pretesti Occasioni di letteratura digitale L'acquedotto di Cervia di Gene Gnocchi L'incantesimo di Dickens di Edoardo Rialti Il miracolo della parola di Marek Halter Febbraio 2012 • Numero 2 1 Messico e nuvole di Gianni Biondillo pretesti | Febbraio 2012 I TUOI LIBRI SEMPRE CON TE E UN’INTERA LIBRERIA A DISPOSIZIONE APERTA 24 ORE SU 24! www.biblet.it Editoriale Sono trascorsi duecento anni dalla nascita di Charles Dickens e Alessandro Mari propone un romanzo digitale a puntate. Roberto Saviano riscuote uno straordinario successo con un rac conto ebook. Sono passati più di cinquecento anni dall’invenzione della stampa e nel 2015 si celebreranno i quarant’anni dal primo Olivetti da tavolo con floppy disk incorporato. Nel valutare la contrazione del tempo di impatto di una nuova tecnologia sicuramente biso gnerà tenere presente che, affinché il romanzo si affermasse, sarebbero dovuti passare almeno tre secoli dall’invenzione della stampa a caratteri mobili, mentre nel mondo contemporaneo invece bastano poco meno di quarant’anni dall’invenzione di un elaboratore da tavolo alla formazione di una nuova letteratura. Che già mostra in nuce quanto potrà essere radioso il suo futuro. Si attende infatti un’esplosione del mercato degli ebook. Ma ci si dimentica che il successo economico è dato dalla risposta adeguata a un bisogno reale. Come potranno affer marsi nuovi canali di intrattenimento se non si adegueranno i messaggi da trasmettere? Gene Gnocchi si misura allora con la scrittura digitale e dal mondo dello spettacolo e del teatro traghetta una simpatia amara e un dolore inaspettato. Il suo racconto è forte come un pugno nello stomaco e la storia appare veloce e intensa nella mente di chi la legge tra una fermata e l’altra del metrò. Gianni Biondillo ci fa sognare il Messico e con Edoardo Rialti viag geremo nei sogni di Dickens. Con Il cabalista di Praga scopriremo invece il destino del figlio di un tipografo, l’autore Marek Halter: sarà bestseller? Roberto Dessì e Daniela De Pasquale per Il mondo dell’ebook fanno luce sui nuovi mezzi e le fortune tecnologiche della letteratura tra social reading e feuilleton. In Buona la prima France sco Baucia ricorda un capolavoro della letteratura fantastica curato da Carlo Fruttero (recen temente scomparso) e Sergio Solmi per Einaudi mentre con Lorenzo Coveri dell’Accademia della Crusca entreremo nei testi delle canzoni del Festival di Sanremo 2012. Sulla punta della lingua celebra così chi già da tempo è stato costretto a confrontarsi con il cambio delle tec nologie per la diffusione dei propri contenuti. In Anima del mondo e in Alta cucina sentiremo Berlino e mangeremo New York. “Entertainment” dicono gli inglesi, e “intrattenimento” possiamo tradurre in italiano: ecco quello che da sempre cercano gli uomini, in ogni forma. Risiede qui la forza della letteratura, nella risposta a questa domanda di “compagnia” che da sempre abita la solitudine dell’uma nità. Per questo sogniamo, per questo viviamo, per questo amiamo. Buoni PreTesti a tutti. Roberto Murgia 3 pretesti | Febbraio 2012 Indice Testi Il mondo dell’ebook Rubriche 05-07 Racconto L'acquedotto di Cervia di Gene Gnocchi 24-27 Quattro passi nel fenomeno del social reading di Roberto Dessì 8-13 Saggio L'incantesimo di Dickens di Edoardo Rialti 28-31 Feuilleton 2.0: il nuovo formato del libro è l'ebook in progress di Daniela De Pasquale 32-34 Buona la prima Le meraviglie del possibile (1959) di Francesco Baucia 14-18 Anticipazione Il miracolo della parola di Marek Halter 19-23 Racconto Messico e Nuvole di Gianni Biondillo 35-37 Sulla punta della lingua L'italiano canterino di Lorenzo Coveri 38-40 Anima del mondo La città invisibile di Luca Bisin 41-44 Alta cucina A Roman Punch in New York di Francesco Baucia 45 Recensioni 46 Appuntamenti 47 Tweets / Bookbugs 4 pretesti | Febbraio 2012 Racconto L'ACQUEDOTTO DI CERVIA di Gene Gnocchi 5 pretesti | Febbraio 2012 U na settimana fa ho tentato il sui Sono stato sull'acquedotto di Cervia per cidio. Erano le 19,30 e sono salito quasi otto ore. Siccome non ho minacciato in cima all'acquedotto di Cervia di buttarmi per avere del lavoro o per delle a circa ventisette metri d'altez pene amorose, ma per una normalissima cri za, anzi a ventiquattro, perché proprio sot si esistenziale che mi ha portato a conclude to c'è il perlinato della pizzeria "L'origano", re che non volevo più niente dalla vita, una un perlinato abusivo, non ancora sanato. ventina, forse diciotto persone sono salite, e Era una giornata fredda e umida, se ben ri per cercare di convincermi a non buttarmi cordo era il giorno che avevano trovato An sul perlinato della pizzeria "L'origano" mi tonio Di Pietro schiacciato dal suo trattore hanno dovuto parlare di quanto sia bello a Montenero di Bisaccia, forse aveva cer vivere e di quante cose belle potesse anco cato di dissodare un ca ra riservarmi l'esistenza. lanco troppo scosceso, e Io avevo spiegato fin da se ne sono accorti perché subito che mi buttavo di non aveva ancora ‒ era sotto perché non mi in no quasi le 18 ‒ rilascia teressava più niente del to nessuna dichiarazione mondo, non vedevo nes contro il malaffare. L'a suna luce, solo buio più vevano trovato proprio altro buio e ancora buio, e sotto il trattore, in ma i giorni mi passavano via niche di camicia, sotto il lentissimi e non aspetta peso, come succede sem Io mi sono ricordato vo niente. Ma tutti questi pre ai morti da trattore. in quel momento che non se ne sono dati per Ricordo anche che nes inteso e ognuno a turno quando ero felice suno aveva pensato all'o mangiavo dei biscotti, si è sentito in dovere di micidio, neanche l'Italia dirmi che la vita doveva oppure andavo al Gran dei Valori tranne Dona essere vissuta tutta fino Sasso con un mio di che, testuali parole, all'ultimo giorno, e an "aspettava le risultanze amico che ha le chiavi che se io gli rispondevo del telescopio del del rapporto della poli che per me l'ultimo gior Gran Sasso zia anche se a un primo no era quello, loro hanno esame gli interrogativi insistito tutti così tanto erano parecchi". che sono rimasto ad ascoltarli. Comunque sia io ero lì per tentare il suicidio È arrivato anche uno con un cappotto scu dall'acquedotto di Cervia; in quel momen ro, uno magrino senza occhiali che per con to, in quel preciso momento non sapevo vincermi a non farla finita mi ha detto che neanche che Di Pietro era rimasto schiac se mi fossi buttato avrei perso i benefici del ciato sotto il suo trattore perdendo la vita. ridursi della spinta inflattiva e i vantaggi L'ho saputo dopo, quando è finito tutto. che sarebbero venuti dalla manovra bis e 6 pretesti | Febbraio 2012 dalle liberalizzazioni, oltre al fatto che con gli sgravi fiscali e gli incentivi alle aziende sarebbero ripartiti i consumi, anche non te nendo aperti i negozi tutta la notte. Io mi sono ricordato in quel momento che quando ero felice mangiavo dei biscotti, oppure andavo al Gran Sasso con un mio amico che ha le chiavi del telescopio del Gran Sasso. Arrivavamo lì, finito l'orario di lavoro, entravamo in questo salone dove c'era l'enorme aggeggio e mettevamo fuo ri fuoco le lenti del telescopio per fare un scherzo, così che la mattina dopo arrivava no gli astrofisici, puntavano il telescopio, che so, su Marte o su Plutone o su Saturno e li vedevano tutti sfuocati; così dovevano chiamare il tecnico, che era un nostro amico ‒ uno che lavorava all'Euronics di Chieti e che montava anche le lavatrici e le lavasto viglie, e non era sempre disponibile ‒ e lui ci dava la percentuale. Così il telescopio del Gran Sasso stava fuori fuoco anche due o tre giorni e si era tutti, dico tutti in Italia, ignari delle cose che succedevano su Pluto ne o Saturno o Marte, sapendo poi che là ne succedevano di tutti i colori. Ecco, quando la gente saliva sull'acquedotto di Cervia e mi parlava, io ascoltavo un po' poi mi veni vano in mente questi momenti che non tor neranno più. Così, ridisceso anche l'ultimo che era venuto su per convincermi, si è for mato in cima all'acquedotto un bel silenzio rotondo, pieno, lo stesso silenzio di poche notti piene di grilli che cantano tutti insie me e dopo un po' smettono per rifiatare, e in quel momento si sente solo il respiro as sente dei grilli. Era venuto dunque un silen zio ottuso, senza speranza, pieno di silenzi singoli confluenti in quell'unico grande, un bel silenzio buono per decidere. Così mi sono lanciato e posso dire che dopo non c'è niente, neanche il rimpianto di non esserci più. Non c'è paradiso, non c'è l'in ferno, non c'è il purgatorio, e questo ve lo voglio dire: tutte le volte che ricevete posta dall'aldilà, diffidate. • Gene Gnocchi Eugenio Ghiozzi, in arte Gene Gnocchi, è autore di Una lieve imprecisione (Garzanti 1991), Stati di famiglia (Einaudi 1993), Il signor Leprotti è sensibile (Einaudi 1995), La casa di chi (Il Melangolo 1996, insieme a Mauro Bellei), Sistemazione provvisoria del buio (Einaudi 2001), Sai che la Ventura dal vivo è quasi il doppio? (Einaudi 2002) e Il mondo senza un filo di grasso (Bompiani 2004). Il suo ultimo libro L'invenzione del balcone (Bompiani 2011) è disponibile in ebook da Biblet. Disponibile su www.biblet.it 7 pretesti | Febbraio 2012 Saggio L'INCANTESIMO DI DICKENS Prodigi e portenti dell'esistenza quotidiana nei capolavori del maestro inglese di Edoardo Rialti 8 pretesti | Febbraio 2012 I n mezzo a quel gran mare spu meggiante d'allegria che è Il circolo Pickwick, con le sue farse e le sue av venture picaresche, dove, come nel Don Chisciotte, la ridicola goffaggine dei protagonisti si carica pagina dopo pagina d'un aureola di gioiosa santità, d'un tratto il lettore si trova esposto alla gelida corrente di un racconto del tutto diverso, e rabbrivi disce: si racconta la storia di una famiglio la imprigionata per debiti. La madre ed il bambino muoiono di stenti, e l'uomo rima ne solo. Ed ecco che il narratore fa un pas so avanti, come incapace a trattenersi dal ribadire qualcosa di decisivo: “Non sa, chi definisce freddamente la morte dei poveri come una benefica liberazione dal dolore per chi se ne va, e una provvidenziale dimi nuzione delle spese per chi gli sopravvive, non sa, dicevo, quale sia l'angoscia di que sti lutti. Uno sguardo affettuoso e premuro so scambiato in silenzio quando tutti hanno distolto freddamente il loro, la sicurezza di aver conservato la simpatia e l'affetto di un essere umano quando tutti ci hanno volta to le spalle, sono un'àncora, un sostegno, un conforto nella più profonda afflizione, e nessuna ricchezza può comprarli, nessuna potenza può renderli obbligatori”. Tanta parte della forza artistica di Dickens costituisce proprio una vasta cassa di riso nanza a quel “non sa”: la sua forza nell'ad ditare ancora e ancora la glaciale indiffe renza di chi (come lo Scrooge che vedrebbe di buon grado la morte dei senza tetto, se questo può abbassare l'eccesso di popola zione) riposa nello stato attuale delle cose, ben disposto a conservarlo se ciò comporta il proprio benessere e la propria sicurezza, ma anche dell'altrettanto gelida astrazione 9 dei cosiddetti riformatori sociali, così inna morati delle proprie buone intenzioni e dal proprio amore per l'umanità intera per la sciarsi davvero commuovere e coinvolgere dalle vite di coloro che incontrano. Se Man zoni ci ha regalato Donna Prassede e il suo stolido moralismo, i romanzi di Dickens pullulano di figure simili, la cui apparente benevolenza si è fatta indistinguibile dalla crudeltà. Basti pensare al grottesco ritratto in Casa desolata della Signora Pardiggle, che si pavoneggia nel presentare alle amiche i figli che ha coinvolto a forza nelle sue atti vità benefiche: “Egbert, il maggiore (dodici anni), è il ragazzino che spedì tutto quello che aveva in tasca, ossia cinque scellini e tre pence, agli Indiani Tockahoopo. Oswald, il secondogenito (dieci anni e mezzo) è il bam pretesti | Febbraio 2012 più a fondo. Lo sa bene lo Smike di Nichobino che ha donato due scellini e nove pence las Nickelby, lo zoppo che tutti ritengono un al monumento dei Grandi Frammenti Na idiota buono solo per le staffilate del sadico zionali. Francis, il terzo (nove), uno scelli Squeers; lo afferma chiaramente il galeotto no, sei pence e mezzo; Felix, il quarto (sette) Magwitch, sorpreso dal Pip di Grandi speotto pence alle Vedove Decrepite; Alfred, il ranze ad aggirarsi braccato nelle fetide pa più giovane (cinque anni) si è iscritto di sua ludi. Non occorre molto, alle persone come volontà nelle Alleanze Infantili della Gioia, lui, per raccontare la propria storia: “In pri e ha giurato di non far mai uso di tabacco in gione e fuori, in prigione e fuori, in prigio vita sua”. Il laconico commento della voce ne e fuori. Ecco fatto... Per quel che ricordo, narrante è che “non avevamo mai visto non ci fu mai anima viva che guardasse il bambini così scontenti”. La signora trasci giovane Abel Magwitch, con quel poco che na le ospiti in una delle sue ronde nei quar aveva dentro di lui e su tieri poveri, entrando in di lui, se non con pau una casa dove il marito "Fermati, tu che leggi, ra o per cacciarlo via o ha da poco battuto la e medita per un per arrestarlo”. Ma l'ar moglie e che all'ingresso momento sulla lunga te di Dickens ci ram della pia donna le vomi menta che tale ferita è ta addosso bestemmie catena di bronzo e e volgarità: “Se ho letto d'oro, di spine o di fiori, possibile in qualsiasi contesto e condizione; il libretto che mi ave che mai ti avrebbe si può essere somma te lasciato? No, non ho soggiogato se in un mente ricchi e potenti, letto il libretto che mi solo memorabile invidiati e temuti, ep avete lasciato”, sbotta giorno non si fosse pure soffrire la stessa esasperato, ma la donna formato e chiuso il fondamentale mancan non demorde: “prese un za, come testimonia la buon libro, come fosse primo anello" Signorina Havisham di la mazza di una guar Grandi speranze che ha trasformato i propri dia, e dichiarò in arresto tutta la famiglia. beni favolosi in un museo delle cere, rag Intendo naturalmente in arresto religioso; gelato al giorno, all'ora e al momento pre ma in realtà così fece, come se fosse un ine ciso in cui il suo promesso sposo l'aveva sorabile poliziotto morale pronto a traspor abbandonata per profitto. Ed è ciò che, con tarla tutta in guardina”. Non si potrebbe un sorprendente colpo di scena, Dickens fa immaginare una distanza più abissale di vivere al lettore nelle ultime ore di vita per questo totale scarto di immedesimazione. fino del perfido Fagin: l'ebreo criminale che Certo, ciò che manca ai miserabili è anche strisciava come una vipera e aveva rapito un alleviarsi delle indigenze (quel “Ne vor e acconsentito alla morte di Oliver, al mo rei ancora, signore” di Oliver Twist) ma mento del processo finale ci viene presen dentro e oltre tale bisogno, prima e aldilà di tato inerme dinanzi a una foresta di occhi qualsiasi riforma, è proprio la mancanza di ostili, e sull'ombra dell'untuoso malvivente quello “sguardo premuroso” ciò che strazia 10 pretesti | Febbraio 2012 schiudere una possibilità del tutto diversa, si sovrappone quella di un altro Ebreo pro un “salto” che non è appunto determina cessato nella riprovazione generale, mille e to dalla “quantità” dei vantaggi elargibili, ottocento anni prima. ma dalla “qualità” della disposizione di chi Ma quello sguardo, di cui Dickens esprime decide di coinvolgere la sua vita con quella la mancanza in una così vasta gamma di dell'altro. In Casa desolata la Signora Pardig sfumature e conseguenze, è anche l'unica gle, col suo sermoneggiare, non si sofferma forza, l'unico “incantesimo” capace di ri davvero a guardare chi le sta intorno, ma baltare qualsiasi situazione, qualsiasi per l'amica che ha trascinato con sé si accosta in corso, gettando una luce diversa su ciò che silenzio alla donna pareva determina battuta e si accorge to senza speranza. che costei stringe Jill Kriegel la defi al seno un bambi nì “la paradossa no morto: “la com le combinazione passione, la pura in Dickens di una bontà con la quale critica insistente si curvò piangendo dell'ordine sociale per poi mettere la ed una persistente sua mano su quella fede nell'indivi della madre” han duo”. Dickens era no un solo effetto, convinto che “così per cui “la donna accade a tutti gli Dickens coi suoi romanzi e dapprima la fissò esseri umani. Cer personaggi ci ha ricordato la stupita, e poi scop cate col pensiero di divina dignità per cui “tutti gli piò in lacrime”. eliminare un dato uomini sono tragici, e tutti gli Non si è potuto giorno speciale uomini sono comici” fare niente, eppure della vostra vita e tutto è cambiato, e pensate a come di persino il marito violento e bestemmiatore verso potrebbe esser stato il suo corso! Fer “si era alzato, continuando a fumare la pipa mati, tu che leggi, e medita per un momen con aria di sfida, ma in silenzio”. Un simile to sulla lunga catena di bronzo e d'oro, di sguardo si fa largo in qualsiasi situazione, spine o di fiori, che mai ti avrebbe soggio ed è possibile non solo a eroi limpidi e ca gato se in un solo memorabile giorno non si vallereschi come il giovane Nicklebly che fosse formato e chiuso il primo anello”. E le ritorce su Squeers la frusta con cui questi sue opere traboccano non solo di momenti flagellava Smike o la dignitosa e silenziosa in cui, in silenzio o con clamore, si forgiano bontà del fabbro Joe che in Grandi speranze è le ferree catene dell'odio e della solitudi pronto a scomparire pur di non far sfigura ne, ma anche di come basti un solo istan re l'amico Pip nella sua nuova vita da gran te nel quale si faccia strada uno sguardo di signore, ma traluce anche nelle eccentriche vera, reale compassione e commozione, per 11 pretesti | Febbraio 2012 bizzarrie della zia Betsy in David Copperfield e nella compassione con cui la prostituta Nell cerca di aiutare Oliver Twist, ma an che nell'affetto che il tenebroso Steerforth ha sempre conservato per David Copper field, fin da quando lo proteggeva a scuola, e persino nel contorto affetto con cui Fagin ha accolto lo stesso Oliver, insegnandogli a rubare perché è l'unica arma con cui crede si possa sopravvivere in un mondo di belve feroci. È lo sguardo che Pip rivolge al for zato Magwitch mentre lo trascinano via in catene, senza sapere che quell'occhiata ne cambierà per sempre l'esistenza, ed è sem pre così che il ragazzo alla fine guarderà anche alla infernale Signorina Havisham, cogliendone tutta la segreta miseria: “al ve derla così con i capelli bianchi e il volto di strutto in ginocchio ai miei piedi, fui scosso da un brivido che mi penetrò fino alle ossa. Le scongiurai di alzarsi e le tesi le mani”. Tutto può restare quantitativamente im mutato, eppure si è aperta la breccia di un mondo nuovo, e lo storpio Smike, alla do manda se abbia una casa da qualche parte, può ribattere a Nicholas Nickelby che “La mia casa sei tu.” È così che una pietra di sel ce, sgradevole e gelido come una pioggia invernale, come lo strozzino Scrooge, che scopre di aver già addosso le invisibili ca tene dell'inferno, può vederle spezzarsi per la pietà che il suo cuore rivolge in silenzio al figlio malato del suo dipendente, prima ancora di poter fare alcunché per miglio rarne la sorte. Per il critico Anthony Esolen in Dickens sono proprio i bambini a essere spesso “gli araldi” di questo mondo diver so, sebbene sia “facile per il cinico spazzar via la resa dickensiana dei bambini come sentimentalismo. Ma i cinici hanno poco 12 Il circolo Pickwick da insegnarci sulla profondità di qualsia si cosa, figuriamoci dei bambini”. La loro unica forza sta nella possibilità di risveglia re in chi li incontra il riconoscimento della propria medesima indigenza, esistenziale e non sociale. Ma questa commozione in Di ckens è ben lontana dall'essere solo tragi ca, e ancor più distante dall'essere seriosa. Come ha notato quello che resta il suo cri tico migliore, G.K. Chesterton, Dickens coi suoi romanzi e personaggi ci ha ricordato la divina dignità per cui “tutti gli uomini sono tragici, e tutti gli uomini sono comici”. La stessa commossa attenzione, che può dare speranza alla circostanza più doloro sa, è all'origine della inesauribile simpatia pretesti | Febbraio 2012 con cui Dickens si rivolge a qualsiasi tipo umano, come dinanzi a un evento unico e irripetibile nella sua immensità; ecco, per Chesterton, “la lezione conclusiva e più profonda di Dickens: è nella nostra vita di tutti i giorni che dobbiamo guardare in cer ca di portenti e di prodigi”, giacché questo è in effetti “il vero vangelo di Dickens, le inesauribili opportunità offerte dalla liber tà e dalla varietà dell'uomo. A paragone con una vita simile, tutta la cosa pubblica, tutta la fama, tutta la sapienza è per sua natura un affare rattrappito, freddo e piccolo”. Ecco perché, secondo Mario Praz, egli risul ta secondo solo a Shakespeare nel tratteg giare una galleria di personaggi così vasti e indimenticabili (Micawber e la sua ine sauribile riserva di allegria, Picwick e Sam Weller, la zia Betsy o l'attorucolo Crumm les...), che il lettore lascia a libro concluso con l'affetto e la nostalgia che si riserva ad un amico, o a un parente conosciuto da sempre, e caro persino nei suoi difetti e nei suoi tic; C.S. Lewis ha definito Dickens il cantore di quello che i Greci chiamavano storghé, l'affetto, parola che nell'originale antico è tutt'altro che sdolcinata, e possie de anzi una strana forza: solo l'affetto può sorridere senza sarcasmo, godendo, per così dire, dell'altro, proprio perché capace di vedere dentro di lui, cogliendo qualcosa del “cuore del suo mistero”, come notava l'Amleto di Shakespeare. Per Chesterton “c'è il grand'uomo che fa sentire tutti picco li. Ma l'uomo davvero grande è colui che fa sentire grande ciascuno” e Dickens è stato grande proprio in tal senso: lo sguardo ago gnato dal prigioniero in Pickwick è anzitutto lo sguardo dell'autore stesso, che attraverso i suoi personaggi raggiunge e contagia i let tori, palesando ancora una volta la dignità dell'esistenza quotidiana, donandoci occhi rinnovati a cogliere la grandezza di chi ci sta attorno, e perfino di noi stessi. • Edoardo Rialti Edoardo Rialti insegna Letteratura presso l'Istituto teologico di Assisi. È collaboratore del quotidiano "Il Foglio". Studioso e traduttore di letteratura inglese, ha curato opere di C.S. Lewis, M.D. O' Brien, T. Howard, G.K. Chesterton per Rizzoli, Marietti, San Paolo. Ha pubblicato per Cantagalli L'uomo che ride, biografia letteraria di G.K. Chesterton che raccoglie il ciclo di articoli "Chestertoniana" comparsi settimanalmente su "Il Foglio". Ha curato nel 2011 il volume Una gioia antica e nuova. Scritti su Charles Dickens e la letteratura di G.K. Chesterton (Marietti). 13 pretesti | Febbraio 2012 Anticipazione IL MIRACOLO DELLA PAROLA Praga 1600. Il racconto di un segreto millenario tra storia e leggenda di Marek Halter Pubblichiamo, in esclusiva per i lettori di PreTe sti, un brano tratto dalle prime pagine del romanzo di Marek Halter Il cabalista di Praga (Newton Compton) in libreria e in ebook in questi giorni. M i chiamo David Gans. Sono nato a Lippstadt, in Vestfalia, nell’anno 1541 del calenda rio cristiano, ovvero l’an no 5301 dalla creazione del mondo per opera dell’Onnipotente, sempre sia lodato. Sono morto a Praga, settantadue anni più tardi. Nel vecchio cimitero ebraico una lapide por 14 ta il mio nome. Sopra i sei bracci dello scudo di Davide è incisa un’oca. Due piccoli segni, scavati nella roccia, che parlano della mia vita. In tempi remoti, quello scudo, quella stella a sei bracci, era l’emblema degli ebrei di Praga prima an cora di divenire quello di un popolo intero. Oggi nessuno sa che io fui il primo a incider la accanto al mio nome. Un oblio che ha una ragion d’essere. I sei bracci così perfetti – il triangolo sulla cima che si rispecchia in uno uguale alla base – avevano per me ancor più valore del ricordo di Salomone. In quei pretesti | Febbraio 2012 tratti rivelavo la passione e il piacere della mia vita, la purezza infinita della geometria, capace di tracciare, nel cuore della scienza astronomica, il cammino del Padreterno. E l’oca, allo stesso modo, apparteneva solo a me. Non era certo l’uccello più grazio so o coraggioso del Creato, bisogna ammetterlo. Ciò nonostante, portiamo lo stesso nome: gans [Gans significa "oca" sia in tede sco che in yiddish]. A lun go questo fatto mi è basta to per convincermi che ero destinato a spiccare il volo nel mondo, senza sperare tutta via di regnarvi come un’aquila. Disponibile su In effetti, le aquile le ho fre www.biblet.it quentate da vicino. Si chia mavano Galileo Galilei, Giordano Bruno, Giovanni Keplero, Tycho Brahe, Isaac Lu ria, e la più immensa, il re dei saggi e prodi gio della mia generazione: il rabbino Judah Loew ben Bezalel, Gran Rabbino di Poznań e di Praga, colui che noi tutti chiamiamo MaHaRaL. La grandezza del loro spirito fu per me, loro discepolo appassionato, una costante lezio ne di umiltà e al tempo stesso una manife stazione straordinaria della realizzazio ne dell’opera dell’Onnipotente. Perché nessuna bellezza di spirito si compie senza accostarsi alla volontà del Padreterno. Devo ammetterlo: a volte, il volo di quei maestri era così elevato, di un’intelligenza così ardente, da rendermi cieco. Mi sono fatto prendere dall’illusione di potermi elevare 15 alla loro altezza. Il tempo mi ha richiamato alle mie proporzioni. Ho appreso la misura di ciò che devo loro e dell’apertura delle mie ali. Sono diventato, per così dire, un veicola tore dei loro pensieri. Un corriere della loro gran dezza, alla quale tutta la mia vita fu ed è ancora dedicata. Forse per questo la brava gente di Praga ha fatto in cidere sulla lapide del mio trapasso, sotto i due sim boli della mia vita, queste parole altisonanti: "qui giace héasid morenu david gans, baal zemach david [Il giusto pio rabbino Da vid Gans, autore dello Zemach David]". La frase suona bene. An cora oggi riesce a solleticare la mia vanità. Quella della modestia è una dura scuola. Non basta una vita per apprenderla e non passa giorno senza che io mi ci dedichi... Ah! Sento che la tua pazienza e la tua intelli genza, lettore, iniziano a vacillare. Ti chiedi se colui che parla in queste pagine sia vivo o morto. Questo Gans che dice di essere pol vere tra la polvere, oca nel vasto cortile del Padreterno, e che fa discorsi come un vivo mentre da quattrocento lunghi anni il suo corpo è tornato a essere argilla tra l’argilla! Eppure, è così. Il mio corpo non esiste più e la mia parola è viva. L’Onnipotente ci ha concesso il mondo come lo vediamo. Noi crediamo di riconoscervi l’unica verità. Ci ha donato la materia. Noi conferiamo a essa il potere di un inizio e di pretesti | Febbraio 2012 una fine. Ciechi e presuntuosi, ecco cosa sia mo. Ed è perché non si sono accontentati di quest’illusione che i nostri maestri, il MaHa RaL, Tycho Brahe, il grande Keplero e pochi altri, hanno raggiunto quel firmamento del la Conoscenza che si nega ai comuni esseri umani. Per quel che riguarda me, David Gans, in ve rità Dio solo sa quando sparirò, poiché abito la Sua dimora, e la Sua dimora è quella del Verbo. Sin dal primo respiro dell’uomo, va così: la parola è la scintilla vitale dell’essere. ne. E mai, mai sin dal primo giorno, ha ta ciuto. Ecco: niente si crea al di fuori del Ver bo, tutto soccombe in sua presenza. Coloro che lo ignorano sono deboli; grandi coloro che sanno inchinarsi di fronte a tale potere. Esseri umani, semplici esseri umani, noi cre diamo che solo la carne generi la carne. Ce cità, ignoranza! Il respiro, i battiti di un cuo re colmo di sangue sono anch’essi il frutto delle parole che il Padreterno ha messo nelle nostre bocche. Oh lettori, lo sento, molti di voi mostrano già il sorriso dell’incredulità! Permettetemi, prima di lanciarmi nella no stra grande storia comune, di narrarvi un piccolo episodio, e, prima di entrare nel pie Sin dal primo respiro dell’uomo, va così: la parola è la scintilla vitale dell’essere Certo, donne, uomini, bambini o anziani, noi siamo parole di carne, movimenti di car ne, vite ed emozioni di carne. E il tempo che le attraversa sfugge e, passando, le logora. Riduce la più sublime delle materie, la pelle di seta e l’incarnato di rosa, a un granello di polvere che il respiro di un bambino basta a disperdere. Ma il Verbo sì che è immortale. Non viene sopraffatto dalla furia, non si lascia ridurre in frantumi da alcun maglio. Nessun rogo, neanche tra quelli più insensati di quei seco li pieni di violenze, l’ha consumato. È giunto con lo spirito dell’uomo, non con la sua car 16 no della festa, accennare insieme a voi amici un passo di danza. Il Talmud (Sanhedrin 65b) racconta che rabbi Chanina e rabbi Oshaya conducevano una vita ritirata e di studio. Durante le veglie dello shabbat, perdevano ogni cognizione della realtà studiando fino alla nausea i rotoli del Sefer Yetsirah, il Libro della Creazione. Ben presto, le veglie dello shabbat non bastarono più alla loro passio ne. Dedicarono a essa i giorni comuni. Poi le notti comuni. Leggevano, imparavano, meditavano senza tregua. Cancellando dal la propria coscienza il peso delle loro carni e ossa, consideravano solo l’esilità della pro pria istruzione. Se dormivano o dedicavano un anche minimo tempo allo svago, doveva no moltiplicare gli sforzi in seguito. Non si pretesti | Febbraio 2012 le. Il grande sapere della Cabala li avrebbe rendevano conto che l’esilità del loro corpo saziati. Si presero il tempo di un banchetto. era ben più grave di quella del loro sapere. Questa storia l’ho letta tanto tempo fa. Mi fa La fame iniziò a sfinirli. La pelle del viso e ceva sorridere come ne sorridete voi, lettori. del collo era ridotta a una pergamena più Ci credevo solo in parte. ruvida delle pagine del Sefer Yetsirah. Le loro Pensavo che fosse una cosa impossibile nel rughe divennero profonde come un sentiero nostro mondo, più tracciato nel deserto. simile a ciò che i re Ancora uno shabbat, tori greci chiama e la vita li avreb be vano parabola: pa abbandonati. Ma né role con la forza di l’uno, né l’altro ave un’immagine. Paro va la forza di andare le che all’apparen in cerca di cibo. Rab za racchiudono solo bi Chanina dichiarò: l’om bra del proprio «L’Onnipotente ha potere. detto: “Ho messo le Ignoravo che la vo Mie parole nella tua Il MaHaRaL era giunto al lontà dell’Eterno mi bocca”. Le parole prodigio dei prodigi. avrebbe presto reso che esco no da lab Aveva eretto la scala che testimone di un pro bra pure generano la unisce la Terra al Cielo. digio ancor più stu Vita. Ho fame, devo Che sgomento, pefacente, una prova ammetterlo. Cosa ri del potere talmente schiamo a creare un che terrore! forte del Verbo che vitello con le nostre ancor oggi il suo mistero m’incute timore. parole, che sono il Verbo dell’Eterno, se non Un miracolo che ha dato una direzione e un scoprire quanta purezza vi sia nelle nostre senso a tutta la mia esistenza e che l’ha resa labbra?». Rabbi Oshaya rispose: «La nostra quello che è oggi: l’eternità della parola, che stupidità e la nostra punizione stanno pro è anche la nostra memoria e la nostra vita prio nel fatto di non averci pensato prima!». futura. Tutti e due, con una sola voce, pronunciaro Un essere fatto di parole, ecco cos’è oramai no le parole necessarie. Ed ecco: un vitello di David Gans. tre anni, dal pelo folto e lo sguardo stupito, Alcuni uomini possono sentirsi orgogliosi si erse di fronte a loro. della pro pria scoperta, della propria crea Rabbi Oshaya e rabbi Chanina, anche se era zione. La mia unica fierezza è la vastità della ciò che speravano, restarono di stucco. Mal mia memoria. Io sono il testimone. Il messag grado la loro grande debolezza, si alzarono e gero e il mezzo del ricordo. Porto su di me la si avvicinarono al vitello, che stava tranquil grandezza degli altri e a volte faccio in modo lo. Gli toccarono il collo, i fianchi, la groppa. che non sprofondi nella vostra indifferenza... Tutto era reale e squisitamente commestibi 17 pretesti | Febbraio 2012 Ogni giorno mi sembra abbastanza duro da essere l’ultimo, ma poi si leva l’alba succes siva e le mie palpebre si schiudono, indican domi che la mia missione non è ancora com piuta. ! Ecco la parola e il fuoco della mia esistenza! Ecco il mistero che ha fatto di me il gilgul, la metamorfosi, questo ebreo errante senz’al tra dimora che la parola, che va e viene in mezzo a voi, invisibile in mezzo alla folla e tuttavia presente nella vostra memoria di se coli, qualunque siano le vostre credenze, le vostre paure e le vostre conoscenze. Ecco cosa è successo quel giorno di gennaio del 1600 nel cortile della yeshiva del mio maestro il MaHaRaL, luce d’Israele, sia benedet to il suo nome. Quel giorno, sì, la potenza di Dio si è mostrata nel potere dell’uomo. Il MaHaRaL era giunto al prodigio dei pro digi. Aveva eretto la scala che unisce la Terra al Cielo. Che sgomento, che terrore! Quale inaudito sapere! golem E, in seguito, le schiere vollero seguirlo uni camente per accaparrarsi la sua conoscenza. Le schiere dell’innocenza e dell’orgoglio. Le legioni del Male, soprattutto. Invano, invano si sono consacrati al miste ro del Golem. Mai con successo. Nessuno, dopo il rabbi Loew, il mio Maestro, ha sa puto risalire la scala di Giacobbe, quella che unisce la Terra al Cielo. Nessuno è stato in grado di penetrare così a fondo nelle parole, nelle lettere e nella sag gezza della Cabala. Gli sforzi non sono mancati. Mentre stermi nava gli ebrei, Hitler, in eterno sia maledet to il suo nome, ci provò. Che amara ironia! Per lo meno, temendo un simile prodigio, le truppe naziste non osarono distruggere l’imponente statua del creatore del Golem che veglia sul ghetto di Praga. E poco tempo dopo nemmeno i russi si ar rischiarono a farlo. Ma ora basta. Ne sapete abbastanza perché possa raccontarvi la vera storia del Golem, io, David Gans, che fui te stimone di questa stupefacente avventura.• © 2012 Newton Compton editori s.r.l. Traduzione dal francese di Federica Romano. Marek Halter Marek Halter è nato a Varsavia nel 1936. La madre era una poetessa yiddish e il padre un tipografo. Nel 1940 fugge dal ghetto di Varsavia e trova rifugio in Ucraina, dove una pattuglia di soldati sovietici lo arresta e lo trasferisce a Mosca. Il suo romanzo Abraham, pubblicato in Francia nel 1983, ottiene il premio Livre Inter e resta per otto settima ne nella lista dei bestseller stilata dal "New York Times". Nel 1994 rea lizza il film I giusti, che apre nel 1995 il Festival del Cinema di Berlino. Il cabalista di Praga è disponibile in eBook da Biblet. Disponibile su www.biblet.it 18 pretesti | Febbraio 2012 Racconto Messico e nuvole di Gianni Biondillo 19 A tutto ciò. È semplicemente una questione Città del Messico vivono gli an di buon senso: chi di noi prenderebbe un geli. È quello che penso quando taxi abusivo a Milano? Chi salirebbe su un guardo Ana Maria, che è venuta mezzo pubblico con un fascio di cartamo a prendermi all'aeroporto. Ana neta che gli spunta dalla tasca della cami Maria è una scrittrice messicana, l'ho cono cia? Chi si aggirerebbe di notte nei vicoli sciuta a Gijon, durante la Semana Negra, ed è bui della città? subito nata fra noi quella curiosa solidarie Sono un animale metropolitano, le città non tà fra scrittori errabondi. Lei ora mi fa salire mi spaventano, basta entrare in risonanza su un taxi e mi racconta della sua città, che col battito del cuore urbano e il resto viene ama appassionatamente, dello stesso amo da solo. In fondo viaggiare è anche questo: re che ritrovo nelle parole che spendo per la fare a pezzi i luoghi comuni che ci portiamo mia città, così tanto bistrattata dall'immagi dentro, smantellare i pregiudizi. Dunque nario collettivo, Milano. nei pochi giorni che ho vissuto a Città del Non che Città del Messico sia da meno. Messico (perché sì, io vivo le città, non le A chiunque dicessi qual era la meta del visito e basta) ho cercato di fare tutto quello mio viaggio vedevo gli occhi sbarrarsi: non che mi era stato sconsigliato. Grazie anche prendere i taxi per strada, mi dicevano, ad Ana Maria, che, non bere nulla col depositati i bagagli ghiaccio, vai in giro Sono un animale in albergo, mi porta con una mascheri metropolitano, le città subito verso lo Zo na, non prendere non mi spaventano, basta calo, l'enorme piaz la metropolitana, za prospiciente la non mangiare nulla entrare in risonanza col Cattedrale cittadina. dalle bancarelle im battito del cuore urbano Enorme anch'essa. provvisate per stra e il resto viene da solo Tutto è enorme a Cit da, muoviti circo tà del Messico. Tutto spetto, attento alle ha una dimensio rapine. La cosa più ne quasi favolistica: inverosimile che mi Avenida des Insur è stata detta sembra gentes, per capirci, persino divertente la strada che taglia tanto è assurda: Cit da sottinsù la città, è tà del Messico è così lunga 42 chilometri. inquinata che gli uc È come partire da celli di passo cado Milano e arrivare a no a terra tramortiti! Como e restare sem Racconto alla spic pre nella stessa città. Neppure sanno quan ciolata queste cose a Ana Maria che sorride, ti abitanti faccia, Città del Messico. C'è chi anche se vedo un velo di amarezza nei suoi dice venti milioni, chi trenta. Metà della occhi. Ovviamente io non credo a nulla di 20 pretesti | Febbraio 2012 popolazione italiana concentrata in un uni co agglomerato urbano. Sono le persone, il numero sterminato di persone, ovunque, che mi colpisce di più: per strada, nei bar, in metropolitana, nei parchi. Sembrano scatu rire dalla terra, piovere dal cielo. Sono dap pertutto. Nel frattempo saltiamo sopra un pesero, uno dei trabiccoli che portano verso il centro (“non prendere i mezzi pubblici!”). Sono sul Paseo de la Reforma, attraversia mo la Zona Rosa ‒ un quartiere inizio No vecento, dal gusto europeo ‒ fermandoci ogni tanto al richiamo di chi vuole salire. Non ci sono fermate stabilite, il mezzo non ha neppure un numero di riconoscimento. Si sale e si scende quando si vuole, o quan do si può. Io butto gli occhi fuori dal fine strino e mi faccio puro sguardo. I palazzi crescono di altezza, diventano grattacieli. La città pulsa di vita, sembra un misto fra Berlino e Napoli. Ma è una semplificazione del mio cervello. Sto cercando, con i modelli urbani che conosco, quelli europei, un sen so a questa città, ma comprendo che Città del Messico è qualcos'altro. È un po' come il figlio di due genitori, che per quanto ci si ossessioni a ritrovare il sorriso del padre 21 europeo o il taglio d'occhi della madre in dia, lui, di suo, il bambino cresciuto, la città enorme, è qualcos'altro di autonomo e indi pendente. Ci fermiamo all'Alameda Central – lo stori co parco del centro città, quello dipinto dal meraviglioso murales di Diego Rivera – a comprare un po' di chicharones da una ban carella abusiva (“non comprare nulla per strada!”), li mangio goloso, come un bimbo ad una fiera. Poi, più avanti è la volta di un tacos alla carne. Ana Maria ci aggiunge un po' di guacamole, una salsa piccante all'avo cado. In prossimità della cattedrale è la vol ta del dolce: polpa di platano glassata. Bene, se la maledizione di Montezuma non mi colpisce ora, penso, non mi colpirà mai più. La voce del povero Montezuma, invece, la sento soffrire nelle pietre degli scavi archeo logici a due passi dalla cattedrale. L'ultimo regnante atzeco accolse con tutti gli onori Cortés, mostrando la sua città con orgoglio, pochi anni dopo non ne rimase più nulla. O quasi. Ché la storia non si può cancella re mai per davvero. Soprattutto quando ha saputo dare luce a civiltà così complesse. È quello che penso andando con Jorge, il mio nuovo angelo custode, il giorno appresso, verso Teotihuacàn. Mi mostra una foto, Jor ge: è gualcita, in bianco e nero, mostra una valle con dei curiosi montarozzi erbosi, al cuni bassi, altri più prominenti, alle loro spalle le vette dei vulcani innevati. Ecco com'era Teotihuacàn un secolo fa. Nessuno sapeva che là sotto, ricoperta dalla polve re della storia, dormivano la Piràmide de la Luna, la Piràmide del Sol, la Calle de los Muertos. Ci arriviamo in macchina e ad ogni rilievo vagamente conico penso che là sotto potrebbe assopirsi chissà quale al pretesti | Febbraio 2012 tro gioiello millenario. Ma prima beviamo un tequila (“un”, non “una”. Il tequila è maschile in Messico) da Jesus. Niente sale nell'incavo fra pollice e indice, mi dicono, è roba da gringos. Poi Jesus mi mostra tut ta la procedura: dopo aver riempito alcuni bicchierini, taglia in spicchi alcuni frutti di lime, e li spolvera di sale. Infine addenta lo spicchio salato e risparmiandone la buccia, a bocca piena, ingolla il tequila, d'un fiato. Io, di mio, avevo già assaggiato il liquore e mi sembrava abbastanza forte, ma non oso contraddirlo. Ripeto l'intera operazio ne, da buon scolaretto che vuole la lode dal suo maestro. Strappo la polpa dell'agrume salato e la faccio seguire dal bicchierino di tequila, che in bocca cambia radicalmente sapore. Il mio palato assiste a una reazio ne chimica misteriosa, mi sento come una 22 ampolla di un alchimista che mescola gli ingredienti alla ricerca di una pozione ma gica. Al terzo tequila Jorge mi rammenta le ragioni del mio viaggio. Lascio dispiaciuto Jesus per inerpicarmi verso la cima della Pi ràmide del Sol. E finalmente in cima, men tre attendo che il battito del cuore rallenti dopo la fatica della salita, sotto un sole cal do e asciutto, una brezza lieve che raffresca le membra, lì, mentre osservo la valle come sul precipizio di un burrone, nella mia per fetta solitudine, mi rendo conto di essere davvero felice. Nei giorni a seguire girerò spesso da solo la città, e spesso incontrerò persone che por tano con sé una storia, un mondo da rac contare: come Rafael, artigiano dell'argen to, che sotto i miei occhi ha inciso il volto di un guerriero atzeco con una precisione pretesti | Febbraio 2012 Ovunque fossi, ciò che vedevo, ciò che non vedo più da anni in Italia, era il popolo. Da noi, ormai, c'è solo “la gente” degna dei monili che ho ammirato al me raviglioso museo Antropologico, come la piccola india che mi ha venduto i due ponchos che ho acquistato per le mie bambine in uno degli infiniti mercati abusivi della città, come Clara della Libreria Morgana, che vende solo libri in italiano (che cosa cu riosa ritrovarsi dall'altra parte dell'oceano), come Leonardo, che nel parco di Chapulte pec – enorme e bellissimo – mi ha racconta to del suo amore per l'Italia, cercando però poi di vendermi un trattamento per lucida re le scarpe (e inutile è stato mostrargli le scarpe da ginnastica ai piedi. “Possibile che un uomo non abbia delle scarpe di cuoio a casa?” sembrava pensare...). Ho girato per le undici linee metropolitane (“non prende re la metro!”), mangiando quello che capi tava (“non entrare in locali sconosciuti”) e soprattutto ho camminato continuamente, per chilometri e chilometri – San Angel, Coyacàn, Tacubaya, Polanco – come un folle, quasi cercassi di misurarla tutta, con scio che era come cercare di contenere in un bicchiere l'oceano. Ci vorrebbe un'intera esistenza per raccontarla tutta questa città. Ché ovunque fossi c'erano persone, facce, corpi, vita che brulicava. Ovunque fossi, ciò che vedevo, ciò che non vedo più da anni in Italia, era il popolo. Da noi, ormai, c'è solo “la gente”, qui, il popolo gremisce ancora le piazze, riempie i parchi, scambia, lavora, corre, sosta, ride, canta, soffre; si distende nelle strade della città, se ne impossessa, la ammanta come fosse un unico drappo multicolore cucito con pa zienza dalle sapienti mani artigiane delle donne di questo paese. Questo penso mentre sotto di me scorre la città che si perde a vista d'occhio. Ho visto il popolo, penso, mentre l'aereo mi riporta verso casa. Anche se mi sembra, con una punta di tristezza, che in realtà la stia la sciando, casa mia. • Gianni Biondillo Gianni Biondillo è nato a Milano, dove vive, nel 1966. Architetto, ha pubblicato saggi su Figini e Pollini, Giovanni Michelucci, Pier Paolo Pasolini, Carlo Levi, Elio Vittorini. Fa parte della redazione di Nazione Indiana. Ha scritto numerosi romanzi tra cui, più recente, I materiali del killer, una nuova indagine della serie che ha per protagonista l'ispettore Ferraro e che è stato vincitore del premio Giorgio Scerbanenco 2011 come miglior romanzo noir italiano del Courmayeur Noir in Festival. 23 pretesti | Febbraio 2012 Il mondo dell’ebook QUATTRO PASSI NEL FENOMENO DEL SOCIAL READING I libri, da sempre fulcro di conversazioni e scambi d’idee, amplificano il loro raggio d’azione grazie ai social network. Da Twitter a Pottermore, ecco i circoli letterari nell’era del web 2.0. di Roberto Dessì 24 pretesti | Febbraio 2012 C icona letteraria. Twitter è l’emblema dell’a osa c’è di più sociale di un libro? nima social-letteraria della Rete. Il servi Quante amicizie, amori, discus zio di microblogging, ormai celebre anche sioni e idee sono nate attorno nel nostro Paese, offre a tante penne più o a una storia ben scritta? Quan meno celebri un rifugio e un podio da cui ti volumi abbiamo visto passare di mano, arringare i propri follower, a patto di rima sottolineati o annotati qua e là su margini nere entro il limite dei 140 caratteri. Tra i fino ad allora immacolati? E ora i terribili più social Paulo Coelho, che dispensa be eBook vorrebbero portarci via questa ma nedizioni virtuali e pillole dei suoi celebri gia, ingabbiandola in fredde sequenze bi aforismi, Patricia Cornwell, che cinguetta narie? Non sia mai. Il libro si evolve, ma la per sé e per il proprio alter ego letterario sua anima è immortale. Parafrasando Sha Kay Scarpetta, e William Gibson, papà del kespeare, cambia la materia di cui sono fat cyberpunk e non a caso appassionato di in ti, ma non i sogni che contengono, divenuti liquidi e condivisibili in tempo reale grazie ai social network, Twitter offre a tante declinati nel sopenne più o meno cial reading. Tredici celebri un rifugio e un semplici lettere che al loro interno na podio da cui arringare i scondono un inte propri follower, a patto di ro universo, gravi rimanere entro il limite di tante attorno ai libri 140 caratteri e alla Rete, popola to di avatar virtuali dietro i quali si ce lano lettori, scrittori, case editrici e addetti ai lavori, che trovano in Rete un fertile terreno di di scussione. Nell’era Avanti Web 2.0, per entrare in contatto con un autore o si assisteva alla presentazione del suo novazioni tecnologi ultimo romanzo ‒ cercando di agganciar che. Rimanendo nei pa lo nella pausa aperitivo ‒ o gli si scriveva tri confini, ecco tra i tan un’email, attendendo speranzosi una ri ti Alessandro Baricco sposta. Oggi è sufficiente fare un giro tra i (che posta solo in spagno social network, ed ecco spuntare come fun lo) , Michela Murgia (che ghi scampoli della quotidianità di chi, fino a volte lo fa anche in sardo), a poco tempo prima, era un’irraggiungibile 25 pretesti | Febbraio 2012 Roberto Saviano e Beppe Severgnini, at tivissimi twittatori. La cosa fantastica dei social network è che sanno essere democra tici, dando a tutti le stesse chance di suc cesso. Chi è celebre offline non ha difficoltà a farsi degli amici online, ma anche quando si è semisconosciuti, con un po’ di tattica e pazienza si può mettere in vetrina e vender bene il proprio brand. John Locke e Amanda Hocking, entrambi nel club dei “milio nari” dell’eBook, hanno costruito le loro for tune usando i social network come ufficio stampa e marketing. Tralasciando gli aspetti voyeuristici del Web, il social reading è tale quando crea un rapporto paritario e oriz zontale tra lettori. Condivisione è la parola chiave, che si tratti di una generica recensio ne sul libro appena letto, o si vada nel detta glio annotando e integrando note a margine sull’eBook. Senza tirare in ballo l’osannato duo Facebook-Twitter, l’universo sociale dei libri ‒ digitali e non ‒ comincia da Anobii, capostipite dei book social network. Qui si può dar sfogo alle proprie frustrate aspirazioni di critici letterari, rendendo partecipi gli altri iscritti del proprio entusiasmo per la lettura appena conclusa, o spulciare le opinioni dei propri contatti e trovare così ispirazione per il prossimo titolo da acquistare. Parlando di scaffali non si può non citare GoodReads, che emula – in salsa sociale – il meccanismo di suggerimento dei libri usato da Amazon. Qui però basta votare venti libri per far sì che il sistema intuisca i più adatti al nostro gusto, e ce li segnali. Se poi oltre ad un libro volete cercare anche una dolce metà con cui leggerlo accoccolati sotto le coperte, potete rivolgervi a Alikewise. A metà tra il social network e l’agenzia matrimoniale, il sito offre un singolare modo per conoscere l’a nima gemella: l’affinità di preferenze lette rarie. Si aggiungono sul profilo i titoli letti, qualche informazione personale, una bella foto e… si attende che il sistema selezioni per noi dei potenziali partner con i quali, se non altro, non si litigherà sui libri da acqui stare. Per la categoria degli impazienti, che non sanno resistere alla foga del commento e leggono l’eBook annotandolo immediata mente con le proprie impressioni, ecco un social network che parla italiano, con spic cato accento sabaudo: su Bookliners ogni appunto si trasforma in una discussione, ogni sottolineatura in un momento di con fronto, aggregando gli utenti non più sul libro ma sulla singola frase, rendendo la narrazione teoricamente infinita. Gli spa gnoli di 24 Symbols strizzano invece l’oc chio ai bulimici della lettura, e offrono una piattaforma dalla quale leggere e commen tare a sazietà. Un’integrazione tra recensio Condivisione è la parola chiave, che si tratti di una generica recensione sul libro appena letto, o si vada nel dettaglio annotando e integrando note a margine sugli eBook 26 pretesti | Febbraio 2012 ne e commento in tempo reale è quella di BookGlutton, che ambisce a raccoglie re l’eredità dei circoli letterari al grido di “books are conversation”, slogan di cluetrai niana memoria: annotazioni e commenti avvengono all’interno di cerchie di contatti talvolta aperte a tutti, in altre più selettive. Rasenta la genialità (o la follia?) uno degli ultimi arrivati: Small Demons. Così come del maiale non si butta via nulla, anche il libro può essere “tagliato” e catalogato per gruppi musicali, celebrità, prodotti e brand citati nella narrazione, collegati e incrociati con altre letture per creare e tracciare sor prendenti percorsi tematici. Fin qui i social network sui libri. Che dire in vece dei libri che diventano social network? Esiste un solo caso, ma merita una catego rizzazione a sé: Pottermore è il rifugio vir tuale di migliaia di aspiranti maghette e ma ghetti fan di Harry Potter e offre, oltre alla possibilità di leggere in esclusiva gli eBook della fortunata creatura di J.K. Rowling, un’immersiva esperienza di role play tra i corridoi della Scuola di Hogwarts. Non temano, comunque, i nostalgici del profumo di carta, né gli apocalittici che pre dicano un futuro privo di relazioni sociali vis à vis. Il passo da virtuale e reale è breve, tanto quanto quello da libro a eBook. • J.K. Rowling 27 pretesti | Febbraio 2012 Il mondo dell’ebook Feuilleton 2.0: il nuovo formato del libro è l'eBook in progress Un viaggio letterario nel tempo, dai romanzi a puntate dell’Ottocento alle nuove forme narrative seriali in formato digitale, in compagnia di Charles Dickens di Daniela De Pasquale N ew York 1841. La nave in arri vo da Londra fu assalita da una folla che chiedeva: “Ma Nell è ancora viva?”. Il più impazien te andò incontro alla nave con una barchetta di fortuna. Poco importava se Nell Trent era una bambina di carta e inchiostro. I lettori americani non poteva no aspettare un’ora di più per conoscere la sua sorte, nell’ul timo episodio de La bottega dell’antiquario, storia pubblica ta a puntate sul giornale Master Humphrey's Clock dall’auto re-editore Charles Dickens. E racconta ancora la critica lette raria Paola Colaiacomo che Di ckens ricevette molte lettere dai suoi lettori perché non facesse morire Nell e altrettan te proteste dopo la lettura della sua triste sorte. Emerge in questo racconto la forza dirompente del feuilleton, forma letteraria 28 in voga nella Francia e nell’Inghilterra di fine Ottocento, nata da pure logiche com merciali ma rivelatasi un potente diffusore di cultura popolare e letteratura di massa. Nel 1836 émilie de Girardin fondò La Presse, quotidiano low cost che ambiva a fidelizzare un ampio pubblico. Ripensando a due casi di successo, il feuille ton di Louis-François Bertin di fine Settecento ‒ un insieme di rubriche di critica teatrale al legato al Jounal des débats ‒ e la pubblicazione su un giornale di Honoré de Balzac di alcuni capitoli del suo libro per creare interesse e attesa, de Girardin decise di dedicare lo spazio che altri giornali riservavano alla critica lettera ria alla pubblicazione di romanzi a punta te. Nacque così il feuilleton (foglio, pagina di libro), conosciuto anche come romanzo d’appendice (perché pubblicato in ultima o pretesti | Febbraio 2012 penultima pagina), da non considerare solo come letteratura di serie B, dal momento che ha dato vita a grandi classici. Tre su tutti: I tre moschettieri (Alexandre Dumas), I misteri di Parigi (Eugène Sue) e Le avventure di Pinocchio (Carlo Collodi). L’idea fu rivoluzionaria e con effetti a lungo termine: nella seconda metà del XIX secolo la cultura era un lusso e non esistevano al tri mezzi di informazione se non i giornali. La borghesia leggeva le storie a puntate per svagarsi, le fasce più povere e meno istruite avevano finalmente accesso facile ed eco nomico alla lettura. In Italia, per lo storico Michele Giocondi fino alla Grande Guerra un bestseller era un libro che in cinque anni vendeva 10.000 copie, col fascismo si salì a 20.000. I romanzi d’appendice potevano su perare quota 100.000, forte segnale dell’al fabetizzazione del Paese. Certamente l’iniezione di serialità crea di pendenza dalle storie, ma quali sono gli in gredienti magici del siero che trasformava tutti in lettori e che oggi vorremmo tanto ri scoprire, visti i 723mila lettori italiani persi nel 2011, secondo l’ISTAT? Per Aldo Gras so sono quattro: l’oleografia, la presenza di stereotipi riconoscibili che permettono al lettore di identificarsi col personaggio per trarne gratificazione; la contrapposizione eroe positivo/eroe negativo e bene/male, in cui i valori borghesi sono perfettamente codificati e difesi con il riscatto finale e il trionfo dei primi sui secondi. Infine l’agni zione, il colpo di scena: una rivelazione im provvisa che determina una svolta decisiva nella vicenda. Caratteristiche superbamente e lucidamen te mixate nella serialità televisiva america na, tanto che per lo stesso Grasso oggi l’e 29 ducazione sentimentale degli adolescenti non si forma più con la grande narrativa ottocentesca ma con i teen-drama. A suppor to di questa tesi, alcuni critici hanno defi nito l’autore della serie The Sopranos Da vid Chase come il Charles Dickens di oggi. Per Jonathan Franzen, le serie tv “stanno rimpiazzando il bisogno che veniva soddi sfatto da un certo tipo di realismo del XIX secolo. Quando leggi Dickens ottieni gli stessi effetti narrativi”. In realtà, prima di soap-opera e fiction con mafiosi, dottori e Oggi, grazie alla tecnologia, gli stilemi della narrazione seriale tipici del feuilleton dell’Ottocento si ripresentano in nuove forme letterarie sul web e altre piattaforme, coinvolgendo anche gli eBook casalinghe, a ereditare le strategie narra tive del feuilleton sono stati i fotoroman zi e i fumetti, i radiodrammi e il cinema. E il pensiero torna ancora a Dickens e alla sua incredibile modernità, perché, sostiene John Bowen ‒ tra i suoi massimi studiosi ‒ “è facile da adattare per la tv, il cinema e il teatro e usa tutte le strategie moderne di pubblicità per far conoscere i suoi libri. È multimediale”. E non aveva Facebook. Oggi, grazie alla tecnologia, i meccanismi della serialità si ripresentano in nuove for me letterarie: sul web e sui blog si molti plicano i romanzi a puntate e alcune azien de stanno realizzando storie a episodi per pretesti | Febbraio 2012 nuove piattaforme, sull’onda del successo dei keitai shosetsu, i romanzi giapponesi per cellulare scaricabili da iTunes una puntata al giorno. E, naturalmente, arriviamo agli eBook. Il processo di convergenza fonde la pausa narrativa con cui sul più bello si conclude l’episodio, lasciando il lettore con l’impaziente curiosità di scoprire cosa suc cederà nel successivo. Tra un’uscita e l’al tra, c’è il tempo di dialogare con i lettori su Banduna, l’eBook a puntate di Alessandro Mari nella collana Zoom di Feltrinelli, non è una storia già scritta e distribuita un capitolo per volta, ma un eBook in progress, che si evolve con l’interazione dei lettori più media, compaiono nuovi device e le storie non sono più un semplice travaso da un formato all’altro, ma fluidi narrativi che si adattano ai nuovi contenitori. D’altra parte il leit motiv di queste settimane, dopo “If Book Then”, incontro internazionale de dicato al futuro del libro, è proprio la neces sità di innovare per costruire nuovi modelli di ricavi e nuove logiche di funzionamento per l'editoria. Lo sa bene Alessandro Mari, che ha abbracciato il nuovo progetto di Fel trinelli aggiungendo un significativo tassel lo al concetto di social writer. Banduna è sta to il primo titolo della collana Zoom inte ramente digitale: un eBook a puntate setti manali da € 0,99 con prima uscita gratuita. Lo sforzo creativo autoriale è alto, il rac conto ha un ritmo sincopato e ogni capi tolo deve raggiungere un cliffhanger, quel 30 un sito creato ad hoc, per ricevere feedback immediati da inserire “nella centrifuga dell’immaginazione” e, come un attore di teatro che sente l’umore della sala, decidere l’evoluzione della narrazione. Banduna non è dunque una storia già scritta e distribuita un capitolo per volta, ma un eBook in pro gress. Ci sono poi altri esempi di offerta di contenuti digitali a rate. L’azienda BookRiff offre un servizio di DJ letterario: smembra gli eBook in capitoli vendibili singolarmen te, e permette di creare nuovi eBook-com pilation assemblando testi di diversi autori. DripRead è un’applicazione che suddivide eBook e altri file in piccole parti, inviando ne una ogni giorno tramite email. Nell’at tesa che altre aziende italiane si lancino in progetti di questo tipo, sul territorio nazio nale arriva Chichili Agency, editore tedesco pretesti | Febbraio 2012 che vanta il maggior numero di vendita di eBook in Germania e già nelle classifiche di Amazon.it con l’horror seriale Chills. La sua mission è stare al passo con un lettore mo derno hi-tech e sempre in movimento: chi legge in metropolitana probabilmente è un lettore forte che non vuole rinunciare alla lettura durante i suoi spostamenti. L’offerta è quindi un libro digitale di massimo trenta pagine, da leggere in quindici minuti e dal prezzo contenuto. Anche Banduna ha un li mite di battute tra le 23 e le 26mila a punta ta, l'equivalente di circa mezz'ora di lettura. L’idea di presentare contenuti, non necessa riamente seriali, per tempo di lettura non è nuova, basti pensare allo store EmmaBooks o al sito giornalistico Longreads, focaliz zato su forme di long journalism godibili proprio su tablet e eReader. Aggiungendo il fattore prezzo al tempo di lettura, il pen siero vola ai Kindle Single che Amazon ha lanciato oltre un anno fa: racconti low cost di 10-30mila caratteri, lunghezza “perfet ta per buttar giù una singola idea geniale, ben sviluppata argomentata e illustrata”. La stessa collana Zoom di Feltrinelli contie ne singoli racconti delle sue firme di punta, estratti da raccolte già pubblicate o inediti digitali. La tecnologia riduce le barriere d’accesso alla pubblicazione dei contenuti tanto che, per David Houle, oggi si pubblicano più libri in una settimana che in tutto il 1950. La serialità può essere allora considerata un valido terreno di esplorazione per una nuova concezione di letteratura prêt-à-por ter al costo di un caffè: per l’editore 2.0 è un nuovo modello di business; per lo scrittore 2.0 è una nuova sfida creativa; per il letto re 2.0 è un nuovo prodotto economico che si inserisce nel flusso veloce delle sue gior nate, e lo aiuta ad acquisire familiarità con nuovi dispositivi e nuovi modi di concepire l’oggetto-libro.• La serialità può essere considerata un valido terreno di esplorazione per una nuova concezione di letteratura prêt-à-porter al costo di un caffè 31 pretesti | Febbraio 2012 Buona la prima Storie di libri ed edizioni "LE MERAVIGLIE DEL POSSIBILE" (1959) A CURA DI SERGIO SOLMI E CARLO FRUTTERO di Francesco Baucia “N essuno è al sicuro, nessuno si salva, la nostra civiltà è fragilissima e può crollare in ogni momento”: chi negli ultimi mesi, leggendo le notizie economiche e politi che, non ha sussurrato tra sé frasi di questo genere? Chi, pensando al sistema della finanza globale che sembra strangolare i destini di nazioni e individui, non lo ha immaginato come una sorta di mostro fantascientifico? La frase che abbiamo ci tato qui in apertura è di Carlo Fruttero, che la scrisse con negli occhi le immagini dell'atten tato alle Twin Towers. Nel testo da cui è estrapolata, lo scrittore torinese meditava sulla ca pacità della science-fiction di essere “profetica” nel senso più alto, ossia di mettere la mente 32 pretesti | Febbraio 2012 dell'uomo in assonanza con il proprio tem po per coglierne quelle linee direttrici che conducono al domani. Una missione, inol tre, quasi filosofica, se come diceva Hegel la filosofia è "apprendere il proprio tempo con il pensiero". Su questa scia, si potrebbe tentare una definizione della fantascienza dicendo che essa è "apprendere il proprio tempo con la fantasia". I mondi possibili e i futuri immaginari che questo genere ele va a proprio orizzonte sono infatti solo un modo trasfigurato per parlare di noi, della no stra vita attuale e di ciò che le può accadere da un momento all'altro. Tra i molti meriti lettera ri ed editoriali che van no ascritti a Carlo Frut tero, morto di recente a 85 anni nella sua casa di Castiglione della Pe scaia, c'è senza dubbio quello di aver promosso instancabilmente la dif fusione della science-fiction in Italia. Lo ha fatto in due modi: dirigendo dal 1961 al 1986 (per un lungo periodo anche in coppia con Franco Lu centini) la mitica colla na mondadoriana Ura nia e prima ancora curando a quattro mani con Sergio Solmi l'antologia di fantascienza Le meraviglie del possibile, apparsa per Ei naudi nel 1959. L'intento che soggiaceva a questa operazione editoriale era quello di porre sotto l'egida severa e autorevole dello Struzzo un genere di narrativa che veniva 33 considerato perlopiù come di puro intratte nimento, in un periodo in cui l'engagement della letteratura era visto come una priorità assoluta. A questa nobilitazione del genere contribuiva in modo decisivo la dotta intro duzione al volume firmata da Solmi, in cui tra l'altro si indicavano i lontani ascendenti della fantascienza addirittura in Platone e Luciano di Samosata. Ma ai lettori sarebbe bastato addentrarsi nelle pagine dei rac conti collezionati nel libro per convincersi, anche senza articolate arringhe, dell'assolu ta nobiltà di quei te sti. Perché sfogliando le pagine si sarebbero imbattuti nel distillato dell'arte dei maestri del genere, partendo dal precursore H.G. Wells per arrivare agli "assi" Ray Bradbury, Philip K. Dick, Isaac Asimov e Robert Heinlein. L'idea programmatica del libro, indica Solmi nell'introduzione, è di mostrare attraverso la narrativa come dopo le numerose crisi filo sofiche e religiose del la modernità alla sola scienza è ancora possi bile nel presente "riaprire le porte del Me raviglioso, che l'uomo aveva chiuse da un pezzo". Leggendo i racconti dell'antologia, però, ci si accorge che forse la vista di quel Meraviglioso nuovamente dischiuso è in sostenibile, presaga com'è di scenari foschi i quali non fanno che ripetere in ingegnose pretesti | Febbraio 2012 variazioni le oscurità della storia passata. Una vena rigogliosa di pessimismo serpeg gia nelle pagine di molti racconti, insinuan do più di un sospetto sulle "magnifiche sorti e progressive" che la scienza sembra spalancare all'umanità. Così, i naufraghi sul piovoso pianeta Venere del racconto Pioggia senza fine di Bradbury ci appaio no come soldati sull'orlo della follia nella giungla vietnamita; la riscoperta capacità dell'umanità futura di contare senza calcolatrici viene piegata a fini bellici in Nove volte sette di Asimov; l'utilizzo di robot uma noidi con obiettivi spionistici scardina l'affidamento nell'ami cizia e negli affetti in Impostore di Philip K. Dick; e la volontà di serafici monaci tibetani di calco lare tutti i possibili nomi di Dio attraverso un supercomputer nasconde il desiderio di causare la fine del mondo, nel racconto I nove miliardi di nomi di Dio di Arthur C. Clarke. Ma il capolavoro assoluto della rac colta è forse il racconto più breve, il fulmi nante Sentinella di Fredric Brown, lungo una pagina scarsa. Vi leggiamo i pensieri di un soldato di trincea in una guerra inter galattica, lontano cinquantamila anni luce dalla sua patria e piegato alle dinamiche di un conflitto che non comprende. Si trova a compiere quello che è richiesto a ogni buon soldato, ossia uccidere una di quelle schi fose creature nemiche contro cui combatte. Ma l'identità della sua vittima non è così 34 scontata come il lettore sarebbe portato a pensare fin dalle prime righe, e non la rive liamo qui per consentire a chi vorrà cimen tarsi con Le meraviglie del possibile di godersi in pieno la sorpresa. Basti indicare però che, in consonanza con i suoi "colleghi", l'autore suggerisce che la Storia, e anche la fantaStoria, obbedisce alla solita eterna logica di prevaricazione e violenza, da qualunque prospettiva la si guardi. In un intervento di qualche mese fa su "TuttoLibri" della Stampa, Tullio Avoledo (l'autore italiano che si è cimentato con più successo nel genere fanta scientifico) ha scritto che legge re testi di science-fiction può ali mentare la fiducia nel futuro. Di primo acchito sembrerebbe dif ficile affermarlo visto l'orizzon te oscuro che tracciano numero si racconti dell'antologia di Sol mi e Fruttero. Ma guardando le cose da un altro versante, ci accorgiamo che in fondo ha perfettamente ragione. Se i maestri-veggenti della fantascienza hanno molte volte espresso vaticini così cupi è per farci comprendere che il futuro è davvero nelle nostre mani, che la fantasia è tutt'u no con la libertà, e che possiamo inventare sul serio un avvenire differente da quello che gli istinti del genere umano sembrano invariabilmente suggerire. Ci ribadiscono che il "mondo migliore" è alla nostra porta ta, al pari dei molti altri possibili. E poi c'è chi dice che la fantascienza non è engagée… pretesti | Febbraio 2012 Sulla punta della lingua Come parliamo, come scriviamo Rubrica a cura dell’Accademia della Crusca L'ITALIANO CANTERINO di Lorenzo Coveri C he italiano è quello della canzo ne? Che rapporti (di dare e di avere) vi sono tra la lingua usata nei testi delle canzoni e quella di tutti i giorni? È possibile tracciare una storia linguistica della canzone italiana? Sono interrogativi che si può porre tanto l’appassionato di musica leggera, magari in procinto di seguire, come ogni anno, di questa stagione, il Festival di Sanremo (nato nel 1951 e oggi diventato più un evento te levisivo che una gara di canzoni), quanto il linguista, che ormai da qualche decennio ha sdoganato il fenomeno, se non altro per il suo rilievo sociale, culturale, economico nel paese del Bel canto. Prima di tutto occorre sgomberare il terreno da un equivoco: il testo della canzone non ha, salvo rarissimi casi, una propria auto nomia; esiste solo in quanto è destinato ad essere messo in musica, è al servizio della struttura musicale (la cosiddetta mascherina), e non viceversa. E ciò dovrebbe essere sufficiente a smentire chi voglia considera re la canzone come poesia (la quale esauri sce in sé tutti i sensi, mentre il testo canzo 35 nettistico ha bisogno di quell’“aggiunta di senso” che sono le note), i cantautori come i “nuovi poeti” da antologizzare (ma è credi bile che essi contribuiscano ad instillare un certo gusto della poesia nelle giovani gene razioni). Se è vero che le parole delle can zoni sono “parole per musica”, è dunque conseguente che la lingua italiana (adatta alla melodia, meno adatta dell’inglese e del francese al ritmo) venga piegata alle esigen ze musicali. Altrimenti, come si spieghereb bero, in fine di verso, tanti monosillabi (te, me, io), tante parole tronche, magari in verbi al futuro (vivrò, lavorerò, piangerò, in Io vivrò di Battisti e Mogol, ma anche in Francesco De Gregori, La donna cannone), tante zeppe (e sai, e poi), tante inversioni sintattiche (“e all’improvviso venivo / dal vento rapito”, Nel blu, dipinto di blu di Modugno e Migliac ci)? Questo vale certamente per la canzone cosiddetta ancien régime del primo secolo unitario, con le sue radici nel melodramma e nella grande tradizione napoletana, fino alla svolta interpretativa rappresentata, nel 1958, dal teatrale “volo” di Domenico Mo dugno a Sanremo. Le cose cambiano a partire dagli anni Ses santa (e poi, più marcatamente, Settanta), con la nascita del fenomeno (tipicamente italiano, ma con modelli Oltralpe e Oltreo ceano) dei cantautori, che per la prima vol ta riuniscono in sé le figure, prima distinte, pretesti | Febbraio 2012 36 dell’autore del testo (il paroliere, l’artigia no delle parole), del musicista, dell’inter prete. Anche il linguaggio, prima desueto e retorico (“Signorinella pallida / dolce di rimpettaia del quinto piano”, Signorinella, di Bovio e Valente, 1931) si abbassa decisa mente di tono, diventa dimesso, più vicino all’italiano quotidiano (“Mi sono innamo rato di te / perché / non avevo niente da neri, di forme e di modelli (e di tipo di pub blico) è la chiave della situazione attuale. Basta leggere (ma non senza, per le ragioni che si sono dette, ascoltarli in musica) i testi di Sanremo 2012 per averne conferma. Qui, accanto a moduli tipici della vecchia canzo netta (“Io non voglio amare / solo libertà / sono chiusa a chiave / e ci resterò / so di farmi male / male non mi fa”, Respirare, fare”, Mi sono innamorato di te, di Tenco), se non altro confrontandosi con l’evoluzione del linguaggio poetico e anche con una più ampia diffusione dell’italiano, cui proprio la canzone avrà, almeno in parte, contribu ito. Dagli anni Ottanta in avanti la canzone italiana conosce una grande varietà di ge neri (accanto alla canzone d’autore, il rock, il pop, il rap), tra i quali ha particolare rilie vo il recupero del dialetto (in funzione liri ca, come nel grande esempio di Fabrizio De André; in funzione polemica e ideologica, come nelle posse). Tale compresenza di ge interpretata da Gigi D’Alessio e Loredana Berté; “baci come spine, sulla bocca mia”, Sei tu, dei Matia Bazar; “Se un giorno tu / tornassi da me / dicendo che”, Per sempre, Nina Zilli; ma sparsi qua e là un po’ in tutti i testi), troviamo esempi ed echi dell’espe rienza cantautorale (“Un pallone rubato / è dovuto passare / dalla noia di un prato all’inglese / a un asfalto che fu Garibaldi a donare, / dalle scarpe di Messi / alle scarpe ignoranti, / a una rabbia calciata di punta che lo / fa volare più in alto dei santi”, Un pallone, di Samuele Bersani; “Seguo l’imma pretesti | Febbraio 2012 ginazione / la strada dei passi passati da qui / sento una dolce evasione negli occhi / che mi hanno guardato così”, Al posto del mondo, Chiara Civello). Si nota una ricerca espressiva più sofisti cata, meno consueta, tendente a liberarsi dalle pastoie della canzone “all’italiana” (si pensi anche alle decisive innovazioni me triche e sintattiche introdotte dalla “cantan tessa” Carmen Consoli), come è evidente nella presenza di versi più lunghi e sintatti camente più complessi (“No questo no, non è l’inferno ma non / comprendo com’è pos sibile pensare che / sia più facile morire”, Non è l’inferno, Emma; “Avere l’impressio ne di restare sempre al punto di partenza”, Sono solo parole, Noemi), nella sostituzione di assonanze alle rime baciate (“appena io mi rendo conto / di avere perso la metà del tempo, / e quello che mi resta è di trovare un senso”, E tu lo chiami Dio, Eugenio Fi nardi), nelle figure retoriche (similitudine: “Come sassi in un torrente / come fanno i nostri sogni”, La tua bellezza, di Francesco Renga), nell’uso di un lessico più quotidia no (“c’è un camionista da accontentare”, Nanì, di Pierdavide Carone e Lucio Dalla; “per chi ci vuol fregare”, Ci vediamo a casa, di Dolcenera). Paradossalmente, è la pre senza meno “sanremese” di tutte, quella del gruppo rock dei Marlene Kuntz, a te ner conto giudiziosamente del contesto (il tipo di pubblico, il supporto di una gran de orchestra) e a presentare la loro Canzone per un figlio (di ispirazione letteraria, come spesso succede nel repertorio della band) meno trasgressiva di quanto ci si sarebbe atteso (altrove il congiuntivo disperda rima va provocatoriamente con merda), affidan do alla musica e soprattutto all’interpreta 37 zione la forza di un testo che rivela dime stichezza con la scrittura poetica, con litoti (“La felicità non è impossibile”), similitu dini (“come un’ebbrezza effimera che può imbrogliare”), personificazioni (“la felicità che sorride”), e via dicendo. Parole per mu sica, appunto. E persino a Sanremo, a lungo considerato il tempio inespugnabile della conservazione, si può affacciare alla scena un nuovo italiano. • pretesti | Febbraio 2012 Anima del mondo Paesaggi della letteratura La città invisibile Berlino: immagini in dissolvenza di Luca Bisin N on c’è più il battipalo a vapore ad Alexanderplatz, sbuffante e strillante mentre al ritmo ca denzato dei suoi colpi trafig ge un suolo scavato, rimestato, squarciato, lacerato, nel frastuono dei cantieri per la metropolitana e nello stridere incessante dei tram. Non c’è più l’umanità variopinta che si aggira per le strade nei dintorni, chi sgobba, chi osserva, chi si affanna, chi sta fermo, chi beve, chi ha freddo, chi esce da un negozio, chi s'infila in una bettola, chi at traversa la piazza, chi si accalca su un mar ciapiede, ma allo sferzare indifferente del vento i loro volti sono tutti uguali e “cosa succede in loro? chi potrebbe dirlo?”, a scri verlo ne verrebbe un libro enorme ma poi 38 nessuno lo leggerebbe. Se non bastassero già i nomi mutati di certe vie o di certe inse gne, ci penserebbe la torre della televisione, col suo profilo così sfacciatamente sovieti co, tanto insolente da riuscire alla fine quasi bello, a raccontarci quanta storia è trascorsa all’Alex da quel 1929 in cui Alfred Döblin, in Berlin Alexanderplatz, ne sanciva la po tenza simbolica di una città lanciata senza freni alla costruzione della propria identi tà di metropoli. I turisti ordinatamente in fila, mentre attendono di salire a gettare da 212 metri uno sguardo alla Berlino degli ar chitetti, delle sperimentazioni, delle nuove tendenze, dei giovani con pochi soldi, della musica elettronica, dell'estro che reinventa gli spazi, non hanno certo più molto del pretesti | Febbraio 2012 lo smarrimento che, nel romanzo, provava È forse vero allora, come ha osservato Wim Franz Biberkopf appena uscito dal carcere Wenders, che a parlare oggi di Berlino sono di Tegel, mentre col tram 41 s'inoltrava nel soprattutto i suoi spazi vuoti, come gli scor le viscere della città babelica e implacabile, ci in cui la città dei simboli storici e delle e "dentro di lui qualcosa gridava con terro arditezze architettoniche offre al nostro re: attenti, attenti, si comincia!". sguardo un varco d'incertezza, il pretesto Eppure, non è che Berlino ci parli oggi con di uno smarrimento che non avevamo pre meno irruenza. In un certo senso, anzi, la visto e che ci lascia più interdetti di quanto città è divenuta quasi il prodotto viven possa mai fare la vista, improvvisa ma non te di quel montaggio frenetico che Döblin davvero inattesa, di una Trabant. Del resto, esercitava nelle pagine del suo romanzo, proprio Döblin affermava che "Berlino è sgretolandone la forper la maggior parte ma narrativa in un invisibile", a ricor arruffio di segni, darci come quel ba È forse vero, come ha voci, balenii, scheg lenare di segni, quel osservato Wim Wenders, ge, mentre da dietro tramestare beffardo che a parlare oggi di Berlino il più piccolo detta della storia sia an glio (l'insegna di un cora niente o quasi: sono soprattutto i suoi negozio, lo scorcio di Berlino trapela altro spazi vuoti un caffè, il titolo di ve, in un certo nostro giornale…) poteva sguardo più sottile e far capolino lo sguardo di un futuro troppo involontario, e nel remoto turbamento che irrefrenabile e incerto per non riuscire mi ci procura. naccioso. A chi passeggi oggi per Berlino, Vista da una finestra all'angolo della Tau quasi ogni batter d'occhio è come un gioco benstrasse, come in un racconto di E.T.A. audace di stacchi, dissolvenze, incroci lun Hoffman, la Berlino del 1822 poteva già go una narrazione di cui la storia stessa si produrre "una piccola vertigine che assomi è incaricata di mescolare i tempi e gli spazi: gliava al delirio non sgradevole di un sogno le linee inflessibili del vecchio aeroporto di a venire", solo nell'ondeggiare della folla in Tempelhof, nella cui severità ancora s'indo una piazza durante un giorno di mercato. E vina l'allucinata monumentalità della capi la Berlino guglielmina dei romanzi di Theo tale Germania vagheggiata da Hitler, accol dor Fontane, appena sbozzata negli interni gono senza imbarazzo l'atmosfera svagata ordinati della case borghesi, nelle passeg e un po' fricchettona di un parco; e sulle giate lungo la Sprea, nei balconi affacciati facciate solenni degli edifici lungo la Karlsul Tiergarten, sapeva però già pungolare Marx-Allee, réclame architettonica del so crucci inconfessati e smascherare inquie cialismo reale nella Berlino divisa, si apro tudini a lungo represse: una passeggiata no come nulla fosse le vetrine chiassose dei per l'Unter den Linden poteva rivelare alla supermercati e dei fast-food. Ma tutto que giovane Effi ciò che la signora von Briest sto ci arriva nella figura già rasserenata di ignorava, compiaciuta della bontà d'animo una storia che conosciamo, di una città che della propria figlia che viveva senza prete è proprio quella che ci hanno raccontato e se, "fra fantasticherie e sogni": il fatto che, che siamo venuti a vedere. nondimeno, in certe questioni Effi aveva 39 pretesti | Febbraio 2012 delle pretese; e durante l'afflitta monoto l'estasi di un uomo che torna a casa dopo nia del matrimonio con il barone Instetten, l'incontro con la sua promessa sposa, incer è la prospettiva di un trasferimento a Ber to sulle sue gambe per la troppa felicità e il lino ad estorcerle l'involontaria ammissio troppo bere, sembra quasi risplendere nel ne di un'infelicità che il costume borghese le strade e negli edifici trasfigurati alla luce voleva invece inconfessabile: "Dio, ti rin del crepuscolo, fino alla disillusione di un grazio!", sussurra Effi in tono di preghiera, finale agghiacciante. abbracciata alle ginocchia del marito. Berli È certo solo a Berlino che il giovane Walter no, in fondo, ha sem Benjamin, passeg pre avuto la natura giando per il Tier È certo solo a Berlino che il garten, poteva impa sfuggente e un po' scorbutica di una cit giovane Walter Benjamin, rare a "smarrirsi in tà che non accoglie, una città come ci si passeggiando per il non sorride, non lan smarrisce in una fo cia seduzioni appari Tiergarten, poteva imparare resta"; o che Joseph scenti, ma ci tocca in Roth poteva ricono a "smarrirsi in una città un modo più miste scere nella vista in come ci si smarrisce in una rioso e importuno, nocua di uno snodo foresta" quasi intimo e per ferroviario l'imma questo inquietante. gine più evocativa e Come in certi romanzi berlinesi di Nabokov, pregnante di una vita intera, "il cuore di un dove la città può sorprendere con non più mondo". E a Berlino, ancora oggi, potreb che una strada in una notte di pioggia, con be succedere che un dettaglio inoffensivo, "l'opaco luccichio dell'asfalto" sul quale le uno scorcio apparentemente scialbo o per cose e le persone si rifrangono in un calei fino brutto ci tocchi tanto nel profondo da doscopio di riflessi e di colori "sparendo risvegliare in noi quello sgomento che pro tra le ombre e riemergendo nella luce obli vava Franz Biberkopf di fronte a un futuro qua riflessa dalle vetrine" (Re, donna, fante). ancora vago, quella smania di "pretendere O come nel fulminante racconto Dettagli dalla vita qualcosa di più che il pane quoti di un tramonto, sempre di Nabokov, dove diano". • 40 pretesti | Febbraio 2012 Alta cucina Leggere di gusto Edith Wharton A ROMAN PUNCH IN NEW YORK Il cocktail dei papi nell'Età dell'innocenza di Edith Wharton di Francesco Baucia 41 pretesti | Febbraio 2012 “C newyorchese di fine Ottocento. All'inizio del iò che stava o non stava 'bene' giolibro lo vediamo in un palco dell'Academy cava un ruolo nella New York di of Music di New York, dove si sta rappre Newland Archer altrettanto imsentando il Faust di Gounod. Più che al me portante di quello degli inscrutabili lodramma, Newland è attento a quanto suc totemici terrori che avevano governato i destini cede in un palco dirimpetto al suo in cui si dei suoi progenitori migliaia di anni fa.” L'età trova la giovane promessa sposa May Wel dell'innocenza, romanzo di Edith Wharton land insieme al parentado. Nella balconata vincitore nel 1921 del premio Pulitzer, è uno fa il suo ingresso una figura femminile inat struggente racconto d'amore e, come molte tesa, una più matura cugina della ragazza, la storie d'amore, è anche una storia spietata. contessa Ellen Olenska. La donna sta divor Perlomeno nella misura in cui rappresenta ziando da un nobiluomo europeo, e questo lo scontro di un sentimento con un sistema episodio ha suscitato molte chiacchiere nel di rigide regole che ne ostacola la completa milieu da cui provengo maturazione. Dalla vicen no sia Newland che May. da archetipica di Romeo I modi di imbandire Archer è un individuo e Giulietta a quella nar le tavole, i piatti che il cui animo è conteso rata nell'Età dell'innocenza da empiti di ribellione il passo è breve, perché vi si consumano anche qui ci troviamo di abitualmente, l'abilità e da prepotenti rigurgi ti di conformismo. Inu fronte al consumarsi di dei servitori sono un tile dire che l'incontro una passione all'ombra di insieme di segni che con l'affascinante Ellen, convenzioni sociali tanto radicate e articolate quan rivela le caratteristiche di cui finirà per inna morarsi perdutamente, to assurde. E buona parte profonde di chi dà metterà a repentaglio le del libro è dedicata ap i ricevimenti, oltre sue già piuttosto labili punto al ritratto accurato l'immagine che essi certezze riguardo al pro dell'insieme di dettami in vogliono offrire di sé prio futuro. E il rischio cui sono impigliati, come cui va incontro dando in una ragnatela, i perso seguito a quella passione è proprio lo spau naggi principali della vicenda. Non è un racchio più temibile per un animo timoroso caso infatti che Martin Scorsese, un cineasta come il suo: la messa al bando dall'abbrac che ha dedicato parte significativa del pro cio confortante ma crudele di quella società prio lavoro al racconto delle ferree regole che non tollera sbandamenti dai propri mo delle comunità criminali (Mean streets, Quei delli di riferimento. bravi ragazzi, The departed, solo per citarne Il largo della prosa di Edith Wharton segue alcuni), sia stato attratto da questo romanzo così lo svilupparsi di questo conflitto nell'a tanto da trarne nel 1993 una straordinaria nimo del protagonista fino a quando, mol versione cinematografica. ti anni dopo il primo incontro, Newland e Protagonista della vicenda è Newland Ar Ellen si ritroveranno, finalmente liberi dai cher, giovane esponente dell'alta borghesia 42 pretesti | Febbraio 2012 rispettivi legami sociali e matrimoniali, e lontani dall'ambiente di provenienza. Le decisioni dettate nel passato dagli scrupo li avranno ancora un peso sulle loro scelte? A conclusione della vicenda, nelle ultimis sime pagine del libro l'autrice saprà rega larci un esito sconsolato e commovente per questa avventura d'amore "impossibile". Ma ciò che avvince i lettori, forse più che la suspense per l'eventuale co ronamento del la passione, è l'affresco detta gliato che Edith Wharton resti tuisce di una so cietà allo stesso tempo opulen ta e severa, una versione raffina ta della comunità dei padri fondatori d'A merica, potentemente ritratta da Nathaniel Hawthorne nella Lettera scarlatta. E un af fresco così accurato non poteva mancare di soffermarsi sul palcoscenico in cui le regole di comportamento trovano spesso la loro rappresentazione più sontuosa, ossia le riu nioni conviviali. Nell'Età dell'innocenza sono raccontati infatti numerosi pranzi, feste e rinfreschi: i modi di imbandire le tavole, i piatti che vi si consumano abitualmente, l'a bilità dei servitori sono un insieme di segni che rivela le caratteristiche profonde di chi dà i ricevimenti, oltre l'immagine che essi vogliono offrire di sé. Ad esempio, quando Sillerton Jackson, un noto pettegolo dell'alta società, viene invitato a pranzo dalla signo ra Archer, madre del protagonista, sa che è solo perché questa desidera qualche notizia 43 indiscreta di prima mano. La non perfetta cura della cucina in casa Archer denota d'al tronde un fatto noto e irrevocabile, quasi una legge, che Jackson così compendia nel suo pensiero: "New York, a memoria d’uo mo, era sempre stata divisa nei due grandi gruppi fondamentali dei Mingott-Manson e tutto il loro clan, ai quali importava il cibo, i vestiti e il denaro, e degli Archer-Newlandvan der Luyden, tribù dedita ai viaggi, all’orticol tura e ai migliori romanzi e che di sdegnava le for me di piacere più grossolane." Così chi è ospite degli Archer può aspet tarsi ad accoglier lo conversazioni "sui panorami alpini e sul Fauno di marmo", mentre chi va dai Mingott-Manson può go dere pasti in cui sono serviti "anatra moret ta, zuppa di tartaruga e vini d'annata". Non è un caso dunque che proprio in uno dei ricercati pranzi organizzati dai Lovell Min gott (ramo del clan Manson-Mingott di cui fa parte la fidanzata di Newland) faccia capoli no una pietanza dalla storia curiosa. Si tratta del Roman punch, una sorta di cocktail-dessert che, invece di essere servito a fine pasto, si consumava tra le due portate principali, come si usa a volte fare con i sorbetti. Le sue origini affondano nientemeno che nelle cu cine vaticane del Settecento, dove la bevan da era nata per rinfrescare il palato dei papi nei mesi estivi. Pare che la ricetta sia rimasta segreta fintanto che, con la campagna d'Ita lia di Napoleone, il figlio di un cuoco di Pio pretesti | Febbraio 2012 VI decise di unirsi al seguito di Bonaparte, diventando prima servitore di Giuseppina di Beauharnais, poi di altri aristocratici eu ropei e diffondendo con i suoi viaggi la deli ziosa bevanda. Chi voglia infrangere l'antica segretezza dei ricettari papali può preparar si un bicchiere di Roman punch tenendo pre senti questi ingredienti e proporzioni: 1/5 di succo d'arancia, 2/5 di limonata, 1/5 di champagne, 1/5 di rum, la crema ricavata da un albume montato a neve con una spol verata di zucchero a velo e qualche goccia di succo di limone.Si serve mescolando deli catamente gli ingredienti base del punch in un bicchiere capiente con cubetti di ghiaccio. Poi si guarnisce la bevanda con uno strato della crema di albume, limone e zucchero. È consigliato inserire uno stirrer nel cocktail in modo che si possa mescolare il punch con la crema soffice prima di berlo.• Il Roman punch, è una sorta di cocktail-dessert che, invece di essere servito a fine pasto, si consumava tra le due portate principali, come si usa a volte fare con i sorbetti ROMAN PUNCH Ingredienti: 1/5 di succo d'arancia 2/5 di limonata 1/5 di champagne 1/5 di rum 1 albume montato a neve 1 cucchiaino di zucchero a velo succo di limone 44 pretesti | Febbraio 2012 La nostra coscienza digitale Recensioni SUPER SANTOS di Roberto Saviano delle regole, hanno i loro arbitri che interven Roberto Saviano sbarca sul web e sbanca. Fel gono quando qualcuno le infrange, ma sono trinelli Zoom lancia un’iniziativa a 99 centesi regole di boss, di sottomissione e spavento. mi di euro che subito porta l’autore di Gomor“Per i ragazzi essere pali significava poter vi ra a confermarsi scrittore leader anche per il vere giocando a pallone. Per il clan giocare a digitale. Eppure il testo è un racconto breve, pallone significava poter vivere mentre i ra 55mila caratteri, che riconduce buona parte gazzi facevano i pali”, così sintetizza Saviano degli italiani a un’infanzia mai dimenticata e le due prospettive differenti con le quali veni vissuta come nostalgia. Il Super Santos contro vano viste le regole del gioco (del calcio o della il Super Tele, qualità a basso prezzo contro il camorra). E proprio nel momento solo basso prezzo. Il rac in cui il gioco diventa occasione di conto è in realtà una ripub formazione per lo stato di diritto, blicazione di un inedito quello sulla carta, la cultura crimi uscito con il Corriere della nale innesta i propri rami. Che bel Sera il 2 giugno del 2011, lo allora poter leggere Super Santos festa della Repubblica del sul pc o sul tablet o sul telefonino, centocinquantesimo anni se possiamo in un istante cancel versario dell’Unità d’Italia. lare questa memoria dell’infanzia L’infanzia degli italiani e perduta che si annida in ciascuno l’infanzia dell’Italia, quin di noi. Per questo forse vogliamo di, sulla carta. Ma la carta leggere Super Santos in ebook: per è stata scavalcata dal web poterlo cancellare subito dopo. È il e allora da questo successo rischio più grande della nostra in in nuova forma dovremo Disponibile su fanzia digitale, quello di rimuove ripartire, anche per chie www.biblet.it re il male compiuto, ma in fondo derci se non sia finita la no anche il futuro della nostra coscienza colletti stra infanzia di carta e ora vogliamo tutti ri va di giocatori di pallone. “Guagliò, o Super cordare, ma senza lasciare davanti a noi resti Santos s’è bucato. Guagliò accattamm’ n’ato di questa memoria. Quante angherie abbiamo Super Santos”. La carta non muore mai (“car fatto e quante subito da ragazzini per una par ta canta”, si dice) i palloni invece si bucano, i tita vietata a un compagno, per un vetro rot files si perdono o si cancellano, ma quell’ora to, per non arrivare tardi a casa? Dario, Rino, di curiosità che ci ha fatto ricordare chi siamo Giovanni e Giuseppe sono le tentazioni che ci ha senz’altro lavati dalle impurità e riani tutti abbiamo vissuto da piccoli, quando c’e mati di uno spirito nuovo: non ci si ricorda del ra da capire cosa fosse il bene e cosa il male male compiuto senza la nostalgia per l’inno e un pallone diventava occasione per un’az cenza perduta. Sta a noi scegliere ogni giorno zuffata o per imparare delle regole. I quattro se essere pali o capocannonieri. ragazzi di Super Santos imparano anche loro 45 pretesti | Febbraio 2012 BUK. FESTIVAL DELLA PICCOLA E MEDIA EDITORIA Appuntamenti e gli altri eventi del mese BUK. FESTIVAL DELLA PICCOLA E MEDIA EDITORIA Programmato in origine per il 4 e il 5 febbraio, a causa del maltempo che ha colpito buona parte d'Italia la quinta edizione del Festival di Modena è stata ufficialmente posticipata al 3 e 4 marzo. La manifestazione, che si terrà presso il Foro Boario (via Bono da Nonantola 2), rimane uno dei fiori all'occhiello nell'agenda dei lettori più attenti alle proposte editoriali "di nicchia". Molto intenso il programma della kermesse: tra i numerosi even ti proposti (presentazioni, reading e conferenze) segnaliamo gli incontri con il giornalista Stefano Feltri del "Fatto Quotidiano" che parlerà del suo libro Il giorno in cui l'euro morì (Aliberti Editore) e con l'ex maresciallo dei Ris Luciano Garofano e la reporter Andrea Vogt, autori del volume Uomini che uccidono le donne (Rizzoli), che dialogheran no con Rossella Diaz sui casi più scottanti della cronaca italiana recente. All'interno della cornice del festival saranno inoltre annunciati i nomi dei vincitori del premio letterario "Due Vittorie" e del premio di giornalismo scolastico "Prima pagina". 3 e 4 marzo LIBRI COME. FESTA DEL LIBRO E DELLA LETTURA L'Auditorium Parco della Musica di Roma ospita la terza edizione di "Libri come", un evento che si propone già dal suo titolo di portare i lettori dietro alle quinte dell'officina del libro, sia sul versante degli autori che su quello degli editori. Saranno presenti infatti scrittori big della lettera tura nazionale (Gianrico Carofiglio, Enzo Bian chi) e internazionale (John Banville, Carlos Ruíz Zafón, Tzvetan Todorov), e non mancheranno spazi per workshop e laboratori sulla scrittura e le professioni dell'editoria. Molto si parlerà del destino del libro, coinvolgendo gli scenari digi tali che già ne costituiscono un solido presente. Dall'8 all'11 marzo 46 INCONTRI LETTERARI DI CASA MELANDRI Nella sala D'Attorre di Casa Melandri a Raven na (via Ponte Marino 2), sede del Centro relazioni culturali, è in svolgimento la trentottesima edizio ne di una fortunata serie di incontri con scrittori, poeti e artisti. A oggi l'iniziativa, nata nel 1975, si pregia di aver presentato nel corso degli anni più di 1250 opere letterarie. Tra gli appuntamen ti di febbraio segnaliamo, venerdì 17, l'intervento di Francesco Fioretti, autore del recente bestseller targato Newton Compton Il libro segreto di Dante; la settimana successiva sarà invece ospite della rassegna il critico Flavio Caroli (personaggio noto anche al pubblico televisivo per la rubrica sulle vite degli artisti nella trasmissione Che tempo che fa di Fabio Fazio) che presenterà il suo volume sulla storia dell'arte edito nel 2011 da Mondadori Electa. Fino al 24 febbraio TUTTI MATTI PER I GATTI "Dio ha creato il gatto perché l'uomo provasse il piacere di accarezzare la tigre" ha scritto Charles Baudelaire, e il poeta francese non è l'unico lette rato ad aver tratto ampia ispirazione dalla Musa felina. Da otto anni presso la Libreria Mursia di Milano (Via Galvani 24) si tiene la rassegna "Tutti matti per i gatti", dedicata tanto agli amanti dei libri quanto agli appassionati dei più seducen ti amici dell'uomo. Il tema di questa edizione è la curiosa predilezione di molti dei potenti della Storia per i felini. Chi non ricorda, ad esempio, la celebre foto di sir Winston Churchill che si inchina per accarezzare il suo inseparabile gatto Jock? Lo spunto per discutere di questo argomento è for nito dal libro di Marina Alberghini Gatti di potere. I gatti consiglieri dei grandi della terra (Ugo Mursia Editore), che l'autrice presenterà all'interno della manifestazione venerdì 17 febbraio, insieme con lo storico Luca Gallesi. Contestualmente alla ras segna si potrà visitare, sempre nei locali della li breria Mursia, la mostra "Gatti famosi" con opere del pittore Franco Bruna. Fino al 17 febbraio pretesti | Febbraio 2012 Tweets @la_stampa signicrescere sul digitale non re la fica in alcun modo intacca . rta qualità del giornale di ca @Finzioni milione Eccola la domanda da un escono to di euro: ma dopo quan ci sa i libri in ebook? Nessuno rispondere? @pandemia Una spruzzatina sul i tuo ebook reader e risolv lla l’assenza del profumo de s ok carta > Smell of Bo @criboavida sto leggendo editoria digital e sul kindle. Navigo, condivido e non provo nostalgia per il profum o della carta:) @Pianeta_e Boo k Jonathan #F ranzen sugli –o meglio contr o – gli #eBo ok: “danneggia no la società ” @LACASEBooks to decolla sulle Ebook, il merca fa nascere ali del Tablet e nuovi editori Bookbugs 47 pretesti | Febbraio 2012 I TUOI LIBRI SEMPRE CON TE E UN’INTERA LIBRERIA A DISPOSIZIONE APERTA 24 ORE SU 24! www.biblet.it pretesti Occasioni di letteratura digitale PreTesti • Occasioni di letteratura digitale Gennaio 2012 • Numero 2 • Anno II Telecom Italia S.p.A. Direttore responsabile: Roberto Murgia Coordinamento editoriale: Francesco Baucia Direzione creativa e progetto grafico: Fabio Zanino Alberto Nicoletta Redazione: Sergio Bassani Luca Bisin Fabio Fumagalli Patrizia Martino Francesco Picconi Progetto grafico ed editoriale: Hoplo s.r.l. • www.hoplo.com In copertina: Gene Gnocchi L’Editore dichiara la propria disponibilità ad adempiere agli obblighi di legge verso gli eventuali aventi diritto delle immagini pubblicate per le quali non è stato possibile reperire il credito. Per informazioni [email protected] www.biblet.it