Poste Italiane Spa - Sped. Abb. Post. - D.L. 353/03 (conv. in L. 27/2/04) art. 1, comma 1 EURO 20,00
3
Anno II
Settembre
2010
delle piccole e
medie imprese
L’ALBA
Editoriale
L’ASI garantisce l’accesso
delle PMI alle subforniture
O
Enrico Saggese
Presidente dell’ASI
(Agenzia Spaziale Italiana)
ggi più che mai, in una situazione complessivamente problematica
per l’intera filiera industriale nazionale, è necessario razionalizzare e semplificare il rapporto con la piccola e media industria del
comparto spaziale. Il mantenimento e lo sviluppo di competitività
delle PMI è strettamente legato non solo alle azioni che l’Agenzia
Spaziale Italiana può mettere in campo, ma anche al corretto posizionamento nei
rapporti con la grande impresa e con la ricerca universitaria.
E’ necessario che le PMI si focalizzino su prodotti allo stato dell’arte ed immediatamente esportabii anche sui mercati internazionali, tramite, da un lato, il
trascinamento da parte dei grandi programmi realizzati dalla grande industria, e,
dall’altro, un contatto approfondito con la ricerca di base ed applicata in ambito
universitario. Non è sufficiente una collaborazione con la grande industria basata
su una mera fornitura di servizi e personale specializzato, poichè spesso non è in
grado di creare un’eredità duratura e proficua in termini di mercato. Viceversa, le
PMI sono sovente ricche di risorse con grande creatività tecnica, che possono essere
gestite con una flessibilità inimmaginabile all’interno della grande industria.
E’ quindi compito dell’Agenzia Spaziale Italiana vigilare sull’impostazione dei
grandi programmi di sviluppo, garantendo l’accesso delle PMI alle subforniture con
modalità aperte e competitive, per lo sviluppo di apparati o applicazioni innovativi ed efficaci.
Il supporto diretto dell’Agenzia si manifesterà con finanziamenti totali o parziali
dei costi di ricerca e sviluppo che le PMI hanno in carico per la realizzazione del
prodotto, una volta appunto che sia stata determinata la focalizzazione dello stesso
ad un mercato definito e solido. Si richiede certamente la creazione di canali preferenziali, che consentano di snellire gli inevitabili iter burocratici legati alla gestione dell’intero ciclo di vita dei Bandi: richiesta e valutazione delle offerte, assegnazione dei fondi pianificati, collaudi delle forniture. Le PMI hanno un problema
economico principalmente relativo al cash flow, che deve essere costante e correlato
agli impegni. Il costo del denaro per la PMI è ancora relativamente elevato, e il
carico fiscale può essere pesante in caso di pagamenti ritardati. E’ importante che
i contratti con le PMI siano ben commisurati, e con un flusso di attività e relativi
pagamenti costante.
L’Agenzia è altresì attenta alle problematiche di start-up di PMI. Ad esempio già
esistono, all’interno dell’Agenzia Spaziale Europea ESA, degli “incubatori”, cioè
delle strutture in grado di supportare ricercatori o privati che manifestano idee
innovative e brillanti, e che sarebbero in grado di trovare idonee applicazioni di
mercato. Ancorchè l’Agenzia non partecipi direttamente a questo processo, non
avendo per legge mandato ad effettuare azioni in tal senso, può comunque essere
presente in tutte le fasi di valutazione delle idee, che costituiscono il presupposto
per la conseguente organizzazione logistica ed il reperimento delle necessarie fonti
di finanziamento, nonchè inquadrarle nel contesto della pianificazione strategica
dell’Agenzia.
1
Enrico Saggese
2010
Numero 3
SPACEMAG
N° 3 • Anno II
Settembre 2010
Trimestrale iscritto al tribunale
di Roma n° 340/2009
in data 10/06/2009
Summary
Direttore responsabile
Marcello D’Angelo
™™L’ASI garantisce l’accesso
delle PMI alle subforniture......................................... 1
Direttore editoriale
Mariano bizzarri
™™Le PMI come strategia di rilancio del paese.......... 8
Coordinamento di redazione
Andrea Drudi
claudio camerino
Editoriale Trasporti Srl
Presidente
PAOLO Silvestri
Amministratore delegato
Laura Di Perna
2
Sommario
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16129 GENOVA
Viale Brigata Bisagno, 14/4
Direzione e Redazione
00187 ROMA
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Estero € 80,00
Bonifico bancario:
In hard times as thesesmall is very very beautiful.............. 10
™™Istituzioni garanti dello sviluppo
compatibile............................................................... 12
Technology downstream: a difficult,
not impossible task......................................................... 14
™™La filiera dell’industria spaziale............................... 16
Building a space supply chain........................................ 18
™™Le ricadute sull’Uomo
dell’esplorazione spaziale....................................... 26
Consequences of space
exploration for mankind................................................. 30
™™COSMO-SkyMed: sistema completo...................... 32
COSMO-SkyMed, full steam ahead................................. 33
™™Leonardo torna nello spazio................................... 34
Leonardo is back in space............................................. 35
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Banca Monte dei Paschi di Siena
IBAN:
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SPACEMAG
Numero 3
2010
™™Sorprese Spaziali....................................................... 36
Space, a neverending surprise. ...................................... 38
Comitato scientifico
Presidente
Mariano Bizzarri
™™Telecomunicazioni: lo spazio
al servizio della società............................................ 40
TLC technology, space is the answer . ............................ 43
™™La corsa allo Spazio ai tempi
della guerra fredda . ............................................... 47
Space exploration in the Cold War era. .......................... 49
™™C’era una volta LaiKa che volò nello spazio........ 52
Now, who remembers that mongrel bitch?. .................... 54
™™La discarica tra le stelle........................................... 55
The dangers of a space bin............................................ 56
™™Il segreto dell’origine dell’universo........................ 57
A not so Grand Design, too much complicated............... 58
™™Le domande di “Moon”........................................... 59
Componenti
Roberto Battiston
Piero Benvenuti
Antonello Biagini
Mario Cosmo
Fulvio Drigani
Franco giannini
Margherita Hack
Sergio Marchi
Silvano Moffa
Viviana Panaccia
ettore petraroli
Giuseppe Reibaldi
Roberto Vittori
3
In prima:
This spectacular image of sunset
was taken by astronauts aboard
the International Space Station.
The image presents an edge-on, or
limb view, of the Earth’s atmosphere as seen from orbit
Special thanks to:
NASA, ASI, ESA, for images
and illustrations
“Moon”, the movie, a few questions............................... 60
™™Lo spazio in streaming............................................. 61
™™Glossario.................................................................... 62
In collaborazione con:
™™Indice dei nomi. ....................................................... 64
2010
Numero 3
SPACEMAG
News
IAA 50th Anniversary Heads of Space
Agencies Summit
On Wednesday, November 17, 2010 on the occasion of
the International Academy of Astronautics 50th Anniversary, will take place the Head of Space Agencies Summit. This meeting will deliberate on topics of international
concern: climate change, disaster management, planetary
lunar exploration and human spaceflight. The attempt is
Ronald Reagan Building
to reach a broad consensus on international cooperaand International Trade
tion and coordination at the highest level in those four
Center in Washington Dc
areas and eventually consider new concrete initiatives of
cooperation. The Academy, an independent organization,
was founded in 1960 by famous space pioneers such as Von Karman, Oberth, Von
Braun, Halley, Van Allen, Keldish, Sänger, Draper, Mueller, Gagarin, Armstrong,
Aldrin, Sedov, Broglio, Curien, etc. On the occasion of its 50th anniversary, a Heads
of Space Agencies Summit will be held on Nov. 17, 2010 at the Ronald Reagan
Building and International Trade Center in Washington DC with the primary support
of Lockheed Martin Corporation and supporting sponsorship from EADS Astrium,
Space News, and ANA Airline.
International Academy of Astronautics
4
China Launches
New Satellite
International partners discuss ISS
extension and use
China successfully
launched a remote-sensing satellite “Yaogan XI”
from the Jiuquan Satellite Launch Center in the
northwestern Gansu Province. The satellite was
sent into space aboard a
Long March 2-D carrier
rocket, according to the
center. The satellite will be
used to conduct scientific
experiment, carry out surveys on land resources,
estimate crops yield and
help with natural disasterreduction and prevention
endeavor.
The International Space Station partner agencies met
on Tuesday, Sept. 21, by videoconference to discuss
continuation of space station operations into the next
decade and its use as a research laboratory. The Multilateral Coordination Board (MCB) meeting included
senior representatives from NASA, CSA, ESA, Roscosmos and JAXA.
The MCB was pleased to learn that the government of
Japan has approved continuing ISS operations beyond
2016. Coupled with the approval of the government
of the Russian Federation for continuation to 2020,
this progress is indicative of the strength of the station
partnership and the successful use of station. ESA and
CSA are working with their respective governments to
reach consensus about the continuation of the station.
NASA also is continuing to work with the U.S. Congress
to complete the necessary procedures to extend station operations consistent with the presidential budget
request. The MCB also noted the benefits to future
exploration beyond low-Earth orbit through enhanced
station research, technology development and other
opportunities.
China National
Space Administration
Roscosmos
riprenderà il
turismo spaziale
dopo il 2013
Roscosmos ha intenzione di inviare sull’ISS una
Soyuz con a bordo due
turisti spaziali dopo il
2013. Il responsabile del
Manned Flights Department della ROSCOSMOS, Alexei Krasnov,
ha dichiarato che questa
intenzione è in corso di
valutazione fra l’agenzia
spaziale russa e la società
americana Space Adventures che ha organizzato
i voli dei precedenti turisti
spaziali. Ci sono già delle
offerte dettagliate che
verranno prese in considerazione in un meeting
fra le agenzie spaziali che
si terrà a Washington. In
sostanza, i seggiolini della
Soyuz verranno occupati
da due turisti e da un cosmonauta professionista
che sarà il Comandante
dell’equipaggio. Ad ogni
modo il volo non avverrà
prima del 2013. La Russia
ha cessato l’invio di turisti
nello spazio lo scorso
anno, per via dell’incremento dei membri
dell’equipaggio dell’ISS,
che è passato da tre a
sei. L’azienda russa RSC
Energia recentemente ha
dichiarato di essere in
grado di costruire cinque
veicoli Soyuz all’anno, invece degli attuali quattro,
e quindi, in futuro, almeno
una Soyuz sarà disponibile per il turismo spaziale.
European Space Agency
Russian Federal
Space Agency
A contract for Mars exploration technologies
The Canadian Space Agency has awarded a contract valued at $6 million (CAD) to
MDA to develop a terrestrial prototype of a science rover for Mars exploration. The
investment is part of the Government of Canada’s 2009 Economic Action Plan and
aims to accelerate the development of technologies for space exploration.
MDA will design, build and test a semi-autonomous rover prototype that can be commanded from a remote location. The rover will be equipped with vision systems and
detectors for navigation and will provide the interfaces for hosting a small robotic arm
and upcoming sciences and payloads. It will be ready for field testing in 2012.
China National Space Administration
Yaogan-11 Launch
SPACEMAG
Numero 3
2010
News
Don’t forget Deimos
Next year, Russia plans to launch a mission to Phobos, the largest moon of Mars. This spacecraft, called PhobosGrunt, will be the first spacecraft to land on this moon, and also the first mission to return samples of Phobos to
Earth. Phobos is an interesting object, and it’s been studied a lot by orbiting spacecraft. The moon is in a fairly low
orbit around Mars, which makes it easy to see from spacecraft placed in orbit around Mars. Earlier this year, the
Mars Express orbiter got close enough to feel its gravitational tug, allowing us to explore the mass and density of
this world without even landing. This upcoming mission to Phobos is the culmination of decades of close study of
this strange, irregular moon, which could be a captured asteroid or an aggregation of rock that formed in Martian
orbit.
Russian Federal Space Agency
Solar System
older than
thought
The Solar System could
be nearly two million
years older than thought,
according to a study
published by the journal Nature Geoscience.
The Solar System could
be nearly two million
years older than thought,
according to a study
published on Sunday by
the journal Nature Geoscience.
The evidence comes
from a 1.49-kilo meteorite, found in the Moroccan desert in 2004, that
contains a “relict” mineral,
which is one of the oldest
solid materials formed
after the birth of the Sun.
Analysis of lead isotopes
suggest the mineral was
formed 4.45682 billion years ago, making
the meteorite the oldest
object ever found. As a
result, the Solar System
is likely to be between
300,000 and 1.9 million
years older than previous
estimates.
National Aeronautics
and Space Administration
The sun photographed by
NASA’s SOHO spacecraft
Il primo contratto di Vega
Il Gruppo Avio, tramite la sua controllata Elv, ha
firmato ieri con Arianespace un contratto quadro per
cinque lanciatori satellitari Vega e l’ordine per la messa in produzione del primo esemplare. Contestualmente l’ESA e Arianespace hanno firmato l’ordine
per la produzione del primo
lanciatore Vega, nell’ambito
del contratto quadro firmato
nel dicembre 2009 finalizzato a dimostrare la flessibilità
del lanciatore.
Vega è il nuovo lanciatore europeo sviluppato per
trasferire in orbita fino a 700
km satelliti da 1,5 tonnellate,
un rendering
tipicamente a uso sciendel lanciatore Vega
tifico, osservazione della
Terra, monitoraggio dell’ambiente. La fase di sviluppo
di Vega si concluderà con il lancio di qualificazione
previsto nel 2011 dal Centro Spaziale Europeo in
Guyana Francese. I cinque lanci previsti dai contratti
appena firmati faranno parte del programma Verta.
La produzione del lanciatore è effettuata per il 65% in
Italia presso gli stabilimenti del Gruppo Avio a Colleferro (Roma).
L’aiuto alle
giovani imprese
Grazie al programma di
trasferimento tecnologico dell’ESA sulle nuove
tecnologie di navigazione
satellitare ed al programma ESA BIC Italy, la società italiana Blue Thread,
sta per lanciare due nuovi
prodotti per il diporto
nautico. Blue Thread è
un’impresa che ha da
poco iniziato un percorso di “pre-incubazione”
presso l’ITech di BIC Lazio
e contemporaneamente,
grazie al programma ESA
BIC Italy, sta beneficiando
del trasferimento tecnologico dell’ESA sulle nuove
tecnologie di navigazione
satellitare.
European Space Agency
Ariane Space
L’accordo per la gestione delle
emergenze
Continua la collaborazione tra l’Agenzia Spaziale Italiana
ed il Dipartimento della Protezione Civile grazie alll’Accordo di Collaborazione per l’utilizzo delle tecnologie
ITech, l’Incubatore BIC Lazio
satellitari al fine di potenziare le capacità nazionali nella
a Roma
gestione delle emergenze. Il progetto si inserisce nel più
ampio quadro di collaborazioni che il Dipartimento della
Protezione Civile intrattiene con tutti i soggetti competenti in questo settore. Oggetto
dell’accordo è il coinvolgimento operativo del Dipartimento della Protezione Civile
in EmerSAT, progetto ASI che intende realizzare nuove applicazioni delle tecnologie
spaziali a vantaggio delle Istituzioni e dei cittadini.
Obiettivo primario di EmerSAT è la realizzazione e la sperimentazione di un sistema
pre-operativo di supporto alla comunicazione ed all’informazione destinato ad essere
utilizzato per le operazioni delle diverse fasi di una situazione di crisi o emergenziale.
L’innovazione strategica del progetto consiste nel realizzare e fornire Servizi Integrati
di Comunicazioni Satellitari e Terrestri, progettati sulle esigenze specifiche del Sistema Nazionale di Protezione Civile.
Agenzia Spaziale Italiana
2010
Numero 3
SPACEMAG
5
News
Scontro tra asteroidi,
mistero spaziale
The next
generation train
Lo scontro fra due asteroidi scoperto nei mesi scorsi si
è trasformato in un enigma per gli astronomi. Il mistero
sta nella coda che si presenta con una strana forma a
X mentre si prevedeva una coda normale. Il perché è
ancora senza risposta, ma nel frattempo gli scienziati
cercano di costruire le tappe dell’evento e studiando
il soggetto cosmico battezzato “P/2010 A2”. Così si
è scoperto che quando il telescopio spaziale Hubble
ha fotografato nel gennaio scorso quello che sembrava uno scontro appena avvenuto in realtà ciò doveva
essere accaduto circa una decina di mesi prima, come
spiega David Jewitt dell’Università di California. Lo
scontro tra un piccolo asteroide di 3-4 metri di diametro
con uno più grande alla probabile velocità di 18 mila
chilometri orari, ha prodotto un’energia pari allo scoppio di una piccola bomba atomica. Proprio da questo
violento impatto si è generata una coda che, secondo
le previsioni avrebbe dovuto dissolversi rapidamente.
Ma in realtà continua a resistere ed ha pure assunto
una strana forma a X per adesso inspiegabile. Forse
proprio questa struttura potrebbe essere all’origine della sua resistenza a svanire. Ora anche la sonda Rosetta
ha puntato i suoi occhi elettronici per aiutare a trovare
una spiegazione.
Which technologies do
high-speed trains of the
future need? This is the
question being examined
at the German Aerospace
Center as part of the
“Next Generation Train”
project. A key aspect
of the project is to save
energy by reducing the
weight of trains. This can
be implemented, with a
special, lighter nose on
multiple units. The solution introduced by DLR
is a glass-fibre reinforced
leading car nose that is
an impact absorber itself
and ensures that the
vehicle structure behind it
remains undamaged. So
DLR researchers will find
solutions for the trains of
the future.
German Aerospace
Center
European Space Agency
6
Desert RATS 2010
Si è conclusa lo scorso 15 settembre la 13°
missione di field testing
del programma NASA
“Research And Tecnology Studies” che era
iniziata il 31 agosto nel
deserto dell’Arizona, dove
ingegneri, scienziati ed
astronauti hanno avuto
la possibilità di condurre delle simulazioni con
tutto l’hardware fin’ora
sviluppato per le future
esplorazioni planetarie
umane. Nel dettaglio sono
stati utilizzati 2 “Space
Exploration Vehicles”, dei
rovers abitativi in cui i 4
astronauti hanno vissuto
per 1 settimana a turno
dimostrandone la versatilità negli spostamenti
nel deserto e superando
le molteplici avversità
del terreno. Sono state
provate inoltre le manovre
di docking con l’habitat,
oltre che tutti i sistemi
di comunicazione con il
ground support team.
National Aeronautics
and Space Administration
SPACEMAG
Numero 3
2010
Alla scoperta dei segreti di Giove
Nell’Agosto 2011 la NASA lancerà da Cape
Canaveral la sonda interplanetaria Juno, che
per osservare a distanza ravvicinata Giove per
capire la sua formazione, evoluzione e struttura.
L’ASI contribuirà alla osservazione dell’atmosfera
gioviana con lo strumento JIRAM, che permetterà
di migliorare la comprensione della dinamica e
della composizione chimica delle zone “aurorali” di
Giove e, in generale,
fornirà informazioni
utili allo studio della
composizione della
sua atmosfera. Lo
strumento JIRAM,
realizzato da SELEX
Galileo (una Società
di Finmeccanica), è
in grado di fornire
contemporaneamente
l’immagine della
scena osservata ed il
suo spettro operando
un rendering della sonda Juno
nell’Infrarosso medio
(da 3 a 5 micron). Lo
strumento è dotato di uno specchio di de-spinning in
grado di compensare la rotazione dello spacecraft.
Lo sviluppo di JIRAM, con la collaborazione
scientifica della Prof.sa Angioletta Cordini, Direttore
dell’Istituto INAF-IFSI, segna un ulteriore successo
nazionale alle missioni di esplorazione del sistema
solare.
Agenzia Spaziale Italiana
High-res camera
snaps water ice
on Mars
A NASA spacecraft with
a high-resolution camera has photographed a
young Mars crater and
found frozen water in it.
A recent image from NASA’s Mars Reconnaissance Orbiter HiRISE camera
shows water ice at the
bottom of a 20-foot-wide
crater on the planet’s surface. Researchers suspect
the crater in the northern
hemisphere formed recently, no earlier than April
2004, Nathan Bridges,
a HiRISE science team
member at the University of Arizona, said. “It’s
showing we’re getting ice
pretty far south,” Bridges
said. “As we continue to
look at these things it’s
a good way to determine where shallow ice is
on Mars”.”The ice patch
covers an area of up to 20
square feet. It “is probably at the same depth
and has a similar origin
to that excavated by the
Phoenix lander back in
2008,” he said. During the
next Martian summer “the
HiRISE team will likely
take additional pictures to
check up on the crater,”
Bridges said.
National Aeronautics
and Space Administration
Ice form on Mars captured
from Hirise
News
Virgin to launch
space tourism
in 18 months:
Branson
Virgin Galactic is on track
to offer commercial space
travel within 18 months,
and space hotels are next
on the drawing board.
“We just finished building SpaceShipTwo. We
are 18 months away from
taking people into space”,
Richard Branson told,
adding that the fare will
start at 200,000 dollars.
Branson also has visions
of establishing hotels in
space, which well-heeled
tourists can use as a base
for shuttle flights over the
Moon. “We are looking
at hotels in space” the
tycoon said, adding that
he was also interested in
launching “small satellites
into space” for the benefit
of schools and universities.
Virgin Galactic
The Spaceship Two
Herschel finds water
in cosmic desert
The Herschel infrared space observatory has discovered that ultraviolet starlight is the key ingredient for
making water in space. It is the only explanation for
why a dying star is surrounded by a gigantic cloud
of hot water vapor. When astronomers discovered
an unexpected cloud of water vapor around the old
star IRC+10216 using NASA’s Submillimeter Wave
Astronomy Satellite in 2001, they immediately began
searching for the source. Stars like IRC+10216 are
known as carbon stars and are thought not to make
Herschel observatory
much water. Initially they suspected the star’s heat
must be evaporating comets or even dwarf planets to
produce the water. Now, Herschel has revealed that the secret ingredient is ultraviolet light, because the water is too hot to have come from the destruction of icy
celestial bodies.
European Space Agency
KaT pronto a svelare segreti di Giove
Dopo l’installazione dello strumento Jiram avvenuta ad
inizio agosto scorso la collaborazione ASI-NASA per la
sonda JUNO ha portato all’installazione del Ka translator (KaT) sulla piattaforma che volerà verso Giove
per svelare i segreti del gigante del sistema solare. Lo
strumento è stato sviluppato nell’ambito della Direzione Tecnica dell’ASI e realizzato da Thales Alenia
Space Italia con il supporto del team scientifico della
Università di Roma. Dopo il lancio, fissato per agosto
2011, JUNO viaggerà per 5 anni verso Giove. Uno degli
obiettivi principali della missione è la determinazione
della struttura interna del pianeta attraverso la misura
del suo campo di gravità, ovvero delle varie componenti
armoniche. Il complesso esperimento di radioscenza
della sonda ha lo scopo di soddisfare questo obiettivo.
Le misure richieste sfruttano come grandezza osservabile lo spostamento Doppler del segnale radio inviato
da terra verso la sonda e da questa ritrasmesso coerentemente verso terra.
Agenzia Spaziale Italiana
Kamil: un cratere lunare sulla Terra
Si è tenuta a Roma lo scorso 23 settembre, nell´ambito
dell´European Planetary Science Congress 2010, la Conferenza “Kamil: un cratere lunare sulla Terra”, promossa
dalla Space Academy Foundation. Le testimonianze di
Mario Di Martino, l´astronomo dell´INAF, e dei rappresentanti di ESA, Telespazio ed e-GEOS, hanno aiutato
a comprendere come le osservazioni al suolo e quelle
satellitari sono state fondamentali per identificare e studiare “il primo cratere lunare sulla Terra”. Il cratere Kamil
ha attirato anche l´attenzione dell´Esa, che ha lanciato il
programma “Space Situational Awareness”, con lo scopo
di proteggerci sia dai danni derivanti dalle attività umane
nello spazio sia dai più rari ma ben più pericolosi rischi di
collisione con piccoli asteroidi.
Agenzia Spaziale Italiana
U.K. predicts
“spaceplane”
in 10 years
A British company,
Reaction Engines Ltd.,
is developing a spaceplane it says will travel
five times the speed of
sound and carry up to 24
passengers and up to 12
tons of cargo into space.
The unpiloted craft would
take off from an airport
runway and use its two
hydrogen/oxygen engines
to propel it more than 18
miles into space. Each
mission of the $1 billion
spaceplane would cost
about $10 million.
Officials of the U.K.
Space Agency, which
is supporting Reaction
Engine’s research, say
it could replace NASA’s
Space Shuttle to transport supplies and astronauts to the International
Space Station. “Access
to space is extraordinarily
expensive, yet there’s no
law of physics that says it
has to be that way,” said
Richard Varvill, technical director and one of
the founders of Reaction
Engines.
un frammento del meteorite nel
Sahara
British National
Space Center
2010
Numero 3
SPACEMAG
7
Storia di copertina
Le PMI come
strategia di
rilancio del paese
Meno del 10% delle piccole e medie
imprese operano nei settori ad alta tecnologia
di Osvaldo Piperno*
8
I
l sistema produttivo italiano è costituito per
più dell’80% da
Piccole e Medie
Imprese (PMI,
vedi box a fine
articolo) che
genera occupazione per una
percentuale ancora più elevata. Questo dato
potrebbe essere
rappresentativo di
forte dinamicità e
di grande potenzialità.
E’ necessario, tuttavia, precisare che in
questa classificazione
ricadono le imprese
della più varia tipologia di attività e che, soprattutto, meno del 10%
di queste opera nei settori ad
alta tecnologia. Questa constatazione
rende meno accattivante il dato di rappresentatività delle PMI nel mercato attuale, tanto
più se inserito nei processi in corso di globalizzazione sempre
più spinta.
Le dinamiche dei mercati moderni pretendono continua innovazione che può essere soddisfatta sia con una capacità di
SPACEMAG
Numero 3
2010
Una mano
artificiale
realizzata in
un laboratorio
di ricerca robotica
offrire prodotti nuovi
sia trovando nuove maniere
di fare meglio, ed a costi inferiori. Il drammatico crollo del
“ciclo di vita del prodotto” del secolo scorso ha portato con se
la necessità di ridurre il time to market cioè l’intervallo di tem-
Storia di copertina
po intercorrente tra la disponibilità di un nuovo prodotto/
processo, al termine di un’attività di sviluppo, ed il momento della sua adozione sul mercato. Ma l’attività di sviluppo
è a sua volta derivazione, non sempre immediata e diretta,
dell’attività di ricerca inclusa la ricerca di base. È qui diventa
evidente l’impossibilità che le PMI di essere autosufficienti e
la necessità che esse siano inserite in un contesto che le veda
come uno degli attori dell’innovazione accanto alle Università, ai Centri di Ricerca Pubblici ed alla Grande Impresa. Un
trinomio che costituisce un imprescindibile asset per un paese di economia moderna. Ma non è solo l’esistenza in vita di
questi tre attori a garantire le buone performances del contesto
produttivo, è la loro interazione secondo dinamiche evolutive e cooperative dove la competizione trae alimento dalla
pluralità degli sbocchi di mercato e dalla loro profittabilità
I problemi dimensionali e di capitalizzazione delle PMI, la
loro scarsa contribuzione all’attività di ricerca, provoca l’accollarsi da parte della grande impresa il maggior onere degli
investimenti. Solo la presenza di forti
player a proiezione internazionale può
consentire all’economia domestica di
affacciarsi e competere sugli scenari
globali. È necessario che la PMI trovi un sicuro elemento di confronto e
razionalizzazione che aiuti le imprese
nella loro crescita e nella possibilità di
un corretto utilizzo di infrastrutture
pubbliche di ricerca senza violare le
normative comunitarie molto sensibili
e spesso refrattarie agli “aiuti di stato”.
È quindi necessario che un disegno
strategico di politica industriale nei
settori high-tech abbia un ampio respiro e fondi parte delle sua operatività
nel rafforzamento della capacità delle
PMI di accedere alla ricerca ed al credito. Da qui si può avviare un percorso che miri all’allargamento della base
industriale in settori ad alta tecnologia. Il ruolo che la mano pubblica può
giocare su questo versante diventa essenziale. In questo senso
un aspetto non secondario delle politiche pubbliche verso le
PMI si può anche rinvenire nel sostegno all’acquisizione di
una loro capacità di competere in ambito internazionale al
di là dei più tranquilli mercati domestici. Le diseconomie di
scala che hanno talvolta accompagnato parte dei settori produttivi nazionali sono destinate ad un breve futuro. Il passo
della globalizzazione è tale che il concetto di “glocal”, nella
versione di agire locale e pensare globale, avrà sempre più
peso. Stante questi sommari presupposti di contesto risulta
interessante un approfondimento sulle attività dell’Agenzia
Spaziale Italiana in riferimento alle PMI, attività high-tec per
eccellenza. Le dinamiche del settore spaziale possono infatti
rappresentare un punto di riferimento per l’interazione fra il
settore pubblico e l’industria ad alta tecnologia.
L’industria spaziale italiana genera ricavi per circa 1,5 mld
di euro all’anno. Più del 65% è riconducibile alla Grande
Impresa ed il restante 35% alla PMI. Circa i due terzi del
complesso delle attività spaziali è riferito alle attività di manifattura/produzione ed integrazione che fa capo alle Grandi
Imprese per più del 55%. Il ruolo delle PMI è riconducibile
al Segmento Spaziale, per attività fortemente connesse alla
R&D (circa il 12%), nel Ground Segment, dove lo sviluppo
software gioca un ruolo decisivo, e nel cosiddetto Downstre-
am, relativo alla realizzazione di applicazioni, allo sfruttamento dei dati satellitari etc.
Le PMI italiane che operano in maniera diretta con il settore spaziale sono circa un centinaio. Molte di queste hanno maturato una presenza autonoma nel settore spaziale. La
crescita delle PMI nazionali del settore nel corso dell’ultimo
decennio ha consentito loro di affacciarsi con successo sullo
scenario europeo sia in ambito ESA che nel VII Programma
Quadro dell’Unione Europea.
Permane tuttavia una sotto-utilizzazione dei fondi europei da
parte delle PMI italiane del settore e questo è un segno negativo della proiezione non domestica di queste imprese. In più
la norma europea che, a differenza di quella dell’ESA, non
prevede un meccanismo del c.d. “ritorno geografico” spinge
necessariamente le nostre imprese verso una effettiva capacità
di competere e fare rete con altre industrie/Centri di Ricerca
europei. I meccanismi di “fair competition” sono quelli destinati a guidare il grosso dei flussi finanziari destinati alle PMI
nel prossimo futuro ed in questo senso
anche l’ASI sta promuovendo iniziative tese a favorire una significativa partecipazione alle iniziative europee.
In ambito nazionale la strategia
dell’Agenzia è quella di sostenere le
PMI mediante iniziative pluriennali,
tipicamente Bandi pubblici, su tematiche tipiche del loro operare in settori
high-tec connessi con l’ambito spaziale. La finalità di tali Bandi è duplice: da
una parte sollecitare le PMI per proposte progettuali che contemperino
anche attività di R&D e che portino
sui mercati degli end user o della filera prodotti innovativi che consentano
alla PMI di incrementare i loro fatturati high-tec; dall’altra spingere verso la
competizione su tematiche innovative
così da preparare la PMI nazionale a
“rischiare” nei mercati transnazionali.
Affinché tale strategia abbia credibilità risulta essenziale la garanzia che l’Agenzia persegua questa politica nel tempo. E nasce da qui l’annuncio fatto dal
Presidente dell’ ASI di quattro bandi riservati alle PMI che
avranno una periodicità semestrale. Le tematiche individuate
sono state: 1) Materiali, componenti, sensori 2) Osservazione
della Terra 3) TLC 4) Navigazione ed applicazioni integrate.
Il primo bando è stato già chiuso e sono state selezionate
11 proposte, il secondo si è chiuso lo scorso 29 ottobre. La
risposta delle PMI al 1° ha coinvolto oltre 80 imprese. Per
questi quattro bandi l’ASI ha stanziato 20 milioni di euro
che costituiscono un cofinanziamento al 50%. Ciò significa che, complessivamente, tale iniziativa mobiliterà circa 40
milioni di euro in attività high-tech. Accanto a tali attività,
l’ASI intende garantire anche la partecipazione delle PMI ai
grandi programmi nazionali ed internazionali finanziati con
fondi pubblici.
In ASI si sta inoltre cercando di consolidare anche uno strumento conoscitivo, un Osservatorio, che consenta di monitorare le attività finanziate per le PMI per poter correggere gli
interventi previsti nel caso in cui si constati una non adeguatezza nel raggiungimento degli obiettivi prefissati che, in ultima analisi, coincidono con le crescite di fatturato delle PMI
del settore. Si ritiene che solo una valutazione ex ante sposata
ad una indifferibile valutazione ex post possa fornire all’ASI gli
La strategia
dell’ASI è
quella di
sostenere
le PMI
mediante
iniziative
pluriennali
2010
Numero 3
SPACEMAG
9
Cover story
strumenti per guidare efficacemente i propri finanziamenti
alle PMI nazionali. Un ulteriore strumento per un intervento verso le PMI è costituito dalla Convenzione sottoscritta
da ASI con le tre Associazioni delle PMI del settore spaziale
(AIAD, AIPAS, ASAS) e finalizzata ad una capillare capacità
di raccolta di informazioni sulle singole PMI e sull’approntamento di misure condivise di sostegno per la loro crescita sia
tecnologica che organizzativa. Tra le iniziative previste rientra
anche una riflessione sugli strumenti contrattuali attualmente in vigore finalizzata all’adozione di modalità il più possibile
snelle e temporalmente contenute nell’avvio e gestione dei
contratti all’interno delle norme vigenti, comprese quelle europee, che spesso si propongono come migliorative.
Tra le attività previste nella Convenzione gioca un forte ruolo l’internazionalizzazione, intesa come l’avvio di una strategia per dare possibilità ad imprese nazionali di affacciarsi in
mercati nuovi mediante accordi di cooperazione. In sintesi,
l’Agenzia Spaziale Italiana ritiene che le attività delle PMI costituiscono un patrimonio essenziale per il Paese e che la loro
presenza e rafforzamento consentano un rafforzamento complessivo dell’industria italiana nel settore spaziale. Le PMI
svolgono infatti un ruolo cruciale nello sviluppo di nuove
tecnologie proprio per la loro prossimità alle frontiere tecnologiche e per la loro capacità di “osare” in ambiti tecnologici
sconosciuti facendo della loro specificità un punto di forza.
Per quanto riguarda l’ASI tale rafforzamento per essere strutturale ed evolutivo passa dall’instaurarsi di modalità cooperative delle PMI con Università i Centri di Ricerca e la Grande
10
In hard times as these
small is very very beautiful
New dynamic, small players should join the game
The Italian industrial system is largely formed (roughly
80%) by Small and Medium Business (the Italian acronym to be used here will be PMI). The collapse of last
century’s concept of a rigid PLC reduced drastically the
time-to-market of any new product/process. Problem
is, developing new products/processes asks for intense
research, lower pricing.
PMI is not equipped to do this and should become partner in a network pooling Universities, Public Research
Institutions and Big Business, i.e. the winning asset of
any modern economic system. PMI small dimension and
limited capital, as well as little or no research capability
force today Big Business to bear the bulk of R&D costs.
But Big Business needs PMI as an all too useful partner.
A strategic industrial policy in the high-tech sector – a
critical one in Italy - implies ample funding to PMI to
help its access to research and technologies and to
financing. Until now this sector has been lagging behind,
seriously hampered by slow dynamics and innovation
barriers. Geographic areas with specific industrial tradi-
SPACEMAG
Numero 3
2010
tion will survive only by assuring excellence and avoiding duplications.
The ASI action towards PMI is an interesting example of
a fruitful cooperation between a public sector Agency
and high-tech industry.
Italian Space industry’s production value ranks in the 1,5
billion Euros per year, 65% to be referred to Big Business, PMI doing the rest. PMI is fairly active in the Space
segment as far as R&D is concerned, in the Ground
segment where software elaboration is vital, and in the
so-called Downstream segment in applications, satellite
data processing and the like.
In the Space sector, PMI numbers a hundred-odd firms,
most of them with full autonomy. Big Business ushered
PMI into major national programs and into the supplychain of Defence contractors, promoting minor firms at
European level both in the ESA programs and within the
7th Framework Program. European financing is still underrated by Italian PMI. What is more, unlike its agency
ESA, European policy at large does not envisage the so-
Cover story
Impresa, ma anche attraverso una trasparente competizione
che, accompagnata da una chiarezza di interventi da parte
dell’Agenzia, produca best practices da poter esportare in altri
settori produttivi nazionali □
* Agenzia Spaziale Italiana
La definizione di appartenenza alla PMI aggiornata al 1° Gennaio del
2005 prevede :
1) il numero di dipendenti (requisiti di struttura);
2) il fatturato o il valore attivo patrimoniale (requisiti economici
e finanziari);
3) il requisito dell’indipendenza economica (requisiti di capitale)
I tre requisiti vanno valutati in modo “cumulativo”, nel senso che
almeno due devono rientrare nelle soglie stabilite.
Tipologia
Dipendenti
Fatturato
(ml €)
Bilancio
(ml €)
Media Impresa
< 250
e
< 50
< 43
Piccola Impresa
< 50
e
< 10
< 10
Micro Impresa
< 10
e
<2
<2
La definizione di PMI distingue tre tipi di imprese (impresa autonoma,
impresa partner, impresa collegata) a seconda del tipo di relazione in
cui si trovano rispetto ad altre imprese in termini di partecipazione al
capitale, diritti di voto o di esercitare un influsso dominante.
11
called geographic return, prompting Italian firms to enter
international Industry/Research Centers nets. PMI funding in the next future will be inspired by fair competion
philosophy, and ASI is promoting a substantial participation of Italian firms to European programs at all levels.
On the Italian national level, ASI strategy is to support
PMI by long term public programs in space-related hightech fields, to stimulate advanced innovative programs
requiring R&D action and to prepare PMI to face the
risks of fierce international competition. PMI valid firms
doing this are still too few and a long-term action is
needed. Within this framework ASI earmarked for PMI
participation 20 million Euros to be divided in four sixmonths projects related to: a- materials, components,
sensors, b- Earth Observation, c- TLC, d- Navigation
and integrated applications. The first project attracted
more than 80 firms and eleven proposals have been
selected.
ASI will finance 50% of the technologic programs each
with a value within one million Euros and at the same
time will sponsor PMI participation to major national and
international public-funded programs. The inherent risk
for Big Business in this ventures asks for a high level of
quality and reliable time and cost control procedures by
the PMI firms involved. An Observatory will be instituted
to monitor the ventures’ progress and optimize financing. Information on the PMI involved will be collected
through a Convention signed by ASI and the three space
sector PMI associations (AIAD, AIPAS, ASAS) fostering
international cooperation agreements and supplying
commercial information and legal assistance.
To strengthen PMI role in new technologies is essential
particularly on the international scene. Once again it
must be stressed that such an action not only requires
a close cooperation with Big Business, Universities and
Research centers but also a trasparent, best-practices
building competition approach to be exported to other
production sectors. This will be the theme of a next
article □
2010
Numero 3
SPACEMAG
Storia di copertina
Istituzioni
garanti dello
sviluppo
compatibile
Unica guida priva di finalità
ed interessi commerciali
di Claudio Mastracci*
12
T
rasferire tecnologie innovative alle piccole e medie
imprese (PMI) nel settore industriale si sta rivelando
sempre più quale metodo vincente per lo sviluppo
economico del nostro paese, quando appena fino a qualche
anno fa la grande industria gestiva la propria galassia di PMI
con contratti ripetitivi spesso sulla base delle proprie tecnologie proprietarie al più basso livello di rischio. Le ragioni
di questa rivoluzione silenziosa sono note: la competizione
crescente e l’evoluzione verso aggregazioni internazionali
della grande industria potevano compromettere il futuro
delle micro/PMI e esigevano una nuova presa di coscienza
del reale tessuto industriale per sostenerne il ruolo nell’economia nazionale, se si considera che, dei circa 3,8 milioni di
imprese attive in Italia nel 2009 con circa 15 milioni di addetti (fonte: Commissione Europea SBA Fact Sheets 2009),
le micro/PMI costituiscono più del 99% del totale con circa
9,2 milioni di addetti.
Fin dall’inizio del 2000 alcune istituzioni pubbliche, ed in
particolare quelle orientate al sostegno delle nuove imprese,
compresero la necessità di creare nuovi strumenti finanziari
e di un nuovo rapporto con la grande impresa attraverso una
maggiore capacità tecnologica autonoma, poiché le nuove
idee nate dagli start up universitari e nei Centri di Ricerca
possono avere successo solo con i nuovi strumenti di gestio
ne e con l’accesso alle tecnologie più avanzate.
Oggi molte importanti iniziative nazionali ed europee si
prefiggono di sostenere la crescita delle PMI, coinvolgendo
i quattro attori indispensabili in un rapporto oggi ancora
critico:
• le istituzioni pubbliche
• le università e i centri di ricerca
• la grande industria
• gli istituti di credito
Le istituzioni pubbliche debbono fornire la nuova cultura
SPACEMAG
Numero 3
2010
manageriale attraverso la formazione delle risorse per garantire sopravvivenza e sviluppo alle PMI: l’informazione, il
tutoring per un’impostazione industriale dei nuovi prodotti
tecnologici, la creazione di “reti” (concetto ancora stico alle
PMI). L’acquisizione di tecnologie avanzate per prodotti innovativi comporta il problema di gestione del rischio insito
nell’innovazione: vecchi e nuovi imprenditori devono essere
assistiti dalle istituzioni, unica guida priva di finalità ed interessi commerciali, come dimostra l’esempio del programma
Hitech di BIC Lazio nel quadro europeo dei Business Innovation Centers (BIC) .
Da un’idea condivisa nel 2004 tra l’Ente Spaziale Europeo
(ESA) e BIC della Regione Lazio nacque un Accordo per il
trasferimento delle tecnologie spaziali - solitamente costose
ed avanzate sviluppate con fondi ESA - alle PMI e alle nascenti imprese incubate da BIC Lazio orientate ad applicazioni non spaziali. Finora sono state esaminate più di sessanta proposte ed è nato un più ampio accordo per il supporto
gestionale, da parte di BIC Lazio, ai progetti di incubazione
gestiti dall’ESA presso la sua sede ESRIN di Frascati, aprendo così una ‘finestra’ europea alle nascenti iniziative locali.
La convergenza su BIC Lazio di proposte innovative ( dallo sviluppo di complessi prodotti software per applicazioni
commerciali, ad applicazioni nei settori meccanici, dell’audio-visivo, delle fonti rinnovabili dell’energia, fino tecniche
avanzate di certificazione dei processi produttivi ) ha portato
al recente coinvolgimento dell’ASI a fianco di BIC Lazio
per attuare una strategia congiunta nella selezione delle proposte e un eventuale supporto allo sviluppo, per le proposte
rispondenti a priorità nazionali. Il problema dell’accesso al
credito è affrontato grazie alla partecipazione di una banca al
Comitato di valutazione.
L’ASI, che gestisce il piano di sviluppo del settore spaziale
nazionale, anche a sostegno dello sviluppo dell’industria del
settore applicativo, è chiamata a svolgere un ruolo fonda-
Storia di copertina
A sinistra ed in basso: Il centro ESRIN di Frascati, situato a 20 km da Roma, dove l’ESA controlla l’attività di diverse missioni spaziali
A destra: lavori di manuntezione sulla ISS
13
mentale nel sostegno alle PMI e alle nuove iniziative, sia coordinando il loro rapporto con la grande industria, sia sostenendole economicamente. Per le istituzioni pubbliche è un
impegno finanziario rilevante riversato in un tale numero di
iniziative a carico di Comuni/Province/Regioni/Ministeri/
Università-Centri di ricerca/CE da far temere che l’interesse
politico si limiti alla loro attivazione più che al loro sviluppo.
Le sovrapposizioni nelle linee strategiche quali digitalizzazione, audio-visivo, energia, turismo, ambiente postulano
una seria razionalizzazione e una visione integrata.
Le università e i Centri di Ricerca detengono il sapere e
l’innovazione vitali soprattutto per le PMI. L’accordo BIC
Lazio - ESA si è tradotto essenzialmente in trasferimento
“gratuito” di metodologie di gestione progettuale e design
reviews con tecnologie ad alto rischio di innovazione. Il
trasferimento di tecnologie avanzate dovrebbe provenire
soprattutto dai laboratori nazionali, notoriamente ricchi di
innovazione, trasferimento oggi possibile, ma i progetti di
incubazione, la start-up o la PMI non devono sostenerne il
costo alla stregua della grande industria che sovvenziona la
ricerca con ragguardevoli finanziamenti pubblici e privati.
Questo è un aspetto cruciale: il trasferimento di tecnologie
dovrebbe essere finanziato nella fase iniziale pre-competitiva
di prototipizzazione e di test di mercato, prima del ricorso al
credito per l’industrializzazione del prodotto e deve modularsi in “rete” mettendo in comune conoscenze ed opportunità di mercato oltre che negli ambiti locali.
Senza entrare nella complessa realtà dei Distretti Tecnologici
e delle iniziative ministeriali a supporto delle PMI, voglio
qui ricordare due esempi significativi:
2010
Numero 3
SPACEMAG
Cover story
- l’iniziativa dell’Università la Sapienza che raggruppa
nel Consorzio “Sapienza & Innovazione” la capacità di
ricerca dei suoi laboratori (joint labs) , la competenza
finanziaria di UniCredit Group, i servizi di accompagnamento per la creazione d’impresa di BICLazio e la
capacità di sostegno ai processi di sviluppo di FILAS.
- la “Fondazione Ricerca e Imprenditorialità” recentemente creata dal Politecnico di Milano, l’Istituto Italiano di Tecnologia, la Scuola Superiore S.Anna, Enel,
Finmeccanica, Telecom Italia e Intesa Sanpaolo, per sviluppare una nuova competitività a livello nazionale con
la valorizzazione dei centri di eccellenza tecnologici ed
industriali per promuovere la nascita di piccole imprese
guidate dalla ricerca .
La grande industria da tempo ha mutato atteggiamento
verso le PMI, per la crescente complessità delle nuove tecnologie, per la necessità di contrarre i tempi di produzione, per
i maggiori costi di trasferimento delle procedure produttive
e di controllo della qualità. E’ economicamente più utile alla
grande industria trasferire alle PMI quote di attività più importanti e relative tecnologie per disporre in prospettiva di
fornitori di più alto livello, a patto che i costi di trasferimento non siano interamente a suo carico.
Gli istituti di credito, specie in crisi come l’attuale, sono
l’elemento focale per attuare il cambiamento ma l’accesso al
credito resta il punto dolente: le PMI, e ancor più le nuove
iniziative imprenditoriali, dispongono raramente di capitali
o beni di garanzia e la loro possibilità di credito risiede solo
nel potenziale valore economico dei loro progetti innovativi. Valutarlo è essenziale per decidere sul finanziamento
richiesto. Non tutte le banche ne sono capaci, Basilea 2 e
3 non agevolano il ricorso al credito da parte delle PMI e,
nonostante le buone intenzioni dichiarate da molti istituti
di credito, i finanziamenti restano difficili, lenti, inadeguati,
come riconoscono anche recenti studi del settore bancario,
e i pochi risultati concreti non sono ancora adeguati rispetto
Technology downstream:
a difficult, not impossible task
14
Small Business is to cooperate, in a new way with BB
T
he technological devolution to Small and Medium
Enterprises (SME’s) is essential to a sound economic development in Italy. Up to a few years ago,
the big business would handle its own SME’s galaxy
downstream by sharing its own technology at the lowest possible risk level. But today’s growing competition
and international concentrations of big business require a high-handed approach in order not to jeopardize
progress of SME’s. SME’s share of the Italian economy
is rather impressive: according to the 2009 EC SBA Fact
Sheet, that year in Italy there were 3,8 million firms employing around 15 million people, and SME’s accounted
for over 99% of the total, employing roughly 9,2 million
people.
Since 2000 a few public agencies devoted to start-up
assistance have been promoting a whole new culture in
the relationship between big and small business, asking for new financial tools and for a greater autonomous
technological capacity. New ideas born in the University research centers can be implemented only by new
management methods and by free access to the most
advanced technologies.
Today SME’s growth is fostered by a number of Italian
and European programs requiring the full commitment
of four main partners in a still problematic relationship:
Public sector, Universities and R&D Centers, Big Business and – last but not least – Banks.
The Public Sector is supposed to improve management
SPACEMAG
Numero 3
2010
culture by supplying SME’s with all the resources needed
not only to survive, but to grow as well: information, tutoring, nets creation (this last facing historical hostility by
SME’s). Innovation is always risky and such is the case
when SME’s acquire new technologies for new products:
both established and emerging managers ought to be
helped by ‘neutral’ public institutions with no commercial interests. Such is the case of the BIC Lazio Hitech
Program within the framework of the European Business
Innovation Centers (BIC).
The program originated in 2004 from an idea shared by
the European Space Agency (ESA) and the Lazio regional
agency BIC: to transfer new, costly, ESA-funded aerospace technology to SME’s in theRegion, to new BIC
incubated firms as well as to other no space related business. Until now more than sixty proposals have been vetted and BIC Lazio agreed to support services in the ESA
pilot projects at its ESRIN branch in Frascati, near Rome.
The proposals range from the development of commercial sophisticated software to new ventures in mechanics, audiovisuals, renewable power down to product
certification advanced techniques. This prompted the
Italian Space Agency (ASI) to enter the program alongside BIC Lazio in order to select proposals in terms of
national priorities. Access to financing should come from
the participation of Banks in the Evaluation Committee.
By being responsible for the Italian Space Activity
Program, ASI will play a major role in helping the SME’s
sector and sorting out the best initiatives. A strong
Cover story
ai ragguardevoli stanziamenti pubblicizzati. E’ significativo
comunque che taluni istituti di credito si sentano ora dalla
stessa parte, e sin dall’inizio del processo decisionale, dei proponenti l’innovazione e delle strutture pubbliche di sostegno. L’impostazione del business plan di un nuovo prodotto
con tecnologia avanzata ha ora la stessa attenzione prioritaria dell’analisi di fattibilità tecnica dell’innovazione stessa nel
giudizio globale di validità.
Molte ombre gravano ancora sul processo di innovazione
tecnologica che interessa tutta l’industria nazionale, ma i
frequenti richiami alla inderogabile necessità di razionalizzazione degli interventi in ragione di una rigorosa valutazione
di efficacia ed efficienza degli stessi, fanno ben sperare in
una possibile evoluzione positiva, del resto indispensabile,
per reggere la competizione globale e salvare l’industria nazionale □
* Consulente, Ex Direttore dei Programmi Applicativi
dell’ESA
rationalisation as well as an integrated strategy are badly
needed: without a proper follow-up the high number of
proposals by the Public Sector (i.e. Municipalities, Local Government, Ministries, Universities, R&D Centers)
would result being mere political propaganda.
Universities and Research Centers hold the key to
SME’s knowhow and innovation. The BIC Lazio – ESA
joint venture resulted in a free trasfer of project management and design review techniques based on brandnew technologies. Technology should in fact come from
high-level State Labs research and SME’s should not
be asked to pay the price because it cannot afford it
while Big Business can. Moreover, technologies should
be transferred in the very first phase, before prototype
developing, market tests and financing and they should
be pooled in a sort of ‘net’ expanding knowhow and
commercial opportunities well beyond the local range.
Without entering the complex reality of Technological Districts and the Government action in supporting
SME’s, two important cases should be mentioned. The
first is the Consorzio “Sapienza & Innovazione” led by
the Rome University ‘La Sapienza’: the Consorzio pools
the University Joint Labs, the UniCredit Group financial
services, the start-up consulting by BIC Lazio and the
financial support by the regional Agency FILAS. The
second is the Fondazione Ricerca e Imprenditorialità,
recently created jointly by the Milan Politecnico, the Italian Technology Institute, the Scuola Superiore Sant’Anna
(Pisa University), ENEL, Finmeccanica, TELECOM Italia
and the banking group Intesa SanPaolo. Its aim is to
develop a nation-wide competition in new researchoriented and research-led enterprises.
Big Business has already changed its approach to,
SME’s due to the growing complexity of technology, the
need of cutting production times, the problem of quality
control. Big Business is economically interested in transfering technology to SME’s so as to outsource produc-
15
La sede dell’incubatore BIC Lazio a Roma
che lavora a sostegno delle PMI
tion at higher levels but is not ready to support the whole
cost of it.
Banks, especially in hard times such as these, are the
last but most necessary partner in this somewhat revolutionary change of policies. But access to financing is still
the weak spot: SME’s and even more new entrepreneurs
cannot offer guarantees but the potential value of their
innovative projects. Such projetcs need to be evaluated
in order to lend money but not all banks are equipped to
do it, procedures are time-consuming, Basel 2 and 3 do
not help, and the few positive solutions cannot compare
with the huge ear-marked funds. But the mood is changing and some Banks do really feel being on the “same
side” of the borrower and start judging business plans
for technology-loaded products on the same level of the
feasibility study on the product itself.
Perspectives are still somewhat cloudy but the sheer
force of technological innovation will push transfer to
SME’s through, as this is the only possible way to face
global competition and preserve Italian industry, large
and small □
2010
Numero 3
SPACEMAG
Storia di copertina
La filiera
dell’industria
spaziale
La grande impresa e il
suo ruolo di traino nello
sviluppo delle PMI spaziali
di Massimo Claudio Comparini*
I
l tema dello centralità della piccola media e impresa nel
tessuto economico del paese è declinato in molte occasioni di dibattito e, correttamente, rappresenta un cardine della politica industriale italiana. Il nostro tessuto economico si caratterizza infatti in modo chiaro per una forte
presenza di PMI e l’allargamento dei mercati, la dimensione
globale della competizione, l’emergere di nuove economie
impone necessariamente una riflessione su come sostenere e
consentire al comparto il richiesto livello di competitività.
In tale contesto l’industria spaziale ha le sue peculiarità. Nelle ultime due decadi il processo di consolidamento mondiale
del settore è stato imponente determinando in Europa la
concentrazione in due grandi raggruppamenti transnazionali, Astrium (EADS) e Thales Alenia Space (JV, Finmeccanica
e Thales), e con la tedesca OHB in un cammino di crescita
che la porta ad essere comunque un player, più piccolo, ma
di primo livello nella filiera (first tier). Il settore è caratterizzato da una alta intensità di innovazione e di Ricerca e Sviluppo e ciò certamente rappresenta una barriera di ingresso per le piccola media impresa tendenzialmente con una
minore capacità di investimento, elemento particolarmente
critico nella realtà italiana.
Assieme al processo di consolidamento dell’impresa spaziale
si è osservata una dinamica di crescente esternalizzazione.
Se infatti fino all’inizio degli anni ‘90 si osservava una forte
verticalizzazione dell’impresa spaziale oggi la vastità delle applicazioni, dalla telecomunicazioni commerciali alla esplorazione planetaria, dalla navigazione alla osservazione della
terra, impone ai grandi gruppi delle scelte di focalizzazione
nell’identificare le proprie competenze, tecnologie e prodotti
chiave (core competences, enabling technologies) identificando
16
Foto 1: il Centro di assemblaggio di Thales Alenia Space
a Torino
Foto 2: Fase di realizzazione dello specchio primario del
telescopio Herschel presso il Thales Alenia space di Torino
Foto 3: Test di realizzazione del telescopio Herschel presso
il Thales Alenia space di Torino
SPACEMAG
Numero 3
2010
Storia di copertina
al contempo quella rete di collaborazioni e partnership necessarie per il mantenimento del momento innovativo.
Tale processo, che determina dei riposizionamenti degli attori della filiera nella catena del valore dei sistemi spaziali, ha
come obiettivo, visto dall’angolo della grande impresa (LSI,
Large Scale Integrator) la concentrazione degli investimenti
interni e il presidio dello spettro di tecnologie e prodotti necessari al concepimento e alla costruzione di sistemi spaziali
competitivi. Il collegamento della piccola e media impresa
con tale rete cooperativa risulta d’altronde l’unico modello
che consenta, soprattutto alla PMI spaziale Italiana, di poter
beneficiare di canali di accesso abilitanti a una crescita strutturale e nel medio lungo termine l’accumulo di competenze,
tecnologie e prodotti in grado di sostenere una presenza redditiva e un ruolo significativo nell’industriale spaziale.
Tale visione impone una governance tecnologica complessiva
di medio-lungo termine che coinvolge tutti gli attori della filiera sia industriali (LSI, PMI, Associazioni industriali)
sia istituzionali (Agenzia Spaziale Italiana, MIUR, Difesa,
MSE, …) e in genere tutti gli stakeholders della tecnologia
spaziale.
Dal punto di vista della grande impresa gli obiettivi primari
risultano oggi, indipendentemente dalla tipologia di programmi, commerciali o istituzionale, i seguenti :
• Certezza dei tempi di sviluppo e realizzazione dei programmi
• sviluppo del portafoglio prodotti attraverso il giusto
bilanciamento di miglioramenti incrementali e di breaktrough tecnologici
• gestione e minimizzazione dei rischi industriali
• razionalizzazione e riduzione della base dei costi
Tali obiettivi hanno impatto sulla componente internalizzata nonchè sulla filiera dell’impresa e al fine di coglierli complessivamente determinano le seguenti linee guida rispetto al
coinvolgimento della filiera stessa e della PMI :
• coinvolgimento in base alla competenze specifiche sin
dalle fasi iniziali di sviluppo anche cogliendo opportunità dedicate allo sviluppo della PMI
• una condivisione dei temi di ricerca e sviluppo della
PMI che traguardi un possibile utilizzo in filiera con la
grande impresa
• nei modelli più evoluti di partnership strategica un reale
Risk and Opportunity sharing
Nel caso di JV transnazionali, quali Thales Alenia Space, è
altresì auspicabile una visione completamente transnazionale avente lo scopo di utilizzare al meglio nei programmi di
ricerca europea delle diverse Agenzie (ESA; EDA, EC,…) il
proprio footprint geografico e consentendo alla propria filie-
17
Il Satellite Astrium
per la misurazione
dei venti terrestri
2010
Numero 3
SPACEMAG
Cover story
ra la costruzione di partnership e collaborazioni incrociate
che partendo da interessanti occasioni a livello locale (distretti industriali, pole de competitivite) possano comunque
sostenere un respiro realmente internazionale delle PMI sufficientemente attrezzate.
Se la rete cooperativa, network value chain, è quindi elemento di competitività di un modello di business adeguato alla
arena competitiva attuale il principio di extended enterprise
assume oggi connotati più vicini alla realtà di business che
al semplice modello accademico. Opportunamente innestate nelle strategie della grande impresa, pool di PMI specializzate e complementari possono contribuire ad arricchire e
rafforzare competenze chiave della grande in modo solido e
robusto, e quindi più redditizio nel medio-lungo termine.
La condivisione degli obiettivi del first tier comporta infatti
necessariamente una accrescimento del know how all’interno
della filiera e quindi un notevole potenzialità nella capitalizzazione della stessa. Ciò assume una particolare importanza
nel momento in cui economie emergenti, almeno nel settore
dell’alta tecnologia e delle applicazioni spaziali quali Cina,
Brasile, India, Corea del Sud e per certi versi anche la Russia
(tradizionalmente un grande player spaziale ma con una minore intensità tecnologica) nei prossimi anni avvicineranno
molto, se non insidieranno, le posizioni acquisite oggi dalla
industria Europea. Naturalmente in questa visione di modello in crescita vi sono responsabilità incrociate, condivisione delle road map evolutive e elementi di strategia da una
parte, focalizzazione e presa d’atto che accanto a opportunità crescenti le PMI più attrezzate devono intraprendere un
cammino di risk sharing. Ciò non è possibile per tutte ma è
l’unico processo virtuoso che consentirà un effettiva crescita
del comparto in un settore industriale complesso, knowledge
e investment intensive come quello spaziale.
Un processo da sviluppare a livello sistemico nel quale ogni
attore, grande impresa, piccola e media impresa, attori istituzionali e stakeholders in genere contribuiscano insieme alla
capacità del sistema paese Italia di mantenere ed ulteriormente sviluppare un ruolo da protagonista nello spazio Europeo e mondiale □
* Thales Alenia Space, VP Ricerca e Sviluppo, Tecnologia
e Politica di Prodotto
Building a space supply chain
18
Big Business and its driving role in developing SB
S
mall and Medium Business is vital to Italian
industry, not only because of its high numbers: a
new strategy is badly needed today to develop it
sector on the changing scene of new markets, global
competition and emerging countries.
In this framework space industry can play a major role.
In the last two decades European space industry has
been concentrating around two main transnational
groups: Astrium (EADS) and Thales Alenia Space (a
joint venture between Finmeccanica and Thales). A third
minor group, a first tier supplier, is the German OHB.
Problem is: the innovation and R&D high intensity levels
bar SB from entering the field due to a lack of financing
too. Vertical concentration – the rule until the ‘90s - has
been leaving way to an evergrowing outsourcing. The
sheer amount of applications, from commercial TLC
to planetary exploration, from navigation tools to Earth
observation, forces Big Business to focus on its own
core competences and enabling technologies, building
a network of cooperation and partnership agreements
on the side to fuel innovation.
To Large Scale Integrators (LSI), the main task today
is to concentrate on in-house investments keeping up
their own stock of technologies and products to offer
competitive space systems.
This link between BS and its SB network is the only way
to guarantee a structural growth to the Space Small and
Medium Business concerned, storing in the meantime
technology, technics and knowhow to play a significant
role in space industry.
SPACEMAG
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2010
Such a vision implies a mid- and long-term technological governance involving all the players in the supply
chain, both industry (LSI, SB, Industrial Associations)
and public actors (Italian Space Agency, University, Defense, Economy Ministries) as well as all space technologic stakeholders at large.
To Big Business primary targets are: Programs time
and scheduling control, a balanced products portfolio
between technological updating and breakthrough,
industrial risks management and cost rationalization
and control. In order to reach these targets the folllowing guidelines must be adopted: BS participation from
the very start, BS R&D strategies sharing and in the
most advanced cases of partnership a real Risk and Opportunity sharing. Transnational Joint Ventures such as
Thales Alenia Space should implement the Space Agencies R&D Programs with their own geographic footprint
promoting partnership and crossfertilization within their
BS network.
If the network value chain is to be the model, SB complementary pools linked to Big Business strategies can
contribute consistently to the latter’s overall capacity,
particularly today when emerging economies such as
China, Brazil, India, South Korea and Russia too are
challenging the leading role played until now by European countries.
By assuming a risk sharing capacity the more advanced
SB can grow and develop in a knowledge- and investment-intensive industry such as this, defending the
outstanding positions of the Italian Space industry □
Storia di copertina
L’AIAD, Federazione Aziende Italiane per
l’Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza, accoglie nel
proprio ambito la quasi totalità delle imprese nazionali, ad alta tecnologia, che esercitano attività di
progettazione, produzione e ricerca nei comparti:
aerospaziale civile e militare, militare navale e terrestre e dei sistemi elettronici a questi assimilabili;
al fine di promuoverne e rappresentarne gli interessi
e/o garantirne altresì una reciprocità di trattamento
nei riguardi dei concorrenti esteri mantiene stretti
e costanti rapporti con quegli organi ed istituzioni
che in campo nazionale e internazionale svolgono attività di potenziale riflesso sull’industria che
essa rappresenta. E’ membro, in rappresentanza
dell’industria italiana, dell’equivalente Associazione Europea (ASD) e, nell’esercizio delle proprie
attività, interfaccia di riferimento di tutte le Istituzioni nazionali ed estere per il coordinamento di ogni
iniziativa che necessiti dell’espressione collettiva
degli interessi nazionali del comparto. Redige e
presenta rapporti e posizioni industriali ai vari dicasteri governativi e ad ogni altra organizzazione
istituzionale estera. Fornisce un fattivo e significativo contributo allo sviluppo di piani di settore da
elaborarsi a cura degli organi della Difesa e/o di altre Amministrazioni dello Stato in materia di: Ricerca e Innovazione; Normative procedurali, tecniche
e contrattuali. Coordina numerosi gruppi di lavoro
in ambito nazionale ed internazionale, promuove
l’organizzazione di eventi seminariali e congressuali, raccoglie i resoconti statistici sull’andamento
dei maggiori indicatori economici ed è interprete
di una intensa attività promozionale all’estero, sia
per coordinare in maniera aggregata la partecipazione italiana alle più importanti manifestazioni
internazionali che per organizzare e coordinare la
missione all’estero delle nostre imprese o la visita
in Italia di delegazioni estere. Le Imprese Federate
occupano oltre 50.000 addetti e producono un fatturato annuo (dati 2009) di 13 miliardi di €. Sono
membri della Federazione Finmeccanica e tutte le
Società del Gruppo che svolgono attività inerenti
gli ambiti di competenza della Federazione; il 75%
dei quadri associativi sono costituiti da Piccole e
Medie Imprese □
AIAD (Italian industries Federation for Aerospace, Defence and Security) associates almost all the Italian hightech companies active in research, design and manufacturing of: Civil and military aerospace, Military ground
and naval Departments, Electronic Systems. Its associates feature an overall manpower of 50,000 persons,
with a global turnover of 13 billion Euro. Finmeccanica
group is in AIAD, 75% of AIAD associates are Small and
Medium Business.
The Federation’s aim is to promote its associates in
Federazione Aziende Italiane
Aerospazio, Difesa e Sicurezza
Segretario Generale
Carlo FESTUCCI
Contatti e informazioni:
Maurizio Madiai
AIAD-Coordinatore Settore Aerospaziale
Via Nazionale, 54 - 00184 Roma
Tel. +39 06 4880247
Fax +39 06 4827476
www.aiad.it
[email protected]
19
International tenders and their relationship with Public
Authorities. AIAD is member of its European equivalent
ASD and is a consulting body to Italian Government
bodies working closely with the Italian Defence Ministry
in R&D and tecnical legislation. AIAD coordinates working goups at International level, organizes events and
conventions, stores and supplies relevant statistic data.
Particular attention is devoted by AIAD to help its associates in missions abroad and in hosting foreign delegations □
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SPACEMAG
Storia di copertina
Associazione delle Imprese
per le Attività Spaziali
Presidente
Giovanni Sylos Labini
Contatti e informazioni:
Silvia Ciccarelli
Via del Tempio, 1 - 00186 Roma.
Tel/fax +39 06 6869222
www.aipas.it
[email protected]
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AIPAS is a non-profit Association of 24 Small and Medium Companies and Consortia and Small and Medium
Business in the Aerospace field representing indirectly
other four companies. Its aim is to foster, promote and
develop the role of SB helping its associates in their
relations with Agencies, Governmental bodies and
institutions at national and international level. AIPAS is
an observation center monitoring the whole sector being its associates located in the Italian main Aerospace
Districts. AIPAS Promotes cooperation agreements and
strategic joint ventures with foreign firms. At the national
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L’AIPAS è l’Associazione che rappresenta le PMI
del settore spaziale in Italia. E’ stata fondata nel
1998 e non ha fini di lucro. L’obiettivo principale
dell’Associazione è quello di rappresentare nelle
varie sedi nazionali ed internazionali gli interessi
generali delle PMI associate, collaborare con le
Agenzie, Autorità di Vigilanza, altri Enti, Associazioni, Istituzioni ed Organismi in genere, pubblici
e privati, esteri, nazionali e regionali, nell’interesse
delle proprie associate, elaborando in proposito anche un’attività di monitoraggio ed osservatorio del
settore. L’AIPAS oggi ha 24 associati tra Imprese
e Consorzi, e rappresenta indirettamente circa 30
aziende localizzate su tutto il territorio nazionale.
Attraverso i suoi associati con sedi nei principali
Distretti Aerospaziali Italiani l’AIPAS è quindi un eccellente punto di contatto con questi soggetti aggregati a livello regionale, che sviluppano iniziative
anche internazionali di cooperazione nella ricerca
spaziale con propri fondi. L’AIPAS promuove attività
di cooperazione tra le imprese allo scopo di mettere
a valore le doti delle imprese italiane, quali creatività, efficienza e design, in collaborazioni strategiche
con aziende straniere. Collaborazioni fondate sulla
condivisione di obiettivi strategici di lungo periodo.
Tra le più recenti attività dell’AIPAS su scala nazionale si evidenzia la firma, assieme alle altre due
Associazioni di settore, AIAD e ASAS, di una convenzione triennale con l’ASI per il supporto alla politica industriale ai fini dello sviluppo e della crescita
delle PMI spaziali nazionali. Tra i primi risultati raggiunti dalla collaborazione con l’ASI si segnala la
predisposizione di quattro bandi, due dei quali già
pubblicati, dedicati alle PMI. L’AIPAS, consapevole che le attività spaziali sono fondate sopratutto
sulla cooperazione internazionale, è impegnata attivamente nella creazione di opportunità di collaborazioni industriali internazionali. A tale scopo ha
fondato SME4SPACE (www.sme4space.org), è un
panel europeo delle associazioni di piccole e medie
imprese operanti nel settore spaziale. Si tratta di un
eccellente punto di contatto con oltre 200 imprese
Europee che aderiscono a questa alleanza internazionale di PMI. L’obiettivo di SME4SPACE consiste
nel rappresentare il punto di vista delle PMI spaziali
europee, nel facilitare il loro accesso alle attività
spaziali in generale e ai programmi ESA □
level AIPAS, together with two other Associations, AIAD
and ASAS, signed a three year agreement with ASI to
support industrial policy with particular regard to the
development of SMEs. Cooperation with ASI produced
already four announcements reserved exclusively to SB.
AIPAS promotes cooperation opportunities with Aerospace leading foreign firms and founded SME4SPACE
as an European panel of Aerospace SB Associations
(grouping more than 200 companies) in order to represent their interests in acceding to space activities at
large and ESA programs particularly □
Storia di copertina
ASAS - Associazione per i Servizi, le Applicazioni
e le Tecnologie ICT per lo Spazio, nasce nel 2004
su iniziativa di alcune tra le più significative imprese del settore con l’intento primario di contribuire
alla definizione di una nuova politica industriale per
lo Spazio. La strategia di ASAS, infatti, pone l’accento sulle Applicazioni e i Servizi basati sulle tecnologie spaziali, consapevole della capacità, che
queste hanno, di portare “dallo Spazio alla Terra”
il contributo di questo settore. Come indicato anche nel programma Europa 2020, le tecnologie e
i programmi spaziali rappresentano uno strumento formidabile per il perseguimento degli obiettivi
di sviluppo della conoscenza e dell’innovazione,
di promozione del benessere e della qualità della
vita, oltre che di contrasto delle calamità e criticità naturali. E’ sufficiente richiamare l’importanza
delle infrastrutture e delle applicazioni spaziali per
la sicurezza dei cittadini, la tutela dell’ambiente, i
trasporti, le telecomunicazioni, la salute, l’energia,
l’agricoltura, il controllo e la gestione del territorio
e molti altri settori: tutti elementi determinanti per
creare innovazione e competitività e che, in ultima
analisi, favoriscono lo sviluppo e il benessere in una
visione di Società ed Economia della Conoscenza.
In tale ambito un ruolo chiave è quello delle società
di servizi, sia perché portano al “mercato” il contributo del settore, sia perchè essendo contigue nella catena del valore al segmento degli utenti finali
possono fungere, in modo efficace, da “cinghia di
trasmissione all’indietro” delle reali esigenze degli
utenti verso quanti progettano e realizzano delle infrastrutture. Forte di tali ragioni, la nostra Associazione è diventata il promotore di iniziative di grande impatto per il Settore: dalla collaborazione con
l’Agenzia Spaziale che è culminata nell’attuale Coordinamento permanente tra Agenzia e associazioni imprenditoriali, alla promozione del Tavolo Industriale (nato in Confindustria, su iniziativa congiunta
con Aiad e tempestivamente supportata anche da
Aipas) che si pone l’ambizioso obiettivo di diventare il fulcro di un vero e proprio Sistema Spazio Italia
aperto a Istituzioni, Territori, mondo della Ricerca e
Università.
ASAS aderisce a Confindustria Servizi Innovativi e
Tecnologici. Il Presidente in carica è l’ing. Luigialberto Ciavoli Cortelli □
ASAS (Association of Space ICT Technologies, Services and Applications) represents since 2004 leading
companies with the aim of contributing to a new Space
industrial policy, with particular emphasis to the applications and services sector. As outlined in the Europe 2020
Program, space technologies and projects are essential
to innovation and knowledge and extremely helpful in
attaining a better life quality and emergencies monitoring. Space applications are extensively used in security,
transports, TLC, health, power, agriculture and Earth Observation programs, promoting competition and devel-
Associazione per i Servizi,
le Applicazioni e le Tecnologie
ICT per lo Spazio
Presidente
Luigialberto Ciavoli Cortelli
Contatti e informazioni:
Via Barberini 11 - 00187 Roma
Tel. +39 06 421401
www.asaspazio.it
[email protected]
21
opment. Service companies’ role is to transfer technologies ad their application to market feeding back at the
same time consumers’ requests and requirements to the
upstream industry. Within this framework ASAS is leader
in promoting a full range of ventures: cooperation with
ASI helped to create a Permanent Coordination Committee where ASI and Industrial Associations meet and
ASAS endorsed the constitution of a Industrial Forum by
the Italian Industry Association Confindustria and AIAD
and Aipas. Forum i to grow into a fully operational Italia
Space System, open to all Space related partners □
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Le Società PMI
Storia di copertina
22
G&A Engineering
Vitrociset
G&A Engineering è una azienda leader nella microelettronica per impiego spaziale. La struttura aziendale comprende due dipartimenti: uno di ricerca e l’altro industriale. Il dipartimento ricerca è un centro hitech certificato ed
iscritto all’anagrafe nazionale dei centri di ricerca; opera
esclusivamente nel settore spaziale. Questo dipartimento
studia le tecnologie microelettroniche e la messa a punto
dei processi tecnologici, garantisce il supporto scientifico
necessario al dipartimento industriale.
Il dipartimento industriale di elettronica e microelettronica
è strutturato per la progettazzione, ingegnerizzazione ed
industrializzazione di prodotti elettronici e microelettronici. Le risorse tecnologiche e scientifiche rese disponibili
dal centro di ricerca sono utilizzate nelle attività industriali; avanzatissime facilities di stabilimento consentono
l’applicazione a basso costo dei complessi processi tecnologici.
Il quartier generale dell’azienda è situato in Italia nel nucleo industriale di Oricola in provincia dell’Aquila. L’abitat
è di tipo montano, lo stabilimento è situato nell’altopiano
del Cavaliere, in prossimita’ del lago del Turano. Lo stabilimento realizzato nel 1999 rappresenta una ottima applicazione tecnologica integrata in una particolare costruzione edile in grado di raggiungere gli obiettivi tecnici
e logistici e nel contempo di ben integrarsi, per l’aspetto
architettonico, nel contesto ambientale nel quale è inserito.
Vitrociset progetta, sviluppa e gestisce sistemi e servizi
attraverso soluzioni che garantiscono qualità e sicurezza
ai più alti standard di innovazione, affidabilità ed eccellenza dei risultati. Le attività della società sono focalizzate su
servizi tecnici specialistici per sistemi ad altissimi livelli di
prestazioni operative, progettazione, sviluppo hardware e
software, integrazione e conduzione. Con 9 sedi sparse
sul territorio nazionale ed altre sedi stabili in Germania,
Olanda, Belgio, Guinea Francese e Arabia Saudita, le aree
di intervento spaziano dai sistemi per la Difesa a quelli
per il controllo del Traffico Aereo, dalle Tecnologie Satellitari alle Telecomunicazioni, dai Trasporti all’Infomobilità,
dai Sistemi per l’Information Technology a quelli per
l’Ambiente. Negli ultimi anni, grazie ad una attenta strategia di diversificazione dell’offerta e di posizionamento su
nuovi mercati, Vitrociset ha fortemente rafforzato la sua
presenza e le sue competenze nel settore della Pubblica
Amministrazione con una proposizione altamente qualificata e competitiva nell’ambito dell’Information, Communication & Multimedia Technology.
Vitrociset progetta, realizza, integra e gestisce sistemi elettronici e informatici in ambito civile e militare per imprese,
amministrazioni pubbliche, agenzie governative e organizzazioni internazionali. Le aree di intervento spaziano dai
sistemi per la Difesa a quelli per il Controllo del Traffico
Aereo, dalle Tecnologie Satellitari alle Telecomunicazioni,
dai Trasporti all’Infomobilità, dai sistemi per l’Information
Technology a quelli per l’Ambiente. Vitrociset, inoltre, assicura servizi ad alto valore aggiunto 365 giorni all’anno,
24 ore su 24.
La G&A Engineering
è coinvolta
nell’esperimento
AMS-2 per la
costruzione dei
ladder al silicio del
tracker.
G&A Engineering is a company leader in space microelectronics, operating in two directions: technological
research and industrial production. The research dpt. is
a high-tech certified center working only in the space
sector, fueling the industrial dpt. which plans, engineers
and manufactures electronic and microelectronic components. State-of-the-art facilities transfer technology
into production at competitive costs. G&A Engineering
headquarters are located in Italy in the Oricola Industrial
Park (L’Aquila), on the scenic Cavaliere plateau, near the
Turano lake. The headquarters were built in 1999 and their
modern structures blend harmoniously into the sorrounding landscape.
SPACEMAG
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Vitrociset si occupa della
definizione ed esecuzione
delle attività di in-orbit testing
e commissioning per satelliti
di telecomunicazione commerciali
e pubblici.
Vitrociset is a company planning, developing and managing systems and services in order to provide qualified and
safe solutions at the highest level of excellency in specialistic technical services such as planning and implementing hard- and software, systems integrating and managing. Vitrociset acts through nine plants in Italy and other
centers in Germany, The Netherlands, Belgium, French
Guinea and Saudi Arabia supplying Defence and Air traffic control systems, satellite technology, TLC, Transports
monitoring, Information technology and Environment Protection systems. Lately Vitrociset diversified its business
starting to serve Public Agencies on Information, Communication & Multimedia Technology
Storia di copertina
Alta
Spa
Alta Spa è un’azienda guida nel settore della propulsione aerospaziale. Nata nel 1999 come emanazione
dell’Università di Pisa per sfruttare 30 anni di ricerche nel
campo della propulsione elettrica, Alta è ora un’azienda
privata ma ancora in contatto con il mondo universitario
della ricerca. Alta offre una varietà di sistemi di propulsione elettrica o al plasma per veicoli spaziali, e servizi
di sperimentazione e qualificazione di tecnologie spaziali
grazie alle sue strutture di ricerca, compresa la vacuum
chamber più grande d’Europa. I sistemi di propulsione
elettrica più innovativi sono la Field Emission Electric
Propulsion (FEEP) e la famiglia dei micro-propulsori a
effetto Hall. FEEP sarà impiegato a bordo della navicela
spaziale LISA Pathfinder dell’ESA per trovare conferma
sperimentale alle onde gravitazionali previste nella teoria
generale della relatività di Albert Einstein. I micro-propulsori compenseranno gli effetti della luce solare sulla superficie della mavicella rilevando le minime perturbazioni
gravitazionali. Le future applicazioni di FEEP riguardano
compiti non spaziali, come l’estensione della vita operativa dei minisatelliti commerciali. La grande competenza ed esperienza di Alta nella tecnologia del plasma
e nella sperimentazione sotto vuoto ha dato vita ad una
serie di contratti per l’utilizzazione di tecnologie spaziali
in ambito terrestre, come l’incenerimento di rifiuti urbani,
il trattamento a plasma di materiali e la cogenerazione
energetica. Con più di 60 ingegneri e ricercatori a tempo
pieno, tre stabilimenti in Italia e la compartecipazione in
una società appena creata in Gran Bretagna, Alta può affrontare con fiducia le sfide tecnologiche del suo secondo
decennio.
AERO SEKUR
Fin dalla propria fondazione nel 1968, la AERO SEKUR
S.p.A., ha intrapreso attività, sia in Italia che all’estero,
nella Ricerca, Sviluppo, Design, Qualifica, Produzione
e Fornitura di un’ampia gamma di prodotti e servizi nel
campo Aerospaziale, della Difesa e della Protezione Civile. Grazie ad un’azione di consolidamento della propria
posizione sul mercato, negli anni l’Azienda ha differenziato
il proprio campo di attività, anche tramite l’acquisizione di
altre Società, lavorando costantemente a contatto diretto
con i propri Clienti e gli utilizzatori finali. Oggi, la AERO
SEKUR è stabilmente una delle Aziende leader del settore in Italia e nel mondo e continua a rappresentare un
punto di riferimento e lo standard per innovazione, qualità
ed affidabilità. La missione della AERO SEKUR è quella di
fornire prodotti e servizi dedicati ad assicurare la sopravvivenza delle forze di difesa e di sicurezza, come pure a
sostenere l’operatività di mezzi aerei e di terra, basati sulle
migliori e consolidate tecnologie meccaniche, software,
tessili e su materiali innovativi, in una prospettiva Nazionale e Internazionale. Al fine di mantenere la propria leadership tecnologica la AERO SEKUR porta avanti un continuo lavoro di ricerca e sviluppo in aree chiave come la
tecnologia dei materiali, la gestione computerizzata della
produzione, dei flussi e dei processi produttivi. La Ricerca
e lo sviluppo sono in continua evoluzione per incontrare
le sfide di nuove applicazioni, garantendo la necessaria
innovazione nei contenuti tecnici e di performance. Il sito
Aziendale si trova strategicamente ad Aprilia (Latina), a
soli 40 Km a sud da Roma, ed include un’area di 50.000
mq (dei quali solo 18.000 mq sono attualmente coperti,
garantendo così future possibilità di espansione).
HT-100, un propulsore
progettato per
veicoli spaziali di
piccole dimensioni.
Alta SpA is a leading European SME in the Aerospace
Propulsion Sector, set up in 1999 as a spin-off of the University of Pisa to commercialize a heritage of over 30 years
of activities in the field of Electric Propulsion. The most
relevant products and services consist of a variety of electric or plasma propulsion systems for space vehicles and
testing and qualification of space technologies, based on
an impressive array of facilities. Alta has also been active
since 2005 in the development of small chemical thrusters for orbit control based on green propellants. As a collateral line of activity, Alta has originated a number of contracts for terrestrial use of space technology. With over 60
full-time staff, Alta is preparing for its second decade of
high-tech challenges.
Spa
Un paracadute
di decelerazione
realizzato dalla
AERO SEKUR
Ever since its 1968 incorporation AERO SEKUR S.p.A.
known then as Irvin Manifatture Industriali has been operating in Italy and abroad in the fields of Research, Development, Design, Qualification and Production of a whole
range of services in Aerospace, Military and Civil Defence,
acquiring soon a leading position in terms of innovation
and reliability. Its mission is to guarantee the full and complete safety of military and Civil Defence forces and to
support airborne and ground operations. The key to its
success is a constant work in R&D, production processes
and performance. AERO SEKUR is located at Aprilia,
Latina, 40 km South of Rome and its plants spread over
50,000 sq.mt with ample provision for further expansion.
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SPACEMAG
23
Storia di copertina
Space Engineering
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Spa
Space Engineering Spa, fondata nel 1989 da quattro ingegneri con una lunga esperienza in tecnolgie spaziali, si
è sviluppata come engineering partnership nei settori di
Sistemi di Antenna, Analisi di Missione, Studi Spaziali e
facilities per sperimentazione. Annovera fra i suoi clienti
l’ESA e l’ASI, delle società internazionali come Thales Alenia Space, Astrium, Telespazio, CSELT, RAI e settori della
Pubblica Amministrazione (Ministeri della Difesa e della
Sanità, Ferrovie dello Stato, Protezione Civile, ISPESL e
la Fondazione Ugo Bordoni). Space Engineering si è ampliata nel corso degli anni, aumentando gradualmente i
sui campi di interesse (apparecchiature digitali, strumenti
per le telecomunicazioni ed integrazione di componenti
spaziali). Anche le parte strutturale della società, di pari
passo con l’ampliamento dei settori di produzione, ha
avuto un notevole sviluppo creando la divisione marketing ed il reparto Qualità, per affrontare tutte le esigenze
in modo adeguato. Questa espansione ha comportato
una crescente specializzazione attraverso la creazione di
nuove controllate, come la TeS-Teleinformatica e Sistemi
(1998) per prototipi di apparati di telecomunicazione, con
stabilimento a Tito Scalo, Potenza, dotato di tutte le strutture per un ciclo di vita completo dei prodotti del Gruppo.
Alla TeS-Teleinformatica e Sistemi è seguita nel 2004 la
Collaborative Engineering che offre consulenze a livello
Europeo sul piano organizzativo. Fa parte del Gruppo anche la MEADS LLC che offre servizi di Difesa e Sicurezza
negli U.S.A., ed infine la società ORTES, nata come una
joint-venture fra TeS e Orbit per produrre e commercializzare il Sistema di Antenna per i Treni ad Alta Velocità.
Un antenna realizzata
per l’ASI che consente
la trasmissione di dati
con un satellite
Space Engineering (S.E.) was founded in 1989 by four
engineers having a long experience in the Space field.
The Company grew as an engineering partnership, characterised by highly technical contents and mainly dealing
with space products and services.Throughout the years
S.E. gained important international Customers. S.E. grew
steadily during the years, gradually increasing its fields of
interests. Also the structural parts of the Company developed in the same direction to support any needs in
a suitable way. This growth process led to an increase
of the activity specialisation and consequently to the establishment of new Companies controlled by Space Engineering like: TeS-Teleinformatica e Sistemi, MEADS LLC
and the ORTES company has been founded, a TeS/Orbit
joint venture.
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A.C.S.
La Advanced Computer Systems S.p.A. è una software
house italiana, nata nel 1979, che realizza sistemi ad
alto contenuto tecnologico. Nel corso degli anni, ACS ha
saputo conquistare una posizione di primato nel settore
dei Ground Segment, installando i propri sistemi presso
oltre 25 stazioni nel mondo ed essendo in grado di gestire
le più importanti missioni satellitari italiane ed europee
dell’ultimo decennio. L’esperienza che la società vanta
nel campo dell’image analysis le permette di sviluppare
tecnologie complesse come l’information mining, la visualizzazione immersiva dei dati da satellite e, soprattutto, di
poter applicare tali conoscenze a nuovi settori di mercato. Le potenzialità offerte dall’informatizzazione nel mondo delle strutture ospedaliere hanno spinto infatti ACS a
mettere in atto progetti di trasferimento tecnologico dal
mondo del telerilevamento al settore Bio-Medicale. Ne è
un esempio il progetto FIDE, nel corso del quale ACS ha
trasferito, verso il settore della diagnostica per immagini,
tecnologie per la catalogazione ed il data mining applicandole ad immagini di lesioni della pelle. Nel settore della
System Biology, ACS sarà invece impegnata nel progetto
ASTRALAB finanziato dall’ASI che svilupperà un dispositivo per il monitoraggio automatico di colture cellulari, attraverso la creazione di una serie temporale di immagini a
livello di microscopia ottica e lo sviluppo di metodologie
di analisi quantitativa per la valutazione dei dati ottenuti.
In questo modo si potrà monitorare l’evoluzione di linee
cellulari, a fronte di specifici trattamenti farmacologici e
biologici. Sia FIDE che ASTRALAB appartengono ad una
linea di sviluppo che ha già favorito la creazione di nuovi
servizi, moderni ed affidabili, per la salute del cittadino.
Un immagine 3D
del golfo di Napoli
processata con
i sistemi di ACS
Advanced Computer Systems S.p.A., ACS, is an Italian
leading software house founded in 1979 producing hightech Ground Segment systems employed in more than 25
stations all over the world to operate important satellite
missions. Its high experience in Image Analysis can be
expanded to other new markets as health structures. ACS
transferred successfully remote sensing processes to the
Bio-medical sector, as in the case of the FIDE project.
In System Biology, ACS is involved in the ASI financed
ASTRALAB program for the automatic monitoring of cell
cultures to be used in specific pharmacologic and biologic treatments and the Ortes Company, a TeS/Orbit joint
venture, to develop High Speed Trains Aerials.
Volo umano
Le ricadute
sull’Uomo
dell’esplorazione
spaziale
Occorre costruire un tavolo
di concertazione per
pianificare la ricerca
di Mariano Bizzarri*
26
S
fogliando uno dei (rari) manuali pertinenti la ricerca
biomedica nello Spazio, si è colpiti dalla vastità ed eterogeneità degli studi condotti da almeno cinquant’anni
a questa parte. Il lettore attento saprà ritrovare dettagliate
descrizioni di numerose tematiche - dalla psicopatologia del
confinamento alla biologia molecolare dell’osteoporosi - che
hanno costituito e costituiscono oggetto di assidua investigazione. Tuttavia, per quanto diligente possa essere, il lettore
difficilmente riuscirà a trovare esposti in chiaro i motivi di
fondo che giustificano e legittimano gli sforzi – umani e finanziari – profusi dalla comunità scientifica nello studio delle condizioni che rendono possibile la “vita nello spazio”.
Probabilmente questo è dovuto ad una serie di ambiguità
che - irrisolte e incomprese - creano confusione e finiscono
con il giustificare ritardi e reticenze.
La definizione della Vita
La prima è intrinseca alla difficoltà di giungere ad una definizione di “Vita” che non si risolva in tautologie o in affermazioni circolari. Lovelock ricorda in proposito come, proprio
nell’ambito del progetto di ricerca della vita su Marte avviato
dalla NASA, egli si aspettasse di “scoprire da qualche parte,
nella letteratura scientifica, un’esauriente definizione della
vita come processo fisico, sul quale poter basare un programma di esperimenti per la ricerca della vita” ma fu “sorpreso di
scoprire quanto poco fosse stato scritto sulla natura della vita
stessa” (J.E. Lovelock, Gaia: nuove idee sull’ecologia, Boringhieri,
Torino, 1981, p. 15). Nel cercare di dare una risposta alla domanda - che quasi in filigrana scorre al di sotto del lavoro di
ogni scienziato e di ogni filosofo - è difficile sottrarsi alla tentazione di tranciare il nodo gordiano accontentandosi di categorie provvisorie e di definizioni scontate. Probabilmente,
come per la Morte, non sapremmo realmente definire cos’è
la Vita, se non ricorrendo ad un ragionamento circolare per
cui la vita è ciò che differenzia una condizione dal suo contrario e viceversa. Non sappiamo come prende inizio e - nei
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L’astronauta italiana Samantha
Cristoforetti durante l’addestramento
presso il “Neutral Buoyancy Facility”
a Cologne in Germania
Volo umano
casi di decesso “naturale” - non sappiamo come abbia fine.
Molti ritengono sia difficile affrancarsi da questa polarizzazione che, con toni ed accenti diversi, ha da sempre segnato
la riflessione filosofica sul tema e che, invero, lascia poco
spazio all’analisi scientifica, ammesso e non concesso che
una “definizione della vita” rientri legittimamente nell’ambito degli scopi che si prefigge la Scienza. In effetti, se la vita
viene considerata in quanto intervallo temporale - delimitato dagli estremi della nascita e del decesso - la definizione
che ne risulta emerge dal rapporto antinomico vita-morte
e non può non essere che una definizione data in negativo:
è vita ciò che non è morte. Se invece per “vita” si considera
ciò che di assolutamente essenziale caratterizza il “vivente”,
ci si condanna ad una lunga elencazione di qualità - tutte
necessarie, ma forse nessuna realmente sufficiente - tali da
differenziarlo rispetto a ciò che è “morto”. Ancora una volta
non si sfugge al tranello delle definizioni circolari e soprattutto alla necessità di caratterizzare uno status in rapporto
ad un altro. Lo studio della vita nello
spazio non ha fatto che ampliare il peraltro già lungo elenco di condizioni
cui i processi vitali devono sottostare,
dovendosi ormai includere nel novero
dei requisiti fattori prima insospettati,
come la forza di gravità, il campo magnetico e le radiazioni cosmiche.
tecnologica e della formazione professionale. Contemporaneamente, la ricognizione delle esigenze del mercato - unitamente ad una esaustiva divulgazione dei risultati - consentirà
di tradurre l’innovazione in un prodotto.
Da questo punto di visto l’investigazione biomedica e la
sperimentazione biotecnologia nello spazio promettono di
diventare vere e proprie miniere, da cui estrarre benefici ancora largamente insospettati.
Il cammino percorso
Le conoscenze finora ottenute sono il frutto di circa mezzo
secolo di studi effettuati su cellule, animali e uomini orbitanti intorno alla Terra all’interno di veicoli spaziali di vario
tipo, fino a quello più evoluto rappresentato dalla Stazione
Spaziale Internazionale. In questa condizione gli organismi
viventi sono sottoposti fondamentalmente a tre condizioni
“anomale”: microgravità, radiazioni cosmiche, isolamento/
confinamento. Il rientro sulla Terra dalla ISS è tuttavia
possibile in tempi brevi e l’esposizione a radiazioni cosmiche, in assenza
di solar flares, desta preoccupazioni
relative in rapporto alla durata delle
missioni attuali.
Gli studi di biomedicina spaziale hanno consentito di individuare la specificità delle problematiche fisiopatologiche inerenti alle mutate condizioni
ambientali, senza tuttavia che venisse
sviluppato un piano efficace di contromisure, se non quelle necessariamente
previste in un’ottica di sopravvivenza
per periodi relativamente brevi. Allo
stato dell’arte, osservando una serie
di cautele e mettendo in atto contromisure di tipo fisico e farmacologico,
siamo oggi in grado di assicurare la
sopravvivenza in orbita terrestre per
alcuni mesi, e le conseguenze negative
sugli organismi sono sostanzialmente
recuperate in tempi brevi dal rientro.
Abbiamo imparato molto, ma facendolo ci siamo limitati
a sollevare un velo. Permangono numerose incognite fondamentali, legate soprattutto alle scarse conoscenze delle
basi fisio-patologiche e molecolari, dei disturbi osservati in
astronauti e sulla reversibilità delle alterazioni in caso di un
protrarsi della permanenza nello spazio interplanetario. La
microgravità si è rivelata essere una condizione di straordinaria rilevanza - a dispetto dell’esiguità delle forze in gioco
- ed ha mostrato di poter stravolgere la biochimica e l’espressione genica della cellula. E’ dubbio che la vita - così come
si è costituita sulla Terra - possa svilupparsi in condizioni di
microgravità persistente, se non condannando gli eventuali
esseri viventi ad una rapida senescenza e ad una altrettanto
rapida dipartita. Per non parlare della radiazione cosmica
che, in assenza di schermo, distruggerebbe qualunque forma
di esistenza.
Questi limiti rappresentano il vero vincolo negativo alla reale percorribilità della prospettiva strategica dell’esplorazione
umana dello spazio. Le principali modificazioni che l’ambiente microgravitazionale determina negli astronauti a livello fisiologico sono a carico del tessuto osseo (osteoporosi),
del tessuto muscolare (atrofia), dell’apparato cardiovascolare
(decondizionamento) e dell’integrazione sensori-motoria
(disturbi del coordinamento motorio). Queste alterazioni si
L’investigazione
biomedica e la
sperimentazione
biotecnologica
nello spazio
promettono di
diventare vere e
proprie miniere
Il trasferimento tecnologico
Un secondo ordine di complicazioni
emerge quando si constata come, dietro la pur straordinaria messe di ricerche scientifiche condotte, sia mancata
- almeno fino ad un decennio fa - una
chiara strategia di programma, capace
di articolare progetti ed obiettivi scaglionati nel tempo. Ne è risultata una
generale carenza di sistematicità che,
a sua volta, ha ingenerato confusione
ed incapacità ad assicurare un più efficace trasferimento tecnologico. Per
molto tempo - e specialmente in Europa - la cultura del brevetto è risultata estranea al mondo accademico, che privilegia la pubblicazione alla “patente” ed allo spin-off. Questo
elemento, unitamente allo scarso coordinamento della ricerca, ha contribuito a mantenere distanze e steccati nei confronti del mondo industriale. In questi anni abbiamo nondimeno assistito ad un cambiamento radicale nella gestione
degli enti di ricerca, principalmente perché la contrazione
dei fondi pubblici destinati alla ricerca pubblica impone agli
enti di cercare altre fonti di finanziamento, tra cui, in primo
luogo, quelle provenienti dall’industria. In qualche modo le
istituzioni accademiche devono mettersi “sul mercato”, per
quanto la maggior parte dei ricercatori trovi odioso il termine. Se alle Università difetta una “cultura d’impresa”, le
Aziende, per altro verso, hanno per lungo tempo commesso l’errore di affrontare le tematiche della ricerca scientifica
con impostazioni e strumenti concettuali inadeguati, spesso
limitandosi a sovrapporre schemi e procedure operative consolidate in altri ambiti, ma del tutto insufficienti quando si è
trattato di relazionarsi con la comunità accademica. È ormai
evidente che occorre oggi costruire un tavolo di concertazione che riunisca Enti di ricerca, Aziende ed Amministrazioni
pubbliche da cui far emergere un’attenta pianificazione della
ricerca, affiancandola al parallelo sviluppo della innovazione
2010
Numero 3
SPACEMAG
27
Volo umano
instaurano rapidamente durante la permanenza nello spazio,
fino a determinare patologie molto simili a quelle analoghe
che si manifestano, nel corso di decenni, nella senescenza.
È però possibile studiare i meccanismi che determinano
questi fenomeni e valutare i relativi interventi preventivi o
terapeutici in una condizione particolarmente favorevole per
due ordini di considerazioni. Una è rappresentata dall’insorgenza della patologia in soggetti giovani e sani, il che
consente di rimuovere le altre possibili concause legate alla
senescenza e alle correlate patologie. L’altra è costituita dal
vantaggio di poter studiare l’instaurarsi di questi processi in
condizioni controllate ed in tempi molto brevi rispetto al
fenomeno naturale della senescenza.
28
Le opportunità
Le caratteristiche del contesto, così delineato, restituiscono
alla ricerca Biomedica Spaziale una portata che invero ingenerosamente viene ad essere appiattita dalle definizioni canoniche che la concepiscono come un’attività scientifica rivolta solo ad assicurare le condizioni di vita migliori possibili
per gli astronauti. Certo questo è uno degli obiettivi. Tanto
il viaggio quanto la permanenza nello spazio sono gravati
da pericoli ed incognite che, a tutt’oggi, rendono problematiche o addirittura proibitive, missioni di lunga durata o
l’esplorazione di pianeti come Marte. L’organismo vivente si
trova a doversi confrontare con un ambiente assolutamente
ostile, caratterizzato dalla presenza di radiazioni cosmiche,
dalla microgravità, da condizioni di sconfinamento estreme
e di alterato campo magnetico. Si sa come tutto questo incida in modo drammatico sulla fisiologia e sulla biochimica
degli esseri viventi. Ciò nondimeno, la biomedicina spaziale
più che rispondere ad una necessità - sia pure indiscutibile
Il cosmonauta Alexander Y.
Kaleri ingegnere di volo sulla
Soyuz subito dopo l’atterraggio
nelle campagne del
Kazakistan il 30 April 2004.
SPACEMAG
Numero 3
2010
- deve oggi essere considerata come una straordinaria opportunità che si offre alla ricerca, tenendo bene a mente tre
ordini di questioni.
1) La ricerca biomedica spaziale ha prodotto e produce
benefici tecnologici, e facilità di sviluppo per nuove
prospettive metodologiche in ambiti – dalla radiobiologia alle applicazioni strumentali – che interessano in
primo luogo l’avanzamento delle conoscenze mediche.
La ricerca medica per lo Spazio ha prodotto il fissatore
osseo, le leghe per le carrozzelle destinate ai disabili, le
apparecchiature per la riabilitazione neuromotoria dei
cerebrolesi, le siringhe monouso e innumerevoli altri
strumenti ed utilities. E’ lecito domandarsi se queste
conquiste sarebbero comunque state conseguite e quali
tempi ciò avrebbe richiesto. Di certo costituiscono un
esempio preclaro della validità dell’adagio della NASA:
research on space for benfits on earth.
2) La biomedicina spaziale si confronta con le problematiche poste da un ambiente estremo, capace di interferire
sulla biologia e sulla fisiologia del vivente per il tramite
di meccanismi tutt’altro che chiari. Emblematico è al
riguardo il caso della gravità, una forza da sempre ritenuta troppo debole per poter efficacemente interagire
con la materia vivente ma che nondimeno esplica effetti
rilevantissimi e in tempi precoci. Numerose sono le teorie proposte nel tentativo di spiegare tale interazione,
anche se nessuna prova conclusiva è finora stata ottenuta a conferma dell’una o dell’altra. Si tratta di una vera e
propria sfida che ripropone ancora una volta l’esigenza
di un “sapere integrato”, capace di colmare il gap che da
sempre sussiste tra scienze biologiche e scienze fisiche.
Volo umano
Una sfida che richiede non solo approcci multidiciplinari, ma altresì modelli - come quello offerto per l’appunto dallo spazio - capaci di coinvolgere l’interesse dei
ricercatori e tali da consentire sperimentazioni assolutamente inedite e potenzialmente aperte alle più diverse
prospettive.
3) Infine, tornando a quanto prima ricordato, non possiamo esimerci dal sottolineare come dietro queste sfide tornino comunque a riaffacciarsi problematiche di
squisito sapore filosofico - cos’è la vita? Quali condizioni la rendono possibile? E’ un fenomeno che riguarda
esclusivamente la Terra o è presumibile che possa essere
comparsa anche altrove?. Nonostante la speculazione
moderna abbia cercato di marginalizzarle - se non addirittura di rimuoverle - domande del tipo “cos’è la vita”
e “quale è il nostro posto nell’universo”, conservano per
questo appieno la loro pregnanza e la loro attualità, ed
è alquanto singolare che tutto ciò ci venga ricordato
proprio da discipline che si collocano all’avanguardia
della ricerca scientifica.
Uno sguardo al prossimo futuro
Al momento la ricerca biomedica nello spazio ha sollevato più questioni e problemi che risposte. Opportunità di
sperimentazione e nuovi orizzonti di ricerca si sono meravigliosamente dischiusi di fronte a noi. E questo è da solo
sufficiente a sottolineare la fecondità e la potenzialità che
riveste tale settore agli occhi dell’uomo di scienza. Ragionevoli premesse lasciano sperare che lo sforzo congiunto a
livello internazionale potrà concorrere a dare soluzione ai
tanti quesiti che l’esplorazione dello spazio pone oggi come
imprescindibili se si vuole davvero conseguire gli obiettivi
prefissati. Un ruolo strategico è rivestito dagli esperimenti
condotti a bordo della ISS nel corso dei prossimi 5-7 anni:
occorrerà approfittare degli ultimi anni di vita della stazione
(anche se il pensionamento di questa viene puntualmente procrastinato!) per dispiegare il massimo dell’impegno,
volto a coniugare lo studio a livello molecolare con quello
condotto sull’uomo, sempre riconducendo la sperimentazione in vitro alla attenta riflessione clinica, cercando così
di superare le limitazioni intrinseche al riduzionismo più
oltranzista. Molto ci si attende dalla produzione di nuovi
composti e molecole ottenuti in condizioni di microgravità:
è probabile che la ISS, sotto questo profilo, sia destinata a
diventare un laboratorio biotecnologico in miniatura dove
sperimentare reazioni e sintesi di nuovi prodotti impensabili
o estremamente costosi da realizzare sulla Terra. È tuttavia evidente che occorre dispiegare uno sforzo maggiore, sia
nell’ambito dei processi educativi - prevedendo magari in
ambito universitario specifici percorsi formativi - sia promuovendo la multidisciplinarietà dell’approccio scientifico,
la razionalizzazione e l’ampliamento delle risorse. Bisogna
pertanto saper apprezzare e poter valorizzare l’entusiasmo e
la disponibilità manifestata dai giovani ricercatori - sangue
e linfa di questa nuova impresa - e dalle piccole ma dinamiche realtà che, soprattutto in alcune realtà “minori”, danno
prova di grande inventiva e vitalità. Forse non è ancora proprio chiaro - né alla comunità scientifica stessa né al mondo
politico ed industriale - quali e quanti benefici ed opportunità si schiudano a valle delle imprese spaziali. La sinergia
finora realizzata tra Università e piccole e medie imprese
(PMI) costituisce un esempio preclaro di cooperazione e la
qualità e rilevanza degli obiettivi congiuntamente conseguiti
è per tutti un esempio su cui riflettere attentamente. Ci si
L’astronauta russo
Maksim Viktorovič Suraev
che è rimasto sulla ISS
per sei mesi
2010
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SPACEMAG
29
Human flight
augura di poter presto dire altrettanto per quanto concerne
il rapporto, non sempre agevole, con le realtà industriali più
grandi e con gli stessi enti pubblici, come le Regioni, chiamate ad un ruolo ben più attivo e propositivo di quanto
non si sia finora verificato. Qualche tempo fa, in occasione
dei cinquant’anni trascorsi dal lancio del primo Sputnik (4
ottobre 1957), è stato ricordato come fosse “probabile che
sia già nato il primo bambino (o bambina) che camminerà
su Marte”. Non sappiamo se questo sia proprio così, dato
che oggi si tende a collocare molto più avanti nel tempo
quella data, prevedendo di giungere sul pianeta rosso non
prima del 2080. È tuttavia certo che già da oggi, molte
persone - uomini, donne, bambini - camminano sulla Terra
e godono di migliori condizioni di salute proprio grazie a
quella ricerca spaziale che resta, speriamo per poco, ancora
sconosciuta ai più □
* Dipartimento di Medicina Sperimentale Università di
Roma “La Sapienza”; Componente del Comitato Tecnico
Scientifico dell’ASI
Consequences of space
exploration for mankind
Just a few questions, but for now too few answers
I
30
n the (rare) works published in half a century of
biomedic research in space, one is amazed in finding
such a great amount of speculation on the possibilities of life in space but not a hint on the actual reasons
for such a grand effort.
Definition of “life”
What does one really mean for “life”? In the NASA
projects looking for life on Mars, the British chemist
James Lovelock underlines the lack of an exhaustive
definition of life as a physical process, the first step in
order to define the experiments required. As likely as
not one ends up with a ‘negative’ argument, i.e. Life, like
its opposite, Death, can be defined just as its opposite’s
contrary. Life is still mysterious from its beginning to its
very end. Studying life in space revealed many previously unknown dangers like the gravity pull (or its absence),
the magnetic field, the cosmic radiations.
Technologic fallout
The lack of a clear strategic program hampers the technological transfer to other fields of science. For many
years, in Europe particularly, the academic world has
been deaf to the mere idea of patenting, being still too
closely dependent on publications and spin-off and being generally wary of the industrial ambiance. Nevertheless the last years changed radically this vision because
the substantial cuts in public funding forced academic
institutions to look for other financers, first of all industry.
Scientists had to put themselves on the ‘market’, however they resent this to them hateful term. If the scientific
world is lacking in industrial culture, industry itself dealt
with scientific research in an inappropriate way, recurring
only too often to operational modes imported from other
sectors. It is high time to get seated around a table all
the players (Research Agencies, Private Firms, Public
Institutions) to plan activities, coordinate innovation and
SPACEMAG
Numero 3
2010
training, and transfer the findings to the market. From
this viewpoint biomedical research and experiments in
space are very promising.
Where are we now
Our knowledge today is the outcome of a half a century long research on cell, animals and humans orbiting
the Earth on different vectors and capsules up to the
state-of-the-art ISS. In such an environment, living beings experience three unearthly situations: microgravity,
cosmic radiations and extreme confinement. Re-entrying
from the ISS is quick enough to avoid cosmic radiation
and their consequences (as long as solar flares do not
occur in the meantime).
Space biomedical studies highlighted the physiopathologic problems connected with space travel but up to
now countermeasures have been restricted to short
exposures. Survival in orbit is assured for a few months
only and negative effects are canceled in a very short
time once back on Earth. But many aspects are still to
be studied on astronauts’ health problems and their
chances of recovering fully, from a long permanence in
interplanetary space. Data are still scanty. Microgravity
turned out being very important in upsetting biochemistry and the cells’ normal ‘life’. Life as we know on Earth
is impossible in permanent microgravity conditions and
unscreened cosmic radiations would kill any known
form of existence. On astronauts’ bodies, at physiologic
level, microgravity causes loss of muscle mass (atrophy), reduced cardiovascular function (deconditioning),
reductions in bone density (osteoporosis), sensori-motor
transformations (lack of coordination). Alterations occur
very soon in space and are a scaled-down version of
the natural, much longer senescence process. Remedies
can be studied in a privileged condition: these pathologies occur in young, healthy bodies avoiding any possible confusion with a natural senescence process and
Human flight
L’astronauta americano
Christer Fuglesang durante
la terza EVA della missione
STS-128
31
they are observed in controlled conditions and
relatively short periods of time.
Research opportunities
Biomedic space research primary goal is to assure
better life conditions to astronauts, but it is not the only
aim. Long interplanetary travels such as a Mars expedition can be harmful in many still unknown forbidding
ways. But biomedical researchmust meet this challenge
for at least three motives:
a) the fallout on medicine at large: biomedical space research produced bone fixators, special alloys for wheelchairs, motor rehabilitation of brain-damaged persons,
disposable syringes and many other utilities. As runs a
NASA motto, “research on space for benefits on earth”.
b) space biomedicine deals with extreme conditions.
Gravity pull, deemed too weak to interfere on living matter, has turned out being very strong and quickly. This
asks for a biology-physics ‘integrated knowlegde’.
c) finally the philosophical question pops up again: what
is life? Which conditions make it possible? Does it exist
only on Earth or presumably elsewhere too? Modern
science struggled to remove, or put aside, this kind of
questions (‘what is our place in Universe?’), but they
are topical and paradoxically often raised by scientists
themselves involved in advanced research.
A look into the crystal bowl
Biomedical research in space has been raising until
now more questions than giving answers but it opened
up many horizons and opportunities. A joint international effort is needed to get the right solution to space
exploration problems.
A strategic role is to
be played by the many
experiments to take place
on board of ISS in the next 5/7
years, a great expectation is laid on
molecular studies in orbit and the related experiments.
But a still greater effort is necessary: universities must
adopt specific training procedures, scientific approach
must be dealt with on a multi-disciplinary basis, resources must be incremented, and two important human
factors should not be overlooked, i.e. the enthusiasm
of young researchers and the contribution of small,
dynamic entrepreneurs.
Maybe the impact of the space technologies fallout is
not yet fully appreciated both by the scientific and the
industrial community. The existing sinergy in Italy between Universities and Small and Medium Business is
a good example of fruitful cooperation in terms of goals
and achievements. Next, not easy step should be to involve even farther Big Business and Italian Public Institutions such as the up to now inert Regional Governments.
Celebrating fitfty years since that fateful Sputnik launch
on Oct. 4Th, 1957, somebody stated that “very likely
the first human being to walk on Mars is already born”.
Maybe not, a landing on Mars has been postponed
now to 2080. But for sure many human beings walk on
this Earth, living much better than before thanks to that
space research so little known to the public opinion, let
us hope not for long □
2010
Numero 3
SPACEMAG
Osservazione della terra
COSMO-SkyMed:
sistema completo
Si completa, dopo appena tre anni,
la prima costellazione duale
di Osservazione della Terra
di Fabrizio Zucchini*
I
32
l più importante programma italiano di Osservazione
della Terra si completa ad appena tre anni dal lancio del
primo segmento, nel giugno 2007 dalla base militare di
Vandenberg in California: dal 25 ottobre 2010, con l’arrivo
di COSMO-SkyMed 4, la Costellazione, concepita per funzionare in modo duale (per usi sia civili che militari), potrà
sfruttare pienamente le proprie potenzialità nella protezione
dell’ambiente, la prevenzione di catastrofi naturali e la gestione della sicurezza del territorio in generale.
La “case history” dei primi anni di attività del sistema ancora
incompleto registra numerosi successi. Fin dal 2008 l’ONU
ed altre organizzazioni umanitarie dispongono di immagini radar dettagliate di ogni evento “critico” sul pianeta, dal
ciclone Nargis in Birmania agli uragani Hannah e Ike su
Haiti, dal sisma in Cina a quello ad Haiti, fino alle recenti
immagini elaborate dai tecnici di e-Geos (società Telespazio/
ASI), del gigantesco iceberg staccatosi dalla Groenlandia ai
primi di agosto.
COSMO-SkyMed si articola in un Segmento spaziale e uno
di Terra. Il primo è costituito da una costellazione di quattro
satelliti identici, dotati di radar ad apertura sintetica (SAR)
che lavorano in banda X e vedono vedere attraverso le nuvole e in assenza di luce solare). Il Segmento di Terra è suddiviso fra i Centri Spaziali del Fucino e di Matera. Il primo
gestisce le fasi di acquisizione dei satelliti dopo il lancio e
la messa in orbita, e le attività di comando. Il secondo è
responsabile dell’acquisizione, processing e distribuzione dei
dati rilevati.
COSMO-SkyMed consente la copertura globale del nostro
pianeta fornendo immagini geolocate ad elevata risoluzione
in tempi molto rapidi ed informazioni vitali per lo studio
ed il controllo dell’ambiente. Le caratteristiche peculiari del
sistema, la elevata qualità dei prodotti e la loro integrabilità
con altri dati consentono numerose applicazioni, in particolare per la prevenzione, il monitoraggio e la gestione dei
rischi naturali ed antropici. Ma il vero punto di forza di COSMO-SkyMed è la straordinaria flessibilità di utilizzo: concepito come un sistema multi-missione può integrarsi con
SPACEMAG
Numero 3
2010
altri sistemi satellitari, proprio per soddisfare le esigenze di una vasta comunità
di utenze.
L’occhio del radar può operare in modalità spotlight (concentrandosi su un’area di pochi km quadrati con risoluzione fino al singolo metro), stripmap (osservando una striscia
continua di superficie terrestre) o scanSAR (coprendo una
regione di 200 km di lato). I tempi di risposta per configurare la costellazione su un’area desiderata vanno da 72 ore in
Earth observation
condizioni di routine a meno di 18 ore in emergenza. Ultimo punto di forza è infine il breve tempo di “rivista”: l’intervallo tra due passaggi sullo stesso punto è inferiore alle 12
ore, il che consente di monitorare costantemente l’evoluzione della situazione in qualunque area. Al momento nessun
sistema satellitare di Osservazione della Terra può vantare
caratteristiche così avanzate □
* URP ASI
COSMO-SkyMed,
full steam ahead
The constellation is
complete, now to work
T
Un rendering dei satelliti
in orbita della costellazione
COSMO-SkyMed
he most important Italian program for Earth
Observation has been completed just three
years after the launching of its first element
from the Vandenberg, Ca., Military Base.
COSMO-SkyMed 4, the fourth and last satellite
joined the Constellation operating for both military
and civil users, its main scope being environment
protection, natural disasters prevention and security
at large.
In the past years, although incomplete the COSMOSkyMed Constellation registered a quite successful
case history. Since 2008 it has been supplying UN
and other relief organizations with detailed radar
pictures of critical events, such as the Burma Nargis
cyclone, the Haiti Hannah and Ike hurricanes, the
China and Haiti earthquakes, up to the recent images (processed by the e-Geos, Telespasio/ASI
group, technicians) of the huge iceberg floating free
from Greenland last August.
COSMO-SkyMed is based on a network of satellites and ground stations. Its Constellation displays
four identical Synthetic Aperture Radar (SAR) satellites operating on X-band in all weather conditions
on 24h. The ground control stations are located in
the Fucino and Matera space centers, respectively
in Middle and South Italy. Fucino handles and
controls the satellites courses after launch, Matera
captures, processes and delivers the satellitegathered data.
COSMO-SkyMed covers the whole world relaying
geographically located, high-definition pictures in a
very short time. Its peculiarities, the high quality of
its products and their compatibility are vital in environment monitoring. The Constellation multimission
conception is highly flexible and its systems can
be integrated with other networks in order to cover
catastrophes and emergencies on a world-basis.
The system’s SARs can be employed in many
different modes, each tailored to Users’ different
exigencies and requests: in a spotlight mode their
eyes can be concentrated on a few square miles
area with a 1mt resolution, in a stripmap mode they
can monitor long stretches of Earth’s surface, in
the scanSAR mode they can widen their vision to a
40,000 sq. kms area. The last but not least advantage of the COSMO-SkyMed Constellation is the
very short time of revisiting the same area: passages over the same spot are within 12 hours and
this affords a constant check on evolving situations
like in an emergency. At the moment no other Earth
Observation system can compete with it □
2010
Numero 3
SPACEMAG
33
La stazione spaziale
Leonardo
torna nello
spazio
Il modulo logistico, frutto
dell’industria italiana, diviene
parte integrante della ISS
di Fabrizio Zucchini*
N
34
Lo Shuttle Endeavour pronto
per il lancio con il modulo
Leonardo nella sua stiva
durante la missione STS-111
SPACEMAG
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2010
uova vita per il “vecchio” modulo logistico Leonardo, realizzato
dall’Agenzia Spaziale Italiana
per la Stazione Spaziale Internazionale e
protagonista, tra il marzo 2001 e l’aprile 2010, di diversi voli di rifornimento
verso la ISS. a dicembre, il modulo diventa parte integrante della Stazione,
nella veste di modulo permanente.
L’unità ribattezzata PMM - Permanent Multipurpose Module, ospiterà
in modo permanente esperimenti, attrezzature e materiali di supporto alla
presenza degli astronauti a bordo ed
alle operazioni.
L’iniziativa si colloca ancora nell’ambito della collaborazione tra ASI e
NASA oggetto del Memorandum
of Understanding (MoU) for the
design, development, operation
and utilisation of three Mini
Pressurised Logistics Modules
(MPLM) for the International Space Station del 9
ottobre 1997, che ha dato
luogo allo sviluppo, da parte
dell’ASI, dei tre moduli logistici Leonardo, Raffaello e
Donatello.
Per garantire la compatibilità con la permanenza in orbita e con il prolungamento
della vita operativa sono
Space station
stati necessari alcuni interventi
sul modulo Leonardo, in particolare il rinforzo delle protezioni
meteoritiche, alcune modifiche
nell’allestimento interno, la rimozione di alcune parti non richieste
nello scenario operativo di PMM
e l’estensione della qualifica per
ulteriori 10 anni.
Thales Alenia Space Italia, che
aveva sviluppato i tre moduli
MPLM, ha svolto a Torino le attività di ingegneria e progettazione
e la fabbricazione di nuove parti
da installare ed ha poi inviato al
Kennedy Space Center un team
che tra aprile (subito dopo il rientro di Leonardo dalla missione 19A) e luglio ha completato
tutte le modifiche sull’hardware.
Il team TAS-I ha lavorato in stretta collaborazione con il
team NASA che doveva contemporaneamente svolgere altre
attività sul modulo. Grazie all’ottima pianificazione delle attività e alla flessibilità dei due team, i tempi assai ristretti non
hanno impedito di arrivare con successo alle scadenze dettate
dalle esigenze della preparazione del lancio.
“L’attività di modifica ad MPLM FM1 Leoonardo per la realizzazione del PMM, si inserisce nella lunga tradizione di
collaborazione bilaterale tra ASI e NASA per lo sviluppo di
moduli della Stazione Spaziale, collaborazione iniziata proprio con gli MPLM e transitata per il programma Nodi”,
questo il commento di Salvatore Pignataro, responsabile di
progetto PMM, secondo cui “la consuetudine di collaborazione e l’impiego, da parte di ASI, NASA e TAS-I di team
e personale già utilizzati sui programmi MPLM e Nodi, è
L’astronauta Yuri Gidzenko
all’interno del modulo
Leonardo agganciato alla ISS
stato uno dei principali fattori di successo del programma.
A cui si sono uniti il grosso lavoro di coordinamento svolto
dal management ASI e NASA del progetto, la competenza
e l’impegno del team TAS-I, la volontà di ben figurare in
quello che oggi rappresenta l’ultimo progetto pianificato di
sviluppo di moduli abitati della stazione. Auspico che il successo del PMM ponga le basi per future collaborazioni.”
Per quanto riguarda gli altri due moduli MPLM, Donatello
sarà dedicato a fornire parti di ricambio per la manutenzione
in orbita di PMM, mentre il modulo Raffaello continua ad
essere mantenuto pronto al volo in vista di una probabile
conferma da parte NASA di un volo Shuttle aggiuntivo a
giugno 2011 con a bordo il modulo, che ancora una volta si
occuperà dei rifornimenti alla stazione e del rientro a terra
di materiali, esperimenti, attrezzature □
* URP ASI
Leonardo is back in space
New lab space for the International Space Station
B
y December next, the ‘old’ ASI-built logistic
module Leonardo employed for almost ten years
in ferrying supplies to the ISS will become part
of the Station as a permanent module. Renamed PMM
(Permanent Multipurpose Module), it will house permanently experiments, equipment and supporting systems
to astronauts and their operations.
PMM is part of a cooperation agreement between ASI
and NASA according to the Oct. 9, 1997 Memorandum
of Understanding (MoU) for the design, development,
operation and utilisation of three Mini Pressurised Logistics Modules (MPLM) for the ISS. As a result of that
Memorandum ASI developed the three logistic modules
Leonardo, Raffaello and Donatello.
In order to guarantee the PMM’s operative life extension
for the next ten years, some revamping was needed
particularly on meteorites protection systems.
Thales Alenia Space Italia, (TAS), responsible for the
development of the three original MPLM, designed and
built the new fittings in its Turin facilities. A TAS team
then upgraded all the hardware at the Kennedy Space
Center, working closely with the NASA team in order to
comply with the launch scheduling.
“The successful conversion of MPLM Leonardo into
the renovated PMM is an example of the long-standing
bilateral cooperation between ASI and NASA on ISS
modules”, stated the PMM program manager, Salvatore Pignataro, “and it should pave the way to new joint
enterprises”. Of the two remaining MPLM, Donatello will
supply spare parts to PMM, while Raffaello will standby
operatively should NASA confirm another supplementary Shuttle flight in june 2011 □
2010
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SPACEMAG
35
Esplorazione dell’universo
Sorprese
Spaziali
Continuano le incredibili
scoperte delle missioni che
utilizzano strumenti italiani
di Andrea Drudi
36
L
e missioni Rosetta, Hershel, Cassini, Fermi, Keplero,
Agile e Dawn negli ultimi mesi hanno permesso agli
scienziati di fare passi importanti nella conoscenza
dell’universo.
Era il gennaio del 1610 quando Galileo Galilei rivolse al
cielo per la prima volta il telescopio e riuscì in breve tempo
a scoprire le montagne della Luna, le stelle che formano la
Via Lattea, nuove stelle fisse e quattro satelliti di Giove. Da
allora l’astronomia ha ovviamente compiuto passi da gigante, ma lo spirito e la voglia di esplorare e conoscere sono
rimasti invariati. Negli ultimi mesi una serie di missioni di
esplorazione spaziale hanno permesso a scienziati e ricercatori di scoprire parti dell’universo fin’ora sconosciute, basti
pensare ai satelliti Hershel, Rosetta, Fermi, Keplero, Dawn
ed Agile che dalla loro messa in orbita si solo rivelati strumenti potentissimi per la ricerca in questo settore.
Rosetta incontra Lutetia
Lo scorso 11 luglio ad una distanza di circa 454 milioni
di chilometri dalla Terra, la sonda spaziale Rosetta ha sorvolato l’asteroide 21 Lutetia, scattando fotografie e raccogliendo dati sul corpo celeste osservato per la prima volta
nel novembre del 1852 e da tempo un vero enigma per gli
astrofisici. Le prime immagini inviate mostrano un asteroide dalla superficie irregolare intervallata da numerosi crateri
che sembrano confermare le ipotesi che Lutetia sia uno dei
più antichi sopravvissuti alla violenta formazione del sistema solare. Le strumentazioni di Rosetta hanno raccolto i
dati mentre la sonda sorpassava Lutetia a circa 3162 chilometri di distanza a una velocità di 15 chilometri al secondo.
Le prime immagini dimostrano che nel corso dei suoi 4,5
miliardi di anni di vita, Lutetia ha subito l’impatto di numerosi corpi celesti. Uno di questi ha causato la formazione
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Numero 3
2010
Esplorazione dell’universo
di un enorme avvallamento su un lato dell’asteroide. Nel
punto di massima estensione, Lutetia raggiunge una lunghezza complessiva pari a 130 chilometri.
Raccogliere informazioni su Lutetia era una delle missioni
secondarie della sonda europea. Lanciata nel 2004, Rosetta
è in viaggio verso la cometa Churyumov-Gerasimenko per
studiarne le proprietà e offrire agli astrofisici nuovi dati per
comprendere meglio le caratteristiche delle comete. L’incontro avverrà nel 2014 e durerà diversi mesi sfiorando l’orbita
di Saturno e il progressivo avvicinarsi della cometa al Sole.
Herschel scopre l’acqua calda
Il satellite Herschel grazie alla sua capacità di rivelare oggetti
e processi a temperature basse che avvengono nell’infrarosso, ha osservato una quantità di culle stellari dove nascono
nuove stelle: i piccoli embrioni stellari formano dei fili luminescenti lunghi anche decine di anni luce che avviluppano la Galassia in una sorta di rete. Ma Herschel si è spinto
oltre, ha infatti misurato l’emissione infrarossa di centinaia
di galassie distribuite su miliardi di anni luce che ha permesso agli astronomi di calcolare il tasso di formazione stellare anche a queste incredibili distanze. Si sta capendo che
l’evoluzione galattica procede ad un tasso molto superiore
a quanto precedentemente immaginato. Di recente Hershel
ha ripreso un enorme nube di vapore acqueo intorno ad una
stella. Sono state anche riconosciute delle molecole di acqua: si tratta però di una forma che non esiste naturalmente
sulla Terra, possiede carica elettrica, e non è né liquida né
vapore né ghiaccio. Si forma quando la radiazione ultravioletta, che è molto energetica, riesce a scalzare un elettrone
dalla molecola di acqua, la quale dopo l’irraggiamento risulta carica positivamente (mancandole un elettrone che è
negativo).
Le incredibili foto di Cassini
La missione Cassini è attualmente una delle missioni più
ricche di scoperte e immagini sensazionali della storia
dell’esplorazione spaziale, e negli ultimi due mesi non ha
di certo smesso di sorprendere. Infatti ha immortalato Saturno a colori in una particolare illuminazione che crea un
ombra degli anelli sul pianeta stesso visibile come una linea
scura lungo l’equatore sopra le nuvole. Questa immagine
è stata possibile per via dell’equinozio di Saturno, che abbassa l’angolo di illuminazione del Sole, rendendo gli anelli
significativamente più scuri. Ma le sorprese non finiscono
qui, infatti Cassini è riuscito a catturare un’immagine ravvicinata in alta risoluzione della piccola luna Elena durante
un sorvolo il 3 marzo 2010. Elena è una luna grande 33
km in diametro. Il Nord su Elena è nella direzione in alto
nell’immagine e ruota 44° verso destra. L’immagine è stata
ottenuta da una distanza di circa 19.000 km da Elena.
Fermi LAT a caccia di raggi gamma
Il telescopio Fermi LAT ha scoperto un’emissione gamma
da una “nova”, ovvero l’apparire di una nuova stella a seguito di un improvviso aumento di luminosità che è dovuto ad
un breve flash termonucleare sulla superficie di una nana
bianca in un sistema binario. Uno dei fenomeni celesti che
più ha colpito gli astronomi fin dall’antichità torna così a
stupire, dimostrando di essere capace di produrre anche fotoni gamma di alta energia. Fermi è un satellite per lo studio
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SPACEMAG
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Universe exploration
delle alte energie dell’Universo della NASA a cui l’Italia partecipa in maniera rilevante con l’Agenzia Spaziale Italiana,
l’Istituto Nazionale di Astrofisica e l’Istituto Nazionale di
Fisica Nucleare.
Keplero scopre due nuovi pianeti
Il satellite della NASA Keplero ha scoperto due “nuovi” pianeti che transitano davanti alla stella Keplero 9. I due “nuovi” pianeti, battezzati rispettivamente Keplero 9b e Keplero
9c, sono grandi all’incirca quanto Saturno, non sono abitabili ed hanno orbite diverse tra loro. Scoprire i due pianeti
non è stato agevole: per individuarli sono serviti 7 mesi di
continue osservazioni.
Gli studiosi, in ogni caso, credono che le scoperte non siano ancora finite, tra i due pianeti, infatti, c’è una certa
interazione delle rispettive forze gravitazionali. È possibile,
quindi, che ci sia anche un terzo pianeta che sarebbe più
vicino alla stella madre. La consistenza del pianeta nascosto
è differente da quella degli altri due: secondo i ricercatori,
quindi, potrebbe trattarsi di una specie di super-Terra con
una massa pari a circa una volta e mezza quella del nostro
pianeta.
AGILE “prende” il Granchio
La Nebulosa del Granchio (Crab Nebula) è senza dubbio
uno degli oggetti celesti più famosi che si conoscano. Si
tratta di una stella esplosa nel 1054 che è ora un Resto di
Supernova con al centro una delle pulsar più potenti. La
“Crab” come viene chiamata tra gli addetti ai lavori, è stata per decenni considerata la sorgente X e gamma stabile
per eccellenza, ed è infatti usata come un’unità di misura di
flusso in astrofisica.
Grande stupore ha destato quindi l’ultima scoperta messa a
segno dal satellite AGILE, la missione dell’Agenzia Spaziale
Italiana condotta in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Astrofisica e l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare.
Tra il 19 e il 22 settembre scorsi, AGILE ha infatti rilevato una forte emissione transiente registrata nella direzione
della Crab. Molti telescopi (Swift, INTEGRAL, Hubble,
Chandra) hanno poi puntato o stanno puntando la Crab in
seguito a questa scoperta.
Dawn, countdown verso Vesta
La sonda spaziale Dawn entrerà in orbita attorno a Vesta
nel tardo luglio del 2011, un asteroide del sistema solare
di circa 563 km in diametro, che da solo compone circa il
10% della massa dell’intera Cintura di Asteroidi. Fu scoperto dall’astronomo tedesco Heinrich Wilhelm Olbers il 29
marzo 1807, dall’osservatorio privato situato al piano superiore della sua casa a Brema (Germania), mentre transitava
nella costellazione della Balena.
Le temperature sulla sua superficie oscillano in un intervallo
compreso fra circa -20 °C con il Sole allo zenit, e circa -190
°C al polo invernale. Tipiche temperature diurne e notturne
sono rispettivamente -60 °C e -130 °C. Questa stima era
valida per il 6 maggio 1996, in un punto molto vicino al perielio, mentre i dati possono variare di molto con le stagioni.
La missione Dawn, che durerà 1 anno intero, potrà raccogliere molto meglio i dati sulle temperature, e gli scienziati
riusciranno cosi a dedurre delle medie più precise □
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Space, a neverending surprise
Rosetta, Hershel, Cassini, Fermi, Keplero, Agile
and Dawn: seven keys to the unknown
F
our hundred years have elapsed since that fateful night when the Italian scientist Galileo Galilei,
playing with his brand new telescope, discovered
the Moon mountains, the Milky Way, and four Jove
satellites. The same excitement is being raised today
by a series of space missions on the dark side of the
Universe.
Rosetta meets Lutetia
Last july, 454 millions km from Earth, the space probe
Rosetta passed by the 21 Lutetia Asteroid taking hundreds of pictures of it from a distance of 3,000 km. Although known since 1852, Lutetia appears as a 130km
long irregular body, 4,5 billions years old, deeply scarred
by colliding meteorites, one of the celestial bodies still
surviving from the birth of our Solar System.
Lutetia was a secondary target for Rosetta on its way
to explore the Churyumov-Gerasimenko comet, to be
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reached eventually in 2014.
Herschel hits water- well, kind of
Equipped to reveal low temperature processes and
objects, the Herschel satellite has been observing many
stellar cradles, where embryos grow into luminescent
strings envelopping our Galaxy in a sort of net. By
measuring the infrared emissions in thousand of galaxies scattered over billions of light-years, it gathered
evidence that the galactic evolution is much-faster than
originally estimated. Just recently Hershel photographed
an immense cloud around a star and detected water
molecules in it only in as yet unknown formula: electrically charged, not in a liquid nor steam nor ice state,
born when a strong UV radiation releases an electron
from its molecule.
Cassini steals the show
Universe exploration
Foto 1: Un rendering del
flyby tra la sonda spaziale
Rosetta e l’asteroide 21
Lutezia
Foto 2: Un immagine
scattata da Herschel che
mostra la stella ricca dic
arbonio in cui è stata
trovata l’acqua
Foto 3: Gli anelli di
Saturno “immortalati” a
colori dalla sonda Cassini
1
Foto 4: Un rendering
del telescopio Fermi LAT
2
Foto 5: I due “nuovi”
pianeti Keplero 9b
e Keplero 9c
Foto 6: La Nebulosa
del Granchio, registrata
il 4 luglio 1054 è ciò
che rimane a seguito
di un esplosione di una
supernova
Foto 7: Un immagine
presa dal telescopio
spaziale Hubble
dell’asteroide Vesta
3
4
7
39
5
6
The Cassini probe mission is one of the most spectacular ones in space exploration. In the last two months it
took fantastic colour pictures of Saturn under special
lighting conditions that projected a dark, linear shade
on the planet’s surface over the clouds. Cassini took
out standing high resolution pictures of the small Elena
moon, which is just 33km large.
Fermi LAT tracking down gamma rays
The Fermi LAT telescope uncovered recently a gamma
ray emission out of a Nova, a new star being born following a brief thermonuclear flash on a white dwarf star
in a binary system. In the process high energy gamma
photons are released. Fermi is a NASA satellite due to
investigate the Universe high energies, with a relevant
contribution by ASI and the Italian National Institutes of
Astrophysics and Nuclear Physics.
Keplero unmasks two- maybe three- satellites
After a seven months watch, the NASA Keplero satellite
discovered two new planets orbiting at different heights
in front of the Saturn-sized Keplero 9 star. A particolar
interaction of their respective gravitational pull could
possibly hide a third planet nearer to its mother-star.
According to the latest estimates the third planet should
be large almost twice as the Earth.
AGILE grabs a Crab
The Crab Nebula is one of the most famous celestial
bodies, the remains of a Supernova that esploded one
thousand years ago leaving an extremely powerful
pulsar. It has been deemed always the most stable Xand Gamma-rays source, until september 2010, when
the AGILE Satellite, on a joint mission operated by ASI
and the Italian National Institutes of Astrophysics and
Nuclear Physics, detected a strong transient emission
from its direction, prompting further investigation by
other telescopes such as Swift, INTEGRAL, Hubble and,
Chandra.
Dawn, countdown to Vesta
Next july the Dawn space probe will enter an orbit circling Vesta, a 563 km large asteroid in our Solar System,
first spotted in 1807 by the German Astronom Heinrich
Wilhelm Olbers from his home observatory in Bremen.
Dawn mission is to collect more accurate data on its
surface temperatures ranging from -20° when the Sun
reaches its zenith to -190° on its winter pole □
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Numero 3
SPACEMAG
Telecomunicazioni
Telecomunicazioni:
lo spazio al servizio
della società
I colossi americani Globalstar e
Iridium scelgono (ancora una volta)
la tecnologia dell’industria italiano
di Roberto Somma*
Massimo Claudio
Comparini**
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Un antenna della costellazione
satellitare Iridium. la più grande
costellazione di satelliti per la
comunicazione in grado di
coprire l’intera superficie terrestre.
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Telecomunicazioni
G
lobalstar Inc e Iridium Communications Inc., i due
colossi americani della comunicazione mobile satellitare scelgono ancora una volta la tecnologia e i
prodotti di Thales Alenia Space per creare nuovi servizi e potenziare quelli di “voice & data” già esistenti.
L’era delle costellazioni satellitari a copertura globale è iniziata una ventina di anni fa con i sistemi di prima generazione
che, pur rappresentando una discontinuità tecnologica industriale e produttiva per l’impresa spaziale dal punto di vista
del modello di business, hanno avuto una vita non semplice.
D’altronde non era facile far decollare un servizio commerciale con prezzi elevati dei terminali, e costi
altrettanto significativi del servizio per pochi
minuti di conversazione.
Ma la tecnologia avanza, gli scenari si modificano e strumenti sempre più sofisticati
divengono disponibili a un numero esponenzialmente crescente di persone. Il nostro
vivere quotidiano è sempre più scandito dai
ritmi della velocità e il bisogno di comunicare in modo veloce ed immediato, in qualsiasi
momento e ovunque, cresce inesorabile. In
tale evoluzione frenetica non ci accorgiamo
che nello spazio vicino per le costellazione,
o in quello più lontano nel caso dei satelliti
geostazionari, l’ingegno dell’uomo dà voce
all’informazione e ne garantisce i contenuti.
Sono i satelliti di telecomunicazione che lavorano incessantemente lungo le loro orbite
o nel loro punto di stazionamento per garantire il presente delle nostre attività e disegnare il futuro. Oggi, infatti, le comunicazioni
satellitari offrono terminali e servizi a costi
accessibili, voce, dati e trasmissioni a banda
larga con hardware dalle dimensioni e dal
peso ridottissimo, basti pensare ai reporter
che trasmettono in diretta da aree di guerra o
agli alpinisti che inviano immagini in tempo reale dalla cima
dell’Everest, servizi e messaggi dal mondo, così lontani… eppure così vicini.
“Un satellite artificiale collocato alla giusta distanza dalla
Terra compirebbe una rivoluzione ogni 24 ore”. Era semplicemente il 1945 quando lo scienziato Arthur Clarke, il
cui nome sarebbe diventato popolare per i romanzi e per il
film “ 2001: Odissea nello Spazio”, ipotizzava una rete di tre
satelliti, sistemati a 36.000 chilometri dalla Terra su un’orbita attorno all’Equatore e distanti 120 gradi l’uno dall’altro.
In questo modo ognuno può “vedere” con le sue antenne
un terzo del pianeta e un segnale radio può
rimbalzare da un satellite all’altro raggiungendo qualsiasi punto del globo. L’idea, corretta scientificamente e che qualche decade
dopo si è realizzata nel sistema di Tracking
Data Relay System, a supporto tra le altre
cose delle comunicazioni continue con Terra
della stazione spaziale, è in quel momento
fantascientifica ma oggi possiamo ben dire
può essere riletta come l’inizio della storia
dei satelliti artificiali che hanno rivoluzionato, in maniera radicale, il mondo delle telecomunicazioni.
Dopo la pubblicazione dell’avveniristico articolo di Clarke, bisogna attendere l’ Aprile
del 1965, esattamente 20 anni dopo, per
assistere al lancio del primo satellite geostazionario per telecomunicazioni, Early Bird,
per conto di INTELSAT (International Telecommunications Satellite Organization).
Da quella data ad oggi sono stati messi in
orbita centinaia di satelliti geostazionari che
forniscono copertura a tutti i continenti del
mondo e che sono in grado di offrire a popolazioni dalle culture e lingue più differenti,
servizi di telecomunicazioni di base e a valo-
La mappa della coperturapotenziale mondiale di Globalstar, la costellazione di satelliti per le comunicazioni telefoniche ed il
trasferimento di dati. Globalstar è una diretta concorrente di altri sistemi satellitari come la Iridium satellite constellation e la
Orbcomm satellite systems.
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Telecomunicazioni
re aggiunto. In questo quadro di espansione infrastrutturale,
il satellite ha rappresentato, e continua a rappresentare, un
elemento fondamentale di sviluppo economico e culturale.
L’innovazione tecnologica dei dispositivi elettronici, delle
tecniche per l’elaborazione dei segnali, degli strumenti ed
antenne di ricezione e trasmissione ha visto certamente l’impulso iniziale da alcuni grandi programmi militari di difesa
strategica nonché dalla corsa allo spazio come strumento politico di affermazione di potere delle due superpotenza degli anni ’60.
Successivamente, però, l’evoluzione
del mercato dapprima del broadcasting televisivo e del trunking telefonico e dati consentono lo sviluppo delle
telecomunicazioni commerciali basate
su satelliti in orbita geostazionaria. In
anni più vicini a noi la crescita della
mobilità favorisce, già negli anni ‘90,
la nascita delle costellazioni satellitari
sistemate su orbite medio-basse, utilizzate prima di tutto per la telefonia
mobile. Con il termine LEO ( Low
Earth Orbit) si intendono i satelliti
con orbita ellittica o circolare, posizionati tra i 500 e i 2000 chilometri
dalla Terra e dal punto di vista tecnico tali sistemi sono sicuramente i più affascinanti: una costellazione di satelliti
che orbitano intorno alla Terra formando una fitta rete di
comunicazioni. La trasmissione tra un terminale satellitare
e un altro avviene direttamente nell’etere, senza necessità di
passare per una gateway di Terra, ottimizzando la comunicazione sia in termini di qualità sia in termini di costi. E’ il
caso di Iridium Communications Inc. e Globalstrar Inc., due
colossi nel campo della comunicazione mobile satellitare per
voce e dati. Dal 1987 la società americana Motorola studia
il programma Iridium, la cui costellazione è composta da 66
satelliti distribuiti su sei piani orbitali a un’altezza di 780 chilometri. L’invio in orbita inizia nel 1997 e il sistema appare
davvero rivoluzionario, poiché permette di telefonare direttamente con un piccolo apparecchio da qualsiasi punto del
globo, collegandosi ai satelliti e utilizzando due bande di frequenze (Ka e L). Iridium NEXT sarà la nuova costellazione
satellitare che andrà a sostituire quella attualmente in orbita
che consentirà ad Iridium di offrire ai
suoi clienti, già nel 2015, nuovi servizi di telecomunicazioni mobili e di
potenziare quelli esistenti di “voice &
data”. A Thales Alenia Space, azienda spaziale di Thales e Finmeccanica, il compito di tradurre la richiesta
del committente statunitense in una
filiera industriale che, in appena cinque anni, arrivi alla produzione di 66
satelliti operativi, 6 satelliti di riserva
in orbita e 9 satelliti di riserva a terra.
In tutto 81 satelliti la cui concezione
deve consentire di produrre nei tempi
e nei costi previsti e naturalmente di
soddisfare i complessi requisiti tecnici. Un’opera importante di ingegneria
alla quale concorrono tutte le discipline dell’industria spaziale.
Se, infatti, il lavoro delle aziende spaziali si concentra di solito in sforzi industriali e tecnologici “one shot” (un singolo
satellite) o comunque ridotti a pochi esemplari per programma, al contrario la realizzazione d’intere costellazioni prevede
una dimensione industriale ed una filosofia produttiva totalmente diversa. “La posizione di prestigio ricoperta da Thales
Alenia Space nel campo delle telecomunicazioni satellitari afferma Luigi Pasquali, Presidente e Amministratore Delegato di Thales Alenia Space Italia, è frutto di un lungo percorso
e quindi, di una lunga e comprovata esperienza che ci consente di avere la meglio anche in situazioni in cui, come nel
La posizione
di prestigio
ricoperta da
Thales Alenia
Space è frutto
di un lungo
percorso
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La mappa della copertura del segnale Voice e Dial-Up di Globalstar, la costellazione di satelliti per le comunicazioni telefoniche
ed il trasferimento di dati. Globalstar è una diretta concorrente di altri sistemi satellitari come la Iridium satellite constellation e la
Orbcomm satellite systems.
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Telecommunications
caso del Contratto Iridium, ci troviamo di fronte a lunghe e
complesse competizioni internazionali”.
Una seconda iniziativa viene avviata, quasi contemporaneamente, nel 1989, dal consorzio Globalstar, creato da varie società americane europee e sudcoreane. Il programma
omonimo prevede una costellazione di 48 satelliti in orbita
a 1400 Km d’altezza, che garantiscono anche in questo caso,
la copertura della quasi totalità delle aree abitate del globo
utilizzando un telefono. Globalstar rappresenta l’evoluzione nel campo dei satelliti per telecomunicazione, abbinata
all’avvento di nuove tecnologie, le più significative delle quali sono l’accesso multiplo CDMA (code division multiple access) e l’ uso di un terminale intelligente (Rake) che ottimizza la ricezione del segnale satellitare in presenza di riflessioni
e ostacoli di varia natura. Thales Alenia Space ha partecipato
al progetto dell’intero sistema di prima generazione ed è stata
responsabile della fornitura dei payloads dei satelliti, della
struttura, della propulsione, dei sottosistemi termici, di alcune unità elettroniche oltre che della totale integrazione della
costellazione, comprensiva anche degli otto satelliti aggiuntivi messi in orbita nella seconda metà del 2007. Fortemente
innovativa la componente produttiva che ha consentito a
Thales Alenia Space in Italia, già per la prima costellazione
di Globalstar, di integrare e testare tutti i satelliti in “isole
di montaggio”, attraverso un processo produttivo altamente
qualificato e con velocità produttive inimmaginabili prima
dell’epoca. Thales Alenia Space è uno dei pochi attori spaziali, a livello mondiale, capace di affrontare sfide produttive
così complesse ed è per questo che oggi è responsabile anche
della realizzazione dei satelliti di seconda generazione con il
ruolo globale di contraente principale. “ Le capacità richieste
per essere sempre all’avanguardia in questo settore
- secondo Luigi Pasquali - sono molte, a cominciare dall’esperienza comprovata nell’ architettura di sistemi, dall’abilità
nell’organizzare consorzi industriali al massimo livello, ma
ovviamente poi anche l’attitudine a sostenere i clienti nella
realizzazione di accordi finanziari soddisfacenti”. “Sono queste indubbiamente sfide a livello tecnologico e commerciale
al contempo, che proiettano Thales Alenia Space in una posizione di vertice all’interno del mercato satellitare mondiale”. La nuova costellazione, i cui primi 6 satelliti sono stati
recentemente messi in orbita, assicurerà la continuazione del
servizio di Globalstar Inc. fino alla fine del 2025, garantendo inoltre la fornitura di servizi più innovativi. Se questo
rappresenta il presente delle telecomunicazioni satellitari, Il
futuro guarda ormai alla terza generazione. Rendendo disponibile l’accesso mobile a Internet ad alta velocità a e basso
costo queste tecnologie aprono uno scenario in cui gli utenti
possono comunicare, leggere, ascoltare, guardare e lavorare
a proprio agio, ovunque si trovino, con l’ausilio di servizi
mobili personalizzati a seconda delle proprie esigenze. In un
mondo, dunque, dove scambiare e ricevere dati rappresenta il connettivo primario del nostro vivere quotidiano, sia
professionale che personale, è essenziale dotatasi di sistemi
che garantiscono la continuità delle comunicazioni. Le telecomunicazioni satellitari si profilano sempre di più come la
risposta a questa emergenza □
* Advisor del Presidente a Amministratore Delegato di Thales
Alenia Space Italia
**Thales Alenia Space, VP Ricerca e Sviluppo, Tecnologia
e Politica di Prodotto
TLC technology,
space is the answer
TLC giants choose Thales Alenia Space as main
contractor for their new Constellations
W
hen the satellite constellations era started
twenty years ago it was hampered by high
costs, but quite soon technology developments
widened the market to a fast growing community of users. Today hundreds of TLC satellites orbiting the Earth
or hovering in geostationary position supply modern
society with an expanding range of low-cost services in
broadband voice and data trasmissions by employing
sophisticated miniaturized hardware.
Sciencefiction sometimes can lead the way. In 1945,
scientist Arthur Clarke, eventually to be known worldwide for “2001: A space Odyssey”, the movie based
on his ‘The Sentinel’ SF novel, wrote that ‘an artificial
satellite at the right distance from the Earth would revolve around it in 24 hours’. He then imagined a network
composed by three satellites orbiting at a 36,000 km
altitude, spaced at 120°, each one covering one third of
our Planet and relaying one another radio signals reaching every place on its surface.
Twenty years afterward, his idea was embodied into
the Tracking Data Relay System as the INTELSAT Early
Bird, the first geostationary TLC satellite, was launched.
Since then hundreds of satellites joined it in geostationary orbits aorund the Earth to cover our planet with a
complex network of communication systems serving the
World’s population.
Satellite technological innovations were fueled originally
in the ‘60s by military spending on Strategic Defense
programs and by the Space Race in the Cold World
era, when space conquests were used as propaganda
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Telecommunications
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Un rendering della costellazione Iridium, composta
da 66 satelliti. Nel 2015 inizieranno i primi lanci di
“Iridium NEXT”, un network di comunicazione di
seconda generazione.
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2010
Telecommunications
weapons in the USA-USSR confrontation. But soon
a new technology was evolved for commercial uses
in television broadcasting and phone trunking. The
cellphone greatest impulse in the ‘90s originated from
Satellite Constellations operating on circular or elliptic
Low Earth Orbits, between 500 to 2,000 km from Earth.
Direct data relaying between satellites without passing
through terrestrial gateways reduced costs and improved quality.
This is the success story of Iridium Communications
Inc. and Globalstar Inc., world leaders in satellite TLC.
In 1987 the US Motorola started the Iridium program,
a Constellation sporting 66 satellites on six different
orbital plans at a 780 km altitude. Launching started in
1997 and allowed the first direct calls from any place on
Earth by using a portable phone, still rather bulky. Calls
were forwarded to satellites on Ka and L frequencies.
Iridium NEXT Constellation is to replace the old one by
2015, updating its voice & data services and implementing mobile phone networks. The Italian Thales Alenia
Space, owned by Thales and Finmeccanica, has been
awarded the task of creating within five years the whole
product supply chain to manufacture 81 satellites: 66
of them operative, six to stand-by in orbit plus nine to
stand-by on Earth. It is a demanding effort involving all
sectors in space industry, if one considers that usually
space industry firms concentrate activity on one shot
jobs, i.e. building just one satellite or few more. In order
to build a whole Constellation a new industrial dimension is required and a new production strategy as well.
“Thales Alenia Space’s frontline role in Satellite TLC
– according to the Thales Alenia Space Italia President
and CEO, Luigi Pasquali – comes from a long way,
drawing from a consolidated experience. And this helps
very much in long, complex international tenders such
as the Iridium case”.
In 1989 US, European and South Korean companies
created the Globalstar Consortium with the aim of
putting on a 1,400 km distant orbit a full 48 satellites
Constellation to cover phone traffic in all inhabited
areas, thanks to outstanding new technologies such as
Code Division Multiple Access (CDMA) and an intelligent terminal (Rake) which optimizes signals against
reflections and other obstacles. Thales Alenia Space
supplied the Globalstar first generation system with
payloads, structures, propulsion systems, thermic
subsystems and the Constellation overall integration.
Satellites were assembled and tested in special highly
qualified productive units with very tight scheduling.
“In order to be always ahead in this sector, in order to
be a main contractor, - states CEO Luigi Pasquali – one
must qualify under many aspects: a proved experience
in systems architecture, the capacity of forming top
level industrial consortia, the expertise in helping clients
on the financing side too. Those are the technological
challenges that Thales Alenia Space faces successfully
today and this makes it a leader on the satellite world
market”. Such is TLC today’s scenario but a third generation of satellites is nearing. Through mobile access to
high speed, low cost Internet, users will communicate,
read, listen, watch and work in realtime wherever they
are, enjoying highly customized services. In a world
where communication is life, satellite TLC systems are
the final answer □
Fasi di realizzazione
dei satelliti della
costellazione
Gobalstar
di seconda
generazione. La
società Globalstar
ha stipulato un
contratto con
Thales Alenia
Space per la
progettazione e la
costruzione di una
costellazione di 48
satelliti di seconda
generazione, che
verranno collocati
in Low Earth Orbit.
Questa nuova
costellazione di
satelliti assicurerà la
continuazione della
copertura della
rete Globalstar fino
ad oltre il 2025,
offrendo inoltre
una piattaforma
per l’espansione
dei servizi e per le
soluzioni innovative
45
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Numero 3
SPACEMAG
Politica internazionale
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Lo Sputnik 1 fu il primo satellite artificiale in
orbita nella storia. Venne lanciato il 4 ottobre
1957 dal cosmodromo di Baikonur,
in Kazakistan, grazie al vettore R-7
SPACEMAG
Numero 3
2010
Politica internazionale
La corsa
allo Spazio
ai tempi della
guerra fredda
La rivalità tra USA ed URSS
alla base delle prime missioni
di volo umano
di Daniel Pommier Vincelli*
Antonello Biagini**
P
rofessor Biagini, quando e in che modo il tema delle esplorazioni spaziali
entra negli equilibri politici del sistema bipolare? Cosa ha significato, per
la guerra fredda, l’inizio dell’avventura spaziale?
Il 4 ottobre 1957 l’Unione Sovietica invia nell’orbita terrestre il primo satellite artificiale, lo Sputnik 1. Viene lanciato da un missile ICBM, cioè da un vettore capace
di percorrere migliaia di miglia in pochi minuti. Il satellite compie una rivoluzione dell’orbita planetaria in circa 90 minuti. L’impressione nell’opinione pubblica
mondiale è enorme. Sembra che gli stessi sovietici, all’inizio, non si siano resi conto
dell’impatto propagandistico del lancio dello Sputnik. Il 5 ottobre pubblicano la
notizia in secondo piano, sulla Pravda. Poi, di fronte all’eco che l’evento ha sui media
inglesi e statunitensi, fanno dello Sputnik uno dei punti di forza dei “successi sovietici”. Il programma spaziale sovietico riceve un notevole impulso da Chruščëv, esattamente come quello missilistico al quale è strettamente legato. Il primo ICBM sovietico compie con successo il test di prova già dall’agosto del 1957. E’ una svolta nella
politica militare, con importanti conseguenze sulla politica estera dell’Urss. Il leader
sovietico da un lato persegue una politica estera che ponga le basi di una “coesistenza
pacifica” con gli Usa e il sistema capitalistico, dall’altro è convinto che la superiorità
nucleare, espressa nello sviluppo dei missili intercontinentali, possa allargare lo spazio d’azione del “campo socialista” e dei movimenti rivoluzionari nel terzo mondo,
ispirati da Mosca. Il successore di Stalin considera centrale la “diplomazia nucleare”
nel confronto con l’Occidente. Già nel 1956, con un vero e proprio bluff, aveva minacciato l’uso delle armi nucleari contro Francia e Inghilterra se non avessero posto
fine all’invasione dell’Egitto. Poi vi sarà naturalmente il tentato dispiegamento di
missili nucleari sovietici sul territorio cubano, nel corso del 1962, che darà origine
alla crisi dei tredici giorni. Per Chruščëv, che possiede uno stile politico caratterizzato
allo stesso tempo da irruenza e capacità di mediazione, è una strategia fondamentale
dotare l’Urss di un deterrente nucleare da utilizzare per fini politici. Lo sviluppo
delle armi nucleari e il programma spaziale pertanto si intrecciano. Il secondo nasce
come appendice del primo, salvo poi assumere una forza autonoma. Lo Sputnik, al
di là degli usi reali scientifici e militari, è un’enorme arma propagandistica; per un
periodo getta gli Stati Uniti e l’Occidente in uno stato d’ansia. Il lancio sovietica
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SPACEMAG
47
Politica Internazionale
Jurij Alekseevič Gagarin
fu il primo uomo a
volare nello spazio
portando con successo
a termine la sua
missione il 12 aprile 1961
48
provoca nell’opinione pubblica americana uno shock pari
a quello dell’agosto del 1949, quando i sovietici sperimentano la prima bomba atomica. Se l’Urss è capace di spedire
dal territorio sovietico un missile nello spazio, argomentano preoccupati gli americani, allora può minacciare anche
il territorio americano. L’ICBM che ha portato lo Sputnik
in orbita potrebbe recare delle testate nucleari. Si fa strada la
teoria del missile gap, cioè della presunta inferiorità americana nel campo missilistico. Sarà uno dei punti di forza della
campagna elettorale di John Kennedy nel 1960. In realtà, alla
fine degli anni Cinquanta, l’industria missilistica sovietica è
ancora agli albori. Lontana dal poter realmente minacciare
il territorio degli Stati Uniti. Ciò non toglie lo straordinario
risultato dello Sputnik. Il lancio sarà poi replicato il mese
successivo, 3 novembre 1957, con lo Sputnik 2. Il satellite
porterà questa volta, a bordo, il primo essere vivente: la cagnetta Laika. L’animale non sopravvivrà al lancio e morirà
dopo poche ore. Anche in questo caso l’impatto psicologico
del “sacrificio” di Laika è enorme: i sovietici dimostrano di
essere vicini a poter mandare un essere umano nello spazio.
Occorrerà in realtà ancora qualche anno. Chruščëv utilizza il lancio orbitale come prova della superiorità tecnica e
scientifica (oltre che politica e sociale) del sistema sovietico.
E’ questa una delle principali caratteristiche del rapporto tra
guerra fredda e corsa allo Spazio. Vi è una costante, nei due
campi, nel legare i risultati delle esplorazioni spaziali alla validità del proprio sistema economico e sociale. Per questo,
nel corso degli anni Sessanta, si scatena una vera e propria
“corsa allo Spazio” o “conquista dello Spazio” che vede le
due superpotenze massicciamente impegnate, con notevoli risorse scientifiche e finanziarie, nell’obiettivo di portare
l’uomo nello Spazio e su altri pianeti. Importanti leader della competizione bipolare come Chruščëv, Brežnev, Kennedy,
Nixon fanno della corsa allo spazio un punto importante e
qualificante della loro iniziativa politica.
C’è quindi una stretta relazione tra competizione bipolare e corsa allo Spazio. Come si evolverà la corsa allo
Spazio anche in relazione alla competizione tra le due
superpotenze nel corso degli anni Sessanta?
Decisamente a favore degli americani direi. Ma prima torniamo al campo sovietico. Nella prima metà degli anni Sessanta l’Unione Sovietica raggiunge ancora dei primati nello spazio, che vengono massicciamente utilizzati dalla sua
propaganda. Vorrei ancora sottolineare perché la corsa allo
spazio sia così importante nello scontro tra le due superpotenze. Il messaggio più importante legato alle esplorazioni
Il presidente americano Kennedy e quello russo Khrushchev
durante un incontro a Vienna nel 1961
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spaziali è che vi sia una stretta relazione tra successi scientifici e performance complessiva del sistema ideologico di
riferimento. In un’epoca di profonde trasformazioni scientifiche e tecnologiche (basti pensare a come cambia la vita
quotidiana dopo la fine della seconda guerra mondiale sia
a Ovest che a Est) padroneggiare la “nuova frontiera” degli spazi diventa un imperativo. Conquistare lo spazio significa vincere il confronto tra sistemi, sempre più basato
sulla competizione tecnica. Dimostrare di essere primi nello
spazio è una straordinaria arma per catturare consenso, sia
interno che esterno. Con il dominio spaziale si è proiettati
nel futuro. Poi c’è un aspetto pratico: attraverso la corsa allo
spazio si “testano” le nuove tecnologie sia per applicazioni
militari che civili: la missilistica, la nascente informatica,
i satelliti, le comunicazioni, la meteorologia, la medicina.
Il più grande dei successi dell’Urss, nella prima metà degli
anni Sessanta, è naturalmente il lancio del primo astronauta.
Anzi, come sarà definito dalla stampa sovietica, del primo
“cosmonauta”. In occidente gli esploratori spaziali saranno
chiamati astronauti, mentre il termine cosmonauta continuerà ad applicarsi ai sovietici e agli astronauti del Patto di
Varsavia. Anche in queste differenze linguistiche si gioca la
competizione tra sistemi. Persino lo “stile” di gestione delle missioni spaziali marca la differenza tra i due sistemi. I
sovietici tendono a tenere nascoste le missioni e a rivelarne
l’esito una volta concluse, e solo in caso di successo. Il 12
aprile 1961 l’ufficiale dell’aviazione sovietica Jurij Gagarin,
a bordo della Vostok 1, compie un’orbita attorno alla Terra.
Anche in questo caso il mondo è fortemente colpito dall’esito dell’avventura sovietica. Quando Gagarin torna a Mosca
centinaia di migliaia di persone celebrano il suo trionfo, sulla Piazza Rossa. E’ una delle manifestazioni pubbliche più
significative dell’era di Chruščëv. L’impresa di Gagarin viene
comunque letta in maniera più serena, fuori dall’Urss, rispetto al lancio dello Sputnik. Essa rappresenta un incredibile traguardo raggiunto dall’umanità, non dalla sola Unione Sovietica. Gagarin diverrà una sorta di eroe mondiale.
Insieme allo statunitense Armstrong sarà sempre ricordato,
più degli altri astronauti, come simbolo umano e concreto
delle esplorazioni spaziali. Un altro record sovietico, spesso
dimenticato, è quello di Luna 2, nel settembre 1959. Il satellite sovietico si infrange sulla superficie lunare. E’ il primo
oggetto costruito dall’umanità a raggiungere il satellite del
nostro pianeta. Il mese successivo Luna 3 fotograferà il lato
nascosto della Luna. Ma l’avventura spaziale sovietica subirà
un rallentamento nell’ultimo periodo della leadership di nel
1963. Di fronte ai cattivi risultati economici in campo agricolo e industriale il leader sovietico realizza che l’avventura
spaziale è decisamente impegnativa per le risorse sovietiche,
e va ridimensionata. In un’intervista al celebre giornalista
britannico Roy Thomson dichiara persino di non vedere vi-
International politics
cino (e auspicabile) che l’Urss impegni importanti risorse
per inviare uomini sulla Luna. In ogni caso nel marzo del
1963, di fronte al Presidium del partito, annuncia la prosecuzione del programma spaziale Vostok. Nella decisione
conta anche la competizione, oramai aperta, con la Cina di
Mao. Attraverso il programma spaziale l’Urss intende dimostrare la propria egemonia soprattutto sul mondo comunista. Quando Chruščëv viene rovesciato da un complotto capeggiato da Brežnev, nell’ottobre del 1964, ancora una volta
è deciso a puntare massicciamente sul programma spaziale
come strumento di consenso. Si trova, insieme a Mikoyan,
in Kazakhstan per assistere al lancio della Voshkod 1, la prima navicella spaziale con un equipaggio di tre uomini. Nelle
stesse ore Brežnev a Mosca prepara la sua defenestrazione,
che si compirà inesorabilmente nei giorni successivi. Una
delle più importanti eredità della gestione di Chruščëv è la
missione della prima astronauta. Il leader sovietico insiste
molto perché una missione spaziale veda protagonista una
donna. Il 16 giugno 1963 si compie la missione della Vostok 6, con a bordo Valentina Tereškova. E’ un record che la
Tereškova deterrà a lungo. Diventerà una sorta di Gagarin
femminile, simbolo della nuova donna sovietica. La seconda
donna astronauta sarà sempre una sovietica, in una missione del 1975; mentre la prima americana nello spazio, Sally
Ride, volerà a bordo dello Space Shuttle solo nel 1983. Con
Brežnev al potere il programma spaziale sovietico torna a
ricevere forti risorse. Il nuovo leader condivide, col precedente, la passione per le esplorazioni spaziali. Nei lunghi 18
anni della cosiddetta era brezneviana saranno tantissime le
missioni spaziali sovietiche. Si allargheranno molto ai paesi alleati del Patto di Varsavia e del mondo comunista. Gli
anni Settanta vedranno missioni sovietiche con astronauti
tedesco-orientali, bulgari, romeni, vietnamiti, mongoli □
* Docente di storia delle relazioni internazionali e di storia
dell’Europa orientale presso le università Sapienza di Roma
e Macerata
**Professore ordinario di storia dell’Europa orientale e
prorettore alla cooperazione e relazioni internazionali
della Sapienza università di Roma
Valentina Vladimirovna Tereškova, la prima donna
ad andare nello spazio, il 16 giugno 1963
49
Space exploration
in the Cold War era
From Star Wars to cooperation, a positive feedback
Professor Biagini, how and how far does space
exploration affect the political balance between the
Superpowers? What did the Space Race mean in the
Cold War era?
One must recall that Oct. 4, 1957, when the first articial
satellite, Sputnik 1, was put in orbit by an ICBM (tested
just a few months before for the first time) covering
thousands of miles in a handful of minutes. The impact
on the world public opinion is enormous, surpassing
even Soviet expectations: the news appeared originally,
somewhat understatedly, on Pravda second page. The
Soviet space program and its closely related missile
program get a powerful support by Khrushchev playing
successfully on two tables: on one, he pursues a foreign
policy of pacific coexistence with the US, on the other
he exploits the USSR nuclear and missilistic superiority
to foster the socialist camp action and the Moscowignited revolutionary movements in Third World countries. Just one year before the Sputnik launch, the USSR
had already waved its nuclear stick to France and the
UK to force them out of Egypt in the Suez Canal international crisis. Then came in 1962 the Soviet attempt to
deploy its nuclear-armed missiles in Cuba (the so-called
‘thirteen-days crisis’). This carrot-and-stick strategy
backfires when the US react to its archrival’s space
success, a shock compared to that provoked by the
first Soviet nuclear test in 1949 breaking the US nuclear
monopoly. If the USSR can send a satellite into space –
write US columnists – the same launchers could pose a
nuclear threat to the American soil. The ‘missile gap’ is
JFK battlehorse in the 1960 presidential election, even
if the Soviet technology is quite too far behind to pose
a direct threat to the US. But the Space Race has just
started: one month after Sputnik 1, there comes Sputnik 2 carrying the first living being in orbit, a mongrel
bitch named Laika, doomed to die in the experiment. A
new alarm rings on the White House desk, the Soviets
are getting ready to send human beings in space. The
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International politics
implications of this Space Race on the Cold War are
evident: space successes are boasted in both camps as
indicators of the different political systems superiority.
Khrushchev, Brežnev, Kennedy, Nixon are all involved in
this not-so-peaceful confrontation and invest massively
their countries’ resources to put a man in space and
eventually on the Moon. 50
Who is going to win the space competition in the
‘60s?
Surely the US did. But let us go back to the Soviet
temporary upper hand exploiting its space achievements
as powerful propaganda weapons. It ought to be always
recalled that the most immediate political value of space
success is the close relationship between scientific
conquests and the global performance of the underlying
ideological platform. To win the space race grants an
immediate, undisputable leadership on the world scene.
In the rapidly changing scenario of everyday’s life in the
decades after the end of WWII, winning the space race
means to win the future itself. Then one must not forget
the overall importance of space exploration as a testing
ground for military and civil fallout: missiles technology,
the budding computer science, satellites, TLC, meteorology, medicine. The biggest hit of the whole, just at
the beginning of the ‘60s, is the first Soviet ‘cosmonaut’
(the American ones are called ‘astronauts) completing
a full orbit around the Earth on board of the Vostok 1
capsule. Yuri Gagarin becomes a world hero, greeted
and cheered by hundred thousand Soviet citizen in a
epoch-making Red Square parade. He soons embodies
the whole mankind’s dream of space flights, not linked
to a particular country. Alongside with US Astronaut
Neil Armstrong, Gagarin will be remember worldwide
as a universally praised hero in the Space Age. After
the Gagarin exploit USSR slows down its involvement
in the Space Race, even if it can boast two other less
emphasized but all/important achievements such as the
first satellite, Luna 2, to hit the Moon, indeed to crash
on its surface, on Sept. 2, 1959, and the first satellite,
Luna 3, to show the Moon’s hidden face. The reason
for this slowdown must be searched in the bad, almost
desperate performance of Soviet economy at large.
Khrushchev has other more pressing problems to solve,
including the military confrontation with China along the
Ussuri river and the ideaological rift with Mao Tse Dong,
if he confesses to the British journalist Roy Thomson,
in a celebrated interview, that he will not push to send
a man on the Moon because of the astronomic costs of
the whole operation. Notwithstanding this policy change,
at the end of his politica career Khrushchev will witness
the launching of Voshkod 2, the first spaceship to carry
a crew of three, and he will be remember as the Soviet
leader who succeded in sending the first woman cosmonaut in space: Valentina Tereshkova will be the new
symbol of the modern Soviet woman, riding the Vostok 6
capsule in 1963. The first American woman to step into
a Shuttle, Sally Ride, will follow Tereshkova far behind,
twenty-odd years after. Breznev will pour fresh financing
into the Space Race and during his 18-years leadership the Soviet space program will be opened to other
Warsaw Pact countries, and Soviet cosmonauts will be
flying alongside East Germans, Bulgarians, Roumenians,
Vietnamese and even Mongolian crews □
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La navicella spaziale Vostok-1 situata
presso il Museo dell’Aria e dello Spazio
di Parigi, Le Bourget
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Cultura
52
C’era una volta LaiKa
che volò nello spazio
Condannata fin dall’inizio al non rientro la cagnetta fu
scelta tra altri randagi per la sua docilità e resistenza
di Marcello D’Angelo
N
ella sua immaginazione, forse, si era fatta strada l’idea
di aver trovato dei nuovi padroni, una famiglia, in
fondo anche se un po’ strani, quegli uomini vestiti
di bianco le davano da mangiare e da bere, la accudivano e
le avevano procurato un tetto sopra la testa…. Ogni tanto,
poi, ci scappava anche una carezza. Certo, per la gran parte
del tempo, quegli uomini strani, si divertivano a sottoporla
a strane forme di affetto, la palpavano, le facevano delle iniezioni, la chiudevano con strane cinghie tenendola per giorni in spazi angusti e dentro macchinari curiosi….. Va bene,
avrà pensato, un tetto e del cibo sicuro val pure qualche sacrificio….. Niente più corse affannose nelle strade alla ricerca
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di cibo nei bidoni dei rifiuti (“per niente abbondanti di cose
mangiabili”), niente più fughe, basta con gli inseguimenti di
cani più agguerriti e niente più freddo, neve e pioggia……
Eppure c’era qualcosa di strano, qualcosa non funzionava per
il verso giusto. Più che capirlo, lo intuiva dagli sguardi di
qualche camice bianco, occhiate lanciate di sfuggita, quasi
a voler chiedere scusa, occhi colpevoli, colpevoli…. ma di
cosa, per cosa?
Forse questa breve, fantastica (?) ricostruzione è solo frutto
dell’immaginazione, conseguenza della credenza che gli animali siano in condizione di provare paura, affetto e riconoscenza, avvertire il pericolo e provare qualche forma di senti-
Cultura
mento…. Di certo Laika, la bastardina rubata
sua cremazione, il 14 aprile 1958, quando lo
alle strade di Mosca, il terrore, la paura, la soliSputnik 2 perse velocità e rientrò consumantudine e l’abbandono li ha provati. Perché a lei
dosi nell’impatto con l’atmosfera. Dal lancio
tra gli altri randagi sottoposti alle stesse streserano trascorsi 5 mesi e 2.570 orbite intorno
santi prove di volo toccò di essere scelta, per
alla Terra.
la sua pazienza, le dimensioni contenute e la
Sull’utilità della missione e sul sacrificio di
sua resistenza all’accelerazione, anche se il suo
Laika molto si è discusso, inutile dire che,
cuore era quello che impiegava più tempo di
all’epoca, l’opinione pubblica si divise in due
tutti per recuperare un battito normale dopo
fazioni, ma per tutti valgono le parole di Oleg
aver verificato la sua resistenza all’accelerazioGazenko uno degli scienziati della missione,
ne della centrifuga. E le prove del suo calvario
responsabile dell’addestramento di Laika:
sono ancora lì, nero su bianco, nei tracciati che Laika era un cane randagio “Più tempo passa e più mi rammarico per la
il suo cuore ha scolpito su fogli bianchi im- trovato a Mosca, di circa tre nostra scelta. Non era proprio necessaria. Da
macolati, mentre volava in orbita attorno alla anni, per metà Husky e per
quella missione non abbiamo imparato nulterra. Un cuore impazzito che arrivò a battere metà Terrier
la tanto da giustificare la tragica fine di quel
ben 250 colpi in un solo lunghissimo minuto,
cane”. Di certo, però, l’impatto mediatico
moltiplicato per tanti eterni minuti.
nella corsa allo spazio in atto tra Stati Uniti ed Unione SovieCosa passa nella mente di una cagnetta randagia condannata
tica fu enorme e segnò un altro punto a favore dell’URSS.
a morte, ma che quasi certamente non è in grado di avere
Oggi di Laika ci restano le foto, mentre fiduciosa viene riprecognizione di quello che le accadrà…. Sola nel buio cosmico,
sa nell’abitacolo dello Sputnik 2, i francobolli commemoratisottoposta a rumori assordanti, sollecitazioni sconosciute e
vi, le statue, il suo nome assieme a quello dei cosmonauti, un
assenza di gravità che le fanno correre il cuore dai 100 ai 250
piccolo fazzoletto di suolo marziano a lei dedicato, una marbattiti al minuto…. Paura, terrore, angoscia…, forse ricorca di sigarette, confezioni di cioccolato, delle canzoni…..
di (?), immagini delle strade di Mosca quanLaika non è certo l’unico cane o l’unico anido libera e randagia andava a caccia di cibo e
male ad avere fatto da cavia prima che tocinseguiva i gatti e forse, magari, riceveva una
casse all’uomo tentare il volo spaziale, ci sono
carezza o una parola amica da parte di un pasanimali di tutti i generi, ma soprattutto scimsante anonimo, ma i cani, si dice, non hanno
mie, utilizzate dagli Stati Uniti e cani, prefememoria, così nella mente di Laika non poteriti dai sovietici. Chaika e Lisichka neanche
vano esserci i ricordi dei momenti felici, ma
riuscirono a partire, dopo 29 secondi il missisolo l’angoscia e la paura dell’attimo presente.
le esplose, poco dopo toccò a Belka e Strelka,
La sorte di Laika era segnata fin dall’inizio, il
ancora due bastardine, ma i primi animali a
rientro della capsula, infatti, non era previsto.
rientrare sani e salvi dopo 25 ore e 17 orbite.
Laika era una bastardina di circa tre anni, un
Poi ancora Pehyolka e Mushka, vittime anche
incrocio tra un husky siberiano e un terrier.
loro della scienza, quindi Shutka e Kometa,
Solo negli anni recenti è stato squarciato il velo
recuperate sane e salve da una missione fallita,
sulla verità, sulle bugie che la macchina della Il 28 maggio 1959, Able e
dopo 4 giorni trascorsi nel gelo della taiga e
propaganda sovietica aveva tenuto nascoste per Baker divennero le prime
ancora tra i sopravvissuti, nel marzo del 1961,
viventi a fare
quasi cinquant’anni: ci avevano raccontato che creature
ultime cagnette prima del volo umano, Cherritorno dallo spazio
dopo cinque ore dall’ingresso in orbita, da terra
nushka e Zvezdochka, La prima scimmia ad
venne dato il via alla “dolce morte” rendendo
essere sacrificata fu Albert, raggiunse un’altezdisponibile per la cagnetta una porzione di cibo avvelenata.
za di 150 chilometri, morì durante il rientro. Le prime due
Una versione smentita solo nel 2002 da uno degli scienziati
scimmie sopravvissute agli esperimenti Usa furono Able e
sovietici che avevano preso parte alla missione. Dimitri MaBaker nel 1959, raggiunsero un’altezza di 500 chilometri e
lascenkov rivelò, infatti, che non c’era stata nessuna “dolce
tornarono sane e salve a terra…
morte”. Dopo la quinta orbita in quel loculo dove Laika fu
L’elenco sarebbe ancora lungo e ricco di tante specie animali,
costretta a stare immobile, quando la temperatura, invece di
pieno di vittime e sopravvissuti, ma ci fermiamo qui, ricormantenersi sui 16 gradi come previsto, inizio a
dando che dopo il suo rientro Strelka rimasaltare tra un caldo a 41 gradi e il gelo perché
se incinta e diede alla luce sei cuccioli, uno
qualcosa nell’impianto di termoventilazione
dei quali (Pushinka) venne donato da Nikita
non funzionò come doveva. In quel momento,
Kruscev a Caroline Kennedy, figlia del Presidopo accelerazioni incredibili, il tracciato del
dente americano.
cuore di Laika iniziò a fibrillare, poi, improvQuindi toccò all’uomo, a Yuri Gagarin. Al
visamente l’assenza di peso rallentò le pulsasuo rientrò sano e salvo scherzò più volte in
zioni e il cardiogramma divenne pietosamenoccasione di cerimonie pubbliche: “Prima di
te piatto. Laika morì di crepacuore, di paura
partire non ero sicuro se sarei stato il primo
e solitudine. Secondo altre fonti russe però
uomo nello spazio o l’ultimo cane”. Oggi il
l’agonia della bastardina reclutata tra i randagi
nome di Laika è scolpito assieme a quello dei
della capitale, durò molto più a lungo, quatcosmonauti e l’Istituto di Medicina Militare
tro infiniti giorni. A disposizione aveva cibo in
gli ha dedicato una statua: “Il primo essere
gel da leccare per 10 giorni. Così di Laika non
vivente nello spazio”.
Il lancio del razzo con
conosciamo né la data di nascita né quella cer- a bordo Laika del 3
Per la cronaca, Gagarin morì il 27 marzo
ta della morte. L’unica certezza è quella della novembre 1957 alle 2:30 dal 1968, sette anni dopo la sua grande impresua partenza, il 3 novembre 1957 e quella della Cosmodromo di Baikonur
sa, a bordo di un piccolo caccia MiG-15UTI,
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Culture
schiantatosi al suolo nelle vicinanze della città di Kiržač. Sposato e padre di due bambine, al momento della morte Gagarin era in procinto di partire per una nuova missione nello
spazio; lo storico volo del 1961 sarebbe invece rimasto il suo
unico viaggio in orbita. Le sue ceneri riposano al Cremlino,
quelle di Laika restano a vagare nel cielo sopra di noi □
Belka e Strelka,
lanciate in orbita
tre anni dopo Laika,
fecero ritorno sulla
Terra il 20 agosto
del 1960
Now, who remembers
that mongrel bitch?
Laika, the first living being sacrificed to space research
N
54
obody knows whether dogs have an imagination.
Should it be so, maybe she guessed she had
found a good, somewhat strange “family”, whiteclad men feeding her, nursing her, giving her a home.
Well, most of the time they would feel her, inspect her,
shoot injections, seclude her held fast with belts in small
cubicles. Anyway, much better than roaming through
Moscow streets . Funny though how they looked her
compassionately.
She did not know then she would be experiencing soon
danger, fright, loneliness. Laika was a three-year old
mongrel bitch, rescued from the street, she was picked
out of all other competitors because she was small,
patient, acceleration resistant. Only problem, she would
be very slow in resuming a normal heartbeat after the
acceleration tests. When in orbit, her pulse climbed to
250 beats per minute for many, too many minutes.
She was doomed from the beginning, the capsule was
not to be recovered. What can be the feelings of a little
mongrel bitch sentenced to death, living her few hours in
the darkness of space, deafened by strange sounds, in a
no-gravity condition. Dogs are said to have no memory
in a human sense, so she would not remember her Moscow days but feel only the anguish of her predicament.
Only recently the truth became known, after fifty years of
Soviet propaganda lies. At the time scientists said that
five hours after entering the orbit, from the space station
poisoned food was forced on Laika to guarantee her a
‘soft death’. But in 2002 one of the Laika mission scientists, Dimitri Malascenkov, revealed that after the fifth orbit something went wrong in the capsule’s thermoregulatory system and Laika experienced brutal switches from
41° down to zero. Her heart went into fibrillation, soon
after death occurred in the absence of gravity . Laika
died actually of stress, fright and loneliness. But according other sources her end could have been even worse,
four days laterout, she had enough food for ten days.
So we do not know for certain neither her birth date nor
the moment of her death. The only known dates are her
departure for space on Nov. 3, 1957, and her cremation
on April 14, 1958, when Sputnik 2 burned in its re-entry
in the atmosphere.
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The real necessity of Laika’s sacrifice has been questioned for years, one of her trainers, Oleg Gazenko
stated that the experiment was utterly useless: “We did
not learn anything worth of her tragic death”. But Soviet
propaganda made the most of it, it was another record
in the space race, outdistancing the US.
What is Laika’s legacy then? Pictures inside the capsule,
postage stamps celebrating her feat, statues all around
what was then the Soviet Union, a piece of Martian
soil dedicated to her, a cigarette brand, confectionery,
songs.
Laika’s example was to be followed soon by a number
of other animals, the USSR using dogs, the US employing monkeys.Soviet Chaika and Lisichka did not even
take off, their missile blew up 29 seconds after lift-off.
Belka e Strelka were luckier to become the first animals
re-entrying alive from space after 25 hours and 17 orbits:
back on Earth Strelka celebrated by becoming pregnant,
one of her six puppies, Pushinka, was given as a present
by Nikita Kruscev to JFK’s daughter Caroline. After two
other space victims (Pehyolka and Mushka), Shutka and
Kometa were rescued alive from an aborted mission after four days spent on the frozen taiga. In the US the first
monkey to give his life for the advancement of learning
was Albert, dead on re-entry after having reached a 150
km apogee. The first survivors were Able and Baker in
1959 that attained an altitude of 500 km
The first human to fly in space, Yuri Gagarin, used to
joke about his non-human predecessors: “When I took
off – he would repeat on official occasions – I was not
sure if I was going to become the first man in space, or
the last of the dogs”. Nowadays Laika’s name joins the
cosmonauts roster and the Russian Military Medicine
Institute erected her a statue as ‘the first living being in
space’.
As a matter of record, Yuri Gagarin died on March 27,
1968, crashing on his MiG-15UTI fighter near the town
of Kiržač. Married with two daughters, he was to leave
soon for a new mission in space, his 1961 historical
flight was his only space experience. He is buried along
the Kremlin wall, Laika’s ashes are dispersed in the sky
above us □
Cultura
La discarica
tra le stelle
Gli oggetti in orbita
nello spazio hanno
raggiunto le 10.000 unità
di Andrea Drudi
I
l problema dei rifiuti non è una realtà con cui devono
confrontarsi solo le metropoli urbane, anche l’orbita terrestre dopo quasi 60 anni di missioni spaziali inizia ad
essere inquinata da una miriade di detriti spaziali. Si tratta
per lo più di ferraglia anche se alcuni sono veri e propri reperti storici che di sicuro andrebbero a ruba su ebay. Tra i più
illustri si annoverano un guanto perduto durante la missione
Gemini 4 da Edward White durante la prima attività extraveicolare americana, la macchina fotografica che Michael
Collins si lasciò sfuggire di mano nella missione Gemini 10,
i sacchi d’immondizia espulsi dai cosmonauti della Mir, una
chiave inglese ed una cassetta degli attrezzi persa da Heidemarie M. Stefanyshyn-Piper nella la missione STS-126.
L’orbita terrestre sta diventando sempre più affollata con oltre 19mila oggetti, di cui appena 900 satelliti ancora integri
(solo 380 funzionanti). Pur non essendo la zona più ricca
di spazzatura, l’orbita geostazionaria è quella più “frequentata”, contando ogni anno 200 nuovi arrivi. La maggioranza
della spazzatura si trova però nelle orbite più basse, in cui
sono presenti anche numerosi satelliti scientifici di osservazione e la Stazione Spaziale Internazionale. Negli ultimi anni
i detriti sono aumentati vertiginosamente, tanto che i veicoli spaziali, e la Stazione Spaziale Internazionale, sono stati
equipaggiati con particolari protezioni per arginare il rischio
e le conseguenze di collisioni. Rimangono invece pericolosamente esposte le attività extra-veicolari degli astronauti. La
prima e più grande formazione di detriti spaziali dovuta ad
una collisione è avvenuta il 10 febbraio 2009 quando il satellite inattivo Cosmos 2251 ed il satellite operativo Iridium 33
si sono scontrati a 789 chilometri di altezza sopra la Siberia
settentrionale proiettando nello spazio 1.500 detriti, schizzati
alla velocità di 4,8 miglia al secondo.
55
All’inizio di quest’anno l’ultimo censimento degli oggetti
identificabili nello spazio ha raggiunto le 10.000 unità, inclusi satelliti morti, pezzi di razzi lanciati e detriti lasciati da
esplosioni e test spaziali. Nei prossimi anni le cose tenderanno a peggiorare, secondo gli ultimi dati della Nasa sono pari
a 5500 tonnellate i detriti di dimensioni superiori ai 10 centimetri e per assurdo anche bloccando i lanci spaziali oggi il
numero continuerebbe ad aumentare a causa delle collisioni
fra quelli già esistenti.
Il 27 marzo 2007 un detrito proveniente da un satellite spia
russo ha sfiorato pericolosamente un Airbus A340 della LAN
Airlines, con a bordo 270 passeggeri, in volo tra Santiago del
Cile ed Aucklan. La stessa ISS lo scorso 13 marzo 2009, è
stata messa in stato di allerta, con l’equipaggio pronto a evacuare per il rischio di collisione con un frammento di detrito
orbitale.
Il Comando Strategico degli Stati Uniti è in possesso di un
catalogo contenente circa 13.000 oggetti, e l’osservazione dei
dati raccolti è tenuta aggiornata attraverso una serie di radar e telescopi terrestri nonché attraverso telescopi spaziali.
Tuttavia, la maggior parte dei detriti rimangono inosservati.
Ci sono più di 600.000 oggetti di dimensioni superiori a 1
cm in orbita in base ai dati dell’ESA Meteoroid and Space
Debris Terrestrial Environment Reference. Altre fonti di conoscenza sull’entità dei rifiuti spaziali provengono dall’ESA
Space Debris Telescope, dal radar Haystack, dal radar Cobra
Dane e dall’Orbital Debris Observatory della NASA. I dati
raccolti vengono utilizzati per validare i modelli dell’ambiente dei detriti, come l’ESA-MASTER. Un altro metodo per
una conoscenza maggiore del problema risiede nel recupero
di detriti spaziali in modo da ottenere preziose informazioni
sui frammenti sub millimetrici. Ad esempio il satellite LDEF
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SPACEMAG
Cultura
rilasciato dallo Space Shuttle Challenger, missione STS-41-C
e recuperato dallo Space Shuttle Columbia, missione STS32 dopo 68 mesi in orbita ha consentito, attraverso l’attento
esame delle sue superfici, di analizzare la distribuzione e la
composizione del flusso di detriti. Anche il pannello solare
del Telescopio Spaziale Hubble, recuperato durante la missione STS-61 dallo Space Shuttle Endeavour, è un’altra fonte
importante di informazione sui detriti spaziali.
A livello internazionale si è pensato a possibili strategie di
riduzione, ipotizzando due possibili soluzioni. La prima riguarda il recupero dei rifiuti, coadiuvato da una quanto più
esatta localizzazione dei frammenti vaganti, limitando così il
rischio di eventuali collisioni. La seconda soluzione invece
consiste nell’individuazione e nella comunicazione da parte
dei Paesi membri dell’esatto posizionamento dei propri satelliti, anche militari, o di eventuali rifiuti, in modo da evitare
gran parte della dispersione dei frammenti. Per limitare il
problema delle collisioni accidentali con i rifiuti spaziali è necessario dunque un sistema globale integrato per non ridurre
ad una vera e propria discarica l’orbita terrestre □
L’Orbital Debris Observatory della NASA situato in
New Messico, USA
The dangers of a space bin
56
Spacerubbish, too many, too small, still growing
W
aste disposal is a major problem for urban
areas on Earth but it is a growing concern to
space activities. In sixty years of space exploration Earth is surrounded by discarded items, only 10,000
of them identified. Most of it is small scale metal junk,
though some historical relics would fetch good prizes on
Amazon.com: a glove lost by Astronaut Edward White in
the first extra-vehicular activity (Gemini 4), the camera
slipped from the hands of Astronaut Michael Collins
(Gemini 10), thrash bins ejected by Mir’s Soviet Cosmonauts, tools left in orbit by Astronaut Heidemarie M.
Stefanyshyn-Piper (STS-126 Mission).
Orbits surrounding our planet are crowded by more than
19,000 objects. Only 900 of them are satellites (more
than one third still ‘alive’). Geostationary orbits are the
most used ones with 200 new entries yearly. Most of
thrash though is on the lower orbits. To avoid collisions
new space vehicles are equipped with special protection techniques but Astronauts’ extravehicular activity is
difficult to safeguard.
Things will grow worse in the next years according to
Nasa just because of collisions: on one occasion 1500
fragments were shot in space at a speed of 4,8 M/s by
the collisionof a ‘dead’ Cosmos 2251 with a ‘live’ Iridium
33 on Feb. 2009. On March 27, 2007 the debris of a
Russian Spy Satellite just missed an Airbus A340 fyingover the Pacific Ocean, and n March 13, 2009 an ISS
Collision alert forced the ISS crew to a possible emergency evacuation.
Even if USA Strategic Command keeps track of flying debris it is impossible to control a mass of 600,000
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larger than 1cm items orbiting the Earth. By observing
spaceships surfaces a lot of infornation can be gathered
on the impact of millimetric debris. But the answer is
twofold: first, thrash collecting and larger objects exact
localization, second, all countries should make available
full information on their satellites and respective debris.
Space is too important to be turned into a gigantic bin □
Cultura
Il segreto dell’origine
dell’universo
L’ultimo libro del fisico inglese Stephen Hawking brilla solo
per l’operazione pubblicitaria con cui è stato lanciato
di Piero Benvenuti*
L
’uscita del nuovo libro divulgativo scritto dal fisico inglese Stephen Hawking in collaborazione con Leonard
Mlodinow “The Grand Design”, è stata preceduta da
un’operazione pubblicitaria in grande stile, che ha fatto leva
su alcune affermazioni ad effetto degli autori: “Non è necessario invocare l’intervento di Dio per spiegare l’origine
dell’Universo”. In verità tale incursione di un fisico nella teologia non è per nulla una novità, ricalca quasi pedissequamente la famosa risposta data da Laplace a Napoleone e dal
punto di vista teologico non è oggi per nulla interessante,
tanto da poterla tranquillamente ignorare. Ma dal punto di
vista mediatico gli editori hanno fatto centro, scatenando
una ridda di commenti apparsi su quasi tutti i principali
quotidiani internazionali che hanno gratuitamente prodotto
un’enorme aspettativa per il nuovo libro.
Tralasciando, per i motivi esposti, le diatribe teologiche,
avremmo sperato che almeno dal punto di vista scientificodivulgativo il libro fosse utile al lettore interessato a comprendere i recenti sviluppi della cosmologia. Purtroppo chi
avesse questa speranza, se ne andrà
completamente deluso e possibilmente irritato dopo aver letto questo
libretto di 181 pagine. Appare subito evidente che lo scopo del libro è
quello di convincere il lettore che gli
autori hanno finalmente individuato
la Teoria del Tutto, cioè un modello
teorico in grado di spiegare, senza
riferimenti esterni, tutta la realtà.
Gli autori ci informano sin dall’inizio che questa teoria ha un nome,
Teoria M (M-Theory), e, anche se
ammettono che non è chiaro perché
si sia scelta la lettera M piuttosto che
H, Z o Q, ci promettono di spiegare poi di cosa si tratti e perché essa
possa essere considerata da tanto
ricercata “Theory of Everything”.
Peccato che dopo aver letto e riletto
il libro da capo fondo non sia possibile trovare in alcun passaggio tale
spiegazione e soprattutto su che base
fisica-sperimentale o semplicemente
logico-filosofica, il lettore possa dar
fede a tale affermazione.
Anzi, per sgombrare subito il campo
da possibili fastidiose interferenze, gli autori dichiarano già
all’inizio del primo capitolo che “la filosofia è morta” (pag.
5) e che oggi sono gli scienziati ad aver raccolto la fiaccola
che illuminerà la conoscenza umana. Per cercare di offrire
qualche giustificazione a questo loro sorprendente epitaffio,
si avventurano in una improbabile storia della filosofia antica, basata su sporadici episodi più folcloristici che storici.
Sotterrata in questo modo la filosofia classica, gli autori possono tranquillamente affermare (pag. 42):” …non esiste un
concetto di “realtà” indipendente dalla teoria o dal modello
che la descrive. Noi invece adottiamo ciò che chiameremo
realismo modello-dipendente”. Secondo gli autori quindi,
la realtà non esiste in forma oggettiva, ma si compenetra
consustanzialmente con il modello o la teoria che la descrive,
modificandosi con la loro evoluzione e “congelandosi” solo
quando si sarà trovato, come dichiara il titolo, il “Disegno
Grandioso”. Sembra che una nuova filosofia sia rinata dalle
ceneri dell’antica…
Dimenticando, con molta buona volontà, questi equilibrismi
filosofici, siamo andati alla ricerca
delle informazioni sulla nuova cosmologia proposta da Hawking e
Mlodinow, ma, pur trovando una
descrizione degli elementi costitutivi della fisica moderna (Relatività, Fisica quantistica), abbiamo
più volte perso il filo logico che
dovrebbe condurci alla comprensione, sia pur a livello divulgativo,
della famosa Teoria-M. Troppe
sono le apparenti contraddizioni e
i salti logici che costellano il libro
e che rimandano ad una successiva spiegazione o chiarimento che
però non arriva mai. Anzi l’acme lo
si raggiunge alla fine del libro, dove
negli ultimi due paragrafi ogni frase contraddice la precedente e la
seguente. Sembra di vivere una
caricatura del principio di autorità:
lo affermo io, quindi è vero.
Un’ulteriore caratteristica negativa
di questo libro è che sembra non
aver stabilito all’inizio a quale popolazione di lettori volesse rivolgersi. Per esempio la descrizione
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Culture
dei diagrammi di Feynman nel capitolo 5 e il concetto di
somme infinite sui processi virtuali subatomici, presume,
per poter essere compresa, una discreta base di conoscenze
di fisica moderna. Nel capitolo 7 invece, il lettore viene informato che le ellissi sono dei “cerchi schiacciati” (squashed
circles). Il lettore completamente digiuno di fisica e matematica si perderà nei meandri delle somme infinite senza
capirci nulla, mentre quello più “educato” si irriterà. In questo modo il libro non è utile a nessuno. Parlando di ulteriori
motivi di irritazione, dobbiamo infine rilevare che il libro
è letteralmente costellato di freddure che, nelle intenzioni
degli autori, dovrebbero rendere la lettura più lieve, ma in
realtà la appesantiscono senza far ridere nessuno. Un esempio? “…nella visone biblica, Dio non solo ha creato le leggi
[di natura], ma può anche essere richiesto da chi lo prega
di fare delle eccezioni – guarire un malato terminale, por
fine ad un periodo di siccità, o reintrodurre il “croquet” tra
i giochi olimpici”.
Non pensiamo che Stephen Hawking sia il principale responsabile di un prodotto così scadente e spiace vederlo
coinvolto, probabilmente a sua insaputa, in una cinica operazione commerciale, ma il consiglio per il lettore seriamen-
Stephen Hawking durante la simulazione di assenza
di gravità presso la Zero Gravity Corporation
te interessato alla moderna cosmologia è quello di investire
le proprie risorse in altri libri divulgativi più seri e meno
arroganti che, fortunatamente, non mancano □
* Dipartimento di Astronomia dell’Università di Padova e
componente del CdA dell’ASI
A not so Grand Design,
too much complicated
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Steven Hawking this time misses the mark
“
It is not necessary to invoke God to light the blue
touch paper and set the universe going”. This passage has been used extensively in advertising the
latest popular book on space written by the British Astrophysic Stephen Hawking in cooperation with Leonard
Mlodinow, the quotation being actually a paraphrase
of a Laplace famous answer to an enquiring Napoleon
about the absence of God in the French astronomer’s
works. Because of its effectiveness, the quotation
helped building up a worldwide ‘attente’ on Hawking’s
work. Leaving theology aside, we thought that this 181
pages booklet would help readers on the slippery path
of the latest cosmological discovers. Alas, such is not
the case.
Deluded readers will have much cause for irritation.
Apparently the authors’ aim is to promote their final
discover, i.e. the Theory of Everything, named by them
M-Theory for undisclosed reasons. M-Theory should
explain everything in our Cosmos from the inside. But no
scientific explanation is offered, nor a logical or philosophical one.
As a matter of fact, to clear the field and avoid misunderstandings, the authors state right in the first chapter
that philosopy is dead and the torch of knowledge has
been passed over to scientists and only them. After having cursorily disposed of the whole Classical Philoso-
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phy heritage, they go on affirming that no reality exists
outside the theory or the model used to describe it; it will
become full reality only when the Grand Design will be
unveiled. They will therefore adopt temporarily what they
define ‘a model-dependent realism’.
Even with a certain semantic difficulty we looked for information on the authors’ new cosmology and found the
usual elements of modern physics such as Relativity and
Quantum Theory. But we must confess that we kept losing the thread and did not succeed in understanding the
mechanism of the M-Theory. In the last pages indeed we
found many contradictions.
A last remark: it is unclear what kind of readers are
targeted. For instance the Feynman diagrams description in chapter 5 and the concept of infinite sums on
the subatomic virtual processes suppose a quite deep
knowledge of modern physics. In chapter 7, viceversa,
ellipses are defined as ‘squashed circles’. Both educated and uncultured readers are likely to be offended.
We found particularly unnerving many presumedly funny
passages intended to lighten the topic but quite missing
the mark. It is quite sad to see the revered Hawking’s
name on it, but in our judgement, frankly writing, we
think that this book is utterly useless. Readers interested
in modern cosmology luckily enough have other, more
enjoyable reference works on their bookstore shelf □
Cultura
Le domande
di “Moon”
Nonostante la
tecnologia ci sono
sempre dei limiti etici
di Mariano Bizzarri
È
destino che i film importanti subiscano
una sorta di rapida eclissi per essere poi
prontamente rimossi dal circuito cinematografico. Qualcosa del genere è accaduto
a Moon, uscito nelle sale italiane nel 2009
ed immesso nell’home video circuitry solo
da pochi mesi. Diretto da Duncan Jones (il
figlio di David Bowie), Moon torna ad avvolgerci nelle indimenticabili atmosfere di 2001
Odissea nello Spazio, lasciandoci in bocca il
sapore agrodolce di epopee indimenticate,
quali quelle di Spazio 1999 e di Solaris. La
trama è presto detta: Sam Bell è un astronauta
che da tre anni lavora sulla Luna dove, per
conto di una onnipotente multinazionale,
viene raccolta l’energia pulita da cui dipende
la Terra. Il pianeta ha recuperato un proprio
equilibrio ecologico proprio grazie all’energia
(solare? Ottenuta dall’Elio-3?) che é raccolta sul
lato oscuro della Luna. Le operazioni sul satellite del
pianeta sono pressoché completamente automatizzate
e gestite da un solerte ed affettuoso sistema robotizzato che risponde al nome di Gerty, una sorta di versione
“umanizzata” di Hal, il computer di Odissea nello Spazio.
Di questo scenario (apparentemente) idilliaco, non fa tuttavia parte Sam Bell. Come avrà modo di scoprire grazie
ad un incidente fortuito, egli è in realtà un clone dell’originale destinato ad essere comunque sostituito e rimpiazzato
da uno dei tanti replicanti che attendono - ibernati - nel
sottosuolo della base. Uno di questi viene per errore risvegliato proprio perché Gerty dà per scontata la morte del
precedente operatore che viene invece recuperato e salvato
- ironia della sorte! - dal suo stesso avatar. La relazione tra
le due “copie” si snoderà lungo il percorso di un rapporto inizialmente conflittuale per evolvere quindi in muta
complicità, una volta che ciascuno si sarà riappropriato di
una “nuova” identità. Insieme i due progetteranno un
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Culture
“Moon”, the movie,
a few questions
Sci-Fi leads the way again
foreseeing the future
S
60
ome really good movies are strangely doomed:
even if they are significant, they just fade quickly
into the background and get lost. “Moon” directed by David Bowie’s son, Duncan Jones - was
distributed in Italy in 2009 and entered the home
video circuit a few months ago. But it was very good,
reenacting the incredible atmospheres of cult movies like “2001: A Space Odyssey”, “Space 1999”
and the immortal “Solaris”. The story is only apparently complicated: Sam Bell works as an astronaut
on a Moon base shipping back to Earth the energy
captured on the Dark Side. He works solo for a big
multinational Company, assisted only by a friendly
(Remember HAL?) computer, maybe too much friendly
after all. When an accident occurs outside the base,
Bell discovers by mere chance that he is not the
‘real’ Bell (who is happily gone back to Earth) but his
clone, about to be replaced by another clone since
he is considered dead in a crash. Enless Bell’s clones
are stored underground and are replaced every three
years. The two Bell clones develop a close relationship and work together to unmask the evil Company
operating the system: only one of them will go back
eventually. The story, the characters, the play, the
dialogue highlight a full range of themes and topics
closely related to Space human exploration and to
technological upper hand in the process. Confinement
and isolation being the conditions of long space voyages, “Moon” leading character (better to say the two
of them) follows the path of hallucination, estrangement and confusion traced originally by “Solaris”,
up to the discover of being a clone: here alienation
reaches its utmost but still in a way clones can never
be completely identical. This is a sort of revanche of
the living matter however on genetics’ rigid determinism: it is not a totally unfounded argument and
biologists are tackling it in a way. The movie does not
offer solutions, just sows doubts provoking a deeper
reflection on technology and its hidden potential
dangers. The old theme of a possible conflict between
Man and the Machine cannot be overlooked just for
progress’ sake and the manned race to space cannot
be pursued within a merely utilitaristic logic, just as is
is unconceivable to produce robotic clones of human
beings (for movielovers and SF fans the problem was
raised in the movie “The 6th day”). One can affirm that
there are no limits to the technologically possible, but
nevertheless there are some ethic boundaries not to
be trespassed. The core question in “Moon” is just
this: are we sure that what are we planning today for
tomorrow will be right when tomorrow arrives? □
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piano di fuga per far sì che almeno uno possa tornare sulla
Terra ed informare il Mondo di quanto avvenga sulla stazione lunare.
Lo svolgimento dell’azione costituisce lo sfondo per accennare, per suggerire - più che sviluppare - una serie di tematiche e preoccupazioni intimamente legate alla esplorazione
umana dello spazio e all’uso della tecnologia. In controtendenza rispetto alle questioni affrontate dalla cinematografia
di Science Fiction degli ultimi anni, Moon torna a parlare
delle ambiguità e delle insidie inerenti il sconfinamento e
l’isolamento che inevitabilmente accompagna i soggiorni
prolungati nello spazio. È il tema di Solaris, che qui è ripreso ed amplificato, mostrando come l’identità personale possa facilmente frastagliarsi quando si è sottoposti a mansioni
operative impersonali e ripetitive in un contesto di protratta
solitudine. Scoprire di essere un clone di se stesso porta l’alienazione alle estreme conseguenze, anche se paradossalmente
innesca un processo di ricostruzione identitario che consente
alle due copie di vedersi come comunque diverse l’uno rispetto all’altro. Per quanto cloni, i due Sam Bell non sono infatti
propriamente identici: emergono differenze sottili nella emotività, nel carattere, nella disposizione mentale, quasi a voler
sottolineare la rivincita dei processi stocastici che presiedono
Un fotogramma del film diretto da Dunkan Jones
ed interpretato da Sam Rockwell
all’auto-organizzazione della materia vivente sul rigido (ed in
realtà aleatorio) determinismo della “programmazione” genica. L’argomento è di vaglia e sta attualmente agitando il dibattito in seno alla Biologia; ma ancora una volta, la pellicola
si limita a suggerire e ad accennare, lasciando allo spettatore
il compito di portare a maturazione i semi del dubbio che
vengono disseminati con sapienza e circospezione. L’invito
è alla meditazione su tendenze latenti in alcuni percorsi di
sviluppo tecnologici oggi non sufficientemente avvertiti, ma
che probabilmente rischiano di entrare in rotta di collisione
con esigenze e caratteri di ciò che chiamiamo “Umanità” e
che in nessun caso potrebbero essere coartati all’interno di
una logica meramente utilitaristica del cosiddetto progresso.
Non può esistere un manned race to space “comunque” conseguibile, così come non è concepibile che si possano realizzare - “costi quel che costi” - copie robotizzate di se stessi (un
tema peraltro sviluppato nel film Il Sesto giorno). Infatti, pur
ammettendo che non esistano limiti a ciò che è tecnologicamente possibile, ciò nondimeno permangono limiti etici a
ciò che è realizzabile. L’interrogativo che Moon lascia sospeso
è proprio questo: siamo certi che tutto ciò che stiamo predisponendo oggi, vada domani nella giusta direzione? □
Cultura
Lo spazio in streaming
L’Agenzia spaziale italiana accende i riflettori nello
spazio: nasce AsiTV.it
61
di Manuela Proietti*
P
erché si va nello spazio? Cos’è la materia oscura? Qual
è il ruolo dell’Italia nell’avventura spaziale? Sono solo
alcune delle domande a cui si può trovare risposta
digitando www.asitv, la Tv on line dell’Agenzia Spaziale
Italiana. Notizie, divulgazione e curiosità direttamente dai
protagonisti delle missioni spaziali, da chi in orbita ci è stato
e da chi da dietro le quinte lavora per rendere il sogno della
conquista dello spazio una realtà. AsiTV è la prima WebTV
italiana interamente dedicata allo spazio e l’ultima iniziativa
dell’ASI nel settore della comunicazione che va affiancarsi
al sito dell’Agenzia (www.asi.it) con l’obiettivo di restituire un’informazione il più possibile completa e accurata sui
programmi spaziali che vedono l’Italia avere sempre di più
un ruolo da protagonista. Ma non solo. AsiTv è anche una
fonte sempre aggiornata di notizie che arrivano dal mondo
dello spazio, una finestra sulla attività svolte dalle varie agenzie a livello internazionale. AsiTV.it non parla agli addetti ai
lavori ma agli appassionati e ai curiosi che desiderano sapere
di più sull’affascinante mondo che inizia oltre l’atmosfera
terrestre e lo fa utilizzando il linguaggio tipico della televisione di oggi, quello dei formatTV veloce, immediato e
riconoscibile.
La redazione in collaborazione con un gruppo di scienziati
realizza veri e propri programmi TV a tema, come Pulsar, il
primo videomagazine italiano ad occuparsi esclusivamente
di spazio, on line ogni lunedì per raccontare le notizie della
settimana. O come “Le parole dell’Universo” il format di-
vulgativo che spiega ad ogni puntata un “pezzo” di spazio:
dal Big Bang ai buchi neri passando per la Luna e la radiazione elettromagnetica.
Ogni video tratta una parola “spaziale” che sommandosi
trasformano il canale in una sorta di video-enciclopedia on
demand dello spazio a disposizione dell’utente 24h su 24.
Per sapere cosa significa vivere in assenza di gravità o essere
“lanciati” nello spazio ci si può sintonizzare sul canale “Zero
Gravity, vita da astroanauta” il format che passa il microfono
a chi ha indossato la tuta spaziale per scoprire direttamente
dalle voci dei protagonisti il racconto di un’esperienza unica
quale è quella di “fare un giro” sullo Shuttle o di un soggiorno sulla Stazione Spaziale Internazionale, in un viaggio alla
scoperta dei retroscena di uno tra i mestieri più affascinanti
del mondo.
Il trasferimento tecnologico è invece il tema di “Space Reloaded”, perché forse non tutti sanno che molte delle tecnologie che utilizziamo quotidianamente come i navigatori satellitari o i sensori CCD delle moderne reflex digitali traggono
origine da applicazioni pensate per lo spazio e poi “trasferite”
a terra. In “Satellite con vista” la Terra viene “spiegata” attraverso le immagini della costellazione COSMO-SkyMed,
il sistema satellitare tutto italiano che grazie alla tecnologia
radar riesce a “vedere” dove l’occhio dei telescopi ottici non
arrivano. www.asitv.it lo spazio a portata di click □
* URP ASI
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Glossario
AGILE: satellite dell’ASI per localizzare sorgenti gamma
EADS Astrium: una compagnia aerospaziale del
AIAD: Federazione Aziende Italiane per l’Aerospazio, la
Difesa e la Sicurezza
Enel: l’azienda principale in Italia e la seconda in Europa
con risoluzione eccellente e di analizzare i dati in modo rapido, così da fornire i risultati per una diffusione veloce alla
comunità scientifica.
AIPAS: Associazione delle Imprese per le Attività Spaziali
Ariane 5: E’ un lanciatore sviluppato e costruito sotto
autorizzazione dell’Agenzia Spaziale Europea dalla EADS
SPACE Transportation, il contrattista principale nonché capofila di molti sub appaltatori. Le operazioni di lancio e di
marketing sono gestite dalla Arianespace, una sussidiaria
dell’ESA che utilizza come base di lancio il Centre Spatial
Guyanais a Kourou nella Guiana Francese.
ASAS: costituita da alcune tra le più significative imprese del settore, intende valorizzare le applicazioni e i servizi
basati sulle tecnologie spaziali e la capacità, che queste
hanno, di portare dallo Spazio alla Terra le potenzialità di
questo settore e di contribuire all’innovazione tecnologica
del Paese.
ASI: Agenzia Spaziale Italiana
BIC Lazio: società regionale istituita con la legge 35/90,
che sostiene lo sviluppo del territorio regionale attraverso
dei servizi per la creazione di nuove imprese e il potenziamento di quelle esistenti.
62
Cassini-Huygens: missione realizzata in collaborazione tra NASA, ESA ed ASI, ha come scopo lo studio
di Saturno e del suo sistema di satelliti ed anelli con particolare riguardo al satellite Titano. La missione è partita
nell’Ottobre 1997, e, dopo un viaggio di sette anni, l’orbiter
Cassini e la sonda Huygens hanno raggiunto il sistema di
Saturno nel luglio 2004 e la sonda Huygens è f atterrata
sulla superficie di Titano il 14 gennaio 2005. La missione ha
completato il suo primo ciclo di osservazione di Saturno e
del suo sistema di satelliti nel giugno 2008, ma è già stata
estesa fino al 2012.
CNES: Centre National D’Etudes Spatiales
CNSA: Cina National Space Administration
Cosmo-SkyMed: è il primo sistema duale - civile e
militare - di satelliti radar di osservazione terrestre; il sistema è promosso dall’Agenzia Spaziale Italiana e dal Ministero della Difesa.
Cosmos: è la denominazione utilizzata in passato
dall’Unione Sovietica, e oggi dalla Russia, per indicare la
missione per la messa in orbita di un generico satellite. Il regime sovietico era solito indicare, con una denominazione
ufficiale, esclusivamente missioni concluse con successo.
Le missioni che comportarono insuccessi vennero di norma
nascoste all’opinione pubblica, e le missioni di collaudo camuffate sotto l’unica denominazione di Cosmos.
CSA: Canadian Space Agency
Dawn: una missione basata su una sonda senza equi-
paggio sviluppata dalla NASA per raggiungere ed esaminare gli asteroidi Cerere e Vesta. Dawn è stata lanciata il 27
settembre 2007 e sarà la prima sonda che orbiterà intorno
a due diversi corpi celesti.
DLR: German Aerospace Centre
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gruppo EADS dedicata ai sistemi e servizi spaziali in ambito civile e militare. Nel 2008 Astrium ha fatturato 4,3 miliardi
di euro. I suoi 15000 dipendenti sono distribuiti in Francia,
Germania, Regno Unito, Stati Uniti e Paesi Bassi.
tra quelle fornitrici di energia elettrica.
ESA: European Space Agency
ESA Space Debris Telescope: telescopio
dell’Agenzia Spaziale Europea dedicato alla catalogazione
dei detriti spaziali.
ESRIN: centro dell’Agenzia Spaziale Europea per l’Osservazione della Terra, è uno dei 5 centri ESA specializzati
che si trovano in Europa. Il centro è situato a Frascati, una
cittadina situata 20 km a sud di Roma, conta uno staff internazionale di circa 500 addetti e fu fondato nel 1966. Le prime acquisizioni di dati da satelliti ambientali iniziarono negli
anni settanta e, grazie agli aspetti unici delle sue attività,
l’ESRIN rappresenta oggi la “finestra ESA” sugli utenti.
Fermi-Glast: missione che fa parte del program-
ma della NASA sullo studio della Struttura ed Evoluzione
dell’Universo e del programma di ricerca di fisica fondamentale senza acceleratori del DOE (USA). La missione
è inoltre supportata da programmi di fisica ed astrofisica
in numerosi paesi partner come Francia, Germania, Italia,
Giappone e Svezia.
Finmeccanica: è un gruppo italiano attivo prevalentemente nella difesa e nell’aerospazio; negli ultimi decenni
ha progressivamente assorbito quasi tutte le aziende italiane attive in questi settori, espandendosi in modo significativo anche all’estero.
Gemini 4: fu una missione nello spazio con equipaggio
nel corso del programma Gemini degli Stati Uniti d’America.
Una programma, condotto durante il periodo 1963-1966,
che è stato il terzo di volo umano nello spazio intrapreso
dagli USA. Pur essendo stato il terzo programma in ordine
cronologico ad essere iniziato, venne concluso prima del
lancio della prima missione del programma Apollo.
Gemini 10: fu una missione nello spazio con equipaggio
nel corso del programma Gemini degli Stati Uniti d’America.
Una programma, condotto durante il periodo 1963-1966,
che è stato il terzo di volo umano nello spazio intrapreso
dagli USA. Pur essendo stato il terzo programma in ordine
cronologico ad essere iniziato, venne concluso prima del
lancio della prima missione del programma Apollo.
INFN: Istituto Nazionale di Fisica Nucleare
JAXA: Japan Aerospace Exploration Agency
Kepler: satellite artificiale dalla NASA costituito da un fotometro e messo in un’orbita eliocentrica parzialmente sovrapposta a quella terrestre. Sarà il primo strumento capace di cercare pianeti della dimensione della Terra e anche
più piccoli al di fuori dei confini del sistema solare. Esso infatti sarà in grado di osservare la luminosità di oltre 100.000
stelle per più di quattro anni. Osservando tale luminosità si
potranno identificare eventuali pianeti grazie al metodo del
transito.
ICBM: missile per il trasporto a lungo raggio di ordigni
nucleari che, utilizzando una traiettoria balistica, raggiunge
altezze significative, inclusa una parte di volo sub-orbitale
e traiettorie parzialmente orbitali. Un ICBM si distingue da
altri missili balistici come gli IRBM o gli SRBM per la gittata
sensibilmente maggiore, che è spesso limitata da accordi
politici e di controllo delle armi.
INFN: Istituto Nazionale di Fisica Nucleare
Intesa Sanpaolo: è un istituto bancario italiano at-
tivo dal 2 gennaio 2007, nato dalla fusione tra Banca Intesa
e Sanpaolo IMI. Ha sede legale a Torino e sede secondaria
a Milano.
Haystack: radar della Nasa situato a Boston. Si tratta
di uno dei più potenti al mondo: può rivelare un oggetto di
1 cm a 1000 km di altezza.
IIT: Istituto Italiano di Tecnologia
Iridium 33: satellite per le telecomunicazioni americano. Il 10 febbraio 2009 è entrato in collisione con il satellite
spia russo Cosmos 2251. È stata la prima collisione spaziale tra satelliti in orbita.
ISRO: Indian Space Research Organization
ISS: International Space Station, rappresenta un avamposto permanente della presenza umana nello spazio, è
abitata continuativamente dal 2 novembre 2000 da almeno
2 astronauti.La ISS è un progetto congiunto di 5 agenzie
spaziali: CSA, ESA, ASI, JAXA, RKA e NASA. La stazione
spaziale si trova in una orbita attorno alla Terra ad un’altitudine di circa 350 km, in quella che viene normalmente definita Leo (low Earth orbit). L’altezza dell’orbita può variare di
qualche chilometro a seconda della resistenza atmosferica.
L’orbita ha un periodo di circa 92 min
LDEF: Un satellite della NASA chiamato Long Duration
Exposure Facility (LDEF) lanciato in orbita per studiare gli
effetti a lungo termine della collisione con detriti spaziali. Il
satellite LDEF è stato poi riportato da terra da uno shuttle
per l’analisi dei risultati.
Mir: Fu una stazione spaziale del tipo modulare, cioè
composta da diversi moduli lanciati separatamente e successivamente assemblati nello spazio, prima sovietica, e
poi russa. L’assemblaggio infatti iniziò il 20 febbraio 1986,
però il suo completamento impegnò oltre un decennio. La
Mir venne considerata, dopo il lancio del primo satellite artificiale e del primo volo umano nello spazio di Jurij Gagarin
come ulteriore successo di prestigio del programma spaziale sovietico. La stazione fece il suo rientro programmato
in atmosfera il 23 marzo 2001.
NASA: National Aeronautics and Space Administration
OHB-System: azienda tedesca con sede a Bremen,
nel nord della Germania che opera nel settore aero-spaziale.
Orbital Debris Observatory: osservatorio
della Nasa che si occupa di tracciare e mappare i detriti in
orbita.
PMM: Permanent Multipurpose Module, componente del-
la Stazione spaziale Internazionale ottenuto modificando
uno dei tre Moduli logistici pressurizzati (Mplm), Leonardo,
in modo che possa essere agganciato in modo permanente
alla stazione orbitale.
Patto di Varsavia: fu un’alleanza militare tra i paesi del Blocco Sovietico intesa a organizzarsi contro l’avversaria Alleanza Atlantica NATO, fondata nel 1949. Il trattato
fu elaborato da Nikita Khruščëv nel 1955 e sottoscritto a
Varsavia il 14 maggio dello stesso anno. I membri dell’alle-
anza promettevano di difendersi l’un l’altro in caso di aggressione. Il patto giunse a termine il 31 marzo 1991 e fu
ufficialmente sciolto durante un incontro tenutosi a Praga il
1º luglio successivo.
PMI: piccole e medie imprese, aziende le cui dimensioni
rientrano entro certi limiti occupazionali e finanziari prefissati. Per questa ragione, ed anche per le oggettive difficoltà
di attrarre capitali, Stati e Regioni di solito mettono in atto
politiche di sostegno verso la PMI.
RKA: Agenzia Spaziale Russa
Rosetta: una missione sviluppata dall’Agenzia Spazia-
le Europea e lanciata nel 2004 con l’obiettivo di studiare la
cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko. La missione è formata di due elementi: la sonda vera e propria e il lander
Philae.
Scuola Superiore Sant’Anna: una scuola
superiore universitaria italiana con sede a Pisa. Opera nel
campo delle scienze applicate (Scienze economiche, Scienze giuridiche e Scienze politiche per la Classe di Scienze
sociali e Scienze agrarie, Scienze mediche, Ingegneria industriale e dell’informazione per la Classe di Scienze sperimentali).
Space Shuttle: Space Transportation System (Sts),
è l’unico modello di veicolo spaziale degli Stati Uniti attualmente in attività e la sua particolarità è la parziale riutilizzabilità. Infatti è stato progettato per effettuare in sicurezza
circa un centinaio di voli spaziali sostituendo solo alcune
parti ausiliarie.
Sputnik 1: fu il primo satellite artificiale in orbita nella
storia. Venne lanciato il 4 ottobre 1957 dal cosmodromo
di Baikonur, nell’odierno Kazakistan, grazie al vettore R-7
(Semyorka). In russo la parola Sputnik significa compagno
di viaggio, inteso come satellite in astronomia.
Sputnik 2: fu il secondo satellite artificiale entrato in
orbita della storia. Venne lanciato il 3 novembre 1957, a un
mese di distanza dal primo satellite della storia, lo Sputnik
1.
Telecom Italia: è la principale azienda italiana di
telecomunicazioni che offre in Italia e all’estero servizi di telefonia fissa, telefonia cellulare, telefonia pubblica, telefonia
IP, Internet e televisione via cavo (in tecnologia IPTV).
Telescopio Spaziale Hubble: è un telescopio posto negli strati esterni dell’atmosfera terrestre, a circa
600 chilometri di altezza, in orbita attorno alla Terra. È stato
lanciato il 24 aprile 1990 con lo Space Shuttle Discovery
come progetto comune della NASA e dell’ESA. Il telescopio può arrivare ad una risoluzione angolare migliore di 0,1
secondi d’arco. L’HST è così chiamato in onore di Edwin
Hubble, astronomo statunitense. È prevista una sinergia
con il prossimo Telescopio Spaziale James Webb (JWSP)
nel 2014.
Thales Alenia Space: società nata da Alcatel
Alenia Space dopo che il gruppo Thales ha acquistato l’intera partecipazione del gruppo francese Alcatel nelle due
joint-venture con Finmeccanica (Alcatel Alenia Space e Telespazio). È controllata da Thales con il 67% e da Finmeccanica con il 33%.
Vostok 1: fu la prima missione con equipaggio umano
svoltasi nel corso del programma sovietico di esplorazione
spaziale Vostok nonché il primo volo umano nello spazio in
assoluto. Il 12 aprile 1961 il cosmonauta Jurij Alekseevič
Gagarin divenne il primo essere umano ad orbitare intorno
alla Terra.
2010
Numero 3
SPACEMAG
63
Indice dei nomi
Arthur Clarke: autore di fantascienza e inventore britannico.
Caroline Kennedy: avvocato statunitense, figlia dell’ex Presidente John F. Kennedy
David Bowie: cantante, polistrumentista e attore britannico
Dimitri Malaschenkov: scienziato russo
Duncan Jones: regista britannico
Heinrich Wilhelm Olbers: medico e astronomo tedesco
J.E. Lovelock: scienziato ed ambientalista indipendente
John Kennedy: 35º presidente degli Stati Uniti
Jurij Gagarin: cosmonauta e aviatore sovietico
Leonard Mlodinow: fisico e scrittore statunitense
Leonid Il’ič Brežnev: presidente del Praesidium del Soviet supremo dell’URSS
Luigi Pasquali: Presidente e Amministratore Delegato di Thales Alenia Space Italia
Neil Armstrong: astronauta e pilota aeronautico statunitense
Nikita Sergeevič Chruščëv: premier dell’Unione Sovietic
Oleg Gazenko: scienziato russo
Richard Milhous Nixon: 37° presidente degli Stati Uniti
Sally Ride: astronauta americana
Salvatore Pignataro: professore universitario
Stephen Hawking: matematico e astrofisico britannico
Valentina Vladimirovna Tereškova: cosmonauta e politica sovietica
64
SPACEMAG
Numero 3
2010
spacemag.it
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