La No tra Salute LA LEGA ITALIANA PER LA LOTTA CONTRO I TUMORI INFORMA • NUMERO 2/2010 Il cuore della LILT i volontari La No tra Salute n. 2 • Giugno 2010 Direttore responsabile Marco Rosselli Del Turco Redazione Elisabetta Bernardini Segreteria Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori Sezione provinciale di Firenze Viale D. Giannotti 23 - 50126 Firenze Telefono: 055 576939 - Fax 055 580152 e-mail: [email protected] http://www.legatumorifirenze.it Progetto grafico e stampa Elisabetta Bernardini - Gianni Cammilli - Tipografia ABC Tariffa Associazioni senza fini di lucro: “Poste Italiane S.p.A. Sped. in abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004 n. 46), art. 1 comma 2° DCB Fi” Autorizzazione del Tribunale di Firenze n° 3127 dell’11.04.1983 Questo numero è stato stampato in 20.000 copie inviate e distribuite gratuitamente a Soci e amici della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori Sezione di Firenze Membri del Consiglio Direttivo Dr.ssa Elena Bartalucci Dr. Alessandro Bussotti Dr.ssa Alessandra Chiarugi Dott.ssa Ida Cipparrone, Presidente Dr.ssa Luisa Fioretto Dott.ssa Eleonora Frescobaldi Dr. Alexander Peirano, Vice Presidente Sig.ra Elisabetta Gentile, Segretario Sig.ra Roberta Ciurekgian Scandurra Dott.ssa Elena Toppino Dott. Alberto Zanobini Membri del Collegio dei Revisori dei Conti Dott.ssa Antonietta Donato, Presidente Dott. Francesco Fantigini Dott. Matteo Scalini Delegazioni LILT Empoli lun - giov 10-12 c/o Centro COOP Città della Salute, Via San Mamante, 4 50053 Empoli (FI) Tel. e Fax 0571 73193 Mugello c/o Maurizio Pieri 339 7717511 C/O ISPO Viale A. Volta, 171 50131 Firenze Tel. 055 50121 Sesto Fiorentino Cell. 327 1697401 come aiutarci Per diventare soci, rinnovare la quota o effettuare donazioni c/c postale numero 12911509 c/c bancario 5/01 Cassa di Risparmio di Firenze Agenzia 25 IBAN IT92M0616002825100000000175 Sede L.I.L.T. in Viale Giannotti, 23 - tel. 055.576939 Siamo aperti dal lunedì al giovedì con orario 9-13.30 14.30-18 e il venerdì dalle 9 alle 13,30 SOCIO ORDINARIO euro 10 SOCIO SOSTENITORE euro 150 Per avere informazioni sui benefici fiscali della tua donazione consulta il sito www.legatumorifirenze.it Grazie a te, possiamo stanziare fondi per: • Ce.Ri.On. - Centro di Riabilitazione Oncologica Firenze • Servizio Donna Come Prima per le donne operate di tumore al seno • Servizio di Prevenzione ed Educazione alla Salute • Servizio C.A.M.O. Centro di Aiuto al Malato Oncologico • Unità di Cure Palliative zona nord ovest (personale) • Finanziamenti per la ricerca Il nostro più grande obiettivo: un futuro senza cancro. Editoriale Presidente Ida Cipparrone C ari amici, abbiamo voluto dedicare la copertina di questo numero ai volontari: sono soprattutto loro che rendono possibile il nostro lavoro quotidiano a sostegno del malato oncologico. In una Regione come la nostra che vanta oltre 3.500 associazioni e più di 115.000 persone impegnate (la Toscana del “terzo settore” e del “non profit” è infatti una delle realtà più importanti d’Italia), siamo ormai abituati a sentir parlare di volontariato: questa “sana abitudine” fa parte per fortuna della nostra realtà di cittadini e sappiamo bene qual è l’apporto sociale di coloro che dedicano parte del loro tempo per gli altri. Potrei farvi decine di esempi di volontari LILT che con il loro impegno solidale, da anni sorreggono questa Associazione e ne rappresentano il motore trainante. Un pensiero a due amiche storiche: Roberta Ciurekgian Scandurra, Responsabile del Servizio Donna come Prima e Anna Franci, per anni Presidente dell’Associazione Laringectomizzati diventata poi Responsabile del Servizio Laringectomizzati della LILT. Sono entrambe un esempio pluriventennale di donazione di se stesse con il volontariato. Possono essere fiere del lavoro che hanno fatto e la più grande ricompensa è sicuramente il sorriso nei volti di tutti coloro che hanno aiutato. Grazie di cuore ad entrambe! A proposito di volontariato, vorrei raccontarvi dell’ultimo episodio, in ordine di tempo, che ci ha permesso di risparmiare risorse economiche che potranno essere così dirottate a sostegno delle attività istituzionali. Sul retro della palazzina di viale Giannotti, nostra nuova sede, abbiamo un bel giardino che speriamo potrà essere goduto dai futuri utenti dei servizi che abbiamo in progetto di attivare in sede e di cui vi parleremo prossimamente. Dopo la nevicata invernale e a causa dello stato di abbandono in cui versava questa area verde, si sono resi necessari interventi di ripulitura e nell’ottica del risparmio e dell’ottimizzazione delle risorse che è sempre in testa ai nostri pensieri, abbiamo deciso di non chiamare dei professionisti ma di farlo autonomamente. Paolo Nuzzo, nostro consulente informatico da anni e oggi volontario a tutti gli effetti, si è offerto di darci una mano nell’impresa. Armato di motosega, decespugliatore e tanta, tanta buona volontà, ci ha aiutati a tagliare, potare e pulire tutto il giardino. Il tempo ci ha voluto bene e un bel sole ci ha fatto compagnia per tutta la giornata. Tanta fatica, ma anche tanta soddisfazione alla fine per il risultato. Un grazie di cuore anche ai dipendenti LILT che in questa giornata sono diventati volontari affiancando con entusiasmo il “nuovo giardiniere”. Prendo Paolo come esempio di tutti i nostri volontari che ci donano tempo, forze ed energie. Di coloro che vanno nelle piazze per la raccolta fondi, di chi inserisce dati, delle volontarie di Donna come Prima che tengono aperto un servizio con orario continuato tutta la settimana, di chi aiuta a portare ausili sanitari con il Camo. Dico grazie a questa infaticabile generosità di cui approfitteremo sempre molto volentieri. I nostri volontari non fanno parte della Lilt. Loro SONO la Lilt. Sono la disponibilità e la flessibilità, sono l’altruismo, sono la dedizione e l’impegno, sono il lavoro disinteressato a sostegno di una Associazione in prima linea nella lotta contro il cancro. Sono il cuore della Lilt. I volontari sono il cuore della LILT. Se hai un po’ di tempo da dedicarci chiama lo 055 576939. Ti aspettiamo! 3 L’approfondimento Gli screening uno strumento che può ridurre le diseguaglianze nella salute Donella Puliti*, Gianfranco Manneschi*, Carlotta Buzzoni*, Emanuele Crocetti* e Marco Zappa* È e noto da tempo, e confermato recentemente in Gran Bretagna, che fattori sociali, economici e culturali possono avere influenza sulla qualità dei servizi sanitari goduti dai cittadini (le classi più agiate hanno mediamente più facile accesso a diagnosi più tempestive e cure migliori). Ciò è causa di differenze significative in termini di salute, che tendono ad aumentare nel tempo. Tutti gli studi presenti in letteratura concordano nel sostenere che la sopravvivenza per cancro differisce a secondo dello status sociale del soggetto (IARC 1997; Woods et al, 2006). Anche fattori sociali, economici per il tumore culturali possono avere influenza della mammella esistosulla qualità dei servizi sanitari no numerose evidenze che goduti dai cittadini la probabilità di sopravvivere per una donna appartenente al gruppo sociale dei soggetti relativamente deprivati è inferiore rispetto a quella di una donna di classe sociale più elevata (Dalton et al, 2007; Halmin et al, 2008; Gentil-Brevet et al, 2008). Inoltre, il differenziale di sopravvivenza tra soggetti svantaggiati e non svantaggiati, chiamato “deprivation gap”, diventa sempre più marcato nel corso del tempo (Rachet et al, 2008). *U.O. Lo Studio Longitudinale Toscano (Biggeri Epidemiologia et al, 1998) ha permesso di definire un Clinica ampio quadro delle disuguaglianze socioe Descrittiva economiche nella salute presenti nella noIstituto per lo Studio stra Regione. I risultati dello studio hane la Prevenzione no mostrato che queste disuguaglianOncologica ze, non solo sono presenti nel nostro (ISPO) territorio, ma tendono ad aumentare Via San Salvi 12, nel tempo nonostante il progressivo miFirenze “ ” 4 glioramento dello stato di salute della popolazione e l’allungamento della durata media della vita. Diventa quindi di grande importanza nella programmazione sanitaria valutare l’efficacia di interventi destinati alla riduzione delle disuguaglianze e a tutela dei gruppi svantaggiati. Gli screening organizzati, con l’inserimento dell’intera popolazione bersaglio all’interno di percorsi diagnostici e terapeutici di qualità controllata, possono rappresentare un efficace strumento riequilibratore. È quanto ha dimostrato uno studio sulla popolazione della città di Firenze condotto dalla U.O. di Epidemiologia Clinica e Descrittiva dell’Istituto per lo Studio e la Prevenzione Oncologica (ISPO). Il primo passo è stato quindi classificare le donne per classe sociale. Lo si è fatto ricorrendo ai dati del censimento Istat 2001 che suddivide i cittadini per “sezione”, microaree geografiche in cui in media vivono circa 70 donne. Una classificazione che può far storcere il naso ai puristi della statistica ma che è piuttosto pragmatica: è noto infatti che le diverse aree della città sono popolate da caratteristiche socio-economiche e culturali diverse. Qui si tratta di piccoli agglomerati di pochi palazzi e ci sono convincenti prove che gli abitanti al loro interno siano sufficientemente omogenei dal punto di vista socio – culturale. A questo punto si è passati alla costruzione di una misura (definita indice di deprivazione) che mettesse insieme, in un unico valore, lo status socio-economico e il livello culturale delle donne. Da qui si è partiti per costruire le due classi da confrontare: quella delle donne definite “svantaggiate” (cioè con alto indice di deprivazione), in cui è compreso il 33 per “d de cento più deprivato della popola- Tabella zione censita, e la classe di riferi- Sopravvivenza causa-specifica a 10 anni dalla diagnosi per mento, comprendente tutte le al- status socio-economico. tre. Il confronto della sopravvivenza, per tumore alla mammella (dati ricavati dal Registro Tumori Toscano) in queste classi è stato invece l’evento sanitario studiato. Per valutare se l’introduzione del programma di screening mammografico nel comune di Firenze abbia ridotto le differenze in termini di sopravvivenza sono stati messi a confronto i valori che la sopravivenza assumeva nelle vaindicatore che differiva invece nel periodo precedenrie classi in tre diversi periodi: prima dell’introduzione dello screening (1985-1986), nei primi tre te allo screening (61% contro il 69% di stadi avanzaround di screening (1991-1996) e nei successivi tre ti). L’insieme di questi risultati fa pensare che l’azio(1997-2002) – Vedi tabella. ne riequilibratrice dei programmi di screening sia intervenuta non solo al momento della diagnosi ma anche sui percorsi terapeutici successivi garantendo ad una porl’azione riequilibratrice dei programmi zione della popolazione che prima ne era esclusa un trattamento di alta qualità. di screening garantisce ad una porzione Ed è anche per questo che gli screening sono nati. della popolazione che prima ne era esclusa Se è bene mantenere una certa cautela nelun trattamento di alta qualità la valutazione complessiva di uno studio con queste caratteristiche e innovativo anche nelle metodologie, tuttavia i risultati descritti I risultati dello studio mostrano che prima delsono suggestivi: quando il programma di screening l’introduzione del programma di screening le donriesce effettivamente a raggiungere la maggioranne con tumore della mammella appartenenti al za della popolazione, le differenze fra il gruppo dei gruppo delle svantaggiate avevano una probabilipiù deprivati e quelli che lo sono meno nella sotà di sopravvivere di quindici punti percentuali pravvivenza per tumore alla mammella tendono a più bassa di quelle della classe di riferimento. Quescomparire. Le differenze invece si mantengono sta differenza di sopravvivenza scompare complefuori dalle fasce di screening. tamente nel periodo 1997-2002 per le donne nella fascia di età compresa tra i 50 ed i 74 anni. A riprova che questo livellamento sia dovuto proprio agli screening vi è un altro dato: le differenze presenti nella classe di età al di sotto dei 50 anni che, quindi non si sottopongono agli screening, rimangono invariate nel periodo recente. E’ stato successivamente studiato tutto il percorso diagnostico ed è stato visto che la partecipazione allo screening non differiva nelle due classi sociali e che l’accuratezza diagnostica era simile fra i due gruppi. Per valutare quanto le differenze socio-economiche sono dovute ad un diverso stadio alla diagnosi e quanto ad un differente trattamento abbiamo effettuato una ulteriore analisi tenendo conto dello stadio del tumore alla diagnosi. Dopo l’attivazione del programma di screening le donne nelle due classi sociali mostrano un simile stadio alla diagnosi, Il gruppo della U.O. Epidemiologia Clinica e Descrittiva ISPO “ ” 5 Rubrica il medico domanda il medico risponde a cura di Grazia Grazzini, Dirigente Medico U.O. Screening ISPO La riabilitazione oncologica la persona al centro Intervista alla dr.ssa Maria Grazia Muraca C ari lettori, l’ospite di questo numero della nostra rubrica è la dr.ssa Maria Grazia Muraca, specialista in Chirurgia dell’apparato digerente ed endoscopia digestiva, responsabile S.S. Riabilitazione Oncologica ISPO. La dr.ssa Maria Grazia Muraca 6 Cara Mariella (è così che ti chiamano gli amici), dal tuo primo amore professionale, che era la chirurgia, sei diventata oggi una delle maggiori esperte italiane nella riabilitazione, in particolare delle donne operate al seno. Puoi dirci in cosa consiste il tuo lavoro e come sei arrivata oggi a dirigere una delle strutture più efficienti di Riabilitazione Oncologica? Fin da piccola volevo fare il medico; aiutare le persone sofferenti e fragili. Dalla lontana Calabria sono venuta a studiare a Firenze e già dal quarto anno di medicina ho iniziato la frequenza nel reparto di Chirurgia Generale dove la maggior parte degli interventi erano su donne con tumore alla mammella. Nonostante le difficoltà (a quei tempi non c’erano le “quote rosa”: la chirurgia era al maschile), l’amore e l’odore della sala operatoria erano per me irresistibili. In quegli anni ho visto tanti corpi mutilati e sofferenti e tanti occhi spauriti e incerti sul futuro. Ho cominciato a pensare che il tumore andava affrontato in tutte le sue sfaccettature; non solo con il bisturi, la chemioterapia o la radioterapia; quelle persone avevano bisogno di qualcosa di più, di altro e di oltre. Durante un congresso ho incontrato colleghi dell’Istituto Tumori di Milano che già facevano qualcosa in tal senso. E’ stata per me la conferma. Ho continuato a fare il chirurgo ma ponendo attenzione anche agli altri bisogni dei pazienti. Così è iniziata l’avventura che mi ha portata nei primi anni novanta ad abbandonare definitivamente la sala operatoria ed ad occuparmi a tempo pieno del dopo sala operatoria. Prima una serie di borse di studio e poi l’approdo definitivo al CSPO (oggi ISPO), dove già esisteva un piccolo servizio di riabilitazione che curava i “grossi bracci” dopo la mastectomia, mi hanno permesso di sviluppare sempre più la convinzione che bisogna curare la persona “tutta”. L’incontro con le donne operate di tumore alla mammella - volontarie della LILT - è stato un ulteriore e prezioso osservatorio. Le persone che hanno incontrato il tumore nel proprio cammino di vita, percepiscono meglio di chiunque altro la necessità di curare insieme al corpo ferito anche l’anima in subbuglio (“ho lasciato sul letto operatorio una parte del mio seno e tutta la mia anima”, ha scritto una nostra paziente). Da tanti incontri, dall’ascolto delle persone, da circostanze favorevoli e stimolanti si è pian piano sviluppato un lavoro fatto di riabilitazione psico-fisica con cui si pone al centro la persona con tutti i suoi bisogni e le sue necessità. A Firenze, presso Villa delle Rose, uno dei Presidi dell’Istituto per lo Studio e la Prevenzione Oncologica (ISPO) è stato istituito il CE.RI.ON, in collaborazione con la Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori sez. di Firenze. Come è nata questa collaborazione e quali attività sono svolte presso il Centro? Il Centro di Riabilitazione Oncologica (Ce.Ri.On) è il punto di arrivo e di partenza di tutto il percorso. La collaborazione stretta tra le competenze del Servizio Sanitario Regionale (Ispo-ITT) ed il Volontariato (LILT e Toscana Donna) ha permesso la creazione, nel maggio del 2005, di una rete regionale per la riabilitazione oncologica, coordinata da tre centri pilota (Firenze, Livorno e Siena); in ogni Centro le persone operate di tumore vengono accolte e riabilitate nel corpo e nell’anima. Le persone operate sono trattate secondo un protocollo il quale, oltre alla compilazione di un questionario sulla qualità della vita e lo stress psico-fisico, prevede una visita generale multidisciplinare finalizzata ad evidenziare tutte le problematiche psico-fisico-oncologiche. Pian piano le limitazioni ed i problemi fisici vengono trattati da fisioterapisti, enterostomisti, infermieri, mentre le problematiche psicologiche sono curate da psicologi e psichiatri operando tutti in stretta collaborazione. A cadenza mensile si tiene una riunione di tutta l’equipe riabilitativa (infermieri, medici, psicologi, fisioterapisti e volontari) durante la quale si approfondisce (mediante ampia discussione) ogni problematica psico-fisica delle persone in trattamento. Prezioso, in tutto il percorso, è lo strategico ruolo svolto dalle volontarie di Donna come Prima della LILT le quali quotidianamente (dalle ore 9 alle ore 18) sono presenti a Villa delle Rose per l’importante funzione di accogliere, consigliare, consolare e mettere a proprio agio tutte le persone che al Ce.Ri.On giungono. A quale tipo di pazienti si rivolge la tua attività? Trattiamo non solo donne operate di tumore al seno ma anche persone operate di tumori del colon-retto (portatori di stomia), del distretto testa-collo (laringectomizzati), della cute, dell’apparato genito-urinario ed altri tumori meno frequenti. Che ruolo ha la riabilitazione nella qualità della vita di questi malati? Credo che la riabilitazione psico-fisica alla quale sottoponiamo le persone migliori molto la qualità della loro vita; l’attenzione all’equilibrio tra corpo e mente facilita molti processi “riparatori”; le varie tecniche che usiamo favoriscono e facilitano il raggiungimento di un nuovo equilibrio dopo la malattia. Ho sentito dire spesso dai pazienti: “la malattia ha migliorato la mia esistenza perché mi ha fatto capire cos’è veramente importante”. In particolare per le donne operate al seno, cosa può offrire la riabilitazione e quali sono le prestazioni offerte dal Centro? La riabilitazione per i tumori della mammella (femminile e raramente anche maschile) si articola in due grossi gruppi: riabilitazione post-operatoria precoce e riabilitazione degli esiti a distanza. Nel primo percorso sono previste sedute di mobilizzazione e scollamento delle cicatrici e dei tessuti, con particolare attenzione sia all’articolazione scapoloomerale sia agli impianti di protesi nella chirurgia ricostruttiva. Vengono inoltre prescritte protesi mammarie esterne e messo in atto il relativo addestramento all’uso. Nel secondo percorso trattiamo principalmente il “linfedema” ossia il “braccio grosso” con massaggi manuali o meccanici (linfodrenaggio e pressoterapia) seguiti da un bendaggio funzionale o da un bracciale elasto-contenitivo allo scopo di mantenere il miglioramento ottenuto con il massaggio. Entrambi i percorsi sono integrati con attività fisica-psi- cologica di gruppo: attività motoria, ginnastica posturale, yoga, danza egiziana, dragon boat, arte-terapia, rilassamento (argomenti già affrontati in precedenti numeri del notiziario, ndr). Anche chi è stato operato per un tumore dell’intestino ed è portatore di una stomia, può usufruire dei servizi del Centro. Quali sono i servizi offerti per questi malati? Le persone operate, portatrici di “sacchetto” (stomia) tendono a nascondersi, ad isolarsi. Bisogna, anche in questo caso, lavorare sia sul piano fisico (utilizzo e scelta del sacchetto, dieta adeguata) sia su quello emotivo (colloqui psicologici individuali con il paziente ed i suoi familiari). Anche il lavoro dell’infermiere enterostomista è molto delicato ed importante per il raggiungimento della completa autonomia della persona. Vuoi aggiungere ancora qualcosa per i nostri lettori? Mi piace concludere sottolineando che questo peculiare tipo di riabilitazione globale è stata realizzata al Ce.Ri.On. - ISPO grazie al determinante apporto della LILT di Firenze che oltre a mettere a disposizione tanti volontari, finanzia, con il contributo di “Corri la Vita”, tutte le attività di supporto non convenzionate con il Sistema Sanitario Regionale. Tutto insieme insomma, diventa fondamentale affinché si realizzi un servizio di qualità e professionalità che gratifica operatori ed utenti. Cara Mariella, è stato veramente piacevole ascoltarti. Ti ringrazio vivamente delle tue informazioni. Spero che ancora una volta i nostri lettori accolgano l’invito a scriverci a [email protected] per chiedere ulteriori informazioni o indicarci altri argomenti da approfondire tra quelli di cui abbiamo parlato. Al prossimo numero! 7 Rubrica voci a cura di Giovanna Franchi, Psicologa Psicoterapeuta LILT Firenze “Per dirlo loro” La diagnosi di tumore e il rapporto madre-figlio Intervista al dr. Giorgio Maria Baratelli “Un segreto sta nel sapere condividere le emozioni, senza paura, con serenità. Potrai stupirti ed essere fiera della loro capacità d’affrontare i problemi e di trovare nuove soluzioni” da “Per dirlo loro” 8 Q uante volte nella vita da genitori capita di ingoiare una preoccupazione, un malumore, per non pesare con le proprie ansie sul cuore dei figli… Immaginiamo quale dilemma si spalanca per una madre quando le cade sulle spalle la diagnosi di tumore. Che fare con i figli, dirglielo o non dirglielo? Come spiegare loro le cure, gli interventi, gli effetti collaterali? L’istinto genitoriale suggerisce spesso di proteggerli, di evitare loro questo trauma. Farsi coraggio e cercare di far finta di niente. Ma così si corre il rischio di restare impantanati nella “congiura del silenzio”. Quando succede, i figli, che sono capaci di interpretare anche i più lievi segnali non verbali, finiscono per intuire che sta accadendo qualcosa di brutto, talmente brutto che non se ne può nemmeno parlare. E restano soli, nel silenzio, con la loro paura. Meglio quindi parlarne. Ma qual è il modo giusto? Quali le giuste parole? Non ci sono regole rigide a cui far riferimento. La scelta del momento, del tono di voce, di quanto dire non può essere fatta che dai genitori, che meglio di chiunque altro possono conoscere e rispettare quello che i figli sono in grado di sostenere. Ma è possibile essere accompagnati in questo passaggio. Uno strumento utile, che spesso usiamo per aiutare le mamme a cercare di condividere con i figli le proprie emozioni senza paura, con serenità, è il libretto “Per dirlo loro”, scritto dal dottor Giorgio Maria Baratelli, chirurgo oncologo, Direttore dell’Unità di Senologia dell’Ospedale Moriggia-Pelascini di Gravedona (Como) e del Centro di Senologia della Delegazione Alto Lario della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori, insieme a Roberta Barbone e ad Elisa Carrillo, due infermiere professionali della LILT Alto Lario. E’ un libretto prezioso, che mette bene in luce come nei momenti difficili della vita è possibile far emergere il meglio di noi stessi e che suggerisce come spesso i bambini hanno molte più risorse di quelle che immaginiamo. Abbiamo chiesto al dottor Baratelli di raccontarci da quali esperienze è nata l’idea di scrivere questo libretto a sostegno delle mamme che si trovano ad affrontare la drammatica esperienza di tumore vicino ai loro figli. Ho iniziato la mia carriera come chirurgo generale. Con il tempo mi sono dedicato alla senologia e poi, proprio per la prevalenza del tumore della mammella, sono stato “felicemente” costretto a fare solo questo. Pertanto mi sono confrontato e relazionato con pazienti donne; questo ha contribuito alla mia crescita soprattutto come uomo e di conseguenza come professionista. L’idea di scrivere il Come libretto mi è venuta dalla richiesta, a volte esplicita altre volte inespressa, delle mie pazienti che si sono trovate nella situazione incerta di come comunicare la loro malattia ai figli. Nell’introduzione al libretto, si legge questa frase: “E’ importante aiutare i tuoi figli a capire la tua esperienza. Oltre alla tua malattia e alle tue ansie, devi saper affrontare la loro angoscia”. Un compito difficile per chi sta vivendo un carico di vita così pesante. Cosa in particolare può aiutare una madre in questo percorso? Il libretto, che è una sorta di vademecum, spesso è di per sé un valido aiuto, soprattutto perché la paziente capisce che la comunicazione con i figli è un problema già affrontato da altre donne che si sono trovate nella sua situazione ed è un problema così importante tanto da essere stato messo su carta. Comunque il libretto, pur essendo semplice e completo, non può sostituirsi al contatto umano, che si esprime nell’empatia tra chi cura (medi- co ed infermiera) e chi è curato. Come lei scrive, le reazioni dei figli alla malattia della mamma possono essere molto diverse a seconda dell’età. Quali sono le differenze più significative? Le maggiori difficoltà sono spesso riscontate nelle figlie adolescenti, perché, proprio in relazione al particolare periodo che stanno vivendo, avvertono la malattia come un impedimento all’indipendenza che “Che fare con i figli, Penso che sia compito del medico instaurare con la paziente un rapporto di fiducia basato sulla sincerità. Questo di conseguenza aiuta la comunicazione con i figli, in quanto anch’essa deve essere permeata della stessa sincerità. A volte ho incoraggiato le pazienti a farsi accompagnare per le medicazioni e i controlli dai loro figli, anche piccoli. Questo momento di condivisione ha facilitato molto la comunicazione, abbattendo barriere culturali e di ruolo che continuano ad essere presenti. Nel retro della copertina si afferma: “Tutta la spiegare loro le cure, gli interventi, tua famiglia scoprirà di posgli effetti collaterali? sedere insospettate riserve stanno conquistando (la madre d’amore e forza interiore”. potrebbe aver bisogno di loro) e Che ruolo può giocare la rete soprattutto come un contrat- familiare in questa esperientempo che scombussola i loro za, visto che come lei afferma “la malattia si ripercuote progetti di vita. Per questo possono avere una su tutta la famiglia”? reazione di ribellione, a volte Che “la malattia si ripercuote su manifestata con eccesso d’agtutta la famiglia” è una constagressività, mentre altre volte si tazione che può apparire ovvia comporteranno in modo infantile; altri invece si faranno carico ma che così ovvia non è in quandi responsabilità gravose che le to, tanto per fare un esempio faranno maturare troppo in fret- concreto, non ci è insegnata alta, mentre altre ancora affronte- l’università. ranno la situazione con appa- Questo invece è un aspetto molto importante da tener presente. rente disinvoltura. Infine le ragazze, quando la Nel libretto l’attenzione è focamamma è ammalata di tumore lizzata su come parlare della della mammella, di solito vivono malattia ai figli, ma occorre esil problema con angoscia mag- sere allo stesso modo attenti giore perché si sentono minac- alle reazioni degli altri comciate proprio nel simbolo stesso ponenti della famiglia (il pardella femminilità, che si sta svi- tner in primo luogo, poi le sorelle e i fratelli, i genitori…). luppando nel loro corpo. I rapporti familiari, se conosciuNel libretto si afferma l’im- ti (e questo fa parte dei compiti portanza di essere sinceri dello specialista), possono essere con i propri figli e informar- “utilizzati” positivamente nel li sulla malattia. Come si può processo di cura. coniugare questo con la tendenza spesso presente di ta- Il più delle volte si scoprono cere le cattive notizie per risorse familiari sorprenproteggerli? denti ed inaspettate. dirglielo o non dirglielo? ” 9 Rubrica sano&buono a cura di Simonetta Salvini Dietista, Collaboratore ISPO, Unità Operativa di Epidemiologia Molecolare e Nutrizionale Più pesce in tavola ma è davvero così caro? S tavolta si parla di pesce: ci dicono in tutte le salse che dobbiamo mangiarne tanto, almeno due o tre volte alla settimana, ma spesso si sente una certa riluttanza da parte dei consumatori. C’è chi dice “mi spunteranno le pinne a furia di mangiar pesce”, ma non è chiaro come mai nessuno dica “incomincerò a muggire e grugnire” visto che il consumo di carni rosse e salumi è certamente molto superiore a quello del pesce. Scherzi a parte, mangiando pesce non spuntano le pinne (che peraltro potrebbero essere utili per chi ama nuotare), ma sicuramente qualcosa di positivo succede. Mentre il consumo di burro, carne, salumi e formaggi tende a far aumentare nel nostro sangue l’LDL, il cosiddetto colesterolo cattivo, il consumo abbondante e frequente di pesce ci arricchisce di acidi grassi polinsaturi, ed in particolare di acidi grassi cosiddetti omega-3, soprattutto quelli a lunga catena (EPA e DHA) che aiutano a proteggere in particolare da malattie cardiovascolari e infiammatorie. Qualcuno dirà che si fa prima a prenderli rinchiusi in una bella capsulina trasparente, ma, a meno di esigenze particolari e patologie in corso, dovremmo cercare di assumere tutti i nutrienti necessari attraverso la dieta più che attraverso gli integratori. Sembra strano, ma in un Paese come l’Italia, con migliaia di chilometri di costa bagnata dal mar Mediterraneo, i consumi di pesce sono abbastanza bassi. In media si consumano ogni giorno circa 110 g di carni fresche e conservate (tra cui 20 g di pollame e 30 g di salumi) e solo 40 g di pesce. In un Paese marino come il nostro mangiamo quindi tre volte più carne che pesce! Nel meridione i consumi sono un po’ più alti della media nazionale, ma siamo comunque lontani dai consumi degli altri paesi mediterranei (Spagna e Grecia) e dei paesi del nord Europa (Norvegia, Svezia, Danimarca). I motivi che trattengono la gente dal consumare pesce sono molti: costa troppo, non ho un pescivendolo vicino a casa, “mi fa fatica” pulirlo e via di seguito. Vediamo un po’ se possiamo sfatare questi miti negativi e invogliare ad un consumo più frequente di pesce. Prima di tutto, cosa intendiamo dire quando parliamo di pesce? Il pesce 10 propriamente detto è un animale vertebrato che vive in acque dolci o salate (quindi mare, fiumi, laghi): per intenderci i pesci con la lisca. Spesso parlando di pesce si fa di ogni erba un fascio e si includono anche molluschi e crostacei. Ovviamente le differenze sono molte e anche le caratteristiche nutrizionali variano. Mentre i pesci, soprattutto quelli grassi come il pesce azzurro, sono per l’appunto particolarmente ricchi in acidi grassi omega-3, crostacei e molluschi tendono invece ad essere piuttosto ricchi in colesterolo, e quindi a volte guardati con un po’ di sospetto. Per comodità possiamo comunque tenerli tutti insieme perché in ogni caso anche le indagini di consumo mettono insieme tutte le informazioni. L’importante come sempre è variare i consumi. Costa troppo? Questa forse è l’obiezione più comune. E’ vero: il pesce fresco, pescato, pregiato, può avere un prezzo anche di 30-40 euro al chilo, mentre una carne rossa, pregiata, in genere non supera i 20-25 euro al chilo. Ma è veramente necessario consumare un pesce così costoso? Ci sono pesci molto più abbordabili, come il pesce azzurro dei nostri mari (sardine, alici o acciughe, sgombri); per questi il prezzo si aggira sui 4-8 euro al chilo, a seconda del periodo. In questa fascia possiamo trovare anche cefali, suri o sugherelli, moli e tanti altri pesci del nostro mare. Ci sono poi pesci di fascia intermedia, divenuti ormai molto abbordabili per via degli allevamenti. Orate, cefali e branzini, tipici dei nostri mari, oppure salmoni e dentici che vengono da lontano, costano dai 5 ai 15 euro al chilo, a seconda del luogo di acquisto e na- turalmente, della stagione. Se poi vogliamo cernie, rane pescatrici, pesce spada, tonno, scorfani o altro ancora il prezzo può certo salire, come pure sale per tutti i crostacei pregiati, dalle mazzancolle, ai gamberoni, alle aragoste. Ma non è certo necessario includerli nella nostra dieta abituale. Trucchi per spendere meno. Anche il pesce si può acquistare a chilometro zero. In molte città e paesi marini è possibile recarsi direttamente alla banchina dei pescherecci e comprare il pesce appena pescato, evitando quindi il ricarico sul prezzo per il confezionamento, il trasporto e la vendita al dettaglio. Questo naturalmente vale per chi abita vicino al mare o per chi va in vacanza al mare. Sul prezzo del pesce influisce poi l’origine dello stesso: pescato o di allevamento? Circa il 30% del pesce che noi mangiamo deriva oggi da allevamenti, diffusi ormai ovunque dal Mediterraneo agli Oceani, al Mare del Nord. Il pesce allevato è molto meno caro di quello “selvaggio” e quindi l’allevamento rende possibile un più diffuso consumo di questo alimento salutare: non sarebbe infatti pensabile poter mangiare il pesce 23 volte alla settimana servendoci solo di quello pescato. Chi si preoccupa del suo valore nutrizionale può stare tranquillo: gli omega-3 abbondano anche nel pesce allevato, soprattutto perché questi pesci, ben nutriti e un po’ più sedentari dei loro simili che vivono in libertà, tendono ad essere più grassocci. Certo la carne sarà forse meno saporita e soda, stessa differenza che notiamo tra un cinghiale ed un maiale d’allevamento. Ma come non pretendiamo di mangiare abitualmente selvaggina, non si vede perché far tanto gli schizzinosi sul pesce. Dal punto di vista ambientale dicono che qualche problema ci possa essere e non lo metto in dubbio. L’ecosistema, in prossimità degli allevamenti, subirà certo qualche variazione, ma ancora la soluzione perfetta per sfamare il mondo non si è trovata e dobbiamo continuare ad accettare compromessi, ovviamente cercando di limitare i danni. Consumare meno proteine animali? Gli esperti dicono che il pianeta starebbe meglio se tutti mangiassimo meno prodotti di origine animale, non per nulla i movimenti vegetariani e vegani sono sempre più diffusi. Ho fatto quindi qualche conto per vedere come starebbe il nostro portafoglio spostando i consumi verso una dieta più “verde”: ho considerato una dieta “abi- mente riusciamo a liberarci. Il pesce è controllato e il rischio di accumulo dovrebbe essere limitato, ma si raccomanda sempre di variare le tipologie di pesce consumato e alternare pesci piccoli a pesci grandi: i pesci più grossi tendono ad accumulare queste sostanze. Particolare attenzione a bambini e donne in gravidanza e durante l’allattamento. E i parassiti? Avrete sentito parlare dell’anisakis, un nematode che può essere presente in molte varietà di pesce da noi comunemente disponibili. La cottura elimina questo parassita, come pure la surgelazione. Se volete mangiare il pesce crudo, congelatelo prima! A -20° per almeno 24 ore, a -15° per almeno 96 ore. Questa norma dovrebbe essere rispettata dai ristoranti che servono “sushi”. abbondante e frequente “il consumo di pesce aiuta a proteggerci dalle malattie cardiovascolari” tuale” con tutti i giorni carne rossa o salumi, 2 volte alla settimana pollo o tacchino, 1 volta le uova, 2 volte i formaggi, 1 volta il pesce ed una volta i legumi. Il costo approssimativo, considerando porzioni medie (e considerando solo l’ingrediente principale senza condimenti o altro) è di circa 18 euro alla settimana. Se invece di mangiare tutti giorni carne ribaltassimo la situazione e mangiassimo tutti i giorni i legumi, mentre solo 1 volta alla settimana carne e salumi, 1 volta il pollo, 1 volta i formaggi, 2 volte le uova e 2 volte il pesce, il costo scenderebbe ad 11 euro, poco più della metà!! Pensiamoci... Inquinamento dei mari e dei fiumi: un pericolo? Cautela di sicuro, come sempre, e controlli ben fatti. Il pesce può contenere inquinanti, come il metilmercurio, e come i policlorobifenili (PCB), questi ultimi considerati inquinanti organici persistenti, di cui difficil- La fatica di pulirlo. Questa si risolve facilmente, facendolo pulire in pescheria o comperando il pesce già sfilettato. La puzza sulle mani? Sciacquarsi bene con l’aceto, oppure mettetevi i guanti di gomma per pulirlo e prepararlo. Non avete una pescheria sotto casa? Organizzatevi: andate al mercato o in pescheria una volta ogni tanto e poi surgelate il pesce in casa. Oppure comprate il pesce già surgelato (non i bastoncini, però). Ogni trucco è buono per consumarne di più. Le informazioni sono state prese da: www.medfish.it/marecoltura.html www.stradadelpesce.it/documenti/ specie_ittiche.pdf www.legapesca.coop/contentpartviewer.aspx?ID=*filiera%20corta www.cibo360.it/alimentazione/cibi/ pesce/pesce_crudo.htm Kris-Etherton et al. Fish Consumption, Fish Oil, Omega-3 Fatty Acids, and Cardiovascular Diseas. Circulation 2002;106;2747-2757. Leclercq C et al. The Italian National Food Consumption Survey INRANSCAI 2005-06: main results in terms of food consumption. Public Health Nutr. 2009;12 (12): 2504-32. 11 Rubrica alleniamociastarbene a cura di Associazione Sportiva Firenze Marathon Sulle orme di mio padre per tenere alti i valori dello sport Intervista a Francesco Franchi in vista dei Mondiali di Pallavolo 2010 ominciamo col dire che il suo cognome ricorda quello di un personaggio sportivo di non poco rilievo per la nostra città e per il mondo sportivo. Suo padre era infatti l’Artemio Franchi al quale è intitolato lo Stadio del capoluogo fiorentino. Come vive gli inevitabili riferimenti ad una figura di tale livello? Quando ero piccolo credevo che mio Padre fosse un agente segreto o un extraterrestre: erano gli anni ’60 e non eravamo certo abituati, cosa invece normale oggi, a viaggiare da un continente all’altro come faceva spesso lui. La conseguenza di tutto questo C Purtroppo nel 1983 a causa di un tragico incidente automobilistico nelle campagne senesi, papà venne a mancare e fu un duro colpo; ma l’affetto che tutta la città di Siena gli tributò insieme alle centinaia di persone giunte da tutta Italia e dall’estero durante i giorni di veglia funebre e durante il trasporto del feretro verso Porta Camollia (da dove sarebbe partito alla volta di Firenze per il saluto ufficiale del mondo sportivo al “Centro Tecnico Federale di Coverciano” e poi al Cimitero di Soffiano, dove tuttora riposa), confermarono a me e a tutta la famiglia, la grandezza internazionale dell’uomo e la terribile perdita che ci aveva colpito. Oggi, a distanza di quasi 27 anni dalla sua scomparsa, la nostra sofferenza è lenita dalle continue dimostrazioni di stima e di affetto tributate dal mondo del calcio alla sua memoria: la conferma maggiore di ciò è evidente nel fatto di avere, come unico caso in Italia, due stadi intestati a suo nome, quello di Firenze e quello di Siena. C’è poi il lavoro della “Fondazione Artemio Franchi”, fondata nel 1985, che cerca, attraverso promozione, premi di laurea, borse di studio, convegni e ricerche, di proseguire il lavoro di mio padre per tenere alti i valori dello sport. Era un uomo con una grande cultura, “con capacità manageriali non comuni ” e una passione enorme verso il mondo del calcio Questo numero è stato realizzato da Eleonora Gatti 12 viaggiare era che in casa lo vedevamo poco, però, ogni volta che tornava, era un susseguirsi di racconti emozionanti sui suoi viaggi e sulle diverse avventure d’un viaggiatore di quegli anni. Una volta per esempio raccontò che in Africa, in occasione di un ricevimento in suo onore, aveva assaggiato un piatto particolare con una carne dolciastra che poi, con suo grande ribrezzo, scoprì essere carne di scimmia… Insomma, per un giovanotto con tanta fantasia come me, era veramente emozionante poter immaginare e sentir raccontare così tante avventure. L’unico rammarico, ma è stato più evidente crescendo, era che ci eravamo frequentati poco e che solo verso i miei 18 anni avevamo trovato quella confidenza così bella tra padre e figlio che mi aveva permesso di scoprire che non era né marziano, né agente segreto, ma un uomo con una grande cultura, con capacità manageriali non comuni e una passione enorme verso il mondo del calcio: insomma, una persona straordinaria e con qualità eccezionali. Suo padre sarà stato per lei sicuramente un motivo di spinta e di avvicinamento allo sport: come si è legato in particolare al mondo della pallavolo? Nel 1986 Francesco Bosi, allora assessore allo sport del Comune di Firenze mi chiese, come erede del “Grande Franchi”, di dare una mano alla Società Pallacanestro Firenze che, guidata da Giuseppe Varrasi, stava cominciando un importante processo di crescita: accettai con gioia e cercai di dare il mio contributo di idee ed entusiasmo ad un’avventura che si dimostrò fortunata; riuscimmo infatti a far crescere nei cuori degli appassionati di pallacanestro fiorentina un grande amore verso una società Francesco Franchi al “Premio Siena Artemio Franchi” che è riuscita poi a raggiungere la Serie A grazie a campioni come Ebeling, Anderson e un grande allenatore come D’Amico. Successivamente alcune incomprensioni con l’allora presidente della società mi costrinsero alle dimissioni e ad allontanarmi dalla pallacanestro. Nel 1987 fui contattato da Gianfranco Briani, allora segretario generale della Federazione Italiana Pallavolo che, tramite Ettore Calogero, mi chiese di presiedere il Comitato Organizzatore delle qualificazioni di Pallavolo maschile per le Olimpiadi di Seul. La manifestazione si chiamava “Mondovolley Firenze ’88”, fra gli ospiti dell’evento figurava anche Ruben Acosta, presidente del volley mondiale che, tra l’altro, aveva conosciuto mio padre durante i Mondiali di calcio di Messico’70. Proprio Acosta, felicissimo del fatto che un Franchi si avvicinasse alla pallavolo, mi chiese di fare il possibile perché la manifestazione riuscisse al meglio. La fortuna, oltre al lavoro di tutti i membri del comitato, aiutarono il risultato straordinario della manifestazione: l’Italia si qualificò per la prima volta alle Olimpiadi ed avemmo un gran successo di pubblico, oltre che un notevole riscontro sui media, grazie anche ai tanti sponsor con i quali avevamo collaborato. Dopo quel successo, sempre Acosta, propose alla Federazione Italiana di tenermi in considerazione. Nel ‘92 partecipai alle elezioni e fui eletto restando in carica a lungo tempo nel consiglio della Federazione Mon- La mascotte dei Mondiali Volley 2010 diale. A partire dal 2000, e per cinque anni, sono stato Presidente della Lega Pallavolo femminile di Serie A, mentre dal 2006 sono membro del Comitato Esecutivo della FIVB, Federazione Internazionale Pallavolo. Lei riveste una carica importante in quanto è uno dei più alti dirigenti della pallavolo mondiale, nonché, come ci ha appena detto, membro dell’Esecutivo della F.I.V.B, la Federazione Internazionale Volleyball: di cosa si occupa in particolare? Dal 2007 presiedo il Consiglio della World League, un evento di pallavolo maschile che vede coinvolte le 16 migliori squadre nazionali del mondo, con montepremi per oltre 20 milioni di dollari; nell’esecutivo ci occupiamo in particolare di gestire il bilancio della federazione e, con il contributo delle numerose commissioni dello sviluppo, della pallavolo nel mondo. Ad oggi, qual è la situazione della pallavolo in Italia e in particolar modo, cosa può dirci sul movimento sportivo nella nostra città? In Italia la pallavolo sta attraversando un momento magico al femminile, dove continua a crescere il numero di tesserate e dove i risultati della nostra Nazionale maggiore e delle Nazionali giovanili sono di assoluto valore. A livello maschile, anche se negli ultimi anni, dopo quasi quindici di assoluto dominio internazionale, i risultati sono stati meno brillanti, ci si prepara a gestire un mondiale “in casa” dove sicuramente la nostra Nazionale farà vedere una grandissima pallavolo. A Firenze le cose vanno un po’ peggio; la pallavolo di base è molto praticata, la Federazione a livello regionale e provinciale è molto ben gestita, ma manca la pallavolo “che conta”; il problema è che non si riesce a trovare risorse economiche necessarie a sviluppare attività di vertice. Così, dopo i successi della Grande Ruini degli anni ‘60/70 e le buone performances al femminile degli anni ’90, i tanti appassionati di pallavolo sono costretti ad aspettare le partite della nostra Nazionale per riempire il Nelson Mandela Forum. Dal 24 settembre al 10 ottobre 2010 si svolgeranno in Italia i mondiali di volley maschile. Firenze, insieme ad altri 9 capoluoghi italiani tra le quali Roma, Milano, Reggio Calabria ecc.., è stata scelta come sede dei quarti di finale: come si prepara la città per accogliere al meglio il grande avvenimento? Insieme al Comune di Firenze, alla Provincia ed alla Regione Toscana stiamo preparando tutta una serie di manifestazioni collaterali, anche culturali, per accogliere i tanti supporters provenienti da tutto il mondo ed i tantissimi appassionati di Pallavolo della nostra città che, dal 1 al 10 ottobre, assisteranno al Nelson Mandela Forum di Firenze, alle performances di grandissima pallavolo che le nazionali presenti offriranno al pubblico. Il Comune ha anche avviato una serie di lavori di rinnovamento dell’impianto (spogliatoi, sala stampa etc. etc.) oltre ad aver messo in cantiere la realizzazione della climatizzazione che resterà patrimonio della città. 13 Il CAMO informa a cura di Andrea Romanelli, Responsabile Servizio CAMO Ti chiediamo di essere volontario CAMO ecco perché... I l servizio del Centro d’Aiuto al Malato Oncologico della LILT Firenze costituisce un legame ormai collaudato e profondo tra l’Associazione, i cittadini e il territorio. La nostra collaborazione con le Unità di Cure Palliative-Leniterapia dell’Azienda Sanitaria Fiorentina ci ha permesso di operare in profonda sintonia con medici, infermieri e volontari impegnati quotidianamente nell’assistenza domiciliare al paziente oncologico su tutto il territorio della Provincia di Firenze, comprendente le zone delle tre corrispettive Società della Salute di Firenze Centro, della zona Sud-Est (Comuni del Valdarno, Val di Sieve, Val di Pesa) e quella della zona Nord-Ovest (Comuni di Scandicci, Signa, Lastra a Signa, Campi Bisenzio, Calenzano, Sesto Fiorentino, Vaglia e Fiesole). Si tratta di un lavoro imponente per garantire non soltanto la rapidità dell’intervento ma soprattutto la qualità e l’attenzione per lo stesso. Il rapporto umano che si viene inevitabilmente a creare, la considerazione della figura del paziente e dei suoi familiari nell’ambito così delicato e particolare delle cure di fine vita, rappresentano l’esperienza maturata in anni del personale impiegato nel servizio e, oltre a costruire giorno per giorno i nostri risultati, rappresenta anche la nostra soddisfazione e la causa del nostro impegno volto a rendere l’intervento domiciliare più pratico, confortevole e dignitoso. Nel corso del 2009 abbiamo seguito 499 nuovi pazienti su un totale di 1000 assistiti, compiendo 1450 interventi e movimentando 3081 ausili. Sono risultati importanti che hanno visto la più completa soddisfazione di tutti i soggetti coinvolti, costituendo così un importante esempio, unico nel suo genere, su come volontari, professionisti del servizio pubblico, membri del terzo settore e pazienti con i loro familiari, costituiscano una rete di competenze, affetto e professionalità, profonda e soprattutto efficace. L’azione che possiamo dedicare, secondo le nostre attitudini e le nostre disponibilità, nel contribuire a portare avanti un lavoro così prezioso e peculiare, con l’impegno sia fisico che psicologico che questo richiede, rappresenta un patrimonio di cultura e umanità che oggi chiediamo, a chiunque sia interessato, di accrescere e condividere. Essere volontari del servizio CAMO richiede una predisposizione alla cura e all’attenzione, in un contesto particolarmente delicato che vede i nostri singoli interventi legarsi all’esigenza della maggior efficacia con il minimo disturbo e necessitano di una grande capacità di afferrare l’importanza delle azioni compiute in un’ottica di primo acchito poco comprensibile in termini di riconoscenza e gratificazione. Inoltre il trasporto degli ausili impiegati nel servizio, richiede un impegno fisico non indifferente, se pensiamo che alcuni degli ausili movimentati, come ad esempio i letti, pesano qualche decina di chili. Quel che si potrebbe ben definire un lavoro ingrato, apparentemente! Altresì, questo impegno, che si va costruendo giorno per giorno, rappresenta un arricchimento e un ampliamento della propria esperienza personale direttamente legato alla volontà e alla sensibilità con cui si compie. Se siete interessati ad offrire il vostro aiuto in questo compito potete contattarci allo 055-576939, oppure venire a trovarci direttamente nella nuova sede in Viale Giannotti, 23. A.I.P. Associazione Italiana Prostatectomizzati Continua l’attività dell’A.I.P. per cercare di sensibilizzare ed informare i cittadini sulla prevenzione del tumore alla prostata e sulle possibilità a cui possono accedere i pazienti prostatectomizzati. Richiedete informazioni all’AIP per sapere quale sono le agevolazioni che spettano di diritto ai pazienti prostatectomizzati. Inoltre una raccomandazione: Dai 40 anni in poi, se presenti fattori di rischio (casi in famiglia di tumore alla prostata) e in generale dai 50 anni in poi, non esitare a rivolgerti al tuo medico curante. Ti suggerirà gli esami idonei e ti consiglierà un’eventuale visita specialistica per una valutazione approfondita. L’AIP ha sede a Firenze presso il Centro di Riabilitazione Oncologica, Via Cosimo il Vecchio, 2 tel. 055 32697805, fax 055 32697800 ed è aperta tutti i giovedì, dalle ore 10.00 alle ore 12.00. Per qualsiasi informazione gli interessati possono anche contattare direttamente il Presidente Sig. Pietro Scialpi al 347 8856327, considerando il valore aggiunto di parlare con persone che sono passate attraverso la stessa malattia e che hanno la sensibilità e la comprensione del problema. Ricordando che non si è soli contro le difficoltà che si devono saper affrontare, senza reticenze 14 e a Gin prendi nota annunci annunci Nuovo IBAN 31 Maggio per i bonifici bancari a favore della LILT Giornata Mondiale Senza Tabacco Dal 1 giugno la LILT Firenze avrà nuove coordinate bancarie: Cassa di Risparmio di Firenze Agenzia 25 IBAN IT92M0616002825100000000175 Vi ricordiamo di specificare la causale nel caso vogliate sostenere dei progetti specifici. Per le donazioni in memoria di una persona cara, se lo spazio a disposizione nella causale non è sufficiente, potete scrivere i dati della Famiglia cui manderemo comunicazione dell’offerta, al nostro indirizzo di posta elettronica [email protected] o al nostro fax 055.580152, insieme agli estremi del versamento. Grazie. Ti aiutiamo a dire basta alla sigaretta! Smettere di fumare è difficile, ma è possibile e i metodi per provarci sono tanti. Il nostro si basa sul gruppo come fonte di solidarietà e sostegno reciproco ed è focalizzato a risolvere gli aspetti psicologici della dipendenza da tabacco. Se vuoi avere informazioni sui nostri gruppi, contattaci allo 055.576939 26 Settembre 2010 Iniziate ad allenarvi... Se stai per sposarti o per un’occasione particolare Grazie agli sposi Michele e Anna, Gianni e Franca Nicola e Cristina, a Cristiano per la sua Cresima ai piccoli Martina, Ginevra, Sara e Alessio per il loro Battesimo, a Giulia per la sua Laurea e a Gino e Siria per il loro cinquantesimo Anniversario di Matrimonio Per rendere ancora più speciale il tuo matrimonio, puoi scegliere di rinunciare alle tradizionali bomboniere per devolvere la cifra destinata a tale scopo alla Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori. Noi forniremo le lettere o, a scelta, le pergamene da dare a parenti e amici, insieme alla spilla LILT, in cui viene spiegato il motivo di un gesto così importante. Allo stesso modo anche per compleanni, comunioni, anniversari o altri momenti particolari, puoi decidere di fare un regalo diverso, facendo una donazione alla LILT e sostenendo l’impegno che portiamo avanti da 80 anni. Per ulteriori informazioni chiamaci in sede allo 055.576939 Ricorda che le donazioni alla LILT, in quanto Onlus, godono di benefici fiscali. Per saperne di più consulta il sito www.legatumorifirenze.it 15 Il TUO sostegno per aiutare la LILT La tua firma contribuirà alla nostra lotta per un futuro senza cancro. La Legge Finanziaria 2006 (L.266 del 23 dicembre 2005) ti permette di destinare una quota pari al 5 per mille del tuo IRPEF alla Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori – Sezione di Firenze, in quanto Associazione di Volontariato ONLUS iscritta all’Albo delle Agenzie delle Entrate. I modelli per la dichiarazione dei redditi 730, CUD e UNICO contengono un apposito spazio dedicato al cinque per mille, in cui puoi firmare nella sezione relativa al volontariato ed indicare il codice fiscale 94051880485 della LILT Firenze. Aiutarci non ti costa nulla! Per ulteriori informazioni 055.576939 Diventa socio www.legatumorifirenze.it