Dedichiamo questo fascicolo a quanti amano il teatro. In particolare a chi ha dato generosamente tempo e impegno contribuendo alla realizzazione ed alla rappresentazione degli spettacoli e all‛affezionato pubblico che ci ha seguiti ed incoraggiati con calorosa simpatia. Ma soprattutto, in modo speciale, vogliamo dedicarlo agli amici scomparsi, compagni di scena, che oggi ci osservano dall‛alto di un palcoscenico che non conosce tramonto. PASSIONE PER IL TEATRO……A BRECCIA Fin dagli anni ‛30, dopo la costruzione della sede dell‛asilo infantile ( che conteneva e contiene tuttora un piccolo palcoscenico ), a Breccia nacque una compagnia filodrammatica tutta maschile che portò in scena tante commedie dialettali e non. I ricordi di quell‛epoca sono sbiaditi nel tempo, ma dalla metà degli anni ‛50 si hanno notizie certe dalla viva voce di un protagonista che per 50 anni ha calcato le scene. E‛ la voce “dell‛Enrico” che così ci racconta:” Nel 1953/54, ragazzino di dieci anni, fui invitato dall‛allora parroco Don Luigi Marzorati a recitare una porticina nella commedia “Il melograno di Trieste”. Accettai, entrando così a far parte della compagnia teatrale maschile diretta dallo stesso parroco e da allora non abbandonai più le scene. l Anni ‘60 Fino agli anni ‛60 la compagnia interpretò varie commedie Anni ‘60 Anni ‘60 con interpreti in gamba quali Luigi e Gianbosco Grisoni, Pozzi Franco, Peverelli Franco, Montorfano Giovanni, Cavalleri Serafino, essi recitavano, costruivano scenografie molto suggestive,, suonavano, si davano da fare in ogni campo. Dopo il 1960 arrivò Sergio Micheletti che fondò la nuova compagnia “ Giovani e ammogliati”. Sergio, con l‛aiuto del vicario Don Guglielmo e dello stesso Parroco, diresse la Compagnia in brillanti commedie di Roberto Zago, tra cui: “Quel simpatico zio parroco”(Giovanni Montorfano) “Quel simpatico commendatore”(Sergio Micheletti) “Quel simpatico sagrestano” (Enrico Malinverno) Gli spettacoli si presentavano sempre la domenica sera o nelle grandi festività. Una serata memorabile fu domenica 1 aprile 1960. La popolazione da giorni veniva invitata ad assistere alla commedia “Mobj Dick”. Quella sera alle 20,30 il salone dell‛asilo era stracolmo, ma lo spettacolo tardava ad iniziare e il pubblico rumoreggiava sempre più nervoso. Alle 21,00 in punto si aprì lentamente il sipario e sul palco…..troneggiava un enorme pesce d‛aprile. Della Compagnia neanche l‛ombra!?!? Verso la fine degli anni ‛60 cominciò a frequentare la compagnia un ragazzino talmente appassionato di teatro che non mancò mai una prova: Daniele Maspero. Era encomiabile! Come non ricordare poi le ragazze che, guidate dalla regia delle suore, hanno portato sulla scena diversi lavori teatrali. Ne ricordo solo un paio: -”Prassede ficcanaso” nel ‘62 -”Che fine ha fatto Stella Rey” nel ‘68 Il gruppo era numeroso e c‛è chi ha continuato a salire sul palcoscenico per recitare fino ad oggi. Di tempo ne è passato e molte tra loro sono sposate, madri e anche nonne. Andando a memoria mi torna alla mente qualche nome: Annunciatina, Anna Maria Zanini, Anna Maria Grisoni, Agnese Ostinelli, Adele Montorfano, Ester Borghi, Gabriella Invernizzi, Gabriella Moretti, Marilena Corbetta, Mariuccia Maspero, Mariuccia Invernizzi, Matilde Ranzini, Mariarita Ronchetti, Ornella Maspero, Pierangela Pellegrini, Rosa Maria Tettamanti e tante altre. Mi è impossibile ricordarle tutte e me ne scuso, ma spero sia sufficiente a sottolineare l‛impegno e il contributo dato al teatro anche dalle ragazze. Nel 1966 arrivò il nuovo parroco, Don Ernesto, che avviò i lavori per la costruzione del nuovo “Centro famigliare” con annessa una splendida sala cine-teatro a cui fu dato il nome “Cristallo”. Vennero così a costituirsi due gruppi teatrali: uno, formato da giovani, maschi e femmine, diretto in fasi successive da Carlo Cappellini, Lino Merazzi, Amilcare Cappelletti e Antonio Zanfrini, portò in scena molte brillanti commedie, l‛altra, formata da ragazzini e diretta da Don Ernesto, si esibì invece in vari recital musicali e operette. Numerosi furono anche gli intrattenimenti musicali con la partecipazione anche del complesso musicale diretto da Franco Botter. Anni ‘70 Memorabili di quegli anni furono le varie puntate del “Breccino d‛oro” che riscosse molto successo. Questi gruppi proseguirono nelle loro attività, con alterne vicende, per una decina d‛anni, fino a quando, nel 1984, sorse la nuova compagnia filodrammatica, che ha operato fino ad oggi, con l‛intento preciso di portare sulle scene il simpatico “Tavà”. Anni ‘80 Accanto ai lavori della filodrammatica si affiancarono altre belle rappresentazioni proposte da giovani registi che formarono gruppi di attori volonterosi e impegnati. Registi e attori erano molto giovani, ma lodevoli e ammirevoli furono il loro impegno e la loro “voglia” di comunicare emozioni, sensazioni e bellezza attraverso il teatro. Dunque una passione quella per il teatro a Breccia lunga 70 anni. Tutti ci auguriamo che non si esaurisca in questo inizio millennio. COMPAGNIA FILODRAMMATICA DI BRECCIA 1985 -2005 : VENT‛ANNI DI TEATRO Nel lontano 1984 ci capitò tra le mani un libretto dal titolo “Ul Tavà”, scritto da Piero Collina, fondatore e presidente della Famiglia Comasca. Fra le righe ci colpì l‛invito del Collina stesso a far rivivere sul palcoscenico il tipico personaggio “Ul Tavà”, divenuto maschera della Città e dei Paesi di Terra Comasca. C‛era chi era disponibile a scrivere un copione sull‛argomento e anche l‛attore che poteva interpretare degnamente il personaggio, c‛era anche la motivazione forte di preparare uno spettacolo teatrale per favorire l‛inserimento di persone nuove nell‛ambiente parrocchiale. In breve tempo si formò un nuovo gruppo teatrale che denominammo “Compagnia Filodrammatica di Breccia”, con il coinvolgimento di 45 persone, dai bambini agli adulti, giovani e…meno giovani. E il 2 febbraio 1985, sul palcoscenico del teatro parrocchiale, portammo il nostro primo spettacolo dialettale:”Ul Tavà”. Non avevamo certo previsto una partecipazione così calorosa ed entusiasta da parte del pubblico, ma, soprattutto, ci giunsero inaspettati gli inviti a portarlo fuori sede. Comunque accettammo e le repliche furono 10, in varie sale del comasco, con gli attori talmente calati nei propri ruoli da riuscire ad improvvisare le battute, modificando il copione, tanto da rendere lo spettacolo una autentica “commedia dell‛arte”. Il piacere di lavorare insieme ed il sostegno del pubblico ci spronarono a continuare e a preparare nuovi spettacoli, interamente scritti e musicati da noi. Nacquero così: - aprile - aprile - maggio - aprile - marzo - novembre - dicembre - marzo 1986 1988 1991 1993 1995 1998 2000 2005 “Ul temp al passa”; “I stell la san lunga”; “U faa tredas”; “Quand l‛è l‛ura, l‛è l‛ura”; “L‛è turnaa‛l Tavà”; “Angiulin”; “Telebugada”; “Ul pret e i so fastidi”; altri tre spettacoli minori sono: - settembre 1991 “I danee di pret vann in ciel”; - settembre 1993 “Vita da pret”. - settembre 1995 “C‛è un segreto che…” ( “Il piccolo principe” ) Abbiamo sempre creduto nel teatro come mezzo privilegiato attraverso il quale comunicare e diffondere messaggi positivi nonché collaborare e contribuire ad iniziative umanitarie e benefiche. E‛ questo lo spirito che ha guidato e sostenuto il nostro lavoro. Nel corso di questi vent‛anni non sono mancate le difficoltà e, spesso, il dispiacere di alcune sostituzioni, ma, comunque, di tutti portiamo un prezioso ricordo, perché, con le proprie capacità e potenzialità, ciascuno ha saputo dare un contributo unico, tale da rendere la Compagnia una grande famiglia. Quanto abbiamo saputo condividere ha alimentato il calore umano e fondata l‛amicizia che ci lega e che va oltre i limiti del palcoscenico. MARILENA ”Ul Tavà” Commedia dialettale in tre atti. Rivive sul palcoscenico un personaggio ora incantato, ora disincantato, ora gioioso, ora ipocondriaco, ma, tutto sommato, assai divertente e accattivante:”Ul Tavà”. Elevato a maschera della Città e dei Paesi di Terra Comasca, non è più considerato come un comune mortale vissuto nella prima metà del ‘900, ma una istituzione sempre esistita. Egli riassume in sé tutte le caratteristiche delle maschere sorte in seno alla Commedia dell‛Arte. Il ruolo del Tavà è quello dell‛uomo del popolo che fa qualsiasi lavoro per sbarcare il lunario. Non è strisciante coi potenti, non è pettegolo e tanto meno maldicente. Ciò che ha da dire dice ad alta voce, per le strade e le piazze, con aria strafottente e un po‛ cattedratica, con quei famosi soliloqui che vanno oltre i commenti e le critiche a persone e a fatti del giorno, per inserirsi nel mondo più ampio d‛una sua filosofia che, anche se spicciola, fa riflettere. Canzone Aggiungi un posto a tavola è qui con noi il Tavà se sposti un po‛ la seggiola anche lui ci sta Gli amici a questo servono, a stare in compagnia Sorridi al nuovo ospite non farlo andare via: la maschera simpatica che porta l‛allegria.! “Ul temp al passa” Commedia dialettale in tre atti La commedia si ispira a una vicenda vera. La realtà del nostro tempo sale sul palcoscenico. Una improvvisa notizia che viene a turbare la tranquilla esistenza di due famiglie, le immagini di un passato che rivivono nella memoria di uno dei protagonisti, sono il canovaccio di questo spettacolo. Ma una attenta lettura della sua semplice storia porta lo spettatore a riflettere sulla realtà che cambia e si trasforma continuamente e a guardare al futuro con fiducia e speranza. “Un paese” L Un paese che sorge in collina, poche case e la chiesa là in cima. E le strade di terra trafitte dall‛erba; lenti passi di gente che passa e che va. Rit. Un paese, un paese, una storia come tante. E‛ l‛eternità del tempo e nei cuori la speranza. Le persiane che sbattono al vento, un carretto che cigola lento. E i campi di fiori, di mille colori; frotte di bimbi che corron qua e là. Rit. Grandi fari rischiarano un campo e la strada è vestita d‛asfalto. Frettolosa la gente, un saluto da niente, tra rumori e motori si perde e và. Rit. Di palazzi si coprono i prati; il rimpianto di luoghi lasciati. Una nuda panchina, un vecchio reclino. Primavera di un volto Che sogna chissà. Rit. Nastri bianchi disegnano il cielo, come muti binari di un treno. Orizzonti lontani, è vicino il domani; progetti ambiziosi, nuove realtà. Rit. I rintocchi di una campana, una voce che tutti ci chiama. Fratellanza ed amore siano sempre nel cuore nel futuro cammino dell‛umanità. “I stell la san lunga” Commedia dialettale in tre atti. Dalla spontanea ed esilarante schiettezza del teatro popolare emergono contenuti, tradizioni , valori, che tendono a recuperare l‛aspetto umano della vita. “I stell la san lunga”, ispirandosi ad una nota fiaba, si inserisce in questo filone teatrale e, utilizzando un genuino vernacolo comasco, conduce il pubblico, attraverso l‛ingenuità della vicenda calata in un contesto cinquecentesco, a coglierne il messaggio. “Una stella racconta” il segno della vanità. False promesse O bianca stella, di gloria e di felicità. da lassù in mezzo al cielo, Ma davanti a noi nel mantello della notte Lui ci dirà nero, qual è la strada la tua luce palpita e della verità. racconta. Voi acque quiete, Buio è il cuore che fuggite via lontano, che parlar non sa‛ trascinate della vita il d‛amore, tempo; ed invano cerca nelle cose tutto passa nell‛eterno di scoprire della pace il andare. fiore. Rit. In ogni storia Tristi pensieri che fugaci e menzonieri, cavalcando il turbine del vento, seminate il mondo di bugie. uno sguardo. Rit. Vuota ricchezza, hai la vanità nel volto, ma se sei del cuore la Rit. conquista Tesa la mano, il tuo nome è felicità. generosa come un dono, O bianca stella, per scaldare, con il suo nella luce è l‛armonia calore, e del mare i flutti più non più del fuoco magico del teme sole. chi, con gioia, segue Due occhi chiari son dell‛anima lo specchio, quella via. che infiniti spazi sa Rit. ispirare nel sincero incontro di “U faa trédas” Commedia dialettale in tre atti. Rispettando un clichè ormai collaudato, la commedia propone una esilarante vicenda scandita da situazioni paradossali e colpi di scena. Una presunta vincita al totocalcio sembra poter finalmente cambiare una difficile e miserabile esistenza famigliare. Aiuterà invece a scoprirne la vera ricchezza nei sentimenti e nei valori su cui si fonda. “Ho fatto tredici” Mi guardo intorno e la gente Oggi è accaduta una cosa vedo affannarsi qua e la molto importante per me; e per tentar la fortuna ho il cuore che danza di van la schedina a giocar. gioia e voglio dirti il perché. Ma io mi sto già immaginando Sognavo di avere successo quel che il futuro sarà e tutto il mondo ai miei a chi, come noi, è senza piè, soldi, quando ho scoperto che il ma ha amore e serenità. mondo, il mio mondo sei tu. Rit. Una chiesa, un si, Rit. tanta festa e poi Come è bello strar una casa sol per noi: qui vicino a te, ho fatto tredici amore. stretti stretti, stretti insieme: Costruire amor ho fatto tredici amore. il domani e poi una nuova vita insieme: Tu mi guardi e ho fatto tredici amore. io capisco che tutto ciò che ho sei tu: E se anche c‛è ho fatto tredici amore. una nube in ciel col sorriso torna il sole Basta poco e la felicità e nel sole per mano io e ti farà cantar la vita te, senza soldi e più ricchi e nel sole per mano io e di un re. te, senza soldi e più ricchi di un re. “Quand l‛è l‛ura, l‛è l‛ura” Commedia dialettale in tre atti E‛ facile adagiarsi in una quieta esistenza, dove il ripetersi dei gesti e delle parole scandisce con monotonia il passare del tempo, dove le mura domestiche e le solite cose diventano la realtà quotidiana, il “tirare a campare” in cui consumare la vita. Ma può accadere che un‛ora, anzi “l‛ora”, irrompa improvvisa, imprevedibile a scuotere e sconvolgere quel piccolo mondo, custode di vane e illusorie certezze. “Quando è l‛ora è l‛ora” Or vi contiam l‛avventura di un uomo che stava aspettar e senza alcuna premura voleva tirare a campar. Pensieri, problemi ed impegni, guai solo a sentirne parlar, ma il destin ha i propri disegni e qualcuno lo venne a svegliar. Rit. Poverin, ma che pena, cosa mai, cosa mai gli accadrà. Poverin, ma che pena, questa è l‛ora della verità. Attento è giunta quell‛ora, un sogno lo fa sussultar. La strizza lo strozza e fin d‛ora il tempo vorrebbe fermar. Come in un gran temporale si vede la vita cambiar. Un pericolo incombe mortale, per sfuggire che cosa può far? Rit. Or tutti gli tendon la mano, vorrebbero lui consolar. Quel sogno ci par un po‛ strano, chissà se si deve avverar. Rimpiange la casa serena, il far niente o quel che gli par, ma la vita può dar qualche pena, non si sa cosa può capitar. Rit. Quando tutto sembrava perduto e più niente possibil tentar, un miracolo è accaduto e il sorriso ha fatto tornar. Non era quell‛ora funesta, ma or tutto più bello gli appar. Via i guai, si faccia gran festa e il passato cerchiam di scordar. Rit. “Vita da prete” “L‛è turnaa ‘l Tavà” Commedia dialettale in tre atti. Rivive sulla scena il Tavà, maschera comasca, che, conclusa la sua vicenda terrena, viene rimandato nel mondo a continuare la sua…..missione: “castigat ridendo mores” ( corregge i costumi deridendoli ). “Ballata del Tavà” Ma chil‛è‛l Tavà? Chi nessun la sa! La stadera in mann, ul fiaschett nustran. Quand l‛è‛l ciel pizaa cun la luna là, chi ghe scià? Ma l‛è luu, l‛è‛l Tavà! Rit. Lu l‛è scia, lu l‛è là, da par tutt ghe‛l Tavà. Quel che‛l dis, sa sa, l‛è la verità: tutt i gent baloss fa squagià. Al sa sent vusà foo e dent di cà, per i strad da Comm e dananz al Domm. L‛è un pu inbenzinaa, ma l‛è mei, sa sa, per cuntà tuta la verità. Rit. Ch‛el sia un disgaziaa o‛n quaj deputaa, ul goss d‛un padrun, un quai poch de bun, lu la società al dev pertegà: al ga dà e che maa che‛l ga fa! Rit. In due l‛è‛l Tavà? Sa sent pu vusà. Cul so caretin l‛è na à San Dunin. Li ga l‛han purtaa per pù disturbà e lassà ‘l mund andà com‛l và. Rit. Finale Ta se scià, ta se là, da par tutt ghe‛l Tavà. Na celebrità ta se diventaa e sul Lac de Comm immurtal “Angiulin” Commedia dialettale in tre atti Angiulin rappresenta la memoria, la tradizione, la saggezza semplice ma ricca e profonda, di un recente passato che ha plasmato e costruito giorno dopo giorno la sua vita. Il caro vagabondo ha in sé questa ricchezza e la porta, comunicandola, là dove qualcuno è disposto ad ascoltare e ad accoglierla. E‛ una ricchezza che non può rimanere segregata dentro le anguste mura di una casa né tantomeno fatta tacere, ma che, libera per le strade del mondo d‛oggi, alimenta i rapporti umani rendendoli più autentici, più profómdi, più veri. “Angiulin” Rit. Angelino, Angelino, con il cuore di un bambino, occhi grandi come il cielo, hai con te l‛arcobaleno. Una storia senza tempo come l‛acqua, come il vento. La vogliamo raccontare perché un po‛ particolare. Scarpe rotte, impolverate, per le strade attraversate. Professione: vagabondo, hai girato mezzo mondo. Rit. Passi in mezzo a tanta gente che ti guarda indifferente. Non hai soldi per comprare, solo un cuore da donare. Quello strano preparato verso il cielo va lanciato. Che magia! Si fa il sereno e compar l‛arcobaleno. Rit. Musi lunghi, un po‛ arrabbiati, tutti corron preoccupati. Tu le cose vuoi cambiare e cominci a trafficare. Rit. Così, come per incanto, è diverso tutto quanto: volti allegri e sorridenti e nel cuor tutti contenti. Tanta pace e tanto amore; anche un po‛ di buon umore. Poi ci aggiunge la speranza e fiducia in abbondanza. Or ti chiedon di restare, ma non puoi, tu devi andare per far tutto il mondo pieno del tuo bell‛arcobaleno Rit. TELEBUGADA Commedia dialettale in tre atti La televisione siè autoproclamata il mezzo di informazione e di comunicazione di massa, ma sarebbe più corretto dire di invasione dell‛intimità domestica. Tra i programmi trasmessi la cronaca, sopratutto nera, occupa ampi spazi, riscuotendo alti consensi di ascolto. Ma a volte quanto viene proposto induce le persone a travisare la realtà e ciò può portare scompiglio e turbamento anche all‛interno di una famiglia....tranquilla. “ La televisiun” Rit. La televisiun, che disperaziun! Sempre scià tra i peè, la parla dumà leè. Com un menagram siguta a tampinam. La suta a fa vedè dumà i dispiasè. A forza de nutizi che parlan de disgrazi, la m‛ha ruvinà la voia de mangià. Ma incoo u decidu, an podi propri pù! Inscì u schiscià‛l butun e tas quel campanun. Rit. Ma par nanca vera che da matina a sera da quand le la tas in cà ghe na gran paas. Che bel, podi cantà e anca ragiunaà, decid d‛andà a spas opur de ripusaà. Rit. Parlum tra de num, sa sentum pusè bun. Ghe ul temp de parlas e anca de brascias. Sun sta propri un pistola, lì a fam vegnì la mola. Ma chi me la fa fa, quant temp che u strasà! Rit. La televisiun l‛è là in un cantun. La ga po de rangiass, la pizi se l‛è‛l cas. Po, se vanzi temp, la vardi un quai mument, se la ma fa inversà, la mandi anca a….ranà. “ UL PRET E I SO FASTIDI” La commedia dialettale si sviluppa in tre atti, i quali presentano tre storie di cui sono protagonisti preti vissuti in epoche diverse. Essi si raccontano mettendo in luce la realtà sociale e le difficoltà del loro tempo attraverso il succedersi di situazioni amene e divertenti. DIETRO LE QUINTE ATTORI E COMPARSE ADULTI Adriana Grisoni Alessandro Monti Alfredo Mortera Ambrogio Riva Andrea Magitteri Andrea Pias Angelo Pozzetti Antonella Perniola Anita Tettamanti Augusta Pozzi Brunella Rijillo Carla Antonuccii Carlo Cappellini Cesarina Bosisio Claudio Meroni Cristina Quarti Daniele Maspero Daniele Grisoni Diego Baldini Diego Polito Dino Murat Edoardo Corbetta Edoardo Butti Enrico Malinverno Egidio Malinverno Fabio Matassino Federico Colombo Federica Solazzo Giancarlo Beltramelli Guido Antonucci Lino Buscema Lucia Beltramelli Luciana Evangelisti Marco Cavalleri Mariarita Ronchetti Mario Cavalleri Maruska Regazzoni Maurizio Ieffa Mauro Manfredini Michele Del Buono Paola Mazzola Pierangela Pellegrini Rosi Cattaneo Sara Longhi Valentino Di Pierro ATTORI E COMPARSE BAMBINI Alessandra B. Alessandra C. Alice C. Anna C. Anna S. Antonia V. Chiara C. Chiara F. Chiara M. Chiara P. Claudia P. Cristina L. Davide M. Elena T. Francesca C. Francesca P. Francesca S. Giulia B. Greta I. Ilaria B. Ilaria M. Katia S. Lara P. Laura M. Linda M. Lorella D.B. Luca D.B. Lucio D. Manuel C. Marco M. Marika S. Massimo P. Matteo M. Mauro P. Mauro S. Monica C. Morena F. Nadia G. Nicoletta C. Paolo V. Raffaella P. Rita Z. Rossana T. Samuela R. Sara B Sara M. Sara S. Silvia A. Simona C. Stefania D. Tiziana N. Vasco T. Valeria C. Veronica C. Viviana B. TECNICI E COLABORATORI Adele Gonfalonieri Adriana Grisoni Alessandro Auletta Angelo Rigiretti Anna Zucca Antonio Comandè Antonio Russo Antonio Zanfrini Bruna Bianchi Carla Antonucci Carla Del Buono Daniela Galasso Daniele Casartelli Fernando Pozzi Giorgio Magitteri Giovanni Savignano Giannangela Chiusolo Gianni Perniola Guido Antonucci Guido Moretti Jolanda Ferri Katia Travella Laura De Angelis Loredana Riva Lorella Del Buono Luisella Auguadro Mariagnese Grisoni Marilena Moretti Marisa Ferri Marisa Fasola Rodolfo Borsani Romano Roverelli Rosaria Moretti Stefano Necchio COMPAGNIA TEATRALE “ Filodrammatica di Breccia” ELENCO RAPPRESENTAZIONI “UL TEMP AL PASSA” “UL TAVA‛” BRECCIA BRECCIA MACCIO BRECCIA REBBIO BRECCIA LUCINO BRECCIA BRECCIA FAM.COMASCA REBBIO DIZZASCO ARCA REBBIO CA’ D’INDUSTRIA COMO “ CAMNAGO V. COMO DON GUANELLA BRECCIA CERNOBBIO COMO DON GUANELLA 02/02/1985 03/02/1985 10/02/1985 16/02/1985 17/02/1985 23/03/1985 30/03/1985 04/05/1985 15/09/1985 04/12/1986 05/05/1988 26/09/1999 09/10/1999 14/11/1999 20/05/2001 22/11/2003 17/01/2004 07/02/2004 24/01/2004 29/03/2004 17/04/1993 18/04/1993 24/04/1993 27/11/1993 23/01/1994 29/01/1994 BRECCIA BRECCIA BRECCIA REBBIO (RASS.) BRECCIA BRECCIA (RASS.) 18/03/1995 19/03/1995 25/03/1995 29/04/1995 28/10/1995 11/11/1995 “VITA DA PRETE” “TELEBUGADA” BRECCIA BRECCIA REBBIO (RASS.) CASLINO (RASS.) LORA PARE’ CAMNAGO VOLTA BRECCIA 12/04/1986 13/04/1986 19/04/1986 22/11/1986 28/02/1987 03/12/1987 06/01/1988 09/04/1988 19/03/1989 15/04/1989 12/11/1989 13/05/1990 26/09/1992 17/10/1993 13/11/1993 08/10/1994 26/11/1993 21/11/1998 30/01/1999 07/02/1999 30/11/2002 25/01/2003 10/05/2003 BRECCIA BRECCIA BRECCIA REBBIO (RASS.) OSP.PSICHIATRICO 1989 REBBIO REBBIO 02/12/2000 03/12/2000 17/02/2001 10/03/2001 31/03/2001 07/04/2001 01/12/2001 16/12/2001 BRECCIA BRECCIA (RASS.) BRECCIA 11/09/1993 13/11/1993 29/09/1996 “C‛E‛ UN SEGRETO CHE…” BRECCIA BRECCIA (RASS.) 02/07/1995 21/11/1995 03/04/1988 01/05/1988 03/12/1988 15/01/1989 19/02/ 21/101989 22/101989 “U FAA TREDAS” BRECCIA BRECCIA REBBIO (RASS.) PORTICHETTO OSP. PSICHIATRICO LUCINO BRECCIA BRECCIA “L‛E‛ TURNAA‛L TAVA‛” “QUAND L‛E‛ L‛URA L‛E‛ L‛URA” BRECCIA BRECCIA REBBIO (RASS.) BRECCIA (RASS.) OSP. PSICHIATRICO LIPOMO BRECCIA BRECCIA BRECCIA ALBESE BRECCIA FAM. COMASCA VILLA CELESIA REBBIO (1a RASSEGNA) OSP. PSICHIATRICO ORSENIGO CAPIAGO PORTICHETTO LUCINO AROSIOGIUSEPPINE BRECCIA (RASS.) COMO GIUSEPPINE LUCINO BRECCIA GRANDATE CERNOBBIO CAMNAGO V. CASTIGLIONE I. REBBIO “I STELL LA SAN LUNGA” 11/05/1991 12/05/1991 18/05/1991 08/09/1991 10/11/1991 23/11/1991 07/12/1991 22/10/1991 “ANGIULIN” BRECCIA BRECCIA REBBIO LUCINO LUCINO NESSO LUCINO REBBIO (RASS.) 29/11/1997 30/11/1997 17/01/1998 07/02/1998 08/02/1998 16/05/1998 26/09/1998 23/03/1999 “I DANEE DI PRET…” BRECCIA 22/09/1991 “UL PRET E I SO FASTIDI” CAMNAGO V. CERNOBBIO LUCINO BRECCIA TOTALE 100 RAPPRESENTAZIONI 12/03/2005 14/05/2005 25/09/2005 15/10/2005 CALA IL SIPARIO La “Compagnia Filodrammatica di Breccia” è giunta al traguardo: vent’anni di attività teatrale. Sfogliando l’album dei ricordi che raccolgono le fotografie e le sceneggiature degli spettacoli realizzati, rileggendo gli articoli di stampa apparsi sui giornali, affiorano alla mente memorie che suscitano emozione e…tanta nostalgia. L’impegno, la fatica, le difficoltà, i momenti di tensione e magari qualche screzio vissuti prima o dopo le rappresentazioni non contano, sono cose passate, ormai lontane, che non scalfiscono minimamente i sentimenti di gratitudine, di riconoscenza, di amicizia per quanto condiviso nell’affascinante esperienza del palcoscenico. Forse è un modo di dire un po’ scontato, ma è proprio vero: sembra ieri che alcune persone, mosse dal desiderio di fare teatro, con tanta passione e impegno, ma anche con un po’ d’incoscienza, si lanciavano in questa avventurosa impresa. Sui risultati ottenuti non sta a chi scrive esprimersi, ma una cosa è certa: questi vent’anni di attività si lasciano alle spalle non solo un numero significativo di spettacoli e repliche, ma anche episodi, incontri, il calore degli applausi, le risa del pubblico divertito, le strette di mano, i complimenti, i dopo spettacolo in pizzeria a fare le ore piccole; uno spazio di vita, al di fuori della realtà famigliare e del lavoro, significativo, un’esperienza umana che sicuramente rimarrà nel cuore di tutti noi e di quanti ci hanno sostenuto. Raggiunto questo traguardo la Compagnia si ferma. Occorre recuperare la freschezza di nuove risorse, ritrovare entusiasmo e passione, elementi indispensabili per portare in scena uno spettacolo. Cala il sipario, ma in noi è la certezza, che altri, magari come allora con un pizzico d’incoscienza e di audacia, si lascino sedurre dal fascino del teatro per sperimentarne l’avvincente avventura. Ancora una volta, tutti insieme, col pensiero rivolto agli amici scomparsi, saliamo sul palcoscenico a salutare e ringraziare il nostro affezionato pubblico prima di accomiatarci dietro le quinte. Guido FINE