start-up e che non possono prescindere da un forte e sistematico collegamento con il mondo imprenditoriale. Una terza risposta, che viene meglio articolata nel successivo paragrafo, è costituita dalla necessità di ripensare alla luce della centralità dell’utente la riorganizzazione delle strutture e i processi di erogazione dei servizi. Non siamo, fortunatamente, all’anno zero su questo punto, perché il processo di riorganizzazione dei servizi per l’impiego e di ristrutturazione delle sedi di offerta formativa sono già in vario grado e misura orientati in questo senso. Non c’è dubbio, tuttavia, che questo processo vada sollecitato e guidato con vigore, accompagnandolo con le eventuali opportune incentivazioni. Quel che preme in questa sede rilevare è che la centralità dell’utente, al pari della prospettiva del miglioramento continuo, richiede a tutti gli operatori di dotarsi di una forma mentis diversa dal passato e di ripensare anche gli aspetti più ovvi del loro lavoro alla luce di questo principio. • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 54 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 L’attuazione della centralità dell’utente si concretizza nelle seguenti direttrici : A. Il riordino del sistema, che va dall’effettiva integrazione delle funzioni (orientamento, formazione, accompagnamento all’inserimento al lavoro ecc.) al superare le barriere territoriali nella fruizione dei servizi all’utente, dal miglioramento delle rilevazioni dei reali bisogni presenti sul territorio all’ampliamento dei servizi, da un più efficace sistema di informazione (piano di comunicazione) ai cittadini ed alle imprese sulle opportunità esistenti o programmate per giungere alla semplificazione delle procedure, offrendo in tal modo un sistema flessibile, di facile accesso, trasparente nelle sue procedure, affidabile rispetto ai suoi interventi. B. La diversificazione e l’incremento qualitativo dei servizi personalizzati, dall’orientamento permanente ai voucher per servizi anche sotto forma di consulenza individuale, dall’incoraggiare interventi per la creazione di servizi accessibili e di qualità per la custodia dei figli e l’assistenza delle persone a carico non autosufficienti al fine di favorire l’occupazione femminile, alla predisposizione di percorsi preferenziali d’integrazione tra misure in relazione a specifici target di utenza, aumentando così la capacità del sistema di rispondere adeguatamente alla pluralità di situazioni e dei reali bisogni dell’utente finale C. L’adozione pratica del concetto di cliente interno, in forza del quale i clienti delle politiche formative e del lavoro non sono solo gli individui (occupati e disoccupati) e le imprese, ma anche le strutture formative e per l’impiego, le Amministrazioni pubbliche, gli operatori dei servizi. Ne consegue la necessità di prestare maggior attenzione alle componenti (Clienti interni) del sistema, rilevando i loro bisogni, avendo attenzione al loro grado di soddisfazione e rendendoli effettivamente corresponsabili del raggiungimento degli obiettivi condivisi. In tale ottica gli interventi a loro favore, dall’ammodernamento delle strutture sino alla formazione degli operatori, non vengono più visti come potenziamento di strumenti, bensì come risposta adeguata ai vari bisogni in un sistema integrato e multi client. D. La flessibilizzazione dei percorsi formativi al fine di personalizzarli e renderli rispondenti sia alle reali esigenze dell’utente sia al suo livello iniziale di conoscenze e competenze. Nel campo di servizi quali sono quelli delle politiche della formazione e del lavoro, la centralità dell’utente comporta anche una corresponsabilità del cliente rispetto al raggiungimento dell’auspicato grado di soddisfazione, in quanto nessuna azione può essere totalmente efficace senza un’effettiva collaborazionecoinvolgimento dell’utente/cliente. • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 55 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 In effetti, mettere a disposizione sofisticati strumenti di ricerca attiva del lavoro per un’utenza/cliente non coinvolto, istruito tecnicamente e responsabilizzato in modo costante e serio in merito al proprio percorso professionale, si rivela un’operazione costosa e di scarsa efficacia. Analogamente, per fare un esempio riferito al “cliente interno”, l’attivazione di corsi di aggiornamento per operatori quando la loro struttura di appartenenza poi li impiega in funzioni differenti ed improprie rispetto a quelle per le quali l’aggiornamento è stato progettato e realizzato costituisce uno spreco di risorse ed un fattore di demotivazione di questi operatori rispetto ad altre iniziative di sviluppo professionale Il principio della responsabilizzazione porta anche ad una importante conseguenza rispetto alle modalità ed ai criteri per una più attenta valutazione in itinere ed ex post dei processi avviati e dei risultati raggiunti Rispetto alla soddisfazione dell’utente finale, cioè del beneficiario dei servizi, senza nulla togliere all’importanza di continui feed back da parte sulla adeguatezza degli interventi, sarà necessario implementare dette informazioni con quelle provenienti dai clienti interni, realizzando una metodologia integrata e completa di valutazione incrociata propria di un sistema a rete, ove ciascuna fonte convalida l’altra o ne evidenzia lacune e parzialità. Al fine di dare concretezza al principio sopra esposto, si propongono le due seguenti azioni chiave. AZIONE CHIAVE: LA FLESSIBILIZZAZIONE DEI PERCORSI FORMATIVI Il concetto di centralità dell’utente trova come immediata conseguenza l’esigenza di flessibilizzare i percorsi formativi, evitando che una persona debba impiegare parte del suo tempo per acquisire competenze già ben possedute. Questo concetto, che è alla base dei crediti formativi, del riconoscimento degli acquis (intesi come competenze/abilità acquisite per esperienze o fuori dai canali formativi ufficiali) e del bilancio delle competenze, comporta una vera e propria rivoluzione della organizzazione degli interventi formativi, sino ad oggi basati su percorsi predeterminati ed obbligatori sia in termini di tematiche che di ore di frequenza. In termini concreti questo significa che l’utente potrà “entrare” anche dopo un certo numero di ore o essere “esonerato” dal frequentare certi momenti formativi. La prima conseguenza pratica, ai fini dell’applicazione del principio, è quello della ridefinizione della disciplina relativa alle “assenze” senza la quale da un lato si riconosce il diritto allo “esonero” e dall’altro si vincola il rilascio della qualifica ad una percentuale ben definita di ore di presenza. La Regione provvederà a ridefinire la materia nel più generale contesto della riforma della disciplina dell’organizzazione delle attività corsuali. La flessibilizzazione dei percorsi formativi non si esaurisce soltanto con l’applicazione del • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 56 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 riconoscimento delle competenze. Una reale flessibilizzazione comporta : - l’intervenire sui tempi della formazione, che non necessariamente debbono essere un unicum - il creare le condizioni organizzative affinché l’utente possa comporre il proprio percorso formativo, scegliendo unità formative e componendole in relazione al proprio progetto d’inserimento o di progressione lavorativa. E’ ormai cosa accettata da tutti che le qualifiche ed i profili professionali raramente corrispondono in toto a quelle che sono le competenze richieste in uno specifico posto di lavoro, e che nella maggioranza delle situazioni si rende necessario una implementazione. Questo approccio richiede da un lato che l’utente, aiutato se del caso dagli operatori dei servizi di orientamento, formuli un progetto di formazione finalizzato a specifiche occasioni di lavoro, cioè contestualizzato, e dall’altro che la struttura formativa sia organizzata in modo da rispondere adeguatamente a questo progetto. Per il sistema formativo ligure significa operare una vera e propria trasformazione della organizzazione dell’offerta formativa, passando dai “corsi” alle “unità capitabilizzabili”, prevedere la possibilità di gruppi di utenti diversi anche numericamente nei singoli moduli abbandonando la logica del gruppo che è sempre lo stesso durante tutto il corso, ipotizzando momenti di interruzione ecc. Oltre che sul versante dell’organizzazione della struttura e delle metodologie didattiche, questo approccio comporta una radicale modifica di tutto l’impianto delle regole sulla attuazione e la rendicontazione delle attività formative trovando la compatibilità fra la flessibilità necessaria per rispondere alle esigenze dell’utente e la certezza sulla corretta attuazione degli interventi realizzati con risorse finanziarie pubbliche. Conseguentemente la Regione, nel confronto con i soggetti attuatori delle politiche formative, provvederà entro l’avvio del prossimo anno formativo alla riforma della disciplina dell’organizzazione delle attività corsuali. AZIONE CHIAVE: INTRODUZIONE DEL LIBRETTO FORMATIVO INFORMATIZZATO PER IL RICONOSCIMENTO DELLE COMPETENZE Tra le sfide poste al sistema pubblico di servizi formativi e d’inserimento lavorativo c’è quella, ripresa anche recentemente dal D.M. 174, concernente la certificazione integrata delle competenze (siano esse acquisite nell’ambito della formazione, del lavoro o dell’autoapprendimento) e della loro conversione in crediti formativi. Si tratta di adempimenti dai quali dipende non solo la libera circolazione dei lavoratori nell’area comunitaria, ma anche la possibilità di avviare davvero un percorso di educazione e formazione lungo l’intero arco della vita. I processi e gli strumenti di certificazione contribuiscono infatti ad assegnare valore alle scelte formative dei soggetti e ad avviarli lungo percorsi d’apprendimento con la consapevolezza della loro spendibilità professionale. • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 57 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 Tali adempimenti permetteranno, inoltre, il definitivo superamento di una concezione delle modalità di apprendimento secondo la quale ciò che si apprende viene utilizzato nel lavoro, ma non viceversa; trasferire l’enfasi dalla forma (i percorsi formativi ufficiali) al bagaglio personale del soggetto (esperienze, formazione in canali riconosciuti legalmente, autoformazione) comporta il riconoscimento e la certificazione delle competenze cui si deve accompagnare la loro traduzione in crediti formativi. Il lavoro viene riconosciuto a tutti gli effetti fonte di apprendimento di pari dignità, al pari dell’istruzione scolastica. Accanto a tale azione di sistema, andrà sperimentato anche un libretto formativo informatizzato, capace di tradurre la centralità dell’utente anche nelle modalità di certificazione dei suoi percorsi formativi e professionali: non come sommatoria delle tracce lasciate in diverse banche dati, ma come sintesi a costante disposizione del soggetto e da questo sempre aggiornabile ed utilizzabile con valore di documento ufficiale. Nella realizzazione del libretto formativo informatizzato, per quanto attiene il riconoscimento delle competenze, appare opportuno avere come riferimenti la scheda professionale prevista dai decreti legislativi n.181/2000 e n.297/2002, il progetto del MIUR sulla Competence Card, nonché il Curriculum Vitae Europeo già precedentemente citato. Peraltro, considerata la delicatezza della materia anche in considerazione della legge sulla privacy, appare necessario approfondire preliminarmente i vari aspetti relativi ad una corretta individuazione dell’organismo gestore di questo nuovo servizio, ed ai dati che, in rispetto della legge, sono inseribili. 3.5. Le priorità di intervento e le azioni conseguenti Nel contesto della strategia già illustrata. e nell’ottica sopra individuata di interagire in un percorso in parte già delineato ed in parte in fase di evoluzione (per cui interverranno strumenti annuali della Giunta regionale), la Regione definisce le priorità e gli obiettivi da perseguire nel medio periodo. All’interno delle priorità vengono individuate anche alcune azioni chiave, che vengono illustrate in carattere corsivo e di dimensione minore per facilitare la lettura. Esse traducono in termini operativi la funzione assegnata al nuovo Triennale, di punto di snodo tra le più ampie strategie regionali in tema di sviluppo economico e occupazionale e le specifiche attività già descritte e finanziate dal P.O.R. o da altri provvedimenti nazionali e regionali. Tali azioni chiave, oltre che costituire un campo d’impegno prioritario della Regione, intendono esemplificare anche le modalità d’integrazione attorno all’utente delle diverse misure e azioni in cui si articolano gli interventi regionali. Le azioni chiave potranno essere realizzate sia aggregando le risorse già messe a disposizione dal P.O.R. per i diversi interventi, sia dedicando a questo fine risorse nazionali e regionali specifiche. Il loro elenco non è esaustivo e potranno essere aggiornate, integrate e specificate con ulteriori provvedimenti di carattere attuativo. • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 58 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 3.5.1. Dalla lotta alla disoccupazione all’incremento dell’occupazione Uno degli obiettivi della politica del Governo rispetto al mercato del lavoro in Italia è costituito dall’innalzamento del tasso di occupazione della popolazione italiana. Già si è detto che tale obiettivo riveste un rilievo particolare nel caso ligure, per due ordini di ragioni, entrambe di carattere strutturale. La prima è di tipo demografico; è noto lo sbilanciamento della popolazione verso le classi di età più avanzate e la conseguente minore consistenza, rispetto ad altre aree del Paese, della fascia in età lavorativa: alla fine del 1999 in Liguria il 64,9% di residenti era incluso nella fascia 15-64 anni, contro il 68,5% del Nord Ovest. In aggiunta, gli anziani con oltre 64 anni d’età erano pari al 24,7% del totale, contro il 19,06% del Nord Ovest e i giovani al di sotto dei 15 anni al 10,44% contro il 12,44%. Dunque, anche se per ogni fascia d’età si registrasse lo stesso tasso di occupazione, in Liguria si avrebbe comunque una quota di occupati minore rispetto alle altre aree del Paese; la minor consistenza dei giovani e, soprattutto, la maggior consistenza degli anziani, tende inoltre ad accentuare nel tempo questo squilibrio. La seconda è di tipo occupazionale. L’accentuato dualismo e le forti rigidità del mercato del lavoro ligure registrate fino agli anni ottanta hanno infatti privilegiato le fasce centrali (maschi adulti compresi fra i trenta e i cinquant’anni) e penalizzato altre componenti; in particolare, i giovani e le donne. Per altre fasce, quali i cinquantenni, hanno invece operato in modo negativo gli ammortizzatori sociali, che ne hanno favorito un’uscita precoce dal mercato del lavoro o, perlomeno, da quello ufficiale. L’intreccio perverso di politiche sociali e politiche passive del lavoro, nonché la particolare struttura del terziario (in particolare di quello rivolto alla persona) hanno inoltre favorito un’espansione del sommerso ancora tutta da analizzare e comunque tale da deprimere ulteriormente i tassi di occupazione e di attività regionali. Fattori demografici ed occupazionali possono nel loro intreccio favorire ulteriormente dinamiche negative nel mercato del lavoro: ad esempio, donne escluse dall’offerta di lavoro per esigenze di assistenza ad anziani in famiglia; diffusione di domanda di servizi alla persona a basso livello professionale e ad alta incidenza di lavoro sommerso (stime nazionali propongono quote dell’80% di lavoro sommerso all’interno dei servizi domestici - cfr. Libro Bianco ), ecc.. La diffusione di strumenti di flessibilizzazione del mercato e di servizi capaci di far incontrare realmente la domanda e l’offerta sono certamente cruciali per accrescere l’occupazione, al pari delle misure destinate a rafforzare e ampliare l’imprenditorialità, di cui si dirà oltre. • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 59 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 Ma al di là di un uso intelligente degli strumenti di politica attiva ormai consolidati, occorre definire specifici target di popolazione rispetto ai quali sviluppare politiche mirate di ampliamento delle opportunità di lavoro o di emersione. Ci si riferisce in larga misura a target già bene identificati nelle “Raccomandazioni” dell’Unione Europea all’Italia: le donne, in particolare quelle che intendono riprendere l’attività lavorativa dopo interruzioni dovute a ragioni familiari; i cinquantenni con difficoltà di reinserimento lavorativo; gli occupati irregolari e nel sommerso, che in Liguria è molto frequente nei servizi alle famiglie; i giovani cui difficoltà di orientamento o deficit di professionalità impediscono uno stabile inserimento lavorativo; i disoccupati di lunga durata, i pensionati o prepensionati in grado di fornire un importante contributo lavorativo o imprenditoriale. Va da sé che gli interventi a supporto di queste o altre fasce di offerta andranno coordinati con altri, rivolti allo sviluppo dell’imprenditorialità privata e sociale. Si tratta del resto di un’applicazione al caso ligure di alcuni principi bene evidenziati dai provvedimenti governativi sul mercato del lavoro in Italia: considerare gli interventi a favore della fuoriuscita dal sommerso e a sostegno dello sviluppo occupazionale come strategie interconnesse e non alternative, intervenire sulla “difficoltosa transizione scuola-lavoro dei giovani”, favorire la prosecuzione dell’attività degli individui al di sopra dei 50 anni d’età. Azioni chiave: In ragione di quanto sopra, si propongono due azioni chiave, ritenute determinanti per innalzare il tasso di occupazione delle fasce per le quali esso è al di sotto della media nazionale in termini più consistenti. AZIONE CHIAVE: INNALZARE IL TASSO DI OCCUPAZIONE DEGLI ULTRACINQUANTENNI Una delle fasce occupazionali maggiormente a rischio, in oggi, è rappresentata dai lavoratori “over 50”, in particolare quelli con grado di professionalizzazione medio – basso. Occorre, infatti, ricordare che il tasso totale di occupazione nella classe d’età 55 – 64 anni nel 2001 era in Italia del 28%, ben distante dai target europei, e che l’obiettivo espresso nel NAP 2002 è di elevarlo al 40% nel 2005. Il fatto che il problema non sia solo italiano, e ligure, è dimostrato dall’inserimento di questa tipologia di persone nella definizione comunitaria di “lavoratore svantaggiato” al fine della concessione di aiuti all’assunzione6 Fra le raccomandazioni fatte dall’Unione agli Stati membri a seguito del Consiglio Europeo di Stoccolma vi è quella di elaborare politiche di invecchiamento attivo volte ad aumentare la capacità dei lavoratori più anziani di restare il più a lungo possibile parte della forza lavoro. Questa priorità ricomprende sia i soggetti privi di occupazione sia quelli il cui stato occupazionale è “a rischio”, sia per difficoltà aziendali sia per loro obsolescenza professionale rispetto 6 • Regolamento comunitario n° 2204/2002 del 12/12/2002 sugli aiuti di Stato a favore dell’occupazione Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 60 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 alle innovazioni tecnologiche, come nel caso di impiegati e quadri amministrativi e gestionali che – in caso di perdita dell’attuale posto di lavoro – hanno una “occupabilità” presso altre imprese quantomeno problematica. Per la componente femminile la situazione si presenta particolarmente difficile. Va, infatti, considerato che il reinserimento appare particolarmente difficoltoso per gli ex lavoratori ricompresi in questa fascia d’età stante che per un’Azienda il costo, a parità di competenze possedute, risulta superiore a quello di un giovane neo assunto. Una recente ricerca condotta in Francia sui quadri over 50 ha evidenziato che il tempo loro occorrente per trovare occupazione è oltre il doppio di quello necessario per un giovane e che le offerte di lavoro riguardano solo per il 2,5% persone di quella fascia d’età. Appare evidente che occorre intervenire per favorire l’incontro fra domanda ed offerta approfondendo, anche, la possibilità di attivare incentivi economici a valere sulla Misura A3 Obiettivo 3 FSE, anche alla luce del nuovo Regolamento comunitario sugli aiuti di Stato a favore dell’occupazione che consente un aiuto per le assunzioni in misura non superiore al 20% su un periodo di due anni successivi all’assunzione7. Ad esempio, in Francia viene applicato un aiuto all’assunzione di persona di più di 55 anni che vede un finanziamento pari al 40% del salario del primo anno e decresce sino al 20% nel terzo anno. Oltre che alla leva degli incentivi economici, verrà fatto ricorso agli interventi più direttamente rivolti ad adeguare le competenze delle persone alle nuove richieste del mondo del lavoro : orientamento, bilancio delle competenze, formazione, counselling, empowerment. Nella progettazione di tali interventi occorrerà considerare che il target cui ci si riferisce è caratterizzato da un’autostima professionale intaccata dalla combinazione della perdita di lavoro e dell’età, ed è quindi necessaria una “presa in carico” ed un accompagnamento di tipo individuale. Gli interventi, inoltre, dovranno essere integrati ed in un percorso condiviso dal soggetto che è chiamato ad avere un ruolo attivo, anche a seguito delle disposizioni previste dalla legge di riforma del collocamento ordinario. Per i soggetti occupati, le cause di questa problematicità sono riscontrabili nella necessità, dell’impresa, di investire in formazione per aggiornare le loro competenze professionali a fronte di una “utilità” limitata nel tempo Le linee d’intervento possono essere individuate in : ¾ ¾ ¾ ¾ ¾ intervenire a sostegno dell’impresa affinché possa utilizzare il lavoratore in un altro ruolo, quale quello di tutor aziendale a sostegno dell’inserimento di giovani sostenere l’impresa nel valutare il portafoglio di competenze del lavoratore in modo da poterlo destinare ad altra mansione, eventualmente previo un percorso di aggiornamento favorire l’utilizzo dei congedi formativi in modo che il lavoratore possa adeguare le proprie competenze professionali favorire l’utilizzo, da parte del lavoratore, del bilancio di competenze dare attuazione al riconoscimento degli acquis inerenti sia le attività lavorative sia azioni di formazione (compresa l’autoformazione) svolte nel proprio percorso professionale Gli strumenti per attuare queste linee sono : 7 • l’attivazione di corsi per svolgere la funzione di tutors aziendali Regolamento comunitario n° 2204/2002 sugli aiuti di Stato a favore dell’occupazione – art. 5 Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 61 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 l’attivazione a favore delle imprese di un servizio, presso i Centri per l’impiego o con essi convenzionato da parte di strutture aventi i requisiti che saranno definiti dalla Regione, di valutazione del portafoglio delle competenze lo sviluppo del Piano “Informatica per la terza età” prevedendo una differenziazione dei livelli di formazione ed indirizzo dei corsi l’individuazione di possibili incentivi, la cui forma sarà decisa dalla Giunta Regionale con apposito provvedimento, per la fruizione di un bilancio di competenze presso una struttura convenzionata con la Regione; in termini operativi ogni lavoratore, avente più di 50 anni ed un’anzianità di lavoro di almeno cinque anni, o avente più di 55 anni e privo di lavoro, potrà usufruire di tale servizio una volta ogni quattro anni. azioni formative per operatori di Centri per l’impiego finalizzate a fornire le competenze specifiche per favorire l’incontro fra domanda ed offerta relativamente ad “over 50” ed in particolare ai quadri. Tale intervento potrà svilupparsi, nell’ambito di un progetto regionale, anche tramite collaborazioni con analoghe realtà francesi in modo da dare adeguate risposte alla specificità occupazionale del ponente ligure. l’ampliamento, come già visto, del concetto di orientamento a interventi a favore di persone già occupate ricomprese nella fascia 55 – 64 anni, finalizzati sia al miglioramento della loro posizione professionale sia a favorire una transizione morbida dal lavoro alla pensione collegato al punto precedente, è l’eventualità di prevedere la concessione di incentivi alle imprese che avviano programmi di pensionamento “morbido” attraverso forme di part time, collaborazione post pensione, impiego per una certa parte di tempo di lavoro come “tutors” di neo assunti, purchè dette forme siano compatibili con la legislazione pensionistica ecc. AZIONE CHIAVE: INNALZARE I TASSI DI OCCUPAZIONE DEI GIOVANI AL DI SOTTO DEI 29 ANNI E LE OPPORTUNITÀ DI REINSERIMENTO LAVORATIVO PER I DISOCCUPATI ADULTI Il basso tasso di occupazione dei giovani liguri non è dovuto solo alla diffusa scolarizzazione, che peraltro non sempre corrisponde alle aspirazioni e potenzialità dei giovani e funge quindi parzialmente da “parcheggio”, ma anche alla carenza di occasioni di contatto dei giovani con il mondo del lavoro e di concrete esperienze professionalizzanti. Non si deve inoltre ignorare l’esistenza di fasce particolarmente a rischio, in quanto caratterizzate, a volte congiuntamente, da bassa scolarità, situazioni di disagio o di deprivazione sociale, difficoltà d’apprendimento, disoccupazione di lunga durata e espulsione dal sistema produttivo a seguito di crisi aziendali. Si tratta dunque, da un lato, di attivare misure integrate con le politiche sociali e con il diretto coinvolgimento del sistema produttivo (in particolare delle PMI), al fine di aumentare significativamente l’occupabilità di tali fasce; dall’altro lato, di favorire, per i giovani a media ed alta scolarità, una maggiore facilità di acquisire esperienze di lavoro sia all’interno del percorso scolastico (tirocini professionalizzanti), sia a margine dello stesso (stage estivi), sia all’interno di percorsi di orientamento che prevedano un temporaneo inserimento lavorativo come propedeutico alla definitiva scelta circa la prosecuzione o meno degli studi e l’indirizzo da seguire. • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 62 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 Anche in questo caso potranno essere sostenute in modo più accentuato le azioni svolte in zone Obiettivo 2 e in integrazione con le politiche sociali e di lotta alla povertà, nonché quelle integrate con il sistema scolastico e con l’Università. In aggiunta ai tradizionali interventi formativi per giovani diplomati e laureati, sarà importante attivare percorsi di avvio al lavoro che permettano alle persone ed alle aziende che li assumono momenti di “prova e confronto”, privilegiando quindi interventi formativi brevi e generali seguiti da periodi medio lunghi di work experiences in azienda, attuate con il supporto e la supervisione di tutor esterni. Per la concretizzazione di quanto sopra esposto, si prevede : Tirocini formativi e di orientamento Introdotti con la legge 196/97, i tirocini di formazione ed orientamento sono diventati un prezioso strumento di politica del lavoro al punto che nel Patto per lo Sviluppo del 1998, si prevedeva che “ Governo e Parti Sociali concordano sulla necessità di estendere i tirocini formativi in tutti i percorsi di istruzione e formazione come strumento indispensabile di raccordo fra formazione e lavoro” Il tirocinio ha la duplice valenza di “realizzare momenti di alternanza tra studio e lavoro nell’ambito dei processi formativi e di agevolare le scelte professionali mediante la conoscenza diretta del mondo del lavoro”8 Il tirocinio, grazie alla sua durata che a seconda dei casi può variare da 4 a 12 mesi (e fino a 24 mesi per i portatori di handicap) ed al fatto che non costituisce rapporto di lavoro sembra rispondere alle esigenze delle imprese. La Regione deve, peraltro, assicurare la compatibilità fra i bisogni delle imprese e le necessità dei tirocinanti. Le imprese richiedono in via principale flessibilità, procedure amministrative semplici, assenza di costi aggiuntivi. I tirocinanti richiedono un valore formativo intrinseco all’esperienza, una durata che sia commisurata all’obiettivo formativo ed orientativo, possibilità di trovare - in futuro lavoro presso quella Azienda. Il progetto formativo deve, quindi, assumere reali connotati di crescita professionale ed una “spendibilità” effettiva rispetto al mercato del lavoro. I.F.T.S. Con l’istituzione degli IFTS (Istruzione e Formazione Tecnica Superiore)9 si è voluto raggiungere un doppio obiettivo; da un lato formare figure di tecnici e professional in grado di operare in settori di produzione e di servizi caratterizzati da elevata complessità tecnologica ed organizzativa, dall’altro lato contribuire alla messa a sistema delle competenze dei diversi soggetti che intervengono nel campo dell’istruzione e della formazione realizzando la logica dell’integrazione. Nel sistema italiano dell’istruzione e della formazione l’IFTS si posiziona nel segmento post secondaria, dando risposta ad una esigenza sinora inevasa e che è stata alla base dell’incremento di iscrizioni all’Università cui ha fatto seguito l’abbandono degli studi da parte di una elevata percentuale 8 9 • D.M. 142/98 art.1 Legge 17/5/99 n° 144 art. 69 Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 63 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 di studenti il cui progetto di inserimento lavorativo era rapportato a figure professionali che non richiedevano l’intero ciclo universitario. Anche l’IFTS è oggetto di una normativa in continua evoluzione, e recentemente è stato siglato un Protocollo tra le Regioni ed il Ministero dell’Istruzione ed Università che stabilisce le competenze che un tecnico superiore deve possedere nonchè le modalità di valutazione dei risultati; prevede inoltre l’istituzione di un organismo che valuterà l’efficacia degli standard e degli obiettivi formativi. L’IFTS si basa su una partnership tra Università, istituti scolastici,formazione professionale ed imprese, cui possono partecipare anche gli Enti locali, che non si limita alla sola fase progettuale, ma che accompagna l’intero intervento tramite un Comitato tecnico scientifico di progetto composto da rappresentanti di tutti i soggetti partners ed attuatori L’I.F.T.S. è, dunque, sia uno strumento di lotta alla dispersione scolastica sia un momento di integrazione reale fra i vari soggetti formativi E’ consequenziale che per la Regione Liguria l’IFTS, che concorre con proprie risorse, costituisca un importante momento sia per accelerare l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro, sia per riqualificare chi già possiede esperienze lavorative, sia per consolidare il dialogo e la collaborazione fra sedi educative e formative ed il mondo del lavoro. Proprio per l’importanza che la Regione attribuisce all’IFTS, si pone l’esigenza di assicurarne l’alto livello qualitativo mediante : • • • • la concretizzazione del principio di accesso anche per coloro che non sono in possesso del Diploma di Scuola Secondaria Superiore, tramite il riconoscimento degli acquis l’obbligo dell’accreditamento per tutte le strutture formative ed educative partecipanti alla partnership la spendibilità in ambito universitario dei crediti formativi maturati nell’IFTS, da raggiungere mediante protocollo fra Regione ed Università l’effettiva rispondenza dei corsi IFTS a bisogni del mondo del lavoro, da dimostrare da parte dei proponenti mediante convenzioni già stipulate con le imprese per la realizzazione (una volta approvato il progetto) degli stage per almeno il 30% del monte ore dell’intervento e in posizione coerente con le finalità formative Work experiences Le work experiences, ossia le esperienze sui luoghi di lavoro, si basano su una misura innovativa di politica del lavoro prevista nel P.O.R. Obiettivo 3 per il 2000 – 2006 e consistono principalmente in periodi di alternanza tra attività di studio e di lavoro da realizzarsi al di fuori dei consueti corsi di formazione. Questa azione, che a differenza dei tirocini formativi fa riferimento ad un progetto della persona e non a fabbisogni aziendali, non implica un rapporto di lavoro se non alla fine dell’intervento ed è finalizzata all’aumento delle competenze di giovani ed adulti disoccupati attraverso una esperienza guidata di lavoro presso imprese che si dichiarano disponibili ad evidenziare il loro fabbisogno di professionalità ed a organizzare percorsi professionalizzanti. 10 Memorandum sull’istruzione e la formazione permanente, 2000 Relazione della Commissione “gli obiettivi futuri e concreti dei sistemi d’istruzione” 2001 12 Decreto del Ministero del Lavoro ndel 31/5/01 13 Programma di lavoro della Commissione sul follow up circa gli obiettivi dei sistemi di istruzione e formazione in Europa 11 • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 64 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 Particolarità delle work experiences è il combinato di attività formative, di esperienze lavorative e di contributi economici sia ai disoccupati (nel periodo di esperienza lavorativa) sia alle imprese per l’assunzione a tempo indeterminato. La sperimentazione è stata avviata a fine 2002 con il progetto regionale “1000 disoccupati al lavoro” i cui esiti positivi saranno utilizzati per una successiva messa a sistema Anche in questo caso, le Parti Sociali ed in particolare le Organizzazioni dei datori di lavoro, hanno contribuito in misura importante rispetto alla sensibilizzazione delle imprese. Acquisizione di competenze di base L’evoluzione tecnologica da un lato ed il progressivo completarsi della Società europea, che consente la concretizzazione del principio della libera circolazione dei lavoratori, hanno portato la Commissione Europea10 a definire le nuove competenze di base come le competenze indispensabili alla partecipazione attiva nella società e nell’economia dell’informazione e della conoscenza, pur sottolineando come “dato il ritmo sempre più accentuato dei mutamenti a livello sociale ed economico… occorre continuamente ridefinire il concetto di competenze di base e adattarlo regolarmente ai mutamenti”11 L’acquisizione delle competenze di base diviene momento fondamentale per assicurare l’occupabilità e, conseguentemente, innalzare i tassi di occupazione dei giovani al di sotto dei 29 anni e le opportunità di reinserimento lavorativo dei disoccupati adulti. In questa ottica la Regione Liguria esaminerà le misure più opportune per tradurre in pratica il diritto del cittadino alla formazione essenziale, ivi compresa la possibilità di concedere dei voucher formativi da “spendere” presso le strutture accreditate. Accanto alla alfabetizzazione digitale ed alla conoscenza della lingua straniera, la Commissione ha rilevato l’importanza delle competenze sociali, quali la fiducia in sé, l’autodeterminazione, la capacità di assumere rischi che portano le persone ad acquisire sempre maggior autonomia e spirito imprenditoriale. Giova ricordare che per competenza s’intende “un insieme strutturato di conoscenze e di abilità, di norma riferibili a specifiche figure professionali, acquisibili attraverso percorsi di formazione professionale e/o esperienze lavorative, e/o autoformazione”12 La Regione Liguria, che già aveva espresso consenso rispetto all’impostazione comunitaria, intende darle concreta applicazione introducendole nelle attività sia di formazione che di orientamento. Competenze trasversali Il costante adeguamento delle attività lavorative determina il fatto che le capacità professionali risultino, da sole, insufficienti. La complessità dell’organizzazione del lavoro, la diversificazione delle mansioni che i lavoratori sono chiamati a svolgere all’interno delle loro mansioni, il diffondersi dell’esigenza del lavoro in gruppo e/o su progetti comportano che i lavoratori debbano possedere competenze non solo tecniche ma anche relazionali quali il sapersi integrare nel lavoro di squadra, la capacità di adattamento, la capacità • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 65 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 di trovare adeguate soluzioni alle varie problematiche. Pare inopportuno prevedere specifici moduli formativi (salvo che in attività ove il possesso di queste competenze siano di particolare rilevanza per l’esercizio del mestiere) ma si ritiene di doverne favorire l’acquisizione mediante applicazione di metodologie didattiche attive e l’adozione di comportamenti, da parte dei formatori e degli orientatori, che ne favoriscano l’acquisizione. Alfabetizzazione informatica La trasformazione tecnologica della Società attuale è caratterizzata dal diffondersi dell’informatica in ogni attività, sia lavorativa che extralavorativa, basti pensare alla diffusione di Internet per le connessioni interpersonali fra i giovani o alla sempre crescente importanza che le banche dati rivestono nel lavoro quotidiano. La mancanza di conoscenza quantomeno delle nozioni di base dell’informatica sta diventando la “nuova ignoranza”, fattore di emarginazione o di ulteriore ostacolo rispetto al mondo del lavoro. Coerentemente con l’obiettivo della occupabilità, la Regione Liguria, in applicazione di quanto previsto in sede di P.O.R. Obiettivo 3 per il 2000 – 2006, ha già inserito nelle attività formative un modulo di alfabetizzazione informatica. Apprendimento delle lingue straniere “La conoscenza delle lingue fa parte delle competenze di base richieste dall’Europa; in linea di massima, tutti dovrebbero essere in grado di parlare due lingue straniere”13 Questa linea è stata recepita nel NAP 2002 e nelle linee nazionali di riforma del sistema educativo e formativo nelle quali si prevede l’insegnamento, oltre che dell’italiano, di due lingue comunitarie : dai sei anni la prima e dagli undici la seconda. Tale conoscenza, che permette di comunicare con gli altri cittadini europei, assume ancor più importanza per l’occupazione in vari comparti economici e produttivi quali il commercio internazionale, il turismo, l’informatica, oltre ad essere fondamentale per la mobilità sia degli studenti che dei lavoratori. In assonanza con la risoluzione del Consiglio Europeo del febbraio 2002 ed anticipando la riforma del sistema educativo, la Regione Liguria prenderà iniziative per incoraggiare le sedi formative ad impiegare metodologie efficaci di apprendimento delle lingue straniere al fine di introdurre in ogni percorso formativo un modulo di lingue straniere atto a raggiungere quantomeno un livello conoscitivo elementare. In ogni corso per inoccupati di durata superiore alle 600 ore e che non sia specificatamente rivolto ad una figura professionale per la quale la conoscenza delle lingue costituisca una competenza essenziale, sarà obbligatorio lo svolgimento di un modulo di base la cui durata potrà variare fra le 24 e le 40 ore a seconda del livello conoscitivo di base degli utenti. Al fine del contenimento dei costi si cercherà di valorizzare al meglio l’utilizzo di pacchetti multimediali, disponibili sul mercato, favorendone l’utilizzo anche al di fuori dei normali interventi corsali. • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 66 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 3.5.2. Dalla quantità alla qualità Non vi è dubbio sul fatto che l’attenuazione dell’emergenza occupazione debba permettere anche un deciso spostamento di attenzione dalla quantità alla qualità dell’occupazione. In periodi di emergenza sono state, infatti, adottate politiche capaci magari di fornire un sollievo immediato a situazioni talvolta anche esplosive, ma suscettibili nel medio periodo di creare aree più o meno ampie di occupazione “assistita” (in modo non sempre palese), incapace poi di uscire da questa situazione. Quando il diritto al lavoro, costituzionalmente sancito, è stato letto come diritto ad un’occupazione purché sia, sono stati magari attenuati i conflitti sociali, ma anche create sacche d’inefficienza e depresse o scoraggiate potenzialità e creatività individuali. Per la verità questo meccanismo ha operato anche dal lato dell’offerta di lavoro: non sono rari i casi in cui un percorso formativo, uno stage, un tirocinio, un lavoro temporaneo, sono stati accettati non perché realmente rispondenti alle aspirazioni individuali o ad un percorso professionalizzante consapevolmente scelto, ma per avere “comunque” un’occasione di lavoro o di formazione. Si tratta di un problema forse più diffuso di quanto si possa percepire direttamente, che ha comportato sia un utilizzo non ottimale di risorse (finanziarie e professionali), sia esperienze non positive da parte di molti soggetti, soprattutto giovani. Un orientamento più precoce e diffuso, che sappia rendere i diversi soggetti protagonisti delle loro scelte lavorative e formative, è certamente essenziale per avviare a soluzione il problema. Si ritiene tuttavia che, oltre a formare un’offerta di lavoro più consapevole, si debbano realizzare anche interventi formativi e di avvio all’impiego maggiormente tarati sulle reali capacità, competenze ed aspirazioni delle persone, in particolare dei giovani. Si tratta in fondo di uno dei molti modi in cui si deve coniugare il principio della centralità dell’utente, che sta alla base di questo Programma Triennale e che ispira il P.O.R. Obiettivo 3 ligure per il periodo 2000 - 2006. L’attenzione alla qualità non richiede solo una migliore centratura sull’utente dei servizi offerti, ma anche continui feedback da parte dell’utenza sull’adeguatezza degli interventi. Un monitoraggio continuo che non si può limitare a superficiali indagini di • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 67 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 customer satisfaction condotte a colpi di sondaggio, ma che deve essere in grado di confrontare in modo credibile le attività svolte alle esigenze che le hanno motivate. La qualità viene spesso fatta coincidere con le certificazioni di qualità, ma questa è una visione limitata. Un sistema coerente composto di vari agenti che collaborano allo sviluppo del territorio in materia di politiche per l’occupabilità, necessita la messa in atto di un insieme di procedure e pratiche che permettono il monitoraggio nonché il controllo dell’efficienza/efficacia delle azioni rivolte a servire l’obiettivo di centralità dell’utenza. In questa ottica e al fine di soddisfare il riassorbimento progressivo delle diverse problematiche attinente all’attuale situazione socioeconomica locale, si rileva una serie di punti determinanti per la realizzazione di un processo completo, coerente e duraturo: • • • • • • • • • • • • • Soddisfare le “ esigenze “ dei vari agenti coinvolti nel processo nonché quelle relative al cliente/ utente finale. Sviluppare maggiore fiducia e coinvolgimento nella partecipazione attività all’insieme dei processi connessi alle attività da realizzare Potenziare al fine di ridurre in termini di tempi, gli interventi di audit e controllo al fine di ottimizzare i tempi necessari per la realizzazione degli interventi vari. Diminuire i costi inerenti ad un sistema di azioni di insufficiente qualità. Mobilitare le risorse umane e tecnologiche che consentono il raggiungimento degli obiettivi precisati Predisporre in ogni struttura competente e operante nel sistema realizzato, un archivio storico necessario alla gestione delle procedure o iniziative non conforme al risultato scontato. Favorire il rigore e la responsabilizzazione degli attori partecipanti al sistema con seminari informativi e di sensibilizzazione o sotto tutt’altra forma di incentivazioni. Formalizzare ogni procedura o azione necessarie al raggiungimento degli obiettivi definiti Favorire la trasparenza delle procedure, delle azioni compiute nonché degli obiettivi aspettati con piani di comunicazioni rivolti ad agenti e utenti coinvolti nella realizzazione del sistema di efficienza dei servizi per una maggiore e più efficace gestione delle problematiche territoriali legate all’occupazione. Assicurare la perennizzazione e la padronanza della qualità del sistema creato. Creare un osservatorio di prevenzione delle eventuali derive del sistema al fine di monitorare e agire in breve tempo su di esse. Garantire l’osservazione nonché l’ascolto delle variazioni dei bisogni, espliciti o impliciti, emergenti e che richiedono aggiustamenti eventuali di certe componenti ( procedure o azioni) del sistema al fine di rispondere in modo Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 68 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 adeguato alle necessità dell’utenza e di conseguenza all’insieme del mercato del lavoro. Benché dunque la diffusione di sistemi di certificazione di qualità e di accreditamento, di cui si dirà, sia certamente vitale per favorire il continuo miglioramento della qualità degli interventi, va altrettanto chiaramente sottolineato che nessuna certificazione di processo potrà mai sostituire la valutazione del risultato e il suo riscontro con i bisogni iniziali. L’attività di monitoraggio e valutazione, che è l’altra faccia della programmazione, rappresenta la vera funzione tecnica esercitata dalla struttura dell’Assessorato regionale ed è la base per un sistema di qualità ove per qualità non si intenda solo il rispetto delle norme e procedure ma anche la rispondenza ai bisogni di quell’utente che è al centro di questo Programma Triennale. La sfida della qualità non si deve tuttavia limitare alla qualità degli interventi realizzati dalla Regione. Deve sollecitare all’adozione di misure atte a promuovere la qualità del lavoro, intesa, in accordo con le indicazioni della Commissione Europea come possibilità di miglioramento continuo, per il lavoratore, sia all’interno di ogni lavoro (prospettive di carriera, di crescita professionale, ecc.), sia all’interno del mercato del lavoro, nel passaggio da un lavoro all’altro e nella costruzione di percorsi professionalizzanti individuali. Ferma restando la necessità di declinare il tema della qualità del lavoro in ogni sua accezione e di prevedere quindi un orientamento in questo senso dell’insieme delle politiche del lavoro regionali, si può in questa sede individuare un’azione chiave di carattere prioritario: AZIONE CHIAVE: PROMUOVERE LA FORMAZIONE CONTINUA La formazione continua, che è quella promossa dalle imprese a favore dei loro addetti, costituisce uno strumento indispensabile di continuo adeguamento delle professionalità dei lavoratori alle esigenze delle imprese e del mercato. La necessità di passare da una tutela del “posto” ad una tutela del lavoro, comporta la necessità di stimolare non solo le imprese, ma anche i lavoratori, ad un costante monitoraggio dell’adeguatezza della loro preparazione alle esigenze di un’economia in costante trasformazione e all’adozione di conseguenti pratiche formative. Per un territorio quale quello ligure il cui tessuto produttivo è costituito nella stragrande maggioranza da piccole imprese, il tema della formazione continua è cruciale. Come già esposto nel POR Obiettivo 3, la Regione – nella precedente programmazione - ha dedicato risorse importanti per sviluppare e consolidare questo tipo di attività, talora con interventi sperimentali ed innovativi, sostenuta da un forte ruolo delle Parti Sociali. Le risorse finanziarie per la formazione continua sono rilevanti : oltre agli stanziamenti previsti in leggi nazionali e quelli regionali, occorre ricordare che l’art. 118 della legge 388/2000 ha istituito i • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 69 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 Fondi paritetici interprofessionali nazionali per la formazione continua, costituiti attraverso accordi interconfederali, per far fronte alla velocità della nascita di innovazioni che generano obsolescenza professionale. La legge prevede Fondi per la formazione continua, alimentati dal contributo del 0,30% di cui all’art. 25 della legge 845/78, nei settori dell’industria, del terziario, dell’agricoltura, dell’artigianato; si è così aperto un canale di attività parallelo a quello ex Obiettivo 4 ed oggi Obiettivo 3 Misura D 1 Una volta che sarà avviato questo nuovo sistema, sarà necessario individuare forme di raccordo tra Fondi interprofessionali gestiti dalle parti sociali e ruolo di programmazione della Regione, al fine di evitare sovrapposizioni che generano sperpero di risorse. In sede di POR Obiettivo 3 per il 2000 – 2006 la Regione Liguria ha voluto sottolineare l’importanza che attribuisce alle PMI destinando ad esse “almeno il 60% del finanziamento pubblico relativo alle attività formative che verranno attivate nella misura D1”. Tuttavia, nonostante gli sforzi (anche finanziari) che la Regione Liguria ha fatto per favorire lo sviluppo della formazione continua, la percentuale di imprese, piccole e medie, che utilizza queste attività è ancora basso, pur avendo segnato un miglioramento rispetto al triennio precedente Occorre, quindi, comprendere quali sono le difficoltà e gli ostacoli per lo sviluppo della formazione continua nelle PMI, al fine di intervenire per ridurli se non eliminarli. Una prima area di problematicità riguarda aspetti pratici. Nelle piccole e medie imprese la rilevazione dei bisogni di adeguamento delle risorse umane incontra molte difficoltà. La prima difficoltà è, nella maggioranza dei casi, l’inesistenza (o l’approssimazione) di strategie di sviluppo a medio-lungo termine, in quanto le Aziende sono per lo più focalizzate sul superamento di problematiche presenti od attinenti l’immediato futuro, il che comporta che i bisogni formativi di cui l’Impresa ha consapevolezza sono principalmente quelli di “ieri” o di “oggi”.In altre parole, pur senza generalizzare, spesso la rilevazione dei fabbisogni formativi evidenzia ciò che si sarebbe dovuto fare e non ciò di cui ci sarà bisogno. La seconda difficoltà risiede, soprattutto nelle piccole imprese, nell’esigenza di specializzazione ed al tempo stesso di polivalenza. L’impiego degli addetti è fortemente condizionato (quando non determinato) dalle fluttuazioni nelle esigenze produttive; i carichi di lavoro ed anche i contenuti di lavoro si modificano a seconda del volume di ordini, dei tempi di consegna, ecc. Ciò implica che la “professionalità” richiesta varia rapidamente, così come rapidamente varia l’interesse e la disponibilità dell’Azienda verso la formazione. Inoltre, per le dimensioni dell’organico, le piccole imprese non possono attuare interventi formativi specifici per il loro personale, sia per ragioni di costo sia per l’esigenza di mantenimento dei livelli produttivi. Sono, perciò, costrette (ed il discorso vale anche per parte delle medie imprese) a ricorrere ad interventi pluriaziendali o interaziendali che, necessariamente, non possono rispondere alle specificità dei bisogni della singola impresa. La formazione, pertanto, è destinata a soddisfare solo parzialmente i bisogni rilevati. La terza difficoltà è strettamente legata ai tempi burocratici, per la presentazione delle domande • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 70 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 e per le istruttorie, che spesso sono troppo lunghi e non corrispondono ai tempi entro i quali le imprese devono soddisfare i loro bisogni essenziali. La Regione, nel previsto intervento di semplificazione delle procedure, dovrà dare un’adeguata risposta a questo problema. Un altro ostacolo che merita approfondimento è quello generato dalla diffidenza delle imprese verso la formazione professionale. L’universo delle piccole aziende è caratterizzato dalla identificazione dell’imprenditore con la impresa, nel senso che – nella maggioranza dei casi – è lui che possiede il know how su cui è storicamente basato il core-business, vi è corrispondenza fra il suo “stile manageriale” ed i comportamenti dell’impresa ecc. In gran parte dei casi ed indipendentemente dal settore di attività, l’imprenditore è una persona che “si è formata lavorando” e che unisce ruoli direttivi a ruoli di operatività diretta. Questa premessa è necessaria per comprendere questa “diffidenza” che ha rilevanti effetti sulla formazione. Anche se, in sede di rilevazione dei bisogni, l’imprenditore esplicita necessità di formazione dei propri addetti, in molti casi la formazione richiesta è finalizzata a risultati “limitati” nel senso che la persona da formare non deve conseguire capacità che possano mettere in discussione la sua leadership nella sua azienda o che raggiunga un know how superiore al suo. Per superare questo ostacolo, la Regione Liguria può – avvalendosi anche del contributo degli Enti bilaterali – avviare un processo di crescita dei piccoli imprenditori anche sul tema della formazione continua intesa come un momento di un intervento più ampio a sostegno dei piccoli imprenditori che va dall’aiutarli a “leggere il futuro” (comprendere l’evoluzione del mercato, capire i propri punti di forza e di debolezza), all’accompagnarli nel processo di adeguamento - cambiamento con un mix di formazione e consulenza (che permette la “personalizzazione” del trasferimento di know how) ed infine assisterli nella fase di applicazione delle competenze - capacità acquisite tramite l’intervento formativo. Inoltre, nelle piccole imprese, data l’esiguità degli organici legata da un lato alla sopravvivenza nel mercato e dall’altro all’esigenza del contenimento dei costi, ogni dipendente ha un ruolo fondamentale ed è essenziale per il funzionamento dell’Azienda. Formare adeguatamente (cioè specializzare o dare nuove competenze) un lavoratore comporta, in molti casi e particolarmente in alcune aree lavorative, l’effettivo rischio che il dipendente possa facilmente trovare lavoro altrove (ad esempio in una impresa concorrente ) a condizioni salariali migliori, con un conseguente peggioramento per l’impresa che ha attivato l’intervento di formazione continua. Diviene imprescindibile il nesso fra motivazione del lavoratore e formazione, nella direzione di rafforzare il senso di appartenenza all’azienda nel lavoratore in formazione. Occorre, dunque, che l’azione formativa sia connotata da una logica di fidelizzazione che può essere ottenuta con una progettazione che coinvolga sia l’imprenditore che il beneficiario dell’intervento anche nella realizzazione e nel trasferimento in impresa delle competenze oggetto dell’intervento formativo. Da questa esigenza di fidelizzazione ne consegue l’inutilità di progetti formativi standardizzati rispetto ai quali ricercare l’adesione delle imprese, e la necessità di avviare nuove modalità progettuali. Un’attenzione specifica andrà accordata alla costruzione della società della informazione e della conoscenza, ed al fatto che a questa sia orientata la formazione degli occupati. L’azione si colloca • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 71 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 pertanto in stretta connessione con i pilastri dell’adattabilità e imprenditorialità e con le priorità trasversali della società della conoscenza e dello sviluppo locale. 3.5.3. Dall’accreditamento alla qualità ed allo snellimento delle procedure Il sistema delle politiche del lavoro e di sostegno all’imprenditorialità vede operare al proprio interno una pluralità di soggetti, pubblici, privati, misti, individuali e collettivi, le cui logiche d’azione, i cui interessi, valori, norme di riferimento, sono solo in parte convergenti, o coincidenti. Si tratta inoltre di un sistema che si va rendendo sempre più complesso, in ragione delle nuove norme nazionali, come ad esempio la legge delega sul lavoro ed il D.lgs 297/02, e comunitarie che hanno, da un lato, aumentato sia gli attori che le loro modalità d’integrazione, e, dall’altro lato, moltiplicato anche le sedi di programmazione negoziata. Occorre dunque saper valorizzare la ricchezza che questa complessità comporta senza mortificarla in controlli burocratici e riduttivi, ma neppure senza lasciare privo di tutela l’utente, segnatamente quello più debole o meno informato, e privo di riscontri l’Ente finanziatore, sia esso la Regione, lo Stato, l’Unione Europea. Il sistema di accreditamento degli Enti di formazione e la definizione di standard di competenze professionali degli operatori del sistema, che sarà realizzato nel corso del periodo di vigenza di questo Programma Triennale, costituiscono i cardini sui quali conciliare queste due esigenze Il percorso di massima è quello indicato nella titolazione stessa. Favorire la creazione di un sistema di qualità significa infatti passare da una concezione burocratica o dirigista di accreditamento ad una di sollecitazione continua al miglioramento delle strutture e dei servizi, con un conseguente snellimento delle procedure. Si tratta di un percorso ampiamente condiviso, del quale tuttavia si tratta di definire correttamente le tappe e i ruoli degli attori. Ad esempio, non si può passare dall’accreditamento alla qualità se il primo viene visto come modo per controllare gli accessi al mercato, per tutelare le strutture dell’offerta, per garantire la sopravvivenza degli operatori; non si possono snellire le procedure se questo si traduce in minor tutela dell’utente o del soggetto finanziatore. Ripensare le regole vuol dire allora ridistribuire le responsabilità tra gli attori e creare dei sistemi autoregolantesi, nei quali gli interessi dei diversi attori in gioco • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 72 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 convergono verso l’obiettivo della qualità senza richiedere continue regolazioni dall’esterno del sistema. Questa linea d’azione, che sarà presto sviluppata attraverso gli appositi provvedimenti in corso di adozione, si tradurrà in modelli di accreditamento di tipo dinamico ed evolutivo, tali da sollecitare costanti aggiornamenti degli operatori e miglioramenti delle strutture, sotto la duplice spinta, da un lato, di percorsi credibili e praticabili di formazione continua degli operatori e, dall’altro, di monitoraggio continuo della qualità dei processi e dei prodotti, anche attraverso nuove modalità di coinvolgimento degli utenti intermedi e finali (gli allievi e il sistema produttivo) e dei partner-concorrenti (la scuola secondaria, l’Università, le imprese). Nel sistema di qualità regionale si dovrà fare tesoro di quanto di buono può derivare da tutte le esperienze maturate nel campo, incluse le applicazioni delle ISO al comparto educativo e formativo. Di contro, la centratura del sistema di accreditamento previsto dalle norme nazionali sulla formazione e sulle attività ad essa connesse non deve far dimenticare la necessità di assicurare la qualità all’intero sistema di operatori e di agenzie che intervengono nel campo delle politiche attive del lavoro. La Regione dovrà pertanto porsi l’ulteriore obiettivo di sollecitare tutte le agenzie e figure professionali che operano in questi campi a migliorare costantemente la qualità della loro preparazione e di loro interventi, predisponendo un sistema adeguato di strumenti, percorsi e meccanismi di premialità. Dovrà inoltre adoperarsi affinché la diffusione della cultura della valutazione coinvolga decisori, operatori, beneficiari e destinatari in un processo virtuoso di concorso al miglioramento delle pratiche di cui sono a vario titolo protagonisti. Il sistema di accreditamento dovrà assumere un valore di riferimento e di spendibilità sociale più ampia della parte – comunque fondamentale – di tipo cogente, dando vita ad un “marchio di qualità regionale”, a base volontaria, che favorisca garanzia e sviluppo di qualità anche nelle relazioni di mercato di tipo privatistico. Ciò in coerenza con le linee di tendenza delle politiche e delle pratiche della qualità in Italia ed in Europa e partendo dal presupposto che, se pur non sia presente un modello unico che costituisce la “soluzione” al problema dell’accreditamento/ certificazione, vi sono alcuni riferimenti forti - nella scelta di un modello - di cui è necessario tenere conto per accrescere la qualità del sistema e creare punte di eccellenza (quali i requisiti previsti nelle certificazioni VISION 2000, l’adozione di processi di certificazione valutativa del bilancio con società accreditate , la dimostrata spendibilità sul mercato del lavoro delle azioni svolte). • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 73 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 Si introduce inoltre una sostanziale novità in questo Programma Triennale perseguendo l’obiettivo di realizzare una integrazione reale fra i servizi della formazione e quelli dell’impiego, a partire dall’estensione anche a questi ultimi delle metodologie, degli strumenti e delle esperienze maturate in questi anni nel campo delle attività formative e sfruttando appieno i vantaggi di una sinergia virtuosa. Si propone, quindi di avviare procedure sperimentali per l’accreditamento dei servizi per l’impiego, sia per il livello di base, che per quello specialistico. Anche nella Regione Liguria il sistema pubblico d’incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro trova ancora difficoltà nel suo percorso di modernizzazione. I centri per l’impiego hanno visto notevolmente aumentare la loro capacità di rispondere alle richieste di servizi, sia da parte di coloro che cercano un’occupazione, sia da parte delle aziende, ma sono ancora molto lontani dai livelli di intervento delle realtà europee più avanzate. In questo campo, i privati autorizzati non hanno un ruolo effettivo, mentre nuove opportunità stanno per essere assegnate alle agenzie di lavoro interinale, anche per contrastare il possibile dilagare di intermediari privi di una vera e propria organizzazione imprenditoriale. La Regione si pone, pertanto, l’obiettivo di dare, insieme agli altri soggetti istituzionali, apertura e trasparenza al mercato del lavoro mettendo in campo tutti gli strumenti che le sono propri: indirizzo e coordinamento, semplificazione normativa, supporto alla gestione, valutazione e valorizzazione, sperimentazioni. A tal fine s’individua la necessità di innalzare le capacità di attrazione dei servizi nei confronti delle aziende, creando le condizioni per un vero e proprio rapporto fiduciario, sulla base del quale sviluppare poi le azioni di matching tra domanda ed offerta di lavoro. Sarà inoltre perseguito l’obiettivo di rassicurare ogni persona, sia essa in cerca di una prima occupazione o di un nuovo lavoro, operando perché non venga abbandonata a se stessa: i nuovi servizi per l’impiego dovranno essere in grado di fornire un sostegno più solido di quello attualmente offerto dalle reti amicali o familiari, garantendo uguali e migliori opportunità per tutti i cittadini. La Regione si affiancherà, nell’ambito delle proprie funzioni, alle azioni del Governo miranti a ricondurre l’intervento dei privati nel mercato del lavoro ad un impianto autorizzativo unitario, graduato secondo il tipo di attività svolte. Verrà inoltre riconosciuto al nuovo sistema del collocamento pubblico il ruolo centrale di motore per lo sviluppo di un mercato del lavoro moderno ed accessibile a tutti in condizioni di pari opportunità, portando a compimento le disposizioni innovative contenute nel Decreto Legislativo n.297/2000, che riconosce alle Regioni piene competenze nella materia del collocamento. L’esperienza che ha permesso negli ultimi anni ai servizi per il lavoro della Liguria di raggiungere risultati riconosciuti anche a livello nazionale, costituisce un patrimonio comune del sistema regionale, che potrà essere la base di partenza sulla quale sviluppare le azioni per il raggiungimento di questi obiettivi. • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 74 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 La semplificazione e l’informatizzazione delle procedure di collocamento, insieme all’apertura regolamentata ai privati, permetteranno di sviluppare ed accrescere la qualità delle azioni di prevenzione della disoccupazione e di dare una maggiore efficacia ai servizi, introducendo nel contempo forme di cooperazione e di competizione tra le strutture pubbliche, private e convenzionate. E’ opinione della Regione che questi nuovi elementi di competizione consentiranno di migliorare complessivamente l’efficienza dei servizi pubblici per l’impiego, mentre la cooperazione potrà innescare meccanismi virtuosi a tutto vantaggio delle imprese e dei soggetti in cerca di occupazione e contribuire alla creazione di quella rete condivisa di servizi, di cui si è già parlato in altre parti del presente programma. E’ da ultimo naturale aspettarsi che il processo fin qui delineato di rinnovamento delle procedure del collocamento consentirà di contrastare con decisiva efficacia le attività non regolari in materia contribuendo anche a favorire l’emersione del lavoro sommerso. All’interno di questa linea strategica sono contenute tre azioni chiave di sistema, la cui attuazione sarà posta direttamente in capo alla Regione. AZIONE CHIAVE: LA CRESCITA PROFESSIONALE DEGLI OPERATORI Sulla base della considerazione che l’accreditamento delle strutture necessita un maggior grado di certezza circa le figure professionali ed i loro requisiti caratterizzanti, nel contesto del Decreto Ministeriale 166/01 relativo all’accreditamento, il Ministero del Lavoro ha definito il “Quadro delle competenze necessarie per la realizzazione delle funzioni professionali” in base al quale si prevedeva di definire, entro il 31/12/01, gli standard minimi di competenze relative alle varie funzioni, ivi compresa quella di docenza. Strettamente connesso è il tema dell’aggiornamento costante degli operatori. Da tempo l’Unione Europea ha posto al centro dell’attenzione il miglioramento dell’istruzione iniziale e della formazione professionale dei docenti/formatori14 giungendo ad affermare che “il miglioramento della qualità e dell’efficacia dei sistemi di istruzione e formazione è legato al miglioramento dell’istruzione e della formazione per insegnanti e formatori”15 . Analogamente, anche per i servizi di orientamento erogati dai Centri per l’impiego, il livello di qualità e di efficacia è strettamente dipendente dal livello di preparazione degli operatori. L’accesso alla conoscenza ha una importanza capitale in una società della conoscenza16 per le persone che sono il motore operativo/pratico della creazione di condizioni per sostenere il processo di adeguamento professionale rispetto alle trasformazioni della società economica e civile. La Regione Liguria, negli ultimi anni, ha effettuato uno sforzo considerevole per operare in questa direzione tenendo conto di quanto si stava elaborando, a livello nazionale, in merito agli standard di competenze del formatore/insegnante per quanto attiene il campo formativo, nonché della definizione degli standard dei servizi per gli operatori dei Centri per l’impiego. 14 Relazione al Consiglio dell’Unione Europea del 14/2/01 Consiglio Europeo di Barcellona 2002 16 Programma di lavoro della Commissione europea sul follow up circa gli obiettivi dei sistemi di istruzione e formazione 15 • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 75 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 Come sottolineato in varie parti di questo documento, il costante adeguamento professionale degli operatori riveste, per la Regione Liguria, una centralità nell’ottica della realizzazione delle sue politiche del lavoro e della formazione. Occorre tener conto del progressivo cambio di profilo professionale che interessa quasi tutte le figure professionali operanti nei servizi : i formatori (sempre più facilitatori dell’apprendimento oltre che erogatori di conoscenze), i direttori (sempre più accompagnatori/gestori del cambiamento costante), gli orientatori, i tutors, i coadiutori ecc. Analogamente sono cambiati, o stanno cambiando, gli “strumenti didattici” (non a caso il Consiglio di Lisbona ha fissato l’obiettivo di far sì che tutti gli insegnanti e formatori siano in grado di utilizzare Internet e le risorse multimediali) così come quelli gestionali. Stanno cambiando le metodologie, con il lento ma progressivo affermarsi della FAD e i primi esperimenti di E-learning. Evolvono rapidamente i contenuti delle azioni di formazione. “L’accesso alla conoscenza ha un’importanza capitale in una società della conoscenza. Gli insegnanti ed i formatori sono pertanto attori chiave in tutte le strategie volte a stimolare lo sviluppo della società e dell’economia”17 Anche sul fronte dell’utenza si sono prodotti dei cambiamenti, a partire dalla tipologia degli utenti per giungere ai bisogni di cui gli utenti sono portatori. Il cambiamento, in sintesi, non riguarda solo aspetti operativi ma anche i concetti stessi insiti nella formazione, in un processo inarrestabile e continuo. Per tale motivo la Regione intende avviare un processo di formazione continua per tutti gli operatori coinvolti, siano essi impegnati in un rapporto diretto con gli utenti (docenti ed orientatori) o in attività definibili di back office (direzione, segreteria ecc.). Per la realizzazione di questo processo si opererà secondo due linee direttrici : ¾ attività di aggiornamento tramite seminari ricorrenti e corsi brevi, secondo un piano che sarà elaborato nella concertazione con le strutture di appartenenza ¾ attività di aggiornamento on line, attivando sul portale della Regione una area dedicata che consenta il costante aggiornamento rispetto alle normative ed agli indirizzi regionali Solo in previsione di passaggio di funzione, documentate dall’Ente di appartenenza, sarà possibile l’ammissione a corsi di aggiornamento finalizzati ad altri ruoli o figure professionali. L’aggiornamento e l’adeguamento professionale degli operatori dei vari servizi è, quindi, un tema chiave che la Regione Liguria intende continuare a sviluppare in sintonia con la strategia dell’Unione Europea e che deve caratterizzare tutto la durata di questo Programma. AZIONE CHIAVE: SVILUPPO DI PROCEDURE REGIONALI VOLTE AL MIGLIORAMENTO CONTINUO DEL SISTEMA FORMATIVO 17 Programma di lavoro della Commissione Europea sul follow up circa gli obiettivi dei sistemi di istruzione e formazione in Europa • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 76 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 La fase di profonda trasformazione del sistema formativo ligure e delle norme che lo regolano, nonché la necessità di assicurare la crescita qualitativa di tutte le strutture che operano nell’ambito delle politiche del lavoro, dell’orientamento, della formazione, sollecita a considerare l’accreditamento ormai normativamente previsto (anche nelle sue scadenze temporali) come un punto di partenza, e non di arrivo, per favorire una costante attenzione alla qualità del sistema formativo (e dei servizi di orientamento e d’inserimento lavorativo). Per questa ragione si conta di poter sviluppare azioni di sistema che permettano, anche utilizzando opportuni incentivi, il miglioramento continuo delle strutture, utilizzando in modo integrato sanzioni negative da un lato e dall’altro lato l’assistenza tecnica da parte di strutture qualificate L’accreditamento L’accreditamento delle strutture di formazione ed orientamento, già richiamato in sede di POR Obiettivo 3 per gli anni 2000 – 2006, costituisce un momento fondamentale nel processo di adeguamento del sistema. Il sistema di accreditamento non è basato sulla conformità alla norma, anzi è questo che lo differenzia dalla certificazione, bensì sulla adeguatezza rispetto alla tipologia dell’intervento, agli obiettivi da raggiungere, agli utenti, al contesto sul quale si vuole intervenire. L’esito di un intervento è spesso frutto della capacità di adeguare metodologie e comportamenti anche organizzativi, ipotizzati per situazioni tipo o teoriche, ai bisogni ed alle esigenze reali degli specifici individui che fruiscono del servizio; è, quindi, essenziale la comprensione del contesto in cui si opera, la capacità di innovare e superare approcci e conoscenze (in materia di ingegneria della formazione o dell’orientamento) rendendoli più flessibili ed aderenti alle necessità esistenti, testare nuovi strumenti, adeguare – se necessario – le norme in vigore. Nelle more della preparazione di questo Programma Triennale, la Regione Liguria ha approntato un “Modello di accreditamento degli organismi di formazione ed orientamento” con natura sperimentale, che ha come punto di riferimento il Decreto Ministeriale 166/2001 anche se a seguito della riforma del Titolo V della Costituzione non ha più natura cogente per le Regioni, e vuol traguardare quel termine ultimo per la piena attivazione dei sistemi regionali di accreditamento, concordato in relazione all’utilizzo del Fondo Sociale Europeo, stabilito al 30/6/2003. La natura sperimentale deriva da due considerazioni : a) la necessità di verificare gli aspetti pratici derivanti dall’applicazione di questo modello e di renderlo il più omogeneo possibile alle soluzioni adottate nelle altre Regioni, in modo da poter rendere effettiva la spendibilità dei crediti formativi; Più in particolare, si ritiene di dover già prevedere un ampliamento del Modello in sperimentazione per giungere a due livelli di accreditamento : - quello inerente la struttura, inteso come capacità di proporre ed essere erogatore di interventi di formazione-orientamento finanziati con risorse pubbliche - quello relativo all’evento, inteso come sussistenza in capo alla struttura delle competenze professionali necessarie alla realizzazione dell’intervento tenuto conto delle caratteristiche dell’utenza b) la necessità di rendere operativo un sistema di accreditamento che, come già detto, sia estensibile a tutti i servizi per l’impiego, sia per il livello di base che per quello specialistico. Sia la formazione che l’orientamento necessitano nuovi strumenti, che vanno dal bilancio delle • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 77 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 competenze all’accompagnamento professionale, dal mentoring al counselling, che non possono essere improvvisati o lasciati al libero adattamento, od alla libera interpretazione, da parte dell’erogatore di detti servizi. Si dovrà, perciò, addivenire alla definizione di standard minimi di qualità dei nuovi servizi, nello spirito dell’art. 17 della Legge 196/97 che prevede che gli Enti che operano in convenzione con Regioni e Province debbono possedere “requisiti predeterminati”. Al tempo stesso, come già precedentemente enunciato, occorre assicurare servizi altamente qualificati, nel senso di una adeguata corrispondenza alle esigenze degli utenti. Considerate le dimensioni della maggior parte dei soggetti che operano nel campo degli interventi di politica della formazione e dell’impiego, ed al fine di ottenere alti livelli qualitativi, pare opportuno prevedere, nella fase a regime, l’accreditamento della struttura limitatamente ad un massimo di tre tipologie di servizi (ad es. formazione per adulti, orientamento a giovani inoccupati, counselling), di tre tipologie di utenti (ad es, adulti disoccupati, donne in reinserimento lavorativo, portatori di handicap) nonché in riferimento sino ad un massimo di tre settori economico – produttivi (ad es. artigianato industriale, turismo, portualità). La rete dei servizi formativi sarà così costituita da strutture a vocazione definita, ma al tempo stesso sufficientemente ampia da non creare rigidità, inserite in una griglia che, in applicazione dei principi della sussidiarietà e della complementarietà, darà : ¾ trasparenza perché si avranno, in questo modo, una rete di strutture sufficientemente specializzate la cui offerta è chiaramente individuata ed il cui livello qualitativo sarà facilmente verificabile. ¾ flessibilità perché ciascuna struttura – per restare nella rete - dovrà necessariamente adeguare le proprie strategie e la propria offerta ai cambiamenti delle necessità dell’utenza scelta come target. Snellimento delle procedure L’attuazione degli interventi previsti in questo Programma Triennale prevede una cospicua mole di comunicazioni ed adempimenti che hanno tre effetti : - allungare i tempi di istruttoria e di verifica amministrativa contabile - costituire un costo per i richiedenti/proponenti - gravare gli Uffici competenti Spesso le informazioni ed i dati richiesti ai richiedenti od ai proponenti sono già stati presentati all’Amministrazione Pubblica nell’ambito di un altro intervento. Spesso le informazioni sono già presenti nelle banche dati dei soggetti Istituzionali cui è stata delegata la realizzazione degli interventi Il problema dello snellimento delle procedure assume, quindi, una valenza di miglioramento dell’efficienza del sistema. In questa ottica, la Regione provvederà ad una revisione delle disposizioni applicative inerenti i diversi tipi di intervento, utilizzando al meglio le potenzialità fornite dall’Information e Comunication Tecnology, sempre con l’attenzione rivolta all’esigenza della veridicità e della sicurezza del valore legale delle informazioni raccolte in tal modo. In particolare verrà previsto un ampio ricorso all’invio di comunicazioni via telematica, , facendo ricorso – per quanto possibile – alla firma digitale di cui la Regione ha avviato una prima sperimentazione. • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 78 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 Inoltre si metteranno le varie banche dati gestionali/amministrative in grado di dialogare fra loro, in modo da evitare la duplicazione della richiesta di documentazione, e di essere aggiornabili on line. AZIONE CHIAVE: MIGLIORAMENTO DEI SERVIZI PER L’IMPIEGO PUBBLICI E PRIVATI Con l’avviarsi a compimento del passaggio di competenze dallo Stato alle Regioni ed alle Autonomie Locali, con il consolidamento e la definizione a tutto tondo delle funzioni regionali in materia di lavoro cominciano a crearsi aspettative tra i cittadini perché si manifestino segnali reali di cambiamento, di una maggiore attenzione ai problemi da chi viene percepito come più vicino e, proprio per questo, maggiormente in grado di venire incontro alle esigenze formative e di lavoro di ciascuno. In tale contesto ed in questo delicato momento di passaggio, la Regione deve dimostrare reale capacità di governo, anticipando il cambiamento ed individuando linee ed indirizzi sostanziali perché il processo d’innovazione dei Servizi per l’Impiego e la loro progressiva integrazione con le politiche formative sia il più incisivo e generalizzato possibile. Come azione prioritaria viene così individuata la definizione degli Standard dei Servizi che pone le basi per individuare l’insieme delle prestazioni che dovranno essere rese ovunque sul territorio regionale, condividendone gli obiettivi comuni attraverso un processo le cui tappe significative sono rappresentate appunto dalla definizione degli standard, dal supporto al loro raggiungimento, dall’avvio delle procedure per la certificazione della qualità, dalla stesura di una carta dei servizi e da un sistema unico di comunicazione (attività queste due ultime per le quali sono previste nel prosieguo azioni specifiche). Elemento importante per favorire lo sviluppo della qualità è l’apertura dei servizi ai privati proponendo quindi un sistema di “concorrenzialità” che , se basato sulle dovute garanzie, può divenire motore di sviluppo e crescita dei servizi stessi. Anche nel caso dei servizi per l’impiego che entrano a far parte del sistema regionale si propone una procedura di accreditamento che sarà definita facendo esplicito riferimento al modello agenziale. Fermo restando che saranno escluse da tale procedura di accreditamento le attività e le funzioni attribuite in via esclusiva ai Centri per l’Impiego dalla vigente normativa, l’ingresso dei privati nel sistema dei servizi per l’impiego permetterà di costruire un sistema operativo rapido ed efficace snellendo quanto più possibile prassi e procedure burocratiche. Va realizzato in ambito regionale un sistema informativo collegato con quello nazionale grazie al quale i cittadini, i lavoratori, i disoccupati, le persone in cerca di un lavoro e le imprese avranno la facoltà di inserire nella rete telematica nuove candidature o nuove richieste di personale direttamente e senza rivolgersi ad alcun intermediario, da qualunque luogo od attraverso gli accessi appositamente realizzati dai soggetti pubblici o privati, allo scopo autorizzati od accreditati. In osservanza della normativa regionale, con la legge regionale 27/88, la Regione ha istituito i Centri per l’impiego, strutture “ove si esplica nei confronti dell’utente l’erogazione delle attività integrate funzionalmente e operativamente che costituiscono il sistema dei servizi per l’impiego, delle politiche formative e del lavoro” 18 articolate in : ¾ ¾ 18 • servizi in materia di collocamento servizi di orientamento, informazione, promozione, consulenza anche per lo sviluppo di nuovi Programma Triennale 1999 – 2001 della Regione Liguria pag. 90 Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 79 • • ¾ ¾ ¾ • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 lavori e l’autoimpiego servizi per la promozione dell’inserimento lavorativo e di agevolazioni ed incentivi alla assunzione con particolare riferimento alla fasce deboli servizi rivolti alla promozione, consulenza e supporto tecnico relativi alle attività di formazione professionale servizi rivolti all’analisi della domanda e dell’offerta di lavoro a livello provinciale In base al 4° comma dell’articolo 16 della legge 56/87, presso i Centri per l’impiego si possono svolgere interventi e servizi rivolti all’inserimento lavorativo gestiti da Enti locali, sulla base di convenzioni stipulate con le Province. Ai Servizi competenti per l’impiego, inoltre, è affidato il compito di accertare e verificare la condizione di disoccupato in cerca di lavoro relativa a quelle persone prive di occupazione che siano attivamente alla ricerca secondo quanto previsti dagli indirizzi operativi regionali in merito di cui alla deliberazione n.811/2003. La Regione Liguria ha fortemente investito risorse per l’adeguamento strutturale e delle competenze dei Centri per l’impiego, rendendoli operativi ad un livello soddisfacente ma l’evoluzione del contesto normativo e di quello economico e sociale, che ha prodotto nuove fasce di criticità, richiede un ulteriore miglioramento dei Centri per l’impiego. In questa direzione va data più ampia copertura territoriale nell’erogazione dei servizi a favore delle persone affette da disabilità. In base al disposto normativo in forza del quale sono le Province, avendo a riferimento le indicazioni del Programma Triennale, che individuano i Centri per l’impiego presso i quali vengono svolti particolari attività e servizi specialistici, si ritiene opportuno che le Province verifichino l’effettiva attuale copertura dei bisogni in modo da potere, ove necessario, provvedere all’adeguamento dell’offerta. Un ulteriore sforzo dovrà essere fatto verso le problematiche dei lavoratori (ed ex lavoratori) ultracinquantenni. In considerazione della particolarità di questa fascia di utenza giova ricordare che le Province, oltre a potersi avvalere dell’ausilio della Agenzia Liguria Lavoro secondo quanto previsto dalla relativa convenzione di cui alla legge regionale n.27/1998, possono stipulare convenzioni con gi Enti locali, con le organizzazioni professionali, sindacali e imprenditoriali, con gli Enti bilaterali e con altri soggetti aventi comprovati requisiti di competenza ed esperienza. Va realizzata un’interfaccia fra la Banca dati avviamento apprendisti ed i servizi informatici dei Centri per l’impiego, in modo che questi possano verificare le comunicazioni previste dalla legge 28/11/96 n° 608 e dal Decreto Ministeriale 7/10/99 n° 359, all’interno della più ampia messa in rete di tutte le banche dati amministrative ed in primis delle banche dati sull’incontro fra domanda ed offerta di lavoro. Vanno rafforzati i legami fra i Centri ed il territorio, ed affinate le capacità di lettura dei mutamenti in atto al fine di meglio rispondere ai nuovi emergenti bisogni. Va continuata, come già esposto in altra parte di questo documento, l’impegno per la crescita professionale degli operatori, prevedendo anche nuovi ruoli (quale il tutor a supporto dell’inserimento lavorativo del disabile) in relazione ai fabbisogni che verranno rilevati sul territorio. • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 80 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 3.5.4. Migliorare l’occupabilità L’obiettivo del miglioramento dell’occupabilità può essere perseguito con molteplici azioni: incidere sull’evoluzione della disoccupazione giovanile e della disoccupazione di lunga durata, elaborare strategie preventive imperniate sull’individuazione precoce delle esigenze individuali, adeguare i sistemi formativi per promuovere attivamente l’occupabilità delle persone disoccupate, utilizzare al meglio l’esperienza dei lavoratori più anziani, anche promuovendone il miglioramento della qualità del lavoro, sviluppare competenze per il nuovo mercato del lavoro nel contesto dell’apprendimento lungo tutto l’arco della vita, facilitare ed incoraggiare infine la mobilità dei lavoratori per sfruttare appieno il potenziale offerto dall’apertura e dall’accessibilità dei mercati europei. 3.5.4.1. Dall’occupazione all’occupabilità Alla luce delle considerazioni sin qui svolte si comprende come il passaggio dall’occupazione all’occupabilità sia una conseguenza quasi obbligata del passaggio dalla quantità alla qualità e dell’applicazione del principio della centralità dell’utente, già ampiamente sottolineato nel P.O.R. Non si tratta di garantire alla maggior quantità di persone possibile un lavoro, ma di mettere ciascuno in grado di ottenere il miglior lavoro cui può aspirare oggi e, in aggiunta, di poter migliorare continuamente la propria posizione sul mercato del lavoro. Una politica del lavoro veramente attiva deve infatti essere fondata sulla logica dell’empowerment, cioè dell’ attivazione delle potenzialità e delle risorse delle persone. Questo obiettivo di fondo può essere perseguito solo con un mix intelligente di diversi interventi. Limitando l’esame ai più importanti, vanno citati quelli di seguito riportati. • Innanzi tutto, realizzare un sistema di servizi all’impiego che garantisca l’occupabilità, un obiettivo perseguito da tempo dalla Regione Liguria. L’occupabilità non può infatti essere proposta o richiesta alle persone se non viene prima resa possibile dalle strutture che operano all’interno del sistema dei servizi all’impiego. In assenza di un efficiente sistema di questo tipo è inevitabile, che si perpetuino le disuguaglianze tra occupati e disoccupati, tra persone in possesso di risorse spendibili ai fini dell’inserimento lavorativo e persone deprivate sotto questo profilo decisivo. • Occorre poi assicurare un servizio di orientamento precoce, continuo, formativo, positivo, a bassa soglia di accesso. Precoce perché prima le persone imparano ad interrogarsi sul proprio futuro, prima imparano ad acquisire e padroneggiare le informazioni necessarie per essere protagonisti della propria esistenza; continuo perché continua è l’evoluzione dei mix di competenze, abilità, saperi posseduti dalle persone e dei mix richiesti dal mercato ed è ben difficile che tale evoluzione sia sempre coerente; formativo perché solo in una • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 81 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 prospettiva di crescita individuale l’orientamento rafforza le capacità delle persone di scegliere e non si limita ad ampliare la gamma delle scelte che queste si trovano dinanzi; positivo in quanto capace di contrastare gli svantaggi di natura familiare, sociale, psicofisica, che in varia misura caratterizzano molte persone; a bassa soglia di accesso perché i più bisognosi di orientamento sono di solito i più difficilmente raggiungibili dai servizi preposti. Naturalmente un sistema di orientamento di questo tipo dovrà poggiare su di un sistema informativo adeguato e alimentabile dagli stessi dati di gestione, come si dirà oltre. • Dare continuità ai processi formativi degli operatori destinati alla mediazione al lavoro, garantendo riconoscimento e sistematicità alle molteplici esperienze acquisite sul campo ed arricchendole di nuove operatività sia per portare a compimento il percorso formativo iniziato durante la precedente programmazione che per riconoscere ed avvalorare percorsi formativi individuali e di gruppo attuati nell’ambito di Enti ed Associazioni del Privato Sociale. Tale percorso dovrà essere finalizzato a realizzare le migliori condizioni per accogliere, accompagnare, orientare e ri-motivare i soggetti che si affidano ai servizi, con una particolare e rinnovata attenzione a coloro che versano in condizioni di maggiore debolezza sul mercato del lavoro. • Definire un repertorio completo ed esaustivo delle figure e dei loro contenuti professionali, in particolare di quelli particolarmente richiesti dal mercato del lavoro, così da costituire quella base di conoscenza indispensabile, così come avviene per molti altri paesi europei, per consentire allo studente, a chi è in cerca di un lavoro o al cittadino che intenda migliorare la propria posizione lavorativa, di venire con esattezza a conoscenza del senso e del significato di ogni professione anziché basarsi sulla propria, evidentemente limitata, esperienza personale. Tale repertorio dovrà quindi armonizzarsi con la revisione attualmente in corso delle denominazioni delle qualifiche professionali rilasciate al termine dei corsi, così da garantire alle aziende ed ai lavoratori declaratorie chiare sulle competenze e sulle capacità professionali acquisite ed essere periodicamente aggiornato. • I servizi all’impiego debbono anche imparare a leggere le opportunità di lavoro derivanti dalle caratteristiche possedute dall’offerta proponendo modalità e percorsi tali da renderle adeguate e compatibili con quelle ascrivibili allo sviluppo della domanda, orientando in questo senso gli interventi diretti o indiretti di sostegno all’economia e sviluppo delle attività economiche. Portare i soggetti a maturare (con l’orientamento) e a coltivare (con questi interventi) un proprio progetto occupazionale significa trovare, per gli interventi formativi e d’inserimento lavorativo al servizio di strategie individuali, un giusto equilibrio con la domanda di lavoro esistente o prevedibile nel breve periodo. Si possono cioè cercare e proporre punti d’incontro tra domanda e offerta di lavoro rispettosi delle aspettative delle persone e contemporaneamente adeguati alle esigenze di figure professionali espresse dal sistema produttivo. Si può considerare la sostenibilità delle iniziative economiche finanziate non solo dal punto di vista ambientale o • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 82 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 economico, ma anche da quello occupazionale (di coerenza con l’offerta esistente e con le potenzialità da questa possedute). Nella convinzione che valorizzare le potenzialità individuali non sia solo un servizio reso ai singoli, ma anche alla collettività, di cui sarebbe incrementata la qualità complessiva delle risorse umane e delle attività da queste svolte: accrescere l’occupabilità significa infatti accrescere sia la qualità che la quantità dell’occupazione, trovando e proponendo un giusto “peso ed equilibrio” per entrambe. • Costruire sistemi di monitoraggio e valutazione multidimensionali, che non limitino il giudizio sulla bontà delle iniziative realizzate sulla quantità dell’occupazione creata ma anche sulla sua qualità, sulla sua corrispondenza alle capacità e aspirazioni delle persone e alle vocazioni dei territori, alla soddisfazione nel lavoro, all’utilità sociale delle attività intraprese, alla competitività del sistema produttivo, alla qualità complessiva dell’ambiente, ecc. Si tratta anche, detto per inciso, di un modo per assegnare un nuovo protagonismo ai destinatari degli interventi ed alle aziende che operano sul territorio, nella prospettiva della qualità detta sopra. AZIONE CHIAVE: VERSO LA COSTRUZIONE DI UN SERVIZIO DI ORIENTAMENTO LUNGO L’INTERO ARCO DELLA VITA Il passaggio dall’occupazione all’occupabilità è connaturato ad una maggiore mobilità e flessibilità professionale dei lavoratori. Queste caratteristiche evolutive del mercato socio-economico attuale non debbono penalizzare i lavoratori né sul piano professionale né sul piano umano. Per evitare queste possibili conseguenze, è necessario che i sistemi pubblici e privati dei servizi per l’impiego sappiano assorbire i costi inerenti a questa maggiore flessibilità e mobilità per prevenire ed eliminare il più possibile le conseguenze negative ed i disagi per le persone e per ottimizzare le opportunità, in termini di sviluppo personale e professionale, che queste nuove dinamiche di lavoro offrono. Per conseguire questo obiettivo, è opportuno sviluppare, lungo tutto l’arco della vita, non solo l’apprendimento ma anche i servizi di orientamento, assicurati da servizi adeguati accessibilità e per competenza. Si tratta quindi, una volta assicurata la risposta alla consistente domanda di “primo orientamento” per soggetti in difficoltà o nei primi passi della vita lavorativa, di definire la costruzione di un servizio permanente, accessibile ad ogni tipologia di utenti, lungo tutto l’arco della vita professionale, capace di indirizzarla in ogni momento chiave delle sue scelte o incertezze professionali, e di produrre, in una logica di prevenzione ed anticipazione, verifiche ricorrenti dell’occupabilità concreta della persona, con interventi qualificati come il counselling orientativo e di formazione, il bilancio delle competenze. Inoltre, di fronte all’osservazione costante di disparità nell’inserzione professionale e di precarietà di possibilità lavorative di certe categorie socio-professionali, appare necessario realizzare una rete di azioni chiave che legano tutti gli attori /erogatori di orientamento e formazione professionale, che si centreranno in misure attive o “azioni perno”, al fine di favorire una maggiore occupabilità ed inserzione professionale mediante una concertata negoziazione tra le diverse parti sociali coinvolte nel sistema ( istituzionali e decisionali, imprenditoriali o appartenente al sistema socioeconomico regionale, normativo ed operativo). • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 83 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 La Commissione Europea, durante il consiglio tenuto a Lisbona e Feira del 23 e 24 Marzo 2000 ha fissato per tutti i paesi dell’Unione “ un nuovo obiettivo strategico per il prossimo decennio a venire: divenire l’economia della conoscenza la più competitiva e la più dinamica del mondo”. Questo ambizioso obiettivo coinvolge ogni livello decisionale ed operativo nazionale e richiede alla Regione di promulgare misure strategiche e coerenti a sopporto di misure pratiche per rendere i sistemi dell’educazione e della formazione professionale disponibili all’utenza , per tutto l’arco della vita. In questa ottica, la Commissione Europea ha evidenziato la necessità di superare le distinzione fra orientamento scolastico, professionale e personale per giungere ad un servizio accessibile ad ogni tipo di utenza, incentrato sulla domanda e non sull’offerta e permanentemente disponibile. Occorre definire l’insieme delle azioni fondamentali che caratterizzano un coerente sistema integrato di orientamento, seguendo le seguenti linee direttrici : ¾ ¾ ¾ ¾ favorire l’accesso all’impiego nonché a tutte le forme esistenti di formazione riconosciute sul territorio; creare una reale cultura dell’apprendimento; lavorare in partenariato costante tra le diverse parti sociali; sviluppare la motivazione e la consapevolezza degli utenti per il proprio percorso professionale e la propria identità sociale. Il sistema integrato di servizi per l’orientamento necessita, inoltre, un dialogo continuo tra le varie strutture di formazione ed orientamento, tra gli organismi che offrono educazione e formazione, e gli attori del mercato del lavoro, nonché le istituzioni competenti. Quanto più incerto appare lo scenario del lavoro, tanto più l’orientamento ha un ruolo cruciale, specie per combattere il tasso molto elevato di dispersione scolastica, che vede negativamente l’Italia ai primi posti rispetto agli altri Paesi europei e con il tasso più basso di numero di laureati rispetto agli iscritti, nonché l’altrettanto elevato fenomeno del cambio di indirizzo universitario dopo un anno di studio. Queste esigenze sono reali e devono essere gestite, ma il campo dell’orientamento è oggi molto più vasto e non si può più limitare al solo versante scolastico ma interessa sia l’ingresso nel mondo del lavoro quanto la permanenza nello stesso. Riveste forma multiple, con modalità di attuazioni diverse e spesso complementari (come interviste individuali, esami psicologici, bilancio delle competenze, counselling, approccio educativo…) e si caratterizza dalla sua complessità per la valenza socio-ecomonica che rappresenta. Per questo motivo, le pratiche di orientamento vanno costruite in una logica di rete Regionale, conseguentemente nazionale (ed europea secondo le linee guide della Commissione Europea) coinvolgendo attivamente erogatori e promotori dei servizi esistenti sul territorio, che devono avere una conoscenza approfondita dei sistemi di educazione, di formazione professionale ed economici al fine di: ¾ ¾ ¾ ¾ • migliorare l’efficacia/efficienza e di conseguenza la qualità dei sistemi educativi e di formazione regionali. facilitare l’accesso a questi servizi/sistemi a tutti gli utenti con una particolare attenzione all’utenza minacciata di esclusione a corto medio termine, rispondente in modo adeguato ai loro bisogni. aprire questi sistemi al mondo esterno superando i confini regionali spesso troppo “stretti” rispetto alle dinamiche occupazionali fornire informazioni complete ed aggiornate in tempo reale, consigli, indirizzi utili su tutto il panel Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 84 • • ¾ ¾ ¾ • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 delle possibilità educative, formative e professionali esistenti nonché sui funzionamenti del mercato del lavoro. ottimizzare la messa in opera degli strumenti di analisi dei fabbisogni regionali e delle risorse in loco disponibili in materia di orientamento. analizzare le incidenze delle disposizioni e azioni regionali in materia di orientamento rilevare gli eventuali malfunzionamenti e elaborare degli indicatori di qualità. E’ fondamentale ricordare che le pratiche di orientamento si appoggiano sull’esperienza e la conoscenza del territorio di appartenenza ma anche sul contesto socio-economico in atto, sui “ sapere fare”degli erogatori e sulle procedure utilizzate legate alla pratica quotidiana delle azioni di orientamento. E’ fondamentale, inoltre, considerare l’orientamento come il servizio che le istituzioni e le strutture sviluppano al fine di creare nelle persone la consapevolezza e la capacità di interagire in permanenza, adeguatamente e con soddisfazione personale, con il mondo del lavoro in continua evoluzione. In questo senso l’obiettivo è quello di mettere le persone in grado di disporre degli strumenti personali e della strumentazione informativa necessaria affinché, nelle diverse situazioni di evoluzione personale e lavorativa, sappiano sempre comprendere quale sia la migliore scelta personale e cogliere al massimo livello possibile le opportunità che offre il contesto. Il servizio di orientamento intende quindi produrre nelle persone la capacità di auto-orientamento permanente che, per potersi realizzare, richiede anche la disponibilità reale di servizi informativi e di comunicazione adeguati e sviluppati – soprattutto riguardo alle effettive opportunità di istruzione, formazione e lavoro - tramite le moderne tecnologie della società dell’informazione. Andando oltre i concetti teorici, o i sistemi di valore che riflettono le pratiche di realizzazione del servizio, l’orientamento è un azione essenziale nella costruzione volontaria e consapevole dell’identità sociale e professionale delle persone centrata su azioni individuali che interagiscono con il contesto economico lavorativo locale. I principi cardine che supportano un efficace sistema di orientamento per la persona sono: ¾ ¾ ¾ ¾ ¾ la continuità: attraverso un processo che accompagna l’individuo anche dopo un’ inserimento lavorativo. l’universalità: le azioni di orientamento non possono essere limitate solo al lavoro dipendente o al sistema educativo ma devono contemplare tutte le modalità occupazionali, nonché tutti i settori. la centralità dell’utenza: la rete di servizi offerti deve essere costruita sulle esigenze ed aspettative della persona e sulle reali possibilità esistenti. il protagonismo dell’individuo: gli interventi devono essere effettuati in una logica di servizi a sistema affinché il progetto professionale dell’utenza possa trovare corrispondenza nel contesto socio-economico. la completezza : l’utenza avrà a disposizione l’insieme delle informazioni utili e disponibili presso ogni struttura che la accompagnerà nel suo processo decisionale. Il servizio ligure di orientamento assegnato alla gestione delle Province in base alla L.R. 52/93 è profondamente modificato a seguito della realizzazione del Piano d’innovazione del sistema di orientamento conclusosi alla fine del 2001, si articola in : sistema informativo in rete; sistema di comunicazione multimediale (pubblicazioni a stampa, portale internet, televideo, call centre, ecc..); ¾ orientamento al lavoro per persone in cerca di lavoro, realizzato presso i Centri per l’Impiego; ¾ orientamento al mestiere, realizzato presso le strutture formative; ¾ esperienze di lavoro, realizzate presso la imprese. ¾ ¾ Nel marzo 2002, la Regione Liguria, dando seguito al Protocollo Interistituzionale per la • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 85 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 realizzazione del Piano Regionale Integrato di orientamento promosso oltre che dalla Regione dalle quattro Amministrazioni Provinciali, dall’Università degli Studi di Genova, e dall’Ufficio Scolastico Regionale, ha predisposto un progetto per la realizzazione di azioni di orientamento sperimentali e di sistemi cui hanno aderito Enti ed associazioni nell’ottica della graduale costruzione di un sistema integrato. Il modello di orientamento si articola in tre direttrici: ¾ ¾ ¾ Informazione Orientativa, ossia canali di comunicazione multimedia ( Portali del lavoro, radio televisione, ecc…) Consulenza orientativa, ossia azioni di counselling individuale rivolto a soggetti che hanno espresso la necessità e la volontà di essere supportati nell’elaborazione del proprio Bilancio di Orientamento e nella scelta di percorsi formativi o scolastici. Formazione Orientativa, ossia azioni guidate da esperti di orientamento rivolte a gruppi di destinatari omogenei per aspettative e bisogni di orientamento Le azioni sperimentali prevedono azioni rivolte a studenti e genitori della scuola media inferiore azioni rivolte a studenti del 1° anno di scuola media superiore azioni di orientamento rivolte a studenti del 4° e 5° anno di scuola media superiore Le azioni di sistema, a sostegno e per il miglioramento costante del servizio, sono : ¾ studi e ricerche finalizzati a creare Osservatori Permanenti sulla dispersione scolastica e formativa (in raccordo con l’analoga iniziativa del Ministero del Lavoro) e sui fabbisogni occupazionali delle quattro Province ¾ progetti di comunicazione finalizzati a diffondere la conoscenza delle attività e delle buone prassi, attraverso il Portale regionale del Lavoro, la rivista “Iolavoro Forum”, pubblicazioni e guide speciali ¾ monitoraggio per condividere e definire gli standard. Nonostante il sensibile miglioramento del servizio realizzato nell’ultimo biennio, le azioni svolte appaiono nel complesso ancora prevalentemente indirizzate ai giovani inoccupati. Partendo dalla condizione fondamentale che i servizi di orientamento hanno per obiettivo quello di aiutare ed accompagnare le persone nel campo dell’istruzione, della formazione, e nel processo di definizione di percorsi professionali coerenti, è indispensabile che le istituzioni, le strutture e gli operatori nei diversi ambiti e competenze sviluppino una azione di collaborazione ed integrazione sistematica e coerente. Avendo attenzione al cambiamento disordinato del contesto socio-economico attuale, le pratiche ed i servizi di orientamento devono adeguarsi ed evolvere contemporaneamente alle esigenze economiche e sociali. La logica sottostante ad un sistema integrato ed strutturato in rete di orientamento si definisce secondo le seguenti azioni: ¾ ¾ ¾ ¾ • l’identificare ed il repertoriare le pratiche di orientamento esistenti regionalmente in funzione dell’individuazione delle fasce d’utenza non sufficientemente considerate sino ad oggi la focalizzazione dei bisogni specifici e socio/professionali dell’utenza per micro aree ( es. giovani con o senza diplomi, donne in reinserimento professionale, lavoratori a rischio,soggetti disabili..) l’identificazione delle strutture che svolgono attività di orientamento ( servizio pubblico, istituzioni pubbliche e parapubbliche, soggetti privati, gruppi professionali, associazioni…) la raccolta di tutte le pratiche di orientamento utilizzate a partire da una osservazione diretta Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 86 • • ¾ ¾ ¾ • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 (sportelli, manifestazioni, testimonianze, strumenti, metodologie, risultati…) la formazione degli erogatori dei servizi di orientamento e di formazione professionale definendo il profilo professionale dell’orientatore in raccordo con il dibattito attuale su uno o due profili di cui uno munito di certificazione pubblica di studio finalizzato. il coinvolgimento di tutti i partners implicati nel processo di diffusione delle buone pratiche usate la promulgazione dell’informazione sulle varie possibilità dei servizi di orientamento, del funzionamento del sistema integrato e della sua struttura in rete, creando anche momenti virtuali e non di scambio di esperienze con i vari altri sistemi regionali limitrofi o più lontani Questo sistema di orientamento integra, inoltre, un processo di previsione strategica delle competenze in impresa che consiste nell’individuazione di profili professionali e di competenze coerenti con le esigenze attuali e future dell’organizzazione e con una gestione maggiormente flessibile dei bisogni di professionalità. In questa chiave di lettura, l’orientamento è, come diceva Kant, ”la messa in opera di un fine”, ossia la strutturazione e la razionalizzazione di un’insieme di azioni perno che permettono all’individuo di raggiungere un obiettivo professionale, a valenza sociale mediante iniziative individuali che interagiscono sul sistema economico/ lavorativo globale. AZIONE CHIAVE: IL BILANCIO DI COMPETENZE Ai fini dell’orientamento, uno strumento importante è costituito dal bilancio delle competenze, che permette di rinforzare la fiducia della persona in sé stessa e di motivarla a diventare protagonista del processo di inserimento ed integrazione nel contesto socio – economico. Via via che l’importanza del bilancio di competenze si va affermando, si assiste ad un proliferare di soggetti che non solo si dichiarano “competenti” ad erogare questo tipo di intervento ma lo offrono in ogni campo, dall’orientamento alla formazione permanente, dalle ristrutturazioni d’impresa ai percorsi individuali di crescita personale. La Regione non ha strumenti per impedire gli aspetti negativi di questo fenomeno nel cosiddetto “mercato libero”, può però evitarne gli effetti nell’ambito dei servizi erogati con risorse pubbliche esercitando, in tal campo, il ruolo di governo del sistema con il definire una deontologia e dettare regole e standard minimi per la concessione del riconoscimento formale alle azioni svolte secondo le prescrizioni regionali Richiamando la legge francese, la più avanzata in materia e che viene presa a riferimento per quella “validità e spendibilità europea” che vuol caratterizzare gli interventi attuati dalla Regione Liguria (anche a sostegno dei lavoratori transfrontalieri), il bilancio di competenze deve comprendere le 3 fasi seguenti a) una fase preliminare che ha per oggetto : ¾ di confermare l’impegno del beneficiario nella realizzazione del bilancio ¾ di definire ed analizzare la natura dei suoi bisogni ¾ di informare circa le condizioni di svolgimento del bilancio di competenze , dei metodi e tecniche che saranno messi in opera b) una fase d’investigazione che permetta al beneficiario : ¾ d’analizzare le motivazioni e gli interessi professionali e personali ¾ di identificare le competenze ed attitudini professionali e personali ¾ di determinare le possibilità di evoluzione professionale c) una fase conclusiva che, tramite un colloquio personale seguito dalla consegna di un documento di sintesi, permetta al beneficiario : ¾ di prendere conoscenza dei risultati, in dettaglio, della fase investigativa • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 87 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 ¾ ¾ di individuare i fattori suscettibili di favorire o di ostacolare la realizzazione di un progetto professionale o di formazione di prevedere le principali tappe della messa in opera di questo progetto Nella convinzione dell’utilità di questo strumento, se realizzato in modo corretto, la Regione Liguria si pone due esigenze : a) favorirne la “spendibilità” nei percorsi personali di crescita di professionalità, così come di maggiore valorizzazione delle risorse umane da parte delle aziende A tal fine la Regione si attiverà con le parti sociali, segnatamente con le Organizzazioni Datoriali e con quelle Sindacali di categoria affinché siano affrontati e trovino positiva soluzione – se del caso con specifici accordi - i vari problemi operativi (congedi per la realizzazione, costi ecc.) b) dare certezze all’utenza e trasparenza al nuovo servizio; Ciò significa da un lato definire i livelli minimi di qualità del servizio e le condizioni essenziali perché questi livelli siano assicurati. In tal senso la Regione, con appositi provvedimenti, dovrà stabilire gli standard minimi ed i criteri per addivenire ad un futuro accreditamento di questo servizio (in analogia con quanto già fatto per le strutture di formazione) fermo restando che, sulla base delle principali esperienze estere, pare opportuno già in questa sede prevedere precise condizioni alle quali vincolare il riconoscimento del servizio. In primis le imprese non possono essere realizzatrici di bilanci per il proprio personale, così come non possono essere titolari di questo servizio i Centri di formazione e le Agenzie che eroghino azioni che possono discendere come necessità dal bilancio di competenze Inoltre, gli organismi erogatori sono tenuti ad utilizzare, per realizzare il bilancio di competenze, metodi e tecniche affidabili, messi in opera da personale specificatamente qualificato. Per quanto attiene la formazione permanente e continua, in considerazione dell’evoluzione della normativa per questo ambito, potrebbe essere demandato agli organismi bilaterali la verifica della sussistenza dei requisiti fissati dalla Regione rispetto alla erogazione dei bilanci di competenze. In ogni caso, pare necessario che gli organismi riconosciuti dalla Regione quali erogatori di bilancio di competenze, e che svolgano per altri una o più attività, siano tenuti : a disporre, in seno all’organizzazione, di una struttura identificata e destinata esclusivamente alla realizzazione di bilanci di competenze e di azioni di valutazione od orientamento in materia professionale ad adottare contabilità distinte. Considerato il fatto che il bilancio delle competenze comporta un costo e che l’utenza potenziale è quantitativamente molto elevata, il problema va affrontato anche alla luce del già citato trend di diminuzione delle risorse pubbliche ed in modo che il “diritto” qui affermato non resti teorico. In tale ottica la Regione Liguria, con proprio provvedimento, disciplinerà le modalità d’esercizio di tale diritto sulla base di una sperimentazione di applicazione che vede un intervento finanziario regionale decrescente dopo la fase di “lancio” del servizio, e che ha come punti di riferimento il diritto prioritario alla fruizione di un bilancio di competenze da parte dei lavoratori aventi più di 55 anni e con un’anzianità di lavoro superiore a 5 anni presso la Azienda in cui sono attualmente occupati, o che siano privi di un posto di lavoro, Analogamente, priorità sarà data ai lavoratori di Aziende in crisi od interessate da processi di • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 88 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 ristrutturazione che prevedano esuberi di personale. AZIONE CHJIAVE: VERSO LA COSTRUZIONE DI UN SISTEMA INTEGRATO DI EDUCAZIONE PERMANENTE La costruzione di un sistema integrato di formazione permanente in grado di consentire ai soggetti beneficiari di colmare il deficit culturale e professionale indotto dall’innovazione e dal cambiamento organizzativo e produttivo, è l’altro obiettivo da realizzare nel medio / lungo termine. La formazione permanente, o lungo tutto l’arco della vita, che si attiva su interesse ed iniziativa personale del lavoratore, costituisce uno strumento indispensabile per il costante adeguamento delle professionalità dei lavoratori alle esigenze delle imprese e del mercato. Ormai ogni lavoro è a rischio di obsolescenza professionale in tempi sempre più ridotti e ciò nonostante la percentuale di lavoratori che fruiscono di interventi di formazione permanente rimanga a livelli insufficienti. Occorre, inoltre, considerare i fabbisogni di Educazione permanente degli Adulti, già evidenziati dalla Conferenza Internazionale di Amburgo del luglio 1997 che ha riconosciuto il diritto dell’adulto all’alfabetizzazione, cioè al conseguimento delle conoscenze di base e delle abilità necessarie nella società moderna. Il sistema integrato di Educazione degli Adulti si muove in una prospettiva di educazione e formazione permanente e per questo ha lo scopo di portare a sinergia l’insieme delle opportunità educative e formative che possono dare adeguate risposta ai bisogni ed interessi dei cittadini liguri di ogni età e condizione sociale. ¾ ¾ ¾ Questo sistema integrato dovrà consentire di raggiungere tre obiettivi Favorire l’acquisizione di specifiche competenze connesse al lavoro o alla vita sociale favorire l’acquisizione di conoscenze che diventano importanti per la vita della persona a seguito di cambiamenti tecnologici o sociali, come nel caso del progetto “informatica per la terza età” favorire il rientro nel sistema di istruzione o formazione professionale Per il sistema integrato di educazione permanente appare opportuno operare su due versanti : Sui servizi offerti che vanno migliorati ed ampliati, tenendo conto che il panorama sarà radicalmente modificato a seguito dell’avvio dei Fondi interprofessionali In primo luogo si deve migliorare l’informazione, in modo da renderla diffusa e di facile acquisizione tramite il Piano di Comunicazione Integrata. Inoltre la informazione deve essere tempestiva e completa : la persona interessata ha diritto di sapere quando inizierà l’azione d’orientamento o di formazione, quanto tempo richiede, quali sono i requisiti d’accesso, e tutte le altre informazioni necessarie per valutarne l’interesse. E’ da migliorare come già detto, il servizio d’orientamento per gli occupati. E’ ancora troppo basso il numero di persone che richiedono interventi formativi per il loro adeguamento professionale dopo aver usufruito di un’azione di orientamento. Come già affermato, l’orientamento va esteso sia in relazione alle diverse posizioni occupazionali sia in rapporto alle varie fasce d’età degli utenti. L’orientamento a favore degli occupati va potenziato tramite i bilanci delle competenze, • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 89 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 effettuati da strutture accreditate e da personale in possesso di idonea professionalità certificata, con strumenti e metodologie validati e riconosciuti Vanno realizzate azioni di accompagnamento post formazione, intendendo per accompagnamento l’insieme degli interventi e degli strumenti per applicare al proprio specifico contesto lavorativo le conoscenze apprese nell’ambito dell’intervento formativo. L’accompagnamento può concretizzarsi in un voucher che il lavoratore potrà spendere presso la struttura accreditata, da cui ha avuto la formazione, per un numero prestabilito di ore. Il numero di ore di accompagnamento potrà giungere sino ad un massimo di 12 per interventi formativi di durata ricompresa fra 60 e 150 ore, e di 20 per azioni formative più lunghe. Va attivato il sistema di riconoscimento degli acquis che consente da un lato l’abbreviazione dei tempi di formazione e dall’altro l’elevazione del livello di formazione. Va rivista la progettazione degli interventi corsuali, non più costruiti facendo riferimento a profili professionali bensì applicando la metodologia delle Unità capitalizzabili corrispondenti a specifiche competenze. Va incentivata l’applicazione dei congedi formativi, nell’ambito di un costruttivo e positivo dialogo con le Parti sociali. Sulla struttura operando per ridurre, se non eliminare, gli ostacoli e le barriere che – ancor oggi – rendono difficile la fruizione degli interventi di formazione continua Si tratta principalmente delle seguenti criticità : ¾ la non rispondenza degli orari di formazione rispetto alle esigenze personali di vita e di lavoro; ¾ la generalità delle conoscenze/competenze oggetto dell’intervento formativo rispetto ai bisogni pratici di applicabilità sul lavoro ¾ l’eccessiva durata delle azioni formative rispetto al tempo dedicato al soddisfacimento del bisogno specifico del partecipante Queste criticità possono e debbono essere superate da un lato facendo ricorso in misura più ampia alle tecnologie per la formazione a distanza e per l’autoapprendimento assistito, dall’altro operando interventi di flessibilizzazione della organizzazione delle strutture formative. Un ulteriore difficoltà è quella della trasformazione dei bisogni espressi dall’utente in un percorso formativo comprensibile e condiviso dalla persona che effettua l’investimento (tempo sottratto ad altri interessi ed impegno) nella formazione; comprensione e condivisione che sono alla base della didattica interattiva. Infine, le rilevazioni effettuate per la valutazione del grado di effettiva risposta ai bisogni formativi espressi dagli utenti che hanno usufruito di azioni di formazione permanente evidenziano come sia ancora molto diffuso l’utilizzo di metodologie pedagogiche anziché andragogiche. Entrambe queste criticità mettono in luce l’esigenza di preparare adeguatamente il personale a relazionarsi con un’utenza portatrice di una storia professionale che vogliono riconosciuta e convalidata. Ne consegue la necessità di procedere all’accreditamento delle strutture orientative e formative per tale fascia di utenti, oltre che dei specifici progetti, sulla base di criteri e parametri, come più dettagliamene esposto al punto dedicato all’accreditamento • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 90 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 La costruzione del nuovo “sistema integrato di formazione permanente”, avvertita come urgente ed importante avverrà attraverso due fasi che si svilupperanno in maniera simultanea, realizzando contemporaneamente: una attività di osservazione e di mappatura dell’offerta formativa esistente e l’attivazione di iniziative sperimentali finalizzate alla integrazione fra i soggetti formali ed informali che operano nel campo della formazione permanente. Fra le iniziative avviate saranno privilegiati gli interventi che contengono modalità di intervento centrate sull’adeguamento delle competenze trasversali (competenze informatiche e competenze linguistiche) anche attraverso modalità formative e-learning, basate cioè sull’uso delle tecnologie informatiche a distanza. Il nuovo “sistema integrato di formazione permanente” avrà quindi quale finalità principale la rimozione degli ostacoli che impediscono la partecipazione alla vita attiva e alle opportunità offerte dal mondo del lavoro di tutti i soggetti interessati da processi di cambiamento. Particolare attenzione sarà rivolta alle persone che possono subire, più di altre, effetti di marginalizzazione per l’introduzione di nuove tecnologie. 3.5.4.2. Dal curativo al preventivo Questa linea d’azione è fortemente voluta dall’Unione Europea, che ha più volte sottolineato come le politiche attive del lavoro debbano essere sempre più in grado di saper anticipare ed evitare le difficoltà d’inserimento o reinserimento lavorativo delle persone, evitando così l’insorgere di problemi che, una volta manifestatisi, sono assai più lunghi e costosi da risolvere. Il riorientamento in senso preventivo dei servizi pubblici per l’impiego costituisce una linea d’azione perfettamente coerente con (e conseguente da) quelle fin qui descritte; in particolare, con il passaggio dalla quantità alla qualità e dall’occupazione all’occupabilità. Nel caso specifico ligure naturalmente non si deve dimenticare l’esistenza di uno “zoccolo duro” particolarmente significativo (almeno rispetto alle altre regioni del Centro Nord), costituito da disoccupati di lunga durata e da altre fasce particolarmente deboli, che ha portato, in sede di negoziato nazionale sul P.O.R. Obiettivo 3, all’assegnazione di risorse più consistenti alla Misura A3 (dedicate al c.d. curativo), all’interno dell’Asse A. I vincoli derivanti dalla struttura del mercato del lavoro ligure vanno quindi tenuti in debito conto, anche se un potenziamento delle azioni in favore della flessibilità e dell’autoimprenditorialità potranno indirettamente favorire una maggiore fluidità ed una riduzione dell’incidenza della disoccupazione di lunga durata, che dovrà costituire uno degli oggetti d’interesse prioritario delle azioni di monitoraggio. All’interno dei vincoli sopra detti, tutte le energie progettuali della Regione e del sistema di soggetti istituzionali e privati coinvolti nelle politiche per l’impiego • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 91 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 dovranno essere rivolte al potenziamento dell’approccio preventivo, agendo in particolare sulle seguenti leve: • l’orientamento precoce e continuo, di cui si è detto, che dovrà essere curato sia nelle sue modalità di promozione e gestione, sia nelle sedi in cui verrà effettuato. Non si sfugge tuttora all’impressione che i servizi di maggior pregio erogati dalle strutture operanti nel campo dell’impiego siano tuttora rivolti ad un’utenza “privilegiata” dal fatto di possedere le chiavi d’accesso ai servizi stessi (prossimità fisica, informazioni, reti relazionali). Difficilmente si potrà spostare l’attenzione sulle iniziative preventive, se la prima tra queste, l’orientamento, non sarà davvero accessibile a tutti e in particolare alle fasce che ne hanno maggiore necessità (e si trovano spesso al di fuori delle sedi e delle reti che a tali servizi connettono: ad esempio i giovani non inseriti in circuiti formativi o professionalizzanti o in strutture associative); • l’avvio a pieno regime del sistema dei Servizi per l’impiego, delle relative banche dati contenenti le caratteristiche professionali dei lavoratori e l’erogazione conseguente di servizi di qualità e ad alto tasso di copertura sul territorio, avuto particolare riguardo alle fasce marginali dell’utenza; • l’offerta a tutti i disoccupati di nuove opportunità di formazione, di riqualificazione, di esperienza professionale, d’impiego o di qualunque altra misura idonea a favorire l’inserimento professionale entro un lasso di tempo prestabilito dalla perdita dell’occupazione; • la sperimentazione dei cosiddetti “voucher”, titoli validi per l’utilizzo di servizi, anche in forma di consulenza individuale, nell’ambito di un progetto organico volto alla valorizzazione delle risorse umane, allo sviluppo e al consolidamento imprenditoriale; • lo sviluppo di un’attività di rete, rivolta in particolare alla rilevazione tempestiva dei casi a rischio e alla costruzione di strategie integrate d’intervento. Molte analisi sulla dinamica del mercato del lavoro dimostrano la carenza di modalità operative che garantiscano quella “presa in carico” che caratterizza invece in larga misura gli interventi nel sociale. Di contro, la complessità sia del funzionamento del mercato che degli stessi provvedimenti di promozione del lavoro, rende difficile a molti, e soprattutto alle fasce più deboli (quelle cioè a rischio di emarginazione o di disoccupazione di lunga durata), trovare dei percorsi praticabili al loro interno. Andranno individuate figure in grado di assicurare funzioni temporanee (e di successivo follow up) di tutoring e di mentoring. Oltre a queste figure occorrerà peraltro costruire, consolidare ed implementare la rete dei servizi allargandone la partecipazione ad Enti Organizzazioni ed Associazioni che già operano nel campo dell’orientamento, pur non essendo parte della rete dei servizi di orientamento, e successivamente stabilire sistematiche relazioni e collaborazioni con la rete già operante del sociale; è infatti abbastanza evidente • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 92 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 che i problemi occupazionali si accompagnano spesso a problemi d’inserimento sociale di più ampia portata e che risolvere gli uni ignorando gli altri è spesso impossibile; • non si deve tuttavia dimenticare che i singoli individui che vanno “catturati” da una rete di servizi rivolti alla prevenzione delle difficoltà occupazionali appartengono spesso a “categorie” sociali le cui caratteristiche di massima ed i cui bisogni sono conoscibili a grandi linee anche prima che il singolo caso di disagio si manifesti. Accanto al potenziamento della rete d’interventi rivolti ai “singoli” occorre quindi rafforzare la capacità di analisi e di progettazione delle strutture per costruire degli interventi rivolti alla prevenzione del disagio presso target ben definiti: ad esempio, gli studenti del biennio delle superiori per evitarne la dispersione, i giovani in ritardo nell’assolvimento dell’obbligo scolastico, quelli usciti dal sistema dell’istruzione e della formazione prima del compimento del diciottesimo anno d’età in completamento dell’obbligo formativo, le donne inoccupate con minori in età prescolare a carico, gli immigrati iscritti al collocamento, ecc. Le azioni chiave inserite in questa linea strategica concernono fasce non specificamente considerate nelle altre linee e composte da soggetti più di altri esposti al rischio di cadere in condizioni di modesta o nulla occupabilità. AZIONE CHIAVE: IL DIRITTO – DOVERE ALL’ISTRUZIONE E ALLA FORMAZIONE Nell’ambito delle politiche di prevenzione della disoccupazione, particolare rilievo assume il diritto dovere all’istruzione e alla formazione finalizzato ad elevare il livello minimo di qualificazione dei giovani allineandolo a quello degli altri Paesi dell’Unione, e che trova fondamento nell’art. 68 della Legge 144/99 e nell’accordo tra Governo, Regioni, Province, Comuni e Comunità Montane del 2 marzo 2000 nella recente Legge 53/2003 che ha specificato sia il ruolo dei servizi per l’impiego (chiamati a svolgere funzioni di informazione, orientamento e monitoraggio dei percorsi) sia le modalità di assolvimento nei percorsi della formazione professionale. Il diritto dovere all’istruzione e alla formazione, costituisce un obiettivo primario e strategico per la Regione Liguria che svolgerà un ruolo forte di governo, nel confronto con i Soggetti Istituzionali e le Parti Sociali, in modo da assicurare la messa a sistema omogenea, previa definizione delle modalità e delle metodologie, con l’obiettivo finale di coprire tutte le esigenze del territorio. Il diritto dovere all’istruzione e alla formazione ha come obiettivo l’offrire una reale alternanza formativa per i giovani che non intendono proseguire nel sistema dei licei e può essere assolto in uno dei due canali costituiti dal sistema di istruzione e formazione professionale e dall’apprendistato costituiti dal sistema scolastico, dal sistema regionale di formazione professionale e dall’apprendistato, il che comporta una serie di problemi la cui risoluzione appare più che urgente. In primo luogo vi è la certezza sulla disponibilità di risorse per rispondere al diritto – dovere sancito dall’art. 2, lett. C. della Legge 53/2003, certezza che ad oggi non c’è stante la non definizione delle risorse nazionali ad esso collegate e da assegnare alla Regione. Occorre, inoltre, una efficace opera di informazione che raggiunga tanto i giovani quanto le loro famiglie. Le esperienze fatte nei primi mesi del 2002 hanno dato confortanti risultati in termini di prescrizioni, risultati che vanno, peraltro, migliorati con una più incisiva e capillare azione da parte di • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 93 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 tutti i soggetti coinvolti a partire dai Centri per l’impiego in collegamento con l’anagrafe individuale la cui disciplina da parte della Regione, in una concertazione con le Istituzioni e le parti sociali, è in fase di definizione. Ne consegue che l’informazione, per essere efficace, deve essere fornita in tempo utile per poter effettuare la scelta, cioè sincronizzata con i tempi del sistema scolastico, e fornita attraverso tutti quei canali che possono permettere di comunicare con i potenziali utenti. Va, quindi, potenziata l’attività di orientamento nelle istituzioni scolastiche, migliorato il collegamento con i Servizi Sociali, sfruttata la potenzialità della Società dell’informazione completando – fra l’altro – le anagrafi dei giovani in età “d’obbligo formativo”, resa più mirata ogni iniziativa specifica quali i vari Saloni annuali realizzati nelle diverse province. L’informazione deve essere completa, il che significa anche collegare i tempi dei percorsi di formazione professionale alle scadenze delle istituzioni scolastiche. In questa direzione la Regione si farà parte attiva per addivenire ad una concertazione unitaria circa i tempi per la informazione inerente l’offerta di istruzione e formazione professionale di tutti i canali dell’istruzione e della formazione nonché per un avvio delle attività in ciascuna Provincia che consenta le necessaria adeguata continuità didattica. Il secondo versante su cui operare è quello di migliorare la qualità dell’offerta di formazione professionale rivolta a soggetti spesso demotivati rispetto alla continuazione degli studi a seguito di precedenti esperienze negative. Per fare ciò, il primo passo si è concretizzato nella previsione dell’accreditamento delle strutture che effettueranno percorsi di qualificazione professionale cui si devono accompagnare azioni finalizzate a migliorare sia le capacità progettuali sia le competenze metodologiche degli operatori. Uno dei principi caratteristica dei percorsi di qualificazione professionale è quella della possibilità di accedere ad un successivo ciclo di specializzazione dopo il periodo di tre anni necessario al conseguimento di una qualifica professionale è quello della possibilità di accedere ad un successivo ciclo di specializzazione dopo il periodo di due anni necessario al conseguimento di una qualifica professionale; la risposta a questa esigenza si ritrova nella effettiva applicazione delle Unità formative capitalizzabili accompagnata dal riconoscimento dei crediti formativi In questa direzione è fondamentale il ruolo che sarà rivestito dagli accordi che dovranno essere raggiunti tra tutti gli attori coinvolti per pervenire ad un sistema integrato scuola – formazione professionale, che la Regione realizzerà in tempi stretti. Infatti, nella disciplina della parte relativa al sistema scolastico statale, avvenuta nel 2000, sono regolamentate le modalità di passaggio tra i sistemi, di certificazione, e sono stati introdotti moduli di 120 ore aggiuntivi e finalizzati al consolidamento ed al recupero delle competenze di base (linguistiche, matematiche, informatiche) per potenziare la componente formativa nell’ottica del sistema integrato. Parlare di sistema integrato significa anche raggiungere una condivisione della metodologia e del linguaggio utilizzato nei diversi segmenti che compongono il sistema educativo e formativo. Nell’ambito della diffusione delle “buone prassi” la Regione, d’intesa con le istituzioni scolastiche, favorirà la conoscenza reciproca delle esperienze più significative realizzate in ciascun canale formativo. Particolare rilievo assume il Protocollo d’intesa tra la Regione Liguria, il Ministero dell’Istruzione ed il Ministero del Lavoro, realizzato nel settembre 2002, che prevede una sperimentazione finalizzata alla individuazione di soluzioni innovative relative al sistema di istruzione e formazione professionale • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 94 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 prevedendo, tra l’altro, la possibilità di passaggi e rientri tra i due percorsi. Successivamente la Regione Liguria ha sottoscritto l’Accordo Quadro del 19 giugno 2003 con Regioni, MIUR, MLPS, Province, Comuni, Comunità montane e Province Autonome di Trento e Bolzano, per la realizzazione, in via sperimentale, e in attesa dei decreti attuativi della Legge 53/2003, di un’offerta formativa di istruzione e formazione professionale. In attuazione di tale Protocollo la Regione ha già dato avvio ad una sperimentazione triennale di percorsi di qualificazione professionale che, di fatto, rappresenterà l’alternativa al sistema dei licei già a partire dall’A.S. 2003/2004. La Regione Liguria, in raccordo con le indicazioni ministeriali, vuole creare le condizioni per realizzare percorsi di formazione professionale che costituiscano la base per la lotta al fenomeno della dispersione scolastica e dell’abbandono. Cruciale è quindi, in tal senso, il ruolo delle azioni di orientamento delle Istituzioni scolastiche e dei servizi per l’impiego a favore del sistema dell’istruzione e della formazione professionale. In questo senso vanno potenziate le capacità di lettura dell’evoluzione del mercato del lavoro da parte di tutti i soggetti coinvolti, sia ottimizzando la rete informatica dei Centri dell’impiego sia con specifiche iniziative di aggiornamento periodico degli operatori. Azione chiave: L’apprendistato L’apprendistato, la cui istituzione risale al 1955,19 ha ripreso slancio con la riforma varata dall’art. 16 della legge 196/97 che lo ha reso uno dei tre possibili percorsi per l’adempimento dell’obbligo formativo ed al tempo stesso un valido strumento per favorire l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro tramite l’alternanza tra esperienza in azienda e attività formativa. Il Ministero del Lavoro, di concerto con le Regioni, ha provveduto ad una articolata disciplina del nuovo canale, definendo contenuti e modalità attuative20 recepite dalla Regione Liguria nei suoi Piani annuali delle attività esterne in apprendistato. . Per fornire un’adeguata risposta all’obbligo di frequenza alla formazione esterna all’azienda, la Regione ha avviato un rilevante intervento di adeguamento del sistema, che ha portato : alla realizzazione della banca dati avviamento apprendisti e tutore aziendale, come previsto dal Decreto ministeriale del 7/10/99, relativo all’obbligo della comunicazione dati avviamento apprendisti e tutore aziendale alla iniziativa sperimentale regionale nel comparto dell’artigianato, realizzata in raccordo con l’Ente bilaterale dell’Artigianato e conclusasi nel 2002 all’avvio del progetto sperimentale “Apprendisti in obbligo formativo” all’avvio del progetto sperimentale “diplomati nel settore turistico” L’attività sinora svolta ha permesso di verificare che l’apprendistato, così come è stato riformulato, risponde alle aspettative sia delle Aziende che dei giovani ma che restano dei punti di criticità che richiedono un ulteriore affinamento. Per lo sviluppo dell’apprendistato è di fondamentale importanza il ruolo di promozione svolto dagli Enti bilaterali, cui è stata affidata anche la funzione di monitoraggio. Va, inoltre, presa in considerazione la difficoltà di molti apprendisti a frequentare iniziative realizzate presso sedi distanti dal loro luogo di residenza e di lavoro in quanto la conformazione del territorio ligure e la concentrazione delle sedi formative nella fascia costiera è fattore di disagio per molti giovani dell’entroterra. 19 20 • Legge 19/1/1955 n° 24 Decreti 8/4/98, 20/5/99 n° 179, 7/10/99 n° 359, 28/2/00, 16/5/2001 Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 95 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 Vanno, perciò, previste azioni di formazione a distanza e sviluppate azioni di teleformazione via Internet. Sul fronte delle imprese va adeguatamente considerata la necessità di flessibilizzare l’offerta in modo da rendere il periodo di formazione compatibile con le esigenze aziendali. A tal fine verrà affinata la predisposizione dei cataloghi formativi comprendendovi una calendarizzazione flessibile, in base a preventivi accordi con le Parti sociali. A livello di gestione del sistema, occorre realizzare un’interfaccia tra la Banca dati avviamento apprendisti ed i sistemi informativi dei Centri per l’impiego, rendendo in tal modo possibile la verifica delle comunicazioni, così come già indicato nel Piano regionale 2002 delle attività esterne in apprendistato. L’obiettivo quantitativo della Regione per il triennio 2003 – 2005 è di una crescita costante e graduale degli interventi sino al raggiungimento, a fine periodo, della copertura totale dei fabbisogni. Va inoltre tenuto conto che lo schema di decreto legislativo, attuativo della legge n. 30/03, che attualmente è in corso di approvazione, raccordandosi con la legge 53/03 che prevede la formazione in alternanza, amplia e completa il concetto di apprendistato che assume tre differenti connotazioni. L’apprendistato per l’espletamento del diritto/dovere di istruzione e formazione, cui possono accedere giovani che abbiano compiuto i 15 anni, rispetto al quale il contratto di apprendistato ha una durata non superiore a 3 anni, durata rapportata al conseguimento della qualifica professionale prevista nel contratto stesso. L’apprendistato professionalizzante, per soggetti di età compresa fra i 18 e i 29 anni, per il conseguimento di una qualificazione attraverso un formazione sul lavoro e l’acquisizione di competenze di base trasversali e tecnico professionali. L’apprendistato per l’acquisizione di un diploma e per un percorso di alta formazione, per i/le giovani al fine di conseguire specifici titoli di studio di livello secondario e per il conseguimento di titoli di studio universitari. La disciplina dei nuovi contratti di apprendistato e la regolamentazione degli aspetti formativi è effettuata dal M.L.P.S. d’intesa con le Regioni. Si tratta, quindi, di considerare l’apprendistato quale forma contrattuale privilegiata in tutti i settori per l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro ripensando e valorizzando le potenzialità offerte dalla nuova normativa. Per la Regione Liguria e le Associazioni dei datori e dei prestatori di lavoro, si apre pertanto un periodo di analisi e progettazione che darà positiva risposta alle attese dei giovani e delle loro famiglie. AZIONE CHJIAVE: INTERVENIRE A FAVORE DI DONNE DISOCCUPATE IN CONDIZIONI DI DIFFICOLTÀ Si tratta di una fascia di destinatari che rientra anche nella prima linea strategica. Essa viene trattata in questa sede perché appare particolarmente rilevante fornire già dai primi mesi di disoccupazione delle donne in condizioni di difficoltà per ragioni socio-anagrafiche (basso titolo di studio – presenza di carichi familiari significativi) un supporto integrato di servizi di orientamento, formazione, inserimento lavorativo, da un lato, e di adeguate misure di accompagnamento, dall’altro. • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 96 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 Ciò richiede lo sviluppo di particolari sensibilità e professionalità nei servizi all’impiego, per evitare che si verifichi la rapida transizione alle non forze di lavoro di questa fascia di donne. Saranno quindi necessari sia interventi integrati quali quelli già previsti nel P.O.R. Obiettivo 3, sia adeguate misure di sistema per quel che concerne la qualificazione degli operatori dei Servizi per l’impiego. Per ragioni di uniformità e completezza, le linee specifiche d’intervento sono illustrate nel capitolo dedicato alle pari opportunità AZIONE CHIAVE: INTERVENIRE A FAVORE DI ADULTI DISOCCUPATI IN CONDIZIONI DI DIFFICOLTÀ Al di là dell’appartenenza di genere, che nel caso delle donne vede sommarsi problemi d’inserimento lavorativo con altri di carattere familiare, va considerato che in Liguria si diffondono i casi di soggetti in età adulta che entrano nello stato di disoccupazione con posizioni professionali scarsamente spendibili sul mercato del lavoro. Per evitare che questi soggetti entrino nella condizione del disoccupato di lunga durata è necessario sviluppare una prevenzione più consistente di quanto non richiedano altre fasce d’utenza. Sulla base anche degli approfondimenti conoscitivi che i Servizi per l’impiego svolgeranno, anche ai sensi del D.M. 181, si tratterà di definire (a partire da colloqui precoci di accoglienzaorientamento) le caratteristiche socio-anagrafiche e professionali maggiormente a rischio di disoccupazione di lunga durata e le opportune modalità d’intervento. Particolare attenzione andrà prestata all’azione chiave nelle aree Obiettivo 2 e alle connessioni con le specifiche misure del Por nel caso in cui i soggetti interessati rientrino nelle “fasce deboli “ del mercato. 3.5.4.3. L’Integrazione e la rete dei servizi L’integrazione tra formazione professionale e scuola e tra formazione professionale e politiche del lavoro é stata il denominatore comune della maggior parte dei processi di innovazione attuali o progettati negli ultimi anni, sia a livello centrale che locale, realizzati anche attraverso accordi, protocolli o patti formativi. Per citare gli interventi di maggior valenza dal punto di vista metodologico, occorre ricordare l’obbligo scolastico, l’I.F.T.S. e l’apprendistato, che hanno consentito la creazione di un linguaggio comune tra i diversi canali formativi e fra questi e il mondo delle imprese, oltre che costituire i principali momenti innovativi della strategia contro la dispersione scolastica e della politica di innalzamento della occupabilità dei giovani Nondimeno l’integrazione è, per quanto attiene i servizi di base per l’occupazione, un obiettivo ancora da raggiungere e devono in questo campo essere individuati precisamente gli ambiti, gli strumenti ed i percorsi. • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 97 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 Certamente il luogo dell’integrazione è quello dei servizi per l’impiego, ma non è allo stato attuale indispensabile che le strutture preposte per la loro attuazione, assumano a regime il carattere di strutture polifunzionali ed onnicomprensive delle diverse componenti orientative. Da questo punto di vista appaiono idonee le soluzioni di rete, che facendo perno sui servizi per l’impiego, consentano di esercitare con maggiore tempestività ed efficacia i compiti di accoglienza, di primo orientamento, di indirizzo verso servizi specialistici, di incontro tra domanda ed offerta di lavoro ed al tempo stesso permettano di: • utilizzare tutte le risorse presenti sul territorio, sia pubbliche che private, così come suggerisce la Commissione Europea; • inserire in modo interattivo in questa rete i vari centri pubblici e privati, se ne ricorrono le condizioni; • acquisire prestazioni specialistiche per la soluzione di problemi specifici. Tali compiti richiedono non solo attività di front office, ma anche di back office, utili per poter adottare una modalità di lavoro per progetti e per consentire elaborazioni indispensabili per la programmazione e la qualificazione della formazione professionale così come delle misure di politica attiva del lavoro. La configurazione di questa rete di servizi deve d’altro canto raccordarsi a livello nazionale con le recenti indicazioni normative a proposito della centralità dell’istituzione-scuola in tema di orientamento scolastico e di obbligo formativo, anche al fine di evitare il rischio di una separazione troppo netta tra queste funzioni e quelle dell’orientamento professionale. Va in ultimo segnalato che le nuove azioni orientative ed i progetti innovativi, in questi ultimi anni significativamente sviluppatesi, occupano un certo rilievo nell’attuale quadro di costruzione di politiche attive secondo una filosofia riformatrice, che vuole ridare unità e competitività al sistema educativo-formativo, collegandolo con gli strumenti di politica del lavoro, con i nuovi servizi per l’impiego e con le iniziative di sviluppo locale. AZIONE CHIAVE: IL SISTEMA INFORMATIVO A SUPPORTO DELLA RETE Il sistema informativo deve consentire alla rete di svilupparsi armonicamente seguendo alcune linee guida fondamentali che ne garantiscano una crescita modulare nel rispetto degli opportuni vincoli di autonomia ed economicità. • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 98 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 Esso deve prendere le mosse da un'informatizzazione attuale caratterizzata da lacune e frammentazioni. In particolare il sistema dovrà essere adeguato alle esigenze d’informazione e comunicazione rivolte non solo al pubblico ed alle imprese, ma anche agli operatori ed agli attori del mercato del lavoro nel rispetto degli standard informativi indicati negli atti programmatori regionali. Il sistema si configurerà a regime come una rete privata geografica regionale che si appoggerà alle infrastrutture già operanti ed a quelle di Liguria in rete. E’ necessario che l'architettura sia interamente fondata su una tecnologia di tipo Intranet e che allochi risorse elaborative distribuite a livello regionale, provinciale e sub-provinciale. Il sistema dovrà essere collegato con la rete telematica Internet e con gli altri strumenti informativi in grado di raggiungere direttamente i cittadini, mentre l'interconnessione verso i soggetti pubblici e privati operanti sul mercato del lavoro dovrà operare con tecnologia Extranet. Un’attenzione specifica deve essere posta sugli strumenti per la crescita diffusa della conoscenza, in particolare quella degli operatori, attraverso la messa a disposizione di materiale informativo, di buone prassi e di luoghi virtuali di discussione e di scambio d’informazioni. Può essere importante attivare in questo campo opportuni progetti interregionali, come quelli citati nel capitolo relativo all’orientamento, con l’eventuale istituzione di un comitato di esperti in grado di validare e quindi garantire l’informazione immessa nella rete 3.5.5. Sviluppare l’imprenditorialità ed incoraggiare la capacità di adattamento Al fine dello sviluppo dell’imprenditorialità, della creazione di posti di lavoro e dell’incoraggiamento della capacità di adattamento delle imprese e dei lavoratori, si è chiamati ad incoraggiare la nascita di nuove imprese ed, in particolare, le piccole imprese per creare nuovi posti di lavoro e per sviluppare le opportunità di formazione dei giovani, a sostenere i settori innovativi in grado di fornire un contributo essenziale alla sviluppo della mobilità dei lavoratori ed alla creazione di percorsi professionali di qualità, a coinvolgere le parti sociali per individuare il potenziale occupazionale a livello locale. “Le opportunità create dall’economia basata sulla conoscenza e la prospettiva di un miglioramento del livello di occupazione e della qualità dei posti di lavoro richiedono che, per soddisfare le esigenze dei lavoratori e dei datori di lavoro, tutti i soggetti coinvolti, aziende comprese, operino un adeguamento dell’organizzazione del lavoro e contribuiscano a realizzare strategie di apprendimento lungo tutto l’arco della vita”.21 21 Decisione del Consiglio del 18 febbraio 2002 relativa a orientamenti per le politiche degli Stati membri a favore dell’occupazione per il 2002 (2002/177/CE) • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 99 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 3.5.5.1. Il Piano di Azione Regionale per l’Occupazione Dal 1998 ad oggi gli obiettivi della strategia europea sull’occupazione, seppure articolata sui due livelli - comunitario e nazionale -, hanno dato sempre più rilievo e consistenza alla dimensione territoriale sia regionale che locale. L’invito pressante della Commissione agli Stati membri è rivolto a tener conto delle singole realtà territoriali, a rafforzare il ruolo dei servizi pubblici locali per l’occupazione, ad incoraggiare le autorità regionali ad elaborare strategie occupazionali per sfruttare appieno le opportunità di creazione di posti di lavoro a livello territoriale. Gli stessi programmi nazionali, in precedenza uniformi, tendono sempre più ad essere progettati in modo flessibile ed attenti all’integrazione con i programmi regionali. Agli indirizzi programmatici in materia di occupazione contenuti nel presente programma, sarà data attuazione attraverso la elaborazione di un documento, N.A.P. regionale o, meglio in un R.A.P. (Piano d’azione regionale per l’occupazione) nella definizione comunitaria, che trasformi le linee guida individuate dall’Unione Europea in strategie locali integrate per l’occupazione e che costituisca uno strumento reale di politica del lavoro regionale, per la realizzazione del quale ci si poteva avvalere nel passato anche dei tradizionali strumenti economici-finanziari di origine centralistica, quali il Fondo nazionale per l’Occupazione. ISTITUZIONE DEL FONDO REGIONALE PER L’OCCUPAZIONE Le risorse del Fondo Nazionale per l’Occupazione, assegnate dal Ministero del lavoro alla Regione dal 2000 al 2003, sono destinate prioritariamente alla realizzazione di interventi in favore della stabilizzazione occupazionale dei lavoratori socialmente utili. Il margine di utilizzo di tali i finanziamenti per altre tipologie di lavoratori è quindi limitato ed è pertanto necessario destinarli alla realizzazione di iniziative non ricomprese e non finanziabili dal P.O.R. dell’Obiettivo 3, in particolare per progetti sperimentali di transizione e ricollocazione al lavoro in situazioni di crisi o finalizzati al sostegno dei livelli occupazionali. Particolarmente significativa appare, quindi, l’opportunità di istituire un fondo regionale per l’occupazione che possa essere gestito attraverso gli interventi previsti dalla nuova legge regionale per la promozione occupazionale che sostituirà le precedenti norme regionali e che avrà come elementi caratterizzanti la definizione di un quadro legislativo unico, la semplificazione amministrativa ed una maggiore capacità di rispondere alle esigenze del territorio anche al fine di integrare gli incentivi all’occupazione con le azioni comunitarie. • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 100 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 3.5.5.2. La nuova occupazione ed i nuovi lavori Molti studiosi del mercato del lavoro hanno da tempo evidenziato che le tradizionali divisioni che in passato lo hanno caratterizzato stanno perdendo vigore e intensità. Tra lavoro e non lavoro, tra lavoro a tempo pieno e a tempo parziale, tra lavoro dipendente ed autonomo, tra lavoro regolare e irregolare, esiste ormai una continuità di posizioni, che spesso si traduce anche in percorsi individuali nel corso della propria vita lavorativa. É in questo modo che si passa, ad esempio, da un lavoro temporaneo a uno a tempo indeterminato, da un’attività precaria ad una stabile e riconosciuta tale sia dal suo titolare che dalla società (lavoro dipendente, lavoro professionale). Questo fenomeno è in atto in parte a prescindere dal quadro normativo di riferimento, perché corrisponde ad una necessità non solo dell’economia, ma anche dell’autonomia degli individui. In parte come risposta adattiva sia della domanda che dell’offerta alle norme vigenti, intese sia sotto il profilo regolativo (ciò che è consentito o vietato fare) che distributivo e redistributivo (gli oneri e i vantaggi derivanti dalle diverse norme). Un aspetto interessante si rileva nella rinnovata predisposizione dell’avvio di attività imprenditoriali, pare quindi opportuno predisporre interventi finalizzati allo sviluppo ed alla crescita delle capacità imprenditoriali, da attuare con il coinvolgimento del sistema delle imprese. Il sistema delle politiche attive del lavoro regionali e dei servizi all’impiego deve porsi l’obiettivo generale di non penalizzare la ricchezza delle forme in cui può manifestarsi l’attività lavorativa, favorendo e incentivando tuttavia alcuni movimenti e percorsi all’interno delle varie polarità che ne delimitano i confini. I movimenti più importanti da incentivare sono: • il passaggio da varie posizioni lavorative irregolari o improprie a posizioni regolari. In primo luogo il cosiddetto lavoro sommerso, ma altresì tutti i passaggi da forme di lavoro improprio a forme proprie (es., da lavoro occasionale a lavoro autonomo, da ambulantato abusivo ad ambulantato regolare, ecc.). L’emersione del sommerso richiede sia una più profonda conoscenza dei meccanismi che lo generano, sia una più precisa individuazione dei soggetti che ne sono maggiormente interessati e dei percorsi di emersione proponibili. Una volta ottenuta questa conoscenza, dovranno essere attivate strategie combinate di politiche sociali e del lavoro rivolte a favorire in ogni modo l’emersione, che costituisce giustamente una priorità anche a livello nazionale, in modo da massimizzare il contributo recato da questo “lavoro nascosto” cercando il più possibile di rimuovere le cause che l’avevano reso tale • l’evoluzione verso il lavoro autonomo ed imprenditoriale. Si tratta di un obiettivo di fondo che deve essere realizzato attraverso una più generale • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 101 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 impostazione dei servizi per l’impiego e delle attività di orientamento e formazione a favore di una concezione imprenditiva dei propri percorsi professionali, anche se questi sono destinati a svilupparsi in tutto o in parte in forma dipendente piuttosto che autonoma. Sotto questo profilo, si può ritenere che l’imprenditorialità costituisca anche un sotto-prodotto degli interventi rivolti all’occupabilità. Fino a che infatti si trasmetterà nell’orientamento al lavoro una concezione oppositiva del lavoro dipendente e di quello autonomo, non si potrà sviluppare davvero né l’imprenditorialità né l’occupabilità. Per perseguire efficacemente questo obiettivo occorre peraltro intervenire sui diversi percorsi che conducono dal lavoro dipendente a quello autonomo, o da quello autonomo a quello imprenditoriale, differenziando gli interventi in relazione ai diversi target ed accompagnando gli interventi di formazione e orientamento con quelli di sostegno (economico e consulenziale) all’avvio della nuova attività. Si prevede l’attivazione di specifici “Progetti Integrati” costruiti appositamente nella logica di proporre forme di “scuola per neo imprenditori” ed articolati in stretta collaborazione e con la partecipazione anche economica di aziende. Forme originali di mentoring già sperimentate nel supporto all’imprenditoria femminile potranno essere estese ad una più vasta utenza. Attenzione particolare dovrà essere rivolta all’evoluzione imprenditoriale delle attività sommerse e alla regolarizzazione di immigrati attraverso l’avvio di attività autonome • i percorsi di carriera assistiti entro le varie forme di lavoro flessibile (autonomo o dipendente). Già si è detto che la crescente flessibilizzazione degli accessi al mercato del lavoro non deve tradursi in una penalizzazione per giovani, donne e altre fasce che più di altre si avvalgono di questi canali di accesso. Il grado di flessibilità (rispetto all’archetipo del lavoro dipendente a tempo indeterminato e pieno) non deve diventare anche la misura del grado difforme di tutela indiretta: in altre parole, le opportunità di remunerazione, di formazione, di sviluppo professionale, di carriera, di passaggio ad altre occupazioni, di reinserimento scolastico, ecc. dovrebbero semmai essere superiori per questa categoria di lavoratori rispetto ai “regolari”, proprio per compensare, con maggiori garanzie sul piano dell’occupabilità, quelle minori tutele che si hanno sul piano dell’occupazione. Si tratta di un’impostazione che prende sempre più piede nel dibattito nazionale, che è compito dell’autonomia regionale sviluppare con coraggiosa sperimentalità. I modi di realizzare questo obiettivo sono tutti da inventare e possono comprendere sia facilitazioni nell’accesso a percorsi formativi, sia servizi di tutorato (anche a distanza) specificamente dedicati dai nuovi Servizi per l’impiego, sia contributi economici per sostenere i costi addizionali (di mobilità geografica, di parziale inoccupazione) derivanti non dai diversi contratti adottati, ma dai percorsi intrapresi attraverso tali contratti • l’incentivazione di nuove tipologie contrattuali, esclusivamente laddove c’è consensualità, che rispondano a modalità più flessibili nell’organizzazione dei processi produttivi in favore dei soggetti svantaggiati, delle donne, dei lavoratori prossimi alla pensione e dei giovani in ingresso, tutto ciò in assoluto rispetto delle • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 102 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 tutele fondamentali a predisio della dignità e della sicurezza dei lavoratori, quali, ad esempio, la previsione di incentivi al lavoro part-time dei pensionati, purché dette forme siano compatibili con la legislazione pensionistica, ed alla flessibilizzazione consensuale del lavoro degli over 50. Si tratta anche in questo caso di una linea guida degli interventi nazionali , che nel caso ligure corrisponde peraltro ad un’esigenza fortemente percepita. La struttura demograficooccupazionale della regione favorisce infatti la precoce espulsione di soggetti in età matura, attraverso prepensionamenti e pensioni d’anzianità, mentre per altro verso rende assai difficile il reinserimento lavorativo di soggetti al di sopra dei 50 anni. Nel primo caso si tratta di persone che trasferiscono sul reddito le garanzie precedentemente godute nel lavoro e che si trovano spesso in condizioni di approfittare di “finestre” particolarmente vantaggiose, a seguito delle quali magari rimarranno nel mercato del lavoro a titolo più o meno sommerso; nel secondo caso, di persone che non hanno maturato sufficienti contributi previdenziali e che sono tuttora in età e condizioni psicofisiche lavorative, ma condannate alla disoccupazione e talvolta anche alla miseria (nuove povertà). Entrambi i casi sono accomunati dal fatto che concorrono a deprimere il tasso di occupazione complessivo e sono esempio e causa di distorsioni del mercato di un certo rilievo. Per entrambe le categorie si tratta di adottare incentivi al lavoro part time o ad altre forme di attività che permettano un pieno recupero di questi soggetti dal punto di vista lavorativo, sociale, contributivo, fiscale, abbassando nel contempo la pressione sui servizi socio-assistenziali • lo sviluppo del telelavoro che rappresenta una realtà importante nel contesto occupazionale europeo; oltre 4.500.000 persone, secondo gli ultimi dati disponibili, hanno scelto questa modalità che oltre al consentire compatibilità fra ritmi di vita e di lavoro ha anche positivi risvolti sociali, cioè minor traffico ed inquinamento, minor richiesta di uffici con conseguente maggiore disponibilità di abitazioni ecc. Nonostante l’accordo sottoscritto a livello europeo dalle organizzazioni imprenditoriali e sindacali, il telelavoro, nella realtà italiano, è ancora poco praticato e sono pochi i contratti collettivi nazionali di lavoro (quali il settore delle telecomunicazioni ed il commercio) che hanno recepito questa modalità. La Regione Liguria riconosce l’importanza che il telelavoro riveste nell’economia attuale ed, in particolare ai fini dell’integrazione e della crescita della coesione sociale. E’ pertanto necessario sostenerne la diffusione operando su tre linee: • sensibilizzazione e stimolo delle Parti Sociali per il raggiungimento di accordi territoriali in materia • la concessione di incentivi economici per sviluppare il telelavoro quale forma di facilitazione di svolgimento di attività lavorativa con particolare riguardo a • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 103 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 • determinate fasce di lavoratori svantaggiati, principalmente a favore delle donne, dei disabili, e degli over 50 realizzazione di interventi formativi specifici, nell’ambito delle azioni di formazione permanente e continua, sugli aspetti pratici ed applicativi del telelavoro. Le proposte formulate al punto precedente richiedono di considerare in modo congiunto gli incentivi (monetari, fiscali, retributivi), gli interventi di regolazione del mercato (consentiti in parte dall’autonomia piena della Regione), le politiche sociali e quelle fiscali, al fine di massimizzare in modo intelligente gli effetti delle politiche del lavoro. L’esempio migliore di questa necessità è costituito dal lavoro sommerso, che spesso è tale, come già si è detto, per l’intreccio perverso di politiche sociali, fiscali e contributive: un intreccio che non è possibile sciogliere agendo soltanto su di una leva pur importante, come quella delle politiche del lavoro. • Un altro campo sul quale la Regione intende intervenire è quello della stabilizzazione del lavoro precario, coniugando la necessità di flessibilità espressa dal mondo delle imprese con l’esigenza delle persone di prospettive di sicurezza, che si traducono nel garantire a tutti un equo accesso ad una occupazione regolare e stabile. Il lavoro precario, in particolare quello temporaneo ma anche quello “intermittente” introdotto dalla recente Legge di delega sul mercato del lavoro, deve essere considerato un momento transitorio nel percorso fra lo stato di inoccupato e quello di occupato. Il lavoro precario, salvo che corrisponda a scelte di vita del singolo soggetto, non corrisponde ad una scelta della persona ma è da questa accettato per poter restare nel mercato del lavoro; ne consegue un “vissuto” negativo he deve essere considerato. In questa ottica, gli interventi della Regione Liguria si muovono su tre assi: - il riconoscimento delle competenze acquisite nel lavoro precario, al fine di aumentare l’occupabilità presso altre imprese o in altri settori (riconoscimento degli acquis); - la flessibilizzazione dei percorsi formativi, in modo che i lavoratori precari possano aumentare la loro professionalità (e, conseguentemente, occupabilità) nei periodi per loro più opportuni - incentivi economici per le imprese che trasformano il contratto di lavoro da precario a stabile. - L’attivazione di servizi, presso le strutture per l’impiego, capaci di prendere in carico il lavoratore precario ed accompagnarlo nel percorso intercorrente fra un lavoro ed un altro. • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 104 • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 • • Occorre operare anche nel campo di quella zona grigia di frontiera intermedia fra lavoro subordinato e lavoro autonomo nel quale si collocano i lavoratori atipici cui si fa riferimento parlando di collaborazioni coordinate e continuative, collaboratori occasionali, lavoratori interinali, professionisti privi di Ordine o di Albo ecc. ed il cui numero è in costante aumento. In coerenza con la linea governativa, espressa nella legge delega per l’occupazione ed il mercato del lavoro, che cancella le “collaborazioni coordinate e continuative” in quanto strumento elusivo e frodatorio della legislazione posta a tutela del lavoro subordinato, la Regione, per quanto di sua competenza, favorirà l’utilizzo di altre tipologie contrattuali previste, quali il “lavoro a progetto”, fermo restando l’impegno più generale ad agevolarne la trasformazione in contratti a tempo indeterminato. AZIONE CHIAVE: TRANSIZIONE MORBIDA DAL LAVORO ALLA PENSIONE In coerenza con quanto detto sopra, è opportuno prevedere interventi integrati di politiche del lavoro e sociali nei confronti degli occupati nella fascia 50-64 anni, finalizzati a permettere un passaggio progressivo e non traumatico alla pensione. I traumi da evitare possono avere sia carattere reddituale (i pensionati si avviano a diventare una quota consistente dei nuovi poveri, soprattutto se donne o in posizioni a basso reddito o con modesti versamenti contributivi), sia carattere sociale (perdita d’identità derivante dalla perdita del lavoro). L’azione chiave prevede dunque azioni di orientamento, incentivi alle imprese che avviano programmi di pensionamento “morbido” (ad es., attraverso forme di part-time pre-pensione o di collaborazione post pensione), sostegni al terzo settore (che può assicurare impieghi non standard a tali soggetti), programmi di formazione e di eventuale inserimento lavorativo. Come già detto nel capitolo dedicato ai lavoratori ultracinquantenni, nell’ambito della revisione della normativa regionale per la promozione occupazionale, potrà essere prevista la concessione di contributi alle imprese per un percorso di transizione morbido che si concretizzi nell’impiego, per parte del tempo di lavoro, come “tutor” di nuovi assunti o per collaborazioni post pensione. AZIONE CHIAVE: FORMAZIONE PER NUOVI IMPRENDITORI E SOSTEGNO ALLA IMPRENDITORIALITÀ Seguendo le indicazioni relative alla rinnovata richiesta di formazione superiore per nuove attività imprenditoriali, si ritiene utile prevedere l’attuazione di specifici progetti integrati che sviluppando le azioni di orientamento, formazione breve, assistenza allo start-up coinvolgano nell’attuazione le imprese. In questa azione chiave è previsto il coinvolgimento diretto, anche economico delle imprese che operano nel sistema economico ligure. Come già rilevato in occasione della formulazione del P.O.R, Obiettivo 3 per gli anni 2000 – 2006, la Liguria si caratterizza per una scarsa propensione all’imprenditorialità; nonostante un certo dinamismo registrato negli ultimi anni, il numero delle piccole e medie imprese continua a risultare inferiore alla media nazionale ed il tasso di mortalità nei primi tre anni di vita dell’azienda risulta particolarmente elevato. Alla luce di ciò ed in considerazione delle incerte prospettive relative allo sviluppo economico, appare opportuno che fra le priorità della Regione Liguria siano ricompresi i due obiettivi dello sviluppo dell’imprenditorialità e del sostegno alla sua espansione • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 105 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 Si tratta di intervenire essenzialmente nelle seguenti direzioni : ¾ A.1 creare condizioni favorevoli all’insediamento di nuove imprese, principalmente in connessione con gli strumenti previsti nelle azioni programmate a titolo dell’Obiettivo 2, in particolare tramite il riconoscimento del costo dei posti di lavoro creati per un periodo di 2 anni e nel limite del 50% ¾ A.2 ridurre costi ed oneri al momento della creazione d’impresa, utilizzando al meglio la semplificazione operata con l’istituzione degli sportelli unici per le attività produttive che vanno potenziati ¾ A.3 promuovere, come raccomandato dall’Unione Europea22, l’insegnamento di discipline utili per l’imprenditoria ed il lavoro autonomo, sviluppando una interazione tra scuola Università e formazione professionale ¾ A.4 adottare specifici provvedimenti a favore dell’avvio di imprenditoria femminile, come esposto al punto 3.4.6.1 ¾ A.5 favorire la realizzazione di progetti integrati di creazione d’impresa anche attraverso il potenziamento degli attuali servizi di sostegno allo sviluppo delle imprese ed un maggiore coinvolgimento delle Associazioni di categoria e delle Camere di Commercio, dare sostegno alla creazione di consorzi di imprese (settoriali ed intersettoriali) utilizzando pienamente le risorse della misura D.3 del P.O.R. Obiettivo 3 ¾ A.6 intervenire a sostegno della promozione e dello sviluppo dell’impresa sociale ¾ A.7 realizzare accordi con le Associazioni di categoria per sperimentare forme di work experiences per consentire ai giovani di verificare la loro intenzione di creare proprie imprese. ¾ A.8 intervenire a sostegno del ricambio generazionale In considerazione dell’età media degli attuali imprenditori, assume particolare importanza sostenere e favorire il ricambio generazionale specie nelle imprese familiari ed in quelle di piccole dimensioni che costituiscono la stragrande maggioranza delle imprese liguri. A tal fine va data maggiore attenzione alla previsione di interventi formativi rivolti a giovani figli di imprenditori, ed in particolar modo alle giovani donne, coinvolgendo nella attività di promozione le Associazioni di categoria. ¾ A.9 occorre, inoltre, operare a sostegno all’adeguamento professionale degli imprenditori I piccoli imprenditori sono quelli che, in oggi, maggiormente risentono dell’incertezza del mercato in quanto le loro imprese, a differenza di quelle medio – grandi, sono per lo più prive di risorse (anche finanziarie) e di strumenti per analisi revisionali a medio termine e per programmare gli adeguamenti necessari. Inoltre i piccoli imprenditori, ed in particolare le imprenditrici, sono quelli che maggiormente hanno difficoltà a destinare tempo per la propria formazione. Appare, perciò, fondamentale prevedere un forte impegno a sostegno all’adeguamento professionale degli imprenditori, in un contesto di fattiva collaborazione con le Associazioni di categoria, specie rispetto all’evoluzione normativa e alle nuove forme di organizzazione del lavoro. 22 • Memorandum della Commissione per l’Istruzione e la Formazione permanente, 2000 Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 106 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 Sulla base dell’esperienza fatta con il progetto sperimentale Euro2000, che ha avuto esito positivo pur con differenze anche marcate nei differenti ambiti territoriali, si ritiene che azioni di formazione corta ma mirata, unitamente allo sviluppo di analisi specifiche sui fabbisogni formativi – informativi, costituiscano la risposta adeguata a questi bisogni. Pertanto, nelle analisi provinciali, appare opportuna una particolare attenzione ai bisogni di formazione per i titolari di piccole imprese. AZIONE CHIAVE: IL LAVORO AUTONOMO Il lavoro autonomo costituisce un segmento del mercato del lavoro in continua crescita e va considerato sia per quanto riguarda l’autoimpiego sia per il lavoro dipendente che genera. Sotto il primo aspetto, quello dell’autoimpiego, vanno ricordate le misure nazionali a sostegno, e precisamente il D. Leg. 185/00 ed il D. M. 295/01 che prevedono incentivi .economici. La Regione Liguria ritiene di dover intervenire a sostegno tramite iniziative corsali post laurea, di breve durata cioè sino ad un massimo di 200 ore, a favore del lavoro autonomo con particolare riferimento ai temi della qualità, della sicurezza. Analogamente importante è il sostegno al mantenimento dello stato di lavoratore autonomo soprattutto alla luce del fabbisogno di continuo aggiornamento (di ordine fiscale, previdenziale ecc.) di cui hanno necessità questi lavoratori; significativo di ciò – ad esempio – è il regolamento sulla formazione continua del dottore commercialista adottato dal Consiglio Nazionale dei Dottori commercialisti nel febbraio 2002 che, all’art. 2, definisce la formazione professionale quale “obbligo deontologico”. Conseguentemente, nella predisposizione della pianificazione provinciale vanno considerate le necessità di adeguati interventi di formazione continua a sostegno dei lavoratori autonomi. Il lavoro dipendente generato dal lavoro autonomo sfugge in gran parte alle analisi che vengono svolte sul mercato del lavoro, pur essendo numericamente importante. Le rilevazioni di cui si dispone evidenziano fabbisogni di figure professionali appositamente formate principalmente per studi medici, studi legali, studi di commercialisti. Bisogni marginali sono, inoltre, stati rilevati presso consulenti operanti nel campo della qualità ma occorre tener conto che vi sono, in Liguria, molti spazi di crescita per questo tipo di attività. Generalmente le figure professionali sono riconducibili a quelle già considerate nella pianificazione corsuale (segretarie, addetti contabilità ecc.), tuttavia le mansioni effettivamente svolte implicano competenze relazionali molto più accentuate in quanto il rapporto con il Cliente è molto più diretto e frequente, come nel caso di segretarie di studi medici o contabili presso studi di commercialisti. Appare opportuno, quindi, prevedere la possibilità di moduli integrativi per competenze particolari e legate a specifici inquadramenti professionali, da attivare a seguito di effettivi bisogni verificati con le Associazioni rappresentative del lavoro autonomo e dei lavoratori. La Regione, al fine di facilitare la realizzazione di percorsi personalizzati di sviluppo del lavoro autonomo, inseriti all’interno di un progetto organico volto alla valorizzazione delle risorse umane, allo sviluppo e al consolidamento imprenditoriale, promuove la sperimentazione di titoli di acquisto di servizi denominati “voucher”. Il voucher è destinato a facilitare la fruizione dei seguenti servizi, anche • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 107 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 in forma di consulenza individuale: • orientamento; • bilancio di competenze; • formazione specializzata; • azioni di accompagnamento alla creazione di impresa anche mediante azioni di consulenza con particolare riguardo alla fase di avvio dell’impresa. 3.5.5.3. Dalla sicurezza sul lavoro all’emersione del lavoro non regolare La Regione intende intervenire attivamente nella materia della sicurezza sul lavoro – intesa come tutela e salvaguardia dell’integrità del prestatore d’opera in tutti i suoi aspetti e settori lavorativi - per dare nuovo impulso all’attività attuale e per garantire, attraverso un coordinamento effettivo di tutti i soggetti interessati e con il coinvolgimento delle Parti Sociali, un miglioramento dell’attuale situazione complessiva. Il contesto normativo di riferimento é in forte evoluzione e probabilmente condurrà in breve tempo ad una riforma complessiva del settore, mediante conferimento di competenze in materia di sicurezza alle Amministrazioni regionali. Come previsto dalla recente riforma all’articolo 117 della Costituzione, viene infatti attribuita alle Regioni potestà legislativa concorrente sulla materia e, conseguentemente, autonomia nella scelta e nell’organizzazione degli strumenti da utilizzare e delle priorità da raggiungere. Le iniziative che la Regione ritiene opportuno attivare soddisfano, in primo luogo, la necessità di dare uniformità sia all’azione di vigilanza svolta dai soggetti a ciò adibiti, sia alle modalità applicative della numerosa normativa specifica di settore. Tali iniziative si attuano mediante il raccordo tra gli stessi soggetti per coordinare le procedure di accertamento (finalizzate tra l’altro anche all’emersione del lavoro non regolare) e tramite la definizione di standard qualitativi ai fini dell’attuazione dei precetti in materia di sicurezza nonché della promozione di attività formative nel settore. In particolare la Regione: • individua gli obiettivi e le priorità di intervento, coordina le iniziative volte a rendere effettivo il raggiungimento di un adeguato livello di sicurezza per i lavoratori e programma altresì le iniziative che favoriscono l’aggiornamento, l’informazione e la formazione. • attua il coordinamento con gli Enti ed Istituti competenti in materia attraverso il Comitato regionale di coordinamento previsto dall’art.27 del decreto legislativo n.626/1994 anche attraverso apposite convenzioni stipulate con le competenti Amministrazioni statali. • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 108 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 Il tema della sicurezza sul lavoro è peraltro strettamente connesso a quello dell’emersione del lavoro non regolare, per il quale le iniziative devono necessariamente dispiegarsi su più fronti e più livelli in considerazione dell’estrema sfaccettatura del fenomeno. Innanzi tutto è indispensabile creare un Sistema Informativo di rete che possa proficuamente realizzare sul territorio una forte connessione tra i bisogni delle imprese e l’organizzazione di un servizio reticolare di orientamento, di formazione ed informazione facendo leva sulle potenzialità degli enti e delle strutture già esistenti. Dovrà in particolare essere posta attenzione a sviluppare la capacità di ascolto sul territorio delle imprese con una stretta integrazione alla rete formativa e produttiva locale. In secondo luogo dovranno essere intraprese azioni concrete al fine di: • garantire indirettamente il sostegno dei processi di emersione e regolarizzazione delle imprese attraverso percorsi facilitati di accesso al credito (finanziamenti nazionali e comunitari); • fornire servizi di valutazione ex ante ed in itinere rispetto alle capacità delle imprese di sopravvivere nella forma regolare; • promuovere l’animazione territoriale e la diffusione imprenditoriale di tipo collaborativo e poi competitivo; della cultura • sviluppare servizi integrati, quali la creazione e la promozione di marchi facilmente riconoscibili sui mercati, nonché servizi di sostegno alle imprese per la commercializzazione e per la cultura d’impresa. AZIONE CHIAVE: INTERVENTI A FAVORE DELLA SICUREZZA SUI LUOGHI DI LAVORO Negli ultimi anni sono stati approvati importanti e innovativi strumenti legislativi per quanto concerne la tutela del lavoro e il diritto alla sicurezza sui luoghi di lavoro, primo tra tutti, in attuazione delle direttive comunitarie, il D.Lgs. 626/1994, cui è seguito Carta 2000, documento con il quale il Governo ha espresso propri principi programmatici per una più efficace azione nel settore. Nell’Accordo assunto il 21.12.2000 in sede di Conferenza Stato-Regioni è emersa la necessità di un più incisivo intervento da parte della Regione, sia per quanto concerne la programmazione delle iniziative di intervento, sia per l’attuazione di un effettivo coordinamento tra i soggetti istituzionali operanti nel settore, sia per agevolare i soggetti pubblici e privati negli adempimenti derivanti dalla normativa in materia nonché per promuovere e attuare attività di informazione, assistenza e formazione in materia di sicurezza negli ambienti di lavoro. Con il passare del tempo questa attenzione tende naturalmente a ridursi nonostante che in Italia il numero degli infortuni in ambito lavorativo sia ancora estremamente elevato • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 109 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 La Regione Liguria assegna grande importanza a questo tema, considerandolo imprescindibile per la cultura del lavoro dipendente, autonomo o imprenditoriale che esso sia. - - Nel concreto il compito della Regione dovrà essere quello di: svolgere funzione di raccordo e coordinamento tra i vari soggetti, istituzionali e non, coinvolti nel settore, anche mediante promozione di accordi di programma; attuare centri di documentazione e di raccolta di tutti i dati disponibili sulla materia, anche avvalendosi delle banche dati già esistenti; esercitare attività di informazione e comunicazione capillare, anche mediante realizzazione di sedi o sportelli, nonché di assistenza e consulenza, per rendere effettiva la prevenzione. Promuovere corsi di formazione professionale per i soggetti interessati e per le figure professionali - tecniche previste dalla normativa, anche mediante definizione di standard formativi adeguati, favorendo altresì l’attuazione di progetti di formazione scolastica concernenti la disciplina in tema di sicurezza sul lavoro. Allo scopo di ottimizzare i risultati informativi e conoscitivi di questo modulo, la Regione potrà scegliere uno o più prodotti multimediali già realizzati da alcuni soggetti nell’ambito di attività finanziate con risorse pubbliche per farne ampia diffusione fra gli utenti delle azioni formative. Inoltre, potranno essere previsti contributi alle piccole imprese che migliorano i loro standard di sicurezza con interventi ulteriori e aggiuntivi rispetto a quelli richiesti dalle normative vigenti, sulla base di intese con le parti sociali. AZIONE CHIAVE: INTERVENTI A FAVORE DELL’EMERSIONE DEL LAVORO SOMMERSO L’Italia è uno dei Paesi dell’Unione Europea con il più elevato tasso di lavoro nero23; l’insieme dell’economia sommersa incide sul prodotto lordo in una misura stimata pari al 28% a fronte del 14% – 16% della media OCSE. Il lavoro irregolare segna un trend di crescita continua, ed è stimato dall’Istat al 15,1% delle unità di lavoro totali, interessando tutti i comparti produttivi e larghe fasce di servizi alle persone. Significativa, rispetto alla diffusione del lavoro irregolare, è l’indicazione fornita dall’Inps nel dicembre 2002 che riferisce che su 130.000 imprese assoggettate a verifiche è stata rilevata la presenza di oltre 100.000 lavoratori irregolari. Per combattere questo fenomeno i cui effetti negativi assumono molteplici aspetti sia di tipo economico (come la distorsione della regolare concorrenzialità fra imprese a danno di quelle regolari) sia di tipo sociale (come la precarietà e lo sfruttamento del lavoro, specie di persone extracomunitarie) è stata approvata la legge n° 383/02 per agevolare e favorire le imprese irregolari a rientrare nella legalità. Inoltre, le azioni di lotta contro il sommerso rientrano fra le priorità individuate dal Governo ed inserite nel NAP per il 2002. L’aumento dell’occupazione dei liguri non si risolve certo con l’artificio statistico di far passare le persone dalla condizione del sommerso a quella del lavoro regolare, senza che questo passaggio coincida con miglioramenti qualitativi del lavoro stesso e dei servizi resi grazie a questo contributo lavorativo. 23 • Piano Nazionale d’Azione per l’Occupazione 2002 Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 110 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 In questa logica i provvedimenti a favore dell’emersione attivati e previsti debbono essere accompagnati da interventi specifici di politica del lavoro capaci di migliorare significativamente la qualità del lavoro e rendere così attraenti anche per tal via i percorsi dell’emersione. Andranno messi in campo per conseguire l’azione chiave sia interventi di sistema (comprensivi di studi specifici e di attività promozionali e di comunicazione pubblica), sia interventi integrati di orientamento, formazione, inserimento lavorativo o sostegno all’attività autonoma e imprenditoriale. Rilevanti sono le connessioni con gli interventi a titolo dell’Obiettivo 2 e la necessità di privilegiare tali aree. Da sottolineare poi le sinergie con la priorità trasversale delle pari opportunità (sono spesso le donne ad essere titolari di attività lavorative irregolari) e la rilevanza dell’azione chiave nei confronti degli immigrati (che le ricerche mostrano essere spesso coinvolti nel lavoro nero). Da approfondire le connessioni con lo sviluppo dell’economia sociale, che opera spesso nei campi in cui è anche diffuso il lavoro irregolare e può giocare un ruolo di rilievo nella sua progressiva regolarizzazione. Obiettivo primario della Regione è favorire il passaggio da varie posizioni lavorative irregolari (lavoro sommerso, ambulantato irregolare) o improprie (lavoro occasionale, collaborazione coordinata) a posizioni regolari. Nel concreto, i provvedimenti della Regione Liguria riguarderanno : l’informativa sulla legge 383 attraverso attività promozionali e di comunicazione; interventi integrati di orientamento, formazione ed inserimento lavorativo; in particolare sarà reso disponibile un servizio di bilancio delle competenze e di riconoscimento degli acquis, atteso che il lavoratore irregolare usualmente non è in grado di certificare l’esperienza lavorativa svolta; interventi di orientamento e, a fronte di un progetto di sviluppo professionale elaborato in tale direzione assieme ai Centri per l’impiego, formazione e sostegno all’avvio all’attività autonoma o imprenditoriale, in stretto raccordo con le azioni previste a titolo Obiettivo 2; studi specifici, sia territoriali che settoriali, per avere una migliore comprensione sia delle particolarità del lavoro sommerso (tasso di presenza femminile, percentuale di immigrati specie extracomunitari, fasce d’età ecc.) sia delle connessioni con l’economia sociale; incentivi, anche di natura economica, a favore di imprese che regolarizzino la loro posizione A livello istituzionale la Regione attuerà un forte raccordo con le Autorità centrali al fine di operare un positivo coordinamento, specie sul fronte della comunicazione e della sensibilizzazione delle imprese, e periodici confronti con le Parti Sociali per affinare i provvedimenti rivolti a favorire l’emersione. Inoltre, in applicazione del 2° comma dell’art. 2 della Legge Regionale 49/01, la Regione assicura il coordinamento di tutti gli Enti ed Istituti operanti nell’ambito della vigilanza al fine di assicurare il raccordo con il controllo sul lavoro sommerso ed irregolare. • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 111 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 AZIONE CHIAVE: INIZIATIVE PER L’INCLUSIONE DEGLI EXTRACOMUNITARI REGOLARI I lavoratori extracomunitari, così come i soggetti extracomunitari in possesso di regolare permesso ed in cerca di occupazione, costituiscono una realtà importante del tessuto economico e sociale ligure, come già esposto nel capitolo relativo al contesto occupazionale. Va, tuttavia, rilevato che questi soggetti costituiscono il primo bacino del lavoro irregolare e dell’abusivismo; occorre, quindi, prevedere interventi atti a combattere questi fenomeni ed a offrire, alle persone in regola con la normativa, la possibilità di un regolare inserimento nel mondo del lavoro. Nei loro confronti va attuata una politica di accoglienza ed integrazione che consenta a queste persone di superare i principali ostacoli che incontrano nell’inserimento del mondo del lavoro : la lingua, la inesistente o insufficiente conoscenza della normativa sui rapporti di lavoro ed una adeguata professionalità. Rispetto al primo versante, nella logica della flessibilizzazione dei percorsi formativi, si possono prevedere moduli di alfabetizzazione linguistica preliminari ad azioni finalizzate all’apprendimento professionale in coerenza con le linee indicate nel Nap Inclusione del 2001. Questi moduli potranno avere una durata ricompresa fra le 24 e le 40 ore. La scarsa conoscenza della normativa sui rapporti di lavoro è, spesso, alla base di situazioni irregolari o precarie; per questa ragione, quale momento specifico per soggetti immigrati ed extracomunitari e sempre nella logica dei percorsi personalizzati, si prevede la realizzazione di un modulo integrativo di durata ricompresa fra le 24 e le 40 ore sulla normativa italiana in tema di rapporti di lavoro. Quanto all’aspetto della professionalizzazione, va ricordato che a livello ministeriale si prevede l’individuazione e la registrazione delle competenze tecniche e linguistiche degli aspiranti lavoratori extracomunitari24 tramite accordi con alcuni Paesi quali l’Albania e la Tunisia, mentre a livello regionale si può operare tramite il riconoscimento degli acquis per una corretta individuazione delle competenze già possedute ai fini della definizione dei percorsi di formazione. I soggetti extracomunitari, in regola con la normativa, potranno accedere alle azioni formative previste nei Piani provinciali e sarà possibile istituire corsi specificatamente loro rivolti, purché in presenza di idonee garanzie di effettiva finalizzazione all’inserimento lavorativo, e collegati ad un progetto di inclusione sociale I lavoratori extracomunitari possono accedere alle iniziative sia di formazione continua che di formazione permanente. Va, inoltre, realizzata una diffusione della multiculturalità, che potrà formare oggetto di specifica iniziativa regionale, sia nei luoghi di lavoro rispetto ai quali è essenziale una partecipazione propositiva ed attiva delle Parti sociali, sia fra gli operatori dei servizi, non solo per combattere ogni forma di xenofobia e razzismo ma anche per salvaguardare la diverse identità culturali. 24 • Decreto Interministeriale 4/9/00 Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 112 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 3.5.6. Rafforzare le politiche per la famiglia, la coesione sociale e le pari opportunità Per realizzare lo sviluppo del rafforzamento delle politiche per la coesione sociale e le pari opportunità tra le donne e gli uomini, si dovrà realizzare un insieme coerente di politiche che diano impulso all’integrazione sociale, che innalzino il tasso di occupazione femminile, che perseguano l’obiettivo delle pari opportunità tra i sessi, offrendo un’ampia capacità di scelta nel settore dell’istruzione e della formazione e verificandone costantemente i progressi. 3.5.6.1. Verso una politica per la famiglia e la coesione sociale É necessario innanzitutto perseguire l’obiettivo delle pari opportunità tra donne ed uomini incrementando il tasso di occupazione femminile favorendo l’inserimento lavorativo, l’avanzamento professionale e le misure tese a conciliare la vita lavorativa con quella domestica. a: A tale scopo dovranno essere attivate azioni di politica attiva del lavoro idonee • incoraggiare interventi in favore delle famiglie per la creazione di servizi accessibili e di qualità per la custodia dei figli e l’assistenza delle persone a carico non autosufficienti, anche attraverso il ricorso ai congedi parentali; • ridurre gli ostacoli che impediscono alle donne di creare un’azienda o di intraprendere un’attività autonoma; • introdurre formule flessibili di organizzazione del lavoro sia per gli uomini che per le donne, quali ad esempio il part-time o il lavoro ripartito o a coppia previsto dalla nuova legge delega sul mercato del lavoro o gli interventi previsti nella legge n° 53/00; • sostenere l’accesso delle donne all’istruzione, alla formazione permanente e lungo tutto l’arco della vita, in particolare nel campo della tecnologia dell’informazione; • prestare particolare attenzione alle donne ed agli uomini che intendono reinserirsi nel mercato del lavoro dopo un periodo di assenza e che pertanto possono ritrovarsi ad avere competenze superate o ad incontrare difficoltà di accesso alla formazione. AZIONE CHIAVE: INNALZARE IL TASSO DI OCCUPAZIONE DELLE DONNE La presente azione chiave ha quindi la funzione di legare insieme, attraverso un unico filo conduttore, le azioni precedentemente illustrate dando organicità e sistematicità agli interventi sulla • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 113 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 base di specifici approfondimenti conoscitivi relativi a questa particolare fascia di popolazione e con lo scopo di realizzare misure integrate anche con le politiche sociali. Dovranno essere quindi previsti interventi coordinati di orientamento, formazione, aiuti all’assunzione o alla creazione di lavoro autonomo e consulenziale, anche sviluppando patti ed intese a livello locale tra le Istituzioni e le Parti Sociali. D’altro canto occorrerà ulteriormente favorire, per le donne a media ed alta scolarità, analogamente a quanto proposto per i giovani in situazione di difficoltà, una maggiore facilità di acquisire esperienze di lavoro e di emersione dal lavoro non regolare, sia all’interno del percorso scolastico, sia a margine dello stesso, sia all’interno di percorsi di orientamento che prevedano un temporaneo inserimento lavorativo come propedeutico alla definitiva scelta circa la prosecuzione o meno degli studi e l’indirizzo da seguire. Il tema delle pari opportunità è oggetto a livello governativo di una serie di provvedimenti che vogliono incidere in profondità sui principali ostacoli; occorre ricordare in proposito il disegno di legge sugli asili nido che mira a dotare le famiglie monoparentali di servizi per bambini in età compresa fra 3 mesi e tre anni, la proposta di legge costituzionale di modifica dell’art. 51 della Costituzione per incoraggiare l’accesso delle donne alle funzioni pubbliche, il disegno di legge delega presentato al Parlamento in materia di mercato del lavoro per facilitare l’inserimento lavorativo delle donne e per assicurare la conciliazione tra vita familiare e lavoro. In questo quadro tuttora in definizione, che richiede uno stretto coordinamento fra livello centrale e livello di governo regionale, il tema delle pari opportunità per uomini e donne viene affrontato dalla Regione Liguria secondo due approcci : • da un lato assumendo questo tema quale elemento presente in ogni tipo di azione programmata, cioè quale tematica orizzontale • dall’altro prevedendo specifiche iniziative atte ad avere un forte impatto su questa problematica. II disegno programmatorio della Regione Liguria si intreccia con le iniziative nazionali (Legge 53/00 azioni positive per la flessibilità, art. 70 legge finanziaria 2000 per la creazione di asili nido) e si articola nelle seguenti azioni : A) ridurre gli ostacoli che impediscono alle donne di creare un’azienda o di intraprendere un’attività autonoma Il principale ostacolo, sulla base delle analisi compiute, riguarda l’accesso al credito; per il superamento di questo ostacolo la Regione Liguria opererà su due direttrici : 1. per l’ottenimento di capitale idoneo ad avviare l’attività, la Regione assumerà le iniziative necessarie a sensibilizzare il sistema bancario sulla necessità della concessione di fidi agevolati a donne che abbiano partecipato ad azioni formative finalizzate alla creazione d’impresa o all’avvio di attività autonoma; 2. per la riduzione di oneri connessi con l’impegno per esercitare l’attività, si potranno concedere rimborsi delle spese sostenute per l’accesso ai servizi di cura per minori ed anziani conviventi, nonché attivare e predisporre infrastrutture e servizi volti a favorire la conciliazione tra vita familiare e vita lavorativa, utilizzando le risorse della Misura E1 dell’Obiettivo 3, realizzando anche misure integrate con i servizi sociali • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 114 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 B) rimuovere la difficoltà di conciliare gli impegni familiari con i tempi di lavoro che, per la gestione di un’impresa o l’esercizio di un’attività autonoma, risultano particolarmente onerosi. In questa direzione, la Regione Liguria prevede : 1. la sperimentazione di nuove figure in grado di sostituire temporaneamente le imprenditrici o le lavoratrici autonome in caso di impellenti necessità di allontanamento provvisorio dal lavoro; sulla base dell’esito della sperimentazione il ricorso a figure sostitutive potrà essere allargato anche agli uomini 2. promozione e sostegno a forme associative fra donne che consentano la riduzione del monte ore di effettivo impegno (networking) anche attraverso le cosiddette “banche lavoro” 3. per il lavoro autonomo, e compatibilmente con le sue caratteristiche, incentivi e sostegno allo sviluppo del telelavoro 4. promozione presso le Parti sociali al fine della creazione di una rete di servizi a supporto delle imprese femminili appena avviate o in fase di decollo, eventualmente nell’ambito di una sperimentazione che potrebbe assumere connotati interregionali con il coinvolgimento delle Regioni finitime C) superare la insufficiente conoscenza delle effettive opportunità di mercato rispetto all’avvio di attività imprenditoriali o autonome, che è all’origine di molte esperienze negative. Per il suo superamento la Regione Liguria attuerà : 1. ricerche ed analisi settoriali e territoriali volte ad individuare opportunità di nuove imprese o di lavoro autonomo, avendo particolare attenzione alle nicchie generate dalla Società dell’informazione e della conoscenza, della e.economy nonchè dell’economia sociale 2. iniziative volte ad informare e pubblicizzare le opportunità individuate con le ricerche e le analisi di cui al punto precedente 3. formazione di operatori specializzati, presso i servizi di orientamento ed i centri di formazione, sul tema dello sviluppo dell’imprenditoria femminile 4. sensibilizzazione delle organizzazioni imprenditoriali e delle Associazioni professionali affinché attivino “sportelli di orientamento” specifici per la tematica femminile D) favorire l’inserimento nel mondo del lavoro Rispetto all’obiettivo di aumentare il tasso di occupazione femminile, le direttrici individuate dalla Regione Liguria sono : 1 favorire la partecipazione femminile alla prosecuzione degli studi, attraverso percorsi di orientamento e counselling finalizzate a promuovere condizioni di pari opportunità nelle filiere scolastiche e formative ad indirizzo tecnico scientifico nonché sostenere percorsi formativi di alto livello attraverso borse di studio o rimborsi spese e forme di tutorship 2 accrescere le possibilità migliorando gli strumenti ed i servizi per la ricerca di lavoro e per la scelta del canale formativo, anche attraverso un orientamento precoce 3 aumentare l’occupabilità femminile attraverso percorsi che partendo da un accurato orientamento, formazione finalizzata, work experiences, tutoring ed accompagnamento post formazione • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 115 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 consentano l’acquisizione di un livello adeguato di competenze e capacità professionali rispetto ai segmenti occupazionali in cui tutt’oggi sono sottorappresentate 4 attivare forme di incentivazione, per le imprese, per lo sviluppo del telelavoro destinato a donne in collegamento con i contributi previsti dall’art. 9 della legge 53/00 ed erogati dal Ministero del Lavoro 5 attivazione di osservatori sulle iniziative volte a favorire l’inserimento femminile e azioni di diffusione delle buone prassi 6 monitorare con particolare attenzione i progetti che verranno presentati nelle Iniziative comunitarie, Equal ed Interreg in primis, finalizzati all’occupazione femminile al fine di diffondere le buone prassi; di particolare interesse appaiono le azioni positive interne a programmi di work – family – life per sfruttare meglio il diversity management che si stanno sperimentando nell’ambito dell’Iniziative Equal. 7 Realizzare la formazione specifica di figure professionali, operanti presso i Centri per l’impiego, capaci di “presa in carico” delle giovani che desiderino inserirsi nel mondo del lavoro 8 Finanziare tirocini anche all’estero E) Evitare la perdita dello stato occupazionale La perdita dell’occupazione è da ascriversi principalmente a due fattori : - l’incompatibilità fra orari di lavoro e impegni familiari l’obsolescenza professionale Rispetto al problema della compatibilità fra impegni lavorativi e familiari, la Regione Liguria si attiverà per : 1. rimborsi delle spese sostenute per l’accesso ai servizi di cura per minori ed anziani conviventi nonché attivazione e predisposizione di infrastrutture e servizi volti a favorire la conciliazione tra vita familiare e vita lavorativa, utilizzando le risorse della Misura E1 dell’Obiettivo 3, realizzando anche misure integrate con i servizi sociali 2. incentivi alle imprese per trasformazioni di contratti da tempo determinato a tempo indeterminato e da contratti da tempo pieno a tempo parziale e viceversa 3. azioni a favore delle imprese per l’adozione di modelli organizzativi che riducano le difficoltà a conciliare tempi di vita e tempi di lavoro Rispetto al problema dell’obsolescenza professionale, le iniziative della Regione Liguria saranno volte a: 1. favorire l’adeguamento della professionalità attraverso una verifica dei propri punti di forza e di debolezza utilizzando i bilanci delle competenze 2. implementazione del mentoring come forma di accompagnamento a percorsi di crescita professionale 3. promuovere presso le imprese delle opportunità di formazione continua, nella considerazione che occorre sostenere le pari opportunità di carriera anche come misura preventiva rispetto all’obsolescenza professionale ed alla conseguente situazione di possibile rischio occupazionale • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 116 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 4. sensibilizzare le imprese al fine della promozione dei congedi formativi previsti dall’art. 5 della legge 53/00 5. sviluppare interventi formativi a distanza, fruibili anche al di fuori degli orari di lavoro, in particolare sulle competenze informatiche F) Migliorare la propria posizione lavorativa Gli interventi della Regione Liguria si realizzeranno essenzialmente su tre direttrici : 1. diminuire le forme di precarizzazione, favorendo l’emersione dal lavoro irregolare e lo sviluppo di tipologie lavorative ad orario modulato per le quali le imprese possono richiedere al Ministero del Lavoro gli incentivi offerti dall’art. 9 della Legge 53/00 2. contrastare ogni forma di discriminazione nella vita lavorativa, attivando iniziative atte a far conoscere il mobbing in tutti i suoi aspetti, agevolando il ricorso alla formazione permanente, favorendo la formazione in alternanza ed in particolare i “percorsi europei di formazione” all’interno dell’iniziativa Europass – Formazione. 3. all’interno degli stanziamenti previsti per la formazione permanente riservare una quota del 20% a favore di azioni rivolte a lavoratrici per la loro crescita professionale. Oltre a quanto sopra indicato, la Regione Liguria favorirà un ruolo più incisivo delle Commissioni per le pari opportunità e della Consigliera di parità, specie in relazione al processo di predisposizione dei Piani annuali provinciali, all’impatto effettivo delle azioni programmate rispetto al tema delle pari opportunità e alla mediazione fra le direttive delle varie istituzioni e le esigenze applicative sul territorio. 3.5.6.2. Dall’economico al sociale, e ritorno Le politiche del lavoro regionali debbono dedicare uno spazio crescente a due aspetti, autonomi ma correlati in alcune modalità operative e nelle logiche di fondo che legittimano l’attenzione che essi meritano: l’inserimento lavorativo delle fasce deboli e le potenzialità dell’economia sociale. Due temi distinti, che meritano di essere considerati insieme per due importanti ragioni. In primo luogo, perché è sempre più evidente che di fronte all’affermarsi di logiche di mercato ispirate al darwinismo sociale, in cui “l’economia mangia la società” su cui invece si regge e che ne giustifica l’azione, la preoccupazione per la dimensione sociale degli interventi e del loro impatto non costituisce un’opzione secondaria, ma una stringente necessità. Non dovremmo mai dimenticare, tra l’altro, che la finalità più generale del Fondo Sociale è la coesione sociale europea, non maggiori profitti per le imprese o maggiori redditi per gli occupati. • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 117 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 Dunque il tema dell’inserimento delle fasce deboli e quello dello sviluppo di forme di lavoro e d’impresa non ispirate alla sola logica del reddito e del profitto rientra a pieno titolo tra le preoccupazioni prioritarie del Programma Triennale. La seconda ragione è costituita dal fatto che oggi è sempre più difficile ma anche improprio parlare di fasce deboli: a seconda delle situazioni, le caratteristiche dei singoli possono costituire fonte di forza o di debolezza, senza che questo possa essere acquisito una volta per tutte. Si moltiplicano semmai le situazioni in cui, per cause sociali, fisiche, psichiche, etniche, linguistiche, culturali, alcune persone hanno maggiori difficoltà d’inserimento lavorativo di altre: meglio, richiedono contesti e percorsi d’inserimento specifici, a seguito dei quali possono fornire un contributo anche importante, che permette di ampliare non solo il tasso di occupazione, ma anche (a volte soprattutto) quello di coesione sociale. Questo si traduce a sua volta, grazie anche all’azione della cosiddetta “economia sociale”, in un aumento dei bisogni sociali soddisfatti, in una diminuzione della domanda (impropria) di assistenza, non di rado in un aumento del livello di civiltà di una regione. In breve, interventi sulle fasce cosiddette deboli e sostegno all’economia sociale sono interesse diretto dell’economia e della società e come tali vanno programmati: in coordinamento con i servizi socio-assistenziali, ma in una prospettiva d’inserimento occupazionale e di produzione di reddito e di servizi. Da questa concezione generale discendono due linee guida, da tradurre in provvedimenti operativi in sede di attuazione del Programma: • le cosiddette fasce deboli sono accomunate solo da un grado più o meno ampio di distanza da una situazione “standard” che è tra l’altro sempre più difficile individuare in positivo (attualmente la sola fascia forte è costituita dagli occupati maschi di 40-50 anni ad elevato titolo di studio e in posizioni lavorative superiori). Per il resto presentano ciascuna caratteristiche specifiche, che debbono essere adeguatamente valorizzate (ad esempio smettendo di considerarle debolezze da “colmare”), all’interno, sia chiaro, di una visione realistica del mercato del lavoro e con le migliori sinergie delle politiche sociali più opportune • l’economia sociale va agevolata soprattutto in relazione alle altre priorità indicate in precedenza, dunque in termini di fucina di nuova imprenditorialità e di occasione per intervenire su ambiti non coperti dallo Stato e dal mercato. Pare opportuno predisporre strumenti e servizi specifici per il sostegno e lo sviluppo dell’imprenditoria sociale anche nella logica di favorire il consolidamento e la strutturazione tecnica, economica ed operativa delle imprese sociali, anche attraverso appositi strumenti agenziali. • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 118 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 L’identificazione delle fasce deboli si è evoluta nel tempo anche in relazione alle trasformazioni sociali ed occupazionali; le strette connessioni con gli aiuti economici rientranti nel cosiddetto “regime de minimis”, ne rendono particolarmente delicato il tema. Inizialmente secondo le indicazioni della Commissione regionale per l’impiego del 9/9/93, le fasce deboli ricomprendevano soggetti individuati come : ¾ ¾ ¾ ¾ ¾ portatori di handicap soggetti a rischio ex tossicodipendenti invalidi civili e del lavoro carcerati sulla base della considerazione che tratto comune alle persone ricomprese in queste tipologie è l’accentuata difficoltà ad entrare nel mondo del lavoro ed a rimanervi ed a favore dei soggetti rientranti in queste tipologie si sono previste esclusivamente azioni di formazione. La legge regionale 41/95, all’art. 10, ha ampliato la definizione e, nell’ambito della promozione occupazionale, ha introdotto interventi economici per le situazioni maggiormente deboli rispetto ad una reale occupabilità In base alla legge 68/99 è stato introdotto il concetto di collocamento obbligatorio mirato, basato su “strumenti tecnici e di supporto che permettono di valutare adeguatamente le persone con disabilità nelle loro capacità lavorative e di inserirle nel posto adatto”25. Recentemente la Commissione Europea, nel “regolamento relativo alla applicazione degli articoli 87 e 8 del Trattato CE agli aiuti di Stato a favore dell’occupazione”,26 individua : i lavoratori svantaggiati, intesi come tutte le persone appartenenti ad una categoria che abbia difficoltà ad entrare, senza assistenza, nel mercato del lavoro, e più precisamente - qualunque giovane che abbia meno di 25 anni, o che non abbia completato la formazione a tempo pieno da non più di 2 anni e che non abbia ancora ottenuto il primo impiego regolarmente retribuito - qualsiasi lavoratore migrante che si sposti, o si sia spostato, nella Comunità europea o divenga residente nella Comunità per assumervi un lavoro - qualsiasi persona che desideri intraprendere o riprendere un’attività lavorativa e che non abbia lavorato né seguito corsi di formazione, per almeno due anni; 25 26 • Art. 2 legge 12/3/99 n° 68 Regolamento 2204/2002 del 12/12/02 Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 119 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 - qualunque persona che abbia lasciato il lavoro per oggettive difficoltà di conciliare vita lavorativa e vita familiare qualsiasi persona adulta che viva sola con uno o più figli a carico qualsiasi persona priva di un titolo di studio di livello secondario superiore o equivalente, priva di un posto di lavoro o in procinto di perderlo qualsiasi persona di più di 50 anni priva di un posto di lavoro o in procinto di perderlo qualsiasi disoccupato di lungo periodo, ossia senza lavoro per 12 dei 16 mesi precedenti, o per 6 degli 8 mesi precedenti per giovani di meno di 25 anni qualsiasi persona riconosciuta, al momento o i passato, come affetta da tossicodipendenza qualsiasi persona che non abbia ancora ottenuto il primo impiego retribuito regolarmente dopo aver scontato una pena detentiva i lavoratori disabili intesi come - qualsiasi persona riconosciuta come disabile ai sensi della legislazione nazionale qualsiasi persona riconosciuta come affetta da un grave handicap fisico, mentale o psichico, secondo la legislazione vigente. Va, inoltre, segnalato che il recente Regolamento Comunitario, per i lavoratori disabili, prevede aiuti all’assunzione sino al 60% dei costi salariali su un periodo di un anno successivo all’assunzione.27 Ne consegue che, per effetto della lettura incrociata della normativa nazionale e del Regolamento comunitario, si dovrebbero intendere per “disabili” : - le persone in età lavorativa, affette da minorazioni fisiche, psichiche o sensoriali ed i portatori di handicap intellettivo con riduzione della capacità lavorativa superiore al 45% - le persone invalide del lavoro, con invalidità superiore al 33% - le persone non vedenti (colpite da cecità o con residuo visivo non superiore ad un decimo ad entrambi gli occhi) o sordomute (dalla nascita o prima dell’apprendimento della lingua parlata) - le persone invalide di guerra e invalide per servizio Si pone, dunque, un problema di compatibilità fra la individuazione contenuta in documenti programmatori regionali (in primis il P.O.R. Obiettivo 3 per il periodo 2000 – 2006) ed il nuovo regolamento comunitario; la Regione provvederà ad armonizzare questa nuova classificazione con i vari provvedimenti regionali in materia. Il tema della disabilità ha visto, negli anni 90, un fiorire di iniziative e sperimentazioni in un contesto culturale sensibile alla problematica. 27 • Regolamento 2204/2002 del 12/12/02 art.5 Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 120 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 Anche sul versante europeo, questa “sensibilità” si è tradotta in Iniziative Comunitarie specifiche (Horizon) ed attualmente in una volet dell’Iniziativa Equal, in Programmi tematici, nell’attenzione trasversale al tema della disabilità nel senso di una sua considerazione nelle politiche occupazionali e sociali. Nel corso degli ultimi anni si è registrato un indebolimento dell’attenzione, cui la Regione Liguria vuol porre rimedio dando nuovo impulso anche con una nuova legge regionale per la promozione dell’inserimento al lavoro dei disabili, in discussione presso le competenti Commissioni, in attuazione della legge nazionale 68/99. Il collocamento obbligatorio, secondo le indicazioni della legge 68/99, si concretizza, essenzialmente, in un intervento di mediazione che può essere supportato dai vari servizi previsti nelle politiche dell’impiego e della formazione, quali percorsi formativi integrati, contributi economici, azioni positive ecc., affidato alle Province e realizzato tramite i Centri per l’impiego o avvalendosi, mediante convenzione, di servizi di mediazione al lavoro gestiti dagli Enti locali, dalle A.S.L. o da Enti riconosciuti ed accreditati ai sensi della normativa vigente Si rileva, a tal proposito, che seppure gli interventi finalizzati all’inserimento lavorativo delle persone disabili, ai sensi della Legge n.68/1999 siano operativamente svolti dai Centri per l’impiego, parte dell’attività è svolta, in modo proficuo, anche da altri soggetti quali le ASL, i Comuni, il privato sociale (terzo settore, associazionismo ecc.). A sostegno di questo percorso di mediazione la Regione prevede la possibilità di attivare percorsi formativi personalizzati, interventi di counselling e di accompagnamento, come descritto in altre parti di questo Programma Triennale. Nei casi di maggior problematicità, inoltre, sarà possibile prevedere un tutor dedicato al supporto dell’inserimento lavorativo che segua la persona per i primi sei mesi. In applicazione dell’art. 14 della legge 68/99, ed al fine di assicurare la necessaria trasparenza nella gestione del Fondo regionale per l’occupazione delle persone disabili e la sua sinergia con le politiche formative e del lavoro, la Commissione regionale di concertazione, di cui all’art. 6 della Legge regionale 27/98, verrà integrata da soggetti rappresentativi del mondo della disabilità. Nella definizione organica delle modalità per la concessione dei benefici di cui all’art. 13 della legge 68/99, la Regione Liguria darà particolare importanza ai rimborsi forfetari parziali inerenti la trasformazione dei posti di lavoro e per l’apprestamento di tecnologie di telelavoro, in assonanza con le indicazioni del NAP Inclusione del 2001. • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 121 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 Per il collocamento obbligatorio, la Regione provvederà con proprio provvedimento alla ripartizione alle Province del Fondo regionale in base alle reali esigenze accertate, ed in particolare tenendo conto: - del numero dei soggetti iscritti, in ciascuna Provincia, al collocamento disabili; - dei soggetti disabili avviati al lavoro presso ciascun ambito provinciale; - del numero di strutture e di operatori specificamente destinati al servizio di collocamento disabili; - dei fabbisogni di aggiornamento degli operatori dei sevizi di mediazione finalizzati al collocamento delle persone disabili, su segnalazione da parte delle Province; - di eventuali criticità locali. La Regione Liguria inoltre individuerà con proprio provvedimento i criteri di valutazione degli elementi che concorrono alla formazione delle graduatorie delle persone disabili che aspirano ad una occupazione tenuto conto dei seguenti elementi: - anzianità d’iscrizione negli appositi elenchi; - situazione economica e patrimoniale del lavoratore; - carico famigliare; - grado d’invalidità; - difficoltà di locomozione sul territorio. Al fine di dare maggiore e migliore risposta alle esigenze delle persone affette da disabilità, la Regione Liguria attiverà interventi affinché l’inserimento al lavoro non sia limitato al solo collocamento obbligatorio, favorendo la diffusione dei percorsi individuali e dei percorsi integrati, basati su un modulo d’osservazione ed un progetto formativo finalizzato all’inserimento lavorativo secondo le modalità previste dalla legge 68/99. A tal fine, anche in considerazione del fatto che la Commissione Europea ha dichiarato il 2003 anno delle persone disabili, la Regione – avvalendosi della collaborazione delle Parti Sociali - attuerà una serie di iniziative di sensibilizzazione delle imprese sul tema dell’inserimento delle persone disabili a partire da un momento pubblico di analisi delle esperienze ad oggi realizzate, di approfondimento delle problematiche che non hanno ancora trovato risposta, di disegno di nuovi e più efficaci percorsi. Con questa iniziativa la Regione da un lato vuole ulteriormente sensibilizzare le Istituzioni così come le Parti Sociali sulla tematica dell’inserimento sociale e lavorativo delle persone disabili, dall’altro vuole darvi nuovo impulso anche sul piano metodologico e di strumentazione tecnica Inoltre, è volontà della Regione il dare una risposta a persone affette da disabilità non rientranti nel campo (e nei limiti) della legge 68/99, in particolare a • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 122 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 persone colpite in età adulta da perdite di capacità lavorative per cause non previste dalla suddetta norma (quali i traumatizzati cranici a seguito di incidente stradale). A tal fine, avvalendosi anche di strutture esterne, sarà compiuta un’accurata indagine conoscitiva sulle situazioni di “marginalità” della disabilità e sulle buone prassi realizzate in proposito, indagine che sarà successivamente diffusa fra le Istituzioni e gli attori economici e sociali. Al fine di superare l’eccessiva frammentarietà delle competenze in materia e di supportare maggiormente gli interventi potrebbe essere, pertanto, utile realizzare un collegamento funzionale tra gli attori coinvolti attraverso la costituzione di un coordinamento del collocamento mirato, tenendo anche presente che il Piano Triennale dei Servizi Sociali per gli anni 2002-200428 al punto 3.7, richiama espressamente l’integrazione di percorsi operativi tra servizi sociali, sanità e politiche attive del lavoro, dell’istruzione e della formazione. AZIONE CHIAVE: QUALIFICARE IL PERSONALE PUBBLICO DEI SERVIZI SOCIALI L’azione chiave muove dalla necessità di riprogettare i servizi sociali in termini manageriali e di “mercato” controllato (quasi mercato) per mettere in moto e in sinergia tutta l’offerta pubblica e privata della rete di protezione sociale. Al personale dei servizi va data una formazione per promuovere capacità progettuali e di regia del sistema, nonché elementi per gestire strumenti di mercato quali affidamento di gare, partnership pubblico-private, ecc.. Sono in corso di avvio già i primi interventi per lo sviluppo delle capacità manageriali. La realizzazione di questa azione sarà in stretto riferimento con il Programma Triennale regionale dei Servizi Sociali, e verrà attuata in collaborazione con i competenti servizi. AZIONE CHIAVE: QUALIFICARE IL TERZO SETTORE L’azione chiave muove dal riconoscimento del fondamentale apporto che l’economia sociale può portare allo sviluppo economico e occupazionale della Regione. Essa viene, infatti, intesa come fonte di reddito e di lavoro, ma anche come ambito di produzione di beni e servizi che spesso vanno ad incontrare una domanda insoddisfatta sia per ragioni reddituali (bassa disponibilità di reddito, a fronte di alta intensità di bisogno), sia per ragioni di carenza o distorsione informativa (opacità dei mercati dei servizi alla persona, sanitarizzazione dei bisogni sociali). In altre parole, talvolta non si sa a chi rivolgersi, talaltra si declina in chiave sanitaria un bisogno sociale, in altri casi ancora la delicatezza della situazione familiare impedisce il ricorso al mercato, in altri poi non esiste una relazione fiduciaria adeguata tra domanda e offerta. Oltre alle azioni di sistema sopra indicate, la qualificazione del terzo settore richiede azioni volte alla 28 • Approvato dal Consiglio Regionale con Deliberazione n.65 del 4 dicembre 2001 Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 123 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 formazione degli operatori, al miglioramento delle strutture, all’integrazione dei servizi d’inserimento lavorativo e socio-assistenziali (nei numerosi casi in cui sono le fasce deboli a trovare, almeno in parte, occupazione nell’economia sociale). AZIONE CHIAVE: FAVORIRE LO SVILUPPO ED IL CONSOLIDAMENTO DELLE IMPRESE SOCIALI L’azione chiave parte dall’esigenza di attivare un servizio di sostegno allo sviluppo delle imprese sociali e dell’Associazionismo, favorendone il consolidamento complessivo nella logica di promuovere il consolidamento delle posizioni lavorative dei soci e degli operatori delle imprese sociali . Le attività prevedono l’organizzazione e la gestione di un servizio che partendo dall’analisi dei bisogni delle imprese sociali si occupi di promuovere azioni di informazione , diffusione e promozione delle opportunità esistenti per il consolidamento delle imprese sociali. Lo sviluppo del terzo settore richiede un complesso di interventi, tra i quali le azioni di sistema, riassumibili in quelle rivolte alla solvibilizzazione e alla strutturazione della domanda, alla qualificazione dell’offerta, alla trasparenza dei mercati, alla certificazione dei servizi o all’accreditamento delle strutture. 3.5.7. Obiettivi trasversali Si tratta qui di preparare la transizione verso un’economia basata sulla conoscenza, approfittando dei vantaggi offerti dalle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, modernizzando il modello sociale europeo investendo nelle persone e combattendo l’emarginazione. In particolare si è chiamati a migliorare costantemente le opportunità occupazionali, ad accrescere i tassi di occupazione, promuovendo la coesione, il progresso sociale, l’incremento della competitività e della produttività, agevolando il funzionamento del mercato del lavoro ed accrescendo la qualità del lavoro, ad elaborare strategie globali in tema di apprendimento lungo tutto l’arco della vita, a collaborare su tutti i fronti con le parti sociali e ad individuare infine indicatori statistici comuni. 3.5.7.1. Investimenti materiali e immateriali La logica di fondo che ispira l’azione dell’U.E. tramite il Fondo Sociale e la sua stessa esistenza è che gli investimenti immateriali hanno un peso almeno pari a quelli materiali. Nel passato questa logica si è talvolta sviluppata tuttavia in forma troppo autonoma rispetto a quella che ha presieduto alla definizione delle politiche di sostegno agli investimenti produttivi e al sistema economico. Nel frattempo sono anche cambiati i riferimenti teorici ed operativi che hanno presieduto alla programmazione delle politiche del lavoro e di aiuto allo sviluppo economico. In particolare, da una concezione quasi ancillare della formazione rispetto alle esigenze del sistema produttivo si è passati ad una più realistica acquisizione della • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 124 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 loro reciproca interdipendenza, particolarmente evidente nei sempre più diffusi casi di programmazione negoziata a livello territoriale decentrato. L’ampliamento delle politiche attive del lavoro ad un’ampia gamma di interventi diversi ed ulteriori rispetto alla formazione ha inoltre favorito una concezione integrata dell’utenza del sistema: l’orientamento, ad esempio, viene inteso come servizio rivolto sia alla domanda che all’offerta di lavoro, i servizi volti a favorire l’incontro tra le due non sono più leggibili solo a vantaggio di una componente, e così via. Riconoscere l’interdipendenza e la necessità d’integrazione fra i due ambiti d’intervento non è tuttavia sufficiente per assicurare che ciò accada nella realtà. É vero che il P.O.R. Obiettivo 3 ligure ha esplicitamente considerato al suo interno le sinergie con il Doc.U.P. Obiettivo 2 e viceversa, ma questo vale solo per la programmazione ex ante. Inoltre, al di là del rilievo assunto dai finanziamenti FSE e FESR, le politiche regionali in questo campo non si limitano a quelle esplicitamente indicate nei due Documenti programmatori. Quindi è necessario predisporre sedi e modalità di costante raffronto fra l’evoluzione delle politiche a sostegno dell’economia e del lavoro, che partano dal coordinamento tra gli interventi a titolo dell’Obiettivo 2 e del 3, ma sappiano nel tempo allargarsi all’intera gamma degli interventi sui due ambiti (economia e lavoro) e a quelli più strettamente connessi (istruzione, infrastrutture, politiche sociali). Ambito privilegiato per sviluppare questo tipo di sinergie e collegamenti e per sperimentare i possibili percorsi di sviluppo sono gli Enti Locali che essendo destinatari di parte dei fondi previsti da Obiettivo 2 possono parallelamente attivare piani e percorsi finalizzati a favorire lo sviluppo locale, costruendo progetti integrati atti a valorizzare il capitale umano, l’occupazione, le attività economiche, la diversificazione e la qualità dei servizi locali. Tali risultati sono ottenibili rinforzando il sistema attraverso interventi di aggiornamento e formazione rivolti al personale degli Enti Locali sulle tematiche della progettazione e gestione di interventi finanziati nell’ambito delle politiche del lavoro e dello sviluppo del territorio. Non si tratta ovviamente di proporre forme improprie e anacronistiche di egemonia di un ambito di policy sull’altro, ma di prender atto anche dal punto di vista del governo del sistema e dei relativi flussi informativi dell’interdipendenza fra le diverse politiche e della necessità di massimizzarne gli effetti sinergici. AZIONE CHIAVE: LA RICERCA E LA FORMAZIONE SUPERIORE COME STIMOLO ALLA CRESCITA ECONOMICA Ci si propone in questo caso di perseguire l’integrazione, in particolare nell’ambito dei Piani di Sviluppo locale, tra gli interventi di sostegno all’economia e quelli volti a favorire la qualificazione dell’offerta di lavoro nei suoi segmenti più elevati. • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 125 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 Al di là delle connessioni prioritarie con gli interventi nelle aree Obiettivo 2, si tratta di perseguire una più generale connessione tra azioni volte a favorire la ricerca avanzata, l’alta formazione, la diffusione dell’alta tecnologia e dell’innovazione nelle imprese. Un costante confronto tra i diversi soggetti coinvolti (Università, imprese, centri di ricerca) dovrà permettere d’integrare in modo adeguato i diversi interventi, in gran parte finanziabili a valere sul Fondo Sociale e di accentuarne le sinergie con quelli finanziabili a valere su altri fondi nazionali ed europei. Un’importante azione di sistema da prevedere a questo riguardo concerne le misure da adottare per facilitare l’accesso dei ricercatori liguri (accademici e di estrazione aziendale) ai più importanti e prestigiosi programmi europei di sostegno alla ricerca e alle nuove tecnologie. AZIONE CHIAVE: LO SVILUPPO LOCALE ED I PROGETTI INTEGRATI Ci si propone di favorire il consolidamento, lo sviluppo e la “messa a sistema” dello strumento dei Piani di Sviluppo locale e dei Progetti Integrati a questi collegati, proponendo e ricercando l’evoluzione di questo strumento operativo nella logica di renderlo partecipato da tutte le forze e le energie presenti sul territorio e stabilendo un sistematico collegamento con le rappresentanze delle attività economiche locali. Negli ultimi anni si è assistito al sorgere di nuove metodologie di sviluppo locale caratterizzate dalla collaborazione fra soggetti locali o partnership contratti d’area, Contratti di Programma, Patti Territoriali, Patti Territoriali Tematici, Piani di Sviluppo Locali solo per ricordare i casi più diffusi Le esperienze più interessanti per la Liguria sono identificabili nei Piani di Sviluppo Locale e nei Patti Territoriali. I Piani di sviluppo locale, realizzati sulla base del Docup Ob, 2 e del P.O.R. Ob. 3, sono attualmente 22 sono “forme di programmazione integrata a livello sia di soggetti coinvolti, sia di azioni, sia di strumenti”29 I Patti territoriali, la cui base normativa risale al 199530, partono dal presupposto di responsabilizzare i soggetti locali e di unirli nell’individuazione e nella realizzazione di obiettivi di sviluppo locale a livello sub regionale o sub provinciale che sia ecosostenibile. I Patti territoriali, perciò, rappresentano un livello particolare di programmazione concertata che concretizza quell’approccio bottom up che ormai è da tutti considerato essenziale per la riuscita di interventi di promozione dello sviluppo e che consente un’effettiva integrazione degli interventi formativi con altri tipi di interventi più strutturali. Questi due concetti, bottom up ed integrazione degli interventi, sono alla base dell’impostazione comunitaria. La loro realizzazione non ha limiti territoriali, fermo restando che il CIPE attiva risorse economiche solo per quelli ubicati nelle aree depresse, nonché in quelle previste dall’art. 92 del Trattato di Roma. 29 30 • Programma Triennale delle politiche attive del lavoro 95-97 della Regione Liguria Legge 341/95 modificata dalla L. 662/96, L. 144/99 e Decreto del Tesoro del 31/7/00 Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 126 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 La Regione ricomprende il patto territoriale tra le azioni che realizzano i programmi regionali di sviluppo ed occupazione, e guarda con particolare interesse alle esperienze in corso. Impegno della Regione Liguria è quello di monitorare con particolare attenzione queste esperienze al fine di stimolare altre realtà a seguirne l’esempio trasferendo ad esse metodologie e strumenti rivelatisi positivi, Operativamente si tratterà di studiare e sperimentare le possibili sinergie operative tra Obiettivo 2 e Obiettivo 3, attivandone tutte le potenzialità e tutte le diverse misure, ma anche i collegamenti operativi con altri Programmi comunitari quali Equal ed in particolare Interreg 3 sia per i programmi che attualmente interessano la Liguria (Medoc, Spazio Alpino, e Alcotra) che nella logica di proporre interventi di sistema nell’ambito del programma Interreg 3c. I progetti integrati sono quelle iniziative di orientamento, formazione e sostegno all’occupazione che – pur costituendo un unicum progettuale di un disegno organico – richiedono una realizzazione in tempi successivi e riguardano specifiche aree territoriali, particolari settori di attività e specifici soggetti. I progetti integrati si sono rivelati uno strumento particolarmente efficace là ove, a livello provinciale, i servizi hanno un elevato livello qualitativo rispondendo in particolar modo ai bisogni delle fasce deboli, ad ulteriore dimostrazione di quanto sotteso alle linee strategiche della Regione, cioè che la qualità dei servizi è l’elemento chiave per rispondere in maniera efficace ai bisogni degli utenti. La pratica dei progetti integrati va, quindi, rafforzata ed ampliata. 3.5.7.2. Dall’informazione alla comunicazione ed alla conoscenza Procedendo secondo una logica ispirata alla centralità dell’utente, una prima risposta deve essere costituita dall’importanza strategica che verrà assegnata al piano di informazione e comunicazione delle politiche del lavoro regionali, che deve essere realmente costruito “a misura di utente” e deve sollecitare le modalità di feedback più opportune per evitare che si tratti di una mera informazione a una via, di tipo top down; si tratta in altre parole di assicurare, per quanto possibile, un feedback immediato al piano di comunicazione, che possa configurarlo come un momento di attivazione di relazioni bilaterali tra la pubblica amministrazione e il cittadino, piuttosto che come una delle varie fasi con cui i contenuti decisi dall’alto vengono “calati” in modo più o meno accattivante su utenti privati per principio del diritto di replica. All’ovvia unidirezionalità dell’iniziale informazione dovranno quindi seguire, anche utilizzando le moderne tecnologie informatiche, sistemi in grado di rispondere con una forte capacità di ascolto che permettano quindi di giungere ad un’effettiva interazione il più possibile bidirezionale. Nel contempo, non andranno trascurati particolarmente gli aspetti “non verbali” della comunicazione, che tanto peso assumono, come risulta in modo univoco dalle ricerche in materia, nel campo della comunicazione pubblica e istituzionale. Andranno altresì fortemente correlati a contenuti e tempi del piano di comunicazione gli interventi rivolti ad accentuare i • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 127 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 canali e le occasioni di rapporto interattivo dei cittadini e delle imprese con i servizi pubblici per l’impiego. Il passaggio successivo si realizzerà facendo in modo che la comunicazione, pur così arricchita, si trasformi in reale occasione per la crescita della conoscenza: a tale scopo particolarmente utile sarà l’impiego delle tecnologie telematiche e multimediali applicate alle tradizionali metodologie didattiche, sia pure opportunamente rivisitate per massimizzarne l’efficienza e l’efficacia. Non va in ultimo dimenticata la necessità di rivedere il sistema di pubblicità dell’offerta formativa al fine di garantire tempi certi di informazione che consentano a tutti i potenziali beneficiari di concorrere secondo i propri interessi. AZIONE CHIAVE: LA CARTA DEI SERVIZI PER L’IMPIEGO La realizzazione di un sistema di servizi per l’impiego standardizzato, permetterà, come sopra indicato, la definizione della Carta dei Servizi che rappresenta l’insieme delle prestazioni, dei tempi e delle modalità di erogazione, che sono garantite come diritto degli utenti. E’ di fondamentale importanza che il processo che porta alla definizione della Carta sia concertato e sostanzialmente condiviso tra Regione e Province ed Enti Locali ed accompagnato da ogni misura idonea a favorire l’allineamento delle strutture meno favorite agli standard proposti. Tra tali misure figurano naturalmente l’individuazione e la messa a disposizione di idonee risorse finanziarie affiancate da opportune procedure per il controllo della qualità, anche di tipo preventivo. Aspetto saliente della Carta dei Servizi che le consente di diventare uno strumento reale di democrazia, è la centralità che essa deve rivestire all’interno di un Piano di Comunicazione integrato. Solo la diffusione e la conoscenza della Carta può permettere ai cittadini di prendere coscienza dei propri diritti ed ai Servizi di avere consapevolezza delle responsabilità e delle risorse loro attribuite. E’ infine essenziale che la Carta sia affiancata da una banca dati che contenga una mappa costantemente aggiornata dei servizi erogati sul territorio e che sia in grado di segnalare con tempestività i cambiamenti intervenuti. La Carta stessa, infine, non potrà mai essere un risultato finito ed acquisito, ma un prodotto in costante evoluzione a significare che i Servizi dovranno continuamente migliorare e crescere in un contesto sistemico ed in una logica di trasparenza, di democrazia e di attenzione al cittadino. AZIONE CHIAVE: IL PIANO DI COMUNICAZIONE INTEGRATA Parallelamente alla definizione della Carta dei Servizi per l’Impiego, è strategicamente rilevante procedere all’elaborazione di un Piano di Comunicazione integrato sulle politiche formative e del lavoro, non proponendo una singola iniziativa una tantum, ma cercando viceversa di creare le condizioni affinché la comunicazione sui Servizi per l’Impiego acquisti carattere di sistematicità ed, aspetto sostanziale, utilizzi strumenti diversi e fra loro coordinati per non lasciare scoperte fasce di • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 128 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 utenza od argomenti particolari. Come già detto, la comunicazione deve essere non solo completa, cioè in grado di fornire ai diversi tipi di utenti tutte le informazioni utili per rispondere al loro bisogno conoscitivo, ma anche tempestiva, cioè fornita in tempi idonei rispetto ai suddetti bisogni. L’integrazione si rende altresì esplicita attraverso l’individuazione di una linea comunicativa coordinata, chiara, semplice e di immediata riconoscibilità. Ogni servizio facente parte del sistema regionale dovrà quindi essere facilmente ricondotto, anche se associato agli identificativi dell’Istituzione responsabile, ad un’immagine coordinata, dotata di un forte impatto comunicativo. Ulteriore caratteristica fondamentale che contraddistingue ed innova profondamente la presente iniziativa rispetto ad analoghe di stampo commerciale è la sua origine istituzionale: come accade per interventi simili di ampio respiro, il messaggio comunicazionale, pur essendo del tutto simile nel linguaggio a quello di tipo economico, se ne differenzia fortemente per la centralità e l’attenzione che esso attribuisce all’utente. Tale centralità e tale attenzione dovranno essere rese immediatamente percepibili nella linea di comunicazione scelta. 3.5.7.3. Un sistema informativo di lettura, monitoraggio e valutazione Quanto detto fin qui presuppone ovviamente l’esistenza di sistemi d’indicatori capaci di assicurare in modo tempestivo le conoscenze necessarie per programmare, progettare e valutare gli interventi più adeguati alla realizzazione delle linee guida del Programma Triennale. Da almeno un decennio il dibattito internazionale sulla programmazione ha sgomberato il terreno da uno degli equivoci più diffusi nei decenni precedenti: dal fatto cioè che una programmazione inefficiente o inefficace sia ascrivibile ad una cattiva o insufficiente o cattiva conoscenza (a priori) della realtà su cui intervenire. É infatti ormai acquisito che non solo una conoscenza tempestiva e completa è impossibile da acquisire, ma anche che la conoscenza viene alimentata e costruita dall’azione. Quindi, al di là dell’ovvia necessità di una base conoscitiva iniziale sulla quale fondare la prima programmazione degli interventi, è poi la costante alimentazione informativa delle sedi decisionali che permette di adeguare costantemente l’azione alle sue finalità, attraverso il monitoraggio continuo dei risultati via via ottenuti. La costruzione di un sistema regionale integrato di programmazione-valutazione è cioè una necessità immediata, oltre che uno dei principi ispiratori della riforma dei fondi strutturali. • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 129 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 Questa impostazione vale in particolare nei casi in cui non solo si interviene in ambiti di elevato livello di complessità, ma si ha a che fare con una realtà in rapida evoluzione. Un solo esempio riferito al punto precedente: se in pochi anni in Liguria la composizione dei disoccupati di lunga durata vede diminuire il peso dei giovani con diplomi non spendibili sul mercato del lavoro ed aumentare il peso delle donne e dei maschi espulsi dal processo produttivo in età medio elevata, il conseguente ridisegno delle politiche è possibile grazie ad un sistema di monitoraggio adeguato, che segnali tempestivamente il mutamento sopra descritto e la sua portata quantitativa, mentre non era realistico attendersi una previsione accurata di questo fenomeno cinque anni prima. L’attività di monitoraggio esercitata dalla Regione ha diverse valenze : ¾ permette la verifica degli interventi quale base per la programmazione, e la eventuale riprogrammazione, sulla base di risultati e riscontri oggettivi ¾ consente il controllo sull’ottimale utilizzo dei finanziamenti fatto da parte dei soggetti cui è stata delegata la gestione degli interventi ¾ risponde ad esigenze poste dall’Unione europea e dal Ministero del Lavoro ¾ consente l’accertamento della rispondenza del livello qualitativo dei servizi erogati rispetto ai bisogni del territorio In questa ottica, il miglioramento dell’attività di monitoraggio assume valenza strategica per il raggiungimento degli obiettivi di questo Programma Triennale. Va, pertanto, rivisitata l’impostazione sinora seguita, riportando ad unità le diverse azioni di monitoraggio, rendendo la articolazione temporale più rispondente alle necessità programmatorie, realizzando un sistema governato dalla Regione con il contributo dei vari attori della rete. É inoltre assodato che le informazioni debbono essere non solo tempestive, adeguate per qualità, livello di disaggregazione, disponibilità, ma debbono anche essere correttamente innestate nelle sedi e nei processi decisionali e gestionali. Questa considerazione induce a sottolineare che oggi i sistemi informativi debbono essere non solo fruibili, ma pensati e costruiti all’interno delle sedi in cui le informazioni debbono essere utilizzate e che la struttura stessa che deve assumere le informazioni è sempre meno indipendente dalle modalità del loro impiego. Anche perché sono le stesse sedi decisionali a produrre informazioni attraverso gli effetti delle decisioni assunte ed è proprio attorno a questi effetti (o meglio, alle informazioni che li riguardano) che si sviluppa il dibattito e si costruisce un quadro di • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 130 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 riferimento comune. Questa esperienza si è tra l’altro di recente dimostrata rilevante nei piani di sviluppo locale. La conseguenza di quanto detto è che sono centrali i sistemi informativi in via di costruzione o consolidamento, ma la stessa centralità va assegnata alle modalità di connessione e di reciproco scambio tra sistemi informativi e sistemi decisionali e gestionali delle politiche. Governare le politiche del lavoro senza informazioni adeguate è impossibile, ma disporre di informazioni senza connetterle alle sedi di governo è inutile. A questo proposito occorre ricordare l’importanza strategica di dare un rapido avvio al sistema informativo del lavoro (SIL), previsto dall’articolo 10 del decreto legislativo n.469/1997 il cui collegamento con il Sistema Informativo Regionale Integrato per l’Occupazione (SIRIO) è indicato all’articolo 18 della legge regionale n.27/1998 anche al fine di dare attuazione agli indirizzi operativi regionali di cui alla deliberazione n.811/2003. AZIONE CHIAVE: IL SISTEMA INFORMATIVO A SUPPORTO DELLA CONOSCENZA La realizzazione di un sistema informativo nella materia, in continuità con quanto previsto con il precedente piano triennale, é condizione indispensabile per fornire gli adeguati strumenti a sostegno di efficaci servizi all'impiego e della loro integrazione con le politiche formative e del lavoro, così come organizzati nella citata legge regionale n.27/1998. É inoltre evidente che tale sistema informativo assolve ad una serie di funzioni riconducibili a due livelli. A livello istituzionale dovranno essere da un lato forniti i necessari elementi conoscitivi, di analisi e valutazione, in ordine ai compiti - di diverso livello e competenza (Regione, Provincia, Comune, Commissione regionali e provinciali, ecc.) - relativi alla programmazione, all'amministrazione e alla gestione operativa degli interventi pubblici in materia di politiche attive del lavoro, anche attraverso l'indicazione delle caratteristiche di massima dei sistemi integrati per l'informatizzazione amministrativa. Dall’altro lato sarà necessario mettere a disposizione degli stessi soggetti programmatori e gestori le conoscenze e le metodologie di valutazione necessarie a verificare l'efficacia e l’efficienza degli interventi svolti. A livello dei soggetti interessati, individuabili come utenti finali e come utenti intermedi (operatori, strutture, agenzie, istituzioni, associazioni, aziende, ecc.), il sistema informativo dovrà avere le finalità di: • informare sugli elementi di scenario del mercato del lavoro e sugli interventi pubblici in materia di politiche attive del lavoro ai vari livelli e nelle diverse fasi; • fornire agli utenti finali tutti gli elementi per poter accedere, secondo i propri diritti, alle opportunità offerte in materia di occupazione; • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 131 • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 • • esplicitare a tutti i soggetti interessati le decisioni degli organismi competenti alle politiche del lavoro ed i relativi processi decisionali; • consentire ai soggetti interessati di esprimere valutazioni in merito all'efficacia degli interventi in materia di politiche attive del lavoro. 3.5.7.4. Verso l’integrazione delle agenzie formative Una pluralità di spinte convergono verso l’integrazione crescente delle Agenzie formative operanti sul territorio regionale. Basti pensare alle modifiche al Titolo V della Costituzione, all’ormai consolidata esperienza della Formazione Superiore Integrata, alle relazioni tra obbligo scolastico e obbligo formativo, alle nuove norme sull’apprendistato, per non parlare delle ben più antiche sperimentazioni di integrazione fra diplomi tecnici e qualifiche professionali. Si potrebbe tuttavia affermare che questa fase è stata caratterizzata soprattutto dalla convergenza di più agenzie formative attorno a percorsi unici o integrati; molto meno dalla “libera circolazione” degli utenti all’interno del sistema di istruzioneformazione. In aggiunta, sono rimaste per ora immodificate le tradizionali “valvole” che regolano i flussi da formazione a lavoro, in quanto il riconoscimento delle competenze è sempre unidirezionale (dalla formazione al lavoro e non viceversa). Accanto dunque alla sfida costituita da una sempre maggiore collaborazione, convergenza, sovrapposizione tra soggetti diversi, tutti deputati ad erogare servizi formativi integrati all’utente, si va delineando una sfida di molto maggiore impegno e originalità per il sistema italiano, costituita dalla certificazione delle competenze e dalla loro traduzione in crediti formativi di cui al D.M. 174/01. Il Decreto prevede infatti che oggetto della certificazione siano le competenze, definite come “un insieme strutturato di conoscenze e di abilità, di norma riferibili a specifiche figure professionali, acquisibili attraverso percorsi di formazione professionale, e/o esperienze lavorative, e/o autoformazione, valutabili anche come crediti formativi”. In queste poche parole sta la sostanza della sfida. Da un lato, infatti, la Regione si trova chiamata a tradurre i percorsi di apprendimento seguiti dai soggetti (con il problema della collocazione dei titoli di studio scolastici e universitari, non esplicitamente citati dal Decreto) in competenze, assumendosi la responsabilità della certificazione nei confronti dei soggetti stessi (e quindi, più in generale, del sistema occupazionale locale, ma anche, in via indiretta, • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 132 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 dello stesso sistema formativo, visto che delimita i confini della spendibilità dei suoi prodotti). Dall’altro lato, tuttavia, la Regione deve attivare un processo di riconoscimento in termini di crediti formativi delle competenze professionali che non può in alcun modo essere operato in assenza di un forte coordinamento con le altre agenzie formative (scuola e Università) e con lo stesso mondo delle imprese e delle professioni. Si tratta certamente di un’occasione storica perché viene finalmente spostato il baricentro del sistema di riconoscimento delle professionalità dalla certificazione del titolo di studio a quella della competenza; dalla categorizzazione operata autonomamente dai diversi sistemi (scuola, formazione, Università) ad una prodotta dalla Regione (avendo in mente il mercato del lavoro e delle professioni, quindi la spendibilità della competenza piuttosto che le sue modalità e le sue sedi di costruzione). Con l’ulteriore innovazione secondo la quale, in linea teorica almeno, contano gli effettivi apprendimenti tradottisi in competenze, piuttosto che le certificazioni degli apprendimenti tradottesi in titoli di studio (in concreto, un titolo di studio potrebbe non comportare di per sé l’acquisizione di una competenza certificabile, mentre un percorso scolastico interrotto da cui è derivato un apprendimento certificabile potrebbe tradursi in una competenza). Gli strumenti individuati per realizzare l’integrazione delle Agenzie formative, inteso come possibilità di passaggio da parte dell’utente da un canale formativo ad un altro, sono il riconoscimento degli acquis e dei crediti formativi. AZIONE CHIAVE: IL RICONOSCIMENTO DEGLI ACQUIS Come già precedentemente detto in questo documento le competenze acquisite con l’esperienza lavorativa spesso costituiscono per l’individuo un patrimonio ricchissimo rispetto alla sua professionalità ed alla sua occupabilità. Non a caso la Commissione Europea31 considera, accanto all’apprendimento formale che porta a diplomi e qualifiche riconosciute, l’apprendimento non formale (l’esperienza) che è dispensato sul luogo del lavoro o nel quadro di attività di organizzazioni e gruppi della società civile, e l’apprendimento informale che deriva dal vivere quotidiano. Questo patrimonio, però, è il più delle volte inutilizzabile sul mercato del lavoro, e resta una cosa strettamente personale in quanto non riconosciuto né formalizzato. Stante la sua importanza rispetto all‘occupabilità ed in consonanza con le linee dell’Unione Europea, la Regione Liguria intende intervenire per superare questo ostacolo attuando il “Riconoscimento degli Acquis”, che è anche il modo per rendere concreto il concetto di centralità dell’individuo e, quindi, dell’utente. In applicazione del Decreto del Ministero del Lavoro del 31/5/01, per Acquis Professionale si 31 • Memorandum sull’istruzione e la formazione permanente in data 30/10/2000 Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 133 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 intendono le competenze intese come un insieme strutturato di abilità di norma riferibili a specifiche figure professionali. La validazione degli acquis ha una triplice finalità : consentire la proseguibilità degli studi, in particolar modo nell’Università considerato anche l’elevato tasso di abbandono nel corso degli studi universitari da parte di persone che trovano occupazione e per le quali diviene difficile contemperare l’impegno lavorativo con la frequenza dei corsi universitari consentire di accelerare il conseguimento di un titolo di studio in quanto le esperienze sono considerate equivalenti ad una parte delle conoscenze ed attitudini richieste per l’ottenimento di un diploma d’insegnamento superiore consentire di valorizzare, ai fini della carriera lavorativa così come della ricerca di una nuova occupazione, conoscenze e competenze acquisite in situazioni diverse ed al di fuori dei canali formativi Rispetto al primo versante, la strada da perseguire è quella di un accordo con l’Università, nell’ambito dell’accordo sui crediti formativi, che consenta all’individuo di avere l’esonero da certi esami in base ad una valutazione del percorso, riconducendo l’insieme di attitudini e competenze professionali acquisite in moduli formativi equivalenti dati per acquisiti da parte di un’apposita commissione d’esame la cui composizione e modalità di lavoro sarà disciplinata nel suddetto accordo. Sul secondo versante, il cui obiettivo concreto è il conseguimento di un diploma evitando alla persona di dover dedicare tempo a tematiche già ampiamente ed approfonditamente conosciute, il percorso operativo appare quello della presentazione di un dossier che sarà esaminato da apposite commissioni, istituite periodicamente. La Regione, con specifico provvedimento, definirà le modalità attuative. Sul terzo versante, si tratta di introdurre degli strumenti che – riconosciuti dal mondo del lavoro – favoriscano il lavoratore nel suo percorso professionale o nella sua ricerca di un’altra situazione occupazionale Prendendo esempio da esperienze estere, in particolare quella francese, si può prevedere un sistema che consenta all’individuo di richiedere il riconoscimento di tutte le sue esperienze sociali, individuali o professionali che siano collegabili ad una attività professionale o formativa, ai fini del riconoscimento della sua professionalità. Stante le implicazioni relative al rapporto di lavoro ed ai percorsi di carriera la Regione Liguria si farà promotrice per addivenire ad un accordo con le Parti Sociali per disciplinare l’argomento, sulla base del principio che ogni lavoratore ha diritto a vedere riconosciute, secondo specifiche regole ed ai fini professionali, le competenze e le attitudine conseguite in esperienze sociali, individuali o lavorative non formalizzate. In linea indicativa e per il primo periodo di sperimentazione, si ritiene che questo diritto potrà essere esercitato da individui aventi almeno cinque anni di esperienza lavorativa. AZIONE CHIAVE: I CREDITI FORMATIVI Per crediti formativi si intende il valore, attribuibile a competenze acquisite dall’individuo, che • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 134 • • • Le linee di indirizzo per la programmazione 2003/2005 può essere riconosciuto ai fini dell’inserimento in percorsi di formazione professionale o di istruzione, determinandone la personalizzazione o la riduzione della durata.32 Al riconoscimento dei crediti formativi, sempre in base alla legge, provvede la struttura presso la quale s’intende proseguire la formazione. Ne consegue che la spendibilità del credito formativo è limitata all’ambito formativo, a differenza degli acquis che possono avere implicazioni anche nel rapporto di lavoro, e che essa dipende essenzialmente da accordi fra i vari canali formativi, che, nel caso della formazione professionale, si concretizza in accordi con l’Università e con il sistema scolastico che la nuova attribuzione di competenze alla regione dovrebbe facilitare. Va, tuttavia, esaminata con la dovuta attenzione l’esigenza di una spendibilità anche al di fuori del sistema ligure. In attesa della disciplina nazionale sugli standard di competenze, la Regione Liguria, in base all’ultimo comma dell’art. 6 del citato decreto, si farà parte attiva per addivenire ai necessari accordi con l’Università e con la sovrintendenza scolastica, anche se quest’ultimo punto potrà essere superato dall’attribuzione alla Regione delle competenze a seguito della riforma costituzionale dell’art. 117nell’ambito del processo di devolution. Da questa rivoluzione, ancora da definire nelle sue modalità operative, discende comunque la necessità di instaurare con le diverse Agenzie formative e con il mondo del lavoro relazioni ben più pregnanti di quelle fin qui conosciute e di sviluppare un’intensa opera di compatibilizzazione tra saperi, competenze, titoli di studio, crediti formativi, che finirà per modificare profondamente l’assetto dell’intero sistema. AZIONE CHIAVE: INTEGRAZIONE DELLE PROCEDURE DI PROGETTAZIONE E DI GESTIONE AMMINISTRATIVA DELLE ATTIVITÀ Attuare una reale integrazione operativa tra i diversi sistemi di formazione e di istruzione, richiede l’individuazione e la sperimentazione di procedure integrate comuni ai vari sistemi. L’esigenza ormai sempre più presente di addivenire ad un linguaggio amministrativo e progettuale il più possibile condiviso ed applicabile alle diverse realtà, facilitando la creazione e l’erogazione di prodotti non solo realizzati secondo la logica dell’integrazione, ma anche progettati e gestiti attraverso l’uso di procedure condivise, identificate nella salvaguardia delle diverse prassi ed impostazioni metodologiche, deve rappresentare la sfida del prossimo triennio. L’elaborazione di un vademecum per la realizzazione di attività progettate e realizzate con la partecipazione di diversi soggetti, comporta un’utile razionalizzazione e semplificazione delle procedure sperimentali fino ad ora realizzate. 32 • Art. 6 del Decreto Ministeriale 174/01 Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 135 • • • Le ricadute sul sistema 4. Le ricadute sul sistema I principi enunciati nel paragrafo precedente debbono trovare applicazione anche attraverso una riorganizzazione del sistema, che in parte è già in atto, ad effetto delle precedenti azioni di riqualificazione promosse dal sistema pubblico, sia grazie all’autonoma evoluzione subita dal sistema sotto la spinta, sempre più consistente, del mutato contesto di riferimento in cui esso opera. In questa sede si illustrano le linee guida che debbono orientare l’evoluzione del sistema; alla conclusione del paragrafo verranno invece elencati i principali provvedimenti attraverso i quali tali ricadute potranno essere concretamente attuate. 4.1. Il sistema regionale della Formazione … L’assetto che si va configurando nel campo degli interventi in materia di orientamento, formazione, servizi all’impiego è sicuramente contrassegnato da una cifra autonomistica in forte crescita. Fino ad oggi del trasferimento di competenze a Regioni ed Autonomie locali è stata forse, comprensibilmente, vissuta più la dimensione problematica che quella propositiva. Come riorganizzare e gestire i nuovi servizi è stato il primo quesito cui fornire un’urgente risposta. Con l’avvio a superamento della fase di emergenza e con il progressivo consolidamento di un sistema a forte impronta regionale e locale, occorre tuttavia porsi obiettivi di miglioramento e di crescita. Occorre in primo luogo chiedersi come valorizzare le risorse locali, impegnate sia nella gestione dei servizi per l’impiego, sia nella costruzione di piani di sviluppo locale. Nei documenti programmatici comunitari il ruolo della dimensione locale è già ampiamente riconosciuto ed affermato, ma non ancora incanalato in modalità di espressione capaci di renderlo adeguatamente produttivo. Una prima sfida del Triennale a questo riguardo è dunque costituita da una diversa strutturazione dei processi di programmazione, progettazione e valutazione degli interventi a livello locale, a partire dalla centralità dell’utente e dalla lettura dei bisogni locali, che più facilmente dovrebbe essere assicurata a questa scala. Dobbiamo chiederci poi come dare nuovo valore al sistema formativo, alla luce degli importanti mutamenti che si stanno verificando sui piani normativi e istituzionali, nonché sul terreno della domanda di servizi da parte dei cittadini e delle imprese. In una sintesi certo incompleta, si può osservare che, nel breve periodo, la componente di attività formativa in senso stretto cofinanziata dal Fondo Sociale va diminuendo, a vantaggio di numerose altre attività (orientamento, • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 136 • • • Le ricadute sul sistema accompagnamento all’impiego, ecc.) non più di esclusiva o prevalente pertinenza delle strutture formative. A ciò si aggiunge l’avvio a regime del nuovo sistema della formazione continua, che assegna un nuovo protagonismo agli Enti bilaterali e vede una corrispondente riduzione dei fondi erogati secondo i canali tradizionali (del resto, già la cessazione dell’Obiettivo 4 forniva un segnale importante in questa direzione), nonché l’affermarsi dei piani di sviluppo locale, che configurano in modo parzialmente nuovo il rapporto tra Enti e territorio di riferimento ponendo sostanzialmente l’accento sull’importanza del contesto locale e sulle particolarità che esso è in grado di esprimere, particolarità che sono leggibili solo in una dimensione tipicamente locale, di ambito e di territorio normalmente di valenza decisamente sub-provinciale. Si pensi poi alle nuove sovrapposizione tra agenzie formative create dalle norme nazionali (Formazione Tecnica superiore, apprendistato, obbligo formativo, nuovo sistema di istruzione universitaria), all’avvio operativo del sistema di accreditamento, per non parlare, in una prospettiva più lontana, della rivoluzione nei finanziamenti europei che si verificherà, a seguito anche dell’ingresso di nuovi Paesi nell’Unione, nel Fondo Sociale Europeo. Si tratta di una fase di rapida e decisa transizione che dovrà essere attentamente gestita per dare modo al sistema di operare quel deciso salto di qualità che in parte si è già attrezzato a compiere e per evitare rischi di uscita anche traumatica dal mercato che non solo danneggerebbero gli operatori, ma comporterebbero anche una perdita di risorse di offerta che vanno invece, nelle dovute forme e con il necessario concorso degli interessati, adeguatamente valorizzate. Tra le risposte a questa sfida possiamo indicare il ruolo degli Enti di formazione come cerniera, da un lato, verso gli altri erogatori di servizi formativi, soprattutto la scuola e l’Università e, dall’altro, con i servizi territoriali all’impiego e le imprese ed alla rivalutazione del ruolo strategico degli Enti locali come ambito di promozione, organizzazione e sviluppo di quelle iniziative specialistiche e “di nicchia” che garantiscono la salvaguardia delle tipicità del territorio e lo sviluppo di nuove iniziative imprenditoriali. 4.2. … e quello dei Servizi per l’Impiego Dobbiamo anche chiederci come la nuova strutturazione dei Centri per l’impiego, e dei servizi che andranno a fornire, potrà configurare il passaggio ad un regime caratterizzato da esclusività di compiti poco produttivi ad uno di ridondanza operosa. • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 137 • • • Le ricadute sul sistema É ben evidente, infatti, come si stia ridisegnando il panorama dei servizi all’impiego gestiti da strutture pubbliche e private, come si stiano intersecando in modo anche originale sul territorio funzioni diverse in capo a soggetti diversi. In breve, da un sistema caratterizzato da sfere di azione relativamente esclusive per ogni attore, stiamo passando ad un sistema di duplice ridondanza: gli stessi attori possono realizzare una pluralità d’interventi, lo stesso intervento può essere realizzato da una pluralità di attori; il che certamente è garanzia di pluralità e di salvaguardia delle diversità di impostazione metodologica così come apre lo spazio alla reale applicazione pratica del concetto di sussidiarietà. Ovviamente questo pone in risalto l’importanza delle azioni e delle esigenze di governo del sistema e di conseguenza l’Ente di governo per eccellenza, la Regione, deve prenderne atto per tempo. Alla luce di questo scenario si individuano due linee strategiche tra loro strettamente connesse: la definizione degli standard e l’introduzione di procedure di accreditamento dei servizi che, collegandosi, a quelle già previste dalla normativa vigente33 o di prossima emanazione definiscano i requisiti per l’accesso ai finanziamenti regionali in materia. Si propone così di stabilire gli standard di erogazione delle diverse tipologie di prestazioni agli utenti in modo da poter definire il diritto degli utenti - cittadini e imprese - alla qualità dei servizi ed ai tempi di attesa. Al fine di pervenire alla garanzia di tali diritti - che dovranno essere comunicati alla comunità ligure attraverso la già citata Carta dei servizi - occorre che, nell’ambito del Programma triennale 2003 - 2005, si provveda alle seguenti azioni: • rilevazione ed analisi delle diverse situazioni dei Centri per l’Impiego provinciali tramite l’acquisizione di tutte le necessarie informazioni nel dettaglio delle sedi (strutture, impianti, attrezzature, arredi) del personale addetto (quantità, qualifica, esperienza, formazione), del sistema operativo (sistema di comunicazione, organizzazione del lavoro, orari, relazioni tra strutture, ecc.) e delle risorse impiegate (finanziamenti comunitari, regionali e provinciali); • definizione degli standard operativi e delle procedure di accreditamento ed avvio del sistema dei Servizi per l’Impiego privati; • definizione della qualità delle prestazioni secondo le diverse tipologie, individuando anche il contenuto professionale e la quantità di tempo necessario; • stima degli utenti potenziali delle diverse prestazioni in rapporto alla situazione dei diversi bacini di utenza dei Centri per l’Impiego e dei Servizi privati; 33 • Decreti legislativi n.469/1997, n.181/2000, n.297/2002 Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 138 • • Le ricadute sul sistema • • valutazione delle risorse finanziarie disponibili nell’ambito dei fondi comunitari di cui all’Obiettivo 3, nonché di quelle attivabili da parte della Regione e delle Province; • individuazione dei livelli di prestazioni e dei tempi di attesa conseguibili attraverso le risorse disponibili. Come precedentemente osservato, per quanto riguarda l’apertura dei servizi ai privati, è opportuno fare riferimento alle procedure di accreditamento previste ai fini dell’erogazione dei fondi pubblici negli interventi di formazione professionale, avviando un sistema che sviluppandosi secondo le normative sotto indicate divenga poi rapidamente elemento discriminante per l’operatività di tutti i servizi per l’impiego siano essi pubblici che privati. Nel caso specifico la necessità di adottare procedure concorsuali in sede di valutazione per l’affidamento delle attività, come richiesto per l’utilizzo delle risorse europee, sposta l’attenzione dal soggetto proponente all’attività progettuale proposta. Conseguentemente si potrebbe registrare l’incapacità di alcuni soggetti a realizzare le attività in maniera conforme al progetto ed emerge quindi la necessità di un controllo preventivo sull’affidabilità delle strutture. Contestualmente si registra la tendenza in atto ad estendere l’utilizzo di modelli mutuati dalla realtà aziendale e, quindi anche le procedure per la certificazione della qualità, ai soggetti che si candidano a gestire attività d’interesse pubblico. Ma la certificazione della qualità non può essere da sola garanzia dell’efficacia dell’intervento e, pertanto, anche nel caso dei servizi per l’impiego di natura privata che desiderino entrare a far parte del sistema regionale si propongono cinque indicatori fondamentali: • le capacità logistiche e strutturali; • la situazione economica; • la disponibilità di competenze professionali impegnate in attività di direzione, amministrazione, coordinamento, analisi, progettazione e valutazione dei fabbisogni, orientamento; • i livelli di efficacia ed efficienza raggiunti nelle attività precedentemente realizzate; • le interrelazioni maturate con il sistema sociale e produttivo presente sul territorio. • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 139 • • • Le ricadute sul sistema Infatti, sebbene la certificazione secondo la normativa UNI EN ISO 9001 e VISION 2000 possa efficientemente attestare la conformità delle procedure di controllo nell’ambito del sistema di qualità e costituire un utilissimo elemento per il miglioramento dei servizi, solo un processo di accreditamento effettuato dall’ente pubblico in forma diretta può garantire la qualità effettiva delle prestazioni rese, mediante l’indicazione di specifici requisiti e la loro verifica diretta. Bisogna infine sottolineare un ulteriore elemento di criticità che giustifica l’introduzione di un sistema di accreditamento: l’interazione di diversi livelli amministrativi (Stato, Regioni, Province, Comuni ed Enti privati) deve concorrere ad assicurare uniformità dei livelli qualitativi dei servizi , siano essi pubblici o privati, nel rispetto e nella considerazione delle rappresentanze degli interessi delle parti in causa (utenti diretti, aziende, organizzazioni sindacali, organismi che operano nella società civile) e del loro comporsi e trasformarsi nel tempo. 4.3. Il nuovo ruolo degli Enti componenti la rete Un ridisegno dei ruoli riguarda non solo le agenzie formative e gli operatori, pubblici e privati, del mercato del lavoro; esso coinvolge anche Regione, Province, Comuni e le relazioni tra Enti di formazione e servizi all’impiego. E’ convinzione della Regione Liguria che la programmazione coordinata sul territorio, i piani di sviluppo locale, debbano essere vissuti come strumenti di valorizzazione delle risorse e progettualità locali e di integrazione, partecipazione e coordinamento. Anche in questo caso processi già in atto debbono essere agevolati e sostenuti trovando riscontro nell’ambito della programmazione regionale, e creando contemporaneamente un sistema di monitoraggio sistematico e di governo tecnico realizzato su base Regionale. Il riferimento per ogni processo di programmazione è dato dall’art. 4 della legge regionale 52/93 in base al quale la Regione elabora un documento programmatorio (Piano Triennale delle politiche attive del lavoro) ed annualmente emana delle direttive per la attuazione delle azioni ivi previste, indicando le risorse finanziarie disponibili e definendo criteri e parametri di assegnazione alle Province cui sono assegnate le funzioni di pianificazione e gestione sia della formazione professionale sia in tema di promozione occupazionale. I principi su cui si basa il processo programmatorio sono due : - - • la concertazione e il dialogo sociale costituiscono gli strumenti prioritari per l’impostazione degli orientamenti strategici di carattere generale, che devono tendere ad assicurare: l’equilibrio tra una visione generale dei problemi e la conoscenza dei bisogni locali, il coinvolgimento delle diverse potenzialità, Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 140 • • • Le ricadute sul sistema - la ripartizione delle competenze tra i vari soggetti. Tali strumenti devono operare nel pieno rispetto delle competenze istituzionali e giuridiche di ogni parte. E’ intendimento della Regione valorizzare il ruolo della Commissione regionale di concertazione che deve essere la sede effettiva dove vengono portate le problematiche inerenti le politiche attive del lavoro, al fine di individuare sinergie che consentano la elaborazione di strategie coordinate sul territorio. Analogamente avrà sviluppo e miglior finalizzazione il “Comitato di consultazione e concertazione con le Parti Sociali in materia di coordinamento delle politiche dell’istruzione, della formazione e del lavoro” che dovrà assumere il ruolo di “tavolo permanente” dei soggetti coinvolti sui temi dell’integrazione (Regione, Province, Università, Scuola e Sistema formativo) al fine di individuare forme concrete di sinergia e collaborazione tra i sistemi. - Il principio di sussidarietà, inteso sia in senso verticale che orizzontale come di seguito specificato. - La sussidiarietà verticale comporta che le funzioni amministrative vengono svolte dal livello di governo locale più idoneo a garantire un adeguato servizio al cittadino, secondo il criterio di omogeneità e adeguatezza delle funzioni organizzative rispetto alle funzioni medesime; tale principio va comunque letto alla luce della necessità di evitare la frammentazione istituzionale, attraverso il ruolo di programmazione e di pianificazione in capo alla Regione; - la sussidiarietà orizzontale, interpretando i profondi mutamenti intervenuti nei rapporti tra istituzioni e società civile che impongono il riconoscimento, quali principi essenziali, della centralità della persona e del perseguimento del bene comune, favorisce per le funzioni che non siano riservate in forza di legge, l’individuazione della tipologia dei soggetti anche privati che meglio rispondano al conseguimento di un obiettivo nei rispetto dei suddetti principi. In tal modo la programmazione assume anche connotati di sviluppo della cultura del lavoro, permettendo di valorizzare le diversità portandole a sintesi unitaria. Tale scelta, che ha dato positivi risultati, è stata ripresa nel Programma Operativo Obiettivo 3 per il periodo 2000-2006, e viene riconfermata. L’approccio programmatorio recepito nell’art. 4 della legge regionale 52/93 risente fortemente delle diverse caratteristiche del contesto socio economico. • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 141 • • • Le ricadute sul sistema Facendo riferimento ad una situazione ove il tasso di innovazione era ancora limitato e non così rapido, il punto di partenza era individuato nell’analisi della situazione economica produttiva ed occupazionale. Bisogna tener presente che, ai fini di una efficace programmazione, è ormai acquisito che non solo una conoscenza tempestiva e completa dei bisogni presenti sul territorio è impossibile da acquisire, ma anche che la conoscenza viene alimentata e costruita dall’azione. In oggi, infatti, non esiste più continuità fra passato e futuro, le certezze sulle quali si poteva programmare sono sparite (o si sono grandemente ridimensionate), gran parte delle decisioni strategiche dalle quali dipendono lo sviluppo occupazionale vengono assunte al di fuori dei confini liguri e, come il caso della Marconi insegna, non hanno attinenze con la realtà regionale. In oggi programmare significa prioritariamente disegnare degli scenari del futuro desiderato, ed attivare gli strumenti che, partendo dalla ipotesi più verosimile, rendano il più possibile raggiungibili gli obiettivi che ci si è posti. Pur rispettando il disposto della legge, questo Programma triennale è stato elaborato guardando ad un quadro futuro diverso da quello attuale, più che come continuità e sviluppo di quanto finora è avvenuto ed è stato fatto. L’ipotesi di partenza è quello di un contesto economico a basso tasso di sviluppo, perché la recente inversione di tendenza che si è manifestata nell’economia mondiale e su scala regionale non sembra potersi esaurire in breve tempo Ne consegue che non pare possibile immaginare che un’economia locale fortemente dipendente dall’interscambio con altre realtà, quale è quella ligure, possa riprendersi da sola e senza un incisivo stimolo da parte delle istituzioni pubbliche ed una corresponsabilizzazione delle Parti sociali. Vanno sostenuti i settori forti, capaci di creare nuove opportunità di lavoro, ma anche quelli deboli che – se lasciati a sé stessi – possono determinare situazioni di crisi. Per tale motivo, oggi più che mai, è necessario superare la logica di una programmazione rigida, omnicomprensiva, vincolante, formulata sulla base di studi per adottare un approccio pragmatico, di riprogrammazione continua nella logica di quell’aggiornamento continuo già previsto dello stesso art. 4 della legge regionale 52/93, radicata nel territorio, partecipata dalle Parti sociali e dagli Enti territoriali. In questa ottica diviene fondamentale l’acquisizione puntuale e costante di informazioni che consentano di riorientare, se necessario, quanto originariamente previsto ed assume valenza strategica la valutazione in itinere che non può limitarsi • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 142 • • • Le ricadute sul sistema ad un riscontro meramente quantitativo delle azioni realizzate rispetto a quanto era stato previsto, bensì deve individuare le cause degli scostamenti e le fonti di mal funzionamento fornendo linee guida ed indicazioni che permettano di assumere le decisioni conseguenti. In questo senso anche i Piani annuali provinciali modificano la loro valenza, da atti di applicazione delle indicazioni programmatorie a momenti di riprogrammazione, in una concertazione e collaborazione costruttiva fra Province e Regione 4.3.1. Il ruolo della Regione Alla Regione compete principalmente il ruolo di cerniera fra Unione Europea e Stato da un lato ed attori del sistema dall’altro, ed in oggi anche alla luce del mutato contesto normativo è chiamata a svolgere con sempre maggior incisività un ruolo forte di governo del sistema rispetto a cinque obiettivi fondamentali, : ⇒ assicurare servizi atti a offrire occupabilità ai cittadini e condizioni di sviluppo alle imprese Per il raggiungimento di questo obiettivo le funzioni svolte dalla Regione sono : l’analisi socio-economica del territorio con la rilevazione di bisogni e criticità da considerare nell’ambito della programmazione, secondo le modalità della programmazione concertata la programmazione strategica e linee d’indirizzo l’accreditamento delle strutture e dei servizi, al fine di assicurare la necessaria affidabilità la disciplina dei crediti formativi e del riconoscimento degli acquis la definizione del sistema di valutazione e controllo la definizione degli standard dei servizi ⇒ realizzare un sistema organico ed integrato che valorizzi tutte le risorse presenti sul territorio ligure A tal fine alla Regione compete : la definizione di protocolli od accordi quadro con i vari soggetti istituzionali la formulazione di un Piano di riordino dei vari soggetti della rete la realizzazione di un sistema informativo organico e strutturato la diffusione, fra i vari soggetti della rete, della cultura del cambiamento ⇒ perseguire un costante miglioramento dei servizi formativi ed occupazionali Sarà cura della Regione : la diffusione di buone prassi la formazione degli operatori nell’ambito del riordino del sistema • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 143 • • • Le ricadute sul sistema la di la la sperimentazione di azioni innovative di interesse interprovinciale suscettibili essere trasferite a sistema valutazione dei progetti presentati nell’ambito delle Iniziative comunitarie realizzazione di progetti interregionali ⇒ garantire un corretto e completo utilizzo di tutte le risorse finanziarie disponibili La Regione provvederà a : la ripartizione delle risorse disponibili sulla base delle esigenze accertate la determinazione degli incentivi per l’occupazione la determinazione dei parametri di costo per le differenti attività ricomprese nei servizi il monitoraggio delle attività e la valutazione d’efficacia e d’efficienza rispetto agli interventi attuati il controllo della gestione finanziaria delle risorse assegnate ⇒ l’omogeneità dei servizi offerti sul territorio ligure pur nel rispetto delle differenti esigenze presenti nelle varie aree Per il raggiungimento di quest’ultimo obiettivo la Giunta regionale curerà : la definizione delle procedure attuative anche in funzione della flessibilizzazione dei percorsi formativi la standardizzazione dei percorsi formativi e la definizione dei profili professionali di figure definite in normativa reigonale e nazionale l’accreditamento delle strutture e dei servizi Nell’attuazione degli interventi di sua competenza la Regione si avvarrà dell’assistenza tecnica dell’Agenzia Liguria Lavoro, suo Ente strumentale, i cui compiti saranno ridefiniti a seguito del definitivo trasferimento di competenze alle Regioni conseguente al completamento del nuovo quadro istituzionale. 4.3.2. Il ruolo delle Province La Regione riconosce l’importanza che hanno le Province, nella rete dei soggetti attuatori, per la realizzazione di un’efficace politica attiva del lavoro e della formazione nella linea dell’avvicinare il più possibile i servizi al territorio ed ai bisogni dei cittadini, ma non può che sottolineare il ruolo di pungolo e stimolo al continuo miglioramento del sistema che le compete. In una regione quale la Liguria ove la maggioranza degli Enti locali è di piccole dimensioni, le Province costituiscono la sede più opportuna per la rilevazione dei bisogni del territorio e la pianificazione degli interventi. In questo contesto, è necessario perseguire un rafforzamento del confronto collaborativo fra Regione e Province, che superi le difficoltà di dialogo che talora si sono avute, dall’altro assicuri una maggiore omogeneità sull’intero territorio ligure. • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 144 • • • Le ricadute sul sistema Appare, infatti, necessario addivenire ad una più ampia omogeneità fra le Province soprattutto nei confronti degli utenti. Ci si riferisce, in particolare, ai processi programmatori che in alcune realtà sono unificati in un solo documento mentre in altre vedono più momenti distinti; una differenza poco comprensibile da parte degli utenti. Analogamente, in sede di rendicontazione, le modalità di applicazione dei criteri definiti dalla Regione sono stati, talvolta, profondamente differenti a seconda dell’Amministrazione provinciale competente. La Regione, pertanto, attiverà dei tavoli di confronto in modo da addivenire a soluzioni che, pur salvaguardando le particolari esigenze locali, assicuri una soddisfacente unitarietà di comportamenti e di modalità di attuazione dei servizi delegati alle Province. Un secondo aspetto di particolare rilevanza è quello finanziario che va esaminato sotto due versanti, distinti ma collegati : la capacità di spesa e la partecipazione finanziaria. Le Province hanno evidenziato, anche nell’arco dell’ultimo triennio, differenti capacità di spesa, il che ha comportato il mancato utilizzo di tutte le risorse finanziarie messe a loro disposizione. Come precedentemente specificato, questo Programma Triennale assume come riferimento anche la situazione di riduzione delle risorse che potrà verificarsi nel 2006, ed in tale ottica appare opportuno introdurre anche nel sistema regionale il criterio già esistente nel Fondo Sociale Europeo e cioè l’assegnazione di fondi in base alle reali capacità di spesa34 in modo da evitare che delle risorse rimangano inutilizzate. Inoltre, le Province debbono assumere un ruolo più attivo e diretto nell’attuazione delle politiche della formazione e del lavoro, non potendo limitarsi alle sole risorse messe a disposizione dalla Regione Liguria; lo sviluppo economico produttivo e quello occupazionale non sono di esclusivo interesse della Regione ed appare, conseguentemente, logica una responsabilizzazione anche finanziaria. Per tale motivo va prevista, nell’ambito della revisione delle normative regionali, la possibilità di prevedere da parte della Provincia una quota di partecipazione, con risorse proprie, aggiuntiva a quanto assegnato dalla Regione per gli interventi di politica del lavoro e formazione. Va, infine, segnalata il persistere dell’anomalia che vede la Provincia responsabile della pianificazione (Piani provinciali) e della valutazione tanto 34 • Art. 31 comma 2° del Regolamento 1260/99 Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 145 • • • Le ricadute sul sistema dell’efficacia degli interventi quanto della loro rendicontazione, mantenendo nel contempo responsabilità di gestione diretta di attività. A questo proposito la Regione aprirà un tavolo di confronto con le Province per addivenire ad una soluzione che superi questa situazione di autoreferenzialità, che è in contrasto con l’impostazione generale dei servizi pubblici e delle direttive comunitarie In questa direzione va considerata l’opportunità della dismissione, da parte delle Province, delle strutture formative la cui gestione potrebbe essere assunta da Consorzi, di natura mista. 4.3.3. Il ruolo delle Parti Sociali La Regione riconosce l’importanza che le Parti Sociali hanno nella realizzazione di una organica e coerente politica di sviluppo economico ed occupazionale, ancor più in oggi a seguito dell’avvio dei Fondi interprofessionali per la formazione continua. Le Parti Sociali, infatti, costituiscono al tempo stesso un indispensabile terminale per la rilevazione dei bisogni, specie in una fase di profondo cambiamento sociale ed economico, e per la verifica della efficacia degli interventi realizzati, in particolare nella definizione dei momenti programmatori decentrati quali i Piani di Sviluppo Locali. Il dialogo ed il confronto con le Parti Sociali costituiscono i cardini della metodologia assunta a base dello sviluppo delle politiche formative e dell’impiego; in tale ottica la Regione presterà particolare attenzione rispetto alla realizzazione di un canale comunicativo verso e da le Parti Sociali che porti alla valorizzazione del loro apporto rispetto sia alle scelte strategiche che alle modalità attuative dei diversi interventi. Al fine del monitoraggio delle linee strategiche di questo Programma Triennale, funzionale all’eventuale riprogrammazione in conseguenza di possibili cambiamenti significativi del contesto socio – economico ligure, verranno attuati tavoli di sistema con le Parti Sociali. Nella logica della rete che caratterizza questo Piano Triennale, le Parti Sociali hanno anche un ruolo fondamentale nella sensibilizzazione delle diverse categorie di utenti, quali le imprese ed i lavoratori, presupposto essenziale per il raggiungimento degli obiettivi fissati. Va, inoltre, considerato e valorizzato il ruolo degli Organismi bilaterali, emanazioni dei lavoratori e degli imprenditori quale strumento per promuovere il continuo sviluppo delle risorse umane. La bilateralità, infatti, come riconosciuto anche dalla già citata legge delega sul lavoro, che rappresenta una delle • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 146 • • • Le ricadute sul sistema caratteristiche più interessanti del sistema italiano, contribuisce a modernizzare, stabilizzandolo, il sistema di relazioni industriali. 4.3.4. Il ruolo degli Enti locali Come già detto, nella logica della programmazione bottom up, in questi ultimi anni si sono sviluppate nuove forme di programmazione concertate, quali i Contratti d’Area, i Patti Territoriali ed i Piani di Sviluppo Locale, In particolare, in questi momenti di programmazione negoziata il ruolo dell’Ente locale è essenziale per la realizzazione ed il buon funzionamento del partenariato ed il suo coordinamento o integrazione con altre iniziative locali. Gli Enti locali rivestono un ruolo decisivo anche per le politiche a sostegno dell’occupazione di particolari fasce di utenti, quali quelli dell’area del disagio, contribuendo a realizzare la sinergia e la necessaria integrazione fra interventi di tipo sociale e quelli più propriamente rivolti all’occupazione. In questa ottica, la Regione assegna grande importanza agli Enti locali ed attiverà interventi volti ad aumentarne le capacità sia progettuali che di indirizzo in particolare per azioni ricondotte a “mercati di nicchia” che possono costituire la base per formulare piani formativi territoriali o settoriali. 4.3.5. Il ruolo delle Camere di Commercio Il sistema delle Camere di Commercio costituisce un’importante realtà nel quadro istituzionale italiano, rappresentando non solo un osservatorio privilegiato rispetto ai trend di sviluppo delle imprese ma anche un rilevante giacimento di know how per la creazione di nuove imprese e di nuova occupazione, nonché preziosa fonte di informazione ed interazione tra domanda ed offerta economica. Tuttavia rispetto al sistema regionale delle politiche della formazione e del lavoro , l’apporto delle Camere di Commercio liguri è alquanto frammentario ed inferiore alle loro potenzialità. Esempio di ciò è il ruolo di capillare informazione verso le imprese svolto in merito alle misure dell’Obiettivo 2, che consente di comprendere il valore che le Camere di Commercio potrebbero apportare per le diverse iniziative inerenti il sostegno all’imprenditoria e le politiche dell’occupazione. Nella logica della rete che valorizza tutte le risorse presenti sul territorio, la Regione Liguria aprirà un confronto con l’UnionCamere al fine di addivenire ad una effettiva integrazione del sistema camerale sia nelle procedure di programmazione che in quelle di gestione delle politiche di sviluppo occupazionale e della formazione, esigenza particolarmente sentita anche in relazione alla necessità di realizzare • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 147 • • • Le ricadute sul sistema un’effettiva integrazione fra quanto previsto nel DOCUP Obiettivo 2 e gli interventi previsti in questo Programma Triennale. 4.3.6. Il nuovo ruolo degli Enti di formazione Gli Enti di formazione, che operano in regime di convenzione con Regione e Province, costituiscono un elemento centrale per le politiche formative e dell’impiego. In quest’ultimo triennio, si sono verificati profondamente mutato il quadro di riferimento : due fenomeni che hanno 1) la chiusura di alcun Enti “storici” a causa di difficoltà finanziarie con conseguente crisi occupazionale per 170 lavoratori; altri Enti hanno, invece, beneficiato dei finanziamenti per piani di ristrutturazione previsti dall’Accordo tra Ministero del Lavoro e Regioni del 18/2/2000 recepito nell’Accordo Quadro Regione – Province – Organizzazioni Sindacali del 13/12/2000 Al proposito, l’assenza del fine di lucro prevista per l’accreditamento, in base alla legge n° 845 del 1978 e dalla Legge regionale n° 52 del 1993, costituisce un punto di particolare problematicità, come le recenti vicende hanno evidenziato, in quanto ogni eventuale perdita – sommandosi a quelle antecedenti – accresce la precarietà della sopravvivenza degli Enti di formazione. Paradossalmente, quindi, gli Enti che svolgono un consistente numero di attività sono in condizioni di maggior criticità rispetto a quelli più piccoli. Per ridurre questa criticità la Regione Liguria, in base all’attuale normativa, può solo accelerare i tempi di erogazione delle risorse finanziarie, in particolar modo del “saldo” a rendicontazione approvata, snellendo le procedure. In sede di revisione della normativa regionale sulla formazione professionale, resa possibile dalla riforma dell’art. 117 della Costituzione, la Regione potrà dare adeguata risposta a questa problematicità 2) la nascita di nuove strutture formative, in gran parte derivate dagli Enti che hanno cessato la loro attività, che ha portato a 93 il numero degli Enti iscritti nell’Albo regionale ed il cui numero potrà variare, anche in misura considerevole ed in aumento, a seguito del processo di accreditamento di cui già si è detto. In oggi, quindi, il quadro ligure presenta da un lato un numero di soggetti che pare eccessivo rispetto alla morfologia del territorio ed ai bisogni formativi esistenti, dall’altro dalle esigue dimensioni della maggior parte di queste strutture con conseguente ampio ricorso a collaborazioni occasionali a fronte della necessità di assicurare servizi di livello qualitativo elevato • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 148 • • • Le ricadute sul sistema In tale stato di cose pare opportuno procedere ad un piano di riordino al fine di mettere a sistema una rete di agenzie formative accreditate atte a garantire una ampia gamma di prestazioni, non solo formative, di alto livello e rispondente ai bisogni di tutto il territorio ligure. Occorre, infatti, che gli Enti siano in grado di assicurare una nuova capacità di lettura e comprensione delle esigenze sia delle persone in cerca di occupazione che delle imprese e, più in generale, delle specifiche aree territoriali di riferimento in funzione delle variazioni socio economiche locali, una più mirata elaborazione progettuale, una rivisitazione di metodologie alla luce delle differenti caratteristiche degli utenti, una capacità di dialogo con i servizi per l’impiego; esigenze che ben difficilmente possono essere soddisfatte da micro strutture, prive di risorse professionali adeguate, se non in un insieme organizzativo di non facile rappresentazione e realizzazione quale è la rete dei servizi. Già in passato35 la Regione si era posta questa esigenza ed aveva elaborato un modello di “Centro Agenzia” emanazione di Società consortili tra i vari soggetti del sistema, modello che non ha trovato applicazione per la sottovalutazione di aspetti pratici e della naturale difesa da parte degli Enti della loro identità culturale. Il Piano di riordino sarà, quindi frutto di un confronto ed elaborazione sia con gli Enti che con i vari soggetti della rete, e sarà caratterizzato dal concetto di collaborazione ed integrazione coerentemente con l’impostazione di “rete dei servizi” assunta alla base di questo Programma e si fonderà da un lato sul sistema di accreditamento e dall’altro su facilitazioni e sostegno a processi di aggregazione. 4.3.7. Il ruolo dell’Università Il ruolo dell’Università rispetto alla rete di servizi e soggetti che realizzano le politiche regionali in materia di formazione e lavoro può essere distinto in tre diverse situazioni: 1. come canale formativo La storica separazione fra Università e canali formativo e scolastico si è andata via via riducendo con la realizzazione di azioni congiunte, nella linea dell’integrazione dei canali formativi e della rete di soggetti che cooperano al raggiungimento di obiettivi comuni. Fra queste azioni, meritano di essere ricordate anche per la loro valenza metodologica, il protocollo siglato con la Regione e le conseguenti iniziative sull’orientamento di cui il Salone Formula è il momento più visibile, i progetti I.F.T.S. 35 • Piano di rinnovamento del sistema formativo Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 149 • • • Le ricadute sul sistema Rispetto ai corsi universitari, stante la loro funzione di fornire al sistema economico e sociale ligure figure professionali ad alta qualificazione, competenti la Regione intende contribuire al processo di attuazione della riforma degli studi universitari, definendo congiuntamente percorsi innovativi ad alto livello di professionalizzazione Nella logica della centralità dell’utente, la Regione auspica, inoltre, che l’Università abbia maggior attenzione ai bisogni degli studenti lavoratori, rispetto ai quali vi è l’esigenza di forme di erogazione differenti 2. Come fornitore di servizi di supporto metodologico e di analisi sia alla Regione sia a vari soggetti del sistema regionale E’ un ruolo connaturato ed intrinseco alla “mission” dell’Università, e come tale va valorizzato. Ad oggi il rapporto dell’Università, intesa come un unicum, con il sistema formativo regionale ha ancora carattere discontinuo, essendo più frequente un rapporto su specifici progetti a livello di singola Facoltà. E’ auspicabile il raggiungimento di un Accordo quadro con l’Università (intesa nel suo complesso) per collaborazioni ricorrenti di Facoltà e Dipartimenti anche per far fronte alle possibili necessità di adeguamento contenutistico dei vari servizi, a partire dalle attività corsuali. 3. Come sbocco, per il proseguimento degli studi, degli utenti del sistema di formazione professionale L’obiettivo primario che la Regione intende perseguire al fine di rendere effettiva la proseguibilità degli studi, anche in applicazione del Protocollo del novembre 2002 con MIUR e Ministero del Lavoro, consiste nel rendere concreto il “continuum” dell’offerta formativa, tramite il riconoscimento ai fini universitari dei crediti formativi acquisiti nell’ambito degli interventi di formazione professionale. Va, quindi, intensificato il dialogo con l’Università ai fini del raggiungimento del comune obiettivo di meglio qualificare i lavoratori ed i futuri lavoratori liguri. 4.3.8. Il sistema scolastico Parlare di sistema integrato significa anche prevedere un nuovo e più significativo ruolo del sistema scolastico. La distinzione fra “sapere” e “saper fare”, che era alla base della separazione fra “canale dell’istruzione e canale della formazione”, è ormai generalmente ritenuta non più rispondente alla nuova normativa (che vede contrapposti due canali, il sistema dei licei e i sistema dell’istruzione e della formazione professionale) e alle caratteristiche e alle necessità dell’attuale mondo del lavoro. • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 150 • • • Le ricadute sul sistema La riforma del sistema dell’istruzione, attuata con la recente Legge 53/2003, evidenzia i benefici di una interazione tra sistema dell’istruzione e sistema della formazione professionale, che sia in grado di valorizzare esperienze e metodologie appartenenti ai due diversi canali, facendoli interagire tra loro. La Regione Liguria, intende favorire questo processo di confronto, dialogo e ricerca di nuove e più efficaci metodologie di intervento non solo a livello istituzionale ma anche sollecitando e creando occasioni di collaborazioni fra Istituti scolastici ed Agenzie formative. In particolare, attraverso il trasferimento di buone prassi e la formazione congiunta di docenti e formatori, la Regione intende sostenere il rinnovamento di tutto il sistema dell’istruzione e della formazione professionale. Come già detto in altre parti di questo Programma, la Regione si attiverà per addivenire al mutuo riconoscimento dei crediti formativi e per dare concretezza alla possibilità di “passaggio” tra i due sistemi, quello dei licei e quello dell’istruzione e formazione professionale, condizione essenziale per rendere effettivo il diritto – dovere all’istruzione e alla formazione di tutti i cittadini. 4.3.9. Le imprese Le imprese costituiscono una parte essenziale della rete dei soggetti che contribuiscono alla realizzazione delle politiche formative e dell’impiego della Regione Liguria. Da un lato le imprese sono la sorgente ed al tempo stesso il target degli interventi di formazione, siano essi di inserimento lavorativo o di formazione continua; va, quindi, sviluppato e migliorato il sistema di comunicazione in modo da raggiungere non solo le grandi e medie aziende ma anche quell’universo di piccole imprese che costituisce la stragrande maggioranza del tessuto economico e produttivo ligure. Dall’altro lato le imprese, specialmente tecnologicamente avanzate, sono veri e propri “giacimenti” di know how che può risultare particolarmente prezioso per il sistema formativo inteso nel suo complesso. Le esperienze realizzate con gli stages, i tirocini formativi, le work experiences evidenziano questa valenza di “luogo di formazione” che va ulteriormente valorizzato. Infine va considerato che le imprese sono fornitrici di servizi anche nei settori della formazione e dell’impiego, e che possono contribuire al miglioramento dell’efficacia delle politiche regionali, in quell’ottica di ridondanza indicata al Cap. 4.2, generando un effetto di stimolo concorrenziale che spinge le strutture pubbliche a perseguire un costante miglioramento. • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 151 • • • Le ricadute sul sistema Nell’ambito della revisione della normativa regionale ed in sintonia con l’evoluzione della legislazione nazionale, saranno specificati gli interventi che, nel campo dei servizi per l’impiego, potranno essere svolti da imprese private, fermo restando che le imprese dovranno rispondere ai precisi requisiti richiesti per l’accreditamento dei servizi. 4.4. Gli sviluppi della promozione occupazionale Per quanto riguarda il campo della promozione occupazionale, l’avvio di un processo di rinnovamento parte dalla modifica in atto della legge regionale n.41/95 che, pur con i limiti dell’attuale impianto legislativo, ha tuttavia costituito uno strumento innovativo per la politica regionale in materia di occupazione. In considerazione delle nuove competenze attribuite alle regioni in materia di lavoro è emersa evidente, infatti, l’esigenza di adottare un nuovo strumento legislativo che diventi “legge-quadro” sull’occupazione, di supporto anche per l’attuazione degli interventi comunitari, con un impianto capace quindi di collegare tra loro i diversi interventi e potenzialità, e non come sommatoria di norme autonome e fra loro non interagenti. Tutto ciò facendo necessariamente riferimento all’esperienza trascorsa, tenendo conto altresì dell’impatto e dell’efficacia della legge regionale n.41/95 sulle dinamiche occupazionali e sui percorsi di professionalizzazione, ma anche delle difficoltà applicative riscontrate e di rigidità certamente non desiderate né volute al momento della sua promulgazione. L’obiettivo è stato quello di definire una nuova legge mirata ad armonizzare ed integrare gli incentivi all’occupazione, notificata presso la Commissione Europea per quelle tipologie di intervento non rientranti nell’esclusione prevista dal più volte citato nuovo Regolamento comunitario sugli aiuti di Stato per l’occupazione36, che individui i beneficiari anche alla luce delle nuove esigenze determinate dall’evoluzione socio – economica, e tutte le azioni regionali finanziabili in materia di promozione occupazionale, rinviando le modalità attuative e gestionali dei singoli interventi a successivi provvedimenti. Tale soluzione ha consentito, tra l’altro, di meglio rispondere alle esigenze che annualmente possono presentarsi dovute, sia alle disponibilità di bilancio, sia agli obiettivi ed alle priorità che la Regione intende perseguire per meglio rispondere ai cambiamenti del contesto socio-economico tenendo anche conto delle eventuali modifiche del quadro di riferimento nazionale e comunitario. 36 • Regolamento n° 2204/2002 Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 152 • • • Le ricadute sul sistema Una struttura legislativa quindi con funzione di “piano”, per favorire l’aderenza alle dinamiche reali, collegata con le altre attività programmatorie, al fine di definire un unico strumento di programmazione per quanto riguarda gli interventi di politica attiva del lavoro. • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 153 • • • Le modalità di attuazione 5. Le modalità di attuazione 5.1. Il circuito finanziario Le strategie delineate nei paragrafi precedenti, l’esigenza di fornire soluzioni concrete alle problematiche maggiormente emergenti, l’esigenza altresì di assicurare una unità di indirizzo nelle scelte strategiche di sviluppo del territorio, richiedono di intervenire sul procedimento e metodo di assegnazione delle risorse alle Province, agli Enti Locali ed ai diversi soggetti attuatori. I criteri fissati nel precedente periodo di programmazione, già in allora valutati come ormai superati, devono essere rivisitati ed adeguati alle innovazioni intervenute nel sistema, devono rispondere al rinnovato sistema di valutazione di qualità degli interventi di cui la Regione e le Province dovranno dotarsi. Saranno pertanto definiti criteri per la ripartizione delle risorse, che, pur partendo dall’ormai consolidato sistema di indicatori (risorse utilizzate nel precedente periodo di programmazione, utenza potenziale, risultati conseguiti), avviino un processo di collegamento con gli obiettivi di medio termine fissati a livello centrale, pur in un dovuto e necessario confronto con le Province e le Parti Sociali, tale da tradursi in specifiche destinazioni finanziarie, che possano prevedere l’attuazione di progetti specifici, piani di intervento a regia regionale così come l’attuazione di specifici progetti sperimentali individuati in ambiti geografici e/o di attività produttive specifici. Il nuovo modello di ripartizione delle risorse finanziarie alle Province, basato anche sul già citato criterio della effettiva capacità di spesa, dovrà perseguire l’obiettivo di definire un procedimento più equo di ripartizione delle risorse sul territorio regionale, tenendo conto delle diverse condizioni strutturali che caratterizzano i mercati locali e provinciali del lavoro. Il criterio di equità sopra enunciato dovrà coniugarsi e definirsi in relazione alla strategia del programma e quindi agli obiettivi generali, alle priorità nello stesso individuate. Sarà pertanto introdotta una ripartizione finanziaria per Provincia basata su indici di ripartizione calcolati tramite i dati derivanti da più indicatori di contesto selezionati applicando il criterio dell’analisi di contesto (presente anche nei documenti di programmazione già approvati dalla Regione) e dalla coerenza interna, ovvero il legame tra i vari livelli di priorità degli obiettivi della programmazione ed i suoi contenuti operativi. • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 154 • • • Le modalità di attuazione Tale procedura richiederà l’avvio di un sistema di valutazione degli interventi e del loro contributo alla strategia regionale che si svilupperà principalmente sui seguenti effetti: • effetti rispetto ai soggetti che beneficiano degli interventi (indicatori di risultato) • effetti strutturali o impatti sulla performance dei sistemi (indicatori di risultato ed impatto) • effetti sullo sviluppo economico e sociale (indicatori di impatto). L’analisi degli effetti e risultati prodotti nei singoli territori (e quindi la migliore performance di risultato) attiverà la c.d. premialità e, quindi, risorse aggiuntive nella successiva assegnazione. Così come da un’analisi che dimostri l’inefficienza realizzativa del territorio deriverà una riconsiderazione nell’assegnazione delle risorse. 5.2. Il sistema di sorveglianza, monitoraggio, valutazione e controllo 5.2.1. Sorveglianza e Monitoraggio L’attività di monitoraggio garantisce mediante un sistema condiviso di raccolta dati - finanziari, fisici, procedurali e statistici sull’attuazione degli interventi – lo strumento per la sorveglianza dell’attività (coerentemente peraltro con i principi enunciati nel Regolamento generale n. 1260/1999 e segnatamente agli articoli 34, 37, 38 e 39 nonché al regolamento comunitario n. 438/2001). L’attività di monitoraggio si colloca trasversalmente al sistema investendo ciascuna fase del processo realizzativo delle politiche del lavoro e si avvale di un sistema informativo che dovrà consentire tra l’altro: • l’elaborazione degli indicatori per la sorveglianza, essenziali per dare conto sullo stato di avanzamento in termini di realizzazioni fisiche, di risultato e ove possibile di impatto anche ai fini della valutazione (Regolamento CE n. 1260/99, Capo III); • il trattamento condiviso dei dati mediante l’utilizzo dei già predisposti sistemi informatici tra l’Amministrazione regionale e gli organismi intermedi; • lo scambio dei dati di realizzazione con i soggetti attuatori (beneficiari finali) tramite predisposte procedure informatizzate, anche on-line su canali sicuri e protetti. • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 155 • • • Le modalità di attuazione La costruzione di una base dati aggiornata, affidabile e flessibile ha una funzione fondamentale ai fini della conoscenza, perché deve essere in grado di gestire le informazioni elementari derivanti dallo svolgimento delle attività consentendo la predisposizione di indicatori ed indirizzi utili per una corretta e responsabile riprogrammazione, ovvero l’ottimizzazione degli investimenti e il pieno utilizzo delle risorse disponibili. A tal fine è intendimento dell’Amministrazione regionale mettere a regime, attraverso una adeguata ed opportuna sperimentazione che coinvolga anche gli organismi intermedi, il sistema produttivo ligure ed i beneficiari finali, procedure online destinate alla programmazione, gestione e diffusione dell’attività di formazione professionale e delle politiche del lavoro. Tali procedure on-line svilupperanno quindi l’attività sperimentale in corso e si completeranno in vigenza del presente programma. 5.2.2. Valutazione e controllo La Regione, responsabile della correttezza dell’utilizzo delle risorse finanziarie (comunitarie, nazionali e regionali) esercita la vigilanza sulla concreta e corretta applicazione di regole e direttive che reggono e disciplinano il “buon uso” dei finanziamenti, disponendo anche controlli specifici o per sondaggio su singole attività o sui sistemi di gestione e controllo (a livello provinciale). I sistemi di gestionecontrollo a livello regionale e provinciale devono soddisfare le seguenti esigenze: • assicurare una corretta esecuzione degli interventi, secondo criteri di sana gestione finanziaria; • prevedere meccanismi di individuazione di carenze e rischi nell’esecuzione delle azioni finanziate e interventi per la loro eliminazione; • prevedere una pista di controllo adeguata, cioè tale da consentire la verifica della corrispondenza fra i dati riepilogativi di spesa certificati e le singole registrazioni di spesa e connessa documentazione a livello dei beneficiari finali. Gli organismi che partecipano alla gestione e attuazione sono tenuti ad utilizzare un sistema contabile distinto o appropriata codificazione contabile per tutti gli interventi attivati. Il mutamento della formazione professionale da un sistema tradizionale ad uno sempre più coerente con la pluralità di domande differenziate che si manifestano nel mondo del lavoro e delle professioni come nella realtà sociale, nonché il processo di aziendalizzazione dell’attività formativa convenzionata con l’ente pubblico, al fine di • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 156 • • • Le modalità di attuazione assicurare l’utilizzo delle risorse per gli enti pubblici e privati erogatori del servizio, richiedono “nuovi sistemi di rendicontazione” della spesa basati: a) sul bilancio di esercizio, composto dai documenti prescritti dalle vigenti disposizioni civilistiche in materia che costituisce il documento base attraverso il quale si definisce il rapporto fra i soggetti privati gestori di attività formative e dell’Ente finanziatore. b) sulla tenuta di una contabilità analitica la quale consiste in una sistematica rilevazione di valori economici (costi, ricavi e margini) per centro di costo che assumono a seconda dei casi la veste di corso di formazione e/o di qualunque altra possibile azione formativa Il bilancio di esercizio e la contabilità analitica costituiscono, quindi, gli strumenti su cui l’Ente finanziatore potrà basare l'attività di controllo delle spese. Tale processo, già avviato con le disposizioni attuative sull’utilizzo del FSE, dovrà trovare completamento e ricchezza nell’attuazione del presente Programma con l’adeguamento delle procedure di rendicontazione finale e di certificazione intermedia della spesa ad esigenze di semplificazione e velocizzazione amministrativa e contabile. Ciò sarà perseguibile definendo procedure ed obblighi a carico degli operatori e nel contempo garantendo il valore probatorio e certificatorio degli atti di controllo. Per ottenere un buon sistema di controllo (di gestione) e di valutazione (delle politiche) è indispensabile “raccogliere, elaborare ed interpretare informazioni utili a migliorare le decisioni relative all’utilizzo delle risorse pubbliche”, in sintesi: • raccogliere informazioni per far rispettare le regole, quindi ispezionare, esaminare, verificare; • raccogliere informazioni per tenere sotto controllo l’organizzazione, inserendo ad es. attività che permettono di rilevare, anche in itinere, i costi delle attività svolte (contabilità analitica), di verificare i progressi compiuti dalle “singole” azioni, di seguire gli aspetti finanziari della gestione; • raccogliere informazioni per rendere conto dei risultati ottenuti, verificare quindi che “le cose promesse siano state fatte, fatte in tempo e fatte bene”; • raccogliere informazioni per capire se e come gli interventi funzionano, ad es. utilizzando valutazioni di percorso tematiche; • raccogliere informazioni per orientare le scelte tra alternative di policy; • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 157 • • • Le modalità di attuazione è quindi indispensabile dotarsi di un buon sistema informativo, di un buon sistema di monitoraggio, di apposite strumentazioni di rilevamento e valutazione, è pertanto necessario implementare e mettere a sistema gli attuali livelli informativi, definire (come sopra detto) obblighi e procedure che devono essere attivate ai vari livelli (Regione, Province, soggetti attuatori), dotarsi di strumenti di valutazione e controllo della qualità anche ricorrendo a strutture esterne per supporti organizzativi e gestionali. A fianco di un sistema di controllo, che come detto dovrà essere implementato e messo a regime, dovrà svilupparsi un sistema di verifiche di qualità (già sperimentato nel passato su alcuni interventi a regia regionale) delle azioni che consenta di: • mettere a punto criteri e indicatori di qualità; • mettere a punto strumenti di rilevazione e procedure di trattamento dei dati e delle informazioni; • organizzare modalità di raccolta, trattamento, elaborazione e analisi dei risultati (avvalendosi anche di strutture esterne); • identificare le modalità di restituzione delle informazioni più efficaci per i diversi tipi di destinatari (decisori e responsabili politici, referenti regionali e provinciali, attuatori); • realizzare integrazione con altre forme di valutazione (ex ante ed ex post); con l’obiettivo di: ⇒ stimare il grado di rispondenza delle azioni proposte rispetto alle esigenze del mercato del lavoro; ⇒ valutare la qualità delle procedure di erogazione da parte dei vari soggetti che operano nel settore; ⇒ predisporre, se del caso, le opportune retroazioni per riorientare i processi; ⇒ rilevare il gradimento delle iniziative da parte degli utenti diretti ed indiretti. In particolare, in merito alla valutazione va evidenziato che nella logica della programmazione continua, il ruolo della valutazione è essenziale e ben diverso da quello richiesto del tradizionale approccio della programmazione una tantum. • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 158 • • • Le modalità di attuazione In primo luogo la valutazione ex ante assume le caratteristiche di una valutazione di raggiungibilità dei risultati prefissati, quindi s’incentra maggiormente sulla idoneità e congruenza delle strategie e degli strumenti rispetto alle mete, e di impatto sulle criticità rilevate. Il pragmatismo anglosassone ha portato alla obbligatorietà di una verifica preventiva di applicabilità di ogni legge prima della sua entrata in vigore, cioè della effettiva capacità di generare gli effetti attesi. Senza giungere ad una simile procedura, va comunque adottato il concetto di analisi a priori dell’effettivo impatto sulle strutture (regionali, provinciali oltrechè dei soggetti realizzatori) e della loro capacità di realizzazione; vanno, inoltre, individuate le misure a sostegno, quali l’informazione, necessarie perché gli strumenti possano essere efficaci. Per rendere concreta questa affermazione, si può fare il seguente esempio : indubbiamente la formazione è uno strumento essenziale per l’adeguamento professionale dei lavoratori alle esigenze del mercato del lavoro, ma il prevedere sic et sempliciter attività formative, così come si è fatto in passato, porterà a risultati poco rilevanti perché non considerano tutti gli ostacoli che impediscono la partecipazione alle attività corsuali (necessità di percorsi individualizzati e di contemperare tempo di lavoro con tempo per la formazione, orari troppo rigidi, corsi troppo lunghi ecc.) Più volte si è detto che occorre flessibilizzare le attività formative per adulti, ma questo principio – di per sé giusto – si è scontrato con le difficoltà da parte dell’Amministrazione di contemperare la flessibilità delle attività con il necessario rigore del controllo amministrativo e finanziario. Soltanto individuando nuove procedure di controllo, facilmente applicabili da parte degli uffici competenti, può realizzarsi quella flessibilità che è alla base di una reale efficacia di interventi formativi per occupati. Si tratta, quindi, di creare una cultura programmatoria in cui la valutazione sia elemento intrinseco e non separato. Ne consegue che la valutazione ex ante è una valutazione partecipata nel senso che ogni attore che sarà chiamato a concorrere, per la parte di sua competenza, al raggiungimento del risultato deve concorrere a individuare e formulare le condizioni e le soluzioni di efficacia. Vi è, quindi, una corresponsabilità nella formulazione della strategia.che permette, anche, di assegnare un diverso ruolo alla valutazione in itinere ed a quella ex post. • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 159 • • • Le modalità di attuazione La valutazione in itinere ha avuto tradizionalmente lo scopo di ri-orientare i parametri chiave della programmazione (destinazione delle risorse, criteri e standard di riferimento ecc.) in modo da massimizzare la capacità realizzativa. Questo approccio aveva una sua fondatezza in riferimento ad una visione programmatoria che assumeva a riferimento un contesto suscettibile di poche e non significative trasformazioni. La valutazione in itinere era, per così dire, un momento di autoreferenzialità in cui il sistema valutava la sua capacità realizzativa senza porsi il problema del perdurare della validità dell’impostazione data. Nel contesto attuale, nel quale non sembrano individuabili costanti cui far riferimento, il punto principale rispetto al quale attuare la valutazione in itinere è la rispondenza delle misure in atto rispetto alle trasformazioni del contesto, e – in seconda battuta – la capacità del sistema di usare efficacemente le risorse attivate. La valutazione in itinere assume, in questa logica, un ruolo propositivo verso l’adeguamento ed il miglioramento più che di controllo, ed è necessario prevedere interventi atti a fornire adeguate specifiche competenze valutatorie ai vari soggetti coinvolti. E’, quindi, opportuno che sia svolta un’analisi da parte di un soggetto terzo in modo da garantire l’oggettività ma, come per la valutazione ex ante, tutti i soggetti coinvolti sono chiamati ad esprimersi sulle difficoltà incontrate, sulle necessità di miglioramenti, su nuovi approcci che possono essere più rispondenti ai bisogni, vecchi e nuovi, del territorio in quella logica di corresponsabilità necessaria perché il sistema possa svolgere la sua missione. Concretamente appare, perciò, necessario che la valutazione in itinere venga effettuata prima della formulazione dei Piani provinciali, in modo da fornire linee d’indirizzo idonee all’assunzione delle decisioni sia a livello provinciale che a livello regionale. La funzione di controllo ha, invece, per oggetto il rispetto della conformità alla normativa ed è collegato ad un potere di applicazione di sanzioni, mentre la valutazione – con cui spesso viene confuso – riguarda essenzialmente la congruità, l’idoneità e la capacità rispetto al raggiungimento dell’obiettivo, Il controllo si realizza sia nella fase iniziale – progettuale, sia in corso d’opera, sia al termine dell’intervento. Il nesso fra attività di controllo e potere sanzionatorio necessita di una reale consequenzialità fra momenti istruttori, attività ispettive in itinere e di controllo finale con decisioni relative a sanzioni capaci di incidere significativamente su fenomeni di irregolarità. • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 160 • • • Le modalità di attuazione Rispetto al momento iniziale, cioè di controllo di un progetto, l’adozione del sistema di accreditamento porta, e ancor più porterà dopo la prima fase sperimentale, ad una rilevante riduzione dell’impegno richiesto, a livello regionale come a quello provinciale, per la verifica dei requisiti di legge per l’affidamento dei servizi che concretizzano le politiche formative e dell’impiego, assicurando il rispetto della normativa inerente la sussistenza dei requisiti oggettivi richiesti. Un secondo versante del controllo riguarda il livello qualitativo (standard) degli interventi. La tematica è complessa sia perché il confine con la valutazione è in questo caso molto indeterminato sia in quanto il concetto di qualità è suscettibile di interpretazioni diverse se applicato a servizi immateriali quali l’orientamento, la formazione, il counselling ecc. Nei servizi immateriali, infatti, la qualità è strettamente connessa con le competenze e le attitudini delle specifiche persone che erogano il servizio, la cui esatta identificazione risulta spesso impossibile nel caso che il tempo, intercorrente fra la presentazione del progetto e la sua realizzazione, sia molto lungo. Occorre, dunque, un approccio pragmatico che da un lato dia certezze al sistema ed agli utenti e, dall’altro lato, consenta la necessaria flessibilità organizzativa. Gli elementi che possono essere assunti a base del controllo in sede istruttoria e della successiva decisione (ove la sanzione consiste nella non ammissibilità) possono essere individuati nella rispondenza delle professionalità che si prevede d’impiegare e nella congruità di strumenti ed attrezzature. Rispetto agli interventi in corso o in fase di controllo finale, indubbiamente non si può far ricorso a fattori soggettivi quali il grado di soddisfacimento degli utenti (che, semmai, costituiscono un indicatore nella valutazione degli interventi) ed occorre individuare elementi oggettivi ed insindacabili. Gli elementi a base di questi momenti di controllo sono, al momento, individuabili nella corretta applicazione della normativa inerente i vari fattori (fisici, immateriali, finanziari) che concorrono alla realizzazione degli interventi. Per esemplificare, costituirà oggetto di controllo il rispetto della legge 626, dell’applicazione da parte del soggetto attuatore delle disposizioni inerenti le pari opportunità, delle normative sull’informazione, della legge sulla privacy, delle disposizioni regionali e provinciali inerenti lo specifico servizio oggetto del controllo, ecc. Il terzo versante riguarda la corretta gestione economica – finanziaria. • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 161 • • • Le modalità di attuazione Al fine di assicurare correttezza, trasparenza ed al tempo stesso certezza nella gestione delle risorse finanziarie, per ciascun intervento attuato con risorse pubbliche il soggetto attuatore dovrà tenere specifica contabilità per ogni attività che usufruisca di finanziamenti pubblici. Per tale contabilità la Regione valuterà l’opportunità di richiedere una certificazione a cura di una Società di revisione/certificazione, fermo restando che dovrà trovare riscontro esplicito nel bilancio della struttura erogatrice del servizio, bilancio che dovrà essere certificato. La Regione Liguria provvederà ad una ridefinizione della disciplina della rendicontazione anche al fine della semplificazione delle procedure e dell’accelerazione dei tempi di pagamento dei contributi. 5.3. Politiche del Lavoro ed E-government Il sistema informativo delle politiche del lavoro deve diventare un vero e proprio sistema di E-government realizzando interventi e servizi a favore di tutti i soggetti coinvolti in processi formativi (istruzione scolastica e superiore, formazione professionale, continua o permanente) e favorendo l’incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro ed il dialogo sistematico con il sistema delle imprese liguri. In particolare dovrà essere portata a pieno sviluppo la rete dei Servizi per l’impiego, quella dei soggetti che operano nella formazione professionale e dell’istruzione con l’ottica di aumentare la coesione sociale e la competitività del territorio regionale e delle sue risorse umane. In attuazione di quanto previsto dallo spirito del decreto legislativo n.297/2002, la Regione Liguria intende dare un contributo decisivo alla realizzazione del Sistema Informativo del Lavoro, adeguandosi agli standard nazionali, ma anche stringendo accordi con altre regioni e migliorando la capacità di ascolto delle esigenze delle diverse realtà territoriali. A tal fine saranno emanati atti d’indirizzo e di coordinamento, per la definizione di standard di comunicazione e di informatizzazione, in una logica di interoperabilità con i sistemi pubblici e privati. Un altro aspetto rilevante nell’ambito dell’E-goverment è dato dalla possibilità di gestire mediante l’Information Tecnology gran parte delle informazioni/comunicazioni che costituiscono una mole non indifferente degli adempimenti burocratici ed aministrativi necessari all’avvio delle azioni che realizzano la politica regionale della formazione e dell’impiego. Adottare la firma elettronica e la trasmissione via telematica delle comunicazioni obbligatorie significa, ad esempio, ridurre i tempi di istruttoria delle varie pratiche, velocizzare il monitoraggio, liberare risorse utilizzabili per aumentare la qualità degli interventi. • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 162 • • • Le modalità di attuazione Grande rilevanza riveste la possibilità di interconnettere le scuole e le diverse strutture formative nell’ambito del progetto Liguria in rete diffondendo così sul territorio nuove risorse tecnologiche. Tra i progetti specifici da attivare si citano tra i più rilevanti quelli che attengono la realizzazione del Portale del lavoro denominato IoLavoro, nell’ambito del portale web unificato e delle strategie per lo sviluppo della Information & Communication Technology regionale. In particolare si prevede l’integrazione nel portale regionale degli strumenti di assistenza tecnica agli operatori (centri documentali, informative e banche dati on line), dei servizi condivisi per la formazione a distanza e per la formazione continua e permanente, delle azioni per il supporto e lo sviluppo delle esperienze di lavoro a distanza attraverso specifici moduli tematici che permettano di raggiungere e fidelizzare l’utenza diffusa su tutto il territorio in maniera omogenea. In questo contesto va inquadrato anche l’E-Learning. L’e-Learning si sta diffondendo come la soluzione per realizzare e gestire in maniera completa ed integrata sistemi di formazione continua, di knoledge management, di sviluppo delle risorse umane consentendo un’offerta formativa personalizzata sia sulle esigenze delle Aziende che su quelle delle persone. Con l’e-Learning detto di seconda generazione la formazione viene resa accessibile a popolazioni sempre più ampie, esente da vincoli temporali o territoriali, collegata a progetti di sviluppo personale (per gli individui) o piani di gestione e valorizzazione delle risorse umane (per le Imprese). Le potenzialità dell’e-Learning sono state prese in considerazione dalla Commissione Europea, a seguito delle conclusioni del Consiglio Europeo di Lisbona del marzo 2000, che ha adottato un’iniziativa su “l’utilizzo delle nuove tecnologie multimediali e di Internet per migliorare la qualità dell’apprendimento agevolando l’accesso a risorse e servizi nonché gli scambi e la collaborazione a distanza”. L’Iniziativa “e-Learning”, oggetto anche di una raccomandazione comunitaria, si pone obiettivi ambiziosi quali il dotare tutte le scuole di un accesso a Internet, fare in modo che entro la fine del 2003 tutti i giovani abbiano acquisito una cultura digitale al termine degli studi, offrire entro la fine del 2003 la possibilità per ogni lavoratore di acquisire una cultura digitale tramite l’apprendimento permanente. La Regione Liguria non partecipa direttamente all’Iniziativa ma, condividendone gli obiettivi e le motivazioni, effettuerà una specifica analisi di applicabilità al sistema regionale dei metodi inerenti l’apprendimento elettronico, attualmente oggetto di elaborazione a livello comunitario, nonché del sistema FADOL realizzato dal Ministero del Lavoro e volto a riqualificare gli operatori del sistema di formazione professionale e dell’apprendistato • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 163 • • • Le modalità di attuazione A seguito dell’analisi, si darà l’avvio – all’interno degli interventi per l’adeguamento dei servizi di istruzione e formazione cofinanziati dal FSE - di sperimentazioni, a partire dall’elaborazione di standard adeguati alla formazione sino alle azioni per l’adeguamento di insegnanti e formatori, che consentano la adozione a sistema nel corso del prossimo Programma Triennale. Anche sul versante più propriamente gestionale ed amministrativo vanno meglio colte le potenzialità dell’E-government. Per esemplificare, basta ricordare le agevolazioni che ne deriverebbero sia alle imprese che al sistema regionale dall’invio via WEB delle comunicazioni amministrative obbligatorie (ad es. quelle dell’apprendistato) e dalla firma digitale. In questa ottica la Regione, nell’ambito della già citata revisione della normativa attuativa degli interventi, approfondirà l’individuazione dei campi di applicazione dell’E-government nel settore delle politiche per l’impiego e della formazione. 5.4. Attribuzione delle competenze alle strutture regionali Il presente programma triennale, documento di programmazione integrata di strumenti, strutture e funzioni, proprio per la sua natura e struttura richiede di delineare percorsi e metodi comuni tra le singole competenze delle diverse strutture regionali coinvolte nella sua attuazione. Si può comunque individuare un’attribuzione di competenze per quanto attiene le priorità d’interventi e le strategie regionali definite in particolare capitolo 3, paragrafi 3.4 e 3.5, al capitolo 4, paragrafi 4.1, 4.2 e 4.4 ed al capitolo 5, delle seguenti strutture in seno al Dipartimento Lavoro, Formazione e Servizi alla Persona: • Servizio Politiche Attive del Lavoro • Servizio Sistemi per l’Impiego • Servizio Politiche per l’educazione, l’istruzione e l’integrazione dei sistemi formativi • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 164 • • • Le risorse finanziarie 6. Le risorse finanziarie 6.1. Le risorse attivabili PIANO INDICATIVO DI FINANZIAMENTO Le risorse che la Regione Liguria può attivare nel triennio 2003 – 2005 sono quantificabili indicativamente come sotto specificato: Fondi comunitari per la formazione e le politiche per l’impiego POR Ob. 3 € 155.168.00037 Iniziative comunitarie - Equal € 7.700.000 Fondi nazionali per la formazione: ex L. 236/93 formazione continua € 2.700.000 38 ex L. 144/99 obbligo formativo € 6.972.000 ex L. 53/00 congedo formativo € 899.000 ex L. 144/99 apprendistato € 6.200.000 ex D.I. 436/00 IFTS € 7.500.000 Fondi regionali per la formazione € 19.200.000 Fondi nazionali per le politiche per l’impiego: Fondi per le funzioni conferite sul mercato del lavoro € 3.404.500 Fondi per il diritto al lavoro dei disabili (L. 68/99) € 3.400.150 Fondi per misure di politica attiva per l’impiego € 2.500.000 37 Importo la cui articolazione annuale e per asse è contenuta nei Documenti di programmazione comunitaria P.O.R. Obiettivo 3 FSE 2000/2006 - Dec. C(2000)2072 del 21 settembre 2000 – e Complemento di Programmazione – Deliberazione della Giunta Regionale n.1261 del 22 novembre 2000. 38 Importo presunto per la sola annualità 2003 • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 165 • • • Le risorse finanziarie Finanziamento all’Agenzia Liguria Lavoro Fondi per il reimpiego del personale dirigente € 4.012.870 € 47.741 Fondi regionali per le politiche per l’impiego: Fondi per la promozione occupazione (L.R. 41/95) € 2.324.050 Fondi per la cooperazione € 465.000 Fondi per il sistema informativo € 232.500 Fondi per l’Osservatorio Mercato del Lavoro € 555.000 Fondi per l’Orientamento professionale € 216.000 Le quote esposte sono suscettibili di modifiche per le seguenti variabili: Risorse comunitarie ◊ ◊ riprogrammazione finanziaria di medio periodo quantificazione residui annuali Risorse regionali ◊ approvazione bilanci regionali Risorse nazionali ◊ definizione da parte delle competenti amministrazioni centrali delle quote assegnate. Le risorse troveranno riscontro nel bilancio di previsione della Regione Liguria. Il piano finanziario sarà eventualmente adeguato dalla Giunta Regionale con propri provvedimenti, a seguito dell’entrata in vigore della legge regionale di approvazione del Bilancio, così come previsto dall’articolo 18, comma 2 ter della legge regionale n.18/1994. L’incertezza sulle risorse effettivamente disponibili per vari interventi, quali l’apprendistato o la formazione continua, non si è ancora sciolta in quanto lo Stato non ha ancora provveduto alla ripartizione fra le Regioni dei relativi fondi. Inoltre, come già evidenziato nel capitolo dedicato all’evoluzione del contesto normativo, non sono state ancora definite completamente le competenze che • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 166 • • • Le risorse finanziarie verranno attribuite alla Regione nell’ambito del processo di devolution, con la conseguenza che, ad oggi, non è possibile fare una quantificazione delle risorse che necessiteranno nel prossimo triennio. Avendo attenzione al 2006, ed in considerazione che la fase di avvio deve ritenersi ormai conclusa, sembra superato il criterio sinora seguito per la ripartizione delle “spese per delega” rispetto alle quali occorrerà far riferimento alle situazioni attuali ed ai bisogni effettivi. Sempre avendo attenzione al 2006, quando, come già detto, potrebbe anche esservi una riduzione considerevole dell’apporto del FSE, ed alla già affermata esigenza di impostare il sistema in modo da assicurarne la funzionalità e l’efficacia dopo la suddetta data, ne consegue l’opportunità di operare in due direzioni : - la riduzione, ove possibile, dei costi unitari per singola tipologia di intervento; - il reperimento di altre fonti di finanziamento. 6.1.1. Le iniziative ed azioni di interesse regionale Gli obiettivi del Programma, che trovano articolazione nelle specifiche definite nei capitoli precedenti, danno corpo ed attuazione alle più importanti innovazioni del contesto normativo nazionale nel campo della formazione e lavoro. Rappresentano pertanto anche delle priorità per le quali è necessaria e deve essere garantita una applicazione generalizzata sull’intero territorio nazionale, al fine di intervenire con efficacia sul sistema delle politiche attive del lavoro. All’interno di questo quadro comune, la programmazione Regionale ha definito priorità di intervento specifiche dettate dai punti di forza e di debolezza del contesto e dal grado di innovazione già raggiunto dal sistema regionale. Ne derivano pertanto gli ambiti prioritari sui quale si ritiene di intervenire e gli ambiti di competenza regionale o azioni a regia regionale che comprendono le azioni che, per la natura propria dei destinatari o per il settore trattato, superano il limite della singola realtà ed in quanto tali necessitano di un coordinamento regionale, da realizzarsi di norma attraverso accordi quadro, protocolli di intesa o convenzioni quadro, nei quali saranno definiti gli indirizzi per l’attuazione e la sperimentazione. Le azioni a regia regionale si richiamano ai principi ispiratori del Programma, ovvero: • centralità dell’utente, come riferimento per costruire un modello di certificazione delle competenze nei vari percorsi scolastici, formativi, del lavoro • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 167 • • • Le risorse finanziarie • integrazione tra le funzioni, le strutture ed i sistemi • qualità, intesa soprattutto come finalizzazione ed efficacia degli interventi Nell’ambito delle azioni a regia regionale verranno realizzati in particolare: • piani/progetti a valenza transnazionale, nazionale, interregionale, regionale e interdipartimentale, anche in continuità con le precedenti azioni già attivate. Alla linea di intervento “interregionale” è riservato almeno il 3% del costo totale eleggibile del POR. • piani di sistema finalizzati a migliorare l’offerta integrata delle politiche del lavoro, della formazione e dell’istruzione; • azioni positive per l’inclusione sociale e per le pari opportunità al fine di modellizzare e diffondere prassi innovative; • progetti pilota finalizzati a diffondere approcci e modalità innovative nel sistema; • progetti pilota finalizzati a diffondere la pratica della programmazione negoziata e/o partecipata; • progetti pilota finalizzati a diffondere lo sviluppo della Società dell’Informazione; • progetti rivolti al sostegno e sviluppo di imprese sociali (piccoli sussidi per capitale sociale) • progetti pilota rivolti a risolvere situazioni settoriali critiche • progetti pilota mirati allo sviluppo delle PMI e delle aggregazioni territoriali a valenza economica-produttiva In termini finanziari è riservato a tali azioni mediamente il 30% delle risorse complessivamente destinate all’attività di formazione professionale e di sostegno all’occupazione nonché le risorse specificatamente destinate dalla programmazione comunitaria e nazionale alle c.d. azioni di sistema e/o di accompagnamento alla innovazione e rinnovamento del sistema delle politiche attive del lavoro (accreditamento, formazione formatori, standard dei servizi ecc.) 6.1.2. La capitalizzazione delle esperienze ed il trasferimento delle buone prassi Gli interventi che concretizzano le politiche formative e del lavoro sono il risultato di un’equilibrata unione di risorse finanziarie, di risorse immateriali (competenze) e di risorse fisiche (sedi ed attrezzature) Sedi adeguate ed attrezzature all’avanguardia, da sole, non producono alcun risultato. Analogamente, ingenti flussi finanziari se non supportati da adeguate competenze degli operatori addetti ai servizi porterebbero a risultati di scarsa efficacia, così come nel caso inverso di una alta professionalità degli operatori ma una inadeguata disponibilità finanziaria. • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 168 • • • Le risorse finanziarie Questo equilibrio rischia di essere messo in discussione dalla prevista riduzione delle disponibilità finanziarie di origine comunitaria, dopo il 2006, a seguito dell’allargamento dell’Unione recentemente deciso. Appare importante, perciò, agire preventivamente - avendo i tempi necessari per poter avviare un processo che porti ad un nuovo equilibrio – in modo che il sistema si presenti a quella data in grado di evitare momenti di crisi. Il Programma Triennale 2003 – 2005 si pone, perciò, due obiettivi : ¾ rinforzare le competenze degli operatori, in continuità con i precedenti atti programmatori , come già esposto in altra parte di questo documento ¾ avviare un processo di capitalizzazione del “sapere” prodotto che è alla base dei vari servizi di formazione ed orientamento, incidendo – anche se in via indiretta – sul fabbisogno finanziario Il principio da cui partire è quello che, in oggi, gli interventi formativi (ed in parte anche quelli di orientamento) una volta realizzati vengono, generalmente, non più utilizzati. Ne consegue che corsi analoghi o similari vengono progettati ex novo (magari perché realizzati precedentemente da un’altra struttura), i materiali prodotti – quali dispense o case works – non sono più utilizzati, con costi non irrilevanti a carico delle risorse pubbliche. L’ipotesi di costruire una “banca dati o Repertorio di progetti” gestita dalla Regione o dalle Province e messa in rete, era già stata ventilata in passato ma poi abbandonata, poiché da più parti si aveva l’idea che ciò portasse ad una “cristallizzazione” dei corsi in contrasto con l’esigenza di un continuo miglioramento degli stessi. L’osservazione ha un fondamento se riferita a corsi ad alta innovatività o a “corsi” intesi come un unicum (cioè non composti di moduli), mentre non trova ragione per il numero non esiguo di interventi formativi che è ormai ripetitivo o con modifiche di scarso rilievo rispetto ad iniziative analoghe, come nel caso di azioni per qualifiche medio – basse. Diverso è se si considerano i “moduli” che compongono i vari interventi formativi: informatica di base, sicurezza sul lavoro, moduli base di lingue, sono solo esempi di “saperi” di base che non necessitano una riprogettazione od elaborazioni caso per caso. • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 169 • • • Le risorse finanziarie Analogamente, nel corso degli interventi ad oggi realizzati, sono stati prodotti – con risorse pubbliche – molti prodotti multimediali il cui utilizzo è rimasto limitato all’evento per il quale sono stati concepiti; il caso più diffuso è quello di prodotti per l’apprendimento delle lingue o di alfabetizzazione informatica Partendo da queste basi, è possibile prevedere una riduzione di spesa a parità di efficacia capitalizzando quanto realizzato nei vari interventi e “restituendolo” al sistema utilizzando le reti informatiche e le loro potenzialità. In concreto, il primo passo di questo processo, consisterà nella sperimentazione della creazione di una banca dati moduli formativi, a livello di ciascuna Provincia, nella quale sarà inserito il modulo che – per ciascuna tipologia di conoscenza/competenza da acquisire – sarà ritenuto il migliore e per il quale sarà richiesto al realizzatore di mettere a disposizione ogni prodotto pedagogico realizzato. Per fare ciò, occorrerà modificare la scheda progettuale attualmente utilizzata. Gli effetti economici/finanziari di questa operazione potranno aversi solo dopo il primo momento di sperimentazione e validazione dell’utilizzabilità da parte dei soggetti che operano in regime di convenzione. Un secondo passo nella direzione della “capitalizzazione dei saperi” è la realizzazione, presso una idonea struttura che sarà identificata dalla Regione, di una “banca dati dei prodotti multimediali”. Detta struttura non solo dovrà assicurarne la messa a disposizione degli operatori del sistema, ma dovrà anche verificarne la coerenza e la possibilità di utilizzo secondo la metodologia della formazione a distanza e/o dell’e-learning. Nella preparazione di un sistema dotato di minori risorse finanziarie rispetto ad oggi, va infatti approfondita l’analisi di forme di erogazione del servizio che comportino minori investimenti fissi e minori spese di mantenimento o gestione. Troppo centrale è, ancora oggi, la logica che vede i servizi erogati presso strutture fisiche (centri di formazione o centri per l’impiego) anche quando le attuali tecnologie ne consentirebbero la fruizione a distanza, fra l’altro con minori disagi per l’utenza. Si ribadisce la importanza e la centralità del rapporto personale che è alla base degli interventi di formazione ed orientamento ma si intende affermare che anche questi servizi vanno riconsiderati alla luce delle modifiche introdotte dalla “società dell’informazione”. Un terzo aspetto sul quale operare è quello del trasferimento delle buone prassi. • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 170 • • • Le risorse finanziarie Sul territorio ligure vi sono state e vi sono molteplici attività sperimentali. Per il recente passato si possono ricordare significative esperienze realizzate nell’ambito delle Iniziative comunitarie Adapt, Now, Horizon, Integra, Interreg, Urban o in progetti regionali quali quelli sulla portualità o l’artigianato, per non ricordare anche il Piano di rinnovamento del sistema formativo ligure. Attualmente vi sono interessanti progetti nelle Iniziative comunitarie Equal ed Interreg, così come nell’ambito dell’Obiettivo 3. Se, negli anni scorsi, quanto realizzato nelle Iniziative Comunitarie costituiva un segmento parallelo a quanto realizzato dalla Regione, in quanto ogni rapporto con i realizzatori era gestito direttamente dal Ministero del Lavoro quale fonte di finanziamento, in oggi tutte le competenze sono state riunite in capo alla Regione in applicazione, anche, della Legge Costituzionale n° 3/01. Si apre, oltre alla possibilità di una migliore programmazione degli interventi, una reale opportunità di trasferimento a sistema delle realizzazioni più efficaci e incisive con conseguente riduzione di costo. Tale opportunità va colta ed utilizzata. A tal fine la Regione Liguria, utilizzando anche i canali di monitoraggio istituzionalmente previsti, darà la massima attenzione alla rilevazione ed al monitoraggio di queste esperienze ed ad un’efficace opera d’informazione e divulgazione avvalendosi, se necessario, dei suoi Enti strumentali. • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 171 • • • Parametri di spesa 7. Parametri di spesa Le indicazioni relative ai parametri di spesa potranno essere modificate con provvedimento di Giunta anche in relazione alle possibili variazioni delle risorse, come esposto nel capitolo 6.1 - Formazione degli operatori Destinatari : operatori dei Servizi per l’Impiego e delle Strutture formative Durata media dell’intervento pro capite : 40 ore, parametro orario : € 29,96 - Obbligo formativo Destinatari : giovani in età di obbligo formativo Durata media dell’intervento : 1000 ore, parametro orario : € 7,25 - Formazione nell’ambito dell’apprendistato e C.F.L. Destinatari : inoccupati e disoccupati non di lunga durata Durata media dell’intervento pro capite : 120 ore; parametro orario : € 10,09 - Formazione IFTS Destinatari : disoccupati in possesso di diploma di scuola media superiore - occupati Durata dell’intervento pro capite : 1200 ore, parametro orario : € 8,58 1400 ore, parametro orario : € 9,21 2400 ore, parametro orario : € 6,44 - Work experiences Destinatari : inoccupati Durata media dell’intervento preparatorio da parte del tutor : 18 ore, parametro orario : € 51,65 Contributi a favore degli inoccupati : € 309,87 al mese • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 172 • • • Parametri di spesa - Formazione per acquisizione competenze di base Destinatari: disoccupati ed occupati Alfabetizzazione informatica : 40 ore, parametro orario :€ 10,07 Lingua straniera : da 24 a 40 ore, parametro orario :€ 10,07 - Orientamento Destinatari : disoccupati ed occupati - Accoglienza ed informazione, costo stimato € 15,49 per utente - Colloqui di orientamento, durata ore 5, parametro orario € 51,65 - Orientamento scolastico, formativo e professionale : durata 20 ore, parametro orario € 10,33 - Sostegno all’inserimento nell’ultimo anno dell’obbligo scolastico : durata 20 ore, parametro orario € 10,33 - Bilancio delle competenze Destinatari : disoccupati ed occupati di età ricompresa fra i 15 ed i 64 anni ; priorità a persone over 50 anni, lavoratori di aziende in crisi o in ristrutturazione, donne che intendono rientrare nel m.d.l. Durata media dell’intervento pro capite : 24 ore; parametro orario : € 51,65 - Formazione post diploma Destinatari : giovani ed adulti in possesso di diploma Durata media percorsi di professionalizzazione: 600 ore, parametro orario : € 10,09 percorsi di specializzazione : 240 ore, parametro orario : € 10,09 - Formazione post laurea Destinatari : giovani ed adulti in possesso di laurea • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 173 • • • Parametri di spesa Durata dell’intervento : - sino ad un massimo di 300 ore, parametro orario € 12,91 per azioni di specializzazione - sino ad un massimo di 600 ore, parametro orario € 12,91 per azioni di qualificazione - Formazione continua Destinatari : imprese con priorità alle PMI (60%) Durata media dell’intervento : 40 ore Parametro orario : € 21,65; cofinanziamento da parte dell’impresa secondo quanto previsto dai regolamenti CE n°68 e n° 69 del 2001 - Azioni a favore degli ultracinquantenni Destinatari : occupati ed disoccupati di età superiore a 50 anni - Bilancio delle competenze : durata 24 ore, parametro orario € 51,65 - Valutazione portafoglio delle competenze : durata 16 ore, parametro orario € 51,65 - Incentivi alle imprese per il distacco per bilancio delle competenze : € 247,92 - Orientamento ; durata 16 ore, parametro orario 51,65 - Incentivi alle imprese per part time : € 206,58 mese per un massimo di sei mesi - Counselling : durata media 24 ore, parametro orario € 51,65 - Consulenza per outplacement : durata media 12 ore, parametro orario € 51,65 - Sostegno per acquisto attrezzature per il telelavoro € 2.582,28 -Educazione permanente Destinatari : occupati ed inoccupati Durata media dell’orientamento : 5 ore, parametro orario € 51.65 Durata media dell’intervento formativo pro capite : 100 ore, parametro orario : € 10,09 Durata media dell’accompagnamento : 12 ore per formazioni ricomprese fra 60 e 150 ore, 20 ore per azioni formative più lunghe; parametro orario € 51.65 - Sviluppo dell’imprenditorialità Destinatari : giovani ed adulti in possesso di un’idea imprenditoriale • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 174 • • • Parametri di spesa - Attività di orientamento : 60 ore, parametro orario € 12,91 - Consulenza per definizione del piano professionale : 4 ore, parametro orario € 51,65 - Formazione : sino ad un massimo di 100 ore, parametro orario € 12,91 - Elaborazione business plan : sino ad un massimo di 48 ore, parametro orario € 61,97 - Sostegno al lavoro autonomo Destinatari : giovani ed adulti in possesso di un’idea di lavoro autonomo - Attività di orientamento : 60 ore, parametro orario € 12,91 - Consulenza per definizione del piano professionale : 4 ore, parametro orario € 51,65 - Formazione : sino ad un massimo di 100 ore, parametro orario € 12,91 - Elaborazione business plan : sino ad un massimo di 48 ore, parametro orario € 61,97 - Interventi per l’emersione del lavoro sommerso Destinatari : occupati in posizione lavorativa irregolare Interventi integrati di orientamento e formazione sino ad un massimo di 100 ore, parametro orario € 12,91 - Iniziative per l’inclusione di persone extracomunitarie Destinatari : occupati ed inoccupati extracomunitari in possesso di regolare permesso - Alfabetizzazione linguistica : sino ad un massimo di 40 ore, parametro orario € 10,09 - Modulo sulla normativa del lavoro : sino ad un massimo di 40 ore, parametro orario € 10,09 - Promozione della partecipazione femminile al mercato del lavoro Destinatarie : donne inoccupate / disoccupate ed occupate • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 175 • • • Parametri di spesa - Percorsi integrati di tipo A per imprenditoria e lavoro autonomo sino ad un massimo di 170 ore, comprensive di 40 di orientamento e 10 di accompagnamento, parametro orario € 12,91 - Percorsi integrati di tipo B per inserimento lavorativo, sino ad un massimo di 170 ore, comprensive di 40 di orientamento e 10 di accompagnamento, parametro orario € 10,09 - figure di sostituzione ed incentivi di supporto al networking € 12.219,37 - sostegno per acquisto attrezzature per il telelavoro € 2.582,28 - bilancio delle competenze per rientro nel mercato del lavoro, sino ad un massimo di 24 ore, parametro orario € 51,65 - Gruppi svantaggiati Destinatari : portatori di handicap, lavoratori svantaggiati così come specificato nell’apposito capitolo - Percorsi individuali : durata sino a 410 ore, comprensive di 80 ore del modulo d’osservazione, parametro € 36,15 - Percorsi integrati : 80 ore di modulo d’osservazione e fino a 12 mesi di formazione e stage; parametro orario € 36,15 - Inserimento lavorativo con borsa di lavoro da 3 a 6 mesi, parametro € 5.164,57 - Tutor dedicato, per casi particolari, per un periodo massimo di sei mesi e sino a 120 ore, parametro orario € 12,91 - Sostegno per acquisto attrezzature per il telelavoro € 2.582,28 - Qualificazione personale dei servizi sociali pubblici Destinatari : operatori dei servizi sociali pubblici Durata media della formazione : 60 ore, parametro orario € 29,95 • Programma Triennale dei Servizi per l’Impiego, delle Politiche Formative e del Lavoro pagina 176 •