Culture 21 Corriere Fiorentino Domenica 16 Settembre 2012 FI Recensione Mostra Paesaggi urbani Pensando ad Hopper di LOREDANA FICICCHIA Ha dipinto la sua solitudine mentre intavola un dialogo muto con Moore, mentre sorseggia un caffè al bar, a spasso nelle periferie deserte e lunari o fra i grattacieli metropolitani di una città immaginaria. Quell’uomo solitario che si aggira in un mondo a lui estraneo, è Giovanni Paszkowski, autore della mostra inaugurata a Palazzo Medici Riccardi ( sale Mario Fabiani), visitabile fino a fine mese, dal titolo «Giovanni Paszkowski. Universo Urbano». L’artista settantenne vive e lavora a Firenze, soprattutto in ambito editoriale dove ha affinato l’esperienza di grafico quando disegnava le copertine del nonno Giovanni Papini su commissione di Vallecchi. Ma quello che ci propone è un racconto urbano su tela con architetture contemporanee che rimandano a tratti a Mondrian, con accenni alla metafisica. «‘‘Universo Urbano’’— commenta Raffaele La Capria nel testo critico che accompagna la mostra, — è pittura sulla pittura precedente, osservata e meditata per scegliersi un proprio territorio pittorico significato da quell’uomo solitario che si aggira in uno dei tanti non luoghi, in un mondo di una modernità lunare, spoglio come la luna, dove anche il verde, un alberello o un prato sembrano assediati dall’architettura. Perché tutto questo? Forse perché — riflette il critico — stanco della pittura fiorita a Firenze con Soffici, Rosai, Carrà, o ( Giovanni Paszkowski Canyon in città. L’opera fa parte della personale dell’artista fiorentino allestita sino a fine mese a Palazzo Medici Riccardi di quella di de Chirico con le sue piazze italiane? O perché attratto, dopo i suoi viaggi in America (In Virginia) dalle immagini di quel paese, e dai quadri di Edward Hopper cui molto spesso i suoi quadri si richiamano? O perché a lui interessa più di tutto una speciale geometria, una curiosa prigione pittorica?». Promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Fiesole, con il patrocinio dei comuni di Firenze e Fiesole e della Provincia, la mostra è sponsorizzata da Francesco Paszkowki Design. © RIPRODUZIONE RISERVATA Gavorrano Il regista: «Cerchiamo di raccontare il dolore, anche con ironia» Storia di lotte e miniere (al suono di una sirena) Spettacolo itinerante nel nuovo percorso museale RAVI-GAVORRANO — Non del trattamento della pirite: i sono le campane a scandire le pozzi per l’estrazione, le laveore nel borgo maremmano di rie, i sistemi di trasporto che Gavorrano, ma l’ancestrale si- collegavano, via funicolare, alrena delle miniere. Dall’inizio la stazione di Gavorrano-Scadel Novecento fino a metà de- lo. Purtroppo non è possibile gli anni Ottanta, qui la vita di- visitare i cunicoli sotterranei e pendeva dell’estrazione della il percorso di quattro chilomepirite e quella sirena voleva di- tri che collegava in profondità re «entrare al lavoro» ma an- i siti di Ravi e di Gavorrano. Per ridare vita alla miniera, che, troppo spesso, la morte di ricordando le un minatore. tante vicissituDopo tanti dini che lì si anni, gli abi- Allestimento sono svolte, il tanti hanno ri- Quel che più colpisce regista Alfonpristinato l’an- è il formidabile so Santagata tica sirena, ha presentato che adesso dà impianto scenico un suggestivo la sveglia, alle con musiche e luci spettacolo itiotto del mattinerante: Rivolno, e segna l’ora di pranzo, a mezzogior- ta e piètas (repliche oggi e dono. E ieri è arrivato un nuovo mani, ore 21). È il frutto del laomaggio alla storia del luogo voro della sua storica compacon l’inaugurazione del percor- gnia, Katzenmacher, con gli also museale della miniera di Ra- lievi di un laboratorio finanziavi-Marchi all’interno del Parco to dagli enti locali. Basandosi Nazionale delle Colline Metalli- su ricerche d’archivio e intervifere Grossetane. Un museo a ste con i minatori che conticielo aperto che permette di nuano a ritrovarsi nei circoli scoprire le strutture esterne del paese, gli artisti racconta- Info Il nuovo percorso museale Miniera Ravi Marchi, all’interno del Parco Nazionale delle Colline Metallifere Grossetane, permette di visitare le strutture esterne della miniera. Accurati pannelli descrittivi guidano alla scoperta dei pozzi. Fondata nel 1910 dalla famiglia Marchi, la miniera fu poi ceduta alla società Montecatini nel 1964 e fu chiusa nel 1983. La pirite, detta anche Oro degli sciocchi, veniva usata principalmente per la produzione di acido solforico. Sopra lo spettacolo, nel tondo il regista Santagata e a sinistra la miniera no storie autentiche inscenandole nei diversi spazi del sito. Ecco allora le storie di chi è rimasto cieco dopo una vita spesa sottoterra, o di chi non ha più neanche la forza di spogliarsi per andare a letto. Rossana Gay, Johnny Lodi e Massimiliano Poli, insieme ai corsisti, danno vita a scene corali che ricordano il dolore delle donne, le lotte con la polizia, ma anche la gioia di un matrimonio. Evocano i lutti della miniera attraverso il dolore di una vedova, bene interpretata dalla Gay, e l’emozione cresce con l’improvviso scattare della sirena e l’apparizione di un corpo esanime su un carrello. Le storie di rivolta ricordano l'occupazione del 1963, quando gli operai rimasero per tre mesi sottoterra. Per comunicare con l’esterno registravano i loro discorsi su dei nastri magnetici. Li sentiamo, nello spettacolo, dagli altoparlanti di un'auto che passa fra il pubblico, mentre risuona la musica de l'Internazionale e sventolano una decina di bandiere rosse apparse, quasi per magia, nel punto più alto della miniera. Ci sono poi striscioni e manifesti, come «La miniera non si tocca!», che non possono che ricordare le proteste del Sulcis. «Vogliamo rendere omaggio a tutti i minatori che stanno lottando per il loro diritti — afferma il regista che Obiettivi «Vogliamo rendere omaggio a chi, come gli operai del Sulcis, ancora lavora sotto terra» da quasi un anno lavora al progetto — ho voluto raccontare il dolore della miniera senza mai cadere nel patetico, cercando una certa leggerezza ed ironia». E quel che più colpisce del lavoro, oltre alle tragiche storie narrate, è il formidabile impianto scenico, che riesce a far parlare l’intero spazio grazie a un ottimo uso di luci, musiche e proiezioni. Chilometri di cavi attraversano il percorso, e gli spettatori sono costantemente sorpresi con apparizioni, voci e suoni in lontananza che rivelano, al buio, i grandi e suggestivi spazi della miniera. Gherardo Vitali Rosati © RIPRODUZIONE RISERVATA Quest’auto sta cercando te. Fatti trovare il 15 e 16 settembre. Nuova Classe A. Linee che imprigionano l’energia del vento. Tecnologie all’avanguardia per il suo segmento. Sistemi di sicurezza innovativi, tutti di serie. Motori potenti che si distinguono per consumi ed emissioni da record. Il primo sistema a comandi vocali che si connette con le applicazioni del tuo iPhone. Scopri l’auto che hai sempre cercato. E con il concorso BeADriver*potrai vincere un viaggio a bordo di Nuova Classe A e guidarla per un mese. Partecipa su mercedes-benz.it e scopri se hai vinto in uno spot TV dedicato a te. Nuova Classe A. Il presente che cambia il futuro. 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