Notizie testimonianze proposte per gli amici dei missionari BURUNDI CAMERUN CIAD CONGO R. D. MOZAMBICO SIERRA LEONE BANGLADESH FILIPPINE GIAPPONE INDONESIA TAIWAN AMAZZONIA BRASILE COLOMBIA MESSICO CSAM Centro Saveriano Animazione Missionaria Via Piamarta, 9 - 25121 Brescia Tel. 030.3772780 – Fax 030.3772781 E-mail: [email protected] Direttore: Marcello Storgato Redazione: Diego Piovani Direttore responsabile: Marcello Storgato Regist. Trib. di PR 07-03-1967 - n. 400 Stampa: Tipografia Camuna S.p.A. - Brescia In caso di mancato recapito rinviare all’ufficio P. T. Brescia C.M.P., detentore conto per la restituzione al mittente, che si impegna a pagare la relativa tariffa 2010 NOVEMBRE n. 10 È l’ora della speranza Un mese carico di positività ogni sera, nel corQ uasi so del telegiornale, sen- Il beato Conforti - acquerello di A. Costalonga tiamo l’annuncio che accende la speranza: “E ora, prima di passare a un’altra notizia, la combinazione vincente del superenalotto...”. Poco importa che le notizie che lo precedono siano poco belle - un terremoto, un’inondazione, una tragedia familiare o altro... A quel punto scocca l’ora della speranza che potrebbe cambiare la vita. Sperare non costa niente. Ma se sono speranze alienanti… La nostra speranza è verace Noi cristiani, invece, abbiamo una speranza da offrire: una speranza non alienante. Anche se per molti di noi novembre evoca spontaneamente un cielo grigio, la pioggia fine e l’umidi- p. GABRIELE FERRARI, sx tà insistente che penetra le ossa; anche se la nebbia ristagna a lungo prima di dissolversi alla luce del sole; e anche se le giornate si accorciano e la luce perde la sua intensità..., novembre è un mese carico di speranza. La liturgia cristiana la concretizza con la celebrazione di due feste che ci fanno rivolgere il cuore alla patria celeste: la festa di tutti i santi, che spalanca la contemplazione del cielo, e quella di Cristo Re, che conclude e corona l’anno liturgico. A volte poi - come accade quest’anno - l’ultima domenica del mese mette in moto il nuovo anno liturgico con la prima domenica di avvento, che anticipa la luce del Natale e le feste di capodanno e dell’Epifania. Dopo la stagione della spensieratezza delle vacanze estive, CONFORTI: VESCOVO MISSIONARIO I luoghi, i volti e le parole di un santo p. MARCELLO STORGATO, sx mamma a rischio e un U naneonato “immaturo estremo” con polmoni incompleti. È il drammatico evento accaduto all’ospedale di Belo Horizonte, in Brasile. Ritenuto un “aborto”, dopo 26 settimane di gravidanza, è messo in cura intensiva e sopravvive. Due settimane dopo, un arresto cardiaco respiratorio di oltre mezz’ora lascia tutti senza speranza. Il bambino viene battezzato con il nome di Tiago - Giacomo. Genitori e medici sono solo in attesa del peggio, prevedendo conseguenze irreparabili a livello motorio e mentale. Invece... Tiago cresce normale, è intelligente e vivace, cammina e gioca. Sottoposto a tutti i controlli, i medici considerano la guarigione scientificamente inspiegabile. Ora Tiago ha sette anni e vive felice in famiglia, residente nella parrocchia dedicata al “Beato Conforti”. Così dichiara un testimone: “Abbiamo tutti pregato per Tiago, chiedendo l’intercessione del beato Guido. Dio ci ha benedetti: per questo evento di guarigione, la comunità è cresciuta molto nella fede, nella partecipazione alla liturgia e nelle opere di carità”. Questa “grazia straordinaria” è stata dichiarata “autentica” nell’inchiesta diocesana a Belo Horizonte e nelle varie fasi di accertamento a Roma. Il passo definitivo è ora in corso. Il postulatore p. Guglielmo Camera comunica: “Oggi 5 ottobre, con l’unanime consenso dei cardinali e vescovi, membri della congregazione per le cause dei santi, è terminato il processo sul miracolo attribuito all’intercessione del beato Guido Conforti, in vista della canonizzazione. Ora il prefetto della medesima congregazione chiederà l’approvazione del miracolo al Papa, per poter pubblicare il decreto. In un prossimo concistoro pubblico il Papa chiederà ai cardinali il loro consenso per “canonizzare” il beato Conforti, indicandone la data, che sarà entro il 2011. Ringraziamo il Signore!”. Il beato Guido Conforti è ormai conosciuto e venerato in molte parti del mondo, ben oltre le diocesi di Ravenna e Parma, dove egli è stato pastore e guida. Al suo nome sono state dedicate chiese, oratori e associazioni missionarie in Burundi (dove è avvenuto il miracolo che ha consentito la bea- tificazione nel 1996), in Sierra Leone e Congo, in Camerun e Mozambico, in Colombia e Brasile, in Messico e Stati Uniti, in Bangladesh e Indonesia, in Giappone e in Cina, la nazione del grande sogno missionario del Saverio e del Conforti. Anche noi tutti vogliamo dedicare l’anno 2011 a Guido Conforti, modello di vita cristiana sempre più eloquente, soprattutto per la sintesi stupenda che ha saputo realizzare tra impegno pastorale nella chiesa italiana e zelo missionario per il mondo intero. Un dono che lo Spirito Santo ha voluto fare alla chiesa locale e alla chiesa universale. Il calendario 2011 è un regalo che noi saveriani, missionari del Conforti, vogliamo condividere con tutti voi, impegnandoci a imitarlo nella sua spiritualità profonda e gentile, concreta e attenta all’umanità bisognosa del vangelo. I luoghi della vita del Conforti, riprodotti negli stupendi acquerelli dell’artista saveriano p. Angelo Costalonga, le foto che lo ritraggono nelle varie età, le sue frasi proposte ogni giorno dell’anno, ci aiutino a vivere seguendo il suo ■ esempio. Abbonamento annuo € 8,00 Una copia € 0,80 - Contiene I. R. Poste Italiane. Sped. A.P. D.L. 353 03 (conv. L.27/02/04 n° 46) art. 2, comma 2, DCB Brescia. Envoi par Abonnement Postal - Taxe Perçue l’autunno è la stagione della raccolta dei frutti e dei bilanci, che conclude la fatica dell’anno e permette di raccogliere i frutti del proprio lavoro, pegno di speranza per il futuro. Ormai i campi sono stati arati e seminati di nuovo per il prossimo raccolto. Nel silenzio vuoto e vasto del campo seminato, la vita ricomincia a germinare e a crescere in attesa della neve che la farà maturare per una nuova primavera che - tutti lo sentono - non può tardare. Novembre apre anche la stagione delle riunioni famigliari, rallegrate dal vino nuovo, che riuniscono gli amici e conducono agli incontri di Natale e capodanno. Sono diversamente vivi Questo mese ci porta anche la festa dei nostri cari defunti. Per l’occasione i cimiteri si coprono di fiori e si accendono di luci, segni di speranza e di quell’amore che ci lega alle persone care che ci hanno preceduto nella casa del Padre. È interessante notare come nei nostri contemporanei - che sembra vogliano rimuovere la morte e i suoi segni - esploda la certezza che i defunti sono ancora presenti e ricevono le nostre visite là dove sono stati consegnati alla terra. Non è una speranza vuota: i nostri cari sono ora presenze invisibili, testimoni di un amore già vissuto che continua e di un cammino percorso che anche noi, un giorno o l’altro, dovremo intraprendere. Sono vivi, e ci attendono a casa. Non possiamo dimenticarli: sono infatti per noi la misura della speranza. Sì, novembre è veramente il mese della speranza, una stagione che ci fa riflettere sulla vita per vedere se viviamo per qualcosa che conta, per Qualcuno che è garante della nostra vita: “Io so che il mio Redentore è vivo!”. Egli ci assicura che la nostra vita continua in lui e vale la pena di viverne pienamente anche questo breve inizio. Verso un anno “fortunato” In questi giorni ci accorgiamo che il calendario si sta esaurendo, siamo alla penultima pagina. Per questo, il presente numero di “Missionari Saveriani” contiene il calendario del 2011, fresco di stampa, con nuovi volti e nuove immagini. Ci hanno detto che il 2011 sarà anche l’anno della glorificazione piena del nostro padre e fondatore Guido Conforti. L’attendiamo quindi con gioia e grande speranza. Sarà, in ogni caso, un nuovo scampolo di tempo che ci permetterà di lavorare per il Signore e per l’evangelizzazione del mondo, proprio sull’esempio di mons. Conforti. Sia anche l’occasione per accelerare i ritmi di questa speranza, con la certezza che siamo destinati alla felicità non dalla fortuna del superenalotto, ma dall’amore di un Padre che ci accompagna senza fretta, si adatta ai nostri ritmi, ci attende quando siamo stanchi e ci apre le braccia ogni volta che torniamo a lui: “Beati voi… perché vostro è il regno dei cieli”. Questa è davvero la fortuna che tutti attendiamo per il nuovo anno. Vogliamo dirvelo: noi, la lotteria di capodanno l’abbiamo già vinta a novembre! Buon avvento, amici. ■ 2010 novembre n. ANNO 63° Siamo davvero connessi? Il maledetto finestrino dell’indifferenza Un resoconto della solidarietà Per navigare con i saveriani su internet Dalle comunità saveriane in Italia Attività, proposte, racconti e testimonianze 2011, dodici mesi con il Conforti Nelle vostre case il calendario del nuovo anno 10 2 3 4 2010 NOVEMBRE MISSIONE E SPIRITO MISSIONE FAMIGLIA Scacciare via i poveri Il maledetto finestrino dell’indifferenza torna frequenU nteritornello nelle nostre città e pae- si: “Cacceremo gli accattoni dai semafori, dalle strade, dai campi nomadi”. E per alcuni giorni, vigili e vigilanti vengono impegnati - tra gli applausi di votanti concittadini, anche cristiani - a togliere dagli sguardi i questuanti molesti, mentre i politici invitano a donare le offerte ad alpini, parroci, enti vari... piedi con i crocifissi della storia. Come fanno i missionari. Perché una fede che non sa sporcarsi le mani e i piedi, non è una fede seria. Dobbiamo essere operatori di giustizia, non spettatori. Questo significa un impegno personale non rinviabile per scardinare le emarginazioni volute e le diseguaglianze accettate, che fomentano violenza e miseria. E tanta indifferenza. Non sono d’accordo: la carità - quella vera - ignora e critica le strutture, le istituzioni e gli apparati burocratici. Nella parabola del Buon Samaritano, sono proprio i rappresentanti delle istituzioni, anche religiose, ad uscirne con le ossa rotte; mentre è la compassione del singolo, il farsi carico delle sofferenze altrui per alleviarle e rimuoverle, che funge da metro di giudizio per la nostra vita. La carità sa che ognuno è responsabile di tutti. E non basta dare una mano; dobbiamo dare la mano: scendere dai nostri scranni e sporcarci le mani e i L’indifferenza, che chiamavamo “accidia”, è una brutta bestia: delega ad altri il proprio impegno personale. Ma dobbiamo liberarci dalla certezza che gettando ogni tanto un denaro (o trenta denari) nella cassetta della Caritas o dell’Unicef - abbiamo fatto abbastanza per il povero, mentre non abbiamo neppure fatto quanto richiede la giustizia più elementare. Relegando nel sonno profondo la propria coscienza e la capacità di discernere e di fare le scelte giuste. Così formiamo una società di singoli egoismi, e non persone orientate al bene comune MARIO ed EGLE SBERNA dell’unico corpo, come san Paolo disegna nella lettera ai corinzi. Credo che questi cittadini, amministratori e politici sbaglino bersaglio: il singolo accattone al semaforo è probabilmente l’unico che non ruba, anche se nuoce all’arredo urbano. E non si va al semaforo come si va al centro commerciale; né si vive in una baraccopoli come fosse un quartiere residenziale. L’accattonaggio, come la prostituzione, non sono un puro fatto economico, che risponde alle leggi di mercato, come la domanda e l’offerta. In verità, basta conoscere direttamente alcune situazioni per salvarle tutte: basta che vi sia un solo giusto, un solo bisognoso tra gli accattoni ai semafori; basta che solo una ragazzina sulle nostre strade sia stata costretta a vendere il proprio corpo; basta che uno solo di quei bambini abbia proprio fame..., per giustificare l’abbandono momentaneo della nostra comodità e abbassare quel maledetto finestrino dell’indifferenza! Si dice: non date soldi ai bambini ai semafori perché si alimenta l’ingiustizia. Ma quei bambini affamati e le loro mamme ai semafori ci dicono una cosa molto semplice: “Mentre aspettiamo che realizziate uno Stato di giustizia, ci date per favore 50 centesimi oggi?”. Banale: ho fame oggi, ho freddo oggi, sto male oggi. Che aspetti Siamo davvero... connessi? DIEGO PIOVANI SIMBA, IL LEONE SAGGIO Consigliare bene e razzolare male POF, sx S Fumetto di G. Campana / Salerno Noi non sappiamo come il Signore decida di passarci accanto e chiamarci. Non mi stupirei se un domani venissi a sapere che era vestito di stracci e stava con uno spazzolone in mano davanti a un semaforo chiedendo di pulirmi il vetro. Non mi stupirei proprio. Perché Cristo non si è fermato a Eboli. Sta ogni giorno all’angolo delle nostre strade. Parliamo con lui, lì, al semaforo: saprà stupirci ancora una volta. ■ MISSIONE GIOVANI MISSIONE BAMBINI u un cartello che una scimmia portava saltellando qua e là, era scritto: “Consigli! Si danno consigli! Correte tutti nella foresta, alla casa di Simba, il leone saggio!”. Anch’io mi metto in strada e quando arrivo al limite della foresta, vedo che c’è già una lunga fila di gente. Naturalmente, mi metto in coda aspettando il mio turno e mi guardo attorno. Siamo in molti a sperare di parlare con Simba. Ma non vedo nessuno tornare indietro... Tutto ciò mi fa pensare. Ormai tocca a me. Busso alla porta e mi risponde un ruggito formidabile. Il cuore comincia a battere forte. Simba si avvicina a me e commenta con i suoi aiutanti: ”Questo non è buono. Mandatelo via!”. Mi oppongo energicamente: avevo aspettato tanto e ora volevo proprio sentire i suoi consigli. Alla fine Simba si rassegna a parlare con me, un po’ imbronciato. Gli chiedo come mai non vedo nessuno tornare indietro, dopo aver parlato con lui. Si mette a ridere e mi dice: ”Si vede che non hanno messo in pratica i miei consigli. Io ho detto loro di pulire il loro cuore, se volevano risolvere i loro problemi. Ma non mi hanno ascoltato. Perciò mi sono rassegnato a ripulire la foresta dalla loro presenza indegna”. Mi spavento un bel po’. Però continuo: ”Simba, non fare il furbo! Ho capito la tua idea di “pulizia”. Tu dai agli altri dei buoni consigli, ma tu stesso non li metti in pratica. Perché non cominci tu a pulirti dentro e a lasciare in pace gli altri? Non ti sembra di esagerare un bel po’?”. “Ho capito”, risponde lui. “Tanto ormai non ne potevo più di ascoltare tutta questa gente. Chiedo scusa a tutti e da oggi prometto che aiuterò le persone a superare tutte le difficoltà. Io sarò il difensore di tutti”. E sottolineò queste parole con un ruggito. E tutti nella foresta cominciarono a respirare. ■ • In che cosa consiste la “furbizia” del leone Simba? Che tipo di “pulizia” faceva? • Leggi sul vangelo di Matteo al cap. 7, i versetti da 1 a 5. Cosa 2 tu, oggi, a soccorrermi? insegna Gesù che si applica al leone Simba e a quelli come lui? • Qual è il modo giusto per fare una bella “pulizia”, in te e negli altri? preti e suore su M issionari, facebook? Sembra che il popolare social network molto diffuso tra noi giovani abbia fatto breccia anche in persone… insospettabili. Non è raro veder sbarcare su questi nuovi mezzi di comunicazione centri missionari, sacerdoti e vescovi. Dopo sms, mail e chat, un altro anello si è aggiunto alla collana della comunicazione, sempre e ovunque. Diciamo la verità: è divertente. Essere un po’ ficcanaso e farsi gli affari altrui è uno degli sport praticati da tanti di noi. Se c’è la tendenza a creare code su strade e autostrade per vedere gli sviluppi di un incidente accaduto sulla corsia opposta... Come se contasse dire “io c’ero”, “io ho visto”. Magari poi nessuno si ferma a soccorrere chi è caduto a terra ferito per una rissa. E neanche fa scandalo! In effetti, su “faccia-libro” possiamo scoprire molte notizie di tizio, caio e sempronio, anche a loro insaputa. La tanto sbandierata privacy viene meno di fronte all’attrazione che un mezzo così semplice esercita. È come un “grande fratello” collettivo, una piazza virtuale dove molti di noi esternano emozioni, sensazioni e opinioni che in privato non avremmo mai il coraggio di esprimere. Anche il più timido può utilizzare i social network per dare sfogo a quello che ha dentro. Da una parte facebook, twitter e così via possono essere uno strumento efficace per lanciare messaggi che raggiungano un numero elevato di persone. Dall’altra, possono essere pericolosi proprio per alcune informazioni o idee che si diffondono in modo incontrollabile e fanno “tendenza”. Che fare allora? Esaltarli o demonizzarli? Né l’una né l’altra cosa. Sarebbe sufficiente essere preparati per l’uso, senza dare troppa… confidenza. Diciamo che avremmo bisogno di una scuola per internauti: ai primi banchi siedano i giovani genitori, spesso troppo innamorati della rete, mentre i figli guardano e aspettano per giocare. Del resto, mettersi in rete in ogni direzione nel mondo è davvero bello. Connettersi e trovare il messaggio di amici lontani era inimmaginabile fino a qualche tempo fa. È emozionante ricevere un messaggio che dice: “il tale vuole stringere amicizia con te; INTENZIONE MISSIONARIA E PREGHIERA DEL MESE Le chiese dell’America latina si impegnino nella missione continentale e universale proposta dai loro vescovi. Le vittime della droga, con il sostegno della comunità cristiana, trovino la forza di cambiare radicalmente la loro vita. Conforti: “Si muore anche per il vuoto che si forma intorno a noi”. ...ti ha aggiunto tra i suoi amici; ...ha commentato il tuo album fotografico; ...ha scritto sulla tua bacheca. Pensate se un giorno ricevessimo il messaggio: “Gesù chiede di stringere amicizia con te”: che bomba! Ma non scordiamoci i rapporti interpersonali reali. Non dimentichiamo di parlare guardandoci negli occhi, per cogliere le espressioni del viso vero e non virtuale. Solamente dialogando potremo conoscere meglio chi ci sta vicino, chi ha la pelle o una fede diversa. Non trascuriamo i contatti veri, per preferire la conversazione su un computer. Altrimenti, facebook diventerà peggio di una droga. Non è meglio riempire le piazze e le strade con la nostra allegria, il vociare, la bellezza di tendersi la mano l’un l’altro? Non penso sia utopia. Né si tratta si staccare la spina dal computer, ma di dare seguito ai contatti che abbiamo nell’etere. Un’altra cosa: cerchiamo di diventare utenti di qualità. Selezioniamo bene i nostri campi di interazione e ogni tanto linkiamo qualche notizia proveniente dal mondo che nessun telegiornale trasmette; sensibilizziamo la nostra lista di contatti con informazioni utili. Così trasformiamo la curiosità sulle vite dei nostri “amici” virtuali in interesse per chi è in difficoltà, per chi non è connesso al mondo, per chi di amici veri non ne ha. Anche questa è missione… Sappiamo di essere cristiani ovunque e sempre. Internet fa parte ormai delle nostre vite. Perché non approfittarne per aprirci davvero al mondo? È più facile di quanto non sembri: la missione è distante solo un… clic!■ 2010 NOVEMBRE VITA SAVERIANA Formazione e informazione I “maestri” s’incontrano a Roma Costituzioni saveriane N elle leggiamo: “Per vivere ed esprimere più radicalmente la nostra consacrazione alla missione, ci mettiamo alla sequela di Cristo con i voti di castità, povertà e obbedienza. La vita apostolica e la vita religiosa sono per noi un carisma unico e inscindibile” (n. 18). Queste parole sono il cuore della vita di un missionario saveriano. Per un giovane che aspira a diventarlo, come assimilarle e imparare a viverle in concreto? C’è un periodo di tempo - un anno intero - per fare questo in modo serio e intenso. Si chiama “noviziato”, cioè un tempo e un luogo in cui i giovani aspiranti cercano di esercitarsi nelle virtù umane e spirituali che li rendono idonei ad abbracciare e vivere la vita religiosa, secondo lo spirito del fondatore Guido Conforti e il progetto dell’istituto saveriano. p. CARLO GIROLA, sx I giovani sono invitati a capire se la vita missionaria corrisponde a quanto il Signore ha messo nel loro cuore e a viverla per sempre. In questa ricerca, il “maestro” ha un ruolo unico e speciale, perché è una vera guida umana e spirituale nel cammino di discernimento e formazione: capire le motivazioni di ciascun giovane, per condurlo a esplorare i suoi desideri profondi, verificandoli con il cammino di fede e il modello di vita dei missionari saveriani. È un’impresa ardua, ma possibile. Bisogna avere lo sguardo fisso al Crocifisso e vivere la gioia interiore della risurrezione. È una ricerca che non si esaurisce in un solo anno; rimane sempre aperta, per tutta la vita; ma inizia proprio durante il noviziato. 6 “maestri” per 23 giovani Dal 4 al 10 ottobre si sono in- contrati a Roma i “maestri” dei novizi della famiglia saveriana. Sono sei, provenienti da Brasile, rep. dem. Congo, Indonesia, Italia, Messico e Sierra Leone. Insieme al superiore generale p. Rino Benzoni e ai suoi consiglieri, si è aperto un confronto e una ricerca per verificare se i valori della vita saveriana sono trasmessi ai nostri giovani in modo adeguato. Per i “maestri” è stata un’occasione di scambio e arricchimento, anche perché il cammino formativo proposto, pur ispirandosi agli stessi valori, deve confrontarsi con le situazioni dei giovani che vivono in realtà culturali molto diverse. L’esperienza maturata da ciascun maestro è diventata una ricchezza per tutti. In questo modo anche il carisma del Conforti diventa un dono più universale. Attualmente, nei sei noviziati saveriani in quattro continenti, I sei “maestri” saveriani dei novizi (da sinistra): p. Giuseppe - Italia, p. Gerry - Indonesia, p. Juan - Messico, p. Mario - RD Congo, p. Alfiero - Brasile, p. Vincenzo - Sierra Leone sono 23 i giovani in formazione, di 7 nazioni diverse: a Kinshasa, 6 burundesi e 2 congolesi; a Salamanca, 6 messicani; a Freetown, 3 sierraleonesi; a Jakarta, 3 indonesiani; ad Ancona, 2 italiani; a Hortolandia, un brasiliano. Dobbiamo ringraziare il Si- gnore perché invia ancora oggi alla nostra famiglia “operai per la sua messe”. Ringraziamo anche p. Mario, p. Juan, p. Vincenzo, p. Gerry, p. Giuseppe e p. Alfiero, per il loro prezioso e fedele servizio ai giovani e alla famiglia saveriana. ■ Per navigare con i saveriani p. GERARDO CAGLIONI, sx È funzionante il nuovo sito generale dei saveriani: www.saveriani.com. È aperto a tutti coloro che vogliono navigare con noi. Per i soli saveriani è riservata la porzione chiamata “scambi”. Il sito continuerà a essere completato con nuovo materiale, ma è già molto ricco, con circa 19mila documenti. In vista anche della canonizzazione del Conforti, è stata molto curata la parte che riguarda il nostro fondatore, insieme alla pagina sul Saverio. Sono presentate tutte le missioni saveriane, anche con materiale fotografico e brevi video. Una parte è riservata ai profili biografici dei saveriani defunti e ci sono i link ad altri siti saveriani e affini. Una parte del materiale è consultabile anche in altre lingue. Invito tutti a prendere visione del nuovo sito, a sco- prire dove trovare il ricco materiale disponibile e a visitarci spesso. So bene che ogni sito è sempre migliorabile. Sono riconoscente a chi vorrà contribuire inviando osservazioni e segnalando eventuali problemi (e-mail: [email protected]). La corrispondenza con i visitatori è una cosa importante; perciò è facile trovare lo spazio per il “dialogo con i lettori”. ■ te del Bangladesh), il gioco delle carte, la macchina fotografica. Più di tutto seguiva il calcio, fino a gestire le sue vacanze in Italia seguendo il calendario dei mondiali di calcio. Il Signore lo ricompensi per tutto il bene che ha fatto, in amicizia. ■ moderare il dolore che ultimamente gli faceva invocare: “Madre mia, portami con te!”. ■ Padre Gerardo al lavoro per aggiornare e arricchire il sito web generale dei saveriani: www.saveriani.com PICCOLI PROGETTI Un resoconto della solidarietà p. MARCELLO STORGATO, sx Da gennaio 2010 a oggi, sul mensile “Missionari Saveriani” abbiamo pubblicato otto “piccoli progetti”, dandone una breve descrizione, con il titolo e il luogo, la somma utile e il missionario responsabile per la realizzazione. Ogni tanto abbiamo pubblicato anche le parole di ringraziamento e qualche foto del progetto in corso o già realizzato. Al termine dell’anno desideriamo dare a voi, generosi lettori amici, un breve resoconto della vostra costante solidarietà, come ci è stato comunicato da p. Silvano Zordanello, incaricato alla Procura delle Missioni Saveriane di Parma. progetto ricevuti € chiesti € situazione 1 Pick-up per Acarà - Amazzonia 12.275,00 20.000 concluso 2 Preghiere e canti - Sierra Leone 2.970,00 30.000 continua 3 Pick-up per vangelo - Mozamb. 15.020,60 15.000 completo 4 Centro formaz. Xingu - Brasile 6.219,00 60.000 continua 5 Scuola distrutta Nefa - Camerun 17.127,50 21.000 completo 6 Muro monastero - Congo 30.952,50 12.000 completo * 7 Chiese da costruire - Burundi 38.012,50 4.000 x 30 continua 8 Centro comunitario - Brasile 500,00 20.000 nuovo ---------------------------------------------Totale ricevuto e inviato ai missionari 123.077,10 * Come abbiamo riferito su questo giornale (dicembre 2009, pag. 7), i superiori hanno deciso che quando un progetto riceve più di quanto serve alla sua realizzazione, le offerte in eccedenza vengono trasferite a un altro progetto approvato. In base a questo criterio, le offerte eccedenti al progetto n. 6/2010 (“muro per monastero”) sono state utilizzate per sostenere gli studenti poveri nel proseguimento degli studi, sempre a Bukavu. A nome dei missionari saveriani, e soprattutto a nome di tutte le persone che hanno beneficiato della solidarietà di tanti amici e amiche, esprimo sincera gratitudine, valorizzata dalla preghiera al Signore, che non si lascia vincere in generosità, affinché ci ricolmi dalla sua beatitudine. Grazie! PADRE ALDO GUARNIERO, MISSIONARIO AMICO Domenica 17 ottobre 2010, prima dell’alba, nella casa madre dei saveriani a Parma, si è spento p. Aldo Guarniero. Nato a Lusia di Barbona (Padova), aveva da poco compiuto 97 anni. La famiglia si è poi trasferita a Lugo, in provincia di Ravenna. Era saveriano dal 1935, e sacerdote dal 1943. Eccetto alcuni anni vissuti in Italia, padre Guarniero ha lavorato in Cina (dal 1946 al 1953) e soprattutto in Bangladesh, per quasi 50 anni. Il suo impegno maggiore è stato nell’educazione delle giovani generazioni, attraverso la scuola cattolica “San Giuseppe”, la migliore di Khulna. Migliaia di ex alunni, che lo hanno conosciuto come preside, hanno continuato ad ammirarlo e stimarlo anche nella loro vita professionale, mantenendo i contatti con il missionario. Si può dire che padre Aldo abbia svolto la “missione dell’amicizia”. Tra i suoi hobby, la collezione dei francobolli (specialmen- P. EDMEO MANICARDI, L’EMILIANO SORRIDENTE Il mattino del 22 ottobre 2010, dopo una lunga e sofferta malattia, ha terminato la vita terrena p. Edmeo Manicardi, emiliano di Prato di Correggio, di 70 anni. Era già sacerdote a Reggio Emilia quando ha deciso di diventare saveriano, facendo i voti a 28 anni. In più riprese, p. Edmeo ha vissuto la missione in RD Congo per circa 28 anni, con intervalli in Italia, lavorando specialmente nella comunità di Salerno. Nel 2006 scriveva: “Siamo in cammino e, finché si può, c’è da andare verso la... risurrezione. Ecco perché sono tornato in Africa”. Dal 2008 si sottoponeva a cure mediche, senza riuscire a Per partecipare alla realizzazione di questi progetti, si può utilizzare l’accluso C/c postale, oppure inviare un bonifico bancario su C/c 000072443526 CARIPR&PC - Ag. 6, Via Farini 71 - 43100 Parma IBAN IT86 P062 3012 7060 0007 2443 526 a favore di Procura delle Missioni Saveriane Viale S. Martino 8 - 43100 PARMA Si prega di specificare l’intenzione e il numero di progetto. Grazie. o, Lusia (PD) P. Aldo Guarnier a 17.10.2010 rm Pa 13 .19 .09 25 P. Edmeo Manicard i, Prato di Corre ggio (RE) 18.08.19 40 - Parma 22.10 .2010 SUPERIORE IN MOZAMBICO Padre Fabio D’Agostina, saveriano friulano di 50 anni, è stato nominato superiore dei saveriani in Mozambico, dal 5 novembre 2010. Succede a p. Bruno Boschetti, che ha guidato la misPadre Fabio D’Agostina, sione saveriana da 10 anni in Mozambico negli ultimi sei anni. I confratelli p. Apolinar e p. Janvier assistono p. Fabio nel suo nuovo servizio in questa missione vasta e impegnativa. Auguri! ■ NOBEL MISSIONARIO Sabato 22 ottobre, nella chiesa di “San Cristo” dei saveriani di Brescia, per iniziativa dell’associazione “Cuore Amico”, è stato assegnato il “Nobel missionario”, edizione 2010. Hanno ricevuto il premio i padri Somaschi per l’assistenza agli orfani delle Haiti, suor Eleonora Liberini missionaria di Maria Bambina in Zambia per l’impegno accanto alle donne africane, Luisa Flisi missionaria laica a Goma in RD Congo, che segue i malati di Aids nella regione. I premiati hanno ringraziato “Cuore Amico” e i benefattori, unendosi a tutti i missionari e le missionarie nel mondo. ■ 3 2010 NOVEMBRE ALZANO 24022 ALZANO L. BG - Via A. Ponchielli, 4 Tel. 035 513343 - Fax 035 511210 E-mail: [email protected] - C/c. postale 233247 La missione ad alta quota I saveriani in Messico si fanno in tre I l fenomeno della globalizzazione ha portato alla ribalta l’importanza di religioni e culture diverse. Forse per molti questo costituisce un fatto nuovo. Ma i missionari da sempre si confrontano con gli “altri”. Tuttavia, soprattutto negli ultimi quarant’anni, essi hanno dovuto ripensare la missione alla luce delle mutate situazioni storiche e delle nuove indicazioni della chiesa, del concilio Vaticano II e degli insegnamenti dei papi. Oggi i tre grandi settori dove i missionari lavorano sono: il dialogo interreligioso, la promozione umana come pratica della carità (scuola, ospedali…) e l’inculturazione del vangelo, ovvero la traduzione del messaggio di Cristo attraverso il pensiero delle culture con cui si ha a che fare. Missione, sviluppo e istruzione Noi saveriani siamo in Messico dal 1951 e siamo impegnati specialmente in tre grandi attività. La prima è la promozione delle vocazioni per favorire la missionarietà della chiesa. La seconda è il lavoro pastorale nella regione abitata dagli indigeni, chiamata Huasteca, fino a poco tempo fa raggiungibile solo a cavallo. Qui i saveriani si prendono cura di due parrocchie, dove cercano di sviluppare la coscienza della gente anche in campo sanitario e culturale. Sono stati aperti ambulatori e cooperative di lavoro. La terza attività è costituita dalle scuole, chiamate colegios. L’azione missionaria in campo scolastico è importante, perché ci sono regioni in Messico dove la scristianizzazione, provocata dal- p. FRANCO BENIGNI, sx la rivoluzione del 1910 e poi dalla persecuzione del 1927-1929, ha allontanato la gente dalla chiesa. La scuola è uno dei modi per avvicinarsi. Infatti, in molti casi le famiglie ci ascoltano non solo perché siamo sacerdoti, ma perché siamo insegnanti. Sull’altipiano di Arandas Da quando sono stato inviato in Messico nel 1993, mi è stato chiesto di occuparmi dell’evangelizzazione e della promozione umana attraverso la scuola. Svolgo la mia missione nella cittadina di Arandas, che si trova a più di 2.000 metri d’altitudine, sulla Meseta central del Messico. È davvero un bell’altipiano: in estate è verde, ma in inverno è desertico per l’assenza assoluta di piogge. La gente si dedica all’agricoltura, coltiva soprattutto mais e La ripresa di un cammino Vocazioni missionarie in Bangladesh I saveriani sono arrivati in Bangladesh quasi 60 anni fa, nel 1952. Per circa venticinque anni si sono prodigati per la crescita della chiesa diocesana di Khulna, con le sue numerose strutture: parrocchie, scuole e orfanotrofi, ambulatori e ospedali. Alla fine degli anni ’70, hanno dato inizio alle cosiddette “Vie nuove”, attività attraverso le quali hanno favorito l’annuncio diretto del vangelo ai non cristiani, oltre le parrocchie. A tutto ciò ha fatto seguito l’apertura di Noluakuri, nuova presenza missionaria tra le popolazioni tribali nel nordest della nazione. A fine anni ’80, i saveriani hanno intrapreso anche attività di carattere sociale, come quella per i bambini di strada. 4 Formare giovani missionari Nel frattempo, la chiesa locale è cresciuta in maturità e numero. Dopo un primo periodo di animazione vocazionale, nel 1995, abbiamo iniziato la formazione di giovani bengalesi intenzionati a diventare missionari saveriani. La formazione è stata temporaneamente sospesa nello scorso 2007, per dare tempo alla comunità saveriana di prepararsi bene a questa importante attività. In dodici anni i saveria- ni in Bangladesh hanno avuto ventinove giovani candidati. Di questi, dieci hanno fatto i voti religiosi e sono stati inviati nelle diverse teologie internazionali; due hanno raggiunto il sacerdozio e ora sono missionari nelle Filippine e in Ciad. Nel 2009 i saveriani hanno deciso di riprendere l’attività formativa per i giovani che desiderano diventare missionari. Tre candidati sono ora nella casa di formazione a Dhaka e frequentano il biennio filosofico presso il seminario maggiore della città. Un duplice risultato Alcune motivazioni importanti ci hanno spinto a ripartire in Padre Filippo Rondi, originario di Alzano, missionario in Bangladesh p. FILIPPO RONDI, sx questa nuova avventura così delicata. L’apertura dell’attività di formazione in Bangladesh è il risultato della fede di saveriani coraggiosi e lungimiranti che, mossi dallo spirito di Dio, hanno saputo apprezzare la cultura locale e testimoniare che Gesù chiama tutti a seguirlo sulla via della missione nel mondo. La crescita delle vocazioni sacerdotali e religiose nel Paese è un segno importante che noi saveriani non possiamo ignorare. La constatazione del crescente numero di vocazioni sacerdotali e religiose nel sud del mondo invita la chiesa a considerare la dimensione universale della vocazione e l’apertura di ogni popolo e nazione alla chiamata di Dio. La decisione di accogliere e seguire giovani bengalesi nella nostra famiglia missionaria ha richiesto tre anni di riflessione e autocritica. Il cammino non è privo di ostacoli, ma può offrire un duplice ed efficace risultato: formare nuovi giovani missionari, che dal Bangladesh partano per le missioni; e trasformare noi stessi in missionari sempre più convinti che Gesù continua a chiamare i suoi discepoli in tutte le nazioni, affinché lo seguano in modo radicale con i voti religiosi per la missione universale. ■ Padre Franco Benigni è in… sella per un viaggio missionario sulle montagne del Messico alleva bestiame. Negli ultimi anni la produzione del tequila ha portato un maggior benessere. Il tequila è la bevanda tipica messicana, prodotta dalla fermentazione del bulbo dell’agave. Ci vogliono ben otto anni perché l’agave sia pronto per la produzione del liquore! È una regione ricca anche di cavalli. Infatti, la tradizione messicana ha sempre tenuto in grande onore questo animale, che costituisce spesso l’unico modo per spostarsi e per governare le mandrie. Il vangelo nel registro Nel 1978, in questo paesino oggi città, i saveriani hanno aperto un seminario minore, che attualmente ha una trentina di seminaristi. Naturalmente i seminaristi avevano bisogno anche d’istruzione, così è stata istituita la scuola che poi è stata aperta a tutta la popolazione. Oggi la scuola conta circa 400 alunni. Insegnare è interessante perché è un modo per evangelizzare e per promuovere la formazione. Sono convinto infatti, sulla scorta della tradizione cristiana, che chi segue Cristo diventa più uomo. È un lavoro di educazione e promozione, ma anche un cammino privilegiato per evangelizzare. Ogni settimana vado a Guadalajara a fare lezione ai seminaristi che frequentano la facoltà di filosofia. In questo modo rimango in contatto con la parte culturalmente più viva della chiesa e della società messicana. Inoltre, la domenica e nelle feste do una mano in alcune comunità (ranchos) nelle zone più disagiate. Quando è necessario, aiutiamo anche un orfanotrofio della città che, come il nostro seminario, si regge solo grazie alla carità cristiana. ■ (continua nel riquadro) Prossimi appuntamenti Dai saveriani di Alzano in via Ponchielli 4 Messa missionaria martedì 7 dicembre ore 15 Adorazione eucaristica giovedì 16 dicembre ore 20,30 FARE IL BENE, FINCHÉ SI PUÒ... p. F. BENIGNI, sx Tutti, immagino, avranno saputo che in questi ultimi anni il papa ha beatificato e canonizzato vari santi messicani. La maggior parte di loro proviene appunto dalla zona di Arandas, nella quale mi trovo ora a lavorare. Infatti, proprio in questa zona infuriò più tremendamente la persecuzione contro i cristiani, avvenuta dal 1927 al 1929. I cristiani seppero rispondere in varie forme: alcuni con la resistenza armata, molti con la resistenza passiva, fino al martirio. Tertulliano, uno scrittore cristiano dei primi secoli, diceva che il sangue dei martiri è seme di cristiani. In effetti, da quegli anni in poi, nella nostra zona c’è stata una fervente vita cristiana. Tuttavia il clero è ancora scarso rispetto alle necessità della gente. Ringrazio il Signore e anche la congregazione saveriana di poter lavorare per la crescita del regno di Dio nel mondo. La considero una grazia particolare. Come dice il vangelo, “bisogna camminare finché è giorno, perché poi viene la notte oscura, quando non si può più camminare”. Fuori di metafora: bisogna fare il bene finché si può. È l’augurio che rivolgo anche a voi, cari lettori di “Missionari Saveriani”: fate il bene finché potete! Padre Franco Benigni, saveriano Bergamasco del 1952, è missionario in Messico 2010 NOVEMBRE BRESCIA 25121 BRESCIA BS - Via Piamarta, 9 Tel. 030 3772780 - Fax 030 3772781 E-mail: [email protected] - C/c. postale 216259 Alla tomba di p. Ettore Fasolini Una giornata di fraternità davvero speciale R icco e povero insieme uniti - Dives et pauper simul in unum. Queste parole si leggono sul timpano dell’ingresso al piccolo cimitero a Cornareto, in Val Borbera. Saliamo la ripida scalinata. Su piani ascendenti verso la montagna, le cappelle sono ordinate a semicerchio, quasi per un abbraccio ideale, ora che si sono conclusi i conti con la storia. Un paesaggio… indonesiano Nel piano più alto, la cappella della famiglia Fasolini. Accompagnati da Giorgio e Caterina, nipoti di padre Ettore, entriamo con commozione. La sua fotografia è esposta su una mensola di marmo. Il suo loculo è di fronte a quello del fratello Virgilio. Qualche momento di silenzio, prima che la nostra emozione si allenti con la preghiera a Dio, per colui che è stato nostro compagno di strada e ci ha preceduto in paradiso. La visita al cimitero è l’atto centrale di una giornata speciale, trascorsa nel silenzio dei boschi, rotto appena dal gorgoglio del torrente Borbera. Il 30 settembre la comunità dei saveriani di Brescia - che è stata l’ultima di p. Ettore - si reca a Cornareto. Lasciamo l’autostrada per Genova all’altezza di Arquata - Vignole, in direzione di Cabella Ligure. Il paesaggio richiama quello indonesiano, come appare a Bukittinggi o sulle montagne boscose del Kerinci, descritto da p. Ettore nel suo ultimo libro, “Il verde tenero delle foglie”. La memoria vive nei ricordi L’appuntamento è poi alla casa dei coniugi Fasolini. Con noi c’è don Enzo Manici, sceso dall’Alta Val Borbera, dove da più di quarant’anni segue i parrocchiani che ancora sono rimasti su quelle montagne, distribuiti nelle tredici parrocchie che egli ha in cura. Insieme ci rechiamo nel piccolo santuario della Madonna della Guardia, a Rosano, per concelebrare la Messa. Ci atten- p. GESUINO PIREDDA, sx de il sagrestano, cui non è parso vero di poter scambiare due parole con i “forestieri”. La Messa, presieduta da p. Mario Menin, rettore della comunità saveriana di Brescia, ci dà la possibilità di rinnovare la commozione e la preghiera. “La memoria addolcisce i ricordi”, scrive p. Ettore nel suo ultimo libro, “li carica di magia; ci terranno compagnia per sempre”. La memoria rivive nella testimonianza di Caterina che, nonostante la forte personalità, cede alla commozione del ricordo. Poi intervengono tutti gli altri concelebranti. Ciascuno, a suo modo, ha voluto dire che “i morti vivono nel cuore delle persone che hanno amato: chi è amato non muore”. Poi, nella casa di Giorgio e Caterina, condividiamo l’agape fraterna, preparata dalla brava cuoca Maria. Su e giù per l’Appennino È l’ora del ritorno. Don Enzo ci invita a passare nella sua parrocchia. Risaliamo ancora L’armonia: un ideale, una cultura La mostra sul Giappone apre i battenti S abato 6 novembre alle 18 a San Cristo, s’inaugura la nona mostra didattica dei missionari saveriani, che quest’anno ha per tema, “Giappone e ricerca dell’armonia”. L’inaugurazione ufficiale è preceduta da una conferenza di p. Marco Vigolo sul tema, “Essere missionari in Giappone” (ore 15,30) presso l’aula Magna della Cattolica di Brescia. La mostra rimane aperta fino al 30 gennaio 2011 (feriali: 9-12,30 + 14,30-17; festivi: 14,30-18,30). 4 timore reverenziale per la bellezza della natura; è armoniosa la cerimonia del tè, l’arte ikebana di disporre i fiori, di creare minuscoli alberi bonsai, oltre a giardini zen di roccia e ghiaia. In tutto ciò è contenuto in miniatura il senso di una pace senza limiti. Questi ideali sono tuttora perseguiti nell’affollata e tumultuosa vita quotidiana della società giapponese moderna. È questo il concetto di “armonia” che le guide cercheranno di spiegare ai visitatori durante il percorso fra templi, case, giardini e città del paese del Sol Levante. Tra templi, case e giardini Ogni volta, in queste occasioni, gli organizzatori pongono l’acLaboratori e solidarietà cento su alcune peculiarità cultuCome ogni anno, accanto alla rali, in modo da far conoscere ai mostra sono allestiti, al mattino, visitatori l’identità, la ricchezza, laboratori di artigianato e arte la saggezza di un popolo. Parlangiapponese per scuola materna do di Giappone, l’intenzio- La bella decorazione di un ne è dare risalto alla ricerca kimono giapponese dell’armonia insita nella cultura giapponese. Si può parlare di armonia in molti aspetti della vita. Tutta l’arte giapponese è pervasa dall’ideale di una naturale bellezza, disposta in un ordine inappuntabile. C’è armonia nell’antica religione, lo shintoismo, che affonda le radici in un GRAZIA DE GIULI ed elementare (lavori di origami differenziati), e per medie, superiori e università (lavori di origami su tessuto). Le classi che visitano la mostra possono preparare degli elaborati, con premiazione dei lavori migliori. La visita alla mostra è gratuita, mentre la partecipazione ai laboratori prevede un contributo di € 2,50 a persona (informazioni al 349 3624217; e-mail: [email protected]). Come sempre, mostra significa anche solidarietà. Il ricavato di vendite e offerte, infatti, è devoluto all’associazione “Kamagasaki Kirisutokio Kiouyuukai” fondata nel 1970, che oggi raccoglie 11 organizzazioni e strutture che si occupano dei problemi sociali della zona di Kamagasaki in Osaka. Per raggiungere l’ampio parcheggio di San Cristo è necessario transitare in piazza Tebaldo Brusato, girare attorno, svoltare in via Cattaneo e poi in via Gambara (prima a destra) fino alla chiesa. Seguendo questo percorso, non s’incorre in alcuna sanzione di ZTL. ■ (continua nel riquadro) Padre Romano, p. Gesuino e don Enzo con Giorgio e Caterina (nipoti di p. Ettore) alla tomba di famiglia Fasolini a Cabella Ligure (AL); p. Mario ha scattato la foto l’Appennino fino alla cappella degli alpini, a 1.500 metri, posta al confine di quattro province. Il nostro sguardo spazia e abbraccia idealmente le tredici parrocchie: parrocchie di frontiera, che quasi spariscono nei folti boschi. Lì don Enzo svolge il suo lavoro pastorale, ai limiti dell’impossibile, con spirito missionario e con l’amore che ha sempre nutrito per le missioni. Scendiamo a Pey di Zerba, a 1.200 metri, dove don Enzo ha il suo rifugio: una canonica sobria ed essenziale, lontana da certe sontuose canoniche di città. Entriamo nella piccola chiesa par- rocchiale e, dopo una preghiera, ammiriamo il presepio da lui costruito. Poco lontano, l’umile cimitero invita alla preghiera e alla riflessione sulla precarietà del vivere. Un ultimo sguardo a quei monti, mentre salutiamo e ringraziamo don Enzo e ci mettiamo sulla via del ritorno. Zig-zagando per i tornanti del versante piacentino, in direzione di Bobbio, tra strapiombi sulla valle e massi appesi ai costoni della montagna, scendiamo in pianura, per risalire su strada ciottolata - dopo tre ore di “marcia” - la breve erta di San ■ Cristo, a Brescia. Ricordiamo i nostri cari defunti Sabato 20 novembre, alle ore 16, celebriamo la santa Messa in suffragio dei saveriani bresciani defunti. Nel cuore uniamo anche la memoria di tutti i nostri cari defunti, pregando il Signore della vita di accoglierli nell’abbraccio della sua misericordia infinita. Speriamo nella partecipazione di molti. Coloro che non possono venire fino a San Cristo, sono invitati a unirsi a noi spiritualmente, partecipando alla santa Messa vespertina nella propria parrocchia. I saveriani accolgono volentieri anche le intenzioni di preghiera nella celebrazione di sante Messe per i defunti e per i viventi (scrivere o telefonare a p. Marco Vigolo, Via Piamarta 9 - 25121 Brescia; 030 3772780 interno 235). EVENTI CULTURALI IN SAN CRISTO La mostra non si esaurisce solo nella visita… L’armonia continua in una serie di eventi culturali tutti interessanti, tutti da gustare. Ecco il programma completo. • Venerdì 26 novembre alle 20,30 - Serata musicale dell’Ensemble Koto con brani, interpreti e strumenti originali giapponesi • Domenica 5 dicembre alle 16 - Proiezione del film di animazione “Il mio amico Totoro” • Domenica 19 dicembre alle 16 - Proiezione del film di animazione “Il castello nel cielo” • Venerdì 7 gennaio alle 20,30 - Proiezione del film “Hokkaido, l’isola dei cavalli” • Venerdì 21 gennaio alle 20,30 - Proiezio- ne del film “Memorie di una Geisha” • Venerdì 28 gennaio alle 20,30 - Conferenza di p. Tiziano Tosolini sul tema, “Pensiero e cuore in Giappone” • Sabato 5 febbraio alle 19,30 - Serata conviviale alla scoperta di cibi e sapori giapponesi, con assaggi di alta qualità, per € 22 a persona. È richiesta la prenotazione entro e non oltre il 17 gennaio, al numero 349 3624217 o con email a [email protected] La tipica bambola giapponese Kintarou 2010 NOVEMBRE CAGLIARI 08015 MACOMER NU - Via Toscana, 9 Tel. 340 0840200 E-mail: [email protected] - C/c. postale 207084 Il primo viaggio in Africa Un sogno realizzato a tutti i costi L a corrispondenza con due saveriane - la “thai” Valentina Gessa e la “congolese” Teresina Caffi - e i racconti della vita missionaria mi hanno fatto venire la voglia di partire per rendermi conto di persona come si vive in missione. L’età avanzata e qualche acciacco hanno frenato il mio entusiasmo, ma non del tutto. Ho contattato la casa dei saveriani di Macomer per avere informazioni. Dopo qualche titubanza, sono partito. Rispetto per gli anziani La meta è il Burundi, paese dell’eterna primavera e dalle dolci colline verdi. Le saveriane sono la primavera di tanta povera gente, per la quale offrono la carità cristiana, infondono una prospettiva di vita migliore, preparano il dono della fede. Mi portano al grandioso centro giovani Kamenge, alla periferia nord della capitale Bujumbura: un bel numero di giovani che guardano rispettosi l’ospite un po’ attempato. Due di loro si of- frono per farmi da guida e da… “guardie del corpo”. La prima sensazione è di grande rispetto per le persone anziane. Il giorno dopo ci avviamo di buon mattino per visitare la città. Bella, alberata e animata da un via vai di gente in cerca di guadagnarsi la giornata. Dalla periferia arrivano ciclisti carichi fino all’inverosimile di banane. Un gran via vai di persone Mentre mi trovo nella parte orientale del lago Tanganika, butto lo sguardo alla riva opposta. Nella città di Uvira sorge la missione delle saveriane. Prendo il traghetto, sbarco a Kalundu e giungo alla casa della missione. Le missionarie mi accolgono con calore, misto a meraviglia e stupore. Mi illustrano le loro attività e anche in me subentra lo spirito missionario e la voglia di fare qualcosa. Senza indugio esco all’aperto per curiosare e scattare delle foto. Sulle strade in terra battuta i bambini spuntano da ogni angolo, il MARIO CAREDDU commercio viene praticato su banchetti improvvisati, gli artigiani svolgono le loro attività all’aperto, nella confusione di gente che si sposta in continuazione. Gli amici della locanda Mi fermo presso un cantiere edile, dove tutto il lavoro viene svolto manualmente. Saluto gli operai e offro loro da bere. Riman gono meravigliati e si inchinano ringraziando. Faccio amicizia con due muratori e a pranzo ci rechiamo in una piccola trattoria del luogo, disadorna. Il cuoco è gentile con me. I clienti abituali sono pochi, le entrate limitate. Fuori vedo tre visi emaciati con occhi mesti e imploranti. Il locandiere sta per mandarli via, per paura di disturbare “l’ospite bianco” e non correre il rischio di perderlo come cliente. Riesco a trattenerlo appena in tempo. Ordino per loro un vassoio di polpette di carne. I ragazzi le divorano in un baleno… Il più piccolo dei tre entra, mi tocca il braccio e Storia, tradizione, folclore La venerazione dei santi in Sardegna aspetto importante della U nreligiosità popolare sarda è la venerazione dei santi, che si unisce alla tradizione folcloristica e storica della Sardegna. Chi viene dal continente scopre che nell’isola il nome dei santi e il calendario delle feste sono diversi. La devozione ai “miles Christi” In Sardegna i cosiddetti “miles Christi” sono molto diffusi. Sono i santi martiri delle persecuzioni romane fino a Costantino (313 d.C.): Efisio, Lussorio e Gavino... Ci rivelano che l’isola era una provincia romana con distaccamenti militari e i soldati cristiani hanno avuto il problema della scelta tra la fedeltà a Cristo e il giuramento all’imperatore. In Sardegna sono molto venerati anche i santi della tradizione bizantina, come Cosma e Damiano, Pantaleo, Elena, Antonio abate, la Madonna d’Itria. La dominazione spagnola ha lasciato il ricordo di Isidoro di Siviglia, patrono degli agricoltori, e il francescano Salvatore da Horta. 4 La comunione dei santi Il culto si è diffuso quando i cristiani sopravvissuti alle persecuzioni ripensavano ai martiri con riconoscenza, fierezza e devozione, venerandoli in diversi modi: la cura delle tombe dei martiri, sulle quali a volte sono state edificate chiese e basiliche; la festa del martire nell’anniversario della morte, accompagnata spesso dalla “sagra” paesana; la costruzione di chiese parrocchiali in loro onore per continuare la vita cristiana sul loro esempio di fede. A Orosei, è bello vedere, nell’abside delle cappelle laterali della chiesa di San Giacomo, nicchie di una settantina di statue di santi di tutti i tempi. Ci ricordano la comunione dei santi: tra il sublime del cielo e questa valle Pellegrini sardi al santuario di Sardara p. DINO MARCONI, sx di lacrime abbiamo santi del paradiso che vegliano con attenzione sui nostri passi terreni. La pratica delle novene Nei paesi esiste spesso una chiesa campestre, dove è condotta in processione la statua del santo protettore della comunità. La festa è preceduta dalla novena di preghiera, accompagnata dai “gosos”, per prepararsi spiritualmente, chiedere grazie per i dolori umani e favorire la conversione personale. A volte la novena si svolge nella chiesa del novenare, costruita sul modello dei centri monastici rurali di origine bizantina. Sono luoghi dove la gente si raduna a venerare il santo, dimorando in cumbessias e muristenes. Qui i pellegrini curano lo spirito con la meditazione e la preghiera, accompagnando con canti e balli. Alcuni parroci hanno fatto stampare il libretto delle novene celebrate nelle loro chiese, altri le recitano in “limba”. Le novene sono celebrazioni popolari che lungo i secoli hanno affiancato la liturgia del santo, e fanno parte dei “pii esercizi”. Aiutano a coltivare il senso di fede e la devozione verso il Signore, la Vergine e i santi. ■ Ho chiesto al signor Careddu di raccontare il suo viaggio in Africa. Lui mi ha consegnato un libretto che desidera stampare con la foto della saveriana Bernardetta Boggian in copertina. Dal libretto intitolato “Ti darò tutta me stessa“, ho “rubato” una parte del suo safari africano. In estate, Mario ha partecipato in incognito al convegno giovanile di Foligno, segno del suo spirito sempre vivo e del suo interesse per le missioni. p. Dino Marconi, sx La fotografia di copertina del libretto di Mario Careddu intitolato “Ti darò tutta me stessa” con la saveriana Bernardetta Boggian schizza via zigzagando. Forse mi sono fatto tre nuovi amici. Nel buio della notte Il giorno dopo vado in giro con loro tra le stradine polverose della città. Ci sono frotte di bambini dappertutto. Gironzolano senza una meta in cerca di qualche spicciolo per campare. Zoppicando arriva il più piccino. Ha due occhioni neri velati di malinconia. Non si meraviglia del fatto che per lui non sia rimasto niente. È abituato, si ferma e guarda. Con calma gli prendo la manina, lo tiro su e lo abbraccio come un nipotino... Nei giorni successivi lo incontro nuovamente e a lui riservo un trattamento di favore. Inizia a sentirsi come gli altri. Una mattina esco per il solito giro nelle zone periferiche. Mi vengono incontro due bambini e mi danno la brutta notizia. Il piccino non si è svegliato, è rimasto “nel buio della notte”. Mi sento mancare. In quest’angolo sfortunato di mondo, nemmeno le favole hanno un lieto fine e i sogni non si avverano quasi mai. ■ LA SINDONE A SANT’ANTIOCO APOSTOLI D. MISERICORDIA Lo scorso maggio a Torino si è conclusa l’ostensione della sacra Sindone. I pellegrini sono stati molti, ma più ancora non hanno potuto fare il lungo viaggio. Nella cittadina di Sant’Antioco, il 21 maggio sera, la parrocchia S. Pietro ha dato la possibilità a tutti i fedeli di contemplare la passione del Signore, con una veglia di preghiera e la Messa, facilitando la meditazione attraverso l’esposizione di una gigantografia della Sindone. Alla celebrazione hanno presieduto il saveriano p. Daniele Targa e il parroco don Eligio. Ai fedeli, accorsi numerosi, don Eligio ha descritto le vicissitudini del sacro lino attraverso i secoli. Padre Daniele è entrato nei loro cuori descrivendo l’amore che Dio ha dimostrato per l’umanità morendo in croce. “La croce è un libro che ci parla. Tutto è partito dalla croce, ma non è finito tutto con la morte di Cristo; anzi, tutto è rinato con la sua resurrezione. L’ultimo respiro di Gesù è stato il primo respiro della chiesa. Perciò nella sacra Sindone noi vediamo la vittoria del Signore sul peccato e sulla morte. In effetti, - conclude p. Daniele - se l’uomo si apre allo Spirito di Cristo, egli diventa un uomo nuovo, capace di compiere miracoli, come il perdono generoso e la carità ardente. Lo stesso amore con cui Dio ci ama fa sì che noi amiamo lui e il prossimo. È una nuova capacità di amare e di fare comunione”. Padre Daniele Targa a Sant’Antioco celebra la Messa, durante l’esposizione del sacro Volto della Sindone 2010 NOVEMBRE CREMONA 26100 CREMONA CR - Via Bonomelli, 81 Tel. 0372 456267 - Fax 0372 39699 E-mail: [email protected] - C/c. postale 00272260 Ricordo don Romano Gardini Parroco buono e uomo di profonda fede L a tua morte ha sorpreso tutti, non solo nella tua parrocchia di Pomponesco (MN), ma anche nella diocesi di Cremona. In meno di tre mesi, sei giunto alla fine della vita terrena. Dopo vari ricoveri ospedalieri, hai chiesto di tornare a casa, presso la tua amata famiglia, nella cascina circondata dai campi e lontana dai rumori. La piazza stracolma di gente I parrocchiani e tanti amici hanno pregato per te, chiedevano sempre tue notizie e desideravano vederti. Sono venuto anch’io sei giorni prima che ci lasciassi. Ho cercato di scherzare, per nascondere la mia pena, e tu mi guardavi con un lieve sorriso sulla labbra. Ti ho rivisto la domenica successiva, festa della p. SANDRO PARMIGGIANI, sx Madonna Assunta, con la stessa espressione sul volto, ma gli occhi chiusi per sempre. Sei spirato come se avessi fretta di incontrare la Madonna, di cui eri tanto innamorato. Il tuo funerale è stato un trionfo. La chiesa era stracolma di gente, così pure la piazza e i portici. C’era il vescovo Dante che ha presieduto la Messa, assisti- Don Romano Gardini e p. Sandro Parmiggiani con i bambini della prima Comunione a Pomponesco Come un ponte di umanità Il missionario torna a casa per... un po’ S essant’anni fa, quando frequentavo il seminario di Cremona, sentivamo parlare di missionari che partivano per la missione senza ritorno. Questo andare “totale” era accettato non solo da san Francesco Saverio, ma anche dai missionari che noi stessi avevamo incontrato. Anch’io, nel 1962, sono partito per gli Stati Uniti “per sempre”… A casa però ci sono tornato dopo sei anni, in attesa di avere il visto d’entrata per la Sierra Leone, la missione a me assegnata. Una vera gioia del cuore Oggi che il mondo sembra diventato più piccolo e vicino, anche per noi saveriani il ritorno a casa è scandito da periodi di due o tre anni di lavoro: un tempo abbastanza lungo per dedicarci 4 intensamente alla missione, e abbastanza corto per promuovere la comunione universale con confratelli, famigliari, amici e benefattori. Tornando in Italia, quindi, non abbandoniamo la gente che il Signore ci ha donato; ma è un momento diverso della stessa missione, un periodo sacro di affetti, amicizie e generosità. Sono sempre tornato volentieri alla mia terra, per riconoscere ogni volta le radici della mia esistenza e della mia vocazione. È una vera gioia del cuore ritrovarsi insieme con parenti e amici e raccontarci le nostre cose: io quelle della Sierra Leone, e loro quelle dell’Italia. Con chi incontro, dal barbiere al compagno di treno, mi sento quasi un ponte di umanità, dove tutti - e soprattutto i più lontani e miserabili - tro- Padre Luigi Brioni, saveriano cremonese, ripartirà per la Sierra Leone alla fine dell’anno… Buona missione! p. LUIGI BRIONI, sx vano posto e diventano famiglia universale. Tante cose da condividere Le conversazioni all’inizio si concentrano sulla mia missione: i bambini, la povertà, i progetti, le scuole, le attività pastorali... Poi si parla anche della situazione generale del Paese, del governo, dei rapporti con i musulmani, della guerra finita nel 2002 con le brutalità commesse. Quante cose ci sono da condividere e, in un certo senso, da vivere insieme! Perché più racconto e più mi sento coinvolto profondamente: sia con chi mi ascolta, sia con chi ho lasciato in missione e che non posso mai dimenticare. I discorsi infine tornano sulle realtà locali, le situazioni famigliari, la salute, il lavoro, le sofferenze, le piccole e grandi domande della vita. Divento allora ascoltatore di cuori e di coscienze.... Non mancano le occasioni in cui si piange insieme, ci si abbraccia volentieri e promettiamo di portare la croce con fede e con amore. Così continuo a essere quel ponte di umanità. È bene quindi per noi missionari tornare “a casa” ogni tanto, per poi continuare - ancora più carichi di famiglia, di comunione e di bontà - a “far casa” in missione, per essere qui e là, tutti insieme, la meravigliosa famiglia di Dio. ■ to dai tuoi compagni di classe e da altri 60 sacerdoti. In prima fila, la mamma novantaseienne, i fratelli, le sorelle e i nipoti, e subito dietro le autorità dei comuni di Pomponesco e Viadana con i gonfaloni, e i rappresentanti di varie associazioni. Il testamento spirituale Caro don Romano, in quaresima avevi scritto il tuo testamento spirituale. Lo ha letto in chiesa il vescovo, con un commento sobrio e chiaro. Ringraziavi la SS.ma Trinità da cui hai ricevuto tutto, per arrivare poi alla tua numerosa famiglia e ai cari genitori, che ti hanno educato alla fede con la loro vita esemplare, “vissuta con tenacia, serenità e disponibilità, con la casa sempre aperta a tutti, disponibile e accogliente”. Poi, hai ricordato la chiesa di Cremona, e in particolare mons. Bolognini, che ti ha ordinato sacerdote, e mons. Elio Testa, parroco di Sabbioni di San Matteo, che ti ha seguito con amore paterno. Hai citato le parrocchie che hai servito: Pomponesco, S. Pietro di Viadana e Cividale Mantovano, dove hai trasmesso la tua fede profonda, la gioiosa speranza e la carità concreta. Non hai dimenticato il seminario, i superiori, gli insegnanti e i tuoi 18 compagni di classe, con cui “hai sempre formato un’allegra e vivace comunione”. “Hai seminato molto” Riporto la bella testimonianza delle parrocchiane Diana Grazzi e Sandra Bellini. “Abbiamo collaborato con te quasi ogni gior- no e sentiremo la tua mancanza. Eri un uomo speciale, semplice e buono, radicato profondamente a una fede vera e convinta, che stava sempre al primo posto nei pensieri, nelle parole e nelle azioni. Sapevi ascoltarci, consigliarci e aiutarci nei momenti difficili e riuscivi con la tua bontà a manifestarci la misericordia di Dio. Le persone, che hanno avuto la fortuna di conoscerti ne sono tutti testimoni. Il tuo motto era: “Semina e raccoglierai”. Questo ci hai insegnato con gli esempi della tua vita. Noi ne faremo tesoro. Hai seminato molto e bene; certamente raccoglierai molti frutti”. “Simpatico, buono e umile” Nonna Carla Guatelli ha dato l’ultimo saluto a nome degli anziani. “Ricordo le belle vacanze estive in Valle Aurina, con i ragazzi e i giovani. Stavo attraversando un brutto periodo e lei mi sorprese con questa domanda: «Perchè non vieni in montagna con noi?». Accettai e non rimasi delusa: dimenticai d’incanto dispiaceri e preoccupazioni, grazie alla compagnia meravigliosa di tutti. Alla fine del soggiorno, non ha letto il resoconto delle entrate e delle uscite: bastava sapere che tutti fossero rimasti contenti. Oggi la ricordo come l’amico simpatico, buono e umile con tutti, che mai ho visto arrabbiato. La ringrazio con tutto il cuore e la prego di vegliare sul nostro paese e soprattutto sui nostri giovani. Arrivederci in cielo!”. ■ (continua nel riquadro) NON TI DIMENTICHEREMO DON ! SILVIA SCARONI Ecco le parole di saluto a don Romano Gardini da parte dei giovani di Pomponesco. Noi giovani siamo qui tutti insieme e il tuo ricordo vive tra noi. Quando abbiamo saputo che saresti dovuto andare in ospedale, ognuno di noi si era illuso che fosse solo per una semplice visita. Ogni giorno aspettavamo tue notizie, perché stare senza di te era difficile. Quando venivamo a trovarti capivamo che soffrivi, ma tu riuscivi a darci la forza e il coraggio di sperare nella tua guarigione. Quando quello strano suono di campane ha raggiunto le nostre case, abbiamo capito che ormai non eri più tra noi. All’inizio abbiamo pianto e ci siamo sentiti vuoti, come se qualcosa ci avesse portato via parte dei nostri ricordi. Poi abbiamo capito che non ti avevamo perso, ma che eri diventato ancora di più una parte indelebile nei nostri cuori. In questo momento ti immaginiamo al banchetto del Padre, seduto come eri solito, la testa reclinata di lato e la sigaretta nella mano destra. Siamo sicuri che in questo momento ci stai già guardando e ti stai chiedendo: “Chissà perché piangono?”. Per una volta la risposta proviamo a dartela noi: non dobbiamo piangere, perché ciò che non c’è più è la sola carne, ma la tua anima è più vicina a noi. E ora, senza che lo sappiamo, ci stai porgendo un fazzoletto per asciugare le lacrime e ci offri un sorriso, incoraggiandoci a vivere il domani come tu ci hai insegnato e come continuerai a insegnarci dal cielo. Abbiamo mille ricordi che mai dimenticheremo e sentiremo la tua mancanza. Il sorriso inconfondibile di don Romano Gardini Ciao don, e adesso che sei in cielo, ogni 24.03.1939 - 14.08.2010 tanto guarda giù e pensa ai tuoi giovani. 2010 NOVEMBRE DESIO 20033 DESIO MB - Via Don Milani, 2 Tel. 0362 630591 - Fax 0362 301980 E-mail: [email protected] - C/c. postale 00358200 Gioia e impegno dopo Foligno Volti e storie al crocevia della missione S iamo arrivati a Foligno il 29 agosto, insieme ad altri giovani da tutta Italia, per soffermarci al “crocevia della missione”, in un cammino di cinque giorni. Abbiamo visto volti e ascoltato storie provenienti da lontano, ma che ci erano familiari. Erano volti e storie, icone dell’unico giovane volto ed echi dell’unica grande storia di Cristo, missionario del Padre per l’umanità. Ce li hanno raccontati le missionarie e i missionari del beato Guido Conforti, impegnati in un’unica missione di evangelizzazione, seppur attuata in modi diversi e con vari popoli del mondo. Il dialogo sempre e ovunque Ascoltando le storie dell’Asia, storie di incontro e di diversità, abbiamo imparato il valore del dialogo interreligioso e tra noi. Il dialogo è necessario a cominciare dai piccoli aspetti quotidiani e personali: in famiglia, a scuola e al lavoro, nel divertimento, nell’impegno sociale, sulle strade e nelle piazze, nella vita di preghiera, nella comunità e nella società. Ma per dialogare è necessario anche studiare e meditare i libri sacri e le culture, dove lo Spirito ha seminato il Verbo della vita. È necessario soprattutto andare incontro alle persone, che Dio ama con paziente attesa. Sobrietà e solidarietà Dell’Africa abbiamo incrociato volti che invocano giustizia, gente che sogna e crede, pronta a ricominciare. Nell’ascolto ROSETTA LA GRECA di tante storie di vita, abbiamo capito che l’ideale di giustizia e di pace è possibile solo adottando uno stile di vita sobrio e solidale, senza cedere alle mode del tempo. Dobbiamo curare l’informazione nostra e altrui, per conoscere e diffondere le iniziative di bene che trasmettono speranza nella vita e nella novità. Dobbiamo reagire civilmente agli slogan di successo, che disprezzano e dividono parti della nostra umanità e attivano l’ingiustizia e la violenza. In pellegrinaggio ad Assisi, poi, guidati dalla storia biblica di Esaù e Giacobbe, che si vanno incontro e si abbracciano per saldare il debito della fraternità, anche noi ci siamo riconciliati con Dio. Abbiamo firmato un patto di non-violenza e cena- Come va in Sierra Leone? Ci vorrebbe una valanga dello Spirito in giro per DeV edendomi sio e dintorni, qualcuno ha chiesto “cosa succede”, dal momento che noi saveriani non torniamo spesso dalla missione: abbiamo una pausa di riposo ogni tre o quattro anni. È successo che all’inizio di ottobre c’è stato a Roma un incontro dei maestri dei novizi. Approfittando, ho preso qualche giorno in più per un controllo medico e per qualche visita famigliare. Saveriani internazionali I superiori ci hanno convocato per assicurare una certa uniformità nella formazione dei futuri saveriani. Capita che oggi i giovani messicani, gli indonesiani, i congolesi e i sierraleonesi... rispondano più che in Italia alla chiamata del Signore. In Sierra Leone, ad esempio, con 20 saveriani italiani ci sono due saveriani congolesi, due indonesiani, un 4 messicano e un filippino. Formiamo così una famiglia veramente internazionale. Ma se uno riceve la formazione saveriana in un modo e l’altro in un altro; se uno pensa di essere utile alla proclamazione del regno di Dio in un modo e l’altro in un altro..., allora eccoci davanti a una piccola babele. E chi ci perde è la chiarezza della Buona Notizia che abbiamo la missione di portare a tutti. Progresso e corruzione I pochi amici che ho potuto visitare mi chiedono: “Come va in Sierra Leone?”. Devo ammettere che la proposta cristiana non “tira” molto. I catecumeni diminuiscono un po’, anche perché noi chiediamo un impegno costante, per dimostrare con i fatti che si vuole vivere una vita cristiana seria: aiuto al prossimo, ascolto della parola di Dio, preghiera… Umanamente parlando, sem- Tre veterani della missione in Sierra Leone; da sinistra: p. Munari, p. Rabito e p. Brioni p. VINCENZO MUNARI, sx bra che la realtà africana in cui mi trovo sia ferma. C’è qualche progresso esterno: migliorano alcune strade; qualche quartiere della capitale è illuminato di notte; c’è più ordine e pulizia nell’ambiente. Ma la scuola non forma i giovani, che sono il futuro della nazione. La corruzione non manca. Talvolta rifletto che almeno in Italia si corrompe e ci si lascia corrompere per un bel gruzzolo; qui, invece, per pochi soldi si rovina un Paese, che avrebbe enormi possibilità di sviluppo. Il nuovo presidente della Sierra Leone si affanna a porre un riparo e cambia i ministri corrotti del suo governo. Ha anche istituito un ente contro la corruzione, a cui tutti possono accedere. Ma il capo di questo ente è dovuto fuggire negli Stati Uniti: lo stavano arrestando per gravi atti di corruzione! Nonostante tutto... Nonostante tutto, noi missionari cerchiamo di stare agli impegni presi, dando così l’esempio che solo in questo modo si costruisce qualcosa di duraturo, che dà speranza a tutti. Chiedo a voi l’aiuto di una preghiera, perché il futuro dell’Africa appare un po’ scuro, come il volto dei suoi abitanti. Ma i miracoli sono sempre possibili: una valanga di doni dello Spirito potrebbe dare vita nuova a questa parte del mondo, che sta diventando sempre più la mia patria. Ve ne ringrazio! ■ In pellegrinaggio verso Assisi... una delle tappe del Convegno giovani di Foligno; prima a sinistra, Rosetta La Greca to con una scodella di riso e un bicchiere d’acqua. In questo modo, abbiamo partecipato un po’ alla vita dei più poveri, e capito cosa significa ogni giorno avere poco o niente da mangiare. Una chiesa viva e vivace Dell’America latina, con la testimonianza del missionario e dei giovani del Brasile, ci ha travolto la vivacità di una chiesa giovane, che vive nella gente il vangelo aperto e condiviso. Abbiamo incontrato una chiesa viva perché dal battesimo siamo tutti figlie e figli di Dio nella stessa famiglia cristiana. Siamo tutti - o vorremmo diventare - discepoli missionari che crescono e camminano, responsabili di sé e delle sorti dell’umanità, collaboratrici e collaboratori di Cristo nel regno evangelico, ognuno con la nostra parte di impegno, gioioso e volontario, alimentato dall’ascolto della Parola viva, dalla preghiera e dalla comunione. “Eccomi, Signore, manda me” Ci siamo incontrati e ri-conosciuti, ascoltati ed entusiasmati. Tornati dal convegno vogliamo anche noi essere una “pulce sveglia” che punge e infastidisce tutti, per natura e per missione. Vogliamo andare avanti perché, come dice la saveriana Teresina Caffi, “non è vero che una via o l’altra fa lo stesso; non è vero che ogni verità può andar bene; non è vero che ciascuno trova comunque la sorgente della vita”. Quindi, è compito di noi giovani testimoniare e portare il Signore fino ai confini del mondo, rispondendo alla sua chiamata: “Eccomi, Signore, manda me!”, sempre pronti a rimboccarci le maniche. Tutto questo, e quanto di più, abbiamo conosciuto e sperimentato al “crocevia della missione”. ■ APPUNTAMENTI MISSIONARI Festa del beato Conforti: 5 novembre 2010 Nella festa liturgica del fondatore dei saveriani, invitiamo tutti a ricordare il nostro istituto nella preghiera: il Signore chiami nuovi operai per la sua messe, sostenga lo zelo dei suoi missionari e li protegga insieme ai popoli tra cui lavorano. La mensa dei poveri: 20 novembre 2010 Per i giovani dai 16 anni in su, abbiamo ricominciato il servizio alla mensa delle suore di madre Teresa, nel quartiere Baggio di Milano. L’appuntamento è per sabato 20 novembre dai saveriani di Desio, alle ore 14,30. Giornata missionaria oratori: 14 novembre 2010 Per la Giornata missionaria dedicata agli oratori, invitiamo i ragazzi e le ragazze a passare un pomeriggio insieme a noi con giochi, laboratori e testimonianze. (Informiamo che la giornata è stata spostata in questa data per problemi logistici). 2010 NOVEMBRE FRIULI 33100 UDINE UD - Via Monte S. Michele, 70 Tel. 0432 471818 - E-mail: [email protected] - C/c. postale 210336 Camerun: la missione non è finita Cambiano le modalità, lo spirito è lo stesso quasi trent’anni di D opo presenza saveriana in al- cune delle più importanti città del Camerun, ci rendiamo conto che i tempi sono profondamente cambiati e che la nostra azione missionaria può e deve assumere un altro significato. Al nostro arrivo, i vescovi ci avevano affidato territori che ora sono diventati nuove parrocchie. Ce n’era bisogno, perché il personale missionario, i sacerdoti e gli operatori pastorali locali erano ancora limitati. Spirito missionario debole Con il passare degli anni, in certe regioni i seminari diocesani e gli istituti di vita religiosa hanno conosciuto un grande sviluppo e ci troviamo ora con un buon numero di preti locali, religiose e laici impegnati nella catechesi, nell’animazione delle comunità di base, dei gruppi giovanili e dei vari movimenti cattolici. È normale porsi la do- manda: abbiamo ancora un ruolo da giocare in queste città, o possiamo andare altrove? Da un lato siamo legati a questi luoghi, perché ci sono oltre trenta giovani che si preparano alla missione come futuri saveriani. Dall’altro, abbiamo constatato che le giovani chiese devono fare ancora qualche sforzo per mantenere quello spirito missionario caratteristico di tutte le comunità cristiane. L’impressione è che lo slancio verso la missione sia ancora debole, mentre il potenziale umano è già importante. Si può fare di più Tutte le diocesi hanno preti “fidei donum”; hanno in giro per il mondo missionari e missionarie appartenenti a istituti religiosi locali o internazionali; hanno gruppi laicali che si danno da fare sul territorio per proporre il vangelo a chi non lo conosce. Ma si potrebbe fare molto di più. p. ARMANDO COLETTO, sx Allora abbiamo deciso di restare ancora. Restare per un servizio nuovo: aiutare i sacerdoti, i seminaristi, i religiosi, i responsabili e animatori laici ad assumere una mentalità veramente missionaria, perché tutte le dimensioni della presenza cristiana sul territorio si aprano al mondo e abbiano attenzione alle sfide missionarie vicine e lontane. Le iniziative a Douala Non vorremmo lavorare da soli; l’epoca delle iniziative in solitaria è finita. Nella grande città di Douala, per esempio, abbiamo parlato al vescovo e ad altri istituti missionari. Qualcosa si sta muovendo. Tutti hanno accolto la proposta con interesse. Gli istituti religiosi si sono organizzati per animare il “mese missionario” in tutte le parrocchie e nei gruppi. Un corso di formazione alla missione è in atto già dall’anno scorso, aperto a tutti e in partico- Un impegno a tutto campo La “colonia friulana” in Camerun e Ciad I l Friuli continua a dare un contributo all’evangelizzazione di Ciad e Camerun. Sono Paesi immensi con necessità ancora importanti nel campo dell’evangelizzazione e della promozione umana. E i saveriani friulani hanno sempre risposto all’appello. Del primo gruppo partito nel 1982 facevo parte anch’io, originario di Fagagna. Negli anni successivi p. Marco Bertoni di Rizzolo e fratel Renato Tosatto di Mortegliano hanno rinforzato la presenza, lavorando per molti anni nella diocesi di Pala, nel Ciad meridionale. Ora si è aggiunto p. Denis Iurigh, saveriano di San Giovanni al Natisone. A ciascuno il suo compito In questo momento fratel Tosatto sta conducendo una campa- 4 gna per la perforazione di pozzi in tutta la diocesi di Yàgua. I risultati sono ottimi. Padre Marco Bertoni investe sempre molte energie per approfondire e salvare il patrimonio culturale della tribù mussey. Ora gli è stata affidata la direzione della radio diocesana “Terra Nuova”, che trasmette in diverse lingue locali. La radio è un importante mezzo di informazione e di educazione. Padre Denis Iurigh, invece, ha appena iniziato la sua avventura missionaria e sta studiando la lingua mussey, la cultura, gli usi e costumi locali. Io ho avuto l’opportunità di lavorare sia in Ciad che in Camerun, da nord a sud del Paese, lungo più di mille chilometri. Mi sono impegnato nell’animazione parrocchiale, nella formazione dei futuri missionari, nell’assi- Tre saveriani friulani a colloquio durante il ritrovo del luglio scorso (da sinistra): p. Foschiatto è a Taiwan, p. Coletto è in Camerun-Ciad, p. Benedetti è in Congo p. ARMANDO COLETTO, sx stenza ai minori in strada e in prigione. Attualmente sto coordinando le comunità saveriane presenti nella regione. Una sfida evangelica È evidente che i servizi resi dai nostri missionari sono vari. Tante parrocchie in Ciad e in Camerun li hanno visti all’azione. Il raggio d’interventi va dalla preparazione dei catecumeni all’animazione delle comunità sparse nei quartieri e nei villaggi, dalla formazione di catechisti e animatori fino all’organizzazione dei servizi di promozione umana: acqua potabile, alfabetizzazione, sanità... Poi ci sono i contatti ecumenici e interreligiosi, l’amministrazione e la partecipazione alle iniziative diocesane e delle varie zone pastorali. I saveriani vivono sempre in comunità di almeno tre persone. Anche i missionari friulani vivono e lavorano con altri saveriani provenienti da diverse parti del mondo. Le nostre comunità sono sempre più variopinte e composte da culture diverse. È un piccolo segno di quello che sarà il mondo di domani. Naturalmente questa convivenza non è facile; è una sfida evangelica necessaria per realizzare il sogno del nostro beato fondatore Conforti: “fare del mondo una sola famiglia”. ■ Padre Armando Coletto, primo a destra, prende appunti durante una riunione comunitaria dei saveriani in Camerun lare ai laici. Alcune conferenze sono state affidate ai seminaristi per creare poco a poco una mentalità missionaria. Produrremo del materiale stampato, utile all’animazione dei catecumeni che si preparano al battesimo, delle comunità di base e di altri gruppi e movimenti sempre numerosi in Camerun. Il GAMS camerunese Abbiamo lanciato anche il GAMS - Gruppo degli Amici dei Missionari Saveriani. Tante persone ci hanno visti al lavoro, ci apprezzano e collaborano con noi. Hanno sentito in noi uno slancio un po’ diverso e si sono creati legami di amicizia e stima. Abbiamo convocato un certo numero di queste persone e abbiamo loro proposto di essere missionari con noi. La risposta è stata davvero incoraggiante. Ci hanno chiesto come mai non abbiamo pensato prima a una cosa del genere. Stiamo ora proponendo loro - dopo un periodo di formazione - alcune iniziative concrete. Lanceremo delle “provocazioni” per andare in missione, anche per periodi limitati, e uscire fuori dalla diocesi e dalla nazione. La missione non è finita, e neppure finirà. I modi cambiano, ma la missione continua “fino alla fine del mondo” e della storia umana, fino al compimento del grande progetto di Dio sull’umanità. ■ LA FESTA DEI FAMIGLIARI 2010 p. CARMELO BOESSO, sx Domenica 26 settembre s’è tenuta la tradizionale festa dei famigliari dei saveriani friulani. Dopo l’accoglienza a base di caffè, tè, bibite, “taiut” e stuzzichini vari, c’è stato un incontro con alcuni dei saveriani friulani presenti: p. Claudio Bortolossi, p. Carlo di Sopra e p. Alessandro Turco. Quest’anno c’era solo l’imbarazzo della scelta! La Messa è stata celebrata con solennità di canti e musiche, all’organo p. Alessandro Turco e alla chitarra p. Giuseppe Marano. L’ha presieduta p. Mario Cruder, che quest’anno ha celebrato il giubileo d’oro sacerdotale (16 ottobre 1960). Abbiamo ricordato tutti i missionari friulani passati alla vita eterna. Abbiamo ricordato anche la signora Maria, mamma del compianto p. Roberto Dal Forno, e Gianni, fratello di p. Carlo Primosig, che ci hanno lasciato nell’anno trascorso. È seguito il pranzo, preparato con cura dalle nostre cuoche, aiutate in cucina dai volontari Ferruccio e Adelina e nel servizio dalle nipoti dell’indimenticabile p. Roberto Dal Forno. Il pranzo è stato allietato con canti, musica e battute comiche, e da due animatori d’eccezione: p. Giuseppe Marano e p. Alessandro Turco. Il servizio fotografico è stato realizzato da p. Fiorenzo Raffaini, friulano d’affezione. La partecipazione è stata superiore ad ogni aspettativa: ben 125 persone! La buona riuscita di questo incontro, sempre molto atteso, è stata confermata dal clima cordiale, sereno, familiare, che regna tra persone che si considerano appunto della stessa famiglia. Saveriani e famigliari insieme durante la Messa, il 26 settembre (foto F. Raffaini) 2010 NOVEMBRE MACOMER 08015 MACOMER NU - Via Toscana, 9 Tel. 0785 70120 - Fax 0785 70706 E-mail: [email protected] - C/c. postale 207084 La prova della fertilità in Africa Incontro con le delegate in Sardegna non aveva avuto M iafiglimadre nei sei anni succes- sivi al matrimonio. Per questo motivo i parenti di mio padre avrebbero voluto che la ripudiasse e sposasse un’altra donna. Ma mio padre è rimasto accanto a lei, che pregava tanto il Signore perché le concedesse un figlio. E finalmente arrivò. In Congo, però, per dimostrare la fecondità, una donna deve dare alla luce almeno tre figli! Mia madre ha superato anche questa prova, perché io sono il terzogenito. Quando sono nato, per riconoscenza verso il Signore, mi ha voluto chiamare “Deogratias” - Grazie a Dio. Poi, con l’aiuto di Dio, è riuscita ad avere fino a nove figli. giorno della mia ordinazione sacerdotale. Dopo aver ricevuto la grazia di nove figli, mamma ha continuato a pregare Dio perché scegliesse tra loro qualcuno che si consacrasse interamente al suo servizio… Con la mia ordinazione sacerdotale, ha visto ascoltata la sua preghiera. Ma non si fermò qui: pregò anche perché almeno una delle figlie si consacrasse a lui. Anche questa sua preghiera è stata ascoltata, perché una mia sorella è diventata suora in un istituto religioso del Congo. La preghiera dei genitori per i figli è importante e può essere all’origine di una vocazione. È nella famiglia che nasce e cresce una vocazione, cominciando da quella alla vita cristiana. Le preghiere dei genitori Ho saputo questa storia solo il La difficile missione in Ciad I saveriani sono in Congo da p. DEOGRATIAS BACIBONE, sx parecchi anni. Li ho ammirati nel loro modo di lavorare, nei lunghi viaggi a piedi nella foresta equatoriale. Si occupano con tanto amore della catechesi, della visita ai malati, dell’assistenza e di tante opere di carità cristiana. Vedendoli agire, spontaneamente è sorto nel mio cuore il desiderio di diventare come loro. Sono diventato sacerdote e sono partito come missionario per il Ciad. Non è stato facile imparare la lingua e adattarsi al clima. Io sono nato in montagna, a 1.700 metri di altitudine, dove la temperatura non supera mai i 25 gradi. In Ciad, invece, fa molto caldo. Forse è proprio per questo che la cosa che ho più apprezzato è stata l’acqua. In Ciad ho capito meglio il significato di alcune frasi del vangelo, come quella in cui Gesù dice: “Chiunque darà Viaggio in Congo, bis! L’estate missionaria dei giovani sardi luglio, nel saU naloneseradelledi caserme Mura di Macomer, p. Roberto Salvadori ha presentato i partenti per la missione in Congo: Antonio, Annalisa e Marta. Al rientro, si può dire con certezza che i nostri giovani hanno portato la solidarietà dei macomeresi e hanno avuto modo di conoscere un po’ la realtà di una grande nazione africana. È stata una vacanza diversa dalle solite, per un’estate missionaria. Il grazie delle mamme Padre Roby ha ricordato che Macomer, Bukavu e Kamenge sono legate tra loro, grazie all’attività dei saveriani. Macomer con i suoi 10mila abitanti è ricca d’iniziative di solidarietà e ha sempre risposto con generosità alle proposte dei saveriani, come è accaduto anche nel viaggio estivo in Congo di due anni fa. Anna, dei laici saveriani, era presente a quella “spedizione” che sosteneva il progetto “Ogni bambino va a scuola”. Sono state esposte le lettere di ringrazia- mento di alcune mamme congolesi. Una diceva: “Ringrazio Dio perché attraverso suor Giovanna mia figlia ha potuto frequentare la scuola tutto l’anno. Ci piacerebbe che tornaste da noi, ma la pace è ancora lontana e noi siamo ancora nel campo profughi. Ricordatevi di noi. Mamma Felicien”. Bastano 50 euro per far studiare un bambino per un anno intero. Al centro i giovani realizzano nuovi impegni di vita e nuove esperienze, collaborando con associazioni che lavorano per i diritti dell’uomo. Costruiscono la società civile vivendo con i malati di Aids, entrando nell’amministrazione per fare un servizio utile, aiutandosi vicendevolmente per cercare un lavoro che permetta di vivere con dignità. Da Bukavu a Kamenge I nostri tre amici e altri giovani hanno conosciuto la realtà di Bukavu, dove p. Roby ha animato la parrocchia di Cahi attraverso il campo sportivo della pace. Durante il viaggio missionario sono stati anche al centro giovanile Kamenge in Burundi. Qui, giovani di etnie diverse vivono insieme per costruire la pace. Il centro è aperto a tutti i giovani dei quartieri nord della capitale Bujumbura. Il progetto è quello di abituare persone diverse a vivere insieme con attività di gruppo, incontri di dialogo e riconciliazione, fino ad arrivare - se possibile - al perdono reciproco. L’Africa agli africani Il viaggio è servito per dare uno sguardo all’Africa e per conoscere un po’ i suoi problemi. Quest’anno, 17 nazioni del continente hanno celebrato il 50° di indipendenza, tra cui il Congo visitato dai nostri giovani. L’Africa ha tanti motivi per essere orgogliosa di sé. Le ragioni dell’ottimismo derivano da una popolazione giovane, nonostante le malattie infantili. La gioventù è una grande risorsa che deve essere messa a frutto dai governanti, per usare le immense ricchezze naturali a favore della popolazione africana. Come dicono in molti: “L’Africa agli africani”. ■ I giovani sardi hanno partecipato anche al convegno missionario giovanile di Foligno (29 agosto - 2 settembre); stanno mangiando una ciotola di riso, in solidarietà con i popoli poveri 4 p. DINO MARCONI, sx Padre Deogratias Bacibone con la signora Annunziata, a destra, mamma di p. Tonino Melis e con la signora Rita, mamma di p. Marco Milia un bicchiere d’acqua a uno dei miei discepoli non rimarrà senza ricompensa”. sei mesi prima del battesimo, ci si dedica a memorizzare tutto ciò che riguarda i sacramenti. Il vangelo a memoria Un modo molto originale ed efficace per annunciare la parola di Cristo è il racconto. In una nazione come il Ciad, in cui la maggior parte delle persone non sa leggere né scrivere, si fa uso della memoria. La gente ascolta la parola di Dio e la impara a memoria. Tra le catechiste c’erano due donne completamente cieche che erano brave nella catechesi, perché avevano imparato a memoria tanti brani della Sacra Scrittura. La preparazione al battesimo dura circa cinque anni: un buon periodo per apprendere tanti brani della parola di Dio. Nei primi due anni di catecumenato s’impara il vangelo di Luca; nel terzo anno si apprendono vari testi dell’Antico Testamento; nel quarto anno i brani più importanti degli altri vangeli; negli ultimi Formatore di nuovi missionari Questo metodo mi piace molto, perché così i catecumeni imparano a conoscere Gesù direttamente attraverso la sua Parola. Il lavoro missionario si svolge, dunque, presentando la parola di Cristo e testimoniando il suo amore con le numerose opere dell’assistenza caritativa, della catechesi, dell’alfabetizzazione e della comunione fraterna. Ho lasciato il Ciad nel 1999 e sono venuto in Italia, per prendere la laurea in psicologia dell’educazione all’università Salesiana di Roma. Dal 2003, partecipo alla formazione dei nostri giovani aspiranti missionari in Burundi, Camerun e Congo. Risiedo in Congo e vado ogni anno in Burundi e in Camerun. È un apostolato interessante e importante. ■ SANTI VENERATI IN SARDEGNA p. DINO MARCONI, sx Un aspetto importante della religiosità popolare sarda è la venerazione dei santi, che si unisce alla tradizione folcloristica e storica della Sardegna. Chi viene dal continente scopre che nell’isola il nome dei santi e il calendario delle feste sono diversi. In Sardegna i cosiddetti “miles Christi” sono molto diffusi. Sono i santi martiri delle persecuzioni romane fino a Costantino (313 d.C.): Efisio, Lussorio e Gavino... Ci rivelano che l’isola era una provincia romana con distaccamenti militari e i soldati cristiani hanno avuto il problema della scelta tra la fedeltà a Cristo e il giuramento all’imperatore. Sono molto venerati anche i santi della tradizione bizantina, come Cosma e Damiano, Pantaleo, Elena, Antonio abate, la Madonna d’Itria. La dominazione spagnola ha lasciato il ricordo di Isidoro di Siviglia, patrono degli agricoltori, e il francescano Salvatore da Horta. Nei paesi esiste spesso una chiesa campestre, dove è condotta in processione la statua del santo protettore della comunità. La Pellegrini sardi festa è preceduta dalla novena al santuario di Sardara di preghiera, accompagnata dai “gosos”, per prepararsi spiritualmente, chiedere grazie per i dolori umani e favorire la conversione personale. A volte la novena si svolge nella chiesa del novenare, costruita sul modello dei centri monastici rurali di origine bizantina. Sono luoghi dove la gente si raduna a venerare il santo, dimorando in cumbessias e muristenes. Qui i pellegrini curano lo spirito con la meditazione e la preghiera, accompagnando con canti e balli tradizionali. 2010 NOVEMBRE MARCHE 60129 ANCONA AN - Via del Castellano, 40 Tel. 071 895368 - Fax 071 2812639 E-mail: [email protected] - C/c. postale 330605 SAVERIANI MARCHE Al tempo della battaglia del grano Racconto di un’età passata troppo in fretta la fortuna di viveH oreavuto nella bella regione del- le Marche, piene di colline verdi, faggi e alberi robusti, come le querce, che noi chiamavamo cerque. Eravamo una decina di famiglie, relativamente piccole, che spesso amavano lavorare insieme, specie quando c’erano dei lavori in cui occorrevano parecchi operai. Ciò accadeva per esempio durante la falciatura del fieno, la mietitura del grano, la pulitura delle pannocchie del granturco (scartocciare). Il duro lavoro nei campi Eravamo quasi tutti poveri, per cui non c’erano, vicino a noi, persone o famiglie troppo sviluppate. Se uno aveva bisogno di un favore, era quasi sicuro di essere accontentato da un vicino. Ci conoscevamo con un cognome dialettale come fami- glia: Pollo, Vincinzetto, Battente, Santo, Lepre, Cellette e così via. La mia famiglia era nota come El Bughero. Nessuno sapeva dirci chiaramente quando erano cominciati quei nomi, o perché. Nella zona il lavoro dei campi era faticoso, per tutti... Eravamo negli anni ‘30-’40, al tempo della “Battaglia del grano”, di Mussolini. Neanche a me la situazione piaceva tanto. Abitavamo in una vecchia casa senza gabinetti e senz’acqua potabile. Privi di luce elettrica, si usava il carburo di sera. Le strade erano ghiaiose o piene di fango, o di neve nel lungo inverno. C’erano troppe lacune, diremmo oggi. E il parroco-padrone era povero anche lui: almeno così diceva! Le lezioni di ginnastica Mi sono sentito più libero, quando ho iniziato a frequentare dott. REMO BUCARI, sx la scuola elementare al mio sesto anno di età. Le lezioni si tenevano in una palazzina nuova vicino casa. La maestra fascista veniva ogni giorno, in macchina, dal paese vicino (un chilometro di strada) a parlarci di tutto, specie delle conquiste africane di Mussolini. Era il tempo di Faccetta nera... “Speriamo siano contente anche loro!” - mi suggeriva un anziano amico che veniva spesso a trovarci in casa, per un bicchier di vino, che veniva offerto a parecchi passanti, poveri o ricchi, noti o sconosciuti. La ginnastica era la prima materia della scuola e ci piaceva immensamente, più delle altre lezioni. Spesso si organizzavano gare di ginnastica, per tutte le famiglie vicine. In qualche festa particolare si invitava tutto il vicinato. Tre anni così passarono in fretta. Ma dove andare per la DIARIO DELLA COMUNITÀ Ancona chama Manila In famiglia, anche grazie alla tecnologia S ono le 10 e 30 del mattino di domenica 19 settembre, quando cominciano ad arrivare i primi parenti dei missionari saveriani originari delle Marche. Quest’anno i presenti al pranzo sono stati 74. Siamo stati contenti di rivedere qualcuno che non si vedeva da qualche anno, per varie ragioni. Come sempre, la mattinata si è aperta con un momento di accoglienza conviviale, che ci ha permesso di scambiare due parole con i famigliari dei nostri confratelli che lavorano nelle missioni, in tante nazioni diverse. Il tempo non rovina l’amicizia I veri legami sono quelli che resistono al tempo, anche dopo anni di lontananza. Quando ci si ritrova, si ricomincia sempre da dove ci si era lasciati l’ultima volta. Come per dire che il tempo 4 non scalfisce le relazioni con la famiglia, casomai le migliora. Durante la celebrazione dell’Eucaristia, presieduta da p. Giuseppe Veniero, alcuni saveriani della comunità sono stati presentati, compreso chi vi scrive, da poco ordinato sacerdote in Camerun e ora destinato a lavorare nella comunità saveriana di Ancona. Ma più che mai, questa giornata è stata segnata da varie manifestazioni di gioia durante il pranzo: dai canti e le poesie composte in onore di alcuni saveriani, a una video conferenza con p. Sandro Barchiesi, che parlava da Manila, nelle lontane Filippine. Un interrogatorio via “skype” Infatti, sorseggiando del caffè, dopo aver guardato insieme un filmato sul fondatore beato Conforti, ci siamo messi in col- p. SERGE TCHATCHE, sx legamento via “skype” con p. Sandro. Originario di Ancona, suo fratello don Sauro è parroco e nostro vicino di casa. Così abbiamo potuto sperimentare come la tecnologia ci possa aiutare a sentirci più famiglia e vicini, nonostante la distanza che ci separa. Sotto gli occhi attenti dei membri delle famiglie presenti, p. Sandro ha dovuto sostenere un vero “interrogatorio” serrato, diretto da p. Enzo. Ha raccontato un po’ del suo apostolato e della sua vita missionaria in una parrocchia alla periferia di Manila. La festa si è chiusa con un saluto a Renato, un giovane vicentino che ha vissuto per un anno nella comunità di Ancona, e che ora è a Parigi a imparare il francese. Deve prepararsi bene per un’esperienza missionaria con i saveriani nella repubblica democratica del Congo. ■ Il medico saveriano Remo Bucari, nativo di Avacelli di Arcevia (AN), ora è nella “casa madre” dei saveriani a Parma, dopo 50 anni di vita attiva in Bangladesh; nella foto con p. Gianni Zampini, a sinistra, in visita alla Libreria dei popoli di Brescia scuola del IV e V anno? il ginnasio inferiore di tre anni. A scuola in mezzo alla neve Mia madre aveva trovato dei parenti lontani a Serra S. Quirico (15 chilometri da casa), che mi accolsero con entusiasmo, anche perché non avevano figli. Alla fine del IV anno, viene aperta la scuola elementare (superiore) a Castiglioni, a soli 2 chilometri di distanza. Con un compagno mi recavo a scuola ogni mattina; d’inverno c’era la neve alta un metro, in qualche punto. Anche quell’anno passò in fretta, con molte esperienze e avventure, vissute ogni giorno nel viaggio di 2 chilometri, a piedi naturalmente. Si tiene intanto un altro consiglio famigliare per farmi continuare gli studi. Naturalmente senza spendere troppo. Il miglior luogo risultò essere l’istituto saveriano di Poggio S. Marcello, al costo di 2 lire al giorno, che però era lontano una ventina di chilometri dal paese. Questo per La festa della sconocchiatura Ma prima di terminare il racconto scolastico, vorrei far conoscere le feste notturne che noi tutti del paese facevamo in occasione della sconocchiatura; in pratica, quando si toglievano e pulivano le pannocchie del granoturco. Eravamo tutti seduti attorno all’aia: uomini e donne, ragazze e ragazzi, con canti e racconti vivaci dei contadini, di notte, in allegria. Finito il lavoro, iniziava la vera festa. C’era sempre qualcuno che suonava la fisarmonica (musica comune: il saltarello!), con canti e danze fino alle 2 o alle 3 del mattino. Tutti allegri e rilassati. Una baldoria incredibile, da godere prima di andare a letto. Tutto poteva accadere durante o dopo quelle notti, promesse di matrimonio incluse. La vita di un contadino delle Marche non era tutta o solo sacrifici... ■ SPAZIO GIOVANI CON I GIOVANI DEL MEDITERRANEO “Siete voi il sale della terra e la luce del mondo” p. SERGE TCHATCHE, sx Dal 12 al 19 settembre, a Macerata e a Loreto, si è tenuta l’Agorà dei giovani del Mediterraneo. Per la ricorrenza dei 400 anni dalla nascita di p. Matteo Ricci, sono stati invitati numerosi giovani dell’Asia. Nella mattinata del 15 settembre è toccato a p. Gargano, detto “Giuà”, prendere la parola sul tema: “Sale della terra e luce del mondo - Testimonianze dei missionari in Asia”. Originario della Campania e missionario in Bangladesh, p. Giuà ha fatto impazzire i traduttori, passando da una battuta in italiano a un’altra in inglese, e aggiungendo qualche espressione anche in lingua bengalese. Essere “sale e luce” in Bangladesh oggi, per padre Giuà significa mettersi in cammino con la gente, condividendo le loro gioie e difficoltà. Significa instaurare con le persone un dialogo di vita, dove dare il proprio tempo all’altro è fondamentale: il tempo per ascoltarsi e condividere le proprie speranze. In tutta l’Asia, il dialogo interreligioso costituisce la sfida più grande, perché è parte integrante di ogni giornata. La mattinata si è conclusa con un pranzo condiviso sotto il segno della Pentecoste, parlando in tante lingue: dall’inglese all’arabo, dal serbo al macedone, dallo spagnolo al cinese; la regia era in lingua italiana! Nella foto di Diego Pirani, p. Giuseppe Veniero celebra la Messa durante la festa dei familiari marchigiani Padre Gargano parla nell’aula magna di Macerata, affollata di giovani dal Mediterraneo 2010 NOVEMBRE PARMA 43123 PARMA PR - Viale S. Martino, 8 Tel. 0521 920511 - Fax 0521 920502 E-mail: [email protected] - C/c. postale 153437 Nuovi studenti saveriani a Parma Siamo internazionali: veniamo da 8 nazioni L e comunità saveriane d’Italia, compreso lo studentato teologico di Parma, si sono riunite per la programmazione del nuovo anno pastorale partendo dalle parole del vangelo: “Il Signore designò altri settantadue e li mandò a due a due…” (Lc 10,1). Con queste parole, l’accento è posto sull’aspetto comunitario - e non solo personale - del cammino verso la santità; una santità comunitaria che ci porta a curare in modo particolare l’amore per la famiglia saveriana e per i confratelli delle nostre comunità. Quest’anno qui a Parma saremo diciotto studenti. Sei nuovi arrivati arricchiscono la comunità, non solo per le doti personali di ognuno, ma anche perché saranno otto in totale le nazioni e culture rappresentate: Brasile, Burundi, Camerun, Congo, Indonesia, Italia, Messico, Sierra Leone. Su questa pagina “i nuovi” si presentano. Ricardo e la perseveranza Ho 29 anni e sono brasiliano, nato a Laranjeiras do Sul, nello stato del Paranà. Ho iniziato il cammino vocazionale nel 2003, quando facevo parte di un gruppo missionario di laici fondato da p. José Pedro da Silva. In questi incontri mi sono innamorato dell’ardore missionario dei a cura di PIERRE SHAMAVU, sx saveriani. Nel 2005 ho studiato filosofia a Curitiba. Poi, sono andato a Hortolândia per il noviziato, dedicandomi a riflettere sul vero senso della mia chiamata e a conoscere meglio le caratteristiche della famiglia missionaria saveriana. Ho fatto i voti religiosi il 3 luglio 2010 e ho desiderato proseguire il mio percorso formativo in Italia per “bere alla sorgente” del carisma saveriano, consapevole che lo studentato teologico internazionale di Parma ci offre questo privilegio. Al Signore chiedo il dono della perseveranza: nel mio cuore si mantenga acceso il desiderio di annunciare il regno di Dio. Studenti saveriani a Parma / 2 Direttamente dal cuore dell’Africa C ontinua la presentazione dei sei nuovi studenti saveriani che sono “sbarcati” a Parma quest’anno. Dopo l’America latina (Brasile e Messico), è il turno dell’Africa. Simon, l’economista Arrivo dalla Sierra Leone e ho trent’anni. Il mio villaggio d’origine è Kabendema, nella diocesi di Makeni. Qui i saveriani lavorano da tanti anni e li conosco da quando ero bambino. Dopo la scuola secondaria, sono andato nella capitale Freetown, per studiare economia e amministrazione all’università. Solo alla fine di questo ciclo di studi ho avvertito il forte desiderio della consacrazione missionaria. È stato p. Antonio Guiotto ad accogliermi nel 2004. Ho fatto tre anni di filosofia e anche un anno di teologia nello studentato saveriano di Freetown. Poi, sono stato mandato a Kinshasa in Congo, per imparare il francese e per fare il noviziato. Ora, sono felice di essere a Parma per pro- seguire il cammino formativo. Tresor e il sogno missionario Ho 26 anni e arrivo dalla repubblica democratica del Congo. Sono nato a Bunyakiri, una cittadina a 80 chilometri da Bukavu. In questa regione, all’inizio degli anni ottanta, sono arrivati i saveriani e alcuni laici. Da allora la comunità cristiana è cresciuta, tanto da diventare una parrocchia. Nel 2005, terminata la scuola superiore a Bukavu nel grande collegio Alfagiri dei gesuiti, sono stato accolto tra i saveriani: un anno di propedeutica e tre anni di filosofia. Poi sono andato nella capitale Kinshasa per il noviziato. Il 15 agosto scorso sono diventato saveriano con la professione dei voti, insieme a Simon e ad altri dodici giovani africani. Con gioia sono arrivato a Parma per proseguire la formazione verso il sogno della missione evangelica. Emmanuel, la rivista galeotta Il mio nome completo è lun- a cura di P. SHAMAVU, sx ghissimo: Adili Massa Wa Lupupu Emmanuel. Arrivo da Mwenga, un’importante località nella zona dei warega, in Congo. I primi saveriani vi erano arrivati nel 1959. Grazie all’attività missionaria di p. Pacifico Fellini e p. Andrea Tam, qui è cresciuta una grande comunità cristiana. Dopo le scuole superiori, sentivo in me l’esigenza di consacrarmi alla missione. Mi era capitata in mano la rivista saveriana “Il mondo come casa”, che non mi aveva lasciato in pace. Nel frattempo, i saveriani avevano affidato la missione ai sacerdoti diocesani e si trovavano solo nella parrocchia di Kitutu, a circa 90 chilometri. Organizzai il viaggio fino a Kitutu, dove ho iniziato a confidarmi con p. Faustino Turco. Il 15 agosto ho fatto i voti religiosi a Kinshasa, insieme a Tresor. Ora eccomi nella terra del nostro beato fondatore mons. Conforti, contento di camminare con gli altri per il vangelo. ■ I sei nuovi arrivati nella comunità degli studenti di teologia a Parma (da sinistra): Carlos messicano, Simon sierraleonese, Ricardo brasiliano, Tresor congolese, Ivanildo brasiliano, Emmanuel congolese Ivanildo, innamorato di Gesù Sono nato ad Abaetetuba nello stato del Parà, nel nord del Brasile, e ho 27 anni. Per diversi anni ho servito come chierichetto nella comunità cristiana di San Domenico, dove ho fatto anche il catechista e l’animatore dei ragazzi. Qui ho imparato ad accogliere l’invito che il Signore mi faceva per annunciare il suo amore a tutti i popoli. Così è nata la mia vocazione. Tra il 2004 e il 2005 ho partecipato agli incontri vocazionali animati da p. Filippo Rota Martir. Poi ho iniziato la formazione presso i saveriani con la guida di p. Luigi Anzalone. Nel 2009 sono andato a Hortolândia, per il noviziato: ho approfondito il carisma saveriano e mi sono innamorato di Gesù, per lasciarmi condurre dalle sue parole. Il 3 luglio 2010, con i voti religiosi, sono diventato saveriano e desidero annunciare il vangelo di Gesù. Carlos, il predestinato Io sono messicano, nato a Jalostotitlán. Il primo desiderio missionario è nato in me quando avevo dieci anni. A scuola, nel mese di ottobre, le suore organizzavano una settimana in cui si approfondiva il tema della missione. Questo evento mi ha impresso nel cuore il desiderio di diventare missionario. A diciannove anni, studiavo ingegneria agro-industriale e davo una mano nella pastorale giovanile della mia parrocchia, oltre che a livello diocesano. Ma è stata l’esperienza missionaria che si faceva ogni anno fra gli indigeni huicholes, a far rinascere in me “l’inquietudine missionaria”. Ho iniziato il mio cammino di discernimento vocazionale con i saveriani e ho notato che il carisma era lo stesso delle suore delle elementari. Infatti, erano le saveriane… Una felice coincidenza! Dopo il noviziato a Salamanca, sono diventato saveriano nel 2006. Per tre anni ho studiato filosofia a Guadalajara e adesso sono qui a Parma e, per quest’anno, mi dedico allo studio della lingua italiana. Sono consapevole di essere uno strumento nelle mani di Dio. ■ (continua sotto) UN ALTRO ANNO A TUTTO... GAMS È ripresa il 7 ottobre l’attività del Gams di Parma, dopo la pausa estiva. Anche quest’anno sono tanti gli appuntamenti in programma, che si tengono presso il santuario “Conforti” dei saveriani a Parma. Ecco il calendario completo. 2010 11 novembre 25 novembre 16 dicembre Incontro mensile Preghiera per l’Avvento Messa del dono ore 15,30 ore 15,30 ore 15,30 2011 4 13 gennaio 3 febbraio 3 marzo 17 marzo 14 aprile 5 maggio 19 maggio 26 maggio 9 giugno Formatori e studenti saveriani in una bella foto di gruppo, alla fine della programmazione annuale nella badia di Torrechiara Incontro mensile Incontro mensile Incontro mensile Preghiera per la Quaresima Ritiro spirituale per la Pasqua Incontro mensile Gita annuale Verifica di fine anno Messa di ringraziamento ore 15,30 ore 15,30 ore 15,30 ore 15,30 ore 10,30 - 16 ore 16,00 ore 16,00 ore 16,00 Invitiamo tutti a unirsi spiritualmente, per pregare il Signore, con l’intercessione del beato Conforti, per le vocazioni missionarie e in solidarietà con i saveriani nel mondo. Grazie. 2010 NOVEMBRE PIACENZA 25121 BRESCIA BS - Via Piamarta, 9 Tel. 030 3772780 - Fax 030 3772781 E-mail: [email protected] - C/c. postale 216259 Alla tomba di p. Ettore Fasolini Una giornata di fraternità davvero speciale R icco e povero insieme uniti - Dives et pauper simul in unum. Queste parole si leggono sul timpano dell’ingresso al piccolo cimitero a Cornareto, in Val Borbera. Saliamo la ripida scalinata. Su piani ascendenti verso la montagna, le cappelle sono ordinate a semicerchio, quasi per un abbraccio ideale, ora che si sono conclusi i conti con la storia. Un paesaggio… indonesiano Nel piano più alto, la cappella della famiglia Fasolini. Accompagnati da Giorgio e Caterina, nipoti di padre Ettore, entriamo con commozione. La sua fotografia è esposta su una mensola di marmo. Il suo loculo è di fronte a quello del fratello Virgilio. Qualche momento di silenzio, prima che la nostra emozione si allenti con la preghiera a Dio, per colui che è stato nostro compagno di strada e ci ha preceduto in paradiso. La visita al cimitero è l’atto centrale di una giornata speciale, trascorsa nel silenzio dei boschi, rotto appena dal gorgoglio del torrente Borbera. Il 30 settembre la comunità dei saveriani di Brescia - che è stata l’ultima di p. Ettore - si reca a Cornareto. Lasciamo l’autostrada per Genova all’altezza di Arquata - Vignole, in direzione di Cabella Ligure. Il paesaggio richiama quello indonesiano, come appare a Bukittinggi o sulle montagne boscose del Kerinci, descritto da p. Ettore nel suo ultimo libro, “Il verde tenero delle foglie”. La memoria vive nei ricordi L’appuntamento è poi alla casa dei coniugi Fasolini. Con noi c’è don Enzo Manici, sceso dall’Alta Val Borbera, dove da più di quarant’anni segue i parrocchiani che ancora sono rimasti su quelle montagne, distribuiti nelle tredici parrocchie che egli ha in cura. Insieme ci rechiamo nel piccolo santuario della Madonna della Guardia, a Rosano, per concelebrare la Messa. Ci atten- p. GESUINO PIREDDA, sx de il sagrestano, cui non è parso vero di poter scambiare due parole con i “forestieri”. La Messa, presieduta da p. Mario Menin, rettore della comunità saveriana di Brescia, ci dà la possibilità di rinnovare la commozione e la preghiera. “La memoria addolcisce i ricordi”, scrive p. Ettore nel suo ultimo libro, “li carica di magia; ci terranno compagnia per sempre”. La memoria rivive nella testimonianza di Caterina che, nonostante la forte personalità, cede alla commozione del ricordo. Poi intervengono tutti gli altri concelebranti. Ciascuno, a suo modo, ha voluto dire che “i morti vivono nel cuore delle persone che hanno amato: chi è amato non muore”. Poi, nella casa di Giorgio e Caterina, condividiamo l’agape fraterna, preparata dalla brava cuoca Maria. Su e giù per l’Appennino È l’ora del ritorno. Don Enzo ci invita a passare nella sua parrocchia. Risaliamo ancora L’armonia: un ideale, una cultura La mostra sul Giappone apre i battenti S abato 6 novembre alle 18 a San Cristo, s’inaugura la nona mostra didattica dei missionari saveriani, che quest’anno ha per tema, “Giappone e ricerca dell’armonia”. L’inaugurazione ufficiale è preceduta da una conferenza di p. Marco Vigolo sul tema, “Essere missionari in Giappone” (ore 15,30) presso l’aula Magna della Cattolica di Brescia. La mostra rimane aperta fino al 30 gennaio 2011 (feriali: 9-12,30 + 14,30-17; festivi: 14,30-18,30). 4 timore reverenziale per la bellezza della natura; è armoniosa la cerimonia del tè, l’arte ikebana di disporre i fiori, di creare minuscoli alberi bonsai, oltre a giardini zen di roccia e ghiaia. In tutto ciò è contenuto in miniatura il senso di una pace senza limiti. Questi ideali sono tuttora perseguiti nell’affollata e tumultuosa vita quotidiana della società giapponese moderna. È questo il concetto di “armonia” che le guide cercheranno di spiegare ai visitatori durante il percorso fra templi, case, giardini e città del paese del Sol Levante. Tra templi, case e giardini Ogni volta, in queste occasioni, gli organizzatori pongono l’acLaboratori e solidarietà Come ogni anno, accanto alla cento su alcune peculiarità cultumostra sono allestiti, al mattino, rali, in modo da far conoscere ai visitatori l’identità, la ricchezza, laboratori di artigianato e arte la saggezza di un popolo. Parlangiapponese per scuola materna do di Giappone, l’intenzio- La bella decorazione di un ne è dare risalto alla ricerca kimono giapponese dell’armonia insita nella cultura giapponese. Si può parlare di armonia in molti aspetti della vita. Tutta l’arte giapponese è pervasa dall’ideale di una naturale bellezza, disposta in un ordine inappuntabile. C’è armonia nell’antica religione, lo shintoismo, che affonda le radici in un Padre Romano, p. Gesuino e don Enzo con Giorgio e Caterina (nipoti di p. Ettore) alla tomba di famiglia Fasolini a Cabella Ligure (AL); p. Mario ha scattato la foto l’Appennino fino alla cappella degli alpini, a 1.500 metri, posta al confine di quattro province. Il nostro sguardo spazia e abbraccia idealmente le tredici parrocchie: parrocchie di frontiera, che quasi spariscono nei folti boschi. Lì don Enzo svolge il suo lavoro pastorale, ai limiti dell’impossibile, con spirito missionario e con l’amore che ha sempre nutrito per le missioni. Scendiamo a Pey di Zerba, a 1.200 metri, dove don Enzo ha il suo rifugio: una canonica sobria ed essenziale, lontana da certe sontuose canoniche di città. Entriamo nella piccola chiesa par- rocchiale e, dopo una preghiera, ammiriamo il presepio da lui costruito. Poco lontano, l’umile cimitero invita alla preghiera e alla riflessione sulla precarietà del vivere. Un ultimo sguardo a quei monti, mentre salutiamo e ringraziamo don Enzo e ci mettiamo sulla via del ritorno. Zig-zagando per i tornanti del versante piacentino, in direzione di Bobbio, tra strapiombi sulla valle e massi appesi ai costoni della montagna, scendiamo in pianura, per risalire su strada ciottolata - dopo tre ore di “marcia” - la breve erta di San ■ Cristo, a Brescia. GRAZIA DE GIULI ed elementare (lavori di origami differenziati), e per medie, superiori e università (lavori di origami su tessuto). Le classi che visitano la mostra possono preparare degli elaborati, con premiazione dei lavori migliori. La visita alla mostra è gratuita, mentre la partecipazione ai laboratori prevede un contributo di € 2,50 a persona (informazioni al 349 3624217; e-mail: [email protected]). Come sempre, mostra significa anche solidarietà. Il ricavato di vendite e offerte, infatti, è devoluto all’associazione “Kamagasaki Kirisutokio Kiouyuukai” fondata nel 1970, che oggi raccoglie 11 organizzazioni e strutture che si occupano dei problemi sociali della zona di Kamagasaki in Osaka. Per raggiungere l’ampio parcheggio di San Cristo è necessario transitare in piazza Tebaldo Brusato, girare attorno, svoltare in via Cattaneo e poi in via Gambara (prima a destra) fino alla chiesa. Seguendo questo percorso, non s’incorre in alcuna sanzione di ZTL. ■ RICORDIAMO I NOSTRI CARI DEFUNTI La commemorazione di tutti i fedeli defunti ci porta a ricordare tante persone care. A loro dobbiamo amore e riconoscenza per averci aiutato a essere quello che siamo oggi: per la vita, per la fede e per la missione alla quale il Signore ci ha chiamati a svolgere nel mondo. Il loro ricordo ci spinge a sentimenti di umiltà e di riconoscenza. La Messa quotidiana I missionari saveriani accolgono volentieri le intenzioni di preghiera nella celebrazione della santa Messa per i defunti e per i viventi. Anche questo è un modo per sentirci in comunione fraterna, nella stessa chiesa di Cristo Salvatore. Preghiamo sulla terra, perché il Signore apra ai nostri cari defunti la via del cielo, e accompagni noi viventi con la sua benedizione. La Messa perpetua Suggeriamo, inoltre, la bella tradizione della “Messa perpetua”, che ogni giorno viene celebrata da un missionario nel santuario “Beato Conforti” a Parma. Si può iscrivere qualcuno dei propri famigliari o amici defunti. Verrà inviata un’immagine con la conferma dell’avvenuta iscrizione nel “registro”. Chi desidera, può scrivere i nomi e le intenzioni, con offerta libera, al seguente indirizzo: Missionari Saveriani, Via Piamarta 9 - 25121 Brescia La comunicazione può avvenire anche per telefono, al numero 030 3772780 int. 235, oppure per e-mail all’indirizzo [email protected] In unione di preghiera al Signore della Vita per i cari defunti e i viventi, grazie di cuore. i Missionari Saveriani 2010 NOVEMBRE PIEMONTE e LIGURIA 20033 DESIO MI - Via Don Milani, 2 Tel. 0362 630591 - Fax 0362 301980 E-mail: [email protected] - C/c. postale 00358200 Problemi e soluzioni d’Africa Ecco come vanno le cose in Congo C ari amici, nell’ultima mia lettera vi avevo scritto di aver incontrato delle persone che hanno una grande fede, capaci di sorridere, nonostante siano provate dalla malattia, da infortuni o dalla povertà. In questi mesi sono accaduti avvenimenti molto grandi, che hanno messo in ginocchio popolazioni intere, e hanno mostrato ancora una volta la vulnerabilità della nostra società. Da solo l’uomo non ce la fa La piattaforma della BP Deepwater Horizon è esplosa, provocando la fuoriuscita del petrolio che inquina il golfo del Messico e le coste della Luisiana. La crisi economica ha colpito duramente la Grecia e la Spagna: si teme che il crollo della borsa possa contagiare le altre na- zioni della “zona euro”. Il vulcano Eyjafjoll in Islanda danza e il mondo si ferma! L’esplosione del vapore acqueo e delle particelle di roccia ha originato un’immensa nuvola di cenere che ha bloccato per settimane il traffico aereo. Non è la prima volta che la terra deve affrontare catastrofi di così vaste proporzioni. Esse confermano che l’uomo da solo non può andare lontano. Gesù è venuto nel mondo proprio ad insegnarci il cammino da seguire. Le case trasportabili Vi chiederete: e il Congo? Non vi posso parlare di tutta la nazione congolese, perché è vasta sette volte l’Italia. In più, le comunicazioni non sono attendibili, tanto che una regione sa poco o niente di ciò che capita altrove. p. GIUSEPPE GALLI, sx A Goma le autorità vogliono allungare la rete di distribuzione dell’acqua, pompata dal lago Kivu dentro grandi cisterne. Sulla collina arriva dopo per caduta, grazie alle fontane costruite qua e là nei quartieri. Vogliono tenere larghe le strade, non solo quelle principali, ma anche quelle che passano tra le case; per questo hanno fatto demolire molte abitazioni, costruite abusivamente dove c’era la strada. Per fortuna le case a Goma sono costruite con tavole di legno, facili da schiodare e ricostruire altrove. Talora si vedono trasportare sulla strada piccole case in legno. Da anni volevamo costruire la chiesa del quartiere “Cristo Re”, perché le tavole con le quali sono costruite sono marcite e le lamiere del tetto fanno acqua. Ma avevamo sempre rimandato, per MISSIONE E PREGHIERA / 8 Vita e morte per missione Non per noi stessi, ma per gli altri S crivendo ai cristiani di Filippi, san Paolo esprime il vivo desiderio di essere riunito a Cristo; allo stesso tempo ammette che la sua presenza può essere ancora necessaria per i suoi: “Per me il vivere è Cristo e il morire un guadagno. Ma se il vivere nel corpo significa lavorare con frutto, non so davvero cosa scegliere… Per voi è più necessario che io rimanga…” (Fil 1,21-24). Gesù stesso, prima della sua Passione, lascia trasparire la pena che ha in cuore nel dover lasciare “i suoi”, sapendo che si sarebbero trovati “tra lupi rapaci”. Aprendo il cuore al Padre, eleva una commovente supplica: “Padre santo, custodiscili nel tuo nome, perché siano una sola cosa, come noi” (Gv 17,11). Per alcuni, dunque, è necessità continuare a vivere per il bene degli altri; per altri è necessità accettare di morire, ancora per il be- ne degli altri. Ciò che rende santa la vita e la stessa morte è sempre questo: vivere e morire non per noi stessi, ma per gli altri. Gesù avverte che si tratta di una vocazione molto esigente: infatti, richiede che si viva con radicalità e gratuità il suo comandamento dell’amore. Come Gesù ha dato la vita per tutti, così coloro che egli sceglie e manda agli altri devono essere disposti a dare la vita. Diversi sono i modi in cui questo si realizza, ma si tratta sempre e comunque di essere disposti a perdere se stessi, a consumarsi nel servizio di carità che sempre comporta sacrificio, perché avvenga una “generazione spirituale”. Ci possono essere situazioni in cui il dare la vita diventa un vero e proprio martirio, ed altre invece in cui il martirio è consumato giorno per giorno, non solo impiegando senza risparmio tut- M. ANNA MARIA CÀNOPI, osb [email protected] te le proprie energie a servire il prossimo, ma soprattutto amando. La vita si dà amando! Per vari motivi si può essere impediti di fare tante cose, ma se si ama intensamente e si fa della propria vita un’offerta continua a Dio, unita al sacrificio di Cristo, allora - anche nell’apparente inerzia o fallimento, e nella stessa morte - si dà frutto di santità, si genera Cristo nelle anime e si diventa veramente cooperatrici e cooperatori della salvezza. Teresa di Lisieux, consumata dalla malattia, mentre si preparava al cielo, disse: “Io non penso molto alla beatitudine che mi attende. Una cosa sola mi fa battere il cuore: è l’amore che io riceverò e quello che potrò donare”. Gioia di potersi donare senza misura: ecco la “vera verità” dell’amore. Beato il cuore il cui battito è sincronizzato con il battito infinito del cuore di Dio! ■ Le tombe dei martiri saveriani Marchiol, Maule e della laica Gubert, a Buyengero, in Burundi 4 Padre Giuseppe Galli, con giubbino arancio, insieme ad altri saveriani dopo una riunione a Bukavu, in Congo dare la precedenza alle scuole e alla Caritas. Ora, facendo la strada, ce ne porteranno via la metà e dovremo davvero pensare a costruire la nuova chiesa. Ci vuole creatività L’intervento delle autorità è lodevole, ma spesso la gente deve essere creativa e provvedere con qualche espediente. Un buon esempio è quello dell’energia elettrica. Da decenni i piloni dell’alta tensione la trasportano nel vicino Ruanda. Da un paio d’anni la corrente a 220 volt passa sulle nostre teste, ma mancano gli accordi per farla arrivare fin dentro le case! Cosa fare? Gruppi di dieci o più famiglie hanno acquistato un piccolo gruppo elettrogeno, hanno tirato i fili nelle loro case e hanno messo anche alcuni fari sulla strada. Pagano la benzina per far funzionare il gruppo elettrogeno e ogni sera, per due o tre ore, hanno la luce. Questa è fantasia creativa! Il grest… oceanico E adesso, alcune notizie circa la nostra parrocchia “San Francesco Saverio”, a Goma. Fratel Gaetano Raumer è rientrato in Italia prima del previsto e ha dovuto fermare i lavori della scuola superiore. Ha terminato invece la scuola elementare, che funziona già da vari mesi. Anche Giovanna, professoressa e catechista delle piccole figlie di Parma, sta costruendo l’altro istituto vicino alla parrocchia, al di là della strada. In questo modo i nostri due istituti scolastici avranno i locali necessari e potremo seguire meglio la formazione dei giovani nel periodo più difficile della loro vita. Molte parrocchie fanno il grest. Anche noi invitiamo i bambini dai 7 ai 13 anni. Padre Carlos Mendoza e suor Brigitte hanno preparato il gruppo degli animatori. Il numero dei bambini è così grande che non riusciamo ad accoglierli ■ tutti: sono più di 700! DARE UN TETTO AL SIGNORE p. MARCELLO STORGATO, sx Qualche tempo fa ricevo una telefonata. Sono due coniugi di Torino, da lungo tempo amici di padre Ernesto Tomé, il saveriano friulano che ha speso una vita nelle missioni del Burundi: è lì dal 1966. Hanno letto su “Missionari Saveriani” di settembre (a pagina 7) il piccolo progetto per contribuire a costruire 31 piccole chiese in altrettanti villaggi al nordovest del Burundi: con 4.000 euro si può costruire un tetto in travi e lamiere zincate, mentre i cristiani contribuiscono con i muri, il pavimento, le finestre e le porte. Al telefono, la signora Maria Teresa ringrazia i missionari per tutto quello che fanno tra la povera gente, nonostante i pochi mezzi a loro disposizione; li ringrazia soprattutto perché cercano di testimoniare l’amore di Dio e della chiesa nel mondo, anche in situazioni disagiate e pericolose. Ci dà coraggio e ci invita a continuare a disseminare le notizie “per tenerci aggiornati sulle missioni e sui popoli del mondo”. Alla fine, esprime il desiderio dei coniugi di offrire un tetto per una Il saveriano friulano p. Ernesto Tomé chiesa in Burundi, secondo il progetto n. 7/2010. Ringrazio a nome dei missionari e dei cristiani del Burundi. Ma lei si affretta a dire queste meravigliose parole: “Ringraziamo il Signore. Noi siamo solo semplici portalettere. È necessario dare un tetto al Signore! Non si può farne a meno: non possiamo far mancare una piccola casa a Gesù in Burundi”. Grazie, cari coniugi torinesi. Avete donato un tetto a Gesù: anche la Madre ne è felice, con tutta la comunità cristiana del villaggio burundese. Siate benedetti per la vostra sacra ospitalità! 2010 NOVEMBRE PUGLIA 74122 LAMA TA - Via Tre Fontane, 15 Tel. 099 7773186 - Fax 099 7772558 E-mail: [email protected] - C/c. postale 10423747 È arrivato il nuovo rettore Novità nella comunità saveriana di Taranto quest’anno, dopo il A nche periodo estivo, è inizia- to l’anno con un calendario di programmi da realizzare, in tutti i settori della vita civile e religiosa. Non ci meravigliamo se ci troviamo davanti ad alcune novità di avvicendamento del personale. È avvenuto anche all’interno della nostra comunità missionaria di Taranto, con tre cambiamenti. A me, p. Angelo Berton, che ho terminato il mandato di sei anni come rettore della comunità, è stato dato l’incarico di collaboratore di chi è arrivato a sostituirmi. A Taranto mi sono trovato molto bene con i confratelli e con tutte le persone incontrate. Il nuovo arrivato è p. Pietro Pierobon, con il compito di rettore della comunità per i prossimi anni. A lui diamo il “Benvenuto tra noi “. Gli auguriamo il miglior bene, anche a nome delle molte persone che collaborano Padre Gianni Villa, a sinistra, ha lasciato la Puglia per continuare l’attività d’animazione missionaria a Desio, in Brianza; p. Angelo Berton resta a Taranto come collaboratore La missione è uno stile di vita p. PIERO PIEROBON sx p. ANGELO BERTON, sx con noi a favore delle missioni, come i famigliari e gli amici dei saveriani, sparsi per le Puglie. A p. Gianni Villa, dopo alcuni anni di ministero e di animazione missionaria tra i giovani delle diocesi di Taranto, Oria e Castellaneta, è stato affidato l’incarico di continuare la sua attività di animazione missionaria con i giovani di Milano - Brianza, assieme ai confratelli della comunità di Desio. Padre Gianni saluta fraternamente tutti coloro che, per mancanza di tempo, non è riuscito a raggiungere personalmente. ■ Padre Piero Pierobon, padovano, è il nuovo rettore dei saveriani a Taranto La storia di Fufu / 3 Le arance che galleggiano nel lago vita di Fufu c’è un N ella episodio piacevole, che merita di essere raccontato. Protagoniste sono le arance. Fufu non frequentava la scuola e così durante la mattinata, mentre gli altri bambini erano in classe, si fermava a pescare sulla sponda del lago, proprio davanti alla scuola. Un tesoro da custodire Un giorno, verso le dieci del mattino, ho visto arrivare una grossa piroga, carica di arance, proveniente da Igiuì, una delle numerose isole del lago Kivu. Le arance venivano trasportate per essere vendute al mercato di Bukavu, il capoluogo della regione. Vedendo quelle belle arance, pensai di acquistarne un bel 4 quantitativo per Fufu e per la sua numerosa famiglia. Dopo averle scelte, le ho fatte scaricare sulla sponda del lago. Poi, ho mandato a chiamare Safina, la mamma di Fufu, perché venisse alla scuola con una grossa cesta per prendersi le arance. In attesa dell’arrivo della madre, mentre Fufu custodiva gelosamente le sue arance, per i ragazzi della scuola era giunta l’ora della ricreazione. I colpi battuti contro il cerchio di una ruota di camion, appeso al ramo di un albero, scandivano che l’arrivo dei ragazzi nel cortile era imminente. Fufu intuì che non avrebbe potuto salvare le sue arance dalla furia dei ragazzi. Allora, per salvare il regalo, iniziò a gettarle tutte nel lago velocemente, una Le arance di Fufu (foto di L. Ventrone) p. ANGELO BERTON, sx dopo l’altra. Per ultimo, si tuffò anche lui in acqua. Il bagno nel lago Ricordo che Fufu guizzava nell’acqua agile come un pesciolino. Nuotando, cercava di rincorrere le arance per riportarle tutte unite sotto il suo controllo, comprese quelle che si stavano allontanando di più, verso il largo. Gli scolari, in attesa di tornare in classe, si erano schierati in piedi sulla sponda del lago ad osservare Fufu indaffarato a tenere unite le “sue” arance. I ragazzi non potevano permettersi di scendere in acqua, perché c’era il divieto di presentarsi in classe con i pantaloni bagnati. Pertanto, restando sulla riva all’asciutto, con divertiti appelli a più voci, si limitavano a supplicare Fufu perché lanciasse verso di loro qualche arancia, ma senza successo. Appena gli studenti rientrarono in classe, Fufu accostò le arance verso la riva e cominciò a lanciarle fuori dall’acqua, verso sua mamma che, nel frattempo, era già arrivata nel cortile con la cesta per raccoglierle e portarle a casa, felice... come una pasqua. ■ C ari amici, come nuovo arrivato nella comunità saveriana di Taranto, vi rivolgo il mio saluto cordiale, e mi presento brevemente, sapendo che non è facile concentrare in poche righe il cammino di tanti anni. La mia esperienza missionaria, dopo l’ordinazione sacerdotale nel 1983, si riassume in tre tappe principali: in Camerun, in Sardegna, a Roma. Contagiare... Ho vissuto in Africa 12 anni. Di questi, 11 li ho trascorsi nella missione di Bafoussam sugli altipiani del Camerun occidentale: una missione nuova. Oltre ai lavori per le opere essenziali, mi sono impegnato soprattutto nella formazione dei catecumeni in preparazione al battesimo, e nell’accompagnamento dei giovani. Tra i ricordi più belli, ci sono le parole di coloro che iniziavano il cammino verso il battesimo. Alla domanda, “perché vuoi diventare cristiano?”, in genere rispondevano: “conosco quel giovane (facendo il nome), mi piace il suo stile di vita: voglio fare come lui”. La fede e la comunità cristiana cresce grazie al “contagio” della testimonianza! Ogni cristiano è missionario Dall’Africa sono passato in Sardegna: 9 anni di attività nel centro giovanile di Macomer. Un lavoro intenso tra week-end dedicati ai diversi gruppi, i campi missionari estivi e invernali, oltre ai tanti incontri nei paesi della zona. Il vangelo è sempre stato il punto di riferimento sul quale riflettere e con il quale confrontarsi. È stato bello vedere tanti giovani crescere e orientare le scelte quotidiane alla luce degli insegnamenti di Gesù. La terza tappa mi ha condotto a Roma, alle pontificie opere missionarie, nell’animazione dei ragazzi, un mondo per me nuovo! Sono stati 4 anni di lavoro in equipe, con molti incontri e viaggi, dentro e fuori l’Italia. Insieme agli animatori, ho cercato di aiutare i ragazzi a capire che il battesimo fa di ogni cristiano un missionario. E la missione è uno stile di vita che parte dall’amicizia con Gesù, si nutre di preghiera, ci apre al mondo per interessarci della vita, della cultura e della storia degli altri popoli, e ci rende capaci di condivisione e solidarietà. In Puglia, a vostro servizio Con questo stile cercherò di portare avanti anche qui nella Puglia il mio servizio. Tante volte ci è stato ripetuto che “la chiesa esiste per la missione” e “la missione è compito di ogni cristiano”. Credo che fare animazione missionaria, oggi, significhi aiutare ogni credente a dare un’anima missionaria a tutta la sua esistenza, alla vita personale, famigliare e sociale, ai progetti e alle scelte piccole e grandi di ogni giorno. Sono felice di essere con voi e spero di incontrarvi presto. ■ RICORDIAMO I NOSTRI CARI DEFUNTI La commemorazione di tutti i fedeli defunti ci porta a ricordare tante persone care. A loro dobbiamo amore e riconoscenza per averci aiutato a essere quello che siamo oggi: per la vita, per la fede e per la missione alla quale il Signore ci ha chiamati a svolgere nel mondo. Il loro ricordo ci spinge a sentimenti di umiltà e di riconoscenza. La Messa quotidiana I missionari saveriani accolgono volentieri le intenzioni di preghiera nella celebrazione della santa Messa per i defunti e per i viventi. Anche questo è un modo per sentirci in comunione fraterna, nella stessa chiesa di Cristo Salvatore. Preghiamo sulla terra, perché il Signore apra ai nostri cari defunti la via del cielo, e accompagni noi viventi con la sua benedizione. La Messa perpetua Suggeriamo, inoltre, la bella tradizione della “Messa perpetua”, che ogni giorno viene celebrata da un missionario nel santuario “Beato Conforti” a Parma. Si può iscrivere qualcuno dei propri famigliari o amici defunti. Verrà inviata un’immagine con la conferma dell’avvenuta iscrizione nel “registro”. Chi desidera, può scrivere i nomi e le intenzioni, con offerta libera, al seguente indirizzo: Missionari Saveriani, Via Tre Fontane 15 - 74122 Lama TA La comunicazione può avvenire anche per telefono, al numero 099 7773186 oppure per e-mail all’indirizzo [email protected] In unione di preghiera al Signore della Vita per i cari defunti e i viventi, grazie di cuore. i Missionari Saveriani di Taranto 2010 NOVEMBRE REGGIO CALABRIA 89135 GALLICO SUPERIORE RC - Via Rimembranze Santuario Madonna della Grazia Tel. 0965 370304 - Fax 0965 373137 - E-mail: [email protected] - C/c. postale 10444891 La morte di un saveriano amico Il ricordo commosso di p. Piergiorgio Lanaro I n un incidente vicino a Vicenza, il 22 settembre ha perso la vita p. Piergiorgio Lanaro. Per alcuni anni, il missionario aveva servito la nostra chiesa Reggina, nelle parrocchie di Concessa e Villa S. Giuseppe, oltre che essere stato guida spirituale di tante persone e insegnante nel seminario della diocesi. “La realtà che ci fa vivere” “Perché? Come è possibile?”: due interrogativi che ci poniamo quando gli avvenimenti interrompono e ci inducono a riflettere sul mistero della vita e della morte e, in ultima analisi, sul mistero di Dio. “Il mistero” - ci ha detto una volta p. Piergiorgio - “è quella realtà che ti fa vivere”. Proprio alla luce di queste parole, ricordo la straordinaria figura di p. Piergiorgio e leggo la sua tragica morte, avvenuta mentre passeggiava in bicicletta pochi giorni prima del suo rientro in Africa, dove era missionario. E pensare che in missione più volte era stato perseguitato al punto che erano giunte in Italia notizie della sua uccisione. Invece non è morto in Congo, ma nella sua città; non durante le violenze della guerra, ma in un momento tranquillo. La risposta ai “perché?” Padre Lanaro era un sacerdote intraprendente, pieno di vitalità e molto profondo nella riflessione. Riusciva ad avere una relazione umana vera con tutti, perché tale era quella che aveva con Dio. Parlava in maniera appassionata delle realtà più grandi (ricordo ancora le sue “lectio” in parrocchia) come di quelle più umili. Proprio per questo, poteva fare ANTONINO IANNÒ ancora molto bene. La sua morte ci provoca e diventa un’ulteriore occasione per riflettere sul mistero della vita dell’uomo per poi contemplare il mistero di Dio. Si può essere pronti, infatti, solo se si ha la consapevolezza che esiste un mistero più grande. Proprio questo mistero ci fa vivere, perché ci solleva dalle cose della terra e ci porta oltre, fino a Dio; perché ci fa desiderare Dio e ci fa stare pronti, in attesa dell’incontro. “Ci hai parlato del vangelo” Chi ha conosciuto p. Lanaro sa come egli sia vissuto, fin dove era possibile, per la conoscenza di questo mistero e poi per la sua contemplazione. L’amore per la preghiera, per le letture, per lo studio continuo della parola di Dio, l’amore per il canto dei salmi... non era forse la contempla- Un’estate... straordinaria Il nubifragio di settembre 2010 si è conclusa L’ estate sotto il diluvio! Non è sta- to un semplice temporale di fine estate, ma di un nubifragio in piena regola, martedì 7 settembre, con epicentro proprio a Gallico. Tuoni, fulmini e acqua torrenziale hanno avuto la meglio per tre ore, dalle 21 alle 24. Il torrente San Biagio ha portato a valle una gran quantità di detriti, scesi dai monti dell’Aspromonte ripidi e sabbiosi, e che hanno invaso strade e case. Grazie a Dio, non ci so- no state vittime. Ora ci stiamo leccando le ferite e correndo ai ripari per essere più preparati in futuro. Abbiamo subito danni che ci hanno isolati per un po’, con guasti a modem e computer. C’è voluto tempo per tornare a essere “collegati” al resto del mondo. ■ p. MARIO GUERRA, sx rima del burrascoso finale di stagione, gli eventi estivi avevano riscosso grande successo. A partire dalla festa annuale della Madonna della Grazia, all’insegna delle sacre tradizioni, con i programmi di attività religiose e civili. Oltre ai saveriani, sono stati coinvolti Caro p. Piergiorgio, anche questa volta sei riuscito con la tua tragica morte a parlarci del vangelo, testimoniando la necessità di prepararci all’incontro. E tu, ne sono sicuro, preparato lo eri. Adesso prega per noi, per la nostra Calabria, terra che tu amavi più di te stesso. ■ Una persona speciale Padre Piergiorgio, una persona speciale. Ho davanti la sua immagine con gli occhi socchiusi, con le mani unite a toccare il naso, per sussurrare pensieri che poi diventano parole per tutti. Lui era un uomo capace di ascolto, ed è per questo che era il più ricco che io abbia mai conosciuto. Da Reggio Calabria, città che lui ha amato e da cui è stato amato. Manuela Caro p. Piergiorgio, sei partito per un lungo viaggio, più lontano dell’Africa. Il tuo ricordo sarà per me un esempio a non mollare mai nella vita, ad amare e rispettare tutti, senza distinzione di popolo e cultura. Conservo le lunghe e-mail, dove tu raccontavi i chilometri che facevi da un posto all’altro, per portare la parola di Dio alla gente... Sono sicura che li seguirai da lassù: porta anche lì la tua missione. Arrivederci, grande amico! Francesca Passalacqua GIGI TAPPARO Ruspe in azione dopo il nubifragio settembrino a Gallico Superiore i parroci della zona e il vicario generale della diocesi. Il bel tempo ha attirato una gran folla di persone, anche da lontano. Benedetto il Signore! Ha aperto la stagione il popolare festival “Giovani voci”, organizzato dall’oratorio San Biagio e condotto dall’abile presentatore Sergio Notaro. Gli appuntamenti sono proseguiti per due settimane, caratterizzando la celebrazione in onore della Madonna. Gli eventi della “Settimana teatrale”, coordinata da Enzo Siclari, sono stati veri “colossal”. Un applauso e ringraziamento a tutti gli organizzatori! ■ La processione della Madonna della Grazia, agosto 2010 4 zione di questo mistero? E che cos’era infine l’attenzione alla missione, ai poveri, agli anziani - che in parrocchia visitava spesso, tanto che anche i più restii alla fede lo richiedevano - se non il desiderio di vivere il mistero dell’uomo e trasmettere quello di Dio? QUELLA DOMENICA CON P. PIERGIORGIO In festa con la Madonna della Grazia P Padre Piergiorgio Lanaro (primo a destra) con alcuni studenti congolesi del seminario di Kasongo, dove era apprezzato insegnante La mostra fotografica del dottor Lino Covani, con documenti storici sulla festa della Madonna, a cominciare dal 1826, ha suscitato grande attrazione Prima di iniziare la salita verso le colline immerse nella nebbia, p. Piergiorgio ha ben caricato i nostri zaini con sacchetti di sementi e attrezzi in ferro per lavorare la terra. È stata dura salire: lui teneva un buon passo, ma poi il fango, il vento, la nebbia e infine la pioggia... Ci siamo accorti che stavamo arrivando dai nugoli di bambini e ragazzi vocianti che ci sono venuti incontro. Nella zona vivono circa 14mila persone dell’etnia hutu ruandese, tra cui molti militari con le loro famiglie, sopravvissuti al genocidio. Padre Lanaro sale queste colline congolesi una volta al mese. Vi celebra l’Eucaristia, il sacramento della penitenza e tutto quanto il suo essere missionario lo porta a donare. La celebrazione avviene sotto una capanna di frasche. È frugale la colazione dopo la Messa, ma si avvertono l’affetto e la stima che queste persone nutrono per il missionario. Gli domando: “Padre Piergiorgio, ti sei mai sentito in pericolo?”. Mi risponde: “Sì, ogni volta che salgo quassù. Ma non mi fa paura. È la mia missione. È il mio annunciare il vangelo”. Sulla collina abbiamo lasciato ombrelli e giacche a vento. Lì sono più utili e importanti. Scendendo, rivado ai momenti della Messa all’interno della capanna. L’acqua cadeva da ogni lato, i bambini a loro modo partecipavano alla liturgia, gli adulti deponevano sul povero altare fatiche, speranze e paure. Ora che p. Piergiorgio è nato a vita nuova, il pensiero corre là, a quella domenica di febbraio 2009, sulle colline congolesi tra nebbie, fango e vento, in mezzo a quella gente disperata. Quando arriva il sole, che dà calore e speranza, la voce di Dio e quella degli umiliati del mondo si uniscono. Allora, sono certo che l’amico missionario, ora nella gloria del cielo, rivive in noi e nei tanti a cui ha portato aiuto e donato coraggio. Padre Piergiorgio Lanaro celebra Messa nella povera chiesa-capanna dei profughi, sui monti del Kivu, in RD Congo (foto G. Tapparo) 2010 NOVEMBRE ROMA 00165 ROMA RM - Via Aurelia, 287 Tel. 06 39366929 - Fax 06 39366925 E-mail: [email protected] - C/c. postale 45206000 La prova della fertilità in Africa Incontro con le delegate in Sardegna non aveva avuto M iafiglimadre nei sei anni successi- vi al matrimonio. Per questo motivo i parenti di mio padre avrebbero voluto che la ripudiasse e sposasse un’altra donna. Ma mio padre è rimasto accanto a lei, che pregava tanto il Signore perché le concedesse un figlio. E finalmente arrivò. In Congo, però, per dimostrare la fecondità, una donna deve dare alla luce almeno tre figli! Mia madre ha superato anche questa prova, perché io sono il terzogenito. Quando sono nato, per riconoscenza verso il Signore, mi ha voluto chiamare “Deogratias” - Grazie a Dio. Poi, con l’aiuto di Dio, è riuscita ad avere fino a nove figli. Le preghiere dei genitori Ho saputo questa storia solo il giorno della mia ordinazione sacerdotale. Dopo aver ricevuto la grazia di nove figli, mamma ha continuato a pregare Dio perché scegliesse tra loro qualcuno che si consacrasse interamente al suo servizio… Con la mia ordinazione sacerdotale, ha visto ascoltata la sua preghiera. Ma non si fermò qui: pregò anche perché almeno una delle figlie si consacrasse a lui. Anche questa sua preghiera è stata ascoltata, perché una mia sorella è diventata suora in un istituto religioso del Congo. La preghiera dei genitori per i figli è importante e può essere all’origine di una vocazione. È nella famiglia che nasce e cresce una vocazione, cominciando da quella alla vita cristiana. p. DEOGRATIAS BACIBONE, sx La difficile missione in Ciad I saveriani sono in Congo da parecchi anni. Li ho ammirati nel loro modo di lavorare, nei lunghi viaggi a piedi nella foresta equatoriale. Si occupano con tanto amore della catechesi, della visita ai malati, dell’assistenza e di tante opere di carità cristiana. Vedendoli agire, spontaneamente è sorto nel mio cuore il desiderio di diventare come loro. Sono diventato sacerdote e sono partito come missionario per il Ciad. Non è stato facile imparare la lingua e adattarsi al clima. Io sono nato in montagna, a 1.700 metri di altitudine, dove la temperatura non supera mai i 25 gradi. In Ciad, invece, fa molto caldo. Forse è proprio per questo che la cosa che ho più apprezzato è stata l’acqua. In Ciad ho capi- Come va in Sierra Leone? Ci vorrebbe una valanga dello Spirito in giro per DeV edendomi sio (MB) e dintorni, qual- cuno ha chiesto “cosa succede”, dal momento che noi saveriani non torniamo spesso dalla missione: abbiamo una pausa di riposo ogni tre o quattro anni. È successo che all’inizio di ottobre c’è stato a Roma un incontro dei maestri dei novizi. Approfittando, ho preso qualche giorno in più per un controllo medico e per qualche visita famigliare. Saveriani internazionali I superiori ci hanno convocato per assicurare una certa uniformità nella formazione dei futuri saveriani. Capita che oggi i giovani messicani, gli indonesiani, i congolesi e i sierraleonesi... rispondano più che in Italia alla chiamata del Signore. In Sierra Leone, ad esempio, con 20 saveriani italiani ci sono due saveriani congolesi, due indonesiani, un 4 messicano e un filippino. Formiamo così una famiglia veramente internazionale. Ma se uno riceve la formazione saveriana in un modo e l’altro in un altro; se uno pensa di essere utile alla proclamazione del regno di Dio in un modo e l’altro in un altro..., allora eccoci davanti a una piccola babele. E chi ci perde è la chiarezza della Buona Notizia che abbiamo la missione di portare a tutti. Progresso e corruzione I pochi amici che ho potuto visitare mi chiedono: “Come va in Sierra Leone?”. Devo ammettere che la proposta cristiana non “tira” molto. I catecumeni diminuiscono un po’, anche perché noi chiediamo un impegno costante, per dimostrare con i fatti che si vuole vivere una vita cristiana seria: aiuto al prossimo, ascolto della parola di Dio, preghiera… Umanamente parlando, sem- Tre veterani della missione in Sierra Leone; da sinistra: p. Munari, p. Rabito e p. Brioni p. VINCENZO MUNARI, sx bra che la realtà africana in cui mi trovo sia ferma. C’è qualche progresso esterno: migliorano alcune strade; qualche quartiere della capitale è illuminato di notte; c’è più ordine e pulizia nell’ambiente. Ma la scuola non forma i giovani, che sono il futuro della nazione. La corruzione non manca. Talvolta rifletto che almeno in Italia si corrompe e ci si lascia corrompere per un bel gruzzolo; qui, invece, per pochi soldi si rovina un Paese, che avrebbe enormi possibilità di sviluppo. Il nuovo presidente della Sierra Leone si affanna a porre un riparo e cambia i ministri corrotti del suo governo. Ha anche istituito un ente contro la corruzione, a cui tutti possono accedere. Ma il capo di questo ente è dovuto fuggire negli Stati Uniti: lo stavano arrestando per gravi atti di corruzione! Nonostante tutto... Nonostante tutto, noi missionari cerchiamo di stare agli impegni presi, dando così l’esempio che solo in questo modo si costruisce qualcosa di duraturo, che dà speranza a tutti. Chiedo a voi l’aiuto di una preghiera, perché il futuro dell’Africa appare un po’ scuro, come il volto dei suoi abitanti. Ma i miracoli sono sempre possibili: una valanga di doni dello Spirito potrebbe dare vita nuova a questa parte del mondo, che sta diventando sempre più la mia patria. Ve ne ringrazio! ■ Padre Deogratias Bacibone con la signora Annunziata, a destra, mamma di p. Tonino Melis e con la signora Rita, mamma di p. Marco Milia to meglio il significato di alcune frasi del vangelo, come quella in cui Gesù dice: “Chiunque darà un bicchiere d’acqua a uno dei miei discepoli non rimarrà senza ricompensa”. Il vangelo a memoria Un modo molto originale ed efficace per annunciare la parola di Cristo è il racconto. In una nazione come il Ciad, in cui la maggior parte delle persone non sa leggere né scrivere, si fa uso della memoria. La gente ascolta la parola di Dio e la impara a memoria. Tra le catechiste c’erano due donne completamente cieche che erano brave nella catechesi, perché avevano imparato a memoria tanti brani della Sacra Scrittura. La preparazione al battesimo dura circa cinque anni: un buon periodo per apprendere tanti brani della parola di Dio. Nei primi due anni di catecumenato s’impara il vangelo di Luca; nel terzo anno si apprendono vari testi dell’Antico Testamento; nel quarto anno i brani più importanti degli altri vangeli; negli ultimi sei mesi prima del battesimo, ci si dedica a memorizzare tutto ciò che riguarda i sacramenti. Formatore di nuovi missionari Questo metodo mi piace molto, perché così i catecumeni imparano a conoscere Gesù direttamente attraverso la sua Parola. Il lavoro missionario si svolge, dunque, presentando la parola di Cristo e testimoniando il suo amore con le numerose opere dell’assistenza caritativa, della catechesi, dell’alfabetizzazione e della comunione fraterna. Ho lasciato il Ciad nel 1999 e sono venuto in Italia, per prendere la laurea in psicologia dell’educazione all’università Salesiana di Roma. Dal 2003, partecipo alla formazione dei nostri giovani aspiranti missionari in Burundi, Camerun e Congo. Risiedo in Congo e vado ogni anno in Burundi e in Camerun. È un apostolato interessante e importante. ■ RICORDIAMO I NOSTRI CARI DEFUNTI La commemorazione di tutti i fedeli defunti ci porta a ricordare tante persone care. A loro dobbiamo amore e riconoscenza per averci aiutato a essere quello che siamo oggi: per la vita, per la fede e per la missione alla quale il Signore ci ha chiamati a svolgere nel mondo. Il loro ricordo ci spinge a sentimenti di umiltà e di riconoscenza. La Messa quotidiana I missionari saveriani accolgono volentieri le intenzioni di preghiera nella celebrazione della santa Messa per i defunti e per i viventi. Anche questo è un modo per sentirci in comunione fraterna, nella stessa chiesa di Cristo Salvatore. Preghiamo sulla terra, perché il Signore apra ai nostri cari defunti la via del cielo, e accompagni noi viventi con la sua benedizione. La Messa perpetua Suggeriamo, inoltre, la bella tradizione della “Messa perpetua”, che ogni giorno viene celebrata da un missionario nel santuario “Beato Conforti” a Parma. Si può iscrivere qualcuno dei propri famigliari o amici defunti. Verrà inviata un’immagine con la conferma dell’avvenuta iscrizione nel “registro”. Chi desidera, può scrivere i nomi e le intenzioni, con offerta libera, al seguente indirizzo: Missionari Saveriani, Via Aurelia 287 - 00165 Roma La comunicazione può avvenire anche per telefono, al numero 06 39366929, oppure per e-mail all’indirizzo [email protected] In unione di preghiera al Signore della Vita per i cari defunti e i viventi, grazie di cuore. i Missionari Saveriani di Roma 2010 NOVEMBRE ROMAGNA 48125 S. PIETRO in VINCOLI RA - Via Angaia, 7 Tel. 0544 551009 - Fax 0544 551811 E-mail: [email protected] - C/c. postale 13591482 Ricordando e ringraziando... Missionario in Brasile da più di 40 anni 22 settembre del 1959 D alappartengo alla congre- gazione saveriana. Ero già stato destinato alla missione quando, il 1º giugno 1968, nella chiesa di S. Nicolò a Meldola sono stato ordinato sacerdote. Dopo tre mesi, sono partito per l’Amazzonia. Da allora, grazie al Signore e all’ospitalità del popolo brasiliano, continuo la mia missione. Una libertà indescrivibile “Esci dalla tua terra e va’ dove ti mostrerò”, questo era lo slogan della preparazione alla missione. Ma proprio pochi giorni prima di partire, trovandomi in famiglia, avvertii qualcosa di strano. Mamma già da nove anni mi accompagnava dal cielo, mentre il babbo e mio fratello erano così amabili e affettuosi; gli altri parenti e amici, la gente di S. Lorenzo di Meldola... tutti tanto cari. E poi la casa, il pozzo, l’ombra amica dei noci e dell’olmo dove la notte dor- mivano appollaiate le galline, il nespolo, la vigna accanto a casa e là, lontano, le colline con Bertinoro, Teodorano, Castelnuovo, Montevescovo... Mai, come in quel momento, avevo sentito tutto così buono e così bello. Eppure, appena salito sul treno per Parma e poi al porto di Genova, provai nel cuore una libertà indescrivibile che ancora mi accompagna. Sempre contento di vivere In Brasile erano gli anni difficili della dittatura. Assieme ad altri religiosi e a tanti laici, mi sono convinto che dovevamo testimoniare la grande verità cristiana: “Dio è amore!”. Seguendo questa esperienza, ho vissuto la missione nelle parrocchie, insieme alle comunità ecclesiali di base, ai gruppi del vangelo, ai vari animatori pastorali, visitando le famiglie lungo i fiumi e nella foresta, presso il popolo kayapó. Grazie a Dio, sono sem- p. PINO LEONI, sx pre contento di vivere. Attualmente faccio parte dell’équipe della pastorale indigenista dei saveriani. La nostra base si trova nella cittadina di Redenção e viviamo la giornata con gli indio kayapó. Quando non visitiamo gli indio nei villaggi, sono loro che vengono ogni giorno e a ogni ora. Alla chiesa locale ricordiamo il dovere dell’impegno sociale e dell’evangelizzazione verso gli indio, primi abitanti del Brasile. Piangere per amicizia Non ho una lunga lista di “cose da fare”, che potrei presentarvi. Eppure, nei villaggi kayapó, noi missionari siamo di casa e ci sentiamo in famiglia, tanto che, tornando al villaggio dopo una lunga assenza, la comunità piange, per esprimere i sentimenti di forte amicizia. Stando in città, siamo noi che accogliamo i kayapó e, per quanto possiamo, cerchiamo di La piadina tra i sombrero Nel “mostro” di Città del Messico S ono un saveriano di Cesena, anche se sono nato a Capodistria. Lavoro in Messico già da 35 anni, essendo arrivato qui il 10 novembre 1975. Allora, vivevano ancora la mamma Gina, il babbo Mario e la sorella Mirella. Oggi sono tutti in paradiso; anche la sorella se n’è andata la scorsa estate. 4 nonostante le drastiche iniziative di controllo del traffico. Esattamente 25 anni fa, Città del Messico sopportava anche le conseguenze mortali di un feroce terremoto che fece decine di migliaia di vittime e che ferì il cuore della città. Nonostante tutte queste prove, la gente ha saputo uscirne con successo e con dignità. Formare i giovani saveriani Ho lavorato per 10 anni, con Un popolo splendido gli indio nahuatl, apprendendoPosso affermare che la parte ne la cultura e la lingua. Per altri più bella del Messico non è né 20 anni ho insegnato nella scuoquella pre-colombiana né quella pubblica e nel seminario Un giovane p. Umberto saveriano di San Juan del Mauro a cavallo tra gli Rio. Attualmente, mi trovo indio nahuatl, in Messico nella comunità internazionale degli studenti di teologia a Città del Messico. Qui, curiamo la formazione dei giovani saveriani che si preparano a essere inviati nel mondo, dopo aver completato gli studi ed essere ordinati sacerdoti. Alcuni di loro verranno anche in Italia… visto che ce n’è tanto bisogno. Parlare di Città del Messico è come riferirsi a un “mostro” dalle molte facce. Infatti, è la terza città più popolata del mondo, con oltre venti milioni di abitanti. Rispetto all’inquinamento, sembra battere tutti i record, p. UMBERTO MAURO, sx la coloniale. La parte migliore è la sua gente: splendida per la fede, semplice e concreta, edificante per la gioia di vivere, nonostante le grandi carenze che la tormentano. Infatti, la povertà è diffusa e mancano strutture sanitarie efficaci; c’è un basso livello educativo, mentre insicurezza e narco-guerra la fanno da padroni. Ci sono anche gruppi politici corrotti, senza scrupoli e senza etica. Mi riferisco soprattutto a coloro che invece di dedicarsi alle questioni urgenti, perdono tempo in aspetti di poco conto che offendono la cultura, la sensibilità e la semplicità del popolo messicano. Poveri, mendicanti, sbandati, gente senza tetto e lavoro, girovagano e vivono disperati per le piazze e i parchi della città in attesa di qualche iniziativa per loro. Il governo di questa città sta facendo di tutto anche per emarginare il cattolicesimo ed eliminare dalla vita pubblica la fede con tutti i suoi valori. E pensare che il popolo messicano è cattolico e totalmente devoto della bellissima e amata Madonna di Guadalupe, la “morenita” del Tepeyac! ■ (continua nel riquadro) Padre Pino Leoni, saveriano romagnolo, “viso pallido” svestito alla kayapó, nel villaggio di Kikretum corrispondere alle loro richieste. Cerchiamo anche di far sì che i “bianchi” conoscano il popolo kayapó, con i suoi valori e la sua spiritualità. La società ha il diritto e dovere di capire e stimare quel popolo che il progresso ha sfruttato per poi relegarlo ai margini. Quanto legname e quanti minerali sono stati portati via dalle terre che gli indigeni hanno preservato per secoli! Il lavoro di coscientizzazione nella società avviene attraverso mostre di artigianato kayapó e conferenze nelle comunità e nelle scuole. Un giorno, dopo la nostra spiegazione, una bambina di sette anni ci ha incaricato di portare il suo abbraccio a tutti i kayapó. C’è bisogno di un abbraccio È questo abbraccio che i kayapó stanno aspettando dai “bianchi”. È appunto l’accoglienza, la solidarietà, la fraternità, il rispetto e la valorizzazione della loro cultura che noi missionari chiediamo alla gente delle città che gli indio frequentano. Sentendosi accolti e amati, certamente i popoli indigeni faranno l’esperienza del vangelo di Gesù. Nell’avventura della missione il Signore non ci abbandona mai. Ne è tangibile segno la Provvidenza che, grazie a tante persone generose, sostiene la nostra attività. Il Signore e la Vergine Santa ricompensino con le loro grazie, adesso e sempre, tutti voi, cari amici e amiche di Romagna. ■ GRAZIE ALLA VERGINE DI GUADALUPE p. U. MAURO, sx Il Messico quest’anno commemora i 200 anni di indipendenza e i 100 anni dalla rivoluzione. Si tratta di eventi storici importanti che hanno permesso la costruzione del Messico libero e democratico di oggi. Ma tutto non si sarebbe potuto realizzare senza la forza e la presenza morale della sua grande “patrona”: la Vergine di Guadalupe. Tutt’oggi, è lei il vincolo principale che unisce spiritualmente la grande varietà di etnie presenti in Messico. È lei che dà l’impulso al popolo messicano per continuare nel cammino della pace e dell’unità, nonostante le ingiustizie e le disuguaglianze sociali che lo perseguitano. È lei che invita la nazione a non tradire la fede cristiana, ricevuta e conservata con il sangue dei suoi numerosi martiri della persecuzione politica degli anni 1926-1929. È in questa città complessa e piena di contraddizioni che io svolgo il ministero sacerdotale e vivo la mia missione. Infatti, collaboro in una parrocchia di 40mila persone, lavoro nella formazione dei nostri studenti internazionali di teologia e insegno teologia morale all’università cattolica della capitale e in altre varie istituzioni accademiche. In poche parole: non ho tempo per annoiarmi. Anche se mi trovo lontano dalla Romagna, solatia e dolce, non ho comunque perso affetto e no- Un bel primo piano di p. Umberto Mauro stalgia. In Messico si mangia bene, ma non trovo le lasagne, né la piadina romagnola, né un bicchiere di buon Sangiovese... Ma riesco a trovare il tempo per vedere le partite del Cesena in televisione! 2010 NOVEMBRE SALERNO 84135 SALERNO SA - Via Fra G. Acquaviva, 4 Tel. 089 792051 - Fax 089 796284 E-mail: [email protected] - C/c. postale 00205849 Lo spirito e la missione ieri e oggi Il raduno dei giovani a Cava de’ Tirreni C ome da tradizione, i giovani seguiti dai missionari della Campania hanno iniziato il loro percorso annuale con un incontro alla badia di Cava de’ Tirreni, sabato 25 settembre. Siamo arrivati da Salerno e Cava (saveriani e saveriane), Piazzolla di Nola (Villaregia), Torre Annunziata (comboniane), Napoli (Pime e comboniani), Pozzuoli (missionarie dell’Immacolata), Ercolano (Milmac). In tutto eravamo una quarantina, per una giornata d’incontro e riflessione. Le regole benedettine Alcuni giovani, durante le vacanze sono stati in Africa, Asia e America latina. Hanno condiviso p. OLIVIERO FERRO, sx il cammino di quei popoli, le loro gioie e difficoltà. Sono tornati carichi di entusiasmo. Ci hanno contagiato e ci hanno spinto a continuare con più forza nell’impegno missionario personale e comunitario. Dopo la visita alla badia, abbiamo incontrato l’abate Benedetto Chianetta che ci ha dato tre suggerimenti: non anteporre niente all’amore di Cristo; non avere niente di più caro di Cristo; non preferire niente a Cristo. Poi, siamo entrati nel vivo della giornata. Abbiamo riflettuto sulla missione di ieri e oggi, divisi in quattro gruppi. to, passione e amore. È qualcosa che deve scuotere. Il missionario non può restare immobile; deve continuare ad annunciare e testimoniare i valori del Regno. Non può tacere di fronte alle ingiustizie. Noi cristiani continuiamo nel mondo la missione di Cristo, la rendiamo viva e attuale. Ma la missione si compie insieme, condividendo la sete di Dio e costruendo il suo regno nel mondo. La missione non è più solo geografica, ma è in qualsiasi luogo dove noi viviamo e in cui ci impegniamo attivamente. Missione vuol dire… La missione è vita e movimen- Il Signore è sempre vicino Dopo una sosta, abbiamo condiviso le esperienze missionarie. Siamo partiti dall’Asia con il racconto di un giovane che è stato in Cambogia con il Pime. Ci ha detto che nonostante le paure prima di partire, la voglia di essere in Cambogia ha preso il sopravvento. Insieme ai suoi compagni, si è confrontato con i problemi della gente. Due aspetti lo hanno colpito Niente di meglio di un bel canto, per iniziare bene l’incontro dei giovani a Cava de’ Tirreni La passione di essere cristiani Una giovane salernitana scrive da Bukavu F inalmente c’è la connessione! Ma ora che sono connessa, non so cosa scrivervi! Qualcuno dice che più si resta in un posto, più è difficile parlare dell’esperienza vissuta. Da qualche giorno sono arrivata a Bukavu. Prima ero stata a Luvungi, dove ho avuto il primo contatto con la popolazione, i congolesi e il lavoro concreto dei missionari saveriani. 4 Mi sento come a casa mia Penso di essermi resa conto che ero in Africa solo dopo un mese dal mio arrivo. Questo perché, dopo i primi due giorni, già mi sentivo a casa. Tutto era familiare, come se ci fossi dentro da sempre. Per me è un grande dono essere qui. Vivo questi giorni come una grande occasione e mi adeguo ai tempi: sveglia alle 5 e alle 21 sono a letto distrutta; mi adeguo al cibo, alla lingua, alla pelle scura, all’acqua fredda (quando c’è!). A Luvungi ero ormai abituata a chi mi guardava camminare tra le case del villaggio, ai bambini che mi correvano dietro chiedendo “bon bon” (le caramelle), e a quelli che appena mi vedevano in lontananza gridavano il mio nome, “Marianna! Marianna!”. “Qual è la mia missione?” Da qualche giorno sono a Bukavu. Qui la realtà è diversa: siamo in città. Sono nella casa dei saveriani, ma a fianco c’è la casa delle novizie: sono sei, tutte congolesi, mie coetanee. Spesso sono da loro, parliamo e scherziamo; mi fanno sentire a mio agio e imparo la loro lingua. Mi chiedo: “Qual è la mia missione?”. È vero, qui mi sento a casa, ma penso tanto anche alla mia terra, alla mia casa, alle piccole scelte, Marianna, giovane salernitana, a Bukavu, felice tra i bambini congolesi MARIANNA AFRICOLA ai legami e agli amici… Mi sento fortunata e ringrazio il Signore per tutto quello che ho ricevuto. Proprio per questo “tanto”, sento il desiderio di essere missionaria nella mia terra… Non vedo l’ora di mettermi al lavoro! Non è soltanto l’entusiasmo di chi sta vivendo un’esperienza straordinaria; è un entusiasmo che trova fondamento nella fede in Dio: l’entusiasmo e la passione di essere cristiani! Una caccia complicata Ah, dimenticavo gli aggiornamenti sulla “caccia all’uomo nero”! In questo, io sono fuori dai giochi. I miei coetanei africani sono già sposati e hanno anche figli, o sono fidanzati e promessi sposi. Alcuni vedendomi con le saveriane, pensano che io sia una “religiosa” e non ci provano proprio a chiedermi in moglie! Qualcuno me l’ha anche chiesto, ma è già sposato. Allora sarei la seconda moglie, e non mi conviene! Insomma, cercar marito qui in Africa è ancora più complicato che in Italia! Penso che mi toccherà accontentarmi di un semplice “musungu”, un bianco di razza! ■ in particolare: l’accoglienza e la vita della missione. La testimonianza dei cristiani, una piccola minoranza, lo ha fatto riflettere: dopo il lavoro della giornata si trovano in chiesa per pregare. Ha capito che in qualsiasi posto, anche il più sperduto, il Signore è sempre vicino. Il sesto senso… È stato poi il turno dell’Africa con i giovani dei saveriani. Attraverso un video, ci siamo tuffati con gioia tra la gente del Congo. Ci hanno detto che il popolo non vuole arrendersi, che ha il coraggio di ricominciare e la voglia di andare sempre avanti. Siamo stati davvero colpiti da tutto ciò. Infine siamo passati all’America latina, con i giovani seguiti dai comboniani. Il loro viaggio è passato attraverso Messico, El Salvador e Guatemala. Per vivere l’esperienza missionaria bisogna utilizzare tutti i sensi, compreso il sesto senso, che è il cuore. Sono popoli che hanno grande dignità e forti speranze, e vogliono diventare attori della propria storia. Abbiamo terminato condividendo il cibo e la gioia di camminare insieme, nel cuore del mondo. ■ 2 dicembre: festa del Saverio I missionari saveriani di Salerno sono lieti di festeggiare il loro patrono: con i sacerdoti e i religiosi 10,30 - Riflessione missionaria 12,00 - Concelebrazione della santa Messa 13,00 - Pranzo in fraternità con gli amici saveriani 17,30 - Riflessione missionaria 20,30 - Preghiera; cena e festa insieme Il 14 settembre nella programmazione delle attività della comunità saveriana di Salerno, alla presenza del superiore p. Carlo, i saveriani, la saveriana sr. Letizia e alcuni laici saveriani, abbiamo parlato dell’animazione e del servizio nella chiesa locale. Una bella scelta di amicizia e di corresponsabilità nella missione. MISSION DAY: IL VOLTO DELLA MISSIONE p. OLIVIERO FERRO, sx I saveriani di Salerno, in collaborazione con il centro missionario diocesano, hanno ospitato le associazioni missionarie presenti in diocesi, domenica 26 settembre. Un’opportunità per conoscersi e far conoscere come lavorano. Ci siamo ritrovati in tanti e da luoghi diversi, ognuno con il proprio stand. C’erano le parrocchie di Piano, Preturo e Fratte; quelle di Bolano e Fusara, Caprecano e Pastorano; le parrocchie Santa Margherita e Madonna della Consolazione, Gesù Redentore e Santa Maria della Speranza di Battipaglia. C’erano anche le carmelitane di Fisciano, le suore poverelle, le suore di San Giuseppe e le MSJ. C’erano il Comis e l’associazione Mato Grosso; i redentoristi di Ciorani e i laici saveriani... Il panorama missionario partiva dall’Asia e, passando per l’Africa, arrivava in America: un arcobaleno di colori e di iniziative. I partecipanti si sono divisi in cinque gruppi per riflettere sul tema, “Il volto della missione”, vissuto come relazione e dono, come scoperta e scelta, come riconciliazione. Poi, nella chiesa di San Paolo abbiamo partecipato all’Eucarestia, celebrata dal salernitano p. Gargano, missionario in Bangladesh. È seguita la condivisione del cibo e della gioia, nella fraternità missionaria. È stato bello stare insieme, conoscerci e incoraggiarci. Insomma, insieme si possono creare tante iniziative positive… Basta volerlo. Al “Mission day”, tra tutti i banchetti c’era anche quello dei bambini Giulio, Paolo, Daniele, Ciro, Davide, Emanuele e Monia. Era pieno zeppo di giochi che sono stati venduti. Il ricavato partirà insieme a p. Gargano, per i bambini del Bangladesh 2010 NOVEMBRE 22038 TAVERNERIO CO - Via Urago, 15 Tel. 031 426007 - Fax 031 360304 E-mail: [email protected] C/c. postale 267229; Banca Raiffeisen, Chiasso C/c.p. 69-452-6 TAVERNERIO Ricordiamo i defunti La Messa il 27 novembre p. FRANCO BERTAZZA, sx quest’anno la comA nche memorazione di tutti i fe- deli defunti ci porta a ricordare tante persone care. A loro dobbiamo amore e riconoscenza per averci aiutato a essere quello che siamo oggi, per la vita, la fede e la missione alla quale il Signore ci ha chiamati. Il loro ricordo ci spinge a sentimenti di umiltà e di riconoscenza. Non possiamo dimenticare San Paolo ci domanda: “Che cosa hai tu che non l’abbia rice- vuto?”. Non possiamo, dimenticare il bene e l’esempio dei nostri famigliari per la realizzazione della nostra vocazione, l’aiuto della preghiera di tanti amici che ci hanno accompagnato nella vita. Non possiamo dimenticare la presenza dei benefattori che con l’incoraggiamento, l’esempio e la generosità hanno permesso di concretizzare tanti nostri programmi. Infine, non possiamo dimenticare la benevolenza di tanti cari confratelli missionari, sia in Ita- lia sia in altre nazioni del mondo, che hanno sofferto e condiviso, fin dalla fanciullezza, giochi e studi, speranze e delusioni, gioie e lacrime, che pur fanno parte di questa vita. Li abbiamo Chi siamo senza di voi? Una giornata con i benefattori svizzeri E ra una giornata brumosa, tipicamente autunnale, ma lieta e sorridente, quando i saveriani di Tavernerio hanno ospitato una parte degli amici svizzeri per il tradizionale incontro annuale. Sono stati accolti calorosamente dalla comunità e dai saveriani che frequentano il corso di tre mesi. Li ringraziamo per la loro presenza e fraterna collaborazione. Filmati, canti e un appello! Padre Luigi Anzalone, nuovo rettore, ha attirato la loro attenzione presentando la missione saveriana in Amazzonia sotto l’aspetto politico, religioso e ambientale. Lo ha fatto attraverso un documentario da lui stes- so realizzato, con un’attenzione particolare sulla presenza saveriana in quella grande nazione. La celebrazione Eucaristica si è svolta alla presenza di molti sacerdoti missionari e ha riunito in un cuor solo e un’anima sola i sentimenti di tutti i presenti in queste poche parole: “voi avete bisogno di noi, e noi abbiamo bisogno di voi”. Durante il pranzo il gruppo dei saveriani messicani ha eseguito uno show di canti e danze tipiche, suscitando allegria nel pubblico attento e divertito. È seguito il familiare gioco della tombola, che tanto piace ai nostri… vicini di patria. Chi ha vinto ha portato a casa salami e vino ita- p. F. BERTAZZA, sx liani; chi ha perso sa di aver contribuito al bene della missione. Padre Franco, dando il benvenuto, ha detto: “È bello stare qui insieme una giornata; l’importante è non perderci di vista durante tutto l’anno. Al di là della preghiera e dell’affatto che ci unisce, il mensile “Missionari Saveriani” porterà nelle vostre famiglie lo spirito e le attività dei saveriani. Vi invitiamo a rinnovare l’abbonamento, e aiutateci a trovare nuovi amici… Saremo ben felici di accoglierli e ci sentiremo ancora più vicini. Del resto: chi siamo noi senza di voi? Il buon Dio vi ricompensi e renda felici con la sua benedizione. Grazie di cuore”. ■ Parenti e amici dei vigili del fuoco partecipano alla Messa in suffragio del collega Luigi; sono rimasti anche per la cena e siamo stati felici per il clima fraterno che si è creato; tornate a trovarci! amati e sono pertanto presenti nella nostra mente e nel cuore. Chiediamo loro di continuare a esserci vicini in cielo. Alle ore 18, dai saveriani Quest’anno i saveriani di Tavernerio hanno deciso di celebrare una santa Messa in suffragio degli amici e benefattori defunti. È una prima volta. Per questo ci fa piacere sottolineare che siete tutti invitati a partecipare, se vi fa piacere e se potete. L’Eucaristia sarà celebrata sabato 27 novembre alle ore 18 nella cappella Sant’Anna, presso la casa dei saveriani di Tavernerio. Pregheremo uniti per loro, implorando la benedizione di Dio. Abbiamo deciso di collocare questa celebrazione a fine me- se, per permettere a tutti di ricevere il nostro giornale “Missionari Saveriani”, con la notizia e l’invito alla partecipazione. Grazie di cuore e non dimenticate. La Messa perpetua Suggeriamo, inoltre, la bella tradizione della “Messa perpetua”, che ogni giorno viene celebrata da un missionario, nel santuario “Beato Conforti” a Parma. Si può iscrivere qualcuno dei propri famigliari o amici defunti, comunicandolo a uno dei nostri recapiti. È uno dei modi per pregare e ricordarci di loro e una maniera di aiutare le comunità missionarie. Grazie di cuore, così come di cuore vi ringraziano i vostri cari defunti. ■ I “TRE-MESINI” DEL 2010 p. FRANCO BERTAZZA, sx Pur non essendo volti propriamente giovanili, sono tutti sorridenti e pimpanti! Sono i “tremesini” dell’anno 2010. Rappresentano molte nazioni del mondo, dove svolgono la loro attività missionaria. Non possiamo chiamarli “studenti”. Meglio definirli “attenti ascoltatori”, generalmente abbastanza critici verso le novità culturali contemporanee dell’occidente. È facile per loro accostare quanto ascoltano in questi giorni, a quello che sentono e vivono in altre culture e situazioni umane, come missionari. Ci si rende conto che spesso i popoli poveri credono intensamente ai grandi valori della vita; mentre noi occidentali sembriamo diventare indifferenti. Proprio per questo è importante continuare ad annunciare il vangelo di Gesù a tutti. Ammiriamo la sobria eleganza degli amici svizzeri e li ringraziamo per la loro visita 4 Missionari e missionarie messicani si esibiscono con canti e balli davanti ai benefattori svizzeri: una simpatica e divertente compagnia! I partecipanti al corso “tremesi - 2010” di Tavernerio: 22 saveriani, 5 saveriane, 2 padri San Gaetano; con loro, p. Gabriele Ferrari, p. Marco Moro e p. Luigi Zucchinelli 2010 NOVEMBRE VICENZA 36100 VICENZA VI - Viale Trento, 119 Tel. 0444 288399 - Fax 0444 288376 E-mail: [email protected] - C/c. postale 13616362 P. Piergiorgio Lanaro, amico di tutti Il ricordo di chi gli ha voluto bene P adre. Piergiorgio Lanaro, saveriano originario di Santorso, il 22 settembre ha perso la vita in un incidente a Tavernelle di Altavilla, mentre era in sella alla sua bicicletta. All’età di 76 anni, aveva ancora la forza di pedalare. “Aveva problemi all’anca - racconta il nipote Alberto - e il medico gli aveva detto: «O si opera oppure va in bici e si mette a dieta». Zio Piergiorgio non ha avuto dubbi e ha scelto di pedalare”. “Era un padre per tutti” Suo fratello p. Alberto l’ha descritto così: “In famiglia per me era un perfetto sconosciuto; lo vedevo solamente 15 giorni d’estate, vestito con la talare. Quando nel 1963 entrai tra i saveriani, imparai ad apprezzare il suo entusiasmo travolgente in ciò che faceva e credeva. È stato il mio insegnante di filosofia. Pendevamo tutti dalle sue labbra quando ci leggeva i dialoghi di Platone e ricreava l’ambiente greco. Padre Piergiorgio Lanaro celebra Messa nella povera chiesa-capanna dei profughi, sui monti del Kivu, in RD Congo (foto G. Tapparo) a cura di p. MARIO GIAVARINI, sx Ci ritrovammo in Burundi, dove era arrivato con due lauree sulle spalle. Insegnava greco nel seminario di Bujumbura. Poi, si buttò a capofitto nella pastorale, soprattutto nella catechesi. Apriva la casa della missione a tutti; era un padre che ascoltava. Riuscì così a conoscere profondamente la cultura kirundi e in questo suo lavoro si sentiva realizzato. Era sensibile verso i poveri, gli abbandonati e i rifugiati. Chi lo sostituirà in Congo?”. “Lavoratore e… camminatore” Dal seminario di Kasongo dove p. Piergiorgio era ancora atteso, l’abbé Pierre Dunia ha scritto: “Padre Piergiogio era disponibile, coraggioso, caritatevole, forte nella fede e nella speranza. Amava il lavoro e invitava gli altri a Un’iniziativa e un saluto p. LUCIANO BICEGO, sx Mostra dei presepi missionari, con Matteo Ricci 21 novembre D omenica alle 14.30, presso la casa dei saveriani di Vicenza in viale Trento 119, viene inaugurata la mostra dei presepi missionari, giunta alla sua 11ª edizione. La mostra, che ospita pregevoli presepi provenienti dalle missioni di oltre 50 Paesi nel mondo, rimane aperta fino al 6 gennaio. Le catechiste che lo desiderano possono trovare anche i “presepi salvadanaio dell’Avvento”; così possono far vivere ai bambini le quattro settimane precedenti il Natale con sobrietà e carità. Il 9 gennaio si terrà la consueta festa pomeridiana per i bambini durante la quale saranno raccolti i presepi salvadanaio. Il ricavato della mostra e dei salvadanai servirà per finanziare la costruzione di una scuola in Camerun, perché il vecchio edi- ficio è stato travolto dalle acque. Ora, oltre 300 bambini sono alloggiati nella chiesa e nella casa della missione, per ripararsi dalle piogge torrenziali e dal caldo. Accanto alla mostra, una sala è appositamente allestita per illustrare la vita del grande missionario gesuita p. Matteo Ricci, di cui ricorrono quest’anno i 400 anni dalla morte. In Cina, il saggio missionario è ancora venerato e stimato, poiché, grazie a lui, l’Oriente ha potuto conoscere l’Occidente e le sue scoperte e, viceversa, l’Occidentale è arrivato a scoprire l’arte e la cultura cinesi. La mostra è aperta tutti i giorni dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 18. Per i gruppi si consiglia la prenotazione, telefonando al numero 0444 288399. ■ Un saluto alla cara Bertilla Bedin C 4 ara Bertilla, vogliamo darti un ultimo saluto anche attraverso le pagine di “Missionari Saveriani”, il mensile che tu amavi tanto leggere. Sei tornata al Padre celeste il 20 settembre scorso. Da lassù, ascolta le nostre voci commosse, che ti ringraziano per la tua vita esemplare, concepita come dono e spesa amorevolmente tra la famiglia e il lavoro per le missioni. Durante l’incurabile malattia che ti ha colpito, ma che tu hai combattuto con il coraggio di una leonessa, chiedevi di leg- gere pagine che parlavano della Bibbia, perché cercavi in esse la speranza e la forza di vivere meglio il tuo dolore. Sei stata un dono per noi, perché attraverso te abbiamo percepito che Dio ci mette accanto persone buone e generose, per farci capire quanto è importante amarci l’un l’altro. Anche prima di lasciarci per sempre, hai voluto di nuovo stupirci donando le cornee. Non lo dimenticheremo e cercheremo di seguire il tuo esempio di vita. Grazie, Bertilla! ■ Amici e amiche del GAMS Padre Piergiorgio Lanaro (primo a destra) con alcuni studenti congolesi del seminario di Kasongo, dove era apprezzato insegnante lavorare. Sulla strada da Ngene verso il seminario, non esitava a fermarsi per dire agli uomini seduti di darsi da fare, perché il lavoro è l’unico mezzo per sbloccare e risollevare la situazione della popolazione di Kasongo”. Vital Balowa, professore dell’istituto superiore di scienze religiose a Bukavu, ha ricordato: “Era sempre puntuale e affrontava senza paura le intemperie di Bukavu: pioggia e fango non potevano impedirgli di essere presente in classe. Era un gran camminatore: un giorno arrivò all’istituto tutto bagnato e infangato perché era scivolato e si era trovato… per terra”. I suoi studenti e il vescovo Tre giovani congolesi, ora studenti di teologia a Parma - Tresor, Emmanuel e Damas - hanno dato questa testimonianza: “Quando venivi a Bukavu per insegnare, il rettore ci chiedeva di prepararti la stanza. E noi con grande gioia preparavamo anche l’harmonium, lo strumento con cui animavi le nostre serate. La tua presenza cambiava il clima della nostra comunità. Eri nemico della mediocrità e ci scuotevi quando ci accontentavamo di uno studio superficiale. La tua vitalità cambiava il ritmo della nostra vita. Le tue esperienze nutrivano in noi il gusto per la missione. Ci mancherai tanto. Prega per noi, per il Congo e per l’Africa!”. Il vescovo di Vicenza, mons. Nosiglia, ha rivolto questo pensiero: “Padre Piergiorgio ha dato voce con coraggio ai popoli più poveri e dimenticati dell’Africa, impegnandosi nell’evangelizzazione, nella promozione umana e in delicati processi di pacificazione”. Uno sguardo profetico Padre Lanaro non faceva pesare il suo sapere. Anzi, condivideva volentieri le sue conoscenze con chi era interessato. La sua cultura gli serviva per puntare più avanti nella sua attività apostolica, quasi con sguardo profetico. Era un grande amico di tutti e spesso animava la comunità, magari prendendo in mano la fisarmonica e cantando con la sua voce tenorile. Ma era anche battagliero, e non era raro vederlo difendere le sue convinzioni soprattutto in campo pastorale, perché lui era sempre più avanti nel discernere i problemi della missione o la situazione sociale e politica. Non si tirava mai indietro di fronte ai problemi delle persone. Dava tutto se stesso senza pensare ai pericoli, pronto a pagare di persona. Era innamorato di Dio, tanto da vedere la sua presenza nei poveri e negli oppressi. ■ MARTEDÌ DELLA MISSIONE 2010 - 2011 “Spezzare il pane per tutti” Sono iniziati a ottobre e proseguono fino a marzo gli appuntamenti del martedì alle 20.30, conosciuti come “martedì della missione”. Si tengono nella sala conferenze dei saveriani di Vicenza. Sono invitati i gruppi missionari, le comunità parrocchiali, i movimenti e le associazioni, i gruppi giovanili e di volontariato e ogni persona amante della parola di Dio, della missione e della giustizia nel mondo. Ecco il programma completo. 16 novembre - Conferenza: L’Africa oggi a cinquant’anni dall’indipendenza; relatori: p. Silvio Turazzi, saveriano, e prof. Eugenio Melandri, coordinatore di “Chiama l’ Africa” 14 dicembre - Conferenza: Non possiamo tacere, la realtà dei migranti in Italia vista dai missionari; relatore: p. Mauro Lazzarato, scalabriniano, direttore diocesano “Migrantes” 18 gennaio - Conferenza: Mangiare l’altro o mangiare con l’altro?; relatore: don Dario Vivian, docente di teologia Bertilla Bedin, del Gruppo Amici Missionari Saveriani di Vicenza, ci ha lasciato il 20 settembre 2010 8 febbraio - Conferenza: Missione che passione! Parrocchie e famiglie missionarie; relatore: Marco Ragaini, laico missionario 22 febbraio - Riflessione: Senza Eucaristia non c’è missione e senza missione non c’è vera Eucaristia; relatore: don Dario Vivian, docente di teologia 15 marzo - Conferenza: Il beato Conforti, vescovo di Parma e missionario per il mondo; relatore: don Angelo Manfredi, biografo 2010 NOVEMBRE ZELARINO 30174 ZELARINO VE - Via Visinoni, 16 Tel. 041 907261 - Fax 041 5460410 E-mail: [email protected] - C/c. postale 228304 A volte basta solo un... click Proposta seria per dare valore alla tua vita T i piacerebbe conoscere la stampa missionaria, riprendere qualche tema di “Missionari Saveriani” o approfondire un problema di mondialità? Se hai un computer, certamente sai navigare su internet. Va’ sul sito www.saveriani.bs.it e con un click puoi trovare racconti di esperienze missionarie, libri e poster, cartoline e dvd, che rispondono alle tue esigenze. Naturalmente, riportando gli articoli, è giusto citare la fonte. Mi raccomando: rinnovate ugualmente l’abbonamento a “Missionari Saveriani” stampato su carta, che resta sempre il miglior contatto per sentirci una famiglia: fa sempre piacere quando arriva il postino e recapita una lettera inviata da... amici di famiglia! Un corso e voli in missione C’è anche un sito missionario per la diocesi di Venezia. Si chiama www.missionivenezia.it. Anche in questo caso basta un click e si apre il mondo: Africa, America, Europa, Asia, con diverse problematiche e tante piccole iniziative che ti possono aiutare a costruire un mondo migliore di come lo hai trovato. “Ti piacerebbe un’esperienza di missione?”. “Magari!”, è la risposta più frequente che mi danno i giovani. “E allora cosa aspetti?”. Iscriviti al corso per prepararti. Invia subito la scheda via e-mail a [email protected] e don Paolo Ferrazzo, direttore dell’ufficio missionario diocesano ti fornirà l’help necessario per soddisfare la tua richiesta. Il corso, comprende dodici le- p. FRANCO LIZZIT, sx [email protected] zioni; si tiene al “Centro card. Urbani” a Zelarino, il sabato mattina dalle 9 alle 11, iniziando a febbraio. Non aspettare, clicca adesso e inoltra la proposta ai tuoi amici. Marco, Fabio, Silvia, Stefano, Marta, Daniele, Elisa, Giulia, Stefania e altri ci hanno provato: sono ritornati entusiasti e sono pronti a ripartire. Metti in rete la ricchezza C’è anche un’offerta immediata. Sempre presso il “Centro card. Urbani”, puoi dedicare una domenica pomeriggio da novembre a maggio, per incontrare una cultura diversa dalla nostra e scoprire ciò che c’è di buono e di bello da imparare (vedi le date sul sito web). È un buon metodo per crescere con una maggior conoscenza di Cristo e una mi- Lo “scozzese” p. Paolino Zanon Da Padova al Regno Unito, via Sierra Leone Padre Paolino, mio zio, è stata una persona veramente speciale per la nostra famiglia. Era speciale anche in Scozia, per i fedeli che numerosissimi hanno partecipato al suo funerale, e per tutti i confratelli scozzesi che lo hanno concelebrato insieme al vescovo di Glasgow. Sono molto felice che anche il nostro mensile “Missionari Saveriani” lo abbia ricordato. Parenti e conoscenti ne avranno una copia, in modo che quanti lo hanno conosciuto e amato ne conservino un vivo ricordo. Paola Zanon Macigni P aolino era nato il 22 giugno 1914 a Vigonza, in provincia di Padova. A 12 anni entra nel seminario dei saveriani e ha la fortuna di incontrare il fondatore Guido Conforti. Paolino era orgoglioso di averlo conosciuto, di aver pregato con lui e di aver seguito il suo ideale missionario. Ordinato sacerdote il 18 maggio 1939 nel duomo di Parma con altri sei saveriani, p. Zanon è stato l’ultimo del gruppo a raggiungere la casa del Padre Celeste, all’età di 96 anni. 4 Venti anni in Sierra Leone Dopo l’ordinazione, p. Paolino visita varie diocesi italiane predicando, confessando e promuovendo l’animazione missionaria. Conosceva bene greco e latino, così i superiori gli chiedono di insegnare agli studenti saveriani di Desio (MB). Anche negli ultimi anni, all’ospizio, chiedeva dei suoi studenti che considerava come figli. Nel 1949, p. Paolino va in Scozia per imparare l’inglese e prepararsi alla missione in Sierra Leone. Rimane tre anni a Glasgow. Arriva a Freetown nell’agosto del 1952, in compagnia di p. Pietro Noaro, partendo da Liverpool in nave. Inizia la sua vita missionaria e per venti anni testimonia il vangelo in Sierra Leone. Vive in modo semplice nelle varie missioni, sempre disponibile e obbediente, in pace con se stesso e con tutti, cristiani e mu- Padre Paolino Zanon il giorno del suo 70° di sacerdozio (18 maggio 2009) A sinistra, il sito dello Csam di Brescia, con le riviste dei saveriani e la Libreria dei popoli; a destra, il sito missionario della diocesi di Venezia gliore convivenza tra fratelli. Un’ultima sfida: hai visto sul sito i link con gruppi e parrocchie? Perché non diventi tu stesso il link e il passaparola tra il centro missionario e la tua parrocchia? Certamente anche la tua comunità ha delle attività missionarie e segue qualche sacerdote, suora o laico che lavorano in missione. Metti in rete questa ricchezza, contattando il webmaster [email protected]. Così anche tu potrai diventare un... pescatore assieme a Pietro e a Gesù, per fare del mondo una sola famiglia. Il terzo giovedì del mese E per anziani, malati e chi non s’intende di sta roba moderna? Anche per loro basta un click, anzi un pensiero, un’intenzione, per unirsi al lavoro dei missionari, e specialmente alla preghiera che ogni terzo giovedì del mese facciamo per le vocazioni e le missioni nella chiesa dei saveriani di Zelarino. Questo collegamento - senza fili né spine è quello che vale di più. Ce l’ha insegnato Gesù: “Pregate il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe” (Lc 10,2). Sulla barca di Pietro c’è posto per tutti: basta un click, un pensiero, un’intenzione... e il desiderio che venga nel mondo il regno di Dio. Davvero facile! ■ SAVERIANI, Scozia sulmani. È stato direttore di molte scuole, amato dagli insegnanti, rispettoso della loro professionalità e pronto ad aiutarli. Molte volte gli attacchi di malaria lo hanno portato vicino alla morte. Settant’anni di sacerdozio Nel 1972, p. Paolino è richiamato in Scozia per insegnare latino e italiano. Egli amava insegnare e si rallegrava per i risultati dei suoi studenti. Quando nel 1985 la scuola viene chiusa, p. Paolino si attacca a quelle che lui considerava “le gioie del prete”: celebrare la Messa e ascoltare le confessioni. Sono famose le sue lunghe ore passate in confessionale nelle parrocchie, con lunghe file di penitenti. Nel 2000 la sua salute peggiora, richiedendo un’attenzione costante e continua. Suor Caterina gli apre le porte dell’ospizio “S. Andrea”, dove rimane fino alla morte, avvenuta l’11 luglio 2010. Il 18 maggio 2009, p. Paolino aveva celebrato 70 anni di sacerdozio. Confratelli saveriani, sacerdoti e vescovo della diocesi, e molti amici si sono uniti a lui in questa occasione speciale. In questi ultimi anni di vita, celebrare la Messa quotidiana era il suo massimo desiderio; il suo lavoro era la preghiera. Aveva un amore paterno verso gli infermieri e i dottori. La sua accortezza e la sua attenzione sacerdotale per i problemi e le sofferenze mancheranno a molti. ■ Ecco il calendario degli incontri degli amici saveriani nella nostra chiesa di Zelarino: 18 novembre 16 dicembre 20 gennaio 17 febbraio 17 marzo ore 15,30 ore 15,30 ore 15,30 ore 15,30 ore 15,30 14 aprile 19 maggio 16 giugno ore 16,30 ore 16,30 ore 16,30 15 settembre ore 16,30 UN NUOVO ANNO PASTORALE p. GIANCARLO LAZZARINI, sx Per le comunità saveriane nel mondo ogni inizio d’anno rappresenta un momento importante per una nuova partenza. Si tratta di rimettere a fuoco un valore importante della vita missionaria, per approfondirlo e realizzarlo nel corso di tutto l’anno. Anche la comunità saveriana di via Visinoni 16, a Zelarino - Venezia, si è fermata a pensare e scrivere il proprio progetto comunitario di vita. Abbiamo messo a fuoco il valore evangelico della “fraternità”, affinché il nostro vivere e lavorare insieme diventi sempre più segno espressivo del vangelo. Noi crediamo infatti che Gesù ci ha convocati, affidandoci la missione speciale di annunciare il vangelo a tutte le genti. Sforzandoci di vivere la fraternità tra noi, siamo convinti di annunciare la novità del vangelo e di rendere più credibile il nostro impegno di animazione missionaria delle diocesi in cui lavoriamo. E così, passando in rassegna la nostra vita, abbiamo messo a fuoco i vari servizi che ci vengono richiesti come missionari e sacerdoti e abbiamo rinnovato il nostro impegno. Ci affidiamo anche alle vostre preghiere, per essere degni del dono che il Signore ci ha fatto chiamandoci a essere suoi messaggeri di salvezza per l’umanità intera. La comunità saveriana di Zelarino, versione 2010-2011 (da sinistra): p. Franco Lizzit, p. Bruno Cisco, p. Carlo Pozzobon (superiore), p. Giancarlo Lazzarini (nuovo rettore), p. Amedeo Ghizzo e p. Mario Diotto