CHARLES DARWIN (Shrewsbury 1809 – Down 1882) Viaggio di un naturalista intorno al mondo 1831 – 1836 FONTI CAPITOLI XIII-XVI • XIII Chiloe e le isole Chonos • XIV Chiloe e Concepcion: grande terremoto • XV Passaggio della Cordigliera • XVI Cile settentrionale e Perù CAPITOLI XIII - XIV • UOMINI e POPOLAZIONI • ANIMALI Arcipelago delle Chonos Back Chiloe, isola delle Chonos • • • E' nella decima regione che il Cile inizia a perdere la propria solidità continentale, disgregandosi in una miriade d’isole e d’isolotti australi. Chiloè è la maggiore di questo vasto arcipelago che, tra fitte foreste, vulcani attivi, fiordi, laghi e grandi spiagge si estende verso Sud fino ai ghiacciai che scendono in mare dalla calotta gelata dello Hielo Continental. La morbida, verde Chiloé è praticamente divisa da due laghi, Huillinco e Cucao. Il territorio è in gran parte coperto da boschi. L’isola è solcata da lunghe insenature e baie che costringono le strade a cammini tortuosi. Le isole minori sono a loro volte abitate e ammantate da laghi e foreste. La regione centrale della Patagonia, compresa fra i 38° e i 47° di latitudine sud, identificabile nelle provincie delle città cilene di Temuco, Puerto Montt e Puerto Aisen e argentine di Perito Moreno, Esquel e Bariloche, corrisponde grosso modo all'antica Araucania. Occupata dagli Spagnoli che impiegarono oltre un secolo, tra il 1550 e il 1655, per sottometterla completamente, l'Araucania si liberò nel 1700 in seguito ad una rivolta d’indigeni e rimase a lungo indipendente, fino alla metà dell'800, quando riprese l'insediamento d'immigrati europei, soprattutto francesi, inglesi, svizzeri, iugoslavi e tedeschi. Alcuni gruppi d’indigeni, ormai totalmente integrati, rimangono ancora nella zona di Osorno e sull'isola di Chiloé, dove si dedicano alla pesca, all'agricoltura, alla tessitura e ai lavori di oreficeria in argento. Molteplici sono i motivi d'interesse dell'Araucania, regione straordinariamente bella e misteriosa, dove in un ambiente quasi inalterato da un punto di vista naturale si può andare alla scoperta di alcune delle pagine meno note della storia del Sudamerica. Gli abitanti di Chiloé, noti come Chiloti, sono bruschi ma non scortesi e preferiscono nascondere le proprie emozioni agli estranei per dividerle solo con i propri cari, riuniti la sera accanto al camino. Di poche parole, trattengono le frasi superflue così come fanno con il calore, avvolti nelle loro spesse giacche di lana. Dei primi abitatori dell’isola, Chonos al sud e Huilliches più a nord, conservano la pelle scura e gli occhi a mandorla assieme alla passione per la terra ed il mare. Per questo motivo si possono considerare una cultura marinara che vive sfruttando l’acqua a guisa di una dispensa da cui traggono pesci, frutti di mare e alghe ma anche coltivando la terra e allevando il bestiame per non dover dipendere da un’unica risorsa. A Chiloé vi sono numerosi villaggi e pochissime cittadine, Ancud, Quellon e Castro, il capoluogo. La maggior parte degli abitanti sono dispersi nell’entroterra collinare ricoperto da vaste zone di boschi. Back Castro, antica capitale di Chiloe • La baia di Castro ospita vecchie case di pescatori collocate su palafitte che, non appena la marea si ritira, rimangono sospese a guisa di trampolieri sugli esili pali rosi dall’umidità e rivestiti da muschio vecchio e alghe verdi. Le abitazioni presentano al piano terra una facciata ordinata da una serie di finestre e porte. Alcune sono rivestite da lamiere di ferro galvanizzato ondulato sottile, verniciato con colori accesi per contrastare le tinte grigie delle tipiche giornate plumbee. Per effetto del clima l’aspetto cromatico delle costruzioni è destinato a mutare in maniera rilevante, al punto da far avvicinare il colore del legno delle costruzioni più vecchie al colore grigio-argento del cemento, che conferisce alle case una sorta di anonimato. Eppure la grande eterogeneità cromatica e stilistica delle architetture non stona con l'ambiente naturale, ma all'opposto ne rappresenta una diretta emanazione, essendo il frutto di un perfetto adattamento delle popolazioni al luogo geografico nel quale vivono. Back Incontro con gli abitanti » arcipelago delle Chonos: No existen datos ciertos acerca de los Chonos, pero su población para los años 15401550, se estima que ellos habrían alcanzado unos 2500 individuos. Estimaciones de épocas de los exploradores posteriores, hablan de unos mil individuos. Ya en 1710, se narra que un grupo de unos 200 individuos, se asentaron en las islas Huar y Chaulinec, cerca de algunos pueblos de conquistadores españoles refugiados allí. Pero, tal vez, mezclados con grupos mapuches de Chiloé, desaparecen de los registros históricos. Otro grupo se desplazó hacia sectores más meridionales, al sur del Golfo de Penas, asentándose en la región de los mares interiores de Otway y Skyring, donde fueron encontrados por la expedición de Fitz Roy en 1835. Una parte importante de los chonos desaparecerá producto de las rivalidades y conflictos con los europeos y se fueron extinguiendo hasta desaparecer en el siglo XVIII como etnia, por una asimilación forzada al sistema social y económico de los colonos blancos. Back “30 novembre- La domenica raggiungemmo di buon mattino Castro, l’antica capitale di Chiloe, oggi ridotta a una località miserabile e deserta. Si poteva notare la solita disposizione quadrata delle città spagnole, ma le strade e la piazza erano fiancheggiate da un bel prato verde, dove pascolavano le pecore. La chiesa, che sta nel mezzo, è interamente costruita in legno e ha un aspetto pittoresco e mistico.” Citazione da Darwin “Viaggio di un naturalista intorno al mondo” Back Isola di Lemuy • “Fummo circondati da un gruppo di abitanti, indiani quasi puri. Erano molto sorpresi del nostro arrivo e si dicevano l’un l’altro: ecco la ragione per cui abbiamo visto ultimamente tanti pappagalli; il cheucau non ha gridato invano state in guardia”. Back La Araucanía: gli Araucani, costituiti dai clan Picunche, Huilliche, Chiloè e Mapuche, si estendevano anche a nord del fiume Bío Bío, considerato il limite settentrionale etnografico in senso stretto. Le truppe di Topa Inca Yupanqui non riuscirono ad oltrepassare il fiume Maule. Back • I Mapuche Mapuche (dalla fusione di due termini Mapudungun: Che, "Popolo" e Mapu, "della Terra") sono gli abitanti Amerindi originari del Cile Centrale e Meridionale e del Sud della Argentina (Regno di Araucanía e Patagonia). In Spagnolo sono anche indicati come araucanos (Araucani). Quanto all'origine di quest'ultima denominazione, due sono le scuole di pensiero: c'è chi sostiene che nasca dalla parola Quechua awqa (che significa ribelle), e chi invece giudica più attendibile la sua derivazione dal nome geografico Mapuche Ragko, che vuol dire "acqua argillosa" I Mapuche hanno una economia basata sulla agricoltura; la loro organizzazione sociale è sviluppata in famiglie estese, sotto la direzione di un "lonko" o capo, sebbene in tempi di guerra si possano unire in gruppi più larghi ed eleggere un "toqui" ('portatore d'ascia') per guidarli. Back “Questi indiani sono di alta statura; i loro zigomi sono prominenti e se per l’aspetto generale assomigliano alla grande famiglia americana alla quale appartengono, la loro fisionomia mi sembrò diversa da quella di tutte le altre tribù che avevo visto. L’espressione grave e austera si può considerare come una decisa ottusità o come una fiera risolutezza. I lunghi capelli neri, le fattezze severe e il colorito scuro mi richiamavano alla mente i vecchi ritratti di Giacomo I. Alcuni davano il loro mari mari con prontezza ma la maggior parte non sembrava disposta a rivolgerci alcun saluto”. Citazione da Darwin, “Viaggio di un naturalista intorno al mondo”. Back LA STORIA MAPUCHE Storici e antropologi concordano nel giudicare il popolo mapuche come quello che in America si è opposto con maggiore continuità alla dominazione coloniale. La prima manifestazione conosciuta della loro resistenza è la lotta contro l’espansionismo incaico il cui esercito viene bloccato nella sua spinta verso sud. Poco tempo dopo, lo stesso trattamento verrà riservato agli invasori spagnoli guidati da Pedro de Valdivia. Di fatto la conquista non si realizza mai pienamente. La conquista , tuttavia, conosce un nuovo episodio che ha come protagonista lo stato repubblicano cileno. Nella seconda metà dell’Ottocento viene intrapresa la soluzione finale del problema mapuche. Una vera e propria campagna di sterminio viene condotta dall’esercito cileno. Ma nemmeno questo duro colpo spegne la volontà di resistenza dei mapuche. Questi si opporranno alla volontà di sopraffazione della dittatura di Pinochet, che annulla le concessioni di terre fatte durante il breve governo democratico di Salvador Allende. Ancora oggi lottano per le loro terre e contro il dilagare delle multinazionali. Back TALCAHUANO “4 marzo-Il giorno seguente sbarcai a Talcahuano” Toponimo: il nome di Talcahuano proviene dal guerriero che abitava nella penisola di Tumbes: tralcam wenu, nome mapudungun che significa “Cielo Tuonante”. Prima della conquista Talcahuano faceva parte delle terre di Arauco. Coordinate: 36º 43' di latitudine sud e 73º 07' di longitudine ovest. Back “Il popolino di Talcahuano credeva che il terremoto fosse stato provocato da alcune vecchie indiane che due anni prima, per essere state offese, avrebbero otturato il vulcano di Antuco. Questa sciocca credenza è curiosa, perché dimostra che l’esperienza ha indotto la gente a osservare che esiste un rapporto fra la cessazione di attività di vulcani e lo scuotimento del terreno. Era necessario applicare la stregoneria là dove falliva la loro percezione del rapporto fra causa ed effetto, e si pensò alla chiusura del cratere del vulcano.” Citazione da Darwin, “Viaggio di un naturalista intorno al mondo”. Back Animali • Myopotamus coypus (castoro) • Mus brachiotis, o Abrothrix olivaceus brachiotis (topolino) • Pteroptochos rubecula (cheucau) • Pteroptochos tarnii (uccello guid guid per i nativi) • Oxyurus (rampichino) • Procellaria • Colibrì Back Go… CASTORO (Myopotamus coypus) Nutria are brown in color. They have a long tail which is rounded, scaly and sparsely haired. The muzzle and chin are white and the ears and eyes are small. The incisors are large and dark orange, protruding beyond the lips. Back TOPOLINO (Abrothrix olivaceus brachiotis) “In una sola località presi in trappola un singolare topolino; esso sembrava comune su parecchie delle isolette, [… ] Quale seguito di strane circostanze o quali cambiamenti di livello devono essere avvenuti per diffondere così questi piccoli animali in un arcipelago tanto spezzettato!” Citazione da Darwin, “Viaggio di un naturalista intorno al mondo” E’ una delle specie più abbondanti del territorio cileno. Abita sotto rocce o in buche o tunnel scavati da altri roditori. La sua alimentazione onnivora si basa prevalentemente su semi e invertebrati. In primavera la femmina dà alla luce tra le due e le quattro creature in un nido poco elaborato nascosto sotto radici o sassi. Questo roditore quando si sente minacciato rimane immobile e ciò gli permette di passare inosservato. Back CHEUCAU (Pteroptochos rubecula) “Il cheucau è temuto superstiziosamente dagli abitanti di Chiloe a causa dei suoi gridi strani; ne emette di tre tipi, e molto diversi: uno è chiamato chiduco ed è di buon augurio; un altro huitreu, che è estremamente infausto e di un terzo ho dimenticato il nome. Queste parole sono un’imitazione dei versi e per certe cose gli indigeni ne sono completamente succubi. A Chiloe si sono certamente scelta una ben comica creaturina come oracolo!” Citazione da Darwin, “Viaggio di un naturalista intorno al mondo”. Back GUID GUID (Pteroptochos tarnii) “Una specie affine, ma molto più grande, è chiamata dagli indigeni guid guid e dagli inglesi uccello abbaiatore. Quest’ultimo nome è dato opportunamente, perché sfido chiunque sulle prime a non essere sicuro che un cagnolino non stia guaendo in qualche punto della foresta.” Citazione da Darwin, “Viaggio di un naturalista intorno al mondo”. Il “guid guid” è lungo 25 cm, i suoi colori sono il rossiccio, il castano e il nero. Le zampe nere sono molto grandi. E’ un uccello molto timido, vive in mezzo alle zone boscose ed è molto difficile vederlo e riconoscerlo anche dopo averne localizzato il canto. Possiede tre tipi di canto: uno col quale va abbassando il tono di nota in nota; un altro che è un grido molto forte e penetrante; e un terzo basso che pare dire “hued-hued-hued” dal quale deriva il suo nome sia in spagnolo Hued Hued, in inglese Huet Huet e in mapuche Wëd Wëd. Un’altra caratteristica di questo uccello (tipica della famiglia cui appartiene “Rhinocryptidae”) è il tenere la coda dritta ed elevata. Back PROCELLARIA Procellaria, o uccello delle tempeste fa parte del genere di uccelli dei procellariformi (lunghi circa 15 cm), dal piumaggio nero-cinerino. Vivono su pareti rocciose, a ridosso del mare, cibandosi di pesci, molluschi, meduse. Le caratteristiche fondamentali sono: piccola e media taglia, ali lunghe e strette, zampe palmate, becco terminante con uncino. Sono ottimi volatori e le migrazioni dal Sud America alla Nuova Zelanda ne sono la testimonianza. Back RAMPICHINO (Oxyurus) Back COLIBRI’ I Colibrì sono piccoli uccelli, dal peso che varia da 5 a 20 grammi, suddivisi in circa 320 specie, concentrate soprattutto nelle foreste tropicali dell'America centrale e meridionale. Hanno eccezionali capacità di volo, grazie alla più grande apertura alare, in rapporto alle dimensioni del corpo, di tutti gli uccelli. Il loro battito cardiaco può raggiungere picchi di 1260 battiti al minuto, che risulta quindi di 10 volte più veloce del battito di un essere umano. Le penne hanno un colore particolarmente brillante. La colorazione non è dovuta alla pigmentazione delle penne. Queste sono ricoperte da piccolissime lamelle cornee trasparenti che contengono microscopiche bolle d'aria, che funzionano da prismi ottici. Il raggio di luce viene così scomposto nei suoi colori originari dando una colorazione cangiante diversa a seconda dell'angolo di osservazione. “Il colibrì si può vedere ogni tanto sfrecciare da un punto all’altro emettendo come un insetto il suo acuto trillo” Citazione da Darwin. Back CAPITOLI XV - XVI • UOMINI • POPOLAZIONI •ANIMALI XV •ANIMALI XVI POPOLAZIONE • POPOLO INCA • MINATORI CILENI (apires) CAPITOLO XV Passaggio della cordigliera • ANIMALI XV cap. back more UOMINI • Capitano Fitzroy • Capitano B. Hall • Sig. Lyell • Sig. P. Scrope • Sig. Tschudi •Robert Brown Back Robert BROWN 21/12/1773 - 10/06/1858 Botanico scozzese noto per alcune scoperte fondamentali nel campo della botanica. In particolare, nel corso dei suoi studi sui granelli di polline, egli ne osservò al microscopio il moto incessante nel liquido in cui si trovavano in sospensione. Back Robert FITZROY (Ampton Hall 1805 – Norwood 1865) Compì alcune importanti esplorazioni scientifiche sulle coste dell’ America Meridionale, visitando in particolare la Terra del Fuoco (1827 – 1830). In un secondo viaggio (1831 – 1836) fu nuovamente in Patagonia, dove percorse la regione del porto di San Giuliano, e quindi nelle isole Falkland; a questo viaggio prese parte anche Charles Darwin. Back Basil HALL (1788 – 1844) Navigatore scozzese. Viaggiò lungo le coste del Cile e del Perù, toccando anche le Galapagos per compiervi studi geofisici (1820 – 1822). Fu in seguito nell’ America Settentrionale (1827 – 1828). Back Charles LYELL (Kinnordy, 14 novembre 1797 - Londra, 22 febbraio 1875) Fu un geologo scozzese. Dottore in legge, si occupò a fondo di geologia viaggiando specialmente per l'Europa: studiò la paleontologia dell'Inghilterra, raccogliendo una importante collezione di fossili; studiò i vulcani estinti dell'Alvernia, del Vicentino nonché il Vesuvio, l'Etna, le Canarie, Madera. Nel periodo che va dal 1830 al 1833 pubblicò i Principles of Geology in cui applicò e sviluppo' la teoria attualistica. L'attualismo spiega l'evoluzione della Terra attraverso processi analoghi a quelli che si osservano oggi (erosione, sedimentazione, terremoti, ecc.); gli effetti appaiono così pronunciati perché dovuti all'accumularsi di piccoli elementi in tempi assai lunghi. Lyell si occupò anche di paleoantropologia, sulla scia di Darwin pubblico The geological evidence of the antiquity of man with remarks on Theories of Origin of Species by variation (1836) Back George Julius Poulett SCROPE (1797 – 1876) Geologo ed economista. Come geologo, si dedicò in particolar modo allo studio di fenomeni vulcanici, sviluppando sull’origine e la formazione dei vulcani idee molto avanzate. Back Johann Jakob von TSCHUDI (1818 – 1889) Naturalista e viaggiatore. Per oltre vent’anni viaggia nell’ America Meridionale (Brasile, Bolivia, Cile, Perù) attraversando più volte le Ande e raccogliendo molto materiale etnologico e zoologico. Back MINATORI CILENI: APIRES “I minatori cileni, per le loro abitudini, sono una razza particolare di uomini. Vivendo per settimane intere nei posti più squallidi, quando scendono nei villaggi nei giorni di festa non v’è eccesso o stravaganza che non commettano. Guadagnano a volte una somma considerevole e poi, cercano come possono di scialacquarla al più presto. Il vitto giornaliero è assicurato e non acquistano abitudini di risparmio… Il vestito del minatore cileno è caratteristico e piuttosto pittoresco. Porta infatti una lunghissima camicia di flanella scura con un grembiule di cuoio, il tutto assicurato intorno al petto da una cintura a vivaci colori. I pantaloni sono larghissimi e il berretto di panno rosso è fatto in modo da aderire strettamente al capo… Secondo il regolamento in vigore, non è permesso all’apire di fermarsi per riprendere fiato, a meno che la miniera non sia profonda cento e ottanta metri. È considerato medio un carico di un po’ più di novanta chili… In quel momento gli apires trasportavano il carico normale dodici volte al giorno e cioè 1087 chili da ottanta metri di profondità; e negli intervalli erano impiegati a frantumare il minerale.” (C.Darwin, pag. 318-20) Back POPOLO INCA “Lima, la città dei re, deve essere stata una volta veramente splendida. Il numero straordinario di chiese le dà anche oggi un carattere particolare e notevole, specialmente se vedute da una breve distanza… I tumuli sepolcrali, chiamati huacas, sono veramente stupendi, sebbene in qualche località non siano altro che colline naturali scavate e modellate.” (C.Darwin, pag. 345) More Back POPOLO INCA L'impero Inca, in quei tempi, occupava una striscia sottile di territorio, lunga circa 4000 Km, sulla costa occidentale del Sudamerica, occupando gran parte dell'attuale Perù, parte dell'Ecuador e della Bolivia, l'Argentina nordoccidentale e una notevole porzione del Cile: gli abitanti di queste zone avevano raggiunto un livello altissimo di civilizzazione, creando capolavori d'arte, costruendo città di incredibile estensione e bellezza e sviluppando una cultura estremamente particolare. Gli Inca furono una società conquistatrice e la loro politica assimilazionistica è evidente nel loro stile artistico, che utilizza modi e forme delle culture assoggettate, fondendoli insieme per creare uno stile standard facilmente riproducibile e di rapida diffusione attraverso tutto l'Impero. Le semplici e astratte forme geometriche e le rappresentazioni fortemente stilizzate di animali nelle ceramiche, nelle sculture di legno, erano tutte proprie della cultura inca. L'Architettura fu di gran lunga la più importante arte inca, sebbene, cosa sorprendente, il popolo capace di costruire Machu Picchu non conoscesse la ruota. Le rocce usate per le costruzioni erano lavorate per incastrarsi insieme perfettamente sovrapponendo ripetutamente una pietra sull'altra e scavando alcune parti della pietra inferiore, sopra la quale veniva compressa la polvere. Il forte incastro e la concavità delle rocce più basse rendevano le costruzioni straordinariamente stabili anche nei frequenti terremoti che colpiscono l'area. Gli Inca costruivano muri dritti eccetto che nelle località religiose più importanti e realizzavano intere città in una sola volta. La religione degli Inca era panteista. Alle civiltà assoggettate dall'impero era permessa l'adorazione dei loro dei ancestrali a condizione che accettassero la supremazia di Inti, il dio sole, che era il dio più importante adorato dagli Inca. more Gli Inca credevano nella reincarnazione. Gli Inca inoltre praticavano la mummificazione dei loro personaggi più illustri. Le mummie venivano dotate di un grande assortimento di oggetti che sarebbero stati utili al momento del raggiungimento della destinazione finale, chiamata pacarina. Una volta raggiunta la pacarina, le mummie avrebbero potuto conversare con i loro antichi antenati, gli huacas. Le mummie venivano anche usate in vari rituali o celebrazioni. Generalmente il corpo del defunto, sistemato in posizione fetale e legato, veniva avvolto in una stoffa di cotone e fatto sedere con la schiena eretta. Gli Inca praticavano la deformazione del cranio stringendo intorno alla testa dei neonati delle fasce di tessuto al fine di alterare il loro cranio ancora morbido. Queste deformazioni non causavano danni al cervello e la pratica era usata per marcare le differenze di etnia all'interno dell'Impero Inca. Si stima che gli Inca coltivassero circa settanta specie di prodotti agricoli. I principali erano: patate, patate dolci, mais, peperoncini, cotone, pomodori, arachidi, una radice commestibile chiamata oca, e un cereale conosciuto con il nome di quinoa. Back ANIMALI XV • Mulo e Madrina • Aguti • Armadillo • Struzzo • Pernice • Coleottero • Locusta • Reduvius • Condor •Back MULO e MADRINA Il mulo è un ibrido ottenuto dall'incrocio fra asino e cavalla. I soggetti di sesso maschile sono sempre infecondi, mentre le femmine sono limitatamente feconde. I caratteri morfologici sono in prevalenza quelli dell'asino, del quale conservano la conformazione della testa e degli arti; del cavallo mantengono la struttura del corpo. Utilizzato come animale da soma e da traino, specialmente in montagna, è molto più robusto del cavallo. “Il mulo mi è parso sempre un animale sorprendente. Il fatto che un ibrido possieda più ragione, memoria, tenacia, socievolezza, potere di resistenza muscolare e longevità di entrambi i genitori, sembra indicare che l’arte ha in questo caso superato la natura” (C.Darwin, pag. 295) “La MADRINA è una vecchia cavalla tranquilla con una campanella al collo e dovunque essa vada, i muli la seguono come bravi bambini… possono esservi anche due o trecento animali insieme, ma ognuno riconosce immediatamente la campanella della sua madrina e la raggiunge” (C.Darwin, pag. 294-95) Back AGUTI (Cavia Patagonica) Gli aguti sono grossi roditori delle foreste appartenenti alla famiglia degli agoutidae. Ne esitono numerose specie distribuite dal Messico fino al nord dell'Argentina. Si tratta di mammiferi normalmente solitari o in coppia, principalmente di comportamento terrestre visibili sia di giorno che di notte. Sono animali tipici degli ambienti forestali, ma possono frequentare anche aree fortemente degradate e più aperte. Si nutrono prevalentemente di frutta, tuberi e noci, ma rientrano nella loro dieta anche foglie, insetti, funghi e fiori. Back ARMADILLO Gli armadilli sono lunghi tra i 30 e i 110 cm e possono pesare dai 3 ai 30 kg. Hanno un corpo tozzo con una parte rinforzata sulla schiena, formata da placche ossee ricoperte da uno strato corneo, utilizzata come difesa dai predatori, e una parte più molle nel ventre; la coda è a forma di lungo cono, le zampe sono robuste e corte e provviste di tre dita terminanti con robusti artigli. Il muso è di forma allungata, con grandi orecchie e piccoli occhi neri. L'unica specie a presentare peli è l’armadillo villoso. Gli armadilli sono animali con costumi prevalentemente notturni e sotterranei: durante la notte scavano profonde e articolate tane composte da lunghi cunicoli e piccole stanze sotterranee. Gli armadilli si nutrono in modo vari, ma la dieta è composta principalmente da insetti, lombrichi, lumache, lucertole e altri piccoli animali che vengono stanati con i poderosi artigli; talvolta si nutrono anche di radici. I nemici naturali degli armadilli sono i puma e i giaguari che, tuttavia, riescono con fatica a sopraffare un'armadillo adulto. Back STRUZZO (Struthio camelus) Lo struzzo è il più grande uccello vivente, raggiungendo normalmente un'altezza di 200-250 cm e un peso di ca. 120 kg. Ha il tronco massiccio, ovoidale, retto da due alte zampe muscolose, prive di penne, con i tarsi ricoperti anteriormente da grandi squame cornee e provviste solo di due dita unghiate poggianti su un cuscinetto plantare. Il collo, molto lungo, presenta soltanto una rada peluria e culmina con una piccola testa appiattita munita di un becco non molto lungo, ma assai robusto e terminante con un'unghia. Grandi e vivaci gli occhi, i quali oltre a essere protetti da palpebre ben sviluppate presentano delle singolari lunghe ciglia nere. Il tronco è ricoperto in gran parte di penne molli, cascanti e, soprattutto sulla coda e sulle ali, arricciate: si deve a questa particolare natura delle penne se le ali, la cui struttura ossea è pur sufficientemente sviluppata, non riescono assolutamente a sostenere in volo l'animale. Il colore del piumaggio è uniformemente grigio nelle femmine, nero con le remiganti e le timoniere bianche nel maschio. Back PERNICE (Phasianidae) Nell'ordine dei gallinacei, le pernici costituiscono uno dei settori numericamente più cospicui, e si distinguono dai tetraonidi, esteriormente, per la sveltezza delle forme, per la testa piccola e per i tarsi nudi; le ali sono brevi e tondeggianti, ma meno arcuate che nella precedente famiglia, la coda è sempre breve, il becco relativamente lungo, arcuato e non compresso ai lati; l'occhio è spesso circondato da uno spazio nudo, qualche volta la gola ne presenta un secondo, ed i tarsi sono armati di uno o due speroni. Nella struttura interna, notiamo che l'avambraccio è quasi sempre più breve dell'omero, e che il bacino, stretto e lungo, non è largo e piatto come quello dei tetraonidi; Dimostrano di solito una spiccata preferenza per le località sgombre ed aperte ma tuttavia, amano risiedere nel folto dei boschi. Corrono egregiamente, sanno muoversi con una certa perizia anche sulle parti inclinate e volano, al solito, con difficoltà e sempre per brevi tratti. Avvedute e prudenti, si adattano a tutte le circostanze e si dimostrano astute, ardite e bellicose. Back COLEOTTERO (Coleoptera) L'Ordine dei Coleoptera comprende un numero di specie di gran lunga più vasto di quello di tutti gli animali del globo messi assieme, dai Protozoi all'Uomo. Tuttora sono state classificate e descritte circa 436'000 specie di Coleotteri, ma si suppone che sul pianeta vivano almeno altrettante specie ancora non conosciute. I Coleotteri rappresentano il gruppo omogeneo più numeroso tra tutti i viventi sul pianeta, vegetali compresi, con oltre 500 raggruppamenti tra famiglie e sottofamiglie in perenne revisione sistematica. Il corpo dei coleotteri, come quello degli insetti in genere, è diviso in tre sezioni: il capo, il torace e l'addome e le dimensioni variano da meno di un millimetro fino ai 15-18 cm. Le ali anteriori, dette èlitre da elytron (involucro), fortemente sclerificate, non svolgono più la funzione del volo ma proteggono le ali posteriori e l'addome. Back LOCUSTA “Il rumore delle loro ali era come il rumore dei carri da guerra e di molti cavalli che corrono alla battaglia” (C.Darwin, pag. 308) Il corpo della locusta è compresso lateralmente. Il capo è grande e poco mobile. Si notano, oltre agli occhi composti, anche gli ocelli (con funzione sensoriale). Le mandibole sono molto sviluppate e le antenne sono piuttosto corte. L’ultimo paio di zampe è molto allungato e atto al salto. Le ali anteriori sono coriacee e di un colore simile all’ambiente circostante. Quelle posteriori sono ampie e membranose. E’ lunga 30-60 mm. Sembra che il fattore ambientale sia scatenante nel determinare il comportamento solitario o gregario della locusta. A ciò s’aggiunge, da studi di tipo genetico, che anche la fase in cui si trova la madre direziona verso l’espressione di una fase rispetto all’altra nella giovane locusta. In estate e in autunno abitano i campi, le radure, i boschi e le praterie. La locusta è fitofaga, cioè si nutre di alimenti di origine vegetali, e voracissima. Proprio per le sue abitudini alimentari e per la sua insaziabilità, ha rappresentato un vero e proprio flagello per gli agricoltori dell’Europa centro-meridionale. Attorno alla sua fama si sono raccontate molte storie sulla invasione massiccia di questi insetti. Back REDUVIUS “Di notte subii un attacco della BENCHUCA, una specie di REDUVIUS, la grossa cimice nera delle pampas. E’ proprio disgustoso sentirsi camminare sul corpo insetti Molli e senza ali, lunghi due o tre centimetri. Prima di succhiare sono molto sottili, ma dopo diventano tondi e gonfi di sangue e in questo stato si possono facilmente schiacciare.” (C.Darwin, pag. 309) Back CONDOR (Vultur gryphus) Il Condor delle Ande è in assoluto il più grande uccello volatore. Questo enorme volatile, con la sua apertura alare di 300-315 centimetri è secondo solo all'albatros, ma rispetto a questo è decisamente più pesante, potendo arrivare a 9-12 kg. È un potente volatore che può coprire centinai di chilometri usando la sua tecnica di sfruttamento delle correnti senza battere le sue enormi ali. La colorazione del piumaggio è piuttosto scura. La testa è nuda, e nei maschi è presente una grossa cresta carnosa di circa 10 cm di lunghezza e 4,5 cm di spessore. Maschi e femmine differiscono anche per il colore dell'iride che nei primi è bruno pallido e nelle seconde rossastro. Il becco è robusto, in grado di strappare grossi brandelli di carne. Il collo è lungo e nudo, e alla base è presente un collare piumoso di colore bianco. Le zampe sono grigie. Le unghie non sono molto forti perché non servono ad uccidere prede. La coda è piuttosto corta, di forma quasi rettangolare. I piccoli sono nidicoli, hanno colore uniforme e il collare lanoso è inizialmente bruno, poi si fa rosso e solo a partire dal quarto anno di vita diventa bianco. La cresta si sviluppa dal terzo anno. Complessivamente, il piccolo condor raggiunge lo stato adulto attorno all'ottavo anno d'età. Il Condor delle Ande nidifica in cavità rocciose, spesso in maniera isolata, o in gruppi di 20 esemplari circa. I condor sono prevalentemente spazzini e si nutrono dunque di carogne, come la maggior parte degli altri avvoltoi. Back CAPITOLO XVI Cile settentrionale e Perù • ANIMALI XVI cap. Back Inizio presentazione ANIMALI XVI • Guanaco • Vigogna • Volpe • Avvoltoio collorosso (Cathartes aura) • Macrauchenia •Back GUANACO (Lama guanicoe) Il guanaco (Lama guanicoe) è un camelide affine al lama diffuso in Sudamerica, negli stati di Peru, Ecuador, Cile e Argentina. E’ lungo sino a 2,25 m, alto sino a 130 cm e del peso di 60-75 kg. Ha manto scuro nella parte superiore del corpo e chiaro in quella inferiore. Un tempo era diffuso su di un'area vastissima, ora sopravvive allo stato selvatico solo nella regione andina sino a 4000 m di altezza ed è pure largamente tenuto in domesticità. Da esso pare siano derivati il lama e l'alpaca. Il guanaco vive in piccole schiere, costituite da una ventina di capi al massimo, e preferisce le zone aride. Il pelo fornisce un tipo di lana simile a quella di vigogna, ma meno fine, prodotta quasi esclusivamente in Argentina. Back VIGOGNA (Lama vicugna) La vigogna può essere lunga da 130 a 190 cm, alto alla spalla 70-110 cm, con coda di 15-25 cm; pesa ca. 50 kg. Più piccolo e grazioso del guanaco e del lama, ha capo più corto e orecchie più allungate, manto giallorossiccio, scuro nelle parti superiori del corpo, bianco sulla gola e sul petto, dove forma una criniera. Vive sull'altopiano delle Ande, in genere tra 4000 e 5000 m, dove si ciba di erbe. Si associa in gruppi familiari o in gruppi di giovani maschi (20-70 capi) secondo i casi. Gli accoppiamenti hanno luogo tra aprile e giugno e le nascite avvengono dopo 10 mesi di gestazione. La maturità sessuale è acquisita a un anno. La vigogna subì un forte decremento numerico dall'epoca della colonizzazione spagnola, a seguito dell'accanita caccia per le carni e soprattutto per la lana, considerata la migliore del mondo. Nel 1825 fu emessa una legge protettiva per tutto il Perú e la Bolivia, dove iniziò pure l'allevamento estensivo. Tuttavia la caccia continuò e oggi la specie allo stato selvatico è in pericolo d'estinzione. Back VOLPE (Vulpes) Di tutte le specie che formano il genere Vulpes, la volpe rossa è la più grande, la più diffusa e comprende molte sottospecie. La sua pelliccia la rende più appariscente di quello che è in realtà, soprattutto in inverno quando s'infoltisce. Il colore, spesso rossiccio, va dal giallo al marrone, a seconda degli individui e delle regioni. La gola, il ventre e l'estremità della coda sono bianche; quest'ultima è lunga e folta. Il muso è allungato e le orecchie sono triangolari ed estremamente mobili. Anche se il suo cibo prediletto sono conigli e roditori, la volpe è un cacciatore opportunista e si adatta all'ambiente in cui vive. Back AVVOLTOIO COLLOROSSO (Cathartes aura) Per il colore rosso del capo e del collo, nudi e rugosi, si fa prontamente riconoscere l'avvoltoio collorosso (Cathartes aura), diffuso dall'America tropicale sino agli Stati Uniti e al Canada, formidabile divoratore di ogni materiale animale più o meno putrescente. Esso si avventura alla ricerca di cibo nell'interno di città e villaggi. Questo avvoltoio è estremamente aggraziato nel volo. Una volta preso il volo, raramente deve ricorrere ad un colpo delle sue grandi ali per veleggiare alla ricerca di carcasse. Back MACRAUCHENIA (Macrauchenia patachonica) La macrauchenia (Macrauchenia patachonica) è un mammifero vissuto in Sudamerica nel Pleistocene. A prima vista la macrauchenia potrebbe ricordare un cammello senza gobba ma munito di una corta proboscide, anche se non è imparentato strettamente né con i cammelli né con gli elefanti. In effetti, con tutta probabilità la caratteristica più vistosa di questo animale era la protuberanza che faceva assomigliare il suo muso a quello di un tapiro. Il collo era piuttosto lungo, il corpo robusto (la lunghezza dell'animale era di circa tre metri) e le zampe relativamente slanciate ma di costituzione robusta. Back FONTI • Enciclopedia Biografica Universale Treccani • Enciclopedia Omnia • www.wikipedia.it • www.wikipedia.org • www.google.it • www.darwin-online.org.uk • www.geocities.com • www.avesdechile.cl • www.birdlife.org • www.summagallicana.it • Antonio Melis in Rayen Kvyeh “Luna dei primi germogli” Back