Antonio Donadio LA VITA AL QUADRATO Sulla Poetica di Mario Luzi Dalla prefazione “Mario Luzi senza alcun dubbio assieme a Ungaretti e Montale compone la triade dei grandi poeti del Novecento”. Così Carlo Bo in una delle sue ultime interviste rilasciata a Marco Roncalli. Cento anni fa, esattamente il 20 ottobre del 1914 a Castello una frazione di Sesto Fiorentino nasceva il poeta Mario Egidio Vincenzo Luzi, Mario Luzi. Rendere questo piccolo omaggio al poeta e all’uomo è per me segno di ammirazione incondizionata e gioia avendo avuto l’avventura di conoscerlo e incontrarlo varie volte. Vuole essere una piccola guida, “una traccia di Lettura”, per potersi avvicinare alla sua Poetica. Fondamentale per il mio percorso di “Lettura”, la suddivisione che lo stesso poeta nel 1999, fece delle sue opere per il Meridiano Mondadori curato da Stefano Verdino. A queste sono state aggiunte le ulteriori pubblicazioni uscite fino a pochi mesi prima della sua scomparsa avvenuta il 28 febbraio del 2005. Nonché un libro postumo. Ho cercato di sottolineare attraverso un lessico, spero, scorrevole e leggibile anche da parte di chi non è uso a tali frequentazioni di specie, le peculiarità specifiche di ogni singolo libro. A seguire pagine di un mio diario personale. Vi sono annotati in nodo semplice, spontaneo, parte degli incontri avuti con Mario Luzi corredati da scritti, interviste, foto, autografi. Materiale “minimo minimo” nell’importante storia umana e letteraria del poeta fiorentino, ma anch’esso “segno” di una vita esemplare. Traccia di Lettura sulla Poetica di Mario Luzi Sarà lo stesso Mario Luzi nel 1999 per il Meridiano Mondadori “Mario Luzi L’opera poetica a cura di Stefano Verdino”, a dividere tutta la sua produzione poetica compresa dal 1932 al 1998 in tre cicli: Il giusto della vita; Nell’opera del mondo e Frasi nella luce nascente. Il giusto della vita La Barca, Avvento notturno, Brindisi, Quaderno gotico, Le pri-mizie del deserto, Onore del vero (opere dal 1935 al 1957) “…………i versi di molte bellissime aperture di canti, alcuni addirittura stupendi, ci riportano verso il trionfo di quell’or-dine tradizionale, e veramente italiano, nel quale sono alleate castità e grandezza, religiosa sottomissione ed insieme trionfale affermazione dell’uomo nella sua solitudine, così bella in mezzo alla umiltà della natura. Sarebbe appena per i primi versi de “I Fiumi”: “Nel cuore dei teneri aprili/vanno le azzurre fusioni dei fiumi/gonfie di naturale volontà/e voi in nuvole semispente/memoria, primo amore, campi lieti; [ ]”. È il 1936 e sul numero di giugno de “Il Frontespizio” così Carlo Betocchi recensisce “La barca” del giovanissimo Mario Luzi, il libro era uscito solo da pochi mesi, lamentando che “si è scritto troppo poco e troppo meno del me-rito; se n’è parlato tra noi, invece, subito e con ammirazione vi-vace”. Testimonianza d’apprezzamento autorevole e immediato[…]