24 maggio
Parrocchia
VIIa Domenica di Pasqua
C risto Re
di
19/2009
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ANNIVERSARI
A quando risale la festa degli anniversari di matrimonio nella nostra
parrocchia? Le mie ricerche sono
ferme al 1993, ma si festeggiavano
già da prima, almeno mi risulta. Ne
è passato del tempo!
Ne è passato di più per coloro che
festeggiano il loro anniversario di
matrimonio. Una coppia è arrivata
al 65°: bel traguardo e bella età.
Bel traguardo! Oggi c’è chi non si
sopporta dopo il primo anno di
matrimonio (vedi le domande di separazione con successivo divorzio). C’è
una parola troppo inflazionata, ormai abusata anche per i cani: AMORE. Cos’è l’amore se bastano pochi
mesi a spegnerlo? Un tempo c’era
maggior riservatezza, forse pudore, eppure l’amore si respirava
come l’aria. Quante volte si saranno detti “ti amo” questi due in 65
anni? Forse poche volte, ma il traguardo raggiunto è l’esempio migliore che di amore si può vivere a
lungo e può durare, nonostante le
belle parole che si sprecano oggi.
Ricordo un funerale di pochi mesi
fa. Un nipote saluta la nonna e fra
l’altro dice: “Grazie! Tu ci hai insegnato ad amare!”. Cosa aveva fatto
AVVISI
Dom. 24 - ore 11.15: Messa per gli
Anniversari di Matrimonio
Gio. 28 - ore 21.00: Rosario comunitario
Ven. 29 -
ore 21: PROCESSIONE
MARIANA (Per il percorso vedi in
terza facciata)
Sab. 30 -
Inizio della SAGRA PARROCCHIALE
NB. In settimana si conclude
il CATECHISMO
Sei vecchio quando pensi alla morte
come al calar nella tomba, invece che
come salire verso il cielo.
Se invece ami, ridi, speri, allora Dio
allieta la tua giovinezza anche se vai
verso i novant’anni”.
questa nonna? Le cose di sempre,
perché è nelle cose di sempre che
passano i valori.
65 anni sono anche una bella età!
Ricordo un mio zio che parlava con
un suo coetaneo sul sacrato della
chiesa in attesa di entrare per la
messa. Quest’amico disse: “Hai notato che non ci sono più i vecchi di una
volta?”. Lo zio rispose: “Chiedilo a
quel bambino e lo saprai. Guarda che
quei grandi vecchi siamo noi”. Già, la
vecchiaia: nessuno vorrebbe diventare o sentirsi vecchio. Mi dicono
che nonna Luisa, morta a 99 anni,
quando già aveva superato i 90 e
sentiva di qualcuno morto a 80
anni, dicesse: “Aveva la sua bella
età!”.
La bella età! Qual è? E quando uno
è vecchio?
“Sei vecchio non quando hai una certa
età, ma quando hai certi pensieri.
Sei vecchio quando ricordi le disgrazie
e i torti subiti, dimenticando le gioie
che hai gustato e i doni che la vita ti ha
dato.
Sei vecchio quando ti danno fastidio i
bimbi che giocano e corrono, le ragazzine che cinguettano, i giovani che si
baciano.
Sei vecchio quando non gusti più il
canto egli uccelli. Il sapore del pane, la
freschezza dell’acqua, la bellezza dei
fiori.
A titolo di informazione ricordo i
vari nomi che si usano per gli anniversari: 25° anno, nozze d’argento, 30° di perla, 35° di corallo, 40° di
rubino, 45° di zaffiro, 50° d’oro, 55°
di smeraldo, 60° di diamante. Non ho
trovato il 65°.
Ho ricordato gli anniversari perché
è un’occasione bella per la nostra
comunità.
Li ho ricordati anche perché quest’anno ne abbiamo uno di particolare: la Scuola dell’Infanzia compie il suo 40°. Faremo una festa
apposita il prossimo 14 giugno. Il
Comitato promotore, i genitori interessati si sono mossi da mesi. Allora pregheremo, ricorderemo, ringrazieremo, gioiremo. 40 anni indicano l’età della maturità, della
pienezza di vita. E allora: auguri
anche alla nostra Scuola dell’Infanzia.
Chiudo riportando due righe scritte per il libretto che verrà stampato per l’occasione: “Qualcuno il grazie lo riceverà in paradiso perché in 40
anni di vita c’è chi ci ha lasciato. E i
nostri morti ci sono cari, forse più cari
degli altri”.
Nelle grandi ricorrenze, non dimentichiamoli. Sono stati e sono il
nostro tesoro prezioso.
Buona settimana,
diletti parrocchiani.
dall’Intervista al card. Dionigi Tettamanzi di GIANGIACOMO SCHIAVI
(Corriere della Sera del 20 maggio 2009)
La città ha energie e creatività,
ma deve accogliere senza paura
Una città smarrita, frantumata, incattivita. Cadono i miti
in questa Milano con poco orgoglio e molte paure. Era la
città dell’accoglienza. Oggi si discute di apartheid
in metrò. Soffia un vento di intolleranza: e a volte il Duomo sembra un fortino assediato. Tempo fa sventolava uno
striscione: «Vescovo di Kabul». C’è chi esagera, anche con le
minacce. Il cardinale Dionigi Tettamanzi considera gli immigrati una risorsa e parla a una città che ha perso un po’
della sua anima. «La diversità è sempre un problema ma noi
dobbiamo avere la vista lunga dei profeti, preparare il domani. L’integrazione è più avanti di quel che si pensi: basta imparare dal
mondo dei ragazzi, recuperare un po’ della loro saggezza». C’è
una paura che nasce dall’egoismo, dall’assenza di visione. «Alla Milano di oggi manca la consapevolezza del suo ruolo, della sua responsabilità verso i propri abitanti e il Paese, della
sua vocazione europea».
NON C’È FUTURO SENZA SOLIDARIETÀ, gli ha
scritto una giovane studentessa. La lettera è diventata il
titolo del suo ultimo libro.
Si sono perse queste pratiche solidali nella città di
Milano?
«No. La solidarietà non si è persa a Milano. Ne ho prove concrete.
Il Fondo Famiglia-Lavoro ha raccolto in poco più di quattro mesi
4,3 milioni di euro tra la gente. E al tempo stesso nelle parrocchie
sono state donate ingenti quantità di denaro per i terremotati
d’Abruzzo, in Quaresima dalle mille comunità della Diocesi sono
scaturiti senza clamore altrettanti rivoli di solidarietà che hanno
dissetato i bisogni di tanti poveri assistiti dai missionari».
Questo è un Paese che riesce a dare il meglio nei
momenti di difficoltà. Milano è risorta dalle macerie
con un progetto di speranza e di accoglienza...
«Ricordo quei giorni, c’erano le macerie ma anche molti fermenti
positivi. Oggi vedo tanta generosità, nonostante la crisi. Ma c’è una
condizione che fonda la solidarietà: come si può essere solidali se non
a partire da una prossimità offerta e da una condivisione sperimentata? È l’individualismo a minare la solidarietà. Questa forma di
solitudine genera in sequenza paura, chiusura, rifiuto dell’altro,
specie se portatore di una diversità. Come purtroppo accade verso gli
immigrati».
Dov’è Milano e dove sono i milanesi è una domanda
ricorrente in questi giorni. Qual è la Milano che si
vede dalla stanza del cardinale?
«Milano è una città che sfugge alle semplificazioni immediate e
chiede tempo e perspicacia per essere conosciuta e amata. Io vedo una
Milano generosa nell’aiutare ma talora diffidente ad aprirsi e a
intrecciare legami di conoscenza e arricchimento reciproco, specie se
l’altro è portatore di qualche diversità. Vedo anche una città piena
di energia, di creatività, di risorse, con la fatica però a fare sistema,
a dare piena espressione alle proprie potenzialità attraverso progetti
concreti e condivisi di grande respiro e di corale coinvolgimento.
L’Expo rappresenta, in questo senso, una grande chance».
Oggi sono più i segnali di allarme o quelli di speranza?
«Io dico che c’è una speranza-Milano che può contagiare il Paese
intero. Incontro la speranza visitando le parrocchie, seguendo il lavoro pastorale dei miei preti, delle associazioni, del volontariato.
Ma questa speranza perché non ha visibilità? Perché non fa notizia? Perché anche i media non si assumono la responsabilità di far
circolare la speranza? Servono occhi di speranza per riconoscere
quanto c’è di positivo e anche per suscitarlo».
C’è a suo giudizio un rallentamento del processo di
integrazione influenzato da calcoli elettorali?
«C’è una fatica della nostra società a confrontarsi con l’immigrazione, una realtà che è un problema ma che resta una opportunità.
È all’immigrazione che Milano deve non poco della sua fortuna:
questa città è frutto di ripetuti e successivi processi di integrazione.
È una memoria da recuperare, una memoria che è incarnata anche
dalla sapienza biblica nel libro del Levitico: “Tratterete lo straniero, che abita fra voi, come chi è nato fra voi; tu lo amerai come te
stesso; poiché anche voi foste stranieri”».
Come dovrebbe essere la politica dell’accoglienza
nella legalità?
«Occorre intervenire per regolare doverosamente il fenomeno
migratorio, garantendo la legalità, attivandosi di concerto con le altre nazioni e le istituzioni sovranazionali, sempre nel rispetto dell’inviolabile dignità di ogni persona. Una dignità spesso umiliata
nei paesi d’origine degli immigrati: non possiamo dimenticare da
quali condizioni fuggono coloro che bussano alle nostre porte. La
politica deve muoversi — ma qui le lacune sono evidenti — sul
piano della progettazione, per immaginare e realizzare modelli di
convivenza e di integrazione, aggregando tutte quelle forze sociali,
culturali, educative, istituzionali che ne hanno competenza. Chiesa
compresa».
In una recente omelia ha detto che da questa crisi si
può uscire migliori. Ne è ancora convinto?
«Cito una frase dell’economista Marco Vitale che mi ha colpito.:
“Se la crisi aiuterà questa mutazione dovremo essere grati alla crisi,
perché ci avrà aiutato a trasformare la paura in energia”. Sperimentiamo la paura perché sentiamo venir meno le facili certezze
sulle quali abbiamo fondato tanto della nostra vita. Aiutare a trasformare la paura in energia è anche compito delle Istituzioni, della
politica, delle agenzie educative, della Chiesa. E la solidarietà è
un’energia che si sta già sprigionando. Vorrei che lasciasse il segno».
maggio: mese di
ITINERARIO:
Ritrovo e partenza:
ore 21.00
via Soffredini 10
Percorso
Soffredini — Bolama
Frigia — Vipacco
Soffredini — Brunico
Fortezza — Doberdò
Soffredini — Galeno
Chiesa
MARIA
VENERDÌ 29 MAGGIO
ORE 21:
PROCESSIONE
MARIANA
•
P
«Maria, donna in cammino» (di Mons. Tonino Bello)
Troviamo Maria sempre in cammino:
Viaggio di andata e ritorno da Nazaret
verso i monti di Giuda, per trovare la
cugina; Viaggio fino a Betlem. Di qui,
a Gerusalemme per la presentazione
al tempio. Espatrio clandestino in Egitto. Ritorno guardingo in Giudea col
foglio di via rilasciato dall’Angelo del
Signore, e poi di nuovo a Nazaret. Pellegrinaggio verso Gerusalemme con
lo sconto comitiva e raddoppio del percorso con escursione per la città alla
ricerca di Gesù. Tra la folla, ad incontrare lui errante per i villaggi di Galilea,
forse con la mezza idea di farlo ritirare a casa. Finalmente, sui sentieri del
Calvario, ai piedi della croce.
La troviamo seduta solo al banchetto
del primo miracolo. Seduta, ma non
ferma. Non sa rimanersene quieta.
Sempre in cammino. E per giunta,
in salita.
Da quando si mise in viaggio «verso
la montagna», fino al giorno del Golgota, anzi fino al crepuscolo dell’Ascensione quando salì anche lei con gli
apostoli «al piano superiore»in attesa
dello Spirito, i suoi passi sono sempre
scanditi dall’affanno delle alture.
L’insistenza con cui il Vangelo accompagna con il verbo “salire” i suoi viaggi a Gerusalemme, più che alludere
all’ ansimare del petto o al gonfiore dei
piedi, sta a dire che la peregrinazione
terrena di Maria simbolizza tutta la fatica di un esigente itinerario spirituale.
Santa Maria, donna della strada,
accanto a noi. Ci mette nelle vene
la frenesia della velocità, ma svuota
di tenerezza i nostri giorni. Ci fa premere sull‘acceleratore, ma non dona
alla nostra fretta, come alla tua, sapori di carità...
come vorremmo somigliarti nelle
nostre corse trafelate, ma non abbiamo traguardi...
Forzàti del “cammina cammina”, ci
manca nella bisaccia la cartina stradale che dia senso alle nostre itineranze. E con tutti i raccordi anulari
che abbiamo a disposizione, la nostra vita non si raccorda con nessuno svincolo costruttivo, le ruote girano a vuoto sugli anelli dell‘assurdo, e ci ritroviamo inesorabilmente
a contemplare gli stessi panorami.
Donaci, ti preghiamo, il gusto della
vita e delle cose.
Santa Maria, donna della strada,
prendici per mano e facci scorgere
la presenza sacramentale di Dio sotto
il filo dei giorni...
Dirigi i nostri passi per scorgere sulle sabbie dell‘effimero le orme dell‘eterno. Restituisci sapori di ricerca
interiore alla nostra inquietudine di
turisti senza meta.
Santa Maria, donna della strada
strada,
fa‘ che i nostri sentieri siano, come
lo furono i tuoi, strumento di comunicazione con la gente, e non nastri
isolanti entro cui assicuriamo la nostra aristocratica solitudine.
Liberaci dall‘ansia della metropoli e
donaci l‘impazienza di Dio.
L‘impazienza di Dio ci fa allungare
il passo per raggiungere i compagni
di strada. L‘ansia della metropoli,
invece, ci rende specialisti del sorpasso. Ci fa guadagnare tempo, ma
ci fa perdere il fratello che cammina
Se ci vedi allo sbando, sul ciglio della
strada, fermati, Samaritana dolcissima
sima, per versare sulle nostre ferite
l‘olio della consolazione e il vino
della speranza. E poi rimettici in carreggiata. Dalle nebbie di questa “valle di lacrime”, in cui si consumano
le nostre afflizioni, facci volgere gli
occhi verso i monti da dove verrà
l‘aiuto. E allora sulle nostre strade
fiorirà l‘esultanza del Magnificat.
Come avvenne in quella lontana
primavera, sulle alture della Giudea,
quando ci salisti tu.
VACANZE FAMILIARI
A CAPIAGO (Como)
Ci sono ancora
pochi posti a disposizione!
Chi è interessato alla proposta
è pregato di
iscriversi al più
presto presso
padre Giacomo.
dal 30 maggio
al 7 giugno
SAGRA
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LOTTE
con ricchi premi
... passa parola ...
Anche quest‘anno si propone l‘esperienza delle
VAC ANZE FFAMILIARI
AMILIARI INSIEME dal 2
al 9 agos
uogo: il “RISCIO” di Capiago
agostto. LLuogo:
Intimiano, in provincia di Como. La nostra
vacanza è organizzata in «autogestione».
Chi è interessato può chiedere
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esso il PPARR
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INFORMAZIONI
presso
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UN ANNO DI CATECHISMO ...
E DOPO?
GESÙ NON VA MAI
IN VACANZA!
Si conclude l’anno di catechismo. Un vivo ringraziamento ai nostri catechisti che con impegno e costanza hanno reso questo servizio alla
nostra comunità parrocchiale.
E ora? C’È UN GRAVE PERICOLO: quello di mandare in vacanza Gesù!
MA GESÙ NON VA MAI IN VACANZA: egli
vuole continuare ad accompagnarci con il
suo amore, a indicarci la via con la sua Parola, a sostenerci lungo il nostro cammino con
il suo Pane di vita...
CONCLUDERE UN ANNO DI CATECHISMO
NON SIGNIFICA CHIUDERE CON GESÙ (e con
la «chiesa») PER QUATTRO MESI... Non è un
rompete le righe come per la scuola, perché se va
in vacanza l’alunno, o il lavoratore, il cristiano
non va mai in vacanza.
CARI GENITORI, è facile distruggere in poco tempo
quanto con fatica si è cercato di costruire per tutto
un anno. Non rendiamo vana la fatica dei vostri
figli e quella di tante persone che con passione si
sono dedicate alla loro formazione spirituale.
L’ANNO CATECHISTICO 2009-2010 inizierà dopo la domenica 27 settembre. Per I
GIORNI DI CATECHESI (con inizio alle ore 17)
sono confermati quelli ormai tradizionali:
• MARTEDÌ : Ia media
• MERCOLEDÌ : IIIa e Va elementare
• GIOVEDÌ
: IVa elementare
IIa media
i padri
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24 maggio - Parrocchia Cristo Re Milano