Dedichiamo questo fascicolo a quanti amano il teatro.
In particolare a chi ha dato generosamente tempo e impegno
contribuendo alla realizzazione ed alla rappresentazione degli
spettacoli e all‛affezionato pubblico che ci ha seguiti ed incoraggiati
con calorosa simpatia.
Ma soprattutto, in modo speciale, vogliamo dedicarlo agli amici
scomparsi, compagni di scena, che oggi ci osservano dall‛alto di un
palcoscenico che non conosce tramonto.
PASSIONE PER IL TEATRO……A BRECCIA
Fin dagli anni ‛30, dopo la costruzione della sede
dell‛asilo infantile ( che conteneva e contiene
tuttora un piccolo palcoscenico ), a Breccia nacque
una compagnia filodrammatica tutta maschile che
portò in scena tante commedie dialettali e non.
I ricordi di quell‛epoca sono sbiaditi nel tempo,
ma dalla metà degli anni ‛50 si hanno notizie certe
dalla viva voce di un protagonista che per 50
anni ha calcato le scene. E‛ la voce “dell‛Enrico”
che così ci racconta:” Nel 1953/54, ragazzino
di dieci anni, fui invitato dall‛allora parroco Don
Luigi Marzorati a recitare una porticina nella
commedia “Il melograno di Trieste”. Accettai,
entrando così a far parte della compagnia
teatrale maschile diretta dallo stesso parroco
e da allora non abbandonai più le scene.
l
Anni ‘60
Fino agli anni ‛60 la compagnia interpretò varie commedie
Anni ‘60
Anni ‘60
con interpreti in gamba quali Luigi e Gianbosco Grisoni, Pozzi
Franco, Peverelli Franco, Montorfano Giovanni, Cavalleri
Serafino, essi recitavano, costruivano scenografie molto
suggestive,, suonavano, si davano da fare in ogni campo.
Dopo il 1960 arrivò Sergio Micheletti che fondò la nuova
compagnia “ Giovani e ammogliati”. Sergio, con l‛aiuto del
vicario Don Guglielmo e dello stesso Parroco, diresse la
Compagnia in brillanti commedie di Roberto Zago, tra cui:
“Quel
simpatico
zio
parroco”(Giovanni
Montorfano)
“Quel
simpatico
commendatore”(Sergio
Micheletti)
“Quel
simpatico
sagrestano”
(Enrico
Malinverno)
Gli spettacoli si presentavano sempre la domenica sera o nelle
grandi festività. Una serata memorabile fu domenica 1 aprile
1960. La popolazione da giorni veniva invitata ad assistere
alla commedia “Mobj Dick”. Quella sera alle 20,30 il salone
dell‛asilo era stracolmo, ma lo spettacolo tardava ad iniziare
e il pubblico rumoreggiava sempre più nervoso. Alle 21,00 in
punto si aprì lentamente il sipario e sul palco…..troneggiava un
enorme pesce d‛aprile. Della Compagnia neanche l‛ombra!?!?
Verso la fine degli anni ‛60 cominciò a frequentare la
compagnia un ragazzino talmente appassionato di teatro che
non mancò mai una prova: Daniele Maspero. Era encomiabile!
Come non ricordare
poi
le ragazze che,
guidate
dalla
regia
delle
suore,
hanno
portato sulla scena
diversi lavori teatrali.
Ne ricordo solo un paio:
-”Prassede ficcanaso”
nel ‘62
-”Che fine ha fatto
Stella Rey” nel ‘68
Il gruppo era numeroso e c‛è chi ha continuato a salire
sul palcoscenico per recitare fino ad oggi. Di tempo ne
è passato e molte tra loro sono sposate, madri e anche
nonne. Andando a memoria mi torna alla mente qualche
nome: Annunciatina, Anna Maria Zanini, Anna Maria
Grisoni, Agnese Ostinelli, Adele Montorfano, Ester
Borghi, Gabriella Invernizzi, Gabriella Moretti, Marilena
Corbetta, Mariuccia Maspero, Mariuccia Invernizzi,
Matilde Ranzini, Mariarita Ronchetti, Ornella Maspero,
Pierangela Pellegrini, Rosa Maria Tettamanti e tante
altre. Mi è impossibile ricordarle tutte e me ne scuso,
ma spero sia sufficiente a sottolineare l‛impegno e il
contributo dato al teatro anche dalle ragazze.
Nel 1966 arrivò il nuovo parroco, Don Ernesto, che avviò i lavori
per la costruzione del nuovo “Centro famigliare” con annessa
una splendida sala cine-teatro a cui fu dato il nome “Cristallo”.
Vennero così a costituirsi due gruppi teatrali: uno, formato
da giovani, maschi e femmine, diretto in fasi successive da
Carlo Cappellini, Lino Merazzi, Amilcare Cappelletti e Antonio
Zanfrini, portò in scena molte brillanti commedie, l‛altra,
formata da ragazzini e diretta da Don Ernesto, si esibì invece
in vari recital musicali e operette. Numerosi furono anche
gli intrattenimenti musicali con la partecipazione anche del
complesso musicale diretto da Franco Botter.
Anni ‘70
Memorabili di quegli anni furono le varie puntate
del “Breccino d‛oro” che riscosse molto successo.
Questi gruppi proseguirono nelle loro attività, con
alterne vicende, per una decina d‛anni, fino a quando,
nel 1984, sorse la nuova compagnia filodrammatica,
che ha operato fino ad oggi, con l‛intento preciso
di portare sulle scene il simpatico “Tavà”.
Anni ‘80
Accanto ai lavori della filodrammatica si affiancarono
altre belle rappresentazioni proposte da giovani
registi che formarono gruppi di attori volonterosi
e impegnati.
Registi e attori erano molto giovani, ma lodevoli e ammirevoli furono il loro impegno e la loro
“voglia” di comunicare emozioni, sensazioni e bellezza attraverso il teatro.
Dunque una passione quella per il teatro a Breccia lunga 70 anni. Tutti ci auguriamo che non si
esaurisca in questo inizio millennio.
COMPAGNIA FILODRAMMATICA DI BRECCIA
1985 -2005 : VENT‛ANNI DI TEATRO
Nel lontano 1984 ci capitò tra le mani un libretto dal titolo “Ul Tavà”, scritto da Piero
Collina, fondatore e presidente della Famiglia Comasca. Fra le righe ci colpì l‛invito del
Collina stesso a far rivivere sul palcoscenico il tipico personaggio “Ul Tavà”, divenuto
maschera della Città e dei Paesi di Terra Comasca.
C‛era chi era disponibile a scrivere un copione sull‛argomento e anche l‛attore che poteva
interpretare degnamente il personaggio, c‛era anche la motivazione forte di preparare
uno spettacolo teatrale per favorire l‛inserimento di persone nuove nell‛ambiente
parrocchiale.
In breve tempo si formò un nuovo gruppo teatrale che denominammo “Compagnia
Filodrammatica di Breccia”, con il coinvolgimento di 45 persone, dai bambini agli adulti,
giovani e…meno giovani. E il 2 febbraio 1985, sul palcoscenico del teatro parrocchiale,
portammo il nostro primo spettacolo dialettale:”Ul Tavà”.
Non avevamo certo previsto una partecipazione così calorosa ed entusiasta da parte del
pubblico, ma, soprattutto, ci giunsero inaspettati gli inviti a portarlo fuori sede. Comunque
accettammo e le repliche furono 10, in varie sale del comasco, con gli attori talmente calati
nei propri ruoli da riuscire ad improvvisare le battute, modificando il copione, tanto da
rendere lo spettacolo una autentica “commedia dell‛arte”.
Il piacere di lavorare insieme ed il sostegno del pubblico ci spronarono a continuare e a
preparare nuovi spettacoli, interamente scritti e musicati da noi. Nacquero così:
- aprile
- aprile
- maggio
- aprile
- marzo
- novembre
- dicembre
- marzo
1986
1988
1991
1993
1995
1998
2000
2005
“Ul temp al passa”;
“I stell la san lunga”;
“U faa tredas”;
“Quand l‛è l‛ura, l‛è l‛ura”;
“L‛è turnaa‛l Tavà”;
“Angiulin”;
“Telebugada”;
“Ul pret e i so fastidi”;
altri tre spettacoli minori sono:
- settembre 1991 “I danee di pret vann in ciel”;
- settembre 1993 “Vita da pret”.
- settembre 1995 “C‛è un segreto che…” ( “Il piccolo principe” )
Abbiamo sempre creduto nel teatro come mezzo
privilegiato attraverso il quale comunicare e
diffondere messaggi positivi nonché collaborare
e contribuire ad iniziative umanitarie e benefiche.
E‛ questo lo spirito che ha guidato e sostenuto
il nostro lavoro. Nel corso di questi vent‛anni non
sono mancate le difficoltà e, spesso, il dispiacere
di
alcune
sostituzioni,
ma,
comunque,
di tutti portiamo un prezioso ricordo, perché,
con le proprie capacità e potenzialità, ciascuno
ha saputo dare un contributo unico, tale da rendere
la Compagnia una grande famiglia. Quanto abbiamo
saputo condividere ha alimentato il calore umano e
fondata
l‛amicizia
che
ci
lega
e
che
va
oltre
i
limiti
del
palcoscenico.
MARILENA
”Ul Tavà”
Commedia dialettale in tre atti.
Rivive sul palcoscenico un personaggio ora incantato, ora
disincantato, ora gioioso, ora ipocondriaco, ma, tutto
sommato, assai divertente e accattivante:”Ul Tavà”.
Elevato a maschera della Città e dei Paesi di Terra Comasca,
non è più considerato come un comune mortale vissuto nella
prima metà del ‘900, ma una istituzione sempre esistita. Egli
riassume in sé tutte le caratteristiche delle maschere sorte
in seno alla Commedia dell‛Arte. Il ruolo del Tavà è quello
dell‛uomo del popolo che fa qualsiasi lavoro per sbarcare
il lunario. Non è strisciante coi potenti, non è pettegolo
e tanto meno maldicente. Ciò che ha da dire dice ad alta
voce, per le strade e le piazze, con aria strafottente e un
po‛ cattedratica, con quei famosi soliloqui che vanno oltre
i commenti e le critiche a persone e a fatti del giorno, per
inserirsi nel mondo più ampio d‛una sua filosofia che, anche
se spicciola, fa riflettere.
Canzone
Aggiungi un posto a tavola
è qui con noi il Tavà
se sposti un po‛ la seggiola
anche lui ci sta
Gli amici a questo servono,
a stare in compagnia
Sorridi al nuovo ospite
non farlo andare via:
la maschera simpatica
che porta l‛allegria.!
“Ul temp al passa”
Commedia dialettale in tre atti
La commedia si ispira a una vicenda vera. La realtà
del nostro tempo sale sul palcoscenico.
Una improvvisa notizia che viene a turbare la
tranquilla esistenza di due famiglie, le immagini
di un passato che rivivono nella memoria di uno
dei protagonisti, sono il canovaccio di questo
spettacolo.
Ma una attenta lettura della sua semplice storia
porta lo spettatore a riflettere sulla realtà che
cambia e si trasforma continuamente e a guardare
al futuro con fiducia e speranza.
“Un paese”
L
Un paese che sorge in collina,
poche case e la chiesa là in
cima.
E le strade di terra
trafitte dall‛erba;
lenti passi di gente
che passa e che va.
Rit.
Un paese, un paese,
una storia come tante.
E‛ l‛eternità del tempo
e nei cuori la speranza.
Le persiane che sbattono al
vento,
un carretto che cigola lento.
E i campi di fiori,
di mille colori;
frotte di bimbi
che corron qua e là.
Rit.
Grandi fari rischiarano un
campo
e la strada è vestita d‛asfalto.
Frettolosa la gente,
un saluto da niente,
tra rumori e motori
si perde e và.
Rit.
Di palazzi si coprono i prati;
il rimpianto di luoghi lasciati.
Una nuda panchina,
un vecchio reclino.
Primavera di un volto
Che sogna chissà.
Rit.
Nastri bianchi disegnano il
cielo,
come muti binari di un treno.
Orizzonti lontani,
è vicino il domani;
progetti ambiziosi,
nuove realtà.
Rit.
I rintocchi di una campana,
una voce che tutti ci chiama.
Fratellanza ed amore
siano sempre nel cuore
nel futuro cammino
dell‛umanità.
“I stell la san lunga”
Commedia dialettale in tre atti.
Dalla spontanea ed esilarante schiettezza del teatro
popolare emergono contenuti, tradizioni , valori, che tendono
a recuperare l‛aspetto umano della vita.
“I stell la san lunga”, ispirandosi ad una nota fiaba, si inserisce
in questo filone teatrale e, utilizzando un genuino vernacolo
comasco, conduce il pubblico, attraverso l‛ingenuità della
vicenda calata in un contesto cinquecentesco, a coglierne il
messaggio.
“Una stella racconta”
il segno della vanità.
False promesse
O bianca stella,
di gloria e di felicità.
da lassù in mezzo al cielo, Ma davanti a noi
nel mantello della notte
Lui ci dirà
nero,
qual è la strada
la tua luce palpita e
della verità.
racconta.
Voi acque quiete,
Buio è il cuore
che fuggite via lontano,
che parlar non sa‛
trascinate della vita il
d‛amore,
tempo;
ed invano cerca nelle cose
tutto passa nell‛eterno
di scoprire della pace il
andare.
fiore.
Rit.
In ogni storia
Tristi pensieri
che fugaci e menzonieri,
cavalcando il turbine del
vento,
seminate il mondo di
bugie.
uno sguardo.
Rit.
Vuota ricchezza,
hai la vanità nel volto,
ma se sei del cuore la
Rit.
conquista
Tesa la mano,
il tuo nome è felicità.
generosa come un dono,
O bianca stella,
per scaldare, con il suo
nella luce è l‛armonia
calore,
e del mare i flutti più non
più del fuoco magico del
teme
sole.
chi, con gioia, segue
Due occhi chiari
son dell‛anima lo specchio, quella via.
che infiniti spazi sa
Rit.
ispirare
nel sincero incontro di
“U faa trédas”
Commedia dialettale in tre atti.
Rispettando un clichè ormai collaudato, la commedia propone
una esilarante vicenda scandita da situazioni paradossali e
colpi di scena. Una presunta vincita al totocalcio sembra
poter finalmente cambiare una difficile e miserabile
esistenza famigliare. Aiuterà invece a scoprirne la vera
ricchezza nei sentimenti e nei valori su cui si fonda.
“Ho fatto tredici”
Mi guardo intorno e la
gente
Oggi è accaduta una cosa vedo affannarsi qua e la
molto importante per me; e per tentar la fortuna
ho il cuore che danza di
van la schedina a giocar.
gioia
e voglio dirti il perché.
Ma io mi sto già
immaginando
Sognavo di avere successo quel che il futuro sarà
e tutto il mondo ai miei
a chi, come noi, è senza
piè,
soldi,
quando ho scoperto che il ma ha amore e serenità.
mondo,
il mio mondo sei tu.
Rit.
Una chiesa, un si,
Rit.
tanta festa e poi
Come è bello strar
una casa sol per noi:
qui vicino a te,
ho fatto tredici amore.
stretti stretti, stretti
insieme:
Costruire amor
ho fatto tredici amore. il domani e poi
una nuova vita insieme:
Tu mi guardi e
ho fatto tredici amore.
io capisco che
tutto ciò che ho sei tu: E se anche c‛è
ho fatto tredici amore. una nube in ciel
col sorriso torna il sole
Basta poco e
la felicità
e nel sole per mano io e
ti farà cantar la vita
te,
senza soldi e più ricchi
e nel sole per mano io e di un re.
te,
senza soldi e più ricchi
di un re.
“Quand l‛è l‛ura, l‛è l‛ura”
Commedia dialettale in tre atti
E‛ facile adagiarsi in una quieta esistenza, dove il ripetersi
dei gesti e delle parole scandisce con monotonia il passare
del tempo, dove le mura domestiche e le solite cose diventano
la realtà quotidiana, il “tirare a campare” in cui consumare la
vita.
Ma può accadere che un‛ora, anzi “l‛ora”, irrompa improvvisa,
imprevedibile a scuotere e sconvolgere quel piccolo mondo,
custode di vane e illusorie certezze.
“Quando è l‛ora è l‛ora”
Or vi contiam l‛avventura
di un uomo che stava aspettar
e senza alcuna premura
voleva tirare a campar.
Pensieri, problemi ed impegni,
guai solo a sentirne parlar,
ma il destin ha i propri disegni
e qualcuno lo venne a svegliar.
Rit.
Poverin, ma che pena,
cosa mai, cosa mai gli accadrà.
Poverin, ma che pena,
questa è l‛ora della verità.
Attento è giunta quell‛ora,
un sogno lo fa sussultar.
La strizza lo strozza e fin d‛ora
il tempo vorrebbe fermar.
Come in un gran temporale
si vede la vita cambiar.
Un pericolo incombe mortale,
per sfuggire che cosa può far?
Rit.
Or tutti gli tendon la mano,
vorrebbero lui consolar.
Quel sogno ci par un po‛ strano,
chissà se si deve avverar.
Rimpiange la casa serena,
il far niente o quel che gli par,
ma la vita può dar qualche pena,
non si sa cosa può capitar.
Rit.
Quando tutto sembrava perduto
e più niente possibil tentar,
un miracolo è accaduto
e il sorriso ha fatto tornar.
Non era quell‛ora funesta,
ma or tutto più bello gli appar.
Via i guai, si faccia gran festa
e il passato cerchiam di scordar.
Rit.
“Vita da prete”
“L‛è turnaa ‘l Tavà”
Commedia dialettale in tre atti.
Rivive sulla scena il Tavà, maschera comasca, che, conclusa
la sua vicenda terrena, viene rimandato nel mondo a
continuare la sua…..missione: “castigat ridendo mores” (
corregge i costumi deridendoli ).
“Ballata del Tavà”
Ma chil‛è‛l Tavà?
Chi nessun la sa!
La stadera in mann,
ul fiaschett nustran.
Quand l‛è‛l ciel pizaa
cun la luna là, chi ghe scià?
Ma l‛è luu,
l‛è‛l Tavà!
Rit.
Lu l‛è scia,
lu l‛è là,
da par tutt ghe‛l Tavà.
Quel che‛l dis, sa sa,
l‛è la verità:
tutt i gent baloss fa squagià.
Al sa sent vusà
foo e dent di cà,
per i strad da Comm
e dananz al Domm.
L‛è un pu inbenzinaa,
ma l‛è mei, sa sa,
per cuntà
tuta la
verità.
Rit.
Ch‛el sia un disgaziaa
o‛n quaj deputaa,
ul goss d‛un padrun,
un quai poch de bun,
lu la società
al dev pertegà:
al ga dà
e che maa
che‛l ga fa!
Rit.
In due l‛è‛l Tavà?
Sa sent pu vusà.
Cul so caretin
l‛è na à San Dunin.
Li ga l‛han purtaa
per pù disturbà
e lassà
‘l mund andà
com‛l và.
Rit. Finale
Ta se scià,
ta se là,
da par tutt ghe‛l Tavà.
Na celebrità
ta se diventaa
e sul Lac de Comm immurtal
“Angiulin”
Commedia dialettale in tre atti
Angiulin rappresenta la memoria, la tradizione, la saggezza
semplice ma ricca e profonda, di un recente passato che
ha plasmato e costruito giorno dopo giorno la sua vita.
Il caro vagabondo ha in sé questa ricchezza e la porta,
comunicandola, là dove qualcuno è disposto ad ascoltare
e ad accoglierla. E‛ una ricchezza che non può rimanere
segregata dentro le anguste mura di una casa né tantomeno
fatta tacere, ma che, libera per le strade del mondo
d‛oggi, alimenta i rapporti umani rendendoli più autentici, più
profómdi, più veri.
“Angiulin”
Rit.
Angelino, Angelino,
con il cuore di un bambino,
occhi grandi come il cielo,
hai con te l‛arcobaleno.
Una storia senza tempo
come l‛acqua, come il vento.
La vogliamo raccontare
perché un po‛ particolare.
Scarpe rotte, impolverate,
per le strade attraversate.
Professione: vagabondo,
hai girato mezzo mondo.
Rit.
Passi in mezzo a tanta gente
che ti guarda indifferente.
Non hai soldi per comprare,
solo un cuore da donare.
Quello strano preparato
verso il cielo va lanciato.
Che magia! Si fa il sereno
e compar l‛arcobaleno.
Rit.
Musi lunghi, un po‛ arrabbiati,
tutti corron preoccupati.
Tu le cose vuoi cambiare
e cominci a trafficare.
Rit.
Così, come per incanto,
è diverso tutto quanto:
volti allegri e sorridenti
e nel cuor tutti contenti.
Tanta pace e tanto amore;
anche un po‛ di buon umore.
Poi ci aggiunge la speranza
e fiducia in abbondanza.
Or ti chiedon di restare,
ma non puoi, tu devi andare
per far tutto il mondo pieno
del tuo bell‛arcobaleno
Rit.
TELEBUGADA
Commedia dialettale in tre atti
La televisione siè autoproclamata il mezzo di informazione e di comunicazione di massa, ma sarebbe più
corretto dire di invasione dell‛intimità domestica.
Tra i programmi trasmessi la cronaca, sopratutto
nera, occupa ampi spazi, riscuotendo alti consensi di
ascolto.
Ma a volte quanto viene proposto induce le persone a
travisare la realtà e ciò può portare scompiglio e turbamento anche all‛interno di una famiglia....tranquilla.
“ La televisiun”
Rit.
La televisiun, che disperaziun!
Sempre scià tra i peè, la parla dumà leè.
Com un menagram siguta a tampinam.
La suta a fa vedè dumà i dispiasè.
A forza de nutizi che parlan de disgrazi,
la m‛ha ruvinà la voia de mangià.
Ma incoo u decidu, an podi propri pù!
Inscì u schiscià‛l butun e tas quel campanun.
Rit.
Ma par nanca vera che da matina a sera
da quand le la tas in cà ghe na gran paas.
Che bel, podi cantà e anca ragiunaà,
decid d‛andà a spas opur de ripusaà.
Rit.
Parlum tra de num, sa sentum pusè bun.
Ghe ul temp de parlas e anca de brascias.
Sun sta propri un pistola, lì a fam vegnì la mola.
Ma chi me la fa fa, quant temp che u strasà!
Rit.
La televisiun l‛è là in un cantun.
La ga po de rangiass, la pizi se l‛è‛l cas.
Po, se vanzi temp, la vardi un quai mument,
se la ma fa inversà, la mandi anca a….ranà.
“ UL PRET E I SO
FASTIDI”
La commedia dialettale si sviluppa in tre atti, i
quali presentano tre storie di cui sono protagonisti
preti vissuti in epoche diverse. Essi si raccontano
mettendo in luce la realtà sociale e le difficoltà
del loro tempo attraverso il succedersi di
situazioni amene e divertenti.
DIETRO LE QUINTE
ATTORI E COMPARSE
ADULTI
Adriana Grisoni
Alessandro Monti
Alfredo Mortera
Ambrogio Riva
Andrea Magitteri
Andrea Pias
Angelo Pozzetti
Antonella Perniola
Anita Tettamanti
Augusta Pozzi
Brunella Rijillo
Carla Antonuccii
Carlo Cappellini
Cesarina Bosisio
Claudio Meroni
Cristina Quarti
Daniele Maspero
Daniele Grisoni
Diego Baldini
Diego Polito
Dino Murat
Edoardo Corbetta
Edoardo Butti
Enrico Malinverno
Egidio Malinverno
Fabio Matassino
Federico Colombo
Federica Solazzo
Giancarlo Beltramelli
Guido Antonucci
Lino Buscema
Lucia Beltramelli
Luciana Evangelisti
Marco Cavalleri
Mariarita Ronchetti
Mario Cavalleri
Maruska Regazzoni
Maurizio Ieffa
Mauro Manfredini
Michele Del Buono
Paola Mazzola
Pierangela Pellegrini
Rosi Cattaneo
Sara Longhi
Valentino Di Pierro
ATTORI E COMPARSE
BAMBINI
Alessandra B.
Alessandra C.
Alice C.
Anna C.
Anna S.
Antonia V.
Chiara C.
Chiara F.
Chiara M.
Chiara P.
Claudia P.
Cristina L.
Davide M.
Elena T.
Francesca C.
Francesca P.
Francesca S.
Giulia B.
Greta I.
Ilaria B.
Ilaria M.
Katia S.
Lara P.
Laura M.
Linda M.
Lorella D.B.
Luca D.B.
Lucio D.
Manuel C.
Marco M.
Marika S.
Massimo P.
Matteo M.
Mauro P.
Mauro S.
Monica C.
Morena F.
Nadia G.
Nicoletta C.
Paolo V.
Raffaella P.
Rita Z.
Rossana T.
Samuela R.
Sara B
Sara M.
Sara S.
Silvia A.
Simona C.
Stefania D.
Tiziana N.
Vasco T.
Valeria C.
Veronica C.
Viviana B.
TECNICI E COLABORATORI
Adele Gonfalonieri
Adriana Grisoni
Alessandro Auletta
Angelo Rigiretti
Anna Zucca
Antonio Comandè
Antonio Russo
Antonio Zanfrini
Bruna Bianchi
Carla Antonucci
Carla Del Buono
Daniela Galasso
Daniele Casartelli
Fernando Pozzi
Giorgio Magitteri
Giovanni Savignano
Giannangela Chiusolo
Gianni Perniola
Guido Antonucci
Guido Moretti
Jolanda Ferri
Katia Travella
Laura De Angelis
Loredana Riva
Lorella Del Buono
Luisella Auguadro
Mariagnese Grisoni
Marilena Moretti
Marisa Ferri
Marisa Fasola
Rodolfo Borsani
Romano Roverelli
Rosaria Moretti
Stefano Necchio
COMPAGNIA TEATRALE
“ Filodrammatica di Breccia”
ELENCO RAPPRESENTAZIONI
“UL TEMP AL PASSA”
“UL TAVA‛”
BRECCIA
BRECCIA
MACCIO
BRECCIA
REBBIO
BRECCIA
LUCINO
BRECCIA
BRECCIA
FAM.COMASCA
REBBIO
DIZZASCO
ARCA
REBBIO CA’ D’INDUSTRIA
COMO
“
CAMNAGO V.
COMO DON GUANELLA
BRECCIA
CERNOBBIO
COMO DON GUANELLA
02/02/1985
03/02/1985
10/02/1985
16/02/1985
17/02/1985
23/03/1985
30/03/1985
04/05/1985
15/09/1985
04/12/1986
05/05/1988
26/09/1999
09/10/1999
14/11/1999
20/05/2001
22/11/2003
17/01/2004
07/02/2004
24/01/2004
29/03/2004
17/04/1993
18/04/1993
24/04/1993
27/11/1993
23/01/1994
29/01/1994
BRECCIA
BRECCIA
BRECCIA
REBBIO (RASS.)
BRECCIA
BRECCIA (RASS.)
18/03/1995
19/03/1995
25/03/1995
29/04/1995
28/10/1995
11/11/1995
“VITA DA PRETE”
“TELEBUGADA”
BRECCIA
BRECCIA
REBBIO (RASS.)
CASLINO (RASS.)
LORA
PARE’
CAMNAGO VOLTA
BRECCIA
12/04/1986
13/04/1986
19/04/1986
22/11/1986
28/02/1987
03/12/1987
06/01/1988
09/04/1988
19/03/1989
15/04/1989
12/11/1989
13/05/1990
26/09/1992
17/10/1993
13/11/1993
08/10/1994
26/11/1993
21/11/1998
30/01/1999
07/02/1999
30/11/2002
25/01/2003
10/05/2003
BRECCIA
BRECCIA
BRECCIA
REBBIO (RASS.)
OSP.PSICHIATRICO
1989
REBBIO
REBBIO
02/12/2000
03/12/2000
17/02/2001
10/03/2001
31/03/2001
07/04/2001
01/12/2001
16/12/2001
BRECCIA
BRECCIA (RASS.)
BRECCIA
11/09/1993
13/11/1993
29/09/1996
“C‛E‛ UN SEGRETO CHE…”
BRECCIA
BRECCIA (RASS.)
02/07/1995
21/11/1995
03/04/1988
01/05/1988
03/12/1988
15/01/1989
19/02/
21/101989
22/101989
“U FAA TREDAS”
BRECCIA
BRECCIA
REBBIO (RASS.)
PORTICHETTO
OSP. PSICHIATRICO
LUCINO
BRECCIA
BRECCIA
“L‛E‛ TURNAA‛L TAVA‛”
“QUAND L‛E‛ L‛URA L‛E‛
L‛URA”
BRECCIA
BRECCIA
REBBIO (RASS.)
BRECCIA (RASS.)
OSP. PSICHIATRICO
LIPOMO
BRECCIA
BRECCIA
BRECCIA
ALBESE
BRECCIA
FAM. COMASCA
VILLA CELESIA
REBBIO (1a RASSEGNA)
OSP. PSICHIATRICO
ORSENIGO
CAPIAGO
PORTICHETTO
LUCINO
AROSIOGIUSEPPINE
BRECCIA (RASS.)
COMO GIUSEPPINE
LUCINO
BRECCIA
GRANDATE
CERNOBBIO
CAMNAGO V.
CASTIGLIONE I.
REBBIO
“I STELL LA SAN
LUNGA”
11/05/1991
12/05/1991
18/05/1991
08/09/1991
10/11/1991
23/11/1991
07/12/1991
22/10/1991
“ANGIULIN”
BRECCIA
BRECCIA
REBBIO
LUCINO
LUCINO
NESSO
LUCINO
REBBIO (RASS.)
29/11/1997
30/11/1997
17/01/1998
07/02/1998
08/02/1998
16/05/1998
26/09/1998
23/03/1999
“I DANEE DI PRET…”
BRECCIA
22/09/1991
“UL PRET E I SO
FASTIDI”
CAMNAGO V.
CERNOBBIO
LUCINO
BRECCIA
TOTALE 100 RAPPRESENTAZIONI
12/03/2005
14/05/2005
25/09/2005
15/10/2005
CALA IL SIPARIO
La “Compagnia Filodrammatica di Breccia” è giunta al traguardo: vent’anni di
attività teatrale.
Sfogliando l’album dei ricordi che raccolgono le fotografie e le sceneggiature degli
spettacoli realizzati, rileggendo gli articoli di stampa apparsi sui giornali, affiorano
alla mente memorie che suscitano emozione e…tanta nostalgia. L’impegno, la fatica,
le difficoltà, i momenti di tensione e magari qualche screzio vissuti prima o dopo le
rappresentazioni non contano, sono cose passate, ormai lontane, che non scalfiscono
minimamente i sentimenti di gratitudine, di riconoscenza, di amicizia per quanto
condiviso nell’affascinante esperienza del palcoscenico.
Forse è un modo di dire un po’ scontato, ma è proprio vero: sembra ieri che alcune
persone, mosse dal desiderio di fare teatro, con tanta passione e impegno, ma anche con
un po’ d’incoscienza, si lanciavano in questa avventurosa impresa.
Sui risultati ottenuti non sta a chi scrive esprimersi, ma una cosa è certa: questi
vent’anni di attività si lasciano alle spalle non solo un numero significativo di
spettacoli e repliche, ma anche episodi, incontri, il calore degli applausi, le risa del
pubblico divertito, le strette di mano, i complimenti, i dopo spettacolo in pizzeria a
fare le ore piccole; uno spazio di vita, al di fuori della realtà famigliare e del lavoro,
significativo, un’esperienza umana che sicuramente rimarrà nel cuore di tutti noi e di
quanti ci hanno sostenuto.
Raggiunto questo traguardo la Compagnia si ferma. Occorre recuperare la freschezza
di nuove risorse, ritrovare entusiasmo e passione, elementi indispensabili per portare in
scena uno spettacolo.
Cala il sipario, ma in noi è la certezza, che altri, magari come allora con un pizzico
d’incoscienza e di audacia, si lascino sedurre dal fascino del teatro per sperimentarne
l’avvincente avventura.
Ancora una volta, tutti insieme, col pensiero rivolto agli amici scomparsi, saliamo
sul palcoscenico a salutare e ringraziare il nostro affezionato pubblico prima di
accomiatarci dietro le quinte.
Guido
FINE
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