VERSO IL CONGRESSO L a d o t t r i n a so c i a l e de l p op olo di D i o Con l’espressione «dottrina sociale della Chiesa» si intende comunemente un complesso di insegnamenti e in pratica di documenti (specialmente encicliche papali) che trattano problemi legati alla organizzazione sociale, politica e economica. Giovanni Paolo II, nella «Sollecitudo rei socialis» (1987) al n. 41 ha precisato che «La dottrina sociale della Chiesa non è una terza via tra capitalismo liberista e collettivismo marxista (...) Non è neppure un’ideologia, ma l’accurata formulazione dei risultati di un’attenta riflessione sulle complesse realtà dell’esistenza dell’uomo, nella società e nel contesto internazionale, alla luce della fede e della tradizione ecclesiale». di Alberto Lepori Storicamente si fa risalire l’inizio della moderna Dottrina sociale della Chiesa alla enciclica «Rerum Novarum» di papa Leone XIII (1891) che riconobbe la liceità delle organizzazioni di operai e dell’intervento statale per migliorare le condizioni sociali dei lavoratori. Seguirono poi altri documenti fondamentali come la «Quadragesimi Anno» di Pio XI (1931) che sottolineò la necessità della collaborazione tra lavoratori e imprenditori e la possibile convergenza tra cattolici e socialisti, i Discorsi natalizi di Pio XII che toccarono i temi della democrazia e dell’organizzazione internazionale, la « Mater et Magistra» e la «Pacem in terris» di Giovanni XXIII che «battezzarono» i diritti umani e lodarono l’Organizzazione delle Nazioni Unite, la Costituzione pastorale «Gaudium et spes» del Concilio Vaticano II (1965) che impegna i cattolici a condividere gioia e speranza di tutti gli uomini, ma specialmente dei più poveri, la «Populorum progressio» di Paolo VI che insegna che «il nuovo nome della pace è lo sviluppo» per «assicurare tutti i diritti a tutti gli uomini»; infine Giovanni Paolo II riprende e aggiorna gli insegnamenti con la «Laborem exercens», la «Sollecitudo rei socialis» e la «Centesimus annus» che celebra il cen- da sinistra: Papa Giovanni Paolo II e Papa Paolo VI 12 il dialogo 4/08 tenario dell’insegnamento sociale e ne fa un ampio riassunto. Clero e laici nel cantiere Già questo elenco dimostra che la dottrina sociale della Chiesa è un «cantiere sempre aperto», alla cui crescita hanno concorso fin dall’origine chierici e laici attivi nei movimenti politici e sociali. Alcide De Gasperi scrisse un bel libretto su «I tempi e gli uomini che prepararono la Rerum Novarum», ricordando gli incontri a Friburgo nell’Ottocento col vescovo Mermillod; la «Populorum progressio» raccoglie gli studi di «Economie et Humanisme» e del domenicano padre Lebret; nel 1991 fu pubblicato un grosso volume che presenta il contributo dei vescovi e di gruppi di laici di tutto il mondo al progresso e all’aggiornamento della dottrina sociale della Chiesa, opera quindi del «Popolo di Dio», cioè di tutta la Chiesa. Creatività e applicazione Giorgio Campanini, nel suo recente volumetto «La Dottrina sociale della Chiesa, le acquisizioni e le nuove sfide» (Edizioni dehoniane Bologna, 2007, pp.126), ricorda «Le responsabilità dei laici» rispetto alla dottrina sociale della Chiesa, osservando che: «è proprio qui che si misurerà la fecondità ultima del magistero sociale della Chiesa: esso non ha bisogno di ripetitori e diffida istintivamente dei traduttori: ha invece bisogno di cristiani creativi che sappiano (come amava ripetere un grande credente) ‘obbedire in piedi’ e assumere sino in fondo il rischio della decisione».