affogasanti Il Giornale di San Marco Anno XXXVII Siena 29 giugno 2011 - Autoriz. Trib. di Siena n. 455 del 22/5/1985 - Direttore responsabile: Ester Vanni Direttore editoriale: Sonia Corsi - Sped. in abb. post. – Comma 20/c - art.2 - Legge 23/12/1996 n°662 - Filiale di Siena ono quasi duecento anni, da quando nel 1813 la Contrada trasferì la propria “sede” nella Chiesa dei Santi Pietro e Paolo, che celebriamo qui la festa Titolare il 29 giugno. Pietro e Paolo considerati inseparabili l’uno dall’altro e colonne della tradizione cristiana. A loro due affidiamo le nostre preghiere e dedichiamo una tradizione che si rinnova, sospendendo il tempo tra flashback che la nostra memoria riesce a scovare in ogni angolo delle emozioni e istantanee confuse, spezzoni di vita vissuta dove rivisitiamo in modo a-cronologico tanti momenti passati. Ogni anno ci sorprendiamo di come si possa ripetere, con lo stesso trasporto e immutata passione, la nostra partecipazione a un rituale che abbiamo nel nostro DNA e del quale siamo felicemente prigionieri: la preparazione del Rione che viene “vestito a festa” per l’occasione, gli stand enogastronomici, i giochi in piazzetta, il Battesimo contradaiolo, il ricevimento della Signoria, il solenne Mattutino e finalmente il Giro con l’offerta del Cero alla Madonna di Provenzano. In questi giorni il richiamo di San Marco giunge forte ai chiocciolini di tutte le età che non possono fare a meno di mettersi il fazzoletto: bambini, giovani, anziani popolano le nostre strade in una mescolanza gioiosa. Inevitabile la trepidazione dell’attesa del palio di luglio, con l’adrenalina a mille e con le emozioni che si confondono e perdono i loro confini dentro di noi. Sarà un susseguirsi di sensazioni speciali che rendono unica la nostra Festa: in quest’ultimo periodo, forse, il senso di appartenenza alla nostra Chiocciola si è fatto ancora più vigoroso e il desiderio di ognuno è quello di dare un segnale forte di presenza, determinati e compatti, esigendo il rispetto degli altri. E allora con fierezza e orgoglio portiamo i nostri amati vessilli nella città, rulliamo ancora più forte i nostri tamburi e innalziamo ancora più in alto, “alla gloria del sole”, le nostre bandiere. Viva la Chiocciola! Il priore S i siamo. Ci siamo quasi. La fine delle serate all’Oliveta, nel mio personale calendario, segna una discesa lunga e ripida verso i giorni di Palio, verso il caldo e l’estate. Dopo varie iniziative, fra le quali il banchetto del 25 aprile, la merenda-cena del primo maggio e, quest’anno, la bella ed emozionante cena degli alfieri e dei tamburini, arriviamo alle serate tanto amate ed attese da noi chiocciolini. L’Oliveta ci piace perché è un luogo all’aperto, un luogo che forse ci mancava, un posto dove vedere “scorrazzare” felici i nostri cittini e dove poter “frescheggiare” nelle calde sere estive, magari parlando di Palio. Quest’anno, poi, c’è stato un vero e proprio salto di qualità, sia nella gestione degli spazi, sia nelle migliorie di carattere strutturale e edilizio. Il palco, fulcro e teatro di balli e canti urlati contro il cielo, faceva da spartiacque fra la zona “mangereccia” e quella, invece, delle bevute. Il comico di Zelig, i Pancera Gialla, gli Ottanta Febbre, il Cipolla e lo Zar, ci hanno fatto ballare fino a tarda notte, incuranti delle ore di lavoro del giorno dopo e dell’immancabile incapocciamento della serie “la sera leoni, la mattina coglioni”. La macchina dell’organizzazione non si è mai fermata ed ha funzionato a meraviglia. La zona ristorante, oltre ad offrire vere e proprie prelibatezze, grazie alla sua posizione, ci ha regalato, ogni sera, tramonti indimenticabili. Altri fiori all’occhiello di queste serate sono state la pizzeria, con pizzaioli all’opera fino a tarda notte; la discosteria ogni sera in grado di offrire C 2 affogasanti La magia dell’Oliveta menù a tema, il braciere; luogo infernale di fuoco e fumo, ma in grado di regalare paradisiache bistecche e costolecci annaffiati da numerosi bicchieri di vino. Per i nottambuli, poi, il bar e la birreria hanno sempre consentito di “tirar tardi” di fronte all’ultimo bicchiere e all’ultima chiacchiera notturna. Il tramonto, le bevute e uno spazio da far invidia a chiunque. Descritte così le notti all’Oliveta sembrano uscite da un romanzo, molto semplice da scrivere. In realtà, dietro al nostro divertimento, all’euforia che ci ha riunito insieme a tanti amici c’è il cuore e la fatica della nostra contrada. Una contrada che ha risposto, ancora una volta, in modo impeccabile alla chiamata di questo evento, ormai abituale. Abituale, ma non scontato. Le serate, infatti, sono il frutto del lavoro di decine e decine di persone, ragazzi, uomini, donne, insomma, di tutti i contradaioli. Lavorare, certe volte, può essere meno faticoso se fatto con la compagnia giusta e, soprattutto, con lo spirito giusto. Uno spirito che ci spinge tutti verso lo stesso fine, un unico obiettivo. Questo è quello che conta. Elena Milanesi Si fa presto a dire cavallo... ’inverno è alle spalle e l’incalzare della primavera e delle belle giornate ci porta con la mente ai mesi caldi della nostra vita contradaiola. Arrivare al Palio di Provenzano è un batter d’occhio detto tra noi! Dopo le previsite invernali i cavalli da Palio iscritti alla prima selezione da 185, salvo la defezione dell’ultimo istante di Già del Menhir, sono rimasti in 114. Tra questi soggetti, dai nomi talvolta curiosi per chi non è dell’ambiente ippico, ci saranno i due vincitori delle tanto attese carriere del 2011. Partiamo con una piccola infarinatura ippica: i cavalli da corsa si dividono in due categorie, purosangue e mezzosangue, a seconda della percentuale di sangue inglese riportata nel libretto segnaletico rilasciato dall’U.N.I.R.E. (Unione Nazionale Incremento Razze Equine), ente predisposto alla gestione e controllo dell’attività ippica italiana. I cavalli debuttano, a seconda della loro categoria di appartenenza, nel mondo delle corse: possono esordire in pista a due anni se purosangue altrimenti tre se sono mezzosangue. Al Protocollo equino del Palio sono ammessi i cavalli mezzosangue la cui percentuale di sangue inglese non superi il 75% e questo per favorire le caratteristiche morfologiche dei soggetti allenati per la futura partecipazione al Palio. I dati L sopra richiesti sono riportati nel libretto segnaletico di ogni equino, che corrisponde in pratica al nostro passaporto. Inoltre i cavalli hanno pure un microchip, inserito nelle fasce muscolari del collo, che permette la loro corretta identificazione, attraverso la lettura dello stesso, da un apposito lettore che indica un numero trascritto nei dati di riconoscimento. I cavalli di quattro anni parteciperanno alla Tratta per proseguire l’accesso alle carriere. Da circa dieci anni, il Comune ha istituito il Protocollo Equino per difendere la nostra amata Festa dai numerosi attacchi scandalosamente “ animati” da animalisti in cerca di notorietà e ignoranti delle tradizioni del Palio e della nostra vita. Nel Protocollo sono state inserite delle misure che alcune parti del corpo del cavallo devono rispettare e a volte queste sono risultate un vincolo per l’ammissione degli equini alle fasi della Festa. Varie sono le correnti di pensiero sull’argomento e a tutt’oggi non si riesce a trovare una linea condivisa che accomuni proprietari, cavallai, dirigenti e contradaioli. L’argomento non è dei più semplici da dipanare… anzi! Solo che dei punti fermi devono esserci, anche se nel giudizio per la valutazione di un soggetto equino da Palio è necessaria una certa dose di elasticità attinente alla realtà: credo che un millimetro non possa pregiudicare un atleta che nel complesso ha le caratteristiche morfologiche e anche di testa, cosa importantissima viste le lunghe mosse degli ultimi anni, in regola per l’ adattabilità alla Piazza. Pare che quest’anno ci sia un’apertura in questo senso anche se le misure previste rimangono quelle stabilite lo scorso anno: per evitare le innumerevoli polemiche e chiacchiericci vari, queste andrebbero però rilevate con un solito misuratore… addetti ai lavori, incaricati e via dicendo. La novità del 2011 riguarda i prelievi del giorno della previsita: in caso di non negatività, l’equino non avrà la possibilità di partecipare ad ogni fase del Palio in corso, il proprietario avrà comunque la facoltà di richiedere a sue spese, ed entro 10 giorni, le analisi di revisione. Nel caso di tacita accettazione delle prime analisi, queste si considerano accettate e quindi il proprietario verrà radiato dall’Albo per tre anni ed escluso da ogni forma di contributo. Altra innovazione, l’abbassamento del termine, da 30 a 20 giorni, per il fermo agonistico precedente alla previsita del cavallo: lo stop concerne sia le corse dette regolari in ippodromo che i cosiddetti Paliotti. Nell’ottica della prevenzione in primis, ma anche dell’individuazione di soggetti più idonei, è previsto un calendario di prove di addestramento spalmato nei mesi che vanno da aprile a giugno: sulle piste di Mociano, lavori di addestramento, e di Monteroni, corse di addestramento. Purtroppo quest’anno sono saltati gli appuntamenti alla pista del Tamburo a Monticano, il test più attendibile e veritiero per i cavalli, vista la sua spiccata similitudine con la Piazza in quanto presenta molte delle difficoltà che si riscontrano nel reale svolgimento della corsa. Sicuramente ci stiamo muovendo per rendere possibile la creazione di un parco cavalli omogeneo e preparato per le future Carriere, ma sono ancora molte le cose da affinare o limare e credo che molto stia nella volontà delle persone preposte, che devono avvalersi della collaborazione di professionisti esperti, ma anche dell’ausilio dei proprietari che tanto si impegnano moralmente ed economicamente nella ricerca di equini “D.O.C.” A tutt’oggi credo sia indispensabile creare una sinergia di alchimie tra chi gestisce la Festa e chi permette la realizzazione attraverso coloro che ne sono gli attori principali… I cavalli, principi indiscussi della nostra realtà paliesca. Giulietta Ciani affogasanti 3 egli ultimi numeri del giornalino avevo avanzato alcune domande all’Assessore Delegato al Palio sul perché al fantino Bruschelli veniva riservato un trattamento a mio giudizio di “favore” in occasione dell’applicazione delle norme in tema di giustizia paliesca, tanto da avermi fatto parlare di una situazione per la quale tutti i fantini sono uguali, ma un fantino appare più uguale degli altri. Ovviamente non v’è stata alcuna risposta, sotto alcuna forma; né, invero, nutrivo molte speranze al riguardo. Ora ci sono state le elezioni amministrative: nuovo è il sindaco, nuova la Giunta e nuovo l’Amministratore Delegato al Palio; spero proprio quindi che si possa porre il giusto rimedio alla situazione sopra ricordata che io considero una pericolosa patologia negli equilibri della Festa. *** Continua, con un nuovo ricorso al giudice, la controversia, per certi versi dolorosa e inquietante, che contrappone alcune donne dell’Oca alla propria Contrada e il cui problema di fondo irrisolto è noto: queste donne dell’Oca reclamano il diritto di votare e di essere elette alle cariche di Contrada (c.d. elettorato attivo e passivo) sulla base di norme statutarie e di principi generali; la Contrada non riconosce un tale loro diritto adducendo sostanzialmente l’esistenza di una tradizione di contrada contraria alle richieste avanzate. Sul punto ho ovviamente la mia opinione personale, ma ho altresì pieno rispetto del principio dell’autonomia di ciascuna contrada e della non interferenza nei suoi affari interni; quindi non intendo, soprat- N 4 affogasanti Specchio dei tempi tutto in questa sede, entrare nel merito della disputa. L’argomento è comunque di grande rilievo e mi siano pertanto concesse due brevi osservazioni di carattere – come dire? – comportamentale (sempre a titolo personale e quindi coinvolgenti solo me stesso): 1. nella vita quotidiana della contrada interessata, il problema non sarà realmente risolto dall’esito giudiziario, qualunque esso sia; solo la effettiva disponibilità al dialogo all’interno della contrada potrà permettere , nonostante tutto, di imboccare la direzione della ricerca di una soluzione (consensuale) che tenda a superare – in modi e tempi condivisi – l’attuale puro e semplice rifiuto delle rispettive posizioni. 2. Nell’universo contradaiolo la “tradizione” è indubbiamente di fondamentale importanza: impone il ricorso al passato per legittimare il presente. Ma come è cognizione comune, il Palio è una cosa viva perché, pur nella sua complessità, ha saputo adattarsi ai tempi senza tradire le propri radici e questo concetto vale ovviamente anche per la “tradizione”. Al riguardo ha detto un valente studioso senese che “la tradizione deriva soprattutto da precise scelte; passo dopo passo un gruppo sociale ricostruisce il proprio passato, la propria tradizione adattan- dola ai quadri sociali del presente; per le generazioni future bisognerà scegliere le tradizioni – diciamo così – sostenibili, che abbiano in sé qualcosa di tollerante, di aperto”. Indro Montanelli, che pur si autodefiniva “conservatore spassionato”, sosteneva che “ non c’è, per la conservazione di ciò che va conservato, nemico più mortale dei conservatori che vogliono conservare tutto”. *** Alla fine di maggio dello scorso anno il Magistrato delle Contrade approvò e inviò all’Amministrazione Comunale un documento contenente alcune riflessioni su argomenti strettamente palieschi, legate all’evoluzione della corsa, in cui la mossa ha ormai un peso preponderante, anche in relazione all’innalzamento della qualità dei barberi e al livellamento del lotto dei prescelti. L’analisi del Magistrato si sviluppava in relazione a ciascuno dei macro-argomenti individuati (mossa, mossiere, rincorsa; Assessore delegato e sanzioni; veterinari e cavalli; Ordinanza Martini), evidenziando sia il bisogno di un’interpretazione del Regolamento del Palio chiara e coerente, sia il ruolo di legittimo garante dell’Amministrazione Comunale. Molti gli aspetti affrontati, tra i quali: la necessaria autorevolezza del Mossiere; la non tollerabilità di comportamenti dei fantini strumentali a ritardare volontariamente la partenza dei cavalli; l’ossessione della ricerca di un allineamento perfetto capace di condizionare in negativo l’ingresso della rincorsa e la durata della mossa; le proposte di sanzioni da essere maggiormente dettagliate e motivate; l’opportunità di una rotazione periodica dei veterinari nominati dal Comune per il Protocollo e la possibile revisione del Protocollo stesso. I miei auspici sono che la nuova Amministrazione voglia valutare con attenzione il documento, la cui approvazione nell’Assemblea del Magistrato delle Contrade fu preceduta da un incontro della Deputazione del Magistrato con i Capitani delle 17 Contrade. *** Nell’ultimo numero di questo giornalino scrivevo che mi sarebbe piaciuto veder mettere nel dovuto risalto il lavoro delle bandieraie della Chiocciola. L’appello è stato accolto: in questo numero Anna Maria Baldi ripercorre, con affetto ma anche con giusto orgoglio, la storia del gruppo delle bandieraie chioccioline da lei organizzato, mettendo in rilievo il lavoro fatto che, per qualità e quantità, è davvero notevole. Il numero di 99 bandiere di seta, più bandieroni, bandierini e altre cose varie, sono un patrimonio imponente e prezioso, una realizzazione che meritava venisse evidenziata. Così, semplicemente ( per dirla con una frase di un amico giornalista). Marco Le bandieraie di San Marco ell’ultimo Affogasanti Marco, nella sua rubrica Specchio dei tempi, parlando di attività in Contrada, ha invitato qualcuna di noi a raccontare la storia del gruppo delle nostre bandieraie, ed ecco che ho raccolto l’invito; ma nell’accingermi a raccontare la nostra storia mi è venuta la voglia di partire dall’origine di questo lavoro. E sono tornata con il pensiero all’inizio dell’attività della nostra stanzina; sì proprio le Donne del martedì, che non so per quanti anni hanno dato un contributo di lavoro, di impegno e soprattutto di amore alla nostra Chiocciola. Tante, troppe di loro non ci sono più; altre non possono più lavorare perché la salute non glielo permette; ma l’esempio e le realizzazioni da loro fatte rimangono intatte per la Contrada: basti pensare al rinnovo completo delle monture del giro degli anni ’70. C’era però una cosa che non sapevano fare, le bandiere di seta, lavoro che giudicavano troppo impegnativo e troppo specializzato. Così, quando nel marzo del 1993 il Magistrato delle Contrade organizzò un corso per insegnare l’arte della bandieraia, alcune di noi aderirono. L’idea era di imparare per lo meno a mantenere e accomodare al meglio le bandiere della Contrada; mai avremmo pensato di riuscire in meno di quattro mesi a confezionare completamente una bandiera di seta. Quando N questo accadde l’entusiasmo fu veramente grande, e grande, direi, l’emozione che il fruscio musicale della seta, così delicatamente lavorata, produsse quando l’alfiere impegnò la bandiera nelle sue figure. Fu così, proprio dal settembre del 1993, che noi che avevamo seguito il corso ci mettemmo a disposizione di chi voleva imparare, organizzando un gruppo che ha realizzato e mantenuto in buono stato un notevole patrimonio di bandiere di vario tipo: quelle del giro, quelle di Piazza, altre di rap- presentanza, quelle dei bambini nella misura per il Minimasgalano e quelle per i più piccini. Abbiamo ricercato e realizzato modelli di bandiere più antiche, il grande bandierone per l’inaugurazione della nostra nuova Società, il bandierone di Piazza (di grande difficoltà come disegno), i bandierini per il rinnovo dei costumi del Corteo Storico del 2000. Il nostro gruppo, che si è protratto negli anni con pochi cambiamenti, è attualmente formato da me che l’ho organizzato, da Paola Maggi che da sempre è stata il mio valido aiuto, e poi Annamaria Amidei, Letizia Dionisi, Maria Dominici, Giuliana Lorenzini, Antonella e Letizia Viliani, Daniela Marchetti, Lorenza Bruni (ritornata con il suo impegno e la sua capacità dopo che la sua bambina è cresciuta) e infine Valentina Niccolucci che da quest’anno si è unita a noi con il desiderio di imparare. In questi ultimi anni poi si sono aggregate a noi alcune ragazze molto giovani – Giulia, Denise, Sarah e Vittoria – che, con grande volontà, già hanno realizzato un buon lavoro e fanno quindi sperare che la nostra attività possa continuare nel tempo. Un piccolo appello ora ai nostri ragazzi, dagli alfieri più esperti a quelli più piccoli: rispettate queste bandiere, trattatele con cura, non solo per ciò che esse rappresentano (“lo stendardo dei nostri colori”), ma anche perché sono frutto di un lavoro difficile, impegnativo e molto lungo. Oggi abbiamo un patrimonio di 98 bandiere di seta (di cui più di 80 frutto del lavoro del nostro gruppo), ma per il prossimo 29 Giugno ne avremo 99 con l’ultima realizzata con il nostro aiuto da Daniela e Maria. E a me (che vi devo dire?) sembra un numero bellissimo. Anna Maria Baldi affogasanti 5 Società) se, dato che la donna prende parte oggi alle elezioni politiche ed amministrative, non deve prendere parte alle adunanze di Contrada come elettrice del Seggio stesso. Qualche donna iscritta alla Società mi ha riferito che in qualche Contrada, le donne, oltre ad essere elettrici, sono pure state elette quali facenti parte del Seggio stesso. A SIENA AL FEMMINILE Protagonismo e impegno di nome di tutte le iscritte e nell’ interesse della nostra bella donne dal Medioevo a oggi è stato il ciclo di conferenze Contrada La prego di far approvare il voto alle donne. In attesa di ciò e scusandomi del disturbo ben distintacurate da Aurora Savelli e Laura Vigni che itinerante in mente La saluto anche a nome di tutte le appartenenti al undici contrade, ha fotografato le donne nelle fasi salienti di questo lungo periodo. Le oratrici e l’unico oratore, Consiglio Direttivo. La Presidente della Società delle Donne scelti con accuratezza, hanno trattato i temi con padronanAdriana Posani za e semplicità, tanto da rendere piacevole il tutto anche a chi non aveva alle spalle studi classici, pertanto consiglio a tutti, visto che Canale 3 ripropone le conferenze, di guar- Ho riportato per intero la lettera di richiesta perché ho trovato delizioso che fosse scritta a mano e con enorme rispetdarle. La nostra contrada ha ospitato la professoressa Patrizia to per l’istituzione Contrada e per le sue cariche… qualcoGabrielli che ha relazionato su Ricominciare tutto da capo: sa su cui riflettere. Le Assemblee Generali e il Seggio in oggetto, per dovere donne tra guerra, resistenza e ricostruzione a Siena. di cronaca, furono presieduti dal Vicario Cesare Lunghetti Il suo è stato un intervento che ci ha ricordato racconti di che in data 7 maggio 1951 invia risposta alla presidente, qui nonni e genitori ai quali non avevamo mai pensato in termitroviamo una discrepanza (che vale la pena indagare in avveni storici, una valenza che ci è stata suggerita dalla testimonire) infatti, indirizza la lettera alla Presidente della Società nianza del professor Barni che ha parlato degli ospedali del Palio fra le Donne della Contrada della “Chiocciola” in militari del Pendola e del Collegio San Marco . questa il Vicario sostiene di aver ricevuto la lettera la sera Dopo che la curatrice del ciclo Aurora Savelli ha parlato stessa dell’Assemblea (26 aprile)… in detta nuova convocadi Centralità marginale: donne nelle contrade ieri e oggi è sorta in tutti noi della Chiocciola presenti una domanda: zione l’argomento venne preso in esame e, dopo lunga, ponma quando hanno avuto diritto al voto le donne da noi? derata discussione, l’Assemblea deliberò di rimandare ogni decisione, dando mandato al nuovo Seggio di studiare il Sono salita in archivio e questo è ciò che ho trovato. Dal verbale dell’Assemblea Generale del 26 aprile problema in tutta la sua interezza. (4 maggio) Mi auguro 1951, nel cui ordine del giorno compare la nomina della che Ella mi darà atto che la richiesta delle Donne della Concommissione elettorale, si legge che è pervenuta una lette- trada non fu tempestivamente avanzata, essendo pervenuta ra della Presidente della Società delle Donne dove viene in periodo di vacanza del Seggio,… inoltre riportava le più richiesto il diritto al voto e l’eleggibilità in Seggio delle importanti problematiche formulate in assemblea, punti che donne. Non essendo l’argomento all’ordine del giorno meritavano un approfondimento e non d’immediata soluviene convocata una nuova assemblea per il giorno 4 mag- zione (dal verbale dell’Assemblea non si riesce a capire con gio 1951 e viene fatto un Seggio in data 2 maggio che pro- la stessa chiarezza le motivazioni che portarono alla votaziopone due soluzioni da presentare all’Assemblea Generale: ne suddetta) ...La richiesta di voto da parte della donna 1) prevede che per i tempi troppo stretti questo seggio porta di conseguenza quella correlativa di eleggibilità di venga eletto con le modalità in uso ma con la garanzia che essa alle cariche che amministrano la Contrada. In tal caso le donne potranno essere elette a tutte le cariche? Se si risponnel biennio verrà presa in esame la proposta delle donne. 2) nota come proposta Vivarelli, dove una donna in desse affermativamente, non bisogna dimenticare che ad rappresentanza della società faccia parte del seggio in esempio il Priore è membro del Magistrato delle Contrade e che quindi questo organo deve essere preventivamente conelezione. sultato sulla possibilità che in seno a esso una Contrada L’Assemblea Generale opta per la prima soluzione. Nel fascicolo inerente al 1951 viene trovata la lettera potesse essere rappresentata da una donna. Altro punto che della Presidente della Società delle Donne, la minuta di si presentava né di facile e quanto meno immediata soluziorisposta del Vicario della Contrada alla Società delle ne, era ed è quello, una volta ammesse le donne a votare, Donne e della lettera inviata dal Priore al Magistrato delle quali di esse avessero tale diritto. Le inscritte nei ruoli dei Protettori, o addirittura tutte le inscritte alla Società del Contrade. Palio? Ho voluto diffusamente spiegarLe attraverso quali Egr. Signor Siena, 24 aprile 1951 ragionamenti l’assemblea è giunta alla deliberazione delCav. Guido Tuci l’aggiornamento del problema, perché non sorgano malinPriore della Contrada della Chiocciola tesi sulla portata di tale voto; esso è stato unicamente geneLa sottoscritta, quale Presidente della Società delle rato dal desiderio di tutti che il tutto venga risolto tenendo Donne di questa Contrada domanda alla SV (domanda presente il precipuo e superiore interesse della Contrada. Il che è stata a sua volta rivolta a me da alcune iscritte alla nuovo Seggio, non appena nominato, secondo il mandato Donne al voto 6 affogasanti conferitogli dall’Assemblea, si metterà subito all’opera per la migliore soluzione, coadiuvato da Lei o da una Commissione di Donne della Contrada, e mi auguro che saranno raggiunti risultati concreti… Non appena insediato il nuovo Seggio tenne fede all’impegno preso e giusto sessant’anni fa il Priore indirizzò al Magistrato delle Contrade la seguente lettera che nella prima parte fa un breve riassunto degli avvenimenti da me riportati. 25 giugno 1951 ...Onde assolvere il mandato ricevuto e prima di presentare la richiesta al Seggio, teste ricostituito, è mio desiderio conoscere la opinione del Magistrato in proposito. Se pur le Contrade che nella loro singola organizzazione hanno e debbano mantenere un’assoluta autonomia, sembra al sottoscritto che si debba mantenere fra tutte le 17 Contrade una uniformità di decisione in merito alla importante questione dalle Donne di S. Marco. Se ci riferiamo alle secolari consuetudini che hanno retto e reggono le Amministrazioni contradaiole, le donne non potrebbero essere elettrici né eleggibili. I Capitoli del 1663 di questa Contrada stabiliscono in modo inequivoco come debbano essere nominati gli “Offitiali” come Priore, Vicario, Consiglieri, Camarlengo e designa a tali uffici l’“huomo” del rione. Ben poche le disposizioni del 1663 sono oggi in vigore. Ora che si è democraticamente ammesso le donne a partecipare alla vita pubblica nazionale, possono le Contrade non uniformarsi a tale giusto criterio? Possono allora, le donne, ricoprire cariche direttive come componenti il Seggio? Sono queste le domande che mi permetto rivolgere a codesto Onorando Magistrato affinché esprima il proprio parere che serva di norma per tutte le nostre Contrade. Con deferenza Il Priore, Guido Tuci Purtroppo al carteggio non è allegata risposta del Magistrato delle Contrade né so se vi fu una discussione verbalizzata o la “questione” venne trattata nei “corridoi” del Magistrato di certo c’è che, ad oggi, l’idea di una donna Priore o Vicario nella nostra Contrada è ancora futuro. Nell’Assemblea di Seggio del 18 novembre 1952 viene nominata una commissione per lo studio delle Nuove Costituzioni della Contrada e fanno parte di questa: Emilio Beccarini Crescenzi, Cesare Lunghetti, Enrico Civai, Enzo Bindocci e Umberto Pegni. Purtroppo non abbiamo memoria se la Presidente delle Donne o chi per lei prese parte o coadiuvò la commissione stessa perché nella minuta originale delle Nuove Costituzioni approvate dal Seggio il 24 febbraio 1953 e dal Consiglio Generale nell’Adunanza del 28 aprile 1953 non è apposta nessuna firma. A questo punto si presenta un “giallo” che solo i presenti all’Assemblea del 28 aprile 1953 potrebbero risolvere perché la minuta delle costituzioni approvate al Capo III dei Contradaioli al 3° articolo recita: Tutti i contradaioli dell’uno e dell’altro sesso; che hanno raggiunto la maggiore età possono accedere a cariche eletti- ve in condizione di uguaglianza e possono essere elettori secondo quanto stabilito dalle presenti costituzioni. A mano è stato aggiunto le donne sono però escluse dalle cariche di Uffiziali. È con questa aggiunta che detto articolo compare nel libretto delle Costituzioni, questo fa supporre che, visto che nel Libro dei Verbali del Seggio non è fatta menzione di una richiesta di modifica dell’articolo in oggetto presentato all’approvazione, tale modifica sia avvenuta in sede di Assemblea Generale, ma non potendo consultare il Verbale delle Adunanze del Consiglio Generale (mancante dall’Archivio) questa resta una supposizione vista la non sempre dettagliata descrizione delle riunioni del periodo. Di fatto, con le elezioni del 1953, entra a far parte del Seggio una grande figura femminile della nostra Contrada, Bianca Golini: è particolare notare come questa sia sempre indicata con il solo cognome da sposata ed è presente per quasi 20 anni; il 19 maggio 1962 sostituì Victor Hugo Zalaffi nella carica di Fiduciario della Contrada nella Società delle Donne. L’abolizione della clausola dell’esclusione delle donne dalle cariche Uffiziali fa parte di un gruppo di modifiche costituzionali approvate nell’Assemblea Generale del 29 agosto 1966. Di seguito riporto alcune curiosità che fanno capire come le donne fossero importanti nel “quotidiano”, nel lavoro lontano dal “palcoscenico” della vita della Contrada di allora. La Sezione Piccoli Chiocciolini da sempre veniva identificata nel Presidente ma, fin dal 1933, molte donne facevano parte del consiglio non eletto: Giulia Lusini, nota come “Giulina”, fu per molto tempo l’esattore dei protettori, se c’era da segnarsi per una cena bastava rivolgersi alle “Bianche” (Bianca Golini e Bianca Paoloni) che sono state anche le uniche due donne che abbiano partecipato a una sibilla. Nel 1957 votarono per il rinnovo del Seggio della Contrada 113 chiocciolini, di questi 18 erano donne. Nella Commissione Elettorale nominata il 23 settembre 1963 viene eletta Fulvia Brogiotti, le donne presenti in assemblea sono 4 su 60 contradaioli. Nonostante l’abolizione della clausola dobbiamo arrivare al 1970/71 per trovare un Cancelliere: Maria Cristina Peccianti; 1982/83 per un Vice Economo: Giuliana Migliorini Mariotti; 1995/96 per un Vice Camarlingo: Anna Maria Amidei Ceccherini; 1999/2000 per un Presidente della Sezione Piccoli Chiocciolini: Patrizia Rossi. Onde evitare di dimenticarne qualcuna dirò che, nell’ordine, i ruoli più svolti dalle donne sono stati in Cancelleria sia come Cancelliere che Vice, Addetti ai Protettori, Vice Archivista, come Vice Camarlingo nonché Cassiere e Vice Cassiere in Società, questo a dimostrazione che in S. Marco si continuano a considerare le donne capaci di mettere a frutto solo le attitudini ritenute molto femminili: la precisione, le pubbliche relazioni e l’attenzione nel far quadrare i conti. Alessandra Pianigiani a sera di lunedì 28 giugno 1971, subito dopo la celebrazione del Solenne Mattutino, avvenne ai cancelli un episodio molto particolare. Un gruppo di persone, in particolare i piccoli del 1933 e quei bambini nati successivamente che contribuirono alla raccolta dei fondi per la fontanina, idearono una cerimonia molto particolare e simpatica per ricevere il tanto desiderato battesimo contradaiolo, che a quel tempo era riservato solo ai piccoli nati durante l’anno. Ad officiare l’evento fu voluto Victor Hugo Zalaffi, amato fondatore e primo presidente della Sezione dei Piccoli, anche se da circa vent’ anni aveva lasciato tale carica. È Victor Hugo stesso che ci ha aiutati a riportare alla memoria l’avvenimento, attraverso le sue famosissime pagine dattiloscritte in cui aveva l’abitudine di annotare meticolosamente ogni evento chiocciolino e delle quali citiamo fedelmente i passi di questo articolo. Prima di iniziare la cerimonia, fu rivolta una preghiera e un ricordo per i sette bambini del 1933 che erano scomparsi negli anni. Ad ogni nominativo, i piccoli alfieri abbassavano la bandiera in segno di saluto e di cordoglio accompagnati dal rullo di tamburo dei piccoli tamburini. Il rito prevedeva che ognuno dei battezzandi si dovesse avvicinare alla fontanina e, mentre Victor Hugo impartiva la “benedizione”, riempire il bicchiere e bere un sorso del vino stesso. Per l’occasione fu anche preparata una formula apposita, che Victor Hugo con voce tonante e baritonale, ripeté per oltre 110 volte. L 8 affogasanti Golini Bianca e Guerri Giulia. Venne ricordato pure il Segretario Sig. Inghilesi Pio, deceduto da molto tempo. Al Presidente Sig. Zalaffi Victor Hugo, oltre alla pergamena venne donata una targa d’argento con medaglia d’oro. Lo Zalaffi, molto commosso per la dimostrazione di affetto, ringraziando tutti abbracciò e baciò, il piccolo del 1933, Sergio Chellini, consegnatario della Pergamena. La pergamena donata a Victor Hugo, grazie alla generosità del suo amato nipote, nonché nostro Capitano, Roberto Zalaffi, si trova oggi esposta nel Museino, il museo dei piccoli, recentemente inaugurato. Là sono rimasti impressi i nomi di tutti i “protettori onorari della fontanina” a imperitura memoria. Molti di loro, purtroppo, non sono più con Nel nome del Popolo di stesso tempo Vi impegnerà di noi, invitiamo, pertanto, San Marco e con il beneplaci- tramandarla alle generazio- tutti coloro che conservano to dell’Onorando Priore ni future. Vi consacro perciò un ricordo o un’immagine della Contrada e dell’Eccel- Chiocciolini onorari delle della serata a contattare il lentissimi Componenti il Seg- fontanina vita natural gruppo degli archivisti, così gio della Contrada della durante. da arricchire il patrimonio Chiocciola, io, quale ex-PreRiunitosi, alfine, presso i storico della nostra amata sidente fondatore della locali dove ebbe vita la contrada. Sezione dei Piccoli Chioccio- Sezione dei Piccoli venne Mentre si svolgeva il batlini, in questa sera del 28 offerto a tutti un signorile tesimo Contradaiolo venne giugno 1971, ricorrendo il rinfresco e consegnato, ai inaugurata una grandiosa 38° anniversario dalla sua battezzandi, a ricordo, una Fiera Gastronomica a prò fondazione e il 24° anniver- bellissima pergamena. Al della Sezione dei Piccoli, sario dalla inaugurazione termine prese la parola l’al- fiera inaugurata dal dinadella Fontanina donata da lora Pro-Vicario, ragazzo mico Presidente, ex piccolo Voi ex- piccoli Chiocciolini il del 1933, il Sig. Rag. del 1933, Sig. Petreni Rag. 28 giugno 1947. Avendo, Lorenzini Eldo, ricordando Elveno, andando in tutto da questa data, la Contrada le bellissime giornate tra- esaurito in breve tempo. della Chiocciola riportato scorse, nella sua giovinezza Varie manifestazioni di ben cinque vittorie sulla in quei locali, ebbe parole di carattere popolare si svolsePiazza del Campo, le cristal- plauso per i vecchi dirigenti, ro durante la notte, nel line acque di questa Fontani- consegnando delle perga- Rione di San Marco, organa si sono trasformate in mene firmate da tutti i picco- nizzate da un folto numero buon vino del Chianti. li del 1933 [in generale da di giovani contradaioli. Servendomi di questo vino tutti coloro che furono batper il tradizionale battesimo tezzati ndr] al Sig. Victor contradaiolo infonderà in Hugo Zalaffi (Presidente), Voi, ex-Piccoli Chiocciolini, Sig. Bindocci Rag. Enzo la Fede dei nostri Avi e nello (Cassiere) ed alle consigliere Chiocciolini onorari della fontanina affogasanti 9 ncontro Leonardo Peccianti un pomeriggio di fine estate, in Cancelleria, e mi metto davanti a lui, con il mio quaderno, dove ho già annotato parole importanti di presidenti passati della Sezione Piccoli Chiocciolini. Noto subito il suo rigore e la sua precisione, la rettitudine di un uomo il cui senso del dovere viene prima di tutto. La sua storia inizia nel 1973, come vice presidente di Bruno Alfonsi – che poi dovette lasciare per motivi di lavoro – a cui subentrò nel 1976, come presidente della Sezione. Gli anni del suo mandato vanno dal ’73 al ’78. I Leonardo Peccianti racconta Come era la Sezione negli anni Settanta? C’era una mentalità antica, era difficile riuscire ad apportare novità. A volte, mi preoccupavano di più le novità di quegli anni? i genitori dei ragazzi e Tutti i sabato pomeriggio o cominciammo a coinvolla domenica mattina, gere di più anche loro. guardavamo i film, i carQuali sono state le attività o toni animati in Società, a seconda della disponibilità. Cercammo, poi, di coinvolgere i giovani e i loro genitori, creando una vera e propria assemblea dei Piccoli, nella quale, grandi e piccini, potevano proporre e organizzare iniziative. Questo è stato un evento che ha funzionato, e che ci ha gratificato molto. Poi mi ricordo le feste della Befana e quelle di Carnevale, la caccia al tesoro e le merende, bei momenti di vita di contra- della Chiocciola e lo collocavo davanti a tutti gli altri, poi finalmente poteva partire la corsa, la quale, sempre più avvincente, dava ogni volta come vincitrice la mia Contrada preferita. Beh, oltre alla mia pista, ne esistono di altri tipi, costruite con materiali diversi come legno, metallo e anche la pietra come la bellissima pista di San Prospero dove, armato di barberi, andavo sempre per divertirmi un po’. Il gioco della pista dei barberi è diventato una tradizione per tutte le contrade, soprattutto durante i festeggiamenti del giro in città, e l’anno scorso nella Chiocciola proprio in occasione della Festa Titolare è stata inaugurata la pista dei barberi più bella del mondo. È stata realizzata da Simone Bocci con l’aiuto di alcuni uomini della Sezione Piccoli. È una vera opera d’arte, diversa da tutte perché è costruita in plexiglas e metallo e quindi il tufo assume il colore trasparente, ma la particolarità più grande spicca proprio alla seconda curva dove s’innalza al cielo la Torre del Mangia. Alle serate all’Oliveta di fine maggio ho avuto la possibilità di giocare con questa meraviglia essendo stato allestito uno stand interamente dedicato a lei dove noi giovani, oltre che giocare come spettatori, potevamo divertirci a fare “i venditori dei biglietti”. Grazie a questo, sono tornato bam- La pista dei barberi he bello il Palio, una gioia in più per ogni bambino; un sogno grande da realizzare per chi crede nella propria contrada? La Vittoria. Fin da piccolo ho sempre creduto nella mia Contrada (la Chiocciola) e non l’ho mai abbandonata. Un po’ di anni fa il mio babbo mi comprò una pista dei barberi, ed è solo attraverso quell’eccezionale gioco che scoprii veramente questo sogno, pur essendo in realtà una vera e propria finzione della grande corsa. Così ogni volta che mi mettevo a giocare prendevo il barbero C 10 affogasanti da. Un evento che ricordo con particolare piacere è la gita a Lecceto: partimmo con i tavoli e le panche di contrada, i ragazzi vennero in pullman. Ci vollero due o tre viaggi per portare tutto l’occorrente. Hai trovato delle difficoltà a gestire la Sezione? Le maggiori difficoltà erano quelle a livello economico, purtroppo non eravamo supportati a dovere da quel punto di vista, ma d’altronde ci dovevamo accontentare. Definisci la tua Sezione con tre aggettivi. Il mio mandato è stato soddisfacente, divertente e impegnativo. Dai suoi occhi direi proprio di sì. I piccoli ti “vogliono guardare in faccia”, ma, senza dubbio, ti regalano tutto il bello della vita. Elena Milanesi bino nel salotto di casa mia insieme al mio bel giocattolo di legno per fare ancora, a occhi spalancati, quel grande sogno che spero questa volta si possa finalmente avverare. Matteo Rossi Da piccolo a… giovane alfiere a mia mamma voleva che suonassi il tamburo; così, all’età di 5 anni, mi portò nella terrazza della società da Silvano (Bano), ma il tamburo non era nel mio futuro: non veniva mai un be-re-be nana giusto. Così, l’anno seguente, vedendo Franco e Beppe sbandierare, ho deciso che volevo farlo anch’io per diventare bravo come loro. È stata grande, e lo è ancora, l’emozione di portare il cero in Provenzano la prima volta; ricordo che in quell’occasione avevo in mano L una bandiera che aveva fatto la mia mamma con un fazzoletto! Crescendo, il gruppo di Denise e Giulia ci ha cucito delle vere bandiere. Altre bandiere, addirittura più grandi (quasi il doppio di noi), le ho poi usate per fare tre volte il mini-masgalano con il mio amico Francesco Ninci. Nel corso degli anni ho anche avuto l’onore ed il piacere di fare i giri in campagna ed in periferia con i miei amici e con gli adulti. Ho però dovuto cambiare diverse monture: da quelle Chiedilo a Niccolò, Alessio e Tommaso dei piccoli chiocciolini fino ad oggi che indosso una montura da “grandi”. Da due-tre anni, ho anche avuto l’onore di fare il giro il 29 di Giugno. Anche se è sempre molto caldo, la fatica è tanta e alzare la bandiera è sempre più difficile, la voglia di vestire i colori della mia Contrada e portarli in giro per Siena nel giorno della festa, mi da la forza di continuare. La bandiera è cresciuta con me e, passando dai piccoli ai giovani, ho iniziato ad usare una bandiera proprio da “veri grandi”. Anche se è pesante, che emozione riuscire ad alzarla in cielo! Voglio ringraziare tutti quelli che mi hanno seguito e insegnato in questi anni e che continuano ad avere la pazienza di farlo: Beppe, Simone, Franco, Leonardo, Andrea e, mi scuseranno, tutti quelli che ho dimenticato e che hanno contribuito a farmi diventare un giovane alfiere che… sogna di entrare in piazza. Giovanni Cai Vorresti entrare in piazza Avresti paura di sbagliare? un giorno? N.-T.-A.: “Si è ovvio, ma Niccolò: “Sì, certo”. mi impegnerei comunTommaso: “Sì, ovvio”. que al massimo”. Alessio: “In realtà ho un po’ paura, ma mi piace- Con chi vorresti entrare in rebbe”. piazza? Perchè vorresti entrare? N.-A.: “Perchè non c'è miglior situazione per rappresentare la mia Contrada”. T.: “Perchè mi piace molto suonare il tamburo e anche per me sarebbe una grande emozione rappresentare la mia contrada in quella circostanza”. (Tutti e tre hanno risposto che vorrebbero entrare insieme). Chi sono i tuoi idoli? N.-A.: “Beppe e Franco”. T.:” Silvano e Maurizio Bellaccini”. Camilla Cialdini Lucrezia Verdiani affogasanti 11 Fumetti & Enigmistica Unisci i puntini del gioco ideato da Eugenio e Leonardo e apparirà un misterioso simbolo della nostra contrada a cui tutti noi siamo legati e profondamente affezionati. Buon divertimento! 12 affogasanti Tra le botteghe del rione ella tradizione italiana il bar rappresenta da sempre il punto di riferimento per eccellenza delle aggregazioni sociali. Che si trattasse di circoli, vinai, bar più moderni o anche i bar delle nostre Società di Contrada, il loro ruolo è sempre stato quello di catalizzare la vita dei rioni. Non fa eccezione il Bar San Marco, presente nel rione da talmente tanti anni che si farebbe fatica a immaginarselo senza. Il bar ha visto nel corso della sua storia il succedersi di molti gestori, contradaioli e non, tanto che è difficile identificarlo con una singola figura. Ogni generazione ha avuto il “suo” barista, del quale continua a raccontare aneddoti e usanze. Il nostro amato bar però negli ultimi anni ha avuto fortune piuttosto alterne – gentile eufemismo – che l’hanno portato addirittura – sacrilegio! – a cambiare nome. L’arrivo del personaggio che stiamo per presentare sembra aver finalmente dato al bar la stabilità che merita. N È partito un po’ con timidezza, come è normale, ma ora ho veramente un rapporto bellissimo con tutte le fasce di età. Gli anziani ti coccolano, ti danno veramente soddisfazione e con i giovani ho instaurato un dialogo buono, non c’è stato mai nessun problema. Nel frattempo due avventori abituali, chiocciolini docg, ci interrompono chiedendo a Carlino uno spritz e un camparino, bevute classiche da queste parti. Carlo esegue, con la sua consueta celerità, ma trovando il tempo per mettere da parte i tappi a corona per l’Oliveta (sono serviti per realizzare un pannello per l’allestimento del bar). Quanto è legata la tua attività alla vita e alle caratteristiche del rione? In tutti i sensi, sia alla vita contradaiola che ad esempio a quella degli studenti, visto che ce ne sono molti che abitano in questa zona. Poi ci sono le persone che vanno a prendere i figli all’asilo o a scuola, oppure quelli che vanno a lavoro. Ovviamente il lavoro e la vita del rione sono legati anche all’alternarsi delle stagioni: d’inverno c’è molto meno passaggio, di turisti ma anche di contradaioli, diciamo che lavoro più con la clientela abituale. Come e quali sono i tuoi rapporti con gli altri commercianti della zona? Buoni con tutti: con Giorgio, con Marco e Domenico dei due ristoranti, ma anche ad esempio con la lavanderia. Loro frequentano il bar e anche a me capita di prendere qualcosa da loro. Attraverso la tua attività nel rione riesci ad essere un punto di riferimento anche per la contrada? Un paio di volte l’anno scorso mi è capitato di aver dato una mano per accogliere le comparse delle Contrade. In più il bar diventa quasi una società del giorno, quando l’altra è chiusa, soprattutto con il bel tempo. Puoi raccontarci un po’ di curiosità, di aneddoti particolari? Il punto della situazione del rione me lo fanno tutte le mattine alle 7 Luciana e Maria, è diventato ormai uno scambio abituale. Poi c’è Rosetta, che mi chiama “il barista terapeutico”, perché quando ha bisogno viene da me, prende qualcosa e si sfoga un po’. Giorgio invece si becca un monte di dispetti, il mio primo obiettivo dalla mattina è quello di farlo arrabbiare – ride –, soprattutto la mattina, perché lui di prima mattina non è molto in forma di solito. Il mio primo punto di riferimento è stato Bano, perché sin dai primi giorni è sempre passato dal bar e a lui mi sono sempre rivolto per le domande “tecniche” sulla contrada. Il nostro primo incontro è stato indicativo: lui mi ha detto che con un gestore precedente aveva litigato per un vaso piazzato fuori posto e con me non voleva litigare. Io l’ho subito levato... Qui posso dire ormai che mi sento a casa e ne sono felice, perché era proprio quello che cercavo. Prima domanda a bruciapelo: nome, cognome e soprannome. Carlo Tozzi, detto Carlino, semplicemente, mi hanno sempre chiamato così. Da quanto sei qui? Dal 20 giugno del 2010. Diciamo che ho aperto in un momento in cui siamo dovuti partire subito forte. È stato un pochino un salto nel buio per me, perché non avevo riferimenti e non conoscevo l’ambiente. Ma questo lavoro bene o male l’ho sempre fatto, non ci sono stati grandi problemi. Cosa ha significato per te che arrivi da un paese della provincia aprire un’attività nel cuore del rione di una Contrada? Non è capitato per caso. Tra i vari esercizi commerciali che avevo adocchiato ho scelto questo proprio perché era nel cuore di una Contrada. Credo che sia importante per la Contrada avere un bar nel cuore del territorio. E la cosa è Questo è Carlo, anzi Carlino, persona semplice e solare che con la sua umanità si è saputo ritagliare da subito un reciproca, proprio per il rapporto diretto con la gente, posto all’interno del rione e, di conseguenza, della vita visto che il settanta per cento del mio lavoro si basa sulle della Contrada. persone che passano tutti i giorni. Nicola Panzieri Qual è il tuo rapporto con i contradaioli nella tua veste di Denise Verdiani barman? affogasanti 13 A cura di Sarah Pianigiani ontinua la rubrica “Un tuffo nel passato”. In questo numero dell’Affogasanti l’articolo è tratto dal Numero Unico …fra le corna della Chiocciola si è seduta la vittoria!, edito dalla nostra Contrada per i festeggiamenti della 46esima vittoria conquistata il 2Luglio1949 dal cavallo Lirio e il fantino Alessandri Eletto detto Bazza. Buona lettura! C Quasi come 60 anni fa! Bazza salva S. Antonio dal bagno 29 Giugno. SS. Pietro e Paolo. Giallo e Rosso in festa: festa a Roma e festa a Siena. Nel Chiocciolone, poi, vampate di caldo e di speranza, sollevano entusiasmi indicibili e canti a non finire. Ore 11. Sul Campo infocato, il sole picchia sulle teste, sugli scolli, sulle gambe. Una colonna di persone si sposta continuamente nei limiti mobili dell’ombra del Mangia, che impavido sovrasta migliaia di speranze ardenti e di speranze feroci. I cavalli hanno saettato sulla pista gialla con il numero ingessato sui fianchi, quel bianco che poi farà sbiancare di rabbia atroce o di gioia frenetica i contradaioli che se li vedranno, dalla sorte appioppare. Sulla pianata del Comune, tra la calca enorme, i barbareschi attendono ansiosi. I trombetti alzano le argentee chiarine, e gli squilli acuti echeggiano superando il brusio ed anche il clamore della Piazza. Girano le gabbie contenenti i dieci numeri, le dieci contrade, la vittoria, la beffa, la sconfitta, la gioia, il delirio e l’angoscia! Il destino del Palio è dentro quelle due gabbie! Oca! 14 affogasanti Bazza salva sant’Antonio Cavallo Noce … Salti in aria e parossismo indescrivibile! L’Infamona ha avuto uno dei migliori cavalli; più tardi, magari stretto da una contrada rivale batterà una bella ciaccia davanti a Fontegaia; ma quello non vuol dire. Per ora si canta e si accendono moccoli a SantaCaterina... Montone! Cavallo Popa... Il cavallo è nuovo e… le speranze sono vecchie. Quelli del Peoro, pur ballando, non si sentono sicuri! Bruco! Mistero… Quel cavallo è un… mistero davvero! Ha qualità straordinarie! Si piazza sempre secondo, specie se è montato da Amaranto! Chiocciola! Lirio! Chiocciolini imbronciati che non si rassegnano ai capricci della sorte! Ma il cavallino scrolla vivacemente il capo, quasi per dire: “Uomini di poca fede!”. E così tutte le altre contrade, fino a che, l’attesa si fa spasimante. Due contrade in ruggine; Torre e Tartuca, e due cavalli: Piero e Marcopolo, cioè il re della Piazza, e una mezza brenna! Come al soli- to, Piero va alla Tartuca e la brenna alla Torre. Quelli del Rospo gongolano: che soddisfazione! Le due rivali Chiocciola e Torre con due belle brenne! Via San Marco è congestionata di gente. Intorno alla stalla i Chiocciolini sconsolati, imprecano alla sorte, che ha regalato loro la duplice beffa! “C’ha colpa S. Antonio!” “Ma via, ’he ci ’ombina?” “E ci ’ombina, ci ’ombina!” E lì, chiacchiere a non finire; gli animi sono riscaldati, il giallo è quasi sparito, s’incomincia a vedere soltanto il rosso; si sragiona… “Se stasse a me!” “E che faresti?” “Lo ributterei dove si ‘avò qualche anno fa!” “Nel pozzo?” “Già, proprio nel pozzo!” “Eppoi?” “Eppoi... È più tardi!” Ma il cavallino deve avere inteso, nitrisce, e Bazza, il fantino che difenderà i colori della Chiocciola accorre: “Ma siete matti?” “???!!!” “Dico se siete matti!” Purtroppo, non c’è matto al mondo che non protesti d’esser savio. Sicché, concitate discussioni per dimostrare che sant’Antonio, quale immagine, non avrebbe la possibilità di galleggiare; perciò per farsi di nuovo tirar fuori, farebbe certamente la grazia... Ma Bazza tagliò corto: “Voi fate quello che vi pare; però trovatevi un altro fantino! Mi porterebbe sperpetua!” “Via via, un fa storie…” “Le storie so’ queste! Sant’Antonio è il mi’ santo; lo prego tutto l’anno perché mi tenga ritto… lo sapete, >>> a alcuni dati ricavati da una Miscellanea del Comucci sembra che le strade del nostro Rione siano nate nel XIV secolo, e più esattamente: 1362 – Strada degli Orciolai (comprendeva il tratto dello Spedale dei Santi Niccolò e Lucia; 1364 – Via Sperandie (già strada delle Monache della Madonna); 1368 – Porta delle Sperandie (dal 1708 della Clausura delle Monache della Madonna); 1370 – Borgo San Marco (dal 1708 Borgo delle Monache di Santa Marta); 1375 – Piano dei Mantellini (in faccia alla Chiesa del Carmine); 1380 – Fondaco del Borgo San Marco (strada dei Frati (C)Armini, poi detto San Marco al Pozzo); Portone di Santa Lucia (già Porta Sperandio, poi via delle Sperandie). Sempre dallo stesso volume si ricavano indicazioni D >>> ‘un fo’ mica lo speziale! E ora lo vorresti butta’ nel pozzo! Sarei sicuro di rompermi ’l collo! Addio!” “Vieni qua... vieni qua!” “Date retta a me; aspettate se mai a buttaccelo a Palio perso!” E così sant’Antonio un po’ rinfrancato rimase nella sua picchietta della stalla a proteggere il cavallo che ad ogni boccata di fieno alzava la mobilissima testa e lo fissava con i vivaci occhioni… Si arrivò al giorno del Palio. Un Palio pieno di sorprese e d’incognite, come da anni non s’era più conosciuto. Il Dal nostro archivio riguardanti le origini della nostra Contrada che inizialmente sembra si chiamasse “Borgo Nuovo di San Marco” ed era fuori dal recinto di Castelvecchio. Nel 1243 il Borgo fu messo entro la Città a seguito di essere stata fatta la Porta di San Marco ed assunse il nome della Chiocciola dagli orti che erano fuori di Porta San Marco abbondanti di tali animali. Nelle grotte in tufo, poi rovinate, ci faceva penitenza il Beato Franco Lippi Carmelitano da Grotti. Si ritiene che le contrade cominciarono ad avere vita nel 1482. Dopo tumulti e insurrezioni popolari, si finì per dare al Governo della Repubblica gli uomini di suo speciale gradimento e così far ritornare in Patria quelli del Monte dei Riformatori. Tanta ne fu l’allegrezza per la conquista ottenuta che si fecero grandi feste e fra le altre si volle dare nella Piazza Grande una Caccia o Combattimento con Bufali e Tori. In quell’occasione le due Compagnie o Contrade di San Quirico e di San Marco si riunirono ed alla loro macchina, che serviva come di rifugio o luogo di riposo per attingere nuove forze, diedero forma di una Chiocciola di smisurata grandezza. Anche la compa- Nicchio, orfano del cavallo caduto sul Campo, come un combattente; l’Infamona ciondoloni per una botta di Noce; il Montone sempre per terra perché la Popa non voleva curvare (anche se al Palio successivo d’Agosto si rivelerà un’autentica fuoriclasse); i Tartuchini sicuri di Piero; i Torraioli tutti in campagna a far merenda e quei pochi rimasti, fiduciosi nel miracolo avevano fatto un colpo di stato! La Chiocciola trepidante nell’attesa e Bazza sereno, e pronto a ogni evenienza... Rullano i tamburi, rintocca Sunto, squillano le chiarine alte, sul palco multicolore, e i nove cavalli s’avviano al canapo come gli antichi gladiatori all’arena; un urlo immane, e i barberi s’avventano sulla gialla strada che si apre tra due ali di forsennati, non spettatori, ma anima e corpo della tenzone secolare che rivive degli odii, delle passioni, e tra preghiere e bestiemme, arriva tra secondi che sembrano secoli, al suo epilogo fatale. Il giallo e rosso è in testa! Bazza vola come una freccia; scavalca agile i caduti, evita gli angoli delle curve che danno le vertigini, scansa la Tartuca nella polvere, il Papero che... scodinzola impotente, e arriva primo al bandierino, Chiocciola!!! Dacceloooo!!! La Madonna gnia di San Pietro Ovile al di Sopra ne fece una a forma di Giraffa (sembra che i loro orti ne fossero pieni). È dalla iniziativa di ambedue le predette Contrade che poi ne vennero altre e così ebbero origine queste istituzioni. Questi pochi dati, ricavati come detto dalla Miscellanea del Comucci conservata nel nostro archivio e riportati come scritti nell’originale, sono solo una piccolissima parte di quanto custodito dalla nostra Contrada. Nei prossimi numeri intendiamo proseguire con questa ricerca riportando quelli che secondo noi sono fatti e curiosità più interessanti: invitiamo per questo chiunque fosse in possesso di dati storici della Contrada a prendere contatto con gli addetti all’archivio. Andrea Dominici di Provenzano, piccola, sorride dalla sua nicchia d’oro, tra le lampade votive e i vetusti stendardi mezzolunati. Bazza, trionfante sulle braccia altrui, istintivamente s’inchina. La Chiocciola è in tripudio! Bandiere, canti, campane e fiaschi di vino in una ridda assordante! Sant’Antonio nella stalla, ha ora il lumino acceso, e fasci di fiori d’intorno. È un po’ triste, ma davanti alla barba patriarcale di san Pietro, cosa poteva farci? Nelcor affogasanti 15 el ’58, la mamma fece una discreta vincita al gioco del Lotto”, tale da sistemare per un po’ le scarse risorse economiche: giocò quattro numeri su tutte le ruote. La vincita sarebbe stata notevole, se fosse stata su una ruota, secca. I numeri non li ho mai saputi, però so da dove vennero fuori. Durante quegli anni, per arrotondare le finanze, andava a fare gli occhielli da una certa Lina, una sarta, in via della Diana, un paio di portoni prima di casa nostra. Erano in tre, c’era anche Floriana, molto più giovane, che era lì a imparare: stava in via San Marco ed era molto corteggiata, in quei tempi, nel rione, causa una piacevole prosperità fisica. Lina era molto appassionata di numeri, non era una giocatrice del Lotto ma le piaceva conoscere il significato, la simbologia di ogni numero e lo appioppava a ogni fatto o cosa che accadeva intorno a lei. Un giorno, per gioco, cominciarono a dare un numero a tutto quello che riguardava la Contrada della Chiocciola, segnandolo in un quadernetto. E una volta, la mamma, ne scelse quattro e li giocò. L’episodio è rimasto un piacevole ricordo per tutti questi anni da rammentare nei ritrovi di famiglia, poi alcuni giorni fa, quando risistemando la cantina, tra gli scatoloni di cianfrusaglie che nel ’93 avevo “ereditato” dal babbo, tra i libri ho trovato il misterioso quadernetto. Ho provato a giocare alcuni numeri, i più significativi per me, ma senza fortuna. Se qualcuno si vuol divertire e provare... un si sa mai! Trascrivo qui di seguito i numeri, salvo errori, in ordine alfabetico. Siena 63 – Chiocciola 8 – Affogasanti 72 – Alfiere 6 – Alzata 87 – Bandiera 30 – Bandiera fiocco rosa 57 – Bandiera fiocco azzurro 60 – Bandiera a lutto 58 – Bar San Marco 43 – Barbaresco 76 – Barbero 7 – Barberi 17 – Battesimo Contradaiolo 1 – Benedizione cavallo 54 – Bercio 80 – Beverone 36 – Bombolone 1 – Braccialetto 4 – Brenna 90 – Campanina 6 – Canti di Contrada 74 – Capitano 3 – Casa del Cavallo 4 – Cenone della Vittoria 88 – Chiocciolini 10 – Collegio San Marco 51 – Comparsa 55 – Correttore 21 – Colonna di San Marco 37 – Colonnini 3 – Contradaioli 58 – Convento delle Monache 20 – Correre d’obbligo 22 – Diana (fiume) 42 – Diana (passo della) 56 – Dietro alla Contrada 50 – Duce 46 – Estratta a sorte 23 – Fazzoletto 16 – Festa dei Tabernacoli 62 – Festa Santa Lucia 31 – Festa titolare 9 – Filusè 52 – Fontanina 48 – Fontanina che versa vino 55 – Fonti di San Carlo 36 – Fuori Porta San Marco 61 – Giri della Comparsa 75 – Guarda fantino 44 – Golino 43 – Gotto 69 – I Cancelli 28 – I carretti 32 – I cenini in Contrada 66 – I Cittini 88 – I Confini di Contrada 41 – I lavatoi 81 – I Mangini 53 – I tappini 84 – Il Boschetto 26 – Il Cero 5 – Il fantino 90 – Il N Motto 14 – Il Museo 31 – Il Palio dei ragazzi 56 – Il Pozzo 67 – Il Rione 64 – Il Seggio 27 Istituto Santa Teresa 9 – L’Alberone (fori porta) 89 – L’Appalto 4 – L’Arco di Santa Lucia 12 – L’Avversaria 47 – La bottega dei tamburi (Umberto) 87 – La Cena Propiziatoria 57 – La cavezza 74 – La Contrada 1 – La Deputazione 30 – La Piazzetta 72 – La Purga 47 – La Tombola 90 – La sbornia 33 – La Sede 68 – Le Alleate 66 – Le carceri di Sant’ Ansano 38 – Le Cittine 77 – Le donne di Contrada 83 – Le Merende 66 – Le Monture 71 – Le mura 63 – Le panchine al Bivio 11 – Leone di San Marco Evangelista 64 – Lo scaloncino (in cima San Marco) 12 – Il Circolo del Tennis 74 – Il Giuggiolo 86 – Madonna del Rosario 7 – Mangino 15 – Monastero 81 – Nerbo 70 – Oratorio 7 – Palazzo Pollini 41 – Palio 17 – Palio vinto 27 – Pian dei Mantellini 44 – Piagga di San Quirico 89 – Pignattella 18 – Porta San Marco 45 – Priore 26 – Processione del Cero 85 – Protettorato 30 – Quercia (Contrada)18 – Rospo 39 – San Marco 25 – San Niccolò e Lucia 13 – San Quirico e Giulitta 16 – Sant’Ansano 1 – Sant’Antonio nel Pozzo 24 – Sant’Antonio nella stalla 17 – Santi Pietro e Paolo 29 – Sbandierata 14 – Società San Marco 2 – Sonetto 19 – Spennacchiera 73 – Soprallasso 64 – Stalla vuota 59 – Stalla con cavallo 24 – Stamburata 49 – Tabernacolo 8 – Tamburino 12 – Tamburo 19 – Via del Nuovo Asilo 81 – Via della Diana 40 – Via delle Sperandie 82 – Via delle Scuole 5 – Via San Marco 46 – Via di San Quirico 35 – Vicario 65 – Vicolo dei Monelli 79 – Vinaio 34 – Vinaio del Giuggiolo 78 – Zucchino 23. La smorfia della Chiocciola 16 affogasanti Ho cercato di capire come siano stati assegnati i numeri, alcuni fanno riferimento a date (Santa Lucia, Sant’Ansano, Affogasanti...) altri a riferimenti conosciuti (Siena, Chiocciola...): c’è di mezzo anche un po’ di “smorfia”, il resto non so proprio da dove li abbia ricavati Lina, ribadisco che era appassionata dei numeri, sosteneva che erano loro, i numeri, a regolare la nostra vita. Lorenzo De Stefani Resto qui perché ora è davvero Palio. Vado via perché ’un ce la posso fa’ a vederlo tutto! Resto qui perché so’ duro come un sasso. Vado via perché so’ duro come un sasso… Vado via perché non posso più vedere i Brutus. Resto perché ci so le Brutussine. Vado via/resto qui (i perché dei chiocciolini) Resto qui perché sentire il rullo dei tamburi dà una Resto qui perché non mi vorrebbero da altre parti. emozione unica. Vado via perché se ci levaVado via perché non sopno i nerbi un’è più Palio. porto più nessuno. Resto qui perché fortuna- Resto qui. Ma dove vo?! tamente ci sono nata e Vado via perché non cresciuta. Vado via quando posso... posso più tagliare. per variare... ma torno Resto qui per limare. sempre! Per apprezzare le cose semplici, ma che Vado via perché non ho contano e fanno la diffe- mai fatto una festa sulla renza qualitativa della spiaggia a Ferragosto in vita mia. nostra vita senese ! Resto qui perché voglio Vado via perché... vorrei vedere le due prove di che le nostre consuetudi- notte. ni fossero considerate come leggi scritte con il Vado via perché la gente dice cose molto strane. fuoco. Resto qui perché... sto Resto qui perché la realtà aspettando da 701 giorni! supera sempre la fantasia (701?) Vado via perché sono arrivati i turisti con gli Vado via perché Vicario è 65. ombrellini. Resto qui perché Spennacchiera è 73. Resto perché ho imparato a manda’ l’apino. Vado via perché non me lo fanno manda’. Vado via perché il mio fegato non ne pole più. Resto perché so un’alcolizzata. Vado via perché mi sòna il cellulare. Resto perché mi voglio Resto qui perché ho finito travesti’. la telefonata. Vado via perché non mi voglio travesti’ più. Vado via perché le foto che piacciono a me non le Vado via perché non è più capisce nessuno. come quando ero piccina Resto qui perché c’è una al pozzo. che sa fare le foto come si Resto qui perché ci sono i deve. bambini al pozzo a guardare lavare il cavallo. Vado via perché non posso vedere l’infradito Vado via perché ho semd’estate in città. pre meno fantasia. Resto qui perché San Resto qui perché “come Marco mi fa battere il va a finire” non possono cuore. sempre deciderlo gli altri”. Vado via perché non fanno i mojito. Resto perché mi danno il Campari. Lo sapevate che... (sapevatelo!) ● La Chiocciola è la contrada ‘’nonna’’ per quanto riguarda la vittoria di un Palio straordinario. Il nostro ultimo e unico successo risale infatti al Palio del 3 Luglio 1712 con il fantino Giuseppe Maria Bartaletti detto Strega e il cavallo Baio della Posta di Siena. Da ricordare che questo Palio fu fatto correre in onore della promozione a Cardinale di Giovan Battista Tolomei. ● Durante la terza prova del Palio di Luglio 1828 il Gobbo Saragiolo, che indossava il nostro giubbetto, con l’aiuto di una bacchetta, disarcionò il fantino del Drago Carlo Brandani detto Brutto. Il motivo scatenante fu il fatto che Brutto, durante la seconda prova, lo aveva preso per il giubbetto. L’episodio provocò la protesta della Contrada del Drago che, con il suo capitano Giovanni Batazzi, si rivolse addirittura al Tribunale di Siena. ● Insieme a Valdimontone e Giraffa con tre vittorie ciascuna, la Chiocciola è la contrada che detiene il maggior numero di vittorie con cavalli scossi. I Palii in questione sono il 16 Agosto 1924 (Giacca e Picino), il 16 agosto 1964 (Danubio e Peppinello) e il 2 Luglio 1976 (Quebel e Valente). affogasanti 17 Galleria del pozzo Speciale Oliveta Anche quest’anno si è rinnovata la magia della nostra festa nel verde dell’Oliveta. Un piccolo grande miracolo frutto del lavoro di un vero e proprio esercito di volontari che non si è risparmiato, offrendo ai chiocciolini e a tutta la città indimenticabili notti di divertimento e spensieratezza. Impossibile raccontare l’atmosfera vissuta in quei giorni di maggio attraverso queste poche foto. A tutti un grazie di cuore per aver partecipato! 18 affogasanti La comparsa dei piccoli per il giro in periferia I piccoli chiocciolini si esibiscono alla rassegna di cori nella Giraffa San Marco News uno chef accreditato. Peccato che quella sera in cucina non c’era neanche una professionista dei fornelli… solo donne con la voglia di fare bene; per il buon nome della Società e della Contrada, di divertirsi insieme cucinando facendo stare bene al contempo chi, a tavola, godeva dei loro manicaretti! Se, ironicamente, avevano inserito nel loro menù (questa la dice lunga sul loro carattere!) lo Riunione Affogasanti inedita sformato del 2010 (purtroppo Il luogo non è dei più consueti ma ci buono anche quello), stavolta… se siamo trovati molto bene... son rose… ci divertiremo! Sogni giallorossoblu Neo laureati Concorso fotografico Quando si dice passione contradaioI complimenti della Contrada ad Anche tu hai un clic impazzito? Hai la! Un ragazzo di Crema ha “costretAlberto Pruneti laureato in Scienze sempre la macchina fotografica to” la famiglia ad arredare la sua della conservazione dei beni artistici pronta per uno scatto improvviso, camera come vedete nella foto. I suoi culturali e ambientali e a Davide colorato, audace, inaspettato? saranno sogni sempre bellissimi! Bonucci laureato in Architettura. L’Affogasanti ha indetto per te un Toc d’oro concorso fotografico. La più bella Quando si dice “prendere un uomo foto inviata alla redazione avrà l’onoper la gola”, non vuol dire “dargli un re di figurare nella copertina!! In golino”, ma deliziarlo con le preliba- ogni caso le foto più interessanti e tezze preparate in cucina, risultato di originali magari troveranno una un accurato e ricercato lavoro… lo pagina all’interno del giornalino. sanno bene le San Marco’s Aunties Il tema del concorso: colori e (le nostre Zie si sono adeguate ai oggetti che rappresentano la nostra tempi!) che al Toc d’oro della Giraffa Contrada. hanno vinto il premio per il Miglior Aspettiamo i tuoi scatti entro il Primo (piatto): con i “risvolti a modo 15/09! Inviali per mail a cancellenostro” crespelle al radicchio rosso e [email protected] ricotta con salsa al taleggio, servite Partecipate numerosi! rigorosamente a “ventaglietto”, insomma impiattate come farebbe Sono arrivati ad allargare la famiglia chiocciolina: Alessio, di Claudio Soldati e Claudia Culivicchi Benedetta, di Lorenzo Rafanelli e Rachele Roberti Veronica, di Valentina Salvi e Paolo Calibrasi Lorenzo, di Gianluca Napoli e Francesca Lancia Luca, di Luigi Lungarella e Melanie Rochford Filippo, di Alberto Piccini e Barbara Da Frassini 20 affogasanti Hanno collaborato a questo numero: per i testi Anna Maria Baldi, Francesco Calzoni, Giulietta Ciani, Senio Corsi, Sonia Corsi, Lorenzo De Stefani, Andrea Dominici, Roberto Martinelli, Elena Milanesi, Valentina Niccolucci, Nicola Panzieri, Maria Antonietta Peccianti, Alessandra Pianigiani, Sarah Pianigiani, Denise Verdiani, Zanibelli Francesco, gli scrittori e gli addetti della Sezione Piccoli Chiocciolini per le fotografie Archivio Contrada della Chiocciola, archivi privati realizzazione: nuova immagine editrice, Siena progetto grafico: Silvia Nerucci, Siena per i disegni e le vignette Enrico Ninci stampa: Arti Grafiche Nencini, Poggibonsi