UN INCONTRO INASPETTATO:
SAN CAMILLO IN MEXICO….
E’ sempre grande gioia incontrare la presenza inaspettata
di una persona amata. Specialmente là dove non
s’immagina che ci possa essere. Stiamo parlando della gradita sorpresa avuta in Mexico in occasione della “IVa Giornata Mondiale del Malato”, l’11 febbraio 1996, incontrando
San Camillo in raffigurazioni antiche che ne rivelavano una
affermata devozione popolare, dovuta certamente ad una
presenza in Mexico di suoi Religiosi in anni precedenti ben
lontani dai nostri giorni, come poi abbiamo avuto conferma
tornando a Roma, e ne diamo breve sintesi in conclusione di
questo “servizio”.
Il primo impatto ecco quel che ci ha colpito. Una Esposizione Temporanea allestita dal “Comitato Coordinatore”
per lo straordinario evento vissuto dalla Chiesa del Mexico
in modo superlativo, mettendo in grande evidenza “Nostra
Signora di Guadalupe, Salute degli Infermi”, corredata di
interessanti e preziose opere pittoriche e testimonianze raccolte nei secoli.
IL PRIMO INCONTRO
E qui, in questo contesto, il primo incontro con S. Camillo, che ha suscitato un meravigliato vociare dei circa 80 pellegrini italiani che accompagnavano il Cardinale Fiorenzo
Angelini, Inviato Speciale del S. Padre per la “Giornata”, che
poco prima col taglio del nastro aveva inaugurato l’Esposizione, la visione di una tela di Autore anonimo Novohispano
del secolo XVIII (circa m. 1,50 x 2) con titolo: “San Camillo
de Lellis. Fondatore della Santissima Religione dei Padri
degli Agonizzanti e Patrono della Buona Morte”.
La tela - che riportiamo in chiusura - raffigura “L’estasi di
S. Camillo e Crocifisso” per rassicurarlo che l’opera iniziata
e fortemente contrastata “è Sua”, e che quindi vada avanti.
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Esperienza mistica vissuta da Camillo laico quando era Maestro di Casa all’Ospedale S. Giacomo di Roma, e averlo raffigurato con l’abito religioso con croce rossa rivela dipendenza da opera venuta dal “vecchio mondo”.
Mi venne subito in mente la tela che era in Bucchianico
nella stalla dove nacque, detta “quadro angelico” per una
restaurazione misteriosa dalla sera alla mattina nel 1741,
che lo raffigura così vestito e nell’identico atteggiamento. La
nostra sorpresa è stato il notare che il paliotto dell’Altare
con la piccola croce rossa al centro, è identica in questa del
Mexico e in quella di Bucchianico, fatto che conferma come
l’Autore Novohispano avesse dinanzi un modello giunto
dall’Europa. Anche la corsia di Ospedale sulla sinistra con i
Camilliani presso i letti degli ammalati si rifà ad opere del
tempo. Gli amici messicani ci hanno assicurato che opere
come queste sono alquanto diffuse, ed anche nel Seminario
Arcivescovile di Città del Messico ce ne sta una.
Di notevole interesse abbiamo trovato anche il testo del
pannello filiforme che era accanto che ne spiegava la motivazione della presenza: «Sul lato orientale della collina del
Tepeyac, nella piccola Cappella detta del Pocito - (piccolo
pozzo) - c’è una fontana le cui acque la gente prendeva o vi
si bagnava in essa, poiché la devozione popolare riteneva
che esse avevano delle proprietà curative trasmesse dalla
Vergine Morena.
Ci sono anche testimonianze di devoti sinceri che volendo
ringraziare per qualche favore ricevuto, offrono doni promessi, oppure ex voti. Tra questi ci sono molti relativi a guarigioni, stampelle, piccoli miracoli a forma di cuore, gambe,
braccia, occhi, ecc…
Gli ex-voti più belli per la loro ingenua espressività artistica, sono piccole pitture, conosciute popolarmente come
altarini, dove abbondano scene di malati giacenti sul letto, e
nelle più recenti, scene di sala operatoria. In essi il malato o
qualche familiare ringraziano per la guarigione.
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Occorre pure ricordare che la Vergine di Guadalupe fu incoronata Salute degli Infermi il 16 dicembre 1979, nel Santuario della quinta apparizione a Tulpetlac, Stato del Messico.
Infine, per gratitudine a un cristiano impegnato che
seppe vedere nel volto del fratello ammalato il Santo Volto
di Cristo, nella mostra si includono delle immagini di San
Camillo de Lellis (1550-1614), che trovò la missione della
sua vita nell’impegno per la cura verso coloro cui manca la
salute. Fu Fondatore di un Ordine Religioso consacrato alla
cura degli ammalati, i cui membri sono conosciuti come
“Religiosi Camilliani”, “Padri della Buona Morte” o “agonizzanti”. L’Ordine si stabilì a Roma nel 1584. I Religiosi Camilliani visitano ogni giorno i malati servendoli con spirito
di una carità veramente cristiana. Leone XIII dichiarò San
Camillo de Lellis patrono degli Infermi e degli Ospedali.»
Ci ha colpito l’accostamento tra Maria Salute degli Infermi e il dono del carisma specifico dato dal Signore a San
Camillo, anche se chi ha allestito l’Esposizione non conosceva in profondità la dimensione esistenziale mariana del nostro S. Camillo lo ha trovato consequenziale.
Più avanti troviamo una riproduzione fotografica di una
Immaginetta, o copertina di qualche libretto di preghiere
per l’assistenza ai morenti. La qualità della riproduzione
non è delle migliori, dovuto probabilmente all’originale antico, ma è molto significativa la didascalia che l’accompagna: "San Camillo de Lellis, Glorioso Patriarca, Speciale
Avvocato nell’ora della morte, ed efficace Protettore nelle
necessità".
La tematica raffigurata evidenzia uno degli aspetti specifici di San Camillo e dei suoi Religiosi: la lotta strenua con i
demoni nell'estremo passo e la loro azione efficace nella salvezza dell'Anima. L'Angelo Custode che piange, e il fascio di
luce che piove dalla SS.ma Trinità sul morente per l'intercessione di S. Camillo, inginocchiato ai piedi del letto sono
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la sintesi di numerosi episodi narrati dal suo primo biografo, il contemporaneo camilliano P. Sanzio Cicatelli, che mette in risalto il carisma affidato dal Crocifisso a Camillo, e ai
suoi Religiosi, è quello specifico di aiutare le Anime nello
scontro finale con il Maligno.
Altra sorpresa nella visita alla Cattedrale che sorge al centro dell’antica Città Azteca, è
l’impatto con una Statua di S. Camillo ad altezza naturale, che giganteggia in alto su un enorme capitello posizionata esattamente nel braccio
corto sinistro della crociera.
Bè… non possiamo nascondere
che ci ha colto una sensibile emozione costatare come la Chiesa Messicana ha onorato, e continua ad onorare
un Santo ritenuto grande Amico e
Protettore, da destinargli un posto di
tale onore e devozione per i suoi meriti e la sua efficace intercessione
presso Dio.
LE ORIGINI DI QUESTA PRESENZA
La sorpresa del primo impatto, come s’è accennato
all’inizio, ci ha sollecitati una volta tornati a Roma, a riesumare vecchi appunti scarabocchiati su supporti cartacei dai
mille usi, facendo rispuntare un certo P. Andrea Scigli che si
avventurò nel ‘600 nel Nuovo Mondo. E così con l’ausilio
degli addetti all’Archivio Generale Camilliano abbiamo avuto modo di scorrere pagine di un raro esemplare libro del
1689: il “Compendio Historico della Religione de’ Chierici
Regolari Ministri degl’Infermi” del camilliano P. Carlo Solfi, che narra come l’intrepido camilliano palermitano s’imbarcò da Cadice il I° di luglio del 1666 per le Indie Occidentali.
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Scopo dichiarato dell’avventura nel Nuovo Mondo, era
quello che “stimolato da un vivo desiderio di veder posto sul
Candeliere di S. Chiesa alle adorationi de’ Popoli il suo venerato Patriarca… si fece fare un’Imagine di scoltura eccellente, rappresentante la Vergine Santissima di Loreto, decorosamente ornata, & insieme un grande stendardo, in cui da
squisito pennello al vivo s’esprimeva la miracolosa visione
di S. Filippo Neri, nella quale si miravano gli Angeli soggerir all’orecchio de’ nostri Padri assistenti ad un moribondo
i dettami del Cielo per salvezza delle Anime… (e) nella Città
di Cadice al primo di Luglio s’imbarcò sulla nave nomata
Nostra Signora dell’O, che è il medesimo, che dell’espettatione del parto della gran Madre di Dio”.
Il viaggio durò oltre tre mesi, ed ecco qualche passo della
narrazione del Solfi dell’impresa del P. Scigli: “Indi fatto capo ad un Porto nomato l’Aguada dall’abbondanza dell’acque
dolci, delle quali si provedono i naviganti (peroche l’esserne
privi è il disagio più insopportabile) giunse poscia nel termine d’otto giorni alla Vera Cruz, Porto principale della
nuova Spagna molto abbondante, munito di Fortezza, ornato di belle Chiese, e Conventi di Religiosi. Ristoratosi alquanto dalla lunga, e travagliosa navigatione, per vie montuose, scoscesi, erte, povere di alloggi, s’incamminò verso al
Messico.
Proseguendo per terra con tanta incommodi, e fatiche il
disastroso suo viaggio con un Visitatore delle Case Reali,
che dalla Corte Cattolica passava al Messico, nomato D.
Gonzales Suarez di S. Martin, giunse alla Città detta la Puebla de Los Angeles. Passato poi vicino à Guadalupe, doppo
otto giornate di strada pervenne alla Laguna, che circonda
Città del Messico. Questo Lago si dilata molto, e trovasi per
molte leghe prima di giungere al Messico, dove giunto presentò a quella Corte i suoi Regij dispacci. Era Vice Re di quel
tempo il Marchese di Mansera, & Arcivescovo D. Frà Paio di
Rivera dell’Ordine di S. Agostino, e figlio del Duca d’Alcalà;
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de i quali Signori si cattivò di maniera la benevolenza, che
ottenne di potersi fermare in quel Regno, oltre al termine
prescritto, ch’era sol tanto, che quivi fossero dimorati i Galeoni, peroche stanti le contratte indisposizioni, gli riusciva
incommoda, e malagevola la partenza….
…Così andò scorrendo il Regno Messicano, tutta la nuova
Spagna, molte Provincie, passò al minerale di Paciucca unico nella nuova Spagna; ma disastrosissimo per le strade fatte a foggia di scaloni, popolate da fuorusciti, da ladri di varie
nationi, come di banditi Spagnuoli, Mori, Zambi, Mulatti,
Mestizzi. La onde il Vice Rè lo fece scortare da numerose
guardie d’Indiani e Indi passò alla Provincia di Guaxacca in
distanza di 200. leghe, fui per dire impratticabile, per li
fiumi, che l’attraversano, per le nevi, che di continuo vi sono
in gran copia, tanto che bene spesso si trovano huomini assieme abbracciati, intirizziti dal freddo, e morti.”
La descrizione continua ancora descrivendo interessanti
scenari e tragitti, ovunque seminando la conoscenza e devozione per il “Padre Camillo”, in quel momento solo “Servo di
Dio”, e il viaggio continua per buona parte del Sud America.
I “TEMPI” DI UNA FONDAZIONE…
Il P. Scigli viaggiò per buona parte del Sud America, toccando diversi luoghi che oggi fanno parte di Nazioni diverse,
e spingendosi fino al Brasile. Ma dove si fermò di più fu a
Lima nel Perù, e all’interrogativo del perché l’Ordine Camilliano non inviò altri Religiosi per stabilire Comunità, risponde lo stesso P. Solfi:
“Il P. Scigli fece più volte à Roma gagliarde instanze di
Soggetti per quelle Fondationi; ma la scarsezza non diede
luogo à poter’appagare la pietà, e la divota propensione di
que’ Regni. Egli è certo, se la Religione per li passati contagij
di Roma, di Napoli, di Genova, e di altri luoghi, non fosse
rimasta tanto esausta di Operarij, si sarebbe agevolmente
inoltrata in quei Paesi, ed accolta con dimostrationi di sti6
ma.”
Il riferimento è al drammatico succedersi di terribili pestilenze che s’abbatterono sull’Italia, particolarmente negli
anni 1656-1657 ove morì anche il Superiore Generale, il P.
Marc’Antonio Albiti, e troviamo registrato negli Annali Storici dell’Ordine che s’era creata una situazione detta “già
quasi languente nostra Madre Religione… e le nostre Case
quasi desolate per la perdita de loro habitanti Religiosi…”
Ed è solo nel 1710 che a Lima del Perù viene fondata la
Comunidad de la Buenamuerte, ancora oggi esistente. Più
tardi seguiranno altre “Fondazioni” grazie alla disposizione
testamentaria di Donna Maria Teresa de Medina Savaria,
che oltre ad un ricco lascito stabilì che doveva essere sotto il
titolo del "Sagrado Corazòn de Jesùs".
Questa la “Cronologia” del successivo arrivo di Religiosi
Camilliani in Mexico e nell’America del Sud:
* - 5 agosto 1755 - Guidati da P. Diego Marìn de Moya,
salparono da un porto della Spagna con lui altri 5 Religiosi.
* - 10 novembre 1755 - Approdarono a Veracruz del Mexico.
* - 30 novembre 1755- Di buon mattino arrivarono a Città del Mexico, scrisse il P. Marìn, e si recarono subito "al ricco e celebrato santuario della Beata Vergine di Guadalupe,
ove abbiamo avuto la grande consolazione di celebrare la
Santa Messa, come se l'avessimo celebrata in Paradiso".
Grande lo zelo dei Religiosi nell'assistere i malati, particolarmente nelle case private, e una stima eccezionale scese in
profondità nel popolo mexicano per San Camillo che ispirava questi suoi Religiosi. Ma venne la tempesta della soppressione anche in questo angolo di mondo, e i fatti ebbero
questa sequenza:
* - 5 gennaio 1861 - La nuova Costituzione sopprime tutte le Congregazioni Religiose, non risparmiando neanche i
Camilliani. In quel momento vi erano 7 Sacerdoti, 2 Fratelli
e 1 diacono.
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* - 2 febbraio - Il Convento dei Camilliani è dato alla Curia Arcivescovile per il "Seminario Conciliare", la cui residenza era stata requisita per abbatterlo, e il Io aprile vi si
trasferirono i Seminaristi. Fu sostituita la scritta di "Convento S. Camillo" con quella di "Seminario Conciliare Tridentino".
* - 28 gennaio 1928 - Ulteriore persecuzione governativa
caccia via il Seminario e vi installa una Scuola, - 3 giugno
1938 -, a tutt'oggi esistente. La stessa sorte del Convento in
Roma sede della Curia Generalizia: longitudini e latitudini
diverse, ma stesso animo degli anticlericali!
La Chiesetta del "Sagrado Corazòn", annessa all'ex Convento San Camillo, poi Seminario, verrà in seguito abbattuta
perché andata in rovina. Ed è un peccato che non venne
conservata almeno la "vecchia Cappella", come da più parti
veniva richiesto in quel momento. Un articolo scritto nel
1919 in Mexico, la definiva "El primer templo del Sagrado
Corazòn de America".
Ancora una volta, e nell'altra parte del nostro Globo, i
Camilliani furono coinvolti nella diffusione della devozione
al Sacro Cuore di Gesù.
Oggi i Camilliani nel Sud America sono presenti oltre che
in Perù, in Argentina, in Brasile, in Colombia, in Ecuador e
in Haiti. E speriamo che presto anche in Messico arrivi la
croce rossa di Camillo a dare voce e testimonianza al carisma della Carità, esercitato in sintonia di Maria Salute degli Infermi, qui venerata col titolo di Nostra Signora di
Guadalupe.
Dal 2000 i Camilliani sono tornati in Mexico stabilendosi
in Guadalajara, fortemente voluti dall'Arcivescovo il Cardinale Juan Sandoval Iñiguez. (felix pierre)
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Il quadro presentato nell'Esposizione aveva in basso a sinistra, racchiusa in cornice ovale dipinta, questa scritta:
Ottava
Tu, chiunque tu sia, che passi guarda con attenzione
1' immagine di Camillo, quel grande Santo
che agli Agonizzanti dà gioia e
a tutti i demoni causa terrore.
Supplicalo che ti dia coraggio col suo vigore
nelle lotte dell'ultimo momento;
chiunque invoca con fiducia il suo aiuto
la Morte non lo coglie d'improvviso nell'ora fatale.
Preghiera
Camillo Padre Buono
nell'agonia il tuo aiuto
imploriamo per la vittoria
ottieni grazia e gloria. Amen!
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"San Camillo de Lellis, Glorioso Patriarca, Speciale Avvocato
nell’ora della morte, ed efficace Protettore nelle necessità”, la
didascalia di questa immaginetta sacra che lo presenta in lotta
strenua con i demoni nel momento della morte di un fedele.
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1996 Mexico, incontro con S. Camillo