ANNO NUMERO il giornale è anche sul sito www.williamdimarco.it GENNAIO 2012 II 8 E-mail: [email protected] Approfondimenti culturali e analisi storica Chorus periodico edito dall’associazione culturale Cerchi Concentrici Promotor - Reg. Tribunale di Teramo n° 641/2010 del 30-12-2010 Direttore Responsabile: William Di Marco - fax. 085.893.34.05 - Stampa: Tipolitorosetana “Giù le mani dal Borsacchio” Lo sviluppo edilizio non si può certo fermare, poiché è stato fondamentale nel miglioramento delle condizioni dell’uomo. Tuttavia ripensare a certi eccessi è doveroso, soprattutto da parte di chi ci amministra. Perciò oggi più che mai tutelare la Riserva Naturale del Borsacchio (senza riperimetrazioni!) è compito di tutti. Per Roseto la Riserva è come il Colosseo e nessun Romano si priverebbe di un solo mattone del monumento di William Di Marco Costruire e farlo bene non è un tabù, ma è la quintessenza del progresso inteso come avanzamento dell’uomo verso una condizione migliorativa della propria esistenza. Le persone hanno trovato nell’evoluzione costruttiva la giusta realizzazione per progredire nel loro rapporto con l’ambiente, spesso sbagliando e creando disastri, ma tante altre volte - grazie a una mirata Lettera aperta sulla Riserva del Borsacchio L’avvocato rosetano, che da anni è impegnato nel tutelare la Riserva del Borsacchio, dopo un suo intervento in Consiglio Comunale, in cui scongiurava una eventuale riperimentrazione, ha scritto questa lettera alle diverse istituzioni, denunciando la scelta del Consiglio stesso di Fabio Celommi* Durante il Consiglio Comunale di Roseto degli Abruzzi del 15/12/2011 è stata approvata, dalla sola maggioranza, la proposta di riperimetrazione della Riserva Naturale Regionale del Borsacchio. continua a pag. 3 A.A.A. Cercansi reperti maiolicati C’è una tradizione squisitamente rosetana che molti non conoscono, ma che vale la pena ricordare. L’arte della ceramica ha mosso i primi passi all’inizio del secolo scorso nei laboratori dell’Icar. Lo scrittore Braccili lancia una proposta... continua a pag. 2 Per non dimenticare... Cefalonia Nelle scorse settimane si è svolta a Giulianova un’importante manifestazione dedicata all’eccidio di Cefalonia. La nostra testata ha dato il suo apporto per meglio far conoscere questa bella iniziativa di Anastasia Di Giulio* foto di Francesco Esposito Alcune settimane fa si è svolta a Giulianova la manifestazione “Per non dimenticare…”, che ha avuto il patrocinio del Comune di Giulianova e della Provincia di Teramo, continua a pag. 4 di Luigi Braccili Che Roseto sia considerata una città musiva, vicina dunque ai mosaici, risponde a verità, data la presenza cospicua di opere di continua a pag.3 Ma che cos’è questa Destra di Roseto? L’autore del seguente articolo è un giornalista residente a Roseto, ma che proviene da fuori. Pertanto il suo punto di vista distaccato lo ha portato ad alcune considerazioni sulla nostra politica attuale. E scopriamo che da noi il tradizionalismo cattolico... di Ugo Centi* Un giorno si dovrà pur riflettere su che cos’è questa Destra di Roseto, che per ora ha scelto di rimanere all’ombra di gruppi politici continua a pag. 3 L’artista Giorgio Mattioli ci scrive una nota Ci ha scritto il noto pittore (rosetano d’adozione) Giorgio Mattioli, risentito per l’articolo di Luigi Braccili dello scorso numero, che in qualche modo lo chiamava in causa per quanto riguarda l’arte informale. Crediamo che non ci sia stato nessun intento di critica restrittiva da parte del nostro giornalista-scrittore, ma apprezziamo la continua a pag. 4 “Giù le mani dal Borsacchio” segue da pag. 1 e intelligente analisi - cercando il giusto compromesso tra le necessità abitative e l’indispensabile rispetto per la natura. Partiamo da questo assunto per sottolineare che l’uomo ha bisogno di nuove case e soprattutto di abitazioni rinnovate e più sicure. Non si potrebbe mai, nonostante la forte spinta “invasiva” che ha avuto l’edilizia negli ultimi anni, bloccare tale settore. Tuttavia se questo concetto deve avere una logica d’insieme, non la si può svincolare da un contesto molto più ampio e complesso, come è quello del rispetto assoluto dell’ambiente. Prendiamo ad esempio il territorio rosetano. Negli ultimi anni ha avuto un impulso notevolissimo l’edificazione di nuovi fabbricati e questo è stato sicuramente un bene. Il settore edilizio ha mantenuto in attivo l’economia locale, soprattutto quando la forza lavoro di alcune fabbriche è venuta meno. Si è costruito alle volte bene, altre malissimo, andando a ledere degli equilibri di sistema che esistevano. In passato abbiamo scritto in merito, individuando per esempio nelle ristrutturazioni del centro storico di Roseto un fatto positivo, ma che, senza un’adeguata politica di parcheggi, ha fatto emergere l’inesistenza di una coerente programmazione. Ci siamo soffermati anche (è possibile consultare in merito I viaggi di Eidos, Andromeda Edizioni, 2007) sulla mancanza di aree verdi nel centro abitato, segnalando come quelle esistenti erano tutte dei lasciti delle famiglie patrizie locali. Si evince, quindi, che in merito la politica abbia fatto poco o niente. Ma adesso veniamo al dunque. Anni fa fu accolta con grande entusiasmo l’istituzione della “Riserva Naturale Regionale del Borsacchio”. L’area individuata aveva un duplice scopo: da un lato quello di proteggere un ambiente che per molti aspetti era rimasto quasi del tutto incontaminato e dove esistevano delle unicità floreali e faunistiche; dall’altro quello di aver individuato una vasta zona costiera e collinare, con annessi anche dei luoghi abitativi che comunque erano funzionali al contesto di Riserva, in cui avremmo potuto dar vita a un turismo di tipo nuovo e al contempo poterci fregiare di essere stati lungimiranti, lasciando in eredità una parte del territorio incontaminato per le generazioni future. In altre parole era come se avessimo preso dai nostri padri qualcosa e lo stessimo difendendo e conservando per consegnarlo a chi verrà dopo di noi. È vero che in quell’area c’erano progetti di villaggi turistici di grande pregio (il famoso Progetto Maresca) che avrebbero potuto attrarre una utenza di nuovo tipo. Forse tale iniziativa, nell’ultima versione presentata sei anni fa, aveva anche un impatto ambientale fortemente ridotto rispetto al passato e tale sforzo era stato accolto anche con favore da una parte dell’opinione pubblica. Tuttavia molti dei buoni propositi da parte di alcuni nel voler almeno analizzare il rinnovato progetto sono del tutto crollati dopo che ha preso corpo l’edificazione dei nuovi lotti di viale Makarska. Lì la collettività rosetana si è resa definitivamente conto di cosa significa, ancora oggi nel XXI secolo, fare edilizia disordinata e senza un criterio stilistico adeguato. Strade strette, una urbanizzazione allo stato brado, piantumazione inesistente e tante altre storture che hanno fatto capire come siamo ancora ben lontani da certi standard costruttivi stranieri (per esempio in Austria, patria dei movimenti ambientalisti, le aree urbanizzate sono separate in modo netto dal resto della campagna, mentre gli spazi verdi e i servizi sono costruiti molto prima degli insediamenti abitativi). Ecco perché oggi, quando si torna a parlare della riperimetrazione della Riserva del Borsacchio, alziamo le antenne e ci mettiamo tutti in allerta. E, guardate bene, non è qualcosa che è unicamente ad appannaggio del “Comitato della Riserva” che da anni lavora per dar vita definitivamente all’area protetta, ma riguarda tutta la popolazione, oggi più che mai sensibile alla difesa di questo patrimonio. La stragrande maggioranza della gente non vuole la riperimetrazione della zona, in quanto se ciò avvenisse si rimetterebbe tutto in discussione e verrebbero meno le conquiste finora raggiunte. L’iniziativa presa dal Consiglio Comunale il 15 dicembre scorso è un atto certamente lecito, ma molto pericoloso. Escludere la zona dei campeggi e parte della pineta Mazzarosa, nonché l’abitato di Cologna Spiaggia, metterebbe a repentaglio tutta l’attuale perimetrazione, lasciando campo aperto a chi inizierebbe a far valere le eccezioni. Se togliamo i campeggi a nord di Roseto e quelli di Cologna Spiaggia (che, oltretutto, con la Riserva hanno guadagnato molto in immagine), chi potrebbe escludere una richiesta di simile trattamento da parte di Maresca e di altri? Infatti a nord delle proprietà di quest’ultimo, c’è un’altrettanta vasta zona (7,5 ettari circa) appartenente a un costruttore di Teramo che avrebbe intenzione di edificare un altro villaggio turistico, senza considerare un’altra grande proprietà di un industriale locale, che ovviamente avrebbe le stesse pretese. Qualcuno obietta che se Cologna (così il quartiere dell’Annunziata a 2 Giulianova) dovesse rimanere per intero nella Riserva, non avrebbe un proprio sviluppo edilizio. A parte la considerazione che quello che ha avuto la frazione rosetana fino a ora, non è da considerarsi sviluppo edilizio, ma più brutalmente “caos”. In quel luogo c’è un’urbanizzazione che ha creato un disordine unico, con strade senza uscita, curve in pianura, vie strette, un lungomare angusto e interrotto in più parti (tutto già da noi denunciato ripetutamente su Eidos). Ecco, se quelle sono le brutture che produce la moderna edilizia, ne facciamo tranquillamente a meno. E, per dirla tutta, le cose non stanno proprio così, in quanto nel Pan (cioè il Piano di Assetto Naturalistico, in altre parole l’istituzione che controlla la Riserva) c’è l’Organo di Controllo (cioè il braccio operativo del Pan) che ha la possibilità di concedere tutte quelle richieste di modifica e ristrutturazioni di cui le abitazioni incluse nell’area protetta hanno bisogno. Pertanto verrebbe meno la principale osservazione impugnata dal Consiglio Comunale a protezione delle zone antropizzate (cioè abitate) della Riserva del Borsacchio. Nessun rischio, quindi, per chi deve ampliare, adeguare o modificare gli edifici esistenti. Ultima, ma certamente non secondaria considerazione. La Riserva Naturale del Borsacchio, così com’è e senza modifiche, ci salvaguarderebbe (grazie a una legge nazionale) dalle trivellazioni che la ditta Medoilgas Italia S.p.A. vuole iniziare nel tratto antistante la nostra costa. E già questo è un motivo per andar avanti nella direzione intrapresa anni fa dai promotori della Riserva. E l’esortazione “Giù le mani dal Borsacchio” non è tanto un grido di molti cittadini di Roseto, quanto i numerosi vagiti di neonati di oggi, che un domani ringrazieranno tutti coloro che si sono adoperati per il passaggio di consegne della Riserva, compresi i politici, non quelli miopi, bensì quelli capaci di alzare lo sguardo verso il futuro. Lettera aperta.... segue da pag. 1 La proposta tende a tagliare diversi chilometri di fascia costiera dall’area naturale protetta, tra le foci del torrente Borsacchio e del fiume Tordino. Tale proposta è stata approvata dal Sindaco Pavone e dai consiglieri Alberto Caporaletti, Attilio Dezi, Pietro Enzo Di Giulio, Nicola Di Marco, Camillo Di Pasquale, Stefania Foglia, Romano Iannetti, Gianfranco Marini, Antonio Norante e Vincenzo Tarquini. Con tale atto questi consiglieri si sono assunti una gravissima responsabilità: hanno proposto di tagliare una delle poche aree naturali protette della costa abruzzese e al tempo stesso hanno indebolito, qualora tale proposta fosse accolta dal Consiglio Regionale, il territorio di Roseto degli Abruzzi rispetto alla richiesta di ricerca di idrocarburi. Nelle aree protette costiere e sull’antistante fascia di mare larga 12 miglia marine, infatti, vige il divieto delle attività di ricerca, prospezione ed estrazione degli idrocarburi. L’eventuale riduzione del perimetro costiero della Riserva del Borsacchio non farà che aumentare il rischio che le richieste di estrazione di idrocarburi vengano accolte con buona pace dell’ambiente, della salute, del turismo, della pesca, dell’agricoltura e della qualità della vita. Di questo dobbiamo ringraziare il Sindaco ed i consiglieri di maggioranza che hanno voluto compiere una scelta tanto miope alla luce anche dell’attenzione della stampa nazionale su quanto sta avvenendo a Roseto degli Abruzzi (vedi articolo di Dacia Maraini sul Corriere della Sera del 20 dicembre u.s.). Ci auguriamo che sia il Nuovo Anno ad allontanare da tutti noi (visto che il Comune di Roseto degli Abruzzi non sembra in grado di farlo) il pericolo delle trivelle e che nel 2012 sia possibile far rinsavire tutti quegli Amministratori della cosa pubblica che si sono dimostrati indifferenti al bene comune e alle migliaia di accorate richieste dei cittadini e pronti invece a fare gli interessi di pochi e ben identificabili individui. Tanti auguri. *Presidente Comitato Riserva Naturale Regionale Guidata Borsacchio A.A.A. Cercasi... segue da pag. 1 tal genere. Ne sarà soddisfatto il maestro del mosaico Bruno Zenobio, ma saranno contenti anche i tanti suoi allievi che operano nella nostra città. All’arte delle “tesserine” va aggiunta, però, anche quella della ceramica, ma parliamo di quella antica e popolare, non della ceramica cosiddetta surrogato, che ricorre alla… decalcomania per riprodurre le scene dipinte dai grandi maestri. Ebbene, verso la metà degli anni Venti, a Roseto fu aperto in via Mezzopreti (allora villa omonima, oggi villa De Angelis) un laboratorio ceramico che conquistò notevoli mercati, non escluso quello statunitense. La fabbrica si avvaleva della sigla I.C.A.R. (Industria Ceramica Artistica Rosetana) ed era diretta da Cino Cantimori, un artista decoratore romagnolo dalla vita avventurosa, che si impegnò a fondo per renderla attiva. La fabbrica, appartenente ad un facoltoso gruppo della borghesia rosetana, chiuse nel 1929, l’anno terribile della grande crisi, del “nevone” e dei tanti pescatori morti in mare. Come dire che si tratta di uno spaccato della Roseto artistica che non va dimenticato. È per questo che, in seguito ad un monitoraggio non facile, vogliamo pubblicare l’elenco dei nostri concittadini che hanno lavorato come decoratori, in quel laboratorio. I personaggi di questo elenco non sono più in vita, ma il nostro appello si riferisce ai loro eredi. Ecco l’elenco: Dino Celommi, Nicola Ferri, Irmo Di Bonaventura, Mario D’Ilario, Romolo Di Carlo e Vittorio Aloisi. Gli eredi di questi artisti della maiolica potrebbero prestare i reperti per allestire una mostra che attesti il passato di Roseto. Chi scrive questa nota è disposto a prestare una coppia di “albarelli” acquistati a poco prezzo dalla madre perché… fallati. Questa mostra, se non altro, oltre a servire a descrivere il settore artistico della Roseto di ieri, può testimoniare il mutamento lavorativo della ceramica di oggi, con l’intervento della cottura in forno, insieme alla creta lavorata, una “decalcomania”, fotolito a colori, che riproduce i grandi capolavori dei Grue & C. Visto che a Roseto esistono diversi giovani che lavorano e decorano la ceramica alla maniera antica, è bene che in questo prestigioso ed esaltante settore il passato di Roseto dica la sua. di Sinistra, lo è solo nominalmente, essendo il tradizionalismo, non ultimo il tradizionalismo cattolico, radicato nel genoma (politico) della società. Ebbene sì, lo penso: Roseto (come Giulianova, come altre realtà abruzzesi) era ed è fondamentalmente se non “di Destra”, almeno “di Centro”, anche quando i cittadini votavano per il Partito Comunista. Lo sono in un senso “italiano”, naturalmente. Allora torniamo al punto: perché questa Destra non si presenta con un proprio volto, magari giovane e possibilmente liberale e non oltranzista? A ben vedere ci sono due ostacoli. Uno è l’attuale quadro politico: i “socialisti” sono così spostati a Destra, con un naturale fondamentalismo da neofiti della dottrina politica destrorsa, che di fatto ostacolano ogni uscita in quel senso. Parte del Pdl in Consiglio, così, si sposta ancora più a destra e tenta la via di uno strano populismo, tanto conflittuale quanto sterile da sembrare ancora all’opposizione. Paradossalmente l’unica via per una Destra diversa sarebbe su un versante moderato e di mediazione, attualmente sguarnito. Ma per farlo, ancor più paradossalmente, dovrebbe superare l’attuale assetto imperniato sui “socialisti”. Per loro un bel dilemma. Tanto da poter dire che se a Roseto il Centro-sinistra certo non ride, anche la Destra, a ben riflettere, non ha tanti motivi di cantar vittoria. Per di più costretta a governare per interposta persona, così se le cose vanno bene si rischia di dare il merito agli altri, se van male la colpa... di chi sarà? Ecco una domanda forse ineludibile. Ma che cos’è... segue da pag. 1 via via staccatisi dal centro-sinistra. Passi per le ragioni elettoralistiche, ma non si costruisce una Destra liberale e “moderna” basandosi solo sui toni perennemente alti verso gli sconfitti del maggio 2011. Né potrà restare indefinitamente raffigurata, questa Destra, da un “socialismo” localistico che per una trentina d’anni aveva governato persino con l’allora Pci, oppure da exdiessini, ex-margheritini, ex-mastelliani, ex-candidati in listini elettorali quando di sinistra quando di destra. E no, signori, questa non è Destra. E se pur si obiettasse che neanche quella di ieri era Sinistra immune da trasmigrazioni in senso inverso, poco cambierebbe all’analisi. Perché vedete – e ve lo dice uno che a Destra non vota e forse non voterà mai – a Roseto lo spazio a Destra c’è. L’Abruzzo, anche quando appare 3 *Direttore del sito web Controaliseo Per non dimenticare... segue da pag. 1 nonché la collaborazione del Circolo Filatelico Numismatico Rosetano (organizzatore dell’evento), dell’Associazione Nazionale Superstiti Reduci e Famiglie Caduti Divisione Acqui, di Giulianova Patrimonio, dell’Associazione d’Armi e Corpi Sanitari di Giulianova e dell’Associazione Culturale Terra e Mare. Diversi gli incontri e i convegni tenutisi al Centro Congressi Palazzo Kursaal, in cui sono intervenuti esponenti del mondo culturale, religioso, istituzionale, politico e militare, quali Esercito, Guardia di Finanza, Carabinie- ri, Marina Militare, Ordinariato Militare e il Corpo Militare della Croce Rossa Italiana. Importante è stata la parte dedicata ai vari progetti delle Scuole Medie e Superiori (Giulianova, Mosciano, Nereto, S. Egidio, Silvi, Teramo). Il momento dedicato alla riflessione, ha visto sul palco l’artista, attore e commediografo Giorgio Mattioli, che ha letto pagine tratte da alcuni volumi dedicati a Cefalonia ed esposti nel salone del Kursaal giuliese. Nella sua “performance” l’attore si è avvalso di alcune ragazze che hanno vestito abiti da scena in modo da evocare una sorta di “Divina Commedia”, dove le anime senza volto (coperto da maschere) stavano a significare la sofferenza patita dai nostri eroi soldati, morti per la patria. Oltre ai convegni, sempre all’interno del Centro Congressi Palazzo Kursaal, sono state allestite tre mostre a tema legate alla manifestazione. La prima è stata quella fotografico-documentaria dal titolo “I giorni di Cefalonia e Corfù. La scelta della Divisione Acqui e la resistenza dei militari italiani al nazismo”, composta da una cospicua parte di materiali curati da Orazio Pavignani, presidente della Sezione di Bologna e Ferrara dell’Associazione Nazionale Superstiti, Reduci e Famiglie Caduti Divisione Acqui. La seconda è stata una mostra basata sulla storia postale filatelica dal titolo “La Divisione Acqui e la Posta (1940-1943)”, che fa parte della collezione del Genera- le B. Dott. Renato Capuano. La terza mostra dal titolo “I libri raccontano l’eccidio di Cefalonia”, ha visto esposti testi che riguardano la guerra dell’Egeo. I volumi fanno parte dell’archivio privato del collezionista di storia della Seconda Guerra Mondiale, Giuseppe Pollice. Per la manifestazione è stato preparato un libretto al cui interno sono stati illustrati i motivi della celebrazione del 68° anniversario dell’eccidio nazista nell’isola greca di Cefalonia (1943-2011). E’ stata coinvolta la sezione filatelica delle Poste Italiane, che ha obliterato, in un ufficio allestito all’interno del Kursaal, le cartoline ricordo preparate del Comitato organizzatore, grazie ad un annullo speciale figurato, anch’esso ideato dallo staff organizzatore. Una delle cartoline riproduceva un dipinto del maestro Mattioli che ha voluto rappresentare la ormai famosa “casetta rossa” dove ad Argostoli, nell’isola di Cefalonia, furono fucilati dai nazisti per ordine di Hitler gli ufficiali italiani presenti nel settem- bre del 1943. Gli organizzatori hanno, grazie alle loro ricerche, ritrovato i nomi dei sei soldati fucilati e dispersi a Cefalonia, ma anche e principalmente due abruzzesi superstiti (di Teramo e di Filetto nel chietino) che sono stati invitati a dare la loro testimonianza. La manifestazione “Per non dimenticare...” ha centrato in pieno il suo obiettivo, cioè quello di trasmettere alle nuove generazioni il sacrificio dei soldati italiani, che hanno perso la loro vita in nome della libertà e della crescita dell’Italia, unita e libera. *Dott.ssa in Marketing e Comunicazione Nota di Giorgio Mattioli... segue da pag. 1 lunga nota del maestro Mattioli, di cui riportiamo un piccolo stralcio: Ebbene sì, mio egregio critico d’arte, confesso il mio tentativo di ricerca impossibile ma non l’impossibilità della ricerca quando la “ricerca impossibile” significa porre con rinnovato vigore la domanda sul destino della pittura, dal suo stesso centro e circumnavigare, conoscere ed analizzarne il futuro. Confesso le mie imperfette opere, sia le macrostrutture, sia le micro. Ahimè, esse appartengono all’universo dei segni e per nostra disgrazia non sono solo forma ed opera nel senso pieno del termine ma sono anche altro: ovvero l’archivio in cui sono ascritti i reperti del mio laboratorio mentale in cui fanno bella mostra di sé istanti di grazia ed un pizzico di assoluta follia che “entro mi rugge” direbbe Foscolo. Tutto ciò funziona da architettura mnestica o da iter incitatore che suggerisce la necessità dell’oltre anche quando, venuto a cadere lo stato di illuminazione, ad incombere è il suo risultato, l’opera in sé. Tra questi poli si realizza la mia creatività, avventura nella terra incognita del mistero, dove, voragine silenziosa, parla il colore; così nell’hic et nunc del mio operare colgo le melodie silenziose delle composizioni e l’ordito diventa una imprescindibile espressione ed eccitante costrizione.