O ra che anche i ponteggi all’interno e all’esterno della Basilica, il segno più visibile di un restauro in corso, sono stati smontati e quello che da auspicio era diventato col passare dei mesi e il procedere dei lavori prima speranza, poi ragionevole certezza, è ora puro e semplice conto alla rovescia, da qui al 28 Novembre prossimo, mi siano concesse alcune considerazioni più generali. Non certo sui risultati del restauro di cui si danno in questo Quaderno gli ultimi, definitivi avanzamenti, né su operazioni ritenute fino a pochi giorni fa impossibili o comunque lontane nel tempo quale la ricollocazione dei Santi Rufino e Vittorino restaurati nella volta da cui due anni fa erano caduti in frantumi: tocca ad altri darne una valutazione. Ma sulle modalità di organizzazione del lavoro, che ha saputo contemperare esigenze di rapidità decisionale con la osservanza sostanziale delle vigenti procedure tecnico-amministrative grazie ad una formula inedita di direzione gestionale il cui merito va al Ministro in carica al momento del terremoto, e che ha visto investiti della medesima responsabilità decisionale funzionari e tecnici del Ministero, privati professionisti, l’Ente proprietario, mentre nel momento della realizzazione operativa ognuno dei componenti procedeva nell’ambito delle proprie competenze e responsabilità istituzionali: allo scrivente nella veste di Commissario delegato e Direttore Generale la promozione ed il controllo degli atti, ai due uffici del Ministero coinvolti nell’operazione la ddl rispettivamente del restauro architettonico (SBAAAS) e dei dipinti murali, sia in situ che in frammenti (ICR). Non è questo il luogo per una valutazione approfondita di tale esperienza ma almeno due punti richiedono di essere evidenziati: il lavoro di ricerca, sperimentazione, progettazione e messa in opera degli interventi è stato condotto in maniera realmente interdisciplinare (ciò che è stato reso possibile dalla presenza di veri specialisti all’interno e all’esterno della Commissione): ognuna delle componenti ha svolto correttamente il proprio ruolo, e soprattutto l’istanza pubblica ha dimostrato di sapere assolvere compiutamente al proprio compito di direzione e coordinamento, anche in relazione alla delimitazione di campo fra l’ufficio periferico di tutela e il massimo organo nazionale specialistico nel corpo del restauro. Del resto quello contenuto in questo 8° Quaderno non vuole né potrebbe essere un commiato: un lavoro così imponente, complesso, e articolato, con in più significative innovazioni metodologiche e tecnologiche, non può certo essere ritenuto documentato dalle 200 paginette dei Quaderni né dalle pur numerosissime occasioni di informazione, spesso ad alto livello culturale. È pertanto impegno del Ministero quello di pubblicare entro il prossimo 2000 un resoconto scientifico di tutto il lavoro effettuato non solo sulla Basilica ma sull’intero complesso conventuale. Inoltre, saranno pubblicati periodici resoconti dell’attività svolta nel cantiere dei dipinti in frammenti, a continuazione della serie iniziata lo scorso anno con l’allegato al Quaderno n° 4 “Il Cantiere dell’Utopia”: il prossimo, allegato al presente Quaderno, avrà per titolo “Dall’Utopia alla realtà”. Mario Serio Commissario delegato per i Beni Culturali nelle regioni Umbria e Marche 1 Q uesto libretto è l’ultimo di una serie che ha scandito il lavoro di due anni. È la prima volta- -credo che un grande restauro viene documentato (ma meglio sarebbe dire testimoniato) nel suo farsi. Otto pubblicazioni per raccontare di una marcia difficile e tuttavia appassionante verso il risultato; che è quello di oggi, 28 novembre 1999. All’inizio c’era la percezione dell’immane disastro e c’era la scommessa temeraria: da qui a due anni la basilica superiore di Assisi verrà restituita alla devozione dei cristiani e all’affetto del mondo. Poi, via via che si assestavano i cantieri, che i progetti prendevano forma, che si raccoglievano le risorse necessarie (quelle tecnico scientifiche e quelle finanziarie) i nostri quaderni di Assisi, hanno parlato di obiettivi raggiunti, di problemi risolti, di scadenze ancora da realizzare. Più che documentare un restauro, lo abbiamo raccontato in corso d’opera, di volta in volta orgogliosi del risultato parziale messo a segno e al tempo stesso preoccupati del prossimo necessario raggiungimento. Chi vorrà considerare tutti insieme gli otto fascicoli, non potrà non accorgersi che essi sono il resoconto di una grande impresa che è costata oltre 28 miliardi ed ha coinvolto centinaia di specialisti ma sono, allo stesso tempo, la storia di una avventura bella ed emozionante come poche. Spero che presto verranno pubblicati i verbali che registrano le riunioni della Commissione responsabile del progetto di restauro e della direzione dei cantieri. Io che ho avuto il privilegio di coordinare la Commissione, considero quelle pagine (alcune centinaia per almeno 50 riunioni in due anni) un documento straordinario. Straordinario dal punto di vista tecnico scientifico non meno che da quello umano. Da quei verbali si capisce come è stato difficile ma anche entusiasmante e fruttuoso lavorare insieme, mettendo a confronto saperi e specialismi ma anche caratteri e temperamenti diversi, fra inevitabili contrasti, aggiustamenti progettuali e rettifiche in corso d’opera, momenti di scoraggiamento e recuperi di ottimismo. Sempre con la paura di sbagliare, di non arrivare in tempo, di non riuscire a piegare le logiche della burocrazia amministrativa e contabile alle necessità e alle urgenze dei cantieri. Tutto quello che c’è dietro il risultato di oggi (scelte difficili ed assunzioni di responsabilità, decisioni tecniche ed amministrative ardue ed insolite, ma anche umane paure ed umane emozioni) è presente nei verbali della nostra Commissione. Pubblicarli vorrà dire rendere testimonianza a una stagione della nostra vita di cui possiamo essere legittimamente orgogliosi. Antonio Paolucci 3 LA RIAPERTURA C. Centroni Con la riapertura al pubblico della chiesa superiore di San Francesco, si ritiene far conoscere alcuni dati sommari sui lavori, sullo svolgimento e problematiche ad essi legate. L’operazione di messa in sicurezza del grande complesso architettonico del Sacro Convento di S. Francesco di Assisi comprendente oltre la basilica l’insieme degli edifici dissestati, è durata dal settembre ‘97, sino alla primavera inoltrata del 1998. Da quel periodo è iniziata l’opera di ricostruzione che ha impegnato un arco di tempo di circa diciotto mesi sino all’ottobre ‘99, secondo un cronoprogramma di lavori concordati nella Commissione appositamente costituita a seguito del sisma che ha colpito l’Umbria e le Marche nel settembre del 1997. Dopo l’emergenza si sono sviluppati una serie di cantieri della ricostruzione che hanno trovato una evoluzione autonoma a seconda dell’impegno finanziario di provenienza. Da una parte la Comunità religiosa sta portando a compimento, con fondi giubilari, il restauro e il consolidamento dei vari corpi di fabbrica del Sacro Convento, parallelamente al consolidamento e alla pavimentazione della piazza inferiore di San Francesco. Dall’altra il Ministero per i Beni e le Attività Culturali ha finanziato altri importanti cantieri, quali: 1) Il cantiere generale costituito da una serie di sottocantieri per il restauro, consolidamento e miglioramento sismico del campanile romanico, del Chiostro dei Morti, le coperture, i timpani nord e sud del transetto, il consolidamento delle volte rimaste e la ricostruzione di quelle crollate ed infine il sistema di ner- vature di sicurezza sopra le volte; i lavori sono stati diretti dal sottoscritto; 2) Il cantiere di restauro del Chiostro di Sisto IV, finanziato con legge 8°/°°, diretto dall’arch. G. Aprato, dell’Ufficio Centrale del nostro Ministero; 3) Il cantiere di recupero dei frammenti di affresco delle volte crollate e la revisione di tutto l’apparato decorativo all’interno della basilica, coordinato dal Prof. G. Basile, dell’Istituto Centrale per il Restauro. I primi due lavori sono stati condotti direttamente dalla Soprintendenza per i Beni A.A.A. e S. dell’Umbria con la insostituibile collaborazione di Raoul Paggetta. Per dare una dimensione concreta al cantiere della basilica occorre fornire alcune indicazioni e misure delle lavorazioni eseguite. La mano d’opera impiegata è risultata circa 80 persone di media al giorno, per 16 mesi lavorativi pari a circa 40.000 giornate di lavoro di operai altamente specializzati con poca manovalanza generica. 1) Ponteggi interno Basilica Tubi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ml. 54.000 Giunti. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . n. 39.000 Piani di calpestio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . mq. 4.000 2) Ponteggi esterni compreso chiesa, campanile e chiostro dei Morti Tubi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ml. 48.000 Giunti. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . n. 32.000 3) Laterizi occorrenti per la ricostruzione delle volte realizzati appositamente dalla fornace CLARICI . . . . . . . . . . . . . . . mq. 180 Mattoni rettangolari 28x12,5x5,5 per ricostruzione unghie delle volte . . . . . n. 25.250 5 Pezzi speciali per arconi di forma trapezoidale 32,5x23x7 per arcone zona di ingresso . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . n. e chiostro dei morti . . . . . . . . . . . . . . . . . mq. 8.000 150 Pezzi speciali per arcone sopra altare forma ottagonale da 32x21x7 . . . . . . . . . . . n. 200 Mattone rettangolare grande da 34x21,5x7 per ricostruzione arcone zona ingresso e altare. . . . . . . . . . . n. 370 15)Piatto in fibra aramidica mm 40x7 . . . . . ml. 4.250 Mattoni trapezoidali di cm 43x17,5x7 per ricostruzione arcone e controarcone sopra l’altare e arcone ingresso . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . n. 1.020 16)Piatta in VTR da mm 40x9 . . . . . . . . . . . . ml. 7.500 4) Acciaio inox per cerchiature e controcerchiature alla base degli archi Quattrocenteschi . . . . . . . . . . kg. 23.000 18)Tessuto multiassiale in fibra aramidica 230 grammi bilanciato, tagliato in strisce medie da 40 cm di larghezza . . . . . . . . . . . . . . . . ml. 3.960 5) Acciaio inox per trave reticolare. . . . . . . . kg. 47.000 6) Acciaio per irrigidimento copertura . . . . kg. 34.000 7) Manto di copertura della Basilica e zone adiacenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . mq. 2.800 8) Opere in piombo per mantelline . . . . . . . kg. 9.000 9) Opere in rame per converse, mantelline in lamiera da 8/10 minimo spessore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . kg. 2.500 10)Perforazioni per rigenerazione muraria e per ancoraggio piastre, per inserimenti tiranti ecc. . . . . . . . . . . . ml. 18.000 11)Tiranti in acciaio inox vari diametri per controventamenti pareti, arconi, bloccaggio arconi e cerchiature campanile . . . . . . . . . . . . . . kg. 13.000 12)Pulitura, stuccatura e protezione finale del parametro murario della Basilica, campanile 6 13)Barra tonda in fibra aramidica diam. Mm. 5,5 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ml. 5.000 14)Barra tonda in fibra aramidica diam. Mm. 7,5 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ml. 2.200 17)Compensato marino di mogano da 4-8-12 cm di larghezza, spessore mm 10 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ml. 11.000 19)Tessuto multiassiale in fibra aramidica 360 grammi differenziato in strisce di larghezza media 50 cm . . . . ml. 8.520 20)Flange in acciaio inox ogni testa per bloccaggio barra armidica . . . . . . . . . . n. 16.000 Pertanto al termine di così gravoso lavoro che ha visto impegnate molte unità del personale della Soprintendenza, soprattutto nella fase iniziale più delicata, sento il dovere di ringraziare vivamente per il grado di partecipazione e senso di responsabilità Francesca Cristoferi, Raoul Paggetta, Paola Passalacqua, Massimo Achilli, Francesco Gervasi, Gianluigi Batocchioni e inoltre Anna Paola Trilli in rappresentanza di tutto l’Ufficio Amministrativo per il delicato compito di aver ottemperato agli atti formali necessari per il regolare svolgimento dei lavori. Si ringrazia la Comunità religiosa dei frati nella perso- na di P. Giulio Berrettoni, Custode del Sacro Convento, per la disponibilità e per l’assistenza in ogni occasione dimostrata. Si ringraziano i Proff. Paolo Rocchi e Giorgio Croci, dell’Università “La Sapienza” di Roma, con la collaborazione degli Ingg. G. Carluccio e A. Viskovic, per la redazione del progetto di intervento e per la collaborazione alla D.L.; l’Ing. Roberto Vari per il coordinamento alla sicurezza dei vari cantieri; i Proff. G. Carbonara e C. Bozzoni, con la collaborazione di Simona Salvo e Carmelo Gulli, per la ricerca strutturale e stilistica, le analisi delle murature e dei dati di archivio della costruzione delle due basiliche; la Dott.ssa Anna Sereni per l’assistenza agli scavi. na, nell’espletamento del proprio dovere. Dopo il primo momento di sgomento che ci lasciò impietriti, con la commozione che ci stringeva la gola ci ripromettemmo di impegnarci con tutte le nostre forze e le nostre capacità, per ricostruire le volte crollate e per restituire la basilica di San Francesco ai fedeli. Con il completamento dei lavori abbiamo onorato la memoria dei nostri due amici ed abbiamo onorato la nostra promessa di riscattare in qualche maniera quello che il tragico destino ci aveva tolto. Ringrazio in maniera particolare tutte le maestranze ed i titolari delle principali imprese: Lunghi, Pelucca, Tecnireco e Gerso, riunite in A.T.I., la Ditta SACEN (nervature di rinforzo); la Soc. FO.A,RT. per i rilievi fotogrammetrici, la ditta Dalmine per i ponteggi tubolari, la ditta Tecnocontrolli (monitoraggio), la ditta Umbra Control (sicurezza cantiere) che tutte hanno partecipato alla realizzazione del grande cantiere con raro senso di responsabilità. Con la prossima riapertura della basilica superiore di San Francesco, dopo più di due anni di lavoro e di sacrifici, si ripensano a tutti i problemi che si sono dovuti affrontare. Si ripensa soprattutto al qual tragico evento del 26 settembre 1997, quando in un attimo venne sconvolta la vita di quattro famiglie, con la perdita di due amici, tecnici della Soprintendenza e di due fratelli della Comunità religiosa. In quella occasione un senso di risentimento colpì tutti noi della Soprintendenza, per la scomparsa di Claudio Bugiantella e Bruno Brunacci, in maniera così repenti- 7 GLI INTERVENTI STRUTTURALI C. Centroni, G. Croci, P. Rocchi, G. Carluccio, A. Viskovic, R. Paggetta 1. Introduzione Questo Quaderno, l’ottavo ed ultimo di una serie che si è via via delineata durante l’esecuzione dei lavori, intende da un lato fornire gli ulteriori dati sul restauro strutturale che si va completando, e dall’altro fornire una sintesi assai sommaria delle principali tappe che hanno caratterizzato i lavori. Non possiamo fare a meno di rilevare come due anni fa, quando la preoccupazione di ognuno era unicamente quella di prevenire il crollo totale della Basilica, non si poteva neppure immaginare che tante operazioni difficili, alcune anche rischiose, potessero giungere a compimento in tempi così rapidi; se ciò è stato possibile, come del resto ribadito più volte ed in diverse occasioni, è dovuto all’eccezionale “spirito di corpo” che ha legato tra loro tutti i membri della Commissione, la Comunità Francescana, le Maestranze nel prendere le decisioni, nel definire le scelte progettuali e nel realizzare i delicati interventi di rinforzo e restauro strutturale; il Ministero per i beni e le attività culturali ha sempre sostenuto tempestivamente ogni necessità. Figg. 1 e 2 - Posa in opera della trave reticolare in acciaio inox sul marcapiano interno della Basilica. 2. Il completamento dei lavori strutturali Il rinforzo strutturale del complesso basilicale può considerarsi concluso con la messa in opera degli interventi descritti nel precedente quaderno. In particolare sono state completate la posa in opera della trave reticolare in acciaio inox all’interno della Basilica Superiore e la posa in opera dei dispositivi in lega “a memoria di forma” per la connessione dei tim- 9 Fig. 3 - Installazione di dispositivi in lega “a memoria di forma” per la connessione dei timpani del transetto alla muratura retrostante. Fig. 5 - Elementi per l’ancoraggio del sistema di sospensione delle volte al tetto. FIg. 6 - Trasporto di elementi preassemblati della trave reticolare. Fig. 4 - Nervature di rinforzo in fibra aramidica e compensato marino di mogano. 10 pani del transetto alla retrostante struttura dello stesso transetto. Sono state completate anche le nervature di rinforzo in fibra aramidica e compensato marino di mogano poste all’estradosso delle volte della Basilica Superiore; in queste nervature inoltre sono stati predisposti gli elementi necessari all’ancoraggio del sistema di sospensione delle volte al tetto realizzato con tiranti di acciaio inox e molle di compensazione. La posa in opera della trave reticolare in acciaio ha richiesto una notevole perizia ed accuratezza da parte degli operatori; si trattava infatti di portare e posizionare, ad una quota di 7,8 m dal pavimento della Basilica, elementi preassemblati in officina molto ingombranti (fino a 11 m di lunghezza) e di notevole peso (fino a 4 tonnellate ciascuno), rispettando tolleranze dimensionali e di posizionamento ridottissime. La messa in opera delle travi è stata preceduta da un attento posizionamento delle piastre di ancoraggio alla muratura sulle quali sono state poggiate le contropiastre con i perni di aggancio e snodo delle travi. Tali contropiastre sono state poi definitivamente fissate alle piastre sottostanti, per mezzo di resina epossidica, solo dopo l’esatto posizionamento delle travi reticolari. Il collegamento della trave reticolare con la parete di facciata è stato realizzato in diversi campi utilizzando opportuni elementi oleodinamici. Tali elementi sono dimensionati in modo tale da consentire le variazioni termiche giornaliere e stagionali ed allo stesso tempo risultare rigidi in caso di azioni sismiche. Al fine di una buona durabilità e di un ridotto onere di manutenzione, il fluido interno è costituito da un opportuno grasso siliconico molto viscoso. Come più volte accennato l’introduzione di dispositivi in lega “a memoria di forma” per il collegamento dei timpani del transetto al tetto della Basilica ha comple- Fig. 7 - Posizionamento delle piastre d’ancoraggio per la trave reticolare. Fig. 8 - Contropiastre per la messa in opera della trave reticolare. 11 Figg. 9 e 10 - Collegamento della trave reticolare con la parete di facciata mediante elementi oleodinamici. tato l’intervento di rinforzo strutturale del complesso Basilicale. Nelle fasi provvisorie dell’intervento la connessione tra il timpano ed il tetto era stata assicurata da barre in acciaio (reagenti a trazione) ancorate alla muratura del timpano e ai puntoni della capriata di nuova realizzazione sovrapposta all’estremità del tetto, nonché da elementi lignei (reagenti a compressione) interposti tra il timpano ed i puntoni. Tali connessioni sono state ora sostituite dai dispositivi definitivi, consistenti in dispositivi in lega a memoria di forma Ni-Ti. I dispositivi sono stati dimensionati in modo tale da essere rigidi per azioni orizzontali di lieve intensità (vento, sismi di piccola entità); per azioni di entità superiore essi, sfruttando il particolare legame costitutivo delle leghe Ni-Ti, consentono di trasmettere forze di entità controllata, consentono alla muratura spostamenti opportunamente contenuti, e assicurano comunque un adeguato fine corsa. Questo intervento offre una durabilità superiore a quella di collegamenti tradizionali, e consente il controllo delle forze agenti all’interfaccia tetto-timpano, nonché la riduzione della forze agenti in zone concentrate, creando quindi un comportamento strutturale assai più favorevole di quello che si aveva all’epoca del crollo della porzione del timpano del transetto Sud (settembre-ottobre 1999). 3. Sintesi di due anni di lavoro Le tappe più importanti del lungo percorso compiuto a partire dai danni prodotti dal sisma, ai pronti interventi, ai controlli, fino alle scelte progettuali, ed agli interventi definitivi vengono ora sintetizzate. 12 Danni prodotti dal terremoto A seguito del terremoto della mattina del 27 settembre 1997 nel Complesso Basilicale si sono prodotti i seguenti danni: Basilica Superiore - crollo della parte centrale dell’arco della controfacciata su cui erano dipinte le figure dei Santi - crollo della vela contigua della volta della prima campata, raffigurante S. Girolamo dottore della Chiesa - crollo della vela della volta d’incrocio tra navata e transetto, del Cimabue, raffigurante S.Matteo e della contigua vela della quarta campata della navata con dipinto un cielo azzurro con stelle - parziale crollo del timpano del transetto sinistro, nella zona immediatamente sovrastante la trifora - distacco di porzioni della sommità del campanile Sacro Convento - crollo locale della volta e della parete nord del Salone Papale - gravi danni alle volte del Museo e del Refettorio - notevole deformazione della parete sud del Chiostro di Sisto IV, sul lato del Chiostro dell’Immacolata - sensibili danni nelle strutture del Chiostro dei Morti, dell’appartamento Papale, dei dormitori. Pronti interventi Immediatamente dopo il terremoto si è dato l’avvio agli interventi di urgenza per la provvisoria messa in sicurezza delle strutture gravemente danneggiate e a rischio di crollo, interventi resi ancor più difficili per i condizionamenti (anche psicologici) dovuti alla gravità dell’evento, ed alla perdita di quattro vite umane. Ulteriori difficoltà derivavano dal fatto che i terremoti, sia pure di intensità minore, hanno perdurato nei giorni successivi con una notevole frequenza. Alcuni dissesti (come quello del timpano del transetto) si sono via via aggravati per il susseguirsi delle scosse. Particolarmente delicato è stato l’intervento che ha condotto al salvataggio del timpano, la cui stabilità risultava gravemente compromessa dal terremoto del 7 ottobre; la caduta di parte della muratura sul tetto della cappella sottostante avrebbe potuto determinare il crollo e quindi la perdita di preziosi affreschi. Così, il giorno 8 di ottobre, scartate varie ipotesi di intervento, si decise di contrastare il timpano pericolante con una struttura reticolare ancorata summitalmente alle pareti del transetto. Furono necessarie due gru, la prima per sollevare la seconda sopra le mura di cinta del convento; per poter portare a termine questa operazione a tempo di record: il 14 ottobre, con momenti di grande tensione, e sotto un forte vento, il “controtimpano” venne posto in opera, appena poche ore prima della scossa delle ore 17,23 che ha causato gravi Fig. 11 - Confronto tra i legami costitutivi di una lega NiTi a memoria di forma ed un acciaio da costruzione 13 danni e crolli in Umbria. I pronti interventi hanno interessato anche altre situazioni di rischio presenti nell’intero Complesso, quali il timpano del Salone Papale, la parete del Chiostro di Sisto IV, la parete ovest del Refettorio, la sommità del Campanile, le volte del Museo e così via. Figg. 12 e 13 - Intervento di salvataggio e consolidamento provvisorio del timpano del transetto sinistro. 14 Gli interventi di urgenza per la salvaguardia delle volte della Basilica Superiore Particolare impegno ha richiesto la messa in temporanea sicurezza delle volte della Basilica Superiore, a causa delle difficoltà e dei tempi lunghi richiesti per intervenire dall’intradosso, per ovvi motivi di sicurezza. Le volte si trovavano in una situazione assai precaria, con larghe fessure distribuite ovunque con la perdita dell’originaria curvatura in molte zone. La realizzazione di una passerella di servizio, sospesa alle strutture della copertura ed in grado di ispezionare le volte dall’estradosso ha consentito in primo luogo di effettuare, in sicurezza, la lenta operazione di rimozione dei materiali di riempimento accumulati sulle volte nel corso dei secoli, causa principale dei crolli. La passerella ha consentito anche di risarcire le maggiori fratture con malta idraulica a stabilità volumetrica e, successivamente di incollare a cavallo delle lesioni più grandi, delle strisce di tessuto di fibra aramidica o di fibra di carbonio, in modo da ricostituire il collegamento strutturale che era stato perduto. Nelle zone in cui la curvatura originaria era maggiormente compromessa sono stati applicati all’estradosso delle volte dei tiranti ancorati al tetto, avendo interposte delle molle tarate in modo da mantenere lo sforzo ai livelli prefissati. Contemporaneamente è stata avviata la costruzione del grande ponteggio d’intradosso delle volte, con fun- Fig. 14 - Lesioni e spostamento della struttura muraria nelle volte. Fig. 15 - Passerella di servizio subito dopo l’installazione. Fig. 16 - La passerella di servizio ha consentito di effettuare tutte le operazioni di messa in sicurezza della volta. Fig. 17 - Bendatura delle lesioni della volta mediante fasce in fibra di carbonio o in tessuto di fibra aramidica. 15 zione di servizio e di puntellamento in caso di possibili cedimenti. Il montaggio è stato effettuato nelle massime condizioni di sicurezza per gli operatori, assemblando via via dei moduli in una zona sicura (subito a ridosso della facciata laddove era già avvenuto il crollo dell’arco di controfacciata e della vela della prima volta), e spostandoli quindi in avanti su appositi binari man mano che venivano completati; il sollevamento, fino al raggiungimento della quota prevista e la regolazione degli elementi di presidio avveniva poi con un sistema di martinetti. Il ponteggio non è stato mai messo a contatto diretto con la superficie della volta in quanto lo sfregamento in occasione delle scosse sismiche e delle vibrazioni indotte dai lavori poteva determinare un grave danneggiamento degli affreschi. Figg. 18 e 19 - Ancoraggio delle nervature della volta al tetto attraverso tiranti a molla. 16 Le attività di monitoraggio e controllo Fin dalla seconda decade di ottobre ha avuto inizio il controllo strumentale delle deformazioni delle strutture mediante sistemi di acquisizione automatica in grado di rilevare con continuità i movimenti nelle zone di maggiore rischio; in particolare per le volte il sistema di acquisizione era in grado di alimentare e rilevare in continuo le deformazioni, di confrontare le misure con una soglia di allarme predefinita e di registrare i dati misurati con la frequenza prestabilita (due ore); attraverso un monitor collocato nel Sacro Convento, in zona facilmente raggiungibile anche in caso di grave crisi, è stato così possibile sorvegliare eventuali processi anomali di deformazione delle volte man mano che si verificavano gli eventi sismici e proseguivano i lavori. Il monitoraggio delle deformazioni ha consentito di operare in maggiore sicurezza, con riscontro immediato, supportato da dati precisi e oggettivi, dei danni prodotti da tutte le scosse che si sono susseguite nel corso dei mesi, e di verificare l'efficenza e la validità dei provvedimenti di urgenza via via adottati. Parallelamente molti sono stati i controlli e gli accertamenti effettuati: - indagini endoscopiche sono state eseguite sulle volte e sui pilastri della Basilica inferiore (riaperta al pubblico non appena accertato lo stato di buona conservazione delle strutture) e direttamente interessate dal carico del grande ponteggio, che veniva man mano montato nella Basilica Superiore - sulla muratura laterale della Basilica superiore, in corrispondenza della risega del camminamento, dove proprio per limitare il carico gravante sulle volte, è stato trasferito parte del peso del ponteggio - controlli di tipo Georadar sono stati effettuati a titolo sperimentale prima e dopo gli interventi, per accertare l'efficacia delle operazioni di rigenerazione muraria - monitoraggio locale delle sollecitazioni e delle deformazioni in occasione della messa in carico delle volte ricostruite, prima della solidarizzazione delle stesse con le volte adiacenti - prove di carico a rottura in laboratori specializzati per la messa a punto degli elementi in materiale composito costituenti gli elementi del rinforzo definitivo - prove presso i laboratori ENEA per la valutazione delle caratteristiche delle malte idrauliche utilizzate per la rigenerazione delle volte - prove presso laboratori specializzati per lo studio della composizione e delle caratteristiche fisico-meccaniche dei mattoni originari e di quelli realizzati con le stesse caratteristiche per la ricostruzione delle volte crollate. Fig. 20 - Cerchiatura della base degli arconi rinascimentali per ancorarli alle torri e alle pareti retrostanti. Fig. 21 - Ricostruzione delle zone di volta crollate. 17 La ricostruzione delle volte Una ispezione dettagliata della situazione dopo il crollo ha messo in evidenza come gli arconi rinascimentali fossero appoggiati in falso rispetto ai pilastri di sostegno delle volte. Tale circostanza, ha richiesto una cerchiatura della base degli arconi stessi, ancorandoli quindi alle strutture retrostanti delle torri e delle pareti. Per la ricostruzione delle volte sono stati utilizzati mattoni delle stesse dimensioni e forma di quelli originari messi in opera con malta costituita da un prodotto premiscelato a base di calce idraulica, (che già aveva dato ottimi risultati nella fase di riempimento delle lesioni), caratterizzato da notevole adesione, buone caratteristiche meccaniche e stabilità volumetrica. Per compensare la caduta di spinta nelle volte a seguito del disarmo, si è applicato nella sezione di chiave, un sistema di martinetti, in modo da indurre le sollecitazioni necessarie per compensare le deformazioni indotte. Fig. 22 - Applicazione di martinetti nella sezione di chiave per compensare le deformazioni indotte. I timpani del transetto I timpani del transetto sono stati collegati alle strutture retrostanti mediante dei dispositivi costituiti da acciai con memoria di forma in grado di dissipare una parte dell’energia fornita da un terremoto. Tale scelta è stata supportata da una serie di studi, ricerche1, prove sperimentali condotte su tavola vibrante presso i laboratori dell’ENEA. Gli interventi di rinforzo delle volte Sulla superficie di estradosso delle volte sono state realizzate delle costolature di irrigidimento e rinforzo costituite da sagome in multistrato di compensato marino, realizzate sul posto e pertanto adattate alle irregolarità locali dovute alla deformazione delle strutture; tali costole sono “armate” alle estremità con barre di elevata resistenza, in fibra di vetro ed in fibra aramidica e quindi sono state rivestite da un tessuto di fibra aramidica. La struttura di rinforzo, resistente e leggera, è stata incollata ed ancorata alle volte mediante alcune chiodature poste ai bordi delle costole stesse. L’imposta delle costole, infine, è stata collegata alla zona di imposta delle volte mediante opportuni elementi in acciaio inox, ben ancorati nella muratura. L’intero intervento consente di continuare a leggere la struttura sottostante ed il suo magistero rispondendo al meglio all’istanza estetica e storica sottese dalla qualità estrema dell’Opera su cui si è agito. Questa ricerca fa parte di un ampio programma di studio finanziato dalla Comunità Europea. 1 18 Fig. 23 - Costolature di irrigidimento e rinforzo alle nervature della volta. Fig. 24 - Chiodatura ai bordi delle costolature. Fig. 25 - Collegamento delle volte alla zona di imposta mediante elementi in acciaio inox. 19 IL CANTIERE DELLE DECORAZIONI MURALI G. Basile Ultimi avanzamenti sui frammenti Rispetto alle informazioni date precedentemente la notizia più importante riguarda il lavoro di ricomposizione, restauro e ricollocazione dei Santi Rufino e Vittorino. Si tratta di due degli 8 Santi recuperati dal crollo e poi a poco a poco riassemblati. Prima di procedere all’operazione di ricomposizione dei circa 3000 frammenti della coppia di Santi si è valutato attentamente la fattibilità dell’operazione sia sotto l’aspetto teorico e metodologico che sotto quello tecnico. La quantità (85% per S. Rufino, 80% per S. Vittorino) e soprattutto la significatività dei frammenti recuperati e assemblati (non risultano mancanti zone delle figure particolarmente sensibili) ha consentito di scartare l’ipotesi di musealizzare i frammenti, che in caso contrario sarebbe stata l’unica soluzione corretta. Quanto alla restituzione dell’unità potenziale dell’immagine, si è scelta la soluzione apparentemente più semplice ed elementare, in realtà quella più complessa e “a rischio”: non ripristinare in alcun modo le zone mancanti, limitandosi ad “abbassare” otticamente e cromaticamente l’intonaco impiegato per riempire i vuoti in corrispondenza delle porzioni non recuperate del dipinto originale. Tale soluzione è perfettamente coerente con la metodologia impiegata nel trattare le lacune dei dipinti murali della volta rimasti in situ e, contemporaneamente, con le soluzioni adottate in precedenti interventi di restauro relativi agli altri 8 Santi dell’arcone non crollati. Ha inoltre il vantaggio di non precludere Fig. 26 - Veduta dall’alto della zona crollata con il S. Girolamo e gli 8 Santi. Fig. 27 - Il materiale recuperato all’indomani del sisma 21 eventuali diverse soluzioni che, dopo la ricollocazione sulla volta e quindi nelle sue “naturali” condizioni di leggibilità (distanza da terra, illuminazione,etc.) dovessero risultare più funzionali. Come per altri aspetti del lavoro sulla Basilica (ricordo soltanto il consolidamento della volta e dei suoi affreschi, gli interventi di miglioramento antisismico sulla volta mediante ancoraggio della stessa al sottotetto e sulle pareti con la messa in opera della trave reticolare) anche in questo caso si tratta di una soluzione sperimentale, nel senso che è la prima volta che la si mette in opera in condizioni così particolari (frammentazione più fitta, rilevanza parziale rispetto alla decorazione dell’intera Basilica, oggetto peraltro in passato di vari e disparati interventi di restauro). La ricollocazione dei Santi Rufino e Vittorino costituisce il momento culminante di quella linea di valutazione positiva delle possibilità di recupero dei dipinti murali crollati che è stata portata avanti dallo scrivente assieme ad uno sparutissimo gruppo di collaboratori, in particolare colleghi dell’ICR (Sacco, Rubino, Rissotto) e di altre Soprintendenze (Cristoferi e Passalacqua della SBAAAS dell’Umbria, Musatti della Soprintendenza archeologica di Roma), il gruppo di laureandi e laureati della Facoltà di Conservazione di Viterbo guidati da Maria Andaloro, infine alcune fra le migliori ditte di restauratori che avevano lavorato al restauro dei dipinti murali nella Basilica Superiore (CBC, Tecnireco, Giantomassi e Zari) coordinate dalla CTR di Paola Cinti, che, dopo avere completato a tempo di record l’intervento di restauro su quei 5000 mq di decorazione murale, si sono prestati generosamente a sostenere chi scrive in questa ultima (almeno per ora) sfida. Cadute in questo modo miseramente le previsioni catastrofiche di tanti veri o presunti specia- 22 Fig. 28 - Setacciatura del materiale recuperato da parte di volontari Fig. 29 - Confronto e riconoscimento dei frammenti sulla fotografia del S. Benedetto listi, secondo i quali si sarebbe potuto raccogliere soltanto polvere colorata, non si pone neppure più, seriamente, il problema di che cosa mettere al posto delle raffigurazioni ridotte in frammenti e ritenute irrecuperabili o al massimo musealizzabili: tanto più che risulta possibile procedere allo stesso modo per i rimanenti 6 Santi e che i primi avanzamenti relativi alla vela di S. Girolamo lasciano bene sperare. Una conferma del tutto inattesa è venuta di recente dal Capitolo dei Frati del Sacro Convento che ha deciso che le vele crollate e ricostruite siano lasciate con l’intonaco in vista in attesa della ricollocazione dei frammenti originali. Ciò dovrebbe accadere presumibilmente entro il 2001: entro la primavera 2000 la ricollocazione dei rimanenti 6 Santi, alla fine di quell’anno la vela con S. Girolamo. E poi il resto. A meno che il computer non faccia prima il miracolo di un riassemblaggio a tempi ridottissimi. È quello che dovremmo sapere entro la metà del prossimo anno, quando sarà vicina alla fine la 2° fase del progetto di riassemblaggio dei frammenti assistito dal calcolatore, per la quale l’Unione Europea (DG X) ha deliberato un secondo finanziamento riconoscendo in esso uno dei più interessanti “Laboratori del Patrimonio Europeo”. Uno dei prodotti più interessanti e utili di questo progetto sarà la pubblicazione di una “Guida al recupero, riassemblaggio, ricomposizione e restauro di dipinti murali in frammenti” che si propone di evitare che ogni volta che ci si dovesse trovare di fronte a situazioni simili a quella del 26 settembre ‘97 si debba ripartire da zero. Il prossimo anno peraltro, coincidendo con il Giubileo, e quindi con la oggettiva impossibilità di operare in Basilica, sarà destinato - oltre che all’attività di cui si è detto - a rendere di pubblico dominio i risultati delle attività svolte in questi 2 anni, sia in direzio- ne della conservazione che della conoscenza. È prevista in particolare la pubblicazione degli interventi di restauro sull’intero complesso conventuale, a cura del Ministero BAC; gli atti del Convegno internazionale “Il cantiere pittorico della Basilica Superiore di San Francesco in Assisi (22-24.9 us)” ed un volume (Il cantiere pittorico ...Materiali per un approccio materico) che Raccoglie le osservazioni sulle tecniche esecutive delle decorazioni murali della Basilica Superiore (a cura del Sacro Convento e dell’ICR). Saranno inoltre disponibili le documentazioni digitali dell’intera decorazione murale e delle vetrate della Basilica Superiore e continueranno - ad ogni buon conto - le notizie dal Cantiere dei dipinti in frammenti con un fascicolo di imminente pubblicazione “Dall’Utopia alla realtà”. Uno sguardo all’indietro Basilica Inferiore - intervento di riadesione dell’intonaco in corrispondenza della vela della Povertà, sopra l’altare, allentato in conseguenza dell’impatto del crollo delle vele di S. Matteo e di quella stellata in occasione delle scosse del 26.9.1997; - interventi di pronta riadesione dell’intonaco e della pellicola pittorica in prossimità della Cappella di S. Giovanni, sottostante alla zona del transetto sinistro Basilica Superiore - interventi di pronta urgenza immediatamente dopo il sisma, soprattutto in prossimità delle zone di volta crollate o lesionate (per esempio in corrispondenza dei volti di Cristo e della Madonna di Jacopo Torriti); - interventi di consolidamento della volta dal basso 23 previa stuccatura di tutte le lesioni e microfratture, impiegando una malta speciale messa a punto dopo due mesi di prove e sperimentazioni in laboratorio: il lavoro, che ha impegnato 70 restauratori di opere d’arte (selezionati tra coloro che avevano precedentemente lavorato in Basilica), ed è durato 4 mesi, è stato completato dalla immissione di analoga malta da sopra (dall’estradosso) effettuata da maestranze edili specializzate guidate da restauratori; - interventi di pulitura dei dipinti delle pareti, soprattutto delle “Storie di San Francesco” di Giotto, ricoperti da uno spesso strato di polvere tenacissima in conseguenza del crollo della volta; l’operazione, delicatissima a causa della ben nota fragilità di quei dipinti, ha avuto la durata di 6 mesi impegnando 50 restauratori; Figg. 30 - 35 - I Santi Domenico, Pietro martire Chiara, Francesco, Antonio di Padova e Benedetto riassemblati 24 30 31 32 - interventi di reintegrazione delle lacune in corrispondenza delle lesioni e delle fratture, presenti in particolare sulla volta, ricorrendo al metodo dell’abbassamento ottico e cromatico dell’intonaco con cui sono state colmate le lacune di modo che esso non disturbasse la leggibilità delle opere pur senza aggiungere nulla alla materia originale (vi hanno lavorato 60 restauratori per 8 mesi); 33 - rimozione della residua decorazione murale degli spezzoni delle vele crollate (tra cui il Cristo della vela di S. Girolamo) e di una coppia di Santi nell’arcone di ingresso per consentirne la ricostruzione, con successive operazioni di restauro in laboratorio, applicazione su nuovo supporto e ricollocazione sulla volta (10 restauratori per 2 mesi); - recupero, consolidamento e ricollocazione di una 34 35 25 quota parte (30% circa) dei mattoni originali con frammenti di affresco ancora adesi in corrispondenza della parte bassa dei 2 archi trasversali crollati (10 restauratori per 2 mesi) Dipinti in frammenti - Recupero dei materiali crollati dalle volte e selezione di circa 300.000 frammenti di affresco: il primo effettuato da Vigili del Fuoco guidati da restauratori e storici dell’arte (circa 10 per 2 mesi), l’altra da volontari (circa 20 per 6 mesi) guidati da restauratori e conservatori; - ricerca degli attacchi e posizionamento dei frammenti relativi agli 8 Santi ed alla vela di S. Girolamo; - riassemblaggio dei frammenti appartenenti agli 8 26 36 Santi e primi sviluppi di quello relativo al S. Girolamo; ricomposizione, applicazione su nuovo supporto, restauro e ricollocazione dei Santi Rufino e Vittorino (recuperati rispettivamente all’85% ed all’80%); - acquisizione digitale dei 120.000 frammenti relativi alla vela di Cimabue con conseguente costituzione di un “archivio virtuale” corrispondente al magazzino dei frammenti reali, come primo momento di un progetto di loro riassemblaggio informatizzato, parzialmente finanziato dalla Unione Europea. Figg. 36 - 41 - I Santi Vittorino e Rufino prima, durante e dopo il restauro. 37 38 Dati e informazioni essenziali Alcune cifre - Restauro affreschi della Basilica Superiore non crollati ............mq 5.000 - 100.000 ore di lavoro di restauratori: .....£ 3.500 ml - interventi sui dipinti in frammenti 180 mq - 300.000 frammenti 45.000 ore di lavoro: .................................£ 1.000 ml Fonti di finanziamento Governo Italiano .........................................£. 3.833 ml Unione Europea .........................................£. 200 ml Donazioni per borse di studio ...................£. 360 ml Donazione per restauro frammenti...........£. 107 ml 40 41 39 27 Fig. 42 - Riassemblaggio della vela di S. Girolamo: primo stato di avanzamento 28 Responsabilità del restauro Istituto centrale del restauro (Ministero Beni e attività culturali): Dr. Giuseppe Basile, storico d'arte presso l'ICR, progettista e direttore lavori Fig. 43 - Angelo nella volta dei Grandi Intercessori: particolare dopo l’intervento di reintegrazione delle lacune. Assistenza alla progettazione e ddl restauro Ufficio Direzione Lavori (ICR) : Carla D'Angelo restauratrice, responsabile tecniche di intervento - Ulderico Santamaria, chimico, responsabile idoneità materiali restauro - Francesco Sacco, architetto, responsabile documentazione grafica - Rita Batacchi, architetto, responsabile aspetto amministrativo - Rocco D'Urso, geometra, responsabile aspetto amministrativo Collaborazione alla progettazione e ddl restauro Gisella Capponi, architetto ICR, "interrelazione" muratura-dipinto murale - Sandro Massa, fisico CNR Centro studi di Roma, interazione manufatto-ambiente - Sergio Omarini, Unità salvaguardia Patrimonio artistico ENEA, diagnostica - Angelo Rubino, fotografo ICR, documentazione digitalizzata immagini Fig. 44 - Morte di S. Francesco: particolare con saggi di rimozione dello strato di polvere tenacemente adesa. Collaborazione alla progettazione ed alla ddl per gli interventi sui frammenti Gruppo studio e progettazione riassemblaggio frammenti: Francesca Cristoferi, storica d'arte SBAAAS Umbria, funzionario di zona - Paola Passalacqua, restauratrice SBAAAS Umbria, responsabile tecniche intervento Lidia Rissotto, restauratrice ICR, responsabile tecniche intervento - Gianna Musatti, restauratrice SA di Roma, responsabile tecniche intervento - Maria Andaloro, ordinaria di Arte Bizantina, direttore 29 Laboratorio diagnostico Università di Viterbo - Paola Pogliani, specializzanda Facoltà Conservazione Università di Viterbo Gianni Iacovitti, Università di Roma "La Sapienza", INFOCOM, informatizzazione riassemblaggio Gaetano Scarano, assistenza informatizzazione riassemblaggio - Angelo Rubino, acquisizione digitale frammenti ("archivio virtuale"). Responsabilità generale - Dr. Mario Serio, Commissario Delegato, Direttore Generale Ufficio Centrale BAAAS del Ministero BAC - Ing. Luciano Marchetti, Vicecommissario, Ingegnere presso Soprintendenza BAA di Firenze Collaborazioni Enti CNR - Centro studi di Roma ( prof. Sandro Massa) ENEA- Unità Salvaguardia patrimonio artistico (dr. Sergio Omarini) Università La Sapienza, INFOCOM (prof. Gianni Iacovitti) Università La Sapienza, Scuola Specializzazione Storia dell’Arte (prof. Marisa Dalai Emiliani) Università di Viterbo, Facoltà Conservazione ( Prof. Maria Andaloro) Università di Perugia, Facoltà di Ingegneria (Prof. Mario Cotana) Ministero BAC (Soprintendenza Umbria, BAS Roma, BAA Roma, Archeologica Roma, BAS Liguria) Operatori del restauro (e dei correlati interventi) sui dipinti della Basilica Superiore - ditte di restauratori di opere d'arte con precedente attività nella Basilica (50 per 2 anni in media) sui 30 Fig. 45 - Presepe di Greccio: particolare con saggi di pulitura dalla polvere. frammenti: - Vigili del fuoco (10 per 2 mesi, in media), guidati da specialisti - Volontari (20 per 6 mesi, in media), guidati da specialisti restauratori del Ministero (coordinamento tecnico), - borsisti dell'Università di Viterbo (8) e di Roma La Sapienza (4) - ditte di restauratori di opere d'arte già operanti nella Superiore ( 10 per 8mesi) - fotografi e grafici del Ministero (acquisizione digitale frammenti) Ditte operanti - Associazione Temporanea di imprese Tecnireco per il restauro dei dipinti della Basilica Superiore (CRC, Sarmati, Zanardi, Erre C, Giantomassi e Zari, Officina, SEI, CBC, CTR di Paola Cinti, CB Art, CO REST) - Associazione Temporanea di imprese CTR di Paola Cinti per il restauro dei frammenti (CBC, TECNIRECO, CB.art, CRC, RE.AS, DART, RECO, Giantomassi e Zari, Doneux, Siconolfi, De Monte, Cenci, Borghini, Martenson, Tommasetti, Mariani, Scioscia, White) - Antonio Quattrone per la documentazione fotografica di cantiere ATTIVITÀ DELL’ISTITUTO CENTRALE DEL RESTAURO IN BASILICA Si dà qui un elenco schematico delle attività svolte e coordinate dall’ICR in forza dell’incarico ministeriale n. 284 del 22 gennaio 1998 (progettazione e direzione di tutti gli interventi necessari al restauro del patrimonio figurativo della Basilica) e n. 2086 del 20 luglio 1998 (“coordinamento indagini, analisi ed esami scientifici relativi al restauro della Basilica, con particolare riguardo ai test su idoneità e compatibilità dei prodotti da impiegare”). Principali attività svolte dall’ICR - Restauro completo dei dipinti murali della Basilica Superiore; - recupero, selezione e classificazione di circa 300.000 frammenti; - acquisizione informatizzata dei 120.000 frammenti della vela di Cimabue; - riassemblaggio, restauro e ricollocazione di parti (30%) degli archi trasversali - riassemblaggio degli 8 Santi crollati dalla volta (28 mq); - restauro e ricollocazione dei Santi Rufino e Vittorino (7 mq); - interventi conservativi d’urgenza sulle vetrate; - acquisizione informatizzata di tutti i dipinti murali della Basilica Superiore; - acquisizione informatizzata di tutte le vetrate della Basilica Superiore; - sistema fisico di deumidificazione della parete bagnata; - studio per il ripristino del monitoraggio microclimatico antecedente al sisma; 31 - studio per inibire fenomeni di condensa nell’estradosso della volta; - modello di simulazione condizioni ambientali nel sottotetto; - studio fattibilità ricostruzione virtuale vele crollate e relativo modello; - studio fattibilità filtro microclimatico all’ingresso della Basilica; - indagini e prove di laboratorio per la messa a punto della malta per il consolidamento degli affreschi della volta e del loro supporto murario; - indagini, modelli e prove di laboratorio sulla funzionalità delle strutture di supporto della volta in funzione di prevenzione antisismica; - studi sperimentali per la messa a punto di metodi diagnostici sulla penetrazione delle malte di consolidamento delle murature. Il materiale contenuto nei Quaderni è consultabile presso la pagina Web http://www.beniculturali.it/icr Fig. 46 - Testa di figura muliebre allegorica proveniente con ogni probabilità dalla decorazione murale originaria dell’abside della Basilica Inferiore, cortesemente messa a disposizione dal Museo Nazionale di Budapest per studi e indagini finalizzate possibilmente a verificarne la provenienza e ad identificarne l’autore. 32 Ricerche e sperimentazioni I MATERIALI COMPOSITI FIBRORINFORZATI PER IL CONSOLIDAMENTO DELLE VOLTE DELLA BASILICA SUPERIORE DI SAN FRANCESCO. VERIFICA DELLE CARATTERISTICHE CHIMICHE, CHIMICO-FISICHE, FISICO-MECCANICHE E DELLA DURABILITÀ. G. Capponi, C. D'Angelo, U. Santamaria (ICR), S. Massa (CNR Roma), S. Omarini, G. Filacchioni (ENEA) stiche dei materiali base, verificarne il loro comportamento a sollecitazioni termoigrometriche per arrivare ad accertare le possibili interferenze con la conservazione dei dipinti. Per ottimizzare i tempi con la collaborazione dei tecnici dell'ENEA e del CNR, è stato elaborato un programma delle diverse attività con il diretto coinvolgimento di tutti i soggetti interessati dai progettisti ai produttori dei materiali, agli esecutori dell'intervento stesso. Sono stati verificati preliminarmente i materiali costitutivi dei compositi fibrorinforzati (resine epossidiche e tessuti in fibra aramidica) prima singolarmente e poi assemblati secondo le modalità previste nel progetto. Il compito affidato all'ICR dal Commissario delegato, di garantire il coordinamento delle indagini, analisi ed esami scientifici relativi al restauro della Basilica di San Francesco con particolare riguardo ai test su idoneità e compatibilità dei prodotti da impiegare, si è rivelato particolarmente impegnativo in occasione dell'esame dei compositi fibrorinforzati utilizzati per il consolidamento strutturale. La fibra costitutiva del tessuto multiassiale impiegato è un'aramide di natura poliammidica e la specifica tipologia scelta KQX è caratterizzata da fibre non intrecciate ma semplicemente adagiate nelle varie orientazioni e consente un incollaggio con modesti quantitativi di resina. Anche i dati sul comportamento del tessuto sono stati forniti dai produttori. Le scelte operate per il consolidamento strutturale hanno posto in campo materiali di tipo sperimentale che nel restauro monumentale non hanno trovato ancora applicazioni controllate e verificate nel tempo e che anche nell'applicazione su strutture moderne non dispongono di una specifica normativa di controllo. Le due resine adottate nell'intervento (MAPEI Epojet e Adesilex PG1), secondo i dati fornite dalla Società produttrice, sono entrambe caratterizzate da una elevata resistenza a flessione e compressione con valori più elevati per l'Epojet mentre l'Adesilex risulta più resistente a trazione e con un minor allungamento e ritiro. Si trattava quindi di acquisire, nei tempi brevi concessi dall'andamento dei lavori, dati relativi alle caratteri- La verifica del comportamento fisico-meccanico dei materiali fibrorinforzati si è basata sulle prove proget- 33 tate e definite nelle specifiche tecniche elaborate dal gruppo degli strutturisti ed eseguite presso il laboratorio EDILTEST di Battipaglia individuato dagli stessi strutturisti e dalla società SACEN, esecutrice dei lavori. Presso i laboratori EDILTEST è stato verificato il comportamento delle diverse tipologie degli elementi costitutivi i supporti strutturali da porre sull'estradosso delle volte della Basilica: - piastra nervata ancorata su un supporto di muratura; - tessuti di fibra aramidica KQX230 e KQX360 incollati con resina; - nervatura scatolare isolata con nucleo centrale con strati di compensato marino di mogano. Compito dell'Istituto, coadiuvato dai tecnici dell'ENEA, è stato preliminarmente quello di verificare che i dati ottenuti fossero rappresentativi e caratterizzanti il comportamento dei compositi. I dati forniti dalle prove sui campioni sopraindicati sono risultati buoni in quanto i valori registrati erano di gran lunga maggiori di quelli previsti in fase di progetto. Per acquisire dati sulla durabilità dei singoli elementi si è ritenuto necessario verificare il comportamento di alcuni elementi dopo alcuni cicli di invecchiamento artificiale eseguiti direttamente presso i laboratori dell'Istituto. I campioni sono stati sottoposti a 23 cicli con variazioni di temperatura da +45 a -15 per un totale di 506 ore. Al termine dell'invecchiamento i campioni, che mostravano evidenti alterazioni cromatiche, sono stati trasferiti presso i laboratori EDILTEST e sottoposti a prove di resistenza a trazione con le stesse 34 modalità impiegate per i campioni non invecchiati. I valori ottenuti sono risultati confrontabili con quelli dei campioni non invecchiati ed è apparso evidente che l'effetto delle variazioni termoigrometriche non aveva influito sull'interfaccia resina epossidica/mattone mantenendo buona l'adesione. I1 ruolo determinante svolto nel sistema di consolidamento dalla tenuta del giunto di adesione ha suggerito di approfondire, con la collaborazione della MAPEI, le verifiche predisponendo una nuova serie di campioni costituiti da mattoni originali delle volte della Basilica recuperati dal crollo su cui si è incollato il fibrorinforzato. Allo scadere dei diversi cicli di invecchiamento (7,14,21 e 31) i mattoni sono stati sottoposti a prove di pull-out verificando il comportamento della resina con analisi FTIR, XRD e TMA. Le misure di resistenza allo strappo non hanno fatto 1ivellare variazioni dei valori medi mentre le analisi sulla resina hanno evidenziato come durante l'invecchiamento accelerato si verifichi un invecchiamento della reticolazione della struttura del polimero. A completamento delle verifiche sull'efficacia del sistema di consolidamento, all'interno di ampi spazi messi a disposizione dalla SACEN sono stati allestiti elementi strutturali in fibrorinforzati applicati su strutture murarie in mattoni per simulare situazioni analoghe a quelle progettate per le volte della Basilica Superiore. Tali prove, di cui occorre sottolineare il carattere puramente orientativo, hanno tutte fornito un esito positivo considerato anche che si sono applicati carichi maggiori di quelli previsti in fase di progetto. Nella valutazione globale dei dati positivi acquisiti con le diverse prove si è ritenuto di non dover sottovalutare che la capacità adesiva della resina può essere comunque fortemente condizionata dalle condizioni del supporto (disgregazione, strati di polvere, umidità, ecc.). Consapevole di ciò l'Istituto, in accordo con la società fornitrice delle resine, ha redatto un apposito capitolato finalizzato ad assicurare un pieno rispetto delle procedure di messa in opera dei materiali stessi al fine di garantire loro un comportamento analogo a quello dei test sperimentali. A1 termine dei lavori sarà necessario attivare un programma di verifica di quanto messo in opera considerando in particolare che le conoscenze sulle resine epossidiche segnalano come la durabilità degli interventi eseguiti con tali materiali possa essere influenzata, oltre che dalle modalità di applicazione, da condizioni ambientali e dall'invecchiamento fisico tipico delle stesse resine polimeriche. Saranno quindi ancora puntuali controlli e assidui interventi di manutenzione a poter garantire la conservazione della Basilica di San Francesco sia per assicurare le prestazioni delle nuove strutture di sostegno che per salvaguardare i preziosi affreschi. Hanno partecipato inoltre alla sperimentazione: Esperti Società MAPEI, S.A.C.E.N. Laboratorio EDILTEST di Battipaglia, SPC Srl. 35 Ricerche e sperimentazioni VALUTAZIONE DELLA PROBABILITÀ DI CONDENSAZIONE NELLA VOLTA DELLA BASILICA S. Massa - CNR, Cause Deperimento e Metodi di Conservazione Opere d’Arte Nelle volte della Basilica è facile vedere la raffigurazione del cielo originalmente azzurro, trasformato in alcune zone in macchie di colore verde. Questo fenomeno corrisponde alla trasformazione della azzurrite (azzurra) in malachite (verde) e si considera facilitata in presenza di umidità. Qualunque intervento sulle volte avrebbe dovuto tenere conto di questo problema e quindi evitare la formazione di fenomeni di condensa sia in superficie che all’interno delle murature affrescate. Pertanto per valutare le conseguenze di una impermeabilizzazione, anche se assai parziale, della volta con resina epossidica, resasi necessaria per risolvere problemi di stabilità strutturale, sono state impostate due ricerche di natura teorica/numerica e sperimentale. a) Da un punto teorico è stato analizzato il campo termico determinato dalla sovrapposizione di uno strato di resina epossidica su tutta la superficie superiore della volta. Per questo è stato utilizzato il metodo di Glaser, imponendo condizioni limiti al contorno, compatibili con i dati ambientali già registrati negli anni passati, e facendo varie ipotesi sulle caratteristiche termiche dei mattoni di cui è costituita la volta. È risultato che non era possibile impermeabilizzare completamente la volta a causa della caratteristica di impermeabilizzazione della resina se non si voleva correre il rischio di condensa all’interno della muratura. Il metodo di Glaser usato, in quanto monodimensionale, non era in grado di valutare il problema di una copertura limitata della volta stessa. Pertanto per valutare le situazioni che si venivano a creare al variare dello spessore e della larghezza dello strato impermeabile, è stato necessario sviluppare dei modelli di parete bidimensionale a facce piane parallele facendo uso del metodo degli elementi finiti. Analizzando il campo termico nelle condizioni suddette è risultato che la muratura era abbastanza sicura dai rischi di condensa qualora le strisce di resina impermeabile fossero contenute entro una larghezza di circa 20 cm. Naturalmente nella volta non si trovano sempre condizioni assimilabili a pareti con facce piane-parallele, per cui è stato necessario simulare anche il caso di attacco della volta sulla muratura portante e realizzare un modello (fig. 47) in grado di schematizzare alcune di queste situazioni. I risultati raggiunti, rispettando le condizioni suddette, sono stati rassicuranti anche in questo caso. b) Per quanto riguarda la parte sperimentale, sono stati realizzati due manufatti riproducenti una sezione della stessa, con mattoni originali della Basilica caduti nel crollo della volta. Ciascun manufatto, su una faccia è stato intonacato e rivestito con azzurrite. Sull’altra faccia del manufatto è stato poi applicato uno strato di resina larga circa 20 cm (fig. 48). Tali campioni sono stati isolati termicamente ai lati con poliuretano ed immessi in una camera climatica. Lo sportello della camera climatica è stato modificato utilizzando una lastra trasparente di policarbonato opportunamente 37 sagomata in modo da consentire al manufatto di essere assoggettato nelle sue due facce a due condizioni ambientali diverse, quella interna alla camera e quella esterna della stanza, entrambe controllabili in temperatura ed umidità. In tal modo si potevano simulare le condizioni interne alla Basilica superiore e quelle del sottotetto. All’interno dei manufatti è stata inserita una stecca di vetronite sulla quale sono stati allocati quattro sensori di temperatura ed alcuni rilevatori di condensa opportunamente distribuiti. Quest’ultimi funzionano valutando la variazione di resistenza elettrica tra due punti che sigenera in presenza di acqua. Con le prove fatte e ripetute, pur variando in maniera estrema le condizioni al contorno, non sono stati registrati fenomeni di condensa, né tantomento le condizioni termiche rilevate potevano lasciar pensare a situazioni di pericolosità. Successivamente la sperimentazione è stata spinta, imponendo sulla faccia rivestita di azzurrite, posta all’interno della camera climatica, condizioni prossime alla condensazione. Anche in questo caso non si è manifestata la trasformazione temuta da azzurrite a malachite, tuttavia questo non significa che tale trasformazione non possa manifestarsi in tempi sufficientemente lunghi. Pertanto onde essere sicuri che questo non avvenga è necessario predisporre tutti gli accorgimenti necessari ad evitare situazioni critiche a tempi lunghi. In particolare andrebbero stabilizzate e controllate le condizioni del sottotetto durante tutto l’anno evitando situazioni di elevata temperatura ed umidità dannose sia per la stabilità della resina sia per la conservazione degli affreschi. La chiusura del rosone, necessaria in parte, per stabilizzare le condizioni del sottotetto impedisce la funzione originaria di 38 Fig. 47 - Il modello studiato in caso di attacco della volta sulla muratura portante Fig. 48 - Il manufatto realizzato per la parte sperimentale smaltimento dell’umidità prodotta all’interno della Basilica Superiore. Pertanto si è reso necessario stabilire una comunicazione tra la Basilica Superiore e l’esterno al fine di evitare un indesiderato accumulo di umidità nel sottotetto. Questo comunque non risolve completamente il problema in quanto è necessario stabilizzare meglio termicamente ed igrometricamente la condizione del sottotetto al fine di evitare problemi futuri sia alle resine che agli affreschi. Fig. 49 - La camera climatica. 39 IL RIPRISTINO DELL’ALTARE PAPALE A. Polli Era difficile correlare le poche fotografie prese in campo lungo dell’Altare Papale della Basilica Superiore di Assisi dateci insieme a quei reperti, scaglie, sfaldature e frammenti lapidei e dettagli musivi sbriciolati di tessere in mosaico - accatastati o stivati in una trentina di cassette e scatole di plastica e su una diecina di pallets. Ma i nostri restauratori non si persero d’animo. Fu portato tutto a Firenze e nell’antico Opificio Sollazzini fu iniziata l’opera di restauro. Si cominciò con il catalogare e fare una cernita dei vari frammenti del paliotto individuando per loro una collocazione di massima in base anche alle cromie ed ai motivi decorativi dei mosaici. Lo stesso fu fatto per le alzate della predella dove le distonie decorative tra le varie sezioni comportavano grande difficoltà reidentificativa. Si arrivò finalmente, dopo una lunga serie di tentativi, a poter definitivamente prendere una decisione quantitativa e qualitativa circa le tessere di mosaico vetroso, distinte per colore, toni di ori vari, dimensione e forma, da ordinare alle vetrerie per poter integrare, senza neutri, quanto non era più possibile ricomporre integralmente con il resto del disponibile. Ci si coinvolse allora, in attesa dell’approntamento del materiale per il mosaico, nel restauro lapideo. Fig. 50 - Si reidentificano i frammenti di mosaico Fig. 51 - Un pannello del paliotto rimesso insieme La mensa Come già premesso in fase di studio, non essendo possibile né conveniente dati i prevedibili risultati e compatibilmente con la possibilità di reperimento estrattivo, fu deciso di ricavare la Mensa da un nuovo blocco, dal momento che i 27 grandi settori di rottu41 Fig. 52 - Un pannello del paliotto rimesso insieme Fig. 53 - I canali per le barre di acciaio di ancoraggio dietro i pannelli del paliotto 42 ra conservati, insieme ai diversi numerosi ma insufficienti piccoli e medi frammenti, non avrebbero permesso la completa ricostruzione necessitando anche di molti nuovi tasselli alla mosaica, che comunque avrebbe dato come resultato un falso monolite certamente valido da un punto di vista strutturale, ma visivamente molto ragnatelato per l’adesivazione non sempre irrilevante delle troppe e non perfette commettiture sui giunti di rottura. Si sarebbe addivenuti quindi ad un lastrone non all’altezza dell’importanza del manufatto. E qui dobbiamo ringraziare la collaborazione del Sig. Gorietti che, comprendendo l’importanza della questione, con il suo impegno e la sua tenacia, nell’Agosto del 1999 riuscì ad estrarre dalla sua cava di Pietra Rosa del Subasio, un blocco dal quale poter ricavare la nuova Mensa Monolitica nelle sue eccezionali misure tridimensionali. Il blocco grezzo fu così portato a Firenze, fresato all’esatte misure, rettificato allo spessore, modanato e corniciato perimetralmente. La finitura delle parti in vista fu fatta a pelle d’ovo, come d’altronde anche tutte le altri superfici lapidee (paliotto, predella, pedate ed alzate): questo per evitare effetti di riflessi in caso di finiture lucide e per maggiormente risaltare la brillantezza dei mosaici. Il paliotto I sei lastroni costituenti i due frontali (anteriore e posteriore in due pezzi) ed i due fianchi del paliotto dell’Altare erano in condizioni di minor degrado, rispetto alla Mensa, anche per la completezza dei reperti, nonostante le gravi rotture e le numerosissime frammentazioni nella parte lapidea ed anche specialmente nei decori in mosaico. Questo perché nel crollo della volta, la Mensa aveva fatto per così dire da protezione. Furono quindi rimessi insieme con resine speciali tutti i vari pezzi ed ogni elemento fu collocato a faccia giù su un piallaccio per potervi eseguire posteriormente diversi canali in varie direzioni ortogonali alle rotture, nei quali si murarono a malta cementizia barre di piatto in acciaio di grosso spessore. Fig. 54 - Si inizia a ricomporre e montare il mosaico I mosaici dell’altare Nei pannelli in Pietra del paliotto furono ricollocate tutte le tessere originali integrandole con quelle nuove fatte appositamente fabbricare a Venezia, ricomponendo in dettaglio tutte le decorazioni nei vari disegni e cromie. Il lavoro dei ns. mosaicisti ha costituito la parte più impegnativa, lunga e difficile di tutta l’opera. Il pavimento e le pedate della predella Ricalcando i disegni e gli spartiti originali sono stati altresì rifatti i campi del pavimento della predella usando i due toni di colore avorio e rosa della Pietra del Subasio. Anche un certo numero di nuovi elementi per l’ultima pedata, sono stati fatti nuovi e le varie zone degli scalini danneggiati dal crollo sono state accuratamente tassellate. Le alzate della predella Essendo gli scalini originali di massello, non era possibile ricreare le casse nelle alzate danneggiate o degradate. Sono stati quindi rifatti degli elementi a tassello di pietra opportunamente scassettati, dove è stato rimodellato il mosaico per adeguarsi ed in tal modo ricompletare la continuità anche di queste fantasiose decorazioni. Le pilastrine Sia le quattro pilastrine d’angolo in Marmo Bianco Statuario che quella posteriore centrale in Avorio del 43 Subasio sono state rifatte nuove, conformi agli originali, con intervento scultoreo per i capitelli ornati a foglie e le formelline corniciate. Anche in questo caso, come per la Mensa, non era opportuno e conveniente procedere al restauro di quelle originali date le loro condizioni di estremo degrado e la mancanza di troppi frammenti. È d’obbligo ringraziare le nostre restauratrici e restauratori che hanno portato a termine l’opera con motivato impegno e competente esperienza. Un plauso anche ai marmisti che hanno rimontato in opera tutto l’Altare, con grande attenzione e precisione, anche in considerazione delle dimensioni ed i pesi dei vari pezzi. 44 Fig. 55 - La Mensa disegnata sulla bancata in cava prima di estrarla L’ENEL PER LA BASILICA DI S. FRANCESCO M. Dal Co (Direttore Immagine e Comunicazione) All’indomani del terremoto che ha colpito Umbria e Marche, Enel con le sue strutture tecnologiche ha voluto realizzare una serie di iniziative in favore delle popolazioni e della salvaguardia e il ripristino dei monumenti di inestimabile valore colpiti dal sisma. Tra queste, merita una particolare considerazione l’attivazione di un sistema di monitoraggio dinamico presso il Sacro Convento e la Basilica di Assisi, per studiare l’entità degli effetti del terremoto sugli edifici e le loro modalità di risposta. Tale sistema, che rimarrà in funzione fino al 2001, consentirà di valutare l’efficacia degli interventi di consolidamento che verranno eseguiti, permettendo cosi di variarne le modalità in tempo utile nel caso si rivelassero inadeguati. Nell’aprile del 1998, Enel con la collaborazione dei Frati del Sacro Convento, dell’Istituto Centrale per il Restauro e della Soprintendenza per i Beni Ambientali Architettonici Artistici e Storici dell’Umbria - Perugia, ha curato ed allestito una mostra permanente che attraverso le immagini fotografiche della Basilica ha cercato di tener vivo il ricordo di quelle opere divenute inaccessibili a causa del sisma. La mostra denominata “Aperta per restauri”, è tuttora allestita nella città di Assisi. L’area del complesso basilicale, inoltre, è stata oggetto di un intervento illuminotecnico volto a ripristinare il sofisticato impianto, realizzato da Enel già nel 1991 che aveva interessato gli interni 46 della Basilica Inferiore e Superiore di San Francesco, dando nuova vita agli splendidi affreschi. Un progetto basato sulla opportuna valorizzazione della chiesa sia come luogo religioso che come monumento. L’impianto di illuminazione della Basilica Superiore ha subito, infatti, gravi danni a seguito del terremoto del 1997. Tutte le caratteristiche di alta tecnologia previste dal progetto originario sono state nuovamente rispettate Per l’illuminazione delle pareti e delle volte, sono state utilizzate lampade ad alogeni a bassissima tensione, particolarmente adatte a far risaltare i colori degli affreschi. Il piano di calpestio e l’altare sono stati invece illuminati con lampade ad alogenuri, per venire incontro all’esigenza di assicurare il livello di illuminamento prefissato per le funzioni liturgiche insieme alla necessità di limitare l’ingombro dei centri luminosi. Con questo impianto, la luce immessa negli ambienti interni ha le stesse tonalità della luce naturale diurna. È stato possibile realizzare, inoltre, cinque tipi di accensione diversificando il livello di illuminazione anche tra le funzioni religiose normali e quelle solenni, ottenendo una migliore razionalizzazione dell’energia elettrica. La potenza totale installata è di circa 30 kW con 284 apparecchi di illuminazione. I lavori, conclusi il 15 novembre 1999, sono stati realizzati da So.l.e, la società del gruppo Enel nata per dare luce alle città e per migliorare la visibilità dell’ambiente urbano valorizzando il patrimonio artistico monumentale attraverso l’utilizzo di innovazioni tecnologiche per la tutela ambientale e la sicurezza. C erco di immaginare che cosa potrà significare entrare, tra non molti giorni, nella Basilica Superiore di S. Francesco, liberata dalla selva dei ponteggi che ne faceva una sorta di strano enorme salone di metallo, ripulita nei suoi affreschi, ben illuminata, con l’altare ricostruito al centro del presbiterio. L’emozione, senza dubbio, sarà grande. Rimarrà, certo, il vuoto degli affreschi perduti (ma ci è stato detto, non definitivamente). Quei due “neutri” nella grande volta consolidata e splendente saranno come due cicatrici che ci ricordano le grandi ferite subite dal tempio in quel tragico 26 settembre 1997. Sono sicuro che il mio pensiero andrà inevitabilmente alla desolante visione che ebbi quando, la mattina del giorno seguente al terremoto, mi affacciai a guardare l’interno della Basilica Superiore: qualcosa che assomigliava all’effetto di un bombardamento. E il pensiero andrà anche, commosso, a coloro che, in quel tragico giorno, in quel luogo hanno perduto la vita. La Basilica di San Francesco restaurata, resa nuovamente accessibile a tutti, sarà un grande dono. Un dono per tutti i francescani, i quali amano quel tempio nel quale la straordinaria bellezza spirituale di Francesco viene cantata dalla straordinaria bellezza artistica uscita dalle mani di sommi maestri. Un dono per tutti i devoti e gli ammiratori di San Francesco, anche non cattolici e non cristiani, che in quel luogo incontrano il piccolo, povero e affascinante “fratello universale”. Un dono per i visitatori che giungono ad Assisi da tutto il mondo e che nella Basilica Superiore si trovano di fronte ad uno dei capitoli più suggestivi dell’arte italiana. Un dono anche agli assisani, ai quali, in un certo senso, come concittadini di Francesco, questo luogo santo e stupendo appartiene ed è particolarmente caro (e ci auguriamo che tutti gli assisani e gli umbri che il terremoto ha strappato alle loro case possano ritornarvi quanto prima). Non è da dimenticare poi che questa restituzione della Basilica Superiore avviene alla vigilia dell’apertura del Grande Giubileo. Perciò essa è un dono anche per tutti quei pellegrini, presumiamo numerosi, che alla visita alle tombe dei santi Pietro e Paolo vorranno aggiungere la visita alla tomba di colui che è stato definito il più perfetto imitatore di Cristo. Chi riceve un dono non può non esprimere la sua gratitudine al donatore. Il numero delle persone da ringraziare, in questo caso, è davvero grande, perché tantissimi sono coloro che, a livello diverso e con diverse competenze, hanno profuso energia, intelligenza e dedizione per giungere a questo traguardo e - fatto da sottolineare - in tempi singolarmente brevi. A tutti loro desidero esprimere, in particolare, il cordialissimo “grazie” di tutti i francescani. Ma il grazie sincero si eleva anche - per usare le parole di Francesco - all’ “Altissimo, onnipotente bon Signore”, Colui che, con il Santo di Assisi, noi riconosciamo come “il bene, il sommo bene”, colui “che fa cose stupende”. Fra Agostino Gardin Ministro generale dei Frati minori conventuali 48