24 — la cornice sinfonica
Alain Altinoglu per
Schumann e Mozart
La bacchetta del giovane
direttore approda in Fenice
ei può capire perché il Sig. Conte non si è più
fatto sentire dopo la morte di Mozart; lo avrebbero riconosciuto, e non avrebbe più potuto
passare come compositore del Requiem presso la sua gente», scriveva J.Zawrzel, oboista dell’orchestra del conte Walsegg, quest’ultimo figura bizzarra intorno al quale ruota l’origine
del celeberrimo Requiem di Mozart. Committente tanto misterioso quanto falsario
del Requiem – voluto per celebrare la defunta moglie – considerato che soleva commissionare composizioni per poi trascriverle e
passarle per proprie entro la sua corte. Non
sappiamo quanto Mozart fosse espressamente consapevole di una richiesta così riprovevole, e di conseguenza quanto ciò
possa aver condizionato qualità e concentrazione nella stesura di una partitura durante un periodo difficile dal punto di vista
economico e dello stato di salute. Un film
c’è già: nell’Amadeus di Forman viene ripreso il racconto secondo cui Mozart dettò alcune sezioni del Requiem sul letto di morte, ma anche che nel misterioso committente ravvedeva la figura del padre padrone o quella romanticizzata di un al di là personificato e proteso a richiamarlo, come il
Commendatore in Don Giovanni.
La partitura del Requiem rimase incompiuta, né fu completata integralmente in tutte
le parti, tanto che nell’Ottocento la natura dell’opera fu molto dibattuta e qualcuno ne mise in dubbio la paternità, lasciando
aperte molte questioni (la versione più accreditata che include il completamento delle sezioni mancanti è firmata da Franz Xaver Süssmayer, allievo e stretto collaboratore di Mozart). Eppure, consapevole o no,
sappiamo come Mozart riuscisse a trasformare miracolosamente in oro tutto quello
che toccava. La semplicità disarmante è di
L’insolito accostamento con la Prima Sinfonia di Schucasa fin dalle prime battute del Requiem, ci immerge subimann riprende il percorso dedicato al bicentenario delto in un peculiare clima psichico, passando rapidamente
la nascita del grande compositore tedesco con l’intea orizzonti di luce sempre diversi. È uno psicodramma,
grale delle quattro Sinfonie, anche se nella riorchestradove il colore cupo deriva dall’impiego in orchestra di
zione di Mahler, discutibile ma non malvagia, opera
strumenti dal timbro scuro o prevalentemente appartedi chi oltre che grande compositore fu soprattutto dinenti a registri gravi: corni di bassetto, fagotti, tromboni
rettore d’orchestra. E la prima era in realtà la seconfanno da padroni, mancano i luminosi flauti, oboi e clarida Sinfonia scritta da Schumann, poiché la prima parnetti. Mozart completò integralmente Requiem e Kyrie, del
titura fu quella della Quarta, accantonata
rimanente – fino alle prime battute del Laper essere revisionata successivamente. ◼
crymosa – scrisse le parti vocali, il basso e alcune indicazioni sulla strumentazione. Co- Venezia – Teatro La Fenice
2, 3 aprile, ore 20.00
Sopra: Alain Altinoglu (foto di Luc Jennepin).
sì, emerge comunque l’abilità e l’ispirazione
«
la cornice sinfonica
L
di Mirko Schipilliti
nel fondere un disegno vocale con melodie e accordi in
corrispondenze perfette.
Alain Altinoglu è una delle giovani bacchette che si
stanno succedendo in questi mesi sul podio dell’orchestra della Fenice, protagonista della prossima lettura del
Requiem mozartiano. Altinoglu nacque a Parigi nel 1975
da genitori di Istanbul trapiantati inizialmente in Armenia. La formazione musicale al Conservatorio di Parigi lo
ha portato a dirigere le orchestre francesi più note, incluse l’Orchestre National de France, l’Orchestre de Paris,
l’Opera Bastille e a diventare direttore dell’orchestra di
Montpellier. Pianista di formazione, ha dedicato moltissimo allo studio del repertorio vocale da camera e operistico. Per questo incuriosisce soprattutto quale sarà la sua
lettura del «misterioso» Requiem.
la cornice sinfonica — 25
Myung Whun-Chung
tra Stravinskij
e Cajkovskij
Pochi sono i maestri che riescono a svelare autenticamente i percorsi drammatici nella «Patetica», sinfonia di
cui Ciajkovskij era profondamente orgoglioso, nei contenuti e nella strumentazione. I presagi di morte la attraversano, quella cupa introspezione che faceva piangere l’autore al solo pensiero delle idee musicali, prima ancora di incastonarle nei pentagrammi. Già poco dopo la
conclusione della stesura, a Ciajkovskij giunse la richiesta di comporre un Requiem, ma la «Patetica» era già impregnata di uno «spirito molto vicino», pagina in cui «ho
infuso tutta la mia anima», scriveva Ciajkovskij. Per lui
la partitura celava un programma interioyung Whun-Chung è un diretre, un programma «intensamente personatore d’orchestra che a Venezia ha
le». La musica assume subito un meditatisempre lasciato un segno speciaVenezia – Teatro La Fenice
vo senso narrativo fin dalle prime battule, il solco di un artista profondamente an27 marzo, ore 20.00
te dell’adagio introduttivo, scuro, concencorato all’onestà intellettuale e alla concentrato sui registri gravi dell’orchestra attraverso una metrazione espressiva e comunicativa, allo studio e all’intuilodia che sembra evocare un triste destino, adagio che si
zione, che sa guardare al fine ultimo di un processo musicompleta con l’adagio finale «lamentoso», insolito epilocale dialettico, alla dimensione generale di un intero brago. La luce giunge nel primo movimento col celeberrimo tema
ai violini, in uno
scorcio d’incredibile apertura,
speranza, carico
di quella particolare e nostalgica
malinconia slava,
alla base del titolo – originale –
aggiunto solo in
seguito, su consiglio del fratello.
Una spiritualità d’impronta religiosa si addensa invece nella Sinfonia di salmi di Stravinskij,
uno dei primi
brani a risuonare nella Fenice ricostruita, diretta da Riccardo
Muti al concerto inaugurale per la riapertura del Teatro. Il periodo neno, all’unità della composizione. Ricordiamo l’intensità
oclassico che abbraccia la composizione della partitudella Quinta di Mahler con l’orchestra della Fenice, ormai
ra ne scolpisce la severa e scura articolazione, caratterizdiversi anni fa, poi uno dei concerti per l’inaugurazione
zata da un timbro orchestrale che esclude violini e viodel Teatro ricostruito, con l’orchestra di S.Cecilia di cui
le. Alla ritualità pagana di un capolavoro come La saera direttore principale, fino a Traviata nel 2009, segnagra della primavera si affianca il pessimismo del rito sale importante di quanto un’orchestra possa trasformarsi
cro della Sinfonia di Salmi, in una dimensione arcaica dograzie a un direttore. Chung, che tornerà alla Fenice non
ve il termine stesso di sinfonia descrive solo il mero suosolo con una ripresa di Traviata, ma anche con Rigoletto,
nare insieme e non la moderna accezione della parola.
firma ora un concerto sinfonico fuori stagione, con musiTre salmi che vivono l’inquietudine della preghiera inche russe, la Sinfonia di Salmi di Stravinskij e la celeberrima
teriore, una via ulteriore per Stravinskij per ripercorrere
Sesta di Ciajkovskij, «Patetica». Con Chung si accende una
l’indagine psicologica e la dialettica delle forme. (m.s.) ◼
luce sui meccanismi profondi della direzione d’orchestra,
non solo basata su conoscenza, studio e chiarezza, ma su
carisma e spiritualità, su sguardi nascosti, su energie che
si allargano e infittiscono. È così che cambia il suono di
un’orchestra, l’articolazione, la coesione. Ecco perché – si
Sopra: Myung Whun-Chung (foto di MusicalCriticism.com).
dice – non esistono cattive orchestre ma cattivi direttori.
Un concerto «in russo»
nel Teatro veneziano
la cornice sinfonica
M
26 — la cornice sinfonica
La Società Veneziana
di Concerti
per il Premio Venezia
Sul podio alcuni vincitori
del concorso
la cornice sinfonica
Q
di Letizia Michielon
ni di autori dell’impressionismo francese, mentre Maurizio Baglini, premiato giovanissimo in competizioni prestigiose (Busoni, Chopin di Varsavia, William Kapell) e
vincitore del World Music Piano Master di Montecarlo,
sfodererà il suo virtuosismo con una scelta degli Sudi Trascendentali di Liszt.
Ancora un programma di ampio respiro lo ritroviamo
infine nel terzo appuntamento, in programma il 19 aprile. Il lirismo dei Notturni op 9 di Chopin, riletto da Davide Zagoli, si affiancherà al virtuosismo delle Variazio-
ual è il futuro del pianismo italiano? Come si sta evolvendo la
concezione interpretativa dei giovani talenti che rappresentano la cultura musicale del nostro Paese? Una possibile risposta verrà dall’ascolto dei pianisti che
si sono aggiudicati il Premio Venezia dagli
anni ottanta fino alle più recenti edizioni
del celebre concorso nazionale.
La prima serata, in programma il 15 marzo, sarà interamente dedicata al Romanticismo. L’apertura è affidata a Alessandro Cesaro, pianista e compositore, vincitore appena diciottenne del Premio Ginevra, che
suonerà brani di un autore a lui congeniale, Enrique Granados (Los Requiebros e Queias ó la Maja y el Ruiseñor da Goyescas e l’Allegro
da Concerto Op. 46); seguiranno alcune trascrizioni di Liszt-Schubert (Auf dem Wasser
zu singen e Gretchen am Spinnrade) e la Rapsodia
ungherese n.9 di Liszt , riproposte dal virtuosismo incandescente di Lorenzo Di Bella,
vincitore del Premio Horowitz di Kiev. Alberto Nosè, vincitore del concorso Paloma
O’Shea di Santander (Spagna) e di numerosi premi nelle più importanti competizioni internazionali (Chopin di Varsavia, Busoni, Long-Thibaud), affronterà due capolavori dell’ultimo stile chopininano, la Ballata op. 52 e lo Scherzo op. 54, mentre l’intimismo degli Improvvisi di Schubert e il variegato mondo espressivo delle Romanze senza
parole di Mendelssohn rivivrà nell’esecuzione di Roberto Prosseda, pianista che ha recentemente guadagnato notorietà internazionale in seguito a una serie di registrazioni Decca dedicate proprio a musiche inedite del berlinese.
ni Corelli di Rachmaninov, proposte da Reana De Luca,
Il 12 aprile riascolteremo invece le Variazioni Goldberg
pianista triestina cresciuta alla scuola di Sergio Perticadi Andrea Bacchetti, raffinato interprete bachiano, prosroli. Adriana Silva, allieva del Maestro Vincenzo Pertisimo al debutto newyorkese, direttamente poste a conle e di Hans Graf, si cimenterà nell’impervia trascriziofronto con la tecnica compositiva brahmsiana, rapprene per pianoforte de La Valse raveliana, mentre Giusepsentata da un caposaldo della letteratura pianistica rope Albanese, vincitore del Vendome Prize, concluderà la
mantica: il Primo Volume delle Variazioni su un tema di Paserata con la Sonata n. 23 in fa minore Op. 57 «Appassionaganini Op. 35, brano che ha valso al suo interprete, Olaf
ta» di L. v. Beethoven, opera che gli consentirà di porre
Laneri, apprezzamenti entusiastici al Concorso Busoni,
in luce anche il proprio spessore culturale umanistico. ◼
da lui vinto nel 1998.
Il colorismo raveliano del Tombeau de Couperin metterà in luce le preziose sonorità evo- Venezia – Teatro La Fenice
cate da Luca Trabucco, tra i laureates del New
15 marzo, ore 20.00
Orleans Piano Competition, noto al pub12 aprile, ore 20.00
In alto: Alberto Nosè (foto di Richard Termine for The
blico e alla critica per le sue interpretazio19 aprile, ore 20.00
New York Times); sotto: Andrea Bacchetti.
la cornice sinfonica — 27
Un pianoforte
romantico
per Bru Zane
Sul finire del XVIII secolo, il pianoforte diviene lo strumento principe del salotto romantico: nella sonata con
violino dialoga e ne accompagna il canto, nel trio si contrappone al timbro del violino stesso e del violoncello,
nel quartetto e nel quintetto si amalgama agli archi ritagliandosi ruoli da solista virtuoso o d’accompagnatore
accorto e discreto. Ma è il quintetto con pianoforte a rimanere luogo privilegiato di ricerca, dove il compositore riproduce in miniatura le ambizioni proprie del concerto sinfonico.
A orientare il pubblico all’ascolto del pensiero cameristico saranno Jean-Frédéric Neuburger e
ndici concerti , dodici pianisti,
il Quartetto Modigliani, che si esibiranno
ventotto compositori, tre quartetVenezia
il 15 aprile a Palazzetto Bru Zane. Il proti, e poi ancora trii e duetti: questi i
Palazzetto Bru Zane
gramma della serata prevede l’esecuzione
numeri del Pianoforte Romantico, festival che
Scuola Grande di S. Rocco
integrale del Quintetto in si minore per pianoforchiude la stagione promossa dal Palazzetto
15 aprile – 19 maggio
te e archi op. 51 di Schmitt, opera che, assieme alla Tragédie de Salomé, ha contribuito ad
affermare il talento del compositore francese, allievo di Dubois, Fauré e Massenet.
Il 21 aprile a calcare le scene sarà il Trio
Talweg, che proporrà musiche di Thomas,
Dubois e Fauré. Il 30 aprile il pianoforte
di David Violi e il Quartetto Ardeo animeranno le mura del Palazzetto veneziano, interpretando le partiture di Franck e
del suo allievo Pierné.
Il concerto dell’8 maggio avrà come protagonisti il violino di Mira Glodeanu e il
fortepiano di Frédérick Haas. Il duo eseguirà opere di Hérold e Steibelt.Il Pianoforte Romantico proseguirà il 12 maggio con
la performance di Laurent Martin e del
Quartetto Satie, che accompagnerà l’estroso pianista fra le opere di Gouvy e Castillon. Il pianista del XIX secolo acquista
dunque una notorietà mai conosciuta prima, che lo porta a viaggiare per il mondo e a esibirsi nelBru Zane-Centre de musique romantique française (cfr.
le grandi sale pubbliche e nei più prestigiosi salotti delVMeD n. 31, p. 32).
le corti europee, incarnando via via la figura dell’eroe roLa rassegna – di cui diamo conto citando gli appuntamantico, dando prova di sé anche attraverso i recital, paramenti in ordine non strettamente cronologico – esplora
fransando i grandi successi lirici o sinfonici del momenle diverse tendenze pianistiche del romanticismo franceto. In questo tracciato s’inquadra l’appuntamento del 18
se, spaziando dalle trame concertistiche e sinfoniche alle
aprile, che vedrà protagonista il pianismo delle sorelle Liatmosfere più raccolte delle sonate, dei trii e dei quintetdija e Sanja Bizjak. L’ospite del 24 aprile sarà invece Arti: tutte forme che in epoca romantica raggiunsero vette
thur Schoonderwoerd con i Notturni di Chopin. Gli ulespressive di rara bellezza.
timi due appuntamenti, previsti nel mese di maggio, soIn Francia il grande concerto romantico, virtuoso e dal
no con la voce di Salomé Haller (soprano) e il pianoforrespiro solenne, si sviluppa gradualmente sotto l’egida
te di Nicolas Krüger (sabato 15), e con il giovane piadi autori quali Jadin, Steibel e Hérold. Con Saint-Saëns,
nista Bertrand Chamayou (mercoledì 19),
Massenet, Dubois o Pierné assume
che proporrà brani di Saint-Saëns, Faupoi caratteri colossali.
ré e Franck.
I concerti del 17 aprile e del 14
Questa vasta rosa di appuntamenmaggio, presso la Scuola Granti fa parte di una più ampia prode di San Rocco, avranno come
g rammazione internazionaospiti due formazioni della scele, che prevede anche replina mitteleuropea, Les Siècles
che ed eventi unici (Fuori le mu(istituita nel 2003 da Françoisra) in Francia, Svizzera e ItaXavier Roth) e la Sinfonia
lia. (Per ulteriori informazioni:
Varsovia (fondata nel 1984
www.bru-zane.com). (i.p.) ◼
per volere del violinista Yehudi Menuhin), che proporranno al pubblico uno spaccato dell’evoluzione di questo
Sopra: Jean-Frédéric Neuburger.
genere.
A fianco: Quartetto Modigliani.
Nel palazzetto veneziano
la nuova rassegna concertistica
la cornice sinfonica
U
28 — la cornice sinfonica
La primavera
dell’Agimus
di Venezia
con Chopin,
Schumann e Maderna
la cornice sinfonica
S
i inaugura il 26 marzo, alle Sale Apollinee del Teatro la Fenice, con il recital pianistico di Alessandro Deljavan, la Stagione Concertistica primaverile organizzata dall’Agimus Venezia, patrocinata dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e della Pubblica
Istruzione.
Il ciclo di manifestazioni, sostenuto dalla North
East Service, dalla Fenice, dal Centro Candiani e
dall'Ateneo Veneto, si avvale della collaborazione
con il Conservatorio «B. Marcello» di Venezia, il
Conservatorio «G.
Tartini» di Trieste, l’Accademia di
Belle Arti di Venezia, l’Accademia di
S. Cecilia di Roma, la Fondazione Ugo e Ola Levi e l’Associazione Culturale Italo
Tedesca.
La stagione primaverile è dedicata quest’anno a
Chopin e Schumann, nel duecentesimo anniversario della nascita.
Il recital di apertura, comprendente l’Improvviso op. 51,
la Ballata op. 47, gli Studi op. 25 di Chopin e la Fantasia op.
17 di Schumann, pone in luce il talento interpretativo del
giovane pianista abruzzese, uno dei sei artisti che si stanno perfezionando presso l’Accademia Internazionale del
Lago di Como, tra le istituzioni formative più prestigiose
a livello mondiale. Finalista italiano all’edizione 2009 del
concorso Van Cliburn, il ventiduenne pescarese si è aggiudicato, nella stessa competizione, anche il premio speciale della giuria «John Giordano discretionary Award».
Gli appuntamenti cameristici programmati a Palazzo
Albrizzi pongono invece in luce la vocazione cameristica di Schumann. Il duo violino-pianoforte composto da
Riccardo Alfarè e Giacomo Miglioranzi esegue il 18 aprile la tardiva Sonata op. 105, valorizzandone il ruolo di trait
d’union tra la produzione mozartiana (Sonata KV 304) e
beethoveniana (Sonata op. 12 n. 1) e il linguaggio brahmsiano (Scherzo dalla Sonata F.A.E.).
Il duo pianistico Francesco Gianmarco-Elisabetta Dessì (8 maggio), avvicinerà invece Tre Polacche giovanili, poi
riutilizzate nei Papillons op. 2, alle Variazioni op. 23 elaborate da Brahms su uno dei temi più suggestivi di Schumann, contrapponendole al virtuosismo demoniaco di
Liszt, autore di cui ricorrerà nel 2011 il bicentenario della nascita.
Il duo violoncello-pianoforte Luca Provenzani-Fabiana
Barbini (23 maggio) porrà a confronto due capolavori, la
Sonata op. 65 di Chopin, frutto dell’ultimo stile del maestro polacco, e i Phantasiestücke op. 73 di Schumann, ancora una volta riflettendo sulle ascendenze beethoveniane
grazie all’accostamento con la Sonata op. 5 n.2.
Parallelamente alla stagione primaverile si svolgeranno
una giornata di studi su Bruno Maderna e un seminario
sulle percussioni tenuto a Vicenza da Guido Facchin, tra
i massimi esecutori ed esperti di questi strumenti.
Nella stagione autunnale si celebrerà invece l’anniversario del novantesimo della nascita di Bruno Maderna, con
numerose prime assolute acustiche ed elettroniche dedicate al maestro veneziano da giovani compositori italiani.
Verranno ripresi con l’occasione anche capolavori come:
la Serenata II per 11 strumenti, opera con cui Maderna si
impone all’attenzione pubblica rivelandosi esponente di
spicco della musica italiana del dopoguerra; due opere dedicate allo strumento monodico per eccellenza, il flauto
(Musica per due dimensioni e Honeyreves), in cui brilla l’impatto
decisivo avuto su Maderna da Severino Gazzelloni, massimo virtuoso del tempo e punto di riferimento per gli
sperimentalismi dell’avanguardia e Notturno, brano elettronico che fa tesoro dell’esperienza condivisa con l’amico Luciano Berio nello Studio di Fonologia di Milano.
Per maggiori informazioni: www.agimusvenezia.it (i.p.) ◼
Sopra: Giacomo Miglioranzi.
la cornice sinfonica — 29
Le giovani note di
«All You Need
Is X-Music»
individuato alcuni studenti con un interesse specifico. I
ragazzi si sono dati da fare già dalla prima riunione, mettendo in chiaro le loro esigenze. Quello di cui hanno bisogno i giovani è spazio, possibilità di fare e fiducia».
È nata così una rassegna di quattro concerti che ha preso il via venerdì 26 febbraio, al Candiani di Mestre, con
l’esibizione della Piccola Orchestra Popolare di Venezia
e di Daniele Bonaventura & Black Coffee in Ariva i Barbari. Martedì 16 marzo al Teatro Toniolo sarà invece la
volta dell’Orchestra giovanile multinazionale Spira Mirabilis, e il 26 marzo, di nuovo al Candiani, il chitarridi Arianna Silvestrini
sta Arturo Tallini interpreterà improvvisando le immagini fotografiche raccolte
enerdì 26 febbraio, al Centro
dai ragazzi a Venezia in campo Santa Marculturale Candiani di Mestre, si è
Mestre
gherita, «luogo simbolo della Venezia gioinaugurata l’iniziativa X-Music,
Teatro Toniolo
vane», ribattezzato per l’occasione «il camideata dal violoncellista Mario Brunello.
16 marzo, ore 21.00
po dei rumori».
All you need is X-Music è il titolo di un proMestre
«I ragazzi non sono interessati alla musigetto pilota sperimentato in Italia per la
Centro Culturale Candiani
ca accompagnata da una parola intesa coprima volta e realizzato dall’Associazione
26 marzo, ore 21.00
me spiegazione o come didascalia, come
Amici della Musica di Mestre.
16 aprile, ore 21.00
spesso accade per gli adulti; sono invece
«“Tutto ciò di cui abbiamo bisogno è la
interessati alle immagini, e su questo hanno le idee chiamusica”. Mi sembra un titolo bellissimo ed emblematirissime. Ecco perché uno dei quattro concerti è dedicaco, che descrive bene il progetto. Non a caso è stato scelto all’immagine».
to dai protagonisti di questa iniziativa, cioè dai ragazzi»,
Concluderà la rassegna, il 16 aprile, il violoncellista Giomette in rilievo Mario Brunello, violoncellista di fama invanni Sollima con il concerto Barock Cello, in cui si potrà
ternazionale e ideatore della rassegna.
ascoltare un repertorio che va dal barocco al rock, da An«Con X-Music abbiamo raccolto la provocazione lantonio Vivaldi a Jimi Hendrix.
ciata da Alessandro Baricco, che ha fatto molto discutePer quanto riguarda il futuro della musica in Italia, Mare negli scorsi mesi. Come Baricco, ritengo sia un grande
rio Brunello sottolinea che «i problemi da affrontare nel
spreco di energia quello di tentare di coinvolgere i giovanostro Paese sono essenzialmente due: l’educazione muni cercando di accaparrarseli uno alla volta per portarli
sicale e gli spazi per la musica. La musica ha bisogno di
a teatro ad ascoltare musica per adulti. Si avrebbe invece
spazi adatti, che siano fatti appositamente per aggregala possibilità di far arrivare loro un messaggio in maniera
re e per mettere insieme le persone e non luoghi di fortupiù personalizzata con iniziative che li coinvolgano in atna, ex cinema, ex chiese o palazzetti dello sport. Finché
tività in cui sono riuniti tutti assieme. Spesso li lasciamo
la musica è considerata un sottofondo o un optional non
in balia della televisione o della musica spazzatura. Cosi può parlare di futuro della musica».
sì ho pensato di mettere in pratica questa idea e di coinAlla questione della distinzione tra musivolgere un’istituzione che avesse l’obiettivo di servire una
ca, suono e rumore, il maestro riparte dei cittadini con progetti interessanti. Abbiamo desponde che «se la musica è ciò
ciso quindi di provare a ridurre il numero dei concerti in
che fa girare certi meccanicartellone e di destinare una parte del budget della rassesmi, il suono è ciò che li abgna a un gruppo di giovani, dando loro la possibilità di
bellisce, è il vestito, mengestire una somma per la programmazione e l’organiztre il rumore è tutto ciò
zazione di concerti. Questa è l’idea, molto semplice. Abche è stantio, fermo, e
biamo avuto un grande supporto anche da parte degli inche non provoca». ◼
segnanti dei licei di Venezia e Mestre che, abituati a confrontarsi con numerose difficoltà dovute, per esempio,
all’inadeguatezza delle strutture, si sono subito entusiasmati e hanno
Il progetto di Mario Brunello
per gli studenti dei licei
Giovanni Sollima
la cornice sinfonica
V
30 — la cornice sinfonica
Il violoncello
di Mischa Maisky
per le «Suites» di Bach
si a scopo prevalentemente tecnico, e che fu Pablo Casals
(e soltanto questo basterebbe a dargli un posto nella storia della musica) a «riscoprirle» come capolavori quali esse sono e a imporle all’ascolto del pubblico. Questa volta a misurarsi con questo pilastro dell’universo compositivo ci sarà Mischa Maisky, che torna a Udine dopo lo
straordinario successo della stagione scorsa, per completare l’integrale delle Suites per violoncello solo di Johann
Sebastian Bach. Una successione di danze capaci di tradi Chiara Squarcina
sportare l’ascoltatore nell’Empireo, con gesti
musicali certamente più vicini ai moti delle alon esiste un manoscritto autografo
te sfere che a quelli dell’animo umano. Le sei
delle sei Suites di Bach per violoncelSuites per violoncello solo di Bach, verosimilmenlo solo. Abbiamo a disposizione due
Udine
te completate fra il 1717 e il 1723 mentre il mucopie, una di Anna Maddalena (riprodotta in
Teatro Nuovo
facsimile nelle edizioni di Diran Alexanian, «Giovanni da Udine» sicista era maestro di cappella a Cöthen, costituiscono, a fianco delle coeve Sonate e ParSalabert 1927, e di Paul Grümmer, Doblinger
22 marzo, ore 20.30
tite per violino solo, uno dei riferimenti fonda1944) e una di Johann Peter Kellner, discepolo
mentali della musica solistica. Una successione di Preludel maestro. Un terzo manoscritto, attribuito da Fournier
di, Allemande, Minuetti, Sarabande, Gavotte, Gia un organista dell’epoca, tale Westphal, anonimo
ghe; trentasei movimenti per due ore di musiinvece secondo Paul Rubardt (autore di una
ca «da ballo» che trasportano, come molrevisione filologicamente interessante, Pete altre composizioni bachiane, l’ascoltaters-Lipsia 1965), era sicuramente di setore in un mondo ultraterreno fatto di
conda mano. Un elenco preciso delle
una musica pura, più vicina alle forsporadiche divergenze tra questi teze che muovono l’universo che alle
sti si trova nell’edizione del Wenzinmiserie umane, e a cui forse neppuger (Bärenreiter, 1950) e un’attenta e
re lo stesso Bach aveva mai pensascrupolosa disamina delle soluzioni
to come a un corpus unico da eseche le varie revisioni hanno propoguire monoliticamente in esibizioni
sto, si trova nell’edizione del Selmi
pubbliche. Queste Suites, infatti, co(Carisch, 1968). Dal punto di vista
stituirono immediatamente un eserstrumentale e musicale, delle numeciziario di riferimento per chi avesrose edizioni – che hanno visto la luse voluto eccellere nell’uso del violonce nell’arco di un secolo e mezzo, foncello, e in effetti le difficoltà esecutive
damentali restano, a mio avviso, quelprofusevi a piene mani ne hanno fatto per
la di Alexanian, già citata, di Enrico Maiun paio di secoli una vera palestra per i vionardi (Schott, 1941), di Paul Tortelier (Auloncellisti; ma, contemporaneamente, al di fuogener, 1966) e di Pierre Fournier (International
ri dei luoghi deputati all’apprendimento della muMusic Company, 1972). È cosica furono considerate al più come medicine da prensa ormai risaputa che quedere a piccole dosi. La loro godibilità dal punto di viste Suites erano consista esclusivamente concertistico stentò a emergere e fu
derate dai violoncelsolo agli inizi del ventesimo secolo, cioè circa duecenlisti del secolo scorso
to anni dopo a opera di Pablo Casals, che queste musicome composizioni
che furono finalmente proposte tutte insieme al pubblisecondarie, da usarco come momento espressivo godibile. L’arte di Maisky arriva fino a noi con una immediatezza travolgente, le Suites cantano sotto la sua mano e la sua
versione rimane ancora un punto di riferimento imprescindibile, infondendo in queste musiche
la propria indole e la propria visione delle cose. ◼
la cornice sinfonica
N
Sopra: Johan Sebastian Bach
in una silhouette d'epoca
per la stampa su vetro
(bach-cantatas.com);
a fianco Mischa Maisky.
A «Impara l’Arte»
si danza di musica
La rassegna patavina
rende omaggio a Diaghilev
P
di Alberto Castelli
tro d’Arte degli Studenti e un’anteprima di Aria, il nuovo spettacolo del direttore della Biennale Danza, Ismael
Ivo (cfr. p. 80), con musiche di Arvo Pärt eseguite dal vivo dall’Orchestra di Padova e del Veneto diretta da Maffeo Scarpis.
Tra gli interpreti: i direttori Diego Dini Ciacci, Maffeo
Scarpis e Daniele Giorgi, l’affermato duo pianistico formato da Leonardo Bartelloni e Cristiana Nicolini, l’eclettica pianista Debora Petrina, il flautista Mario Folena, e
una significativa rappresentanza di giovani musicisti veneti, come i padovani Daniele Rinaldo, pianista, e Davide De Ascaniis, violinista, e il pianista veneziano Alessandro Taverna.
Dopo le esperienze con Bruno Monsaingeon e Frank
Sheffer, Impara l’Arte dedica un nuovo omaggio a un
grande regista con la personale sull’opera di Larry Weinstein. Il regista canadese, tra i più affermati autori di documentari musicali, sarà a Padova ospite della rassegna
dal 26 al 29 aprile per un ciclo di incontri e proiezioni realizzato in collaborazione con Mpx-Ufficio Cinema Sas
Acec: saranno presentati i film September Songs (sulla musica di Kurt Weill, 1994), Ravel’s Brain (documentario su
Ravel e sulla tragica malattia al cervello che lo portò alla
morte, 2000), Shadows and Light (documentario su Joaquin
Rodrigo in occasione
del suo novantesimo
compleanno, 1993),
Concierto de Aranjuez
(il leggendario concerto per chitarra
eseguito da Pepe Romero, 1993), The War
Symphonies: Shostakovich Against Stalin (le
Sinfonie di Guerra di
Shostakovich, 1997),
Burn To Ast (otto mini opere ambientate ai nostri giorni,
con libretto e musica originale, 2005)
e Toothpaste (un’operina in sei minuti su
«chi ha lasciato aperto il tubetto del dentifricio» con la musica di Alexina Louie
e il libretto di Dan
Redican, con Mark
McKinney e il soprano Barbara Hannigan, 2001). Un ciclo di conferenze intorno alla musica, alla danza e alla pittura affidate ad alcuni
specialisti di ciascuna disciplina completerà il programma della rassegna. ◼
arte il 16 marzo con un concerto dell’Orchestra
di Padova e del Veneto (all’Auditorium Pollini di
Padova, in programma Apollon musagète e la Suite
«Pulcinella» di Stravinskij, con la bacchetta di Daniele
Giorgi) per proseguire fino a giugno con un fitto calendario di eventi la IX edizione di Impara l’Arte, il progetto dedicato agli studenti dell’Università promosso dagli
Amici della Musica di Padova, dal Centro d’Arte degli
Studenti dell’Università di Padova, dall’Orchestra di Padova e del Veneto e sostenuto da Esu, Università di Padova e Comune di Padova.
L’edizione 2010 sarà incentrata sul tema della danza,
con un omaggio ai Balletti Russi di Sergei Diaghilev (in occasione dei cent’anni appena compiuti) e alle espressioni
della danza contemporanea che in quella esperienza ebbero origine. Protagonisti non solo le musiche di Stravinskij,
Debussy, Ravel, Satie, ma anche gli italiani che scrissero
per i Balletti Russi, come Respighi, Malipiero, Tommasini e
Rieti: tra titoli celebri si segnala La Sagra della Primavera di
Stravinskij e molte
partiture di rara esecuzione, che saranno al centro degli appuntamenti proposti dall’Orchestra di
Padova e del Veneto e dagli Amici della Musica, nelle versioni orchestrali originali o nelle trascrizioni dell’epoca per
organici da camera.
Alla Modern Dance, alla nuova scuola di composizione
americana degli anni
cinquanta e alle esperienze coreografiche
contemporanee (di
Marinella Giovannini e Ambra Senatore)
Padova
guardano invece i contributi curati dal Cenda marzo a giugno 2010
Sergei Diaghilev nel 1906 in un ritratto
di Léon Bakst (1866-1924).
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Le note
di Cesare Picco per
«Genji Monogatari»
Dal Giappone a Verona
con i Virtuosi Italiani
H
di Anna Barina
o messo in musica la storia di un uomo: Genji. Un uomo di mille anni fa. Ma questa storia
è anche la storia di ogni uomo, alle prese con
le bellezze della vita e i suoi lati oscuri, con le scelte che
dobbiamo compiere quotidianamente. In questo senso,
Genji è senz’altro dentro ognuno di noi».
la cornice sinfonica
«
pe Genji. Chiamato anche il Principe Splendente, per la
sua nobiltà e bellezza d’animo, Genji rappresenta la storia di una civiltà che sapeva ancora ispirarsi alla bellezza e
alla caducità della vita, che sapeva perdersi nella contemplazione di un fiore, delle foglie d’autunno, di un amore
appena sbocciato. Il Genji di Cesare Picco racchiude tutta
la poetica artistica del compositore, dando vita a una musica quanto mai attuale che segna profondamente il rapporto che lo lega al Giappone e alla cultura dell’Estremo Oriente.
«La scoperta di questo testo, poco noto in Italia, è stata
per me una vera e propria folgorazione, al pari della letteratura dei grandi greci o di Shakespeare», racconta Picco.
«Perciò, oltre all’esigenza artistica che mi ha spinto, nutro
anche il piccolo ma importante desiderio di far conoscere
a quanta più gente possibile questo testo: sarà una meravigliosa scoperta per tutti». La ricerca dei suoni nascosti
tra le parole del libro è il punto di partenza del progetto.
«Appena Cesare Picco mi parlò
della sua idea di
mettere in musica la Storia di Genji», racconta Alberto Martini,
direttore artistico dei Virtuosi
Italiani, «non esitai a proporgli di
farlo insieme alla nostra orchestra. Decidemmo subito di produrre lo spettacolo facendolo
debuttare al Festival Atlantide.
Conoscevo Picco e ne ho sempre ammirato la
sensibilità musicale, sono molto felice di questa
sua collaborazione con i Virtuosi
Italiani».
La vita, gli amori e il vissuto del Principe Genji verranno rappresentati
sulla scena dallo stretto dialogo tra pianoforte e orchestra, dando vita a mondi sonori folgoranti e del tutto inaspettati. Il suono diventerà parola, coadiuvato da una regia d’immagini proiettate, che seguono l’evolversi del racconto dando modo al pubblico di immergersi totalmente nelle suggestioni dell’Estremo Oriente. Una curiosità: in Giappone Cesare Picco è un celebrità da quando,
nel 2006, l’emittente radiofonica J-Wave – una delle più
importanti radio giapponesi – trasmise un suo singolo.
La redazione della radio fu immediatamente sommersa
di telefonate, fax ed e-mail che chiedevano informazioni sulla sua musica, e in soli 6 mesi gli album My Room e
Christmas Tunes scalarono le classifiche dei dischi più venduti. ◼
Così Cesare Picco, pianista, compositore e improvvisatore tra i più sensibili del panorama musicale internazionale contemporaneo, racconta il suo nuovo lavoro, che
andrà in scena in prima assoluta a Verona venerdì 12 marzo al Teatro Nuovo, nel cartellone del Festival Atlantide dei Virtuosi Italiani. Un romanzo che diventa musica, una delle storie d’amore più antiche che prende forma nella città dell’amore per eccellenza. Questo è in breve La Storia di Genji, Romanzo per piano & orchestra, liberamente ispirato a uno dei capolavori della letteratura giapponese, il Genji Monogatari di Murasaki Shikibu, che vedrà sul palcoscenico i Virtuosi Italiani insieme a Cesare Picco. Il Genji Monogatari è un’opera di importantissimo valore letterario: da sempre indicato come il primo esempio di romanzo moderno,
è stato scritto in epoca Heian (794-1185) da Verona – Teatro Nuovo
una dama di corte e narra la storia del princi12 marzo, ore 20.30
Cesare Picco (foto di M. Cristanetti).
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S
di Fiorenza Conti
posto. Lo studio per lui è un’attività ininterrotta. È solito
dire «non posso insegnare ciò che non ho studiato e suonato». E negli anni, il suo studio, in particolare dei classici da Bach a Vivaldi, da Marcello a Beethoven, ha portato
i suoi frutti. Ha vinto vari concorsi banditi dalla Fenice,
dall’Orchestra Sinfonica della Rai di Roma, dall’Orchestra di San Remo e di Bolzano. Inoltre ha vinto il secondo premio al Concorso Nazionale di Esecuzione Musicale Francesco Cilea (1979) e il Premio Briccialdi di Terni
(1986). In duo con il pianista Renato Maioli si è aggiudicato il Premio per Musica da Camera sempre al Concorso Cilea (1981) e il Concorso Internazionale di Musica da
Camera di Trapani (1982).
Enzo Caroli ora sta lavorando su Beethoven: «Interpreto le sue tre sonate per flauto e pianoforte. Poi, del Beethoven cameristico suono le serenate per flauto, violino e viola; il trio flauto, fagotto e pianoforte e sto lavorando sui temi scozzesi, nei quali ci sono arie per flauto
i è da poco regalato un nuovo flauto fatto a mano in
oro 18 carati, con meccanica a 9 carati. La ragione
più che plausibile è festeggiare i suoi cinquant’anni
di carriera. Così, Enzo Caroli li celebrerà suonando il suo
Muramatsu sul palco dell’Olimpico circondato da oltre
60 flautisti. Si sono diplomati con lui, nella sua altrettanto lunga carriera di docente, che ha già portato al diploma
101 allievi. Arriveranno a Vicenza il 28
aprile per un concerto sicuramente unico, inserito nella XXXIV stagione di Incontro sulla Tastiera. Il programma della
serata prevede quali ospiti d’onore Livio
Caroli, Salvatore Lombardi, Alvise Stiffoni; li accompagneranno Lidia Kawecka
al clavicembalo e Anna Martignon al pianoforte. Le musiche saranno di Vivaldi,
Schubert, Dutilleux e Cajkovskij.
«Devo ringraziare – di dice il musicista
– la direttrice artistica dell’associazione,
Maria Antonietta Sgueglia, per aver pensato di premiare in questo modo la mia
attività musicale sia di concertista che di
didatta. L’anno prossimo toccherà a Giovanni Guglielmo, che è uno dei migliori
violinisti che abbiamo in Italia».
Il maestro ha poco più di sessant’anni e vive ancora per poco nella Città del
Palladio. Sta per trasferirsi nuovamente a
Venezia. La prima volta accadde quando
aveva due anni. «Mio padre vinse in concorso per entrare come timpanista nella Banda di Venezia, la migliore in Italia
con quelle dell’Esercito; così dalla Puglia
ci trasferimmo. Mio fratello Livio, oggi
primo oboe della New York City Opera,
entrò al Benedetto Marcello; quando tocmolto belle. Bisogna avere pazienza quando si affrontacò il mio turno, mi trovai nella classe di flauto e mi diplono nuove partiture. È un gran lavoro, magari inciderò fra
mai a diciott’anni con Paolo Rispoli, mio grande maestro.
due anni!».
Già a sedici anni esordii al Teatro La Fenice suonando al
Ma c’è un autore che più di altri gli sta a cuore in quesuo fianco come secondo flauto nell’Aida diretta da Fersto periodo: si tratta del giovane americano Lowell Lienando Previtali».
bermann (1961). «È famosissimo negli Usa. Ha comSuccessivamente, Caroli ha proseguito gli studi presso
posto il Concerto per Flauto Op.39 (1992), che è stral’Accademia Chigiana di Siena con Lorenzi e Gazzelloordinario. L’ho già suonato decine di volte, una di queni, conseguendo il diploma d’onore; si è poi perfezionato
ste ultime al Verdi di Trieste diretto da Donato Renzetin Francia con Bourdin e a Roma con Klemm. E proprio
ti. Il mio sogno nel cassetto è di portare alla Fenice quea Conrad Klemm, mancato il sei gennaio scorso, Enzo
sta musica. E spero che Fortunato Ortombina, direttoCaroli dedicherà il suo concerto dell’Olimpico. In effetre artistico del Teatro, prenda in considerazione questa
ti, per questo musicista di prima grandezza, che ha insemia proposta. Sarebbe un premio per me eseguire questo
gnato dal 1974 al 1993 ai Conservatori di Padova e Vicenconcerto dove ho suonato per tanti anni». ◼
za e tiene corsi di perfezionamento (con particolare attenzione ai «Fondamenti di tecnica
flautistica») presso varie istituzioni musicali Vicenza – Teatro Olimpico
Nella foto: Enzo Caroli.
Italiane ed estere, la formazione è al primo
28 aprile, ore 20.30
la cornice sinfonica
All’Olimpico
i cinquant’anni
di carriera
di Enzo Caroli
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