Fatti, idee e opinioni di Barona, Giambellino, Lorenteggio e Porta Genova dialogando – Maggio 2012 Fatti, idee e opinioni di Barona, Giambellino, Lorenteggio e Porta Genova EDITORIALE CDZ 6 ?????? DIALOGANDO nasce di maggio. è un bimestrale, pubblicato e distribuito nei mesi dispari: maggio,luglio, settembre, novembre, gennaio. Nasce dal lavoro di un gruppo di persone provenienti dalla società civile e dalla politica, quella di tutti i giorni, quella radicata nel territorio,la più vicina ai problemi dei cittadini. DIALOGANDO favorisce la partecipazione, la decisione, l’azione politica delle istituzioni, osserva e racconta le questioni di spessore comunitario e nazionale, di area regionale-provinciale, le storie metropolitane e di zona. DIALOGANDO interviene sui temi, sugli orientamenti, sulle scelte del governo del paese, della regione, della provincia, della città e naturalmente della zona 6 di Milano. Racconta le storie dei protagonisti di queste scelte, i risultati da loro conseguiti, i progetti avviati dal Consiglio di Zona 6 e quelli ancora tutti da costruire. DIALOGANDO è dunque un ponte di dialogo tra le istituzioni e l’intera comunità dei cittadini della zona 6: le associazioni presenti nel territorio, i simpatizzanti, gli amici, chi partecipa alla politica in modo attivo, chi in forma occasionale, chi si sente distante ma vorrebbe essere informato, per poi decidere. DIALOGANDO esprimerà lo spirito democratico, ma non sarà connotato da alcun simbolo. Sarà aperto e inclusivo, ma non rinuncerà ad un taglio politico. Proporrà il suo messaggio in modo da generare un flusso, una partecipazione. La nostra comunicazione, la scelta dei temi e dei contenuti, lo stile con cui racconteremo la nostra visione di società ci qualificheranno agli occhi della comunità di cittadini. Per magari poterci sceglierci domani. Buona lettura. Il lavoro e la festa p. 02-04 Dialogando Partigiani Intervista a Rabaiotti p. 05 Docu-film Bandite p. 10 e 11 Europa Festa dell’Europa p. 14 IL CORSIVO Ho sempre pensato che le grandi rivoluzioni nascano in realtà da piccoli gesti, azioni anche simboliche. La rivoluzione della toponomastica delle città ribalta Maggio 2012 Nasce Dialogando il nuovo Il sequestro di un incrociatore americano da parte dei pirati Giornale della somali scatena un duello giocato Zona 6, fatti, tra la costa africana dell'oceano indiano, gli U.S.A.idee, e gliopinioni, Emirati arabi. racconti e narrazioni dei quartieri Barona, Giambellino, Lorenteggio e Porta Genova il concetto arcaico di memoria. Ecco perché Milano dedica un pezzo di città a Enrico Berlinguer, il segretario del PCI stroncato da un ictus durante un comizio a Padova, la sera dell’11 giugno 1984. Piazza Enrico Berlinguer è il nuovo nome dello slargo all’incrocio tra via Savona e via Tolstoi, in zona 6. L’intitolazione giunge a novant’anni dalla nascita di Berlinguer, (25 maggio 1922, Sassari). Un gesto simbolico, un omaggio a chi, per primo in Italia tra i politici, ha messo sul tavolo della discussione la cosiddetta “questione morale”. Nei giorni in cui sembra avanzare il morbo infetto della corruzione politica mi pare già una piccola rivoluzione. Daniele Biacchessi “NON E' IL MIO NOME” di Ugo Grottoli, Le vie d’acqua del futuro P. 08/09 l'ultimo romanzo edito da Eclissi Editrice, rappresenta un insolito esperimento tra il thriller e il genere avventuroso, capace di creare una suspense nel lettore per tutte la lunghezza delle sue 240 pagine... Nelle migliori librerie Fatti, idee e opinioni di Barona, Giambellino, Lorenteggio e Porta Genova dialogando – Maggio 2012 Famiglia 30/05-3/06 – MILANO – VII Incontro Mondiale delle Famiglie Appuntamento promosso dalla Santa Sede, inaugurato nel 1994 da Papa Giovanni Paolo II. Quest’anno il titolo della manifestazione è “La Famiglia: il lavoro e la festa”. Abbiamo ritenuto interessante e importante affrontare i temi proposti. Attraverso queste pagine proviamo ad inquadrare il senso dell’iniziativa e le ricadute, anche operative, che la comunità territoriale si trova ad affrontare dando la parola a chi opera in realtà parrocchiali, legandoli poi ad alcune storie ed esperienze vissute da nostri concittadini. Intervista Sulla famiglia Intervista – Giorgio Villani è volontario nella Parrocchia di Santa Bernardetta (quartiere Barona) – Pino Parisi è della Parrocchia di San Vito (quartiere Giambellino) Cos’è la Giornata Mondiale delle Famiglie dal punto di vista di chi la promuove e partecipa alla sua organizzazione? Ce lo raccontano Giorgio Villani, volontario nella Parrocchia di Santa Bernardetta (quartiere Barona), e Pino Parisi, della Parrocchia di San Vito (quartiere Giambellino). “È un’occasione di riflessione, offerta dalla Chiesa, sulla famiglia, sul ruolo che ha nella comunità religiosa e nella società tutta, sui valori che rappresenta. Partecipano ai lavori le più alte personalità della Chiesa, dall’Arcivescovo Scola, al Card. Ravasi, al Card.Tettamanzi, ma anche della società civile: Giuseppe De Rita (Censis), Ferruccio De Bortoli, Gustavo Pietropolli Charmet psichiatra, Alberto Quadrio Curzio, economista. Il titolo scelto da Papa Benedetto XVI è “La Famiglia: il lavoro e la festa”. È uno spunto per pensare a questioni fondamentali del nostro vivere, partendo dalla prima comunità sociale, la famiglia. Il lavoro e la festa sono strettamente collegati con la vita delle famiglie: ne condizionano le scelte, influenzano le relazioni, incidono sul rapporto con la società. Vuol dire riflettere sulla necessaria conciliazione dei tempi tra lavoro e famiglia, sulle forti contraddizioni che sempre più intrecciano i bisogni dei singoli. Viviamo tempi dove gli stili di vita, sono basati su un modello individualistico. C’è poi il concetto della festa, che si coniuga con la conciliazione dei tempi. La festa va intesa come tempo libero, non tempo da perdere. Tempo da usare per le relazioni, perché una società viva ha bisogno di relazioni e, per noi cristiani, anche dell’impegno religioso e spirituale”. Come affrontano le Parrocchie queste riflessioni? “La Diocesi milanese ha pubblicato un libretto, organizzato per argomenti, sulla base del quale le Unità Pastorali organizzano catechesi. Ma ci sono anche molte altre sollecitazioni, ad esempio una serie di proiezioni cinematografiche raggruppate sotto il titolo “Quando il cinema incontra la famiglia”. L’avvenimento comporta anche una certa dose di organizzazione? E per quanto riguarda l’accoglienza dei partecipanti da tutto il mondo? “Certamente un evento come questo è particolarmente impegnativo sul versante organizzativo. E tutte le nostre Parrocchie sono impegnate anche su questo fronte. Basta pensare che vengono richiesti oltre 3000 volontari con competenze specifiche, traduttori, interpreti, educatori, operatori video ed altro. Per il fine settimana che prevede la presenza di Papa Benedetto XVI è ipotizzata la partecipazione di oltre un milione di persone. Riguardo l’accoglienza è partita, già dall’inizio dell’anno, una richiesta a tutti per aiutare ad aumentare la possibilità dell’ospitare. In Barona si è riusciti ad ottenere la disponibilità di moltissime famiglie, tanto da poter garantire l’ospitalità ad un numero di persone che oscilla tra le 600 e le 700 unità. In Giambellino la cifra si aggira intorno alle 300. È bello sottolineare come questo sia un dato molto positivo, tra l’altro in un momento economicamente difficile ed anche segnato da timori diffusi nella società dettati dalla “paura dell’altro” che invece segnala la vitalità, la partecipazione ed il senso di comunità che pervade le nostre realtà.” Fatti, idee e opinioni di Barona, Giambellino, Lorenteggio e Porta Genova dialogando – Maggio 2012 LE Storie Eleonora ha 38 anni, laureata, romana. Si è trasferita a Milano dieci anni fa. Qui ha creato una famiglia, famiglia di fatto come si dice con espressione asettica e burocratica. Una scelta consapevole e convinta. “Non credo e non ho mai creduto nel matrimonio, per esperienza personale (i suoi genitori hanno divorziato), e perché non ne sento assolutamente la necessità”, dice Eleonora”. Su questo punto si aprono interrogativi sociali che meritano più di una riflessione, poichè il matrimonio, articolo 29 della Costituzione, è l’istituto fondante a garanzia dell’unità della famiglia italiana. Ma la realtà fotografa una situazione diversa. Quella di Eleonora è una scelta comune a migliaia di nuclei familiari. Iniziare una convivenza e avere figli fuori dal matrimonio, seppur consapevoli che in materia di coppie di fatto la legislazione italiana è carente o anche cieca. Innegabili sono i numeri che lo confermano. Nella Milano che va da Porta Genova fin giù alla Barona, passando per i vecchi quartieri lungo i Navigli, in dieci anni sono cresciute sensibilmente. Oggi si stima vivano circa dodicimila coppie di fatto in zona. Sono quasi centomila in tutta Milano. Andando più in profondità si nota che è la struttura della famiglia tradizionale a cambiare profondamente. Le famiglie mononucleari, sono passate dalle 22.200 unità nel 2001 a 28.600 nel 2011. Molti sono gli anziani soli. Registrano viceversa un segno negativo le famiglie con uno o più figli. Nella zona 6 le famiglie con un figlio sono scese da 12.500 a poco più di diecimila. Una decrescita di oltre il Mensile free press Claudio Caleriio DIALOGANDO Stampa: Sarnub Cavaglià Fatti, idee e opinioni di Barona, Giambellino, Lorenteggio e Porta Genova Reg. Tribunale di Milano in corso Registrazione al Roc 19645 Editrice: Ticino Olona srl – Legnano [email protected] Chiuso in redazione: 11 maggio 2012 Direttore editoriale: Daniele Biacchessi Coordinatore redazione: Lorenzo Gandaglia Redazione: Germana Martano 15% in pochi anni. Segni questi di un rafforzamento del processo di individualizzazione e indebolimento dell’idea di coppia descritto da alcuni sociologi o, più verosimilmente, segno che oggi è più difficile costruire una famiglia e fare dei figli? Di certo le condizioni in cui versa il Welfare e le politiche per la famiglia non aiutano le nuove coppie. Crescono paura e incertezza, il futuro appare opaco. In soli tre mesi, da ottobre a dicembre del 2011, Eleonora e il suo compagno, affrontano un periodo difficile ma sempre più comune. A ottobre Eleonora viene messa in lista di mobilità dalla sua azienda, una importante multinazionale. A dicembre arriva un’altra doccia fredda con il licenziamento del suo compagno. Entrambi figure di quel terziario fatto di tante piccole o medie aziende che quando licenziano non fanno notizia. Eleonora e Roberto fanno parte di quella che un tempo si sarebbe chiamata classe media, con alto livello di istruzione, persone insomma privilegiate che oggi soffrono la crisi tanto quanto altre categorie di lavoratori. Fortunatamente Eleonora alla fine della vertenza è riuscita a ricollocarsi e conservare “per questa volta” – ci tiene a sottolineare – il posto di lavoro. In tali situazioni mantenere e crescere un figlio diventa un’impresa; impossibile quando ci si mettono anche i tagli ai servizi comunali causati dalle ultime manovre. Ed ecco che deve essere ancora la famiglia, qualsiasi forma essa abbia, a sostituire un pubblico spesso assente. Alla fine della nostra conversazione, Eleonora racconta di come fosse stato difficile trovare posto Tel : 02.6684434/ 02.36510118 Fax: 02.6081094 Progetto grafico: andren www.cargocollective.com/andren PARTE PRIMA DIRITTI E DOVERI DEI CITTADINI Tiratura cartacea: 55.000 copie TITOLO II Rapporti etico-sociali Via Emilio Gola, 20 20143 Milano Newsletter inviate: 4.020 Scrivici: manda una e-mail a: [email protected] La famiglia di Eleonora, una coppia italiana “normale” ci regala uno spaccato di vita “borghese” – ma non per questo, meno difficile o problematica. Ma c’è un segmento crescente di “nuovi italiani “ e soprattutto di famiglie, che sempre più caratterizza i nostri quartieri modificandoli, colorandoli, noi vogliamo aggiungere arricchendoli. Di storie, di vita. Alvar e Lorena, 45 e 41 anni, colombiani, vivono in Giambellino da 17 anni. La loro storia, come per tante famiglie migranti oggi, racconta di difficoltà e sacrifici ma anche soddisfazioni e risultati raggiunti. Alvar e Lorena sono parte di quel trend registrato negli ultimi anni che vede il fenomeno migratorio COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA ITALIANA Principi Fondamentali Art. 2 La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. Pubblicità: M&C Meeting & Communication 2000 s.r.l. in un asilo comunale per il figlio – dopo quasi tre anni è ancora in lista di attesa – e di come, alla fine, fosse inevitabile ma impraticabile per ragioni economiche, l’iscrizione a una struttura privata della zona. A seicento euro al mese. Eleonora non nasconde che quando sua madre, circa un anno fa, decise di trasferirsi da Roma per darle una mano, mettendo in vendita la casa e cambiando radicalmente vita a quasi 70 anni, pensava fosse una follia. “Ero convinta che un salto del genere, alla sua età, in una città difficile come Milano, era da pazzi”. Oggi a distanza di solo un anno e alla luce di ciò che è accaduto, ringrazia il fatto che la madre sia con lei e la aiuti; economicamente, facendole da baby sitter e asilo, ma soprattutto psicologicamente: “senza di lei, che è la mia famiglia”, chiude Eleonora, “non so davvero come avremmo potuto fare in questi mesi”. Art. 29 La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato sull’eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare. Art. 30 è dovere e diritto dei genitori, mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori del matrimonio. Nei casi di incapacità dei genitori, la legge provvede a che siano assolti i loro compiti. La legge assicura ai figli nati fuori dal matrimonio ogni tutela giuridica e sociale, compatibile con i diritti dei membri della famiglia legittima. La legge detta le norme e i limiti per la ricerca della paternità. Art. 31 La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose. Protegge la maternità e l’infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo. dialogando – Maggio 2012 sempre più come un fenomeno a dimensione familiare. Conferma come la famiglia sia un forte elemento di coesione sociale. Oggi in Lombardia uno straniero su tre vive in un nucleo familiare completo, con coniuge e almeno un figlio. Aumentano le coppie miste, 67 mila sempre in Lombardia, segno anche questo che la famiglia, come osserva il responsabile del dipartimento immigrazione della Cisl di Milano, è la chiave che rivela che l’integrazione è già una realtà, nonostante il forte ritardo delle istituzioni in termini di investimento culturale ed economico. Ma se dalla statistica torniamo alla vita reale e alle storie delle persone i fenomeni non sono sempre così facili e lineari. Alvar e Lorena si sposano appena laureati, lei in medicina, lui ingegnere. Lavorano, vivono in affitto, decorosamente, nei dintorni di Bogotà. Mentre sono in attesa della loro prima figlia, Estella, Lorena perde il posto di lavoro. Decidono allora di tentare il viaggio in Italia. Si muove prima, da solo, Alvar. Ci vorranno quasi due anni per ricongiungersi. In Italia la sua laurea non è riconosciuta. Lavora per un’impresa di pulizie, in nero, pagando affitti esagerati. Per raggiungere l’obiettivo suo e di Lorena, lavora tantissimo, andando a lavoro a piedi pur di risparmiare anche sul il biglietto dell’autobus. Alvar si era dato un limite di tempo per il ricongiungimento, altrimenti non aveva senso quella fatica. La famiglia deve essere unita. Finalmente dopo quasi due anni di lontananza Lorena riesce a venire in Italia con la figlia. Per il viaggio deve vendere tutto. Quando si rivedono quasi non si riconoscono più, tanti i sacrifici e le rinunce patite. Nonostante siano di nuovo insieme le difficoltà continuano. Fatti, idee e opinioni di Barona, Giambellino, Lorenteggio e Porta Genova Entrano in un tunnel buio. Si chiedono di continuo, “perché”?. Devono reagire, altrimenti tutta la fatica sarà inutile. E così si avvicinano a un’associazione di aiuto ai migranti, studiano l’italiano. Pian piano la loro vita si integra. Cominciano a sentirsi accolti, accettati e riconosciuti per quello che sono. Si fanno degli amici. Sono ormai passati tanti anni da quando hanno deciso di tentare l’avventura in Italia. L’ultima volta che sono stati in Colombia, nel 2009, al momento di ripartire da Bogotà hanno avvertito una strana sensazione: tristezza e dispiacere per lasciare di nuovo i loro cari, ma anche gioia per l’imminente ritrovo degli amici a Milano. Il loro cuore è adesso metà in Colombia e metà in Italia, perché, come ci hanno detto prima di salutarci, “noi siamo sudamericani, ma non siamo più stranieri”. All’inizio dell’articolo, cercando di dare volti e nomi alle storie che raccontano cosa possa voler dire oggi famiglia, si era parlato delle coppie di fatto. Ma, come recitano i rapporti e le ricerche, nelle coppie di fatto rientrano quattro categorie di individui conviventi e legati da un rapporto “di tipo coniugale”. Le coppie che hanno per il momento deciso di non sposarsi, le coppie che non si sono sposate per scelta, chi non può farlo perché uno dei due è separato ma non divorziato. Ma c’è anche una categoria tuttora vista nel migliore dei casi con diffidenza. Se non con riluttanza. l’aiuto di una collaboratrice domestica straniera messa in regola, i doveri di cittadino come le tasse, il senso civico, la sensibilità per i grandi temi della nostra società, l’amore che rende uniti. Tutto questo dà il senso di una realtà sana per quanto difficile e regala speranza per il futuro del nostro Paese. Ma c’è un “ma”: i due capifamiglia sono due donne omosessuali che hanno procreato con l’inseminazione eterologa quattro figli per fondare e portare avanti il loro progetto familare. Una scelta che immaginiamo tormentata e che dall’esterno può essere approvata o no. Ma resta una scelta privata. È un problema? Negli ambiti in cui vivono Francesca e Meri, due cittadine esemplari, l’anomalia è stata minimizzata, forse annullata. Ma per la legge questa famiglia non esiste. La lettera di Francesca al presidente della Repubblica -che pubblichiamo per intero- mette in evidenza un nodo che l’Italia non è riuscita ancora a sbrogliare; lei parla di matrimonio civile ma qui dobbiamo fare ancora il primo passo: quello della possibilità di un contratto che regolarizzi le coppie di fatto. Si tratta, tanto per fare un esempio concreto, di avere il diritto ad assistere dopo una vita passata assieme il proprio partner malato in un ospedale, senza il rischio che chiunque possa dirti: ma lei chi è? Leggete la lettera di Francesca, dai toni tanto civili quanto mesti. Questa donna, che dimostra di credere nella famiglia come elemento fondativo di una società, merita quanto meno una risposta concreta. Ne ha urgente bisogno l’Italia, quella vera, del 2012. Ad essa appartengono Francesca e Meri e questa è la loro storia. I figli, la scuola, le preoccupazioni per il lavoro, LETTERA Al presidente NAPOLITANO Caro Presidente, ho sentito dire alla televisione che il matrimonio civile è un contratto tra i due coniugi e lo stato. In cui la coppia si impegna a contribuire al futuro del Paese. E che gli omosessuali non hanno diritto a sposarsi perché non possono fare figli, e quindi non contribuiscono al futuro del Paese. Ne parlavano ieri, in tarda serata, a Matrix. Caro Presidente, io sono una donna che lavora da circa 20 anni, ho 46 anni e costruito insieme ad un’altra donna una famiglia: abbiamo 4 figli. Viviamo a Milano, nove anni fa ho aperto una piccola società di allestimenti scenografici per la moda. Meri ha perso il lavoro tre anni fa quando è nato il nostro quarto figlio e l’anno scorso ha aperto una piccolissima casa editrice per bambini: ogni anno versiamo allo stato il 50% di tutto ciò che guadagniamo. Abbiamo entrambe la tessera del tram e della bicicletta dell’ATM. Meri una volta alla settimana va in mensa scolastica a controllare il cibo in rappresentanza dei genitori, ed è eletta nel consiglio della scuola materna. Abbiamo una figlia in quarta elementare, due bimbi alla materna e l’ultimo al nido pubblico di zona: per tutti abbiamo sempre pagato la retta più alta. Diamo lavoro da 5 anni ad una ragazza che ci aiuta in casa e a cui abbiamo fatto ottenere il permesso di soggiorno. Ogni mese paghiamo per lei i contributi. Questa mattina mi sono alzata e, mentre Meri preparava la colazione, al tavolo con tutti i nostri bambini, ho cominciato a scriverle questa lettera. Volevo raccontarle la nostra vita, nella quale tutto il nostro tempo è dedicato ai nostri figli ed al loro futuro. Non perché siamo un caso eccezionale, ma perché siamo genitori proprio come tutti gli altri. Mi domando perché gli omosessuali dovrebbero avere una natura diversa da quella umana; non siamo né meglio né peggio di tutti gli altri italiani. Abbiamo gli stessi desideri e le stesse paure: non crede che dovremmo avere anche gli stessi diritti e gli stessi doveri? Abbiamo concepito i nostri figli in un altro paese con l’inseminazione eterologa, ma abbiamo costruito la nostra vita qui perché siamo italiane. Crediamo nelle istituzioni, nella giustizia, soprattutto nella scuola. Ogni giorno cerchiamo di spiegare ai bambini cosa è giusto e cosa sbagliato, ma ogni volta che dobbiamo rispondere alla domanda “ma perché voi non potete sposarvi?” è davvero difficile trovare una risposta. Mi dica, signor Presidente, cosa devo rispondere ai miei figli? Pensa anche lei che gli omosessuali non contribuiscono al futuro del nostro paese? Con il cuore pieno di speranza per il futuro Francesca Fatti, idee e opinioni di Barona, Giambellino, Lorenteggio e Porta Genova dialogando – Maggio 2012 Dialogando incontra il Presidente del Consiglio di Zona 6 Intervista Facciamo il punto insieme a lui decorso quasi un anno dalle elezione amministrative Gabriele Rabaiotti nasce a Milano il 24.2.1970; fin dal 1986 vive a Milano in zona Barona, dove ancora oggi abita. Laureato in Architettura al Politecnico di Milano è dottore di ricerca in Politiche Pubbliche del Territorio presso lo IUAV di Venezia. È ricercatore a tempo determinato presso il Dipartimento di Architettura e Pianificazione dove insegna Analisi della Città e del Territorio. Svolge attività professionale nel campo del project management e della gestione di progetti territoriali integrati. Per anni si è occupato, come genitore, della scuola e del rapporto tra scuola e quartiere. Dal 2010 è presidente dell’Associazione Sviluppo e Promozione Onlus, una realtà di volontariato che opera in Barona da più di 25 anni. Da tempo sensibile ai problemi della comunità locale, ed in particolare delle fasce più deboli inizia l’attività di partecipazione politica diretta rendendosi disponibile a candidarsi come indipendente nella lista PD in zona 6 per le elezioni amministrative milanesi del maggio 2011. Dialogando: Gabriele, quali sono state le ragioni della tua scelta? Rabaiotti: Alla politica non si arriva solo tramite la politica e i partiti. Non sto dicendo che questo non debba succedere o che sia negativo; dico che per quanto riguarda me e il PD di zona 6, le ragioni che hanno motivato la scelta di iscrivermi nelle liste elettorali di zona sono da ricercare nell’impegno sociale (all’interno del mondo della scuola prima e del volontariato poi) e negli interessi professionali rivolti alla città e alla sua trasformazione. Il PD ha sondato la mia disponibilità pronto ad aprire con coraggio ad una candidatura collocata fuori dagli schemi tradizionali. Si è assunto il rischio. Io ho risposto positivamente ritenendo questa una strada attraverso la quale contribuire al miglioramento della città e della vita dei cittadini, in particolare di chi occupa le posizioni di maggiore debolezza e fragilità. Dialogando: A tuo giudizio quali sono le questioni fondamentali e i temi di interesse che per primi hai affrontato Rabaiotti: Chi ha lavorato fino a maggio 2011 non lo ha fatto male. È vero che molte questioni aspettano da anni una risposta ma quando si è alla guida di una zona, complicata ed eterogena come la nostra, ci si rende conto di quanto sia difficile, pure nel piccolo, governare. La risposta pubblica che non arriva mai o che ci appare sempre inefficace non è solo legata a questioni di pigrizia, di incapacità, di menefreghismo. L’impressione è che il centrodestra, che è rimasto per dodici anni al governo della zona con il medesimo presidente, abbia puntato sull’ordine e sulla sicurezza e sui lavori pubblici (in particolare la manutenzione delle strade). Noi stiamo concentrando gli sforzi sulla scuola, sulla cultura, su una relazione più forte con l’associazionismo e la cooperazione cercando, insieme, di intervenire nei quartieri popolari. Dialogando: Quali difficoltà hai incontrato? Rabaiotti: La difficoltà principale che ho incontrato è legata alla gestione delle relazioni; ti trovi al centro di mille sollecitazioni differenti, domande, richieste, proposte. Diventa difficile tenere la rotta, concentrare le energie, selezionare quanto si ritiene prioritario. Il consiglio di zona è oggi una struttura ipersollecitata dalle domande e sottodimensionata dal punto di vista della possibilità di dare risposta. Oggi la politica, a tutti livelli ed in generale, sembra aver rinunciato ad avere un progetto. Il progetto è ciò che ci permette di riordinare, di soppesare diversa- mente, di disegnare strategie di intervento, di rendere evidenti gli obiettivi e di organizzare gli interessi. La politica sembra puntare sulle azioni, sugli atti, in particolare su ciò che può risultare di effetto, eclatante. Io credo molto nel progetto e nella sua funzione di sostegno alla politica. Dialogando: a proposito di decentramento, al riguardo cosa si può dire allo stato attuale? Rabaiotti: Il decentramento è un tema di grande interesse; per certi versi decisivo. Si tratta di capire, alla fine di questo anno di sperimentazione, da che parte siamo arrivati e in quale direzione risulta ragionevole andare: verso il potenziamento con deleghe e poteri crescenti (prospettiva delle municipalità) o verso una chiusura dei consigli di zona che restituisca alla città di Milano rendendo più compatte le fasi del processo decisionale (prospettiva della ‘Grande Milano’). Da questo pasticcio dobbiamo rapidamente uscire. Dialogando: Quali e quante sono le risorse finanziare che la Municipalità metta a disposizione del Consiglio di Zona? Rabaiotti: Dal punto di vista delle risorse un consiglio di zona gestisce mediamente 100 mila euro ogni anno. Il resto delle risorse (pari a circa 1,8 milioni di euro/anno) sono soggette ad una distribuzione vincolata. In sostanza sono soldi che passano dalla zona senza che noi si possa influenzare la loro destinazione. Da giugno a dicembre 2011 abbiamo avuto a disposizione 18mila euro circa. Nel 2012 il Comune, prima dell’approvazione del bilancio 2012, ha anticipato 38mila euro per l’attività ordinaria. Con queste risorse abbiamo accolto le proposte di contributo anche per valutarne la qualità. In propsettiva cercheremo di premiare iniziative e progetti che ci permettano di raggiungere gli obiettivi politici che come coalizione ci siamo prefisssati. Fatti, idee e opinioni di Barona, Giambellino, Lorenteggio e Porta Genova dialogando – Maggio 2012 Lavoro UNA SPERANZA dI SALE Dopo che ci avevano detto che la crisi riguardava altri paesi, con un sistema Bancario diverso dal nostro, ci siamo svegliati nella realtà, in piena crisi economica ed in recessione. Un gruppo di tre colleghi/Amici, si sono trovati, dopo più di ventenni di collaborazione in cassa integrazione, con la quasi la certezza dell’uscita definitiva dall’azienda. Da un giorno con l’altro, “da occupati a casa”. Dopo i primi momenti di sbandamento e d’incredulità, hanno cominciato a cercare idee per un’attività da fare insieme. Il primo problema che si sono imbattuti era la completa inesperienza nel mondo imprenditoriale, essendo cresciuti lavorativamente come dipendenti e la difficoltà a reperire le informazioni utili sia tramite internet sia di persona. La svolta è arrivata quando hanno visto su un giornale un articolo sulle grotte di sale in città, si sono appassionati subito, poiché due di loro hanno bimbi piccoli sempre alle prese con tosse e raffreddori. Come tre ingegneri in cassa integrazione si reinventano un lavoro Barona Hanno cominciato a raccogliere informazioni scoprendo che esistevano già alcune grotte, iniziando a studiare l’effettiva efficacia, testandole personalmente e cercando di carpire più informazioni possibili, contattando i vari fornitori per inquadrare i costi. Purtroppo, nonostante siano cassa integrati e nuovi imprenditori, non sono riusciti ad oggi ad avere alcun finanziamento dalle istituzioni. Comunque, grazie alla loro amicizia Lisa, Maurizio e Aldo, il 15 ottobre del 2011, hanno aperto “ARIA DI MARE” la loro grotta di sale, in via cherubini 6. Oltre alla soddisfazione di essere riusciti a costruire la loro piccola attività, si sentono soddisfatti nel sentire le mamme che li ringraziano per i benefici ottenuti ai loro bambini e vedere gli stessi fare i capricci, perché non vogliono più uscire dalla grotta. Forse sarà solo una parentesi della loro vita o la loro attività per i prossimi anni, comunque ad oggi È la loro “SPERANZA DI SALE”. LE CASE DI VIA TERAMO 29/31 Finalmente le 332 famiglie residenti nelle case popolari di via Teramo 29 e 31, di fronte al Parco Teramo, vedono montati i ponteggi sul primo dei 6 edifici del quartiere “Domus Teramo”. Le case sono state costruite nel 1963 e, fin dagli inizi, i circa mille abitanti residenti hanno dato vita ad un Comitato degli inquilini impegnato a fianco del gestore ALER nella cura e buona gestione degli edifici, dei cortili, dei giardini degli spazi comuni e nell’organizzazione di iniziative di socializzazione, utilizzando uno spazio libero, arredato a proprie spese, che è diventato la sede del Comitato. Purtroppo però, già alla fine degli anni ‘80, l’incuria del Comune e del gestore, ha portato ad un progressivo degrado gli stabili e nel 1998, dopo inutili segnalazioni, sono partite le prime iniziative e mobilitazioni di protesta. Sostenuti dal SUNIA, i cittadini hanno organizzato presidi, delegazioni, conferenze stampa, sit-in e manifestazioni a Palazzo Marino, fatto denunce scritte sempre più insistenti. Le infiltrazioni d’acqua piovana dai tetti raggiungono soffitti e muri, si rompono i frontalini di balconi e finestre, l’umidita’ scrosta i muri, si sbriciola il cemento ormai marcio. Chiusa l’era Albertini senza risultati, nel 2006 la Giunta Moratti, appena insediata, stanzia 7,9 milioni di euro per manutenzioni straordinarie. Solo quattro anni dopo, viene indetta la gara d’appalto e aggiudicata nel maggio del 2010. 6 milioni di euro stanziati, ma a settembre i lavori promessi non sono ancora iniziati. Cominciano contenziosi e ricorsi e tutto si ferma. Gli inquilini sono esasperati e delusi. Il SUNIA minaccia di intraprendere azioni legali e anche una class-action. Agli inizi del 2011 cadono grandi pezzi di cemento dai parapetti e dai balconi che mettono in grave pericolo l’incolumità delle persone. Le ennesime proteste obbligano l’ALER a montare ponteggi e recinzioni per proteggere i pedoni. Nel frattempo vengono aumentati i canoni di affitto e le spese dei servizi. Una beffa. ALER e Comune si scaricano le responsabilità. Intanto si avvicinano le elezioni. Il centro sinistra vince, Pisapia batte la Moratti e diventa Sindaco di Milano: per gli inquilini di Via Teramo 29/31 torna la speranza. A giugno si insedia la nuova Giunta, all’assessorato per la casa e il demanio arriva Lucia Castellano e riprende finalmente il dialogo Comitato degli inquilini-SUNIA con l’Amministrazione Comunale. In pochi mesi vengono stanziati 4,3 milioni di euro per realizzare l’isolamento termico (il così detto “cappotto” sulle facciate), rifare i tetti, mettere nuove canne fumarie in acciaio, sostituire infissi degli alloggi, sistemare i balconi, l’impianti idrico ed elettrico, la portineria e i locali immondizia. Lo scorso 8 febbraio, Comitato degli inquilini e SUNIA festeggiano l’avvio dei lavori, iniziati dalla torre più degradata, quella che si affaccia su via Mazzolari. Nella sede del Comitato tanti inquilini giungono i tecnici dell’ALER con l’Assessore Castellano e parte un grande applauso, strette di mano, commozione. Ci sono i presidenti del Comitato (il primo, Roberto Pomati e quella attuale Concetta Pistillo). I dirigenti del SUNIA Stefano Chiappelli e Marisa Freschi ringraziano chi, dopo promesse, illusioni e delusioni, non ha mai mollato e attraverso la lotta ha ottenuto gli interventi necessari ed indispensabili per ripristinare uno stato manutentivo del quartiere e restituire agli inquilini il diritto ad una vita dignitosa. Ora Comitato degli inquilini e SUNIA vigilano sull’andamento dei lavori e collaborano con nella risoluzione dei problemi in corso d’opera, fino alla loro conclusione prevista per il 20 settembre 2014. “Milano ha un patrimonio di 30 mila alloggi – spiega l’Assessore Castellano – e questa Giunta si sta impegnando per il recupero degli stabili che richiedono interventi urgenti di manutenzione. Tra questi, sempre in zona 6, via Mazzolari 48, via Manfredonia e via Martinelli,, dove siamo intervenuti per rifare i tetti dopo i ripetuti disagi dovuti alle infiltrazioni. Inoltre sono partiti nuovi sopralluoghi per incontrare i residenti delle case popolari che segnalano criticità. Ispezioni cui partecipano ALER e il Consigli di Zona 6 e che consentiranno di stilare una sorta di mappatura degli interventi di manutenzione straordinaria necessaria. Inoltre stiamo promuovendo presso i Comitati degli inquilini il sistema dell’autogestione che consente agli inquilini di amministrare direttamente alcune attività.” Quali sono i segreti di questa svolta? Ascolto, dialogo, competenza e volontà politica. Tira aria nuova a Milano! Claudio Calerio L’Assessore Lucia Castellano e Stefano Chiappelli del SUNIA Fatti, idee e opinioni di Barona, Giambellino, Lorenteggio e Porta Genova Un sogno nel cassetto Scuola * ** dialogando – Maggio 2012 Un progetto per la continuità educativa Finalmente il lungo sogno degli educatori delle scuole per l’infanzia e degli insegnanti delle scuole dell’infanzia può diventare un progetto fisico, un luogo reale. Una struttura che permetta l’armonioso fluire della conoscenza lungo i passaggi evolutivi. Un tempo la nostra scuola pubblica era considerata fra le migliori del mondo. Riforme più politiche che pedagogiche, talvolta molto più ambiziose di quanto le risorse consentissero e infine i tagli indiscriminati degli ultimi anni l’hanno penalizzata. Per mantenere la qualità di un tempo avrebbe avuto necessità di strutture edilizie e spazi adeguati in cui sviluppare compiutamente la sua linea pedagogica. Ora il comune di Milano colmerà questa lacuna almeno parzialmente a livello locale e proprio nella nostra zona. Un luogo che consenta la continuità educativa secondo capace di superare il semplice passaggio di notizie tra adulti grazie a un insieme che consente una circolarità di osservazioni e interazioni. Il progetto prende spunto dall’avvio di un completo programma di riqualificazione del patrimonio immobiliare, seguendo una programmazione urbanistica completa e coerente che ha il suo epicentro in piazza Tripoli che attualmente conta tre aree scolastiche separate, fisicamente ed amministrativamente:* In zona 6 Caterina da Forlì nido e materna Strozzi media inferiore In zona 7 Massaua\Tripoli nido, materna, scuola primaria Il programma urbanistico prevede di riunire tutti gli edifici scolastici in un’unica area di via Strozzi di ben 30826 metri quadrati e *** di completarli con campi sportivi e con un parco pubblico: il sogno di tutti i genitori, educatori e insegnanti, la possibilità di concretizzare il detto “mente sana in corpo sano”.** A livello pedagogico ed educativo, significa creare una zona in cui il bambino si senta libero di sperimentare in tutta sicurezza la capacità di sviluppare al meglio tutte sue facoltà emotive, cognitive e fisiche, nel momento più produttivo e ricco della sua vita. Il bello di questo progetto permette ai più piccoli di vivere pienamente il periodo infantile in un ambiente libero ma protetto acquisendo il massimo della sicurezza possibile a quell’età. Consente ai preadolescenti di sentirsi a proprio agio con le caratteristiche delle loro età e di utilizzare al meglio le loro facoltà cognitive e fisiche. Offre agli adolescenti campi sportivi dove sviluppare oltre al fisico, l’etica delle regole e la capacità di operare in squadra per aiutarli a diventare cittadini felici di un paese democratico. Significa facilitare il compito degli insegnanti di preparare percorsi educativi meglio bilanciati e armoniosi per bambini e ragazzi con il fine di portarli naturalmente ad aiutare chi ha più difficoltà, senza pietismi, falsi complessi di superiorità e moralismo. Il complesso accoglierà circa 1300 fra bambini e ragazzi (500 delle medie, 500 della primaria e 300 tra nido e materna) All’interno di questo progetto c’è anche l’intenzione di rivalutare ed ampliare l’area verde urbana della zona riorganizzando spazi e aree pubbliche. È previsto l’aumento del “raggio verde ” di Caterina da Forlì, la creazione del nuovo giardino, di cui abbiamo menzionato sopra, in via Strozzi contiguo al nuovo polo scolastico.*** È inoltre prevista la realizzazione di un percorso ciclopedonale che costeggiando la proprietà della provincia di via Soderini, raggiunga l’area verde di via D’Alviano. Questo consentirebbe di poter raggiungere a piedi la scuola alle famiglie che abitano nella zona a ovest, magari organizzando “piedibus” Ultimo punto del progetto è la valorizzazione delle aree lasciate libere dal plesso di via Massaua attraverso l’attribuzione di nuove capacità edificatorie da mettere in vendita ad operatori privati. Tutto l’intervento si struttura intorno a questo tipo di valorizzazione. La programmazione edilizia, studiata, per regolamentare l’attività edilizia dei privati in modo da renderla attraente senza stravolgere l’urbanistica della zona, consentirà l’equilibrio economico atto a portare alla realizzazione della costruzione delle strutture scolastiche. I costi saranno a carico dell’operatore immobiliare quale controvalore della concessione della realizzazione di un complesso residenziale. Per mettere in atto questo piano si procederà a un bando pubblico per la scelta dell’operatore o degli operatori privati. dialogando – Maggio 2012 Fatti, idee e opinioni di Barona, Giambellino, Lorenteggio e Porta Genova Fatti, idee e opinioni di Barona, Giambellino, Lorenteggio e Porta Genova dialogando – Maggio 2012 La Via d’Acqua e i Navigli Expo IL CONTESTO Laboratorio della nuova Milano Metropolitana attraente, inclusiva e sostenibile La Via d’Acqua restituirà a Milano la Darsena ed il Naviglio Grande, fino a S. Cristoforo, arricchendola con beni comuni di grande valore simbolico, ambientale e storico culturale: piattaforma concreta, e non più solo evocativa, di economia sostenibile. La loro “restituzione” definisce i confini del “Parco Lineare dei Navigli” immaginato da EXPO 2015 come ambito di pregio, fruibile socialmente (piste ciclabili e zone a verde), idealmente connesso al suo retroterra agricolo In realtà il tema evocato dalla Via d’Acqua è del tutto aperto e sono forti i rischi non solo di opportunità mancate ma anche di degrado prossimo venturo. Il modo con cui la restituzione viene “accolta” nel contesto urbano e metropolitano deciderà del suo successo. La domanda di fondo è: Parco Lineare dei Navigli come “corridoio fluviale”, indifferente alle potenzialità, alle contraddizioni ed ai bisogni dei territori in cui si situa ed inoltra in profondità (Darsena e Quartiere della “Movida”, ma anche Barona, Giambellino, e poi più in là Corsico…), o “risorsa strategica “ di coesione, riequilibrio e sviluppo territoriale, economico ed urbanistico? Guardiamo ora ai luoghi ed ai bisogni dei Luoghi in cui si collocherà la Via d’Acqua Darsena: luogo centrale abbandonato da anni, deprivato di usi civici, fino a divenire Non Luogo. La sua rivitalizzazione deve immaginare usi e funzioni compatibili con la delicatezza della sua architettura e la memoria storica di “porto” cittadino. Naviglio Grande fino a Via Valenza: congestione invasiva dei distretti d’impresa, attratti dalla “Bellezza dei Navigli”, senza condividere con il territorio le opportunità che i grandi flussi (Movida, Fuori Salone, Grandi Eventi tematici) portano con sé. Si deve pensare ad un nuovo Patto ed a misure di decongestione imprenditoriale. Naviglio Grande da Via Valenza a S. Cristoforo: contesti dismessi ed impoveriti da ricondurre verso nuove identità territoriali, urbanistiche e sociali, valorizzando energie imprenditoriali presenti e potenziali, rigenerando le periferie. Il tema si colloca nel sistema dei Navigli della Milano Metropolitana, (città e campagna, Milano e tessuto urbano circostante). Il Nuovo Paradigma dello Sviluppo Darsena e Naviglio Grande vengono reimmessi su di un territorio fortemente contraddittorio: attrattivo ed impoverito, congestionato e deserto, ricco di energie imprenditoriali e privo di prospettive, ben dentro uno sce- nario di trasformazioni urbanistiche non ancora sciolte (Porta Genova, S. Cristoforo, Ronchetto…). Si tratta di ripensare la condizione dei Navigli, facendo della Via d’Acqua il cuore di un innovativo progetto di sviluppo territoriale all’altezza dei tempi e delle sfide, come scenario ed infrastruttura attorno a cui connettere beni territoriali, energie imprenditoriali, opzioni urbanistiche, senza lasciare ai soli automatismi del mercato la definizione dei punti di equilibrio tra funzioni sociali, valorizzazione economica e riproduzione del valore immateriale comune (la Bellezza dei Navigli). Il Pubblico ed il compito del PD È una Pagina Bianca tutta da scrivere che definisce la responsabilità per il PD e del centrosinistra tutto, al governo in città ed in zona, nell’indirizzare le risorse spese (39 Ml. Euro) in una direzione di sviluppo sostenibile, capace di fare della Bellezza dei Navigli il fondamento di migliore vivibilità sociale, sviluppo imprenditoriale e riequilibrio delle periferie. Serve un’alta Visione del Pubblico, una grande capacità di indirizzo della Politica per mettere a fuoco e gestire la valorizzazione sostenibile dei Navigli e della Darsena e coerentemente il Consiglio di Zona 6, grazie anche al dinamismo del suo Presidente Gabriele Rabaiotti, ha avviato il Forum Milano Expo 2015 Zona 6, individuando luoghi e funzioni che possono portare sul territorio più verde, più impresa, più servizi alle periferie, più vivibilità. Il PD sostiene senza riserve questo impegno, avendo elaborato da tempo un’ampia visione del tema: Il Parco dei Navigli, quadro di riferimento urbanistico e sociale per riconnettere, a partire dalla Via d’Acqua, centro, periferia e campagna all’insegna di una nuova qualità urbana. Quella visione generale ora viene aggiornata, nel vivo dell’azione di governo. La complessità delle competenze, territoriali e funzionali richiede però un deciso salto di qualità nella capacità di governo, nella sfera della politica e dell’amministrazione. Per questo, il Coordinamento Cittadino del Partito Democratico, raccogliendo la proposta del PD di Zona 6, ha promosso un innovativo luogo della Politica, il TAVOLO PD “DARSENA, NAVIGLI E VIA D’ACQUA”, chiamando organi dirigenti e rappresentanze istituzionali ai diversi livelli (Zona, Comune, Provincia e Regione) a tradurre in proposta concreta di governo la prospettiva della nuova grande Milano, come riaffermato in occasione della recente Conferenza Programmatica Metropolitana. Giuseppe Ucciero – Responsabile “Navigli”, gruppo di lavoro PD Zona 6 10 Fatti, idee e opinioni di Barona, Giambellino, Lorenteggio e Porta Genova dialogando – Maggio 2012 25 aprile Per non dimenticare: Bandite. Donne e volti della Resistenza Cultura Cultura “Sebbene che siam donne, paura non abbiamo…”. Così recitava una vecchia canzone e, sicuramente, audaci e forti sono state le nostre sorelle. Non solo staffette, ma partigiane, pronte a dare la vita per liberare l’Italia. Donne in lotta per la libertà, per la giustizia sociale, per ricostruire una nuova Storia. Donne partigiane poco conosciute. Spesso, dimenticate. Nell’ambito delle iniziative milanesi per la Festa di Liberazione dal fascismo del 25 aprile il PD di Zona 6 ha raccolto la sfida contenuta fin nel suo statuto, che sancisce l’impegno “a rimuovere gli ostacoli che si frappongono alla piena partecipazione politica delle donne (…)”, dando voce e volto alle storie e al sacrificio delle donne partigiane. Per non dimenticare, il 23 aprile nella suggestiva cornice delle case dell’Umanitaria (vedi in questo numero pag 12) sala Arci di via Solari 40, ha organizzato la proiezione del docu-film Bandite. Donne e volti della Resistenza, con la partecipazione di Elena Ruginenti, consigliere PD di Zona 6, Maura Borghi, docente presso il Carcere Minorile Beccaria, Stefano Bassi, coordinatore del PD Zona 6, Alessia Potecchi, responsabile della memoria storica del PD milanese, Angela Persici, coordinatrice dell’Istituto Pedagogico della Resistenza, Ivano Tajetti, coordinatore ANPI di Zona 6, e della regista Alessia Proietti, che abbiamo intervistato. (vedi sotto). Quando le luci in sala si sono riaccese, sulle note di un inusuale arrangiamento di Bella Ciao, applausi sinceri e commossi per le vicende di Walkiria, Rossella, Anita e di tutte le donne che hanno fatto la Resistenza. “Piccole” storie di guerra, di sacrificio, d’amore, di donne che hanno lottato in ruoli inediti per il contesto sociale di allora, dando vita a un percorso di emancipazione che ha trovato impreparata la società del dopoguerra. Piccole storie, come ha detto con semplicità Anita Malavasi di chi “ha combattuto con il cuore di donna”, storie che hanno fatto la Storia. Luciana Dambra INTERVISTA ALLA REGISTA Dialogando ha incontrato Alessia Proietti, laureata in filosofia, libera ricercatrice freelance, appassionata di storia orale, storia sociale e di genere, attivista femminista, vive e lavora a Torino dove si occupa prevalentemente di montaggio video e ricerca fondi per progetti indipendenti di documentari a tematiche sociali e politiche. “Bandite nasce come ricerca sull’esperienza delle donne partigiane a partire dai libri e dai testi condotta dal collettivo lesbo-femminista di Bologna Amazora, che lavora contro la violenza sulle donne e per l’autodifesa contro le aggressioni sessiste. Secondo Rashida Manjoo, relatrice ONU è la forma di violenza più pervasiva e radicata in tutti i Paesi, le statistiche non lasciano dubbi…” “Per questo ci siamo volte al passato, e ci siamo domandate come delle donne in uno stato di guerra, sotto una dittatura ventennale, con un esercito invasore sui propri territori e spesso nelle proprie case, siano riuscite clandestinamente a organizzarsi e agire pratiche di resistenza. Che strategie hanno messo in campo le donne partigiane e antifasciste non solo fino alla liberazione dal nazifascismo nel 1945, ma ben oltre?” E prosegue ”Con un gruppo di lavoro abbiamo portato avanti il progetto Bandite con video-interviste ad alcune donne partigiane. E abbiamo con immenso piacere conosciuto resistenti come Walkiria Terradura, umbra di Gubbio, medaglia d’argento al valor militare, Bianca Guidetti Serra, autrice nel ‘77 del fondamentale ‘Compagne. Testimonianze di partecipazione politica femminile' (Torino, Einaudi), Anita Malavasi di Reggio Emilia, purtroppo da poco venuta a mancare, Mirella Alloisio… Anita ci criticava perché nella nostra intervista non le domandavamo come continuava la sua resistenza dopo il 1945 e ci raccontava con rabbia ancora viva che lei nel 1960 da sindacalista era nelle piazze di Reggio Emilia quando ancora i fascisti – li riconosce proprio, di nome e di faccia – armati e vestiti da carabinieri sparano contro i dimostranti, ferendo 30 persone e uccidendo cinque operai, comunisti ed ex partigiani”. 11 Fatti, idee e opinioni di Barona, Giambellino, Lorenteggio e Porta Genova Piano City Milano in Via Segneri “Una strada per la musica” Cultura dialogando – Maggio 2012 Mentre andiamo in stampa, si avvia alla conclusione la manifestazione Piano City Milano, voluta e promossa dal Comune di Milano – Assessorato Cultura, Moda e Design di Stefano Boeri in coproduzione con Ponderosa Music&Art e Accapiù, con la collaborazione di Milano Civica Scuola di Musica – Fondazione Milano e il sostegno di Intesa Sanpaolo ed Edison. Come Berlino nell’ottobre 2010, Milano è diventata Piano City; un lungo fine settimana dal 12 al 14 maggio nel quale i pianoforti hanno risuonato in alcuni luoghi simbolici come la Rotonda della Besana e Villa Necchi, ma anche nelle case private dei milanesi, che per la prima volta si sono generosamente aperte al pubblico ospitando decine di house concerts dai generi musicali più disparati. Musicisti di grido, concertisti, studenti e semplici appassionati del pianoforte sono stati il motore di Piano City, manifestazione che ha creduto nella partecipazione attiva dei cittadini attraverso la forza della musica. Un evento sperimentale e innovativo, un fitto programma di oltre 100 concerti per accendere in modo diffuso e molecolare la musica in città. E Piano City è approdata anche nei nostri quartieri: all’iniziativa ha partecipato il Progetto Via Segneri – Una Strada per la Musica, coordinato da Annamaria Pagliuca, che da anni porta la musica del pianoforte nei cortili della case popolari del Giambellino Lorenteggio e crede nella. forza aggregante della musica come fattore di coesione sociale proprio in quelle vie delle periferie attraversate dall’emergenza abitativa, dai problemi di integrazione interetnica, dalla carenza di servizi sociali, dal bisogno di sicurezza, dal degrado urbano. Sabato 12 maggio le porte del Circolo PD Giambellino di via Segneri – neosede del Progetto Una Strada per la Musica – si sono aperte ai cittadini a partire dal tardo pomeriggio e per tutta la serata. I musicisti Claudio Lovati, Teresa Chambry e Marco Turin si sono avvicendati con i diversi repertori di brani jazz-rag time, improvvisazioni progressive, Bach, Schumann, Debussy e Rachmaninoff e le loro note hanno riempito le vie e le case intorno. Dialogando dà appuntamento ai lettori con i concerti del Progetto Via Segneri – Una Strada per la Musica l’ultimo sabato di ogni mese dalle 18 alle 20, sabato 26 maggio si esibirà il Trio Curio, sabato 30 giugno il gruppo Alpha e Omega Jazz Vocal Trio. Un modo non convenzionale di vivere e ascoltare la musica, di condividere cultura, spazi ed esperienze in maniera semplice a aperta. Una voglia di città viva. LD FOCUS ALESSIA PROIETTI Chiediamo ad Alessia una microcronistoria del docu-film: “Bandite è stato proiettato per la prima volta in concorso al Parma Video Film Festival del 2010. Da allora, più di un centinaio di proiezioni nelle scuole, nelle bibliomediateche, nei centri sociali, nei circoli ANPI e ARCI, in rassegne e tour internazionali in Germania e in Svizzera. Ovunque grande interesse e approvazione, perché la storia delle donne in generale è una storia che rimane sempre nell’ombra, mentre c’è un grande bisogno di trovare nel passato donne, esempi virtuosi di coraggio, capaci di fare un percorso di liberazione a 360 gradi come le nostre partigiane. I giovani nelle scuole sono molto incuriositi dalle testimonianze orali e dall’uso delle musiche che danno un respiro ai racconti che si susseguono intensissimi. Ma fanno fatica a confrontarsi con la tematica di genere, come se ci fosse un imbarazzo di fondo anche solo nel nominare le donne e ciò che riguarda le donne”. Bandite è un omaggio a tutte le donne che hanno lottato in quegli anni difficili raccontati nel documentario (dal ‘43 al ‘45), ma è anche un modo per dire che quelle donne sono tutte le donne, di ogni tempo, capaci di dire no, di ribellarsi e di non lasciarsi sottomettere. Bandite è un omaggio a tutti i partigiane e partigiani di oggi che continuano a lottare ogni giorno sui territori e in ogni situazione di vita e di lavoro, nei CIE come nelle carceri, per combattere la sopraffazione e la violenza, per difendere il diritto all’autodeterminazione, per affermare condizioni di vita sempre rispettose della dignità, della libera espressione, dell’incolumità di ogni persona. Dialogando si congeda da Alessia con sguardo sui progetti futuri “È in cantiere un lungometraggio sulla resistenza in Italia e nel mondo contro le multinazionali dei semi e l’utilizzo di OGM in agricoltura, con videotestimonianze di movimenti ed esperienze di resistenza glocale e di riappropriazione di un modo sostenibile di coltivare la terra”. www.bandite.org LD Dialogando dà appuntamento ai lettori con i concerti del Progetto Via Segneri –Una Strada per la Musica l’ultimo sabato di ogni mese dalle 18 alle 20, sabato 26 maggio si esibirà il Trio Curio, sabato 30 giugno il gruppo Alpha e Omega Jazz Vocal Trio. (via Segneri 5, Milano) 12 Fatti, idee e opinioni di Barona, Giambellino, Lorenteggio e Porta Genova dialogando – Maggio 2012 1° Quartiere Umanitaria: esperimento di partecipazione Casa Al via il progetto di riqualificazione di Solari 40 La Storia L’attualità Il 1° Quartiere operaio dell’Umanitaria, complesso residenziale pubblico in via Solari 40, ha rappresentato, dagli inizi del ‘900, un modello di vivibilità e di coesione sociale. Con la costruzione della ferrovia per Vigevano e la stazione di Porta Genova, in pochi anni l’area intorno alle vie Savona, Solari e Tortona si trasformava da campagna a città. Servivano case per i lavoratori e, tra gli interventi di edilizia popolare, assume particolare rilievo proprio il complesso di via Solari 40. Realizzato tra il 1905/1906 dalla Società Umanitaria su iniziativa di Prospero Moisè Loria, allora presidente, e su progetto di Giovanni Broglio, il Quartiere è un esempio straordinario di abitazione sociale dotata di servizi; prevedeva la presenza di spazi collettivi per gli abitanti, intorno alle corti, come l’asilo, i lavatoi comuni, la biblioteca, la bocciofila. Pensati per accompagnare la vita sociale dei lavoratori. A partire dagli anni ’60, con la crisi e la trasformazione dei cicli produttivi, inizia la dismissione delle fabbriche. Molte industrie abbandonano la zona. E nel Quartiere arrivano la solitudine ed il disagio. I bambini non hanno più spazi adeguati per i giochi; la bocciofila va in rovina, le persone sono spaesate e non hanno un luogo per ritrovarsi e stare insieme, non c’è più la biblioteca. Anche gli edifici abitativi vanno sempre più in difficoltà e passa molto tempo senza (o con scarsa) manutenzione. Cadono cornicioni ed anche le facciate, le cantine e gli spazi comuni sono sempre più ammalorati. Oggi, finalmente, c’è una reale volontà del Comune di Milano per invertire la tendenza del degrado. La cosa bella ed innovativa è che si vuole applicare il progetto con la partecipazione diretta degli inquilini e delle realtà sociali presenti sul territorio. Dall’Assessore alla Casa Lucia Castellano è stato dato il via ad un progetto di ristrutturazione e restauro degli alloggi e delle corti, parallelamente alla creazione ed alla “facilitazione” di relazioni sociali tra inquilini, associazioni e Consiglio di Zona 6. Negli spazi inutilizzati all’interno delle corti saranno promosse iniziative gestite direttamente dalle realtà sociali: intrattenimento per i bambini, spazio lettura, organizzazione di momenti di ritrovo e festa, servizi condominiali. Tutte le attività si svilupperanno con il supporto del C.d.Z., che partecipa attivamente al progetto con il suo presidente Gabriele Rabaiotti e con la collaborazione delle commissioni casa e servizi alla persona. Alla presentazione del progetto l’Assessore ha dichiarato: “dopo anni di abbandono il Comune torna ad occuparsi degli stabili del 1° Quartiere operaio Umanitaria, uno dei più vecchi della città. Gli abitanti sono parte attiva di questo programma, il loro impegno e la loro partecipazione saranno determinanti per il rilancio culturale e sociale di questo storico pezzo di Milano”. Per fare ciò è stato aperto all’interno del condominio, al piano terreno della scala 12, lo sportello SPAZIO ABITARE del Comune, aperto, per ora, due volte alla settimana (il martedì mattina ed il mercoledì pomeriggio). Vuoi vedere che questa volta si fa sul serio? Comune e cittadini insieme? 13 Fatti, idee e opinioni di Barona, Giambellino, Lorenteggio e Porta Genova Intervista allo “Spazio Abitare“ Casa dialogando – Maggio 2012 La struttura è composta dalla signora Cristina Simonini, collaboratrice diretta a titolo gratuito dell’Assessore Castellano; dall’architetto Angelo Foglio, responsabile dello Spazio Abitare; da Marco Urbano, del Politecnico e distaccato a collaborazione del piano; da Iacopo Lareno, stagista della Direzione Casa del Comune e da Roberto Lentini, distaccato dalla stessa Direzione centrale dell’assessorato In cosa consiste il vostro impegno? Simonini: il nostro lavoro consiste in tre aspetti principali. Il primo è relativo alla mappatura dettagliata dell’insieme del complesso condominiale. Il secondo sarà quello di accompagnare il pro- Abbiamo incontrato gli operatori che svolgono la loro attività a sostegno del progetto di riqualificazione del 1° Quartiere Umanitaria in via Solari 40. getto finale, ancora in via di definizione. Il terzo aspetto riguarda la costruzione partecipata di occasioni tali da offrire spazi di socialità. Qual’è il quadro della realtà di cui stiamo parlando? Lareno: si tratta di più di 200 alloggi, dei quali circa 180 occupati, a cui vanno aggiunti i locali comuni, le cantine, i negozi. Dovremo valutare le condizioni degli immobili e del loro livello di degrado. Inoltre censire la situazione completa degli affittuari in relazione alla solvenza, eventuali casi di abusivismo (totale o parziale), casi di difficoltà, ecc. A che punto è il progetto? Urbano: come si diceva siamo ancora in via di definizione ma possiamo considerare che i lavori verranno effettuati per lotti; certamente per una questione di finanziamenti ma anche, e forse soprattutto, per evitare troppi disagi agli inquilini. Lareno: è ferma volontà del Comune, infatti, garantire gli attuali abitanti il complesso aventi titolo. Diventa quindi indispensabile ottimizzare la rotazione degli interventi, anche in relazione alla stabilità sociale. Fondamentale sarà il continuo rapporto tra Amministrazione e residenti. Cosa si intende per costruzione partecipata? Simonini: una delle finalità innovative di questo progetto è proprio quella di costruire insieme, Comune, Consiglio di Zona e cittadini, forme di coesione sociale gestite direttamente dagli attori sociali presenti sul territorio. Già da mesi, presso Spazio Abitare, svolgiamo incontri con il Comitato Inquilini, con le commissioni casa e servizi alla persona della Zona e con varie associazioni, a partire dall’ARCI che è presente nel complesso con il suo Circolo, con l’Associazione anziani, con i Cittadini Solari. Lareno: tra le prime ipotesi, o meglio suggerimenti, ci sono, per esempio, il recupero di almeno due piste per il gioco delle bocce e di uno spazio per il gioco delle carte nella bella stagione all’interno delle corti. Simonini: un primo risultato è già stato l’apertura di una piccola biblioteca dove si possono ritirare (ma anche donare) libri e, per chi fosse interessato, proporre conversazioni sulla lettura ed anche su altri temi d’interesse. Lo spazio biblioteca è aperto, per ora, il martedì ed il sabato pomeriggio. Scopo del progetto? Simonini: lo scopo finale è quello di progettare un modo nuovo, o forse dimenticato, di stare insieme. 14 Fatti, idee e opinioni di Barona, Giambellino, Lorenteggio e Porta Genova dialogando – Maggio 2012 9 maggio festa dell’Europa 9 MAGGIO 2012 FESTA dell’EUROPA Il 9 maggio 1950, Robert Schuman presentava la proposta di creare un’Europa organizzata, indispensabile al mantenimento di relazioni pacifiche fra gli Stati che la componevano. La proposta, nota come “dichiarazione Schuman”, è considerata l’atto di nascita dell’Unione europea. Questa giornata (Festa dell’Europa) del 9 maggio è diventata un simbolo europeo che, insieme alla bandiera, all’inno, al motto ed alla moneta unica (l’euro), identifica l’entità politica dell’Unione Europea. La festa dell’Europa è l’occasione di dar vita a festività e di organizzare attività che avvicinano l’Europa ai suoi cittadini ed i popoli dell’Unione fra loro. Ora, ad oltre sessant’anni di distanza, quale sentimento nutriamo per quell’ideale? Abbiamo chiesto a due parlamentari europei di raccontarci lo stato di fatto, le prospettive, le necessarie innovazioni e le ricadute verso i cittadini. Unita nella diversità è il motto dell’Unione europea Il motto sta ad indicare che, attraverso l’Unione europea, gli europei operano unitamente per la pace e la prosperità e che le molte e diverse culture, tradizioni e lingue presenti in Europa costituiscono la ricchezza del continente. CITTADINI D'EUROPA Europa Quando parliamo di Europa avvertiamo la sensazione che chi ascolta stia pensando a qualcosa di lontano e di avulso dalle nostre vite quotidiane. Tutto questo è frutto di anni di messaggi sbagliati mandati da parte della classe politica che ha governato il Paese, che si è occupata di dipingere l’Unione Europa Europea e le sue istituzioni come qualcosa di inutile se non addirittura negativo per l’Italia. Non è stata solo una scelta comunicativa, ma un messaggio che si è tradotto in azioni politiche concrete, a partire dall’assenza dei nostri rappresentanti istituzionali nei luoghi chiave dell’Europa che ha segnato un profondo isolamento del nostro Paese nel quadro politico internazionale; essere isolati significa non avere peso al momento in cui vengono prese delle decisioni che riguardano tutti. Tutto questo, per fortuna, è cambiato con gli esponenti del nuovo governo, perfettamente inseriti e presenti da protagonisti nella vita delle istituzioni europee. Resta da chiarire il ruolo e il valore che ha l’Europa per noi. In questi tempi difficili, di crisi profonda, c’è chi non ha perso occasione per bollare l’Unione Europea e l’euro come la causa di tutti i nostri mali, contribuendo così ad allontanare ancora di più i cittadini italiani dall’Europa. Ma è sbagliato: l’euro non è la causa dei problemi, caso mai è ciò che ci ha permesso di non affondare durante questa tempesta. L’Unione Europea, così com’è impostata nelle sue istituzioni e nei suoi organismi, ha sicuramente molti limiti e, affinché le sue azioni risultino davvero efficaci ed utili alla vita delle persone, molta strada è ancora da compiere in termini di unione politica e di governance europea, ma ciò non toglie che molte cose positive già siano operative ed efficaci anche ora. L’Europa non è lontana, non è un mondo altro, lo sanno bene le giovani generazioni che per studio, vacanza o necessità lavorative, viaggiano per i vari Stati dell’Unione. Pensiamo ad esempio ai tantissimi giovani che ogni anno, attraverso le nostre università – collegate a quelle degli altri Stati dell’Unione – trascorrono interi mesi di vita e studio fuori sede, facendo anche esperienze importantissime per la loro formazione personale oltre che per il loro curriculum. Va ricordato che il Parlamento Europeo ha approvato una serie di norme che garantiscono il riconoscimento e la validità delle qualifiche formative e professionali acquisite dai cittadini in tutti gli Stati membri. Negli Stati dell’Unione Europea, infatti, è prevista la libera circolazione dei lavoratori, così come diritti vengono dati agli studenti e ai ricercatori che si trovano ad operare in Paesi diversi da quello d’origine. L’Europa è, quindi, garanzia dell’estensione dei diritti. E quest’estensione si sta ampliando, andando a comprendere, ad esempio, armonizzazioni in campo dei diritti di successione. Ciò che si decide nelle sedi delle istituzioni europee riguarda la vita di tutti, perché le legislazioni comunitarie devono essere estese e recepite dai vari parlamenti nazionali per farle rispettare anche nei singoli Paesi che compongono l’Unione. Ben il 60 % delle nostre leggi nazionali non è altro che recepimento della legislazione europea. L’Unione Europea offre possibilità di lavoro, sia attraverso bandi internazionali aperti a enti, università e aziende, sia attraverso Fondi che garantiscono finanziamenti per le nostre imprese e per i nostri enti locali, attraverso i quali vengono portati avanti progetti innovativi utili per la collettività e creati posti di lavoro e occasioni di formazione (come con il Fondo Sociale Europeo). Insomma, l’Europa è più vicina di quanto non immaginiamo ed influenza in modo profondo le nostre vite attraverso le sue scelte e il suo supporto alle molteplici attività che si sviluppano sui nostri territori. Patrizia Toia – Parlamentare europeo IL CAMMINO POLITICO DELL'EUROPA La crisi economica che ha investito i Paesi dell’Eurozona ha messo in luce il vero punto debole dell’Europa: quello di non essere ancora un’entità a prova di egoismi e interessi nazionali. Negli ultimi anni i processi di riforma politica sono stati piuttosto timidi, e anche nel corso dell’emergenza degli ultimi mesi ci si è concentrati sulle politiche economiche di austerity piuttosto che ragionare sulle necessarie modifiche istituzionali. Che il “sogno europeo” risentisse di un po’ di stanchezza lo si era percepito già nel corso delle trattative sulla Costituzione Europea, arenatasi di fronte al veto di alcuni Stati (Francia e Paesi Bassi in primis). Il Trattato di Lisbona, approvato nel 2007, ha portato una ventata di rinnovamento ma - per la sua natura di compromesso fra diverse visioni - non ha potuto affrontare di petto il tema della governance, che invece è essenziale per garantire l’efficace gestione dell’Europa a 27. Grazie al Trattato di Lisbona l’UE si è dotata di nuovi importanti strumenti, come quello dell’Alto Rappresentante per gli Affari Esteri, e ha introdotto alcune importanti modifiche sugli equilibri del Parlamento Europeo, assegnando maggiore potere all’assemblea democraticamente eletta dai cittadini comunitari. Tuttavia, siamo ancora lontani da un vero e proprio progetto politico europeo. Questa esigenza viene espressa con forza anche dal Manifesto dei progressisti europei, che domanda una maggiore attenzione alla democrazia, alla coesione sociale, al rilancio industriale - in chiave sostenibile - dell’Europa. Quello che manca all’Europa di oggi, dominata dalle destre e investita da preoccupanti rigurgiti nazionalisti, è insomma una forte dimensione progettuale. Oggi abbiamo di fronte una grande opportunità, costituita dagli appuntamenti elettorali di alcuni grandi paesi europei (Francia, Germania, Italia), per dare una nuova spinta alla costruzione politica dell’Europa. Se in questi Paesi prevarranno forze genuinamento europeiste, l’impatto sui processi di riforma potrebbe essere decisivo. Perché solo con una visione unitaria, lontana dagli egoismi a cui abbiamo assistito in questi mesi, l’Unione Europea potrà essere protagonista in un’agorà mondiale sempre più affollata di attori emergenti. Antonio Panzeri – Parlamentare europeo Fatti, idee e opinioni di Barona, Giambellino, Lorenteggio e Porta Genova 15 dialogando – Maggio 2012 I Consigli dell'assicuratore Una sera di dicembre, quando alle cinque è già buio, ho visto arrivare nel mio studio un vecchio amico tutto trafelato ed agitatissimo. Si è fermato sull’uscio guardandosi indietro come se aspettasse qualcuno. Non vedendo arrivare nessuno continuava a ripetere “hanno cercato di farmela di nuovo”. Quando si fu calmato mi spiegò che mentre effettuava, molto lentamente, una curva a destra con la sua auto avvertiva un rumore sulla fiancata destra ed istintivamente si fermava. Stava per scendere dall’auto allorché rivide davanti ai suoi occhi la stessa scena che aveva già vissuto e rimase al volante. Infatti dopo alcuni secondi si avvicinava al suo finestrino un uomo che, sbraitando, lo accusava di avergli rotto lo specchietto retrovisore della Golf parcheggiata. Manfredi, che si era imposto di rimanere calmo, gli disse soltanto di seguirlo nello studio del suo assicuratore, che distava non più di trecento metri, e ripartì. Ecco perché quando era arrivato, tenendo la porta socchiusa, si era voltato a guardarsi indietro ma nessuno lo aveva seguito. Aveva già vissuto questa brutta esperienza alcuni mesi prima. Quella volta era incappato in due brutti ceffi. Mi raccontò che dopo aver sentito una botta sulla fiancata destra era sceso dalla sua Lancia per verificare il danno di cui era accusato ed aveva dovuto constatare suo malgrado che da un’auto ferma penzolava uno specchietto e scusandosi aveva tirato fuori il modulo di constatazio ne amichevole sul quale ammettere la sua responsabilità. Ma il più intraprendente dei due gli aveva suggerito di raggiungere un accordo liquidando 250 euro brevi-manu in modo da non inoltrare la denuncia che avrebbe fatto salire il Malus di ben due classi. Manfredi aveva riflettuto un attimo sulla proposta e subito dopo, ritenendola conveniente, aveva avviato una breve trattativa e si ritenne soddisfatto allorché era riuscito a fargli accettare soltanto 150 euro. Ma tornato a casa, riflettendo sull’accaduto, andò subito a verificare la fiancata destra e dovette constatare che non c’era neppure un graffio ma soltanto l’impronta di una manata e si rattristò molto di essere stato raggirato. Ho voluto raccontare questo episodio affinché l’esperienza di uno possa servire a tanti altri per prevenire truffe e raggiri. Certamente non tutti avranno la fortuna di avere a portata di mano il loro assicuratore di fiducia ma, in casi come questo, è sempre opportuno chiamare la Centrale operativa della Polizia Locale al N° 02.0208. A volte la sola minaccia di chiamare le forze dell’ordine fa desistere i malfattori. Per quanto riguarda lo scatto del Malus sulla polizza di assicurazione è opportuno tenere presente che gli automobilisti che non hanno mai denunciato sinistri e che hanno conquistato la 1^ classe di merito rischiano di vedersi aumentare la polizza soltanto del 7% e per di più possono esercitare la facoltà di evitare la maggiorazione del premio assicurativo rimborsando all’assicurazione l’importo liquidato. Mentre, alcune compagnie, non prevedono nessun aumento per coloro che hanno superato 20 anni senza mai denunciare un sinistro. Paolo Antonio Colella – Consulente Assicurativo 16 dialogando – Maggio 2012 Fatti, idee e opinioni di Barona, Giambellino, Lorenteggio e Porta Genova Estate 2012 FamilyCollection Via Lorenteggio, 25 20146 – Milano tel. 02 477 181 35 C.so XXII Marzo, 18/20 20135 – Milano tel. 02 540 197 59