BREVE TRAMA
Tanti anni fa, nel palazzo imperiale di Pechino, vivevano l'Imperatore Altoum e sua figlia Turandot. Questa, per vendicare la sua antenata
principessa Lou-Ling, fatta schiava e successivamente uccisa da un principe straniero, proponeva a tutti coloro che chiedevano la sua mano
di risolvere tre enigmi: chi non ci riusciva veniva decapitato. L’ultimo in ordine di tempo fu il principe di Persia, straziatamente pianto da
Ismaela, la sua balia. Un giorno a Pechino apparve Calaf, principe di Astrakan spodestato e costretto all'esilio, riconosciuto dal suo fedele
servo Barach ora schiavo alla corte di Altoum insieme a sua moglie Schirina e sua figlia Zelima. Vista la bellezza della principessa su di un
ritratto, Calaf se ne innamorò. Nonostante tutti, anche i tre ministri Ping, Pong e Pang cercassero di dissuaderlo, Calaf decise di risolvere i
tre enigmi...e ci riuscì! La principessa si rifiutò comunque di sposarlo, così Calaf le propose a sua volta un indovinello: non avendo ancora
rivelato il suo nome, entro l'alba Turandot doveva scoprirlo; se ci fosse riuscita lui sarebbe stato decapitato, altrimenti si sarebbero sposati.
Durante la notte Calaf ricevette molte visite tra le quali quella di Adelma, principessa del regno di Tabriz ora schiava di Turandot, di lui
perdutamente innamorata sin dai tempi in cui Calaf fu a sua volta schiavo presso la corte di suo padre durante l’esilio. Nel tentativo estremo
di impedire le nozze, Adelma mentendo informò Calaf che Turandot aveva dato ordine ai suoi soldati di trucidarlo all’alba e gli propose di
fuggire subito insieme, ma Calaf rifiutò perché perdutamente innamorato di Turandot; vistasi respinta, Adelma rivelò il suo nome alla
principessa. Il giorno seguente Turandot comunicò a tutti di conoscere il nome del principe ignoto ma, tra la sorpresa generale e dopo aver
chiesto perdono per quel che aveva fatto, decide comunque di sposarlo perché innamoratasi di lui.
NOTE DI REGIA
Il primo serio approccio all’opera in versi Turandot di Carlo Gozzi avvenne nel 2002, quando per la prima volta vestii i panni del principe
Calaf, innamorandomi così di un’opera tanto drammatica quanto ricca di gioiosi e struggenti sentimenti. Da quella felice esperienza e
successivamente dallo studio più approfondito della “favola teatrale” gozziana ma anche delle versioni di altri drammaturghi e compositori
italiani ed europei, è nato questo progetto teatrale che potrei definire un pout-pourri di quanto a mio modesto parere ho trovato di bello ed
interessante in alcune di esse. Rispetto all’opera originale di Gozzi, ho preferito eliminare i personaggi della commedia dell’arte (Truffaldino,
Brighella, Pantalone e Tartaglia) ed inserire i pucciniani Ping, Pong e Pang, affidando loro gli unici passaggi farseschi di questo
adattamento. Ismaela, nutrice del Principe di Persia, ha sostituito Ismaele, tutore del Principe di Samarcanda: tale scelta per rendere ancor
più toccante uno dei passaggi più drammatici dell’intera vicenda, poiché la perdita cruenta di un “figlio” di latte sicuramente è più dolorosa e
meno distaccata di quella di un protetto. Riguardo le musiche, la scelta è ricaduta sia su Turandot Suite di Ferruccio Busoni che su Turandot
di Giacomo Puccini; di quest’ultima opera la più che famosa Nessun dorma è l’unica aria eseguita nello spettacolo con canto leggero e non
lirico, un canto più vissuto e recitato che prettamente in bello stile. Infine le coreografie, tutte assolutamente nuove ed originali, dove in
alcuni passaggi sono stati ripetuti gli esperimenti fatti sempre con la Compagnia dei Teatranti in Rugantino e cioè l’inserimento di passi e
combinazioni moderne integrate a quelle più classiche.
NOTE STORICHE
Turandot è il titolo di un'opera teatrale in cinque atti di Carlo Gozzi, drammaturgo e scrittore veneziano, scritta in versi nel 1762. Venne
successivamente tradotta da Friedrich Schiller (poeta, drammaturgo e storico tedesco) e rappresentata per la prima volta il 30 gennaio 1802
presso il teatro di Corte di Weimar: il successo riscosso fu limitato ai soli ambienti letterari, ma questo non le impedì in seguito di diventare il
punto di riferimento obbligato per le numerose opere in musica dedicate a Turandot nel corso del secolo. Anche la Turanda di Antonio
Bazzini, musicista e compositore bresciano che tra i suoi allievi al conservatorio di Milano ebbe i lucchesi Giacomo Puccini e Alfredo
Catalani, si basa sulla versione del testo gozziano offerta da Schiller, tradotta in italiano dal poeta trentino Andrea Maffei. Tale traduzione fu
usata dai veronesi Giuseppe Adami (scrittore e librettista) e Renato Simoni (giornalista, drammaturgo, scrittore critico teatrale e regista)
come base per il libretto dell'omonima e celeberrima opera lirica Turandot, musicata e lasciata incompiuta da Giacomo Puccini e
successivamente completata dal compositore napoletano Franco Alfano, la cui prima rappresentazione ebbe luogo il 25 aprile 1926 alla
Scala di Milano sotto la direzione del maestro parmense Arturo Toscanini. Pochi anni prima rispetto al lavoro di Puccini, il pianista,
compositore e direttore d’orchestra empolese Ferruccio Busoni compose Turandot Suite, basata anch’essa sul testo originale di Gozzi.
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