COLLABORATE ALLA REDAZIONE DI QUESTO GIORNALE! PERIODICO D’INFORMAZIONE DELLA FEDERAZIONE MALATTIE RARE INFANTILI DI TORINO Anno XIV - n. 3 POTETE TRASMETTERE: ARTICOLI, DISEGNI O FOTO PER LA COPERTINA, BREVI RACCONTI... Gennaio 2012: a Torino il XV Convegno della Rete Regionale Malattie Rare Anno 2011 - n.3 - Spedizione in A. P. - comma 20/C Legge 662/96 Filiale di Torino “Impegno per una vita migliore” - Via Susa 37 - 10138 TORINO - INVIATE LE VOSTE LETTERE A: CARTA E PENNA VIA SUSA 37 10138 - TORINO oppure a [email protected] ANNO 2011 Una petizione popolare per far «pagare il giusto» NOTIZIE DALLE ASSOCIAZIONI 2° Convegno Regionale sulla Sindrome di Prader-Willi Pronti per la partenza Festeggiamento del nostro 10° compleanno di duro lavoro e del Convegno Il rientro dei prodi SOGGIORNO 2011 Anno XIV - N. 3 luglio/dicembre 2011 IMPEGNO PER UNA VITA MIGLIORE Sommario EDITORIALE ................................................ pag. 2 GENNAIO 2012: A TORINO IL XV CONVEGNO DELLA RETE REGIONALE MALATTIE RARE dr. Roberto LALA ............................................... pag. 3 SINDROME DI NELSON dr. Alessandro MANGOGNA ......................... pag. 4 NOTIZIE: DA SUPERANDO.IT ..................................... pag. 6 DA EURORDIS ............................................. pag. 16 DA SANITÀ NEWS ....................................... pag. 19 DA REPUBBLICA SALUTE .......................... pag. 21 LA VOCE DELLE ASSOCIAZIONI ................ pag. 24 POZZOLENGO “DAY TO DAY CARE” ................................... pag. 31 LO SPORTELLO DELLA SCUOLA ............... pag. 32 SCARTABELLANDO .................................... pag. 34 GIOCHI ......................................................... pag. 40 LE RICETTE DI ELENA ................................ pag. 43 NOTIZIE? ALCUNE SÌ, ALTRE NO! Gianguido Silvio SARACINO ......................... pag. 44 Periodico d’informazione della Federazione Malattie Rare Infantili Anno XIV - n. 3 Anno 2011 Registrato presso il Tribunale di Torino, n. 5167 del 12 giugno 1998 Direzione e Redazione: Via Susa 37 - 10138 Torino [email protected] Direttore Responsabile: Maria Antonietta Ricci Redazione: Prof. Alberto Musso Donatella Garitta, Vincenzo Vitagliano Realizzato da: Associazione Culturale Carta e Penna Via Susa, 37 - 10138 Torino Tel.: 011.434.68.13 www.cartaepenna.it [email protected] Stampa: AGV - Torino FEDERAZIONE MALATTIE RARE C.so Galileo Galilei, 38 - 10126 Torino Tel. 011 67 6002 - Fax: 011 678 70 52 www.malattie-rare.org - [email protected] Associazione Italiana Niemann Pick - ONLUS c/o Ospedale ex Mauriziano Via Marchesi della Rocca, 30 - 10074 Lanzo (TO) Tel. / Fax 0123.300585 [email protected] - www.niemannpick.org ASSOCIAZIONE ITALIANA LAFORA Via F.lli Sardi, 19 14041 Agliano Terme (AT) GLI AMICI DI VALENTINA (Atassia Teleangiectasia o Sindrome di Louis-Bar ) Via C.L.N. 42/a - 10095 Grugliasco (TO) Tel. fax: 011 4152920 www.atassia-teleangiectasia.it - [email protected] AISMAC Onlus Associazione Italiana Siringomielia e Arnold Chiari Via Monte Bianco, 20 - 10048 VINOVO (TO) C.F. 94051200015 tel. 011.9653031 - 011.9615193 - fax 011.9654723 e-mail [email protected] - www.aismac.org ANF Associazione nazionale NeuroFibromatosi Sede del Piemonte: Sig. Mostacci Tel - fax: 011 411 36 43 www.neurofibromatosi.org ANIPI - Portatori Patologia Ipofisarie Dott. Walter Zaccagnini C.so Matteotti 23 - Torino Cell.: 335 330 087 [email protected] APADEST - Sindrome di Turner Sig.ra Marta Giunti - Via Selvaggio, 188 10094 - Giaveno (TO) Tel.: 011 9339873- [email protected] ArfSAG - Famiglie Adrenogenitale Piemonte Sig.ra Domenica Palermo presso Ospedale Regina Margherita Tel. 011 313 53 45 [email protected] Federazione Associazione Soggetti Prader-Willi Presidente: Silvano Ciancamerla Cell.: 333.120.68.02 Sede: L.go G. Veratti, 24 – 00146 Roma www.praderwilli.it - [email protected] EAMAS European Association Friends of McCuneAlbright Syndrome Via Borgovecchio 25 - 10041 Carignano (TO) Tel.-fax: 011 969 72 58 [email protected] META - Associazione Malattie Metaboliche Ereditarie OIRM Clinica Pediatrica Tel.: 011 313 53 63 [email protected] 1 Impegno per una vita migliore EDITORIALE Prof. Alberto MUSSO Buon Anno (?) Sono sempre qui a lamentarmi per la scarsa attività delle associazioni…. Comunque qualcosa si muove. Nella rivista leggete del congresso che come tutti gli anni si svolgerà a gennaio a TorinoIncontra. Come sempre le associazioni sono invitate. Anche nel 2012 avremo lo stand al Salone del Libro, probabilmente nello stesso posto dell’anno scorso. Chi desidera presentare delle pubblicazioni lo comunichi o alla Federazione o direttamente al nostro editore Carta e Penna. Se qualche associazione ha bisogno di uno spazio autori (l’uso di una sala per un’ora durante il salone del libro, costa meno di 100 euro) lo comunichi il prima possibile: gli spazi sono limitati. Continuano gli incontri con il tavolo tecnico regionale delle malattie rare. Il bilancio è positivo, e nonostante le difficoltà economiche (con la Regione sull’orlo del fallimento) al momento non si lamentano tagli indiscriminati dell’assistenza. Da questi incontri è emersa però la necessità di razionalizzare i cosiddetti sportelli di ascolto. La Federazione ha un suo sportello di ascolto che è francamente sotto utilizzato: ogni associazione si può dire abbia un suo sportello di ascolto, che per lo più si identifica con il numero di telefono del presidente dell’associazione stessa, ed è conosciuto solo dai propri associati. Gli enti pubblici da parte loro hanno grosse difficoltà a gestire queste informazioni. Il problema più grosso è che anche il miglior centro di ascolto è inutile se non si sa che esiste. Possiamo tutti insieme far partire un progetto comune per un centro di ascolto rivolto a tutti i malati rari, esteso agli operatori sanitari, e aperto alla popolazione generale? Le strutture tecniche le abbiamo già, la sede anche, è possibile accedere ad un finanziamento della fondazione CRT, sia il CMID che la Regione hanno dato un assenso (anche se informale). Si tratta di potenziare il fattore umano e di pubblicizzare la sua esistenza. Mi potete scrivere se siete disposti a collaborare? Speranzoso attendo qualche segno di vita. Ho deciso di non augurare Buon Anno a nessuno perché l’anno prossimo sarà tutto, fuorché buono! CARI LETTORI VI INFORMIAMO CHE PER MOTIVI ....TECNICI NON SARÀ POSSIBILE PUBBLICARE IL GIORNALE N. 4/2011. ABBIAMO COMUNQUE PROVVEDUTO AD AMPLIARE QUESTO NUMERO 3/2011 CHE, PER QUESTO ANNO, SARÀ L’ULTIMA PUBBLICAZIONE 2 Anno XIV - N. 3 luglio/dicembre 2011 GENNAIO 2012: A TORINO IL XV CONVEGNO DELLA RETE REGIONALE MALATTIE RARE dr. Roberto LALA zativi o riflessioni di natura sociale ed etica. Il convegno nel suo impianto dimostra il progresso nella conoscenza e nell’interesse a tutto campo suscitato dalle malattie rare e sottolinea l’impegno comune di operatori sanitari e pazienti per migliorare la ricerca e l’assistenza. Anche quest’anno, a fine gennaio avrà luogo il tradizionale convegno piemontese sulle malattie rare: “XV convegno Patologia Immune e Malattie Orfane” 19-21 gennaio 2012 presso il Centro Congressi, via Nino Costa 4, Torino. L’incontro che presenta un programma denso di contenuti si svolgerà in due o tre sale contemporaneamente per tre giorni. Gli argomenti discussi sono del massimo interesse per gli specialisti coinvolti e per i pazienti. Giovedì 19 gennaio, dopo l’apertura a programma unificato si avranno, in sala Cavour le sessioni malattie linfoproliferative e autoimmunità, diagnosi precoce delle congiuntiviti, aspetti diagnostici della sclerodermia e trattamento della crioglubulinemia mista. Contemporaneamente, in sala Giolitti, una messa a fuoco sul trattamento dei disordini della differenziazione sessuale seguita da un dibattito sul burnout nelle professioni di cura. Il giorno successivo si avranno, in sala Cavour un simposio sulla diagnosi ed il trattamento della glomerulosclerosi segmentale, seguito dalla discussione sull’impiego dei farmaci biotecnologici in nefrologia, l’immunodeficienza comune variabile e la porfiria. Contemporaneamente in sala Giolitti, dibattiti sugli aspetti anestesiologici nelle malattie rare e sulla formazione degli operatori, seguiti da qualità dei servizi sanitari e percorsi diagnostico-assistenziali. Lo stesso giorno in sala Einaudi, aspetti psicologici nelle malattie rare ed etica in pediatria. Sabato 21 gennaio in sala Cavour discussione su costo ed efficacia dei trattamenti, sulla sindrome da anticorpi antifosfolipidi ed in sala Einaudi simposio satellite sulla sindrome di McCune-Albright gestito dall’associazione EAMAS. Per chi vorrà partecipare ai lavori, si delinea la possibilità di scegliere tra percorsi formativi prevalentemente tecnici, percorsi organiz- 15º CONVEGNO Patologia immune e malattie orfane 2012 Centro Congressi Torino Incontra Via Nino Costa, 8 - Torino Centro di Ricerche di Immunopatologia e Documentazione su Malattie Rare (CMID) Struttura Complessa a Direzione Universitaria di Immunologia Clinica Coordinamento Interregionale delle Malattie Rare del Piemonte e della Valle d’Aosta Direttore: Dario Roccatello 3 Torino 19-21 gennaio 2012 Impegno per una vita migliore SINDROME DI NELSON La sindrome di Nelson, detta anche sindrome di Nelson – Meakin – Thorne, descritta la prima volta nel 1958 da Don H. Nelson e colleghi, è dovuta alla presenza di un corticotropinoma pituitario (un adenoma ipofisario secernente ACTH, o ormone corticotropo) ed è una condizione potenzialmente pericolosa per la vita, che insorge nel 10-15% dei pazienti affetti da malattia di Cushing sottoposti a surrenectomia bilaterale. La sindrome di Nelson, più frequente nei bambini che negli adulti (il rischio è molto basso nei pazienti di età superiore ai 35 anni al momento dell’intervento di surrenectomia), può svilupparsi fino a 24 anni dopo l’intervento, con una media di circa 15 anni post surrenectomia bilaterale. Nei primi lavori pubblicati sulla sindrome di Nelson, la mortalità era del 12%, mentre attualmente risulta più bassa, soprattutto grazie ad una diagnosi precoce e ad una gestione più accurata. Questa recensione cercherà di fare un po’ di chiarezza sugli aspetti di questa sindrome. È opportuno, a questo punto, dire qualcosa sulla malattia di Cushing, dal momento che una quota di pazienti affetti, sottoposti a surrenectomia bilaterale, potrebbe sviluppare la sindrome di Nelson. La malattia di Cushing è rara, ma rimane la causa più frequente di ipercortisolismo endogeno nell’adulto ed è dovuta alla presenza di un adenoma ipofisario ACTH secernente che determina iperplasia bilaterale della corticale dei surreni. L’incidenza della malattia è stimata intorno a 1/1000000 casi all’anno, con una maggiore prevalenza nel sesso femminile. Si tratta di una condizione patologica difficile da trattare e con un pesante impatto sulla qualità di vita dei pazienti. Una volta effettuata la diagnosi tramite appropriate indagini ormonali e per immagini, il trattamento di prima scelta per questa forma di ipercortisolismo è l’asportazione chirurgica dell’adenoma ipofisario per via trans-sfenoidale. La remissione iniziale dell’ipercortisolismo con questo approccio è ottenuta nel 75-90% dei pazienti; tale variabilità è dovuta in parte all’esperienza dell’operatore, in parte alla presenza di microadenomi (cioè di lesioni inferiori a 1 cm) o macroadenomi, essendo questi ultimi gravati da un tasso di insuccesso del 50%. Tuttavia, nel corso del follow-up a lungo termine è riscontrata una recidiva di malattia in circa il 25% dei pazienti. Il reintervento a livello ipofisario comporta una percentuale di successo pari al 30-70% dei casi. La radioterapia convenzionale, un’altra delle possibilità alternative, presenta una percentuale di successo piuttosto bassa (15-53%) e gli effetti del trattamento si manifestano dopo molti mesi. Il trattamento di radiochirurgia stereotassica con ã-knife comporta anche un rischio di ipopituitarismo nel 17-50% dei casi. La terapia medica trova indicazione nei casi in cui le altre forme di trattamento abbiano fallito, non siano praticabili, abbiano dato risultati parziali, o nell’attesa di intervento chirurgico. Tra i farmaci ad azione adrenolitica, quello di più comune impiego è il ketoconazolo che, alla dose di 400-800 mg/die, si dimostra quasi sempre efficace nell’indurre una rapida regressione dei segni e sintomi della malattia. Infine, nei casi di malattia di Cushing resistente alle terapie convenzionali, la surrenectomia bilaterale è la forma di terapia definitiva per quei pazienti in cui sia richiesta una rapida correzione dell’ipercortisolismo. La surrenectomia bilaterale richiede necessariamente la terapia sostitutiva con steroidi per il resto della vita del paziente, con lo stesso schema necessario per l’insufficienza corticosurrenalica primitiva. Inoltre, come già detto, in seguito a tale intervento esiste un rischio del 10-15% di sviluppare la sindrome di Nelson. Tale rischio si riduce se il paziente è stato sottoposto a irradiazione dell’ipofisi ed è molto basso nei pazienti di età superiore ai 35 anni al momento dell’intervento. L’eziologia della sindrome di Nelson non è univoca: alcuni autori ritengono che un microadenoma ipofisario poteva persistere ed essere a sua volta causa della malattia di Cushing per la cui terapia si è proceduto alla surrenectomia bilaterale; altri, invece, sostengono che la comparsa del corticotropinoma sia francamente secondaria ad insufficiente terapia sostitutiva con gli4 Anno XIV - N. 3 luglio/dicembre 2011 sione e/o all’invasione dell’ipotalamo e di altre strutture vicine dovute all’aumento delle dimensioni dell’ipofisi; c) ed ovviamente complicanze legate ad elevati livelli ematici di ACTH. Sebbene la terapia radiante possa arrestare la continua crescita ipofisaria in questi pazienti, in molti di essi è necessaria anche l’ipofisectomia. Spesso dopo l’ipofisectomia si procede di routine all’irradiazione. In conclusione, la surrenectomia bilaterale è oggi il trattamento di scelta per la malattia di Cushing dopo il fallimento della chirurgia trans-sfenoidale e delle altre terapie convenzionali. Tuttavia, è importante che questi pazienti siano seguiti in un centro multidisciplinare non solo per stabilire la corretta programmazione dell’intervento, ma anche per una corretta impostazione della terapia sostitutiva con glicorticoidi e del follow-up, proprio per non rischiare di sviluppare la sindrome di Nelson. corticoidi, che diventerebbe responsabile di un insufficiente meccanismo di feedback negativo, che indurrebbe, dapprima, iperplasia delle cellule corticotrope ipofisarie e poi, trasformazione neoplastica (corticotropinoma). Quest’ultima ipotesi è stata avvalorata da diversi studi in vivo; infatti, negli animali da esperimento, soprattutto roditori, l’asportazione delle ghiandole bersaglio (nel nostro caso le ghiandole surrenali mediante surrenectomia bilaterale) può determinare la comparsa di adenomi ipofisari secernenti la tropina (nel nostro caso ACTH o ormone corticotropo) attiva sulla ghiandola, di cui è stata seguita l’asportazione. Nella sindrome di Nelson, quindi si ha un continuo aumento di volume dell’ipofisi dovuto alla comparsa di adenomi cromofili secernenti ACTH (corticotropinoma) con ampliamento della sella turcica, inoltre accanto al marcato aumento della secrezione di ACTH si aggiunge anche l’ormone melanocito-stimolante o MSH. A livello clinico, si caratterizza per: a) grave melanodermia (iperpigmentazione cutanea) dovuta all’eccesso di MSH; b) difetti del campo visivo e complicanze dovute alla compres- Alessandro MANGOGNA Università di Trieste. Dipartimento S. C. M. T. – Clinica Medica Generale e Terapia Medica. Ospedale di Cattinara. Questo scivolo ha bisogno di un po’ di colore... e il bimbo di qualche amico in più 5 Impegno per una vita migliore NOTIZIE DA SUPERANDO.IT Abbiamo pensato di pubblicare quasi integralmente l’articolo che segue, perché tratta un argomento molto importante per i disabili e le loro famiglie. Finalmente una sentenza del Consiglio di Stato sugli obblighi dei Comuni riguardo l’assistenza e la situazione economica degli assistiti. Le Sentenze parlano chiaro: conta solo la situazione economica dell’assistito. (di Francesco Trebeschi) sulla questione e in particolare si poteva ravvisare la formazione di tre orientamenti principali. Il primo orientamento (1), ampiamente maggioritario, riconosceva il necessario integrale rispetto del principio di evidenziazione della situazione economica del solo assistito. Anche il secondo orientamento (2) riconosceva che la norma deve ritenersi immediatamente precettiva, ancorché, in assenza del decreto attuativo, non in senso assoluto: all’ente erogatore viene riconosciuto un margine di discrezionalità nel declinare il principio di evidenziazione della situazione economica del solo assistito in concreto. Entrambi questi due orientamenti erano per altro concordi nel ritenere che il principio di evidenziazione della situazione economica del solo assistito fosse diretta espressione di principi costituzionali e supercostituzionali, con particolare riferimento ai principi di autonomia, indipendenza e non discriminazione delle persone con disabilità sanciti dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, ratificata dall’Italia con la Legge 18/09 e conseguentemente nell’affermare che la disposizione del citato articolo 3, comma 2 ter del Decreto Legislativo 109/98 era da ritenere prevalente su eventuali normative regionali difformi. Il terzo orientamento, infine (3), escludeva l’immediata precettività dell’articolo 3, comma 2 ter del Decreto Legislativo 109/ 98, degradato a norma di mero indirizzo, non applicabile in assenza del previsto DPCM attuativo. Lo stesso Consiglio di Stato, poi, si era già pronunciato diverse volte sulla questione, ancorché solo in via cautelare, significativamente, per altro, confermando da una parte il primo orientamento - e quindi il necessario rispetto del principio di evidenziazione della situazione economica del solo assistito -sconfessando dall’altra l’orientamento sfavorevole. Le recenti decisioni qui di seguito in commento rivestono pertanto grande importanza perché, finalmente, il Consiglio di Sta- Dopo le più recenti Sentenze del Consiglio di Stato - senza contare l’ampia giurisprudenza di questi anni proveniente dai Tribunali Amministrativi Regionali - non vi sono più dubbi su un paio di princìpi: che da una parte, nella compartecipazione al costo dei servizi a favore di persone con disabilità grave e anziani non autosufficienti, conta solo la situazione economica dell’assistito, che dall’altra i diritti delle persone con disabilità all’erogazione di servizi costituenti livelli essenziali di assistenza sono incomprimibili e come tali esigibili. Mentre poi il TAR di Milano riconosce il diritto al risarcimento del danno esistenziale, va notato come questa diffusa giurisprudenza indichi ai Comuni con difficoltà di bilancio anche le possibili strade da seguire. Vediamo i vari aspetti di tali questioni, in questa ampia e approfondita analisi. A dieci anni dalla sua approvazione, la giurisprudenza sembra ormai definitivamente avviata al pieno riconoscimento - con l’immediata precettività dell’articolo 3, comma 2 ter del Decreto Legislativo 109/98 del necessario integrale rispetto del principio di evidenziazione della situazione economica del solo assistito ai fini della compartecipazione al costo delle prestazioni socio-assistenziali, nell’ambito di percorsi sociosanitari a favore di persone con disabilità grave e anziani non autosufficienti. 1. I tre orientamenti prevalenti Numerosissime, e per lo più favorevoli alle famiglie, erano state ormai le pronunce dei vari Tribunali Amministrativi Regionali (TAR) 6 Anno XIV - N. 3 luglio/dicembre 2011 to si è pronunciato con una sentenza sul merito del problema. mediatamente applicabile, costituito dalla evidenziazione della situazione economica del solo assistito, rispetto alle persone con handicap permanente grave e ai soggetti ultra sessantacinquenni la cui non autosufficienza fisica o psichica sia stata accertata dalle aziende unità sanitarie locali. Tale regola non incontra alcun ostacolo per la sua immediata applicabilità e il citato decreto, pur potendo introdurre innovative misure per favorire la permanenza dell’assistito presso il nucleo familiare di appartenenza, non potrebbe stabilire un principio diverso dalla valutazione della situazione del solo assistito; di conseguenza, anche in attesa dell’adozione del decreto, sia il legislatore regionale sia i regolamenti comunali devono attenersi ad un principio, idoneo a costituire uno dei livelli essenziali delle prestazioni da garantire in modo uniforme sull’intero territorio nazionale, attendendo proprio ad una facilitazione all’accesso ai servizi sociali per le persone più bisognose di assistenza». Viene così espressamente smentita la lettura parziale sostenuta dall’ANCI Lombardia, con un’interpretazione autentica della precedente Sentenza del Consiglio di Stato 551/11 che, correttamente, riconduce quest’ultima nell’ambito dell’orientamento più rigoroso. 2. Sentenza 551/11 del Consiglio di Stato In particolare con la Sentenza n. 551 del 26 gennaio scorso, il Consiglio di Stato ha confermato la Sentenza n. 1470 (13 luglio 2009), con la quale il TAR di Brescia aveva annullato i regolamenti del Comune di Brescia, che non davano alcuna applicazione al principio di evidenziazione della situazione economica del solo assistito, arrivando, addirittura, ad escludere l’agevolazione riconosciuta dalla Tabella 2 del Decreto Legislativo 109/98 alle famiglie con persone con disabilità superiore ai due terzi. Nonostante però la Sentenza si fosse limitata a confermare un articolato ragionamento del TAR bresciano - che comunque, come si è visto, aveva riconosciuto l’immediata precettività del principio di evidenziazione della situazione economica del solo assitito ancorché non in senso assoluto, senza cioè spendere una parola per smentire il diverso orientamento espresso dal TAR di Milano - l’estrema sinteticità della pronuncia aveva lasciato un margine di ambiguità. Infatti, l’ANCI Lombardia (Associazione Nazionale Comuni Italiani), estrapolando dal contesto la sola ultima frase della decisione, aveva cercato di sostenere che con tale pronuncia il Consiglio di Stato si fosse espresso a favore dell’applicazione generalizzata dell’ISEE [Indicatore Situazione Economica Equivalente]all’intero nucleo familiare anagrafico e della sostanziale inapplicabilità del principio di evidenziazione della situazione econonica del solo assistito. Viene dunque confermato che la natura di «livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale sociali ai sensi dell’art. 117 co. 2 lett. m) della Costituzione, non può essere ridotta alle sole prestazioni sociosanitarie ricomprese nei dd.p.c.m. 14.2.2001 e 29.11.2001 (c.d. LEA), ma deve essere riconosciuta anche alle prestazioni di cui all’art. 22 L. 328/00 , e conseguentemente alle modalità di accesso alle stesse, ovvero all’ISEE, cui espressamente rinvia l’art. 25 L. 328/2000 poiché la determinazione dei livelli essenziali da garantire in maniera uniforme non deve necessariamente essere contenuta in provvedimenti legislativi statali successivi alla riforma del titolo V della Costituzione, ma può ricavarsi anche dal complesso della normativa antecedente». Del resto, il Consiglio di Stato ha fatto propria anche la sussunzione del principio di 3. Sentenza 1607/11 del Consiglio di Stato Ora, però, il Consiglio di Stato - con la Sentenza n. 1607 del 16 marzo scorso -, confermando l’annullamento del regolamento del Comune di Cinisello Balsamo (Milano), disposto dalla Sentenza n. 1487 (14 maggio 2010) del TAR di Milano, fornisce un’ampia e articolata ricostruzione del problema, affermando che «deve ritenersi che il citato art. 3, co. 2-ter, pur demandando in parte la sua attuazione al successivo decreto, abbia introdotto un principio, im7 Impegno per una vita migliore evidenziazione della situazione economica del solo assistito da superiori princìpi costituzionali e supercostituzionali, affermando che «correttamente il Tar ha fondato la sua interpretazione, oltre che sul dato letterale della legge, sul quadro costituzionale e sulle norme di derivazione internazionale, facendo particolare riferimento alla legge 3 marzo 2009 n. 18 che ha ratificato la Convenzione di New York del 13 dicembre 2006 sui “diritti delle persone con disabilità”. I principi della Convenzione costituiscono, quindi, ulteriore argomento interpretativo in favore della tesi dell’immediata applicabilità del comma 2-ter dell’art. 3 del d. lgs. n. 109/98 e per ritenere manifestamente infondata ogni questione di costituzionalità, che dubiti della compatibilità costituzionale della interpretazione fatta propria dal tar e qui confermata». «ove i genitori avessero dimostrato che, nel periodo di colpevole ritardo dell’Amministrazione comunale, essi abbiano provveduto direttamente e a proprie spese ad assicurare un servizio equivalente alla figlia minore, i relativi costi avrebbero rappresentato l’ammontare del danno patrimoniale risarcibile in loro favore», mentre in relazione al risarcimento del danno esistenziale subito dalla minore, la Sentenza ha chiarito che «l’area della risarcibilità del cosiddetto danno esistenziale è circoscritta alle ipotesi espressamente previste dalla legge ovvero ai casi di violazione di diritti inviolabili di rango costituzionale, tra i quali può senz’altro farsi rientrare il diritto di una minore, disabile grave, a frequentare un Centro Diurno per Disabili, struttura funzionale nell’ambito della quale può esplicarsi e trovare complessivo sviluppo la sua personalità con positive ricadute sul processo di inserimento nel tessuto sociale». 4. Sentenze n. 784 e n. 785 del TAR di Milano (24 marzo 2011) La medesima lettura della Sentenza del Consiglio di Stato 551/11 è stata ora prospettata anche dal TAR di Milano (Sezione I, Sentenze n. 784 e 785 del 24 marzo 2011), che, nel riconoscere il necessario rispetto del principio di evidenziazione economica della situazione economica del solo assistito, ha significativamente osservato che «la possibilità di individuare eccezioni al parametro della situazione economica del solo assistito non lascia spazio ad un potere regolamentare degli enti locali; non è, quindi, condivisibile la tesi secondo la quale, in assenza del suddetto decreto, la norma in esame consentirebbe l’effettuazione di scelte concrete da parte di questi ultimi in materia di interventi sociali sul territorio, essendo l’ipotizzata potestà priva di base normativa e, comunque, al di fuori del riparto del potere normativo di secondo grado, stabilito dall’art. 117, comma 6, Cost.». La Sentenza 785/11 assume inoltre grande rilevanza perché ha riconosciuto che l’illegittima mancata erogazione del servizio - nel caso di specie si trattava di un Centro Diurno per Disabili (CDD) - cagioni un danno ingiusto, risarcibile tanto sotto il profilo del danno patrimoniale quanto sotto quello del danno esistenziale. Quanto al danno patrimoniale subìto dai genitori, il TAR ha evidenziato infatti che 5. Cosa devono fare i Comuni per reperire le risorse Pur riconoscendo la prevalenza dei diritti incomprimibili delle persone con disabilità all’erogazione di servizi costituenti livelli essenziali di assistenza, e come tali, esigibili, anche sulle difficoltà di bilancio degli Enti Locali, particolarmente pressanti in questi anni, il TAR di Milano - che già aveva avuto modo di stigmatizzare il comportamento ostruzionistico dei Comuni in sede di Conferenza Stato-Regioni (per TAR Milano, Sez. IV, sent. 10.9.2008, n. 4033, «il procedimento di emanazione del richiesto D.P.C.M. è stato la causa del suo ritardo poiché i Comuni, attraverso i loro enti associativi in sede di Conferenza unificata, hanno fatto resistenza all’approvazione dello schema di decreto predisposto dal Governo poiché ritenuto troppo oneroso») - afferma, con le Sentenze 784/11 e 785/11, che ciò «non sottintende una svalutazione delle difficoltà dei Comuni nel reperimento di fondi sufficienti per far fronte alle legittime richieste di prestazioni socio-sanitarie e socio-assistenziali da parte di coloro che ne abbiano diritto secondo legge» e indica quindi ai Comuni stessi la via da seguire. “In altri termini - si scrive infatti -, la mancata concertazione fra i vari livelli di governo, in sede di conferenza unificata, che ha provocato e provoca indubbi effetti nega8 Anno XIV - N. 3 luglio/dicembre 2011 tivi sulle finanze dei Comuni, se da una parte non può tradursi in misure che incidano negativamente sugli utilizzatori finali che, in quanto soggetti svantaggiati, la legge statale ha inteso proteggere, d’altra parte non può trovare risposta in sede giurisdizionale, ma esclusivamente in quella politica di riparto delle competenze e degli oneri finanziari posti dalla legge direttamente a carico degli enti locali”. In effetti, la citata nota dell’ANCI Lombardia lamentava che «il Fondo nazionale per le politiche sociali assegnato agli ambiti che nel 2009 ammontava a 518,226 milioni e nel 2010 a 380,22 milioni è stato ridotto a 270 milioni di euro; il Fondo per le politiche è passato da 100 a 52 milioni di euro e non risultano più fondi per l’autosufficienza, che nel 2009 e nel 2010 ammontavano a 400 milioni di euro. Nel complesso, i Comuni dovranno fare fronte a tagli per 1,5 miliardi di euro nel 2011 e 2,5 miliardi dal 2012». che, sebbene per lo più erogati dai Comuni, competono invece alle Province. Sul punto si pronuncia anche la più volte citata Sentenza 1607/11 del Consiglio di Stato, in particolare richiedendo la lettura più estensiva possibile e costituzionalmente orientata dell’articolo 28 della Legge 118/ 71 , che impone ai Comuni l’erogazione gratuita del servizio di trasporto alla scuola dell’obbligo e ai centri di addestramento professionale, oltreché - ai sensi del comma 4 - a tutti gli istituti pre e post- scolastici. Viene così espressamente sottolineato come «per la Corte costituzionale l’esigenza costituzionale di tutela dei soggetti deboli si concretizza non solo con pratiche di cura e di riabilitazione ma anche con il pieno ed effettivo inserimento dei medesimi anzitutto nella famiglia e, quindi, nel mondo scolastico ed in quello del lavoro, precisando che l’esigenza di socializzazione può essere attuata solo rendendo doverose le misure di integrazione e di sostegno a loro favore. L’applicazione di tali principi ha così consentito il riconoscimento in capo ai portatori di handicap di diritti e di provvidenze economiche, la cui mancata previsione normativa si è reputata non conforme a Costituzione, risolvendosi in un inammissibile impedimento all’effettività dell’assistenza e dell’integrazione». Ne consegue la necessaria gratuità del servizio di trasporto alle scuole di ogni ordine e grado e ai centri di addestramento professionale, tra i quali - nell’ottica della suddetta lettura estensiva dell’articolo 28 della Legge 118/71 - si dovrebbero con ogni evidenza includere centri quali SFA, CSE e CDD [Servizi Formazione all’Autonomia; Centri Socio Educativi; Centri Diurni per Disabili], servizi per lo più nati dopo il 1971, quali nuove alternative alle scuole superiori o ai centri di addestramento professionali. Così inquadrato, dunque, il capo della Sentenza che ammette la possibilità di ridurre agevolazioni tariffarie del servizio di trasporto in ragione dell’indennità di accompagnamento è da ritenersi limitato a servizi di trasporto diversi da quelli alle scuole e ai centri suddetti. Su tale punto, per altro, ci si permette di dissentire, posto che l’indennità di accompagnamento è riconosciuta non solo a causa dell’impossibilità di deambulare senza l’aiuto permanente di un accompagnatore, 5.1. Corretta ripartizione degli oneri dei servizi sociosanitari Così accade che una quota significativa degli oneri dei servizi sociosanitari - che pure i DPCM del 14 febbraio 2001 e del 29 novembre 2001 hanno posto a carico del Servizio Sanitario Nazionale - continuino ad essere scaricati sui Comuni. In Lombardia, in particolare, questo vale soprattutto per i servizi residenziali e semiresidenziali per disabili gravi (che dovrebbero gravare per il 70% sul Servizio Sanitario Nazionale) e per le RSA [Residenze sanitarie Assistenziali.] alle quali il Servizio Sanitario Regionale riconosce molto meno del prescritto 50%, ovvero del costo dei fattori sanitari oltre al 30% dei costi alberghieri. Né mancano situazioni estreme: come censurato dal TAR di Milano (Sez. III, sent. 20.5.2010 n. 1584), il Sistema Sanitario Regionale Lombardo scarica illegittimamente sui Comuni e sugli utenti persino gli oneri delle prestazioni erogate dalle RSA in favore di persone anziane in stato vegetativo. 5.2. Corretta ripartizione dei servizi di supporto all’istruzione (trasporto e assistente ad personam) Importanti risorse per i Comuni potrebbero inoltre liberarsi in relazione ai servizi di supporto all’istruzione delle persone con disabilità frequentanti le scuole superiori, 9 Impegno per una vita migliore ma anche e soprattutto per l’incapacità a compiere gli atti quotidiani della vita: in quest’ottica l’accompagnatore è necessario, non solo per il trasporto, ma per garantire un’assistenza continuativa 24 ore su 24. zione, provvede ad ogni Cittadino inabile al lavoro. La pensione di invalidità, ad esempio, ammonta a circa 250 euro mensili e nonostante l’assoluta insufficienza, dovrebbe compensare l’impossibilità del beneficiario di mantenersi con il proprio lavoro: con questa somma, cioè, la persona disabile dovrebbe riuscire a mangiare vestirsi, pagare l’alloggio e il riscaldamento, le spese mediche - con particolare riguardo a quelle, spesso ingenti, specialistiche - e comunque ad ogni altra spesa relativa al mantenimento, ai sensi e per gli effetti di cui al citato articolo 38 della Costituzione. L’indennità di accompagnamento, invece (poco meno di 490 euro) viene concessa, come da articolo 1 della Legge 18/80 , «a causa del bisogno di assistenza continua per l’incapacità di compiere gli atti quotidiani della vita, per favorire la permanenza dell’assistito presso il nucleo familiare di appartenenza», e come tale dovrebbe coprire i costi derivanti dalla necessità di assistenza 24 ore su 24, 365 giorni all’anno: normalmente coincide con la rinuncia allo stipendio o alla carriera della madre della persona con disabilità, certo non consente il pagamento di una badante. Come ha autorevolmente precisato la Corte Costituzionale (22-29.4.1991), è «tuttavia soltanto un aiuto, insufficiente a garantire la completa assistenza del disabile». Viste dunque le finalità e l’acclarata insufficienza di tali benefici, è evidente la ratio della loro esclusione ai fini della compartecipazione ai costi dei servizi socioassistenziali. Lo stesso articolo 53 della Costituzione, del resto, pone la necessità del concorso alle spese in relazione con la capacità contributiva personale, escludendo quindi a priori i redditi esenti: una diversa interpretazione comporterebbe pertanto effetti irragionevoli e contraddittori, oltreché in contrasto con il principio di «buon andamento» (articolo 97 della Costituzione). Infatti, tanto i servizi erogati dai Comuni come i CDD - quanto pensioni e indennità erogate dallo Stato concorrono nella realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali delineato dalla Legge 328/ 00, che a sensi dell’articolo 4 si avvale di un finanziamento plurimo cui partecipano secondo competenze differenziate e con dotazioni finanziarie afferenti ai rispettivi bilanci - Stato, Regioni ed Enti locali. 6. L’indennità di accompagnamento non esprime alcuna capacità economica del percettore Infine, fatto molto importante, per la Sentenza del 1607/11 del Consiglio di Stato va «condivisa l’affermazione del Tar sul fatto che l’indennità di accompagnamento non esprime alcuna capacità economica del percettore». Si conferma quindi quanto già evidenziato dal TAR di Milano e dal TAR di Brescia, ovvero che è da escludere la possibilità di computare i redditi esenti anche solo quali criteri ulteriori di selezione dei beneficiari, perché i predetti “criteri ulteriori” debbono correttamente intendersi come «criteri aggiuntivi che prescindono dalla valutazione del reddito, già puntualmente disciplinato nella sua composizione» (TAR Lombardia Milano, sez. I, sent. 7.2.2008 n. 303). Qui, accanto all’argomento letterale - ammettendo cioè il legislatore parametri “ulteriori” e dunque distinti da quelli già previsti - sotto il profilo logico sussisterebbe una contraddizione se la norma consentisse di reinserire il criterio del reddito, laddove esso risulta già specificamente compreso e analiticamente disciplinato nell’ISEE. Sotto un altro punto di vista, poi, è ragionevole ritenere che gli Enti Locali possano enucleare nuovi indici idonei a rivelare un “surplus” di ricchezza accumulata e disponibile, della quale tenere conto ai fini della determinazione della capacità contributiva: esulano certamente da tale ambito le entrate di cui si discute - di natura assistenziale e indennitaria - le quali non appaiono suscettibili di incrementare significativamente il benessere economico dei beneficiari, per il loro valore complessivamente modesto in rapporto agli sforzi indispensabili per sopperire alle condizioni psicofisiche precarie del proprio congiunto, destinatario di cure e di interventi che contemplano spese talvolta superiori ai redditi medesimi. In effetti, pensione di invalidità e indennità di accompagnamento costituiscono quei “mezzi necessari per vivere” che lo Stato, in attuazione dell’articolo 38 della Costitu10 Anno XIV - N. 3 luglio/dicembre 2011 328/00 - a fronte di esigenze riabilitative ed educative tutelate dall’articolo 38, comma 3 della Costituzione, e assicurate attraverso i servizi SFA e CDD - sacrificasse il diritto al mantenimento garantito dall’articolo 38, comma 1 della Costituzione, e assicurato da pensione di invalidità e indennità di accompagnamento. Mentre sono a carico dei Comuni le spese di attivazione degli interventi e dei servizi sociali a favore della persona e della comunità, compete di contro allo Stato la spesa per pensioni, assegni e indennità, considerati a carico del comparto assistenziale: sarebbe quindi contraddittorio che il sistema integrato delineato dalla Legge UNA PETIZIONE POPOLARE PER FAR «PAGARE IL GIUSTO» «Assumere gli urgentissimi provvedimenti necessari per assicurare la completa copertura finanziaria delle prestazioni domiciliari, semiresidenziali e residenziali riguardanti le persone con handicap invalidanti, gli anziani malati cronici non autosufficienti, i soggetti colpiti dal morbo di Alzheimer o da altre forme di demenza senile, i pazienti psichiatrici (complessivamente oltre 1 milione di nostri concittadini)»: è questo l’obiettivo principale della petizione popolare nazionale, lanciata da numerose organizzazioni, che in sostanza intende sollecitare «il Parlamento ad assumere i provvedimenti occorrenti per mettere a disposizione delle Regioni, delle ASL e dei Comuni le risorse economiche indispensabili per l’attuazione dei LEA, i Livelli Essenziali di Assistenza Sanitaria». Un’importante iniziativa, su situazioni che rischiano di aggravarsi ulteriormente, dopo la recente presentazione della Legge-Delega per la Riforma Fiscale e Assistenziale. La presentiamo ai lettori in ogni suo aspetto: «I sottoscritti cittadini elettori chiedono ai Parlamentari sia della Camera dei Deputati, sia del Senato della Repubblica di assumere gli urgentissimi provvedimenti necessari per assicurare la completa copertura finanziaria delle prestazioni domiciliari, semiresidenziali e residenziali riguardanti le persone con handicap invalidanti, gli anziani malati cronici non autosufficienti, i soggetti colpiti dal morbo di Alzheimer o da altre forme di demenza senile, i pazienti psichiatrici (complessivamente oltre 1 milione di nostri concittadini)». Incomincia così la petizione nazionale lan- ciata da numerose organizzazioni e aperta fino al 31 dicembre 2012, che ha come prima ispiratrice (e coordinatrice della Segreteria) la Fondazione Promozione Sociale di Torino. Si tratta di un’iniziativa quanto mai importante, che presentiamo ai Lettori con il seguente contributo di Francesco Santanera della Fondazione Promozione Sociale, oltreché pubblicando, in calce sia il testo integrale della petizione che gli Appunti per la raccolta delle firme e delle adesioni. Questa Petizione ha lo scopo di sollecitare il Parlamento ad assumere i provvedimenti occorrenti per mettere a disposizione delle Regioni, delle ASL e dei Comuni le risorse economiche indispensabili per l’attuazione dei LEA, i Livelli Essenziali di Assistenza Sanitaria. In base a detti LEA, oltre un milione di nostri concittadini (anziani colpiti da patologie croniche e da non autosufficienza; persone affette dal morbo di Alzheimer o da altre forme di demenza senile; malati psichiatrici gravi; soggetti con handicap intellettivo gravemente invalidante e con limitata o nulla autonomia ecc.) hanno il diritto pienamente esigibile alle prestazioni socio-sanitarie semiresidenziali (centri diurni per dementi senili o per i succitati soggetti con handicap intellettivo o per i malati psichiatrici molto gravi) e residenziali (RSA Residenze Sanitarie Assistenziali o strutture analoghe o comunità alloggio per le persone con handicap). E tuttavia, in violazione alle leggi vigenti, molto spesso alle persone di cui sopra non sono fornite le prestazioni dovute obbliga11 Impegno per una vita migliore toriamente dal Servizio Sanitario Nazionale e dai Comuni singoli o associati, con il pretesto - costituzionalmente illegittimo della carenza delle risorse economiche pubbliche, la cui ripartizione dovrebbe tener conto in primo luogo delle esigenze vitali delle persone non autosufficienti (e quindi anche non in grado di autodifendersi), come può capitare a ciascuno di noi anche da un momento all’altro. Ad esempio le persone non autosufficienti abitanti nella città di Torino in lista d’attesa per le prestazioni domiciliari e residenziali sono ben 10.800. L’attuale drammatica situazione rischia fortemente di peggiorare, a seguito della presentazione alla Camera dei Deputati, avvenuta il 29 luglio scorso da parte del ministro Tremonti, del Disegno di Legge n. 4566, Delega al Governo per la riforma fiscale e assistenziale. La Petizione popolare nazionale ha altresì le seguenti finalità: - informare la cittadinanza e le organizzazioni sociali e sindacali in merito alle esigenze fondamentali di vita delle persone non autosufficienti e ai diritti sanciti dai LEA; - sollecitare le Regioni affinché definiscano le modalità di accesso e i criteri gestionali degli interventi domiciliari, in modo che anche queste prestazioni siano pienamente esigibili come lo sono già, in base alle norme nazionali, quelle residenziali e semiresidenziali; - diffondere le iniziative intraprese dai gruppi di base che hanno consentito a numerose persone con grave handicap intellettivo di frequentare centri diurni o di essere accolti presso strutture residenziali, nonostante gli iniziali rifiuti delle istituzioni tenute a provvedere; - segnalare le concrete possibilità di opporsi con successo alle dimissioni di anziani cronici non autosufficienti, di dementi senili e di malati psichiatrici gravi da ospedali e da case di cura private convenzionate; - fornire alle organizzazioni e alle persone interessate gli elementi necessari per contrastare gli arretramenti che potrebbero essere introdotti dal citato disegno di Legge-Delega al Governo per la riforma dell’assistenza. Francesco Santanera per il Comitato Promotore della petizione nazionale Il testo della petizione I sottoscritti cittadini elettori chiedono ai Parlamentari sia della Camera dei Deputati, sia del Senato della Repubblica di assumere gli urgentissimi provvedimenti necessari per assicurare la completa copertura finanziaria delle prestazioni domiciliari, semiresidenziali e residenziali riguardanti le persone con handicap invalidanti, gli anziani malati cronici non autosufficienti, i soggetti colpiti dal morbo di Alzheimer o da altre forme di demenza senile, i pazienti psichiatrici (complessivamente oltre 1 milione di nostri concittadini) ai quali il Parlamento, con l’approvazione dell’articolo 54 della legge 289/2002, ha riconosciuto i diritti pienamente esigibili sanciti dal decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 29 novembre 2001 concernente i Lea, Livelli essenziali di assistenza. Poiché le prestazioni sono di natura sanitaria e socio-sanitaria la completa copertura finanziaria riguarda non solo il Fondo sanitario nazionale (essendo a carico della sanità una quota dal 50 al 70% degli oneri), ma anche il Fondo sociale unico a favore dei Comuni (che devono integrare le quote non versate dagli utenti) che dovrebbe comprendere il fondo per le non autosufficienze (finanziato solamente nel 2009 e nel 2010 con 400 milioni di euro per ciascun anno e non per il 2011), nonché i finanziamenti statali destinati agli stessi Comuni per le altre prestazioni di loro competenza. In merito alle persone colpite da patologie croniche invalidanti e da non autosufficienza si fa presente che il Parlamento, contemporaneamente al riconoscimento del diritto dei pensionati del settore pubblico e privato alle cure sanitarie, comprese quelle ospedaliere, gratuite e senza limiti di durata anche nei casi di cronicità e di non autosufficienza, ha aumentato i contributi previdenziali a carico dei lavoratori e dei datori di lavoro, aumento che non è mai stato revocato o ridotto. Si ricorda altresì, come risulta dal documento “Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali” predisposto dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ufficio del Ministro per la solidarietà sociale, e diffuso nell’ottobre 2000, che «nel corso del 1999, 2 milioni di famiglie sono scese sotto la soglia della povertà a fronte del carico di spese sostenute per la “cura” di un componente affetto da una malattia cronica». 12 Anno XIV - N. 3 luglio/dicembre 2011 Questa allarmante situazione si è ridotta a seguito dell’entrata in vigore dei decreti legislativi 109/1998 e 130/2000 in base ai quali i soggetti con handicap permanente grave o ultrasessantacinquenni non autosufficienti devono contribuire alle spese sostenute per la loro cura e assistenza esclusivamente in base alle loro risorse economiche (redditi e beni) senza alcun onere per i loro congiunti. Ciononostante, secondo le ricerche del Ceis Sanità, Università di Tor Vergata di Roma: a) Rapporto 2006: «Risulta che 295.572 famiglie (pari a circa l’1,3% della popolazione) sono scese al di sotto della soglia di povertà a causa delle spese sanitarie sostenute»; b) Rapporto 2008: «Nel 2006 risultano impoverite 349.180 famiglie (pari a circa l’1,5% del totale); se si utilizzano le soglie epurate della componente sanitaria il numero di nuclei impoveriti risulta pari a 299.923 (circa l’1,3% del totale)»; c) Rapporto 2009: «L’analisi per tipologia familiare evidenzia ancora una volta il ruolo rilevante della presenza di anziani o figli a carico nel determinare le difficoltà della famiglia di far fronte a spese sanitarie. In particolare si sottolinea come [...] la presenza di anziani faccia salire notevolmente la probabilità (e quindi l’incidenza) di impoverirsi o di andare incontro a spese catastrofiche». Ciò premesso, tenuto conto delle norme costituzionali (articolo 2: «È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese»), i cittadini firmatari della presente Petizione popolare confidano nell’accoglimento della richiesta riguardante la completa copertura finanziaria delle prestazioni riconosciute dal Parlamento come diritti pienamente esigibili». APPUNTI PER LA RACCOLTA DELLE FIRME E DELLE ADESIONI Raccolta firme La Petizione può essere sottoscritta da qualsiasi cittadino elettore. È necessario scrivere in stampatello i dati relativi al cognome, al nome e all’indirizzo. Le firme devono essere leggibili. Non occorre alcuna autenticazione delle firme. Adesioni È assai importante ottenere l’adesione di Enti Pubblici (Comuni, Consorzi di Comuni, Comunità montane, Province ecc.) e privati, nonché di associazioni di volontariato, di tutela dei soggetti deboli o di altri aderenti, di studio, di formazione e di qualsiasi altra organizzazione sociale. Termine della petizione Data la necessità di fornire informazioni alle persone in gravi difficoltà e di mantenere viva l’attenzione verso l’adeguatezza dei finanziamenti statali occorrenti per la corretta attuazione dei LEA, la scadenza è stabilita per il 31 dicembre 2012. Nota importante È opportuno che siano utilizzati solo i fogli interi formato A3 (4 pagine) contenenti il testo della petizione, la nota giuridica, gli appunti per la raccolta delle firme e delle adesioni nonché lo spazio delle firme. Informazioni La segreteria è affidata alla Fondazione Promozione Sociale ONLUS, Via Artisti, 36, 10124 Torino, tel. 011 8124469, fax 011 8122595, e-mail e sito: [email protected], www.fondazionepromozionesociale.it, che provvede all’invio gratuito dei fascicoli per la raccolta delle firme. Le adesioni e i fascicoli (compresi quelli senza tutte le firme) devono essere trasmessi alla segreteria della Fondazione Promozione Sociale ONLUS che provvederà a consegnarli al Parlamento mano a mano che perverranno. 13 Impegno per una vita migliore L’iniziativa nasce dalla Fondazione T.I.A.M.O. (Tutti Insieme Associazione Malattie Orfane), presieduta da Giorgio Fazzini e sorta dalla collaborazione tra l’Associazione “L’albero delle bimbe” (Centro Rett Toscana), l’Associazione Italiana SuXfragile Toscana “e il Comune di Viareggio, principalmente proprio allo scopo di realizzare il Centro di cui si sta per avviare l’edificazione. «Nel nostro Paese - si legge nel sito della Fondazione - esiste una sensibilità per le problematiche delle persone svantaggiate, ma le soluzioni ricercate sono spesso ripetitive ed assolutamente aspecifiche. La prima cosa che viene in mente è che c’è bisogno di più laboratori dove esercitare le persone alla manualità, oppure di centri di formazione per l’avvio di soggetti disabili al lavoro, magari un lavoro protetto, ma sempre lavoro. Proposte generiche come queste, per le ragazze con sindrome di Rett e altre malattie rare, implicano che gli spazi comuni non siano concepiti per persone portatrici di handicap generici. La principale difficoltà, dunque, sarà quella di trovare risposte che siano specifiche per quell’handicap, ma eventualmente adattabili a tutte le persone». Sta per nascere a Viareggio un centro specializzato in «malattie orfane» Si tratta del Centro T.I.A.M.O. (Tutti Insieme Associazione Malattie Orfane), iniziativa dell’omonima Fondazione, finalizzata a realizzare una struttura specializzata appunto in “malattie orfane”, con spazi e ambienti idonei all’accoglienza e alla presa in carico di persone con sindrome di Rett, sindrome X-fragile e altre malattie rare, oltreché delle loro famiglie. La posa della prima pietra è prevista per il 5 novembre 2011. È prevista per sabato 5 novembre a Viareggio (Località Bicchio, Via della Bozzana Est, ore 15.30), la posa della prima pietra per la realizzazione del Centro T.I.A.M.O., struttura presso la quale dovrà sorgere un centro specializzato in “malattie orfane”, con spazi e ambienti idonei all’accoglienza e alla presa in carico di persone con sindrome di Rett, sindrome X-fragile e altre malattie rare, oltreché delle loro famiglie. LA CORTE DEI CONTI BOCCIA LA RIFORMA DELL’ASSISTENZA dei Conti e mirata essenzialmente alla delega assistenziale è scritto, «questa è certamente una sonora stroncatura. Secondo la Corte, infatti, più che una riforma, quella proposta è un obiettivo di risparmio e di taglio dagli esiti incerti e dagli effetti imponderabili». «Nella spesa sociale - prosegue il comunicato della Federazione - ci sarebbe ben poco da risparmiare, essendo l’ammontare complessivo attestato sui 30 miliardi, 40 se si considerano anche alcune prestazioni previdenziali come la reversibilità. Poco praticabile sarebbe poi anche l’applicazione di limiti reddituali e patrimoniali per la concessione dell’indennità di accompagnamento e delle pensioni di invalidità». Su queste ultime prestazioni monetarie (indennità di accompagnamento e pensioni di invalidità, appunto), la Corte dei Conti annota testualmente come esse facciano parte di «una politica “nascosta” di contrasto alla povertà, compensativa di un’offerta di servizi non sempre adeguata e uni- «Il mancato rifinanziamento del fondo per le autosufficienze, la riduzione degli stanziamenti per il fondo politiche sociali e per la politica abitativa hanno già sensibilmente inciso sul quadro degli interventi in ambito locale»: a dirlo, questa volta, non è la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), che lo fa da parecchio tempo, ma la Corte dei Conti, ovvero il massimo organo di giurisdizione contabile che, nello stroncare sonoramente il recente Disegno di Legge Delega di Riforma Fiscale e Assistenziale presentato dal Governo, sottolinea anche come sia assai «poco praticabile l’applicazione di limiti reddituali e patrimoniali per la concessione dell’indennità di accompagnamento e delle pensioni di invalidità» Le associazioni esprimono soddisfazione nel leggere motivazioni che da anni vengono sostenute, espresse questa volta dal massimo organo di giurisdizione contabile. In una nota della FISH, prodotta subito dopo la diffusione del Parere della Corte 14 Anno XIV - N. 3 luglio/dicembre 2011 formemente distribuita sul territorio. C’è inoltre un chiaro invito alla prudenza, nel momento in cui viene sottolineata la necessità di valutare con attenzione il rischio che il risparmio ottenuto si ripresenti come esigenza di servizi adeguati a una prevedibile impennata del fenomeno della non-autosufficienza. Dopo ulteriori critiche si giunge infine alla questione dei Livelli Essenziali di Assistenza. Il fatto cioè che essi non siano ancora stati definiti, rischia, secondo la Corte dei Conti, di portare a un’ulteriore compres- sione delle politiche a sostegno dei non autosufficienti. Particolarmente significativa, in tal senso, è l’analisi che viene proposta in riferimento alla storia più recente. La Corte rammenta infatti come gli interventi di assistenza abbiano subito, negli ultimi anni, rilevanti tagli e dichiara che «il mancato rifinanziamento del fondo per le autosufficienze, la riduzione degli stanziamenti per il fondo politiche sociali e per la politica abitativa hanno già sensibilmente inciso sul quadro degli interventi in ambito locale». MA CHI PAGA PER QUESTA VERGOGNA? di Franco BOMPREZZI* Ebbene, ora che il “re è nudo” e che è stata disvelata la verità sul fatto che nonostante il dispiegamento di mezzi, l’assunzione straordinaria di medici dedicati a fare i segugi, nonostante le migliaia e migliaia di raccomandate minacciose e ultimative arrivate nelle case di persone già in difficoltà, le “false invalidità” - che sarebbe meglio chiamare “non conformità” - sono addirittura diminuite, ci sarà qualcuno che renderà conto in Parlamento dei tantissimi soldi spesi, assai maggiori del magro “bottino di guerra” e spesso sulla pelle dei veri invalidi? No, scusate. Ora lo voglio sapere. Ora ci devono dire quanto ci è costata in questi anni la grancassa mediatica della campagna contro i “falsi invalidi”. Ora che il re è nudo. Ora che il ministro Sacconi in persona, forse senza rendersene conto del tutto, stava affossando la retorica dell’INPS, del ministro Tremonti, e del capogruppo della Lega Reguzzoni, rispondendo - dati alla mano - a un’Interrogazione geniale del suddetto esponente del Carroccio Reguzzoni, infatti, voleva sapere dal Ministro quanti “lestofanti”, “truffatori” - ovviamente soprattutto meridionali - erano stati scovati grazie ai controlli occhiuti dell’INPS. Il “Genio” era infatti sicuro: una pensione di invalidità su quattro in Italia è una truffa, viene percepita da falsi ciechi, da paraplegici che camminano, da sordi che ci sentono perfettamente. Ma ora finalmente, grazie all’asse Tremonti-ReguzzoniMastrapasqua, non ce n’è per nessuno! Già, peccato che non sia vero. Peccato che a questa panzana colossale abbiano ab- boccato le grandi firme del giornalismo economico e i settimanali di regime. Peccato che anche l’opinione pubblica, quella che ormai si chiama “la gente”, ci abbia creduto e ci creda ancora, “ciecamente”. Non è vero nulla, e lo dice proprio il ministro Sacconi: «All’interno del piano di verifiche straordinarie a livello nazionale nel 2009 è stato revocato l’11,69% delle prestazioni, ovvero c’è stato il riscontro di 21.282 non conformità su circa 200.000 controlli effettuati. Nel 2010 la percentuale di non conformità, su circa 100.000 controlli, è stata del 10,2%, con 9.801 revoche totali». Ma vi rendete conto? Dal 2009 al 2010 le “non conformità” (che non significa “false invalidità”, ma solo un diverso giudizio su accertamenti e certificazioni già legalmente attribuite nel passato), sono perfino diminuite, nonostante il dispiegamento di mezzi, l’assunzione straordinaria di medici dedicati a fare i segugi, nonostante le migliaia e migliaia di lettere raccomandate minacciose e ultimative arrivate nelle case di persone già in difficoltà. 9.801 revoche totali nel 2010, ossia nell’anno in cui i controlli decisi e programmati dall’Inps fino al 2012 e pagati da tutti noi, Cittadini italiani con o senza disabilità, sono 800.000. Una vergogna inaccettabile in un Paese normale, civile, democratico, viene salutata dal Ministro e dall’ineffabile capogruppo bossiano della Lega come un segnale di moralizzazione, citando perfino con tracotanza che sono diminuite fortemente le richieste di certificazione di invalidità. Senza neppure domandarsi perché. Senza nep15 Impegno per una vita migliore del magro “bottino di guerra”, spesso sulla pelle di invalidi veri, tanto che nel contenzioso che segue ai provvedimenti di revoca, in oltre il 60% dei casi il cittadino vince il ricorso (intasando la giustizia e aggravando l’onere per lo Stato). Quanto ci è costato? E soprattutto: chi paga per questa vergogna nazionale? pure investigare sui ritardi della “gioiosa macchina da guerra tecnologica e informatica” che avrebbe dovuto miracolosamente incrociare dati, competenze, moduli, documentazione, fra ASL, INPS e Cittadini. Nulla di tutto ciò si è verificato, come sanno bene tutti coloro che si sono accostati in questi mesi al servizio. Ma la retorica e l’informazione pilotata e falsa hanno avuto ragione su tutto e tutti. Almeno fino ad ora. Perché adesso vorrei che qualcuno in Parlamento, svegliandosi dal torpore, chiedesse conto dello scempio che è stato fatto. Chiedesse conto dei soldi che sono stati spesi, assai maggiori *Direttore responsabile di Superando.it. Il presente articolo riprende, con alcuni adattamenti, un testo apparso anche in «FrancaMente», il blog senza barriere di Vita.blog, con il titolo Quanto ci è costato?. DA EURORDIS LA GENETICA FINALMENTE RICONOSCIUTA COME SPECIALIZZAZIONE MEDICA IN EUROPA Per molti cittadini europei, avere un dipartimento di Genetica nel proprio ospedale pubblico è la norma. I genetisti in questo dipartimento effettuano test, li interpretano e fanno diagnosi, oltre a fornire consulenza ai pazienti e alle loro famiglie. Ma in Paesi come Spagna, Grecia e Belgio, la Genetica non era ancora una specialità medica fino a che non è stata riconosciuta tale dalla Commissione europea il 3 marzo 2011. Milan Macek, Presidente della Società Europea di Genetica Umana, una delle principali parti interessate in questo processo, è molto soddisfatto e fiero dell’adozione di questo Regolamento, che arriva dopo anni di attivismo e che è sempre stato una priorità assoluta nella sua agenda. Nei Paesi europei nei quali questa specializzazione medica non era riconosciuta, i test genetici venivano svolti da diversi dipartimenti medici. In Spagna, ad esempio, i laboratori standard, si occupavano dei test genetici ma al paziente non era offerto alcun tipo di consulenza genetica. “La mancanza di conoscenza delle malattie genetiche porta a test inutili e a un consiglio genetico scorretto”, afferma Rosa Sanchez, già Presidente della Federazione nazionale spagnola FEDER e ora Vice-Presidente di EURORDIS. Il Regolamento afferma che la Genetica Medica è una specializzazione che si è af- fermata in risposta al rapido sviluppo delle conoscenze nel settore della genetica e all’importanza acquisita da questa disciplina in numerose aree specialistiche, come l’oncologia, la medicina prenatale, la pediatria e le malattie croniche. “Le malattie genetiche hanno un’implicazione globale, quando a un paziente viene diagnosticata una malattia genetica, i genetisti sono tenuti a spiegarne l‘origine, a discutere delle implicazioni della malattia sulla famiglia in senso più ampio, sul presente e sul futuro del paziente e a programmare un supporto medico completo e multidisciplinare”, spiega Ségolène Aymé, direttore di Orphanet e lei stessa genetista, da anni impegnata nel riconoscimento della Genetica come specializzazione medica e membro della Società Europea di Genetica Medica (ESHG). “La Genetica Medica ricopre un ruolo crescente nello screening e nella prevenzione di numerose patologie.” Questo nuovo Regolamento è importantissimo anche per la formazione dei professionisti e l’organizzazione dei relativi servizi e stabilisce che per garantire “una specializzazione medica di livello sufficientemente elevato, il periodo minimo di formazione richiesto al fine del riconoscimento automatico della specializzazione in Genetica Medica è di 4 anni”. Dire che la Genetica Medica è fondamentale per le malattie rare è un eufemismo. 16 Anno XIV - N. 3 luglio/dicembre 2011 sto non è vero. La Genetica è un campo differente e specifico. Ho sempre ribadito, durante i miei interventi per promuovere questo Regolamento, che non è etico negare la formazione ai genetisti”, conclude Ségolène Aymé. Milan Macek afferma che c’è ancora molto da fare. “Ci sono sfide importanti di fronte a noi, nel senso che dobbiamo raggiungere lo stesso anche per la specializzazione di genetica di laboratorio e per i genetic nurses/counsellors ovvero personale paramedico specializzato in genetica. L’ESHG ci tiene a sottolineare che queste specializzazioni sono importanti tanto quanto la Genetica Clinica/Medica e che esse costituiscono parte integrante dell’offerta completa di servizi genetici”. Questo articolo è stato pubblicato per la prima volta nell’edizione di Giugno 2011 della newsletter di EURORDIS Autore: Nathacha Appanah Traduttrice: Roberta Ruotolo Senza questa disciplina, molte malattie resterebbero senza una diagnosi. La conoscenza che i genetisti hanno delle malattie rare aiuta l’intera comunità medica e scientifica. “Quando il Progetto Genoma Umano è cominciato, i genetisti sono stati i primi a farsi avanti con i loro studi, i loro casi e dati, avendo a che fare con la rarità, con le malattie rare e queste malattie rare ci hanno aiutato a comprendere il nostro DNA” afferma Ségolène Aymé. La Genetica e i genetisti hanno modificato il modo di lavorare della ricerca e della medicina, hanno elaborato i primi database, sono stati dei pionieri nel rendere accessibile la propria letteratura, il loro approccio olistico e la loro volontà di condividere i dati sono molto apprezzati. Nei Paesi nei quali la Genetica non è stata riconosciuta precedentemente come specializzazione medica, molti medici e specialisti, credevano di poter offrire consulenza genetica nel proprio campo. “Que- L’UNIONE EUROPEA RATIFICA LA CONVENZIONE ONU tempo? “Non credo sia corretto dire che la ratifica della Convezione da parte dell’Unione abbia preso molto tempo-ha dichiarato al nostro giornale VIVIANE REDING, vicepresidente della Commissione europea e commissario per la giustizia, i diritti fondamentali e la cittadinanza-se si considera che è stato un processo legislativo che ha richiesto una proposta della Commissione, la consultazione con il Parlamento europeo e discussioni in Consiglio con i governi nazionali. Non dimentichiamo, inoltre, che era la prima volta che l’UE si apprestava a ratificare un trattato internazionale sui diritti umani, e il procedimento dunque era completamente nuovo. A rendere maggiormente articolato il cammino verso la ratifica, le competenze congiunte dell’Unione e dei suoi Stati membri in molteplici settori toccati dalla Convenzione e, di conseguenza, la necessità di fissare un modus OPERANDI”. Il 22 gennaio è entrata in vigore, a livello di Unione europea, la Convezione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilita. Con formale ratifica, infatti, concretizzata il 23 dicembre scorso, l’Unione nel suo insieme è diventata, per la prima volta, parte contraente (la 97 esima) di un trattato sui diritti umani che vuole garantire alle persone disabili il godimento delle loro prerogative ai pari di qualunque altro Cittadino. Stabilendo norme minime per tutelare e salvaguardare una lunga serie di diritti civili, politici, sociali ed economici, la Convenzione (firmata da tutti i 27 Stati membri ma per ora ratificata solo da sedici di essi) rispecchia il più ampio impegno dell’Unione a costruire, entro il 2010, un’Europa senza barriere, come fissato nella strategia della Commissione europea sulla disabilita. TEMPI LUNGHI? Viene da chiedersi: ma dal 30 marzo 2007, data della firma dell’UE, fino al 23 dicembre 2010, fatidico giorno della ratifica, sono trascorsi quasi quattro anni. Perché tanto ITER PARTICOLARE La vicepresidente REDING spiega che, “dopo la firma, la Commissione ha iniziato 17 Impegno per una vita migliore VARDAKASTANIS, presidente del Forum, ha sottolineato che “l’Unione europea non solo ha appena toccato una grande tappa della sua storia, ma invia anche un segnale positivo agli Stati membri che non hanno ancora ratificato la Convenzione”. Ben undici dei 27! a lavorare su di una proposta di decisione necessaria a ratificare la Convenzione, adottata nel 2008. Il documento è stato poi discusso in Consiglio e approvato nel 2009, prevedendo però la necessità di definire un Codice di condotta che fissasse le modalità di cooperazione tra Stati membri, Consiglio e Commissione, data la ripartizione di competenze tra livello UE e contesto nazionale nelle diverse aree politiche interessate dal trattato, di cui facevo cenno. Il Codice è stato approvato il 2 dicembre 2010, e immediatamente dopo l’Unione ha depositato gli strumenti di ratifica presso le Nazioni Unite”. Il resto è storia nota. A procedura di ratifica ormai conclusa, l’UE è la prima organizzazione internazionale a esser diventata a tutti gli effetti parte della Convenzione (come lo sono sedici dei suoi Stati membri). COORDINARE LE AZIONI Il trattato chiede inoltre a ogni Stato che vi ha aderito di stabilire un “punto focale” per coordinarne l’applicazione. A livello europeo, il movimento della disabilita vorrebbe la designazione dell’Ufficio del Segretario generale della Commissione europea, allo scopo di garantire che la disabilita sia integrata in tutti i settori della vita sociale. E all’attuale Presidenza ungherese dell’UE richiede di lavorare con vigore all’attuazione della Convenzione già nei primi mesi dell’anno 2011, con il pieno coinvolgimento delle organizzazioni delle persone disabili. Tutte le istituzioni UE dovranno ormai applicare i valori della Convenzione in ognuna delle politiche di propria competenza che garantiscano l’integrazione della disabilita. Dal trasporto all’occupazione, dalle tecnologie dell’informazione e della comunicazione alla cooperazione allo sviluppo. Secondo la Strategia sulla disabilita Europea 2020-ha illustrato VIVIANE REDING, che ha evocato anche la possibilità di ratificare il Protocollo facoltativo della Convenzione ONU-VERRA sviluppata la nuova normativa volta ad applicare la Convenzione attraverso l’accesso ai beni e ai servizi (la vicepresidente ha citato l’Atto europeo sull’accessibilità, che conta di proporre per il 2012), l’accessibilità per tutti (con la Carta della mobilità, esempio concreto che permette di migliorare la mobilità delle persone disabili), l’occupazione (ha presentato l’idea di una Carta della disabilita da far firmare tra datori di lavoro e lavoratori). La Commissione produrrà dati statistici comparativi sulla disabilita in Europea, esaminando in certi aspetti la vita delle persone disabili e non, farà il possibile per rendere totalmente accessibili le prossime elezioni europee, rafforzerà il Gruppo di alto livello sulla disabilita. “La ratifica della Convenzio- IMPEGNI Ciò comporta un impegno ulteriore a che tutta la sua legislazione, le sue politiche e i suoi programmi rispettino il disposto del trattato, nei limiti delle sue competenze. Dal loro canto, a livello nazionale i Paesi devono favorire l’accesso all’istruzione, all’occupazione, ai trasporti, alle infrastrutture e agli edifici aperti al pubblico, garantire il diritto di voto; migliorare la partecipazione alla vita politica e assicurare la piena capacità giuridica di tutte le persone disabili. Inoltre dovranno informare periodicamente il Comitato delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilita in merito alle misure adottate per attuarla. L’organismo, composto da esperti indipendenti, segnalerà ogni eventuale carenza e formulerà raccomandazioni. LE ASSOCIAZIONI Il Forum europeo delle persone con disabilita (EDF) ha manifestato la sua soddisfazione per questo passo, che rappresenta un notevole progresso e contribuirà a migliorare la vita di ben 80 milioni di persone disabili in Europa. Si tratta di un cambiamento politico rilevante con la collocazione della disabilita in una posizione prioritaria nell’agenda dei diritti umani. YANNIS 18 Anno XIV - N. 3 luglio/dicembre 2011 trattato. In questa occasione, invito tutti gli Stati membri che non l’hanno ancora ratificato a farlo con tempestività. E’ nostra responsabilità collettiva garantire che le persone con disabilita non debbano affrontare ulteriori ostacoli nella vita di tutti i giorni”. ne ONU è una buona notizia per questo nuovo anno e una pietra miliare nella storia dei diritti dell’uomo-ha concluso VIVIANE REDING – La strategia UE sulla disabilita, da attuarsi nel prossimo decennio, consiste di misure concrete, con una tempistica concreta, che tradurranno in pratica il DA SANITÀ NEWS SILENZIANDO L’ESPRESSIONE DI UN GENE E’ POSSIBILE DIMAGRIRE calorie e quindi a dimagrire. I ricercatori hanno studiato le proprietà del grasso bianco e bruno in relazione a una proteina, il neuropeptide Y (NPY), un potente stimolatore dell’appetito che ha uno spiccato effetto anti-anoressizzante. NPY agisce nell’ipotalamo, la regione del cervello che regola la sete, la fame, la temperatura corporea e la pressione sanguigna. Utilizzando due gruppi di ratti, Bi e colleghi hanno osservato il ruolo di NPY nell’ipotalamo e hanno scoperto che il silenziamento dell’espressione di NPY incoraggia la produzione di cellule di grasso bruno, aumenta la spesa energetica e la generazione di calore, migliora la stabilità di glucosio e di insulina. Dopo cinque settimane dieta regolare, il gruppo di topi in cui era stato silenziato il gene pesava meno del gruppo di controllo. Esistono due tipi di tessuto adiposo: il grasso bianco, costituito da cellule adipose uniloculari, che ha la funzione di immagazzinare le calorie in eccesso provenienti dal cibo, e il grasso bruno, costituito da cellule adipose multiloculari e ricco di mitocondri, che ha un importante ruolo nella produzione di calore per il mantenimento della temperatura corporea e che aiuta a bruciare calorie. Alla nascita siamo dotati abbondantemente di cellule di grasso bruno, ma con l’età si riduce e accumuliamo più grasso e bianco, per lo più intorno alla vita e sui fianchi.Secondo il prof. Bi Sheng, della Johns Hopkins University School of Medicine di Baltimora, Maryland, modificando l’espressione di un gene che influenza il peso corporeo e incide nell’equilibrio tra grasso bruno (brucia le calorie) e grasso bianco (conserva le calorie), è possibile aiutare il corpo a bruciare più facilmente le LA CONSULTA PER LE MALATTIE RARE INVITA A POTENZIARE GLI SCREENING NEONATALI ‘’E’ necessario che una società evoluta si ponga l’obiettivo di offrire lo screening neonatale per tutte quelle malattie rare che hanno o avranno una cura. Diagnosticare per sapere e sapere per curare significa evitare un terribile calvario alle famiglie, costi enormi per il sistema ma soprattutto una vita normale per il bambino e per l’adulto che diventera’’’. E’ quanto ha dichiara- to il Presidente della Consulta Nazionale delle Malattie Rare, Flavio Bertoglio, in occasione del dibattito su ‘’Screening neonatale: il diritto alla salute in una società evoluta’’ appena tenutosi a Cernobbio nell’ambito della Seconda Conferenza Nazionale sulla Ricerca Sanitaria. ‘’La mancanza di screening - ha sottolineato - ha conseguenze gravissime fino alla degenerazione 19 Impegno per una vita migliore dei sintomi in una forma di disabilità grave, spesso gravissima che implica un ricorso intensivo al Sistema Sanitario e Socio Assistenziale con costi per pensioni di invalidità e accompagnamento, ausili e altro’’. ‘’Attualmente - ha ricordato Bertoglio - in Italia lo screening neonatale è regolamentato per legge solamente per 4 malattie (la fenilchetonuria, l’ipotiroidismo congenito, la fibrosi cistica, la galattosemia) su decine che non solo potrebbero essere diagnosticate, ma per le quali basterebbe una dieta appropriata per curarle. Eppure, l’al- largamento dello screening oltre a quelle quattro malattie rimane a discrezione della regione o su iniziativa di alcuni ospedali che stanno attuando progetti pilota. Ogni regione si comporta diversamente e sono pochissime quelle che hanno avviato programmi seri di allargamento. E la cronaca è ricca di esempi di bambini che, nati nella regione “sbagliata”, non hanno avuto la possibilità di accedere ad uno screening alla nascita, hanno ottenuto una diagnosi tardivamente e la degenerazione della malattia ha prodotto danni irreversibili’’. PASSI IN AVANTI VERSO UNA TERAPIA PER LA SINDROME DI ANGELMAN La Sindrome di Angelman è una malattia genetica dovuta a una delezione o mutazione del gene UBE3A che colpisce circa un bambino ogni 13-15mila nati. I pazienti presentano problemi a livello motorio, ritardi cognitivi e epilessia. Quindici anni fa è stato scoperto il gene responsabile della sindrome, il gene UBE3A. I team di ricerca di Ben Philpot e Ype Elgersma hanno scoperto come attivare tale gene nei topi, segnando un passo decisivo che potrebbe condurre in pochi anni ad una terapia. I risultati sono stati presentati venerdì 7 ottobre scorso a Trevi nell’ambito del 16° Congresso Nazionale dell’Orsa, Organizzazione Sindrome di Angelman. Le ricerche in atto sono due: l’olandese Elgersma sta cercando di dimostrare la reversibilità della malattia nelle varie fasi di età riattivando il gene UBE3A; l’americano Philpot sta testando quale farmaco può risultare idoneo per riattivare e produrre l’UBE3A.La ricerca condotta da Philpot ha mostrato che è possibile utilizzare un farmaco per accendere il gene UBE3A paterno per lungo periodo e che quindi dovrebbero bastare bassi quantita- tivi di farmaco per curare la malattia. «È una scoperta entusiasmante – ha affermato il dottor Ben Philpot del Department of Cell and Molecular Physiology UNC School of Medicine Usa -. È la prima volta che si è riusciti ad accendere il gene UBE3A con un farmaco». «Nei bambini Angelman – ha spiegato Philpot - il gene UBE3A materno è andato perso. Grazie a questo farmaco di risveglio è possibile accendere quello paterno e far venire meno i deficit legati alla malattia: i problemi motori, l’atassia, i ritardi cognitivi e l’epilessia». «Cerchiamo la terapia per migliorare i deficit della sindrome - ha detto Philpot - non sappiamo ancora se il farmaco può avere effetti negativi. Va testato nei topi poi se i risultati si riveleranno promettenti potrà essere sperimentato sulle persone».La scoperta di Philpot e Elgersma potrebbe riservare ulteriori applicazioni in campo genetico: il farmaco in teoria potrebbe rivelarsi utile anche per alcune tipologie di autismo (dal momento che anche l’autismo trova le sue cause nel gene UBE3A) ma si tratta di un’ipotesi da verificare. www.sindromediangelman.org 20 Anno XIV - N. 3 luglio/dicembre 2011 TRATTO DA REPUBBLICA SALUTE del 25 ottobre 2011 VIVERLA TUTTA / LE STORIE MALATTIE RARE, LA PRIMA DIFFICOLTÀ TROVARE UN MEDICO CHE LE RICONOSCA. Le testimonianze di malati che soffrono di patologie “poco” diffuse come la Sla, magari difficili da diagnosticare e spesso escluse dalle prestazioni del servizio sanitario nazionale; si aggiungono alle migliaia di racconti inviati a Repubblica.it per la prima ricerca di medicina narrativa sul web di MAURIZIO PAGANELLI Racconta la tua esperienza - Le storie dei pazienti - Malattie rare, oncologiche, cardiovascolari - I progressi della ricerca. La medicina narrativa ROMA - Alcuni le hanno “scoperte” da sé, facendo ricerche su internet. Altri hanno faticato anni prima di trovare il medico in grado di riconoscerle. Sono le persone affette dalle malattie rare, un altro spaccato di vite e drammi raccontati a Repubblica.it per l’iniziativa “Viverla tutta”, la prima ricerca di medicina narrativa sul web realizzata in collaborazione con l’Istituto superiore di Sanità. Ecco di seguito alcune delle testimonianze inviate da malati e loro familiari. La malattia che ho scoperto da sola “Per oltre 25 anni sono stata convinta di essere l’unica al mondo a soffrire di un disturbo che nessun medico era in grado di diagnosticare. I sintomi erano dolori simili a cistite, ma senza infezione. Senso di peso, fitte acute e indolenzimento costante via via più accentuato nella zona pelvica lato destro. Stimolo forte, ma difficoltà alla minzione, come da impedimento meccanico o contrattura. Il dolore, sempre sul lato destro, spesso coinvolge la gamba, lungo plesso nervoso, anche fino al piede. Nel quadro si inseriscono anche frequenti episodi di vera cistite. Ho fatto ecografie, cistoscopie, urografia, uretrocistografia, Rx colonna, Tac, Rm, Pes, mielografia; ho subito una sovradistensione idraulica dell’uretra e una pelviscopia, entrambe in anestesia generale. Ad alcuni di questi esami sono stata sottoposta durante un ricovero ospedaliero di 20 giorni. I risultati erano negativi o comunque non in grado di mettere a fuoco la patologia. “Sono stata visitata da ginecologi, urologi, neurologi, ortopedici, che mi hanno prescritto infinite cure; nessuno ha capito il problema, qualcuno mi ha trattato come un’ipocondriaca. Non avendo alcun giovamento da queste cure mi sono rivolta a trattamenti alternativi: agopuntura, riflessologia plantare, shatzu, osteopatia, sedute metodo Mézière e Tomatis. Infine sono stata per 4 anni in analisi bioenergetica. Questi trattamenti mi hanno permesso di migliorare e tenere sotto controllo il dolore e di condurre una vita apparentemente normale. Durante un recente periodo di riacutizzazione dei sintomi, navigando in rete sono capitata in un sito dedicato alla patologia del nervo pudendo, dove ho trovato numerosi riscontri, anche allarmanti. Sono poi venuta in contatto con un urologo aggiornato in materia, che mi ha indirizzato al reparto di Multimedica a Sesto S. Giovanni dove c’è chi si occupa specificamente di questa patologia (che spero venga presto inserita nella lista delle malattie rare), definita CPPS (Cronic pain pelvic syndrome) o DPC (dolore pelvico cronico), e la diagnosi è stata confermata da Emg mirata. Seguo da un anno la cura farmacologica indicatami affiancata da alcuni mesi da un trattamento di FKT specifico, e 21 Impegno per una vita migliore la situazione è molto migliorata. Soprattutto, ora so di cosa soffro, che cosa devo fare, a quali specialisti competenti in materia posso rivolgermi. Pochi, perché i medici continuano a ignorare questa patologia, e di conseguenza anche i pazienti che ne soffrono”. e della crudeltà, come rilevato dalle recenti intercettazioni di telefonate di una clinica palermitana su pazienti moribondi: ‘Non gli faccio il farmaco, sono soldi buttati’. “Sono storie di umiliazione e degrado, come quella del padre di un mio amico, che fu dimesso dall’ospedale in fin di vita e condotto, fra mille pene e difficoltà, in una casa per anziani (anche la moglie è malata e non poteva assisterlo) per morirci l’indomani mattina. Sono storie di amore ed eroismo, come quella di mio padre e mia madre, che ha resistito all’Alzheimer per dieci anni, accudita con gioia e allegria da mio padre: la sua dedizione le ha consentito di vivere per otto anni la malattia con ironia, circondata dall’amore di amiche e amici, che per lei organizzavano pranzi e feste e gite (voleva sempre andare a spasso). Sono storie di solitudine: in genere nessuno dei congiunti o degli amici accetta la malattia e il ‘vuoto a perdere’ si perde nel silenzio della sua solitudine. Addio balli e viaggi insieme, è arrivata la Sla - “Da un mese a mio marito è stata diagnosticata la Sclerosi laterale amiotrofica (Sla). Da quel momento la nostra vita insieme ha cambiato dimensione. Non faremo più un viaggio, non faremo più un ballo insieme, non andremo più al ristorante. La nostra vita di coppia si è trasformata in un rapporto malato-badante. Mi piacerebbe confrontarmi con altre donne nella mia stessa situazione”. Sla, lo Stato del tutto assente - “Mia sorella è malata di Sla con esordio bulbare da ormai 3 anni; sta lentamente entrando nella fase terminale. Devo dire che già la malattia è la peggiore che io conosca, ma a renderla ancora peggiore è l’assoluta assenza di interventi da parte dello Stato (al quale paghiamo le tasse) in favore di questi malati. La malattia è terribile, vieni mortificato giorno dopo giorno fino ad essere prigioniero del tuo corpo stesso, senza poterti muovere o parlare. Mi auguro che le istituzioni imparino ad acquisire sensibilità anche nei confronti di una piccola minoranza di malati, che peraltro sta aumentando sempre più di incidenza”. “Sono storie di ostinata resistenza al dolore, di non rassegnazione, come quella che ora mi ha condotto, caregiver non più di mia madre, che è morta nel luglio di quest’anno, ma del mio compagno affetto da Sla, in un efficientissimo ospedale di Pechino, dove tentano di ‘riparare i cervelli’, applicando tutta la scienza della medicina occidentale con dedizione e determinazione tutte orientali, in una visione olistica e complessiva del corpo umano e delle sue malattie. Qui, senza spendere molto più di quanto si paga per non essere assistiti in Italia, per ‘riparare i cervelli’ un’équipe di medici con diverse specializzazioni collaborano e curano tutti gli altri organi, nel caso del mio compagno le disfunzioni renali, l’anemia che lo stava uccidendo, il fegato, l’ossigenazione del sangue. E pazienti su sedie a rotelle riprendono lentamente a camminare e bambini con masse muscolari atrofizzate muovono di nuovo le loro gambe e ricominciano a giocare e sorridere. Qui il malato non è mai ‘vuoto a perdere’ e a ogni suo sintomo e problema si dedica cura, attenzione, gentilezza, quella gentilezza che nel nostro mondo è ormai scomparsa, e si cerca lenimento. E qui ho scoperto che la malattia è un lungo cammino di ardimento e speranza”. Sla, la cura olistica a Pechino - “Tanti malati sono considerati dalla nostra sanità ‘vuoti a perdere’, senza speranza di guarigione, affetti da malattie rare, oggi sempre meno rare, ma sempre più incurabili, malattie di cui si sconosce insorgenza e terapia. Sono i malati che in Italia nessun ospedale assiste, palleggiati fra day hospital, day service, ricoveri temporanei in residenze sanitarie assistite, nel caso migliore curati in casa (se si hanno i mezzi economici). Sono pazienti tormentati con analisi sofisticate che non hanno altro scopo che accertare il livello di progressione del male e l’irreversibilità della patologia, facendo intascare soldi a palate non si sa esattamente a chi. Sono pazienti su cui si fanno grandi profitti, fino ai limiti dell’abominio 22 Anno XIV - N. 3 luglio/dicembre 2011 Morbo di Addison, la vita a 22 anni “Ho saputo di essere affetta dal Morbo di Addison quasi per caso e per fortuna prima di stare ‘realmente’ male grazie alla dottoressa che tutt’oggi mi segue e che considero il mio Angelo Custode in terra. All’inizio è stata veramente dura, sia per me che per la mia famiglia: io cercavo di non far preoccupare loro e loro cercavano di rendere il tutto meno pesante a me, ma sapere di avere una malattia rara, cronica e irreversibile che ti costringe a prendere cortisone a vita (con tutto ciò che di negativo ovviamente ne consegue) sapendo di rischiare il coma o addirittura la morte in qualsiasi momento, a soli 22 anni, non è semplice. Gradualmente ho imparato a conviverci, a non considerarla più una debolezza, ma a farne una forza che sprona ad andare avanti e fare sempre il massimo per dimostrare a se stessi e agli altri che se si vuole non esistono limiti! rendo conto che i nostri governanti hanno altre magagne a cui pensare, ma non vorrei fare percepire questo mio grave disagio a mia figlia. Di guai e problemi ne ha tanti! Ma come fare? Come fare quando esaurirò il congedo dei due anni? Devo proprio sperare che sia vera l’imminente fine del mondo? Se questo avverrà, per i nostri cari governanti sarà la fine di una vita gloriosa, per me sarà la fine di un incubo che dura da una vita. “Andare in prepensionamento, credeteci, non spassarsela o avere più tempo per organizzare le gite o le vacanze, avere la possibilità di lavorare e accudire mia figlia forse ansimando un po’ meno o avere la possibilità di dormire qualche ora in più e magari avere meno episodi di pressione alta che ti fanno temere sempre il peggio; o forse, finalmente, potrò decidere di fare quell’intervento che ora rifiuto perché mi obbligherà qualche giorno a letto... forse... forse... non si può mettere per iscritto la normalità degli atti quotidiani che vorrei affrontare con la stessa serenità con cui li affronta la gente baciata dalla fortune di avere figli normali. Capisco, è difficile e anche scomodo mettersi nei panni degli altri. Scusate avrei voluto fare gli auguri a Voi Tutti, invece di parlare delle mie cose intime. Credo che altre famiglie italiane vivano questa situazione”. “Oggi sicuramente guardo la vita con occhi diversi e le piccole cose, i piccoli problemi che prima mi sembravano insormontabili: adesso li affronto col sorriso perché è come se il peggio per me fosse passato, anche se so bene che non è così. Nonostante tutto, mi sento una ragazza fortunata, ho un grande problema, ma ho una grande famiglia e tante persone che mi circondano e riempiono d’amore e questo ormai è già tutto per me. Certo, non è sempre facile, i momenti in cui ti prende lo sconforto sono tanti, l’essere schiavi dei medicinali, dei tempi, degli orari è davvero pesante, ma non bisogna demoralizzarsi altrimenti diventa tutto vano. Soprattutto chi soffre della mia stessa malattia sa che l’importante è sì ‘stare bene’, ma soprattutto ‘sentirsi bene’. E in questo ognuno di noi può dare a se stesso una grande mano! Vivi come credi. Fai cosa ti dice il cuore... ciò che vuoi... una vita è un’opera di teatro che non ha prove iniziali. quindi: canta, ridi, balla, ama... e vivi intensamente ogni momento della tua vita... prima che cali il sipario e l’opera finisca senza applausi”. L’endometriosi esiste, ma non per lo Stato - “Sono una ragazza di 24 anni e da circa 10 soffro di endometriosi. I sintomi sono iniziati dal menarca, ma a causa delle credenze popolari sono stata portata da un ginecologo dell’Asl solo a 18 anni e solo per un colloquio durato 5 minuti dove mi sono sentita dire che era tutto normale e mi sono state prescritte gocce per la sindrome premestruale e mi è stato detto di mangiare tanti pomodori. Sei mesi dopo vengo portata in ambulanza da scuola al policlinico della mia città per emorragia. Dopo 12 ore ho firmato la dimissione volontaria perché mi sono sentita dire che non avevo niente, i dolori me li inventavo e l’emorragia me l’ero creata da sola. Quattro anni dopo mi reco presso una clinica privata e mi viene diagnostica la malattia, dopo nove mesi viene ritrattata e mi sento dire che la dottoressa si era sbagliata, che non avevo niente. La fatica quotidiana e una figlia malata - “Appartengo alle Forze dell’Ordine. Sono papà di una bambina affetta da malattia rara, in emodialisi e oggi in attesa di trapianto di rene. È dura. Anzi durissima. Mi 23 Impegno per una vita migliore saputo: la mia azienda essendo arrivata in Italia tra i primi 5 con Telethon avrà la possibilità di andare in Rai per parlare dell’iniziativa; e poi, quando la stessa azienda ha un caso di malattia rara, non se ne fa carico e non ti consente neanche il telelavoro. Assurdo! Belle facciate con arredi fradici”. “Ora sono in cura presso un ospedale veneto, non ho più 1’ovaio, la tuba, pezzi di intestino. Sono celiaca, ma non mi passano i buoni per i prodotti perché l’endometriosi non è riconosciuta dallo Stato. Sono infertile e pure questa è una patologia a cui non viene dato un grande ascolto in Italia. E ovviamente tutto ciò che riguarda le mie cure, le mie visite, etc è tutto a carico mio perché lo Stato non mi passa niente perché ritiene milioni di donne affette da questa malattia cronica e invalidante, delle malate immaginarie!”. La leggerezza con cui si tratta il più debole - “Passata la domenica, poi ecco il lunedì e ancora nessuna chiamata da Bologna. Porto il mio bambino a scuola, ma prima preparo la colazione; a tavola tutto è apparecchiato, ecco arriva il piccoletto e cambio canale alla tv perché al mio piccolo piace vedere i cartoni. Io trangugio medicine e colazione poi mi vado a preparare, poi chiamo il piccolo e facciamo la doccetta, ci vestiamo e via verso la scuola. Bacio il mio piccolo e lo abbraccio forte poi lo saluto. Torno a casa, ma questa di oggi è una giornata dura. Sono giù di morale e piango perché mi sento una nullità di fronte a questo mondo che gira forte e tutti corrono per raggiungere i loro obbiettivi e io, come dice il mio compagno, è come se fossi in stand-by; mi sento sola, sola nella mia solitudine interna, sola di fronte a uno Stato che preferisce renderti nullo, sola di fronte a un’azienda che ti considera ‘fuori’: è come se già avessero fatto il mio funerale, ma io non ci sto! Un figlio per un giorno, dolore senza nome - “Era una giornata di sole impietoso e vento, figlio mio, quando ti abbiamo accompagnato al cimitero. Tu avevi un giorno, io mi sentivo addosso più di mille anni. La vita ti ha rubato il futuro, ci ha rubato il futuro insieme. È per questo che ti scrivo, ora, per restituirti almeno il passato. In questa tomba grigia, dove ti lasciamo circondato da fiori bianchi, dormi insieme a tua nonna, morta di cancro quando ero bambina, alla tua bisnonna, morta in un incendio, alla tua trisnonna, uccisa dai nazisti, al tuo trisnonno, fondatore di un impero industriale dai piedi d’argilla. Prendo un’orchidea dalla corona che ti abbiamo lasciato, da tenere sul comodino, segno della tua presenza con me. I figli sono figli per sempre. Ma è un dolore senza nome quello che porto dentro ora, dopo essere stata nove mesi piena di te. I viali del cimitero sono deserti, ed era un piccolo corteo quello che seguiva la tua bara bianca, piccola, presa in braccio con gentilezza da un necroforo ignaro di te. Ti ho vestito con una tutina azzurra, con due coniglietti bianchi disegnati, e ti ho messo una cuffietta bianca, ricamata mano da mia nonna, che prima di te ho messo io, appena nata. “Però oggi piango e parlo col mio compagno che mi tiene stretta tra le sue braccia, gli dico che mi sento come se mi avessero svuotato il cervello con un cucchiaino, sono scarica... Le mie ferie e i permessi, mi dicono, sono esauriti. Non mi risulta. Ed è da aprile che sono malata......... Sono arrabbiata! La leggerezza e la superficialità delle persone nei confronti di chi è più debole è disarmante. Ma io finché avrò vita urlerò! Tra un po’ dovrò vivere solo di 400 euro mensili, non avrò stipendio in quanto entrerò in congedo con la 104; la cosa ridicola è che le agevolazioni le hanno fatte per i parenti i quali non perdono lo stipendio, ma non per chi effettivamente avrebbe bisogno di un sostegno economico. Questa mattina vado avanti con i miei acquerelli di Recanati. Poi penso a ciò che ho “Non dimenticherò mai le tue mani, bianche e sottili, dalle lunghe dita perfette, il tuo piccolo mento deciso, i tuoi occhi scuri che solo per un momento mi hanno guardata, il tempo di un benvenuto, e di un addio. La cosa più difficile figlio mio, è il sentirmi bloccata, come in un fermo-immagine. È sentire che la vita, la mia vita, a un certo punto, ha deviato dalla strada prevista, dalla strada “giusta”, senza un motivo. E non sapere dove porterà. E allora mi rifugio, figlio mio, in un fermo-immagine perenne, un presente infinito, in cui mi sento rinchiusa, ma da cui non voglio fuggire. La tua assenza mi scava, mi sfoglia, mi denuda, minuto dopo minuto, strato dopo strato. Fino a quando? Mi separa dagli altri, come un vetro. Il mio dolore, è, ora, la casa dove io e te abitiamo, insieme”. 24 Anno XIV - N. 3 luglio/dicembre 2011 LA VOCE DELLE ASSOCIAZIONI FEDERAZIONE TRA LE ASSOCIAZIONI PER L’AIUTO AI SOGGETTI CON LA SINDROME DI PRADER WILLI COMUNICAZIONI La Federazione Nazionale Prader Willi in collaborazione con l’Associazione P.W. della Puglia e Basilicata sono liete di annunciare che il giorno 7 e 8 Settembre 2012 a San Giovanni Rotondo (Foggia) presso il Centro di Spiritualità di Padre Pio a due passi dal santuario e dalle strutture ospedaliere si svolgerà il XIV° Congresso Nazionale della Federazione e il secondo Workshop sulla sindrome di Prader Willi. Seguiranno ulteriori informazioni. persone. I ragazzi sono stati ospitati presso la struttura di “Casa Sora” a Foresto Sparso (BG), grazie all’ospitalità della Fondazione “Casa Sora per Voi”. I soggiorni sono stati un’esperienza piacevole per i ragazzi, un’occasione di socializzare con i pari e di sperimentare una maggiore autonomia personale. Un progetto che, considerata l’esperienza altamente positiva, la Federazione si augura di poter continuare anche in futuro. Quest’estate la Federazione Nazionale Prader Willi ha nuovamente organizzato i “Soggiorni vacanze formativi” per gli adolescenti e gli adulti affetti dalla sindrome di Parder Willi. Con quest’anno si è concluso il progetto sostenuto dalla Fondazione Roma che ha finanziato i soggiorni per due anni, accogliendo la proposta della Federazione, di sperimentare un modello di vacanza educativa e formativa adeguata alle caratteristiche di queste Pubblichiamo la lettera del Presidente dell’Associazione Prader Willi Calabria, Domenico Posterino, che ci racconta sui soggiorni organizzati in Calabria. ciali, psicologi di strutture private e dell’ASL, operatrici di una Cooperativa sociale e famiglie di pazienti PWS, che è stato tenuto dalla D.ssa Irune Achutegui la quale si è soffermata sugli “Aspetti psicologici della Sindrome di Prader Willi”. Tornando ai soggiorni credo, pensando d’interpretare anche il sentimento di tutti i soci, di poterci ritenere soddisfatti sia per la felicità che siamo riusciti a leggere nei volti dei ragazzi e sia per i complimenti ricevuti dalle famiglie coinvolte. Tutto è andato bene e soprattutto stiamo portando avanti un percorso che si va sempre più consolidando in esperienza, conoscenza e professionalità, con la Cooperativa Penelope di Palmi che pensiamo ci potrà essere utile in altre e più importanti progetti che speriamo si possano realizzare. Per quanto riguarda l’andamento operati- E’ la seconda esperienza con i progetti vacanza dei nostri ragazzi: l’anno scorso per 7 giorni il soggiorno ha riguardato 4 ragazzi adulti ( Igor, Stefano, Vittorio e Domenico) quest’anno il soggiorno e stato diviso in 2 cicli di 4 giorni ciascuno ed ha riguardato 3 adolescenti (Elisa, Lena e Maria) e 4 adulti (Domenico, Stefano, Eleonora e Francesco). L’associazione, con queste iniziative non vuole solamente dare quella tregua essenziale alle famiglie e quel momento di gioia ai ragazzi, ma persegue anche l’obiettivo di informare e formare i diversi soggetti, istituzionale e non, che si trovano a dover affrontare, nei diversi contesti, le problematiche dei nostri ragazzi. Accanto al soggiorno, infatti, è stato organizzato un Corso, al quale hanno partecipato insegnati di sostegno, assistenti so25 Impegno per una vita migliore vo del soggiorno e gli elementi di valutazione che sono emersi, si rinvia alla relazione della Presidente della Cooperativa Penelope e alle foto allegate che documenta- no alcuni momenti della vacanza. Mi è gradita, infine, l’occasione di ringraziare la federazione nazionale per il contributo che ci ha concesso. Relazione della Cooperativa Penelope sul Soggiorno–Vacanza per l’Associazione Sindrome Prader Willi Calabria dott.ssa Carmela MELISSARI Anche quest’anno la Società Cooperativa Sociale Onlus “Penelope” di Palmi (RC) ha gestito con entusiasmo, in Cooperazione con l’ “Associazione Sindrome Prader Willi e loro famiglie” - sezione Calabria , 8 giorni di soggiorno vacanza per 6 ragazzi calabresi e uno pugliese (3 adolescenti nel primo turno e 4 adulti nel secondo). Come negli anni precedenti abbiamo iniziato il programma del progetto con gruppi di incontri tra Cooperativa e Associazione. Dopo aver analizzato nei dettagli le schede di adesione pervenute per il nuovo anno, abbiamo subito provveduto, insieme ai promotori dell’Associazione, a chiamare l’equipe della Cooperativa che andava a “operare” nei nuovi soggetti che vi hanno partecipato per chiarire le specificità della Sindrome di Prader Willi da cui i ragazzi sono affetti, le caratteristiche comportamentali e quindi i modi più adeguati per gestirli. Abbiamo sperimentato, con risultati che riteniamo soddisfacenti, la presenza continua dei nostri figli con i coetanei del gruppo delle adolescenti PWS, che per la prima volta hanno partecipato al soggiorno. Insieme hanno giocato in gruppo; si sono scambiati idee; hanno parlato di musica; si sono dilettati in lavori manuali con il das, acquerelli, tempera, colori a cera, schede, ecc. ecc. , si sono divertiti giocando in acqua a mare e sulle nostre belle spiagge della Tonnara di Palmi, di Favazzina, di Bagnara e di Scilla con palette e secchielli, ping-pong, ecc. E’ stato un anno leggermente diverso da quello precedente perché i ragazzi hanno vissuto più appieno la vacanza. Infatti, si sono meglio integrati tra di loro ed anche nei nostri confronti vi è stato un atteggiamento più positivo e più disponibile dal punto di vista relazionale. In alcuni di loro è sembrato non corrispondesse il loro comportamento con quanto dichiarato dalla famiglia; erano più autonomi, chiedevano poco e rispettavano tutto quello che il “regolamento” imponeva. Non avevano esigenze diverse da quelle che gli erano dovute, a parte l’esigenza forte di sentire ogni giorno la famiglia. Abbiamo notato che tra di loro c’era più armonia, non c’era conflitto e non si arrabbiavano se uno di noi scherzava più con uno rispetto che con un altro. Infatti alla fine del percorso si sono scambiati il numero di telefono promettendosi che si rivedranno l’anno prossimo per la nuova vacanza. Quest’anno anche il programma è stato diverso rispetto all’anno precedente: i ragazzi hanno fatto 4 giorni di vacanza in meno rispetto agli 8 dell’anno scorso (il gruppo dei 7 PW è stato diviso in 2 turni), ed è stato, a nostro parere, positivo perché si sono stancati di meno, hanno sentito poco la mancanza dei loro familiari ed hanno più serenamente goduto la vacanza e messo alla prova la loro capacità di autonomia, anche se… per alcuni la vacanza poteva continuare regolarmente per qualche giorno in più. 26 Anno XIV - N. 3 luglio/dicembre 2011 UN PROGETTO CHE PROSEGUE NEL TEMPO: SOGGIORNI PER LE PERSONE AFFETTE DA S.P.W. DEL PIEMONTE di Maria Antonietta RICCI L’Associazione Prader Willi del Piemonte anche quest’anno ha organizzato dei soggiorni estivi per i suoi ragazzi affetti dalla sindrome. Sono già parecchi anni che si occupa di questo servizio richiesto a gran voce dalle famiglie ed anche dai ragazzi che hanno possibilità di stare in vacanza con dei loro coetanei. Quello dei soggiorni estivi è una prestazione che alcuni Comuni organizzano per le persone colpite da handicap intellettivo ma non è garantito con continuità. Difatti in presenza di crisi, tagli di risorse e di bilancio viene annunciato subito e puntualmente il taglio dei soggiorni estivi per queste persone e negato quindi un periodo di riposo anche ai loro familiari che in questo modo possono recuperare le energie necessarie ad accoglierli a casa rinviando nel tempo la richiesta di un ricovero, che sarebbe ben più oneroso per tutti i Comuni. Ritornando ai soggiorni estivi 2011 anche quest’anno gli educatori della Cooperativa Mafalda e le dottoresse neu- ropsichiatre dell’Ospedale Regina Margherita di Torino hanno accompagnato i nostri ragazzi ai soggiorni. Gli adolescenti sono stati al mare di Alassio per una settimana e gli adulti sono andati presso quella che ritengono un po’ la loro casa “Casa Sora” per dodici giorni. E’ andato tutto bene e ci auguriamo di poter proseguire in questo bellissimo progetto che è stato possibile realizzare con l’aiuto di Fondazioni, associazioni e di tante persone; per quanto riguarda gli adulti grazie alla Fondazione della Cassa di Risparmio di Torino, alla Fondazione di “Casa Sora per Voi” e al Centro per il volontariato Idea Solidale. Per gli adolescenti grazie alla Fondazione Paideia e al Centro per il Volontariato VSSP. Infine un ringraziamento alla Federazione Nazionale Prader Willi, al Rotary Club Santhià-Crescentino all’ Inner Wheel Club Santhià-Crescentino, al dott. Dario Cozzolino a tutti coloro che sostengono la nostra Associazione. 27 Impegno per una vita migliore IL SOGGIORNO 2011 ORGANIZZATO DALL’ASSOCIAZIONE S.P.W. DELLA CAMPANIA di Maria Pia GLIELMO Anche quest’anno l’associazione P.W.S. sezione Campania ha organizzato un soggiorno presso l’oasi del fiume Alento dal 25/06 al 02/07. Il gruppo era costituito da 5 ragazzi e 4 operatori. Dei quattro operatori solo uno proveniente dalla coperativa Mafalda del Piemonte aveva già una notevole esperienza con le problematiche dei ragazzi P.W.S. mentre gli altri 3 partecipavano al soggiorno anche per maturare competenze ed esperienze che sicuramente torneranno utili per le iniziative future dell’associazione. La settimana è trascorsa tra escursioni in montagna e al lago, lunghi percorsi a piedi e giornate di mare. Tutto questo grazie alla particolare posizione ge- ografica del posto, situato appunto tra mare e monti. Utile è stato anche trovare una cordiale e disponibile ospitalità già sperimentata nel precedente soggiorno del 2010. Particolare cura è stata data all’aspetto dietetico e alla somministrazione di eventuali terapie. Inolte un medico è stato sempre reperibile per eventuali problematiche di ordine sanitario. Soddisfazione è stata espressa da tutti i partecipanti e familiari essendosi svolto tutto così come previsto senza alcun inconveniente di rilievo e con il raggiungimento degli obiettivi principali: svago, maggiore autonomia per i ragazzi, formazione degli operatori, pausa per le famiglie. 28 Anno XIV - N. 3 luglio/dicembre 2011 ASSOCIAZIONE PRADER WILLI EMILIA ROMAGNA In data 17 settembre c.a. si è svolto presso l’Hotel Premier Resort di Milano Marittima il 2° Convegno Regionale sulla Sindrome di Prader-Willi. In sala erano presenti circa 160 persone distribuite tra operatori del settore (medici infermieri, assistenti sociali, fisioterapisti ecc.) operatori pubblici e privati che svolgono le loro attività a contatto con soggetti affetti dalla Sindrome e tanti famigliari. La mattinata è stata dedicata principalmente alla parte medico-scientifica con la definizione della Sindrome e di tutte le patologie ad essa collegate; si è parlato anche di terapie e strategie da utilizzare nel loro percorso di vita. Durante la mattinata ci sono stati momenti di discussione con approfondimenti delle tematiche sia da parte dei genitori presenti in sala sia degli operatori e verso le 13.30 è terminata la prima parte della giornata formativa. La ripresa dei lavori verso le 14.30 ha portato interventi sugli argomenti socio assistenziale, legislativo e psicologico, approfondendo temi in materia di sostegno sco- stati ampiamente superati finendo i lavori oltre le 19.00, L’esperienza, a distanza di due anni, dal primo convegno regionale, è stata veramente gratificante sia per noi che l’abbiamo organizzata sia per chi vi ha partecipato, considerati i ringraziamenti che ne sono seguiti. I ragazzi si sono divertiti al parco di oltremare e anche chi è rimasto con noi in albergo, ha avuto dal gruppo scout un buon supporto. A noi non resta che fare i ringraziamenti a tutti coloro che hanno partecipato all’incontro e a chi si è prodigato per la buona riuscita della giornata: gli operatori, i medici, gli psicologi e il gruppo scout che ha accompagnato i nostri ragazzi, e a tutti coloro che ci hanno sostenuto. Un ringraziamento particolare va dato ai nostri ragazzi per le foto che hanno fornito per allestire la mostra fotografica dal titolo “Il mondo visto attraverso i nostri occhi”. lastico, esenzioni, agevolazioni e non è mancata la presentazione del lavoro svolto dalle cooperative. La parte psicologica ha portato invece racconti di esperienze vissute da coloro che lavorano a contatto con i Prader-Willi, soprattutto la psicologa che interagisce con la nostra Associazione. L’Istituto Superiore di Sanità di Roma ha contribuito portando a conoscenza dei presenti delle iniziative e progetti a favore dei famigliari. I tempi tecnici che ci eravamo dati sono 29 Impegno per una vita migliore UNA PICCOLA FIABA PER ACCOMPAGNARE I BAMBINI NEL CAMMINO DELLA MALATTIA di Francesca RICCI “Mamma ho un mal di testa come una scala mobile”. È stata una bambina di 9 anni con questa frase a spingermi a scrivere una fiaba per i bambini affetti dalle nostre patologie. Era il 2008, parlavo spesso con la mamma di una bimba affetta da Malformazione di Chiari 1 che mi chiedeva di spiegarle i miei sintomi per capire quelli della figlia. Poi un giorno mi riportò “quella definizione” e mi è scattata la molla. Sono stata giorni a cercare di capire che cosa volesse dire la bambina e da allora ho deciso di tradurre i termini scientifici in linguaggio semplice affinché i bambini potessero comunicare più facilmente con gli adulti e i medici. “Per capire i bambini dobbiamo diventare bambini anche noi!”, mi sono detta. E così, attraverso le vicende del Signor Cervelletto, ho cercato di accompagnare i bambini nel cammino della malattia, perché potessero immedesimarsi nei disturbi che la malattia provoca. La fiaba illustrata si intitola “La Chiari: la buffa storia del Signor Cervello, di Signor Cervelletto, Signor Midollo e Signor Liquor”. “La Chiari” spiega ai bambini, in modo semplice e simpatico, i motivi della patologia e come si deve intervenire per risolvere i problemi che ha creato. I disegni servono a far capire ai piccoli pazienti le varie fasi della malattia in maniera divertente e rendono più facile la comprensione soprattutto ai bambini più piccoli. La fiaba è diretta · a tutti i bambini affetti da CM1 per capire la loro malattia. · ai bambini sani che hanno un familiare o un amico con questa patologia, · alle cliniche neurochirurgiche pediatriche. · alle scuole che hanno fra i loro alunni bambini con Chiari1. Mi auguro che attraverso i disegnini ed il testo semplice ma comunque corretto, i bambini possano capire ma soprattutto farsi capire e che magari si divertano anche un pochino! Io personalmente mi sono divertita tantissimo. NOTE DI AISMAC “La Chiari” è stata inviata ad alcuni dei principali neurologi e neurochirurghi con i quali siamo in contatto che l’hanno apprezzata per la gradevolezza del testo e delle illustrazioni e per la sua correttezza. I commenti sono riportati nel libretto. E’ stata presentata in anteprima, con grande successo, ai convegni “Medicina narrativa e malattie rare” e “La sfida comunicativa delle malattie rare. Parole e immagini in mostra”, entrambi organizzati dall’ISS il 13 e 14 Giugno a Roma. E’ stata presentata, sia come libretto che in versione poster, al 42° Congresso Nazionale della SIN - Società Italiana di Neurologia, svoltosi a Torino nel mese di ottobre 2012, suscitando un vivo interesse fra i partecipanti. Il libretto non è in vendita: chi desidera riceverne una copia può chiederlo ad AISMAC scrivendo all’indirizzo [email protected] o telefonando al numero 011.9654723. Sarà gradita una libera offerta per coprire le spese. Oltre a “La Chiari”, Francesca Ricci ha scritto altre due favole: “La Siringomielia: un’ospite inattesa e non gradita a Casa Colonna” e “I Sintomi: il Signor Dolore detto Schizzo Pazzo si diverte a fare i dispetti”, in fase di pubblicazione. 30 Anno XIV - N. 3 luglio/dicembre 2011 co coordinatrice dei Fisioterapisti della Fondazione Don Gnocchi di Torino, Anna Piol Caposala presso l’Ospedale Luigi Sacco di Milano e Giovanna Lorini Assistente Sociale del Centro Territoriale per le Malattie Rare dell’ASL di Brescia. Le famiglie hanno potuto come sempre ritrovarsi e confrontarsi sulle loro problematiche di caregiver e durante lo svolgimento del Corso hanno affrontato varie tematiche approfondendo la loro conoscenza nell’apprendimento e nello scambio di esperienze. Nella convivenza nella struttura si è creato come sempre un clima di ritrovata familiarità fra gli associati ma è soprattutto nel momento della convivialità del pranzo che si sono creati i momenti più divertenti e belli di coesione. Naturalmente non si è persa l’occasione di sfruttare la vicinanza con il bellissimo Lago di Garda con una bella gita in motonave ed una visita al Parco Natura Viva di Bus- POZZOLENGO DAY TO DAY CARE” “DAY Dal 09 al 12 Maggio, a Pozzolengo presso Villa Albertini,in collaborazione con la”Fondazione Don Carlo Gnocchi “ si è svolto il “Corso di formazione rivolto ai pazienti ed alle loro famiglie nell’ambito della gestione domiciliare” Durante il Corso sono stati trattati vari argomenti quali l’affaticamento emotivo del caregiver, la movimentazione delle persone non autosufficienti o parzialmente sufficienti,l’ igiene personale e le tecniche di esecuzione di semplici manovre di assistenza, oltre al confronto sulle attività e l’organizzazione del Centro Territoriale per le Malattie Rare del ASL di Brescia. Nel corso delle tre mattinate si sono avvicendati il Dott. Diego Maria Papurello Primario di Neurologia dell’ Ospedale di Cirie’, la Dottoressa Annalisa Bisconti psicologa clinica, Marina Ron- solengo, laddove abbiamo potuto ammirare gli animali in libertà. È stata anche colta l’occasione di portare in bambini a “Gardaland” suscitando in loro visibile entusiasmo. Abbiamo avuto riscontro che, grazie alla formazione, alla conoscenza ed alla condivisione, questa esperienza di incontro è servita davvero alle famiglie, quale “motore” di grande energia per affrontare le difficoltà che devono quotidianamente affrontare. 31 Impegno per una vita migliore LO SPORTELLO DELLA SCUOLA ALUNNI ULTRADICIOTTENNI CON DISABILITÀ E SCUOLE SUPERIORI: UNA NOTA MINISTERIALE – DI SALVATORE NOCERA TRATTO DA HANDILEX Questione spesso dibattuta, quella del diritto degli alunni ultradiciottenni con disabilità a frequentare le scuole superiori trova ora ulteriori chiarimenti in una Nota Ministeriale recentemente prodotta, che conferma una serie di indicazioni già fornite in un nostro precedente approfondimento, vale a dire che chi è in possesso del semplice attestato dei crediti formativi agli esami di licenza media può iscriversi alle superiori solo se compie i 18 anni dopo il 31 agosto, mentre per chi dispone del diploma di licenza di media, non esistono sostanzialmente vincoli di età per l’iscrizione. A seguito di un quesito rivolto dall’AIPD (Associazione Italiana Persone Down) al Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, la Direzione Generale per gli Ordinamenti Scolastici del Ministero stesso - a firma di Carmela Palumbo - ha diramato la Nota Protocollo n. 4561 del 5 luglio scorso, di cui vale la pena, qui di seguito, riportare integralmente gran parte del contenuto. «la Sentenza della Corte Costituzionale n. 226/2001 prevede che “Nel periodo successivo a quello durante il quale la frequenza scolastica è obbligatoria - quattordici anni - o nel quale comunque è consentito il completamento della scuola dell’obbligo - anche sino ai diciotto anni - (da individuarsi nell’anno scolastico susseguente a quello in cui avviene il compimento del diciottesimo anno di età), per gli alunni handicappati l’istruzione viene a configurarsi come un diritto, che potrà essere esercitato mediante la frequenza, al di fuori della scuola dell’obbligo, di corsi per adulti finalizzati al conseguimento del diploma. Naturalmente l’attuazione di tale diritto postula che vengano garantite le medesime misure di sostegno dettagliatamente previste dalla legge quadro n.104 del 1992, anche perché la frequenza di corsi per adulti per la persona handicappata che abbia raggiunto la maggiore età assume una funzione tanto più rilevante, in quanto consente, in modo certamente più incisivo rispetto alla frequenza di classi solita- mente composte da tredici quattordicenni, il raggiungimento dell’obiettivo cardine della legge quadro sopra indicato in ambiti il più possibile omogenei”. La CM n.4 del 15 1 2010, relativa alle iscrizioni alle scuole dell’infanzia e del primo ciclo, paragrafo 3. Accoglienza e inclusione Alunni con disabilità, prevede che l’alunno con disabilità che consegua, in sede di esame di Stato, l’attestato comprovante i crediti formativi maturati, ha titolo ad iscriversi, se non ha superato i diciotto anni, alla scuola secondaria di secondo grado. La C.M. n.17 del 18 2 2010, relativa alle iscrizioni alle scuole secondarie di secondo grado per l’anno scolastico 2010/2011, al paragrafo 7 Alunni con disabilità , precisa che gli alunni disabili, qualora non abbiano conseguito il diploma di licenza agli esami di Stato del primo ciclo, ma l’attestato comprovante i crediti formativi, “se non hanno superato il 18° anno di età, hanno titolo ad iscriversi alla scuola secondaria di secondo grado sulla base del semplice predetto attestato”. Dalla normativa sopracitata, appare chiaro, ad avviso di questo Ufficio, il diritto del disabile, in possesso dell’attestato di credito formativo ma non della licenza del primo ciclo, di proseguire, se non ha superato il 18° anno di età e comunque, entro l’anno “scolastico susseguente a quello in cui avviene il compimento del diciottesimo anno di età”, nella scuola del secondo ciclo, naturalmente con le misure di integrazione previste dalla legge n.104/1992. In buona sostanza, il disabile ultradiciottenne, iscritto e frequentante nei corsi diurni degli istituti di istruzione secondaria di secondo grado, ha il diritto di continuare per l’intero ciclo quinquennale nei corsi medesimi, con l’ausilio del docente di sostegno. Ovviamente, al termine del quinquennio, non potrà essere ulteriormente consentita l’assegnazione del docente di sostegno, stante il divieto di reiterazione di iscrizione ad altro corso ordinario di istruzione secondaria di secondo grado, di cui al parere del Consiglio di Stato n.3333/2006 ». 32 Anno XIV - N. 3 luglio/dicembre 2011 Osservazioni. Si richiama l’attenzione sulla circostanza evidenziata in tale Nota che il diritto all’inizio di frequenza della scuola superiore diurna per gli alunni con disabilità che abbiano il semplice attestato dei crediti formativi agli esami di licenza media possa essere esercitato esclusivamente da quanti compiono i 18 anni dopo il 31 agosto, mentre quelli che li compiono entro tale data, risultano ultradiciottenni già all’inizio del nuovo anno scolastico e quindi non possono prosegui- re né in un corso diurno né in un corso per lavoratori. Solo quindi se riusciranno a conseguire un diploma di licenza media da privatisti potranno frequentare la scuola superiore. Chi sia invece in possesso del diploma di licenza media, non ha vincoli di età per l’iscrizione alla scuola superiore, anche se, in caso di eccesso di divario di età rispetto a quella dei compagni, per motivi di opportunità, potrà frequentare i corsi serali per lavoratori. IMPORTANTE SENTENZA DEL TAR DELLA SARDEGNA SUL DIRITTO AL SOSTEGNO DEGLI ALUNNI CON HANDICAP GRAVE La sentenza del Tar della Sardegna n. 699/ 2011, decisa il 22 giugno 2011 e depositata in Segreteria il 5 luglio scorso, è estremamente importante non solo perché ha confermato il diritto esigibile degli alunni con handicap in situazione di gravità al sostegno scolastico, ma anche per aver riconosciuto in euro 3 mila il risarcimento del danno esistenziale provocato dal numero delle ore assegnate di sostegno insufficienti a garantire il rapporto 1/1. Inoltre il Tar ha condannato il Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca al pagamento delle spese e onorari di giudizio a favore della parte ricorrente liquidandole forfetariamente in euro 3.500,00. Il risarcimento del danno esistenziale sancito dal provvedimento in oggetto si pone sullo stesso piano della sentenza della Sezione prima del Tar della Lombardia n. 785/2011 decisa il 9 marzo 2011 e depositata in Segreteria il 24 dello stesso mese in cui il Comune di Dresano era stato condannato a versare la somma di euro 2.200,00 per il danno esistenziale subito da una persona con handicap invalidante grave a causa del differimento di due mesi della data di inizio della frequenza del centro diurno. Per quanto concerne la vicenda esaminata dal Tar della Sardegna risulta che la scuola, sulla base delle richieste del Consiglio di Classe e dell’èquipe psicopedagogica in sede di formazione del Pep( Progetto educativo personalizzato), aveva richiesto per l’anno scolastico 2010/2011 il supporto dell’insegnante di sostegno in rapporto 1/1. Detto supporto era stato assegnato inizialmente per un numero di ore inferiore a quelle necessarie, mentre dopo il ricorso presenta- to dai genitori del minore C. D., la Direzione scolastica regionale aveva soddisfatto la richiesta di sostegno per il rapporto 1/1. Nel valutare la domanda risarcitoria il Tar della Sardegna ha precisato che l’operato “ dell’Amministrazione scolastica che riduce ai minori, portatori di handicap in situazione di gravità, il numero delle ore di sostegno, disattendendo la richiesta formulata dalla scuola, è illegittimo” ricordando che nella sentenza della Corte costituzionale n. 80/2010 era stato puntualizzato che “ sebbene il legislatore goda di discrezionalità nell’individuazione delle misure necessarie per la tutela dei diritti delle persone disabili, tale discrezionalità non ha carattere assoluto e trova un limite nel rispetto di un nucleo indefettibile di garanzie per gli interessati”. Inoltre ha ricordato che “ il diritto all’istruzione dei disabili ed alla loro integrazione scolastica è previsto dalla legge 5 febbraio 1992 n. 104, legge che - come già evidenziato dalla Corte costituzionale nella sentenza n. 215 del 1987 riconosce che la partecipazione del disabile al processo educativo può contribuire in modo decisivo e stimolare le potenzialità dello svantaggiato”. Nel provvedimento in oggetto viene ribadito che “ se si tiene in giusto conto il testo dell’articolo 38 della Costituzione (“ Gli inabili al lavoro ed i minorati hanno diritto all’educazione e all’avanzamento professionale”) il diritto del disabile all’istruzione si configura come un “ diritto fondamentale”, che va assicurato mediante “ misure di integrazione e sosteSegue a pagina 39 33 Impegno per una vita migliore SCARTABELLANDO PERMESSI LAVORATIVI: IN ARRIVO LE SOSPENSIONI I CONTROLLI I singoli controlli dell’INPS potranno concludersi con la conferma dei permessi (nel caso in cui ricorrano le eccezioni previste dal Legislatore) oppure con la revoca degli stessi. Questi primi controlli non riguardano i lavoratori con handicap grave che fruiscano in proprio dei permessi e, in via generale, i genitori di persone con disabilita grave. Il controllo riguarda invece, sicuramente: 1 tutti i casi in cui il grado di parentela o affinità non sia stato indicato nelle domande già accettate; 2 tutti i casi i cui la parentela o affinità sia di terzo grado; 3 tutti i casi in cui i permessi siano fruiti, pur alternativamente, da parenti o affini che non siano i genitori. La prima fattispecie è tutto altro che infrequente, cosicché potrà accadere che i permessi vengano sospesi in attesa di chiarimenti anche a parenti ed affini di secondo grado (es. assistenza al fratello, al nonno, al suocero ecc.), che hanno comunque diritto all’agevolazione. Vediamo ora quali sono le richieste di chiarimenti ai diversi lavoratori. Nelle prossime settimane molti lavoratori che fruiscono dei permessi lavorativi riceveranno una comunicazione dall’INPS che richiede chiarimenti rispetto al beneficio di cui godono, che nel frattempo viene sospeso. Questo riguarda gli assicurati INPS (gran parte dei dipendenti del settore privato), ma analoghe iniziative di controllo inizieranno anche nel comparto pubblico ad opera delle relative amministrazioni. Si tratta del primo effetto delle nuove disposizioni introdotte dall’articolo 24 della Legge 183 del 4 novembre scorso. L’INPS, da parte sua, nel dare comunicazione delle innovazioni introdotte in materia di permessi lavorativi, aveva anticipato nella Circolare 155 del 3 dicembre scorso l’emanazione di successive indicazioni operative. Queste nuove disposizioni giungono ora con il Messaggio 1740 in cui l’Istituto affronta in particolare i casi che, vista la nuova disciplina, potrebbero non aver più diritto ai permessi lavorativi. Il problema di maggiore disagio risiede nel fatto che mentre sono in corso i controlli i permessi vengono sospesi. PARENTI E AFFINI DI TERZO GRADO I lavoratori che fruiscono dei permessi lavorativi per l’assistenza ad un parente o affine di terzo grado (es. zio, bisnonno, nipote in quanto figlio di un fratello ecc.) o per i quali non si hanno dati rispetto al grado di parentela/ affinità ricevono (assieme al loro datore di lavoro) una comunicazione dall’INPS in cui: 1 si comunica la sospensione del pagamento (diretto o a conguaglio) dei permessi lavorativi a partire dall’entrata in vigore della Legge 183/2010, cioè dal 24 novembre 2010 (se l’INPS non assicura il pagamento, il datore di lavoro non concede i permessi); 2 si richiede al lavoratore di inviare una dichiarazione di responsabilità in cui indica con esattezza il grado di parentela; 3 si richiede di dichiarare se il coniuge o un genitore della persona da assistere è deceduto o mancante, se si dichiara che il coniuge della persona da assistere è separato o divorziato è necessario allegare copia del provvedimento da cui risulti lo stato giuridico di separa- A CHI SPETTA, A CHI NON SPETTA Per comprendere meglio l’azione dell’INPS, vale la pena di ricordare quelle che sono le novità rilevanti introdotte dalla Legge 183/ 2010, che ha modificato l’articolo 33 della Legge 104/1992. Limitandoci a quelle oggetto del nuovo Messaggio INPS, ricordiamo che i permessi possono essere fruiti, oltre che dal coniuge o dai genitori, dai parenti o affini fino al secondo grado. Eccezionalmente i permessi possono essere fruiti dai parenti o affini di terzo grado nel caso in cui uno dei genitori o il coniuge della persona siano deceduti o mancanti, oppure abbiano più di 65 anni di età, oppure siano essi stessi affetti da patologie invalidanti. Infine, ad esclusione dei genitori, che possono fruire alternativamente dei permessi lavorativi, negli altri casi un solo lavoratore può accedere all’agevolazione (non è ammessa L’ALTERNATIVITA’ nemmeno in mesi diversi). 34 Anno XIV - N. 3 luglio/dicembre 2011 zione o di divorzio, se si dichiara che la persona da assistere è in stato di abbandono bisogna allegare copia della documentazione dell’autorità giudiziaria o di altra pubblica autorità da cui risulti lo stato giuridico di abbandono; 4 si richiede di dichiarare, nel caso il coniuge e/o entrambi i genitori siano presenti, se abbiano più di 65 anni di età; 5 si richiede di dichiarare, nel caso il coniuge e/o entrambi i genitori siano presenti, ed abbiano meno di 65 anni di età, se siano affetti essi stessi da patologie invalidanti. Le patologie da prendere a riferimento sono quelle indicate dall’articolo 2, comma 1, lettera d, numeri 1,2 e3 del Decreto Interministeriale n. 278 del 21 luglio 2000. E cioè: 1 le patologie acute o croniche che determinano permanente riduzione o perdita dell’autonomia personale, ivi incluse le affezioni croniche di natura congenita, reumatica, neoplastica, infettiva, dismetabolica, post traumatica, neurologica, neuromuscolare, psichiatrica, derivanti da dipendenze, a carattere evolutivo o soggette a riacutizzazioni periodiche; 2 le patologie acute o croniche che richiedono assistenza continuativa o frequenti monitoraggi clinici, ematochimici e strumentali; 3 le patologie acute o croniche che richiedono le partecipazione attiva del familiare nel trattamento sanitario. In tale caso deve essere allegata, in busta chiusa indirizzata al Centro Medico Legale dell’INPS territorialmente competente, idonea documentazione del medico specialista del Servizio Sanitario Nazionale o con esso convenzionato o del medico di medicina generale (il cosiddetto medico di famiglia) o della struttura sanitaria nel caso di ricovero o intervento chirurgico. Se ricorre anche una sola di queste tre condizioni (età superiore ai 65 anni, abbandono, patologia invalidante del genitore o coniuge), la concessione dei permessi viene confermata e la funzione degli stessi può riprendere. saggio è bene sapere che il “costo” dei giorni di permesso è attualmente coperto dall’INPS direttamente al lavoratore in casi particolari, più spesso a conguaglio con l’azienda. “Conguaglio” significa che i costi dei permessi vengono conteggiati nel “dare avere” con l’azienda. Nell’ “avere” ci sono, ad esempio, tutti i contributi previdenziali che l’azienda deve versare; nel “dare” ci sono, appunto, i costi relativi alla retribuzione dei permessi lavorativi ex Legge 104/ 1992. PIU LAVORATORI CHE ASSISTONO LA STESSA PERSONA CON DISABILITA Come già detto, l’ipotesi riguarda quei casi in cui i permessi siano stati richiesti per l’assistenza alla stessa persona da più lavoratori che ne usufruiscono alternativamente (nello stesso mese o in mesi diversi). Questa dell’alternatività è una opportunità che ora il Legislatore ammette solo per i genitori. Questi lavoratori e temiamo che siano parecchi riceveranno una comunicazione in cui: 1 si comunica la sospensione del pagamento (diretto o a conguaglio) dei permessi lavorativi a partire dall’entrata in vigore della Legge 183/2010, cioè dal 24 novembre 2010; 2 si richiede l’indicazione di un unico lavoratore quale titolare dei benefici ex Legge 104/1992, tale indicazione deve essere effettuata dalla persona con disabilita che beneficia dell’assistenza. Se la persona in situazione di disabilita grave è soggetta a tutela, a curatela o ad amministrazione di sostegno, la dichiarazione deve essere resa e sottoscritta dal tutore o dall’interessato con l’assistenza del curatore o dall’amministratore di sostegno. In tali casi è necessario allegare copia del decreto di nomina del tutore, curatore o amministratore di sostegno, se non risulti già in possesso dell’INPS. Se la persona in situazione di disabilita grave è minorenne, la dichiarazione deve essere resa da chi ne esercita la potestà genitoriale. Una volta ricevuta la dichiarazione, la concessione dei permessi viene confermata (non se ne conoscono i tempi) e la fruizione degli stessi può riprendere. In caso contrario, il pagamento dei permessi da parte dell’INPS viene definitamente revocato. Lo stesso effetto è prodotto dal mancato invio della documentazione richiesta. E anche in questi casi l’INPS procede al recupero dei re- LA REVOCA In caso contrario, il pagamento dei permessi da parte dell’INPS viene definitamene revocato. Lo stesso effetto è prodotto dal mercato invio della documentazione richiesta. Dopodichè l’INPS procede al recupero dei relativi pagamenti già effettuati, dal 24 novembre 2010 alla data di comunicazione. Per comprendere questo pas35 Impegno per una vita migliore lativi pagamenti già effettuati o interviene sui conguagli all’azienda, dal 24 novembre 2010 alla data di comunicazione. Le successive azioni dell’azienda sul lavoratore non sono di interesse dell’INPS, ma è ovviamente da supporre che ciascuna azienda tenterà di recuperare ciò che l’Istituto si è “ripreso”, agendo sulla retribuzione o sulle ferie. Come si può intuire, i disagi per i lavoratori non sono di poco conto: se rientrano fra gli aventi diritto anche in base alle nuove indicazioni, ben che vada rimarranno senza la possibilità di fruire dei permessi per qualche mese. Se non ne hanno diritto in forza delle nuove disposizioni, si troveranno a “pagare” retroattivamente. IN SINTESI Dopo le discusse modifiche legislative sulla normativa relativa ai permessi lavorativi, iniziano le verifiche dell’INPS sui benefici già in corso di godimento. Mentre vengono effettuati i controlli, chiedono chiarimenti ai diretti interessati, la fruizione dei permessi lavorativi viene sospesa. Gli interessati dai controlli sono tutti i parenti e gli affini di terzo grado che, con le nuove norme, possono fruire dei permessi solo a determinate condizioni. Ma fra i “controllati” ci sono anche i lavoratori che finora hanno fruito alternativamente dei permessi per l’assistenza alla medesima persona con disabilita. La sospensione sarà causa di numerosi disagi. PARCHEGGI SU LINEE BLU: UN NUOVO CAPITOLO DA HANDILEX PRESS N.13 ANNO3 Su queste colonne ci siamo ripetutamente occupati della “gratuita” della sosta nelle aree di parcheggio delimitate da linee blu, quindi di norma a pagamento. L’esenzione agognata spetterebbe ai titolari di contrassegno invalidi. In realtà – ad oggi – nessuna norma impone o prevede quell’esenzione dal pagamento, come pure nessuna legge impone ai Comuni di non concedere quell’agevolazione. A complicare una faccenda già oggetto di controversi pronunciamenti, contribuiscono molti articoli inesatti o approssimativi, diffusi su carta e, ancora più, in internet. L’ennesimo esempio di tali distorsioni lo abbiamo raccolto di recente, dopo l’approvazione di una risoluzione in Commissione Trasporti alla Camera. Alcune testate titolavano “Finalmente parcheggi gratis per i disabili”. Il che non è, ma procediamo per ordine. Trasporti il potere di impartire ai prefetti e agli Enti proprietari delle strade le direttive utili all’applicazione delle norme concernenti la regolamentazione della circolazione sulle strade e conferisca allo stesso la competenza ad impartire le direttive per l’organizzazione della circolazione e della segnaletica. Le indicazioni della Nota sarebbero, quindi, a parere del Ministero, cogenti anche per i Comuni sulle strade di loro competenza. IL TAR Purtroppo, a seguito di uno specifico ricorso, la Sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) del Lazio – Sezione ||| ter, 25 maggio 2006, n.6044, ha annullato quella Nota ministeriale 2679. Ma la Sentenza si riferisce unicamente ai parcheggi custoditi nella sostanza, prevedere un’indeterminata gratuità dei parcheggi per i titolari di “contrassegno invalidi” e causa di un mancato introito non preventivabile né giustificato dagli atti di concessione stipulati fra i Comuni e chi gestisce quelle aree di parcheggio. Inoltre il TAR non rileva nella Nota alcun fondamento normativo sufficiente a supportarla. Purtroppo, però, il TAR del Lazio, annullando in toto la Nota del Ministero dei Trasporti, ha anche impedito che potesse essere usata per situazioni diverse dalle aree di parcheggio custodito e cioè per i parcheggi posti lungo le carreggiate a delimitati da linee blu. Quindi, i Co- LA NOTA DEL MINISTERO A fronte di varie segnalazioni, il 21 ottobre 2005, con la Nota n.2679, la Direzione Generale per la Motorizzazione (Dipartimento per i Trasporti Terrestri) del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti aveva stabilito la gratuità dei posteggi delimitati da segnaletica blu a pagamento quando sono occupati da veicoli al servizio di persone invalide detentrici di speciale contrassegno. Tale Nota sottolineava come il Codice della Strada attribuisca esclusivamente al Ministero delle Infrastrutture e dei 36 Anno XIV - N. 3 luglio/dicembre 2011 muni – anche dopo la Sentenza del TAR – relativamente ai parcheggi delimitati da linee blu possono deliberare per la gratuità a favore dei detentori di “contrassegno invalidi”, oppure possono prevederne il pagamento: nessuna norma limita la loro facoltà decisionale. in mancanza di previsione normativa, la sosta gratuità alla persona disabile che abbia trovato posto negli stalli a pagamento”. Si tratta di una interpretazione che non ha valore di legge e che dimentica il costo orario di molte aree cittadine con “parcheggi blu”, costo che diviene proibitivo per chi, come molti disabili, dell’auto non può proprio fare a meno. Forse, poi, la Corte ignora quanto quella “concreta disponibilità” sia in realtà molto aleatoria. In nessun passaggio la Sentenza condiziona queste considerazioni al fatto che i parcheggi riservati siano o meno occupati. LA CASSAZIONE Se non bastava il TAR, sulla questione interviene la Cassazione. Il caso esaminato riguarda un Cittadino di Palermo a cui viene elevata una contravvenzione per divieto di sosta in area delimitata da linee blu e quindi a pagamento. Il Cittadino, titolare di regolare “contrassegno invalidi”, ricorre al Giudice di Pace che rigetta il ricorso motivando l’assenza di norme che prevediamo la gratuità della sosta per i Cittadini nella condizione del ricorrente. Il Cittadino ricorre nuovamente denunciando la violazione della disciplina posta a tutela delle persone disabili e sostenendo che per l’autovettura al servizio detentore dello speciale contrassegno, la quale sia stata parcheggiata in uno stallo a pagamento a causa della indisponibilità di uno degli stalli riservati gratuitamente alle persone disabili, la sosta sia gratuita. La Cassazione si pronuncia – come detto – il 10 luglio 2009 e conferma la decisione del Giudice di Pace, rigettando il ricorso. I COMUNI Dopo quella sentenza, la potestà decisionale dei Comuni rimane immutata, il che da un lato comporta una disomogeneità territoriale, ma dall’altro mantiene l’opportunità di sensibilizzare i Comuni più attenti alla mobilità e all’autonomia delle persone con disabilità. I Comuni possono prevedere e deliberare la gratuità dei parcheggi oppure non prevedere alcuna esenzione. E’ sicuramente un falso l’affermazione che i regolamenti comunali devono essere modificati perché lo impone la Cassazione una motivazione infondata che non può essere portata a supporto di decisioni autonomamente assunte dai Comuni che quindi ne rimangono pienamente responsabili. LE MOTIVAZIONI Le motivazioni del rigetto sono due. La prima, innegabile e condivisibile, non esiste nessuna norma che imponga la gratuità dei parcheggi delimitati da linee blu per i titolari di contrassegno invalidi. E questo risponde sicuramente al vero. La Corte però si spinge più in là tentando di forzare il pensiero – in vero un po’ debole – del Legislatore questi, anche laddove ha previsto facilitazioni ai parcheggi (riserva degli stalli, 2 parcheggi ogni 50 nelle aree custodite a pagamento), avrebbe voluto favorire solo la mobilità. Afferma la Corte, “Dalla gratuità – anziché onerosità come per gli altri utenti – della sosta deriva, infarti, un vantaggio meramente economico, non un vantaggio in termini di mobilità, la quale è favorita dalla concreta disponibilità – piuttosto che dalla gratuità – del posto dove sostare, sicchè, anche in caso di indisponibilità dei posti riservati (…) non vi è ragione di consentire, LA CAMERA E’ veniamo all’ultimo capitolo, e cioè all’approvazione all’unanimità in Commissione Trasporti della Camera, nella seduta del 28 aprile 2011, della proposta di risoluzione 7-00562. Calducci: Agevolazioni per la sosta dei veicoli minuti di contrassegno a servizio di soggetti disabili. In realtà, nonostante l’enfasi della Commissione e le distorsioni di alcuni giornali, la risoluzione approvata non rappresenta affatto uno strumento giuridico con cui imporre ai Comuni l’applicazione dell’esenzione dal pagamento della sosta. La risoluzione impegna “il Governo ad assumere le opportune iniziative, anche nell’ambito della Conferenza Stato- città ed autonomie locali, per promuovere, da parte dei comuni, deliberazioni volte a prevedere la gratuità della sosta nei parcheggi a pagamento delimitati da strisce blu a vantaggio dei disabili”. Nella sostanza suggerisce al Governo di sugge37 Impegno per una vita migliore struttivo confronto”. Sintesi: per ora rimane tutto come prima (i Comuni possono esentare), per il futuro ci sono solo ipotesi di “costruttivi confronti”. rire ai Comuni. Il rappresentante del Governo presente in Commissione (il Sottosegretario Giachino) da parte sua ha formulato alcune osservazioni illuminati rispetto alla situazione: allo stato non si può che appellarsi al senso civico degli enti locali che, nell’ambito del loro potere discrezionale, possono venire incontro ad una categoria di persone, già duramente provate, rendendo gratuito il parcheggio dei veicoli al servizio dei diversamente abili nelle strisce blu, regolamentando in tal modo una materia di loro competenza”. Sottolinea che rimane, ovviamente, impregiudicata una eventuale nuova “azione legislativa per risolvere il problema nelle forme auspicate, rivelando che la Conferenza Stato-Città ed autonomie locali, interpellata in merito, si è resa pienamente disponibile ad un co- IN SINTESI Nei parcheggi delimitati da linee blu le persone disabili pagano? Nel tempo vi sono stati pronunciamenti di segno diverso da parte di TAR, Ministero, Cassazione. In realtà nessuna norma prevede esplicitamente l’esenzione dal pagamento della sosta per i titolari di “contrassegno invalidi”. Oggi i singoli Comuni hanno facoltà di prevedere o meno l’esenzione. Su questi aspetti è stata approvata di recente una risoluzione alla Commissione Trasporti della Camera, che impegna il Governo ad attivarsi per promuovere questa agevolazione. VERIFICHE STRAORDINARIE SULL’INVALIDITA’ già in possesso e, solo dopo averla verificata, decidere se sia il caso o meno di sottoporre a verificare la persona interessata. Molto spesso dalla semplice verifica documentale si potrebbe constatare che le patologie indicate rientrano nell’elenco del decreto ministeriale del 2 agosto 2007: si eviterebbe in tal modo inutili perdite di tempo. L’Inps, invece, ha deciso di inviare a tutte le persone da verificare la richiesta di fornire i documenti comprovanti la loro disabilità. Tuttavia anche in considerazione delle oggettive difficoltà da parte delle Asl a reperire documenti cartacei vecchi anche di molti anni, abbiamo consigliato i nostri soci di provvedere all’invio della documentazione richiesta. Naturalmente gli interessati si sono affrettati ad inviare e/o portare personalmente alle varie sedi Inps la documentazione accertante lo stato invalidante. Ciò nonostante tutte le persone che si sono rivolte a noi lamentano che, pur in presenza di certificati comprovanti l’appartenenza a patologie comprese nel citato decreto ministeriale, sono state convocate per la visita fiscale ed inviate a ripresentare la documentazione. L’Inps ha poi riconosciuto, solo per i soggetti con sindrome di Down, alcuni automatismi con un messaggio della Direzione generale inviato ai suoi uffici. Sembra quasi di essere capitati in un girone infernale! Fra le varie segnalazioni che abbiamo ricevuto è emblematica quella riguardante le persone che vivono in comuni- Pubblichiamo la lettera che il presidente dell’UTIM, V.Bozza, ha inviato ai suoi associati affinché possa ampliare la conoscenza sull’argomento delle verifiche handicap, da parte delle famiglie. Abbiamo ricevuto molte proteste per la metodologia attività dall’Inps circa le verifiche straordinarie riguardanti le persone riconosciute invalidi civili che fruiscono anche dell’indennità di accompagnamento. La situazione è effettivamente preoccupante perché la procedura tiene in scarsissima considerazione la condizione delle persone con handicap in situazione di gravità e le loro famiglie. Fermo restando che la lotta ai falsi invalidi ci vede del tutto consenzienti, ritengo che questa non debba essere fatta pagare agli invalidi veri con richieste illegittime e persino vessatorie. Innanzitutto l’Inps si rivolge alle famiglie chiedendo loro di fornire la documentazione certificante l’invalidità, nonostante che della documentazione sia già in possesso della pubblica amministrazione, in particolare delle Asl e, nei casi meno recenti, delle varie Commissioni di prima istanza. Da notare che negli anni scorsi erano state effettuate verifiche successive che avevano confermato il riconoscimento dell’invalidità e quindi il diritto a percepire la pensione ed eventualmente anche l’indennità di accompagnamento. Dunque, ai sensi della legge 241/ 1990, l’Inps dovrebbe chiedere tale documentazione direttamente all’ente che ne è 38 Anno XIV - N. 3 luglio/dicembre 2011 tà alloggio o in altre strutture assistenziali. E’ noto che gli introiti derivanti da pensione e da indennità d’accompagnamento vengono utilizzati dai titolari per pagare, in parte, la retta della struttura. Altrettanto noto è che queste persone vengono inviate a questi servizi previa una valutazione da parte di apposite Commissioni che definiscono un progetto assistenziale. Sarebbe ovvio per chiunque che fra queste mura non si nascondono falsi invalidi. Sempre nel caso di persone ricoverate in strutture residenziali, qualora la persona invitata a presentarsi a visita non lo facesse, come si comporterebbe l’Inps? Secondo la circolare n.76 del 2010 dovrebbe provvedere alla sospensione o alla revoca delle provvidenze economiche. Il risultato sarebbe che i Comuni, in mancanza di altri redditi da parte della persona ricoverata, dovrebbero corrispondere l’intera retta. Non hanno nulla da dire i Sindaci? In ultimo voglio esprimere una forte preoccupazione per i prossimi due anni. Il decreto legge n.78/2010 indica un programma che per il 2010 prevedeva centomila verifiche e duecentomila per ciascuno degli anni 2010 e 2012. Vista l’esperienza in corso, l’Utim è molto preoccupata e perciò ci sembra doveroso indicare ai nostri soci ed ai nostri lettori alcune linee guida. A seguito della lettera di richiesta dei documenti consigliamo di inviare e/o consegnare alla sede Inps competente: a) il verbale che ha accertato l’invalidità (legge 118/1971) o la disabilità ai fini lavorativi (legge 68/1999) e la certificazione dell’handicap ai sensi della legge 104/1992; b) l’eventuale documentazione sanitaria relativa alla patologia risultante nei verbali di invalidità. Si spera che così facendo l’Inps sia in grado di valutare la documentazione inviata e/o anche quella pervenuta dalle Asl (sempre che venga richiesta) e dunque di evitare ulteriori inutili richieste alle persone con patologie riconducibili a quelle descritte nell’elenco del decreto ministeriale del 2 agosto 2007 e, di conseguenza, non sottoporre detti soggetti alla visita di controllo. Qualora la visita venisse richiesta è opportuno presentarsi. La mancata presentazione, salvo casi di comprovata impossibilità da presentare almeno 7 giorni prima della data di convocazione, comporta automaticamente la sospensione delle indennità economiche. In questo caso il cittadino ha ancora 90 giorni di tempo per chiedere di essere sottoposto a visita direttamente alla Commissione medica e presentare eventuale documentazione sanitaria, decorsi i 90 giorni la presentazione viene revocata. La situazione descritta mi ha indotto a predisporre una lettera tipo, che viene riprodotta di seguito, da utilizzare nel caso si venga interessati dal piano di verifiche. La lettera, ovviamente, dovrà essere adattata alle singole situazioni e se si vuole, arricchita con ulteriore documentazione in possesso. Nel merito faccio presente che la documentazione richiesta è già in possesso della pubblica amministrazione (Asl) e come tale è ad essa che l’Inps dovrebbe richiederla evitando fra l’altro spreco di tempo e di risorse ai veri invalidi come il mio tutelato. Ad ogni buon conto allego alla presente il certificato attestante la condizione di invalidità rilasciato dalla Commissione ai sensi della legge 18/1980 ed il certificato attestante lo stato di handicap ai sensi dell’articolo 4 della legge 104/ 1992. Allego inoltre la certificazione inerente alla patologia indicata al n. dell’elenco del decreto ministeriale del 2 agosto 2007. Sono certo con ciò di aver fornito a codesta Amministrazione tutto il necessario utile ad evitare ulteriori futuri, dispendiosi e spiacevoli controlli. In attesa di conoscere, ai sensi della legge 241/1990, l’ufficio ed il funzionario responsabile per l’esito della presente, si porgono cordiali saluti. LO SPORTELLO DELLA SCUOLA - Segue da pagina 33 gno idonee a garantire i portatori di handicap la frequenza degli istituti di istruzione”. Nella sentenza in oggetto viene altresì ricordato che “ per i disabili in condizione di gravità, il legislatore con la legge 27 dicembre 1997, n. 949, all’articolo 40, comma 1, ha previsto la possibilità di assumere, 39 con contratto a tempo determinato, insegnanti di sostegno in base al rapporto alunni-docenti, criterio minimo invero sostituito con il principio delle “Effettive esigenze rilevate”, introdotto dall’articolo 1, comma 605 della legge 27 dicembre 2006, n. 296". Impegno per una vita migliore GIOCHI a cura di Vincenzo Vitagliano Ciao a tutti. Tra rebus, cruciverba e sudoku, questa volte inseriremo anche qualche quiz matematico sperando che sia gradito agli appassionati. Non mancherà un poco di enigmistica classica e tutto per trascorrere del tempo in serenità. GIOCO 1 - CRUCIVERBA ! ) * + , - . 0 / !1 !! #== (6 %&# (6 !:$>88?@ !:@ .:(5@ ):A>?@ /:3@ *:@ !) 0:B@ +:58@ !* !!:(8@ ,:'@ !+ !, !- !. CDEF 80GHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH !/ !0 GIOCO 2 - SUDOKU , / ! , * + . 0 ! ) ) . ! 6&#& 6&3&62$3 4$ ' 8 ! 0 . + ) * ! / . * * ! / 2 B# &6(#& 6(& 5B6& ( &L&2&$& 2&QUENZE DI NUERII ),/!!JJG !,.!!!*JJG 0 ),!!)1JJG + + 40 !0!*!,JJG Anno XIV - N. 3 luglio/dicembre 2011 GIOCO 3 - ENICMISTICA CLASSICA Cambi di Iniziale (le parole indicate dalle incognite differiscono solo per l’iniziale) Venezia Romantica Vi sembrerà XXXXXX ma la luce del XXXXX ammiro di quel YXXXX In chiesa XXXXX ammiro di quel YXXXX quell’azzurro e ricco ZXXXX Due in un uno Mentre XXXXXXX al YXXXXXX porto a spasso il mio ZXXXXXX. I SECCHI: avete a disposizione un secchio da 3 litri ed uno da 5 litri ma vi servono 4 litri di acqua. Come fate a misurare con precisione tale quantità? GIOCO 4 - UNA SERIE DI REBUS 6& 2 7A#(2&I.!.: 7A#(2&I/-: # 6 7A#(2&I.)-!+: ( B 7A#(2&I,-+-: LA BOTTIGLIA E IL TAPPO: Una bottiglia con tappo costa 1,20 €, la bottiglia senza tappo costa un euro più del tappo. Quanto costa il tappo? _________________________________ IL PESO DEL MATTONE: Un mattone pesa un chilo più mezzo mattone. Quanto pesa un mattone? _________ SACCHI E PALLINE: Ho 10 sacchi di palline, nove sacchi contengono palline da 10 grammi l’una, uno contiene palline da 9 grammi l’una. Avendo a disposizione una bilancia con un solo piatto, come faccio a sapere in quale sacco si trovano le palline più leggere con una sola pesata?_________________________________________ 41 Impegno per una vita migliore GIOCO 5 - APPUNTAMENTO CON LA NATURA Nell’estate del 2010 mi è capitato di visita- Uniti), erano libere, senza gabbie né reti di re il “Seneca Park Zoo” di Rochester (sta- protezione, belle di una bellezza regale. Ma to di New York – USA). Tutta la zona ricor- come mai non volavano via? Alla domanda i “Seneca” che nulla hanno a che vede- da rispondeva in modo esauriente un carre con il filosofo maestro di Nerone, ma tello messo in bella evidenza dove si legerano una nazione di nativi americani fa- geva che quelle aquile avevano subìto fratcente parte del popolo degli Irochesi. Non ture alle ossa delle ali, fortuite oppure proamo vedere gli animali tenuti in cattività, vocate dagli spari dei cacciatori, e quindi ma devo riconoscere che alcuni aspetti della non erano più in grado di volare. organizzazione mi hanno colpito favore- Ed ecco ora le domande alle quali dovete volmente, tra questi ricordo la possibilità di rispondere: assistere agli interventi eseguiti nella clinica del parco sugli animali selvatici feriti e por- 1) Quali sono i Grandi Laghi della regione tati da cittadini e organizzazioni per le cure omonima? del caso (si può guardare da una grande ___________________________________________________________ parete in vetro come vengono trattati gli 2) Quale particolarità hanno le ossa degli animali in cura); era notevole l’illustrazio- uccelli? ne del progetto di salvataggio di una parti- ______________________________________________________________ colare specie di pesci che si trova solo nei 3) Perché le aquile che hanno subito una “Grandi Laghi”: lo zoo era riuscito nell’im- frattura delle ossa delle ali non possono presa e questi pesci, di origini antichissime, più volare? oggi sono di nuovo presenti nelle acque ___________________________ dell’Ontario. In ultimo mi piace ricordare che A voi le risposte … e la terza non è proprio nello zoo c’erano molte aquile americane facile facile. ARRIVEDERCI AL PROSSIMO (le aquile marine simbolo stesso degli Stati NUMERO. (BB &' 6(I!18 [7[!\:D !)17:)E\8!)1) . / + * - ) ! 0 , ) 0 - ! , + * / . * , ! / 0 . ) + - #&'$2I2(6(#&69&%&#&2 " ##& &(6B "(2(3(6B( # 5("( #(B (2 #(3( 2&WI,** , ,7): ,+ ! * / , . 0 + - ) + - . ) * ! 0 , / 0 ) , - + / . * ! 7 ( 2( 5( : I7'((6&A((6&((6&:@7B( 5( ( : , ! * + / . - ) 0 - + ) 0 ! , / . * / . 0 - ) * , ! + !0!*!,7!-:J!/0/X)!*/X+!,/X/ ),!!)17*):J(*Y!*Y)*Y* !,.!!!*7!.:J2+) 6I),/!!7!+:J* X CRUCIVERBA: ORIZZONTALI – 1 MAGGIORE 7 AM 8 RAS 0 ROVI 11 DIT 12 TRENTINO 13 RG 14 NERO 16 NOI 18 ARES 19 OXA / VERTICALI 1 MARTINA 2 AMOR 3 GRINGOS 4 ORDIGNO 5 RAIN 6 ESTONIA 10 VERRE 15 ER 17 OX. /SUDOKU LE SOLUZIONI DI QUESTO NUMERO 42 Anno XIV - N. 3 luglio/dicembre 2011 LE RICETTE DI ELENA Pensiero. - Parlo dei miei soggiorni: a Salerno e in montagna non vado più perché sono fatta in modo diverso. Anche i miei soggiorni in Comunità non vado più perché non ho terminato il periodo e mi hanno dimesso prima, così non posso più andare. Invece i miei soggiorni di Bergamo a Casa Sora vado ancora perché per il momento non mi hanno dimesso speriamo che non mi dimettono in futuro perché e l’ultimo posto dove posso andare. Io vorrei provare delle cose che non ho provato tipo andare in Calabria ad Alassio e a Spotorno. FARFALLE INSALATA ESTIVA Basilico, olio, sale, pepe, farfalle g 500, cozze g 500, mozzarella g 300, pomodoro g 300, olive g 100. In una capace pentola portate a bollore abbondante acqua salata che vi servirà per lessare la pasta. Raschiate bene le cozze e fatele aprire in una cucchiaiata d’olio caldo. Appena pronte sgusciatele, conservando il loro liquido di cottura filtrato. Sbollentate il pomodoro, pelatelo e riducetelo in dadolata. Raccoglietela in una ciotola che possa andare in tavola, insieme con la mozzarella a dadini, le farfalle lessate e raffreddate, sale, una generosa macinata di pepe, le olive e le cozze. Condite con un filo d’olio, un mestolino di acqua delle cozze e un mazzetto di foglioline di basilico. Mescolate molto bene, quindi servite guarnendo a piacere. trasferite la pasta in una padella e, su fuoco vivissimo, rigirandola velocemente, fatela insaporire, quindi servitela. PENNE IN PASTICCIO Prezzemolo, basilico, parmigiano, pancarré, olio, sale, pepe, 2 uova, penne g 400, peperone g 200, zucchina g 200. Portate a bollore abbondante acqua salata nella quale lesserete la pasta scolandola al dente. Intanto tagliate una fetta di pancarré a dadini e tostateli in forno. Riducete il peperone a striscioline e la zucchina a rondelle. Saltate le 2 verdure in 3 cucchiaiate di olio caldo, togliendole dal fuoco ancora croccanti. Battete le uova con un pizzico di sale, pepe, 2 cucchiaiate di parmigiano e un trito di prezzemolo e basilico. Versate le uova sulla pasta, aggiungete le verdure, mescolate, mettete in una pirofila, cospargete con i dadini di pane e con poco parmigiano quindi passate al grill solo per il tempo necessario a gratinare. FUSILLI VEGETARIANI Aglio, origano, basilico, olio, sale, fusilli g 500, pomodori g 500, peperone g 200, melanzana g 200, capperi g 100. Tirate alcune foglioline di origano, un ciuffetto di basilico, i capperi sciacquati dal sale e uno spicchietto d’aglio. Raccogliete il tutto in una ciotola e conditelo con g 110 d’olio. Tagliate la melanzana a dadini e rosolatela in un filo d’olio caldo. Bruciacchiate il peperone, spellatelo e tagliatelo a dadini che metterete nella ciotola del condimento, insieme con i pomodori pelati, svuotati dei semi, tritati grossolanamente, sale e la dadolata di melanzana. Unite i fusilli che nel frattempo avrete lessate al dente, 43 Impegno per una vita migliore L’isoLa dei desideri NOTIZIE? ALCUNE SÌ, ALTRE NO! GIANGUIDO SILVIO SARACINO Metà luglio 2011, mentre ero in auto con un amico, ascoltavo un noto programma radiofonico, Lo zoo di 105, che ha come fine ultimo quello di far ridere per un paio d’ore al giorno. Improvvisamente il tono di voce dello speaker si fa serio e quel programma d’intrattenimento si fa portavoce di un evento molto, molto importante che sta accadendo nel nostro paese: un presidio, da parte di un gruppo di cittadini davanti a Palazzo Montecitorio. Le persone che danno vita alla protesta hanno da qualche giorno presentato una petizione con la quale si chiede la riduzione del 50% dello stipendio di tutti i parlamentari; essendo inascoltati da tutte le massime cariche dello stato hanno scelto di presidiare uno dei Palazzi della politica e di fare lo sciopero della fame per dare più forza alla protesta. Inascoltata, caduta nella più assoluta indifferenza da parte di molte emittenti televisive, telegiornali, testate giornalistiche, la voce di chi manifestava dal 4 giugno, non ha trovato spazio. Assolutamente incredibile e da sottolineare il fatto che all’estero (per esperienza diretta posso citare ad esempio la Francia) la notizia è passata tramite canali “normali” di comunicazione, ed è stata diffusa da parte di giornalisti inviati sul posto; ma questo ovviamente succede solo in casa altrui. Purtroppo per avere qualche informazione bisogna essere sempre connessi alla rete e sperare di ricevere aggiornamenti veritieri e comprovati; penso non sia normale e, personalmente, non trovo “sano” il fatto che una persona debba mettersi alla ricerca delle informazioni minime che dovrebbero essere garantite da un servizio pagato profumatamente, come quello pubblico, o comunque vista l’esistenza di professionisti che dovrebbero essere chiamati a compiere il proprio dovere. Attualmente l’unica forza di “controllo” e l’unico tramite per “sapere” qualcosa è governato, gestito e indirizzato: peccato, probabilmente ci sarebbero molte cose da dire, ma effettivamente i festini con le “donnine” sono molto più divertenti... L’obiettivo del presidio è quello di raggiungere un milione di firme: oggi, due novembre, ve ne sono 18.304. Su Internet è possibile leggere il testo della petizione: se la condividete, firmatela e datene notizia a quante più persone potete. La sottoscrizione si può anche effettuare dall’account di Facebook. http://www.petizionionline.it/petizione/presidio-ad-oltranza-davanti-a-palazzo-montecitorio/4267 44 2° Convegno Regionale sulla Sindrome di Prader-Willi Pronti per la partenza Festeggiamento del nostro 10° compleanno di duro lavoro e del Convegno Il rientro dei prodi SOGGIORNO 2011 COLLABORATE ALLA REDAZIONE DI QUESTO GIORNALE! PERIODICO D’INFORMAZIONE DELLA FEDERAZIONE MALATTIE RARE INFANTILI DI TORINO Anno XIV - n. 3 POTETE TRASMETTERE: ARTICOLI, DISEGNI O FOTO PER LA COPERTINA, BREVI RACCONTI... Gennaio 2012: a Torino il XV Convegno della Rete Regionale Malattie Rare Anno 2011 - n.3 - Spedizione in A. P. - comma 20/C Legge 662/96 Filiale di Torino “Impegno per una vita migliore” - Via Susa 37 - 10138 TORINO - INVIATE LE VOSTE LETTERE A: CARTA E PENNA VIA SUSA 37 10138 - TORINO oppure a [email protected] ANNO 2011 Una petizione popolare per far «pagare il giusto» NOTIZIE DALLE ASSOCIAZIONI