INDAGINI DI APPROFONDIMENTO DELLA CARTA ITTICA DELLA PROVINCIA DI IMPERIA Bacini del TANARELLO e dell’ARROSCIA, Luglio/Agosto 2005 IVAN BORRONI 1 Fauna ittica, macroinvertebrati bentonici, qualità biologica e chimica dell’acqua. La presente indagine fa parte del programma di progressivo approfondimento ed aggiornamento delle conoscenze sui corsi d’acqua provinciali e sulla loro fauna attraverso lo strumento della Carta Ittica, secondo le linee della legge regionale sulla pesca. Nel periodo luglio/agosto 05 sono state da me eseguite ulteriori indagini ittiologiche e biologiche sui bacini del Tanarello e dell’Arroscia, ambienti tra i più significativi e meritevoli di tutela nell’imperiese, anche se il secondo presenta punti di criticità. Uno degli scopi principali del lavoro è stato in particolare quello di elaborare un piano di gestione della pesca specifico per il bacino del Tanarello, area interamente protetta e caratterizzata ittiologicamente in modo del tutto peculiare nel contesto non solo del territorio imperiese ma ligure in generale. Per quanto concerne il significativo aspetto della fauna macrobentonica mi sono avvalso anche della preziosa supervisione scientifica del dr. Angelo Morisi, biologo con specializzazione di alto profilo nel settore, che sentitamente ringrazio. 2 BACINO DEL TANARELLO L’intero bacino imbrifero del Tanarello costituisce un’area protetta, infatti è incluso in due SIC: IT1313712 (Cima Pian Cavallo-Bric Cornia) e IT1314610 (M.Saccarello-M.Frontè), entrambi definiti “di eccezionale importanza per la presenza di habitat e specie alpine esclusive, rare o al loro limite geografico” (Regione Liguria, La rete Natura 2000). In particolare, per la fauna ittica, è segnalato lo scazzone, Cottus gobio, specie di interesse comunitario inclusa nell’allegato B alla Direttiva Habitat. La bella popolazione di scazzone del Tanarello è l’unica insediata in territorio ligure! Il 14 e 15 Luglio 2005 sono stati effettuati campionamenti di fauna ittica e macrobentonica, nonché misurazioni in loco (con strumentazione portatile) di alcuni parametri fisico-chimici di base (Temperatura - Ossigeno disciolto in valore assoluto e in percentuale di saturazione – pH – Conducibilità). Dette operazioni si sono svolte nelle seguenti sei stazioni rappresentative: A: t. Tanarello: Monesi, q. 1350 B: t. Tanarello: ponte Tanarello, q. 1040 C: t. Tanarello: Maddalena, q. 1000 D: t. Tanarello: ponte Schiarante, q. 945 E: rio di Valcona: Valcona sottana, q. 1130 F: rio della Fonda: q. 970 ITTIOFAUNA 3 DESCRIZIONE STAZIONE: STAZIONE A - Monesi CORSO D’ACQUA Tanarello Tanaro BACINO Triora COMUNE LOCALITA' ponte Monesi QUOTA m s.l.m. 1376 PENDENZA % 8 AMPIEZZA ALVEO ASCIUTTO m 6 MORFOLOGIA VALLIVA valle stretta VEGETAZIONE RIPARIALE cespugli di ontano e salice ALTERAZIONE ALVEO/SPONDE Fondo no Coperture ponte Sponda destra no Sponda sinistra no Briglie e manufatti trasversali si Dighe a monte no CARATT. DEL TERRITORIO SOTTESO Agricoltura e allevamento presenti Vie di comunicazione locali Insediamenti abitativi poco rilevanti Insediamenti produttivi no Derivazioni si SCARICHI A MONTE Civili limitati Produttivi no Inerti no Discariche no VINCOLI DI TUTELA SIC 1314610 M. Saccarello – M. Frontè 4 HABITAT ITTICO: Data campionamento ittiologico Condizioni metereologiche Regime idrologico Larghezza alveo bagnato m Velocità corrente (da 1 a 4) Profondità cm 15/07/05 sereno magra limitata 2,5 3 max 70 media 30 Temperatura acqua C °= 8 ; pH = 7,93 Parametri fisico/chimici Ossigeno disciolto = mg/l 11,9 ; 100 % Conducibilità in microSiemens = 240 Granulometria substrato % massi 40 sassi 40 ciotoli 10 ghiaia 10 sabbia limo Complessità ambientale % salti 20 pool 50 riffle 20 run 10 Ricoveri (0/4) 2/3 Ombreggiatura (0/4) 1 Produttività teorica annua kg/km 21,45 (1.43x6x2,5) Osservazioni: habitat troticolo in condizioni di discreta naturalità DATI ITTIOLOGICI: Zona ittica Comunità ittica (abbondanza 1/4): 2/3 Densità popolazione troticola (pesci/m2) Biomassa popolazione troticola (g/ m2) Struttura popolazione troticola Gestione pesca Interesse alieutico (0/4): Titolarità pesca: Provincia Trota fario Famiglia Salmonidi Specie Trota fario ++ Nome scientifico S. trutta popolazioni di trota poco strutturata in classi d’età (soggetti subadulti) A 2 Osservazioni: popolazione di giovani trote atlantiche sostenuta solo da immissioni. 5 DESCRIZIONE STAZIONE: B - Ponte Tanarello STAZIONE Tanarello CORSO D’ACQUA Tanaro BACINO Mendatica COMUNE LOCALITA' Ponte Tanarello monte QUOTA m s.l.m. 1040 PENDENZA % 3 AMPIEZZA ALVEO ASCIUTTO m 10 MORFOLOGIA VALLIVA valle VEGETAZIONE RIPARIALE boscaglia a ontano,salice e faggio ALTERAZIONE ALVEO/SPONDE Fondo no Coperture no Sponda destra no Sponda sinistra no Briglie e manufatti trasversali no Dighe a monte no CARATT. DEL TERRITORIO SOTTESO Agricoltura e allevamento irrilevanti Vie di comunicazione locali sterrate Insediamenti abitativi no Insediamenti produttivi no Derivazioni no SCARICHI A MONTE Civili limitati e molto a monte Produttivi no Inerti no Discariche no VINCOLI DI TUTELA SIC 1314610 M. Saccarello-M.Frontè 6 HABITAT ITTICO: Data campionamento ittiologico Condizioni metereologiche Regime idrologico Larghezza alveo bagnato m Velocità corrente (da 1 a 4) Profondità cm Parametri fisico/chimici Granulometria substrato % Complessità ambientale % Ricoveri (0/4) Ombreggiatura (0/4) Produttività teorica annua kg/km Osservazioni: buon habitat troticolo in condizioni di naturalità 14/07/05 sereno magra limitata 4 3 max 90 media 40 Temperatura acqua C °= 13,9 ; pH = 7,95 Ossigeno disciolto = mg/l 10,4 ; 100 % Conducibilità in microSiemens = 250 massi 30 sassi 40 ciotoli 20 ghiaia 10 sabbia limo salti 5 pool 10 riffle 20 run 65 3 1 40,04 (1.43x7x4) DATI ITTIOLOGICI: Zona ittica Comunità ittica (abbondanza 1/4): 3/4 Densità popolazione troticola (pesci/m2) Biomassa popolazione troticola (g/ m2) Struttura popolazione troticola Gestione pesca Interesse alieutico (0/4): Titolarità pesca: Provincia Trota fario Famiglia Salmonidi Cottidi Specie Trota fario +++ Scazzone +++ Nome scientifico S. trutta x macrostigma Cottus gobio popolazioni di scazzone e trota ben strutturate in classi d’età A 3/4 Osservazioni: bella popolazione di scazzone, trote discretamente abbondanti (fenotipo mediterraneo x atlantico). 7 DESCRIZIONE STAZIONE: C- Maddalena STAZIONE Tanarello CORSO D’ACQUA Tanaro BACINO Cosio d’Arroscia COMUNE LOCALITA' bivio Maddalena QUOTA m s.l.m. 1008 PENDENZA % 2,5 AMPIEZZA ALVEO ASCIUTTO m 12 MORFOLOGIA VALLIVA valle VEGETAZIONE RIPARIALE boscaglia a ontano,salice e faggio ALTERAZIONE ALVEO/SPONDE Fondo no Coperture no Sponda destra no Sponda sinistra no Briglie e manufatti trasversali no Dighe a monte no CARATT. DEL TERRITORIO SOTTESO Agricoltura e allevamento irrilevanti Vie di comunicazione locali sterrate Insediamenti abitativi no Insediamenti produttivi no Derivazioni no SCARICHI A MONTE Civili limitati e molto a monte Produttivi no Inerti no Discariche no VINCOLI DI TUTELA SIC 1313712 Cima Pian Cavallo-Bric Cornia 8 HABITAT ITTICO: Data campionamento ittiologico Condizioni metereologiche Regime idrologico Larghezza alveo bagnato m Velocità corrente (da 1 a 4) Profondità cm Parametri fisico/chimici Granulometria substrato % Complessità ambientale % Ricoveri (0/4) Ombreggiatura (0/4) Produttività teorica annua kg/km Osservazioni: buon habitat troticolo in condizioni di naturalità 14/07/05 sereno magra limitata 5 2/3 max 120 media 40 Temperatura acqua C °= 14,6 ; pH = 7,98 Ossigeno disciolto = mg/l 9,8 ; 99 % Conducibilità in microSiemens = 249 massi 25 sassi 30 ciotoli 25 ghiaia 20 sabbia limo salti 5 pool 20 riffle 40 run 35 3 2 50,09 (1.43x7x5) DATI ITTIOLOGICI: Zona ittica Comunità ittica (abbondanza 1/4): 3 Densità popolazione troticola (pesci/m2) Biomassa popolazione troticola (g/ m2) Struttura popolazione troticola Gestione pesca Interesse alieutico (0/4): Titolarità pesca: Provincia Trota fario Famiglia Salmonidi Cottidi Specie Trota fario +++ Scazzone ++ Nome scientifico S. trutta x macrostigma Cottus gobio popolazioni di scazzone e trota ben strutturate in classi d’età A 3/4 Osservazioni: scazzone un po’ meno abbondante che a monte, trote numerose (fenotipo mediterraneo x atlantico). 9 DESCRIZIONE STAZIONE: D – Ponte Sciarante STAZIONE Tanarello CORSO D’ACQUA Tanaro BACINO Cosio d’Arroscia COMUNE LOCALITA' Ponte Sciarante monte QUOTA m s.l.m. 932 PENDENZA % 2 AMPIEZZA ALVEO ASCIUTTO m 15 MORFOLOGIA VALLIVA valle VEGETAZIONE RIPARIALE boscaglia a ontano,salice e nocciolo ALTERAZIONE ALVEO/SPONDE Fondo no Coperture no Sponda destra no Sponda sinistra no Briglie e manufatti trasversali no Dighe a monte no CARATT. DEL TERRITORIO SOTTESO Agricoltura e allevamento irrilevanti Vie di comunicazione locali sterrate Insediamenti abitativi no Insediamenti produttivi no Derivazioni no SCARICHI A MONTE Civili limitati e molto a monte Produttivi no Inerti no Discariche no VINCOLI DI TUTELA SIC 1313712 Cima Pian Cavallo-Bric Cornia 10 HABITAT ITTICO: Data campionamento ittiologico Condizioni metereologiche Regime idrologico Larghezza alveo bagnato m Velocità corrente (da 1 a 4) Profondità cm Parametri fisico/chimici Granulometria substrato % Complessità ambientale % Ricoveri (0/4) Ombreggiatura (0/4) Produttività teorica annua kg/km Osservazioni: buon habitat troticolo in condizioni di naturalità 15/07/05 sereno magra limitata 7 2 max 90 media 40 Temperatura acqua C °= 15 ; pH = 8,1 Ossigeno disciolto = mg/l 10,1 ; 101 % Conducibilità in microSiemens = 241 massi 35 sassi 30 ciotoli 20 ghiaia 15 sabbia limo salti pool riffle 20 run 80 2 1 70,07 (1.43x7x7) DATI ITTIOLOGICI: Zona ittica Comunità ittica (abbondanza 1/4): 3 Densità popolazione troticola (pesci/m2) Biomassa popolazione troticola (g/ m2) Struttura popolazione troticola Gestione pesca Interesse alieutico (0/4): Titolarità pesca: Provincia Trota fario Famiglia Salmonidi Salmonidi Cottidi Specie Trota fario ++ Trota marmorata ? Scazzone +++ Nome scientifico S. trutta x macrostigma S. marmoratus Cottus gobio popolazioni di scazzone e trota ben strutturate in classi d’età A 3/4 Osservazioni: bella popolazione di scazzone, trote un po’ meno abbondanti rispetto a monte (fenotipo mediterraneo x atlantico). 11 DESCRIZIONE STAZIONE: E - Valcona Sottana STAZIONE Rio Valcona CORSO D’ACQUA Tanarello BACINO Mendatica COMUNE LOCALITA' ponte a valle borgata QUOTA m s.l.m. 1175 PENDENZA % 7 AMPIEZZA ALVEO ASCIUTTO m 6 MORFOLOGIA VALLIVA forra VEGETAZIONE RIPARIALE fitta boscaglia a ontani,aceri e faggi ALTERAZIONE ALVEO/SPONDE Fondo no Coperture no Sponda destra no Sponda sinistra no Briglie e manufatti trasversali no Dighe a monte no CARATT. DEL TERRITORIO SOTTESO Agricoltura e allevamento limitati Vie di comunicazione locali Insediamenti abitativi piccolo nucleo abitativo Insediamenti produttivi no Derivazioni limitate SCARICHI A MONTE Civili molto limitati Produttivi no Inerti no Discariche no VINCOLI DI TUTELA SIC 1314610 M. Saccarello-M. Frontè 12 HABITAT ITTICO: Data campionamento ittiologico Condizioni metereologiche Regime idrologico Larghezza alveo bagnato m Velocità corrente (da 1 a 4) Profondità cm 15/07/05 sereno magra limitata 3,5 2 max 70 media 35 Temperatura acqua C °= 9,7 ; pH = 7,94 Parametri fisico/chimici Ossigeno disciolto = mg/l 11,6 ; 102 % Conducibilità in microSiemens = Granulometria substrato % massi 20 sassi 30 ciotoli 20 ghiaia 20 sabbia 10 limo Complessità ambientale % salti 15 pool 45 riffle 20 run 20 Ricoveri (0/4) 2 Ombreggiatura (0/4) 4 Produttività teorica annua kg/km 40,04 (1,43x8x3.5) Osservazioni: bel ruscello molto ombroso con discreta portata idrica e buona qualità ambientale. DATI ITTIOLOGICI: Zona ittica Comunità ittica (abbondanza 1/4): 2/3 Trota fario Famiglia Salmonidi Densità popolazione troticola (pesci/m2) Biomassa popolazione troticola (g/ m2) Struttura popolazione troticola Gestione pesca Interesse alieutico (0/4): Titolarità pesca: Provincia 0,20 Specie Trota fario +++ Nome scientifico S. trutta x macrostigma popolazione strutturata in almeno 4 classi d’età (trovate trote di cm 25) A 3 Osservazioni: buon popolamento riproduttivo con soggetti a prevalente (circa 60%) fenotipo ibrido mediterraneo x atlantico. 13 DESCRIZIONE STAZIONE: F -Rio Fonda STAZIONE CORSO D’ACQUA Rio Fonda BACINO Tanarello Cosio d’Arroscia COMUNE LOCALITA' a monte ponte in cemento QUOTA m s.l.m. 960 PENDENZA % 4 AMPIEZZA ALVEO ASCIUTTO m 4 MORFOLOGIA VALLIVA forra VEGETAZIONE RIPARIALE fitto bosco a ontano,faggio e nocciolo ALTERAZIONE ALVEO/SPONDE Fondo no Coperture no Sponda destra no Sponda sinistra no Briglie e manufatti trasversali ponte/guado a valle Dighe a monte no CARATT. DEL TERRITORIO SOTTESO Agricoltura e allevamento irrilevanti Vie di comunicazione locali In sterrato Insediamenti abitativi no Insediamenti produttivi no Derivazioni no SCARICHI A MONTE Civili no Produttivi no Inerti no Discariche no VINCOLI DI TUTELA SIC 1313712 Cima Pian Cavallo-Bric Cornia 14 HABITAT ITTICO: Data campionamento ittiologico Condizioni metereologiche Regime idrologico Larghezza alveo bagnato m Velocità corrente (da 1 a 4) Profondità cm 14/07/05 sereno magra 2 1 max 70 media 25 Temperatura acqua C °= 10,8 ; pH = 8,05 Parametri fisico/chimici Ossigeno disciolto = mg/l 10,7 ; 99% Conducibilità in microSiemens = 272 Granulometria substrato % massi 10 sassi 40 ciotoli 30 ghiaia 15 sabbia limo 5 Complessità ambientale % salti 5 pool 15 riffle 80 run Ricoveri (0/4) 2 Ombreggiatura (0/4) 4 Produttività teorica annua kg/km 14,3 (1,43x5x2) Osservazioni: ruscello con modestissima portata idrica e capacità ittiogenica; trovate poche trote atlantiche concentrate. DATI ITTIOLOGICI: Zona ittica Comunità ittica (abbondanza 1/4): 1 Densità popolazione troticola (pesci/m2) Biomassa popolazione troticola (g/ m2) Struttura popolazione troticola Gestione pesca Interesse alieutico (0/4): Titolarità pesca: Provincia Trota fario Famiglia Salmonidi Specie Trota fario + Nome scientifico Salmo trutta non strutturata (solo 2 classi d’età giovanili) A 1 Osservazioni: modestissimo popolamento troticolo localizzato sostenuto da sole immissioni (trote atlantiche). 15 Commento ai risultati Il Tanarello e alcuni suoi affluenti, quali i rii Valcona, delle Moneghe, Fonda costituiscono habitat torrentizi tipicamente definibili come “zona a trota”. La loro qualità ambientale e il loro pregio naturalistico sono elevatissimi, data anche la limitatezza estrema degli impatti antropici, in particolare prelievi idrici, scarichi inquinanti e manomissioni del naturale assetto degli alvei e delle rive. L’unica zona relativamente antropizzata corrisponde all’abitato di Monesi, ma i modesti impatti qui presenti estrinsecano il loro il loro effetto in maniera puntiforme. L’ittiofauna esistente si dimostra quantitativamente consistente, con presenza di significative popolazioni riproduttive, strutturate di trota (Salmo sp. vedere ampia analisi successiva) e scazzone (Cottus gobio), in particolare lungo l’asta principale a valle di Monesi. Scazzone (Cottus gobio): come già accennato in precedenza questa specie, unica rappresentante nostrana della famiglia dei COTTIDI, è inclusa nell’allegato B alla Direttiva Habitat (92/43/CEE) ed è considerata tra quelle d’interesse comunitario richiedenti l’istituzione di speciali zone di conservazione. E’ inoltre specificamente citata per i due SIC che interessano il Tanarello (Cima di Pian Cavallo-Bric Cornia e M.Saccarello-M.Frontè). Cottus gobio è ampiamente diffuso in Europa, dai Pirenei agli Urali, ma localizzato e poco abbondante data la sua ristretta valenza ecologica (pesce bentonico d’acqua limpida, fredda e corrente, richiedente substrato ciottoloso di adeguata granulometria). 16 In Italia, dove il suo areale di distribuzione comprende l’arco alpino, alcune zone subalpine di risorgiva e alcune stazioni (di probabile transfaunazione) localizzate in maniera molto discontinua lungo l’Appennino centro-settentrionale, lo scazzone è in via di drastica e rapida rarefazione, a causa essenzialmente delle alterazioni ambientali (specialmente deleteri gli interventi di disalveo). Nel Tanarello (unico sito ligure) questa pregevole specie colonizza tutta l’asta principale a valle di Monesi ed è presente con una consistente e ben strutturata popolazione (almeno 6 classi d’età, con taglia fino a cm 13); è assente invece nella parte superiore del corso d’acqua e negi affluenti, dotati di pendenze eccessive, di scarsa portata idrica e di substrato non ottimale. La popolazione di scazzone del Tanarello costituisce un’entità d’interesse naturalistico rilevante, meritevole della massima considerazione e di adeguata tutela. Trote (Salmo sp.) Con lo scazzone le trote costituiscono l’altra componente della comunità ittica del Tanarello: in termini sia di biomassa complessiva che di densità d’individui ne rappresentano anzi la parte preponderante. Le trote, in quanto sottoposte a grande prelievo alieutico, sono, nel Tanarello come praticamente in tutti i corsi d’acqua italiani, da tempo oggetto di gestione (ripopolamenti). Ciò ha fatto si che, al contrario della popolazione di scazzone che è assolutamente naturale, l’originaria popolazione troticola abbia subito per decenni manipolazioni da parte dell’uomo, manipolazioni che, se anche non hanno raggiunto nel Tanarello l’intensità riscontrata in moltissimi altri corsi d’acqua, ne hanno pur sempre modificato le caratteristiche naturali in modo sostanziale. Per questo motivo nell’intestazione del capitolo ci si è limitati ad indicare per le trote il solo nome di genere (Salmo sp.). A questo punto si rende necessario un ampio excursus per tentare di fare un po’ più di chiarezza sull’intricatissima situazione sistematica e zoogeografica delle trote, anche ai fini dell’adozione di corrette politiche gestionali. 17 INQUADRAMENTO TASSONOMICO Le trote appartengono alla famiglia SALMONIDAE alla quale, secondo Nelson (1994) sono assegnati 11 generi con circa 70 specie. Il fatto però che all’interno di questa famiglia si possa riconoscere una diversità biologica molto maggiore di quella normalmente riscontrata nella tassonomia dei pesci, fa sorgere il dubbio che in essa esistano specie biologiche non ancora riconosciute come tali (Gandolfi, 1999). La situazione è ulteriormente complicata, oltre che dall’elevata plasticità fenotipica delle specie di questo gruppo e dalla facilità con cui esse si ibridano tra loro, anche dall’opera di modificazione delle popolazioni originarie attuata dall’uomo. La pratica dei ripopolamenti effettuati con individui di origine alloctona, selezionati ed allevati in piscicolture, ha alterato il quadro distributivo originale delle popolazioni indigene, aggravando sempre di più il problema del loro ”inquinamento genetico” (Gibertoni et al., 1998). Dalla bibliografia disponibile risulta peraltro evidente che esiste un generale disaccordo sulla classificazione di singoli taxa di salmonidi come specie, sottospecie, insiemi di popolazioni o singole popolazioni. Considerando esclusivamente il genere di appartenenza delle trote in senso stretto (Salmo) ed esaminando come questo taxon è trattato nei più popolari manuali sui pesci d’Europa, appare evidente una netta diversità di opinioni: il suo inquadramento tassonomico risulta ancora tutt’altro che definito e acquisito. Ad esempio Ladiges e Vogt (1986) considerano presenti in Europa soltanto due specie di Salmo: il salmone atlantico (S. salar) e la trota (S. trutta). A quest’ultima, oltre alla forma nominale S. trutta trutta, sono assegnate altre 13 sottospecie. Tra queste sono comprese tre sottospecie presenti in Italia (macrostigma, marmoratus e carpio). Maitland (2000) invece, riconosce l’esistenza in Europa di 3 specie appartenenti al genere Salmo: il salmone atlantico (S. salar), la trota marmorata (S. marmoratus) e la trota (S. trutta) con le due forme: di mare e d’acqua dolce (quest’ultima a sua volta distinta nelle morphae o, meglio, ecotipi lacustre e fario). Col termine “fario” (livrea policroma caratterizzata dalla tipica punteggiatura rossa e nera) s’intende l’ “ecotipo” di torrente della specie Salmo trutta. L’ecotipo non è una categoria tassonomica ma sta semplicemente ad indicare, all’interno di una stessa specie, tipologie morfologiche differenti non di origine genetica ma legate esclusivamente all’ambiente di vita. Così, ad esempio, le Salmo trutta viventi in laghi di grandi dimensioni assumono aspetto e livrea del tutto diverse dalle “fario” di torrente e allevamento (taglia maggiore, colore di fondo argentato, solo poche macchie nere a forma stellata e niente macchie rosse): in questo caso si parla di “ecotipo lacustre”. Riguardo alle origini della trota fario in Italia, la comunità scientifica è stata in passato piuttosto concorde nel considerare questa trota derivante, così come le varie altre forme, specie e sottospecie di trote viventi in gran parte d’Europa, da un’unica progenitrice: la forma anadroma di Salmo trutta. Secondo Tortonese (1970), Salmo trutta, specie polimorfica e politipica, sarebbe presente in Italia con le tre sottospecie: • S. trutta trutta, cui va ricondotta la trota di torrente o fario, presente in tutte le regioni continentali, in Sardegna ed in Sicilia (per Tortonese non aveva validità il taxon macrostigma); • S.trutta marmoratus, cioè la trota marmorata o padana, endemica dell’Italia settentrionale; • S. trutta carpio, il Carpione, sottospecie endemica del Lago di Garda. La trota di lago, indicata da alcuni Autori (Behnke, 1972) come Salmo trutta lacustris, sarebbe invece, secondo Tortonese, un ecotipo riferibile in parte a Salmo trutta trutta ed in parte a Salmo trutta marmoratus. Più recenti revisioni dei Salmonidi italiani (Gandolfi et al., 1991; Zerunian 2002) propongono che Salmo trutta L. sia da considerarsi una superspecie costituita da tre semispecie: S. (trutta) marmoratus Cuv. (trota marmorata o trota padana), S. (trutta) trutta L. (trota fario o trota di torrente), S. (trutta) macrostigma (trota siculo/sarda) Dumeril. In particolare la trota fario avrebbe un areale originario (autoctono?) limitato all’arco alpino, anche se attualmente essa è diffusa in tutta 18 Italia, con popolazioni sostenute da continue immissioni di materiale proveniente da allevamenti nazionali ed esteri. Esisterebbero poi due altre buone specie del genere Salmo: S. carpio e S. fibreni, rispettivamente il carpione del Garda e il carpione del Fibreno. Secondo Gandolfi & Zerunian (1987), la trota fario e la trota marmorata avrebbero avuto una distribuzione originariamente allopatrica (areali distinti), essendo la fario dislocata in acque spiccatamente montane e la marmorata più a valle. Questa visione è confermata dalle osservazioni di Forneris et al. (1996) i quali riconoscono nei principali corsi d’acqua alpini “una caratteristica successione di Salmonidi che rispecchia verosimilmente l’originaria distribuzione della due trote indigene”: trota fario e trota marmorata. Procedendo da monte a valle essi identificano: • un “settore montano superiore”: dove vive la trota fario; • un “settore di fondovalle e pianura” abitato dalla trota marmorata, la quale può risultare, in questo tratto, il salmonide prevalente; • un tratto interposto tra i primi due, il “settore montano inferiore”, dove la naturale sovrapposizione degli areali determina la parziale rottura delle barriere riproduttive e l’insorgenza delle forme ibride. La situazione di estesa simpatria (convivenza) di trota fario e marmorata riscontrabile oggi deve però essere addebitata in larga parte alle attività antropiche d’immissione di trote fario nelle aree originariamente a trota marmorata. Dalla bibliografia degli ultimi anni venti anni circa, conseguente al fiorire di studi con tecniche di tipo genetico (uso di marcatori biochimici e molecolari), è però venuto emergendo in modo convincente che le popolazioni di trote del versante atlantico dell’Europa, da cui derivano i ceppi utilizzati per gli allevamenti, sono geneticamente diverse da quelle del versante mediterraneo (Guyomard, 1989; Krieg & Guyomard, 1985). Si è così introdotta la distinzione tra trote di “ceppo atlantico” e trote di “ceppo mediterraneo”. Ricerche effettuate su trote di allevamento, sia in Italia che in Francia, hanno, infatti, rivelato che tutti i campioni esaminati appartenevano al ceppo atlantico (Krieg & Guyomard, 1985). La separazione tra i rispettivi gruppi di popolazioni sarebbe avvenuta durante l’ultima glaciazione (Gandolfi, 1999). Il grado d’ibridazione (introgressione) attualmente presente nell’area meridionale tra le popolazioni atlantiche e mediterranee sarebbe, in gran parte, il risultato di immissioni operate dall’uomo, in misura molto minore invece, sarebbe legato alla capacità delle trote di spostarsi in mare con una certa facilità. Secondo i più recenti studi di Nonnis Marzano et al. 2002, 2003 si ritiene piuttosto plausibile pensare che nell’area mediterranea si sia originato in epoca Miocenica-Pleistocenica un unico progenitore delle diverse trote locali, la trota macrostigma, dalla quale successivamente si sarebbero differenziate popolazioni con caratteristiche proprie in base ai diversi ambienti colonizzati (tirrenici o adriatici, insulari o peninsulari). In sintesi, indipendentemente dall’aplotipo mitocondriale, nell’area mediterranea era originariamente presente la trota macrostigma, nettamente differenziata dalla forma atlantica di trota fario e, verosimilmente, di questa più antica da un punto di vista filogenetico. S.macrostigma, dunque, dovrebbe essere considerata come ESU (Evolutionary Significant Unit). Bernatchez (2001) ha comunque evidenziato due diversi aplotipi mitocondriali nelle trote di torrente autoctone del Mediterraneo, definiti uno mediterraneo e l’altro adriatico, oltre all’aplotipo marmorata, all’aplotipo atlantico e a uno danubiano). L’allegato B alla Direttiva Habitat considera buone specie S. marmoratus e S. macrostigma e le colloca tra quelle d’interesse comunitario per le quali vanno istituite zone di tutela. Rispetto al quadro della distribuzione originaria della trota di torrente in Italia, la situazione attuale è comunque drasticamente mutata. Oggi solo una minima parte delle popolazioni di trota possono forse ritenersi autoctone dei nostri fiumi e torrenti e geneticamente non inquinate; per questo motivo, in molte province, sono stati avviati programmi di recupero di queste popolazioni residuali 19 che prevedono, innanzi tutto, la messa a punto di metodi sicuri per il loro riconoscimento e la loro inequivocabile distinzione dagli esemplari alloctoni d’immissione (Mearelli et al., 1995; Pascale, 1995; Jelli & Alessio, 1994). MORFOLOGIA DELLE TROTA FARIO Poiché comunemente con l’appellativo “trota fario” viene indicata ogni trota con livrea a punti rossi e neri (o bruni), occorre distinguere tra cosiddette fario di “ceppo atlantico” (assegnabili a S. trutta trutta) e fario di “ceppo mediterraneo” (alla luce dei dati più recenti presumibilmente attribuibili a S. macrostigma). Sebbene normalmente la notevole plasticità fenotipica delle trote obblighi a ricorrere all’indagine della diversità genetica, con l’impiego di marcatori molecolari, per l’attribuzione ad uno dei due ceppi, spesso è già significativa, se non risolutiva, l’osservazione di alcuni caratteri morfologici di livrea. In particolare le caratteristiche tipiche del ceppo atlantico sono : • assenza della macchia preopercolare nera; • assenza, nello stadio adulto, di macchie parr lungo i fianchi; • punteggiatura rada sui fianchi, con macchie di grandi dimensioni circondate da un alone bianco ben evidente Caratteristiche fenotipiche della trota fario di “ceppo atlantico”. Assenza della macchia opercolare Assenza, nello stadio adulto, di macchie parr lungo i fianchi Punteggiatura rada sui fianchi, con macchie di grandi dimensioni circondate da un alone bianco ben evidente Esemplare adulto di trota fario di fenotipo “atlantico” 20 Le caratteristiche fenotipiche peculiari del “ceppo mediterraneo” invece sono: • macchia preopercolare scura, ben definita, circondata generalmente da macchiettatura nera; • macchie parr (tigrature) verdastro-azzurre lungo i fianchi, spesso lobate, anche nei soggetti adulti; • macchiettatura fine diffusa sui fianchi e sulla pinna dorsale; • la colorazione della macchiettatura, che può essere rada o fitta, è generalmente diversa da soggetto a soggetto. Si riscontrano soggetti con macchiettatura solo rossa, solo nerastra o bruna o, più spesso, mista. Le popolazioni di un corso d’acqua presentano differenze nel numero e nella disposizione delle macchie rispetto a quelle di altri corsi d’acqua, pur sostanzialmente conservando (con alcune eccezioni) le altre caratteristiche; • corpo slanciato e snello (specie nei soggetti di sesso maschile); • testa relativamente grande e pinne ben sviluppate. Caratteristiche fenotipiche della trota fario di “ceppo mediterraneo”. Macchia scura in posizione opercolare, ben evidente, generalmente circondata da piccole macchie nere Macchie parr verdastre lungo i fianchi anche dei soggetti adulti Punteggiatura fitta sui fianchi e sulle pinne dorsale e adiposa, con piccole macchie rosse o nere, contornate da alone chiaro poco esteso Esemplare adulto di trota fario di fenotipo “mediterraneo” 21 L’IMPIEGO DEI MARCATORI MOLECOLARI IN STUDI GENETICI SULLE TROTE La classificazione di molte specie di salmonidi attraverso il solo uso di caratteri morfologici, come già accennato, presenta numerose limitazioni in relazione all’elevata plasticità dei tratti fenotipici in questo gruppo e all’elevato livello di ibridazione. La trota (Salmo trutta), in particolare, è una delle specie di salmonidi caratterizzata da una maggiore complessità genetica (Allendorf et al., 1979; Apostolidis et al., 1996) a causa sia di fenomeni adattativi recenti (notevole capacità di adattamento alle diverse condizioni ambientali e isolamento riproduttivo) sia di adattamenti in relazione a fenomeni paleogeografici e paleoclimatici (in particolare l’influenza dei fenomeni glaciali pleistocenici). In conseguenza di tali fattori larga parte della diversità biologica intraspecifica, non considerando l’influenza antropica, può corrispondere a differenze genetiche tra le diverse popolazioni (Estoup et al., 1998). L’approccio genetico, integrato con il più accessibile approccio morfologico, contribuendo alla descrizione della diversità delle popolazioni analizzate, costituisce una fonte di importanti informazioni utili per la pianificazione delle azioni di gestione degli ecosistemi acquatici ed in particolare delle risorse ittiche in essi presenti, Nell’ambito della genetica di popolazione un settore di interesse crescente è quello dell’analisi genomica con l’impiego di marcatori molecolari. Questi ultimi danno l’opportunità di rilevare la diversità di regioni di DNA omologhe in individui diversi appartenenti alla stessa specie. Storicamente (anni 80) l’elettroforesi di proteine ha rappresentato per circa un decennio uno dei principali metodi di studio ed ha fornito importanti dati sui livelli di variabilità genetica sia all’interno di medesime popolazioni, sia tra popolazioni differenti. Le indagini su alcuni specifici loci enzimatici hanno consentito, per esempio, di individuare le due distinte forme di trota fario del bacino Mediterraneo e di quello Atlantico (Guyomard, 1989). Altrettanto importanti risultano i dati relativi alla divergenza genetica tra le due forme di trota Salmo marmoratus e Salmo t. trutta ed alla forma endemica del Lago di Garda Salmo carpio (Giuffra et al., 1994). Questo tipo di marcatori, tuttavia, è stato negli anni 90 affiancato e superato da nuove tecniche, prevalentemente basate sull’utilizzo della metodologia PCR (Polymerase Chain Reaction) che indagano (con prelievo di materiale senza il sacrificio del soggetto, come invece avveniva per le tecniche elettroforetiche) il DNA mitocondriale (a trasmissione matrilineare) e il DNA nucleare. Negli anni 90 diversi gruppi di ricercatori si sono impegnati, con creatività ma senza coordinamento, nell’individuazione di una svariata serie di marcatori. Ciò ha esteso il campo di ricerca ma ha pure instaurato una sorta di anarchia metodologica. Attualmente, secondo Nonnis Marzano et al. (2003), l’approccio più corretto per la selezione di ceppi di riproduttori da destinarsi agli interventi di recupero delle popolazioni autoctone dovrebbe integrare la diagnosi morfologica con lo studio del DNA mitocondriale (a trasmissione matrilineare) e con lo studio del locus LDH-C1 (Mc Meel 2001) del DNA nucleare. Le trote del Tanarello I primi dati relativi alla fauna ittica del Tanarello di cui sono a conoscenza risalgono ai miei campionamenti del 1994, eseguiti per uno studio preliminare di Carta Ittica (stazioni a Pian Isola e a Monesi). Un altro campionamento, sempre nella zona di Pian Isola, l’ho compiuto nel 2002 (vedi Carta Ittica Imperia, 2004). Altre informazioni antecedenti (campionamenti risalenti al periodo 1988/90, sempre da me effettuati) sono desumibili dalla “Carta Ittica relativa al territorio della regione piemontese”, pubblicata nel 1992. Questi ultimi dati non riguardano direttamente il Tanarello ma si riferiscono a stazioni vicine o addirittura adiacenti al confine provinciale 22 Cuneo/Imperia, precisamente una sul Negrone, appena a monte della confluenza col Tanarello, e una sul Tanaro, a Ormea. Un’ultima stazione, sull’alto Negrone (confluenza col Ciairello), l’ho campionata sempre nel 1994, per lo studio preliminare della Carta Ittica di Imperia. Tutte le notizie disponibili antecedenti la presente indagine hanno confermato essere la comunità ittica dell’alto Tanaro (a monte di Ormea) costituita da scazzoni e trote. Queste ultime erano soggetti di livrea fario nelle stazioni più elevate, sia sul Tanarello che sul Negrone, mentre erano stati sporadicamente rinvenuti, sia sul Tanaro (da Ormea alla confluenza Tanarello/Negrone) che nel tratto inferiore di entrambi questi tributari, alcuni soggetti di livrea marmorata, pochissimi di fenotipo puro, la maggioranza ibridi marmorata x fario. La frequenza dei rinvenimenti di marmorate (comunque sempre in presenza di una schiacciante predominanza di trote fario) decresceva progressivamente, fino a ridursi ai minimi termini, risalendo da Ormea fino all’origine del Tanaro, riducendosi a reperto occasionale nel basso tratto di Tanarello e Negrone (pochissimi soggetti ibridi). Se ne desume che in origine (prima delle massicce e sistematiche immissioni di fario atlantiche, iniziate ormai diversi decenni orsono) il popolamento troticolo naturale del Tanaro dovesse essere a marmorate fino alla sua origine (confluenza Tanarello/Negrone), che le aste inferiori di questi due tributari dovessero costituire una fase di transizione dalla zona “a marmorata” a quella “a fario mediterranea”, mentre i tratti medio-alti degli stessi due torrenti, coi relativi affluenti perenni, dovessero essere popolati solamente dalla trota fario di ceppo mediterraneo, in associazione o meno con lo scazzone. Per quanto riguarda il popolamento a trota fario del Tanaro e dei tributari era confermata, allo stato, una netta prevalenza del fenotipo “atlantico” ma, sia la Carta Ittica piemontese (per il Negrone) che quella di Imperia (per il Tanarello), pur in assenza di riscontri genetici, ipotizzavano, su base esclusivamente morfologica, la possibilità che in alcune sezioni dei due corsi d’acqua potessero sopravvivere residuali popolazioni di fario di “ceppo mediterraneo”, ibridate col “ceppo atlantico”, così come già osservato da Borroni et al. (2002) in torrenti del genovesato. Da un quadro così complesso, ribadendo che il bacino del Tanarello è tutto imperiese e tutto protetto da SIC e che sia lo scazzone, che la trota marmorata che la trota mediterranea (assegnando questa alla specie S. macrostigma) sono taxa definiti di interesse comunitario e conseguentemente tutelati, si evince che si pongono seri problemi di ordine gestionale per la pesca. Da questi aspetti naturalistici, che però rivestono anche una evidente valenza amministrativa, si è mossa la presente indagine sul tipo di popolamento troticolo del Tanarello: essa ha voluto estendere ad un numero maggiore di stazioni le osservazioni sull’ittiofauna e sul macrobenton, allargando i temi dell’indagine ittiologica oltre l’approccio classicamente morfologico fino a quello genetico. A questo scopo ho concordato col dr. Francesco Nonnis Marzano, del Dipartimento di Biologia Funzionale ed Evolutiva dell’Università di Parma (attualmente gruppo di punta 23 nelle indagini genetiche sulla trota mediterranea), un programma di studio sulla popolazione di trota fario supposta mediterranea del Tanarello, comparativamente anche con le popolazioni viciniori ritenute mediterranee di corsi d’acqua delle Alpi Marittime (valli Gesso e Stura) e delle Alpi Liguri (alta valle dell’Orba), nonché con ceppi d’allevamento pure asseriti di tipo mediterraneo (Allevamento Canali Cavour di Centallo CN e Centre Piscicole Regional des Alpes Maritimes “Les Fontans” de Roquebilliere). Attualmente ho completato la raccolta di tutti i campioni da sottoporre ad indagine che ho consegnato al Dipartimento di Parma. I primi risultati dell’indagine (DNA mitocondriale e nucleare) su 14 trote fario prelevate sul Tanarello, nelle stazioni di Ponte Tanarello e Maddalena, dimostrerebbero che 9 sono ibride atlantica x mediterranea e 5 atlantiche pure. Non appena mi perverranno i risultati completi provvederò ad integrare la presente relazione. Le osservazioni eseguite nel luglio 05 nelle 6 stazioni in precedenza descritte hanno comunque confermato, su base morfologica, l’esistenza di una situazione alquanto articolata: nella stazione di Monesi, dove è più agevole l’accesso con mezzi di trasporto e dove, presumibilmente, più intense sono state nel tempo le immissioni di novellame d’allevamento, attualmente il popolamento troticolo è esclusivamente costituito da soggetti giovani di fenotipo prettamente atlantico. Così pure sul Rio Fonda, peraltro molto povero d’acqua e di habitat idoneo ad ospitare un popolamento troticolo di qualche consistenza, le poche trote osservate risultavano di fenotipo atlantico. Al contrario, nel Rio Valcona e nell’asta centrale di Tanarello compresa tra le stazioni di Ponte Tanarello, a monte, e di Ponte Sciarante, a valle, i campionamenti con elettrostorditore hanno consentito di constatare la presenza di una popolazione di trota fario consistente e ben strutturata nelle varie classi d’età, connotata da una livrea con alcuni caratteri di tipo mediterraneo, quali la macchia retroculare e le macchie parr, talora plurilobate, negli adulti (vedere foto pg.16). Non sono più stati trovati invece soggetti con livrea marmorata, neppure ibrida (un ibrido era stato trovato nel 2002 a Ponte Isola). Ciò fa ritenere che, in questa zona di Tanarello, si sia costituita una popolazione riproduttiva con genoma ibrido mediterraneo/atlantico, mentre la sporadica risalita di marmorate dal basso pare di fatto sostanzialmente esaurita. Gli esemplari campionati sono risultati di taglie diverse, fino a una misura massima riscontrata di cm 28 (pesce nel sesto anno di vita). Dalla misurazione delle lunghezze totali di 85 individui di diversa età si è calcolato che la taglia raggiunta alla fine del primo anno di vita sia mediamente di cm 7/9, alla fine del secondo cm 14/16, del terzo cm 19/21 e del quarto cm 23/25. Nella parte inferiore del Tanarello, a valle del Ponte Sciarante fino alla confluenza col Negrone, la conformazione dell’alveo, caratterizzato da una successione di ampie e profonde pool, dove l’efficacia di cattura dell’elettrostorditore è pressocchè annullata, non si sono eseguiti campionamenti. Osservazioni occasionali su trote 24 catturate da pescatori inducono però a ritenere che la situazione sia più disomogenea, con presenza di trote fario sia di fenotipo nettamente atlantico che ibrido atlantico/mediterraneo, ma anche, molto raramente, di soggetti con livrea ibrida fario/marmorata. Proposta di un piano di gestione della pesca e dei ripopolamenti nel bacino del Tanarello Le caratteristiche di elevata naturalità e qualità ambientale del torrente Tanarello e di gran parte del suo bacino imbrifero, l’habitat di tipo alpino, le peculiarità della sua ittiofauna nel contesto ligure e la sua particolare significatività sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo, la capacità autoriproduttiva di entrambe le componenti della comunità ittica (scazzone e trota), l’elevata valenza turistica della zona, uniti ai vincoli di tutela esistenti (2 SIC), inducono necessariamente a prospettare per questo corso d’acqua un tipo di gestione della pesca e dei ripopolamenti mirati. La finalità della gestione ittica in un contesto ambientale tanto pregevole e conservato deve contemperare l’obbligo di tutelare efficacemente l’ ancor rilevante patrimonio naturalistico con le esigenze turistico- alieutiche. In questa prospettiva viene avanzata la seguente, specifica proposta di gestione della pesca e dei ripopolamenti ittici. Per quanto concerne l’esercizio della pesca nel bacino del Tanarello si prospettano tre situazioni distinte: a) esercizio della pesca alle seguenti condizioni generali previste dalla Carta Ittica: pesca alla trota consentita dall’ultima domenica di febbraio alla prima domenica d’ottobre; tenuta del libretto delle catture; taglia minima di cattura cm 22 per la trota fario, sia di fenotipo atlantico che mediterraneo o ibrido (in prospettiva sarebbe però tecnicamente auspicabile un innalzamento a cm 24); divieto assoluto di pesca dello scazzone (Cottus gobio). Inoltre si propongono le seguenti misure restrittive rispetto alla Carta Ittica: numero massimo di trote catturabili per giornata di pesca 4; numero massimo di trote catturabile per un intero anno di pesca 60; divieto assoluto di pesca alla trota marmorata, anche di fenotipo ibrido. Quest’ultimo divieto potrebbe venire meno in futuro, qualora si reperissero (ipotesi allo stato dei fatti non ancora realizzabile) trotelle marmorate da ripopolamento di cm 4/6 di sicura e comprovata purezza genetica e appartenenti alla popolazione del bacino del Tanaro (sottobacini del Tanaro o dello Stura di Demonte); queste si potrebbero immettere nel tratto inferiore del Tanarello, a valle del ponte Sciarante. Questa regolamentazione delle pesca dovrebbe vigere su tutti gli affluenti e sull’asta principale nel tratto superiore, a monte del Rio Colletta (sin orografica), e nel tratto inferiore, a valle di Ponte Sciarante. 25 b) Nel tratto compreso tra l’immissione del Rio Colletta e il Ponte dell’Isola si propone l’istituzione di una regolamentazione “no kill”, con divieto di trattenere il pesce pescato, che va prontamente e opportunamente rilasciato. Va imposto l’uso esclusivo di esche artificiali (mosche galleggianti o sommerse e cucchiaini o pesci finti, rotanti o ondulanti) munite di un solo amo senza ardiglione o con l’ardiglione schiacciato. Nella stessa giornata il pescatore non può inoltre esercitare la pesca sia nella zona “no kill” che nella zona libera, ma deve limitarsi ad una sola di queste zone (con segnatura sul tesserino). L’efficacia di questa regolamentazione richiede una notevole intensificazione del servizio di vigilanza in loco ed una specifica organizzazione dello stesso (vigilanza comunque agevolata dal fatto che il tratto di torrente in questione è costeggiato da una strada carrozzabile con un solo accesso). c) Nel tratto compreso tra il Ponte Sciarante e il Ponte dell’Isola si propone la riconferma del già vigente divieto assoluto di pesca. Per quanto riguarda i ripopolamenti, ribadito che sono assolutamente vietate le immissioni di trote pronta pesca (in quanto categoria gestionale A), vanno totalmente interrotte le immissioni di novellame di trota fario di ceppo atlantico in tutto il bacino del Tanarello. Le immissioni consentite prevedono solamente il rilascio di un numero di trotelle di ceppo mediterraneo di cm 4/6 compreso tra 12.000 e 15.000, da acquistarsi mediante apposita gara con garanzia dell’origine e della purezza genetica del materiale. Queste trotelle di ceppo mediterraneo andrebbero seminate esclusivamente nei tratti di torrente dove si esercita la pesca con prelievo del pescato, mentre dove vigerebbero la regolamentazione “no kill” e il divieto di pesca non andrebbero eseguite immissioni di alcun genere. Come già detto, qualora divenisse disponibile novellame di marmorata dagli opportuni requisiti, le semine di fario mediterranee potrebbero essere in parte sostituite da quelle di marmorata (circa 5000 capi) nella parte a valle del Ponte Sciarante. MACROBENTON L’obiettivo dell’indagine macrobentonica sul Tanarello era di quantificarne (mediante l’utilizzo dell’Indice Biotico Esteso, GHETTI 1997; IRSA 2003) i livelli di qualità ambientale e di funzionalità ecologica (compresa la capacità di sostenere una ittiofauna adeguata) e inoltre di individuare elementi di caratterizzazione faunistica utili per ulteriormente delineare i connotati di grande pregio o di peculiarità di questo ecosistema fluviale inserito in due SIC. Stazioni campionate (le stesse che per l’indagine ittiologica): A: t. Tanarello: Monesi, q. 1350 B: t. Tanarello: ponte Tanarello, q. 1040 26 C: t. Tanarello: Maddalena, q. 1000 D: t. Tanarello: ponte Schiarante, q. 945 E: rio di Valcona: Valcona sottana, q. 1130 F: rio della Fonda: q. 970 Tabella 1: caratteri ambientali delle stazioni A B GRANULOMETRIA DEL SUBSTRATO roccia 4 1 massi 1 2 ciottoli 2 3 ghiaia 3 4 RITENZIONE DEL DETRITO sostenuta X X ORGANICO moderata STRUTTURA DEL DETRITO ORGANICO grossolana X X ANAEROBIOSI assente X X PERIPHYTON rilevabile al tatto feltro sottile X Alghe filamentose X Alghe crostose X VEGETAZIONE ACQUATICA muschi X VEGETAZIONE RIPARIA boscosa X arbustivo-boscosa erbaceo- arbustiva X LARGHEZZA ALVEO BAGNATO (metri) 1,5 5 VELOCITA’ DELLA CORRENTE media e poco turbolenta elevata e turbolenta X molto elevata e X turbolenta ALTEZZA MEDIA DELL’ACQUA (cm) 20 40 REGIME IDROLOGICO magra/morbida X X C 1 2 3 4 X D 1 2 3 4 X X X X X X X X X E 4 1 2 3 X F 4 1 2 3 X X X X X X X X X X X 5 4,5 3 X X X 40 X 30 X 30 X 3 X 25 X Si tratta di ambienti riconducibili alla tipologia del torrente montano (metarhithron), con l’eccezione della stazione A (Tanarello, Monesi) che presenta caratteristiche più francamente alpine (epirhithron) affiancate a caratteri di sorgente (crenon); la velocità di corrente e la turbolenza risultano relativamente elevate in tutti i siti e giustificano gli alti livelli di ossigeno disciolto riscontrati, mentre i valori di pH e quelli di conducibilità rilevati nel corso dell’indagine sono compatibili con la litologia eminentemente carbonatica del territorio: i primi ricadono costantemente nel campo basico, e la modesta variabilità riscontrata nei secondi è ricompresa presumibilmente nell’àmbito del range strumentale. I campioni di fauna bentonica sono stati raccolti con l’ausilio di un retino immanicato lungo transetti rappresentativi dell’insieme dei microhabitat presenti, smistati sul campo e in seguito controllati allo stereoscopio: il numero delle unità sistematiche di macroinvertebrati censite assomma a 48, ciò che depone per una biodiversità degli 27 ambienti indagati che appare considerevole soprattutto se rapportata alle quote altimetriche, relativamente alte; va segnalato inoltre che la presenza di alcune entità rare o insolite (Perla, Perlodes, Heptagenia, BERAEIDAE, DIXIDAE, RHAGIONIDAE, SCIRTIDAE) rappresenta un elemento di pregio naturalistico che conferma l’elevata qualità ambientale che contrassegna il bacino del Tanarello anche esternamente all’ambito strettamente fluviale. Perla sp.: Tanarello, Monesi; a dx., Heptagenia sulphurea: Rio della Fonda Scirtidae, Hydrocyphon sp.; a dx., Beraeidae, Beraea sp.: Tanarello, Maddalena Considerando che la fauna macrobentonica entra a far parte per una quota rilevante dello spettro trofico dei Salmonidi (nonchè dei Cottidi), le densità di popolazione rilevate consentono di affermare che l’ambiente indagato è in grado di sostenere adeguate popolazioni ittiche. L’analisi del materiale raccolto, i cui risultati sono presentati nella tabella 2, ha dimostrato una sostanziale uniformità su livelli di qualità biologica alti o molto alti: infatti i valori di I.B.E., oscillanti fra 11 e 12, fanno ricadere costantemente il giudizio nell’ambito della prima classe (= ambienti nei quali non sono rilevabili segnali di inquinamento o alterazione), una diagnosi che è confortata dalla constatazione che tutte le stazioni ospitano elementi di elevato significato indicatore (non sono mai presenti meno di 4 unità sistematiche di Plecotteri), godono di una considerevole naturalità e sono immuni da significativi interventi antropici, come dimostra la totale 28 assenza di indici visuali di inquinamento (anossia, batteri filamentosi) e di organismi indicatori di stress ambientale (Oligocheti e Chironomidae tipici dei fanghi organici). Nella tabella 2 la presenza dei diversi taxa di macroinvertebrati viene rappresentata con una simbologia che tiene conto delle rispettive abbondanze relative: è così possibile apprezzare, fra le stazioni campionate, differenze che sono correlate non solo agli aspetti “qualitativi” ma anche a quelli “quantitativi” delle comunità macrobentoniche; i taxa contrassegnati con il simbolo * sono stati esclusi dal calcolo dell’indice I.B.E. in ossequio alle prescrizioni metodologiche (Hydracarina e VELIIDAE, per esempio) oppure perché, per il numero troppo basso di individui campionati, si è ritenuto corretto considerarli estranei alla tipologia fluviale in esame e attribuire il loro rinvenimento ad episodi di trasporto occasionale. PLECOTTERI EFEMEROTTERI TRICOTTERI DITTERI Tabella 2: fauna a macroinvertebrati e I,B.E. A B 1 Chloroperla °° 2 Dinocras 3 Isoperla °°°° 4 Leuctra °°° °° 5 Nemoura °° 6 Perla °° ° 7 Perlodes °° ° 8 Protonemura °°° °° 9 Baetis °° ° 10 Ecdyonurus °°° °° 11 Epeorus °° °* 12 Ephemera 13 Habroleptoides °°° °°° 14 Heptagenia 15 Paraleptophlebia 16 Rhithrogena °°° 17 Serratella °° Tabella 2 segue 18 BERAEIDAE 19 GLOSSOSOMATIDAE °° 20 GOERIDAE 21 HYDROPSYCHIDAE °°°° 22 LIMNEPHILIDAE °° °°°° 23 ODONTOCERIDAE °° 24 PHILOPOTAMIDAE °°° 25 POLYCENTROPODIDAE °°° °° 26 RHYACOPHILIDAE °° °° 27 SERICOSTOMATIDAE °* 28 ATHERICIDAE ° °° 29 BLEPHARICERIDAE ° 29 C D E °° ° ° °° ° °° ° °° °° °°° °* °°° ° °° °° °° °* °° °° F °° °° °° °° °° °° °°° °* °° °° °°°° °° °°° °* °° °° °* °°° °* °° °* °°°° °* °°° °° °° °°° °° °° °°°° °° ° °°°° °* °° °° ° °* °°°° °° °°° °°° °° °° °* °°° °°° °° °° °°° °° °° °°° 30 CERATOPOGONIDAE 31 CHIRONOMIDAE 32 DIXIDAE 33 EMPIDIDAE 34 LIMONIIDAE 35 PSYCHODIDAE 36 RHAGIONIDAE 37 SIMULIDAE 38 STRATIOMYIDAE 39 TIPULIDAE COLEOTTERI 40 DYTISCIDAE 41 ELMIDAE 42 HYDRAENIDAE 43 SCIRTIDAE ETEROTTERI 44 VELIIDAE TRICLADI 45 Crenobia 46 Dugesia OLIGOCHETI 47 LUMBRICULIDAE ALTRI 48 HYDRACARINA Numero totale di Unità Sistematiche Numero di Unità Sistematiche valide Indice Biotico Esteso I.B.E. Classe di qualità biologica °°° °° °* °° °° °° ° °° °° ° °° °° °° °° ° °° °° °° °° ° °* °* °°° °° °° °°° °°° °° °° ° ° °° °* ° ° °* °° °°° °° °° ° °° °° °° ° °* 31 28 12 I °* 26 24 11 I °° °°° °° °* 32 26 12-11 I °* 26 22 11 I °°° °°° °° °°° °° °* °°° ° ° °* 30 24 11 I °°° °* 26 22 11 I Allo scopo di quantificare con una metodologia “imparziale” le somiglianze o le differenze fra le biocenosi analizzate, i dati di presenza faunistica sono stati utilizzati per ricavare, mediante confronto a coppie, l’indice di similarità di Jaccard fra le comunità macrobentoniche rilevate nelle sei stazioni prescelte: i risultati sono rappresentati nella tabella 3, nella quale si pone immediatamente in evidenza una significativa somiglianza fre le stazioni B e C e, per contro, una similarità assai modesta fra A e F. B C D E F Tabella 3 Indice di similarita’ a coppie fra le stazioni A B C D E 0.528 0.555 0.794 0.529 0.667 0.697 0.625 0.527 0.647 0.575 0.525 0.550 0.487 0.450 0.381 30 F Commento ai risultati La stazione A (Tanarello, Monesi) è quella situata alla quota più elevata e, come già accennato, mostra caratteristiche più “alpine” delle altre; in aggiunta ad una turbolenza e una velocità di corrente elevate, il sito è caratterizzato, lungo il corso d’acqua principale, da numerose emergenze idriche diffusamente colonizzate da Briofite (Brachythecium sp.) e da un diffuso deposito calcareo che impregna il periphyton conferendogli una consistenza “crostosa”. La stazione A costituisce evidentemente un caso a parte nel novero di quelle indagate: il campionamento della bentofauna rivela una comunità nella quale predominano i Plecotteri (sono presenti ben 7 taxa di questo gruppo, con una rappresentanza particolarmente abbondante del genere Isoperla, che non è stato reperito in alcun altro campione). I connotati “alpini” della stazione sono confermati dal reperimento di Drusus sp. (Tricotteri Limnephilidae), di Hyporhyacophila sp. e Pararhyacophila sp. (Tricotteri Rhyacophilidae) e di Epeorus alpicola (Eaton) (Efemerotteri Eptageniidae): si tratta di entità orofile e stenoterme di acque fredde non raccolte in alcun altro campione della serie. La stazione B (Tanarello, Ponte Tanarello) ospita una comunità macrobentonica del tutto analoga a quella riscontrata in C, come dimostra l’indice di similarità piuttosto elevato (0.794) che si ricava mettendo a confronto le rispettive liste faunistiche; una peculiarità della stazione è rappresentata dal fatto che sembra essere l’unica, fra quelle campionate, ad ospitare Tricotteri Glossosomatidae, raschiatori di patine microalgali. La stazione C (Tanarello, Maddalena) è caratterizzata da estesi affioramenti di roccia in posto e da una discreta turbolenza: la presenza, seppure sporadica, di Epeorus sylvicola (Pictet) va messa in relazione con la ben nota reofilia di questo taxon. L’abbondanza di Tricotteri Hydropsichidae è tipica di un ambiente caratterizzato da un consistente trasporto di particolato organico fine derivante dalla frammentazione di detrito vegetale. Una peculiarità faunistica rilevante della stazione è la presenza di BERAEIDAE (probabilmente Beraea sp.), Tricotteri di rinvenimento assai poco frequente. La stazione D (Tanarello, ponte Sciarante) non differisce sostanzialmente dal sito C che è situato poco più a monte lungo lo stesso corpo idrico: l’indice di similarità fra i due (0.697) risulta in effetti il più alto rilevato nel corso della presente indagine dopo quello fra i punti B e C. Le presenze di Rhithrogena ed Epeorus sylvicola sono connesse con l’elevata velocità di corrente; va rimarcata la evidente vicarianza di Paraleptophlebia nei confronti dell’affine genere Habroleptoides (Efemerotteri, Leptophlebiidae) che è forse correlata ad un più avanzato stadio di decomposizione 31 del detrito fogliare nella stazione D, situata a quota inferiore rispetto a tutte le altre. Compaiono anche qui i rari Ditteri Rhagionidae, legati agli ammassi fogliari di latifoglie in alveo. La stazione E (Rio di Valcona) ha caratteristiche di “forra” e di ombreggiatura che ricordano la stazione F: anche qui infatti le patine perifitiche sono inconsistenti, ma la vegetazione ripariale è dominata da Ontàni invece che da Faggi, come lungo il rio della Fonda e la maggiore pendenza determina velocità di corrente e turbolenza più elevate; come conseguenza vi si ritrovano più elementi reofili (per esempio Epeorus sylvicola e Rhithrogena sp. fra gli Efemerotteri) ed una vegetazione acquatica relativamente abbondante, rappresentata da muschi del genere Brachythecion; nonostante le apparenze, la similarità fra E ed F risulta in effetti non molto rilevante (indice 0.450). La stazione F (Rio della Fonda) è caratterizzata infine da una copertura arborea ripariale a latifoglie particolarmente fitta; tale copertura determina un livello di illuminazione al suolo particolarmente basso e, conseguentemente, una modesta colonizzazione del substrato da parte di patine algali, a causa dell’esiguo tenore di fotosintesi. La mancanza di periphyton giustifica il fatto che in seno alla comunità risulti scarsamente rappresentata la categoria dei raschiatori rispetto ai taxa detritivori, deputati allo smaltimento dell’abbondante detrito fogliare grossolano presente (e probabilmente spiega anche l’apparente irreperibilità dei Ditteri Chironomidae, assolutamente inconsueta nelle comunità macrobentoniche fluviali): nel novero degli organismi detritivori va segnalata la presenza di Ditteri del genere Chrysopilus (famiglia Rhagionidae) legati agli ammassi di foglie accumulate nei tratti a pozze e il cui rinvenimento è alquanto raro nei campionamenti di macroinvertebrati bentonici. Vanno rimarcati inoltre l’eccezionalità del reperimento di singoli individui di Ephemera danica Müller (un taxon scavatore nei sedimenti fini, che qui sono assai poco rappresentati) e soprattutto l’interesse faunistico legato a Heptagenia cfr. sulphurea Müller, che di norma frequenta tipologie fluviali più “potamali”: la loro presenza è da collegare al comportamento riproduttivo, diffuso negli Efemerotteri, che tendono a risalire a monte in volo per ovideporre. 32 Dixidae, Dixa sp.; a dx., Ephemera danica : Rio della Fonda Epeorus sylvicola :Tanarello, Maddalena; a dx., Glossosoma sp.: p.teTanarello Empididae, Wiedemannia sp.; a dx., Stratiomyidae, Oxycera sp.: p.te Tanarello 33 Limnephilidae, Drusus sp.; a dx. Epeorus alpicola: Tanarello, Monesi Pararhyacophila sp.; a dx, Hyporhyacophila sp.: Tanarello, Monesi Protonemura sp.; a dx., Philopotamidae, Wormaldia sp.: Rio di Valcona Rhagionidae, Chrysopilus sp.; a dx., Athericidae, Atherix sp.: P.te Schiarante 34 CONCLUSIONI Gli esiti dei rilevamenti in campo e delle analisi condotte sul materiale macrobentonico campionato i giorni 14 e 15 luglio 2005 sul bacino del Tanarello (IM) possono essere così brevemente riassunti: a) la funzionalità ecologica degli ecosistemi fluviali studiati, considerata la tipologia prevalente in esame, può essere definita prossima all’eccellenza: alla diagnosi di qualità biologica si affianca un giudizio analogamente favorevole in merito alle condizioni di contorno (integrità della copertura vegetazionale, assenza di impatti antropici) b) l’assetto faunistico delle comunità macrobentoniche rilevate, l’elevata diversità biologica e la consistenza numerica delle popolazioni sono in grado di sostenere una congrua compagine ittica c) anche a prescindere dal loro significato indicatore, le comunità macrobentoniche censite nel corso dell’indagine presentano alcuni connotati di pregio e di rarità che meritano particolari misure di salvaguardia: queste ultime collimano con gli obiettivi di una gestione della pesca e dei ripopolamenti rispettosa della naturale vocazione ittiologica del territorio. BACINO DELL’ARROSCIA Il bacino dell’Arroscia, almeno per quanto riguarda la sua parte centrale e quella superiore (quella inferiore è savonese), si colloca tra i più importanti dell’imperiese, sia per apporti idrici che per pregio del territorio. Tuttavia, rispetto al Tanarello, presenta alcuni punti di possibile criticità. In questa indagine di approfondimento della Carta Ittica se ne sono voluti focalizzare alcuni: - A:Torrente Arroscia a Molino di Mendatica (stazione già studiata nel 2002, replicata dopo il completamento dei lavori di costruzione della centralina idroelettrica e la sua entrata in funzione); - B: Torrente Arogna al ponte di Armo (capannone industriale sulla sponda). - C:Torrente Giara di Rezzo a Lavina (eutrofizzazione da apporti fognari); In tutte le tre stazioni i dati riscontrati hanno confermato l’esistenza di situazioni problematiche, come si può evincere dai tabulati successivi. A Molino di Mendatica l’opera di presa della centralina costituisce un’interruzione della continuità dell’aleveo fluviale inaccettabile, così come i lavori di scasso per la 35 realizzazione dell’ accesso carraio all’opera stessa sembrano aver creato una situazione di instabilità del versante. Dislivelli insormontabili dalla fauna ittica sono stati craeti in alveo in corrispondenza dell’opera di presa e dei guadi. Si imporrebbero impianti per la risalita dei pesci attualmente inesistenti. Inoltre le modalità di prelievo dell’acqua (griglia orizzontale che attraversa tutto l’alveo) non forniscono alcuna garanzia di effettivo rilascio di DMV nel periodo di funzionamento dell’impianto. La situazione ambientale complessiva è comunque meno positiva di quanto lascerebbe pensare la prima classe di qualità IBE riscontrata (la qualità dell’acqua non è compromessa e al momento del sopralluogo la centrale era ferma e l’acqua non veniva prelevata dal torrente). A Lavina il torrente Giara di Rezzo denuncia uno stato di evidente, seppur localizzato, inquinamento fognario a valle del ruscello di Cenova. La stessa fauna ittica presenta condizioni di salute scadenti (frequenti lesioni ulcerative presumibilmente attribuibili ad infezioni batteriche) riconducibili al degrado ambientale di questo tratto di torrente. Anche l’indice IBE rileva la situazione di inquinamento cronico. Ad Armo, appena a monte del ponte, la costruzione di un vasto terrapieno di riporto con edifici industriali proprio sulla riva del torrente suscita forti perplessità non solo dal punto di vista estetico/ambientale ma anche per possibili compromissioni episodiche della qualità dell’acqua del torrente (quanto meno dopo le piogge, per il dilavamento del piazzale di manovra degli automezzi). In questa stazione contrastano la presenza relativamente abbondante di fauna ittica e una I Classe di Qualità IBE con le condizioni di ossigenazione alquanto scarsa dell’acqua del torrente. Ciò indica instabilità del quadro ambientale. 36 ITTIOFAUNA DESCRIZIONE STAZIONE: A - Molino di Mendatica STAZIONE CORSO D’ACQUA Arroscia BACINO Arroscia Mendatica a monte centralina, a valle opera presa 610 5 8 valle stretta bosco misto con prevalenza di ontani COMUNE LOCALITA' QUOTA m s.l.m. PENDENZA % AMPIEZZA ALVEO ASCIUTTO m MORFOLOGIA VALLIVA VEGETAZIONE RIPARIALE ALTERAZIONE ALVEO/SPONDE Fondo Coperture Sponda destra Sponda sinistra Briglie e manufatti trasversali Dighe a monte CARATT. DEL TERRITORIO SOTTESO Agricoltura e allevamento Vie di comunicazione Insediamenti abitativi Insediamenti produttivi Derivazioni SCARICHI A MONTE Civili Produttivi Inerti Discariche VINCOLI DI TUTELA 3 guadi per accesso a presa no scasso per percorso carraio a presa no 3 in corrispondenza guadi + opera derivazione no limitati locali poco rilevanti no importante poco rilevanti no no materiale scasso accesso carraio a presa 37 Guado con salto Dissesto versante Griglia prelievo Opera di presa (centrale non funzionante): interruzione tutto alveo 38 HABITAT ITTICO: Data campionamento ittiologico Condizioni metereologiche Regime idrologico Larghezza alveo bagnato m Velocità corrente (da 1 a 4) Profondità cm 11/08/05 sereno magra limitata 3,5 2 max 90 media 30 Temperatura acqua C °= 16,5 ; pH = 8,2 Parametri fisico/chimici Ossigeno disciolto = mg/l 7,2 ; 74 % Conducibilità in microSiemens = 258 Granulometria substrato % massi 40 sassi 40 ciotoli 10 ghiaia 5 sabbia limo 5 Complessità ambientale % salti 5 pool 30 riffle 40 run 25 Ricoveri (0/4) 3 Ombreggiatura (0/4) 4 Produttività teorica annua kg/km 38,47 (1,57 x 7 x3,5) Osservazioni: habitat ittico pesantemente alterato da lavori opera presa e relativo accesso stradale per centralina. DATI ITTIOLOGICI: Zona ittica Comunità ittica (abbondanza 1/4): 2 Trota fario Famiglia Salmonidi Densità popolazione troticola (pesci/m2) Biomassa popolazione troticola (g/ m2) Struttura popolazione troticola Gestione pesca Interesse alieutico (0/4): Titolarità pesca: Provincia 0,13 Specie Trota fario ++ parziale (tre classi d’età) A 2 Osservazioni: popolamento ittico ridimensionato significativamente rispetto a 2002. 39 Nome scientifico Salmo trutta DESCRIZIONE STAZIONE: STAZIONE B - Armo CORSO D’ACQUA Arogna BACINO Arroscia Armo ponte a valle paese 500 5 5 valle stretta sponda dx boscaglia ontani, sin scarpata artificiale COMUNE LOCALITA' QUOTA m s.l.m. PENDENZA % AMPIEZZA ALVEO ASCIUTTO m MORFOLOGIA VALLIVA VEGETAZIONE RIPARIALE ALTERAZIONE ALVEO/SPONDE Fondo Coperture Sponda destra Sponda sinistra Briglie e manufatti trasversali Dighe a monte CARATT. DEL TERRITORIO SOTTESO Agricoltura e allevamento Vie di comunicazione Insediamenti abitativi Insediamenti produttivi Derivazioni SCARICHI A MONTE Civili Produttivi Inerti Discariche VINCOLI DI TUTELA no ponte no terrapieno artificiale per capannone industriale no no limitati locali centro abitato presenti limitate presenti dilavamento piazzale azienda lungo torrente i n sponda sin scarpata per terrapieno no 40 HABITAT ITTICO: Data campionamento ittiologico Condizioni metereologiche Regime idrologico Larghezza alveo bagnato m Velocità corrente (da 1 a 4) Profondità cm 11/08/05 sereno magra l 2,5 2 max 90 media 35 Temperatura acqua C °= 17,0 ; pH = 8,15 Parametri fisico/chimici Ossigeno disciolto = mg/l 6,0 ; 62 % Conducibilità in microSiemens = 326 Granulometria substrato % massi 30 sassi 30 ciotoli 15 ghiaia 15 Sabbia 5 Limo 5 Complessità ambientale % salti 10 pool 30 riffle 30 run 30 Ricoveri (0/4) 3 Ombreggiatura (0/4) 4 Produttività teorica annua kg/km 19,63 (1,57 x 5 x 2,5) Osservazioni: sponda destra molto alterata, acqua poco ossigenata (scarichi non depurati?), qualità ambientale modesta. DATI ITTIOLOGICI: Zona ittica Comunità ittica (abbondanza 1/4): 2 Densità popolazione troticola (pesci/m2) Biomassa popolazione troticola (g/ m2) Struttura popolazione troticola Gestione pesca Interesse alieutico (0/4): Titolarità pesca: Provincia Trota fario Famiglia Salmonidi Specie Trota fario ++ Nome scientifico S. trutta Parzialmente strutturata (3 classi d’età) A 2 Osservazioni: presenza di trote relativamente discreta in rapporto alla qualità alquanto modesta dell’habitat. 41 DESCRIZIONE STAZIONE: C - Lavina STAZIONE Giara di Rezzo CORSO D’ACQUA Arroscia BACINO Rezzo a monte ponte in pietra 320 2,5 12 valle arbusti e cespugli COMUNE LOCALITA' QUOTA m s.l.m. PENDENZA % AMPIEZZA ALVEO ASCIUTTO m MORFOLOGIA VALLIVA VEGETAZIONE RIPARIALE ALTERAZIONE ALVEO/SPONDE Fondo Coperture Sponda destra Sponda sinistra Briglie e manufatti trasversali Dighe a monte CARATT. DEL TERRITORIO SOTTESO Agricoltura e allevamento Vie di comunicazione Insediamenti abitativi Insediamenti produttivi Derivazioni SCARICHI A MONTE Civili Produttivi Inerti Discariche VINCOLI DI TUTELA no ponte arginature in muri a secco arginature in muri a secco no no limitati significative centri abitati no presenti irrigue significativi no no no 42 HABITAT ITTICO: Data campionamento ittiologico Condizioni metereologiche Regime idrologico Larghezza alveo bagnato m Velocità corrente (da 1 a 4) Profondità cm 11/08/05 sereno magra limitata 4 2 max 100 media 35 Temperatura acqua C °= 18,4 ; pH = 8,2 Parametri fisico/chimici Ossigeno disciolto = mg/l 4,9 ; 52 % Conducibilità in microSiemens = 279 Granulometria substrato % massi 40 sassi 25 ciotoli 15 ghiaia 15 sabbia Limo 5 Complessità ambientale % salti 2 pool 25 riffle 35 run 38 Ricoveri (0/4) 3 Ombreggiatura (0/4) 1 Produttività teorica annua kg/km 18,84 (1,57 x 3 x4) Osservazioni: segni evidenti di notevole inquinamento fognario (bassa ossigenazione + alghe filamentose) da Cenova. DATI ITTIOLOGICI: Zona ittica Comunità ittica (abbondanza 1/4): 2 Densità popolazione troticola (pesci/m2) Biomassa popolazione troticola (g/ m2) Struttura popolazione troticola Gestione pesca Interesse alieutico (0/4): Titolarità pesca: Comune di Rezzo Trota fario + ciprinidi reofili Famiglia Specie Salmonidi Trota fario + Ciprinidi Barbo comune + Ciprinidi Barbo canino + Ciprinidi Vairone +++ Anguillidi Anguilla + Nome scientifico S. trutta B. plebejus B. meridionalis L. souffia A. anguilla non strutturata A attuale 1, potenziale 3 Osservazioni: popolamento diversificato ma scarso e medioccre (frequenti ulcere cutanee) per degrado qualità ambientale. 43 FAUNA A MACROINVERTEBRATI BENTONICI E QUALITA’ BIOLOGICA In data 11.08.2005, contemporaneamente a quelli ittiofaunistici, sono stati condotti campionamenti di macrobentofauna nelle medesime tre stazioni, di seguito indicate A, B e C, ubicate rispettivamente sull’asta principale dell’Arroscia presso Mendatica, sul torrente Giara di Rezzo a Lavina di Rezzo e sul torrente Arogna presso Armo ; sono stati registrati i principali elementi di connotazione ambientale (tabella 1) e, mediante l’applicazione dell’Indice Biotico Esteso (GHETTI 1997; APAT-IRSA/CNR 2003) e dell’indice SBMWP (ALBA-TERCEDOR et al.,2002,) è stata individuata, relativamente alla componente macrobentonica, la composizione faunistica e sono stati misurati i livelli di qualità ambientale e di funzionalità ecologica dei tre siti. Tabella 1 : elementi di caratterizzazione ambientale delle stazioni GRANULOMETRIA DEL SUBSTRATO 1 (ordine di prevalenza : 1 = max, 4 = min ) 2 3 4 RITENZIONE DEL DETRITO ORGANICO Sostenuta STRUTTURA DEL DETRITO ORGANICO Grossolana fibroso-polposa ANAEROBIOSI Assente tracce diffuse PERIPHYTON rilevabile al tatto feltro sottile alghe filamentose alghe crostose VEGETAZIONE ACQUATICA (IDROFITE) Presente Assente VEGETAZIONE RIPARIA Boscosa arbustivo-boscosa VELOCITA’ DELLA CORRENTE media, poco turbolenta ALTEZZA MEDIA DELL’ACQUA (cm) REGIME IDROLOGICO Magra A massi ciottoli ghiaia X X B massi ciottoli ghiaia sabbia X X X X X X X X C massi roccia ciottoli ghiaia X X X X X X X X X 30 X X X X 35 X X X 35 X I risultati dei campionamenti vengono presentati nella tabella 2 dove è utilizzata, in merito alle abbondanze dei vari taxa, la simbologia usuale: I = presente, L = abbondante, * = non valutabile o sporadico: le condizioni idrologiche di magra perdurante, evidenti all’atto del campionamento, fanno supporre che fosse ininfluente il fenomeno di drift, cioè di deriva da monte a carico di elementi estranei alla comunità; si è giudicato tuttavia opportuno escludere dal conteggio dell’indice I.B.E. alcuni taxa che, per la loro modesta rappresentatività nel campione e la loro caratterizzazione o specializzazione ecologica, sono stati riconosciuti come componenti non stabili della comunità stessa come, per esempio, gli Efemerotteri del 44 genere Centroptilum che, per la loro scarsa reofilia, si manifestano estranei ad una tipologia fluviale caratterizzata da una velocità di corrente discretamente elevata: per questi taxa, accanto al simbolo * viene riportato il numero effettivo di individui raccolti. Come si vede consultando la tabella 2 proposta qui di seguito, i risultati dei campionamenti evidenziano un livello di qualità relativamente modesto (fra alterato e moderatamente alterato) nella stazione C, mentre, per quanto concerne le stazioni A e B, gli indici rilevati fanno ricadere il giudizio nell’ambito della prima classe (assenza di significativi segnali di alterazione). Anche il metodo a punti SBMWP, utilizzato tenendo conto solo dei taxa sicuramente presenti, fornisce, pur essendo più speditivo e “permissivo” rispetto all’I.B.E., una analoga interpretazione, a seguito della quale la stazione C si riconferma di qualità nettamente inferiore rispetto alle altre due. Tabella 2: risultato dei campionamenti Coordinate X / Y Dinocras Leuctra Nemoura Perla Perlodes Protonemura Efemerotteri Baetis Centroptilum Ecdyonurus Electrogena Ephemera Ephemerella Habroleptoides Heptagenia Paraleptophlebia Tricotteri Beraeidae Hydropsychidae Hydroptilidae Lepidostomatidae Leptoceridae Limnephilidae Odontoceridae Philopotamidae Polycentropodidae Rhyacophilidae Ditteri Anthomyidae Athericidae Chironomidae Empididae Plecotteri 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 C Giara di Rezzo Rezzo-Lavina 412182 / 4875757 *1 I B Arogna Armo 413072 / 4881979 I I *1 I I *1 I A Arroscia Molino Mendatica 404779 / 4880741 I I *1 *1 *1 I I I *1 I I *4 L *1 I L I *1 *2 I I I I *1 I I I *1 L I I L I I I I I I 45 L I I Limoniidae 30 Rhagionidae 31 Simuliidae 32 Tabanidae 33 Thaumaleidae 34 Tipulidae 35 Coleotteri Dryopidae 36 Elminthidae 37 Hydraenidae 38 Eterotteri Gerridae 39 Hydrometridae 40 Odonati Calopteryx 41 Onychogomphus 42 Aeshna 43 Gasteropodi Ancylidae 44 Tricladi Dugesia 45 Oligocheti Lumbricidae 46 Lumbriculidae 47 Naididae 48 Altri Hydracarina 49 N° totale di Unità Sistematiche N° di Unità Sistematiche valide Indice Biotico Esteso I.B.E. Classe di Qualità Biologica Indice SBMWP Qualità SBMWP I I *1 *1 I I *1 *1 I I I * *1 I * * I I I L *2 I I I I I I I I * 24 15 7-8 III-II 143 II “accettabile” * 29 21 11-10 I 173 I “ buona” * 29 21 11-10 I 165 I “ buona” A complemento degli indici biotici va sottolineato che l’elenco faunistico “globale” emerso a seguito delle tre prove assomma a quasi 50 unità sistematiche e che questo numero testimonia una biodiversità piuttosto elevata, soprattutto se si considera la speditività dei campionamenti: essa lascia presupporre, considerate anche la regione biogeografica di appartenenza, la modesta altitudine e la buona copertura boschiva del territorio, che le condizioni “di riferimento” del reticolo fluviale cui afferiscono questi biotopi siano capaci di esprimere una biodiversità sensibilmente più alta: ciò equivale a sostenere che, anche laddove viene raggiunta la prima classe di qualità, si rimane alquanto lontani dalle condizioni “ideali”, che si suppongono più “ricche” e alle quali dovrebbero tendere eventuali iniziative di ripristino ambientale. Stazione A Il sito di campionamento è ubicato a valle dell’opera di presa di un impianto idroelettrico di recente impianto ed è conseguentemente caratterizzato da oscillazioni artificiali della portata: queste ultime presumibilmente rappresentano se non la sola, la più significativa causa di alterazione a carico dell’ecosistema. La diagnosi effettuata mediante l’I.B.E. porta a definire un indice intermedio fra 11 e 10, corrispondente alla prima classe di qualità, nonostante ben sei taxa siano stati 46 prudenzialmente “scartati” dal conteggio esclusivamente a causa della loro sporadica presenza; si tratta di entità più o meno stenoecie (Nemoura, Perla, Perlodes, Odontoceridae, Rhagionidae,Thaumaleidae) di forte significato indicatore e tipicamente legate a condizioni di acque veloci ed ossigenate, la cui conferma avrebbe determinato l’innalzamento dell’indice a 12: questo punteggio rappresenta da un lato quello che ci si aspetterebbe nella tipologia ambientale indagata e contemporaneamente configura l’obiettivo ambientale al quale dovrebbero tendere eventuali azioni di salvaguardia. Stazione B Il sito è caratterizzato da una vegetazione arborea ripariale ben sviluppata, con apparati radicali sommersi che vanno a costituire un interessante microhabitat acquatico (una abbondante popolazione di ninfe di Odonati del genere Calopteryx trova qui il proprio habitat di elezione, insieme a più rari Tricotteri Hydroptilidae (fig.1), i quali si nutrono a spese della patina di Diatomee che ricopre le radici). fig.1: Tricotteri: Hydroptila sp. stazione B fig.2: Plecotteri: Perla sp.,stazione B Come già accennato, la diagnosi ambientale parla di prima classe di qualità ma questo giudizio dovrebbe essere soppesato alla luce delle potenzialità che, in assenza totale di impatti, l’ecosistema sarebbe in grado di esprimere: la presenza sulla sponda sinistra del corso d’acqua di un vasto terrapieno, ottenuto riportando terra di scavo e detriti di varia origine, è presumibilmente la causa della relativa banalità espressa dalla comunità macrobentonica. Da segnalare anche modesti segni di presenza di sostanze tensioattive, probabilmente di origine domestica e riconducibili ai nuclei abitativi situati poco a monte e un livello di ossigenzione dell’acqua inspiegabilmente basso. Stazione C Risulta evidente, anche dal riscontro di alcuni indizi visuali, complementari all’I.B.E., (eccessiva popolazione algale sia filamentosa che incrostante, tracce di anossia nei sedimenti, significativa presenza di detrito organico parzialmente decomposto, 47 diffusione di colonie di Protozoi Ciliati su molti dei macroinvertebrati campionati, forte presenza di rifiuti di origine urbana), che il giudizio ambientale modesto di questa stazione, rilevato da entrambi gli indici biotici utilizzati, è sostanzialmente corretto. L’impressione che se ne ricava è quella di un ambiente potenzialmente assai ricco in termini di biodiversità: sono infatti ben dieci le Unità Sistematiche da ritenersi “sporadiche” per la loro modesta rappresentatività (un segnale che, viste le condizioni idrologiche, fa pensare ad una certa vulnerabilità dell’ecosistema piuttosto cha ad effetti di “drift”). L’elenco sistematico comprende elementi di qualche interesse biogeografico e di discreto pregio faunistico: fra questi vanno ricordati il raro Plecottero Leuctra geniculata (fig.3), specie a distribuzione mediterranea ed europea occidentale, solo recentissimamente scoperta sul territorio continentale italiano (Fochetti et al. 2004), e i Tricotteri Beraeidae (fig.4), elementi non molto comuni della bentofauna fluviale; anche la presenza di colonie di Cianobatteri acquatici del genere Nostoc fa presumere che, in assenza di impatti, la qualità del sito sarebbe significativamente più alta. fig.3: Leuctra geniculata, stazione C fig.4: Beraeodes sp., stazione C Probabilmente solo la discreta turbolenza e l’assenza apparente di fattori di pressione di origine agricola o industriale, consentono di scongiurare un ben più significativo deterioramento a carico dell’ecosistema: il degrado rilevato è, con tutta verisimiglianza, da attribuirsi a problematiche di inquinamento organico di origine domestica; va segnalato che, nonostante ciò, l’ambiente è frequentato dalla Natrice viperina (Natrix maura), un serpente ancora relativamente comune in Liguria ma assai raro e in via di rarefazione in altre parti d’Italia, dunque un buon indicatore ambientale meritevole di salvaguardia. E’ quasi superfluo rimarcare che gli esiti dell’analisi denunciano una significativa diminuzione della capacità autodepurativa, e quindi la vulnerabilità, dell’ecosistema fluviale: tali elementi sono da interpretare anche come fattori di ostacolo all’insediamento di una soddisfacente comunità ittica. 48 In conclusione ed in estrema sintesi, dall’indagine effettuata emergono i seguenti fatti: a) la qualità biologica risulta mediocre (intermedia fra moderatamente alterata e alterata) nella stazione C, mentre è discreta (non alterata in modo sensibile) nelle altre due stazioni (A e B): da notare che un giudizio assolutamente analogo scaturisce dalla applicazione dell’SBMWP (versione spagnola del Biological Monitoring Working Party inglese) una metodica nella quale l’indice corrisponde alla sommatoria dei “punteggi” assegnati a ciascun taxon (famiglia) di invertebrati rinvenuto nella comunità; questo metodo consente, rispetto ad I.B.E., una più ampia articolazione di giudizio ed una migliore rispondenza ai connotati faunistici ed ecoregionali italiani b) i rilievi faunistici, non solo in C ma anche nei siti dove si rileva una discreta condizione biologica (A e B), avvalorano tuttavia l’impressione che la comunità macrobentonica NON raggiunga i livelli di biodiversità che potenzialmente competerebbero ai relativi biotopi e quindi che la capacità di autodepurazione dell’ecosistema, rilevata nel corso dell’indagine, risulti INFERIORE ai livelli che, anche ai fini della gestione ittica, sarebbero auspicabili. 49 BIBLIOGRAFIA Alba-Tercedor et al., 2002. 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L’indagine è stata realizzata (2005/06) da Ivan Borroni in collaborazione con il prof. Francesco Nonnis Marzano e con il dr. Maurizio Penserini),del gruppo di ricerca in genetica ittiologica del Dipartimento di Biologia Evolutiva e Funzionale dell’Università di Parma, équipe di punta oggi in Italia nello studio della trota fario. Finalità principale del lavoro era il monitoraggio genetico della popolazione di trota del torrente Tanarello. In particolare si è voluto valutare il grado di introgressione prodotto dalle immissioni di trote alloctone di ceppo atlantico nella preesistente popolazione di ceppo mediterraneo, la cui effettiva autoctonia è peraltro incerta. La popolazione di trote del Tanarello è la sola del territorio provinciale che attualmente presenti aspetti della livrea in parte richiamanti il fenotipo mediterraneo. Per quanto riguarda l’incerta assegnazione delle trote di ceppo mediterraneo dell’arco alpino occidentale alla semispecie Salmo (trutta) trutta piuttosto che a Salmo (trutta) macrostigma si rimanda alla relazione sul popolamento ittico del Tanarello a suo tempo presentata. In essa è inclusa anche una documentazione fotografica delle livree osservate, caratterizzate da aspetti intermedi tra i fenotipi atlantico e mediterraneo (presenza della macchia scura opercolare; forma, numero e localizzazione delle macchie rosse e nere; permanere di macchie tipo parr anche negli adulti). Materiali e metodi L’indagine è stata mirata all’analisi (effettuata a Parma nella primavera 2006) di geni mitocondriali (gene 16S rDNA), a trasmissione matrilineare, e di geni nucleari (gene LDH-C1*), a eredità mendeliana, in un campione di trote campionate nel Tanarello nell’estate 2005. Lo studio di questi marcatori molecolari permette di individuare fenomeni di introgressione sulla base delle diverse modalità di trasmissione dei due genomi. La tecnica utilizzata per l’identificazione dei diversi alleli nucleari e aplotipi mitocondriali è definita RFLP (Restriction Fragment Length Polymorphisms). Essa identifica la presenza di singoli nucleotidi diagnostici all’interno di sequenze geniche mediante l’utilizzo combinato della tecnica PCR e degli enzimi di restrizione. Il DNA utilizzato per queste analisi è ottenibile mediante campionamento non invasivo (piccole parti di tessuto della pinna adiposa), evitando così il sacrificio del pesce studiato. La tecnica del DNA ricombinante RFLP è i grado di discriminare il genoma atlantico da quello mediterraneo sulla base del polimorfismo di restrizione RsaI (o AfaI) sul gene mitocondriale 16S rDNA e del polimorfismo di restrizione BslI sul gene nucleare LDH-C1*, entrambi amplificabili con PCR (reazione di polimerizzazione a catena del DNA). Tramite gli enzimi di restrizione si possono riconoscere sequenze specifiche nei due ceppi di trota dopo migrazione elettroforetica su gel d’agarosio. La differente migrazione delle bande è dovuta al loro diverso peso molecolare. La caratterizzazione mitocondriale è significativa solamente per quanto riguarda l’origine materna dei soggetti analizzati. Infatti una trota con 52 genoma mitocondriale di tipo mediterraneo potrebbe essere una forma mediterranea pura ovvero derivare da un ceppo generato da una linea femminile mediterranea e da maschi atlantici (Nonnis Marzano, 2002). Ciò è possibile perché la trasmissione del genoma mitocondriale non segue le leggi mendeliane di ereditarietà come avviene invece per gli alleli nucleari. Tuttavia questa modalità di trasmissione matrilineare permette di svelare eventi di ibridazione che possono essere avvenuti in tempi più remoti e che si sono mantenuti lungo la linea femminile di generazione in generazione. Lo studio combinato dei due tipi di marcatori molecolari è comunque in grado di identificare i diversi livelli di introgressione conseguenti alla diversa combinazione sia degli aplotipi mitocondriali che degli alleli nucleari durante la storia evolutiva della popolazione. La tecnica degli RFLP consta di due fasi: amplificazione e restrizione del DNA estratto. -Amplificazione e restrizione del gene mitocondriale 16S rDNA: l’utilizzo di questo marcatore molecolare prevede una fase di amplificazione PCR, seguita da una restrizione del DNA amplificato. Per questa indagine è stato seguito il protocollo proposto da Patarnello et al.(1994), modificato da Nonnis Marzano et al.(2003). L’enzima di restrizione RsaI taglia l’amplicone riferibile all’aplotipo atlantico in corrispondenza della palindrome specifica, mentre non riconosce la stessa sequenza negli individui con aplotipo mediterraneo. L’amplicone del gene 16S rDNA è di circa 600 bp e la palindrome di restrizione è situata a circa 400 bp dall’estremità 5’. Nella fase di restrizione la nucleasi RsaI taglia la sequenza lasciando due frammenti asimmetrici nel ceppo atlantico: 5’------------------GTAC--------------3’ 3’------------------CATG--------------5’ Mentre nel ceppo mediterraneo la sequenza non è riconosciuta dall’enzima di restrizione : 5’------------------GTCC-------------3’ 3’------------------CAGG-------------5’ All’analisi ai raggi UV risulteranno quindi due bande per l’aplotipo atlantico e una sola banda, non tagliata dalla nucleasi, per l’aplotipo mediterraneo. Nella immagine seguente (fig. 1) sono riportati i due casi: nel primo pozzetto è presente genoma mediterraneo in una unica banda, mentre nel secondo pozzetto è presente genoma atlantico tagliato in due bande. Figura 1: Esempio di migrazione elettroforetica dei prodotti di restrizione del gene 16S rDNA. 53 Le doppie bande di genoma atlantico prodotte dalla restrizione hanno migrazione sensibilmente differente rispetto a quelle singole mediterranee. Queste ultime infatti sono più pesanti e migrano di meno nel campo elettrico rispetto ai due frammenti più leggeri, che risultano così più avanzati. Le due bande atlantiche migrano però in maniera leggermente differenziata anche tra loro stesse, a causa dell’asimmetria di taglio dell’enzima. Nella figura 2 è riportata una immagine della migrazione elettroforetica visibile ai raggi UV dei frammenti di restrizione del gene 16S rDNA. 1 2 3 4 5 Figura 2: Immagine della migrazione elettroforetica visibile ai raggi UV dei frammenti di restrizione del gene mitocondriale 16S rDNA: 1-2 soggetti atlantici; 3-4 soggetti mediterranei; 5 trota sarda (controllo). -Amplificazione e restrizione del gene nucleare LDH-C1*: come per il gene 16S, lo studio di questo marcatore prevede una fase di amplificazione PCR e una fase di restrizione per l’identificazione di polimorfismi RFLP. Per questa indagine è stato seguito il protocollo proposto da McMeel et al.(2001). Il locus LDH-C1* codifica per una forma della lattato deidrogenasi espressa nella retina dei pesci, ma caratterizzabile via PCR in qualsiasi cellula della trota; è un locus nucleare polimorfico ed è uno dei marcatori genetici importanti per la sistematica e lo studio della distribuzione spaziale di Salmo trutta in Europa. I due alleli più comuni sono il *100 e il *90. Le trote allevate e riprodotte in cattività presentano esclusivamente l’allele *90, naturalmente presente nelle popolazioni del nord Europa. Questo è un marcatore ideale per studiare in che percentuale le forme alloctone si sono ibridate con le forme autoctone, specialmente nei bacini fluviali peri-Mediterranei, dove l’allele *90 originariamente non era presente. Questa tecnica di tipizzazione del genoma nucleare delle trote consente di definire il ceppo di appartenenza degli individui omozigoti e di individuare gli individui eterozigoti (ibridi tra le due forme). La sequenza viene riconosciuta dalla nucleasi BslI e quindi digerita.La digestione dell’amplificato di un individuo omozigote *90/*90 produce due frammenti, uno di circa 360 bp e uno di circa 80 bp; la digestione dell’amplificato di un individuo omozigote *100/*100 produce un singolo frammento non tagliato di 440 bp, mentre la digestione dell’amplificato di un individuo eterozigote *100/*90 produce i tre frammenti 440 bp, 360 bp e 80 bp. 54 In figura 3 sono rappresentati i tre casi ai raggi UV dopo migrazione elettroforetica. Figura 3: Esempio di migrazione elettroforetica dei prodotti di restrizione del gene LDHC1*. La foto seguente (fig. 4) rappresenta le diverse posizioni, visibili ai raggi UV, degli alleli di restrizione 90* e 100* dopo migrazione elettroforetica. 1 2 3 4 5 6 7 Figura 4: Immagine della migrazione elettroforetica visibile ai raggi UV dei frammenti di restrizione del gene nucleare LDH-C1* : 1-2 soggetti omozigoti atlantici; 3-4 soggetti eterozigoti; 5-6 soggetti omozigoti mediterranei; 7 trota sarda (controllo). Questo metodo di indagine presenta il grande vantaggio che, per studiare il gene nucleare LDH* dei salmonidi, non è più necessario sopprimere il pesce, come accadeva con l’applicazione di marcatori allozimici. Questi infatti imponevano di operare su parti di tessuto di occhio, implicando il sacrificio del soggetto. Ciò non sarebbe accettabile nello studio di popolazioni relitte o numericamente rarefatte. Risultati e discussione Per ogni campione studiato sono state calcolate le frequenze degli alleli LDH *90 (atlantico) e *100 (mediterraneo), nonchè le frequenze degli aplotipi mitocondriali A (atlantico) e M (Mediterraneo). I risultati sono riportati sia come grafici a torta, sia in forma di istogrammi. La diagnosi genetica è formulata sulla base della combinazione dei due marcatori. I parametri valutati contestualmente consentono di identificare il ceppo di appartenenza di ogni singolo esemplare con un grado di precisione accettabile. 55 - Rio Tanarello Il campione di questa stazione era costituito da quattordici soggetti, campionati mediante pesca elettrica nel corso delle indagini di campagna dell’estate 2005. Sotto sono riportati i risultati dell’analisi dei singoli esemplari. Tabella 1: risultati generali N. camp 16S rDNA 1 M 2 A 3 A 4 A 5 A 6 A 7 A 8 A 9 A 10 A 11 A 12 A 13 A 14 A LDH-C1* Diagnosi Combinata 90/90 Ibrido 90/90 Atlantica 90/100 Ibrido 90/100 Ibrido 90/100 Ibrido 90/100 Ibrido 90/100 Ibrido 90/100 Ibrido 90/90 Atlantica 90/90 Atlantica 90/90 Atlantica 90/100 Ibrido 90/100 Ibrido 90/90 Atlantica Seguono (fig. 5 e 6) il grafico a torta che rappresenta la distribuzione delle frequenze degli aplotipi mitocondriali e l’istogramma che riporta le distribuzioni del gene nucleare studiato. frequenze degli aplotipi del gene 16S rDNA della popolazione TA 7% A M 93% Figura 5 gene nucleare LDH-C1*: num ero individui della popolazione TA N° individui 10 8 6 4 2 0 90/90 90/100 Figura 6 56 100/100 Analizzando la figura 5, che riporta i risultati mitocondriali, è possibile vedere la scarsa presenza dell’aplotipo mediterraneo, solo 7%, contro un elevato aplotipo alloctono, 93%. Questo dato è confermato anche dal gene nucleare (fig. 6), dove non sono presenti soggetti mediterranei omozigoti, ma solo eterozigoti e omozigoti atlantici, che mantengono alto il grado di introgressione. Nel grafico di figura 7 sono riportate le frequenze delle analisi combinate tra aplotipo mitocondriale e genoma nucleare. Questa analisi è finalizzata all’individuazione di soggetti puri dei due ceppi e gli eventuali ibridi. Un esemplare è considerato puro quando è omozigote per un allele e il suo aplotipo corrisponde per ceppo con quello nucleare (es. : M – *100/*100, soggetto puro mediterraneo). Tutte le altre combinazioni fra aplotipo e genotipo sono considerate ibridi (es. : M *90/*100, A – *100/*100, ecc.). Diagnosi combinata Rio Tanarello (TA) Atlantica Ibrido Mediterranea 0% 36% 64% Figura 7 Dal grafico di figura 7 emerge dunque l’assenza di soggetti puri autoctoni, con una elevata presenza di ibridi (64%) e l’incidenza significativa di soggetti puri atlantici (36%), che testimoniano l’elevato grado di “inquinamento genetico” di questa popolazione. I fenotipi osservati supportano ulteriormente il dato ottenuto. Conclusioni I risultati delle indagini genetiche qui riportati consentono di trarre le seguenti conclusioni, anche a livello operativo, per quanto concerne il piano di recupero della popolazione di trota mediterranea del torrente Tanarello: a)nella porzione centrale del torrente Tanarello esiste una popolazione troticola con caratteristiche genetiche solo in misura minoritaria riconducibili al ceppo mediterraneo. Nel campione analizzato prevale infatti nettamente il DNA di ceppo atlantico, sia a livello mitocondriale che nucleare. L’elevato grado d’ibridazione riscontrato è da attribuirsi alle sistematiche immissioni di trote alloctone operate da decenni, che hanno provocato un pesante “inquinamento genetico” del popolamento troticolo mediterraneo presumibilmente preesistente. b) è possibile intraprendere un percorso in direzione tendenzialmente opposta sospendendo completamente le immissioni di trote di ceppo atlantico ed eseguendo semine con novellame di ceppo mediterraneo geneticamente testato. Si ritiene comunque irrealizzabile, anche su tempi lunghi, un completo azzeramento dell’introgressione genetica tra le due forme di trota nella popolazione allo studio. 57