24 maggio Parrocchia VIIa Domenica di Pasqua C risto Re di 19/2009 via Galeno 32 - MILANO — Tel. 022574113 — fax: 0225707805 E-mail: [email protected] Sito W eb: http://www.parrocchiacristore.com Web: Coor d. Bancarie: Codice IBAN IT88P0333601601000000001558 Coord. (Credito Bergamasco, filiale v.le Monza) ANNIVERSARI A quando risale la festa degli anniversari di matrimonio nella nostra parrocchia? Le mie ricerche sono ferme al 1993, ma si festeggiavano già da prima, almeno mi risulta. Ne è passato del tempo! Ne è passato di più per coloro che festeggiano il loro anniversario di matrimonio. Una coppia è arrivata al 65°: bel traguardo e bella età. Bel traguardo! Oggi c’è chi non si sopporta dopo il primo anno di matrimonio (vedi le domande di separazione con successivo divorzio). C’è una parola troppo inflazionata, ormai abusata anche per i cani: AMORE. Cos’è l’amore se bastano pochi mesi a spegnerlo? Un tempo c’era maggior riservatezza, forse pudore, eppure l’amore si respirava come l’aria. Quante volte si saranno detti “ti amo” questi due in 65 anni? Forse poche volte, ma il traguardo raggiunto è l’esempio migliore che di amore si può vivere a lungo e può durare, nonostante le belle parole che si sprecano oggi. Ricordo un funerale di pochi mesi fa. Un nipote saluta la nonna e fra l’altro dice: “Grazie! Tu ci hai insegnato ad amare!”. Cosa aveva fatto AVVISI Dom. 24 - ore 11.15: Messa per gli Anniversari di Matrimonio Gio. 28 - ore 21.00: Rosario comunitario Ven. 29 - ore 21: PROCESSIONE MARIANA (Per il percorso vedi in terza facciata) Sab. 30 - Inizio della SAGRA PARROCCHIALE NB. In settimana si conclude il CATECHISMO Sei vecchio quando pensi alla morte come al calar nella tomba, invece che come salire verso il cielo. Se invece ami, ridi, speri, allora Dio allieta la tua giovinezza anche se vai verso i novant’anni”. questa nonna? Le cose di sempre, perché è nelle cose di sempre che passano i valori. 65 anni sono anche una bella età! Ricordo un mio zio che parlava con un suo coetaneo sul sacrato della chiesa in attesa di entrare per la messa. Quest’amico disse: “Hai notato che non ci sono più i vecchi di una volta?”. Lo zio rispose: “Chiedilo a quel bambino e lo saprai. Guarda che quei grandi vecchi siamo noi”. Già, la vecchiaia: nessuno vorrebbe diventare o sentirsi vecchio. Mi dicono che nonna Luisa, morta a 99 anni, quando già aveva superato i 90 e sentiva di qualcuno morto a 80 anni, dicesse: “Aveva la sua bella età!”. La bella età! Qual è? E quando uno è vecchio? “Sei vecchio non quando hai una certa età, ma quando hai certi pensieri. Sei vecchio quando ricordi le disgrazie e i torti subiti, dimenticando le gioie che hai gustato e i doni che la vita ti ha dato. Sei vecchio quando ti danno fastidio i bimbi che giocano e corrono, le ragazzine che cinguettano, i giovani che si baciano. Sei vecchio quando non gusti più il canto egli uccelli. Il sapore del pane, la freschezza dell’acqua, la bellezza dei fiori. A titolo di informazione ricordo i vari nomi che si usano per gli anniversari: 25° anno, nozze d’argento, 30° di perla, 35° di corallo, 40° di rubino, 45° di zaffiro, 50° d’oro, 55° di smeraldo, 60° di diamante. Non ho trovato il 65°. Ho ricordato gli anniversari perché è un’occasione bella per la nostra comunità. Li ho ricordati anche perché quest’anno ne abbiamo uno di particolare: la Scuola dell’Infanzia compie il suo 40°. Faremo una festa apposita il prossimo 14 giugno. Il Comitato promotore, i genitori interessati si sono mossi da mesi. Allora pregheremo, ricorderemo, ringrazieremo, gioiremo. 40 anni indicano l’età della maturità, della pienezza di vita. E allora: auguri anche alla nostra Scuola dell’Infanzia. Chiudo riportando due righe scritte per il libretto che verrà stampato per l’occasione: “Qualcuno il grazie lo riceverà in paradiso perché in 40 anni di vita c’è chi ci ha lasciato. E i nostri morti ci sono cari, forse più cari degli altri”. Nelle grandi ricorrenze, non dimentichiamoli. Sono stati e sono il nostro tesoro prezioso. Buona settimana, diletti parrocchiani. dall’Intervista al card. Dionigi Tettamanzi di GIANGIACOMO SCHIAVI (Corriere della Sera del 20 maggio 2009) La città ha energie e creatività, ma deve accogliere senza paura Una città smarrita, frantumata, incattivita. Cadono i miti in questa Milano con poco orgoglio e molte paure. Era la città dell’accoglienza. Oggi si discute di apartheid in metrò. Soffia un vento di intolleranza: e a volte il Duomo sembra un fortino assediato. Tempo fa sventolava uno striscione: «Vescovo di Kabul». C’è chi esagera, anche con le minacce. Il cardinale Dionigi Tettamanzi considera gli immigrati una risorsa e parla a una città che ha perso un po’ della sua anima. «La diversità è sempre un problema ma noi dobbiamo avere la vista lunga dei profeti, preparare il domani. L’integrazione è più avanti di quel che si pensi: basta imparare dal mondo dei ragazzi, recuperare un po’ della loro saggezza». C’è una paura che nasce dall’egoismo, dall’assenza di visione. «Alla Milano di oggi manca la consapevolezza del suo ruolo, della sua responsabilità verso i propri abitanti e il Paese, della sua vocazione europea». NON C’È FUTURO SENZA SOLIDARIETÀ, gli ha scritto una giovane studentessa. La lettera è diventata il titolo del suo ultimo libro. Si sono perse queste pratiche solidali nella città di Milano? «No. La solidarietà non si è persa a Milano. Ne ho prove concrete. Il Fondo Famiglia-Lavoro ha raccolto in poco più di quattro mesi 4,3 milioni di euro tra la gente. E al tempo stesso nelle parrocchie sono state donate ingenti quantità di denaro per i terremotati d’Abruzzo, in Quaresima dalle mille comunità della Diocesi sono scaturiti senza clamore altrettanti rivoli di solidarietà che hanno dissetato i bisogni di tanti poveri assistiti dai missionari». Questo è un Paese che riesce a dare il meglio nei momenti di difficoltà. Milano è risorta dalle macerie con un progetto di speranza e di accoglienza... «Ricordo quei giorni, c’erano le macerie ma anche molti fermenti positivi. Oggi vedo tanta generosità, nonostante la crisi. Ma c’è una condizione che fonda la solidarietà: come si può essere solidali se non a partire da una prossimità offerta e da una condivisione sperimentata? È l’individualismo a minare la solidarietà. Questa forma di solitudine genera in sequenza paura, chiusura, rifiuto dell’altro, specie se portatore di una diversità. Come purtroppo accade verso gli immigrati». Dov’è Milano e dove sono i milanesi è una domanda ricorrente in questi giorni. Qual è la Milano che si vede dalla stanza del cardinale? «Milano è una città che sfugge alle semplificazioni immediate e chiede tempo e perspicacia per essere conosciuta e amata. Io vedo una Milano generosa nell’aiutare ma talora diffidente ad aprirsi e a intrecciare legami di conoscenza e arricchimento reciproco, specie se l’altro è portatore di qualche diversità. Vedo anche una città piena di energia, di creatività, di risorse, con la fatica però a fare sistema, a dare piena espressione alle proprie potenzialità attraverso progetti concreti e condivisi di grande respiro e di corale coinvolgimento. L’Expo rappresenta, in questo senso, una grande chance». Oggi sono più i segnali di allarme o quelli di speranza? «Io dico che c’è una speranza-Milano che può contagiare il Paese intero. Incontro la speranza visitando le parrocchie, seguendo il lavoro pastorale dei miei preti, delle associazioni, del volontariato. Ma questa speranza perché non ha visibilità? Perché non fa notizia? Perché anche i media non si assumono la responsabilità di far circolare la speranza? Servono occhi di speranza per riconoscere quanto c’è di positivo e anche per suscitarlo». C’è a suo giudizio un rallentamento del processo di integrazione influenzato da calcoli elettorali? «C’è una fatica della nostra società a confrontarsi con l’immigrazione, una realtà che è un problema ma che resta una opportunità. È all’immigrazione che Milano deve non poco della sua fortuna: questa città è frutto di ripetuti e successivi processi di integrazione. È una memoria da recuperare, una memoria che è incarnata anche dalla sapienza biblica nel libro del Levitico: “Tratterete lo straniero, che abita fra voi, come chi è nato fra voi; tu lo amerai come te stesso; poiché anche voi foste stranieri”». Come dovrebbe essere la politica dell’accoglienza nella legalità? «Occorre intervenire per regolare doverosamente il fenomeno migratorio, garantendo la legalità, attivandosi di concerto con le altre nazioni e le istituzioni sovranazionali, sempre nel rispetto dell’inviolabile dignità di ogni persona. Una dignità spesso umiliata nei paesi d’origine degli immigrati: non possiamo dimenticare da quali condizioni fuggono coloro che bussano alle nostre porte. La politica deve muoversi — ma qui le lacune sono evidenti — sul piano della progettazione, per immaginare e realizzare modelli di convivenza e di integrazione, aggregando tutte quelle forze sociali, culturali, educative, istituzionali che ne hanno competenza. Chiesa compresa». In una recente omelia ha detto che da questa crisi si può uscire migliori. Ne è ancora convinto? «Cito una frase dell’economista Marco Vitale che mi ha colpito.: “Se la crisi aiuterà questa mutazione dovremo essere grati alla crisi, perché ci avrà aiutato a trasformare la paura in energia”. Sperimentiamo la paura perché sentiamo venir meno le facili certezze sulle quali abbiamo fondato tanto della nostra vita. Aiutare a trasformare la paura in energia è anche compito delle Istituzioni, della politica, delle agenzie educative, della Chiesa. E la solidarietà è un’energia che si sta già sprigionando. Vorrei che lasciasse il segno». maggio: mese di ITINERARIO: Ritrovo e partenza: ore 21.00 via Soffredini 10 Percorso Soffredini — Bolama Frigia — Vipacco Soffredini — Brunico Fortezza — Doberdò Soffredini — Galeno Chiesa MARIA VENERDÌ 29 MAGGIO ORE 21: PROCESSIONE MARIANA • P «Maria, donna in cammino» (di Mons. Tonino Bello) Troviamo Maria sempre in cammino: Viaggio di andata e ritorno da Nazaret verso i monti di Giuda, per trovare la cugina; Viaggio fino a Betlem. Di qui, a Gerusalemme per la presentazione al tempio. Espatrio clandestino in Egitto. Ritorno guardingo in Giudea col foglio di via rilasciato dall’Angelo del Signore, e poi di nuovo a Nazaret. Pellegrinaggio verso Gerusalemme con lo sconto comitiva e raddoppio del percorso con escursione per la città alla ricerca di Gesù. Tra la folla, ad incontrare lui errante per i villaggi di Galilea, forse con la mezza idea di farlo ritirare a casa. Finalmente, sui sentieri del Calvario, ai piedi della croce. La troviamo seduta solo al banchetto del primo miracolo. Seduta, ma non ferma. Non sa rimanersene quieta. Sempre in cammino. E per giunta, in salita. Da quando si mise in viaggio «verso la montagna», fino al giorno del Golgota, anzi fino al crepuscolo dell’Ascensione quando salì anche lei con gli apostoli «al piano superiore»in attesa dello Spirito, i suoi passi sono sempre scanditi dall’affanno delle alture. L’insistenza con cui il Vangelo accompagna con il verbo “salire” i suoi viaggi a Gerusalemme, più che alludere all’ ansimare del petto o al gonfiore dei piedi, sta a dire che la peregrinazione terrena di Maria simbolizza tutta la fatica di un esigente itinerario spirituale. Santa Maria, donna della strada, accanto a noi. Ci mette nelle vene la frenesia della velocità, ma svuota di tenerezza i nostri giorni. Ci fa premere sull‘acceleratore, ma non dona alla nostra fretta, come alla tua, sapori di carità... come vorremmo somigliarti nelle nostre corse trafelate, ma non abbiamo traguardi... Forzàti del “cammina cammina”, ci manca nella bisaccia la cartina stradale che dia senso alle nostre itineranze. E con tutti i raccordi anulari che abbiamo a disposizione, la nostra vita non si raccorda con nessuno svincolo costruttivo, le ruote girano a vuoto sugli anelli dell‘assurdo, e ci ritroviamo inesorabilmente a contemplare gli stessi panorami. Donaci, ti preghiamo, il gusto della vita e delle cose. Santa Maria, donna della strada, prendici per mano e facci scorgere la presenza sacramentale di Dio sotto il filo dei giorni... Dirigi i nostri passi per scorgere sulle sabbie dell‘effimero le orme dell‘eterno. Restituisci sapori di ricerca interiore alla nostra inquietudine di turisti senza meta. Santa Maria, donna della strada strada, fa‘ che i nostri sentieri siano, come lo furono i tuoi, strumento di comunicazione con la gente, e non nastri isolanti entro cui assicuriamo la nostra aristocratica solitudine. Liberaci dall‘ansia della metropoli e donaci l‘impazienza di Dio. L‘impazienza di Dio ci fa allungare il passo per raggiungere i compagni di strada. L‘ansia della metropoli, invece, ci rende specialisti del sorpasso. Ci fa guadagnare tempo, ma ci fa perdere il fratello che cammina Se ci vedi allo sbando, sul ciglio della strada, fermati, Samaritana dolcissima sima, per versare sulle nostre ferite l‘olio della consolazione e il vino della speranza. E poi rimettici in carreggiata. Dalle nebbie di questa “valle di lacrime”, in cui si consumano le nostre afflizioni, facci volgere gli occhi verso i monti da dove verrà l‘aiuto. E allora sulle nostre strade fiorirà l‘esultanza del Magnificat. Come avvenne in quella lontana primavera, sulle alture della Giudea, quando ci salisti tu. VACANZE FAMILIARI A CAPIAGO (Como) Ci sono ancora pochi posti a disposizione! Chi è interessato alla proposta è pregato di iscriversi al più presto presso padre Giacomo. dal 30 maggio al 7 giugno SAGRA I AZ I P S N I e AMBI H C iB GIOrvati a rise CENE in AL (e con men LEGRIA u’ diversi) MUS BAL ICA e LO RIA LOTTE con ricchi premi ... passa parola ... Anche quest‘anno si propone l‘esperienza delle VAC ANZE FFAMILIARI AMILIARI INSIEME dal 2 al 9 agos uogo: il “RISCIO” di Capiago agostto. LLuogo: Intimiano, in provincia di Como. La nostra vacanza è organizzata in «autogestione». Chi è interessato può chiedere INF ORMAZIONI pr esso il PPARR ARR OC O INFORMAZIONI presso ARROC OCO UN ANNO DI CATECHISMO ... E DOPO? GESÙ NON VA MAI IN VACANZA! Si conclude l’anno di catechismo. Un vivo ringraziamento ai nostri catechisti che con impegno e costanza hanno reso questo servizio alla nostra comunità parrocchiale. E ora? C’È UN GRAVE PERICOLO: quello di mandare in vacanza Gesù! MA GESÙ NON VA MAI IN VACANZA: egli vuole continuare ad accompagnarci con il suo amore, a indicarci la via con la sua Parola, a sostenerci lungo il nostro cammino con il suo Pane di vita... CONCLUDERE UN ANNO DI CATECHISMO NON SIGNIFICA CHIUDERE CON GESÙ (e con la «chiesa») PER QUATTRO MESI... Non è un rompete le righe come per la scuola, perché se va in vacanza l’alunno, o il lavoratore, il cristiano non va mai in vacanza. CARI GENITORI, è facile distruggere in poco tempo quanto con fatica si è cercato di costruire per tutto un anno. Non rendiamo vana la fatica dei vostri figli e quella di tante persone che con passione si sono dedicate alla loro formazione spirituale. L’ANNO CATECHISTICO 2009-2010 inizierà dopo la domenica 27 settembre. Per I GIORNI DI CATECHESI (con inizio alle ore 17) sono confermati quelli ormai tradizionali: • MARTEDÌ : Ia media • MERCOLEDÌ : IIIa e Va elementare • GIOVEDÌ : IVa elementare IIa media i padri