NOTIZIARIO DELLA
Marina
Anno LIX - n. 1-2 gen/feb 2012
Costa Concordia:
il contributo della
Marina
gennaio - febbraio 2012
Anno LIX - n° 1 - 2
NOTIZIARIO DELLA MARINA
Periodico on line della Marina Militare
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Indice
Cinquan’anni fa
1
Attività Operativa
2
Formazione del
personale
20
Avvenimenti
23
Notizie per il personale
41
La Marina per il sociale
44
Sport
46
Flash
48
Vignetta
Chiuso in Redazione il
29 febbraio 2012
Cinquant’anni fa...
gennaio/febbraio 1962
attività operativa
Costa Concordia:
il contributo della Marina
ANSA 22:36 13-01-2012
++NAVE COSTA CROCIERE IN AVARIA VICINO ISOLA DEL GIGLIO++
(ANSA) – Roma, 13 GEN – La nave da crociera
costa Concordia, partita alle 19 da Civitavecchia per un Giro del Mediterraneo e diretta a Savona, è ferma nei pressi dell’Isola del Giglio da
quanto si è appreso per un problema elettrico.
Ai passeggeri sono stati fatti indossare i giubbotti
salvagente ma, secondo quanto riferito dal Comando Generale delle Capitanerie di Porto, non
ci sono criticità particolari. (ANSA).
SV – CNT
O
re 21.30 di venerdì 13
gennaio: mare calmo,
cielo stellato, la nave
passeggeri Costa Concordia,
in navigazione da Civitavecchia a Savona, urta lo scoglio
affiorante delle “Scole” a poche decine di metri dalla costa
orientale dell’Isola del Giglio.
La nave, dopo l’impatto a più
di 15 nodi di velocità con lo
scoglio al di sotto della linea di
galleggiamento, con il solo abbrivo si è andata ad incagliare,
ANSA 23:32 13-01-2012
++NAVE IN AVARIA: SINDACO GIGLIO, E’ EMERGENZA.++
SI PREPARA AD ACCOGLIERE I 4.000 PASSEGGERI
(ANSA) – ISOLA DEL GIGLIO (GROSSETO), 13 GEN
– “Siamo in piena emergenza”: a dirlo è il sindaco dell’Isola del Giglio, Sergio Ortelli, che si sta
preparando ad accogliere i circa 4.000 passeggeri della Costa Concordia che stanno lasciando la nave in avaria nelle acque dell’Isola del Giglio. (ANSA)
YAB-FBB
prima adagiandosi con 80° di
sbandamento sul fianco destro; dopo su un fondale compreso tra i 18 metri (poppa) fino ai 40 (prua), davanti a Punta Gabbianara a qualche centinaio di metri a nord del piccolo porticciolo del Giglio.
La Costa Concordia, costruita
nei cantieri di Sestri Ponente
(Ge) dalla Fincantieri e varata
il 2 settembre del 2005 è un gigante del mare di 290 metri di
lunghezza e 35 di larghezza e
2
quella tragica sera aveva a
bordo, tra passeggeri e personale dell’equipaggio, un totale
di 4.229 persone. Tutti a bordo
al segnale di abbandonare la
nave, sette squilli brevi e uno
lungo, hanno cercato di mettersi in salvo raggiungendo a
nuoto o con le scialuppe di salvataggio la costa del Giglio distante dal relitto della nave solo qualche decina di metri.
Gli abitanti del Giglio sono i primi che si rendono conto che
quello che più volte è stato un
innocuo passaggio della nave
vicino alla costa in omaggio
ad un tradizionale saluto marinaro, questa volta si è trasformato in una tragedia.
Dopo un innaturale evoluzione
il “gigante del mare” ferma il
suo abbrivo; nel suo ventre nascosto dal mare c’è una ferita
mortale: uno squarcio lungo
più di settanta metri!
Il Costa Concordia comincia a
sbandare adagiato sul fondale
di granito davanti agli occhi increduli dei gigliesi accorsi al
porto.
Altrettanto veloci sono stati i
primi soccorsi da parte di una
motovedetta della Guardia di
Finanza e della Guardia Costiera che dalla centrale operativa di Livorno coordina le
prime operazioni di ricerca e
soccorso.
Passano poche ore e quella
che era la nave vanto della
cantieristica navale italiana
ora giace per metà sul fondale
marino: immobile, quasi surreale… sembra parte di un set cinematografico di un grande
film holliwoodiano! Ma il disastro è lì, tutto è vero.
I passeggeri e l’equipaggio
tentano di mettersi in salvo,
ognuno come può, tra lo
shock generale. Alcuni scendono dalla nave con le biscalgine; altri, dall’interno delle
scialuppe di salvataggio, altri
ancora recuperati dai primi elicotteri che intervengono nei
soccorsi e nella ricerca dei
naufraghi.
L’obiettivo di chi era a bordo è
3
uno solo: raggiungere la terraferma che grazie al destino,
questa volta benevolo, è lì a
pochi minuti dal relitto della
nave. Momenti, minuti, ore interminabili dove il desiderio di
una vacanza da sogno, magari aspettata da una vita intera,
di colpo si è trasformato in incubo dal quale ora è importante mettersi in salvo.
Da terra, gli abitanti del Giglio
(pochissimi, d’inverno l’Isola
conta poche centinaia di abitanti) hanno assistito impotenti
al naufragio; tutti conoscono
cosa significa “andar per mare” e quest’aspetto li rende increduli. Gli isolani si sa, hanno
peculiarità tutte loro ma da
sempre il mare e la vita del
mare fa parte del loro “dna”.
Consapevoli della non scritta
non c’è quotidiano o emittente televisiva che sui propri telegiornali non apra con il naufragio della Costa Concordia. Sono molte le nazioni in apprensione per i propri connazionali
imbarcati.
legge del mare, dove chi è in
difficoltà si aiuta come fosse un
fratello, hanno offerto d’istinto
il loro aiuto. Gesti spontanei
che hanno materializzato in
coperte, vestiti, medicinali e
qualsiasi altra cosa potesse occorrere ai naufraghi sotto
shock.
I primi naufraghi sono ospitati
nella chiesa dei Santi Lorenzo e
Mamiliano che il parroco ha
messo a disposizione. La Regione Toscana ha subito attivato un piano di soccorsi. Gli ex
passeggeri della Concordia sa-
ranno trasportati per mezzo di
traghetti a Porto S. Stefano. All’arrivo in quello che è il capoluogo del Monte Argentario i
naufraghi, ancora visibilmente
sotto shock per l’accaduto,
vengono aiutati da tanti volontari che insieme alle autorità
istituzionali continuano l’opera
di soccorso. Da Porto S. Stefano i naufraghi raggiungono le
strutture ospedaliere di Orbetello e Grosseto e per i più fortunati direttamente le proprio
case.
La notizia fa il giro del mondo:
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L’intervento della Marina Militare
Ma se per i tanti passeggeri
che si sono messi in salvo questa vicenda è solo una storia
da dimenticare, chi dirige i
soccorsi si rende conto che
molte persone risultano disperse, forse rimaste intrappolate
ancora all’interno del relitto.
Alla “macchina dei soccorsi”
messasi in moto subito si aggiunge l’intervento del personale e dei mezzi della Marina
Militare.
Il comando della Guardia Costiera di Livorno ha richiesto la
partecipazione di assetti ad
ala rotante della Marina e dell’Aeronautica Militare. Sono
quindi intervenuti sul luogo, oltre a 3 elicotteri AB 412 della
Guardia Costiera, 2 EH 101 di
Maristaeli Luni e 1 HH3F del 15°
Stormo che hanno svolto operazioni di recupero con verricello.
È notte fonda, prime ore di sabato 14 gennaio. Sono trascorse poche ore dall’incidente e i
nostri piloti, raggiunta la nave,
vedono sotto di sé i passeggeri
che abbandonavano la nave.
Posizionamento e varchi provocati dal
brillamento delle cariche esplosive.
I nostri mezzi inseriti nel dispositivo S.A.R. (Search and Rescue
– Ricerca e Soccorso ) porteranno in salvo due naufraghi
“vericellandoli” a bordo, uno
dei quali con una gamba rotta. Saranno trasportati al vicino
ospedale di Grosseto. Gli elicotteri della Marina continueranno sino alla tarda mattina di
sabato a perlustrare la zona di
mare interessato dal naufragio.
Si vuol scongiurare il fatto che
alcuni naufraghi siano stati trasportati via dalla corrente marina. Gli elicotteri portano a termine la loro missione, intervenuti grazie all’elevato stato di
prontezza operativa, e fanno
rientro alla base aerea di Luni
nel tardo pomeriggio di sabato
14 gennaio.
Intanto alla S.S.O. (Sala Situazione Operativa) dello Stato
Maggiore Marina, come in una
C.O.C. (Centrale Operativa di
Combattimento) delle nostre
navi, giungono tutti gli aggiornamenti di situazione e di conseguenza vengono allertati tutti i Comandi /Enti che potrebbero mettere a disposizione la
loro esperienza, professionalità
e mezzi per fronteggiare l’e-
mergenza S.A.R.. Obiettivo: la
ricerca dei dispersi.
12.30 di sabato mattina: giunge la richiesta da parte della
Guardia Costiera allo Stato
Maggiore Marina dell’intervento dei palombari del G.O.S.
(Gruppo operativo Subacquei)
di COMSUBIN (Comando Subacquei ed Incursori). I nostri
palombari sono, di fatto, i massimi conoscitori della tecnica
subacquea in campo nazionale ed internazionale. Le ricerche dei naufraghi che si suppone siano rimasti intrappolati
iniziano sia nella parte immersa
che in quella emersa.
Sabato, i palombari del GOS,
5
sempre reperibili su chiamata,
sono richiamati al Comando e
in due ore sono pronti con tutte le attrezzature di cui necessitano. Alle ore 14.30 un elicottero EH101 proveniente da Maristaeli Luni atterra presso il Varignano nel comprensorio di
COMSUBIN intitolato al palombaro Teseo Tesei. Alle 17.00, sono passate solo poche ore dall’allerta e un team del G.O.S. è
al Giglio, pronto per portare a
termine la missione assegnata.
L’ordine di raggiungere il Giglio
arriva anche per nave Alcide
Pedretti al comando del Tenente di Vascello Luca Caliani.
Il Pedretti è la nave appoggio
Il Presidente del Senato Renato Schifani, si congratula con gli uomini della
Marina Militare .
dei palombari che tra le varie
dotazioni imbarca una camera
iperbarica mobile carrata per
l’esecuzione di trattamenti medicali in caso di barotraumi, un
piccolo ROV (Remote Operating Vehicle) per l’esecuzione
di investigazioni, due scafandri
completi da palombaro leggero per l’esecuzione di immersioni prolungate con collegamento con la superficie mediante
cavo ombelicale per le comunicazioni e per il rifornimento di
aria respirabile.
L’emergenza SAR è coordinata
dal prefetto di Grosseto che in
loco si avvale del Comandante Provinciale dei Vigili del Fuoco.
A terra, a Giglio Porto, viene allestita un’area per fronteggiare
l’emergenza al cui interno vi si
posizionano gli uomini e i mezzi
intervenuti per i soccorsi. Continui sono i briefing operativi a
cui partecipano i responsabili
di ogni gruppo di soccorso intervenuto tra cui il Capitano di
Vascello Vincenzo Benemerito
(sostituito poi dal parigrado Roberto Monzani), responsabile
dei mezzi e degli uomini pre-
6
senti al Giglio e del Capitano
di Fregata palombaro Bruno
Rocca (sostituito poi dal Tenente di Vascello Piero Privitera),
coordinatore dell’attività dei
palombari.
Si lotta contro il tempo; obietti-
vo: estrarre dall’interno il personale che non è riuscito ad evacuare la nave.
I palombari iniziano ad immergersi insieme ai sommozzatori
della Guardia Costiera e dei
Vigili del Fuoco. Alcuni di loro
sono volti noti poiché sono proprio i palombari istruttori del
Gruppo Scuola Sub di COMSUBIN che brevettano i colleghi
sommozzatori della Guardia
Costiera. Lo scafo sommerso
della Concordia è stato diviso
in zone: ogni gruppo ha operato nella sua, mentre altre squadre di soccorritori (VV. FF.) hanno il compito di ricercare i dispersi nella parte emersa della
nave.
Lo scenario che si presenta ai
soccorritori, in particolar modo
ai subacquei, non è dei più facili per le condizioni di sicurezza
in cui si deve operare. All’interno della nave i ponti orizzontali
sono diventati dei piani fortemente inclinati e le grandi
quantità di masserizie, arredi e
in generale strutture e oggetti
non solidali con la nave sono
scivolate verso il basso ostruendo e bloccando accessi e vie
di fuga. Il rischio che i dispersi
siano rimasti intrappolati all’interno in luoghi dove i soccorri-
tori non possono giungere è alto.
Intanto “l’onda mediatica”
raggiunge l’Isola, la pressione è
alta, non solo tra i media nazionali ma anche tra quelli internazionali. Da un lato i dispersi:
tra di loro non solo cittadini italiani, ma anche stranieri; dall’altro le dinamiche del sinistro
marittimo e di come l’emergenza sia stata affrontata dal
Comandante della Costa Concordia. Le dinamiche dell’incidente e delle modalità con cui
è stato dato il via ad abbandonare la nave monopolizzeranno tutti i media del mondo.
Intanto l’U.Com (Ufficio per la
Comunicazione) della Marina
Militare decide di inviare al Giglio, in supporto al proprio personale e ad integrazione dell’Unità di crisi nazionale costituitasi, il Tenente di Vascello Alessandro Busonero (Ufficiale P.I.)
e il 2° Capo (cineoperatore)
Maurizio La Pera con l’obiettivo
istituzionale di informare i media, e quindi i cittadini, sull’intervento della Marina Militare.
L’attività di ricerca dei dispersi
nella parte immersa si fa più intensa: c’è l’urgente necessità
di entrare all’interno in quei
luoghi rimasti non accessibili e
7
dove, verificando i piani della
nave, si desume siano rimasti
intrappolati i passeggeri. Con
ogni probabilità quegli stessi
corridoi conducevano i passeggeri alle vie di uscita che
permettevano di raggiungere
le scialuppe di salvataggio. Nel
frattempo ai soccorritori che
operano nella parte emersa si
offre la gioia di trovare, provati
ma vivi, alcuni dispersi.
Dai frequenti briefing operativi
emerge la necessità di creare
nuove vie d’accesso e allo
stesso tempo di fuga per tutti i
subacquei che intervengono
nella parte immersa della nave. I palombari della Marina
mettono a disposizione la loro
alta professionalità con l’impiego delle cariche esplosive che
opportunamente preparate,
con chirurgica precisione, raggiungeranno l’obiettivo: la
creazione di nuovi varchi d’ingresso attraverso i quali poter
accedere all’interno della nave.
In attesa, dopo otto giorni, che
il Governo dichiarasse lo stato
d’emergenza nazionale sotto il
Comando e Controllo del Dott.
Gabrielli della Protezione Civile
Nazionale di quella che tristemente è diventata “l’emergen-
za Concordia”, l’Unità di Crisi
Nazionale creatasi al Giglio ha
lavorato incessantemente nell’attività di S.A.R. con l’obiettivo di recuperare i dispersi.
Grazie al lavoro dei palombari,
che hanno fornito la capacità
E.O.D. NAVY (Explosive Ordnance Disposal), le ricerche hanno
portato al ritrovamento della
maggior parte dei dispersi, anche se purtroppo privi di vita.
Durante l’intera attività S.A.R. i
palombari hanno realizzato 12
varchi naturali e 15 varchi artificiali provocati dalle cariche
esplosive distribuiti nei ponti 1,
3, 4, 5, 6, 8 e 11 della nave.
L’assetto E.O.D. NAVY del
G.O.S. ha fornito inoltre, la camera iperbarica con personale
sanitario specializzato, disponibile 24 ore su 24 per le attività
d’immersione di tutti i sommozzatori presenti al Giglio: Guardia Costiera, Carabinieri, Polizia
di Stato e Guardia di Finanza.
In quei giorni la Marina Militare
ha messo a disposizione ulteriori assetti all’Unità di Crisi Nazionale prima e alla Protezione Civile dopo: il pattugliatore d’altura Orione al comando del
Capitano di Fregata Luca Licciardi, la nave idrografica Galatea al comando del Tenente
di Vascello Nicola Pizzeghello e
tre 3 ufficiali del Genio Navale
dello Studio Programmazione
Materiali e Mezzi dello Stato
Maggiore Marina (S.P.M.M.), i
Capitani di fregata: Alessandro
Cesareo, Domenico Guadalupi, Gabriele Catapano, i quali
hanno fornito un contributo di
pensiero e supporto tecnicospecialistico per le valutazioni
ingegneristiche di stabilità e resistenza strutturale residua del
relitto, necessarie ad assicurare
lo svolgimento in sicurezza delle attività di search&rescue, di
defueling del combustibile
stoccato nei depositi di bordo
e quelle di recupero del relitto.
Entrambe le navi, come del resto anche la componente elicotteristica e il G.O.S. hanno
confermato la capacità di essere impiegati sia in campo militare che civile, ovvero con
compiti “dual use”.
L’Orione, oltre ad essere in grado di svolgere missioni di sorveglianza marittima, vigilanza pesca, e controllo del traffico
mercantile ha anche la capacità di intervenire contro l’inquinamento marino. Dotata di
250 metri di barriere antinquinamento (galleggianti e gonfiabili) può, all’occorrenza, circoscrivere le sostanze inquinanti in superficie consentendone la rimozione meccanica.
Tale rischio era rappresentato
dall’eventuale fuoriuscita dal
Concordia di liquidi inquinanti,
fortunatamente ad oggi non
verificatosi.
Nave Galatea ha fatto parte
di un piano di ricerca S.A.R.
coordinato a cui hanno preso
parte i mezzi navali della Guardia Costiera e dei Vigili del Fuo-
co. Il piano prevedeva l’investigazione del fondale di una zona di mare prospiciente la costa del Giglio, la quale è stata
individuata sulla base delle
condizioni meteo marine presenti la sera del sinistro marittimo. L’intervento dei mezzi e
del personale della Marina in
questa sciagurata tragedia del
mare dove hanno perso la vita
25 persone e 7 risultano ancora
essere disperse ha dimostrato
come l’addestramento, l’elevata prontezza operativa, nonché il rapido dispiego di mezzi
e uomini e la fondamentale
esperienza umana ottenuta da
8
generazioni di “marinai” ci possano proiettare in esigenze e a
volte emergenze nazionali ed
internazionali al servizio immediato della popolazione.
I media spesso hanno descritto
i fatti rappresentando come
eroici gli interventi degli uomini
con le stellette o senza che intervengono nelle emergenze,
come è stato fatto per quella
del Concordia. Non è retorico
dire che non si tratta di atti
eroici, ma solo del compimento delle missioni assegnate, a
volte senza ottenere i risultati
desiderati: professionisti che
hanno fatto una scelta di vita,
quasi sempre lontano dalla ribalta dei media, anzi schivi all’invadenza, a volte delle telecamere o dei giornalisti che
pur compiono il loro lavoro.
Il Sottosegretario di Stato alla Difesa
dott. Filippo Milone incontra il personale del GOS.
Nei ricordi, nei cuori di tutti coloro che hanno vissuto da varie
prospettive quei giorni rimarrà
la vicinanza umana in un momento in cui la priorità del singolo è stata quella di mettersi
a disposizione del prossimo.
Piccoli e grandi gesti compiuti
da tutti: dai passeggeri della
nave, dall’equipaggio del
Concordia, dalla popolazione
del Giglio, dal personale militare e civile intervenuto nell’emergenze, dai giornalisti alle
troupes. Questa tragedia ha lasciato in tutti, in particolar modo a chi in quei giorni era al Giglio, un profondo dolore per le
9
vite spezzate di quelle persone
che, ignare del loro destino,
hanno perso la vita in un mare
calmo, sotto una serata stellata d’inverno in uno dei luoghi
più belli che il mare possa regalarci.
Alessandro Busonero ■
(foto Lapera UCOM Sezione Cinefoto)
Conclusa l’esercitazione aeronavale
attività operativa
Proud Manta
I
l 23 febbraio si è conclusa
l’esercitazione
NATO
“Proud Manta 2012” (POMA ’12”). Sviluppatasi nelle acque del Mar Ionio antistanti la
Sicilia, la POMA ’12 ha coinvolto assetti aerei e navali di undici Paesi dell’Alleanza Atlantica,
tra i quali le Unità Navali facenti parte la Standing Nato Maritime Group 1 (SNMG1). La Marina Militare Italiana ha partecipato con tre Unità Navali di superficie(Nave Mimbelli, Nave
Espero e Nave Levanzo), il sommergibile Todaro ed una componente aerea costituita da
velivoli ad ala fissa in ruolo MPA
ed elicotteri EH-101 ed AB-212
in ruolo ASW.
La Proud Manta si pone come
obiettivo l’incremento del livello addestrativo dell’Alleanza
nel settore della lotta subacquea a largo spettro, sia dalla
prospettiva delle unità di superficie ed aeree, sia (e soprattutto) dalla prospettiva dei battelli. Gli assetti coinvolti nella PO-
MA hanno operato nell’ambito
di uno scenario simulato di crisi
escalatoria.
La situazione geopolitica in cui
l’esercitazione si è sviluppata è
stata riprodotta aderendo
quanto più possibile agli scenari reali in cui la Nato viene chiamata ad operare sempre più
spesso, nell’ambito di una task
force integrata, multidimensionale e multinazionale.
Proprio in tale ottica, lo svolgimento di un’esercitazione che
10
coinvolga assetti aerei, navali e
sottomarini, consente di affinare ulteriormente le già cospicue capacità di interoperabilità dello strumento di Difesa
Marittima delle Marine dei Paesi appartenenti alla Nato, sempre più spesso chiamata a svolgere un ruolo di primo piano
nel mantenimento della Pace
in scenari di crisi internazionali.
Marco Maraglino ■
TARANTO
A
l termine di un’intensa
attività operativa in Mar
Mediterraneo il sommergibile tedesco FGS U34 ha sostato nella città di Taranto dal
28 al 31 ottobre per rimettersi
“in sesto” in vista dell’attività
operativa che lo ha interessato prima del rientro in Patria a
dicembre.
Figlio del medesimo progetto
che ha dato alla luce i due
nuovi sommergibili italiani classe U212, Todaro e Scirè (due ulteriori Unità sono in costruzione
per la prevista consegna nel
2015-2016), l’U34 non è il primo
dei quattro esemplari costruiti
oltralpe ad eleggere il sorgitore tarantino quale luogo ideale per ripristinare la propria efficienza.
Motivo di tale predilezione è
da ricercare nella spiccata
collaborazione che vede legate a doppio filo la nostra componente subacquea con quella germanica, in particolare
per quanto riguarda l’efficiente organizzazione logistica comune. Un’infrastruttura in grado di consentire, oltre ad un
costante scambio di materiali,
anche un continuo scambio di
esperienze maturate dai rispettivi equipaggi
e gruppi di
supporto tecnico.
Nel corso della
sosta, il più
che collaudato
Reparto
Tecnico Logistico
di
Comforsub ha
per messo all’Unità tedesca di ripristinare la propria
efficienza fornendo
un
supporto di
qualità, frutto
della profonda conoscenza maturata dalla componente subacquea italiana. L’equipaggio tedesco
di soli 31 uomini
è stato accolto
dapprima presso le banchine
sommergibili
dell’Arsenale e
successivamente presso la
S.N.M.G. (Stazione Navale Mar
Grande) da un
caloroso benvenuto tra sommergibilisti quale
piacevole preludio al consueto
scambio di opinioni che ha
coinvolto il Comandante delle
Forze Subacquee C.V. Cosimo
Russo e il suo staff. Con i Comandanti dei battelli classe
212, è stata affinata la collaborazione che porterà nel
prossimo futuro un più intenso
scambio di idee ed esperienze
11
tra equipaggi di unità praticamente “gemelle”.
Di rilievo la visita del Coman-
dante del Submarine Squadron tedesco CDR Sacha
Rackwitz con il quale dal 26 al
29 ottobre è stata pienamente
condivisa l’intenzione di favorire una sempre maggiore cooperazione tra le due componenti, finalizzata a una comune crescita professionale.
Al termine della sosta il Comandante dell’U34, ancora
piacevolmente affascinato
dalla calorosa accoglienza e
dalla maturità tecnica raggiunta dalla nostra componente subacquea ha salutato
la città di Taranto e ripreso la
rotta verso casa accompagnato per l’uscita del nostro
battello Scirè anch’esso impegnato in attività operativa nel
Mare Nostrum a partire dal 31
ottobre.
Un ulteriore tassello nella gestione dei nuovi sommergibili
classe U212 è stato così messo.
Leonardo Pietro D’Alessandro ■
attività operativa
Due Marine un solo
“battello”
attività operativa
100.000 ORE DI VOLO
alle pendici dell’Etna
Il 1 maggio 1968 la Marina Militare Italiana, acquisito l’elicottero
Sikorsky SH3D, costituiva presso la base di Maristaeli Catania il 3°
Gruppo Elicotteri. Quel giorno segnava l’inizio di una lunga storia di imprese, missioni e successi, che alla fine di quest’anno è stata marcata
da un ennesimo prestigioso traguardo: il raggiungimento delle 100.000
ore volate dai suoi equipaggi ed elicotteri.
CATANIA
I
l volo rappresenta il culmine di un’intensa attività di
programmazione, pianificazione e manutenzione che
impegna uomini e mezzi ben
più a lungo di quanto poi non
venga registrato sul “libretto di
volo”. Alla luce di ciò, meglio si
comprende quale sia l’intimo
significato di queste 100.000
ore di volo, di quanti uomini e
di quanto impegno siano stati
profusi per la loro realizzazione.
Il 15 dicembre scorso il Gruppo
ha voluto festeggiare l’importante risultato con una sobria
cerimonia. La Bandiera di
Combattimento del 3° Gruppo
Elicotteri, fregiata della Medaglia d’Argento al Valor Civile e
della Medaglia d’Oro al Merito
di Marina, i petti degli uomini
del Gruppo decorati con 16
Medaglie al Valore e 5 al Merito di Marina, i volti fieri di chi ieri
e oggi ha operato sotto l’egida
del Tridente, simbolo di questo
glorioso Reparto, hanno testimoniato in pochi istanti i 43 intensi anni di storia del Gruppo.
La presenza di numerose autorità civili e militari del presidio siciliano, ha messo in evidenza
l’importante legame che il 3°
Gruppo è riuscito a tessere con
la comunità locale, e le quasi
2000 missioni di soccorso effettuate possono renderne l’idea.
Il Comandante delle Forze Aeree della Marina, Contrammiraglio Paolo Treu, non è voluto
mancare a questo evento,
condividendo l’orgoglio per il
successo conseguito. Silenziosi
protagonisti sono stati inoltre gli
elicotteri in forza, l’Agusta Westland EH 101, attuale mezzo
del Reparto, e il “Re del Mare”
l’SH3D. Quelle che possono
sembrare sterili macchine rappresentano per gli addetti ai lavori fedeli colleghi, con cui
condividere le sorti ed il successo della missione; le storie degli
uomini, dei mezzi e del Gruppo
si intrecciano quindi indissolubil-
mente.
Il “Sea King”, è entrato in servizio con il compito primario della lotta antisommergibile ed
antinave, decollando per il primo volo da Maristaeli Catania
l’11 dicembre 1968. Nel corso
di oltre 40 anni di servizio, l’SH3D si è fatto apprezzare tanto
in patria, quanto in aree lontane, nel corso di anni che hanno
visto mutare gli scenari internazionali, dalla Guerra Fredda ai
più recenti conflitti mediorientali. Numerose le operazioni di
Peace Keeping in cui è stato
impiegato: UNIFIL in Libano negli anni ’80, Somalia, Timor Est,
Kosovo, Afghanistan, Iraq e
nuovamente Libano-Leonte nel
2006. All’attività istituzionale si è
poi affiancato un importante
impegno nelle attività a favore
della popolazione, dal terremoto di Ancona nel 1972 a quello
del Friuli nel 1976, il disastro aereo di Ustica, il terremoto dell’Irpinia nel 1980 e le alluvioni di
Versilia e Piemonte nel 1995 e
2000. Difficile tenere il conto dei
soccorsi a favore di imbarcazioni in transito nel Canale di Sicilia e degli interventi in occasione delle eruzioni vulcaniche
dell’Etna e di Stromboli. Tutto
ciò è valso al Terzo Gruppo numerosi riconoscimenti come lo
Scudo di San Martino, il Premio
Icaro e quello dei Capitani Coraggiosi.
Le ore totali di volo compiute
dal 3° Gruppo su SH-3D sono
state 94948.2, e l’ultimo volo è
stato compiuto il 13 Marzo del
2009 con il “Gancio 6-36”.
L’impegnativa eredità dell’SH3D è stata raccolta, a partire
dal 2008, dal moderno elicottero Agusta Westland EH-101. Le
superiori prestazioni hanno permesso da subito all’EH-101 di
essere protagonista nell’operazione “Active Endeavour”, per
la ricerca di mercantili sospetti
di traffici illeciti e attività di antiterrorismo, ed in ambito
“Constant Vigilance” per
il controllo dei flussi migratori.
Non è mancato poi l’impegno nell’operazione
“Atalanta” a supporto
delle forze dell’Unione
Europea per il contrasto
ai fenomeni di pirateria
nelle acque del Corno
d’Africa, nonché nell’operazione
“Ocean
Shield” per le medesime
finalità sotto bandiera NATO.
Nell’Aprile 2009, in seguito al
devastante terremoto che ha
distrutto l’Aquila, il 3° Gruppo
ha fornito equipaggi ed elicotteri a supporto della Protezione
Civile per assistere le popolazioni colpite dal sisma nella operazione Gran Sasso.
Ultimo in ordine cronologico, il
deciso contributo fornito dagli
EH-101 ASW-ASuW imbarcati
sulla Portaeromobili Garibaldi
nel corso dell’operazione “Unified Protector”, a supporto del
contingente multinazionale
schierato a seguito della crisi libica, impiegando gli assetti in
ruolo Combat SAR e ISR (Intelligence Surveillance and Reconnaissance), e sfruttando al meglio le capacità di C2 ed ESM
del mezzo.
Tali impegni operativi non hanno impedito di portare avanti
un’intensa attività addestrativa, quale, in particolare, la partecipazione ad esercitazioni sia
a carattere nazionale (Mare
Aperto e Amphex) che NATO
(Proud Manta).
Equipaggi del Gruppo hanno
partecipato inoltre, nel 2010 in
Germania e nel 2011 in Spagna, al Combined Joint Personnel Recovery Standardization
Course (CJPRSC), organizzato
dall’European Air Group, per
acquisire le conoscenze necessarie per garantire il compito di
Airborne Mission Coordinator
durante le attività di Personnell
Recovery/Combat SAR.
Difficile eguagliare per l’EH101
in poco più di 5000 ore di volo
le imprese del suo predecessore SH3D, ma le potenzialità della macchina uniti alla tenacia
ed alla professionalità degli
equipaggi e dei tecnici del 3°
Gruppo, sono una garanzia per
poter superare “con il cuore oltre l’ostacolo” altrettanti futuri e
prestigiosi traguardi.
Gabriele Di Vico ■
attività operativa
Il 41º Stormo celebra le
250.000 ore di volo del
Breguet 1150 Atlantic
SIGONELLA
I
l 41° Stormo Antisom di Sigonella, ha celebrato il considerevole traguardo delle
250.000 ore di volo della Linea
del velivolo in dotazione, Breguet
1150 Atlantic. La Cerimonia, presieduta dal Generale di Divisione
Aerea, Giuliano De Carlo, Ispettore dell’Aviazione per la Marina,
si è svolta alla presenza del Sindaco di Catania Raffaele Stancanelli, il quale, ricevuto dal Comandante del 41° Stormo Col. Pil.
Dario Missaglia, ha voluto con la
sua presenza, onorare lo Stormo,
per il prestigioso traguardo. Nel
corso della cerimonia è stata
consegnata la “Patch” dedicata
al raggiungimento delle 250.000
ore di volo del velivolo che, come affermato dal Col. Missaglia,
nel corso del suo intervento: “da
quasi 40 anni, sin dal 1972, incarna quotidianamente una parte
significativa, particolare e peculiare della storia del 41° Stormo e
dell’Aeronautica Militare tutta:
dalla lotta antisommergibile in
piena “Guerra Fredda” al pattu-
gliamento marittimo dei tempi
più recenti. L’Atlantic rimane con
orgoglio, oggi - ha concluso il
Col. Missaglia - l’unico e primo
velivolo espressamente progettato per operare sul mare”. La giornata celebrativa è stata, inoltre,
caratterizzata, da altri momenti
particolarmente suggestivi come
la consegna del premio “Carlo
Sala” al personale della base
che si è particolarmente distinto
in servizio. Tra i premiati: Il Captain
William Scott Butler, Comandante
della Naval Air Station della Marina degli Stati Uniti d’America di
stanza a Sigonella, premiato
“per la particolare azione di comando, intrisa di forte spirito collaborativo, volta verso tutti i rapporti e le attività che interessano
la Base Aerea di Sigonella al fine
di contribuire a creare un perfetto esempio di grande integrazione interforze ed internazionale
tra Italia ed USA”; il 1° M.llo Luogotenente Gaetano Giuffrida
premiato “quale Addetto alla
166ª Squadriglia dell’88° Gruppo
Volo e in qualità di Operatore al
tavolo situazioni sul velivolo BR1150 Atlantic, per il grande temperamento e l’elevata competenza tecnico-professionale che
gli hanno permesso di raggiungere l’invidiabile traguardo delle
10.000 ore di volo”. La cerimonia
si è conclusa con la foto ricordo
del personale del 41° Stormo, sotto il velivolo Atlantic.
CENNI STORICI
L’arrivo degli Atlantic a Sigonella
segue di poco la ricostituzione
del 41° Stormo avvenuta il 1° Ottobre 1965, su disposizione dello
Stato Maggiore dell’Aeronautica
Militare, quando nello Stormo
confluirono l'87° Gruppo e l'88°
14
Gruppo Antisom.
Nel novembre 1971, infatti, al fine
di disporre di maggiore spazio e
di infrastrutture più adeguate
proprio in previsione, peraltro,
dell'arrivo dei nuovi velivoli Atlantic, l'88° Gruppo lasciò Catania
Fontanarossa per Sigonella.
L'era degli "Atlantic" inizia quindi
ufficialmente il 27 Giugno 1972
con il primo velivolo atterrato a
Sigonella. L'87° Gruppo Antisom
venne posto in posizione quadro
il 31 Agosto 1978 e, nello stesso
anno, il Comando di Stormo venne trasferito a Sigonella. Nel 1983
l'aeroporto fu battezzato ed intitolato al Capitano Pilota
M.o.v.m. Cosimo Di Palma.
Lo Stormo ha mantenuto sostanzialmente inalterata la sua struttura sino al 1 Agosto 2002, quando,
a seguito allo scioglimento del
30° Stormo di Cagliari Elmas, la
caci fra quelli disponibili all’epoca. Attualmente, i Breguet 1150
Atlantic garantiscono, ottemperando alla propria missione primaria, il contrasto della minaccia
subacquea e navale e forniscono il servizio di ricerca e soccorso
in mare a lungo raggio. A queste
attività si aggiunge anche il controllo del traffico mercantile nel
Mediterraneo, nell’ambito delle
operazioni “post 11 settembre”
contro il terrorismo internazionale.
Gli Atlantic sono infatti in grado di
condurre autonomamente ricerche sistematiche su tutta l'area
del Mediterraneo, arrivando anche ad un’autonomia di 18 ore
consecutive di volo. A ciò va aggiunta l'attività di controllo dello
spazio aereo della "Control Zone"
di Catania, all’interno della quale si trova, oltre all’aeroporto militare di Sigonella, l’aeroporto civi-
un Reparto atipico e specialista,
sia per la peculiarità del velivolo
in dotazione, sia per i suoi equipaggi, composti, in egual misura,
da personale dell’Aeronautica e
della Marina Militare, sia per le
operazioni di controllo e pattugliamento marittimo. La Base siciliana rappresenta la più grande
installazione militare del sud Europa ed è sede, peraltro, di una
stazione aeronavale della Marina Statunitense.
Lo Stormo si distingue inoltre per
le particolari dipendenze e per
l’articolata organizzazione interna.
Dipende, infatti: dall'Ufficio dell’Ispettore per la Marina (UIAV),
collocato nell’ambito dello Stato
Maggiore Marina e retto da un
Ufficiale Generale dell’A.M., Responsabile dell’addestramento
tecnico-professionale del perso-
componente Antisom è stata accorpata nell'ambito del 41° Stormo, con la conseguente ristrutturazione, anche ordinativa, e la
creazione dell’86° Gruppo C.A.E.
per l’addestramento degli equipaggi.
Il velivolo Breguet 1150 “Atlantic”
venne scelto dopo un’attenta e
prolungata selezione di diversi
aeromobili della stessa specialità,
in virtù della sua larga dotazione
di strumenti di navigazione, di
scoperta e localizzazione di sommergibili naviganti in immersione
e di un armamento tra i più effi-
le di Catania Fontanarossa che,
durante la stagione estiva, supera i 200 movimenti al giorno.
La missione tipica prevede un
briefing per l'equipaggio nel quale si analizzano le azioni da compiere e si pianificano le rotte da
percorrere, la quantità di combustibile da imbarcare e le tattiche da utilizzare. Dopo i controlli
pre-volo, l’aeroplano decolla e si
reca in zona operazioni dove rimane fino al termine della missione. Concluso il volo si effettua il
de-briefing e si compilano i rapporti di missione. Il 41° Stormo è
nale di volo; dal Comando in
Capo Squadra Navale (CINCNAV) per il controllo operativo e
l’addestramento all’impiego; dal
Comando Squadra Aerea per il
settore tecnico logistico, dal Comando delle Forze per la Mobilità
ed il Supporto (CFMS) per le funzioni tecniche, amministrative e
per la manutenzione degli impianti e delle attrezzature aeroportuali; dal Comando Scuole/3^ Regione Aerea per i compiti circoscrizionali.
15
Aniello Grasso ■
attività operativa
Gli allievi della prima classe
addestrati dal San Marco
MASSAFRA (TA)
<<L’onor che l’Italia a Noi/ volle affidar/custodirem /sacro tesor>> così recita un verso dell’Inno del San Marco particolarmente significativo per noi
giovani Allievi della Prima Classe dell’Accademia Navale.
Dal 29 gennaio al 5 febbraio
abbiamo avuto, infatti, l’enorme privilegio di svolgere il modulo “Arte del Comando”sotto
la direzione degli istruttori della
Forza da Sbarco della Marina
Militare e del Battaglione Scuole “Caorle” presso il campo
addestrativo di Massafra. È stata una settimana dura, intensa,
faticosa ma anche ricca di
re a turno, mentre il resto del
plotone in ginocchio faceva
la guardia disposto “a riccio”
con il fucile d’assalto AR70 in
punteria. Del resto non bisogna
dimenticare che proprio in
questo periodo il San Marco è
impegnato quotidianamente
anche in Afghanistan e gli
istruttori hanno voluto farci assaggiare ogni aspetto della vita operativa. Ogni mattina cominciava quindi presto di buona lena e per le sei ogni pattuglia formata da circa dodici allievi era già pronta per l’attività
fisica fatta di esercizi come
piegamenti sulle braccia e sulle gambe e di lunghe corse allineati e coperti con il Sottufficiale istruttore in testa.Successi-
soddisfazioni. Da subito l’impatto con la vita da campo ha
presentato non poche difficoltà come l’“accasermamento” in grandi tende da 10 persone oppure la quotidiana fila
davanti alla mensa per la prima colazione la mattina e per
il pranzo la sera. In mezzo l’indimenticabile razione K per la seconda colazione da consuma-
vamente, si alternavano lezioni
teoriche come l’addestramento individuale al combattimento, topografia, difesa CBRN,
dottrina anfibia e montaggio e
smontaggio armi. Dopo le interessanti lezioni teoriche abbiamo inoltre effettuato attività di
fuoco al poligono di S. Vito (TA)
sparando con il fucile d’assalto
AR70/90 e con la pistola P92 FS
16
pulendo poi con perizia le armi
come ci è stato insegnato. Tutte le nozioni apprese a lezione
inoltre venivano poi messe in
pratica con delle marce topografiche, con l’addestramento
sul terreno, nonché con la pianificazione e la conduzione di
missioni di attacco e di difesa
di un obiettivo contro un’altra
pattuglia di Allievi. Le ultime
due notti del campo, infatti, le
abbiamo trascorse nei dintorni
della base all’aperto in mimetica e passamontagna armati di
tutto punto con fucile d’assalto
AR70, radio e visori notturni
NVG.
In attacco abbiamo ricoperto
circa quattro chilometri in avvicinamento tattico sfruttando le
bussole e le carte topografiche
del luogo ed in particolare la
notte tra venerdì e sabato le
condizioni meteo avverse con
abbondanti piogge, grandine
e temporali hanno contribuito
a rendere il tutto ancora più
realistico e impegnativo.
Quella vissuta al San Marco è
stata un’esperienza straordinaria per ognuno di noi Allievi e ci
ha permesso di approfondire
la nostra reciproca conoscenza in un contesto diverso da
quello accademico, nonché di
ampliare i nostri orizzonti professionali venendo a conoscenza con una realtà operativa così particolare ed unica
nella nostra Forza Armata come quella del Reggimento San
Marco. Entusiasta di questa
esperienza, come tanti altri
colleghi, mi auguro che i saluti
di domenica mattina non siano un addio, ma, piuttosto, un
arrivederci.
Christian N’Dounda ■
TARANTO
D
urante l’intensa attività di
supporto alla missione
“Unifield Protector”, che
ha visto impegnato il Sommergibile Gazzana per un periodo
compreso tra il 29 Agosto ed il
22 Ottobre, con una settimana
di sosta nel porto di Taranto per
complessivi quarantotto giorni
di mare, l’Equipaggio del battello è stato interessato ad una
sperimentazione scientifica proposta dal prof. Lucio Ricciardi,
consulente di COMSUBIN per la
Fisiologia. In particolare, la sperimentazione svolta, che si aggiunge alle precedenti svolte
su altri sommergibili, continua il
programma di ricerca avviato
da tempo per il monitoraggio
delle condizioni di vita a bordo
dei battelli, caratterizzati da limitati spazi e condizioni ambientali diverse da quelle in cui
siamo abituati a vivere, al fine
di valutare l’impatto che una
modesta e costante attività fisica di tipo prevalentemente ae-
robico potesse avere sul benessere del personale. Dalle precedenti sperimentazioni, effettuate su lunghe navigazioni,
era emerso che il personale, a
causa delle limitate possibilità
di movimento, dovute agli spazi ridotti, andava incontro a
una riduzione del consumo
energetico, e quindi calorico, e
ad un decondizionamento fisico. Per questa sperimentazione
sono stati reclutati, su base volontaria, dodici soggetti, equamente divisi fra soggetti test e
di controllo, che sono stati sottoposti ad una serie di rilievi
non invasivi di parametri anatomo-fisiologici alla partenza ed
in prossimità del rientro nel porto di Taranto. Dei due gruppi di
sei persone, il primo ha effettuato un allenamento giornaliero al cicloergometro per 30’
a una frequenza compresa tra
70% e 80% della frequenza
massima teorica, mentre l’altro
ha condotto la “normale” vita
di bordo. Il confronto delle variazioni riscontrate nei parametri rilevati tramite test da sforzo
effettuato dai due gruppi all’inizio e alla fine di entrambe le
navigazioni, ha consentito di
giungere alle conclusioni che,
tra l’altro, sono state presentate al convegno SAMAP 2011,
tenutosi ad Ottobre nella città
di Taranto, in cui è intervenuto il
prof. Ricciardi. La sperimentazione svolta, oltre ad aver permesso un miglioramento della
condizione fisica di chi ha svolto l’allenamento giornaliero (+
15 %), rispetto a chi non l’ha
svolta (- 3.5 %), ha avuto anche
l’effetto di promuovere l’attività fisica a Bordo tanto da portare alcuni membri dell’Equipaggio a “frequentare” il locale Motore Elettrico Principale
(dov’era posizionato il cicloergometro) e ad usare alcuni
manubri di pesi presenti per
mantenere o migliorare la propria condizione fisica, cosa che
rende la difficile vita di Bordo
più “vicina” a quella di Casa.
Cosimo Rinaldi ■
attività operativa
Lo “sprint” della gazza(na)
Operazione Strade Sicure/Strade Pulite
Operazione di sorveglianza a siti sensibili
sul territorio nazionale in concorso alle
Forze di Polizia
Personale Reggimento San Marco
KFOR - Joint Enterprise
SNMCMG2
Gruppo Navale di Contromisure Mine
della NATO
Operazione NATO di presenza e
deterrenza per il mantenimento
della sicurezza in Kossovo
Istruttori Navali
Nave Numana
Vi.Pe. - Controllo dei Flussi Migratori
Operazioni Nazionali di difesa e Sicurezza Marittima
presenza e sorveglianza
Navi Comandante Borsini, Cassiopea, Sfinge, Urania
Personale RSM, MPA BR-1150 Atlantic, SH-3D, AB 212, EH-101
ACTIVE ENDEAVOUR
Operazione marittima NATO
contro il terrorismo internazionale
Smg Longobardo
Le Operazioni
ISAF Afghanistan
Assistenza militare alle Forze Armate
afghane e stabilizzazione dell’Afghanistan
Task Force Leone, Personale RSM, GOI
NATO Training Mission Iraq
Assistenza militare alle Forze
Armate irachene
Istruttori navali
M.F.O. SINAI
Controllo e verifica della libertà di
navigazione nello Stretto di Tiran
GRUPNAVCOST 10
Navi Sentinella, Staffetta, Vedetta
Personale RSM
SNMG1-Ocean Shield
Gruppo Navale permanente della NATO
Operazione NATO di contrasto alla pirateria
in acque somale
Nave Grecale
formazione del personale
Conclusa la 254ª
Sessione della Scuola di
Comando Navale
AUGUSTA
T
erminata la 254^ Sessione
di Scuola Comando Navale (S.S.C.N.), si avvicina
sempre più l’atteso momento
del primo Comando di una
Unità Navale. Ufficiali provenienti da varie specializzazioni
intraprese dal termine dell’Accademia, si troveranno ad
avere come matrice comune
la gestione di un mezzo e, soprattutto, del suo equipaggio,
elemento che da sempre rappresenta il cuore e l’anima delle Unità della Marina Militare.
La Scuola Comando Navale è
un’ istituzione di elevata valenza formativa, unica tra le Marine di rango della Nato, e vanta
una tradizione ottuagenaria. La
sua lunga storia, iniziata nel
1926 ed interrottasi solo nel corso dei conflitti bellici, è stata
caratterizzata da una costante
opera di travaso verso innumerevoli generazioni di giovani Ufficiali non solo in termini di conoscenze nautiche, marinaresche e professionali, ma anche
di tradizioni, passione e valori
morali che sono alla base della
figura dell’Ufficiale della Marina
Militare.
La 254^ Sessione è iniziata per i
Tenenti di Vascello frequentatori presso il Comando delle Forze
da Pattugliamento per la Sorveglianza e la Difesa Costiera
(COMFORPAT), da cui la Scuola
Comando dipende, con tre
settimane di programma ad-
20
destrativo basato su un Tirocinio di Manovra (Tir.Ma.) all’interno della rada di Augusta,
abbinato a lezioni di carattere
etico, amministrativo e marinaresco.
A bordo di Nave Tirso e Nave
Favignana i futuri Comandanti
hanno avuto la possibilità di affinare le tecniche di conduzione di un’Unità Navale, di addestrarsi all’esecuzione di manovre di ormeggio, disormeggio,
presa di boa e fonda, sotto la
supervisione attenta del Capitano di Vascello Gianfranco
D’Artibale (Direttore della
Scuola Comando e Comandante della Squadriglia Corvette), del Capitano di Fregata Alberto Sodomaco (valutatore e
Comandante della Seconda
Squadriglia Pattugliatori) e del
Capitano di Fregata Pasquale
Perrotta (relatore e Comandante della Prima Squadriglia
Pattugliatori).
La fase successiva ha visto i frequentatori impegnati, per ulteriori tre settimane, in un Tirocinio
di Manovra ed impiego Tattico
(Tir.M.I.T.) svoltosi in mare aperto a bordo di un gruppo navale costituito da Nave Minerva,
Sfinge e Urania. Le tre Unità, sono partite da Augusta il 30
Gennaio 2012 , toccando il Porto di Messina e successivamente Porto Empedocle (Ag), per
fare ritorno ad Augusta il 14
Febbraio. L’intero periodo è
stato caratterizzato da un’intensa attività addestrativa, in
diverse condizioni meteorologiche; le condizioni meteomarine, spesso proibitive in linea
con il periodo invernale, hanno
consentito “momenti didattici”
estremamente utili per i frequentatori.
Nel porto di Messina si sono tenute diverse attività di rappresentanza, tra cui la visita al
Centro VTS (Vessel Traffic Service), alla Scuola Operatori VTS,
recentemente inaugurata nella
sua nuova sede, ed a bordo
delle Unità Classe Diciotti del
Corpo della Guardia Costiera.
La sosta a Porto Empedocle ha
visto, già dai giorni precedenti
all’arrivo delle navi, un consistente interessamento mediatico e una sentita partecipazione delle Autorità locali. Malgrado il maltempo le Unità sono state oggetto di numerose
visite da parte della popolazione locale; ha avuto inoltre luogo l’incontro con il Presidente
della Provincia di Agrigento e
con la locale delegazione ANMI.
L’attività di rappresentanza e le
visite protocollari e di cortesia
alle autorità civili e militari svolte dalla Scuola Comando nell’ambito delle soste hanno
messo in evidenza e rafforzato
il profondo legame e la tradizione marinara che avvicina le
città visitate alla Marina Militare.
L’accoglienza ed il calore trasmesso alle Unità Navali ed ai
loro equipaggi dimostra, ancora una volta, il senso di stima
ed affetto nei confronti delle
Navi della Marina Militare che
costantemente concorrono a
portare sicurezza nelle acque
nazionali ed internazionali.
La 254^ SSCN si è conclusa con
la cerimonia di consegna dei
diplomi ai Tenenti di Vascello
frequentatori da parte del Comandante in Capo della Squadra Navale, Ammiraglio di
Squadra Luigi Binelli Mantelli.
Agli ormai “ex-frequentatori”
non resta che attendere la designazione al Comando, momento in cui le diverse esperienze e specializzazioni verranno temporaneamente messe
da parte in favore di un percorso comune di comando, che li
vedrà gestori di un mezzo, ma
soprattutto dei suoi uomini.
Francesco Rima ■
21
formazione del personale
Marcia topografica
Gli Allievi della 1^ classe dell’Accademia Navale di Livorno hanno partecipato a una esercitazione elementare di navigazione campale.
LIVORNO
N
ei giorni di sabato 10 e
domenica 11 dicembre
gli Allievi della prima
classe dell’Accademia Navale
di Livorno sono stati impegnati
in una marcia topografica
presso le colline livornesi. Si è
trattato di una esercitazione
elementare di navigazione
campale, in cui ciascuno degli
Allievi, suddivisi in squadre, ha
dimostrato il proprio adattamento e la propria capacità di
gestione del gruppo in un ambiente impervio, avendo come
unico strumento la carta topografica e la propria capacità di
orientamento.
L’attività in questione è ormai
ampiamente consolidata, tanto da rientrare a pieno titolo tra
gli appuntamenti fissi che ogni
anno vedono impegnati gli Allievi della prima classe.
Le difficoltà del percorso, unite
al clima invernale che in questi
giorni imperversa sul territorio livornese, hanno reso più difficoltosa l’intera attività.
Sin dal primo mattino, gli Allievi
si sono schierati sul piazzale,
pronti ad imbarcare sui pullman che li hanno condotti sul
versante collinare prescelto per
questa importante attività didattica. Un controllo rapido
agli indumenti e all’attrezzatura: bussola, cartine topografiche, borraccia, zaino in spalla
e via, si parte.
Giunti sul luogo prefissato, sono
state fornite le ultime informazioni: posizionamento dei capisaldi, differenze altimetriche del
territorio e infine un saggio suggerimento: “Ragazzi, non segnate mai con una penna il
percorso sulla cartina, nè il posizionamento dei capisaldi perché un potenziale nemico, nel
caso venisse in possesso della
cartina stessa, saprebbe subito
come organizzare un’imboscata”. Il suggerimento viene prontamente accolto ed acquisito.
Il Servizio Sanitario, come sempre al seguito in queste occasioni, si è organizzato disponendo uomini e mezzi nei punti salienti del percorso. Un giovane
ed aitante sottufficiale infermiere, vestito di tutto punto
con mimetica ed anfibi, ha
posizionato l’ambulanza lungo
il tragitto e via radio ha seguito
lo spostamento delle tre squa-
22
dre: alfa, bravo e charlie. Nome in codice: “virus”.
La presenza del Luogotenente
Gaetano Zirpoli, in veste di
istruttore, ha permesso agli Allievi l’acquisizione delle tecniche utili alla buona riuscita della marcia topografica ed ha
rafforzato lo stretto legame che
da sempre anima i rapporti tra
la centenaria Università del
Mare e la prestigiosa struttura
di Comsubin, fucina degli “Arditi Incursori” della nostra Marina.
L’attenzione per i particolari, le
indiscusse capacità della catena di comando, hanno reso
questa giornata un’avvincente esperienza, perché, per noi,
uomini e donne dell’Accademia Navale, non esistono problemi ma solo soluzioni!
Antonio Ferrara ■
avvenimenti
Le aquile della Marina
tornano a volare sui cieli
degli Stati Uniti D’America
G
iovedì 2 febbraio – ore
9:00AM – Marine Corps
Air Station MCAS Cherry
Point, N.C. (USA) – Ci troviamo
davanti all’hangar della linea
volo del Marine Attack
Squadron 231 insieme
ad un gruppo di famiglie americane,
tutti con lo sguardo
rivolto verso il cielo.
Giusto il tempo di
scorgere all’orizzonte sei “puntini” allineati in formazione,
che si è percossi dall’impareggiabile
rombo dei propulsori
RollsRoyce F402-RR408 “Pegasus” da oltre
10.000 Kg di spinta di sei monopostoAV-8B “Harrier” che
avanzano rapidamente a bassa quota. Per un attimo riaffiora alla mente l’immagine dell’ingresso della base, dove
campeggia l’epiteto: “Pardon
our noise. It’s the sound of
freedom”.
Esplode la gioia delle famiglie
presenti, fanno festa ai loro
Marines: oggi torna a casa il
22nd Marine Expeditionary Unit
dopo oltre dieci mesi di mare,
al termine del più lungo deployment americano dai tempi della Seconda Guerra Mon-
23
diale!
Ma il nostro sguardo rimane fisso sulla formazione in cerca di
un dettaglio, un particolare...
infatti uno dei sei aerei è l’AV8B “Harrier” II PLUSN.F. 107 del Gruppo Aerei
Imbarcati (GRUPAER)
di Grottaglie.
Sono trascorsi quasi
diciotto anni da
quando l’allora Capitano di Fregata Paolo Treu, il 20 aprile
1994, trasferì il primo
AV-8B PLUS destinato
alla Marina Italiana
dagli stabilimenti della McDonnell Douglas di St. Louis proprio
al MCAS di Cherry Point. Da
quel momento cominciò la
transizione dei piloti italiani abilitati al pilotaggio dell’AV-8B
Day Attack e Night Attack sul
nuovo velivolo radarizzato, nel-
l’ambito di una Sezione Aerei
istituita presso tale base dei
Marines e costituita da personale di GRUPAER, Gruppo di
Volo nato solo tre anni prima.
Nei mesi successivi venivano
consegnati ulteriori due aerei
ed il 21 novembre 1994 i tre
AV-8B PLUS con l’ancora della
Marina imbarcarono a bordo
dell’incrociatore portaeromobili Giuseppe Garibaldi, comandato dall’allora Capitano
di Vascello Bruno Branciforte,
per raggiungere l’Italia. Nacque così la componente aerotattica della Marina del dopoguerra che iniziò la sua gloriosa storia partendo subito per
l’Operazione Somalia 3, nel
gennaio 1995, sempre a bordo
del Garibaldi, ormai diventato
Portaerei.
Una storia che ha radici non
tanto distanti da questi luoghi,
dove un secolo fa tutto ebbe
inizio nella storia del volo. E’
poco distante dal MCAS di
Cherry Point, infatti, che nel
1903 nella piccola località di
KittyHawk in North Carolina,
due fratelli americani, Orville e
Wilbur Wright, abili ed intraprendenti venditori di biciclette, furono capaci di compiere
il primo volo motorizzato nella
storia dell’umanità, tenendo in
volo un rudimentale aereo da
loro costruito (il “Flyer”) per appena 12 secondi. Lo stesso Wilbur Wright che qualche anno
dopo addestrò colui che divenne nel maggio 1910, il primo pilota militare di aereo
(brevetto n° 1), Sottotenente
di Vascello della Regia Marina
Mario Calderara. Erano gli albori dell’Aviazione della Marina Militare Italiana.
Ancora un passaggio radente,
qualche affascinante evoluzione e dopo aver rotto la formazione in un marziale e quanto
mai straordinario sincronismo i
sei aerei rallentano, quasi a
sembrare immobili nell’aria come solo loro sanno fare, atterrando poi sulla pista principale
della base per raggiungere gli
spot assegnati.
Il velivolo 1-07 è giunto negli
Stati Uniti a bordo della nave
anfibia d’assalto USS Bataan
(LHD-5) in rientro dal Mediterraneo. Con esso quattro specialisti di GRUPAER (1M.llo
Avantaggiato, C1^cl. Nigro,
C1^cl. Vadrucci e C2^cl. Massaro) e il Capt. Chris Kennedy,
pilota americano di scambio
presso GRUPAER, che ha trasferito l’aereo dall’USS Bataan
al MCAS Cherry Point a termine della traversata atlantica,
iniziata lo scorso metà gennaio, dopo l’appontaggio del
monoposto a bordo dell’unità
americana al largo delle coste
24
siciliane.
Dopo qualche foto per immortalare l’evento, il velivolo 1-07
è stato trasferito presso gli stabilimenti del Fleet Readiness
Center East (FRC-E) di Cherry
Point, al comando del Col.
Mitchell Bauman, dove, in accordo ai requisiti di manutenzione preventiva definiti dallo
“Integrated Maintenance Program” sarà sottoposto ad
un’accurata revisione secondo il “Planned Maintenance
Interval-1 (PMI-1)”. Le lavorazioni, che avranno una durata
complessiva di circa sei mesi,
comprenderanno, tra l’altro,
l’introduzione d’importanti mo-
difiche e l’aggiornamento di
alcuni sistemi di missione che
consentiranno l’acquisizione di
nuove rilevanti capacità operative in linea con la configurazione americana.
L'evoluzione
tecnologica
adottata nei processi di lavorazione, oltre agli elevati standard professionali delle maestranze impiegate presso l’FRC-E, sino ad ora ad esclusivo
appannaggio degli squadroni
USMC, hanno reso questo
Centro un partner di assoluta
eccellenza, e consentiranno
alla Marina Militare di centrare
importanti obiettivi di adeguamento e miglioramento della
funzionalità e delle prestazioni
degli equipaggiamenti/sistemi
installati sui velivoli AV-8B.
Proprio in tale ottica, il 6° Reparto Aeromobili dello Stato
Maggiore della Marina ha diretto le attività per la finalizzazione di tale importante progetto, quale ulteriore esempio
di piena sinergia con il partner
americano nell’ambito della
partecipazione al programma
internazionale multinazionale
(Italia, USA, Spagna e UK) regolato dall’Harrier Framework
Memorandum of Understanding (MoU), siglato nel 2004
dalle Nazioni cooperanti; efficace strumento di supporto
comune nella fase di post-produzione del AV-8B.
Il programma è diretto e amministrato in rappresentanza
delle Nazioni partecipanti da
un Executive Steering Commitee (ESC) presieduto per l’Italia
dal Comandante delle Forze
Aeree della Marina Militare e
Capo del 6° Reparto Aeromobili dello Stato Maggiore della
Marina Contrammiraglio Paolo
Treu, coadiuvato nel ruolo di
Program Manager dal C.F.
(AN) Francesco Pascali e, oltreoceano, dall’Ufficio di Rappresentanza della Marina Militare presso il PMA-257 AV-8B
Joint Program Office di Patuxent River, MD (USA), diretto
dal C.F. (Pil) Enrico Esposto.
L’ufficio si articola nelle funzioni di Supporto Logistico, Engineering e Business Financial
Management. L’organico dell’ufficio è costituito dal C.C.
25
(GN) Sergio D’Agostini (Deputy
Assistant Program Manager for
Logistics), coadiuvato dal
1M.llo Andrea Parisi, dal C.C.
(AN) Enrico Pieroni (Deputy Assistant Program Manager for
Engineering) e dal 1M.llo Cosimo Gioscia (Business Financial
Management), tutti in possesso
di specializzazione di tecnico
di aeromobile, oltre a contractors e personale governativo
americano.
Questa impresa rappresenta
per la Marina Militare una priorità per il supporto della sua
componente aerotattica imbarcata, strumento cardine
delle capacità di proiezione di
potenza sul mare e dal mare,
in attesa dell’entrata in servizio
del nuovo caccia con caratteristiche STOVL F-35B JSF (Joint
Strike Fighter), attualmente in
fase di sviluppo e produzione
negli Stati Uniti, che sostituirà
l’AV-8B Plus nel prossimo decennio.
Sergio D’Agostini ■
Consegna cimeli sulla
portaerei Cavour
avvenimenti
CIVITAVECCHIA
N
ell’anno delle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, il 14
dicembre 2011 presso il porto di
Civitavecchia si è svolta la cerimonia di consegna dei cimeli
storici appartenuti al conte Camillo di Cavour all’omonima
nave che dell’illustre statista
porta il nome. I cimeli, donati
dal Cavaliere del Lavoro Nesi,
presidente dalla Fondazione
Camillo Cavour, al Comandante della portaerei, costituiscono
un’importante eredità e testimonianza storica del passato risorgimentale nazionale.
Il primo cimelio è il Collare dell’Annunziata, la più ambita
onorificenza di Casa Savoia, fu
consegnata al Cavour a seguito della partecipazione del Ministro al congresso di Parigi che
riunì le principali potenze del
continente europeo per ridefinire i termini della questione
d’Oriente al termine della guerra di Crimea. Il successo diplomatico ottenuto dall’illustre statista, che seppe portare all’at-
tenzione delle
grandi potenze
europee la questione italiana,
venne riconosciuto e celebrato
dalla Casa Savoia che, il 29
aprile del 1856,
decorò il Conte
del collare dell’Ordine.
Il secondo cimelio
consegnato a
Nave Cavour è il
bozzetto originale
del medaglione
che ornava il cofano per la bandiera della Regia
Nave “Conte di
Cavour”, antesignana dell’attuale ammiraglia. Il
terzo cimelio, indiscutibilmente il
principale per valore storico, è il
decreto reale di
nomina del Conte Camillo di Cavour a Ministro di Marina Agricoltura e Commercio, datato
11 ottobre 1850, firmato da
Vittorio Emanuele e controfirmato dal Ministro D’Azeglio.
Al termine della cerimonia,
che ha visto la partecipazione del Capo di Stato Maggiore del Comando in Capo
della Squadra Navale, Ammiraglio di Divisione Donato
Marzano, l’Onorevole Nesi, a
nome della famiglia Neri-Presbitero, ha donato a Nave
Cavour un quarto cimelio:
una lettera autografa di Cavour all’armatore Rubattino.
Al termine della cerimonia si
è svolta una visita guidata a
26
bordo dell’Unità a favore degli
ospiti intervenuti per illustrarne
le capacità e le modalità
d’impiego, focalizzandosi in
particolare sulle capacità dual
use della Nave e sul suo ruolo
quale Unità di Bandiera della
Squadra Navale.
L’evento, di indiscutibile valore
storico e culturale, vedrà la Portaerei Cavour diventare custode ed espositore di questo patrimonio fino a ieri custodito nel
Castello di Santena e che da
oggi può essere ammirato in
tutto il suo splendore a bordo
della nuova ammiraglia della
Marina Militare.
Luca Di Giovanni ■
LA SPEZIA
D
al settembre 2011 nel panorama della darsena
dell’Arsenale Militare Marittimo della Spezia, alle storiche
e familiari alberature delle navi
scuola a vela della marina Militare (Nave Vespucci, Nave Palinuro, Nave Italia, Nave Orsa
Maggiore, Nave Corsaro II, Nave Stella Polare e Nave Capricia) si sono affiancate quelle
più inconsuete ed ultramoderne
dello Yacht a Vela privato Maltese Falcon.
Con il ricorso all’istituto della
permuta, infatti, il Cantiere Picchiotti ha eseguito, presso i bacini in muratura dell’Arsenale,
un’estesa attività manutentiva
sugli impianti e strutture del Maltese Falcon, che si è conclusa il
9 Febbraio 2012.
Le lavorazioni hanno avuto inizio
il 12 Settembre, con l’ingresso
del “Falcone” nel bacino numero 3, uno degli otto bacini (sei in
muratura e due galleggianti) di
cui dispone l’Arsenale Marina
della Spezia, ma ben prima sono iniziate le attività dell’Arsenale, che ha progettato e realizzato il piano di posa e di puntellamento dello yacht. Questa attività ha richiesto particolare attenzione, certamente dovuta
all’eccezionalità dell’imbarcazione, ma soprattutto per motivi
tecnici. La configurazione dell’alberatura con i pennoni disposti per chiglia, sottopone, infatti, l’imbarcazione ad ingenti
forze indotte dai venti; la peculiarità dei trattamenti superficiali
e della forma dell’opera morta
hanno imposto vincoli al posizionamento dei puntelli. Come in
tutte le operazioni d’ingresso ed
uscita dal bacino preziosa si è rivelata l’abilità e l’esperienza dei
due palombari dell’Arsenale,
che operano nel solco di una
tradizione più che secolare; i primi palombari della Marina, infatti, sono nati proprio nell’ambito degli Arsenali.
Tutte le problematiche sono state risolte con la collaborazione
tra il Cantiere Picchiotti, la Sezione Studi e il Reparto Bacini dell’Arsenale, rendendo possibile
una sicura messa a secco dell’imbarcazione. Il piano di posa
e di puntellamento realizzato si
è poi dimostrato in grado di resistere
ai forti venti
ed agli accumuli di neve
dell’insolito rigido inverno
spezzino, che
hanno variato
la distribuzione dei pesi in
maniera non
irrilevante, e
non ultimo a
due terremoti
seppur di lieve
entità. Decisamente madre
natura ha voluto collaudare nel modo
più adeguato
le sistemazioni
realizzate.
La possibilità di immettere lo yacht in un bacino in muratura, ricoprendolo adeguatamente
con apposite protezioni, ha permesso al Cantiere di eseguire
piccoli interventi di modifica alle
già raffinate forme dello yacht,
attività di manutenzione su motori ed impianti, ma soprattutto i
delicati trattamenti superficiali
dell’opera morta. Per l’esecuzione di quest’ultimi, l’unica alternativa ad un bacino in muratura, sarebbe stata la messa a
secco e il ricovero in un capannone, con la necessità di ese-
27
guire la lunga, complicata e costosa attività di disalberamento
in uno dei pochi cantieri all’estero attrezzati per le dimensioni
dell’imbarcazione.
La sinergia tra la Marina Militare
e uno dei migliori esempi di
quelle eccellenze che caratterizzano l’industria privata italiana
nel settore navale e nautico ha
invece pienamente raggiunto
l’obiettivo, portando a termine,
in tempi contenuti e con la totale soddisfazione dell’armatore,
tutti gli interventi manutentivi
programmati e quelli che si sono resi necessari in corso d’opera.
Le sobrie ed eleganti linee dello
yacht a vela più tecnologico al
mondo lasciano oggi la darsena dell’Arsenale. Guardando il
Falcone serigrafato sullo specchio di poppa allontanarsi e farsi sempre più piccolo, non ci resta che augurargli “fair winds
and following seas”.
Emilio Niggi ■
avvenimenti
Un’insolita nave a vela
“Ambasciatori a bordo”
avvenimenti
La portaerei Cavour ha ospitato nelle acque antistanti Civitavecchia,
un’attività istituzionale organizzata congiuntamente dai
Ministeri della Difesa e degli Affari Esteri
che ha visto ancora una volta la Marina in prima linea.
L
’attività istituzionale “Ambasciatori a Bordo” tenutasi il 25 gennaio sulla portaerei Cavour, “co-presieduta”
dal Sottosegretario di Stato per
gli Affari Esteri, Staffan De Mistura, e dal Comandante in
Capo della Squadra Navale,
Ammiraglio di Squadra Luigi Binelli Mantelli, hanno preso parte trentaquattro delegazioni
dei Paesi membri dell’Unione
Europea e partner dell’Alleanza Atlantica coinvolti in diverse
forme di cooperazione promosse in ambito NATO, quali
ad esempio la Mediterranean
Dialogue (MD) e la Istanbul
Cooperation Initiative (ICI). Ol-
L’iniziativa volta a riunire per la
prima volta a bordo di una nave della Marina un numero così importante di ambasciatori
accreditati presso il nostro Paese, nasce con l’intendimento
di testimoniare a livello internazionale la storica collaborazione tra gli Esteri e la Difesa italiana, che proprio grazie all’esperienza maturata in decenni di
missioni all’estero si è sviluppata secondo quel “comprehensive approach” che rappresenta la chiave di successo per un
efficace impegno civile- militare nei moder ni e complessi
scenari di crisi; proprio quell’approccio omnicomprensivo
tre alle delegazioni, partecipanti a livello Ambasciatori, sono intervenuti rappresentanti
del Ministero degli Affari Esteri,
tra cui l’Ambasciatore Stefano
Ronca, Capo del Cerimoniale
della Repubblica, che ha promosso l’evento partecipandovi
in qualità di moderatore. Sono
intervenute, inoltre, autorità militari ed un significativo numero
di giornalisti e cine-operatori di
organi di stampa e media nazionali ed internazionali.
che è alla base degli articolati
processi di “confidence & institution building”.
Dopo un indirizzo di benvenuto
da parte del Comandante in
Capo della Squadra Navale, le
delegazioni ed i giornalisti hanno raggiunto il ponte di volo
tramite una suggestiva corsa
con l’elevatore aeromobili di
poppa mentre la nave era in
uscita dal porto di Civitavecchia.
Lasciate le ostruzioni in naviga-
28
zione tra la costa laziale e l’Isola del Giglio, si è svolta sul ponte della nostra portaerei la cerimonia del lancio in mare di
una corona di fiori, in memoria
delle vittime del naufragio della nave da crociera Concordia.
La mattinata è proseguita con
i lavori del workshop in Hangar,
centrato sul ruolo dell’Italia nella gestione delle crisi internazionali. A tal proposito, il Sottosegretario agli Esteri, nel suo intervento, ha voluto mettere in
risalto la grande tradizione marinara dell’Italia, capace da un
lato di costruire grandi navi e
dall’altro di dotarsi di una Marina Militare moderna e bilanciata in tutte le sue componenti, in grado di supportare
con continuità ed efficacia un
Paese, sempre in prima linea
nelle missioni internazionali, impegnato nel consolidare la
propria leadership in diverse
realtà regionali ove risiedono
gli interessi strategici nazionali.
Partendo dal significativo numero di missioni ed uomini attualmente impegnati in operazioni all’estero – 33 operazioni
multinazionali con 7000 militari
italiani coinvolti – Il Comandante in Capo ha evidenziato
come gli attuali scenari impongano ai vari attori, civili e militari coinvolti, un approccio dinamico ed integrato nella risoluzione delle crisi.
Nell’ambito dell’ampio spettro
di missioni svolte ed in corso, la
partecipazione dell’Italia e della Marina Militare all’operazione “East Timor” del 1999 e il recente intervento ad Haiti nel
2010 - entrambi a carattere
umanitario con unità tutto
ponte dalle elevate capacità
logistiche (San Giusto prima e
proprio la portaerei Cavour
nella seconda) - rappresentano un chiaro esempio di come
lo strumento militare nazionale
sia capace di operare in una
dimensione multinazionale e
globale grazie alla Marina; in
particolare grazie allo sviluppo
della capacità expeditionary
sostenuta dal concetto seabasing, peculiarità intrinseca
delle forze marittime che permettono di portare a termine
missioni in aree lontane laddove necessario anche al di là
dell’orizzonte di quel Mediterraneo Allargato che individua
da tempo l’insieme delle aree
d’interesse strategico nazionale.
Il binomio Politica estera e di
Difesa, trova peraltro proprio
nella Marina Militare una delle
sue più valide espressioni. A
partire dallo storico ruolo della
Naval Diplomacy, la Marina ha
da sempre supportato le iniziative diplomatiche operando in
termini di controllo delle crisi
anche con funzioni di dissuasione e deterrenza.
Il Comandante in Capo della
Squadra Navale ha posto inoltre particolare accento alle
nuove unità che, come il Cavour, conferiscono ulteriore versatilità tattica e flessibilità d’impiego all’intero strumento militare nazionale. La piena disponibilità operativa della Portae-
rei Cavour, rappresenta, in un
momento di crisi e di tagli al
comparto della Difesa, un perfetto esempio di costo-efficacia e di ottimizzazione delle risorse. Il Cavour è in grado infatti di esprimere molteplici capacità nell’ambito di un ampio
spettro di missioni civili-militari in
cui può essere
impiegata, racchiudendo in se
quattro navi in
una: la Portaerei, l’unità sede
di Comando e
Controllo, la nave ospedale e
l’unità di supporto logistico.
Al termine dei lavori, le delegazioni hanno potuto assistere ad
una dimostrazione aeronavale
che ha visto operare congiuntamente il Cavour, il cacciatorpediniere Duilio, i rispettivi assetti aerei imbarcati e team
del Reggimento San Marco.
Una breve ma intensa attività
dimostrativa: iniziata con il decollo di due AV8B plus, il loro
sorvolo a bassa
quota sulle unità
navali e la dimostrazione delle peculiari capacità di Short
Take-Off di Vertical
Take-Off
and Landing, le
successive attività di fast-rope,
effettuate sul
ponte di volo
del Duilio che
hanno visto impegnati un EH101 in versione eliassalto con
un team del Reggimento San
Marco e un SH-90 in ruolo sniper con tiratori scelti a bordo.
L’attività si è poi conclusa, al
rientro dell’EH-101, con la simulazione di una CASEVAC volta
ad evidenziare le notevoli capacità di assistenza medico-sanitaria che la nave è in grado
29
di offrire.
L’attività dimostrativa aeronavale e la successiva visita guidata dell’Unità, nonché il briefing sulle caratteristiche tecniche ed operative della portaerei tenuto dal Comandante
dell’Unità, CV Stefano Barbieri,
hanno sottolineato le capacità
operative, la flessibilità di impiego del Cavour e le sue peculiarità dual use. Il Cavour è,
infatti, una nave capace di
operare non solo in scenari tipicamente militari come portaerei, unità sede di comando e
controllo per operazioni aeronavali ed anfibie, ma anche
eccellente piattaforma in grado di fornire assistenza in contesti di emergenza umanitaria,
uno strumento quindi in grado
di proiettare, in modalità duale, capacità civili e militari laddove necessario anche per
prolungati periodi.
Gli “Ambasciatori a bordo” del
Cavour ha quindi rappresentato un importante evento internazionale che oltre a testimoniare l’importanza del binomio
“Esteri-Difesa”, ha contribuito in
maniera efficace alla promozione dell’immagine del Paese
all’estero, sia per quanto attiene l’impegno nazionale in missioni fuori area, sia in termini di
industria nazionale con particolare riferimento alla cantieristica e all’integrazione di apparati e sistemi di Comando e
Controllo.
Sergio Savastano ■
La Marina alla mostra
“...le vie del mare”
avvenimenti
SIRACUSA
D
al 9 al 10 Gennaio si è
svolta la mostra convegno intitolata “Le vie del
mare” promossa dall'Assessorato Regionale dei Beni Culturali
e dell'Identità Siciliana e organizzata dalla Galleria Interdisciplinare Regionale di Palazzo
Bellomo di Siracusa, a cui la
Marina Militare ha partecipato
con l’intervento dei propri Ufficiali.
La due giorni è stata organizzata presso la sala Conferenze
della Galleria interdisciplinare
regionale di Palazzo Bellomo di
Siracusa, e si è articolata in incontri, conferenze ed esposizioni dedicate a: Le Vie del Mare.
L'obiettivo dell'iniziativa è stato
quello di valorizzare il mare come patrimonio storico-artistico,
come elemento chiave nelle
politiche di conservazione della propria identità e di sviluppo
del turismo culturale.
Dopo l'incontro letterario della
prima giornata dedicato all'o-
pera poetica del Garante delle Comunicazioni Corrado Calabrò, si è svolta l’inaugurazione alla presenza delle Autorità
militari e civili della provincia.
Il convegno è proseguito il giorno dopo con un dibattito più
serrato sul mare parlando di arte marinara, di bellezze sommerse, ma anche di soluzioni e
prospettive in grado di permettere a Siracusa di seguire quegli esempi virtuosi che hanno
fatto del mare la propria for-
tun. A prendere la parola sono
stati esperti provenienti dal
mondo accademico, dalle varie Soprintendenze, da Marina
Militare e Capitaneria di Porto.
Per la Marina Militare è stato
dapprima il Capitano di Fregata Giovanni Ferraro, Capo Ufficio Operazioni di Marisicilia, a
parlare del tema di grande rilevanza culturale e storica “la
musealizzazione quale contributo al mantenimento delle
tradizioni della Marina Militare”.
Successivamente il Capitano di
Fregata Giampiero Ranieri, Capo Ufficio Infrastrutture di Maridipart Taranto, sommergibilista,
ha sviluppato il tema tanto caro a lui ma soprattutto al pubblico presente che ha destato
grande interesse “I sommergibili italiani, tra storia e tecnologia”.
Non meno interessante in
quanto di estrema attualità, è
stato il tema “La tutela del mare e della costa nel rispetto della natura” affrontato dal Comandante della Capitaneria di
Porto di Siracusa Capitano di
Vascello Luca Sancilio.
Nicola Lombardo ■
30
avvenimenti
Un marinaio in Kosovo
BJELO POLJE (Kosovo)
Q
ui tra i monti eter namente imbiancati che
circondano Pec, NordOvest del Kosovo, in località
Bjelo Polje, è situato il Villaggio
Italia, 100 km. dalla capitale
Pristina, compound che i soldati
italiani dividono con svariate
centinaia di sloveni, austriaci,
svizzeri ed ungheresi.
Ogni mattina, tutto il Battlegroup West, a guida italiana,
presenzia all’alza bandiera, ce-
rimonia molto significativa e
toccante durante la quale gli
inni italiano, e a turno delle altre nazioni, vengono cantati da
tutti i componenti il Battaglione.
Tra questi, il 1° M.llo Lgt. Giancarlo Marras di Nave Caio Duilio, unico marinaio qui destinato
per un periodo di sei mesi, fa
parte del Joint Multimodal
Operational Unit, con l’incarico
di Capo Ufficio Comando.
Non è la prima volta nei Balcani per il Luogotenente, essendo
stato destinato, tra l’altro, presso il disciolto 28° Gruppo Nava-
le in Valona e Saseno, in Albania.
La J.M.O.U. é una piccola Unità
interforze di cui fanno parte anche un Sottufficiale ed un Graduato di Truppa dell’Aeronautica, un Ufficiale ed un Sottufficiale dell’Esercito ed un Sottufficiale della Guardia di Finanza.
Questa Unità, con capacità
multimodale, è dipendente
operativamente dal Comando
Operativo di Vertice Interforze
ed è inquadrata, in Teatro Operativo, all’interno del Gruppo
Supporto di Aderenza del 10°
Reggimento Trasporti dell’Esercito di Bari.
La J.M.O.U. opera su direttive
del COI Difesa per tutto quanto
afferisce ai trasporti, sia passeggeri che cargo che si svolgono
presso l’aeroporto dell’Aeronautica in Dakovica e negli altri
aeroporti del Kosovo e presso lo
scalo marittimo di Durazzo in Albania.
Il Kosovo, dopo anni di guerra
civile sta faticosamente organizzandosi e si sta dando una
propria identità nazionale.
Giancarlo Marras ■
31
Quarto raduno equipaggi di
Nave Ardito
avvenimenti
LIVORNO
edeli al motto della loro
Unità, “Nihil Obest” ancora
una volta gli Amici di Nave
Ardito hanno dimostrato che
nulla può ostacolarli e farli desistere dalla ferma volontà di ritrovarsi, anno dopo anno, tutti
insieme per quell’entusiasmante “tuffo” nel mare dell’amicizia, dei sentimenti e dei ricordi
che è il Raduno nazionale. Livorno, sede del 4° Raduno degli Amici di Nave Ardito, si è
confermata una scelta felice.
D’altra parte, la prestigiosa e
ospitale cornice dell’Accademia Navale non poteva che rivelarsi un elemento di grande
visibilità per la manifestazione
del gruppo.
Prima giornata
Sabato 10 settembre, a partire
dalle 15.30, il Piazzale Allievi
dell’Accademia Navale è andato affollandosi in attesa dell’apertura ufficiale del 4° Raduno con l’arrivo dell’Ammiraglio
Pierluigi Rosati, comandante
dell’Accademia. E’ seguito il
taglio del nastro in corridoio e
l’ingresso dei partecipanti nello
studio 5. L’intervento di benvenuto dell’Ammiraglio, che ha ricordato l’imbarco su Nave Ardito tra le sue prime esperienze
dopo la formazione in Accademia, è stato salutato con vivo
compiacimento da parte di
tutti. Particolare gratitudine gli
nio Zingali. Allestite nello studio
4, le mostre sono state inaugurate dall’Ammiraglio Umberto
Guarnieri, ex Capo di Stato
Maggiore della Marina dal
1998 al 2001. A Guarnieri e agli
altri ammiragli ed alti ufficiali
presenti, gli organizzatori hanno
è stata espressa dal Primo Maresciallo Luogotenente Alfonso
Zampaglione a nome del Comitato Amici di Nave Ardito, organizzatore della manifestazione. Lo scambio di crest e l’esposizione del programma delle due giornate del Raduno ha
preceduto il brindisi augurale e
l’apertura del cocktail offerto
ai partecipanti. Anche questa
edizione ha dedicato ampio
spazio alla memoria attraverso
l’allestimento di due mostre fotografiche, cronologicamente
riferite alla partenza del Giro
del Mondo (18 luglio 1979) e al
rientro della Missione in Libano
(26 febbraio 1984), e non è
mancata, dopo il successo di
La Spezia, la replica della mostra dei crest delle Unità della
Marina Militare curata da Anto-
offerto un “tour” guidato attraverso immagini suggestive e ricordi rinverditi e, nel caso dei
crest, attraverso quel mix di storia, mitologia e tradizioni che
ruota attorno ad ogni nave ed
al suo motto. Giro del Mondo e
Missione in Libano sono stati il filo conduttore delle allocuzioni
che hanno visto alternarsi gli
ammiragli Enrico Rossi (6° Comandante nel Giro del Mondo), Gianfranco Ginesi (10° Comandante, Missione di pace in
Libano 1982-83) e Umberto
Guarnieri (11° Comandante,
Missione di pace in Libano
1983-84). Ognuno di loro ha ricordato con parole commosse
il servizio prestato su Nave Ardito e ha fatto rivivere alcuni dei
momenti più significativi e toccanti, e a volte anche dram-
32
matici, della loro esperienza all’estero. Dagli interventi di
Alfonso Zampaglione, Pasquale
Amoruso, Domenico Meduri e
Matteo D’Angelo è emerso come, malgrado il passare del
tempo e il vuoto lasciato da
coloro che scompaiono, il Comitato Amici di Nave Ardito riesca a mantenere viva la memoria dell’Unità e dei suoi equipaggi ed a perpetuarla negli
anni con immutata volontà e lo
stesso trasporto d’animo. Nella
giornata inaugurale di sabato
sono poi intervenuti a portare i
loro saluti: Michele Esposito,
presidente del Circolo Sottufficiali di Livorno, il C.V. Roberto
Cervino, ex ufficiale dell’Ardito,
Graziano Favilli e il Dott. Paolo
Pierantozzi. Quest’ultimo ha
presentato il suo libro “Nave Ardito”, una pubblicazione illustrata, dedicata all’Ammiraglio
Giovanni Moro, primo comandante dell’Unità, ed a tutti gli
Amici di Nave Ardito. E’ anche
intervenuta la “delegazione
crotonese”, rappresentata da
Antonio Zingali, sottufficiale in
congedo e autore della mostra
dei crest, dal Dott. Giulio Grilletta, medico e giornalista-storico,
e da Biagio Greco, collaboratore per l’allestimento della
mostra. Tanto Zingali che Grilletta hanno ringraziato il Comitato Amici di Nave Ardito per
aver ancora una volta ospitato
un evento espositivo che dona
lustro alla storia e alle tradizioni
della Marina Militare ma che
rappresenta anche un motivo
d’orgoglio per la città di Crotone e per il locale Gruppo
“Cap. GN Eugenio C. Amatruda” dell’Associazione Nazionale Marinai d’Italia, al quale sono iscritti e che ha offerto un
contributo per l’allestimento
della mostra dei crest. Inframmezzata dal simpatico omaggio floreale alla gentile consorte di Domenico Meduri, la prima giornata del Raduno si è
avviata alla fine con la proiezione un video dell’allora discorso alla nazione per la par-
tecipazione alla Missione in Libano del Presidente della Repubblica Sandro Pertini e seguiti dalle proiezioni sul Giro del
Mondo e le inedite immagini
fornite da Giuseppe Mandolini,
video dedicato a tutti gli Amici
che ci hanno lasciato, della
Missione in Libano ed infine la
consegna di gadget e del libro
“Nave Ardito”. Copie di quest’ultimo, insieme ad una medaglia ricordo, erano state in
precedenza offerte dal Comitato agli Ammiragli Rossi, Ginesi
e Guarnieri.
Seconda giornata
Domenica 11 settembre, l’Accademia è tornata ad essere
la prestigiosa sede di aggregazione degli Amici di Nave Ardito del 4° Raduno. Alle 9.45 la
SS. Messa, officiata nella cappella, ha offerto momenti di
raccoglimento e, con la posa
di una corona in memoria dei
defunti, ha accomunato i partecipanti nel ricordo di quanti,
in guerra o in pace, sono salpati per il viaggio finale. La foto ricordo davanti all’ingresso del
Palazzo studi ha immortalato
tutti gli Amici di Nave Ardito
convenuti da ogni angolo d’Italia. E’ seguito il tour guidato
in Accademia, arricchito
d’informazioni storiche nonché
sui programmi didattici, le regole di comportamento e le prospettive di carriera degli allievi
che la frequentano. Dopo il
pranzo e altri scambi di gad-
33
get, i saluti e l’augurio di ritrovarsi al 5° Raduno hanno concluso due giorni vissuti intensamente e con grande cordialità.
Livorno e Nave Ardito sono destinate a rimanere indissolubilmente legate, e non solo per la
piena riuscita del 4° Raduno. La
città toscana, infatti, ha condiviso con l’Unità due date importanti della sua vita: il 18 luglio 1979 è stata il porto di partenza del famoso Giro del Mondo, che ha portato Nave Ardito, scortata da Nave Lupo, fin
nel lontano Oceano Pacifico, e
il 26 febbraio 1984 il porto d’arrivo alla fine della missione “Libano 2”, con a bordo il personale del battaglione San Marco. All’epoca l’Unità e il suo
equipaggio furono accolti da
una folla festante e dal Presidente della Repubblica Sandro
Pertini.Momenti unici che alcune foto in mostra hanno ben
documentato, restituendo con
efficacia profumi e sapori, se
così si può dire, di anni indimenticabili che il Comitato
Amici di Nave Ardito vuole gelosamente custodire e tramandare a futura memoria.
Sul sito di Nave Ardito
(www.naveardito.it) è possibile
rivivere attraverso le foto, il 4°
Raduno Equipaggi di Nave Ardito.
…a voi tutti “Nihil Obest“
Alfonso Zampaglione ■
Raduno dei “Marconiani”
TARANTO
avvenimenti
S
ono trascorsi circa 8 anni
dal disarmo del Sommergibile Marconi, uno dei sommergibili che tanto ha contribuito, nel dopoguerra, alla rinascita
e al rilancio della Componente
Subacquea della Marina. Il Marconi è in disarmo, ma non per i
sommergibilisti che hanno avuto
la fortuna di essere imbarcati su
di esso. Infatti, per loro continua a
navigare, se mai in acque più
calme e tranquille, ma sempre vivo protagonista dei loro ricordi.
Per questa ragione il 2 dicembre,
si è svolto il Primo Raduno degli
Equipaggi del Smg Marconi, organizzato da alcuni “marconiani” che così hanno voluto onorare e festeggiare il trentennale
dalla consegna alla Marina Mili-
tare. Come ha detto l’Ammiraglio Guastadisegni, sommergibilista, anche lui “marconiano”, parlando dello spirito del sommergibilista, durante una Conferenza a
Mariscuola, essere stati insieme
imbarcati a bordo di un sommergibile equivale ad essere come
fratelli. Il raduno, presenziato dal
Comandante delle Forze Subacquee, il C.V. Cosimo Russo, in
qualità di ex. Comandante del
Marconi, ha visto la partecipazione di circa novanta persone; Uffi-
ciali e Sottufficiali, che hanno ricoperto a bordo del Marconi vari
incarichi, da Comandante a Radarista, da Direttore di Macchina
a Contabile, da Capo Silurista a
cuoco di bordo e così via. Persone che non si incontravano da
molti anni e che si sono abbracciati affettuosamente, ricordando momenti belli e meno belli
della loro unica ed irripetibile
esperienza di bordo.
Antonio Tasca ■
Raduno della fregata Margottini
MESSINA
P
er undas ad hostem, questo era il motto della famosa Fregata
Antisommergibile F595
Carlo Margottini, costruita nel Cantiere
navale di Castellammare di Stabia; l’impostazione avvenne il
26 maggio 1957, il varo il 12 giugno 1960 ed
il completamento il 5
maggio 1962; è stata
in servizio nella Marina
Militare Italiana sino al
1988, quando venne
posta in disarmo. Faceva parte della Classe Bergamini, cui appartenevano anche le Unità
Rizzo e Fasan. La nave portava
il nome del Capitano di Vascello Carlo Margottini, pluri-
decorato, morto il 12 ottobre
1940 in azione nel canale di Sicilia al largo di Capo Passero
al comando del cacciatorpe-
diniere Artigliere nel corso di
uno scontro notturno. La nave
ebbe diverse destinazioni tra le
principali basi della Marina Mi-
34
litare, tra le quali La Spezia, Taranto ed Augusta dove rimase
fino a quando venne posta in
disarmo.
Tra tutti i membri di equipaggio che si sono avvicendati dal 1962 al 1988
sull’Unità, un gruppo di
questi, circa 190, si è ritrovato
sul
Social
Network Facebook alla
pagina Reduci di Nave
Margottini, fondato da
Antonio Grassi. Da qui
l’idea di organizzare un
Raduno per far rincontrare le persone che
erano state imbarcate
sul Margottini. Un primo
raduno era stato organizzato e tenuto nel
1985, nelle vicinanze di Palermo, a Bagheria , ma la difficoltà nel ricercare la gente, limitò il numero dei partecipanti
a circa 15 persone. E’ stato lo
stesso organizzatore del 1° raduno, Alessandro Aruta, Palermo, classe 1963, ex Sergente
Radarista di Leva, imbarcato
dal febbraio 1983 al maggio
1984, oggi di professione pilota
di linea, spinto dalle continue
pressioni del Maresciallo Luogotenente Elettromeccanico
Servizio Armi Salvatore Quatrosi, Palermo, classe 1956, imbarcato dal 1981 al 1987, oggi in
pensione, ad organizzare il secondo raduno. Con i social
network ed i mezzi di comunicazione attuali è stato possibile reperire molta più gente, e
tante sono state le adesioni. In
circa 50 si sono ritrovati a Messina, presso il locale La Macina, sul laghetto di Ganzirri. L’incontro ha avuto inizio con la
cerimonia dell’alzabandiera
sul piazzale antistante il locale,
e molto toccante è stato l’incontro, dopo trent’anni, dei
Comandanti Sergio Santi e
Giuseppe Lo Giacco, che nel
periodo 1982-1984 erano stati
rispettivamente Comandante
e Comandante in seconda
dell’Unità. Presenti anche i Comandanti Pierluigi Barletta,
Capo
Servizio
Elettrico
1982/1984 e Stefano Leuzzi, ultimo Comandante del Margottini. Inutile aggiungere, la commozione generale di tutti i presenti, che si sono ritrovati come si se fossero lasciati il giorno prima, specialmente dopo
la proiezione di un movie fotografico, preparato da Alessandro Aruta “Margottini Photo
Memories”, che ha fatto una
carrellata di ricordi lunghi nel
tempo di 30 anni. Il convivio è
proseguito con la distribuzione
di gadget ricordo, il rievocare
tanti eventi storici, simpatici,
ma anche critici e, infine, la
unanime promessa di ritrovarsi
puntualmente ogni anno, sempre più numerosi, ma soprattutto al varo della nuova Unità
che porterà lo stesso nome.!
Alessandro Aruta ■
Primo raduno per
l’equipaggio di Nave
Maestrale
S
i è svolto a La Spezia presso l’Arsenale della Marina
il raduno del “primo equipaggio di Nave Maestrale”,
quegli uomini, che ricevettero
per primi l’incarico dallo Stato
Maggiore Marina di gestire al
meglio l’Unità, varata nei cantieri di Riva Trigoso il 2 febbraio
1981 e consegnata alla Marina
Militare il 7 marzo 1982, conducendola attraverso i primi di
una lunga serie di numerosi successi di cui si compone la sua
storia. Il comitato organizzatore
formato dal C.F. Giuliano Ivancich con numerosi ex Marinai, Sottufficiali, Comandanti ed Ammiragli, accompagnati dai loro familiari, e tra loro il primo Comandante, A.S. Pier Maria Lillo, visibilmente emozionato di calcare
ancora una volta, dopo
trent’anni quel ponte di volo,
accompagnato dall’ A.S. Gian
Maria Faggioni, A.S. Mario Rino
Me e dai Contrammiragli Nicola
de Natale, Ludovico fe d'Ostiani, Massimo Mantovani, Sergio
Muscari, sono stati accolti a bordo dall’attuale Comandante
della Nave, C.F. Andrea Silenzi.
Dopo la celebrazione della Santa Messa, concelebrata dal
Cappellano Capo del Dipartimento, Mons. Giovanni Bartolini
e dal Cappellano di Squadriglia
Don Daniele Benecchi, ha avuto luogo il momento delle allo-
35
cuzioni, durante il quale oltre a
sottolineare l’importanza dell’evento, come esternazione di
sentimenti fondamentali, quale
lo spirito di appartenenza alla
Marina, è stata manifestata la
spontanea gioia e il piacere di
rivedersi dopo un trentennio. Subito dopo, per suggellare quella
solare mattinata, si è proceduto
allo scambio di oggetti ricordo,
tra il Comando di bordo e i partecipanti alla manifestazione.
Una rappresentativa dell’Associazione Radioamatori Marinai
Italiani rappresentata dal
C°2^cl. TLC Lucio Figliolia, inoltre
ha consegnato ai Comandanti
un diploma in pergamena realizzato all’occorrenza per le attività radiantistiche in onore del
raduno del primo equipaggio di
Nave Maestrale. Dopo le foto di
rito, il gruppo si è trasferito presso il Circolo Ufficiali dove è stata
data occasione di ristorarsi e lasciarsi trasportare dai ricordi. Nel
pomeriggio i Comandanti e gli
ospiti hanno fatto visita alla stazione radio amatoriale allestita
all’occasione presso la sala multimediale del Circolo, dove i più
addentrati d’estrazione “TLC”,
hanno potuto fare dono delle
loro esperienze sulle radiocomunicazioni navali e terrestri, raccontando interessanti aneddoti.
Alberto Mattei ■
avvenimenti
Un sogno che si realizza
Il Personale militare e civile di Maristaer Grottaglie e Diremuni Taranto
partecipa all’Udienza Papale del 1°febbraio in sala Nervi
ROMA
L
o si riteneva ancora un sogno difficilmente realizzabile, allorquando il Cappellano Militare Don Claudio
Mancusi, raccolte nel tempo le
richieste del personale militare
e civile dei Comandi di Maristaer Grottaglie e della Direzione di Munizionamento della
Marina di Taranto, annunciava
di aver ricevuto dalla Prefettura
della Casa Pontificia il beneplacito a partecipare all’Udienza Generale del 1 febbraio
2012 al cospetto di Sua Santità
Benedetto XVI.
Dopo giorni trascorsi tra la trepidante attesa dell’evento e la
frenetica organizzazione, arri-
vava così il momento della partenza: alle 23:00 circa del 31
gennaio, “imbarcati” su di un
autobus Marina Militare, messo
a disposizione da Maristaer
Grottaglie, partiva il pellegrinaggio a Roma.
Tra non poche difficoltà legate
alla ben nota criticità meteorologica di quei giorni, caratterizzati da eccezionale freddo e
neve, nelle prime ore del mattino la delegazione giungeva direttamente in Piazza San Pietro,
ove era attesa da Don Claudio
Mancusi, dai Comandanti dei
due Enti, CV Dionigi e CV Lombardi, da altro personale Ufficiale e Sottufficiale dell’area
centrale invitato per l’occasione a prendere parte all’evento
in ragione dei posti riservati ed
36
ancora disponibili. Successivamente, iniziavano le formalità
per l’ingresso e con esse scompariva ogni sintomo di stanchezza e di freddo generato
dal viaggio notturno e dall’attesa all’esterno. Finalmente, si
era all’interno della sala Nervi,
imponente e sobria ma al tempo stesso eccezionalmente accogliente. Dietro al nostro settore, il n.1 e più vicino al palco,
con una cadenza e un ordine
dettati dalla per fezione del
personale di servizio, la sala si
riempiva per oltre la metà della
capienza (12.000 posti al completo). Alle 10:30, come previsto, iniziava l’Udienza.
Il personale da subito si immergeva nel clima spirituale del
luogo e fin dalle prime parole
del Santo Padre, si percepiva
chiaramente il trasporto collettivo, generato dai suoi messaggi e da quel clima di unione,
coesione tra gente proveniente da ogni parte del mondo e
animata dal comune afflato
ad accogliere il messaggio
apostolico per viverlo nell’amore e nella bontà.
Il Santo Padre approfondiva il
contenuto della “preghiera di
Gesù nel Getsemani” e si soffermava sulla preghiera del Padre
Nostro nel punto in cui il credente si rivolge al Signore con
le parole: «sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra» (Mt 6,10). <<[...] Riconosciamo, cioè, che c'è una volontà
di Dio con noi e per noi, una
volontà di Dio sulla nostra vita,
che deve diventare ogni giorno di più il riferimento del nostro
volere e del nostro essere; riconosciamo poi che è nel “cielo”
dove si fa la volontà di Dio e
che la “terra” diventa “cielo”,
luogo della presenza dell’amore, della bontà, della verità,
della bellezza divina, solo se in
essa viene fatta la volontà di
Dio. [...]>>.
Nel consueto rituale dei saluti a
tutti gli intervenuti, il Santo Padre si rivolgeva poi alla delegazione della Marina: “Saluto con
affetto i rappresentanti della
Marina Militare ...., cari amici, vi
ringrazio per la vostra presenza
e vi esorto a vivere con fedeltà
il vostro lavoro e ad arricchirlo
con la vostra personale testimonianza cristiana.”
Al termine dell’udienza i Comandanti Dionigi e Lombardi
hanno avuto l’opportunità del
“baciamano” ed il privilegio di
salutare il Papa in rappresentanza dei due Enti. Nell’occasione venivano consegnati al
Santo Padre i tradizionali crest
identificativi dei due Comandi
ed una coppia di manufatti
rappresentanti, rispettivamente, una sezione del ponte di vo-
37
lo di nave Cavour con modellino di Harrier AV 8 B Plus in fase
di decollo, posto in teca di vetro, e un gong in ottone ricavato da bossoli di vario calibro e
contenuto in una teca di legno, anch’essa prodotta artigianalmente dalle maestranze
interne.
Al termine dell’udienza si coglieva l’occasione per una visita alla Basilica di San Pietro ed
alla tomba del Beato Giovanni
Paolo II. Successivamente, in
considerazione anche del repentino abbassamento delle
temperature e del netto peggioramento delle condimeteo,
la delegazione ripartiva alla
volta di Taranto, concludendo
così l’intensa esperienza di fede in tarda serata.
Sicuramente provati nel fisico,
ma assolutamente grati e radiosi nello spirito!
Giuseppe Giacovazzo ■
avvenimenti
I Van de Velde a Palazzo Pitti
Guardandomi attorno, come sempre, alla ricerca di dipinti di marina, mi
sono imbattuto in un certo numero di classici presso la Galleria Palatina,
a Palazzo Pitti, a Firenze. In particolare, una sorpresa inattesa quanto
gradita è stata la scoperta fra essi di due Van de Velde.
L’emozione della scoperta è stata tale da spingermi subito a voler
condividere questo ritrovamento con coloro i quali, fra i lettori, hanno
la stessa mia passione per l’arte di marina.
FIRENZE
L
a produzione artistica di
una grande Nazione non
può essere considerata
uno di quegli eventi fortuiti dei
quali non si possono né distinguere le cause né prevedere
gli effetti. Essa è la risultante degli effetti combinati delle attitudini di un popolo e del suo carattere. Essa è il riflesso delle circostanze nelle quali è stata
chiamata a svilupparsi, e la
conseguenza del grado di perfezione al quale è pervenuta la
civiltà che le ha dato i natali. In
essa paiono concentrarsi tutte
le forze più vive di un popolo,
così che le grandi stagioni dell’Arte coincidono quasi sempre
con quelle in cui la prosperità
pubblica raggiunge le sue vette più elevate. Per meglio dire,
le fortune private e le ricchezze
pubbliche, giunte al loro apogeo, rendono possibili tutte le
imprese legittimando ogni audacia, così come la forza che si
contrappone all’eleganza, l’energia alla grazia, imprimono
alle arti il loro sigillo definitivo.
Sino a poco prima che si potesse cominciare a parlare di arte
olandese, la produzione di una
certa area geografica mancava di quella speciale caratteristica che ne sanciva l’originalità; non era stato ancora individuato quel certo non so che
particolare del genio nazionale. All’improvvisa fioritura, ovviamente, seguirà una stagione
matura, più o meno prolunga-
ta, seguita naturalmente da un
declino ed una fine. E’ la storia
comune di tutte le vicende
umane ad ogni latitudine. Ciò
nonostante, il carattere di un
popolo, le sue specifiche attitudini, la sua energia, il suo genio
e le sue inclinazioni, faranno sì
che quello sviluppo assuma
una forma particolare, diversa
da ogni precedente, così che
l’Arte di una certa epoca caratterizza il popolo che ad essa
ha dato luogo. Questa legge è
particolarmente vera se vista in
funzione della lezione duratura
a noi trasmessa dalla Scuola
Olandese di pittura. I cieli olandesi sanno essere fra i più luminosi; carichi come sono di vapori, essi riescono a riflettere la
luce con un’intensità sorpren-
38
dente. Le nuvole che solcano
quei cieli, proiettano al suolo la
loro ombra netta, marcata ma
allo stesso tempo trasparente,
permettendo di trovare negli
spazi infiniti, di volta in volta,
l’alternanza di ombre e di chiari; e i colori si valorizzano per il
contrasto con quelli vicini e
quindi la quantità di luce o di
ombra, di bianco o di nero,
che entra nella loro composizione è determinante. Le bande scure raddoppiano, per
contrasto, la luminosità dei colori delle parti chiare e come
conseguenza, i piani che si
stendono a perdita d’occhio,
in terra come in mare, divengono, proprio per la successione
di parti luminose e di parti scure, i più colorati d’Europa.
Il contesto socio economico
Molto importante è per il pittore il contesto sociale in cui si svilupperà la sua pittura. Esso avrà
influsso sia sulla scelta dei soggetti che sul modo in cui essi
saranno trattati. Il Paese non è
più cattolico e il rigore protestante chiude le commesse
una volta orientate verso l’addobbo delle chiese; non più
Madonne né Santi dunque e
inoltre, quella stessa austerità
non lascia spazio nemmeno ai
voli pindarici della mitologia. Il
regime repubblicano, poi,
comporta il fatto che non esista più il “principe” e quindi
nemmeno tutta l’attività artistica volta a celebrarne i fasti e
la grandezza. Un cambiamento a cui assistiamo è quello che
segue il gusto per la concretezza. Non più immagini idealizzate, preparate spesso senza
nemmeno consultare il modello; adesso il risultato deve essere reale, molto rispondente al
vero, improntato al naturalismo. Le commissioni, ora, non
sono più prevalentemente
pubbliche. I privati entrano a
far parte delle schiere dei committenti e portano nelle loro ordinazioni la richiesta di soggetti
gai che sottolineano il piacere
del vivere. Il primo pittore olandese ad occuparsi di marine fu
Hendrick Vroom. Il fascino della
novità, che per mea le sue
composizioni, ne determina un
immediato successo. La gloria
marittima olandese, in quegli
anni al suo nascere, spingeva i
suoi compatrioti a ricercare le
sue composizioni con avidità.
Le gesta di Willem Barentsz, dell’Ammiraglio Heemskerck, di
Piet Hein, erano sulle bocche di
tutti e di conseguenza, molti
gradivano avere sotto i propri
occhi la rappresentazione dei
loro exploit. È solo in seguito,
però, che la pittura olandese, e
quindi anche quella di marina,
assurge alle massime vette dell’Arte. L’ambiente in cui ciò avviene è particolarmente stimolante. La Repubblica si è opposta con successo alle soldataglie spagnole e una borghesia
istruita e potente si è fatta
avanti. Il mare, che circonda e
direi assedia i Paesi Bassi, minacciandone perpetuamente
l’esistenza, è divenuto un nuovo elemento di prosperità. Gli
armatori lo ricoprono di navigli
e una legione di marinai si lancia in tutte le direzioni alla scoperta di spiagge lontane, alla
conquista di continenti sconosciuti e rischiando il tutto e per
tutto, questi ardimentosi attaccano le flotte di Spagna ovunque se ne presenti l’occasione;
ne depredano i galeoni e i bastimenti per il commercio. L’oro
comincia a riversarsi in un paese ancora povero e insieme alla ricchezza si sviluppa la ricerca delle cose belle, il gusto per
il lusso e l’amore per l’arte. Per
quanto riguarda la rappresentazione del mare, esso diventa
a pieno titolo un soggetto nuovo della pittura di paesaggio
quando vengono introdotte le
tonalità coloristiche della pittura, così da rendere le sfumature in gradazioni diverse dello
stesso colore che sono presenti
realmente in natura. In particolare la distinzione diviene molto
sottile fra i pittori di paesaggio,
39
più in generale, e quelli che più
specificamente si occupavano
di marine. Lo sconfinamento fra
un genere e l’altro è frequente.
Se dovessimo estendere a questi la categoria dei pittori di
marina olandesi, essa ne vanterebbe un numero grandissimo; se invece volessimo limitarci a considerare solo coloro i
quali si sono dedicati a tale disciplina in maniera esclusiva,
ecco che il numero si riduce sostanzialmente.
I van de Velde, pittori di marina
Il primo nome che viene in
mente, parlando di marine in
senso stretto, è quello di Van
de Velde. In verità si tratta di
tutta una famiglia di pittori ma i
cui legami di parentela non sono sempre chiari. Quello che è
certo è che Willem, il vecchio,
nasce a Leida nel 1610 e viene
subito indirizzato dai suoi alla vita sul mare. Giovanissimo egli si
imbarca e viene a contatto
con le navi, la loro costruzione,
il loro armamento, la loro manovra e il modo in cui esse interagiscono con gli elementi.
Queste sue conoscenze, questa pratica giovanile, salteranno poi agli occhi nei suoi disegni. Molto presto, il modo magistrale in cui egli riesce a ritrarre
col pennello navi e imbarcazioni di tutti i tipi e dimensioni, l’eleganza della sua tavolozza
unita all’estrema precisione richiameranno l’attenzione della
Compagnia delle Indie e dell’Ammiragliato di Amsterdam
che gli affiderà l’incarico di ritrarre tutte le navi che escono
dai propri cantieri. La sua fama
e alcuni suoi disegni non fanno
fatica ad attraversare la Manica e a raggiungere l’Inghilterra
e lì, presso questa potenza
emergente destinata a rimpiazzare sui mari quelle che l’avevano preceduta, Olanda compresa, egli si trasferirà, a Londra
per l’esattezza, ove morirà nel
1693, ricco per i molti doni derivatigli dalle commesse dei re
Carlo II e Giacomo II. Willem
ebbe due figli: Willem il giovane, nato ad Amsterdam nel
1633 e Adriaen, nato nel 1636. Il
padre si preoccupa di istruire
personalmente Willem nel disegno e gli trasmette tutto quello
che sa sull’anatomia delle navi.
Il giovane si appassiona talmente a quelle splendide costruzioni ed al mare su cui si
complessiva viene intensificata
sfruttando effetti particolari,
quali quello del fumo di una
cannonata appena sparata.
Rispettato, onorato, ben pagato, il pittore si fermerà in Inghilterra sino alla morte, avvenuta
nella sua casa di Greenwich,
nel 1707. Willem il giovane è
considerato non solo uno dei
Le immagini che presentiamo
riguardano entrambe dipinti di
Willem padre, detto il vecchio.
Si tratta di quadri di circa un
metro per due rappresentanti
uno la flotta inglese in navigazione e l’altro una battaglia navale. Entrambi sono stati realizzati con la tecnica nella quale i
van de Velde erano maestri,
muovono che a questi soggetti
dedicherà il resto della vita.
Quando il vecchio si trasferisce
a Londra, il ragazzo, rimasto in
Olanda, si dedica con passione al suo mestiere e grazie anche alle innate doti naturali, diviene un pittore completo. Ma
il titolo di pittore ufficiale del re
insieme ad un adeguato appannaggio che gli vengono offerti in Inghilterra hanno la meglio sul patriottismo e Willem segue le orme del padre trasferendosi oltre Manica nel 1677 e
dedicandosi a ritrarre le vittorie
navali degli Inglesi sui suoi compatrioti. Più versato del padre
negli aspetti pittorici del dipinto
riesce a trarre maggiori effetti
drammatici dall’atmosfera. Le
“sue” navi vengono inserite nelle composizioni con maggiore
consapevolezza, i contrasti sono accentuati e l’efficacia
più grandi marinisti olandesi ma
uno dei più grandi al mondo.
La sua ammirevole conoscenza
dei bastimenti, la magnifica
trasparenza che egli sa donare
ai cieli ed ai mari, l’alternarsi di
ombre e di luci con la quale
realizza una serie di piani successivi, la dolcezza e l’armonia
che regna nelle sue composizioni, quasi tutte eseguite in toni
grigi e delicati, la portentosa
precisione nei dettagli, la finezza che mai trascende in secchezza, fanno della maggior
parte delle sue opere dei veri e
propri piccoli capolavori. Una
stranezza merita di essere ricordata: questo pittore così familiare con i mari agitati di casa
propria, solo raramente ci mostra nelle sue opere il mare
grosso; nella maggior parte dei
casi i suoi mari sono calmi e paciosi.
quella della grisaglia.
Dal francese grisaille, da gris
("grigio"), questa tecnica, definita anche monocromo, indica
varie tecniche pittoriche ed è
inteso come metodo per rendere le sfumature di grigio.
Quando impiegata nelle vetrate si eseguiva sul lato interno,
per raggiungere alcuni effetti
pittorici, altrimenti impossibili a
causa dell'uniformità cromatica dei vetri. Dopo aver steso la
grisaille, il pittore procedeva
con graffi ed asportazioni per
regolarne l'effetto, fissando in
seguito la pittura. Questi due
dipinti, come abbiamo detto,
costituiscono un superbo esempio dell’uso di questa tecnica.
Siete tutti invitati ad andare a
constatare come ci si trovi di
fronte a due capolavori.
40
Paolo Bembo ■
L’onorificenza
dell’Ordine militare
d’Italia,
non costituisce un
“unicum” nel panorama
europeo della
ricompensa di
benemerenza militare.
Esistono ben
sette decorazioni
analoghe considerate
tra le più alte
in campo militare.
L
'Ordine militare d'Italia è
un'onorificenza della Repubblica Italiana destinata a ricompensare “le azioni
distinte compiute in guerra
da unità delle Forze Armate
nazionali di terra, di mare e
dell’aria o da singoli militari
ad esse appartenenti, che
abbiano dato sicure prove di
perizia, di senso di responsabilità e di valore”. Le decorazioni dell’Ordine militare d’Italia possono essere conferite
anche alla memoria per operazioni di carattere militare
compiute in tempo di pace,
quando siano connesse alle
finalità per le quali le Forze
militari dello Stato sono costi-
tuite.
L’Ordine deriva direttamente
dall'antico Ordine militare di
Savoia, istituito il 14 agosto
1815 dal Regno di Sardegna
e riordinato nel 1956 con la
Legge 9 gennaio 1956, e ne
custodisce tutta la documentazione. L'intento iniziale del
re Vittorio Emanuele I fu di
creare una onorificenza che
potesse sostituire quelle francesi, come la “Legion d'onore”, di cui furono insigniti numerosi soldati italiani che ebbero militato nelle armate di
Napoleone. Infatti in questo
periodo molti sovrani restaurati dal Congresso di Vienna
preferirono creare onorificenze sostitutive piuttosto che
abolire quelle già concesse, è
il caso anche della “Croce di
ferro prussiana”. Passata la
tempesta napoleonica l'Ordine militare di Savoia fu abbandonato a favore del tra-
Cavaliere di Gran Croce Decorazione di 1^ Classe
La Gran Croce è esclusivamente destinata a premiare i
servizi eminenti resi in funzioni
di effettivo comando in azioni belliche o, comunque, in
operazioni di carattere militare.
Tale decorazione può essere
concessa al Generale di armata dell'Esercito e Ufficiale
di grado corrispondente della Marina e dell'Aeronautica
che in guerra o, comunque,
in operazioni di carattere militare, abbia esercitato il co-
41
dizionale “Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro”. Con decreto
del 28 settembre 1855 fu ricostituito l'ordine per volere del
re Vittorio Emanuele II e riformato dal Generale Giacomo
Durando che introdusse l'attuale scala gerarchica e la
concessione dell'onorificenza
sia a cittadini italiani sia stranieri. La prima occasione per
distribuire le medaglie del
nuovo ordine riformato fu la
guerra di Crimea. Furono decorati il comandante piemontese della spedizione Alfonso
Ferrero della Marmora, il Maresciallo di Francia Jean Jacques Pèlissier e il Generale
Giacomo Simpson.
Nel 1877 fu decorato il deputato Francesco Crispi, unico
civile decorato.
Capo dell'Ordine militare d’Italia è il Presidente della Repubblica; Cancelliere e Teso-
mando ottenendo risultati tali da farlo considerare benemerito della Nazione.
notizie per il personale
L’Ordine Militare d’Italia
riere è il Ministro della Difesa.
L’Ordine ha un Consiglio
composto da un presidente e
da undici membri di cui otto
effettivi e tre supplenti. Il presidente e i membri sono nominati tra gli Ufficiali in servizio
per manente o in congedo
decorati dell’Ordine, con una
eguale rappresentanza delle
Forze armate.
E’ segretario dell’Ordine militare d’Italia un Generale di
Brigata o un Colonnello dell’Esercito, della Marina o dell’Aeronautica, in servizio permanente o in congedo appartenente ad una delle classi dell’Ordine.
L'Ordine comprende cinque
classi di merito: Cavaliere di
Gran Croce; Grande Ufficiale;
Commendatore; Ufficiale;
Cavaliere.
L’art. 6 della Statuto dell’Ordine, D.P.R. 12 febbraio 1960,
fissa le condizioni per il conferimento delle singole classi di
decorazioni e stabilisce il modello delle insegne e dei nastrini corrispondenti a ciascuna classe.
Le decorazioni dell’Ordine sono conferite con decreto del
Presidente della Repubblica,
su proposta del Ministro della
Difesa, sentito il Consiglio del-
Grande Ufficiale - Decorazione
di 2^ Classe
La Croce di Grande Ufficiale può
essere conferita all'Ufficiale generale o ammiraglio che per capacità, valore e ardire nella concezione dell'impresa e per la responsabilità assunta con l'impartire l'ordine di esecuzione abbia validamente contribuito al felice risultato di un'azione bellica o, comunque, di un'operazione di carattere militare di singolare importanza
e di notevole utilità.
Commendatore - Decorazione di
3^ Classe
La Croce di Commendatore può
essere conferita all'Ufficiale generale o ammiraglio che per capacità, valore e ardire nella concezione dell'impresa e per la responsabilità assunta con l'impartire l'ordine di esecuzione abbia validamente contribuito al felice risultato di un'azione bellica o, comunque, di un'operazione di carattere militare di singolare importanza
e di notevole utilità.
l'Ordine, salvo per quelle conferite a, militari stranieri benemeriti dello Stato Italiano per
servizi resi in guerra.
Nel caso di azioni di guerra
particolarmente distinte e
gloriose compiute da unità
delle Forze armate di terra, di
mare e dell’aria può essere
conferita alla “Bandiera” la
croce di Cavaliere dell’Ordina militare d’Italia ma non di
classi superiori.
Le croci dell'Ordine militare
d'Italia sono conferite ai militari delle Forze armate nazionali in seguito a proposta formulata dal superiore immediato del militare o da altro
superiore più elevato. La pro-
Ufficiale – Decorazione di 4^ Classe
Le Croci di Ufficiale e di Cavaliere
possono essere conferite all'Ufficiale il
quale, esercitando il comando o assolvendo l'incarico devoluto al grado
rivestito o a quello superiore, abbia,
con intelligenza, lodevole iniziativa,
perizia, senso di responsabilità e coraggio, contribuito alla riuscita di una
operazione bellica o comunque di
una operazione di carattere militare
di notevole utilità.
42
posta deve essere formulata
entro sei mesi e pervenire alla
cancelleria dell'Ordine entro
un anno dalla data del fatto
d'arme o dalla fine dell'operazione di carattere militare
cui la proposta si riferisce, salvo per la Gran Croce che, di
massima, non viene concessa
se non a guerra conclusa o
ad operazione di carattere
militare ultimata.
I decorati delle varie classi
dell’Ordine militare d’Italia,
con la Grande Uniforme, portano: se Cavalieri o Cavalieri
Ufficiali, la Croce di Cavaliere
o quella di Ufficiale sul petto
a sinistra; se Commendatori,
la Commenda pendente dal
collo tenuta dal nastro; se
Grandi Ufficiali, la Croce pendente dal collo ed una stella
d’argento sul petto a sinistra;
se Cavalieri di Gran Croce, la
Gran Croce pendente dalla
fascia posta ad ar macollo
dalla spalla destra al fianco
sinistro e la stella dell’Ordine
sul petto a sinistra.
Con l’uniforme ordinaria i decorati portano i nastrini corrispondenti alle insegne.
Il decorato che dopo aver
conseguito una Croce dell’Ordine venga insignito di altre di classe superiore porta
tutte le insegne e i nastrini relativi ad esse.
Le bandiere si fregiano di tutte le Croci di Cavaliere ad esse concesse.
L’Ufficiale di qualunque grado già fregiato della decorazione di una classe dell’Ordine può ottenere il conferimento di quella classe superiore ove acquisita.
L’anzianità di appartenenza
a ciascuna classe dell’Ordine
militare d’Italia è determinata
dalla data del fatto d’arme o
dalla data in cui ha avuto termine l’operazione di carattere militare che ha dato luogo
alla concessione della decorazione.
Indipendentemente dal grado militare di cui è rivestito il
Cavaliere - Decorazione di
5^ Classe
La Croce di Cavaliere può
essere altresì conferita al militare di qualunque grado il
quale durante un'azione di
guerra assumendo in comando superiore a quello
proprio del suo grado e dimostrando spiccata perizia
e singolare valore militare,
abbia validamente concorso a risolvere favorevolmente un'importante azione bellica alla presenza del nemico.
decorato dell’Ordine militare
d’Italia che porti visibilmente
le insegne dell’Ordine ha diritto agli onori militari previsti
per: gli Ufficiali inferiori, se Cavaliere o Cavaliere Ufficiale;
gli Ufficiali Superiori, se Commendatore; gli Ufficiali Generali, se Grande Ufficiale o
Gran Croce.
La consegna di decorazioni
dell’Ordine militare d’Italia si
effettua in forma solenne e
possibilmente da parte della
più alta Autorità militare competente per territorio.
Le concessioni di decorazioni
dell’Ordine militare d’Italia sono pubblicate nei bollettini
della Forza armata alla quale
appartiene il militare, l’unità o
la bandiera premiata.
Alle decorazioni dell’Ordine
militare d’Italia è legata un’esigua pensione annua nella
misura stabilita dalla Legge
27 marzo 1953, n. 259. Tale
pensione è cumulabile con gli
assegni annessi alle medaglie
al Valor militare.
Ai militari stranieri benemeriti
dello Stato italiano decorati
di una medaglia dell’Ordine
militare d’Italia, non è corrisposta la pensione annua.
Al militare decorato dell’Ordine al quale sia stata con-
43
cessa una decorazione dello
stesso Ordine di classe più
elevata percepisce la sola
pensione relativa a questa ultima.
Le pensioni ai decorati dell'Ordine militare d'Italia non
possono eccedere, per le singole classi, i limiti stabiliti dall’Ordine.
Nei limiti stabiliti sono comprese le pensioni di reversibilità e sono escluse le pensioni
annesse alle decorazioni concesse alle bandiere delle armi, corpi e reparti militari. Verificandosi delle vacanze nelle classi superiori dell’Ordine,
potranno essere concesse
pensioni in soprannumero nei
gradi inferiori, nel limite numerico delle vacanze stesse.
Il militare appartenente all’Ordine militare d’Italia cessa
di far parte dell’Ordine nel
caso in cui sia privato del suo
grado.
La normativa di cui sopra è stata recepita dal CAPO V Sezione I del Dlgs.
n. 66/2010 e dal Capo III Sezione I del
D.P.R. n. 90/2010.
Salvatore Calvaruso ■
la Marina per il sociale
Operazione Sorriso
Una giornata da
sommergibilista per i
ragazzi della comunità
educativa
“Cenzino Mondelli”
di Massafra.
TARANTO
e Istituzioni vicino ai cittadini, è una locuzione che
spesso si sente nei programmi televisivi o si vede
scritta sui gior nali, ma che
sembra più un luogo comune
che altro. Questa volta è invece realtà, i sommergibilisti hanno voluto dedicare una loro
giornata ai ragazzi meno fortunati di una comunità locale, la
Comunità Educativa Cenzino
Mondelli di Massafra (Ta), dan-
do concretezza a questo concetto ed in effetti confermando ancora una volta l’impegno che la Marina riversa abitualmente verso il sociale.
L’iniziativa è partita da alcuni
sommergibilisti, con una sensibilità per i temi del sociale più
spiccata di altri. E’ così che
Fabrizio, Gianluca e Nicola,
chiacchierando tra di loro,
hanno convenuto che un bel
modo di festeggiare il Natale
44
sarebbe stato quello di viverlo
con dei ragazzi meno fortunati
di altri.
Ai progetti sono seguiti i fatti e
una volta illustrata l’iniziativa
al Comando delle Forze Subacquee (COMFORSUB), che
l’ha subito accolta e supportata, si è passati ad organizzare l’evento, battezzando l’iniziativa “Operazione Sorriso”.
Così è partita la raccolta di
fondi finalizzata all’acquisto di
alcuni regali da fare ai ragazzi.
E’ stato un successo, a dimostrazione di come tutta la
Componente abbia perfettamente compreso e pienamente sposato gli obbiettivi prefissati dai promotori della manifestazione; si è stilato il programma e finalmente il giorno
tanto atteso è arrivato.
La mattina del 13 Dicembre,
l’autobus, arriva e parcheggia
vicino alla Scuola Sommergibili, a bordo diciassette ragazzi
tra i quali uno di nazionalità afgana, accompagnati dal presidente, il Sig. Adamo Andrea,
dalla direttrice, la Dott.ssa Ro-
manazzi Grazia, dagli educatori e da Capo De Carlo nelle
funzioni insolite di “cicerone”.
Qui ad aspettarli il C.F. Carlucci, Capo di Stato Maggiore
(CSM) di COMFORSUB, il Capo
Gruppo Sommergibili, il C.F.
Marilli, il Capo Raparto Scuola
Sommergibili, il C.F. Russo e gli
altri Ufficiali e Sottufficiali sommergibilisti.
Dopo il discorso di benvenuto
del CSM, il Comandante del
Smg Prini, il C.F. Camilletti spiega, in parole semplici ma
chiare ed esaustive, cos’è un
sommergibile, come naviga in
immersione, qual è la sua differenza rispetto ad un sottomarino, ecc. La giornata continua con i ragazzi che suddivisi in gruppetti visitano la Scuola Sommergibili e i suoi moderni simulatori e i Sommergibili
Scirè e Todaro, ormeggiati in
porto.
Sul simulatore classe Sauro, la
direttrice dà l’esempio ai più
giovani e si siede al posto di timoniere; “quota 80 metri”, urla
l’improvvisato “Ufficiale in Comando di Guardia”, e subito il
provetto timoniere muove la
cloche, sotto l’attenta supervisione dell’istruttore Capo Moscati, la lancetta del manometro indica 20, 40, 60 e poi
quota 80 metri.
Il Direttore, il T.V. Petruzzi, se-
gnala che a causa di un’avaria dobbiamo emergere, “aria
di emergenza alle casse”, il
battello va su “a palla”, un po’
appoppato, i giovani meravigliati si tengono, tra lo stupore
e l’incredulità, sembra di essere veramente a bordo di un
sommergibile in navigazione.
Il tour continua con la visita alle altre strutture, al simulatore
Steering Stand Simulator (SSS)
Todaro, al Submarine Combat
Team Trainer (SCTT), quest’ultima una fedele riproduzione
della Camera Manovra di un
sommergibile classe Todaro,
dove i visitatori si divertono a
45
guardare al periscopio i bersagli incrociati al largo e ad
ascoltare una idrofonica di un
mercantile prestando attenzione a Capo D’Andria, l’istruttore che fornisce alcune spiegazioni basilari.
Ed infine il tour alla Scuola
Sommergibili si conclude con
la visita alla Garitta di fuoriuscita e al simulatore Falla e Fumo e Rush Escape dove Capo
Pistoia spiega ai giovani, i sistemi per la fuoriuscita da
sommergibile sinistrato e per
l’emergenza.
Antonio Tasca ■
Campionati Italiani di
“Indoor Rowing”
LIVORNO
sport
Q
uest’anno l’Accademia
Navale di Livorno, sulla
scorta del successo ottenuto lo scorso anno con l’organizzazione dei campionati
regionali, ha fatto da affascinante scenario per lo svolgimento dei Campionati Italiani
di “Indoor Rowing”. La collaborazione tra il nostro Istituto e la
Federazione Italiana Canottaggio (FIC) ha consentito infatti lo
svolgimento domenica 29 gennaio della 12° edizione dei
Campionati Italiani di Rowing
Indoor e della 6° edizione dei
Campionati Italiani Adaptive
Rowing Indoor cui hanno partecipato 394 atleti, appartenenti a 52 diverse società sportive provenienti dall’intera penisola. Il campionato Italiano è
stato preceduto sabato 28 dalle competizioni dello “Special
Olympics” alle quali hanno partecipato atleti iscritti a nove società differenti provenienti dal
nord Italia. Lo “Special Olympics” è un programma internazionale di allenamenti e competizioni atletiche per persone
con disabilità intellettiva. Il sup-
porto dato dall’Accademia
Navale, di concerto con la FIC,
ha sottolineato come la pratica del Rowing e delle attività
sportive in generale permetta
di migliorare la qualità della vita e di vivere sensazioni uniche
ed indimenticabili. Le competizioni si sono svolte in un clima
sereno e pieno di entusiasmo e
l’impegno dell’Accademia ha
contribuito a generare i sorrisi e
il trasporto degli atleti e dei volontari accorsi per l’evento.
In generale si è trattato di un
weekend all’insegna dello
sport sano che ha coinvolto
anche noi allievi dell’Accade-
46
mia Navale, in qualità di atleti
e di responsabili dell’organizzazione. Il nostro impegno è stato
finalizzato a supportare il regolare svolgimento della manifestazione, agendo in qualità di
padroni di casa e rappresentando con la nostra divisa l’Accademia Navale e la Marina
Militare tutta.
In particolare le competizioni di
domenica hanno registrato la
partecipazione di circa 3000
spettatori, un pubblico caloroso che ha contribuito all’ottima
riuscita dell’evento. Ma quello
che è stato evidente, è stata
soprattutto la sana competizione che ha contraddistinto tutte
le gare. Ammirare la determinazione negli occhi anche dei
più piccoli (tra i 10 e gli 11 anni)
ed il grande orgoglio dei genitori e degli allenatori che li acclamavano dagli spalti ha contribuito a rendere la giornata
unica ed indimenticabile. E’
stato bello vedere l’animo e lo
spirito di abnegazione con cui
gli atleti hanno affrontato tutte
le competizioni.
Il sacrificio, il desiderio di migliorarsi sono solo alcuni degli elementi peculiari che accomunano il canottaggio ai principi
che si imparano nell’ambito
del nostro Istituto. Gli Allievi
Marco Bozzo ed Angela Bernardi ne sono una viva testimonianza; attraverso la loro partecipazione a questo campionato hanno dimostrato, infatti, tutta la loro determinazione e, nonostante non abbiano conquistato il podio, è stato bello vederli sorridere e leggere nei loro
occhi la soddisfazione di aver
preso parte ad un evento di tale spessore. Consapevoli di non
poter competere con atleti di
quel livello hanno profuso comunque il massimo ed è stato
per loro un vero onore poter
gareggiare con i migliori canottieri d’Italia. Per l’Accademia
tutta è stato un grande motivo
d’orgoglio vedere i colori del
nostro Istituto rappresentati in
un evento così importante.
Concludendo, la manifestazione è stata un vero e proprio
successo; siamo entusiasti che il
nostro operato abbia potuto
contribuire alla realizzazione di
tutto ciò.
Alla fine della competizione è
venuta un po’ a tutti la voglia
di iniziare a vogare!
Giusy Pascariello ■
Canoista dell'anno:
gli utenti di facebook
votano Marlene Ricciardi
E
’ Marlene Ricciardi atleta
della Squadra di Canoa
Kayak della Marina Militare di Luni - Sarzana, con 414 voti, la canoista dell’anno eletta
dagli utenti di Facebook attraverso il sondaggio aperto da
oltre un mese sul social
network. Un primo esperimento
che, come dimostra il numero
di voti complessivi, ha riscosso il
successo atteso. L’intenzione è
quella di riproporre sondaggi di
questo tipo, in futuro anche attraverso il sito F.I.C.K. (Federazione Italiana Canoa Kayak),
con una scadenza mensile. Nel
frattempo però conosciamo
meglio Marlene Ricciardi, discesista, che grazie anche ai
suoi numerosi fan sul social
network, con i suoi 414 voti ha
battuto nell’ordine Luca Galimberti (296), Maximilian Benassi
(223), Nicola Zamuner (133), Josefa Idem (112), Mirco Garbo
(107), Anna Alberti (92), Daniele Molmenti (88) e i tanti altri
canoisti votati nel sondaggio.
“Ho 20 anni e sono diplomata
in Grafica Pubblicitaria. Pratico
canoa da quando avevo sei
anni, grazie a mio padre Nello
Ricciardi. Ho iniziato l'attività
agonistica con la Sezione Giovanile della Marina Militare di
Sarzana, prima con i 4,20 della
velocità, per due anni, poi sono
passata all'acqua mossa. Ho
praticato anche lo slalom fino
a 16 anni, poi mi sono dedicata
alla sola discesa fluviale. Due
anni fa, con l'apertura alle donne nel settore femminile, grazie
al mio allenatore Marco Salogni ho iniziato questa nuova
avventura in canadese. Praticamente posso dire di essere
stata la prima in Italia a pa-
47
gaiare in ginocchio in una
competizione Nazionale. Sono
detentrice dei titoli italiani in C1
senior 2010 e 2011 ed anche
U21 e U23 2011. Sono stata anche la prima donna in Italia a
partecipare alla Maratona internazionale dell'Adige, portando a termine la gara in C1. Mi
piacerebbe nel futuro poter
continuare a livello professionale, magari nella Marina Militare,
questa attività e da quest'anno
punterò alle qualificazioni di
gare internazionali.”
Idee chiare dunque per Marlene Ricciardi, coraggiosa nello
scegliere una specialità, la canadese monoposto fluviale,
agli inizi ma che sta crescendo
a livello femminile. Buone gare
anche a lei.
Gaetano Castello ■
La Commissione Ambiente del Senato visita l’Arsenale di Venezia
avvenimenti flash
l 16 gennaio ha fatto visita all’Arsenale di VeI
nezia una delegazione della Commissione
Ambiente e Territorio del Senato che si trovava
in città per la proposta di legge intesa a rivedere e integrare la Legge speciale per Venezia.
La delegazione, composta dal Presidente della
Commissione Sen. D’Alì e dai Senatori Casson,
Della Seta, Gallone, Molinari e Vallardi, accompagnata dal Sindaco di Venezia Giorgio Orsoni
è stata accolta dal Comandante dell’Istituto di
Studi Militari Marittimi di Venezia Contrammiraglio Maurizio Ertreo.
Dopo una breve pausa caffè presso l’area Comando di Maristudi, la Commissione si è diretta
verso l’area in uso alla Biennale (Corderie, le
Sale d’Armi, Artiglieria, Tese delle Gaggiandre),
sostando brevemente presso il Piazzale della
Campanella. Lì il Sindaco ha sommariamente illustrato le dinamiche in atto sull’Arsenale e il
probabile assetto della Darsena Grande durante le regate della Coppa America (maggio
2012).
Bruno Marconi ■
70° anniversario della storica impresa di Alessandria
l 19 dicembre presso il Museo Storico Navale di Venezia, è stato ricordato il 70° anniversaI
rio della storica impresa di Alessandria.
La cerimonia si è svolta all’interno della sala dove è situato il Siluro a Lenta Corsa (comune-
mente conosciuto come “maiale”). Erano presenti, oltre a Ufficiali e Sottufficiali in servizio
presso l’Istituto di Studi Militari Marittimi, alcuni Ammiragli in quiescenza residenti a Venezia,
tra cui la MOVM Ammiraglio Roberto Frassetto (classe 1917); all’evento a rappresentare gli
incursori di oggi erano anche presenti, il S.T.V. Antonio Montilla e il 2° Capo Zaccaria Alessandro, in servizio presso il G.O.I. del Comsubin.
Nella breve allocuzione il Comandante dell'Istituto, Contrammiraglio Maurizio Ertreo, dopo
aver ricordato i “sei eroi” che compirono l’impresa: Tenente di Vascello Luigi Durand de La
Penne, Capitano del Genio Navale Antonio Marceglia, Capitano delle Armi Navali Vincenzo
Martellotta, Capo Palombaro Emilio Bianchi, Capo Palombaro Mario Marino e Sottocapo
Spartaco Schergat, ha ringraziato la Medaglia d’Oro
Ammiraglio Frassetto il quale, con la sua presenza, ha
reso vivo il ricordo dei nostri
impavidi Marinai.
Toccante è stato il momento
in cui l’Ammiraglio Frassetto
ha brindato con i sei calici
posizionati in prossimità delle
foto degli uomini che resero
eroica l’azione di Alessandria, dando lustro alla nostra
Marina.
Bruno Marconi ■
48
N
el mese di dicembre, presso l’officina del
Reparto Meccanica dell’Arsenale della
Marina della Spezia, si è svolto un incontro festoso con i “veci
congegnatoi”, il personale a riposo del
reparto, che una volta era noto con il nome di Officina Congegnatori.
Questa iniziativa, organizzata dai colleghi ancora in servizio, con il patrocinio
della Direzione Arsenale, è stata accolta
con grande entusiasmo da circa ottanta
ex dipendenti, alcuni
dei quali, in pensione da oltre 30 anni, ed ha
avuto lo scopo di far riabbracciare e rincontrare i vecchi congegnatori.
E’ stata una bellissima festa ricca di sentimenti
e di ricordi, definita da molti partecipanti come il più bel giorno della loro vita. Un momen-
to di sincera e forte commozione si è avuto,
quando i “Maestri” hanno riabbracciato gli
“Allievi”, e rivisto come negli anni si sono trasformati i luoghi
di lavoro un
tempo a loro famigliari.
La Direzione Arsenale ha ringraziato i partecipanti, sottolineando come,
nonostante gli
organici ridotti, il
reparto ancora
oggi riesca ad
eseguire importanti lavorazioni
nel settore della
meccanica navale, lavorazioni unanimemente considerate come nicchie d’eccellenza,
per merito degli insegnamenti profusi in anni
d’attività, svolta con passione e professionalità.
Sandro Simonelli ■
Cerimonia Commemorativa “Domenico Millelire”
ella mattinata del 23 febN
braio si è svolta, presso i
Giardini Pubblici a La Mad-
dalena, una cerimonia commemorativa in ricordo dei
fatti d’arme del 23 febbraio
1793, che portarono al fallimento della spedizione della
Repubblica Francese per
l’occupazione dell’Isola di La
Maddalena e che, determinarono il conferimento della
Medaglia d’oro, prima assoluta della Marina Militare, al
Nocchiere delle mezze galere della Marina Sarda Domenico Millelire, cittadino maddalenino.
Presso il Monumento eretto in
suo onore, alla presenza delle Autorità Militari, Civili e Religiose della sede e delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma, sono
state deposte le corone da parte del Comandante del Presidio M.M. e Comandante
della Scuola Sottufficiali M.M. “M.O.V.M. D.
Bastianini” C.V. Franco Felicioni, dal Sindaco
della Città di La Maddalena Sig. Angelo Comiti e dal Presidente del Lions Club La Maddalena Amm. Reginaldo Dessì, promotore
della manifestazione
Francesco Cherchi ■
49
avvenimenti flash
Festa dei “Veci Congegnatoi”
La Marina al “JOB 2011”
avvenimenti flash
al 14 al 16 Dicembre, la Marina è stata presente a Catania,
D
presso il centro fieristico “ Le Ciminiere”, al “ Job 2011 - Salone di orientamento all’istruzione alla formazione e al lavoro”
con uno stand espositivo.
La Marina, con il coordinamento dell’Ufficio Stampa di Marisicilia, grazie all’apporto di mezzi e uomini di Comforpat, Direzione Catania, Base Aereomobili Guardia Costiera di Catania,
Maristaeli Catania, ha partecipato al salone, offrendo all’interno dello stand agli studenti e a i visitatori la possibilità di informarsi sulle opportunità di carriera che la Marina offre e aggiornarsi sulla
realtà odierna della Forza Armata.
Cambio al vertice per Comforpat
i 16 gennaio, alle 11:00, ad Augusta, sulla
I
banchina Tullio Marcon si è svolta la cerimonia di avvicendamento del Comando Forze da
Pattugliamento per la Sorveglianza e la Difesa
Costiera (Comforpat) tra il Contrammiraglio Edoardo Compiani (cedente) e il Contrammiraglio Domenico Di Capua (accettante).
Alla cerimonia hanno presenziato il Comandante in Capo della Squadra Navale, Ammiraglio di Squadra Luigi Binelli Mantelli, accompagnato dal Comandante Militare Marittimo Autonomo in Sicilia (Marisicilia), Ammiraglio di Divisione Raffaele Caruso, autorità civili e militari,
rappresentanze delle Forze Armate della provincia e delle Associazioni combattentistiche e
d’arma.
Il Contrammiraglio Edoardo Compiani lascia il
Comando di Comforpat dopo un anno e mezzo di intesa attività per assumere il Comando
del Centro C4 Difesa dello Stato Maggiore Dife-
sa, a Roma.
Il Contrammiraglio Domenico Di Capua proviene dalla Presidenza delle Repubblica di Roma
dove ha ricoperto l’incarico di Assistente Militare e Aiutante di Campo del Presidente della Repubblica per la Marina Militare.
Giuseppe Mantello ■
Vitulano festeggia Santa Barbara
l 4 dicembre, con larga partecipazione della popolazione locale, si è celebrata a Vitulano (BN)
I
la festa di Santa Barbara.
La cerimonia è iniziata con il saluto di benvenuto da parte del Sindaco Dott. Mario Scarinzi, al
gruppo A.N.M.I. di Benevento, G.M. Carlo
Mastrocinque capitanato dal Presidente
C.V. Anacleto Iassiello.
La cerimonia è proseguita con la celebrazione della Santa Messa e con la recita della Preghiera del Marinaio. Al termine è stata posata una corona di alloro presso il monumento ai Caduti di tutte le Guerre.
A completamento della bellissima cerimonia, tutti in un noto ristorante locale a degustare i prodotti della valle Vitulanese.
Cosimo Matarazzo ■
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notiziario della marina