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SE NON ORA
QUANDO
13
FEBBRAIO
all’ MARZO
8
dal
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Anche a Como, come in centinaia di città
non solo italiane, il 13 febbraio 2011,
le donne sono scese in piazza per rispondere
all’appello “Se non ora quando?”
È stata una mobilitazione spontanea e trasversale,
che ha accomunato donne di sensibilità, ceti,
condizioni professionali, appartenenze politiche
e associative molto diverse, ma unite nell’esigenza
e nella volontà di esprimere quello che le donne italiane
concretamente sono, per le cose che fanno ogni giorno,
per la capacità che dimostrano nello studio,
nel lavoro, nella cura, nella conciliazione dei tempi,
spesso contro tutti e tutto.
A Como, all’appello delle promotrici
hanno risposto in mille.
Ci è sembrato giusto realizzare un ricordo tangibile
di questa giornata e offrirlo alle donne comasche
in occasione dell’8 marzo. Una data a cui è importante
ridare senso, perché molte conquiste delle donne
sono a rischio, molti diritti sono scritti nelle leggi
ma restano di difficile e faticosa esigibilità,
nuovi bisogni affiorano in una società
profondamente cambiata e non trovano risposte.
Questo libretto contiene i testi dell’alfabeto delle donne
che abbiamo scritto e letto il 13 febbraio:
ciascuna un piccolo messaggio,
la tessera di un mosaico che esprime collettivamente
la volontà di esigere rispetto, riconoscimento,
parità e reale democrazia, di rivendicare insomma
dignità e valore.
Como, 8 marzo 2011
Il Comitato 13 febbraio
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13 FEBBRAIO 2011 A COMO
L’ALFABETO
DELLE DONNE
A – AUTODETERMINAZIONE – Rosangela Isella
Difendiamo il diritto di scegliere e decidere del nostro corpo
contro chi, in nome di un presunto “ordine naturale” decide
di scegliere per noi, a prescindere da noi, ricacciandoci in
una posizione di subalternità. Riprendiamoci pure il diritto
di autodeterminazione delle nostre parole affinché nessun
altro possa parlare in nostro nome.
B – BELLEZZA - Eleonora Dubini
Armonia, freschezza, eleganza, grazia, formosità, leggiadria, decoro, proporzione.
Dove sta la bellezza di una donna?
Bello è il suo viso che sa distendersi in un sorriso di tenerezza.
Belli i suoi occhi che guardano trepidanti il figlio.
Belle le sue mani che sanno protendersi generose al bisogno dell’altro.
Belle le linee dolci di un corpo che può la vita.
Bella la forza d’animo con cui sa affrontare il quotidiano
Bella la caparbietà con cui si oppone alle difficoltà per superarle.
Bella la capacità con cui conduce il suo lavoro.
Bello il saper vedere la luce anche nel buio.
Bella la voglia di lottare per affermare il proprio pensiero.
Bello pretendere che siano riconosciute le proprie capacità.
Bello il saper difendere il proprio diritto al lavoro.
Bella la cura del proprio corpo e delle proprie sembianze
come specchio del proprio animo ed autocoscienza del proprio essere.
Bello il pretendere di essere riconosciuta e rispettata.
Bella la fierezza di dire no al Potente.
Tutto il resto è solo belluria, non ci appartiene.
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C - CURA – di Tonina Santi
Cura. E’ una parola che ci appartiene.
Siamo maestre nell’arte della cura della vita nel suo crescere. La cura è l’etica con cui ci rapportiamo nel mondo. Da
secoli. Oggi più che mai il nostro paese ha bisogno di cura.
Oggi più che mai l’Italia ha bisogno delle donne. Per essere
aiutata a ritrovare le vie della dignità, della civiltà, dell’orgoglio.
C – CARRIERA – Franca Anzani
Da Marisa Belisario: “La carriera non è l’obiettivo primario. Non credere che l’azienda sia il confine del mondo. Non
pensare di fare carriera soltanto grazie a padrini, spinte o
raccomandazioni. Non guardare dall’alto chi fa politica o
attività sindacali”. Queste alcune frasi della prima donna
manager italiana, in prima linea nel lavoro, ma non disposta
a sacrificare il resto, cioè la famiglia e le sue radici, che rimanevano sempre il traguardo a cui tornare.
D – DIGNITÀ E DIRITTI – Maria Ambrosoli
Il lungo cammino delle donne italiane sulla strada dei diritti sembra arrestato. Oggi siamo costrette a protestare
per difendere la dignità. Atei devoti lanciano anatemi su
chi chiede che il paese evolva e progredisca nel campo dei
diritti civili, ma accusano di moralismo – quale spregevole
inclinazione della capacità di giudizio – chi chiede un’etica
pubblica rispettosa non solo della dignità della donna, ma
di ogni cittadino. O pretendono che il “ciarpame” sotto i nostri occhi sia da attribuire alle libertà che le donne hanno
ottenuto. Ma tra il burqua e il bunga bunga – diceva ieri un
commentatore – ci può stare molto altro. E noi scegliamo la
dignità della donna e l’onore dell’Italia.
E – EMANCIPAZIONE - Licia Badesi
Filastrocca dell’emancipazione per una bambina.
Emancipazione, una lunga parola
di lunga storia. Spiegarla è difficile
con poche parole.
Con la filastrocca te la spiegherò.
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È un rondinotto che lascia il suo nido
che spicca il suo volo e sparisce nel cielo.
È un’orsacchiotta che lascia la tana,
è una farfalla, è un’ape regina,è una bambina
che vuole sapere e questo e quello e tutti i perché.
E legge nei libri: emancipazione è uscir dalle mani del padre
padrone.
Non c’è una parola ancora più bella?
Ma certo, bambina:
è liberazione!
F - FELICITÀ - Serena Scionti
F come felicità. Honoré de Balzac dice che “La felicità è
la poesia della donna”. Mi piace questa citazione perché,
appuntandosi sull’etimologia del verbo greco “poieo”, che
significa costruire, creare, evoca la felicità come desiderata e realizzabile, di cui ciascuno può essere artefice anche
in situazioni di per sé non felici. E le donne in questo sono
maestre...
G – GRATUITÀ – Maria Luisa Seveso
C’è più gioia nel dare che nel ricevere, noi donne lo abbiamo
saputo da sempre.
Se così non fosse dove troveremmo le energie per prenderci cura di bimbi e nonni, dopo una giornata di lavoro fuori
casa?
Non siamo solo vestali del futuro del mondo,la società si
regge sulla nostra disponibilità.
Troppo!
Il dono gratuito è uno stile di relazione, che non si paga col
denaro e non si ferma con lo sciopero.
Ma dare riconoscimento al nostro impegno gratuito per arrivare dove lo stato non arriva, è un atto di civiltà oltre che
un dovere.
I – ISTITUZIONI – Chiara Braga
I come istruzione. Perché mentre siamo qui a difendere e
affermare la dignità delle donne, oggi difendiamo e affermiamo anche la dignità delle istituzioni.
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Per contrastare chi pensa che le Istituzioni possano essere ridotte ad un uso privato. Per respingere l’idea che ruoli
nelle istituzioni possano diventare moneta di ricompensa ai
favori sessuali riservati ai potenti di turno.
Per riconoscere, al contrario, l’impegno, l’intelligenza e l’integrità delle tante donne, di ogni appartenenza, che operano nelle istituzioni, animate da spirito di servizio e senso di
responsabilità.
Donne che sono nelle istituzioni perché mettono a disposizione capacità, passione e sensibilità proprie del loro essere
donne e non il proprio corpo di donne.
Donne che vogliono essere riconosciute per i propri meriti
ed il proprio valore, che sanno riconoscere la differenza tra
lealtà e fedeltà nella politica, che per sentirsi apprezzate
non hanno proprio bisogno di sentirsi apostrofare, come
troppe volte ancora accade, “donne con le palle”!
Perché il nostro paese ha bisogno di più donne nelle istituzioni per uscire dalla palude triste in cui si trova. Perché
davvero le donne possano agire a pieno titolo nei “luoghi del
potere” e possano concorrere a definire “le regole del gioco”; per cambiare dal di dentro e rendere migliori le istituzioni e la società italiana.
Per provare a spazzare via, come oggi abbiamo iniziato
a fare, quel fango che rischia di ricoprire tutto e tutti; per
riappropriarci insieme, donne e uomini, di una concezione
nobile e alta delle istituzioni della nostra Italia, mentre con
orgoglio celebriamo il 150° della sua nascita
I - IMPEGNO – di Gisella Belgeri
“Impegno, è una parola essenziale. Diciamocelo, e dichiariamolo a tutti; proprio l’impegno delle donne ha tenuto
alto e dignitoso il nostro paese, in tutti i campi profuso. Non
elenchiamoli, li conosciamo, ma riandiamo con la memoria
ai tanti esempi, fulgidi o nascosti, che abbiamo tutti incontrato nella nostra vita, specie chi come me ha molti ricordi.
Ne sono fiera. Sono storie che sento come mie e tutti devono
averne rispetto e temerle, a partire da chi pretende di “governare il paese”. Attenti: non si governa senza l’impegno
e la schiena dritta della donne. L’avevano capito bene sin
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dall’ antichità. E’ ora di rammentarlo, sempre e rimandare
al mittente i tentativi di ridurre la grandezza delle donne a
puri scopi personali e di fiancheggiamento. Non ci stiamo.”
L – LAVORO, LIBERTÀ, LAICITÀ, LEGALITÀ – Lucia Cassina
Pillole di Costituzione per irrobustirci
Lavoro
Art. 1 – L’Italia è una repubblica democratica fondata sul
lavoro
Art. 36 – Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e alla qualità del suo lavoro
Art. 37 – La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e la stessa
retribuzione del lavoratore
Libertà
Art. 13 – La libertà personale è inviolabile
Art. 18 – I cittadini hanno diritto di associarsi liberamente
Art. 21 – Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il
proprio pensiero
Art. 41 – L’iniziativa economica privata è libera. Non può
svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.
Laicità
Art. 7 – Lo Stato e la Chiesa sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani
Legalità
Art. 54 – Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla
Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi. I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di
adempierle con disciplina ed onore.
M - MADRI MIGRANTI – Ana Rosa Ruiz
Una citazione da “Le tre ghinee” di Virginia Woolf (1938): “Io
in quanto donna non ho patria. Come donna non voglio una
patria. Come donna la mia patria è il mondo”.
Le persone che hanno cambiato di paese per una ragione
o per un’altra e hanno vissuto in luoghi diversi da quelli di
origine, hanno sperimentato un processo transculturale.
Le nostre società, da tempo, non sono più monoculturali.
Sappiamo che le donne hanno una maggiore capacità di
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adattamento, ma quelle che risiedono in paesi diversi da
quello di origine sono spesso oggetto di una doppia discriminazione, per il fatto di essere donne e essere migranti.
Eppure loro migrano, migriamo, per dare un futuro migliore
ai nostri figli.
In questo le donne, il cuore delle donne, il coraggio delle
madri, è uguale in tutto il mondo.
La parità e la dignità di tutti non si ottiene se non si parte dal
rispetto delle diversità e dalla solidarietà che a volte solo
le donne in quanto tali e in quanto madri sono in grado di
capire e di avere.
Solidarietà verso le donne migranti che arrivano nel nostro
paese con le loro famiglie, con i loro figli, per garantire la
dignità e il benessere di tutti gli uomini e di tutte le donne.
Chiudo con una parola di affetto e con un abbraccio a quella
mamma rom di Roma che nell’incendio della sua baracca
ha perso nei giorni scorsi quattro dei suoi figli.
N – N COME - Carla Gaiani
N come NOI, donne e uomini, oggi, ora in questa mattina di
febbraio, qui a Como, come da tempo non capitava, in una
manifestazione civile al femminile di impegno e di partecipazione
NOI non come somma, sicuramente legittima di tanti IO, ma
come plurale che abita in ogni famiglia, comunità, società.
NOI come ricostruzione di quel senso delle relazioni quasi
perduto in questi anni di privatizzazione dell’immaginario
sociale.
N come NASCITA con il nastro rosa o azzurro che nel fiocco simboleggia la nuova vita; perché la donna è colei dalla
quale si viene al mondo; perché dal grembo di una donna si
nasce tutti, maschi e femmine.
N come NOBEL assegnato 38 volte a donne dal 1901 a oggi.
Due le italiane insignite dal premio: 1926 Nobel per la letteratura a Grazia Deledda; 1986 Nobel per la medicina a Rita
Levi Montalcini.
N anche come NOVELLE, come le news e i pettegolezzi che
ogni tanto ci facciamo raccontare e ci piace scambiare magari andando dalla parrucchiera o a prendere il pane.
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N come NON HO TEMPO, indaffarate come nessuno mai a
preparare la colazione, a rifare i letti, accompagnare i figli a
scuola, a fargli fare i compiti, ad andare al lavoro, a pulire la
casa, a fare la spesa, ritirare il bucato, a preparare la cena,
lavare, stirare, riassettare, spolverare, ripiegare, ordinare.
E infine N come i NO che a volte con forza ci tocca dire:
NO alla violenza, NO non ci sto, NOSSIGNORE non sono di
tua proprietà come tu non sei di mia proprietà, NO, io non
sono in vendita.
O - ORA – Rosaria Maietta
Ora ogni limite è oltrepassato. Ora l’offesa ci opprime. Trattate come oggetti occupiamo oscene cronache di storie orgiastiche come odalische ossessionate da un opportunismo
ottuso.
Ci disonora l’ostentazione con cui omuncoli offendono il nostro orgoglio oltraggiandolo.
Se non ora quando con il nostro operato oltrepasseremo
l’ostacolo di un oceano di maschilismo oscurantista?
L’operosità di ogni cittadino responsabile è annullata
dall’operato di un’orda di operatori politici la cui mancanza
di onestà occlude ogni opportunità di progresso.
P – PACE - Maria Teresa Lietti
P come Pace, tematica sulla quale le donne sono da sempre molto Presenti, sia come Pratica che come elaborazione
teorica.
Non basta però un corpo di donna per essere vicina a questi
argomenti; necessario aver assunto consapevolezza di cosa
voglia dire essere donna e essere donna in una società Patriarcale come la nostra ancora è. EÈ necessario aver riflettuto sui rapporti di Potere all’interno dei quali le nostre esistenze di donne sono inserite, sui rapporti di Potere nei quali
sono inseriti i nostri corpi di donne (e i recenti avvenimenti
sono assai significativi a questo proposito). È necessaria, in
ultima analisi, una Presa di coscienza Politica di cosa significhi oggi essere donna. Politica, altra Parola scomoda, che
sembra oggi quasi sconveniente per come è stata screditata. Politica che per me significa ancora occuparsi del bene
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comune e non solo dell’interesse Personale. E mi torna in
mente un concetto che è stato fondamentale per la mia crescita Politica di donna e che veniva espresso con lo slogan “Il
Personale è Politico”. Concetto che credo sia utile tornare a
Proporre e sul quale sarebbe bene oggi riflettere. Pace quindi sulla quale vorrei ricordare le Parole della grande scrittrice Christa Wolf: “Tra uccidere e morire c’è una terza via,
vivere”. Pratiche e Parole di donne che aprono Prospettive di
speranza e di libertà nella convinzione che un altro mondo è
davvero Possibile e che è nostro compito costruirlo insieme.
P - POLITICA – Piera Cipolla
A noi donne interessa la politica, la bella politica.
Noi vogliamo esserci, per esprimere i nostri valori, per affermare la nostra visione della società, per far progredire
il nostro Paese. Ma non vogliamo esserci per concessione,
per grazia ricevuta o per ricompensa. Vogliamo partecipare
da protagoniste, con la nostra dignità, con le nostre qualità,
con la nostra passione, con la nostra concretezza.
Per un mondo migliore, a misura di donna e di uomo, prendiamo in mano il nostro futuro!
Q – QUALITÀ – Rosangela Arrighi
Studiamo più degli uomini, ci laureiamo prima e con voti migliori, leggiamo di più, ci relazioniamo meglio.
Insomma abbiamo mille talenti e facciamo battaglie per aumentare la qualità della vita di tutti.
Siamo tenaci e con salti mortali coniughiamo qualità e
quantità nelle cento cose che quotidianamente facciamo.
Eppure ancora oggi nel terzo millennio le donne devono fare
qualunque cosa due volte meglio degli uomini per essere
giudicate brave la metà.
Per fortuna non è difficile: ma è forse ora di dire basta, di
pretendere tutto quello che ci spetta.
R – RESPONSABILITÀ – Cristina Barbaglia
La responsabilità che noi donne ci assumiamo nella vita di
tutti i giorni nell’essere figlie, madri, mogli, compagne, single, amanti, nonne, prostitute e mantenute.
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La responsabilità che ci siamo sempre assunte, nella società,
nella cultura, nell’arte, nella scienza, nella cura degli altri.
La responsabilità che ci hanno scaricato addosso quando la
società, per adulterio, ci sbatteva in galera.
La responsabilità che abbiamo assunto quando ci siamo
battute nella Resistenza per liberare il Pese, l’Italia, dal nazifascismo.
La responsabilità delle nostre battaglie, per conquistare il
diritto di voto, per l’aborto, per il divorzio, per l’autodeterminazione, per il lavoro.
La responsabilità delle nostre lotte, come oggi che siamo
qui, in piazza, per dire basta ad un governo che esprime una
cultura retriva, maschilista e machista.
Il peso delle responsabilità che questa società, soprattutto
oggi, in Italia, scarica sulle spalle di noi donne, che affrontiamo e combattiamo con la leggerezza della nostra coscienza
S – SCUOLA – Rosalba Benzoni
Un tempo si diceva, con impudente ipocrisia, “le donne sono
le regine della casa” per giustificarne la marginalità sociale.
Oggi potremmo dire, con amara ironia, che sono le regine
della scuola.
Perché le ragazze a scuola fanno meglio e di più, ma non
vedono riconosciuto il loro merito nella società e nel lavoro.
Perché la scuola è un mondo in maggioranza di lavoratrici donne che combattono ogni giorno per poter fare bene
il proprio lavoro, senza riconoscimenti né sostegni. Spesso
ostacolate proprio da chi, di quell’istituzione, dovrebbe farsi
carico. Perché la scuola in Italia ha addirittura un ministro
donna, scelta perché di scuola non sa e non vuole sapere.
Dunque le donne, la scuola, le donne della scuola, non hanno molti amici. Noi vorremmo invece che fossero riconosciute come il cuore pulsante del Paese, capaci di creare
valore, di essere strumento di giustizia, opportunità, consapevolezza, cultura sociale.
Un bene comune per il bene di tutti.
T – TEMPO – Ida Paola Sozzani
Penelope, risvegliati, non è più il tempo dell’attesa, il tempo
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di tessere e di disfare una tela intessuta di sogni e di rimpianti.
L’Ulisse della tua giovinezza inconsapevole è partito per
sempre, insegue le sue sirene, e forse non è mai esistito.
Ora è giunto il momento di riprenderti il tempo, bene prezioso, ricchezza impalpabile, materia che scorre veloce e che
non puoi fermare.
Ritrova il tuo tempo personale, anche se è impegnativo perché, ricorda, il tempo che dedichi a te stessa, per crescere,
studiare, amare e socializzare, è la sola possibilità di essere
persona, e di ritrovare la tua capacità di desiderare, al di
là dei desideri degli altri, e dei tuoi molti ruoli quotidiani:
di moglie o di compagna, di figlia, di madre, di lavoratrice.
U – UOMO – Manuela Serrentino
Utilizzatore finale senza umiltà né umorismo.
Ubriaco per l’uso di un uccello che non è certo un usignolo
Che hai ucciso ciò che di umano esiste nell’utopia di
quell’unione.
Nuova e diversa da quella sperimentata nell’utero della
donna che ti ha generato.
Uxoricida un giorno su tre.
Ufficiale di fantasie di potenza senza fine né tempo.
Urla le tue contraddizioni.
Solo allora udiremo che i tuoi desideri di uomo.
Sono diventati inscindibili dalla libertà di tutte le donne.
V – VIOLENZA – Gabriella Pintacuda
Ogni giorno assistiamo ad una vera e propria mattanza delle
donne per mano dell’uomo e l’indignazione non basta più.
La lotta contro la violenza sulle donne ha bisogno di una rivoluzione culturale.
Solo quando la morte di una donna entra nella pagina di
cronaca nera,allora segue, inesorabile, il balletto delle indignazioni formali dei politici, le proclamazioni di intenti dei
legislatori e le dichiarazioni di solidarietà alla famiglia della
vittima da parte del ministro preposto. I defilé degli psicologi, pronti a trattare l’argomento, affollano i programmi
televisivi.
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Ma quali sono i messaggi sulla donna trasmessi televisivamente e sulla carta stampata?
Il corpo della donna è solo un oggetto promozionale con
espliciti fini di marketing , uno schieramento di donne mute
indossano vestiti ridicoli per il diletto del pubblico maschile... E il corpo delle bambine non è risparmiato da questo
scempio!
W – WELFARE – Gabriella Bonanomi
Infanzia è femminile - cura è femminile - disabilità è femminile - casa è femminile - famiglia è femminile - vecchiaia
è femminile.
Tutto è ancora troppo sulle braccia e sulle menti delle donne: conciliazione dei tempi, nidi, scuole che funzionano a
tempo pieno, centri ricreativi per giovani, strutture protette
per disabili e anziani, formazione per badanti e baby sitter,
albi per badanti baby sitter, centri diurni per anziani, consultori familiari che lavorano in sinergia con le scuole e con
il mondo del lavoro, sostegno economico alle famiglie, considerare i bambini non solo un bene per le famiglie ma un
bene sociale perché rappresentano il futuro.
Utopia…utopia è femminile. Ma solo un buon welfare potrà
garantire alle donne di scegliere liberamente il proprio futuro. E a queste giovani donne diplomate, laureate , più capaci degli uomini, di non trascinarsi nel quotidiano, di non
rinunciare, di non finire nella zona grigia di chi non ha più
la forza di cercare un lavoro ma di poter lottare per liberamente scegliere di lavorare, di fare le casalinghe, di lavorare
a par time perché ci si vuole realizzare in altro. Esercitare il
diritto di scelta al femminile e non al maschile.
Ad un nuovo governo non possiamo che chiedere di governare al femminile con la capacità che hanno le donne di
analizzare , fare, dire...come fanno nel quotidiano
X – XENOFOBIA – Nicoletta Pirotta
Lo xenofobo è colui che sente avversione nei confronti delle
donne e degli uomini stranieri. È così tanta l’avversione che,
lo xenofobo, con una legge trasforma la straniera e lo straniero in una clandestina e in un clandestino e con un’altra
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legge fa diventare la clandestinità un reato.
E così le donne e gli uomini stranieri diventano delinquenti
da espellere e lo xenofobo è contento.
Io al contrario penso che dovremmo espellere da noi stesse
e dal nostro paese qualsiasi forma di xenofobia.
Nessuna e nessuno può essere considerata e considerato
straniera e straniero perché siamo tutte e tutti cittadine e
cittadini del mondo
Y – YES, YOU CAN – Eva Allevi
Yes, you can, vorrei dire alle bambine che in alcune parti del
mondo non possono andare a scuola solo perché femmine.
Yes, you can, alle donne obbligate a nascondersi nel burqua,
lasciatevi guardare e guardate il mondo libere.
Yes, you can, alle donne che vivono in Italia e che si stanno
ribellando a questa politica machista, a questa società per
niente paritaria. Insistiamo, resistiamo.
Yes, you can, agli uomini: questa Italia così arretrata penalizza anche voi, non basta sentirsi coinvolti, bisogna cambiare i comportamenti.
Yes, you can: non solo in Italia ma in tutto il mondo oggi ci
sono manifestazioni come questa, per il rispetto della dignità della donna. Non dimentichiamoci di questa dimensione
globale, che va oltre i confini, il colore della pelle, il credo
religioso e politico.
Yes, we can.
Z – ZELO – Nicoletta Pirotta
Lo zelo è la fervida disposizione d’animo che si manifesta nel
compiere prontamente ciò che si considera il proprio dovere.
Io sento il dovere e il desiderio di non stare zitta per dire basta
agli zuzzurelloni che ci governano, alle loro zizzanie inconcludenti, alle zuffe truffaldine, e alla solita zuppa.
Sono solo zavorra. Mentre io ho bisogno di un lieve zefiro, di
uno zampillo d’acqua fresca, di calzare gli zoccoli, impugnare
una zappa ed aprire zolle per cominciare la semina di futuro.
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In Italia la maggioranza delle donne lavora fuori o dentro
casa, crea ricchezza, cerca un lavoro (e una su due non ci
riesce), studia, si sacrifica per affermarsi nella professione che si è scelta, si prende cura delle relazioni affettive e
familiari, occupandosi di figli, mariti, genitori anziani. Tante sono impegnate nella vita pubblica, in tutti i partiti, nei
sindacati, nelle imprese, nelle associazioni e nel volontariato allo scopo di rendere più civile, più ricca e accogliente
la società in cui vivono. Hanno considerazione e rispetto di
sé, della libertà e della dignità femminile ottenute con il
contributo di tante generazioni di donne che – va ricordato
nel 150esimo dell’unità d’Italia – hanno costruito la nazione democratica. Questa ricca e varia esperienza di vita è
cancellata dalla ripetuta, indecente, ostentata rappresentazione delle donne come nudo oggetto di scambio sessuale, offerta da giornali, televisioni, pubblicità. E ciò non
è più tollerabile. Una cultura diffusa propone alle giovani
generazioni di raggiungere mete scintillanti e facili guadagni offrendo bellezza e intelligenza al potente di turno,
disposto a sua volta a scambiarle con risorse e ruoli pubblici. Questa mentalità e i comportamenti che ne derivano
stanno inquinando la convivenza sociale e l’immagine in
cui dovrebbe rispecchiarsi la coscienza civile, etica e religiosa della nazione. Così, senza quasi rendercene conto,
abbiamo superato la soglia della decenza.
Il modello di relazione tra donne e uomini, ostentato da
una delle massime cariche dello Stato, incide profondamente negli stili di vita e nella cultura nazionale, legittimando comportamenti lesivi della dignità delle donne e
delle istituzioni. Chi vuole continuare a tacere, sostenere,
giustificare,ridurre a vicende private il presente stato di
cose, lo faccia assumendosene la pesante responsabilità,
anche di fronte alla comunità internazionale. Noi chiediamo a tutte le donne, senza alcuna distinzione, di difendere
il valore della loro, della nostra dignità e diciamo agli uomini: se non ora, quando? è il tempo di dimostrare amicizia verso le donne.
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Si ringraziano:
la Federazione Cemat che ha collaborato all’impaginazione,
il gruppo del Partito Democratico in Consiglio Provinciale di Como
che ha sostenuto le spese di stampa
Prime firmatarie comasche
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Beatrice Aliverti - Eva Allevi - Maria Ambrosoli - Noura Amzil
- Carmen Ancora - Giancarla Angelina - Lina Annoni - Daniela
Antongini - Franca Anzani - Laurea Arculeo - Rosangela Arrighi - Licia Badesi - Patrizia Baitieri - Andreina Bazzotti - Gisella Belgeri - Giuseppina Benzoni - Ornella Benzoni - Piera
Benzoni - Rosalba Benzoni - Beatrice Bernasconi - Gabriella
Bonanomi - Cornelia Borsoi - Milena Bossi - Chiara Braga Pasqualina Brandi - Maria Grazia Bregoli - Letizia Bucchiarone - Licia Butti - Anna Campaniello - Silvia Camporini - Giulia
Casartelli - Lucia Cassina - Carla Cazzaniga - Elisabetta Cerchiello - Antonia Cesana - André Cesareo - Loredana Ciceri
- Rosalba Cicero - Piera Cipolla - Marcella Cirrincione - Cinzia Colico - Debora Colombo - Katia Trinca Colonel - Marina
Consonno - Margherita Corti - Graziella Cotta - Luisa Cribioli
- Giulia Cuter - Elena Daddi - Gilda D’Angelo - Paola De Dominicis - Rita Dell’Erba Baldari - Patrizia Di Giuseppe - Francesca Di Mari - Bice D’Orrico - Luisa Priscila Daniel Dos Santos Eleonora Dubini - Mariella Dubini - Maria Duro - Nadia Espejo
- Daniela Felice - Vincenza Fragolino - Carla Gaiani - Eleonora Galli - Ornella Gambarotto - Ileana Gelidi - Maria Grazia
Giannone - Patrizia Gilardoni - Maria Grazia Gispi - Antonella
Grespan - Celeste Grossi - Gisella Introzzi - Rosangela Isella
- Bouchra Lakhouitri - Fiammetta Lang - Maria Teresa Lietti
- Maria Rita Livio - Patrizia Losito - Ilenia Luraschi - Francesca Maggio - Silvia Magni - Emilia Mancinelli - Savina Marelli - Roberta Marzorati - Elena Merazzi - Barbara Minghetti
- Laura Molinari - Niceida Montero - Tiziana Monti - Marta
Morini - Beatrice Orlandini - Elisabetta Patelli - Liliana Pavanelli - Anna Peverelli - Rosangela Pifferi - Gabriella Pintacuda
- Nicoletta Pirotta - Santina Pitrone - Benedetta Re - Cristina
Redaelli - Luisa Romano - Ana Rosa Ruiz - Maria Pia Sala - Ida
Sala - Tonina Santi - Lilli Sechi - Manuela Serrentino - Maria
Luisa Seveso - Viviana Seveso - Roberta Sfardini - Maria Chiara Sibilia - Paola Sozzani - Enrica Strazza - Antonietta Tagliabue - Manuela Tagliabue - Anna Maria Tarabbia - Mariangela
Todeschini - Caterina Valsecchi - Gerarda Veneroso - Licia
Viganò - Grazia Villa - Maria Paola Vivani Schlein - Patrizia Zanotta... e altre 400 adesioni.
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Libretto alfabeto delle donne 13 febbraio