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Venerdì 21 gennaio 2011
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::: Spettacoli
Barbarico sarà Bersani
Ancora Avetrana e Gambirasio
Stasera alle 21.10, tornano in diretta su La7 “Le Invasioni
Barbariche” di Daria Bignardi. In studio, Pierluigi Bersani, l’attore
Giuseppe Battiston e Anna Oxa. In video, Sabina Began.
LA7 ORE 21.10
Nel nuovo appuntamento con “Quarto Grado”, in onda alle ore
21.10 su Rete 4, non solo i gialli di Sarah e Yara. Salvo Sottile darà
spazio anche all’omicidio del piccolo Gabriel Petersone.
RETE 4 ORE 21.10
Lo scontro Berlusconi - magistratura
al centro de “L’ultima parola”
Berlusconi non si presenta ai magistrati. Il caso Ruby trascinerà il
Paese in un altro scontro frontale fra il premier e la magistratura?
Se ne parla a “L’ultima parola” in onda stasera alle 23.40 su
Raidue. Tra gli ospiti di Gianluigi Paragone, Maurizio Gasparri,
Giovanna Melandri, Adolfo Urso, Vittorio Sgarbi.
RAIDUE ORE 23.40
Da marzo a Milano
GLI HAPPY DAYS DEL MUSICAL
Il genere va forte anche in Italia. E la mitica serie si adatta
:::
Palcoscenico
Gli ardori di Valeria Solarino
in versione “Signorina Giulia”
::: CARLO MARIA PENSA
::: LEONARDO IANNACCI
.
ΘΘΘ Non siamo a Broadway e
neppure a Soho, ma in Italia dove la commedia musicale sta vivendo un inaspettato periodo
d’oro. Lo testimoniano i dati del
2010: nel biennio 2009-2010 il
musical è diventato lo spettacolo più gradito dagli italiani e il
numero dei biglietti venduti è
andato in controtendenza rispetto a qualunque altro show,
sport, cinema o concerti: +20%.
Risultato che ha incrementato
l’offerta di titoli (+7%).
Il merito va a spettacoli affascinanti e produzioni di alto livello. Come quelli assicurati
dalla Compagnia della Rancia
che ha lanciato in Italia alcuni
dei titoli più gettonati degli ultimi anni. Pensiamo a “Grease”, il
musical con Lorella Cuccarini
che rilanciò il genere nel 2007,
ad "High School Musical", "Pinocchio", "Aladin" dell’ex Pooh
Stefano D’Orazio fino a "Happy
days". Sì, la commedia musicale tratta dalla fortunatissima serie televisiva che spopolò negli
anni ’70 e ’80 e che debutterà il
24 marzo prossimo come musical al Teatro della Luna di Milano (seguirà tour a Napoli, Torino e Trieste). Il regista scelto è il
più bravo del settore:
Saverio Marconi. La musica e
il libretto sono di Paul Williams,
mentre gli arrangiamenti di
John McDaniel, che ha curato
anche la supervisione alle musiche. La canzone "Happy days"
ha lo stesso trailer dei telefilm: i
volti dei protagonisti sono in-
IL FENOMENO
DALLA TV AL PALCO
Un’immagine del musical
Happy Days. Dopo il debutto a Milano (Teatro
della Luna di Assago dal
24 marzo al 10 aprile), lo
spettacolo farà tappa a
Napoli (Teatro Augusteo
dal 29 aprile all’8 maggio),
Torino (Teatro Alfieri dal
10 al 15 maggio) e Trieste
(Politeama Rossetti dal 18
al 22 maggio). A sinistra, il
cast della famosa serie
quadrati dentro un 45 giri in vinile che gira. Il cast è in via di definizione, così come la sinossi:
verranno riproposte in musical
le atmosfere tipiche dell’Happy
days televisivo, ideato da Gerry
Marshall sull’onda del clamoroso successo cinematografico
di "American Graffiti", film-cult
del 1974. I personaggi saranno
fedeli a quelli della serie televisiva, votata in un sondaggio condotto da Focus come il telefilm
più amato dai telespettatori di
tutto il mondo.
Undici le stagioni in cui inchiodò davanti al video milioni
di fan, 255 le puntate complessive: la serie si chiuse nel 1984
lasciando un esercito di nostalgici fan.
Ambientate a Milwaukee
nell’anno di grazia 1959, questi
brevi telefilm (una puntata durava 24 minuti) raccontavano le
avventure spensierate della fa-
miglia Cunningham composta
da papà Howard, il capofamiglia, da sua moglie Marion e dai
figli Richie — nel telefilm era interpretato dal futuro regista
premio oscar Ron Howard — e
"sottiletta" Joanie. Completavano il cast i buffi amici di Ritchie, il pagliaccio Ralph e il tontolone Potsie, il proprietario
dello snack Alfred e il piccolo
Chachi.
Nato come comprimario, Arthur Fonzarelli, detto Fonzie,
meccanico latin-lover emulo
del Marlon Brando de "Il selvaggio", diventò con il passare
delle puntate la vera star. L’icona per il suo modo di vestire, di
parlare, di camminare molleggiato sul bacino e la sua smisurata sicurezza con le ragazze.
Dote che mancava ai più goffi
Ritchie, Potsie e Ralph.
Nel musical il cantante che
impersonerà Fonzie avrà una
delle parti principali e sarà il re
del cast in giubbotto di pelle.
abboneranno i vestiti dell’epoca, i jeans con il risvolto, i gilet a
losanghe, i cardigan dell’highschool. E la musica, quel leggendario rock’n roll degli anni
’50 con "Rock round the clock"
di Bill Haley a fare da colonna
sonora.
Riuscirà "Happy days" a ripetere i clamorosi successi ottenuti da "Cats", "La Bella e la Bestia" (300.000 spettatori nel
2010), "Jesus Christ Superstar",
"Flashdance" e "Mamma mia!",
il musical sugli Abba? Oppure a
rivaleggiare con "We will rock
you", lo show basato sulle canzoni dei Queen che tornerà in
scena a Bergamo già da domani
sera? Le premesse per fare bene
e il fascino glamour del marchio
"Happy days" ci sono tutti. La
scommessa è aperta. Nel caso,
c’è Fonzie. Ehi…
ΘΘΘ Nato dalla opaca unione
di un commerciante con una
donna di servizio, August Strindberg condusse per tutta la vita
una battaglia contro se stesso e
contro il prossimo, attraverso
l’esasperata ricerca di un orientamento, più che della verità, fedele alla regola di un feroce antifemminismo: anche se si sposò
tre volte, la prima con una dama
dell’aristocrazia che voleva recitare e per la quale egli, infatti, nel
1888 scrisse “Fröken Julie”. Eccola di nuovo, allora, la “Signorina Giulia” non più “tragedia naturalistica” come lui stesso
l’aveva definita, ma nella realtà
di una cronaca immaginaria secondo l’aggressiva regia di Valter Malosti per il Teatro Stabile
di Torino, in scena al teatro Carignano con uno straordinario
successo di pubblico.
Una notte di mezza estate, la
notte bianca di San Giovanni, è
la festa, lassù in Scandinavia,
che scioglie le briglie dei rapporti sociali, del sesso, delle convenzioni, e una volta tanto i nobili si abbassano a danzare coi
loro contadini. La contessina
Giulia ha sedotto il servo Giovanni: un servo immaginifico
che parla bene. E ora, consumato l’irragionevole atto, l’uno di
fronte all’altra, nella grande cucina (che la scenografa Margherita Palli costruisce tra diagonali
botole e ingannevoli passaggi),
pensano di sottrarsi alla propria
vergogna fuggendo. Via, via: che
il conte padre, al rientro, non li
trovi e non si accorga che essa,
succuba dell’indegno amante,
lo ha derubato. Via, senza portare nulla con sé, tranne il denaro
per tentare una nuova avventura. E tranne la canarina Serine,
che Giulia non potrebbe lasciare “in mani estranee”. Ma Giovanni non permette: posa sul tagliere la povera bestiola e la decapita. Tra poco suonerà la
campana della prima Messa, è il
giorno della decollazione di San
Giovanni, in chiesa andrà sola
Cristina a dire le sue preghiere. E
mentre suona la campana che
annuncia il ritorno del conte,
Giovanni ridiventa il servo che è
sempre stato. Ma la sua mano
non trema brandendo il rasoio
che consegna alla padroncina:
lei saprà che farsene, canarina
peccatrice.
Lo spettacolo è tutto teso e vibrante nella interpretazione, oltre che per la regia, di Valter Malosti, accanto al quale scarica i
suoi giovani ardori Valeria Solarino, e si stempera la composta
discrezione di Viola Pornaro.
Che bella “Adalgisa”
La rilettura in palcoscenico
dell’“Adalgisa” ci restituisce la
memoria di uno scrittore importante quale fu Carlo Emilio
Gadda, il cui nome è soprattutto
legato a “La cognizione del dolore” e “Quel pasticciaccio brutto di via Merulana”. Ma anche
questo racconto meritava di rivedere la luce, tanto più così,
strappato dalla pagina del libro
e portato a vivere sulla scena,
per la ferma, illuminante regia di
Lorenzo Loris al teatro Out Off di
Milano. Lei, l’Adalgisa Borella,
sta lì, accanto all’amica Elsa,
giovane vedova, e a quel ragioniere Carlo Biandronni, appassionato di certi studi, che, sposandola, le aveva dato l’illusione
di poter riscattare, in un ambiente di alta borghesia, le sue
origini popolari e la sua opaca
carriera di cantante “di
quint’ordine”. E noi li vediamo,
questi tre personaggi, nella eterea scena di Daniela Gardinazzi,
tra immagini del tempo che
passa, in una Milano del secolo
scorso… li vediamo e li ascoltiamo a rivivere, da morti, la loro vita avventurosa, fin quando calerà l’ombra eterna del cimitero
dove i monumenti di bronzo ornano soltanto le tombe di chi
apparteneva all’alta società.
Spettacolo sorprendente, che
incanta proprio per la sincerità
del suo linguaggio, appena un
poco velato dalla poesia del dialetto, e al quale dà verità l’umana, spregiudicata interpretazione di Elena Callegari accanto a
un non meno valoroso Mario
Sala e alla bravissima Stefania
Ugomari di Blas.
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gli happy days del musical