Fatti, idee e opinioni di Barona, Giambellino, Lorenteggio e Porta Genova
dialogando – Maggio 2012
Fatti, idee e opinioni di Barona, Giambellino, Lorenteggio e Porta Genova
EDITORIALE
CDZ 6
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DIALOGANDO nasce di maggio.
è un bimestrale, pubblicato e
distribuito nei mesi dispari:
maggio,luglio, settembre, novembre, gennaio. Nasce dal lavoro di
un gruppo di persone provenienti
dalla società civile e dalla politica,
quella di tutti i giorni, quella radicata nel territorio,la più vicina ai
problemi dei cittadini.
DIALOGANDO favorisce la partecipazione, la decisione, l’azione
politica delle istituzioni, osserva e
racconta le questioni di spessore
comunitario e nazionale, di area
regionale-provinciale, le storie metropolitane e di zona.
DIALOGANDO interviene sui
temi, sugli orientamenti, sulle
scelte del governo del paese, della
regione, della provincia, della città
e naturalmente della zona 6 di Milano. Racconta le storie dei protagonisti di queste scelte, i risultati
da loro conseguiti, i progetti avviati dal Consiglio di Zona 6 e quelli
ancora tutti da costruire.
DIALOGANDO è dunque un ponte di dialogo tra le istituzioni e
l’intera comunità dei cittadini della zona 6: le associazioni presenti
nel territorio, i simpatizzanti, gli
amici, chi partecipa alla politica
in modo attivo, chi in forma occasionale, chi si sente distante ma
vorrebbe essere informato, per poi
decidere.
DIALOGANDO esprimerà lo spirito democratico, ma non sarà
connotato da alcun simbolo.
Sarà aperto e inclusivo, ma non rinuncerà ad un taglio politico.
Proporrà il suo messaggio in modo
da generare un flusso, una partecipazione.
La nostra comunicazione, la scelta
dei temi e dei contenuti, lo stile
con cui racconteremo la nostra visione di società ci qualificheranno
agli occhi della comunità di cittadini.
Per magari poterci sceglierci domani.
Buona lettura.
Il lavoro e
la festa
p. 02-04
Dialogando
Partigiani
Intervista a
Rabaiotti
p. 05
Docu-film
Bandite
p. 10 e 11
Europa
Festa
dell’Europa
p. 14
IL CORSIVO
Ho sempre pensato che le
grandi rivoluzioni nascano in realtà da piccoli
gesti, azioni anche simboliche.
La rivoluzione della toponomastica delle città ribalta
Maggio 2012
Nasce
Dialogando
il nuovo
Il sequestro di un
incrociatore
americano da parte
dei pirati
Giornale
della
somali scatena un duello giocato
Zona 6, fatti,
tra la costa africana dell'oceano
indiano, gli U.S.A.idee,
e gliopinioni,
Emirati
arabi.
racconti e
narrazioni
dei quartieri
Barona,
Giambellino,
Lorenteggio e
Porta Genova
il concetto arcaico di
memoria.
Ecco perché Milano dedica
un pezzo di città a Enrico
Berlinguer, il segretario
del PCI stroncato da un
ictus durante un comizio
a Padova, la sera dell’11
giugno 1984.
Piazza Enrico Berlinguer è il
nuovo nome dello slargo
all’incrocio tra via Savona
e via Tolstoi, in zona 6.
L’intitolazione giunge a
novant’anni dalla nascita
di Berlinguer, (25 maggio
1922, Sassari).
Un gesto simbolico, un omaggio a chi, per primo in
Italia tra i politici, ha
messo sul tavolo della
discussione la cosiddetta
“questione morale”.
Nei giorni in cui sembra
avanzare il morbo infetto
della corruzione politica
mi pare già una piccola
rivoluzione.
Daniele Biacchessi
“NON E' IL MIO NOME” di Ugo Grottoli,
Le vie d’acqua
del futuro
P. 08/09
l'ultimo romanzo edito da Eclissi Editrice,
rappresenta un insolito esperimento tra il thriller e il
genere avventuroso, capace di creare una suspense
nel lettore per tutte la lunghezza delle sue 240
pagine...
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Fatti, idee e opinioni di Barona, Giambellino, Lorenteggio e Porta Genova
dialogando – Maggio 2012
Famiglia
30/05-3/06 – MILANO – VII Incontro
Mondiale delle Famiglie
Appuntamento promosso dalla Santa Sede, inaugurato
nel 1994 da Papa Giovanni Paolo II. Quest’anno il
titolo della manifestazione è “La Famiglia: il lavoro e
la festa”. Abbiamo ritenuto interessante e importante
affrontare i temi proposti. Attraverso queste pagine
proviamo ad inquadrare il senso dell’iniziativa e le
ricadute, anche operative, che la comunità territoriale
si trova ad affrontare dando la parola a chi opera in
realtà parrocchiali, legandoli poi ad alcune storie ed
esperienze vissute da nostri concittadini.
Intervista
Sulla famiglia
Intervista
– Giorgio Villani è
volontario nella Parrocchia
di Santa Bernardetta
(quartiere Barona)
– Pino Parisi è della
Parrocchia di San Vito
(quartiere Giambellino)
Cos’è la Giornata Mondiale delle Famiglie
dal punto di vista di chi la promuove e
partecipa alla sua organizzazione?
Ce lo raccontano Giorgio Villani, volontario nella Parrocchia di Santa Bernardetta (quartiere Barona), e Pino Parisi, della Parrocchia di
San Vito (quartiere Giambellino).
“È un’occasione di riflessione, offerta dalla Chiesa, sulla famiglia, sul ruolo che ha nella
comunità religiosa e nella società tutta, sui
valori che rappresenta.
Partecipano ai lavori le più alte personalità
della Chiesa, dall’Arcivescovo Scola, al Card.
Ravasi, al Card.Tettamanzi, ma anche della
società civile: Giuseppe De Rita (Censis),
Ferruccio De Bortoli, Gustavo Pietropolli
Charmet psichiatra, Alberto Quadrio Curzio, economista.
Il titolo scelto da Papa Benedetto XVI è “La Famiglia: il lavoro e la festa”.
È uno spunto per pensare a questioni fondamentali del nostro vivere, partendo dalla
prima comunità sociale, la famiglia. Il
lavoro e la festa sono strettamente collegati
con la vita delle famiglie: ne condizionano
le scelte, influenzano le relazioni, incidono
sul rapporto con la società.
Vuol dire riflettere sulla necessaria conciliazione dei tempi tra lavoro e famiglia, sulle forti contraddizioni che sempre più intrecciano i bisogni dei singoli. Viviamo tempi dove
gli stili di vita, sono basati su un modello
individualistico.
C’è poi il concetto della festa, che si coniuga con
la conciliazione dei tempi. La festa va intesa
come tempo libero, non tempo da perdere.
Tempo da usare per le relazioni, perché una
società viva ha bisogno di relazioni e, per
noi cristiani, anche dell’impegno religioso e
spirituale”.
Come affrontano le Parrocchie queste
riflessioni?
“La Diocesi milanese ha pubblicato un libretto,
organizzato per argomenti, sulla base del
quale le Unità Pastorali organizzano catechesi.
Ma ci sono anche molte altre sollecitazioni, ad
esempio una serie di proiezioni cinematografiche raggruppate sotto il titolo “Quando
il cinema incontra la famiglia”.
L’avvenimento comporta anche una certa
dose di organizzazione? E per quanto
riguarda l’accoglienza dei partecipanti
da tutto il mondo?
“Certamente un evento come questo è particolarmente impegnativo sul versante organizzativo. E tutte le nostre Parrocchie sono
impegnate anche su questo fronte.
Basta pensare che vengono richiesti oltre 3000
volontari con competenze specifiche,
traduttori, interpreti, educatori, operatori
video ed altro.
Per il fine settimana che prevede la presenza di
Papa Benedetto XVI è ipotizzata la partecipazione di oltre un milione di persone.
Riguardo l’accoglienza è partita, già dall’inizio
dell’anno, una richiesta a tutti per aiutare
ad aumentare la possibilità dell’ospitare.
In Barona si è riusciti ad ottenere la disponibilità di moltissime famiglie, tanto da
poter garantire l’ospitalità ad un numero di
persone che oscilla tra le 600 e le 700 unità.
In Giambellino la cifra si aggira intorno alle
300.
È bello sottolineare come questo sia un dato
molto positivo, tra l’altro in un momento
economicamente difficile ed anche segnato
da timori diffusi nella società dettati dalla
“paura dell’altro” che invece segnala la vitalità, la partecipazione ed il senso di comunità che pervade le nostre realtà.”
Fatti, idee e opinioni di Barona, Giambellino, Lorenteggio e Porta Genova
dialogando – Maggio 2012
LE Storie
Eleonora ha 38 anni, laureata, romana.
Si è trasferita a Milano dieci anni fa. Qui ha creato
una famiglia, famiglia di fatto come si dice con
espressione asettica e burocratica. Una scelta
consapevole e convinta.
“Non credo e non ho mai creduto nel matrimonio,
per esperienza personale (i suoi genitori hanno
divorziato), e perché non ne sento assolutamente la necessità”, dice Eleonora”.
Su questo punto si aprono interrogativi sociali che
meritano più di una riflessione, poichè il matrimonio, articolo 29 della Costituzione, è l’istituto
fondante a garanzia dell’unità della famiglia
italiana. Ma la realtà fotografa una situazione
diversa.
Quella di Eleonora è una scelta comune a migliaia di
nuclei familiari. Iniziare una convivenza e avere
figli fuori dal matrimonio, seppur consapevoli
che in materia di coppie di fatto la legislazione
italiana è carente o anche cieca.
Innegabili sono i numeri che lo confermano. Nella Milano che va da Porta Genova fin giù alla
Barona, passando per i vecchi quartieri lungo
i Navigli, in dieci anni sono cresciute sensibilmente. Oggi si stima vivano circa dodicimila
coppie di fatto in zona. Sono quasi centomila in
tutta Milano.
Andando più in profondità si nota che è la struttura
della famiglia tradizionale a cambiare profondamente.
Le famiglie mononucleari, sono passate dalle 22.200
unità nel 2001 a 28.600 nel 2011. Molti sono gli
anziani soli. Registrano viceversa un segno negativo le famiglie con uno o più figli. Nella zona 6
le famiglie con un figlio sono scese da 12.500 a
poco più di diecimila. Una decrescita di oltre il
Mensile free press
Claudio Caleriio
DIALOGANDO
Stampa:
Sarnub Cavaglià
Fatti, idee e opinioni
di Barona, Giambellino, Lorenteggio
e Porta Genova
Reg. Tribunale di Milano
in corso
Registrazione al Roc 19645
Editrice:
Ticino Olona srl – Legnano
[email protected]
Chiuso in redazione:
11 maggio 2012
Direttore editoriale:
Daniele Biacchessi
Coordinatore redazione:
Lorenzo Gandaglia
Redazione:
Germana Martano
15% in pochi anni.
Segni questi di un rafforzamento del processo di
individualizzazione e indebolimento dell’idea
di coppia descritto da alcuni sociologi o, più
verosimilmente, segno che oggi è più difficile
costruire una famiglia e fare dei figli?
Di certo le condizioni in cui versa il Welfare e le
politiche per la famiglia non aiutano le nuove
coppie. Crescono paura e incertezza, il futuro
appare opaco.
In soli tre mesi, da ottobre a dicembre del 2011,
Eleonora e il suo compagno, affrontano un periodo difficile ma sempre più comune.
A ottobre Eleonora viene messa in lista di mobilità
dalla sua azienda, una importante multinazionale. A dicembre arriva un’altra doccia fredda con
il licenziamento del suo compagno.
Entrambi figure di quel terziario fatto di tante piccole o medie aziende che quando licenziano non
fanno notizia.
Eleonora e Roberto fanno parte di quella che un
tempo si sarebbe chiamata classe media, con
alto livello di istruzione, persone insomma privilegiate che oggi soffrono la crisi tanto quanto
altre categorie di lavoratori.
Fortunatamente Eleonora alla fine della vertenza è
riuscita a ricollocarsi e conservare “per questa
volta” – ci tiene a sottolineare – il posto di lavoro. In tali situazioni mantenere e crescere un
figlio diventa un’impresa; impossibile quando
ci si mettono anche i tagli ai servizi comunali
causati dalle ultime manovre.
Ed ecco che deve essere ancora la famiglia, qualsiasi
forma essa abbia, a sostituire un pubblico spesso
assente.
Alla fine della nostra conversazione, Eleonora racconta di come fosse stato difficile trovare posto
Tel : 02.6684434/ 02.36510118
Fax: 02.6081094
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PARTE PRIMA
DIRITTI E DOVERI DEI CITTADINI
Tiratura cartacea:
55.000 copie
TITOLO II
Rapporti etico-sociali
Via Emilio Gola, 20 20143 Milano
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4.020
Scrivici:
manda una e-mail a:
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La famiglia di Eleonora, una coppia italiana “normale”
ci regala uno spaccato di vita “borghese” – ma non
per questo, meno difficile o problematica. Ma c’è un
segmento crescente di “nuovi italiani “ e soprattutto di
famiglie, che sempre più caratterizza i nostri quartieri
modificandoli, colorandoli, noi vogliamo aggiungere
arricchendoli. Di storie, di vita.
Alvar e Lorena, 45 e 41 anni, colombiani,
vivono in Giambellino da 17 anni.
La loro storia, come per tante famiglie migranti
oggi, racconta di difficoltà e sacrifici ma anche
soddisfazioni e risultati raggiunti.
Alvar e Lorena sono parte di quel trend registrato negli ultimi anni che vede il fenomeno migratorio
COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA
ITALIANA
Principi Fondamentali
Art. 2
La Repubblica riconosce e garantisce i diritti
inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia
nelle formazioni sociali ove si svolge la sua
personalità, e richiede l’adempimento dei
doveri inderogabili di solidarietà politica,
economica e sociale.
Pubblicità:
M&C Meeting & Communication
2000 s.r.l.
in un asilo comunale per il figlio – dopo quasi
tre anni è ancora in lista di attesa – e di come,
alla fine, fosse inevitabile ma impraticabile per
ragioni economiche, l’iscrizione a una struttura
privata della zona. A seicento euro al mese.
Eleonora non nasconde che quando sua madre, circa
un anno fa, decise di trasferirsi da Roma per
darle una mano, mettendo in vendita la casa e
cambiando radicalmente vita a quasi 70 anni,
pensava fosse una follia. “Ero convinta che un
salto del genere, alla sua età, in una città difficile come Milano, era da pazzi”.
Oggi a distanza di solo un anno e alla luce di ciò che
è accaduto, ringrazia il fatto che la madre sia
con lei e la aiuti; economicamente, facendole
da baby sitter e asilo, ma soprattutto psicologicamente: “senza di lei, che è la mia famiglia”,
chiude Eleonora, “non so davvero come avremmo potuto fare in questi mesi”.
Art. 29
La Repubblica riconosce i diritti della famiglia
come società naturale fondata sul matrimonio.
Il matrimonio è ordinato sull’eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti
dalla legge a garanzia dell’unità familiare.
Art. 30
è dovere e diritto dei genitori, mantenere,
istruire ed educare i figli, anche se nati fuori
del matrimonio.
Nei casi di incapacità dei genitori, la legge
provvede a che siano assolti i loro compiti.
La legge assicura ai figli nati fuori dal matrimonio ogni tutela giuridica e sociale, compatibile con i diritti dei membri della famiglia
legittima.
La legge detta le norme e i limiti per la ricerca
della paternità.
Art. 31
La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della
famiglia e l’adempimento dei compiti relativi,
con particolare riguardo alle famiglie numerose.
Protegge la maternità e l’infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale
scopo.
dialogando – Maggio 2012
sempre più come un fenomeno a dimensione familiare. Conferma come la famiglia sia un forte
elemento di coesione sociale. Oggi in Lombardia
uno straniero su tre vive in un nucleo familiare completo, con coniuge e almeno un figlio.
Aumentano le coppie miste, 67 mila sempre in
Lombardia, segno anche questo che la famiglia,
come osserva il responsabile del dipartimento
immigrazione della Cisl di Milano, è la chiave
che rivela che l’integrazione è già una realtà,
nonostante il forte ritardo delle istituzioni in
termini di investimento culturale ed economico.
Ma se dalla statistica torniamo alla vita reale e alle
storie delle persone i fenomeni non sono sempre così facili e lineari.
Alvar e Lorena si sposano appena laureati, lei in
medicina, lui ingegnere. Lavorano, vivono in
affitto, decorosamente, nei dintorni di Bogotà.
Mentre sono in attesa della loro prima figlia, Estella,
Lorena perde il posto di lavoro.
Decidono allora di tentare il viaggio in Italia.
Si muove prima, da solo, Alvar. Ci vorranno quasi
due anni per ricongiungersi.
In Italia la sua laurea non è riconosciuta. Lavora per
un’impresa di pulizie, in nero, pagando affitti
esagerati. Per raggiungere l’obiettivo suo e di
Lorena, lavora tantissimo, andando a lavoro a
piedi pur di risparmiare anche sul il biglietto
dell’autobus.
Alvar si era dato un limite di tempo per il ricongiungimento, altrimenti non aveva senso quella
fatica. La famiglia deve essere unita.
Finalmente dopo quasi due anni di lontananza Lorena riesce a venire in Italia con la figlia. Per il
viaggio deve vendere tutto.
Quando si rivedono quasi non si riconoscono più,
tanti i sacrifici e le rinunce patite. Nonostante
siano di nuovo insieme le difficoltà continuano.
Fatti, idee e opinioni di Barona, Giambellino, Lorenteggio e Porta Genova
Entrano in un tunnel buio. Si chiedono di continuo, “perché”?.
Devono reagire, altrimenti tutta la fatica sarà inutile.
E così si avvicinano a un’associazione di aiuto ai
migranti, studiano l’italiano. Pian piano la loro
vita si integra. Cominciano a sentirsi accolti,
accettati e riconosciuti per quello che sono. Si
fanno degli amici.
Sono ormai passati tanti anni da quando hanno deciso di tentare l’avventura in Italia.
L’ultima volta che sono stati in Colombia, nel 2009,
al momento di ripartire da Bogotà hanno avvertito una strana sensazione: tristezza e dispiacere
per lasciare di nuovo i loro cari, ma anche gioia
per l’imminente ritrovo degli amici a Milano. Il
loro cuore è adesso metà in Colombia e metà in
Italia, perché, come ci hanno detto prima di salutarci, “noi siamo sudamericani, ma non siamo
più stranieri”.
All’inizio dell’articolo, cercando di dare volti e nomi alle storie che raccontano cosa possa voler dire oggi famiglia,
si era parlato delle coppie di fatto. Ma, come recitano
i rapporti e le ricerche, nelle coppie di fatto rientrano
quattro categorie di individui conviventi e legati da un
rapporto “di tipo coniugale”.
Le coppie che hanno per il momento deciso di non sposarsi,
le coppie che non si sono sposate per scelta, chi non può
farlo perché uno dei due è separato ma non divorziato.
Ma c’è anche una categoria tuttora vista nel migliore
dei casi con diffidenza. Se non con riluttanza.
l’aiuto di una collaboratrice domestica straniera
messa in regola, i doveri di cittadino come le
tasse, il senso civico, la sensibilità per i grandi
temi della nostra società, l’amore che rende uniti. Tutto questo dà il senso di una realtà sana per
quanto difficile e regala speranza per il futuro
del nostro Paese. Ma c’è un “ma”: i due capifamiglia sono due donne omosessuali che hanno
procreato con l’inseminazione eterologa quattro
figli per fondare e portare avanti il loro progetto
familare. Una scelta che immaginiamo tormentata e che dall’esterno può essere approvata o
no. Ma resta una scelta privata. È un problema?
Negli ambiti in cui vivono Francesca e Meri, due
cittadine esemplari, l’anomalia è stata minimizzata, forse annullata. Ma per la legge questa
famiglia non esiste. La lettera di Francesca al
presidente della Repubblica -che pubblichiamo
per intero- mette in evidenza un nodo che l’Italia non è riuscita ancora a sbrogliare; lei parla
di matrimonio civile ma qui dobbiamo fare
ancora il primo passo: quello della possibilità di
un contratto che regolarizzi le coppie di fatto.
Si tratta, tanto per fare un esempio concreto, di
avere il diritto ad assistere dopo una vita passata
assieme il proprio partner malato in un ospedale, senza il rischio che chiunque possa dirti: ma
lei chi è? Leggete la lettera di Francesca, dai toni
tanto civili quanto mesti. Questa donna, che
dimostra di credere nella famiglia come elemento fondativo di una società, merita quanto meno
una risposta concreta. Ne ha urgente bisogno
l’Italia, quella vera, del 2012.
Ad essa appartengono Francesca e Meri e
questa è la loro storia.
I figli, la scuola, le preoccupazioni per il lavoro,
LETTERA Al presidente NAPOLITANO
Caro Presidente,
ho sentito dire alla televisione che il matrimonio civile è un contratto tra i due coniugi e lo stato. In
cui la coppia si impegna a contribuire al futuro
del Paese.
E che gli omosessuali non hanno diritto a sposarsi
perché non possono fare figli, e quindi non contribuiscono al futuro del Paese.
Ne parlavano ieri, in tarda serata, a Matrix.
Caro Presidente,
io sono una donna che lavora da circa 20 anni, ho 46
anni e costruito insieme ad un’altra donna una
famiglia: abbiamo 4 figli.
Viviamo a Milano, nove anni fa ho aperto una piccola società di allestimenti scenografici per la
moda. Meri ha perso il lavoro tre anni fa quando
è nato il nostro quarto figlio e l’anno scorso ha
aperto una piccolissima casa editrice per bambini: ogni anno versiamo allo stato il 50% di tutto
ciò che guadagniamo.
Abbiamo entrambe la tessera del tram e della bicicletta dell’ATM.
Meri una volta alla settimana va in mensa scolastica a controllare il cibo in rappresentanza dei
genitori, ed è eletta nel consiglio della scuola
materna.
Abbiamo una figlia in quarta elementare, due bimbi
alla materna e l’ultimo al nido pubblico di zona:
per tutti abbiamo sempre pagato la retta più
alta.
Diamo lavoro da 5 anni ad una ragazza che ci aiuta
in casa e a cui abbiamo fatto ottenere il permesso di soggiorno. Ogni mese paghiamo per lei i
contributi.
Questa mattina mi sono alzata e, mentre Meri preparava la colazione, al tavolo con tutti i nostri
bambini, ho cominciato a scriverle questa lettera. Volevo raccontarle la nostra vita, nella quale
tutto il nostro tempo è dedicato ai nostri figli ed
al loro futuro.
Non perché siamo un caso eccezionale, ma perché
siamo genitori proprio come tutti gli altri.
Mi domando perché gli omosessuali dovrebbero
avere una natura diversa da quella umana; non
siamo né meglio né peggio di tutti gli altri italiani. Abbiamo gli stessi desideri e le stesse paure:
non crede che dovremmo avere anche gli stessi
diritti e gli stessi doveri?
Abbiamo concepito i nostri figli in un altro paese
con l’inseminazione eterologa, ma abbiamo
costruito la nostra vita qui perché siamo italiane. Crediamo nelle istituzioni, nella giustizia,
soprattutto nella scuola.
Ogni giorno cerchiamo di spiegare ai bambini cosa
è giusto e cosa sbagliato, ma ogni volta che dobbiamo rispondere alla domanda “ma perché voi
non potete sposarvi?” è davvero difficile trovare
una risposta.
Mi dica, signor Presidente, cosa devo rispondere ai
miei figli? Pensa anche lei che gli omosessuali
non contribuiscono al futuro del nostro paese?
Con il cuore pieno di speranza per il futuro
Francesca
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dialogando – Maggio 2012
Dialogando incontra il
Presidente del Consiglio di Zona 6
Intervista
Facciamo il punto insieme a lui
decorso quasi un anno dalle elezione amministrative
Gabriele Rabaiotti nasce a Milano il 24.2.1970; fin dal 1986 vive a Milano in zona
Barona, dove ancora oggi abita.
Laureato in Architettura al Politecnico di Milano è dottore di ricerca in Politiche
Pubbliche del Territorio presso lo IUAV di Venezia. È ricercatore a tempo
determinato presso il Dipartimento di Architettura e Pianificazione dove
insegna Analisi della Città e del Territorio. Svolge attività professionale nel
campo del project management e della gestione di progetti territoriali integrati.
Per anni si è occupato, come genitore, della scuola e del rapporto tra scuola e
quartiere.
Dal 2010 è presidente dell’Associazione Sviluppo e Promozione Onlus, una realtà
di volontariato che opera in Barona da più di 25 anni. Da tempo sensibile ai
problemi della comunità locale, ed in particolare delle fasce più deboli inizia
l’attività di partecipazione politica diretta rendendosi disponibile a candidarsi come indipendente nella lista PD in zona 6 per le elezioni amministrative
milanesi del maggio 2011.
Dialogando: Gabriele, quali sono state le ragioni della tua scelta?
Rabaiotti: Alla politica non si arriva solo tramite la politica e i partiti. Non sto
dicendo che questo non debba succedere o che sia negativo; dico che per
quanto riguarda me e il PD di zona 6, le ragioni che hanno motivato la scelta
di iscrivermi nelle liste elettorali di zona sono da ricercare nell’impegno sociale (all’interno del mondo della scuola prima e del volontariato poi) e negli
interessi professionali rivolti alla città e alla sua trasformazione. Il PD ha sondato la mia disponibilità pronto ad aprire con coraggio ad una candidatura
collocata fuori dagli schemi tradizionali. Si è assunto il rischio. Io ho risposto
positivamente ritenendo questa una strada attraverso la quale contribuire al
miglioramento della città e della vita dei cittadini, in particolare di chi occupa le posizioni di maggiore debolezza e fragilità.
Dialogando: A tuo giudizio quali sono le questioni fondamentali e i
temi di interesse che per primi hai affrontato
Rabaiotti: Chi ha lavorato fino a maggio 2011 non lo ha fatto male. È vero che
molte questioni aspettano da anni una risposta ma quando si è alla guida
di una zona, complicata ed eterogena come la nostra, ci si rende conto di
quanto sia difficile, pure nel piccolo, governare. La risposta pubblica che non
arriva mai o che ci appare sempre inefficace non è solo legata a questioni di
pigrizia, di incapacità, di menefreghismo.
L’impressione è che il centrodestra, che è rimasto per dodici anni al governo della
zona con il medesimo presidente, abbia puntato sull’ordine e sulla sicurezza
e sui lavori pubblici (in particolare la manutenzione delle strade). Noi stiamo
concentrando gli sforzi sulla scuola, sulla cultura, su una relazione più forte
con l’associazionismo e la cooperazione cercando, insieme, di intervenire nei
quartieri popolari.
Dialogando: Quali difficoltà hai incontrato?
Rabaiotti: La difficoltà principale che ho incontrato è legata alla gestione delle
relazioni; ti trovi al centro di mille sollecitazioni differenti, domande, richieste, proposte. Diventa difficile tenere la rotta, concentrare le energie, selezionare quanto si ritiene prioritario. Il consiglio di zona è oggi una struttura
ipersollecitata dalle domande e sottodimensionata dal punto di vista della
possibilità di dare risposta.
Oggi la politica, a tutti livelli ed in generale, sembra aver rinunciato ad avere un
progetto. Il progetto è ciò che ci permette di riordinare, di soppesare diversa-
mente, di disegnare strategie di intervento, di rendere evidenti gli obiettivi e
di organizzare gli interessi. La politica sembra puntare sulle azioni, sugli atti,
in particolare su ciò che può risultare di effetto, eclatante. Io credo molto nel
progetto e nella sua funzione di sostegno alla politica.
Dialogando: a proposito di decentramento, al riguardo cosa si può
dire allo stato attuale?
Rabaiotti: Il decentramento è un tema di grande interesse; per certi versi decisivo. Si tratta di capire, alla fine di questo anno di sperimentazione, da che
parte siamo arrivati e in quale direzione risulta ragionevole andare: verso il
potenziamento con deleghe e poteri crescenti (prospettiva delle municipalità) o verso una chiusura dei consigli di zona che restituisca alla città di Milano rendendo più compatte le fasi del processo decisionale (prospettiva della
‘Grande Milano’). Da questo pasticcio dobbiamo rapidamente uscire.
Dialogando: Quali e quante sono le risorse finanziare che la Municipalità metta a disposizione del Consiglio di Zona?
Rabaiotti: Dal punto di vista delle risorse un consiglio di zona gestisce mediamente 100 mila euro ogni anno. Il resto delle risorse (pari a circa 1,8 milioni
di euro/anno) sono soggette ad una distribuzione vincolata. In sostanza sono
soldi che passano dalla zona senza che noi si possa influenzare la loro destinazione.
Da giugno a dicembre 2011 abbiamo avuto a disposizione 18mila euro circa. Nel
2012 il Comune, prima dell’approvazione del bilancio 2012, ha anticipato
38mila euro per l’attività ordinaria. Con queste risorse abbiamo accolto le
proposte di contributo anche per valutarne la qualità.
In propsettiva cercheremo di premiare iniziative e progetti che ci permettano di
raggiungere gli obiettivi politici che come coalizione ci siamo prefisssati.
Fatti, idee e opinioni di Barona, Giambellino, Lorenteggio e Porta Genova
dialogando – Maggio 2012
Lavoro
UNA SPERANZA dI SALE
Dopo che ci avevano detto che la crisi riguardava altri paesi, con
un sistema Bancario diverso dal nostro, ci siamo svegliati
nella realtà, in piena crisi economica ed in recessione. Un
gruppo di tre colleghi/Amici, si sono trovati, dopo più di
ventenni di collaborazione in cassa integrazione, con la quasi la certezza dell’uscita definitiva dall’azienda. Da un giorno con l’altro, “da occupati a casa”. Dopo i primi momenti
di sbandamento e d’incredulità, hanno cominciato a cercare
idee per un’attività da fare insieme. Il primo problema che
si sono imbattuti era la completa inesperienza nel mondo
imprenditoriale, essendo cresciuti lavorativamente come
dipendenti e la difficoltà a reperire le informazioni utili sia
tramite internet sia di persona. La svolta è arrivata quando
hanno visto su un giornale un articolo sulle grotte di sale in
città, si sono appassionati subito, poiché due di loro hanno bimbi piccoli sempre alle prese con tosse e raffreddori.
Come tre
ingegneri
in cassa
integrazione
si reinventano
un lavoro
Barona
Hanno cominciato a raccogliere informazioni scoprendo che
esistevano già alcune grotte, iniziando a studiare l’effettiva
efficacia, testandole personalmente e cercando di carpire più informazioni possibili, contattando i vari fornitori
per inquadrare i costi. Purtroppo, nonostante siano cassa
integrati e nuovi imprenditori, non sono riusciti ad oggi ad
avere alcun finanziamento dalle istituzioni. Comunque, grazie alla loro amicizia Lisa, Maurizio e Aldo, il 15 ottobre del
2011, hanno aperto “ARIA DI MARE” la loro grotta di sale,
in via cherubini 6. Oltre alla soddisfazione di essere riusciti
a costruire la loro piccola attività, si sentono soddisfatti nel
sentire le mamme che li ringraziano per i benefici ottenuti
ai loro bambini e vedere gli stessi fare i capricci, perché
non vogliono più uscire dalla grotta. Forse sarà solo una
parentesi della loro vita o la loro attività per i prossimi anni,
comunque ad oggi È la loro “SPERANZA DI SALE”.
LE CASE DI VIA TERAMO 29/31
Finalmente le 332 famiglie residenti nelle case popolari di via Teramo 29 e 31, di fronte al Parco
Teramo, vedono montati i ponteggi sul primo dei
6 edifici del quartiere “Domus Teramo”.
Le case sono state costruite nel 1963 e, fin dagli inizi,
i circa mille abitanti residenti hanno dato vita ad
un Comitato degli inquilini impegnato a fianco
del gestore ALER nella cura e buona gestione
degli edifici, dei cortili, dei giardini degli spazi
comuni e nell’organizzazione di iniziative di
socializzazione, utilizzando uno spazio libero,
arredato a proprie spese, che è diventato la sede
del Comitato.
Purtroppo però, già alla fine degli anni ‘80, l’incuria del Comune e del gestore, ha portato ad un
progressivo degrado gli stabili e nel 1998, dopo
inutili segnalazioni, sono partite le prime iniziative e mobilitazioni di protesta.
Sostenuti dal SUNIA, i cittadini hanno organizzato
presidi, delegazioni, conferenze stampa, sit-in e
manifestazioni a Palazzo Marino, fatto denunce
scritte sempre più insistenti. Le infiltrazioni
d’acqua piovana
dai tetti raggiungono soffitti e muri, si rompono i
frontalini di balconi e finestre, l’umidita’ scrosta i muri, si sbriciola il cemento ormai marcio.
Chiusa l’era Albertini senza risultati, nel 2006
la Giunta Moratti, appena insediata, stanzia 7,9
milioni di euro per manutenzioni straordinarie.
Solo quattro anni dopo, viene indetta la gara
d’appalto e aggiudicata nel maggio del 2010. 6
milioni di euro stanziati, ma a settembre i lavori
promessi non sono ancora iniziati. Cominciano
contenziosi e ricorsi e tutto si ferma. Gli inquilini sono esasperati e delusi. Il SUNIA minaccia di
intraprendere azioni legali e anche una class-action.
Agli inizi del 2011 cadono grandi pezzi di cemento
dai parapetti e dai balconi che mettono in grave
pericolo l’incolumità delle persone. Le ennesime
proteste obbligano l’ALER a montare ponteggi e
recinzioni per proteggere i pedoni. Nel frattempo vengono aumentati i canoni di affitto e le
spese dei servizi. Una beffa. ALER e Comune si
scaricano le responsabilità. Intanto si avvicinano
le elezioni. Il centro sinistra vince, Pisapia batte
la Moratti e diventa Sindaco di Milano: per gli inquilini di Via Teramo 29/31 torna la speranza. A
giugno si insedia la nuova Giunta, all’assessorato
per la casa e il demanio arriva Lucia Castellano
e riprende finalmente il dialogo Comitato degli
inquilini-SUNIA con l’Amministrazione Comunale. In pochi mesi vengono stanziati 4,3 milioni
di euro per realizzare l’isolamento termico (il
così detto “cappotto” sulle facciate), rifare i tetti,
mettere nuove canne fumarie in acciaio, sostituire infissi degli alloggi, sistemare i balconi,
l’impianti idrico ed elettrico, la portineria e i
locali immondizia.
Lo scorso 8 febbraio, Comitato degli inquilini e SUNIA festeggiano l’avvio dei lavori, iniziati dalla
torre più degradata, quella che si affaccia su via
Mazzolari. Nella sede del Comitato tanti inquilini giungono i tecnici dell’ALER con l’Assessore
Castellano e parte un grande applauso, strette di
mano, commozione. Ci sono i presidenti del Comitato (il primo, Roberto Pomati e quella attuale
Concetta Pistillo). I dirigenti del SUNIA Stefano
Chiappelli e Marisa Freschi ringraziano chi, dopo
promesse, illusioni e delusioni, non ha mai mollato e attraverso la lotta ha ottenuto gli interventi necessari ed indispensabili per ripristinare uno
stato manutentivo del quartiere e restituire agli
inquilini il diritto ad una vita dignitosa.
Ora Comitato degli inquilini e SUNIA vigilano sull’andamento dei lavori e collaborano con nella
risoluzione dei problemi in corso d’opera, fino
alla loro conclusione prevista per il 20 settembre
2014. “Milano ha un patrimonio di 30 mila alloggi – spiega
l’Assessore Castellano – e questa Giunta si sta
impegnando per il recupero degli stabili che
richiedono interventi urgenti di manutenzione.
Tra questi, sempre in zona 6, via Mazzolari 48,
via Manfredonia e via Martinelli,, dove siamo
intervenuti per rifare i tetti dopo i ripetuti disagi
dovuti alle infiltrazioni. Inoltre sono partiti nuovi sopralluoghi per incontrare i residenti delle
case popolari che segnalano criticità. Ispezioni
cui partecipano ALER e il Consigli di Zona 6 e
che consentiranno di stilare una sorta di mappatura degli interventi di manutenzione straordinaria necessaria.
Inoltre stiamo promuovendo presso i Comitati degli
inquilini il sistema dell’autogestione che consente agli inquilini di amministrare direttamente
alcune attività.”
Quali sono i segreti di questa svolta? Ascolto, dialogo,
competenza e volontà politica. Tira aria nuova a
Milano!
Claudio Calerio
L’Assessore Lucia Castellano e Stefano Chiappelli
del SUNIA
Fatti, idee e opinioni di Barona, Giambellino, Lorenteggio e Porta Genova
Un sogno
nel cassetto
Scuola
*
**
dialogando – Maggio 2012
Un progetto per la continuità educativa
Finalmente il lungo sogno degli educatori delle
scuole per l’infanzia e degli insegnanti
delle scuole dell’infanzia può diventare un
progetto fisico, un luogo reale. Una struttura che permetta l’armonioso fluire della
conoscenza lungo i passaggi evolutivi.
Un tempo la nostra scuola pubblica era considerata fra le migliori del mondo. Riforme
più politiche che pedagogiche, talvolta
molto più ambiziose di quanto le risorse
consentissero e infine i tagli indiscriminati
degli ultimi anni l’hanno penalizzata. Per
mantenere la qualità di un tempo avrebbe
avuto necessità di strutture edilizie e spazi
adeguati in cui sviluppare compiutamente
la sua linea pedagogica. Ora il comune di
Milano colmerà questa lacuna almeno parzialmente a livello locale e proprio nella
nostra zona.
Un luogo che consenta la continuità educativa
secondo capace di superare il semplice
passaggio di notizie tra adulti grazie a un
insieme che consente una circolarità di
osservazioni e interazioni.
Il progetto prende spunto dall’avvio di un
completo programma di riqualificazione
del patrimonio immobiliare, seguendo una
programmazione urbanistica completa e
coerente che ha il suo epicentro in piazza Tripoli che attualmente conta tre aree
scolastiche separate, fisicamente ed amministrativamente:*
In zona 6
Caterina da Forlì nido e materna
Strozzi media inferiore
In zona 7
Massaua\Tripoli nido, materna, scuola
primaria
Il programma urbanistico prevede di riunire
tutti gli edifici scolastici in un’unica area
di via Strozzi di ben 30826 metri quadrati e
***
di completarli con campi sportivi e con un
parco pubblico: il sogno di tutti i genitori,
educatori e insegnanti, la possibilità di
concretizzare il detto “mente sana in corpo
sano”.**
A livello pedagogico ed educativo, significa
creare una zona in cui il bambino si senta
libero di sperimentare in tutta sicurezza la
capacità di sviluppare al meglio tutte sue
facoltà emotive, cognitive e fisiche, nel momento più produttivo e ricco della sua vita.
Il bello di questo progetto permette ai più
piccoli di vivere pienamente il periodo
infantile in un ambiente libero ma protetto acquisendo il massimo della sicurezza
possibile a quell’età. Consente ai preadolescenti di sentirsi a proprio agio con le
caratteristiche delle loro età e di utilizzare
al meglio le loro facoltà cognitive e fisiche.
Offre agli adolescenti campi sportivi dove
sviluppare oltre al fisico, l’etica delle regole
e la capacità di operare in squadra per aiutarli a diventare cittadini felici di un paese
democratico.
Significa facilitare il compito degli insegnanti
di preparare percorsi educativi meglio bilanciati e armoniosi per bambini e ragazzi
con il fine di portarli naturalmente ad
aiutare chi ha più difficoltà, senza pietismi,
falsi complessi di superiorità e moralismo.
Il complesso accoglierà circa 1300 fra bambini e
ragazzi (500 delle medie, 500 della primaria e 300 tra nido e materna)
All’interno di questo progetto c’è anche l’intenzione di rivalutare ed ampliare l’area verde
urbana della zona riorganizzando spazi e
aree pubbliche. È previsto l’aumento del
“raggio verde ” di Caterina da Forlì, la creazione del nuovo giardino, di cui abbiamo
menzionato sopra, in via Strozzi contiguo
al nuovo polo scolastico.*** È inoltre prevista la realizzazione di un percorso ciclopedonale che costeggiando la proprietà della
provincia di via Soderini, raggiunga l’area
verde di via D’Alviano. Questo consentirebbe di poter raggiungere a piedi la scuola
alle famiglie che abitano nella zona a
ovest, magari organizzando “piedibus”
Ultimo punto del progetto è la valorizzazione
delle aree lasciate libere dal plesso di via
Massaua attraverso l’attribuzione di nuove
capacità edificatorie da mettere in vendita
ad operatori privati.
Tutto l’intervento si struttura intorno a questo
tipo di valorizzazione. La programmazione
edilizia, studiata, per regolamentare l’attività edilizia dei privati in modo da renderla
attraente senza stravolgere l’urbanistica
della zona, consentirà l’equilibrio economico atto a portare alla realizzazione della
costruzione delle strutture scolastiche. I
costi saranno a carico dell’operatore immobiliare quale controvalore della concessione della realizzazione di un complesso
residenziale. Per mettere in atto questo
piano si procederà a un bando pubblico per
la scelta dell’operatore o degli operatori
privati.
dialogando – Maggio 2012
Fatti, idee e opinioni di Barona, Giambellino, Lorenteggio e Porta Genova
Fatti, idee e opinioni di Barona, Giambellino, Lorenteggio e Porta Genova
dialogando – Maggio 2012
La Via d’Acqua
e i Navigli
Expo
IL CONTESTO
Laboratorio della nuova
Milano Metropolitana
attraente, inclusiva
e sostenibile
La Via d’Acqua restituirà a Milano la Darsena
ed il Naviglio Grande, fino a S. Cristoforo,
arricchendola con beni comuni di grande
valore simbolico, ambientale e storico
culturale: piattaforma concreta, e non
più solo evocativa, di economia sostenibile.
La loro “restituzione” definisce i confini del
“Parco Lineare dei Navigli” immaginato da
EXPO 2015 come ambito di pregio, fruibile
socialmente (piste ciclabili e zone a verde), idealmente connesso al suo retroterra
agricolo
In realtà il tema evocato dalla Via d’Acqua è del
tutto aperto e sono forti i rischi non solo di
opportunità mancate ma anche di degrado
prossimo venturo.
Il modo con cui la restituzione viene “accolta” nel contesto urbano e metropolitano deciderà del suo successo.
La domanda di fondo è: Parco Lineare dei Navigli come “corridoio fluviale”, indifferente
alle potenzialità, alle contraddizioni ed ai
bisogni dei territori in cui si situa ed inoltra in profondità (Darsena e Quartiere della
“Movida”, ma anche Barona, Giambellino,
e poi più in là Corsico…), o “risorsa strategica “ di coesione, riequilibrio e sviluppo
territoriale, economico ed urbanistico?
Guardiamo ora ai luoghi ed ai bisogni dei Luoghi in cui si collocherà la Via d’Acqua
Darsena: luogo centrale abbandonato da
anni, deprivato di usi civici, fino a divenire
Non Luogo. La sua rivitalizzazione deve
immaginare usi e funzioni compatibili con
la delicatezza della sua architettura e la
memoria storica di “porto” cittadino.
Naviglio Grande fino a Via Valenza:
congestione invasiva dei distretti d’impresa, attratti dalla “Bellezza dei Navigli”,
senza condividere con il territorio le opportunità che i grandi flussi (Movida, Fuori
Salone, Grandi Eventi tematici) portano
con sé.
Si deve pensare ad un nuovo Patto ed a misure
di decongestione imprenditoriale.
Naviglio Grande da Via Valenza a S.
Cristoforo: contesti dismessi ed impoveriti da ricondurre verso nuove identità
territoriali, urbanistiche e sociali, valorizzando energie imprenditoriali presenti e
potenziali, rigenerando le periferie.
Il tema si colloca nel sistema dei Navigli della
Milano Metropolitana, (città e campagna,
Milano e tessuto urbano circostante).
Il Nuovo Paradigma dello Sviluppo
Darsena e Naviglio Grande vengono reimmessi
su di un territorio fortemente contraddittorio: attrattivo ed impoverito, congestionato
e deserto, ricco di energie imprenditoriali
e privo di prospettive, ben dentro uno sce-
nario di trasformazioni urbanistiche non
ancora sciolte (Porta Genova, S. Cristoforo,
Ronchetto…).
Si tratta di ripensare la condizione dei Navigli,
facendo della Via d’Acqua il cuore di
un innovativo progetto di sviluppo
territoriale all’altezza dei tempi e delle sfide, come scenario ed infrastruttura
attorno a cui connettere beni territoriali,
energie imprenditoriali, opzioni urbanistiche, senza lasciare ai soli automatismi del
mercato la definizione dei punti di equilibrio tra funzioni sociali, valorizzazione
economica e riproduzione del valore immateriale comune (la Bellezza dei Navigli).
Il Pubblico ed il compito del PD
È una Pagina Bianca tutta da scrivere che
definisce la responsabilità per il PD e del
centrosinistra tutto, al governo in città ed
in zona, nell’indirizzare le risorse spese
(39 Ml. Euro) in una direzione di sviluppo
sostenibile, capace di fare della Bellezza dei
Navigli il fondamento di migliore vivibilità
sociale, sviluppo imprenditoriale e riequilibrio delle periferie.
Serve un’alta Visione del Pubblico, una
grande capacità di indirizzo della Politica
per mettere a fuoco e gestire la valorizzazione sostenibile dei Navigli e della
Darsena e coerentemente il Consiglio di
Zona 6, grazie anche al dinamismo del suo
Presidente Gabriele Rabaiotti, ha avviato
il Forum Milano Expo 2015 Zona 6, individuando luoghi e funzioni che possono
portare sul territorio più verde, più impresa, più servizi alle periferie, più vivibilità.
Il PD sostiene senza riserve questo impegno,
avendo elaborato da tempo un’ampia
visione del tema: Il Parco dei Navigli,
quadro di riferimento urbanistico e sociale
per riconnettere, a partire dalla Via d’Acqua, centro, periferia e campagna all’insegna di una nuova qualità urbana. Quella
visione generale ora viene aggiornata, nel
vivo dell’azione di governo. La complessità
delle competenze, territoriali e funzionali
richiede però un deciso salto di qualità
nella capacità di governo, nella sfera della
politica e dell’amministrazione.
Per questo, il Coordinamento Cittadino del Partito Democratico, raccogliendo la proposta
del PD di Zona 6, ha promosso un innovativo luogo della Politica, il TAVOLO PD
“DARSENA, NAVIGLI E VIA D’ACQUA”,
chiamando organi dirigenti e rappresentanze istituzionali ai diversi livelli (Zona,
Comune, Provincia e Regione) a tradurre in
proposta concreta di governo la prospettiva
della nuova grande Milano, come riaffermato in occasione della recente Conferenza Programmatica Metropolitana.
Giuseppe Ucciero – Responsabile “Navigli”, gruppo di
lavoro PD Zona 6
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Fatti, idee e opinioni di Barona, Giambellino, Lorenteggio e Porta Genova
dialogando – Maggio 2012
25 aprile Per
non dimenticare:
Bandite. Donne
e volti della
Resistenza
Cultura
Cultura
“Sebbene che siam donne, paura non abbiamo…”. Così recitava una vecchia canzone
e, sicuramente, audaci e forti sono state le
nostre sorelle. Non solo staffette, ma partigiane, pronte a dare la vita per liberare
l’Italia. Donne in lotta per la libertà, per la
giustizia sociale, per ricostruire una nuova
Storia. Donne partigiane poco conosciute.
Spesso, dimenticate.
Nell’ambito delle iniziative milanesi per la
Festa di Liberazione dal fascismo del 25
aprile il PD di Zona 6 ha raccolto la sfida
contenuta fin nel suo statuto, che sancisce
l’impegno “a rimuovere gli ostacoli che
si frappongono alla piena partecipazione
politica delle donne (…)”, dando voce e
volto alle storie e al sacrificio delle donne partigiane. Per non dimenticare, il 23
aprile nella suggestiva cornice delle case
dell’Umanitaria (vedi in questo numero
pag 12) sala Arci di via Solari 40, ha organizzato la proiezione del docu-film Bandite.
Donne e volti della Resistenza, con la partecipazione di Elena Ruginenti, consigliere PD
di Zona 6, Maura Borghi, docente presso il
Carcere Minorile Beccaria, Stefano Bassi,
coordinatore del PD Zona 6, Alessia Potecchi, responsabile della memoria storica del
PD milanese, Angela Persici, coordinatrice
dell’Istituto Pedagogico della Resistenza,
Ivano Tajetti, coordinatore ANPI di Zona 6,
e della regista Alessia Proietti, che abbiamo
intervistato. (vedi sotto).
Quando le luci in sala si sono riaccese, sulle
note di un inusuale arrangiamento di Bella
Ciao, applausi sinceri e commossi per le
vicende di Walkiria, Rossella, Anita e di
tutte le donne che hanno fatto la Resistenza. “Piccole” storie di guerra, di sacrificio,
d’amore, di donne che hanno lottato in
ruoli inediti per il contesto sociale di allora, dando vita a un percorso di emancipazione che ha trovato impreparata la società
del dopoguerra. Piccole storie, come ha
detto con semplicità Anita Malavasi di chi
“ha combattuto con il cuore di donna”,
storie che hanno fatto la Storia.
Luciana Dambra
INTERVISTA ALLA REGISTA
Dialogando ha incontrato Alessia Proietti,
laureata in filosofia, libera ricercatrice freelance, appassionata di storia orale, storia
sociale e di genere, attivista femminista,
vive e lavora a Torino dove si occupa prevalentemente di montaggio video e ricerca
fondi per progetti indipendenti di documentari a tematiche sociali e politiche.
“Bandite nasce come ricerca sull’esperienza delle donne partigiane a partire dai libri e dai
testi condotta dal collettivo lesbo-femminista di Bologna Amazora, che lavora contro
la violenza sulle donne e per l’autodifesa
contro le aggressioni sessiste. Secondo
Rashida Manjoo, relatrice ONU è la forma
di violenza più pervasiva e radicata in tutti
i Paesi, le statistiche non lasciano dubbi…”
“Per questo ci siamo volte al passato, e ci siamo
domandate come delle donne in uno stato
di guerra, sotto una dittatura ventennale,
con un esercito invasore sui propri territori
e spesso nelle proprie case, siano riuscite
clandestinamente a organizzarsi e agire
pratiche di resistenza. Che strategie hanno
messo in campo le donne partigiane e antifasciste non solo fino alla liberazione dal
nazifascismo nel 1945, ma ben oltre?”
E prosegue ”Con un gruppo di lavoro abbiamo
portato avanti il progetto Bandite con video-interviste ad alcune donne partigiane.
E abbiamo con immenso piacere conosciuto resistenti come Walkiria Terradura,
umbra di Gubbio, medaglia d’argento
al valor militare, Bianca Guidetti Serra,
autrice nel ‘77 del fondamentale ‘Compagne.
Testimonianze di partecipazione politica femminile' (Torino, Einaudi), Anita Malavasi di
Reggio Emilia, purtroppo da poco venuta a
mancare, Mirella Alloisio… Anita ci criticava perché nella nostra intervista non
le domandavamo come continuava la sua
resistenza dopo il 1945 e ci raccontava con
rabbia ancora viva che lei nel 1960 da sindacalista era nelle piazze di Reggio Emilia
quando ancora i fascisti – li riconosce proprio, di nome e di faccia – armati e vestiti
da carabinieri sparano contro i dimostranti, ferendo 30 persone e uccidendo cinque
operai, comunisti ed ex partigiani”.
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Fatti, idee e opinioni di Barona, Giambellino, Lorenteggio e Porta Genova
Piano City
Milano in
Via Segneri
“Una strada
per la musica”
Cultura
dialogando – Maggio 2012
Mentre andiamo in stampa, si avvia alla conclusione la manifestazione Piano City Milano,
voluta e promossa dal Comune di Milano
– Assessorato Cultura, Moda e Design di
Stefano Boeri in coproduzione con Ponderosa Music&Art e Accapiù, con la collaborazione di Milano Civica Scuola di Musica
– Fondazione Milano e il sostegno di Intesa
Sanpaolo ed Edison.
Come Berlino nell’ottobre 2010, Milano è diventata Piano City; un lungo fine settimana
dal 12 al 14 maggio nel quale i pianoforti
hanno risuonato in alcuni luoghi simbolici come la Rotonda della Besana e Villa
Necchi, ma anche nelle case private dei
milanesi, che per la prima volta si sono generosamente aperte al pubblico ospitando
decine di house concerts dai generi musicali più disparati. Musicisti di grido, concertisti, studenti e semplici appassionati del pianoforte sono stati il motore di Piano City,
manifestazione che ha creduto nella partecipazione attiva dei cittadini attraverso la
forza della musica. Un evento sperimentale
e innovativo, un fitto programma di oltre
100 concerti per accendere in modo diffuso
e molecolare la musica in città.
E Piano City è approdata anche nei nostri
quartieri: all’iniziativa ha partecipato il
Progetto Via Segneri – Una Strada
per la Musica, coordinato da Annamaria
Pagliuca, che da anni porta la musica del
pianoforte nei cortili della case popolari
del Giambellino Lorenteggio e crede nella.
forza aggregante della musica come fattore
di coesione sociale proprio in quelle vie
delle periferie attraversate dall’emergenza
abitativa, dai problemi di integrazione interetnica, dalla carenza di servizi sociali, dal
bisogno di sicurezza, dal degrado urbano.
Sabato 12 maggio le porte del Circolo PD Giambellino di via Segneri – neosede del Progetto Una Strada per la Musica – si sono aperte
ai cittadini a partire dal tardo pomeriggio
e per tutta la serata. I musicisti Claudio Lovati, Teresa Chambry e Marco Turin si sono
avvicendati con i diversi repertori di brani
jazz-rag time, improvvisazioni progressive,
Bach, Schumann, Debussy e Rachmaninoff
e le loro note hanno riempito le vie e le
case intorno.
Dialogando dà appuntamento ai lettori con
i concerti del Progetto Via Segneri – Una
Strada per la Musica l’ultimo sabato di ogni
mese dalle 18 alle 20, sabato 26 maggio
si esibirà il Trio Curio, sabato 30 giugno
il gruppo Alpha e Omega Jazz Vocal Trio.
Un modo non convenzionale di vivere e
ascoltare la musica, di condividere cultura,
spazi ed esperienze in maniera semplice a
aperta. Una voglia di città viva.
LD
FOCUS
ALESSIA PROIETTI
Chiediamo ad Alessia una microcronistoria del
docu-film: “Bandite è stato proiettato per
la prima volta in concorso al Parma Video
Film Festival del 2010. Da allora, più di
un centinaio di proiezioni nelle scuole,
nelle bibliomediateche, nei centri sociali,
nei circoli ANPI e ARCI, in rassegne e tour
internazionali in Germania e in Svizzera.
Ovunque grande interesse e approvazione,
perché la storia delle donne in generale è
una storia che rimane sempre nell’ombra,
mentre c’è un grande bisogno di trovare nel passato donne, esempi virtuosi di
coraggio, capaci di fare un percorso di
liberazione a 360 gradi come le nostre partigiane. I giovani nelle scuole sono molto
incuriositi dalle testimonianze orali e dall’uso delle musiche che danno un respiro ai
racconti che si susseguono intensissimi. Ma
fanno fatica a confrontarsi con la tematica
di genere, come se ci fosse un imbarazzo di
fondo anche solo nel nominare le donne e
ciò che riguarda le donne”.
Bandite è un omaggio a tutte le donne che hanno lottato in quegli anni difficili raccontati
nel documentario (dal ‘43 al ‘45), ma è
anche un modo per dire che quelle donne
sono tutte le donne, di ogni tempo, capaci
di dire no, di ribellarsi e di non lasciarsi
sottomettere. Bandite è un omaggio a tutti
i partigiane e partigiani di oggi che continuano a lottare ogni giorno sui territori e
in ogni situazione di vita e di lavoro, nei
CIE come nelle carceri, per combattere la
sopraffazione e la violenza, per difendere il
diritto all’autodeterminazione, per affermare condizioni di vita sempre rispettose
della dignità, della libera espressione,
dell’incolumità di ogni persona.
Dialogando si congeda da Alessia con
sguardo sui progetti futuri “È in cantiere
un lungometraggio sulla resistenza in Italia
e nel mondo contro le multinazionali dei
semi e l’utilizzo di OGM in agricoltura,
con videotestimonianze di movimenti
ed esperienze di resistenza glocale e di
riappropriazione di un modo sostenibile di
coltivare la terra”.
www.bandite.org
LD
Dialogando dà
appuntamento ai lettori
con i concerti del
Progetto Via Segneri
–Una Strada per la
Musica l’ultimo sabato
di ogni mese dalle 18
alle 20, sabato 26 maggio
si esibirà il Trio Curio,
sabato 30 giugno il
gruppo Alpha e Omega
Jazz Vocal Trio.
(via Segneri 5, Milano)
12
Fatti, idee e opinioni di Barona, Giambellino, Lorenteggio e Porta Genova
dialogando – Maggio 2012
1° Quartiere
Umanitaria:
esperimento di
partecipazione
Casa
Al via il progetto
di riqualificazione
di Solari 40
La Storia
L’attualità
Il 1° Quartiere operaio dell’Umanitaria, complesso residenziale pubblico in via Solari
40, ha rappresentato, dagli inizi del ‘900,
un modello di vivibilità e di coesione sociale.
Con la costruzione della ferrovia per Vigevano
e la stazione di Porta Genova, in pochi anni
l’area intorno alle vie Savona, Solari e Tortona si trasformava da campagna a città.
Servivano case per i lavoratori e, tra gli interventi di edilizia popolare, assume particolare rilievo proprio il complesso di via Solari
40.
Realizzato tra il 1905/1906 dalla Società Umanitaria su iniziativa di Prospero Moisè Loria,
allora presidente, e su progetto di Giovanni
Broglio, il Quartiere è un esempio straordinario di abitazione sociale dotata di servizi;
prevedeva la presenza di spazi collettivi per
gli abitanti, intorno alle corti, come l’asilo,
i lavatoi comuni, la biblioteca, la bocciofila.
Pensati per accompagnare la vita sociale
dei lavoratori.
A partire dagli anni ’60, con la crisi e la trasformazione dei cicli produttivi, inizia la dismissione delle fabbriche. Molte industrie
abbandonano la zona.
E nel Quartiere arrivano la solitudine ed il disagio. I bambini non hanno più spazi adeguati per i giochi; la bocciofila va in rovina,
le persone sono spaesate e non hanno un
luogo per ritrovarsi e stare insieme, non c’è
più la biblioteca.
Anche gli edifici abitativi vanno sempre più in
difficoltà e passa molto tempo senza (o con
scarsa) manutenzione. Cadono cornicioni
ed anche le facciate, le cantine e gli spazi
comuni sono sempre più ammalorati.
Oggi, finalmente, c’è una reale volontà del
Comune di Milano per invertire la tendenza del degrado. La cosa bella ed innovativa
è che si vuole applicare il progetto con la
partecipazione diretta degli inquilini e delle realtà sociali presenti sul territorio.
Dall’Assessore alla Casa Lucia Castellano è
stato dato il via ad un progetto di ristrutturazione e restauro degli alloggi e delle
corti, parallelamente alla creazione ed
alla “facilitazione” di relazioni sociali tra
inquilini, associazioni e Consiglio di Zona
6. Negli spazi inutilizzati all’interno delle
corti saranno promosse iniziative gestite
direttamente dalle realtà sociali: intrattenimento per i bambini, spazio lettura,
organizzazione di momenti di ritrovo e
festa, servizi condominiali. Tutte le attività
si svilupperanno con il supporto del C.d.Z.,
che partecipa attivamente al progetto con
il suo presidente Gabriele Rabaiotti e con
la collaborazione delle commissioni casa e
servizi alla persona.
Alla presentazione del progetto l’Assessore ha
dichiarato: “dopo anni di abbandono il Comune torna ad occuparsi degli stabili del 1°
Quartiere operaio Umanitaria, uno dei più
vecchi della città. Gli abitanti sono parte attiva di questo programma, il loro impegno
e la loro partecipazione saranno determinanti per il rilancio culturale e sociale di
questo storico pezzo di Milano”.
Per fare ciò è stato aperto all’interno del condominio, al piano terreno della scala 12, lo
sportello SPAZIO ABITARE del Comune,
aperto, per ora, due volte alla settimana (il
martedì mattina ed il mercoledì pomeriggio).
Vuoi vedere che questa volta si fa sul serio? Comune e cittadini insieme?
13
Fatti, idee e opinioni di Barona, Giambellino, Lorenteggio e Porta Genova
Intervista
allo “Spazio
Abitare“
Casa
dialogando – Maggio 2012
La struttura è composta dalla signora Cristina
Simonini, collaboratrice diretta a titolo
gratuito dell’Assessore Castellano; dall’architetto Angelo Foglio, responsabile
dello Spazio Abitare; da Marco Urbano, del
Politecnico e distaccato a collaborazione
del piano; da Iacopo Lareno, stagista della
Direzione Casa del Comune e da Roberto
Lentini, distaccato dalla stessa Direzione
centrale dell’assessorato
In cosa consiste il vostro impegno?
Simonini: il nostro lavoro consiste in tre aspetti principali.
Il primo è relativo alla mappatura dettagliata
dell’insieme del complesso condominiale.
Il secondo sarà quello di accompagnare il pro-
Abbiamo incontrato gli
operatori che svolgono
la loro attività a
sostegno del progetto di
riqualificazione del 1°
Quartiere Umanitaria in
via Solari 40.
getto finale, ancora in via di definizione.
Il terzo aspetto riguarda la costruzione partecipata di occasioni tali da offrire spazi di
socialità.
Qual’è il quadro della realtà di cui stiamo
parlando?
Lareno: si tratta di più di 200 alloggi, dei quali
circa 180 occupati, a cui vanno aggiunti i
locali comuni, le cantine, i negozi. Dovremo valutare le condizioni degli immobili e
del loro livello di degrado. Inoltre censire
la situazione completa degli affittuari in
relazione alla solvenza, eventuali casi di
abusivismo (totale o parziale), casi di difficoltà, ecc.
A che punto è il progetto?
Urbano: come si diceva siamo ancora in via di
definizione ma possiamo considerare che i
lavori verranno effettuati per lotti; certamente per una questione di finanziamenti
ma anche, e forse soprattutto, per evitare
troppi disagi agli inquilini.
Lareno: è ferma volontà del Comune, infatti,
garantire gli attuali abitanti il complesso
aventi titolo. Diventa quindi indispensabile
ottimizzare la rotazione degli interventi,
anche in relazione alla stabilità sociale.
Fondamentale sarà il continuo rapporto tra
Amministrazione e residenti.
Cosa si intende per costruzione partecipata?
Simonini: una delle finalità innovative di
questo progetto è proprio quella di costruire insieme, Comune, Consiglio di Zona e
cittadini, forme di coesione sociale gestite
direttamente dagli attori sociali presenti
sul territorio. Già da mesi, presso Spazio
Abitare, svolgiamo incontri con il Comitato
Inquilini, con le commissioni casa e servizi
alla persona della Zona e con varie associazioni, a partire dall’ARCI che è presente nel
complesso con il suo Circolo, con l’Associazione anziani, con i Cittadini Solari.
Lareno: tra le prime ipotesi, o meglio suggerimenti, ci sono, per esempio, il recupero di
almeno due piste per il gioco delle bocce e
di uno spazio per il gioco delle carte nella
bella stagione all’interno delle corti.
Simonini: un primo risultato è già stato
l’apertura di una piccola biblioteca dove si
possono ritirare (ma anche donare) libri e,
per chi fosse interessato, proporre conversazioni sulla lettura ed anche su altri temi
d’interesse. Lo spazio biblioteca è aperto,
per ora, il martedì ed il sabato pomeriggio.
Scopo del progetto?
Simonini: lo scopo finale è quello di progettare
un modo nuovo, o forse dimenticato, di
stare insieme.
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Fatti, idee e opinioni di Barona, Giambellino, Lorenteggio e Porta Genova
dialogando – Maggio 2012
9 maggio festa dell’Europa
9 MAGGIO 2012 FESTA dell’EUROPA
Il 9 maggio 1950, Robert Schuman presentava la proposta di
creare un’Europa organizzata, indispensabile al mantenimento
di relazioni pacifiche fra gli Stati che la componevano.
La proposta, nota come “dichiarazione Schuman”, è
considerata l’atto di nascita dell’Unione europea. Questa giornata (Festa dell’Europa) del 9 maggio è diventata
un simbolo europeo che, insieme alla bandiera, all’inno, al
motto ed alla moneta unica (l’euro), identifica l’entità politica
dell’Unione Europea. La festa dell’Europa è l’occasione di dar
vita a festività e di organizzare attività che avvicinano l’Europa
ai suoi cittadini ed i popoli dell’Unione fra loro.
Ora, ad oltre sessant’anni di distanza, quale sentimento
nutriamo per quell’ideale? Abbiamo chiesto a due parlamentari
europei di raccontarci lo stato di fatto, le prospettive, le
necessarie innovazioni e le ricadute verso i cittadini.
Unita nella diversità
è il motto dell’Unione europea
Il motto sta ad indicare che, attraverso l’Unione europea, gli
europei operano unitamente per la pace e la prosperità e
che le molte e diverse culture, tradizioni e lingue presenti in
Europa costituiscono la ricchezza del continente. CITTADINI
D'EUROPA
Europa
Quando parliamo di Europa avvertiamo la
sensazione che chi ascolta stia pensando a
qualcosa di lontano e di avulso dalle nostre
vite quotidiane. Tutto questo è frutto di
anni di messaggi sbagliati mandati da parte
della classe politica che ha governato il Paese, che si è occupata di dipingere l’Unione
Europa
Europea e le sue istituzioni come qualcosa
di inutile se non addirittura negativo per
l’Italia. Non è stata solo una scelta comunicativa, ma un messaggio che si è tradotto in azioni politiche concrete, a partire
dall’assenza dei nostri rappresentanti
istituzionali nei luoghi chiave dell’Europa
che ha segnato un profondo isolamento del
nostro Paese nel quadro politico internazionale; essere isolati significa non avere peso
al momento in cui vengono prese delle decisioni che riguardano tutti. Tutto questo,
per fortuna, è cambiato con gli esponenti
del nuovo governo, perfettamente inseriti
e presenti da protagonisti nella vita delle
istituzioni europee. Resta da chiarire il
ruolo e il valore che ha l’Europa per noi.
In questi tempi difficili, di crisi profonda,
c’è chi non ha perso occasione per bollare
l’Unione Europea e l’euro come la causa
di tutti i nostri mali, contribuendo così ad
allontanare ancora di più i cittadini italiani
dall’Europa. Ma è sbagliato: l’euro non è la
causa dei problemi, caso mai è ciò che ci
ha permesso di non affondare durante questa tempesta. L’Unione Europea, così com’è
impostata nelle sue istituzioni e nei suoi
organismi, ha sicuramente molti limiti e,
affinché le sue azioni risultino davvero efficaci ed utili alla vita delle persone, molta
strada è ancora da compiere in termini di
unione politica e di governance europea,
ma ciò non toglie che molte cose positive
già siano operative ed efficaci anche ora.
L’Europa non è lontana, non è un mondo
altro, lo sanno bene le giovani generazioni
che per studio, vacanza o necessità lavorative, viaggiano per i vari Stati dell’Unione.
Pensiamo ad esempio ai tantissimi giovani
che ogni anno, attraverso le nostre università – collegate a quelle degli altri Stati dell’Unione – trascorrono interi mesi di vita e
studio fuori sede, facendo anche esperienze importantissime per la loro formazione
personale oltre che per il loro curriculum.
Va ricordato che il Parlamento Europeo ha
approvato una serie di norme che garantiscono il riconoscimento e la validità delle
qualifiche formative e professionali acquisite dai cittadini in tutti gli Stati membri.
Negli Stati dell’Unione Europea, infatti,
è prevista la libera circolazione dei lavoratori, così come diritti vengono dati agli
studenti e ai ricercatori che si trovano ad
operare in Paesi diversi da quello d’origine.
L’Europa è, quindi, garanzia dell’estensione
dei diritti. E quest’estensione si sta ampliando, andando a comprendere, ad esempio, armonizzazioni in campo dei diritti
di successione. Ciò che si decide nelle sedi
delle istituzioni europee riguarda la vita
di tutti, perché le legislazioni comunitarie
devono essere estese e recepite dai vari
parlamenti nazionali per farle rispettare
anche nei singoli Paesi che compongono
l’Unione. Ben il 60 % delle nostre leggi nazionali non è altro che recepimento della
legislazione europea. L’Unione Europea offre possibilità di lavoro, sia attraverso bandi internazionali aperti a enti, università e
aziende, sia attraverso Fondi che garantiscono finanziamenti per le nostre imprese
e per i nostri enti locali, attraverso i quali
vengono portati avanti progetti innovativi
utili per la collettività e creati posti di lavoro e occasioni di formazione (come con il
Fondo Sociale Europeo). Insomma, l’Europa
è più vicina di quanto non immaginiamo
ed influenza in modo profondo le nostre
vite attraverso le sue scelte e il suo supporto alle molteplici attività che si sviluppano
sui nostri territori.
Patrizia Toia – Parlamentare europeo
IL CAMMINO POLITICO DELL'EUROPA
La crisi economica che ha investito i Paesi dell’Eurozona ha messo in luce il vero punto debole
dell’Europa: quello di non essere ancora un’entità
a prova di egoismi e interessi nazionali.
Negli ultimi anni i processi di riforma politica sono
stati piuttosto timidi, e anche nel corso dell’emergenza degli ultimi mesi ci si è concentrati sulle
politiche economiche di austerity piuttosto che
ragionare sulle necessarie modifiche istituzionali.
Che il “sogno europeo” risentisse di un po’ di stanchezza lo si era percepito già nel corso delle
trattative sulla Costituzione Europea, arenatasi
di fronte al veto di alcuni Stati (Francia e Paesi
Bassi in primis). Il Trattato di Lisbona, approvato
nel 2007, ha portato una ventata di rinnovamento
ma - per la sua natura di compromesso fra diverse
visioni - non ha potuto affrontare di petto il tema
della governance, che invece è essenziale per
garantire l’efficace gestione dell’Europa a 27.
Grazie al Trattato di Lisbona l’UE si è dotata di nuovi importanti strumenti, come quello dell’Alto
Rappresentante per gli Affari Esteri, e ha introdotto alcune importanti modifiche sugli equilibri
del Parlamento Europeo, assegnando maggiore
potere all’assemblea democraticamente eletta
dai cittadini comunitari. Tuttavia, siamo ancora
lontani da un vero e proprio progetto politico
europeo. Questa esigenza viene espressa con forza
anche dal Manifesto dei progressisti europei, che
domanda una maggiore attenzione alla democrazia, alla coesione sociale, al rilancio industriale
- in chiave sostenibile - dell’Europa.
Quello che manca all’Europa di oggi, dominata dalle
destre e investita da preoccupanti rigurgiti nazionalisti, è insomma una forte dimensione progettuale. Oggi abbiamo di fronte una grande opportunità, costituita dagli appuntamenti elettorali di
alcuni grandi paesi europei (Francia, Germania,
Italia), per dare una nuova spinta alla costruzione
politica dell’Europa. Se in questi Paesi prevarranno forze genuinamento europeiste, l’impatto
sui processi di riforma potrebbe essere decisivo.
Perché solo con una visione unitaria, lontana dagli egoismi a cui abbiamo assistito in questi mesi,
l’Unione Europea potrà essere protagonista in
un’agorà mondiale sempre più affollata di attori
emergenti.
Antonio Panzeri – Parlamentare europeo
Fatti, idee e opinioni di Barona, Giambellino, Lorenteggio e Porta Genova
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dialogando – Maggio 2012
I Consigli dell'assicuratore
Una sera di dicembre, quando alle cinque è già buio,
ho visto arrivare nel mio studio un vecchio amico tutto trafelato ed agitatissimo. Si è fermato
sull’uscio guardandosi indietro come se aspettasse qualcuno.
Non vedendo arrivare nessuno continuava a ripetere
“hanno cercato di farmela di nuovo”.
Quando si fu calmato mi spiegò che mentre effettuava, molto lentamente, una curva a destra con
la sua auto avvertiva un rumore sulla fiancata
destra ed istintivamente si fermava.
Stava per scendere dall’auto allorché rivide davanti ai
suoi occhi la stessa scena che aveva già vissuto e
rimase al volante.
Infatti dopo alcuni secondi si avvicinava al suo
finestrino un uomo che, sbraitando, lo accusava
di avergli rotto lo specchietto retrovisore della
Golf parcheggiata. Manfredi, che si era imposto
di rimanere calmo, gli disse soltanto di seguirlo
nello studio del suo assicuratore, che distava non
più di trecento metri, e ripartì.
Ecco perché quando era arrivato, tenendo la porta
socchiusa, si era voltato a guardarsi indietro ma
nessuno lo aveva seguito.
Aveva già vissuto questa brutta esperienza alcuni
mesi prima. Quella volta era incappato in due
brutti ceffi. Mi raccontò che dopo aver sentito
una botta sulla fiancata destra era sceso dalla sua
Lancia per verificare il danno di cui era accusato
ed aveva dovuto constatare suo malgrado che
da un’auto ferma penzolava uno specchietto e
scusandosi aveva tirato fuori il modulo di constatazio ne amichevole sul quale ammettere la sua
responsabilità. Ma il più intraprendente dei due
gli aveva suggerito di raggiungere un accordo
liquidando 250 euro brevi-manu in modo da non
inoltrare la denuncia che avrebbe fatto salire il
Malus di ben due classi.
Manfredi aveva riflettuto un attimo sulla proposta e
subito dopo, ritenendola conveniente, aveva avviato una breve trattativa e si ritenne soddisfatto
allorché era riuscito a fargli accettare soltanto
150 euro.
Ma tornato a casa, riflettendo sull’accaduto, andò
subito a verificare la fiancata destra e dovette
constatare che non c’era neppure un graffio ma
soltanto l’impronta di una manata e si rattristò
molto di essere stato raggirato.
Ho voluto raccontare questo episodio affinché
l’esperienza di uno possa servire a tanti altri per
prevenire truffe e raggiri. Certamente non tutti
avranno la fortuna di avere a portata di mano il
loro assicuratore di fiducia ma, in casi come questo, è sempre opportuno chiamare la Centrale
operativa della Polizia Locale al N° 02.0208.
A volte la sola minaccia di chiamare le forze
dell’ordine fa desistere i malfattori.
Per quanto riguarda lo scatto del Malus sulla polizza
di assicurazione è opportuno tenere presente
che gli automobilisti che non hanno mai denunciato sinistri e che hanno conquistato la 1^
classe di merito rischiano di vedersi aumentare
la polizza soltanto del 7% e per di più possono
esercitare la facoltà di evitare la maggiorazione
del premio assicurativo rimborsando all’assicurazione l’importo liquidato. Mentre, alcune compagnie, non prevedono nessun aumento per coloro
che hanno superato 20 anni senza mai denunciare un sinistro.
Paolo Antonio Colella – Consulente Assicurativo
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dialogando – Maggio 2012
Fatti, idee e opinioni di Barona, Giambellino, Lorenteggio e Porta Genova
Estate 2012
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