ROSANNA POZZI
La memoria del passato tra analogico e digitale:
Mario Luzi cronista al «Corriere della Sera»
In
I cantieri dell’italianistica. Ricerca, didattica e organizzazione agli inizi del XXI secolo.
Atti del XVII congresso dell’ADI – Associazione degli Italianisti (Roma Sapienza,
18-21 settembre 2013), a cura di B. Alfonzetti, G. Baldassarri e F. Tomasi,
Roma, Adi editore, 2014
Isbn: 9788890790546
Come citare:
Url = http://www.italianisti.it/Atti-diCongresso?pg=cms&ext=p&cms_codsec=14&cms_codcms=581
[data consultazione: gg/mm/aaaa]
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ROSANNA POZZI
La memoria del passato tra analogico e digitale:
Mario Luzi cronista al «Corriere della Sera»
Non ancora raccolti in volume gli articoli scritti e pubblicati sulle pagine del «Corriere della Sera» tra il 1967 e il 2005
da Mario Luzi sono in parte disponibili (1993-2005) in versione digitale nell'archivio on-line del «Corriere della Sera».
Accedervi è semplice dal momento che la digitalizzazione degli archivi abolisce le distanze spazio-temporali rendendo
sincronico il passato e finitimo il lontano. È sufficiente, ma necessario, essere a conoscenza dell'unità di tempo, la data per
intenderci, e del cognome dell’autore. Pochi dati per rileggere e scoprire un’ampia gamma e varietà d’argomenti: recensioni,
scritti d'occasione, liriche inedite, riflessioni su pittori e opere d'arte, commenti alla contemporaneità e altro ancora. Il presente
intervento, in linea di continuità con Cronache dell’altro mondo (a cura di Stefano Verdino, Marietti, 1989), intende
rendere nota l'esistenza di tale materiale, diffonderne la conoscenza e facilitarne la fruizione, offrendo una guida alla lettura in
omaggio a Mario Luzi* nell’anno del centenario della sua nascita.
Se è a tutti noto Mario Luzi poeta1 e scrittore di testi per il teatro,2 forse non a tutti è
altrettanto nota la vasta produzione in prosa del poeta senese, non solo quella saggistica di
ambito letterario3 e neppure soltanto quella di un insolito poeta in prosa,4 ma anche quella
prodotta in veste di collaboratore delle pagine culturali di alcuni importanti quotidiani e
settimanali italiani. Mi riferisco agli articoli di varia natura e genere usciti sulle pagine de
«l’Unità»5 e del settimanale «Tempo»,6 già raccolti in volume, rispettivamente in Una voce dal
bosco e in Le scintille del «Tempo», di quelli pubblicati sulle pagine del «Giornale del mattino»,7 e di
quelli scritti per «La Nazione»,8 in qualità di recensore cinematografico, già raccolti da
Annamaria Murdocca. Tra le collaborazioni più corpose in termini di tempo e di quantità
restano da pubblicare in volume tutti gli articoli usciti a fasi alterne sulle pagine del «Corriere
della Sera» dal 1967 al 2005, e quelli pubblicati a partire dal 1974 per altri vent’anni con minor
assiduità sulle pagine del «Giornale Nuovo» di Montanelli, in continuità con il volume curato da
* A Mario Luzi, Stefano Verdino, Paolo Foschini, Giampiero Matacchini, Luisella Macchi, Andrea
Aveto, Luisa Ferioli con gratitudine.
1 M. LUZI, L’opera poetica, a cura di S. Verdino, Milano, Arnoldo Mondadori, 1998. In occasione del
centenario della nascita del poeta è di prossima pubblicazione un nuovo volume curato da Verdino per
Garzanti, che comprenderà le liriche comprese da Sotto specie umana fino a quelle postume e disperse
(ottobre 2004).
2 ID., Il teatro, a cura di Giancarlo Quiriconi, Milano, Garzanti, 1993.
3 Per i titoli dei principali contributi saggistici di Mario Luzi si veda la Bibliografia, in L’opera poetica,18291834.
4 ID., Prose, a cura di S. Verdino, Torino, Aragno, 2014. Raccoglie prose d’impressione, di viaggio, di
memoria scritte da Mario Luzi nel corso degli anni in stile prosa lirica, alla Vittorini di Coversazioni in
Sicilia; raccolte dapprima in Trame, a cura di V. Pagano, Lecce, Quaderni del «Critone», 1962, poi con
medesimo titolo nel 1982 da Rizzoli con aggiunta di altri scritti provenienti da diverse riviste, quotidiani o
altre prime sedi di pubblicazione.
5 ID., Una voce dal bosco, a cura di R. Cassiglioli, con una introduzione di G. D’Elia, Roma, «l’Unità»,
2005. Comprende articoli pubblicati su «l’Unità» o interviste rilasciate dal poeta al quotidiano tra il 1990
e il 2004.
6 ID., Le scintille del «Tempo». Dieci anni di critica luziana, a cura di Elena Moretti, Roma, Le Lettere, 2003.
7 Verdino in uno studio in corso di pubblicazione sulla «Rivista di letteratura italiana» si è occupato della
collaborazione di Luzi con il quotidiano cattolico «Il Mattino dell’Italia centrale» di Firenze (divenuto poi
dall’ 8 dicembre 1965 «Giornale del Mattino»), che si svolse tra il 1952 e il 1965 con recensioni, prose di
viaggio e di memoria.
8 ID., Sperdute nel buio. 77 critiche cinematografiche, a cura di A. M. Murdocca, Milano, Blu cobalto, 1995; poi
Milano, Archinto, 1997. Anche il cinema fu tra gli interessi di Luzi, cui si dedicò non solo con la famosa
Nota sulla Garbo, apparsa su «Il Ferruccio» il 2 febbario del 1935, ma anche con una fitta serie di recensioni
scritte e pubblicate con cadenza bisettimanale nei primi anni Cinquanta su «La Nazione».
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Stefano Verdino, Cronache dell’altro mondo,9 che ne raccoglieva nel lontano 1989 la parte relativa
agli articoli riguardanti la letteratura ispano-americana. Il presente contributo si pone come
guida alla lettura dei numerosi articoli, più di cento, raccolti utilizzando due modalità di
reperimento fonti, a proposito delle quali si dà il nesso con il titolo del panel 10 in questione, dal
momento che la ricerca si è svolta appunto tra l’analogico e il digitale. Il primo gruppo di
articoli, infatti, è stato comodamente reperito grazie alla digitalizzazione dell’archivio del
«Corriere della Sera», selezionando nel menù della home page del corriere.it la voce «archivio» e
inserendo successivamente nell’apposito spazio predisposto il cognome dell’autore e l’arco
temporale di interesse, nel presente caso dal 1992 al 2005; ne sono emersi quarantuno articoli
con relativo titolo, leggibili on-line, stampabili e/o salvabili su supporto informatico. Un
secondo nucleo invece, il più nutrito, è stato reperito nella maniera tradizionale, direttamente
presso la sede storica del «Corriere della Sera», in Via Solferino a Milano, nell’archivio del
quotidiano,11 dove, in appositi scaffali metallici, divisi per anno, sono conservati i microfilm del
quotidiano milanese; selezionando gli anni di interesse ho potuto leggere, per mezzo di apposito
lettore,12 tutti gli articoli a partire dal 1967 fino al 1992, con l’emozione di poter vedere
riprodotta la versione originale della pagina del quotidiano, l’evoluzione e i cambiamenti della
grafica, dell’impaginazione, della pubblicità, dell’utilizzo delle immagini e constatare
direttamente il clima culturale nel quale scriveva il poeta fiorentino, le firme dei colleghi, le
tematiche letterarie affrontate di anno in anno. A tale proposito si può introdurre come punto
critico di discussione che, se la digitalizzazione degli archivi abolisce le distanze spaziotemporali, rendendo accessibile la documentazione a grandi distanze comodamente da casa,
dallo studio o da una qualsiasi postazione informatica, fornendo un servizio comodo e rapido a
chi si occupa di ricerca, non può d’altro canto restituire in toto il sapore della storia, la
contestualità dell’articolo, che nell’archivio digitale si trova asetticamente riprodotto con
uniformità di formato, carattere grafico e impaginazione. La digitalizzazione presenta infatti lo
scotto di un’omologazione che uniforma inevitabilmente un articolo del passato con uno di oggi.
A tal proposito si segnala l’eccezionalità della pagina culturale del 18 dicembre 1969 nella quale
si leggevano l’uno di fianco all’altro, consigliati come strenne natalizie, titoli recensiti da
Montale, Moravia, Cassola, Pampaloni, Flaiano, Tobino, Bacchelli, Arbasino, Buzzati e da Luzi
ovviamente. La lettura digitalizzata della recensione di Luzi non consentirebbe di cogliere tale e
tanta ricchezza di voci, di firme, di stili. Lasciando aperto il dibattito sul tema, che certo altri
potrebbero integrare con l’esemplificazione di archivi digitali corredati di immagini e
riproduzioni degli originali in anastatica,13 volti a restituire la ricchezza della copia cartacea,
passo ora allo specifico degli articoli firmati dal poeta toscano e al loro contenuto vario e
versatile. Luzi, infatti, si occupò di letteratura sudamericana, francese, russa, spagnola, arte,
ID., Cronache dell’altro mondo, a cura di S. Verdino, Genova, Marietti, 1989. Raccoglie gli articoli scritti da
Mario Luzi a proposito della letteratura ispano-americana e dei suoi autori emergenti per il «CdS» tra il
1967 e il 1974 e il «Giornale Nuovo» di Montanelli in quegli stessi anni; il primo articolo fu all’insegna del
guatemalteco Asturias, vincitore del premio Nobel, cui Luzi dedicò un articolo titolato Asturias vince il Nobel
nel giorno del suo compleanno, 20/10/1967, 3; poi in ID., Cronache dell’altro mondo, con titolo modificato
Astrurias. Il premio Nobel, 84-85.
10Titolo del panel: Fra testo e immagine. Dall’analogico al digitale. Progetti in corso e possibilità di sviluppo;
coordinatore Giorgio Bertone, Università di Genova, discussant Aldo Maria Morace, Università di Sassari.
11 Per l’accesso all’archivio ringrazio il giornalista Paolo Foschini e il responsabile dello stesso Sig.
Giampiero Matacchini; un ringraziamento speciale va al personale dell’archivio che mi ha coadiuvata
nella ricerca e nell’utilizzo della strumentazione.
12 Il lettore di microfil era collegato ad un computer per mezzo del quale ho potuto stampare e/o salvare
su chiavetta gli articoli pertinenti la ricerca.
13 Si considerino ad esempio il sito CIRCE che rende disponibile in versione digitale e riprodotte in
anastatica la copertina delle maggiori rivista letterarie del passato e l’indice degli articoli rintraccibili per
titolo o per autore; oppure www.giornaliditrincea.it riproduzione on–line dei giornali e dei fogli di
trincea, scritti e promossi dal “Serviuzio P” nel 1918, dopo la rotta di Caporetto; o la versione digitale di
tutti i numeri de «La Riviera Ligure» disponibile sul sito della Fondazione Mario Novaro-Genova.
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argomenti d’attualità e d’impegno civile, a scritti d’occasione, a recensioni di prose e versi, alla
letteratura antica e moderna, laica e religiosa; non di rado regalò ai lettori del maggior
quotidiano milanese poesie inedite, scegliendo d’affidare alla quotidianità della carta stampata,
allo spazio effimero eppur importante di un giorno, l’universale ed eterno messaggio della
poesia. Scelta di certo in linea con la concezione civile che Luzi ne aveva e con il ruolo che
attribuiva al poeta, che dal Nel Magma (1963) in poi da auctor diventa scriba mundi e scriba dei in un
progressivo e definitivo abbandono della «torre eburnea» dell’isolamento ermetico per scendere
nel reale, nel quotidiano appunto con una duttilità e poliedricità di temi, di stili e di toni che di
seguito cercherò di documentare.
1. Mario Luzi recensore
Se c’è un vocabolo che s’addice a Luzi recensore di opere letterarie in versi e in prosa è senza
dubbio generosità; una generosità straordinaria confermata nei fatti da due dati: una breve
ricerca e un’esperienza personale. Da un’indagine svolta nel catalogo Opac alla voce Mario
Luzi risultano ad oggi correlate circa 1080 pubblicazioni; ora, se si considera che 110 sono i
titoli delle opere a firma dell’autore, calcolo comprensivo di poesia, teatro, prosa, saggistica,
antologie personali, altre antologie, curatele, traduzioni, carteggi ed i principali libri intervista,
tenendo pur conto che numerosi sono i saggi che altri autori hanno scritto a proposito delle sue
opere, rimane comunque come dato significativo che almeno duecento, con beneficio
d’inventario, siano le prefazioni, le note, le postfazioni, le lettere, le presentazioni che Mario
Luzi ha scritto e inserito in volumi di poesie, saggi o altri testi di colleghi più o meno noti nel
panorama letterario italiano. Risulta davvero ammirevole la profusione d’attenzione e
disponibilità di cui molti tra studiosi, cultori delle lettere, poeti e scrittori, compresi giovani
studenti, hanno potuto usufruire e giovarsi. Tra questi anche la sottoscritta che, in un caldo e
afoso giorno di maggio del lontano 1993, ebbe l’opportunità di incontrarlo ed intervistarlo,
grazie alle indicazioni di Stefano Verdino, nella sua veranda-studio di Via Bellariva 20 a
Firenze, a conclusione della tesi di laurea sul Libro di Ipazia.14 Luzi arrivò in ritardo, era trafelato
per il caldo e sorridendo si dichiarò «oppresso dalle scadenze relative alla dichiarazione dei
redditi»; inizialmente non si ricordò dell’appuntamento, ma poco dopo esclamò come
trasalendo: «Ah, ora ricordo! L’ alunna di Verdino e di Croce, da Genova...la tesi su Ipazia!».
Per farsi “perdonare” del ritardo e della dimenticanza volle che ci ( mi accompagnava un amico
e studente di filosofia, interessato alle implicazioni filosofiche e religiose della sua lirica)
fermassimo a pranzo con lui - «Se vi accontentate!» disse - e ci mostrò la sua casa: semplice,
ordinata, quasi francescana nell’arredamento, caotica e traboccante di libri, fotocopie e molto
altro nella sua veranda-studio, ariosa e splendida nella terrazza panoramica da cui si poteva
ammirare il Lungarno e buona parte di Firenze, così come Luzi stesso ha descritto in una prosa
di recentissima riemersione, contenuta nel catalogo della mostra bio-bibliografica a cura di
Stefano Verdino intitolata Le campagne, le parole, la luce:15
Dalla mia terrazza che ha una veduta periscopica quasi completa sui tetti di Firenze e sui
dintorni orientali lo sguardo corre ogni mattina verso il monte dell’Incontro. È in
lontananza una massa compatta eppure trascolorante e lieve. Da quella parte viene il
giorno e discende l’Arno. Ma dietro si estende una regione fervida e invitante. Quello che
i miei amici georgofili o chi per loro chiamano «il levante fiorentino», è là. Si tratta di un
paese sobrio e domestico. Essi regalano quel nome splendido e immaginoso a una terra a
ID., Ipazia, Milano, All’Insegna del Pesce d’Oro, 1973; Libro di Ipazia, introduzione di G. Pampaloni,
con una nota di G. Quiriconi, Milano, 1978, II ed. 1980 (contiene Ipazia e Il messaggero).
15 ID., Le campagne, le parole, la luce, Mendrisio, Casa Croci, 29 maggio-24 agosto 2014. La mostra è stata
curata da Stefano Verdino e inaugurata il 28 maggio 2014 alle ore 18.00, presso la Sala del Consiglio
della Casa Municipale di Mendrisio-CH.
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cui il lavoro oculato, la sapienza agricola e la saggezza amministrativa dei proprietari e dei
contadini ha conferito un aspetto di fondamentale equilibrio e di bellezza rustica.16
Generosità, appunto, profusa e donata a chi avesse modo e desiderio di incontrarlo, di chiedergli
un parere, di invitarlo a convegni o a discussioni poetiche in giro per l’Italia.
Così mentre nelle pagine del «Corriere letterario» negli anni ’60 e ’70 svolgeva un ruolo di
esploratore della letteratura sudamericana, facendo conoscere ai lettori della Vecchia Europa
nomi e opere letterarie ancora sconosciute ai più, da Varga Llosa a Marquez, da Sábato a
Onetti, Borges compreso,17 alternandoli con recensioni di scrittori e poeti spagnoli (Machado,
Larrea, Alberti, Alexandre, Guillén), francesi (Balzac, Léautaud), italiani (Pascoli), russi ( Puškin)
e polacchi (Gombrowicz), in anni più recenti passava da recensioni ad opere della tradizione
antica, come la traduzione laica del Nuovo Testamento promossa dall’iniziativa del finanziere
svizzero Paolo Andrea Mettel,18 a segnalazioni di opere poetiche di autori contemporanei: dai
versi di Franca Bacchiega, caratterizzati dalla commistione di poesia e ironia19 o da Tutte le parole
della femminilità,20 a quelli sensuali di Sebastiano Grasso,21 fino a quelli di Albisani,22 Ai versi di un
maestro.
2. Note d’arte
Un esordio impegnativo e lontano nel tempo quello della prima prosa in qualità d’appassionato
d’arti figurative di Mario Luzi: era il 1934 e sul foglio pistoiese «Il Ferruccio» veniva pubblicato
in due puntate un ampio saggio dal titolo Guida all’interpretazione di Raffaello Sanzio, come annota
Alessandro Parronchi in Mario Luzi critico d’arte.23 Un inizio che proseguì dando luogo ad
un’attività parallela e continuativa a quella di poeta, che a volte s’incrociò e si contaminò con la
poesia stessa, come in Viaggio celeste e terrestre di Simone Martini,24 altre con il teatro, ed è il caso del
testo teatrale Felicità turbate25 dedicate al Pontormo, e che sempre si manifestò come forma
d’espressione d’una passione e di un interesse per l’arte che affondava le radici nella giovinezza
di Luzi, quando aspirava, per sua stessa affermazione, ad una commistione delle arti: poesia,
ID., Levante fiorentino, in Le campagne, le parole..., 71-72: 71; già in file archivio Babbo datato 9/10/1997.
Tutti gli articoli sulla letteratura ispano-americana sono raccolte in ID., Cronache dell’altro mondo.
18 ID., Apocalisse ora. La parola al poeta, in «CdS», 24/10/2002, recensione di Antico Testamento, con
traduzioni di D. Del Corno, M. Bettini, F. Bandini e C. Carena, con introduzioni di G. Giudici, G.
Pontiggia e M. Luzi, illustrazioni di V. Venturini, Verona, Stamperia Valdonega, 2002.
19 ID., Franca Bacchiega, poesia tra gioco e ironia, in «CdS», 13/04/1999, 33.
20 ID., Tutte le parole della femminilità, in «CdS», 15/11/2003, 37.
21 ID., Versi che narrano il trionfo dell’eros, in «CdS», 11/05/2000, 37; ID., L’eros mediterraneo corroso e inquieto, in
«CdS», 29/10/2002, 39.
22 ID., Albisani, i versi di un maestro, in «CdS», 15/06/2002, 29.
23 A. PARRONCHI, in Mario Luzi critico d’arte, a cura di N. Micieli, Firenze, LoGisma, 1997, 9.
24 ID., Viaggio terrestre e celeste di Simone Martini, Milano, Garzanti, 1994. Poema narrativo costituito da otto
sezioni ed un intermezzo il cui protagonista è Simone Martini, l’artista – pittore e scultore – del primo
Trecento, nato a Siena attorno al 1285 e morto ad Avignone nel 1344. Luzi immagina, modificando il
dato storico, che, Simone Martini, accompagnato da amici e familiari, faccia ritorno prima della propria
morte da Avignone a Siena. Un viaggio di ritorno via terra e contemporaneamente un viaggio di andata,
di conoscenza e preparazione al dopo vita, per questo “celeste”. Al progressivo avvicinarsi a Siena
corrisponde un progressivo aumento di conoscenza e parallelamente un crescendo di luminosità che
pervade la poesia di Luzi come la pittura di Simone Martini, nella quale, in un rimando figurale tra
pennellate e versi, i colori intensi della pittura di Simone si trasformano in pura luce, in trasparenze. Per
dirla con Sara Bernsconi si verifica «un passaggio dalla terra al cielo, dai colori alla luce», in
BERNASCONI, Tra cielo e terra. La metamorfosi del sacro nella poesia e nel teatro di Mario Luzi, Città di Castello
(PG), Cesati, 2005, 57.
25 LUZI, Felicità turbate, Milano, Garzanti,1995. Protagonista del testo teatrale è il pittore Jacopo Carracci
da Pontorme, detto Pontormo (1494-1557), che lasciò incompiuti gli affreschi in San Lorenzo a Firenze,
oggi perduti.
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pittura e musica. Commistione che vide attuata in vari testi, tra i quali vale la pena ricordare il
poemetto in tre atti per immagini, con voce recitante e pianoforte, realizzato con le poesie di
Mario Luzi, le musiche di Luciano Sampaoli e le fotografie di Rosangela Betti, dal significativo
titolo Ut pictura, poësis.26
Anche sulle pagine del «Corriere» Luzi recensì mostre d’arte o pubblicò riflessioni sulla
pittura di Chagall o Klint, di Böcklin o del Perugino in qualità di diffusore di una cultura
artistica veicolata attraverso la forza di una parola critica che «non tradì mai la cifra alta del suo
linguaggio», per dirla con Verdino, tendente ad amplificare con accenti poetici di forte portata
visiva ciò che il lettore può vedere e cogliere a piena pagina sul quotidiano, in un percorso di
lettura che tende a sconfinare verso la domanda esistenziale e il trascendente, con quella che
Marcello Ciccuto definì «la scrittura totale di Mario Luzi lettore d’arte».27 Il 25 luglio del 1937,
infatti, un giovanissimo Luzi annotava in un pezzo intitolato Su Rosai come la realtà
rappresentata dall’arte sia interpretabile contemporaneamente come un dato esistente e un
interrogativo, una presenza e insieme un punto di domanda che interloquisce con la realtà,
chiedendone il significato: «Si fa sempre più palese che un uomo come un cipresso di Rosai sono
nel medesimo tempo un’affermazione e un dubbio tra i quali, diaframma angelico e cupo, una
vita stenta a consumarsi», espresso in un «linguaggio apparentemente umile e rattenuto» che
«amplifica fino agli orli della conoscenza quel sentimento di un’umanità accidiosa insieme e
orgogliosa di se stessa ove alcune leggi statiche e perenni sembrano avere un compimento
consapevole».28 Con altrettanta intensità e toni quasi metafisici annotava a proposito di Simone
Martini nel dicembre 2004, ormai novantenne, sulle pagine che il «Corriere» dedicava a «I
Classici Dell’ Arte», il modo «dialettico quasi, con cui usa colore e luce, cioè l’elemento materiale
e quello immateriale che lo trascende». Lo definiva «colorista» e «realista» per la vicinanza agli
oggetti data dall’uso intenso del «cromatismo» e ne coglieva nell’evoluzione stilistica «un
movimento contrastante» di «eliminazione del colore», segno dell’aspirazione «ad una luce
indivisa, una luce quasi intellettuale, piena d’amore; una luce, in questo senso, dantesca».29
In sessant'anni di «lettore d’arte» Luzi si soffermò sulle opere di numerosi artisti, scrivendo su
Braque e Matisse, Carrà e Morandi per citare i nomi più noti, ma anche su Mattioli e Viani,
Capocchini e Marcucci per ricordare i maestri insieme agli allievi Venturino, Caponi,
Tirinnanzi e Martini;30 il suo interesse si attestò attorno ai nomi e alle tele di alcuni artisti
contemporanei di area toscana, a sancire la sempre presente vicinanza luziana alla sua terra
«matria»,31 al legame con la quale è stata dedicata dal Museo d’Arte di Mendrisio una mostra
intitolata Mario Luzi e i suoi artisti. Memorie di terra Toscana (17 luglio - 24 agosto 2014). Ad
annotare il primigenio legame tra Luzi, l’arte e la sua terra è anche la studiosa Giovanna
Uzzani in un contributo fresco di stampa, nel quale ricorda che «il poeta più che ventenne si
lascia coinvolgere dal caso Rosai, artista tra i più carismatici della scena fiorentina» e che «a
quei primi contributi critici non ne sarebbero succeduti altri se non nei decenni a venire, e
comunque a seguito della morte di Rosai, nel 1957», quando un Luzi ormai maturo come poeta
e uomo si riavvicinò all’arte contemporanea, privilegiando «nella ricerca degli artisti compagni
M. LUZI - L. SAMPAOLI - R. BETTI, Ut pictura, poësis, Forlì, Nuova Campagna, 1993.
N. MICIELI, Lo sguardo d’ un compagno di strada, in Luzi critico d’arte, 25-35: 25.
28 LUZI, Su Rosai, in «Il Bargello», IX, n. 89, 25/07/1937, 3; si ricorda inoltre ID., Ottone Rosai: opere dal
1911 al 1957, a cura di Pier Carlo Santini, Firenze, Vallecchi, 1983.
29 ID., Simone Martini. Se un artista e un poeta vanno in giro nel Senese, in «CdS», 29/12/2004, «I
ClassiciDell’Arte», 38.
30 Sono 36 gli scritti di critica d’arte dedicati da Mario Luzi ad altrettanti pittori, contributi di varia
ampiezza e complessità per la lettura dei quali si rimanda al volume già citato: Mario Luzi critico d’arte.
31 G. DE MARCO, Trame di viaggio: la centralità di Siena «matria» e lo sguardo icastico di Mario Luzi, in Studi
d’italianistica nell’Africa Australe-Italian Studies in Southern Africa, 2, 2013, 91-122. Il termine «matria»
è tratto dalla poesia di Luzi intitolata Passata Siena, passato il ponte d’Arbia, di cui si riporta un
passaggio:«Passata Siena, passato il ponte d’Arbia, / è lei, terra di luce / che sempre, anche lontano, /
inseparabilmente mi accompagna. – Grazie, matria, / per questi tuoi bruciati / saliscendi, per questi /
aspri Celimonti[...]».
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di strada, la decantazione dei sentimenti, l’evanescenza della forma, la sublimazione delle
emozioni, entro un assioma di fondata ricerca interiore [...] continuamente attingendo a quel
fecondissimo crogiuolo di esperienze che è stato il primo periodo di elaborazione della poesia
ermetica».32
La scrittura d’arte per Luzi non fu mai esercitare la pratica «di un linguaggio settoriale» o
l’utilizzo di «uno sterile formulario metalinguistico recitato in assenza dell’opera», al contrario fu
sempre un «moto e una ricerca verso l’infinito» così come una ricerca del significato del
contingente inserito nella storia. Per dirla con Nicola Micieli la sua fu una concezione etica
dell’estetica, «la fascinazione estetica fu veicolo di conoscenza della sfuggente totalità
ontologica[...], fu un osservatorio privilegiato per ricomporre analogicamente quei frammenti
della totalità che sono le opere d’arte, riconoscibili solo in quanto reperti e documenti della
storia, e dunque del vissuto, del cui senso si caricano».33 Si ricordi a tale proposito che il tema
della bellezza, della «fascinazione estetica» legata alla figura femminile, alla natura, al linguaggio
e all’arte si declinava negli anni ’30 anche nelle sue liriche, in connessione con quello della
fragilità, per dirla con Verdino, congiuntamente a presenze femminili, come donne o fanciulle,
la cui bellezza richiamava immediatamente e leopardianamente la fragilità e la morte già a
partire dal titolo: Fragilità da La Barca e Cimitero delle fanciulle da Avvento notturno. Non a caso Luzi
nel maggio del 1990 in occasione di un Convegno a Genova intitolato Della bellezza34 dichiarava
di aver percepito «la bellezza come manifestazione di un elemento vitale, proprio nel suo
contrappunto, nella fragilità, nella sua manifestazione momentanea, subitanea e caduca, nella
sua durata effimera» e che «la bellezza perenne e fine a se stessa mi sarebbe stata estranea. La
bellezza a sé, che esiste di per sé e che in sé si esaurisce, mi avrebbe lasciato indifferente, in
quegli anni ’30, gli anni della mia formazione, anni difficili».
Gli scritti d’arte furono anche occasione per raccontare di sé, per ritornare alla giovinezza e
all’origine di tale interesse, per ritrovare il legame antico tra l’arte e la sua terra, tra i paesaggi
senesi e le tele non solo dei contemporanei ma anche di Simone Martini, Duccio da Boninsegna
e del Perugino, a proposito del quale descriveva nel marzo del 2004 il suo giovanile ritorno
dall’«esilio milanese» a Siena, e il conseguente incontro con un «paradiso inconscio della luce,
della forma e dell’idea», con una «solarità abbagliante dei suoi marmi e cotti», con «un chiarore
di civiltà unico», che «si faceva strada gradualmente nelle mie giornate di scolaro ginnasiale che
arrivava alla scuola avendo lungo il tragitto visto o intravisto meraviglie, ricevuto richiami e
tentazioni. In quei mesi e in quegli anni nacque in me e si sviluppò la passione per l’arte. Nella
cornice di Siena tutta la grande civiltà pittorica, scultorea, architettonica italiana si esaltava».35
Nelle sue scritture per l’arte Luzi disseminò indizi e indicazioni sull’influsso che i vari pittori
esaminati potevano aver svolto sulla propria poesia, come i dipinti di Simone Martini cui dedicò
la raccolta poetica Viaggio Terrestre e celeste di Simone Martini (1996)36 oppure quelli di De Chirico, le
cui «tele metafisiche esercitarono su di lui una seduzione per l’immagine» tanto forte da esser
preso da «un giovanile fervore dechiricano», da una strana «malia», originata dalla «stregonica
fissità» della «Grecia, i suoi miti famosi, i suoi mitici eroi», che, «dislocati com’erano in uno
spazio alieno, in una prospettiva improbabile, acquistavano una autorità nuova, diventavano gli
emblemi della sospensione della conoscenza». La lettura e l’osservazione dell’arte di De Chirico
«non rimasero per me soltanto una lingua splendidamente morta nel profondo della memoria, e
neppure un sibillino annuncio poetico e formale; infraloquirono non poco con la mia
immaginazione e influirono sul linguaggio di Avvento notturno che allora stavo componendo».37
G. UZZANI, «Moti e ricerche verso l’infinito». Mario Luzi e i suoi artisti, in Le campagne..., 47-63: 47.
MICIELI, Lo sguardo di un compagno di strada, in Luzi critico d’arte, 25-35: 25.
34 Il convegno intitolato Della Bellezza. «È trascorso il tempo del bello. L’umanità in attesa di ritornarvi
non sa, per ora, che fare...(Flaubert)» si svolse a Genova l’11 maggio 1990 organizzato da S. Verdino.
35 ID., Perugino. Leggiadria da minuetto. Fascino di un pittore che Berenson accostava a Raffaello, in «CdS»,
02/03/2004, «I Classici dell’Arte», 32.
36 ID., Simone Martini. Se un artista..., 38.
37 ID., De Chirico. Imponenete e taciturno anche al Caffè Greco, in «CdS», 22/06/ 2004, «I Classici dell’Arte», 30.
Sulle correlazioni tra alcune tele di De Chirico e alcune lirice di Luzi di Avvento Notturno si consideri di R.
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Non a caso Luzi diede spazio tra le sue pubblicazioni a monografie che ponevano in
connessione le arti visive, musicali e poetiche, collaborando con artisti quali Paolo Gubinelli38 e
Pietro Tarasco,39 valorizzando idee e pubblicazioni altrui come avvenne per La pioggia nel pineto:
venticinque acquarelli inediti per la poesia di Gabriele D’Annunzio,40 oppure scrivendo, ancora per il
«Corriere», un pezzo d’argomento paesaggistico, riemerso grazie all’italianista genovese, nel
quale descriveva come un pittore uno scorcio della sua amata terra toscana, richiamando
contestualmente l’innalzarsi di una struggente melodia di Puccini dalle ville ai casolari:
Non c’è niente che mi rimandi alla Toscana – dove del resto vivo –
come la gloria contrastata di Puccini. [...] Là si dibatte e cresce quella giovane gloria negli
anni del ’30 mentre le trombe a tulipano dei grammofoni liberty diffondono a tutto
volume la «Tosca» e la «Bohème» o la «Butterfly» nelle sere di prima estate quando le
finestre rimangono aperte e poi a luglio o ad agosto giorno e notte, fuori e dentro, nei
luoghi di vacanza.41
3. Scritti d’impegno civile e di denuncia
Quando la realtà urge e ferisce con la forza del male e della violenza allora il poeta non puó
ignorare, rimanere indifferente e tacere di fronte alla «povera, la spregiata carne umana nei suoi
brandelli e lacerti infantili, virili, muliebri, senili». La voce del poeta si fa sentire per denunciare
l’arroganza, la boria, l’arbitrio e l’orgoglio che il 3 maggio 1999 spezzò la vita ed il destino di
inermi civili - donne, uomini, bambini, anziani - che viaggiavano, ignari e innocenti, a bordo di
una corriera colpita e fatta esplodere in Kosovo a quella che Luzi definì la «fermata
dell’orrore».42 La denuncia dell’inciviltà di fronte all’aberrante fatto di cronaca e violenza in
Kosovo, viva ed emozionata per l’incalzare della contemporaneità che non si può tacere, si
ritrova tale e quale nelle pagine che il «Corriere» dedicò al ricordo della nostra storia, all’Italia
POZZI: Mario Luzi e l’arte: da Simone Martini ai contemporanei, in «Studi d’italianistica nell’Africa AustraleItalian Studies in Southern Africa», 27,1, 2014, 37-57.
38 M. LUZI - P. GABINELLI, Arte e poesia: la poesia dell’immagine, l’immagine della poesia, con nota critica di C.
Cenitelli, Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, 2003.
39 M. LUZI - P. TARASCO, Rami, foglie, radici: sette poesie, sette incisioni, con note di Marco Marchi, San
Benedetto del Tronto, Stamperia dell’arancio, 1990. Edizione in 80 esemplari numerati. La
collaborazione con Tarasco si articolò e protrasse per tutta la vita in un legame amicale e artistico
profondo e assiduo, tanto che Tarasco dedicò a Luzi numerosi ritratti e Luzi inviò all’amico pittore liriche
che furono fonte di ispirazione di alcune sue incisioni all’acquaforte; tra le ultime si ricorda ID., Matera, S.
Benedetto del Tronto, Calcos, 2005, pp. nn. [20].
40 C. MATTIOLI, La pioggia nel pineto: venticinque acquarelli inediti per la poesia di Gabriele D’Annunzio, con
presentazione di M. Luzi, Modena, Il Bulino, 1984. Sono degne di nota anche altre pubblicazioni
all’insegna della contaminazione tra le arti: F. FALASCHI, Omaggio a Mario Luzi: pittura per la poesia, Treia,
Chiesa di San Filippo, 3-12 luglio 1992; LUZI-SAMPAOLI, Le arti amanti: invenzioni a due voci, a cura di L. S.
Battaglia, Milano, Medusa, 2008; LUZI-SAMPAOLI, Torre delle ore, Quattro Lieder per voce e pianoforte e
due ritratti di A. Ciarrocchi, All’insegna del Pesce d’Oro, Milano, Scheiwiller, 1994; LUZI, La lite, oratorio
per voce recitante coro e orchestra, libretto di Luzi musica di Sampaoli, Meeting per l’amicizia tra i popoli,
Rimini, 1989; ID., Pontormo. Felicità turbate, Maggio Musicale Fiorentino, Firenze, 1995 (programma di sala
per la prima rappresentazione, 6 giugno 1995, regia di F. Tiezzi, musiche di G. Manzoni). Il tema della
commistione tra parola e immagine è stato affrontato ampiamente dalla ricercatrice dell’Università di
Firenze, T. SPINGOLI, in Intersezioni tra parola e immagine nel secondo Novecento italiano attraverso un repertorio
informatico d’opere, riviste ed eventi, in Atti del Congresso XVI ADI-La Sapienza-Roma 18-21 settembre 2014,
in c.d.s; cosi come da A. ZINGONE, La “tentazione” della pittura. Mario Luzi, Simone Martini, le ragioni del colore,
in Faber in fabula. Casi di intertestualità artistica nella letteratura italiana, a cura di Ulla Musarra-Schroder e
Franco Musarra, Firenze, Cesati, 2014, 227-236.
41 LUZI, Dalle ville ai casolari s’ innalza una struggente melodia, in «CdS», 8 dicembre 1983, 16; ora in ID., Le
campagne..., 65-66.
42 ID., La fermata dell’orrore, in «CdS», 4/05/1999, 1; ora in ID., Desiderio di verità..., 38.
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fascista del 1939, quando comparvero «svastiche a Firenze».43 Nella memoria del poeta rimane
forte la consapevolezza che in gioco c’era in quei giorni la partita della libertà, partita che tra
proibizioni, veti, restrizioni e discriminazioni si giocò anche con la chiusura del foglio «Campo
di Marte», nel quale la riflessione civile, morale e letteraria si esprimeva attraverso i testi di
Gatto, Pratolini, Bo, Parronchi, Bigongiari e Luzi.
Nei suoi interventi di tipo civile44 il poeta senese si scagliò non solo contro le atrocità della
storia ma anche contro l’incuria dei contemporanei nei confronti della cultura italiana: inviò
infatti una lettera al «Corriere della Sera», pubblicata il 30 gennaio 1986 titolandola: Purché
Firenze riscopra l’umanesimo. In essa il poeta metteva in evidenza la distanza tra il titolo di «capitale
della cultura» con il quale Firenze fu insignita dalla Comunità Europea e lo stato reale della
città, priva, secondo Luzi, di «scuole di pensiero e di scienza famose o à la page», mancante di
«officine visibili del fervore letterario e artistico». Con notevole vis polemica Luzi spronava
l’opinione pubblica ed il mondo della cultura a prendere atto del fatto che, sebbene fosse stata
culla e capitale dell’umanesimo, la Firenze contemporanea avesse perso «gran parte dei titoli
che avrebbero potuto darle il diritto a quella primazia».46 Con identica forza polemica tuonava
contro I sabotatori dell’ immagine sul finire del novembre del 1988, in un articolo nel quale
denunciava, con tono sferzante, l’operato discutibile degli Istituti di Cultura Italiana all’estero,
che invece di promuovere l’ arte e la cultura italiana nel mondo, agivano, secondo Luzi, mossi
da «tendenziosità e faziosità» o peggio ancora sulla base di criteri di «clientelismo o casualità»; il
poeta senza tanti riguardi o timori attribuiva la corresponsabilità di tale situazione ad una
pluralità di soggetti e chiamava in causa anche «l’insensibilità dei politici» e «l’indifferenza della
stampa».47 Non risparmiò toni e parole di polemica neppure con il diplomatico italiano a
Varsavia, Gorgolo Gianfranco, nel cui atteggiamento di spiccata propensione per le linee
politiche di Forza Italia e del governo Berlusconi Luzi vide e denunciò con coraggio,
guadagnandosi dall’avversario l’accusa di essere in malafede, «un pericolo di riscossa
neofascista in Italia»,48 guadagnandosi dall’avversario l’accusa di essere in malafede.
Nello stesso anno, nell’ambito di una accesa discussione legata al premio Nobel e alla sua
assegnazione, aveva preso le parti e difeso a spada tratta Giacomo Oreglia, definendolo «pilastro
della nostra presenza in Scandinavia: un uomo benemerito e di valore riconosciuto ampiamente,
distrutto dalla interminabili persecuzioni burocratiche, tanto che da oltre dieci anni si trova
privo di ogni emolumento». Il suo intervento era ancora una volta mosso dal desiderio di
difendere la cultura italiana all’estero e da una alta motivazione simpatetica di solidarietà
umana verso chi si trovava nella prova: «Io mi sono associato a lui nella denuncia esponendomi,
contro il mio costume, vistosamente perché in Oreglia siamo colpiti e danneggiati tutti noi
scrittori italiani; e anche per non lasciarlo solo, per così dire, nell’iniquità».49
ID., Svastiche a Firenze, in «CdS», 27/05/1989, 13; ora in LUZI, Prose,a cura di S. Verdino, Torino,
Aragno, 2014, 347-350. Sullo stesso tema si leggano anche gli articoli e le riflessioni raccolte e riportate da
Verdino in Luzi, Desiderio di verità, sezione Scritti civili, i cui titoli sono eloquenti: Desiderio di verità, Sopra una
frase, Che la guerra affretti la sua catarsi, Italia, non dimenticarsti, [Elezioni 1994], Essere è non dimenticare, Dov’è
l’errore, Ai fratelli del Ruanda, La parola patria per noi esiste, Contro il sonno della ragione, Un’altra lettura del mondo, La
Pira, 15-44.
44 Per una panoramica ampia e completa dell’impegno civile nella lirica di Luzi si consideri di L.
MANIGRASSO, Contro assurdi anacronismi. Gli scritti civili dell’ultimo Luzi, in Nell’opera di Mario Luzi, «Istmi»,
2014, 34, 179-205.
46 LUZI, Purché Firenze riscopra l’umanesimo, in «CdS», 30/01/1986 , 3.
47 ID., I sabotatori dell’immagine, in «CdS», 27/11/1988, 21.
48 ID., Il poeta e il diplomatico:litigando una sera a Varsavia, in «CdS», 02/09/1994, 29.
49 ID., La quarantena degli scrittori italiani, in «CdS», 20/02/1994, 25.
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4. Articoli d’occasione
Mario Luzi sulle pagine del «Corriere della Sera» scrisse per varie e molteplici occasioni: per
recensire un libro in prosa50 o in versi,51 per dibattere sul linguaggio della pubblicità o i
megaconcerti rock,52 per l’ assegnazione d’un premio Nobel53 alla letteratura, per la morte di un
amico poeta o per ricordarlo in una ricorrenza, per comunicare il ritrovamento del manoscritto
de Il più lungo giorno di Campana54 nel 1971 o per rispondere alla polemica suscitata dalla
rivelazione di Luigi Cavalli nel 200255 sull’ occultamento dello stesso attuato da Ardengo Soffici;
in ogni caso scrisse sempre per cogliere e comunicare il quid di oggettivo che caratterizzava
l’opera, lo scrittore, il poeta, l’amico o l’evento e il quid di personale e di autobiografico che lo
avvicinava ad essi.
Il vertice dei suoi scritti d’occasione lo raggiunse in quella che a mio avviso si può definire
‘l’arte del ritratto mediato dal ricordo autobiografico’, evidenziata anche da Verdino in un
recente e prezioso volume, nel quale il critico genovese ha raccolto un inedito o poco noto poeta
in prosa, del quale è «memorabile la capacità di sigla di un tempo, un luogo, una persona»,
soprattutto nei vari tombeaux dai quali emerge «un’inconfondibile nota del personaggio:
“l’implacabile Orazio Costa”, gli “a parte” di Parronchi, il “sentimento euforico dell’amicizia”
di Leone Traverso, fino alle più articolate immagini spese per Gatto [...]»56 Mi soffermerò
pertanto, per necessità di selezione, solo sugli articoli che lo hanno impegnato nel restituire il
profilo umano e letterario di poeti, scrittori o persone del mondo della cultura che conobbe da
vicino, in un duplice legame d’ amicizia e di mestiere, tralasciando i numerosi e interessanti
articoli su tematiche alte d’area religiosa e filosofica,57 così come su argomenti di spicciola
attualità quali i consigli da rivolgere ai maturandi per rilassarsi il giorno precedente lo scritto d’
italiano dell’ esame di maturità.58
In occasione della morte di Raboni ricorda il loro primo incontro, avvenuto per «mediazione
umana e poetica di Carlo Betocchi»59 a Firenze, e l’ultimo a Palermo, nel marzo del 2003, per la
ID., Le prose di Machado, in «CdS», 15/09/1968, 11.
ID., Elio Fiore, i versi delle emozioni, in «CdS», 21/10/1999, 33.
52 ID.,“Lui crea e tiene pulito il cielo”. Ma a volte il Paradiso è uno spot, in «CdS», 23/12/1998, 31; LUZI, Ma
senza megaconcerti, che resta del rock?, in «CdS», 29/09/1998, 35.
53 ID., Asturias vince il Nobel il giorno del suo compleanno, in «CdS», 20/10/1967, 3.
54 ID., Il quaderno di Dino Campana, in «CdS», 17/06/1971, 12. Valeria Soffici, figlia di Ardengo, ritrovò in
quell’anno nello studio del padre presso la casa di campagna a Poggio a Caiano lo sventurato manoscritto
e ne comunicò telefonicamente la notizia a Luzi per chiedergli consiglio sul da farsi.
55 ID., Campana, il mistero del manoscritto scomparso, in «CdS», 03/10/2002, 37. Luigi Cavallo, critico d’arte e
amico di Soffici, dichiarò in un articolo intitolato Come nel ’65 ritrovai la copia smarrita tra le carte di Soffici a
Poggio a Caiano, in «Il Giornale», 13/09/2002, 29, che il manoscritto de Il più lungo giorno da parte di Soffici
era stato attuato volutamente per evitare che la fortuna delle liriche di Campana potesse in qualche modo
essere segnata in negativo dalla damnatio memoriae perpetrata nei confronti dell’opera di Soffici per ragioni
ideologiche. Il manoscritto sarebbe stato avvistato già nel 1953. Si legga in merito il contributo di G.C.
MILLET, Il manoscritto di Campana: perduto, ritrovato e venduto, in WUZ, III (2004), 3, 1-43; e di M.
GATTAMORTA, Quei Canti Orfici e “neri” tra Catania e Marradi, in «La Riviera Ligure», XV, (2014), I, 73, 4555.
56 S. VERDINO, Introduzione, in Prose, IX-XVII, XVII. Nella sezione De quibus e altro sono riportati i
ritratti di Landolfi, Noventa, Pagano, Achmatova, Bernard, Traverso, Pratolini, Parronchi, De Sica, Don
Flori, Costa, Gatto, De Chirico, Loria. Anche in Desiderio di verità, nella sezione Scritti critici si trovano
numerosi ritratti d’autore o ricordi: Fallacara, Sbarbaro, Pavese, Palazzeschi, Bodini, Moravia, Tozzi.
57 LUZI, La parola di Paolo, pazzo di Dio, in «CdS», 4/11/1990, 10; ID., Giobbe, una partita contro Dio, in
«CdS», 22/04/1997, 31; ID., Con Giovanni l’uomo tocca il soprannaturale, in «CdS», 10/12/2000, 31; ID.,
Trascendere il tempo: la grande illusione che dà forza alla vita, in «CdS», 23/11/2001, 1; ID., Apocalisse ora la parola
al poeta, in «CdS», 24/11/2002, 29.
58 ID., A piedi nudi nel parco. Meglio della tv, in «CdS», 20/06/1993, 25.
59 ID., Quei colloqui con gli autori che amava, in «CdS», 17/09/ 2004, 11.
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rappresentazione teatrale de Il fiore del dolore60 al Teatro Biondo, scritto e ispirato all’uccisione di
don Puglisi da parte della mafia. In mezzo la rievocazione d’anni d’amicizia, di incontri a
Firenze, con scambi di libri e l’ abbozzo di un breve excursus sull’evoluzione poetica del «poeta
lombardo»: dal «gusto minimale» degli esordi fino ad «un pensiero e ad un linguaggio più
maturo» degli anni successivi, alle traduzioni dei Fiori del male di Baudelaire alla Recherche di
Proust, compreso il ricordo personale delle «parole intense» che scrisse nella Prefazione alla
Passione, commisionata a Luzi nel 1999 da Giovanni Paolo II.61
A Carlo Bo tributò un omaggio che pronunziò per l’apertura ad Urbino della Fondazione
intitolata al critico e alla moglie Marise, pubblicato il giorno precedente sulle pagine del
«Corriere», lo descrisse come «un ligure, un uomo di lungo corso e di governo», tormentato ora
dal «disagio che provò sempre, a dover sopportare la presunzione delle parole che tentavano di
catturarlo e di definirlo», ora da quello «diacronico, per così dire, dovuto ad una velocità di
immaginazione e di intelligenza particolare, per cui la prontezza e la rapidità di invenzione lo
avevano già portato lontano lasciando alle spalle il modo, se non l’argomento, mentre gli altri lo
celebravano». Lo delineava come insoddisfatto e pessimista, poiché «ricadeva comunque su di
lui, scrittore mancato, come spesso diceva, e lettore esigente ed inquieto, e tutto sommato
deluso, un senso di impotenza e di scacco». Maestro dell’antiteoresi del confronto continuo con
gli autori che studiava, «non c’era nulla che rimanesse fermo in sé: non c’era nelle opere dei suoi
autori; e non c’era in lui che li studiava»; «uomo dei libri, il mallarmeano lettore mitico di tous les
livres viveva il paradosso di attuarsi in un libro ancora non scritto e non scrivibile al di là di tutti
quelli scritti e letti».62
Il ricordo di Betocchi, invece, a dieci anni dalla morte fu affidato ad un elzeviro in terza
pagina, omaggio alle conversazioni con l’amico; l’articolo si apre dalla fine, per così dire, con il
ricordo del giorno della sua sepoltura nel camposanto di Trespiano; poi ripercorre la vicenda
umana e poetica di Betocchi accomunata a quella di Luzi dalla fede cristiana, dall’«amore
creaturale alla vita» anche nel momento della prova, così come Giobbe e Manzoni: «Ho
ascoltato più volte le tue imprecazioni, le tue rivolte. Erano le stesse di Giobbe, erano quelle più
trattenute e infine represse del Manzoni del Natale 1833». Infine, tributava un omaggio «all’
aspetto artigiano del lavoro delle lettere», che Betocchi amava a tal punto da conquistarsi,
secondo il giudizio di Luzi, un posto «nel nucleo vivo della poesia».63
Di notevole intensità e spessore biografico anche il ricordo dedicato a Caproni «discreto e
appartato [...] riservato, arguto, cordiale compagno di deambulazioni notturne nella Roma
dell’oscuramento», dalle cui tenebre «riemergeva nel pieno lucore lunare con il profilo di rame e
la sua corta e folta capigliatura. I versi e le prose del suo interno repertorio di autori prediletti
venivano a galla in frantumi, in schegge, acutamente analizzati nei loro particolari fonici, nelle
rime o assonanze nelle singolarità lessicali», profilo umano e professionale da cui emerge la
nostalgia per l’amico e l’ammirazione per il poeta.64
Per il centenario della fondazione della Vallecchi di Firenze Luzi dedicava tra gli altri un
ricordo ad Attilio,il tipografo che divenne editore, l’ «“impressore” di Papini, Prezzolini, di Soffici [...]
Sono poche, pochissime le opere in ogni campo della nuova cultura italiana che non siano
passate, non abbiano avuto la sanzione della Vallecchi, sino alla guerra e al dopoguerra», lui e il
padre «furono perfettamente integrati con convinzione nella cultura e nel suo facimento.»65
Rievocando l’origine della casa editrice ricordò anche il clima di novità e di fervore che si creò a
Firenze attorno alle riviste - Il Leonardo, La Voce, L’Acerba – ai caffè letterari, sede di dispute e
discussioni, e descrisse l’aria di «operante cosmopolitismo, soprattutto intellettuale» di quegli
ID., Il fiore del dolore, Firenze, Edizoni della Meridiana, 2003.
ID., La Passione di Cristo, Via Crucis al Colosseo, Alpigiano, Tallone Ed., 1999; poi in M. Luzi, Su “La Parola
di Dio”, a cura di P. A. Mettel, Introduzione di B. Forte, Postafazione di C. Carena, Città di Castello,
Metteliana, 2010, 27-99.
62 ID., «Diceva di non aver concluso niente, di aver accumulato soltanto libri», in «Corriere», 29/08/ 2001, 35.
63 ID., Le conversazioni di Carlo Betocchi. Lettera ad un amico sulla poesia, in «CdS», 24/12/1996, 23.
64 ID., La sera passeggiavamo nella Roma oscurata, in «CdS», 13/06/1997, 31.
65 ID., Attilio il tipografo della «Voce» che divenne editore, in «CdS», 27/09/2003, 37.
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anni, il ruolo centrale di «D’Annunzio e di altri esponenti» che «ne avevano fatto un luogo
della cultura europea».
Non da meno è il ritratto di Arturo Loria cui dedicò un elzeviro nel quale Luzi ci
restituisce al solito il fulcro centrale della personalità dello scrittore, era «molto loquace ma
anche molto accattivante», incorniciata nel contesto in cui si muoveva, «ci incontravamo al
Caffè delle Giubbe Rosse», con l’aggiunta di una nota personale:«quando l’ho conosciuto [...]
aveva prestigio e notorietà, ma non li faceva pesare a un inedito imberbe come me. Qualcuno lo
accusvaa di essere eccessivamente loquace. A me questo suo aspetto non dispiaceva affatto...».66
5. Riflessioni sulla poesia e liriche inedite
Ad un poeta che scrisse in prosa per un periodo di tempo così ampio non mancò l’occasione di
riflettere sulla poesia, sul suo ruolo e valore nella società contemporanea, così come non mancò
la bontà o la necessità di affidare all’effimero della carta di giornale, al breve eppur importante
spazio di un solo giorno, al quotidiano nella sua duplice valenza di mezzo di comunicazione e di
arco temporale, la propria poesia, i propri versi inediti di intensa e rapida liricità Definita
Silenziosa e fedele, l’ultima amica dell’uomo, in occasione dell’ uscita domenicale del primo dei trenta
volumi della raccolta «La Grande Poesia»,67 dedicato appunto a Montale, Luzi ne denunciava
da un lato la situazione di arte «avvilita, dimenticata nelle segrete dell’incuria e dell’indifferenza
o ridicolizzata da fasti e imponenze fasulle», dall’ altro la investiva di un ruolo speciale, poiché
capace di fornire una lettura «altra del mondo in cui si attua la nostra prova, il nostro
quotidiano». In una modernissima doppia intervista Luzi-Sereni, rubricata con il titolo di «Filo
diretto», i due poeti si scrivevano reciprocamente una lettera sull’argomento illustrando dal loro
punto di vista il cammino della poesia; era il 26 novembre 1967 e Luzi affermava con vigore e
convinzione che sebbene si asserisca che la poesia risulti priva di interesse per i più, poiché
percepita come anacronistica, in realtà si trova al centro dell’interesse di molti, proprio da
quando è morta l’estetica e la scienza è caduta in disuso. Per Luzi «la poesia non è leggibile in
senso solo culturale e meno ancora come sola funzione specifica del linguaggio», e ribadiva
l’inutilità e lo spreco «di una poesia che si potesse tutta programmare e prevedere», definendola
«una misteriosa accumulazione di tempo e di spazio che le permette di essere presente nella
disputa contemporaneamente e fuori di essa, nel tempo indiviso, nella continuità umana di cui è
la oscura promanazione. In altre parole quella semplicità di elemento».68 Caratteristiche che si
ritrovano non a caso negli inediti regalati ai lettori del «Corriere della Sera», nei quali
echeggiano tematiche eterne e sempre attuali quali lo scorrere del tempo,69 l’attesa di un evento
su una soglia inacessibile,70 il tempo della prova che scarnifica e spolpa portando all’
essenziale,71il riposo di una donna insieme figlia e madre, consapevole ed inconsapevole «nella
sua santa nullità».72
6. Un insolito ruolo: «un poeta cronista di romanzi»
Gli articoli che Mario Luzi scrisse a proposito della letteratura sudamericana per il «Corriere
della Sera» e il «Giornale Nuovo» di Montanelli sono stati raccolti e prefati a cura di Stefano
Verdino in Cronache dell’altro mondo (Marietti,1989) e sono anche stati parzialmente selezionati e
ID., Gli ozi squisiti di un picaro, in «CdS», 24/01/2005, 25; ora in LUZI, Prose, 381-283, 381.
ID., Un’altra lettura del mondo, in «CdS», 15/02/2004, 31; ora in LUZI, Desiderio di verità, 42.
68 LUZI-SERENI, Filo diretto. Il cammino della poesia, in «CdS», 26/11/1967, 11; ora in R. POZZI, L’eterno nel
quotidiano: Mario Luzi tra arte e poesia sulle pagine del «Corriere ella Sera», in volume collettaneo a cura di Raffaele
Giglio (in corso di pubblicazione).
69 LUZI, Un minuto nel tempo, in «Corriere ella Sera», 11/08/1999, 1; ora in POZZI, L’eterno nel quotidiano...
70 LUZI, Icone, in «CdS», 19/05/1998, 31; poi in LUZI, Sotto specie umana, Milano, Garzanti, 1999, 29.
71 ID., Dopo la prova, in «CdS», 19/07/1992, 5; poi in LUZI, Viaggio celeste e terrestre di Simone Martini, in
L’opera poetica, 949-1131:1070.
72 ID., Il sonno e la donna, in «CdS», 26/03/2005, 19.
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antologizzati a cura di Mauro Bersani in La critica letteraria e il Corriere della Sera, Vol.II (19451992), pubblicato dalla “Fondazione-Corriere della Sera” nel marzo del 2013. In questa sede,
pertanto, mi limiterò a riassumere e ad indicare le loro riflessioni in merito: l’uno e l’altro ne
mettono in evidenza il ruolo di esploratore della letteratura sudamericana in tempi nei quali in
Europa nomi come quelli di Borges, García Márquez e Varga Llosas erano quasi del tutto
sconosciuti al grande pubblico di lettori; ecco che Mario Luzi inizia la sua collaborazione con le
pagine culturali del «Corriere» proprio all’insegna della letteratura latino-americana, spiegando
in un articolo del 20 ottobre 1967 chi fosse Asturias, scrittore guatemalteco, ignoto ai più,
appena insignito con il premio Nobel: Asturias vince il Nobel nel giorno del suo compleanno. Come fa
notare Marco Bersani, nonostante Luzi fosse un francesista, insegnante di Letteratura francese
all’Univesità di Firenze dal 1955, laureato con una tesi su Mauriac, pur avendo pubblicato testi
critici su Mallarmè e altri autori, gli venne affidata la letteratura sudamericana, «con grande
intuizione Giovanni Grazzini decise di aprire una finestra sulla letteratura ispano-americana,
che aveva già dato segnali di grande vivacità e stava per dare i suoi frutti migliori, fino a
diventare negli anni Settanta e Ottanta una vera e propria moda in Italia e nel mondo»; Luzi
non disdegnò questo ruolo insolito, per dirla con Verdino, di «poeta cronista di romanzi», anzi
lo svolse con assiduità, consapevole di aver ricevuto il «privilegio e la responsabilità di
accompagnare il boom degli scrittori sudamericani recensendo sistematicamente le opere di
Borges, Sábado, Onetti, Vargas Llosa, García Márquez e tutti gli altri più o meno famosi
pubblicati in quegli anni».73 Egli infatti «ha dato, a caldo, i primi resoconti e le prime immagini
italiane della letteratura sudamericana» e «dalla ‘prima linea’ della recensione, si è tanto
accalorato a darci [...] l’interpretazione del senso e delle ragioni di tutto ciò».74 Per Luzi le
ragioni del successo europeo della scrittura latino-americana era da rintracciare nella «rottura
della stratificazione culturale prodotta dal colonialismo spagnolo», rottura e crisi dalla quale
emerse la vitalità delle radici etniche, commiste ad un alto livello d’intellettualità e
rielaborazione letteraria. La vecchia Europa, stanca e in crisi, era catturata e affascinata,
secondo Luzi e ciò avveniva in Luzi stesso, proprio dall’ affiorare vitale dell’esperienza concreta,
unita al mito, al sostrato etnico e ad un alto tasso di letterarietà. Nell’altro emisfero si affacciava
un nuovo tipo di intellettuale, portavoce di una cultura popolare di cui era parte, intriso dalla
mescolanza vincente di realtà, vita, meticciato di tradizioni culturali e di ideologia politica. Luzi
si trovò ad essere l’intermediario di un universo letterario nuovo, ‘altro’, come il mondo da cui
proviene, ricco di opere e autori nel quale gli parve di «poter istituire una polarità tra Borges e
García Márquez, tra la ‘naturalezza profonda’ del secondo e la ‘tentazione ipotetica’
rappresentata dal primo». Se Luzi individuava in Márquez, per dirla con Verdino, «il punto più
alto di una tradizione di scrittura (Astrurias, Fuentes, Sábato) che tende alla totalità del
significato e non cerca se non parzialmente il ‘colore’»; definiva invece l’opera di Borges come
«il teorema della letteratura», un esempio di «superletteratura», che sperimenta strutture
labirintiche, ambivalenti e allucinate, nelle quali a tema sembra non essere la vita, ma il
rimando letterario, l’artificio delle citazioni interne a favore di un mondo scritto e pensato
piuttosto che vissuto. Ovviamente tra i due la preferenza del poeta toscano propendeva verso
García Márquez, poiché Borges risultava troppo lontano da quell’idea di ‘letteratura come vita’
che aveva condiviso con Carlo Bo e gli amici del periodo fiorentino; ciò nonostante Borges fu lo
scrittore più recensito: forse lo affascinava la sua scrittura di tipo celebrare, nata da uno «spazio
mentale nel quale la letteratura cresce sulla letteratura», lontanissima dalla Weltansgauung del
poeta senese, eppure così vicina al suo ‘pensiero poetante’.75 Luzi recensì anche Borges poeta, e
M. BERSANI, Mario Luzi, in La critica letteraria e il «CdS» - II.1945-1992, Milano, Fondazione - CdS, 2013,
1118.
74 VERDINO, Un poeta cronista di romanzi, in Cronache dell’altro mondo, 9.
75 Verdino nell’Introduzione a L’opera poetica di Luzi, alle pp. XII-XIII: «la richiesta di ‘pensiero poetante’ è
davvero la prima e costitutiva ragione poetica luziana, mai dismessa in tutto il suo lungo tragitto, e che fa
di Luzi anche un grande intellettuale, analogamente a precisi modelli, da Valery a Rilke a Eliot e
Montale, rispetto ad altri grandi poeti, più esclusivamente tali come Machado, Apollinaire o Saba o anche
Ungaretti», concetti che visivamente si concretano nelle opere grafiche dell’amico e artista Pietro Paolo
73
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«con estrema onestà, ne colse il meglio», pur affermando, in un articolo datato 19 dicembre
1971, l’incolmabile distanza dalla propria esperienza poetica: «Quanto alla poesia non direi sia
mai stata per Borges ciò che è per i poeti che la modernità predilige, cioè un’avventura e una
possibile illuminazione attraverso il linguaggio»76 Inevitabilmente Luzi, riflettendo sulla
letteratura e la poesia altrui in qualità di poeta, veicolava tra le righe anche il proprio percorso
di formazione personale, che mutava e s’approfondiva di pari passo con la propria riflessione
critica intorno alla poesia, cogliendo spunti di accrescimento anche per il proprio fare poetico;
non a caso si era ormai indirizzato a partire dal Nel magna (1963), in controtendenza con
l’esordio ermetico, nella direzione dell’immersione nel reale, espresso e descritto in un
linguaggio poematico e discorsivo sempre meno contratto e arduo; forse la letteratura ispanoamericana con le sue caratteristiche e il suo portato di novità contribuì all’evoluzione linguistica
e tematica nella direzione di un magmatico mutamento.
7. Pluritematismo e plurilinguismo
All’ampia gamma di tematiche affrontate corrisponde un’altrettanto ampia gamma di livelli
lessicali e di registri epressivi utilizzati, si può affermare con Verdino che «l’esperienza di
recensore di romanzi, rende più mobile il suo gergo: il racconto delle trame, il bisogno di dare
immagini semplici e pungenti di un libro alimentano una maggior confidenza con i toni bassi del
linguaggio»;77 infatti si possono censire espressioni colorite e gergali quali: «la sua manfrina per
tenersi la bella moglie dell’artigiano» oppure «assomiglia molto a quel che si dice levare il
coperchio o meglio ancora vuotare il sacco», accanto ad altre di tipo giornalistico come «teste
d’uovo», «cavalcare la tigre» ed altre ancora di tipo colloquiale: «non fare una grinza», «vuotare
il sacco». L’eloquio «è sempre volto alla chiarezza e alla brevità, per farsi capire ricorre spesso a
metafore o analogie, a volte a paragoni letterari, altre a paragoni popolari»,78 ma non vien mai
meno «l’antica qualità della nota critica di Luzi», caratterizzata da un linguaggio costellato di
callidae iuncturae alla Lucrezio, pregne di filosofica letterarietà, di non sempre facile accesso; é il
caso della spiegazione del rapporto di Borges con la poesia di Evaristo Cariego, definita
un’«analisi puntuale ed esorbitante nella sfera delle illuminazioni apodittiche». A volte, invece,
di fronte alla morte di persone innocenti, all’inspiegabile barbarie della guerra e della storia,
emergono la sensibilità e i toni del poeta, i tratti di una moderna pietas virgiliana, che si
sostanzia in un lessico di matrice latina, con il quale le vittime civili e inermi di un vile attentato
in Kossovo diventano: «la povera, la spregiata carne umana nei suoi brandelli e lacerti infantili,
virili, muliebri e senili». Come affermato da Vittorio Coletti in un recente saggio «la parola
(poetica soprattutto, ma anche comune) [in Luzi] salva il reale (e tutto è vero, reale, nella
cosmologia luziana) dall’insignifcanza, dall’indifferenza, dallo smarrimento».79 Ecco che nel
linguaggio di Luzi, anche nei suoi scritti per i quotidiani, «la lingua è come un cantiere per
l’artista; un cantiere tutto attivo e praticabile senza diacronie o sincronie troppo rigorose dove
anche pezzi o strumenti in disuso possano tornare utili ed efficaci».80
Tarasco, come in Mario Luzi nel suo libro della creazione, matita su carta, 2013 così come Se ne vanno il giorno e
l’uomo, acquaforte, 2013.
76 LUZI, Tanto Borges, in « CdS », 19/12/1971, 13.
77 VERDINO, in Un poeta cronista di romanzi, in LUZI, Cronache dell’altro mondo, 11.
78 BERSANI, Mario Luzi, in La critica letteraria e il « CdS» ..., 1120.
79 V. COLETTI, “Pensieri casuali” di Luzi sulla lingua, in Nell’opera di Mario Luzi, «istmi», 2014, 34, 77-84: 79.
80 LUZI, in Pensieri casuali sulla lingua, discorso del 9 giugno 2003, in L’ Accademia della Crusca per Mario Luzi.
Dialogo con i poeti sulla lingua italiana, Firenze, Accademia della Crusca, 2003, 13-18; ora in ID., Desiderio di
verità..., 113.
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APPENDICE
20/10/1967 Asturias vince il Nobel il giorno del suo compleanno, 3; 09/11/1967 Fogli di diario. (Antimemorie su
Malreaux), 11; 19/11/1967 Il punto su Asturias,11; 26/11/1967 Filo diretto Luzi-Sereni. Il cammino della
poesia, 11; 04/01/1968 Sudamerica e disperazione, 11; 29/02/1968 Fogli di diario.(Riflessione generale su
cultura, letteratura e contemporaneità), 11; 07/04/1968 Il Pascoli di Cecchi, 11; 15/09/1968 Le prose di
Machado, 11; 31/10/1968 García Márquez: fedeltà alla vita, 11; 21/11/1968 Kawabata amori e sortilegi, 11;
26/01/1969 Gombrowicz: ironia e crudeltà,13; 06/03/1969 Uno sguardo a Balzac,11; 06/04/1969 Unamuno: sete
di Dio,13; 01/05/1969 I diari di Costant,11; 12/06/1969 Puškin poeta,11; 06/07/1969 Poesia per liberare
l’uomo. Confini dell’utopia,13; 24/08/1969 Juan Larrea il surrealista,13; 05/10/1969 La fantasia quotidiana,13;
09/11/1969 L’ asceta del peccato,13; 11/12/1969 Letterature ispano-americane,12; 18/12/1969,13; 22/01/1970
Tra garofano e spada, 13; 26/02/1970 La poesia di Borges,13; 02/04/1970 Ad alta voce,12; 23/04/1970 I
racconti della Sierra,12; 23/07/1970 Tra i topi di Madrid,11; 03/09/1970 Poeta cosmico,11; 24/09/1970 La casa
verde,11; 18/10/1970 La mala ora,13; 24/12/1970 Farabeuf,12; 31/12/1970 Fantasie spagnole,12;
17/06/1971 Il quaderno di Dino Campana, 12; 05/08/1971 I capricci di Cortázar,13; 12/09/1971 Ladrone,2;
23/09/1971 Primi amori,13; 28/10/1971 Nel vento della vita,13; 11/11/1971 Un lungo dialogo.(Italia e
Spagna: due culture a confronto),12; 19/12/1971 Tanto Borges,13; 06/02/1971 Il grande Cervantes,13;
05/03/1972 “Fiumi profondi” di José Arguedas,12; 23/03/1972 Llosa al caffè,12; 20/04/1972 Mappa in
versi,12; 25/05/1972 Fra le Ande,12; 22/06/1972 Amore e lotta nel nordeste,13; 12/08/1972 Caro Sudamerica. Le
mappe immaginarie di M. Ravoni,12; 22/10/1972 Accade a Santa Maria,13; 20/12/1972 Le carte infantili di
Giacomo Leopardi,13; 28/12/1972 A Montevideo, 12; Le coorti del diavolo di Espinosa, 22/04/1973,12; Candida
Eréndira, 13/05/1973,13; Donoso e i suoi incubi, 24/06/1973,12; 18/09/1982 «Rosales»: Don Giovanni incontra
Trotzkij e scopre se stesso,15; 23/04/1983 «La grande emozione di sentire Albertazzi che regala una “seconda” vita alle
mie parole,23; 08/12/1983 Dalle ville ai casolari s’ innalza una struggente melodia,16; 30/01/1986 Purché Firenze
riscopra l’umanesimo,3; 22/11/1987 Lettera. Mario Luzi/Elemire Zolla,19; 27/11/1988 I sabotatori
dell’immagine,21; 05/07/1989 Camera con vista sulla storia. Pellegrinaggio di qua e di là dall’Arno,3; 27/08/1989
Svastiche a Firenze,13; 01/10/1989 Disegni e non disegni,9; 11/02/1990 Avevamo la Spagna nel cuore,4 ;
26/02/1990 Poesia: «Bruciate in questo rogo»,25; 03/06/1990 Poesia: Leggerezza dell’essere,8; 04/10/1990 Sul
mare in tempesta, navigando da Firenze,1; 04/11/1990 La parola di Paolo, pazzo di Dio,1; 22/12/1991 Il trionfo
della vita,9; 19/07/1992 Poesia: Dopo la prova,5; 13/09/1992 Quel professorino così vero. Da amare subito,1;
17/01/1993 Chagall, dipinti come biografia,23; 16/04/1993 Via con Dante, verso le sfere celesti,28; 20/06/1993 A
piedi nudi nel parco. Meglio della tv,25; 01/05/1994 E la storia si dà alla macchia,25; 20/02/1994 La quarantena
degli scrittori italiani,25; 12/06/1994 Ma come fanno i samurai,25; 02/09/1994 Il poeta e il diplomatico: litigando
una sera a Varsavia...,29; 24/12/1996 Le conversazioni di Carlo Betocchi. Lettere a un amico sulla poesia,23;
22/04/1997 Giobbe, una partita contro Dio,31; 13/06/1997 La sera passeggiavamo nella Roma oscurata,31;
30/03/1998 Leopardi. Non abusate delle parole,27; 19/05/1998 Poesia: Icone,31; 27/05/1998 Firenze 1931:
Montale / Quasimodo, sfida all’ultimo verso,35; 29/09/1998 Ma senza megaconcerti, che resta del rock?,35;
18/11/1998 Poesia: Cosmografia improvvisa,1; 23/12/1998 “Lui crea e tiene pulito il cielo”. Ma a volte il Paradiso è
uno spot,31; 13/04/1999 Franca Bacchiega, poesia tra gioco e ironia, 33; 04/05/1999 La fermata dell’orrore,1;
11/08/1999 Poesia: Un minuto nel tempo, 1; 27/09/1999 Fanatico del classico, 29; 21/10/1999 Elio Fiore, i versi
delle emozioni,33; 11/05/2000 Versi che narrano il trionfo dell’eros, 37; 10/12/2000 Con Giovanni l’uomo tocca il
soprannaturale, 31; 12/03/2001 Un wagneriano vicino a Freud,27; 29/09/2001 «Diceva di non aver concluso niente,
di aver accumulato soltanto libri», 35; 21/11/2001 La nuova frontiera chiamata Libertà,35; 23/11/2001 Trascendere
il tempo: la grande illusione che dà forza alla vita,1; 03/03/2002 L’italiano ritrovato in riva alla Senna, 35;
15/06/2002 Albisani, i versi di un maestro, 29; 03/10/2002 Campana, il mistero del manoscritto scomparso,37;
29/10/2002 L’ eros mediterraneo corroso e inquieto,39; 24/11/2002 Apocalisse ora la parola al poeta, 29;
27/09/2003 Attilio, il tipografo della «Voce» che divenne editore, 37; 27/03/2003 Poesia: Scelus,38; 15/11/2003
Tutte le parole della femminilità,37; 15/02/2004 Un’ altra lettura del mondo. Silenziosa e fedele, l’ultima amica
dell’uomo,31; 02/03/2004 Perugino. Leggiadria da minuetto,32; 15/06/2004 E Dante nomina Brunetto suo
difensore,37; 22/06/2004 Imponente e taciturno anche al Caffè Greco,30; 17/09/2004 Quei colloqui con gli autori che
amava,11; 29/12/2004 Se un artista e un poeta vanno in giro nel Senese,38; 24/01/2005 Gli ozi squisiti di un
picaro,25; 26/03/2005 Poesia. Il sonno e la donna: gli ultimi versi di Luzi,19.
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Mario Luzi cronista al «Corriere della Sera