INDAGINI DI APPROFONDIMENTO DELLA
CARTA ITTICA DELLA PROVINCIA DI
IMPERIA
Bacini del TANARELLO e dell’ARROSCIA, Luglio/Agosto 2005
IVAN BORRONI
1
Fauna ittica, macroinvertebrati bentonici, qualità biologica e chimica dell’acqua.
La presente indagine fa parte del programma di progressivo approfondimento ed
aggiornamento delle conoscenze sui corsi d’acqua provinciali e sulla loro fauna
attraverso lo strumento della Carta Ittica, secondo le linee della legge regionale sulla
pesca.
Nel periodo luglio/agosto 05 sono state da me eseguite ulteriori indagini ittiologiche e
biologiche sui bacini del Tanarello e dell’Arroscia, ambienti tra i più significativi e
meritevoli di tutela nell’imperiese, anche se il secondo presenta punti di criticità.
Uno degli scopi principali del lavoro è stato in particolare quello di elaborare un piano
di gestione della pesca specifico per il bacino del Tanarello, area interamente
protetta e caratterizzata ittiologicamente in modo del tutto peculiare nel contesto
non solo del territorio imperiese ma ligure in generale.
Per quanto concerne il significativo aspetto della fauna macrobentonica mi sono
avvalso anche della preziosa supervisione scientifica del dr. Angelo Morisi, biologo con
specializzazione di alto profilo nel settore, che sentitamente ringrazio.
2
BACINO DEL TANARELLO
L’intero bacino imbrifero del Tanarello costituisce un’area protetta, infatti è incluso in due
SIC: IT1313712 (Cima Pian Cavallo-Bric Cornia) e IT1314610 (M.Saccarello-M.Frontè),
entrambi definiti “di eccezionale importanza per la presenza di habitat e specie alpine
esclusive, rare o al loro limite geografico” (Regione Liguria, La rete Natura 2000). In
particolare, per la fauna ittica, è segnalato lo scazzone, Cottus gobio, specie di interesse
comunitario inclusa nell’allegato B alla Direttiva Habitat.
La bella popolazione di scazzone del Tanarello è l’unica insediata in territorio ligure!
Il 14 e 15 Luglio 2005 sono stati effettuati campionamenti di fauna ittica e macrobentonica,
nonché misurazioni in loco (con strumentazione portatile) di alcuni parametri fisico-chimici di
base (Temperatura - Ossigeno disciolto in valore assoluto e in percentuale di saturazione – pH
– Conducibilità).
Dette operazioni si sono svolte nelle seguenti sei stazioni rappresentative:
A: t. Tanarello: Monesi, q. 1350
B: t. Tanarello: ponte Tanarello, q. 1040
C: t. Tanarello: Maddalena, q. 1000
D: t. Tanarello: ponte Schiarante, q. 945
E: rio di Valcona: Valcona sottana, q. 1130
F: rio della Fonda: q. 970
ITTIOFAUNA
3
DESCRIZIONE STAZIONE:
STAZIONE
A - Monesi
CORSO D’ACQUA
Tanarello
Tanaro
BACINO
Triora
COMUNE
LOCALITA'
ponte Monesi
QUOTA m s.l.m.
1376
PENDENZA %
8
AMPIEZZA ALVEO ASCIUTTO m
6
MORFOLOGIA VALLIVA
valle stretta
VEGETAZIONE RIPARIALE
cespugli di ontano e salice
ALTERAZIONE ALVEO/SPONDE
Fondo
no
Coperture
ponte
Sponda destra
no
Sponda sinistra
no
Briglie e manufatti trasversali
si
Dighe a monte
no
CARATT. DEL TERRITORIO SOTTESO
Agricoltura e allevamento
presenti
Vie di comunicazione
locali
Insediamenti abitativi
poco rilevanti
Insediamenti produttivi
no
Derivazioni
si
SCARICHI A MONTE
Civili
limitati
Produttivi
no
Inerti
no
Discariche
no
VINCOLI DI TUTELA
SIC 1314610 M. Saccarello – M. Frontè
4
HABITAT ITTICO:
Data campionamento ittiologico
Condizioni metereologiche
Regime idrologico
Larghezza alveo bagnato m
Velocità corrente (da 1 a 4)
Profondità cm
15/07/05
sereno
magra limitata
2,5
3
max 70
media 30
Temperatura acqua C °= 8 ; pH = 7,93
Parametri fisico/chimici
Ossigeno disciolto = mg/l 11,9 ; 100 %
Conducibilità in microSiemens = 240
Granulometria substrato %
massi 40
sassi 40
ciotoli 10
ghiaia 10
sabbia
limo
Complessità ambientale %
salti 20
pool 50
riffle 20
run 10
Ricoveri (0/4)
2/3
Ombreggiatura (0/4)
1
Produttività teorica annua kg/km
21,45 (1.43x6x2,5)
Osservazioni: habitat troticolo in condizioni di discreta naturalità
DATI ITTIOLOGICI:
Zona ittica
Comunità ittica (abbondanza 1/4): 2/3
Densità popolazione troticola (pesci/m2)
Biomassa popolazione troticola (g/ m2)
Struttura popolazione troticola
Gestione pesca
Interesse alieutico (0/4):
Titolarità pesca: Provincia
Trota fario
Famiglia
Salmonidi
Specie
Trota fario ++
Nome scientifico
S. trutta
popolazioni di trota poco strutturata in classi d’età (soggetti subadulti)
A
2
Osservazioni: popolazione di giovani trote atlantiche sostenuta solo da immissioni.
5
DESCRIZIONE STAZIONE:
B - Ponte Tanarello
STAZIONE
Tanarello
CORSO D’ACQUA
Tanaro
BACINO
Mendatica
COMUNE
LOCALITA'
Ponte Tanarello monte
QUOTA m s.l.m.
1040
PENDENZA %
3
AMPIEZZA ALVEO ASCIUTTO m
10
MORFOLOGIA VALLIVA
valle
VEGETAZIONE RIPARIALE
boscaglia a ontano,salice e faggio
ALTERAZIONE ALVEO/SPONDE
Fondo
no
Coperture
no
Sponda destra
no
Sponda sinistra
no
Briglie e manufatti trasversali
no
Dighe a monte
no
CARATT. DEL TERRITORIO SOTTESO
Agricoltura e allevamento
irrilevanti
Vie di comunicazione
locali sterrate
Insediamenti abitativi
no
Insediamenti produttivi
no
Derivazioni
no
SCARICHI A MONTE
Civili
limitati e molto a monte
Produttivi
no
Inerti
no
Discariche
no
VINCOLI DI TUTELA
SIC 1314610 M. Saccarello-M.Frontè
6
HABITAT ITTICO:
Data campionamento ittiologico
Condizioni metereologiche
Regime idrologico
Larghezza alveo bagnato m
Velocità corrente (da 1 a 4)
Profondità cm
Parametri fisico/chimici
Granulometria substrato %
Complessità ambientale %
Ricoveri (0/4)
Ombreggiatura (0/4)
Produttività teorica annua kg/km
Osservazioni: buon habitat troticolo in condizioni di naturalità
14/07/05
sereno
magra limitata
4
3
max 90
media 40
Temperatura acqua C °= 13,9 ; pH = 7,95
Ossigeno disciolto = mg/l 10,4 ; 100 %
Conducibilità in microSiemens = 250
massi 30
sassi 40
ciotoli 20
ghiaia 10
sabbia
limo
salti 5
pool 10
riffle 20
run 65
3
1
40,04 (1.43x7x4)
DATI ITTIOLOGICI:
Zona ittica
Comunità ittica (abbondanza 1/4): 3/4
Densità popolazione troticola (pesci/m2)
Biomassa popolazione troticola (g/ m2)
Struttura popolazione troticola
Gestione pesca
Interesse alieutico (0/4):
Titolarità pesca: Provincia
Trota fario
Famiglia
Salmonidi
Cottidi
Specie
Trota fario +++
Scazzone +++
Nome scientifico
S. trutta x macrostigma
Cottus gobio
popolazioni di scazzone e trota ben strutturate in classi d’età
A
3/4
Osservazioni: bella popolazione di scazzone, trote discretamente abbondanti (fenotipo mediterraneo x atlantico).
7
DESCRIZIONE STAZIONE:
C- Maddalena
STAZIONE
Tanarello
CORSO D’ACQUA
Tanaro
BACINO
Cosio d’Arroscia
COMUNE
LOCALITA'
bivio Maddalena
QUOTA m s.l.m.
1008
PENDENZA %
2,5
AMPIEZZA ALVEO ASCIUTTO m
12
MORFOLOGIA VALLIVA
valle
VEGETAZIONE RIPARIALE
boscaglia a ontano,salice e faggio
ALTERAZIONE ALVEO/SPONDE
Fondo
no
Coperture
no
Sponda destra
no
Sponda sinistra
no
Briglie e manufatti trasversali
no
Dighe a monte
no
CARATT. DEL TERRITORIO SOTTESO
Agricoltura e allevamento
irrilevanti
Vie di comunicazione
locali sterrate
Insediamenti abitativi
no
Insediamenti produttivi
no
Derivazioni
no
SCARICHI A MONTE
Civili
limitati e molto a monte
Produttivi
no
Inerti
no
Discariche
no
VINCOLI DI TUTELA
SIC 1313712 Cima Pian Cavallo-Bric Cornia
8
HABITAT ITTICO:
Data campionamento ittiologico
Condizioni metereologiche
Regime idrologico
Larghezza alveo bagnato m
Velocità corrente (da 1 a 4)
Profondità cm
Parametri fisico/chimici
Granulometria substrato %
Complessità ambientale %
Ricoveri (0/4)
Ombreggiatura (0/4)
Produttività teorica annua kg/km
Osservazioni: buon habitat troticolo in condizioni di naturalità
14/07/05
sereno
magra limitata
5
2/3
max 120
media 40
Temperatura acqua C °= 14,6 ; pH = 7,98
Ossigeno disciolto = mg/l 9,8 ; 99 %
Conducibilità in microSiemens = 249
massi 25
sassi 30
ciotoli 25
ghiaia 20
sabbia
limo
salti 5
pool 20
riffle 40
run 35
3
2
50,09 (1.43x7x5)
DATI ITTIOLOGICI:
Zona ittica
Comunità ittica (abbondanza 1/4): 3
Densità popolazione troticola (pesci/m2)
Biomassa popolazione troticola (g/ m2)
Struttura popolazione troticola
Gestione pesca
Interesse alieutico (0/4):
Titolarità pesca: Provincia
Trota fario
Famiglia
Salmonidi
Cottidi
Specie
Trota fario +++
Scazzone ++
Nome scientifico
S. trutta x macrostigma
Cottus gobio
popolazioni di scazzone e trota ben strutturate in classi d’età
A
3/4
Osservazioni: scazzone un po’ meno abbondante che a monte, trote numerose (fenotipo mediterraneo x atlantico).
9
DESCRIZIONE STAZIONE:
D – Ponte Sciarante
STAZIONE
Tanarello
CORSO D’ACQUA
Tanaro
BACINO
Cosio d’Arroscia
COMUNE
LOCALITA'
Ponte Sciarante monte
QUOTA m s.l.m.
932
PENDENZA %
2
AMPIEZZA ALVEO ASCIUTTO m
15
MORFOLOGIA VALLIVA
valle
VEGETAZIONE RIPARIALE
boscaglia a ontano,salice e nocciolo
ALTERAZIONE ALVEO/SPONDE
Fondo
no
Coperture
no
Sponda destra
no
Sponda sinistra
no
Briglie e manufatti trasversali
no
Dighe a monte
no
CARATT. DEL TERRITORIO SOTTESO
Agricoltura e allevamento
irrilevanti
Vie di comunicazione
locali sterrate
Insediamenti abitativi
no
Insediamenti produttivi
no
Derivazioni
no
SCARICHI A MONTE
Civili
limitati e molto a monte
Produttivi
no
Inerti
no
Discariche
no
VINCOLI DI TUTELA
SIC 1313712 Cima Pian Cavallo-Bric Cornia
10
HABITAT ITTICO:
Data campionamento ittiologico
Condizioni metereologiche
Regime idrologico
Larghezza alveo bagnato m
Velocità corrente (da 1 a 4)
Profondità cm
Parametri fisico/chimici
Granulometria substrato %
Complessità ambientale %
Ricoveri (0/4)
Ombreggiatura (0/4)
Produttività teorica annua kg/km
Osservazioni: buon habitat troticolo in condizioni di naturalità
15/07/05
sereno
magra limitata
7
2
max 90
media 40
Temperatura acqua C °= 15 ; pH = 8,1
Ossigeno disciolto = mg/l 10,1 ; 101 %
Conducibilità in microSiemens = 241
massi 35
sassi 30
ciotoli 20
ghiaia 15
sabbia
limo
salti
pool
riffle 20
run 80
2
1
70,07 (1.43x7x7)
DATI ITTIOLOGICI:
Zona ittica
Comunità ittica (abbondanza 1/4): 3
Densità popolazione troticola (pesci/m2)
Biomassa popolazione troticola (g/ m2)
Struttura popolazione troticola
Gestione pesca
Interesse alieutico (0/4):
Titolarità pesca: Provincia
Trota fario
Famiglia
Salmonidi
Salmonidi
Cottidi
Specie
Trota fario ++
Trota marmorata ?
Scazzone +++
Nome scientifico
S. trutta x macrostigma
S. marmoratus
Cottus gobio
popolazioni di scazzone e trota ben strutturate in classi d’età
A
3/4
Osservazioni: bella popolazione di scazzone, trote un po’ meno abbondanti rispetto a monte (fenotipo mediterraneo x atlantico).
11
DESCRIZIONE STAZIONE:
E - Valcona Sottana
STAZIONE
Rio Valcona
CORSO D’ACQUA
Tanarello
BACINO
Mendatica
COMUNE
LOCALITA'
ponte a valle borgata
QUOTA m s.l.m.
1175
PENDENZA %
7
AMPIEZZA ALVEO ASCIUTTO m
6
MORFOLOGIA VALLIVA
forra
VEGETAZIONE RIPARIALE
fitta boscaglia a ontani,aceri e faggi
ALTERAZIONE ALVEO/SPONDE
Fondo
no
Coperture
no
Sponda destra
no
Sponda sinistra
no
Briglie e manufatti trasversali
no
Dighe a monte
no
CARATT. DEL TERRITORIO SOTTESO
Agricoltura e allevamento
limitati
Vie di comunicazione
locali
Insediamenti abitativi
piccolo nucleo abitativo
Insediamenti produttivi
no
Derivazioni
limitate
SCARICHI A MONTE
Civili
molto limitati
Produttivi
no
Inerti
no
Discariche
no
VINCOLI DI TUTELA
SIC 1314610 M. Saccarello-M. Frontè
12
HABITAT ITTICO:
Data campionamento ittiologico
Condizioni metereologiche
Regime idrologico
Larghezza alveo bagnato m
Velocità corrente (da 1 a 4)
Profondità cm
15/07/05
sereno
magra limitata
3,5
2
max 70
media 35
Temperatura acqua C °= 9,7 ; pH = 7,94
Parametri fisico/chimici
Ossigeno disciolto = mg/l 11,6 ; 102 %
Conducibilità in microSiemens =
Granulometria substrato %
massi 20
sassi 30
ciotoli 20
ghiaia 20
sabbia 10
limo
Complessità ambientale %
salti 15
pool 45
riffle 20
run 20
Ricoveri (0/4)
2
Ombreggiatura (0/4)
4
Produttività teorica annua kg/km
40,04 (1,43x8x3.5)
Osservazioni: bel ruscello molto ombroso con discreta portata idrica e buona qualità ambientale.
DATI ITTIOLOGICI:
Zona ittica
Comunità ittica (abbondanza 1/4): 2/3
Trota fario
Famiglia
Salmonidi
Densità popolazione troticola (pesci/m2)
Biomassa popolazione troticola (g/ m2)
Struttura popolazione troticola
Gestione pesca
Interesse alieutico (0/4):
Titolarità pesca: Provincia
0,20
Specie
Trota fario +++
Nome scientifico
S. trutta x macrostigma
popolazione strutturata in almeno 4 classi d’età (trovate trote di cm 25)
A
3
Osservazioni: buon popolamento riproduttivo con soggetti a prevalente (circa 60%) fenotipo ibrido mediterraneo x atlantico.
13
DESCRIZIONE STAZIONE:
F -Rio Fonda
STAZIONE
CORSO D’ACQUA
Rio Fonda
BACINO
Tanarello
Cosio d’Arroscia
COMUNE
LOCALITA'
a monte ponte in cemento
QUOTA m s.l.m.
960
PENDENZA %
4
AMPIEZZA ALVEO ASCIUTTO m
4
MORFOLOGIA VALLIVA
forra
VEGETAZIONE RIPARIALE
fitto bosco a ontano,faggio e nocciolo
ALTERAZIONE ALVEO/SPONDE
Fondo
no
Coperture
no
Sponda destra
no
Sponda sinistra
no
Briglie e manufatti trasversali
ponte/guado a valle
Dighe a monte
no
CARATT. DEL TERRITORIO SOTTESO
Agricoltura e allevamento
irrilevanti
Vie di comunicazione
locali In sterrato
Insediamenti abitativi
no
Insediamenti produttivi
no
Derivazioni
no
SCARICHI A MONTE
Civili
no
Produttivi
no
Inerti
no
Discariche
no
VINCOLI DI TUTELA
SIC 1313712 Cima Pian Cavallo-Bric Cornia
14
HABITAT ITTICO:
Data campionamento ittiologico
Condizioni metereologiche
Regime idrologico
Larghezza alveo bagnato m
Velocità corrente (da 1 a 4)
Profondità cm
14/07/05
sereno
magra
2
1
max 70
media 25
Temperatura acqua C °= 10,8 ; pH = 8,05
Parametri fisico/chimici
Ossigeno disciolto = mg/l 10,7 ; 99%
Conducibilità in microSiemens = 272
Granulometria substrato %
massi 10
sassi 40
ciotoli 30
ghiaia 15
sabbia
limo 5
Complessità ambientale %
salti 5
pool 15
riffle 80
run
Ricoveri (0/4)
2
Ombreggiatura (0/4)
4
Produttività teorica annua kg/km
14,3 (1,43x5x2)
Osservazioni: ruscello con modestissima portata idrica e capacità ittiogenica; trovate poche trote atlantiche concentrate.
DATI ITTIOLOGICI:
Zona ittica
Comunità ittica (abbondanza 1/4): 1
Densità popolazione troticola (pesci/m2)
Biomassa popolazione troticola (g/ m2)
Struttura popolazione troticola
Gestione pesca
Interesse alieutico (0/4):
Titolarità pesca: Provincia
Trota fario
Famiglia
Salmonidi
Specie
Trota fario +
Nome scientifico
Salmo trutta
non strutturata (solo 2 classi d’età giovanili)
A
1
Osservazioni: modestissimo popolamento troticolo localizzato sostenuto da sole immissioni (trote atlantiche).
15
Commento ai risultati
Il Tanarello e alcuni suoi affluenti, quali i rii Valcona, delle Moneghe, Fonda
costituiscono habitat torrentizi tipicamente definibili come “zona a trota”. La loro
qualità ambientale e il loro pregio naturalistico sono elevatissimi, data anche la
limitatezza estrema degli impatti antropici, in particolare prelievi idrici, scarichi
inquinanti e manomissioni del naturale assetto degli alvei e delle rive. L’unica zona
relativamente antropizzata corrisponde all’abitato di Monesi, ma i modesti impatti qui
presenti estrinsecano il loro il loro effetto in maniera puntiforme.
L’ittiofauna esistente si dimostra quantitativamente consistente, con presenza di
significative popolazioni riproduttive, strutturate di trota (Salmo sp. vedere ampia
analisi successiva) e scazzone (Cottus gobio), in particolare lungo l’asta principale a
valle di Monesi.
Scazzone (Cottus gobio):
come già accennato in precedenza questa specie, unica rappresentante nostrana della
famiglia dei COTTIDI, è inclusa nell’allegato B alla Direttiva Habitat (92/43/CEE) ed
è considerata tra quelle d’interesse comunitario richiedenti l’istituzione di speciali
zone di conservazione.
E’ inoltre specificamente citata per i due SIC che interessano il Tanarello (Cima di
Pian Cavallo-Bric Cornia e M.Saccarello-M.Frontè).
Cottus gobio è ampiamente diffuso in Europa, dai Pirenei agli Urali, ma localizzato e
poco abbondante data la sua ristretta valenza ecologica (pesce bentonico d’acqua
limpida, fredda e corrente, richiedente substrato ciottoloso di adeguata
granulometria).
16
In Italia, dove il suo areale di distribuzione comprende l’arco alpino, alcune zone
subalpine di risorgiva e alcune stazioni (di probabile transfaunazione) localizzate in
maniera molto discontinua lungo l’Appennino centro-settentrionale, lo scazzone è in via
di drastica e rapida rarefazione, a causa essenzialmente delle alterazioni ambientali
(specialmente deleteri gli interventi di disalveo).
Nel Tanarello (unico sito ligure) questa pregevole specie colonizza tutta l’asta
principale a valle di Monesi ed è presente con una consistente e ben strutturata
popolazione (almeno 6 classi d’età, con taglia fino a cm 13); è assente invece nella
parte superiore del corso d’acqua e negi affluenti, dotati di pendenze eccessive, di
scarsa portata idrica e di substrato non ottimale.
La popolazione di scazzone del Tanarello costituisce un’entità d’interesse naturalistico
rilevante, meritevole della massima considerazione e di adeguata tutela.
Trote (Salmo sp.)
Con lo scazzone le trote costituiscono l’altra componente della comunità ittica del
Tanarello: in termini sia di biomassa complessiva che di densità d’individui ne
rappresentano anzi la parte preponderante.
Le trote, in quanto sottoposte a grande prelievo alieutico, sono, nel Tanarello come
praticamente in tutti i corsi d’acqua italiani,
da tempo oggetto di gestione
(ripopolamenti). Ciò ha fatto si che, al contrario della popolazione di scazzone che è
assolutamente naturale, l’originaria popolazione troticola abbia subito per decenni
manipolazioni da parte dell’uomo, manipolazioni che, se anche non hanno raggiunto nel
Tanarello l’intensità riscontrata in moltissimi altri corsi d’acqua, ne hanno pur sempre
modificato le caratteristiche naturali in modo sostanziale.
Per questo motivo nell’intestazione del capitolo ci si è limitati ad indicare per le trote
il solo nome di genere (Salmo sp.).
A questo punto si rende necessario un ampio excursus per tentare di fare un po’ più di
chiarezza sull’intricatissima situazione sistematica e zoogeografica delle trote, anche
ai fini dell’adozione di corrette politiche gestionali.
17
INQUADRAMENTO TASSONOMICO
Le trote appartengono alla famiglia SALMONIDAE alla quale, secondo Nelson (1994) sono
assegnati 11 generi con circa 70 specie. Il fatto però che all’interno di questa famiglia si possa
riconoscere una diversità biologica molto maggiore di quella normalmente riscontrata nella
tassonomia dei pesci, fa sorgere il dubbio che in essa esistano specie biologiche non ancora
riconosciute come tali (Gandolfi, 1999). La situazione è ulteriormente complicata, oltre che
dall’elevata plasticità fenotipica delle specie di questo gruppo e dalla facilità con cui esse si
ibridano tra loro, anche dall’opera di modificazione delle popolazioni originarie attuata dall’uomo.
La pratica dei ripopolamenti effettuati con individui di origine alloctona, selezionati ed allevati in
piscicolture, ha alterato il quadro distributivo originale delle popolazioni indigene, aggravando
sempre di più il problema del loro ”inquinamento genetico” (Gibertoni et al., 1998).
Dalla bibliografia disponibile risulta peraltro evidente che esiste un generale disaccordo sulla
classificazione di singoli taxa di salmonidi come specie, sottospecie, insiemi di popolazioni o
singole popolazioni.
Considerando esclusivamente il genere di appartenenza delle trote in senso stretto (Salmo) ed
esaminando come questo taxon è trattato nei più popolari manuali sui pesci d’Europa, appare
evidente una netta diversità di opinioni: il suo inquadramento tassonomico risulta ancora tutt’altro
che definito e acquisito.
Ad esempio Ladiges e Vogt (1986) considerano presenti in Europa soltanto due specie di Salmo: il
salmone atlantico (S. salar) e la trota (S. trutta). A quest’ultima, oltre alla forma nominale S. trutta
trutta, sono assegnate altre 13 sottospecie. Tra queste sono comprese tre sottospecie presenti in
Italia (macrostigma, marmoratus e carpio).
Maitland (2000) invece, riconosce l’esistenza in Europa di 3 specie appartenenti al genere Salmo: il
salmone atlantico (S. salar), la trota marmorata (S. marmoratus) e la trota (S. trutta) con le due
forme: di mare e d’acqua dolce (quest’ultima a sua volta distinta nelle morphae o, meglio, ecotipi
lacustre e fario). Col termine “fario” (livrea policroma caratterizzata dalla tipica punteggiatura
rossa e nera) s’intende l’ “ecotipo” di torrente della specie Salmo trutta. L’ecotipo non è una
categoria tassonomica ma sta semplicemente ad indicare, all’interno di una stessa specie, tipologie
morfologiche differenti non di origine genetica ma legate esclusivamente all’ambiente di vita. Così,
ad esempio, le Salmo trutta viventi in laghi di grandi dimensioni assumono aspetto e livrea del
tutto diverse dalle “fario” di torrente e allevamento (taglia maggiore, colore di fondo argentato, solo
poche macchie nere a forma stellata e niente macchie rosse): in questo caso si parla di “ecotipo
lacustre”.
Riguardo alle origini della trota fario in Italia, la comunità scientifica è stata in passato piuttosto
concorde nel considerare questa trota derivante, così come le varie altre forme, specie e sottospecie
di trote viventi in gran parte d’Europa, da un’unica progenitrice: la forma anadroma di Salmo trutta.
Secondo Tortonese (1970), Salmo trutta, specie polimorfica e politipica, sarebbe presente in Italia
con le tre sottospecie:
• S. trutta trutta, cui va ricondotta la trota di torrente o fario, presente in tutte le regioni
continentali, in Sardegna ed in Sicilia (per Tortonese non aveva validità il taxon macrostigma);
• S.trutta marmoratus, cioè la trota marmorata o padana, endemica dell’Italia settentrionale;
• S. trutta carpio, il Carpione, sottospecie endemica del Lago di Garda.
La trota di lago, indicata da alcuni Autori (Behnke, 1972) come Salmo trutta lacustris, sarebbe
invece, secondo Tortonese, un ecotipo riferibile in parte a Salmo trutta trutta ed in parte a Salmo
trutta marmoratus.
Più recenti revisioni dei Salmonidi italiani (Gandolfi et al., 1991; Zerunian 2002) propongono che
Salmo trutta L. sia da considerarsi una superspecie costituita da tre semispecie: S. (trutta)
marmoratus Cuv. (trota marmorata o trota padana), S. (trutta) trutta L. (trota fario o trota di
torrente), S. (trutta) macrostigma (trota siculo/sarda) Dumeril. In particolare la trota fario avrebbe
un areale originario (autoctono?) limitato all’arco alpino, anche se attualmente essa è diffusa in tutta
18
Italia, con popolazioni sostenute da continue immissioni di materiale proveniente da allevamenti
nazionali ed esteri.
Esisterebbero poi due altre buone specie del genere Salmo: S. carpio e S. fibreni, rispettivamente il
carpione del Garda e il carpione del Fibreno.
Secondo Gandolfi & Zerunian (1987), la trota fario e la trota marmorata avrebbero avuto una
distribuzione originariamente allopatrica (areali distinti), essendo la fario dislocata in acque
spiccatamente montane e la marmorata più a valle. Questa visione è confermata dalle osservazioni
di Forneris et al. (1996) i quali riconoscono nei principali corsi d’acqua alpini “una caratteristica
successione di Salmonidi che rispecchia verosimilmente l’originaria distribuzione della due trote
indigene”: trota fario e trota marmorata. Procedendo da monte a valle essi identificano:
• un “settore montano superiore”: dove vive la trota fario;
• un “settore di fondovalle e pianura” abitato dalla trota marmorata, la quale può risultare, in
questo tratto, il salmonide prevalente;
• un tratto interposto tra i primi due, il “settore montano inferiore”, dove la naturale
sovrapposizione degli areali determina la parziale rottura delle barriere riproduttive e
l’insorgenza delle forme ibride.
La situazione di estesa simpatria (convivenza) di trota fario e marmorata riscontrabile oggi deve
però essere addebitata in larga parte alle attività antropiche d’immissione di trote fario nelle aree
originariamente a trota marmorata.
Dalla bibliografia degli ultimi anni venti anni circa, conseguente al fiorire di studi con tecniche di
tipo genetico (uso di marcatori biochimici e molecolari), è però venuto emergendo in modo
convincente che le popolazioni di trote del versante atlantico dell’Europa, da cui derivano i ceppi
utilizzati per gli allevamenti, sono geneticamente diverse da quelle del versante mediterraneo
(Guyomard, 1989; Krieg & Guyomard, 1985). Si è così introdotta la distinzione tra trote di “ceppo
atlantico” e trote di “ceppo mediterraneo”.
Ricerche effettuate su trote di allevamento, sia in Italia che in Francia, hanno, infatti, rivelato che
tutti i campioni esaminati appartenevano al ceppo atlantico (Krieg & Guyomard, 1985).
La separazione tra i rispettivi gruppi di popolazioni sarebbe avvenuta durante l’ultima glaciazione
(Gandolfi, 1999). Il grado d’ibridazione (introgressione) attualmente presente nell’area meridionale
tra le popolazioni atlantiche e mediterranee sarebbe, in gran parte, il risultato di immissioni operate
dall’uomo, in misura molto minore invece, sarebbe legato alla capacità delle trote di spostarsi in
mare con una certa facilità.
Secondo i più recenti studi di Nonnis Marzano et al. 2002, 2003 si ritiene piuttosto plausibile
pensare che nell’area mediterranea si sia originato in epoca Miocenica-Pleistocenica un unico
progenitore delle diverse trote locali, la trota macrostigma, dalla quale successivamente si sarebbero
differenziate popolazioni con caratteristiche proprie in base ai diversi ambienti colonizzati (tirrenici
o adriatici, insulari o peninsulari). In sintesi, indipendentemente dall’aplotipo mitocondriale,
nell’area mediterranea era originariamente presente la trota macrostigma, nettamente differenziata
dalla forma atlantica di trota fario e, verosimilmente, di questa più antica da un punto di vista
filogenetico.
S.macrostigma, dunque, dovrebbe essere considerata come ESU (Evolutionary Significant Unit).
Bernatchez (2001) ha comunque evidenziato due diversi aplotipi mitocondriali nelle trote di torrente
autoctone del Mediterraneo, definiti uno mediterraneo e l’altro adriatico, oltre all’aplotipo
marmorata, all’aplotipo atlantico e a uno danubiano).
L’allegato B alla Direttiva Habitat considera buone specie S. marmoratus e S. macrostigma e le
colloca tra quelle d’interesse comunitario per le quali vanno istituite zone di tutela.
Rispetto al quadro della distribuzione originaria della trota di torrente in Italia, la situazione attuale
è comunque drasticamente mutata. Oggi solo una minima parte delle popolazioni di trota possono
forse ritenersi autoctone dei nostri fiumi e torrenti e geneticamente non inquinate; per questo
motivo, in molte province, sono stati avviati programmi di recupero di queste popolazioni residuali
19
che prevedono, innanzi tutto, la messa a punto di metodi sicuri per il loro riconoscimento e la loro
inequivocabile distinzione dagli esemplari alloctoni d’immissione (Mearelli et al., 1995; Pascale,
1995; Jelli & Alessio, 1994).
MORFOLOGIA DELLE TROTA FARIO
Poiché comunemente con l’appellativo “trota fario” viene indicata ogni trota con livrea a punti rossi
e neri (o bruni), occorre distinguere tra cosiddette fario di “ceppo atlantico” (assegnabili a S. trutta
trutta) e fario di “ceppo mediterraneo” (alla luce dei dati più recenti presumibilmente attribuibili a
S. macrostigma).
Sebbene normalmente la notevole plasticità fenotipica delle trote obblighi a ricorrere all’indagine
della diversità genetica, con l’impiego di marcatori molecolari, per l’attribuzione ad uno dei due
ceppi, spesso è già significativa, se non risolutiva, l’osservazione di alcuni caratteri morfologici di
livrea.
In particolare le caratteristiche tipiche del ceppo atlantico sono :
• assenza della macchia preopercolare nera;
• assenza, nello stadio adulto, di macchie parr lungo i fianchi;
• punteggiatura rada sui fianchi, con macchie di grandi dimensioni circondate da un alone bianco
ben evidente
Caratteristiche fenotipiche della trota fario di “ceppo atlantico”.
Assenza della macchia opercolare
Assenza, nello stadio adulto, di macchie
parr lungo i fianchi
Punteggiatura rada sui fianchi, con
macchie
di
grandi
dimensioni
circondate da un alone bianco ben
evidente
Esemplare adulto di trota fario di fenotipo “atlantico”
20
Le caratteristiche fenotipiche peculiari del “ceppo mediterraneo” invece sono:
• macchia preopercolare scura, ben definita, circondata generalmente da macchiettatura nera;
• macchie parr (tigrature) verdastro-azzurre lungo i fianchi, spesso lobate, anche nei soggetti
adulti;
• macchiettatura fine diffusa sui fianchi e sulla pinna dorsale;
• la colorazione della macchiettatura, che può essere rada o fitta, è generalmente diversa da
soggetto a soggetto. Si riscontrano soggetti con macchiettatura solo rossa, solo nerastra o bruna
o, più spesso, mista. Le popolazioni di un corso d’acqua presentano differenze nel numero e
nella disposizione delle macchie rispetto a quelle di altri corsi d’acqua, pur sostanzialmente
conservando (con alcune eccezioni) le altre caratteristiche;
• corpo slanciato e snello (specie nei soggetti di sesso maschile);
• testa relativamente grande e pinne ben sviluppate.
Caratteristiche fenotipiche della trota fario di “ceppo mediterraneo”.
Macchia scura in posizione opercolare,
ben evidente, generalmente circondata
da piccole macchie nere
Macchie parr verdastre lungo i fianchi
anche dei soggetti adulti
Punteggiatura fitta sui fianchi e sulle
pinne dorsale e adiposa, con piccole
macchie rosse o nere, contornate da
alone chiaro poco esteso
Esemplare adulto di trota fario di fenotipo “mediterraneo”
21
L’IMPIEGO DEI MARCATORI MOLECOLARI IN STUDI GENETICI SULLE TROTE
La classificazione di molte specie di salmonidi attraverso il solo uso di caratteri morfologici, come
già accennato, presenta numerose limitazioni in relazione all’elevata plasticità dei tratti fenotipici in
questo gruppo e all’elevato livello di ibridazione. La trota (Salmo trutta), in particolare, è una delle
specie di salmonidi caratterizzata da una maggiore complessità genetica (Allendorf et al., 1979;
Apostolidis et al., 1996) a causa sia di fenomeni adattativi recenti (notevole capacità di adattamento
alle diverse condizioni ambientali e isolamento riproduttivo) sia di adattamenti in relazione a
fenomeni paleogeografici e paleoclimatici (in particolare l’influenza dei fenomeni glaciali
pleistocenici). In conseguenza di tali fattori larga parte della diversità biologica intraspecifica, non
considerando l’influenza antropica, può corrispondere a differenze genetiche tra le diverse
popolazioni (Estoup et al., 1998).
L’approccio genetico, integrato con il più accessibile approccio morfologico, contribuendo alla
descrizione della diversità delle popolazioni analizzate, costituisce una fonte di importanti
informazioni utili per la pianificazione delle azioni di gestione degli ecosistemi acquatici ed in
particolare delle risorse ittiche in essi presenti, Nell’ambito della genetica di popolazione un settore
di interesse crescente è quello dell’analisi genomica con l’impiego di marcatori molecolari. Questi
ultimi danno l’opportunità di rilevare la diversità di regioni di DNA omologhe in individui diversi
appartenenti alla stessa specie.
Storicamente (anni 80) l’elettroforesi di proteine ha rappresentato per circa un decennio uno dei
principali metodi di studio ed ha fornito importanti dati sui livelli di variabilità genetica sia
all’interno di medesime popolazioni, sia tra popolazioni differenti. Le indagini su alcuni specifici
loci enzimatici hanno consentito, per esempio, di individuare le due distinte forme di trota fario del
bacino Mediterraneo e di quello Atlantico (Guyomard, 1989).
Altrettanto importanti risultano i dati relativi alla divergenza genetica tra le due forme di trota
Salmo marmoratus e Salmo t. trutta ed alla forma endemica del Lago di Garda Salmo carpio
(Giuffra et al., 1994).
Questo tipo di marcatori, tuttavia, è stato negli anni 90 affiancato e superato da nuove tecniche,
prevalentemente basate sull’utilizzo della metodologia PCR (Polymerase Chain Reaction) che
indagano (con prelievo di materiale senza il sacrificio del soggetto, come invece avveniva per le
tecniche elettroforetiche) il DNA mitocondriale (a trasmissione matrilineare) e il DNA nucleare.
Negli anni 90 diversi gruppi di ricercatori si sono impegnati, con creatività ma senza
coordinamento, nell’individuazione di una svariata serie di marcatori. Ciò ha esteso il campo di
ricerca ma ha pure instaurato una sorta di anarchia metodologica.
Attualmente, secondo Nonnis Marzano et al. (2003), l’approccio più corretto per la selezione di
ceppi di riproduttori da destinarsi agli interventi di recupero delle popolazioni autoctone dovrebbe
integrare la diagnosi morfologica con lo studio del DNA mitocondriale (a trasmissione matrilineare)
e con lo studio del locus LDH-C1 (Mc Meel 2001) del DNA nucleare.
Le trote del Tanarello
I primi dati relativi alla fauna ittica del Tanarello di cui sono a conoscenza risalgono ai
miei campionamenti del 1994, eseguiti per uno studio preliminare di Carta Ittica
(stazioni a Pian Isola e a Monesi). Un altro campionamento, sempre nella zona di Pian
Isola, l’ho compiuto nel 2002 (vedi Carta Ittica Imperia, 2004). Altre informazioni
antecedenti (campionamenti risalenti al periodo 1988/90, sempre da me effettuati)
sono desumibili dalla “Carta Ittica relativa al territorio della regione piemontese”,
pubblicata nel 1992. Questi ultimi dati non riguardano direttamente il Tanarello ma si
riferiscono a stazioni vicine o addirittura adiacenti al confine provinciale
22
Cuneo/Imperia, precisamente una sul Negrone, appena a monte della confluenza col
Tanarello, e una sul Tanaro, a Ormea. Un’ultima stazione, sull’alto Negrone (confluenza
col Ciairello), l’ho campionata sempre nel 1994, per lo studio preliminare della Carta
Ittica di Imperia.
Tutte le notizie disponibili antecedenti la presente indagine hanno confermato essere
la comunità ittica dell’alto Tanaro (a monte di Ormea) costituita da scazzoni e trote.
Queste ultime erano soggetti di livrea fario nelle stazioni più elevate, sia sul Tanarello
che sul Negrone, mentre erano stati sporadicamente rinvenuti, sia sul Tanaro (da
Ormea alla confluenza Tanarello/Negrone) che nel tratto inferiore di entrambi questi
tributari, alcuni soggetti di livrea marmorata, pochissimi di fenotipo puro, la
maggioranza ibridi marmorata x fario. La frequenza dei rinvenimenti di marmorate
(comunque sempre in presenza di una schiacciante predominanza di trote fario)
decresceva progressivamente, fino a ridursi ai minimi termini, risalendo da Ormea fino
all’origine del Tanaro, riducendosi a reperto occasionale nel basso tratto di Tanarello
e Negrone (pochissimi soggetti ibridi).
Se ne desume che in origine (prima delle massicce e sistematiche immissioni di fario
atlantiche, iniziate ormai diversi decenni orsono) il popolamento troticolo naturale del
Tanaro dovesse essere a marmorate fino alla sua origine (confluenza
Tanarello/Negrone), che le aste inferiori di questi due tributari dovessero costituire
una fase di transizione dalla zona “a marmorata” a quella “a fario mediterranea”,
mentre i tratti medio-alti degli stessi due torrenti, coi relativi affluenti perenni,
dovessero essere popolati solamente dalla trota fario di ceppo mediterraneo, in
associazione o meno con lo scazzone.
Per quanto riguarda il popolamento a trota fario del Tanaro e dei tributari era
confermata, allo stato, una netta prevalenza del fenotipo “atlantico” ma, sia la Carta
Ittica piemontese (per il Negrone) che quella di Imperia (per il Tanarello), pur in
assenza di riscontri genetici, ipotizzavano, su base esclusivamente morfologica, la
possibilità che in alcune sezioni dei due corsi d’acqua potessero sopravvivere residuali
popolazioni di fario di “ceppo mediterraneo”, ibridate col “ceppo atlantico”, così come
già osservato da Borroni et al. (2002) in torrenti del genovesato.
Da un quadro così complesso, ribadendo che il bacino del Tanarello è tutto imperiese e
tutto protetto da SIC e che sia lo scazzone, che la trota marmorata che la trota
mediterranea (assegnando questa alla specie S. macrostigma) sono taxa definiti di
interesse comunitario e conseguentemente tutelati, si evince che si pongono seri
problemi di ordine gestionale per la pesca.
Da questi aspetti naturalistici, che però rivestono anche una evidente valenza
amministrativa, si è mossa la presente indagine sul tipo di popolamento troticolo del
Tanarello: essa ha voluto estendere ad un numero maggiore di stazioni le osservazioni
sull’ittiofauna e sul macrobenton, allargando i temi dell’indagine ittiologica oltre
l’approccio classicamente morfologico fino a quello genetico.
A questo scopo ho concordato col dr. Francesco Nonnis Marzano, del Dipartimento di
Biologia Funzionale ed Evolutiva dell’Università di Parma (attualmente gruppo di punta
23
nelle indagini genetiche sulla trota mediterranea), un programma di studio sulla
popolazione di trota fario supposta mediterranea del Tanarello, comparativamente
anche con le popolazioni viciniori ritenute mediterranee di corsi d’acqua delle Alpi
Marittime (valli Gesso e Stura) e delle Alpi Liguri (alta valle dell’Orba), nonché con
ceppi d’allevamento pure asseriti di tipo mediterraneo (Allevamento Canali Cavour di
Centallo CN e Centre Piscicole Regional des Alpes Maritimes “Les Fontans” de
Roquebilliere). Attualmente ho completato la raccolta di tutti i campioni da sottoporre
ad indagine che ho consegnato al Dipartimento di Parma.
I primi risultati dell’indagine (DNA mitocondriale e nucleare) su 14 trote fario
prelevate sul Tanarello, nelle stazioni di Ponte Tanarello e Maddalena,
dimostrerebbero che 9 sono ibride atlantica x mediterranea e 5 atlantiche pure.
Non appena mi perverranno i risultati completi provvederò ad integrare la presente
relazione.
Le osservazioni eseguite nel luglio 05 nelle 6 stazioni in precedenza descritte hanno
comunque confermato, su base morfologica, l’esistenza di una situazione alquanto
articolata:
nella stazione di Monesi, dove è più agevole l’accesso con mezzi di trasporto e dove,
presumibilmente, più intense sono state nel tempo le immissioni di novellame
d’allevamento, attualmente il popolamento troticolo è esclusivamente costituito da
soggetti giovani di fenotipo prettamente atlantico. Così pure sul Rio Fonda, peraltro
molto povero d’acqua e di habitat idoneo ad ospitare un popolamento troticolo di
qualche consistenza, le poche trote osservate risultavano di fenotipo atlantico.
Al contrario, nel Rio Valcona e nell’asta centrale di Tanarello compresa tra le stazioni
di Ponte Tanarello, a monte, e di Ponte Sciarante, a valle, i campionamenti con
elettrostorditore hanno consentito di constatare la presenza di una popolazione di
trota fario consistente e ben strutturata nelle varie classi d’età, connotata da una
livrea con alcuni caratteri di tipo mediterraneo, quali la macchia retroculare e le
macchie parr, talora plurilobate, negli adulti (vedere foto pg.16).
Non sono più stati trovati invece soggetti con livrea marmorata, neppure ibrida (un
ibrido era stato trovato nel 2002 a Ponte Isola). Ciò fa ritenere che, in questa zona di
Tanarello, si sia
costituita una popolazione
riproduttiva con genoma ibrido
mediterraneo/atlantico, mentre la sporadica risalita di marmorate dal basso pare di
fatto sostanzialmente esaurita.
Gli esemplari campionati sono risultati di taglie diverse, fino a una misura massima
riscontrata di cm 28 (pesce nel sesto anno di vita). Dalla misurazione delle lunghezze
totali di 85 individui di diversa età si è calcolato che la taglia raggiunta alla fine del
primo anno di vita sia mediamente di cm 7/9, alla fine del secondo cm 14/16, del terzo
cm 19/21 e del quarto cm 23/25.
Nella parte inferiore del Tanarello, a valle del Ponte Sciarante fino alla confluenza col
Negrone, la conformazione dell’alveo, caratterizzato da una successione di ampie e
profonde pool, dove l’efficacia di cattura dell’elettrostorditore è pressocchè
annullata, non si sono eseguiti campionamenti. Osservazioni occasionali su trote
24
catturate da pescatori inducono però a ritenere che la situazione sia più disomogenea,
con presenza di trote fario sia di fenotipo nettamente atlantico che ibrido
atlantico/mediterraneo, ma anche, molto raramente, di soggetti con livrea ibrida
fario/marmorata.
Proposta di un piano di gestione della pesca e dei ripopolamenti nel bacino del
Tanarello
Le caratteristiche di elevata naturalità e qualità ambientale del torrente Tanarello e
di gran parte del suo bacino imbrifero, l’habitat di tipo alpino, le peculiarità della sua
ittiofauna nel contesto ligure e la sua particolare significatività sia dal punto di vista
qualitativo che quantitativo, la capacità autoriproduttiva di entrambe le componenti
della comunità ittica (scazzone e trota), l’elevata valenza turistica della zona, uniti ai
vincoli di tutela esistenti (2 SIC), inducono necessariamente a prospettare per questo
corso d’acqua un tipo di gestione della pesca e dei ripopolamenti mirati.
La finalità della gestione ittica in un contesto ambientale tanto pregevole e
conservato deve contemperare l’obbligo di tutelare efficacemente l’ ancor rilevante
patrimonio naturalistico con le esigenze turistico- alieutiche.
In questa prospettiva viene avanzata la seguente, specifica proposta di gestione della
pesca e dei ripopolamenti ittici.
Per quanto concerne l’esercizio della pesca nel bacino del Tanarello si prospettano tre
situazioni distinte:
a) esercizio della pesca alle seguenti condizioni generali previste dalla Carta
Ittica: pesca alla trota consentita dall’ultima domenica di febbraio alla prima
domenica d’ottobre; tenuta del libretto delle catture; taglia minima di cattura
cm 22 per la trota fario, sia di fenotipo atlantico che mediterraneo o ibrido (in
prospettiva sarebbe però tecnicamente auspicabile un innalzamento a cm 24);
divieto assoluto di pesca dello scazzone (Cottus gobio). Inoltre si propongono le
seguenti misure restrittive rispetto alla Carta Ittica: numero massimo di trote
catturabili per giornata di pesca 4; numero massimo di trote catturabile per un
intero anno di pesca 60; divieto assoluto di pesca alla trota marmorata, anche di
fenotipo ibrido. Quest’ultimo divieto potrebbe venire meno in futuro, qualora si
reperissero (ipotesi allo stato dei fatti non ancora realizzabile) trotelle
marmorate da ripopolamento di cm 4/6 di sicura e comprovata purezza genetica
e appartenenti alla popolazione del bacino del Tanaro (sottobacini del Tanaro o
dello Stura di Demonte); queste si potrebbero immettere nel tratto inferiore
del Tanarello, a valle del ponte Sciarante. Questa regolamentazione delle pesca
dovrebbe vigere su tutti gli affluenti e sull’asta principale nel tratto superiore,
a monte del Rio Colletta (sin orografica), e nel tratto inferiore, a valle di Ponte
Sciarante.
25
b) Nel tratto compreso tra l’immissione del Rio Colletta e il Ponte dell’Isola si
propone l’istituzione di una regolamentazione “no kill”, con divieto di trattenere
il pesce pescato, che va prontamente e opportunamente rilasciato. Va imposto
l’uso esclusivo di esche artificiali (mosche galleggianti o sommerse e cucchiaini o
pesci finti, rotanti o ondulanti) munite di un solo amo senza ardiglione o con
l’ardiglione schiacciato. Nella stessa giornata il pescatore non può inoltre
esercitare la pesca sia nella zona “no kill” che nella zona libera, ma deve
limitarsi ad una sola di queste zone (con segnatura sul tesserino). L’efficacia di
questa regolamentazione richiede una notevole intensificazione del servizio di
vigilanza in loco ed una specifica organizzazione dello stesso (vigilanza
comunque agevolata dal fatto che il tratto di torrente in questione è
costeggiato da una strada carrozzabile con un solo accesso).
c) Nel tratto compreso tra il Ponte Sciarante e il Ponte dell’Isola si propone la
riconferma del già vigente divieto assoluto di pesca.
Per quanto riguarda i ripopolamenti, ribadito che sono assolutamente vietate le
immissioni di trote pronta pesca (in quanto categoria gestionale A), vanno totalmente
interrotte le immissioni di novellame di trota fario di ceppo atlantico in tutto il bacino
del Tanarello. Le immissioni consentite prevedono solamente il rilascio di un numero di
trotelle di ceppo mediterraneo di cm 4/6 compreso tra 12.000 e 15.000, da
acquistarsi mediante apposita gara con garanzia dell’origine e della purezza genetica
del materiale. Queste trotelle di ceppo mediterraneo andrebbero seminate
esclusivamente nei tratti di torrente dove si esercita la pesca con prelievo del
pescato, mentre dove vigerebbero la regolamentazione “no kill” e il divieto di pesca
non andrebbero eseguite immissioni di alcun genere.
Come già detto, qualora divenisse disponibile novellame di marmorata dagli opportuni
requisiti, le semine di fario mediterranee potrebbero essere in parte sostituite da
quelle di marmorata (circa 5000 capi) nella parte a valle del Ponte Sciarante.
MACROBENTON
L’obiettivo dell’indagine macrobentonica sul Tanarello era di quantificarne (mediante
l’utilizzo dell’Indice Biotico Esteso, GHETTI 1997; IRSA 2003) i livelli di qualità
ambientale e di funzionalità ecologica (compresa la capacità di sostenere una
ittiofauna adeguata) e inoltre di individuare elementi di caratterizzazione faunistica
utili per ulteriormente delineare i connotati di grande pregio o di peculiarità di questo
ecosistema fluviale inserito in due SIC.
Stazioni campionate (le stesse che per l’indagine ittiologica):
A: t. Tanarello: Monesi, q. 1350
B: t. Tanarello: ponte Tanarello, q. 1040
26
C: t. Tanarello: Maddalena, q. 1000
D: t. Tanarello: ponte Schiarante, q. 945
E: rio di Valcona: Valcona sottana, q. 1130
F: rio della Fonda: q. 970
Tabella 1: caratteri ambientali delle stazioni
A
B
GRANULOMETRIA DEL SUBSTRATO
roccia
4
1
massi
1
2
ciottoli
2
3
ghiaia
3
4
RITENZIONE DEL DETRITO
sostenuta
X
X
ORGANICO
moderata
STRUTTURA DEL DETRITO ORGANICO grossolana
X
X
ANAEROBIOSI
assente
X
X
PERIPHYTON
rilevabile al tatto
feltro sottile
X
Alghe filamentose
X
Alghe crostose
X
VEGETAZIONE ACQUATICA
muschi
X
VEGETAZIONE RIPARIA
boscosa
X
arbustivo-boscosa
erbaceo- arbustiva
X
LARGHEZZA ALVEO BAGNATO
(metri)
1,5 5
VELOCITA’ DELLA CORRENTE
media e poco
turbolenta
elevata e turbolenta
X
molto elevata e
X
turbolenta
ALTEZZA MEDIA DELL’ACQUA
(cm)
20 40
REGIME IDROLOGICO
magra/morbida
X
X
C
1
2
3
4
X
D
1
2
3
4
X
X
X
X
X
X
X
X
X
E
4
1
2
3
X
F
4
1
2
3
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
5
4,5
3
X
X
X
40
X
30
X
30
X
3
X
25
X
Si tratta di ambienti riconducibili alla tipologia del torrente montano (metarhithron),
con l’eccezione della stazione A (Tanarello, Monesi) che presenta caratteristiche più
francamente alpine (epirhithron) affiancate a caratteri di sorgente (crenon); la
velocità di corrente e la turbolenza risultano relativamente elevate in tutti i siti e
giustificano gli alti livelli di ossigeno disciolto riscontrati, mentre i valori di pH e quelli
di conducibilità rilevati nel corso dell’indagine sono compatibili con la litologia
eminentemente carbonatica del territorio: i primi ricadono costantemente nel campo
basico, e la modesta variabilità riscontrata nei secondi è ricompresa presumibilmente
nell’àmbito del range strumentale.
I campioni di fauna bentonica sono stati raccolti con l’ausilio di un retino immanicato
lungo transetti rappresentativi dell’insieme dei microhabitat presenti, smistati sul
campo e in seguito controllati allo stereoscopio: il numero delle unità sistematiche di
macroinvertebrati censite assomma a 48, ciò che depone per una biodiversità degli
27
ambienti indagati che appare considerevole soprattutto se rapportata alle quote
altimetriche, relativamente alte; va segnalato inoltre che la presenza di alcune entità
rare o insolite (Perla, Perlodes, Heptagenia, BERAEIDAE, DIXIDAE, RHAGIONIDAE,
SCIRTIDAE) rappresenta un elemento di pregio naturalistico che conferma l’elevata
qualità ambientale che contrassegna il bacino del Tanarello anche esternamente
all’ambito strettamente fluviale.
Perla sp.: Tanarello, Monesi; a dx., Heptagenia sulphurea: Rio della Fonda
Scirtidae, Hydrocyphon sp.; a dx., Beraeidae, Beraea sp.: Tanarello, Maddalena
Considerando che la fauna macrobentonica entra a far parte per una quota rilevante
dello spettro trofico dei Salmonidi (nonchè dei Cottidi), le densità di popolazione
rilevate consentono di affermare che l’ambiente indagato è in grado di sostenere
adeguate popolazioni ittiche.
L’analisi del materiale raccolto, i cui risultati sono presentati nella tabella 2, ha
dimostrato una sostanziale uniformità su livelli di qualità biologica alti o molto alti:
infatti i valori di I.B.E., oscillanti fra 11 e 12, fanno ricadere costantemente il giudizio
nell’ambito della prima classe (= ambienti nei quali non sono rilevabili segnali di
inquinamento o alterazione), una diagnosi che è confortata dalla constatazione che
tutte le stazioni ospitano elementi di elevato significato indicatore (non sono mai
presenti meno di 4 unità sistematiche di Plecotteri), godono di una considerevole
naturalità e sono immuni da significativi interventi antropici, come dimostra la totale
28
assenza di indici visuali di inquinamento (anossia, batteri filamentosi) e di organismi
indicatori di stress ambientale (Oligocheti e Chironomidae tipici dei fanghi organici).
Nella tabella 2 la presenza dei diversi taxa di macroinvertebrati viene rappresentata
con una simbologia che tiene conto delle rispettive abbondanze relative: è così
possibile apprezzare, fra le stazioni campionate, differenze che sono correlate non
solo agli aspetti “qualitativi” ma anche a quelli “quantitativi” delle comunità
macrobentoniche; i taxa contrassegnati con il simbolo * sono stati esclusi dal calcolo
dell’indice I.B.E. in ossequio alle prescrizioni metodologiche (Hydracarina e
VELIIDAE, per esempio) oppure perché, per il numero troppo basso di individui
campionati, si è ritenuto corretto considerarli estranei alla tipologia fluviale in esame
e attribuire il loro rinvenimento ad episodi di trasporto occasionale.
PLECOTTERI
EFEMEROTTERI
TRICOTTERI
DITTERI
Tabella 2: fauna a macroinvertebrati e I,B.E.
A
B
1
Chloroperla
°°
2
Dinocras
3
Isoperla
°°°°
4
Leuctra
°°°
°°
5
Nemoura
°°
6
Perla
°°
°
7
Perlodes
°°
°
8
Protonemura
°°°
°°
9
Baetis
°°
°
10 Ecdyonurus
°°°
°°
11 Epeorus
°°
°*
12 Ephemera
13 Habroleptoides
°°°
°°°
14 Heptagenia
15 Paraleptophlebia
16 Rhithrogena
°°°
17 Serratella
°°
Tabella 2 segue
18 BERAEIDAE
19 GLOSSOSOMATIDAE
°°
20 GOERIDAE
21 HYDROPSYCHIDAE
°°°°
22 LIMNEPHILIDAE
°°
°°°°
23 ODONTOCERIDAE
°°
24 PHILOPOTAMIDAE
°°°
25 POLYCENTROPODIDAE
°°°
°°
26 RHYACOPHILIDAE
°°
°°
27 SERICOSTOMATIDAE
°*
28 ATHERICIDAE
°
°°
29 BLEPHARICERIDAE
°
29
C
D
E
°°
°
°
°°
°
°°
°
°°
°°
°°°
°*
°°°
°
°°
°°
°°
°*
°°
°°
F
°°
°°
°°
°°
°°
°°
°°°
°*
°°
°°
°°°°
°°
°°°
°*
°°
°°
°*
°°°
°*
°°
°*
°°°°
°*
°°°
°°
°°
°°°
°°
°°
°°°°
°°
°
°°°°
°*
°°
°°
°
°*
°°°°
°°
°°°
°°°
°°
°°
°*
°°°
°°°
°°
°°
°°°
°°
°°
°°°
30 CERATOPOGONIDAE
31 CHIRONOMIDAE
32 DIXIDAE
33 EMPIDIDAE
34 LIMONIIDAE
35 PSYCHODIDAE
36 RHAGIONIDAE
37 SIMULIDAE
38 STRATIOMYIDAE
39 TIPULIDAE
COLEOTTERI
40 DYTISCIDAE
41 ELMIDAE
42 HYDRAENIDAE
43 SCIRTIDAE
ETEROTTERI
44 VELIIDAE
TRICLADI
45 Crenobia
46 Dugesia
OLIGOCHETI
47 LUMBRICULIDAE
ALTRI
48 HYDRACARINA
Numero totale di Unità Sistematiche
Numero di Unità Sistematiche valide
Indice Biotico Esteso I.B.E.
Classe di qualità biologica
°°°
°°
°*
°°
°°
°°
°
°°
°°
°
°°
°°
°°
°°
°
°°
°°
°°
°°
°
°*
°*
°°°
°°
°°
°°°
°°°
°°
°°
°
°
°°
°*
°
°
°*
°°
°°°
°°
°°
°
°°
°°
°°
°
°*
31
28
12
I
°*
26
24
11
I
°°
°°°
°°
°*
32
26
12-11
I
°*
26
22
11
I
°°°
°°°
°°
°°°
°°
°*
°°°
°
°
°*
30
24
11
I
°°°
°*
26
22
11
I
Allo scopo di quantificare con una metodologia “imparziale” le somiglianze o le
differenze fra le biocenosi analizzate, i dati di presenza faunistica sono stati
utilizzati per ricavare, mediante confronto a coppie, l’indice di similarità di Jaccard
fra le comunità macrobentoniche rilevate nelle sei stazioni prescelte: i risultati sono
rappresentati nella tabella 3, nella quale si pone immediatamente in evidenza una
significativa somiglianza fre le stazioni B e C e, per contro, una similarità assai
modesta fra A e F.
B
C
D
E
F
Tabella 3 Indice di similarita’ a coppie fra le stazioni
A
B
C
D
E
0.528
0.555
0.794
0.529
0.667
0.697
0.625
0.527
0.647
0.575
0.525
0.550
0.487
0.450
0.381
30
F
Commento ai risultati
La stazione A (Tanarello, Monesi) è quella situata alla quota più elevata e, come già
accennato, mostra caratteristiche più “alpine” delle altre; in aggiunta ad una
turbolenza e una velocità di corrente elevate, il sito è caratterizzato, lungo il corso
d’acqua principale, da numerose emergenze idriche diffusamente colonizzate da
Briofite (Brachythecium sp.) e da un diffuso deposito calcareo che impregna il
periphyton conferendogli una consistenza “crostosa”.
La stazione A costituisce evidentemente un caso a parte nel novero di quelle indagate:
il campionamento della bentofauna rivela una comunità nella quale predominano i
Plecotteri (sono presenti ben 7 taxa di questo gruppo, con una rappresentanza
particolarmente abbondante del genere Isoperla, che non è stato reperito in alcun
altro campione).
I connotati “alpini” della stazione sono confermati dal reperimento di Drusus sp.
(Tricotteri Limnephilidae), di Hyporhyacophila sp. e Pararhyacophila sp. (Tricotteri
Rhyacophilidae) e di Epeorus alpicola (Eaton) (Efemerotteri Eptageniidae): si tratta di
entità orofile e stenoterme di acque fredde non raccolte in alcun altro campione della
serie.
La stazione B (Tanarello, Ponte Tanarello) ospita una comunità macrobentonica del
tutto analoga a quella riscontrata in C, come dimostra l’indice di similarità piuttosto
elevato (0.794) che si ricava mettendo a confronto le rispettive liste faunistiche; una
peculiarità della stazione è rappresentata dal fatto che sembra essere l’unica, fra
quelle campionate, ad ospitare Tricotteri Glossosomatidae, raschiatori di patine
microalgali.
La stazione C (Tanarello, Maddalena) è caratterizzata da estesi affioramenti di roccia
in posto e da una discreta turbolenza: la presenza, seppure sporadica, di Epeorus
sylvicola (Pictet) va messa in relazione con la ben nota reofilia di questo taxon.
L’abbondanza di Tricotteri Hydropsichidae è tipica di un ambiente caratterizzato da
un consistente trasporto di particolato organico fine derivante dalla frammentazione
di detrito vegetale. Una peculiarità faunistica rilevante della stazione è la presenza di
BERAEIDAE (probabilmente Beraea sp.), Tricotteri di rinvenimento assai poco
frequente.
La stazione D (Tanarello, ponte Sciarante) non differisce sostanzialmente dal sito C
che è situato poco più a monte lungo lo stesso corpo idrico: l’indice di similarità fra i
due (0.697) risulta in effetti il più alto rilevato nel corso della presente indagine dopo
quello fra i punti B e C. Le presenze di Rhithrogena ed Epeorus sylvicola sono connesse
con l’elevata velocità di corrente; va rimarcata la evidente vicarianza di
Paraleptophlebia nei confronti dell’affine genere Habroleptoides (Efemerotteri,
Leptophlebiidae) che è forse correlata ad un più avanzato stadio di decomposizione
31
del detrito fogliare nella stazione D, situata a quota inferiore rispetto a tutte le
altre. Compaiono anche qui i rari Ditteri Rhagionidae, legati agli ammassi fogliari di
latifoglie in alveo.
La stazione E (Rio di Valcona) ha caratteristiche di “forra” e di ombreggiatura che
ricordano la stazione F: anche qui infatti le patine perifitiche sono inconsistenti, ma la
vegetazione ripariale è dominata da Ontàni invece che da Faggi, come lungo il rio della
Fonda e la maggiore pendenza determina velocità di corrente e turbolenza più elevate;
come conseguenza vi si ritrovano più elementi reofili (per esempio Epeorus sylvicola e
Rhithrogena sp. fra gli Efemerotteri) ed una vegetazione acquatica relativamente
abbondante, rappresentata da muschi del genere Brachythecion; nonostante le
apparenze, la similarità fra E ed F risulta in effetti non molto rilevante (indice 0.450).
La stazione F (Rio della Fonda) è caratterizzata infine da una copertura arborea
ripariale a latifoglie particolarmente fitta; tale copertura determina un livello di
illuminazione al suolo particolarmente basso e, conseguentemente, una modesta
colonizzazione del substrato da parte di patine algali, a causa dell’esiguo tenore di
fotosintesi.
La mancanza di periphyton giustifica il fatto che in seno alla comunità risulti
scarsamente rappresentata la categoria dei raschiatori rispetto ai taxa detritivori,
deputati allo smaltimento dell’abbondante detrito fogliare grossolano presente (e
probabilmente spiega anche l’apparente irreperibilità dei Ditteri Chironomidae,
assolutamente inconsueta nelle comunità macrobentoniche fluviali): nel novero degli
organismi detritivori va segnalata la presenza di Ditteri del genere Chrysopilus
(famiglia Rhagionidae) legati agli ammassi di foglie accumulate nei tratti a pozze e il
cui rinvenimento è alquanto raro nei campionamenti di macroinvertebrati bentonici.
Vanno rimarcati inoltre l’eccezionalità del reperimento di singoli individui di Ephemera
danica Müller (un taxon scavatore nei sedimenti fini, che qui sono assai poco
rappresentati) e soprattutto l’interesse faunistico legato a Heptagenia cfr. sulphurea
Müller, che di norma frequenta tipologie fluviali più “potamali”: la loro presenza è da
collegare al comportamento riproduttivo, diffuso negli Efemerotteri, che tendono a
risalire a monte in volo per ovideporre.
32
Dixidae, Dixa sp.; a dx., Ephemera danica : Rio della Fonda
Epeorus sylvicola :Tanarello, Maddalena; a dx., Glossosoma sp.: p.teTanarello
Empididae, Wiedemannia sp.; a dx., Stratiomyidae, Oxycera sp.: p.te Tanarello
33
Limnephilidae, Drusus sp.; a dx. Epeorus alpicola: Tanarello, Monesi
Pararhyacophila sp.; a dx, Hyporhyacophila sp.: Tanarello, Monesi
Protonemura sp.; a dx., Philopotamidae, Wormaldia sp.: Rio di Valcona
Rhagionidae, Chrysopilus sp.; a dx., Athericidae, Atherix sp.: P.te Schiarante
34
CONCLUSIONI
Gli esiti dei rilevamenti in campo e delle analisi condotte sul materiale macrobentonico
campionato i giorni 14 e 15 luglio 2005 sul bacino del Tanarello (IM) possono essere
così brevemente riassunti:
a) la funzionalità ecologica degli ecosistemi fluviali studiati, considerata la
tipologia prevalente in esame, può essere definita prossima all’eccellenza: alla
diagnosi di qualità biologica si affianca un giudizio analogamente favorevole in
merito alle condizioni di contorno (integrità della copertura vegetazionale,
assenza di impatti antropici)
b) l’assetto faunistico delle comunità macrobentoniche rilevate, l’elevata diversità
biologica e la consistenza numerica delle popolazioni sono in grado di sostenere
una congrua compagine ittica
c) anche a prescindere dal loro significato indicatore, le comunità
macrobentoniche censite nel corso dell’indagine presentano alcuni connotati di
pregio e di rarità che meritano particolari misure di salvaguardia: queste ultime
collimano con gli obiettivi di una gestione della pesca e dei ripopolamenti
rispettosa della naturale vocazione ittiologica del territorio.
BACINO DELL’ARROSCIA
Il bacino dell’Arroscia, almeno per quanto riguarda la sua parte centrale e quella
superiore (quella inferiore è savonese), si colloca tra i più importanti dell’imperiese,
sia per apporti idrici che per pregio del territorio. Tuttavia, rispetto al Tanarello,
presenta alcuni punti di possibile criticità.
In questa indagine di approfondimento della Carta Ittica se ne sono voluti focalizzare
alcuni:
- A:Torrente Arroscia a Molino di Mendatica (stazione già studiata nel 2002,
replicata dopo il completamento dei lavori di costruzione della centralina
idroelettrica e la sua entrata in funzione);
-
B: Torrente Arogna al ponte di Armo (capannone industriale sulla sponda).
-
C:Torrente Giara di Rezzo a Lavina (eutrofizzazione da apporti fognari);
In tutte le tre stazioni i dati riscontrati hanno confermato l’esistenza di situazioni
problematiche, come si può evincere dai tabulati successivi.
A Molino di Mendatica l’opera di presa della centralina costituisce un’interruzione
della continuità dell’aleveo fluviale inaccettabile, così come i lavori di scasso per la
35
realizzazione dell’ accesso carraio all’opera stessa sembrano aver creato una
situazione di instabilità del versante. Dislivelli insormontabili dalla fauna ittica sono
stati craeti in alveo in corrispondenza dell’opera di presa e dei guadi. Si imporrebbero
impianti per la risalita dei pesci attualmente inesistenti. Inoltre le modalità di prelievo
dell’acqua (griglia orizzontale che attraversa tutto l’alveo) non forniscono alcuna
garanzia di effettivo rilascio di DMV nel periodo di funzionamento dell’impianto. La
situazione ambientale complessiva è comunque meno positiva di quanto lascerebbe
pensare la prima classe di qualità IBE riscontrata (la qualità dell’acqua non è
compromessa e al momento del sopralluogo la centrale era ferma e l’acqua non veniva
prelevata dal torrente).
A Lavina il torrente Giara di Rezzo denuncia uno stato di evidente, seppur localizzato,
inquinamento fognario a valle del ruscello di Cenova. La stessa fauna ittica presenta
condizioni di salute scadenti (frequenti lesioni ulcerative presumibilmente attribuibili
ad infezioni batteriche) riconducibili al degrado ambientale di questo tratto di
torrente. Anche l’indice IBE rileva la situazione di inquinamento cronico.
Ad Armo, appena a monte del ponte, la costruzione di un vasto terrapieno di riporto
con edifici industriali proprio sulla riva del torrente suscita forti perplessità non solo
dal punto di vista estetico/ambientale ma anche per possibili compromissioni
episodiche della qualità dell’acqua del torrente (quanto meno dopo le piogge, per il
dilavamento del piazzale di manovra degli automezzi). In questa stazione contrastano
la presenza relativamente abbondante di fauna ittica e una I Classe di Qualità IBE
con le condizioni di ossigenazione alquanto scarsa dell’acqua del torrente. Ciò indica
instabilità del quadro ambientale.
36
ITTIOFAUNA
DESCRIZIONE STAZIONE:
A - Molino di Mendatica
STAZIONE
CORSO D’ACQUA
Arroscia
BACINO
Arroscia
Mendatica
a monte centralina, a valle opera presa
610
5
8
valle stretta
bosco misto con prevalenza di ontani
COMUNE
LOCALITA'
QUOTA m s.l.m.
PENDENZA %
AMPIEZZA ALVEO ASCIUTTO m
MORFOLOGIA VALLIVA
VEGETAZIONE RIPARIALE
ALTERAZIONE ALVEO/SPONDE
Fondo
Coperture
Sponda destra
Sponda sinistra
Briglie e manufatti trasversali
Dighe a monte
CARATT. DEL TERRITORIO SOTTESO
Agricoltura e allevamento
Vie di comunicazione
Insediamenti abitativi
Insediamenti produttivi
Derivazioni
SCARICHI A MONTE
Civili
Produttivi
Inerti
Discariche
VINCOLI DI TUTELA
3 guadi per accesso a presa
no
scasso per percorso carraio a presa
no
3 in corrispondenza guadi + opera derivazione
no
limitati
locali
poco rilevanti
no
importante
poco rilevanti
no
no
materiale scasso accesso carraio a presa
37
Guado con salto
Dissesto versante
Griglia prelievo
Opera di presa (centrale non funzionante): interruzione tutto alveo
38
HABITAT ITTICO:
Data campionamento ittiologico
Condizioni metereologiche
Regime idrologico
Larghezza alveo bagnato m
Velocità corrente (da 1 a 4)
Profondità cm
11/08/05
sereno
magra limitata
3,5
2
max 90
media 30
Temperatura acqua C °= 16,5 ; pH = 8,2
Parametri fisico/chimici
Ossigeno disciolto = mg/l 7,2 ; 74 %
Conducibilità in microSiemens = 258
Granulometria substrato %
massi 40
sassi 40
ciotoli 10
ghiaia 5
sabbia
limo 5
Complessità ambientale %
salti 5
pool 30
riffle 40
run 25
Ricoveri (0/4)
3
Ombreggiatura (0/4)
4
Produttività teorica annua kg/km
38,47 (1,57 x 7 x3,5)
Osservazioni: habitat ittico pesantemente alterato da lavori opera presa e relativo accesso stradale per centralina.
DATI ITTIOLOGICI:
Zona ittica
Comunità ittica (abbondanza 1/4): 2
Trota fario
Famiglia
Salmonidi
Densità popolazione troticola (pesci/m2)
Biomassa popolazione troticola (g/ m2)
Struttura popolazione troticola
Gestione pesca
Interesse alieutico (0/4):
Titolarità pesca: Provincia
0,13
Specie
Trota fario ++
parziale (tre classi d’età)
A
2
Osservazioni: popolamento ittico ridimensionato significativamente rispetto a 2002.
39
Nome scientifico
Salmo trutta
DESCRIZIONE STAZIONE:
STAZIONE
B - Armo
CORSO D’ACQUA
Arogna
BACINO
Arroscia
Armo
ponte a valle paese
500
5
5
valle stretta
sponda dx boscaglia ontani, sin scarpata artificiale
COMUNE
LOCALITA'
QUOTA m s.l.m.
PENDENZA %
AMPIEZZA ALVEO ASCIUTTO m
MORFOLOGIA VALLIVA
VEGETAZIONE RIPARIALE
ALTERAZIONE ALVEO/SPONDE
Fondo
Coperture
Sponda destra
Sponda sinistra
Briglie e manufatti trasversali
Dighe a monte
CARATT. DEL TERRITORIO SOTTESO
Agricoltura e allevamento
Vie di comunicazione
Insediamenti abitativi
Insediamenti produttivi
Derivazioni
SCARICHI A MONTE
Civili
Produttivi
Inerti
Discariche
VINCOLI DI TUTELA
no
ponte
no
terrapieno artificiale per capannone industriale
no
no
limitati
locali
centro abitato
presenti
limitate
presenti
dilavamento piazzale azienda lungo torrente
i n sponda sin scarpata per terrapieno
no
40
HABITAT ITTICO:
Data campionamento ittiologico
Condizioni metereologiche
Regime idrologico
Larghezza alveo bagnato m
Velocità corrente (da 1 a 4)
Profondità cm
11/08/05
sereno
magra l
2,5
2
max 90
media 35
Temperatura acqua C °= 17,0 ; pH = 8,15
Parametri fisico/chimici
Ossigeno disciolto = mg/l 6,0 ; 62 %
Conducibilità in microSiemens = 326
Granulometria substrato %
massi 30
sassi 30
ciotoli 15
ghiaia 15
Sabbia 5
Limo 5
Complessità ambientale %
salti 10
pool 30
riffle 30
run 30
Ricoveri (0/4)
3
Ombreggiatura (0/4)
4
Produttività teorica annua kg/km
19,63 (1,57 x 5 x 2,5)
Osservazioni: sponda destra molto alterata, acqua poco ossigenata (scarichi non depurati?), qualità ambientale modesta.
DATI ITTIOLOGICI:
Zona ittica
Comunità ittica (abbondanza 1/4): 2
Densità popolazione troticola (pesci/m2)
Biomassa popolazione troticola (g/ m2)
Struttura popolazione troticola
Gestione pesca
Interesse alieutico (0/4):
Titolarità pesca: Provincia
Trota fario
Famiglia
Salmonidi
Specie
Trota fario ++
Nome scientifico
S. trutta
Parzialmente strutturata (3 classi d’età)
A
2
Osservazioni: presenza di trote relativamente discreta in rapporto alla qualità alquanto modesta dell’habitat.
41
DESCRIZIONE STAZIONE:
C - Lavina
STAZIONE
Giara di Rezzo
CORSO D’ACQUA
Arroscia
BACINO
Rezzo
a monte ponte in pietra
320
2,5
12
valle
arbusti e cespugli
COMUNE
LOCALITA'
QUOTA m s.l.m.
PENDENZA %
AMPIEZZA ALVEO ASCIUTTO m
MORFOLOGIA VALLIVA
VEGETAZIONE RIPARIALE
ALTERAZIONE ALVEO/SPONDE
Fondo
Coperture
Sponda destra
Sponda sinistra
Briglie e manufatti trasversali
Dighe a monte
CARATT. DEL TERRITORIO SOTTESO
Agricoltura e allevamento
Vie di comunicazione
Insediamenti abitativi
Insediamenti produttivi
Derivazioni
SCARICHI A MONTE
Civili
Produttivi
Inerti
Discariche
VINCOLI DI TUTELA
no
ponte
arginature in muri a secco
arginature in muri a secco
no
no
limitati
significative
centri abitati
no
presenti irrigue
significativi
no
no
no
42
HABITAT ITTICO:
Data campionamento ittiologico
Condizioni metereologiche
Regime idrologico
Larghezza alveo bagnato m
Velocità corrente (da 1 a 4)
Profondità cm
11/08/05
sereno
magra limitata
4
2
max 100
media 35
Temperatura acqua C °= 18,4 ; pH = 8,2
Parametri fisico/chimici
Ossigeno disciolto = mg/l 4,9 ; 52 %
Conducibilità in microSiemens = 279
Granulometria substrato %
massi 40
sassi 25
ciotoli 15
ghiaia 15
sabbia
Limo 5
Complessità ambientale %
salti 2
pool 25
riffle 35
run 38
Ricoveri (0/4)
3
Ombreggiatura (0/4)
1
Produttività teorica annua kg/km
18,84 (1,57 x 3 x4)
Osservazioni: segni evidenti di notevole inquinamento fognario (bassa ossigenazione + alghe filamentose) da Cenova.
DATI ITTIOLOGICI:
Zona ittica
Comunità ittica (abbondanza 1/4): 2
Densità popolazione troticola (pesci/m2)
Biomassa popolazione troticola (g/ m2)
Struttura popolazione troticola
Gestione pesca
Interesse alieutico (0/4):
Titolarità pesca: Comune di Rezzo
Trota fario + ciprinidi reofili
Famiglia
Specie
Salmonidi
Trota fario +
Ciprinidi
Barbo comune +
Ciprinidi
Barbo canino +
Ciprinidi
Vairone +++
Anguillidi
Anguilla +
Nome scientifico
S. trutta
B. plebejus
B. meridionalis
L. souffia
A. anguilla
non strutturata
A
attuale 1, potenziale 3
Osservazioni: popolamento diversificato ma scarso e medioccre (frequenti ulcere cutanee) per degrado qualità ambientale.
43
FAUNA A MACROINVERTEBRATI BENTONICI
E QUALITA’ BIOLOGICA
In data 11.08.2005, contemporaneamente a quelli ittiofaunistici, sono stati condotti
campionamenti di macrobentofauna nelle medesime tre stazioni, di seguito indicate A,
B e C, ubicate rispettivamente sull’asta principale dell’Arroscia presso Mendatica, sul
torrente Giara di Rezzo a Lavina di Rezzo e sul torrente Arogna presso Armo ; sono
stati registrati i principali elementi di connotazione ambientale (tabella 1) e, mediante
l’applicazione dell’Indice Biotico Esteso (GHETTI 1997; APAT-IRSA/CNR 2003) e
dell’indice SBMWP (ALBA-TERCEDOR et al.,2002,) è stata individuata, relativamente
alla componente macrobentonica, la composizione faunistica e sono stati misurati i
livelli di qualità ambientale e di funzionalità ecologica dei tre siti.
Tabella 1 : elementi di caratterizzazione ambientale delle stazioni
GRANULOMETRIA DEL SUBSTRATO
1
(ordine di prevalenza : 1 = max, 4 = min )
2
3
4
RITENZIONE DEL DETRITO ORGANICO
Sostenuta
STRUTTURA DEL DETRITO ORGANICO
Grossolana
fibroso-polposa
ANAEROBIOSI
Assente
tracce diffuse
PERIPHYTON
rilevabile al tatto
feltro sottile
alghe filamentose
alghe crostose
VEGETAZIONE ACQUATICA (IDROFITE)
Presente
Assente
VEGETAZIONE RIPARIA
Boscosa
arbustivo-boscosa
VELOCITA’ DELLA CORRENTE
media, poco turbolenta
ALTEZZA MEDIA DELL’ACQUA
(cm)
REGIME IDROLOGICO
Magra
A
massi
ciottoli
ghiaia
X
X
B
massi
ciottoli
ghiaia
sabbia
X
X
X
X
X
X
X
X
C
massi
roccia
ciottoli
ghiaia
X
X
X
X
X
X
X
X
X
30
X
X
X
X
35
X
X
X
35
X
I risultati dei campionamenti vengono presentati nella tabella 2 dove è utilizzata, in
merito alle abbondanze dei vari taxa, la simbologia usuale: I = presente, L =
abbondante, * = non valutabile o sporadico: le condizioni idrologiche di magra
perdurante, evidenti all’atto del campionamento, fanno supporre che fosse ininfluente
il fenomeno di drift, cioè di deriva da monte a carico di elementi estranei alla
comunità; si è giudicato tuttavia opportuno escludere dal conteggio dell’indice I.B.E.
alcuni taxa che, per la loro modesta rappresentatività nel campione e la loro
caratterizzazione o specializzazione ecologica, sono stati riconosciuti come
componenti non stabili della comunità stessa come, per esempio, gli Efemerotteri del
44
genere Centroptilum che, per la loro scarsa reofilia, si manifestano estranei ad una
tipologia fluviale caratterizzata da una velocità di corrente discretamente elevata:
per questi taxa, accanto al simbolo * viene riportato il numero effettivo di individui
raccolti.
Come si vede consultando la tabella 2 proposta qui di seguito, i risultati dei
campionamenti evidenziano un livello di qualità relativamente modesto (fra alterato e
moderatamente alterato) nella stazione C, mentre, per quanto concerne le stazioni A e
B, gli indici rilevati fanno ricadere il giudizio nell’ambito della prima classe (assenza di
significativi segnali di alterazione).
Anche il metodo a punti SBMWP, utilizzato tenendo conto solo dei taxa sicuramente
presenti, fornisce, pur essendo più speditivo e “permissivo” rispetto all’I.B.E., una
analoga interpretazione, a seguito della quale la stazione C si riconferma di qualità
nettamente inferiore rispetto alle altre due.
Tabella 2: risultato dei campionamenti
Coordinate X / Y
Dinocras
Leuctra
Nemoura
Perla
Perlodes
Protonemura
Efemerotteri Baetis
Centroptilum
Ecdyonurus
Electrogena
Ephemera
Ephemerella
Habroleptoides
Heptagenia
Paraleptophlebia
Tricotteri
Beraeidae
Hydropsychidae
Hydroptilidae
Lepidostomatidae
Leptoceridae
Limnephilidae
Odontoceridae
Philopotamidae
Polycentropodidae
Rhyacophilidae
Ditteri
Anthomyidae
Athericidae
Chironomidae
Empididae
Plecotteri
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
25
26
27
28
29
C
Giara di Rezzo
Rezzo-Lavina
412182 / 4875757
*1
I
B
Arogna
Armo
413072 / 4881979
I
I
*1
I
I
*1
I
A
Arroscia
Molino Mendatica
404779 / 4880741
I
I
*1
*1
*1
I
I
I
*1
I
I
*4
L
*1
I
L
I
*1
*2
I
I
I
I
*1
I
I
I
*1
L
I
I
L
I
I
I
I
I
I
45
L
I
I
Limoniidae
30
Rhagionidae
31
Simuliidae
32
Tabanidae
33
Thaumaleidae
34
Tipulidae
35
Coleotteri Dryopidae
36
Elminthidae
37
Hydraenidae
38
Eterotteri
Gerridae
39
Hydrometridae
40
Odonati
Calopteryx
41
Onychogomphus 42
Aeshna
43
Gasteropodi Ancylidae
44
Tricladi
Dugesia
45
Oligocheti Lumbricidae
46
Lumbriculidae
47
Naididae
48
Altri
Hydracarina
49
N° totale di Unità Sistematiche
N° di Unità Sistematiche valide
Indice Biotico Esteso I.B.E.
Classe di Qualità Biologica
Indice SBMWP
Qualità SBMWP
I
I
*1
*1
I
I
*1
*1
I
I
I
*
*1
I
*
*
I
I
I
L
*2
I
I
I
I
I
I
I
I
*
24
15
7-8
III-II
143
II “accettabile”
*
29
21
11-10
I
173
I “ buona”
*
29
21
11-10
I
165
I “ buona”
A complemento degli indici biotici va sottolineato che l’elenco faunistico “globale”
emerso a seguito delle tre prove assomma a quasi 50 unità sistematiche e che questo
numero testimonia una biodiversità piuttosto elevata, soprattutto se si considera la
speditività dei campionamenti: essa lascia presupporre, considerate anche la regione
biogeografica di appartenenza, la modesta altitudine e la buona copertura boschiva del
territorio, che le condizioni “di riferimento” del reticolo fluviale cui afferiscono
questi biotopi siano capaci di esprimere una biodiversità sensibilmente più alta: ciò
equivale a sostenere che, anche laddove viene raggiunta la prima classe di qualità, si
rimane alquanto lontani dalle condizioni “ideali”, che si suppongono più “ricche” e alle
quali dovrebbero tendere eventuali iniziative di ripristino ambientale.
Stazione A
Il sito di campionamento è ubicato a valle dell’opera di presa di un impianto
idroelettrico di recente impianto ed è conseguentemente caratterizzato da
oscillazioni artificiali della portata: queste ultime presumibilmente rappresentano se
non la sola, la più significativa causa di alterazione a carico dell’ecosistema.
La diagnosi effettuata mediante l’I.B.E. porta a definire un indice intermedio fra 11 e
10, corrispondente alla prima classe di qualità, nonostante ben sei taxa siano stati
46
prudenzialmente “scartati” dal conteggio esclusivamente a causa della loro sporadica
presenza; si tratta di entità più o meno stenoecie (Nemoura, Perla, Perlodes,
Odontoceridae, Rhagionidae,Thaumaleidae) di forte significato indicatore e
tipicamente legate a condizioni di acque veloci ed ossigenate, la cui conferma avrebbe
determinato l’innalzamento dell’indice a 12: questo punteggio rappresenta da un lato
quello che ci si aspetterebbe nella tipologia ambientale indagata e
contemporaneamente configura l’obiettivo ambientale al quale dovrebbero tendere
eventuali azioni di salvaguardia.
Stazione B
Il sito è caratterizzato da una vegetazione arborea ripariale ben sviluppata, con
apparati radicali sommersi che vanno a costituire un interessante microhabitat
acquatico (una abbondante popolazione di ninfe di Odonati del genere Calopteryx
trova qui il proprio habitat di elezione, insieme a più rari Tricotteri Hydroptilidae
(fig.1), i quali si nutrono a spese della patina di Diatomee che ricopre le radici).
fig.1: Tricotteri: Hydroptila sp. stazione B
fig.2: Plecotteri: Perla sp.,stazione B
Come già accennato, la diagnosi ambientale parla di prima classe di qualità ma questo
giudizio dovrebbe essere soppesato alla luce delle potenzialità che, in assenza totale
di impatti, l’ecosistema sarebbe in grado di esprimere: la presenza sulla sponda
sinistra del corso d’acqua di un vasto terrapieno, ottenuto riportando terra di scavo e
detriti di varia origine, è presumibilmente la causa della relativa banalità espressa
dalla comunità macrobentonica.
Da segnalare anche modesti segni di presenza di sostanze tensioattive, probabilmente
di origine domestica e riconducibili ai nuclei abitativi situati poco a monte e un livello
di ossigenzione dell’acqua inspiegabilmente basso.
Stazione C
Risulta evidente, anche dal riscontro di alcuni indizi visuali, complementari all’I.B.E.,
(eccessiva popolazione algale sia filamentosa che incrostante, tracce di anossia nei
sedimenti, significativa presenza di detrito organico parzialmente decomposto,
47
diffusione di colonie di Protozoi Ciliati su molti dei macroinvertebrati campionati,
forte presenza di rifiuti di origine urbana), che il giudizio ambientale modesto di
questa stazione, rilevato da entrambi gli indici biotici utilizzati, è sostanzialmente
corretto.
L’impressione che se ne ricava è quella di un ambiente potenzialmente assai ricco in
termini di biodiversità: sono infatti ben dieci le Unità Sistematiche da ritenersi
“sporadiche” per la loro modesta rappresentatività (un segnale che, viste le condizioni
idrologiche, fa pensare ad una certa vulnerabilità dell’ecosistema piuttosto cha ad
effetti di “drift”).
L’elenco sistematico comprende elementi di qualche interesse biogeografico e di
discreto pregio faunistico: fra questi vanno ricordati il raro Plecottero Leuctra
geniculata (fig.3), specie a distribuzione mediterranea ed europea occidentale, solo
recentissimamente scoperta sul territorio continentale italiano (Fochetti et al. 2004),
e i Tricotteri Beraeidae (fig.4), elementi non molto comuni della bentofauna fluviale;
anche la presenza di colonie di Cianobatteri acquatici del genere Nostoc fa presumere
che, in assenza di impatti, la qualità del sito sarebbe significativamente più alta.
fig.3: Leuctra geniculata, stazione C
fig.4: Beraeodes sp., stazione C
Probabilmente solo la discreta turbolenza e l’assenza apparente di fattori di pressione
di origine agricola o industriale, consentono di scongiurare un ben più significativo
deterioramento a carico dell’ecosistema: il degrado rilevato è, con tutta
verisimiglianza, da attribuirsi a problematiche di inquinamento organico di origine
domestica; va segnalato che, nonostante ciò, l’ambiente è frequentato dalla Natrice
viperina (Natrix maura), un serpente ancora relativamente comune in Liguria ma assai
raro e in via di rarefazione in altre parti d’Italia, dunque un buon indicatore
ambientale meritevole di salvaguardia.
E’ quasi superfluo rimarcare che gli esiti dell’analisi denunciano una significativa
diminuzione della capacità autodepurativa, e quindi la vulnerabilità, dell’ecosistema
fluviale: tali elementi sono da interpretare anche come fattori di ostacolo
all’insediamento di una soddisfacente comunità ittica.
48
In conclusione ed in estrema sintesi, dall’indagine effettuata emergono i seguenti
fatti:
a) la qualità biologica risulta mediocre (intermedia fra moderatamente alterata e
alterata) nella stazione C, mentre è discreta (non alterata in modo sensibile)
nelle altre due stazioni (A e B): da notare che un giudizio assolutamente analogo
scaturisce dalla applicazione dell’SBMWP (versione spagnola del Biological
Monitoring Working Party inglese) una metodica nella quale l’indice corrisponde
alla sommatoria dei “punteggi” assegnati a ciascun taxon (famiglia) di
invertebrati rinvenuto nella comunità; questo metodo consente, rispetto ad
I.B.E., una più ampia articolazione di giudizio ed una migliore rispondenza ai
connotati faunistici ed ecoregionali italiani
b) i rilievi faunistici, non solo in C ma anche nei siti dove si rileva una discreta
condizione biologica (A e B), avvalorano tuttavia l’impressione che la comunità
macrobentonica NON raggiunga i livelli di biodiversità che potenzialmente
competerebbero ai relativi biotopi e quindi che la capacità di autodepurazione
dell’ecosistema, rilevata nel corso dell’indagine, risulti INFERIORE ai livelli che,
anche ai fini della gestione ittica, sarebbero auspicabili.
49
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51
Indagine genetica sulle trote del torrente Tanarello e sulle
trote “mediterranee” di provenienza commerciale seminate in
provincia d’Imperia.
L’indagine è stata realizzata (2005/06) da Ivan Borroni in collaborazione
con il prof. Francesco Nonnis Marzano e con il dr. Maurizio
Penserini),del gruppo di ricerca in genetica ittiologica del Dipartimento
di Biologia Evolutiva e Funzionale dell’Università di Parma, équipe di
punta oggi in Italia nello studio della trota fario.
Finalità principale del lavoro era il monitoraggio genetico della
popolazione di trota del torrente Tanarello. In particolare si è voluto
valutare il grado di introgressione prodotto dalle immissioni di trote
alloctone di ceppo atlantico nella preesistente popolazione di ceppo
mediterraneo, la cui effettiva autoctonia è peraltro incerta.
La popolazione di trote del Tanarello è la sola del territorio
provinciale che attualmente presenti aspetti della livrea
in parte
richiamanti il fenotipo mediterraneo. Per quanto riguarda l’incerta
assegnazione delle trote di ceppo mediterraneo dell’arco alpino
occidentale alla semispecie Salmo (trutta) trutta piuttosto che a Salmo
(trutta) macrostigma si rimanda alla relazione sul popolamento ittico del
Tanarello a suo tempo presentata. In essa è inclusa anche una
documentazione fotografica delle livree osservate, caratterizzate da
aspetti intermedi tra i fenotipi atlantico e mediterraneo (presenza della
macchia scura opercolare; forma, numero e localizzazione delle macchie
rosse e nere; permanere di macchie tipo parr anche negli adulti).
Materiali e metodi
L’indagine è stata mirata all’analisi (effettuata a Parma nella primavera
2006) di geni mitocondriali (gene 16S rDNA), a trasmissione matrilineare,
e di geni nucleari (gene LDH-C1*), a eredità mendeliana, in un campione
di trote campionate nel Tanarello nell’estate 2005. Lo studio di questi
marcatori molecolari permette di individuare fenomeni di introgressione
sulla base delle diverse modalità di trasmissione dei due genomi.
La tecnica utilizzata per l’identificazione dei diversi alleli nucleari e
aplotipi mitocondriali è definita RFLP (Restriction Fragment Length
Polymorphisms). Essa identifica la presenza di singoli nucleotidi
diagnostici all’interno di sequenze geniche mediante l’utilizzo combinato
della tecnica PCR e degli enzimi di restrizione. Il DNA utilizzato per
queste analisi è ottenibile mediante campionamento non invasivo (piccole
parti di tessuto della pinna adiposa), evitando così il sacrificio del
pesce studiato.
La tecnica del DNA ricombinante RFLP è i grado di discriminare il genoma
atlantico da quello mediterraneo sulla base del polimorfismo di
restrizione RsaI (o AfaI) sul gene mitocondriale 16S rDNA e del
polimorfismo di restrizione BslI sul gene nucleare LDH-C1*, entrambi
amplificabili con PCR (reazione di polimerizzazione a catena del DNA).
Tramite gli enzimi di restrizione si possono riconoscere sequenze
specifiche nei due ceppi di trota dopo migrazione elettroforetica su gel
d’agarosio. La differente migrazione delle bande è dovuta al loro diverso
peso molecolare.
La caratterizzazione mitocondriale è significativa solamente per quanto
riguarda l’origine materna dei soggetti analizzati. Infatti una trota con
52
genoma mitocondriale di tipo mediterraneo potrebbe essere una forma
mediterranea pura ovvero derivare da un ceppo generato da una linea
femminile mediterranea e da maschi atlantici (Nonnis Marzano, 2002).
Ciò è possibile perché la trasmissione del genoma mitocondriale non segue
le leggi mendeliane di ereditarietà come avviene invece per gli alleli
nucleari. Tuttavia questa modalità di trasmissione matrilineare permette
di svelare eventi di ibridazione che possono essere avvenuti in tempi più
remoti e che si sono mantenuti lungo la linea femminile di generazione in
generazione.
Lo studio combinato dei due tipi di marcatori molecolari è comunque in
grado di identificare i diversi livelli di introgressione conseguenti
alla diversa combinazione sia degli aplotipi mitocondriali che degli
alleli nucleari durante la storia evolutiva della popolazione.
La tecnica degli RFLP consta di due fasi: amplificazione e restrizione
del DNA estratto.
-Amplificazione e restrizione del gene mitocondriale 16S rDNA:
l’utilizzo di questo marcatore molecolare prevede una fase di
amplificazione PCR, seguita da una restrizione del DNA amplificato.
Per questa indagine è stato seguito il protocollo proposto da Patarnello
et al.(1994), modificato da Nonnis Marzano et al.(2003).
L’enzima di restrizione RsaI taglia l’amplicone riferibile all’aplotipo
atlantico in corrispondenza della palindrome specifica, mentre non
riconosce la stessa sequenza negli individui con aplotipo mediterraneo.
L’amplicone del gene 16S rDNA è di circa 600 bp e la palindrome di
restrizione è situata a circa 400 bp dall’estremità 5’.
Nella fase di restrizione la nucleasi RsaI taglia la sequenza lasciando
due frammenti asimmetrici nel ceppo atlantico:
5’------------------GTAC--------------3’
3’------------------CATG--------------5’
Mentre nel ceppo mediterraneo la sequenza non è riconosciuta dall’enzima
di restrizione :
5’------------------GTCC-------------3’
3’------------------CAGG-------------5’
All’analisi ai raggi UV risulteranno quindi due bande per l’aplotipo
atlantico e una sola banda, non tagliata dalla nucleasi, per l’aplotipo
mediterraneo. Nella immagine seguente (fig. 1) sono riportati i due casi:
nel primo pozzetto è presente genoma mediterraneo in una unica banda,
mentre nel secondo pozzetto è presente genoma atlantico tagliato in due
bande.
Figura 1: Esempio di migrazione elettroforetica dei prodotti di restrizione del gene 16S
rDNA.
53
Le doppie bande di genoma atlantico prodotte dalla restrizione hanno
migrazione
sensibilmente
differente
rispetto
a
quelle
singole
mediterranee. Queste ultime infatti sono più pesanti e migrano di meno
nel campo elettrico rispetto ai due frammenti più leggeri, che risultano
così più avanzati. Le due bande atlantiche migrano però in maniera
leggermente differenziata anche tra loro stesse, a causa dell’asimmetria
di taglio dell’enzima.
Nella figura 2 è riportata una immagine della migrazione elettroforetica
visibile ai raggi UV dei frammenti di restrizione del gene 16S rDNA.
1
2
3
4
5
Figura 2: Immagine della migrazione elettroforetica visibile ai raggi UV dei frammenti di restrizione del gene
mitocondriale 16S rDNA: 1-2 soggetti atlantici; 3-4 soggetti mediterranei; 5 trota sarda (controllo).
-Amplificazione e restrizione del gene nucleare LDH-C1*:
come per il gene 16S, lo studio di questo marcatore prevede una fase di
amplificazione PCR e una fase di restrizione per l’identificazione di
polimorfismi RFLP.
Per questa indagine è stato seguito il protocollo proposto da McMeel et
al.(2001).
Il locus LDH-C1* codifica per una forma della lattato deidrogenasi
espressa nella retina dei pesci, ma caratterizzabile via PCR in qualsiasi
cellula della trota; è un locus nucleare polimorfico ed è uno dei
marcatori genetici importanti per la sistematica e lo studio della
distribuzione spaziale di Salmo trutta in Europa.
I due alleli più comuni sono il *100 e il *90. Le trote allevate e
riprodotte
in
cattività
presentano
esclusivamente l’allele *90,
naturalmente presente nelle popolazioni del nord Europa. Questo è un
marcatore ideale per studiare in che percentuale le forme alloctone si
sono ibridate con le forme autoctone, specialmente nei bacini fluviali
peri-Mediterranei, dove l’allele *90 originariamente non era presente.
Questa tecnica di tipizzazione del genoma nucleare delle trote consente
di definire il ceppo di appartenenza degli individui omozigoti e di
individuare gli individui eterozigoti (ibridi tra le due forme).
La sequenza viene riconosciuta dalla nucleasi BslI e quindi digerita.La
digestione dell’amplificato di un individuo omozigote *90/*90 produce due
frammenti, uno di circa 360 bp e uno di circa 80 bp; la digestione
dell’amplificato di un individuo omozigote *100/*100 produce un singolo
frammento non tagliato di 440 bp, mentre la digestione dell’amplificato
di un individuo eterozigote *100/*90 produce i tre frammenti 440 bp, 360
bp e 80 bp.
54
In figura 3 sono rappresentati i tre casi ai raggi UV dopo migrazione
elettroforetica.
Figura 3: Esempio di migrazione elettroforetica dei prodotti di restrizione del gene LDHC1*.
La foto seguente (fig. 4) rappresenta le diverse posizioni, visibili ai
raggi UV, degli alleli di restrizione 90* e 100* dopo migrazione
elettroforetica.
1
2
3
4
5
6
7
Figura 4: Immagine della migrazione elettroforetica visibile ai raggi UV dei frammenti di restrizione del gene
nucleare LDH-C1* : 1-2 soggetti omozigoti atlantici; 3-4 soggetti eterozigoti; 5-6 soggetti omozigoti mediterranei;
7 trota sarda (controllo).
Questo metodo di indagine presenta il grande vantaggio che, per studiare
il gene nucleare LDH* dei salmonidi, non è più necessario sopprimere il
pesce, come accadeva con l’applicazione di marcatori allozimici. Questi
infatti imponevano di operare su parti di tessuto di occhio, implicando
il sacrificio del soggetto. Ciò non sarebbe accettabile nello studio di
popolazioni relitte o numericamente rarefatte.
Risultati e discussione
Per ogni campione
studiato sono state calcolate le frequenze degli
alleli LDH *90 (atlantico) e *100 (mediterraneo), nonchè le frequenze
degli aplotipi mitocondriali A (atlantico) e M (Mediterraneo).
I risultati sono riportati sia come grafici a torta, sia in forma di
istogrammi.
La diagnosi genetica è formulata sulla base della combinazione dei due
marcatori.
I
parametri
valutati
contestualmente
consentono
di
identificare il ceppo di appartenenza di ogni singolo esemplare con un
grado di precisione accettabile.
55
- Rio Tanarello
Il campione di questa stazione era costituito da quattordici soggetti,
campionati mediante pesca elettrica nel corso delle indagini di campagna
dell’estate 2005.
Sotto sono riportati i risultati dell’analisi dei singoli esemplari.
Tabella 1: risultati generali
N. camp 16S rDNA
1
M
2
A
3
A
4
A
5
A
6
A
7
A
8
A
9
A
10
A
11
A
12
A
13
A
14
A
LDH-C1* Diagnosi Combinata
90/90
Ibrido
90/90
Atlantica
90/100
Ibrido
90/100
Ibrido
90/100
Ibrido
90/100
Ibrido
90/100
Ibrido
90/100
Ibrido
90/90
Atlantica
90/90
Atlantica
90/90
Atlantica
90/100
Ibrido
90/100
Ibrido
90/90
Atlantica
Seguono (fig. 5 e 6) il grafico a torta che rappresenta la distribuzione
delle frequenze degli aplotipi mitocondriali e l’istogramma che riporta
le distribuzioni del gene nucleare studiato.
frequenze degli aplotipi del gene
16S rDNA della popolazione TA
7%
A
M
93%
Figura 5
gene nucleare LDH-C1*: num ero individui della
popolazione TA
N° individui
10
8
6
4
2
0
90/90
90/100
Figura 6
56
100/100
Analizzando la figura 5, che riporta i risultati mitocondriali, è
possibile vedere la scarsa presenza dell’aplotipo mediterraneo, solo 7%,
contro un elevato aplotipo alloctono, 93%. Questo dato è confermato anche
dal gene nucleare (fig. 6), dove non sono presenti soggetti mediterranei
omozigoti, ma solo eterozigoti e omozigoti atlantici, che mantengono alto
il grado di introgressione.
Nel grafico di figura 7 sono riportate le frequenze delle analisi
combinate tra aplotipo mitocondriale e genoma nucleare. Questa analisi è
finalizzata all’individuazione di
soggetti puri dei due ceppi e gli
eventuali ibridi. Un esemplare è considerato puro quando è omozigote per
un allele e il suo aplotipo corrisponde per ceppo con quello nucleare
(es. : M – *100/*100, soggetto puro mediterraneo). Tutte le altre
combinazioni fra aplotipo e genotipo sono considerate ibridi (es. : M *90/*100, A – *100/*100, ecc.).
Diagnosi combinata Rio Tanarello (TA)
Atlantica
Ibrido
Mediterranea
0%
36%
64%
Figura 7
Dal grafico di figura 7 emerge dunque l’assenza di soggetti puri
autoctoni, con una elevata presenza di ibridi (64%) e l’incidenza
significativa di soggetti puri atlantici (36%), che testimoniano
l’elevato grado di “inquinamento genetico” di questa popolazione. I
fenotipi osservati supportano ulteriormente il dato ottenuto.
Conclusioni
I risultati delle indagini genetiche qui riportati consentono di trarre
le seguenti conclusioni, anche a livello operativo, per quanto concerne
il piano di recupero della popolazione di trota mediterranea del torrente
Tanarello:
a)nella porzione centrale del torrente Tanarello esiste una popolazione
troticola con caratteristiche genetiche solo in misura minoritaria
riconducibili al ceppo mediterraneo. Nel campione analizzato prevale
infatti nettamente il DNA di ceppo atlantico, sia a livello mitocondriale
che nucleare. L’elevato grado d’ibridazione riscontrato è da attribuirsi
alle sistematiche immissioni di trote alloctone operate da decenni, che
hanno provocato un pesante “inquinamento genetico” del popolamento
troticolo mediterraneo presumibilmente preesistente.
b) è possibile intraprendere un percorso in direzione tendenzialmente
opposta sospendendo completamente le immissioni di trote di ceppo
atlantico ed eseguendo semine con novellame di ceppo mediterraneo
geneticamente testato. Si ritiene comunque irrealizzabile, anche su tempi
lunghi, un completo azzeramento dell’introgressione genetica tra le due
forme di trota nella popolazione allo studio.
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