Archivio Storico
NEWSLETTER N. 2
LUGLIO 2009
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In primo piano / Studi e Ricerche / Pubblicazioni / Incontri
ed Eventi / Biblioteca Storica / Fonti Audiovisive / Notizie
dagli archivi del gruppo / Acquisizioni / Curiosità
IN QUESTO NUMERO
EDITORIALE
Life Stories
IN PRIMO PIANO
L’Archivio in guerra.
Il caso Cariplo
L’impegno della Cassa per
il salvataggio del patrimonio
documentario negli anni della
seconda guerra mondiale
p. 1-2
PUBBLICAZIONI
Il diario appassionato
di una donna coraggiosa
Con il contributo dell’Archivio
storico esce in Italia da Hoepli,
il diario di Thelma Hauss, moglie
dell’architetto Giuseppe de Finetti
pp. 2-3
Le testimonianze private accanto ai documenti ufficiali
Francesca Pino
Questo numero della Newsletter propone
un approfondimento sui punti di intersezione – virtualmente infiniti – tra testimonianze private e storia generale.
Di fronte a eventi decisivi (guerre e riconversioni di pace, ristrutturazioni bancarie,
grande crisi, e altro) l’individuo è indubbiamente sollecitato, e anche costretto, ad agire, a decidere, a prendere posizione; più spesso si trova a subire, con maggiore o minore consapevolezza, le ripercussioni di mutamenti epocali o della modernizzazione tecnologica.
Ognuno – giovane o anziano, uomo o donna – si
muove con gli strumenti di conoscenza che la propria
generazione ha elaborato, e si confronta
all’interno di sistemi d’impresa, paradigmi
organizzativi, credenze religiose e fedi politiche; interagisce – secondo regole non scritte
– con reti di relazioni di varia forza e natura.
In ogni tempo, si possono rintracciare reciproche e significative influenze tra l’opera
privata e quella lavorativa e pubblica.
Il compito che l’Archivio storico porta avanti è quello
di acquisire diari e corrispondenze personali di particolare originalità, per offrire al mondo della ricerca
documentazione altrimenti destinata all’oblio, ricca di
rivelazioni a sorpresa che illuminano le carte d’ufficio
di nuove prospettive di lettura.
IN PRIMO PIANO
PUBBLICAZIONI
Domenico Boffito:
un protagonista
della Resistenza
La storia personale e professionale
di Domenico Boffito è ora
messa in luce da una biografia
recentemente pubblicata
p. 5
IN REDAZIONE
Direzione
Francesca Pino
Coordinamento
Barbara Costa
Realizzazione editoriale
Nexo, Milano
Hanno collaborato
a questo numero
Nino Del Bianco
Francesca Gaido
Stefano Majnoni
Guido Montanari
Giancarla Moscatelli
Barbara Stasi
Newsletter a cura di
Archivio Storico Intesa Sanpaolo
Via Manzoni 10 - 20121 Milano
L’Archivio in guerra. Il caso Cariplo
Il salvataggio del patrimonio documentario e artistico
Barbara Costa
In un interessante volume intitolato
Le biblioteche e gli archivi durante la
seconda guerra mondiale. Il caso
italiano (a cura di A. Capaccioni, A.
Paoli e R. Ranieri, Bologna, Pendragon, 2007, 640 pp.) viene approfondito il tema dell’opera di tutela
svolta da bibliotecari e archivisti per
mettere in salvo la parte più preziosa del patrimonio documentario
nazionale negli anni della guerra.
Dalle carte dell’Archivio della Cassa
di Risparmio delle Provincie Lombarde, fonte non vagliata nei contributi proposti, emerge con grande evidenza il ruolo della Cariplo
per la salvaguardia di una parte
importantissima del patrimonio artistico e culturale milanese e non
solo, pubblico e non solo.
Il 10 giugno 1940 l’Italia entra in
guerra. Il giorno seguente, il Comitato esecutivo della Cassa di
Risparmio, presieduto dal marchese Giuseppe De Capitani d’Arzago,
approva una delibera che «ammette nel sotterraneo corazzato del
nuovo palazzo in corso di ultimazione il deposito di oggetti di eccezionale pregio artistico o culturale
o simili da parte di autorità, enti,
istituzioni che ne facciano richiesta
a scopo di maggiore sicurezza
durante l’attuale guerra».
Il Comitato dava inoltre incarico
agli uffici competenti di predisporre uno schema di contratto per il
deposito delle opere. Garantita da
Milano negli anni della
seconda guerra mondiale,
Ufficio Storico della Resistenza
Caveau del palazzo Cariplo
Milano, 1941
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parte della Cassa la gratuità di
questo servizio, c’era la necessità
per l’ente di essere esonerato dai
danni, eventualmente provocati
dalla conservazione in locali privi
degli ideali requisiti di condizionamento.
A pochi giorni di distanza dalla
delibera – il nuovo palazzo non
era ancora stato inaugurato ufficialmente – dal Castello Sforzesco arrivarono le prime casse contenenti opere d’arte; nei mesi
successivi anche la Fabbrica del
Duomo, Brera (la Pinacoteca, la
Biblioteca, l’Osservatorio), l’Ambrosiana, il Poldi Pezzoli e molte
altre istituzioni, anche da fuori
regione, trovarono nel caveau
della Cassa di Risparmio il luogo
più sicuro della città. Come ha
scritto Ornella Selvafolta, storica
dell’architettura, «il palazzo sotterraneo sarebbe servito anche
da rifugio antiaereo, contribuendo quindi attivamente, non solo
all’“operosità del risparmio” ma
anche alla salvaguardia del patrimonio artistico e alla sicurezza
della città».
Fra il 12 e il 13 agosto 1943,
durante i bombardamenti, mentre il caveau custodiva i tesori
della città, gli archivi della Cassa,
sia quelli correnti che quello “storico”, furono oggetto di numerosi traslochi. Le carte dell’Archivio
ci mostrano lavoratori con valigie
stipate di documenti che, utilizzando ogni mezzo di trasporto
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disponibile (ad esempio i tram
dell’Azienda elettrica municipale),
si spostano fra Milano e il suo più
sicuro hinterland in condizioni
assolutamente precarie e a rischio
della loro stessa vita.
Nel gennaio 1945, con le sorti
della guerra ormai segnate e le
enormi difficoltà nelle comunicazioni, paventando un blocco totale dell’attività bancaria, la Cassa
prese la grave decisione di trasferire la documentazione antica,
ancora conservata presso la Ca’ de
Sass, a Cernusco sul Naviglio, Sant’Albino e Vimercate e di riportare
in sede le pratiche necessarie al
disbrigo degli interessi correnti. Il
trasloco delle carte, che testimoniavano le prime radici della
Cassa, fu autorizzato dalla Commissione «a scanso di pericoli, in
ore di oscurità e in pericolo di maltempo» e fu effettuato «mediante
autocarri a trazione elettrica».
Nei mesi che seguirono la Liberazione, il poter ancora contare su
una memoria storica condivisa
salvatasi dalle macerie morali e
materiali di un ventennio devastante, il sapere che «la gente
sentiva [che] la sua Cassa di
risparmio era una cosa sua, ben
radicata, sempre la stessa»,
come scriveva Nino Gutierrez
nell’agosto del 1945, diede un
contributo non piccolo alla rinascita di quella istituzione che, di lì
a pochi anni, diventò la più grande Cassa di risparmio del mondo.
PUBBLICAZIONI
Il diario appassionato di una donna coraggiosa
Con il contributo dell’Archivio storico di Intesa Sanpaolo
esce in Italia il diario di Thelma de Finetti
Francesca Gaido
Thelma de Finetti
Anni di guerra 1940-1945,
a cura di Giovanni Cislaghi
e Mara De Benedetti, Milano,
Hoepli, 2009
Grazie al contributo del Politecnico di Milano e dell’Archivio storico di Intesa Sanpaolo è stato pubblicato da Hoepli Anni di Guerra 1940-1945, il diario
di Thelma de Finetti (nata Hauss), moglie del noto
architetto e urbanista milanese Giuseppe de Finetti, nella traduzione dall’inglese di Mara De Benedetti affiancata nella curatela da Giovanni Cislaghi.
Le memorie, tra le poche testimonianze di donne
straniere residenti in Italia durante il secondo conflitto mondiale, sono lo specchio delle vicende del
Nord Italia dal 1940 al 1945: la lotta antifascista a
Milano, a cui i coniugi de Finetti partecipano attivamente nascondendo nella loro casa di via del
Gesù 6-8 numerosi partigiani, tutti menzionati nel
diario; i bombardamenti, le deportazioni di civili in
Germania e la difficoltà della sopravvivenza quotidiana, sino alla Liberazione. L’attenzione dell’autrice, dotata di particolare sensibilità per la natura
umana, si rivolge in special mondo alle tante
donne che, nel momento del pericolo e del sacrificio estremo della vita, hanno saputo dar prova di
grande coraggio, fermezza e fiducia nei valori della
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libertà e della giustizia, in opposizione alla brutalità allora imperante. Come Freya Deichmann, sorella di Hans Deichmann, antinazista attivo in Italia, e
moglie di Helmut von Moltke, l’ispiratore del fallito attentato a Hitler. Così Thelma de Finetti la ricorda nella pagina del 26 novembre 1944: «Hans è
ritornato l’11 novembre e ci ha raccontato il suo
viaggio dall’Alta Slesia alla Renania. [...] Suo
cognato, Helmut von Moltke, corre un pericolo
terribile: potrebbe essere impiccato, perché è accusato di essere stato a conoscenza del complotto di
luglio per uccidere Hitler e per rovesciare il regime,
anche se era in campo di concentramento già sei
mesi prima dell’attentato. Ci ha parlato del coraggio di sua sorella, che è sola con due figli piccoli.
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Lei ha detto che poteva finire solo così, non potevano vivere se non lottando contro i nazisti, le loro
leggi e le loro azioni, che sono tutte malvagie. Grazie a un pastore protestante, coraggioso e impegnato, che fa da tramite alle loro reciproche informazioni e lettere, sa che il marito rimane altrettanto saldo e coraggioso quanto lei di fronte alla separazione finale. Una grande coppia e, credetemi, ce
ne sono molte in tutta Europa che vivono nel pericolo e fanno sacrifici indicibili per riaffermare la
loro fede nella Verità e nella Libertà».
FONTI AUDIOVISIVE
«Gli industriosi
della domenica»
Il film di Pupi Avati
sulla storia della Cassa
di Risparmio di Bologna
Giancarla Moscatelli
Thelma con i figli Mary
e Peter Worthington, Milano,
via Marchiondi 3, estate 1930
«Gli industriosi della
domenica», 1987,
fotogramma dal film
di Pupi Avati
PUBBLICAZIONI
Disegni e documenti dell’architetto Achille Majnoni
L’inventario delle carte consentirà nuove prospettive di ricerca
Stefano Majnoni
Achille Majnoni (1855-1935) fu un famoso architetto attivo dal 1878 – anno della sua laurea in
architettura civile al Politecnico di Milano, suo
maestro essendo Camillo Boito – fino al termine
del primo conflitto mondiale. Quando Umberto I
decise di trasformare la Real Villa di Monza in propria residenza estiva, gli affidò, a partire dal 1891,
il compito di restauro e di riadattamento dell’opera di Piermarini. Pochi anni dopo, il re lo nominò
architetto regio a sua personale disposizione, lasciandogli ampia facoltà
di lavoro con altri committenti. Da quel momento egli divenne un
architetto à la page,
richiesto dal gran mondo
milanese e lombardo.
In base alla raccolta dei
suoi disegni e progetti, conservati nel fondo Majnoni presso l’Archivio Storico Civico e Biblioteca
Trivulziana di Milano, si calcolano in 120 le opere
progettate e/o realizzate nel corso della sua vita.
Majnoni, architetto umbertino, operò nell’ambito
del barocchetto e si distinse soprattutto in compiti
di ristrutturazione d’interni. Molti suoi interventi,
mirati all’ammodernamento e al decoro di edifici
storici e di gran pregio artistico, gli imponevano
quel rispetto verso gli elaborati precedenti da cui
mai derogò. Progettò
Achille Majnoni,
Disegno per un
ambiente della Villa
Reale di Monza,
16 ottobre 1891
Il modo per raccontare la storia
della nascita di un istituto di credito è prevalentemente quello di scrivere un libro. Negli anni Ottanta
del Novecento, con lo sviluppo dell’home video si sono però aperte
nuove possibilità che la Cassa di Risparmio di Bologna ha subito preso
in considerazione per la produzione
di un interessante video utilizzato a
scopo istituzionale, commissionato
al regista bolognese Pupi Avati in
occasione del 150° anniversario
della fondazione della Cassa.
Il regista ricostruisce in modo
sapiente la vicenda storica della
banca, dalla costituzione, avvenuta
nel 1837, che inizia con la movimentata riunione dei sottoscrittori,
per proseguire con la giornata
d’apertura della Cassa, tra le attese
dei primi clienti, e concludersi con
le immagini attuali di un istituto
moderno, con sportelli automatici e
nuove operatività. Filo conduttore
del racconto è un ipotetico impiegato, che racconta la storia partendo dal regalo ricevuto per la prima
comunione: un libretto di risparmio
della Cassa.
Fotografia e costumi, insieme al linguaggio declinato nella sua naturale inflessione ed espressività dialettale, restituiscono in maniera efficace lo spirito del tempo, fatto di
semplicità, collaborazione e nascente imprenditorialità. Le musiche di
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anche mobili, disegnò
addobbi, fu un arredatore
di spicco e uomo di gusto
nonché uomo di mondo.
Nonostante la sua fama
tra i contemporanei, la critica ne parlò sempre con
misura e gli storici dell’architettura lo stanno riscoprendo oggi dopo anni di
silenzio. L’inventario delle
carte di Majnoni – cui si
affianca quello delle carte
di sua moglie, la fiorentina
Maria di Poggio Baldovinetti che Achille sposò a
Firenze nel 1890 – è stato ora pubblicato (Inventario delle carte di Achille e Maria Majnoni d’Intignano, a cura di R. Romanelli, con saggi di S. Majnoni
e O. Selvafolta, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2009, pp. XCVII, 170) e, crediamo, consentirà di
mettere a fuoco vita e opera del noto architetto.
Il volume ha ottenuto il sostegno di Intesa Sanpao-
lo che ha voluto così sottolineare il valore della
complementarietà
di
questa fonte con le carte
di Massimiliano Majnoni,
figlio di Achille, direttore
centrale della Banca
Commerciale Italiana.
Gli studiosi potranno così
integrare i documenti di
Massimiliano (1898-1957),
disponibili in copia digitale
presso l’Archivio storico di
Intesa Sanpaolo, con quelli
di Achille consultabili nell’Archivio Majnoni di Marti
(Montopoli in Val d’Arno, Pisa), previo esame dell’inventario raccolto nel volume.
Achille Majnoni,
Disegno per un parterre nella
Villa Zervudachi a Oggebbio
(Verbano Cusio Ossola)
Riz Ortolani, autore della colonna
sonora di vari capolavori del cinema e
della televisione, contribuiscono a
valorizzare ulteriormente il prodotto
cinematografico. Attualmente le
bobine originali del film non sono più
in possesso della banca, ma l’Archivio
storico di Intesa Sanpaolo ha provveduto a digitalizzare una videocassetta
del filmato, forse prodotta inizialmente con la tecnica del telecinema, della
durata di circa 30 minuti.
ACQUISIZIONI
Milano luglio 2009
Immagini del dopolavoro Cariplo
L’Archivio storico ha acquisito un ricco
fondo fotografico con le immagini
del dopolavoro Cariplo dal 1920 al
1990. Si ringrazia il consiglio direttivo
dell’Associazione Gestione Opere
Aziendali Lavoratori di Cariplo.
STUDI E RICERCHE
«Verso la città nuova, la città felice, la città veridica»
L’architettura della città futura nel pensiero di Giuseppe de Finetti
Barbara Stasi
La ragion d’essere delle città non è sempre
ovvia e palese, talora anzi è arcana e
contraddicente a facili interpretazioni […].
Gli antichi, dei quali ci è dato riconoscere
spesso norme costanti, sapienza nell’assolvere il
compito di orientare la città e di suddividerla in
convenienti porzioni, quartieri, insule, amavano
anche fantasticare di origini presiedute dagli
dei, di un destino sancito dai fati.
Nella nostra ricerca deterministica siamo noi
oggi più chiaroveggenti degli antichi? Che
cosa sappiamo noi del destino delle nostre
città? Quale prognosi possiamo osare noi,
figli della città ottocentesca, oggi che ce la
troviamo davanti dilaniata da quelle guerre
che lo stupido secolo XIX preparò,
accumulando nel cielo i nembi che da
decenni scrosciano su tutta la terra,
massacrando milioni di esseri umani?
Eppure il compito di rifare la città, di ridare
utilità e bellezza, si impone alla nostra
coscienza. Figli di un’età estetizzante,
apparentemente fortissima per potenza
organizzativa, sostanzialmente cieca ed
aberrante, noi siamo incitati da oscuri
sentimenti, da incognite forze verso la città
nuova, la città felice, la città veridica. Lo
studio della città futura è l’intento e la ragion
d’essere di questa rassegna.
Giuseppe de Finetti, Editoriale, in «La Città.
Architettura e politica», n. 1, dicembre 1945
Dalle considerazioni espresse nella citazione sopra
riportata nascono l’individuazione del tema e la
scelta del campo di analisi, dunque le ragioni, della
tesi di dottorato in Progettazione dell’Architettura
discussa da chi scrive presso l’Università di Genova
e intitolata L’architettura della città in Giuseppe de
Finetti. Piani e progetti per Milano, 1927-1951.
Mi è sembrato necessario ripartire da alcune questioni molto dibattute – ma non per questo definitivamente risolte – che hanno come denominatore
comune le modalità attraverso cui l’architettura e
la città possono stabilire un rapporto fra loro e con
la tradizione.
La ricerca si è incentrata sull’architetto Giuseppe
de Finetti (1892-1952) uno dei massimi esponenti
del dibattito sul valore e il significato della tradizione, orientato a costruire un peculiare concetto di
modernità: una specificità sancita non dal mero
aggiornamento del linguaggio architettonico –
come avviene per altri esponenti della sua generazione – ma attraverso un più complesso lavoro di
interpretazione degli elementi di continuità e permanenza della storia architettonica e urbana.
Fin dagli anni Venti, de Finetti frequenta a Milano
la cerchia culturale gravitante attorno a Raffaele
Mattioli, amico di vecchia data, futuro presidente
della Banca Commerciale Italiana, mecenate illuminato e sostenitore di letterati e artisti. In questa
sede, l’architetto può condividere alcune posizioni
culturali «decise e difficili», senza mai lasciarsi trasportare dalle seduzioni della moda corrente: nem-
Dalla copertina della rivista
definettiana «La Città.
Architettura e politica»,
n. 2, marzo-aprile 1946
Giuseppe de Finetti,
Progetto per la ricostruzione
della Galleria, schizzo
prospettico dell’ottagono.
Milano, ottobre 1944
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meno quella che andava sotto il nome di «razionalismo», anteponendo l’uso della ragione a qualsiasi «ismo». Una simile ascendenza illuminista – rinvenibile nel suo pensiero e nel suo atteggiamento
progettuale – è assai evidente nel grande progetto
urbano per Milano che occupa, a più riprese e in
diverse occasioni, tutta la sua vita.
In particolare, la figura di Giuseppe de Finetti offre
la possibilità di verificare il rapporto fra tradizione
e modernità attraverso un tema di eccezionale
portata come quello del progetto urbano. La sua
dichiarata ricerca di continuità con la Milano illuminista, nonché i suoi studi storici – veri e propri
saggi di analisi urbana ante litteram che risalgono
sino alle radici antiche del capoluogo lombardo –
consentono di studiare le virtualità operative e l’efficacia della tradizione messa di fronte alle specifiche esigenze del mondo a lui contemporaneo.
Per i motivi sopra menzionati, l’esperienza del concorso per il piano regolatore di Milano del 1927
– al quale Giuseppe de Finetti partecipa come
capogruppo del Club degli Urbanisti con il progetto Forma urbis Mediolani classificatosi al secondo
PUBBLICAZIONI
Memorie di un
diplomatico
Il diario di Tommaso
Gallarati Scotti
Nino Del Bianco
posto – costituisce un campo di analisi significativo perché mette in risalto i caratteri più tipici dell’architettura del secolo passato nel nostro paese,
l’interpretazione critica della modernità, il rapporto con la città, con i monumenti, con la storia. Ma
il concorso è anche un racconto di lunga durata
che coinvolge Milano, le sue rovine e il pensiero
sull’architettura che si confronta con esse.
PUBBLICAZIONI
Domenico Boffito:
un protagonista della Resistenza
I documenti del fondo Boffito contribuiscono alla riscoperta della sua figura
Guido Montanari
È stata recentemente pubblicata la biografia
Domenico Boffito: un economista dalla banca alla
Resistenza, scritta da Fiorenzo Mornati (Alessandria, Ugo Boccassi, 2009, pp. 108).
Domenico Boffito (Felizzano, Alessandria, 1897 –
Milano, 1945) è una figura ancora poco conosciuta nonostante i meriti acquisiti in numerose e
diverse attività.
Allievo di Luigi Einaudi all’Università degli Studi di
Torino, dove si laureò nel 1919 in giurisprudenza,
venne assunto dalla Banca Commerciale Italiana
nel 1920. Divenne il primo direttore dell’Ufficio
studi (1924-1931) e poi capo della Statistica della
Banca Commerciale
Italiana (1932-1941),
ma fu anche professore di Tecnica bancaria
all’Università Cattolica
del Sacro Cuore di
Milano dal 1943 al
1945, in sostituzione
di Raffaele Mattioli.
Comandante partigiano e membro del Comitato di Liberazione
Nazionale Alta Italia
(CLNAI), Boffito, come
esponente del Partito
Boffito (primo a sinistra)
con Ugo La Malfa e Ferruccio Parri
12 novembre 1945
d’Azione, fu una figura chiave per gli approvvigionamenti alimentari nei difficili primi mesi dopo la
Liberazione.
La morte improvvisa, al culmine della carriera, gli
impedì di assumere nuove responsabilità e ottenere le gratificazioni che meritava, relegandolo a un
parziale oblio sia nella storia della Comit sia in
quella della Resistenza, oblio che solo ora questa
pubblicazione cancella definitivamente.
Su iniziativa del figlio, professor Carlo Boffito, e
con il patrocinio del Comune di Felizzano, Fiorenzo Mornati, ricercatore dell’Università degli Studi
di Torino, ne ha ricostruito la figura, ponendo
soprattutto l’accento
sull’evoluzione del suo
percorso intellettuale,
dagli studi sino agli ultimi scritti sulla Ricostruzione. L’autore, oltre a
utilizzare le carte personali di Boffito, conservate a Felizzano presso
la casa di famiglia, ha
consultato i fondi dell’Archivio storico di
Intesa Sanpaolo, da cui
è stato supportato
nelle attività di ricerca.
Il duca Tommaso Gallarati Scotti
(1878-1966), cattolico modernista, letterato, diplomatico, figura
eminente nel campo civile quale
presidente del Banco Ambrosiano
(dal 1953 al 1964) e dell’Ente
Fiera, fu una delle più spiccate personalità lombarde della prima
metà del secolo scorso. Il volume
da me curato, Tommaso Gallarati
Scotti, Memorie riservate di un
ambasciatore, 1943-1951 (Milano, FrancoAngeli, 2009, 160 pp.),
è il diario delle vicende da lui vissute quale esule antifascista in Svizzera e poi come ambasciatore italiano, il primo del dopoguerra, a
Madrid (1945-1946) e Londra
(1947-1951). Lo scritto riveste una
notevole importanza per la rilevante posizione politica dell’autore e
per i singolari avvenimenti da lui
vissuti in quel periodo tanto drammatico della storia italiana.
Appaiono di particolare interesse
le rivelazioni circa i contatti con
la principessa Maria Josè, intesi a
salvare l’istituto monarchico, e le
relazioni diplomatiche nelle due
capitali; fondamentali fra esse il
suo impegno per la realizzazione
del Patto Atlantico e l’azione
pertinace per ottenere la restituzione di Trieste all’Italia.
Preziose per la ricerca si sono rivelate le fonti conservate nell’Archivio
storico di Intesa Sanpaolo. In particolare ho potuto consultare le carte
di Gallarati quale presidente del
Banco Ambrosiano (patrimonio
archivistico Banco Ambrosiano
Veneto) e le carte personali di Massimiliano Majnoni (patrimonio archivistico Banca Commerciale Italiana).
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