LA VOCE DEL POPOLO I preziosi consigli di Jesper Juul ce vo /la .hr dit w.e ww ATTUALITÀ Aggressività, un’emozione che bisogna saper gestire educa An no VIII • n. 2 201 o i g 65 • Martedì, 8 mag di Patrizia Chiepolo Mihočić H o avuto l’occasione di conoscere le opere di Jesper Juul tanti anni fa durante la preparazione del mio esame di Stato per diventare educatrice prescolare. A dire la verità a quel tempo il suo libro più famoso (la “Bibbia dell’educazione“), “Il bambino competente” mi sembrava un’utopia. Non avevo dei bambini e quindi tutto quello che Juul scriveva era per me un mondo lontano. Poi, dopo tanti anni ho ripreso le sue opere ed ho capito i motivi del comportamento dei miei figli e degli altri bambini. Non c’è alcun dubbio in quello che sta scritto; la difficoltà più grande sta solo nel mettere in atto i suoi consigli. Lo scorso mese Juul ha tenuto una conferenza a Capodistria sul tema del comportamento aggressivo nei bambini. A dir poco interessante, ha spiegato le radici e i motivi di questo comportamento. “Il comportamento aggressivo è stato per molto tempo un pericoloso tabù. Ho avuto l’occasione di visitare villaggi SOS dove c’erano tanti bambini classificati come pericolosi perché aggressivi. Quando chiesi alle persone competenti se avessero mai chiesto a questi pargoli il perché della loro rabbia, tutti mi guardarono in modo stra- no. Nessuno aveva mai parlato con loro; erano stati messi da parte e basta. Purtroppo ancora al giorno d’oggi l’aggressività viene vista come una malattia e non come un problema della società. Tempo fa venni contattato da una madre che mi disse: ‘Nostra figlia, due anni e mezzo, ha morso il suo amichetto d’asilo per due volte lo stesso giorno. All’asilo ci hanno consigliato di portarla da uno psicologo. Lei cosa ci consiglia?’ La mia risposta fu breve: dovete cambiare asilo! Perché? Perché ovviamente all’interno di questa istituzione non ci sono persone competenti che possano capire dei bambini così piccoli. Non c’è dubbio che ognuno di noi nasca con uno specifico temperamento. Alcuni sono riflessivi e introversi, altri esuberanti e intraprendenti, altri ancora sono aggressivi: io li chiamo ‘guerrieri’. Questi ultimi sembrano considerare ogni sfida e ogni ostacolo come qualcosa da abbattere con tutte le forze di cui dispongono. Alcuni bambini, quando sono frustrati o non riescono a far funzionare un giocattolo come dovrebbe, piangono in silenzio, i ‘guerrieri’ invece gridano, lo lanciano o lo colpiscono con calci. Spesso anche nella vita adulta si comporteranno nello stesso modo La conferenza si è svolta a Capodistria e non vale la pena tentare di cambiarli. I bambini di due-tre anni non hanno la possibilità di esprimere la loro frustrazione o i loro problemi parlando. Questo perché il loro cervello lavora molto più velocemente della lingua. Per risolvere il loro disagio usano l’aggressività. Mordono, graffiano o picchiano. Ci sono state tante ricerche per scoprire se esiste una teoria sull’aggressione. Purtroppo non esiste, ed è questo il problema più grave. Non sappiamo molto sulle cause che rendono tali le persone, però sappiamo che, per questo tipo di natura, la vita può essere dura: si ha un grande dispendio di energie e difficoltà nelle relazioni con gli altri. L’origine più comune dell’aggressività è rintracciabile piuttosto nella sensazione di non avere, per i nostri cari, il valore che vorremmo. La nostra prima reazione è l’aggressività. Diventiamo irritabili, stizzosi, rabbiosi.“ Segue a pagina 2 2 educa Dalla prima pagina Secondo Juul, quindi, l’aggressione non è un fatto genetico, ma viene dettato dalla società nella quale viviamo. È una reazione al sistema che ci circonda. L’esempio più importante che Juul ci ha mostrato, è quello legato alle emozioni. Sia negli asili che nelle scuole le emozioni espresse dai bambini vengono spesso criticate; se un bambino ride perché è felice può farlo, ma senza esagerare. Se piange perché è triste raramente viene consolato: può essere triste, ma non c’è bisogno di piangere, “ormai è grande per farlo“. Da qui poi nascono tutte le frustrazioni che si trasformeranno in aggressività. Negli adulti, l’aggressività trova frequentemente espressione in uno stato di guardia, in un’irritazione latente che spinge spesso a litigare “per niente”. Quando ciò accade, è tempo di confrontarsi e valutare lo stato di salute della relazione, di sé stessi e dell’altro. Si è visto che maschi e femmine reagiscono in maniera differente. Se le donne preferiscono esprimere la loro rabbia con il pianto, gli uomini invece si chiudono in un silenzio e si rifugiano nelle loro attività preferite, dietro ad un giornale o davanti alla TV. Questo perché nel passato alle donne non è stato permesso di esternare la loro rabbia e la frustrazione in modo estroverso; venivano spesso classificate come isteriche per il loro comportamento. I bambini, trascorrendo più tempo con le madri che non con i padri, hanno appreso questo comportamento silenzioso. Hanno sviluppato così i cosiddetti sintomi psicosomatici: mal di testa, mal di pancia, febbre e altri sintomi che spesso vengono a galla quando il bambino si sente frustrato per un motivo qualunque (problemi a scuola, disagio, paura…). Si è visto che soltanto il 15% dei bambini esprime la propria aggressività come segno di disagio verso il mondo circostante. Il resto tiene questo disagio per sé, diventando persone depresse, autodistruttive. Comportamento che con l’andare degli anni può portare persino al suicidio. Un fatto allarmante che può venir troncato parlando con i bambini, senza però fare la solita domanda errata: “cosa c’è che non va?”, perché la risposta sarà sempre la stessa: “niente!”. Al bambino bisogna chiedere chi lo ha fatto arrabbiare, ovvero perché è arrabbiato, conoscere il motivo. Un bimbo aggressivo manda coscientemente al mondo un richiamo d’aiuto. E sta a noi riconoscerlo e aiutarlo. L’aggressività non è sempre una cosa negativa; fa parte, assieme alla paura, il dolore, la sessualità e la felicità, delle emozioni naturali dell’uomo. Bisogna saperla “usare” in modo creativo e costruttivo. Scaricare questa forza nello sport, nel lavoro, in varie competizioni nelle quali, senza un briciolo di aggressività non riusciremo mai Martedì, 8 maggio 2012 Il terapeuta familiare Jesper Juul ad avere dei risultati. Secondo Juul questo sentimento può avere una prospettiva sia morale che esistenziale, e noi abbiamo la responsabilità e il potere di decidere quale delle due scegliere. Ad esempio: se qualcuno è violento con noi, possiamo decidere di non rispondere allo stesso modo, perché è sbagliato (scelta morale) oppure farlo per difenderci (scelta esistenziale). Quando invece questi due valori vengono a mancare abbiamo nuovamente due possibilità: crescere e svilupparci come degli esseri umani che sapranno scegliere la strada giusta, oppure dare la colpa di tutto a tutti. Nella maggior parte dei casi se non siamo soddisfatti con quello che facciamo o pensiamo è sicuramente perché lo facciamo in un modo errato. Non c’è bisogno allora di tirare fuori l’aggressività, ma di cambiare atteggiamento. La conclusione è semplice. Bisogna aiutare il bambino, l’adolescente, a sviluppare un linguaggio verbale; saper dire e spiegare il perché della rabbia e della frustrazione. Tutto questo può venir fatto dimostrando interesse, curiosità, conoscenza, dialogo e feedback personale. Solo in questo modo potranno integrarsi e capire, ad esempio, che se ami qualcuno lo riempi di baci (feedback). “I bambini e i ragazzi hanno bisogno della nostra empatia e della nostra volontà di comprendere cosa si agiti in loro. Ad essere in gioco non è mai il loro amore per i genitori, bensì la loro autostima.” La carta d’identità di Jesper Juul Jesper Juul è un terapeuta familiare, insegnante, consulente e supervisore, nato nel 1948 in Danimarca. Negli anni ‘70 ha diretto il Kempler Institute of Scandinavia, un centro di specializzazione in terapia familiare. La sua esperienza ultratrentennale lo ha portato a sviluppare ed elaborare un’idea della famiglia e del sostegno ai genitori, a partire dalla messa in discussione delle famiglie di tipo patriarcale-autoritario e anche quelle di tipo permissivo-antiautoritario e per individuare possibilità concrete di azione e di sostegno alle famiglie. Per Juul “la famiglia competente” e il principale obiettivo da raggiungere nel lavoro e nel sostegno è quello di aiutare i genitori ad ampliare la loro competenza decisionale per poter compiere le scelte giuste anche in situazioni difficili. Punto di partenza del suo approccio, sono alcune importanti parole intorno a cui sviluppa il suo contributo: pari dignità, autenticità, integrità, ruolo di guida dei genitori, responsabilità comune e responsabilità individuale, i limiti, i valori, l’autostima, il senso di comunità, sono alcuni dei temi ricorrenti nella sua attività. Il suo modo di intendere il sostegno ai genitori e alle famiglie si lega non tanto a un modello precostituito da applicare senza tener conto delle diversità familiari e culturali, quanto a un processo di conoscenza e di consapevolezza genitoriale: consigli, stimoli e suggerimenti pratici, principi che ognuno può portare nella propria famiglia, affinché ognuna possa trovare una propria personale risposta alle seguenti domande: Come possiamo trasformare i sentimenti di amore per i nostri figli in comportamenti capaci di esprimere questo amore? Di cosa hanno bisogno genitori e figli per vivere bene insieme? È possibile condurre una vita più piacevole e serena con la famiglia e con il partner? (pcm) educa 3 Martedì, 8 maggio 2012 LABORATORI Obiettivo: promuovere lo scambio di esperienze tra coetanei Quando la matematica diventa un gioco Il Centro Interdipartimentale per la Ricerca Didattica S di Tiziana Dabović i è svolta a Trieste la nona edizione della manifestazione “La matematica dei ragazzi: scambi di esperienze tra coetanei”. Inserita in un progetto approvato dal CIRD – Centro Interdipartimentale per la Ricerca Didattica dell’Università di Trieste essa è inclusa tra le attività del Piano nazionale Lauree Scientifiche – Progetto “Matematica e Statistica” dell’Università degli Studi di Trieste. Si tratta di un incontro tra allievi di scuola primaria e secondaria il cui fine è quello di promuovere lo scambio di conoscenze matematiche. Lo stesso si svolge con cadenza biennale fin dal 1996. La novità di quest’anno è che ad aderire alla manifestazione sono state 48 classi, di tutti i livelli scolari, per un totale di più di un migliaio di studenti provenienti da tutte le province della regione, ma anche dalle scuole di lingua italiana di Slovenia e Croazia. A partecipare infatti alla Festa della matematica, oltre agli alunni di Pola, Parenzo, Pirano, Isola e Capodistria, sono stati i piccoli dell’asilo Rin Tin Tin di Pola. L’incontro, preparato e organizzato dal Nucleo di Ricerca Didattica del Dipartimento di Matematica e Geoscienze dell’Università di Trieste, si è tenuto nelle aule del Liceo Scientifico “Galileo Galilei” di Trieste. Dodici invece le classi delle scuole della Regione Friuli-Venezia Giulia, di cui una con lingua d’insegnamento slovena, che hanno gestito altrettanti laboratori di matematica fruibili a vari livelli scolari e che hanno posto in rilievo aspetti storici e applicazioni della matematica. I laboratori sono stati concepiti in modo da divertire, con l’intento di coniugare le esperienze acquisite al gioco. In alcuni casi sono state usate le fiabe ideate dagli alunni stessi, per spiegare con Il CIRD – Centro Interdipartimentale per la Ricerca Didattica dell’Università di Trieste, attivo dal 1999, è stato rifondato nel 2005. Attraverso i numerosi Dipartimenti che vi aderiscono, esso promuove, svolge e coordina le attività legate alla ricerca didattica e di formazione per gli insegnanti; favorisce lo scambio di informazioni ed esperienze tra le varie realtà del settore formativo e della diffusione della cultura, offrendo altresì agli insegnanti e al l’aiuto di materiali semplici, quali cannucce da bibita e carta, le varie forme geometriche. È stato simulato un incontro con i più grandi matematici e filosofi greci, in cui i ragazzi sono stati invitati a immaginare uno scambio di opinioni col grande Euclide. I Laboratori hanno sollecitato i ragazzi a osservare lo spazio circostante in modo diverso, proposti sotto forma di gioco per i bambini invitati a percorrere sentieri geografici risolvendo nel contempo rompicapi che sembrano impossibili. Le proporzioni matematiche sono state spiegate con l’aiuto di una passeggiata in una “matematicittà” ricca di negozi e uffici, per scoprire come il nostro vivere quotidiano è permeato da proporzioni matematiche e leggi di proporzionalità diretta o inversa. In alcuni Laboratori si è parlato di strumenti che permettono di svolgere in modo automatico o quasi - le quattro operazioni. È Mirare a una comunità aperta agli scambi e agli incontri La scuola come piacere di scoprire le cose “Passare troppo tempo a studiare è pigrizia”, così la pensava il filosofo Bacone. Nella Grecia antica, passare il tempo a “studiare” era un piacere. Il termine scholé indicava il modo con cui i giovani coltivavano le proprie conoscenze sotto la guida di maestri. Un tempo libero, anzi liberato, dedicato al piacere di scoprire le cose, ai ragionamenti, al pensiero. L’ etimologia della parola secondo alcuni porta al verbo echo, che significa avere. Dunque, scholé come uno spazio per ricevere qualcosa, per crescere e per discutere. La scuola come spazio pubblico che si sostituisce alla logica mercantile del profitto, del lavoro, degli affanni. Per questo biso- gna mirare a una scuola aperta agli scambi e agli incontri, che coltivi la saggezza pratica come capacità di rapporto con gli altri, di riflessione e di dibattito. Ma dov’è questa scuola? Corsi e ricorsi “Oggi i ragazzi, belli e pronti, a ogni fine di spiegazione, non solo si alzano, ma sciamano dai loro posti e schiamazzano indecorosamente. Ne deriva una tale boriosa convinzione di superiorità che, gonfiati dall’applauso tumultuoso dei compagni, irridono all’insegnante”. Non è la nota di un prof di oggi, “cum indecora exsultatione”, si va indietro al primo secolo dopo Cristo. Marco Fabio Quintiliano nella sua “Istituzione oratoria”. Questo per dire che non è cambiato nulla, nella scuola. I problemi sono gli stessi. Valutando s’impara La scuola è tutta una pagella: il prof dà i voti allo scolaro, gli esperti danno il voto al prof (lo chiamano ranking perché non è proprio un voto ma un gradino raggiunto), il ministero dà un voto alle scuole e agli scolari, che a loro volta danno i voti ai prof. Voti pubblici (Invalsi) e ranking privati (Fondazione Agnelli). Intanto arriva VALeS (valutazione e sviluppo scuola): 1.053 scuole candidate a farsi valutare per migliorare, ma i posti sono solo 300. In palio non ci sono soldi, ma progetti. Un successo del ministro. sistema scolastico servizi di supporto scientifico e didattico. Il CIRD elabora ogni anno un programma con numerose proposte didattiche per le varie discipline. Ad attività e ricerche già collaudate, se ne affiancano di nuove, anche su proposta del mondo della scuola e delle varie istituzioni. Il CIRD punta inoltre a favorire lo scambio reciproco di informazioni con il contesto socialculturale in cui opera, curando la diffusione delle informazioni atta stato studiato l’abaco, la cui origine si perde nella notte dei tempi; i bastoncini di Napier, inventati in Europa circa quattro secoli fa e il regolo calcolatore, caduto in disuso soltanto con l’invenzione della calcolatrice tascabile. I ragazzi del Liceo Scientifico con lingua d’insegnamento slovena “France Prešeren” di Trieste, hanno preparato un laboratorio sugli strumenti ottici: spettrometro, caleidoscopio, periscopio, lente d’ingrandimento, sempre usando concetti di fisica e geometria. Gli alunni dell’ISIS, S. Pertini di Monfalcone, hanno presentato il laboratorio “Algebra o geometria?”. Dai Babilonesi ai giorni nostri, i partecipanti hanno avuto l’occasione di ripercorrere alcune delle tappe storiche che hanno caratterizzato l’evoluzione del pensiero matematico. Il Liceo Scientifico “Galileo Galilei”, in pratica gli ospitanti, hanno preparato un laboratorio sullo studio delle trasformazioni a coinvolgere la cittadinanza del territorio, ma anche quella delle zone limitrofe. I problemi dell’insegnamento scolastico sono oggetto di attenzione del Comitato del CIRD. Esso riunisce docenti e ricercatori impegnati a diffondere le loro discipline attraverso azioni di divulgazione e di ricerca didattica. I progetti approvati dal Comitato, vengono supportati dal punto di vista organizzativo e nella ricerca di finanziamenti, a seconda delle possibilità. (td) geometriche, quali le traslazioni, le simmetrie, le rotazioni. Stimolante il titolo: Transformers, che si richiama a un noto film amato dai ragazzi. Dalle trasformazioni delle figure geometriche si è passati alle permutazioni delle quaterne, alle trasformazioni numeriche che generano progressioni. Attraverso modellini, esemplificazioni, esperimenti, insomma un gioco. La scuola di Latisana ha sfoggiato il caos deterministico, attraverso lo studio di quei sistemi dinamici la cui evoluzione appare estremamente sensibile alle condizioni iniziali. Vi sono stati numerosi spunti interdisciplinari: il problema “dei due soli”, le previsioni meteorologiche, il cuore, e altri. Questi alcuni dei laboratori che hanno coinvolto i piccoli matematici, ragazzini che hanno lasciato Trieste con un bagaglio in più, quello per l’esattezza, di continuare a scoprire matematicamente il mondo. 4 edu Martedì, 8 maggio 2012 ATTIVITÀ In visita alla sezione periferica della scuola materna «Fregola» di Buie Giornalisti in erba all’asilo di Mom C hi l’avrebbe mai detto. Non vanno ancora a scuola, non sanno praticamente leggere ma ci hanno spiegato tutto sul giornalismo. Loro sono i pargoletti della scuola materna “Fregola“ di Buie, sezione periferica di Momiano. Diciassette “fregoline” le quali, informate dalle loro maestre Daniela e Gigliola del nostro arrivo, ci hanno accolto raccontandoci tutto quello che sanno sul mondo dei giornalisti. Leo: “I giornalisti fanno tanti giornali dove possiamo leggere tutto quello che è successo giorni fa. Loro raccontano i fatti alle persone, vanno da un paese all’altro e raccolgono le notizie. Solo quelle belle però, quelle brutte non le scrivono, sono troppo brutte. Poi c’è anche il fotografo che fa le foto di noi bambini.” Arian: ”Quando succede qualcosa loro vanno subito sul posto e poi scrivono di quello che è successo, ma mai senza il fotografo. Anche lui serve.” Sandi: “Il lavoro del giornalista mi piace perché non è pericoloso, loro possono fare quello che vogliono.” Gordana: “Io vorrei fare la giornalista per andare come voi a visitare i bambini degli asili.” Andrei intervisterebbe i piloti, mentre Arian farebbe un’intervista al suo amico Filip. Sorpresa dal loro sapere, chiedo alle maestre se hanno parlato in questi giorni di questo tema, ovvero se i bambini hanno già avuto l’occasione di conoscere da vicino come nasce un giornale. “Ne abbiamo parlato questa mattina in breve, li abbiamo informati del vostro arrivo, niente di particolare. Ma alcuni sono dei grandi chiacchieroni e sanno tante cose perché sono molto attivi e curiosi”, ci conferma la maestra Gigliola. Il fatto che siano chiacchieroni e tanto simpatici l’abbiamo capito da subito. Seduti nel loro “salotto” ci guardano incuriositi e non vedono l’ora di raccontarci della loro recente gita. Leo: “Siamo stati in tanti posti lontani e vicini. Siamo stati a Dignano a vedere i bambini che reci- LEGGENDE La loro storia viene raccontata in un libro illustrato realizzato dai membri dell’associazione «Ruta C Masmalico, lo gnomo che protegge il bosco di Tram Sull’isola di Cherso, nell’antico bosco di Tramontana, vive uno gnomo di nome...Masmalico. È di natura benevole, ti darà volentieri una mano, però non farlo arrabbiare e non deturpare la bellezza della sua dimora. Se deciderà di farsi vedere, lo riconoscerai dal cappello a punta rosso e dai pantaloni blu. Inizia così la leggenda dei piccoli abitanti del bosco sull’isola di Cherso, i Masmalici. Chi sono? Da dove provengono e perché sono così importanti per l’isola? Per capire meglio la loro storia siamo arrivati fino a Cherso dove ad ospitarci è stata Vesna Jakić, membro dell’associazione “Ruta Cres”, il cui scopo è migliorare la qualità della vita sull’isola di Cherso. Fondata nel 2000, l’associazione, mediante progetti e contenuti cerca di arricchire l’identità sociale, culturale, ecologica e turistica dell’isola. Oltre a mantenere le tradizioni e le leggende del posto, l’associazione è conosciuta per lo più per i suoi lavori legati alla feltratura della lana grazie ai quali hanno saputo attirare bambini e ragazzi di tutte le età. Il fine di questi progetti legati alla lana è quello di organizzare meglio il tempo libero dei ragazzi e sviluppare la loro creatività, inserire nel lavoro ragazzi disabili, nonché risolvere un problema ecologico molto importante che è quello del riciclo della lana non usata per scopi industriali. L’ultimo progetto, quello più simpatico, è per l’appunto legato alla leggenda dei Masmalici, la cui storia è diventata un libro illustrato scritto in lingua croata, italiana e inglese. Ci racconti come nasce l’idea di questo libro Deve sapere che esiste questa leggenda la quale racconta della presenza di questi piccoli esseri che vivono nel bosco di Tramontana. La conoscono quasi tutti gli abitanti di Cherso. Quando un nostro socio, Mirjana Mauhar, ebbe l’idea di creare con la lana questi piccoli gnomi, cominciarono ad arrivare tante persone pronte a raccontarci le storie che conoscevano sui Masmalici. In breve tempo quest’idea divenne un qualcosa di grande che poteva venir usato nel lavoro con i ragazzi e i bambini. In collaborazione con le scuole, elementare e media, decidemmo di formare dei laboratori dove i partecipanti avrebbero ascoltato queste storie, creato con la lana questi personaggi, i loro cappelli. Dopo di che tutti assieme si andava nel bosco di Filozići a cercare questi gnomi. I bambini, con i cappelli rossi in testa, raccontavano da soli la loro storia dei Masmalici, ognuno spiegava cosa fanno, dove vivono e come sono fatti. Come può vedere il nostro laboratorio è pieno di queste bellissime foto sotto alle quali c’è scritta la storia raccontata dai bambini. Da qui è nata l’idea di fare un albo illustrato, in modo che anche gli abitanti delle altre città, o i turisti che visitano Cherso, possano leggere e far rivivere i racconti presenti in questa parte settentrionale dell’isola nell’altopiano della Tramontana, dove vivono questi gnomi chiamati Masmalici. Chi sono in realtà i Masmalici? Sono degli esseri che vivono in questi boschi, così racconta la leggenda. Una volta i Masmalici venivano usati per spaventare i bambini birichini. Ora invece sono diventati una specie di custodi dei boschi, degli spiriti buoni ma che al momento del bisogno possono trasformarsi in piccoli diavoletti pronti a proteggere il loro habitat. Infatti, tramite il pro- getto “Il segreto dei Masmalici”, che è anche il nome dell’albo illustrato, l’Associazione Ruta cerca di educare ecologicamente i bambini e i ragazzi, prestando particolare attenzione alla protezione della natura e alle tradizioni dell’isola. Quanti sono e come si chiamano i Masmalici? Sono cinque: Piagnucolone, Castagno, Ciuffo, Ruta e Valentino. Ognuno di loro ha una particolarità specifica e lo si può vedere guardandoli. I bambini amano tanto questi personaggi e spesso si identificano con essi. Il progetto ha preso il via due anni fa. Durante questo periodo i bambini hanno usato la lana delle pecore autoctone e con la tecnica della feltratura hanno realizzato un’intera tribù di gnomi in feltro, usando anche spille, arazzi, cappelli rossi a punta e altro ancora. Dietro ad ogni particolare, fatto con tanta attenzione e amore, c’è il messaggio dei Masmalici: proteggi la natura e conservala per le generazioni future. Quanto tempo serve per creare il più piccolo dei vostri gnomi? Dipende. Il solo processo di feltratura di un pezzo di lana di circa un metro quadrato dura quasi due ore. Dopo di che la lana viene colorata, asciugata e poi tagliata. Si passa poi alla cucitura dei vari pezzi che può essere veloce o richiedere più tempo uca Martedì, 8 maggio 2012 5 miano Le “fregoline” dell’asilo di Momiano tavano come noi (hanno partecipato all’Incontro con la fantasia, ndr) e poi abbiamo visto la casa nave e ancora tanti edifici antichi. Due anni fa abbiamo fatto i paleontologi e abbiamo ‘creato’ l’era glaciale”. L’era glaciale? Le maestre ci spiegano che due anni fa avevano portato avanti il progetto dedicato ai dinosauri e ai vulcani. “I bambini erano molto presi dal discorso dei dinosauri, sfogliavano spesso dei libri e ne parlavano. Abbiamo deciso così di portare avanti per un periodo questo tema. Per prima cosa abbiamo creato un grandissimo scheletro di cartone e abbiamo nascosto i pezzi nel nostro giardino. Per fortuna il giorno prima avevano tosato l’erba e quindi questo ci ha facilitato il lavoro. Con quest’erba abbiamo ricoperto i pezzi e poi abbiamo giocato ai paleontologi. Abbiamo cercato i pezzi e ricostruito questo dinosauro enorme.” “C’era il T-Rex nel nostro giardino!”, ci spiega Ayrton tutto emozionato. “Era grandissimo e poi abbiamo messo i nostri dinosauri (giocattoli) in un grande bicchiere pieno d’acqua e li abbiamo congelati. L’era glaciale!” “Mi invece go el CD dell’Era glaciale”, sottolinea Enea. “Adesso invece facciamo le finestre”, continua Arian. Si tratta del nuovo progetto intitolato “La casa – dai tetti di Momiano”. Ma vediamo più da vicino le fasi del progetto. Ce lo spiega la maestra Daniela. “A noi piace tanto lavorare con le cose che troviamo attorno a noi, anche per sviluppare un discorso partendo dalle nostre risorse. Abbiamo scelto la casa in generale e siamo partiti dalla descrizione del tetto, in quanto è la prima cosa che i bambini hanno notato osservando una casa. Passeggiando per Momiano abbiamo osservato le case, partendo dalla più vecchia del paese. Tutto quello che i bambini dicevano noi lo abbiamo segnato e lo pubblicheremo nel nostro giornalino a fine anno. Siamo stati anche a Buie dove hanno avuto l’occasione di vedere un’architettura un po’ diversa, le finestre in stile veneziano. I bambini, in piccoli gruppi di cinque, hanno scattato da soli del- le foto che poi abbiamo commentato in asilo. Hanno avuto a disposizione dei libri da sfogliare e poi hanno creato da soli delle casette e delle finestre usando cartoncini, salviettine di carta, bicchieri di plastica e altro materiale riciclato. Il bello sta nel fatto che dietro a queste finestre i bambini hanno dovuto mettere la foto di quello che vorrebbero vedere quando spalancano la finestra di casa. Alcuni hanno così messo le foto scattate durante le nostre passeggiate, altri vi hanno disegnato dei ragni, dei gatti e altro ancora. Lungo il corridoio si possono osservare tantissimi lavori fatti dai bambini. In fondo c’è una grande casetta fatta con il cartone sul cui tetto si trova una cicogna realizzata con l’ovatta, le mollette e alcuni bastoncini di legno”. “Il progetto andrà avanti sicuramente fino alla fine dell’anno scolastico. Noi seguiamo sempre gli interessi dei bambini e quindi nulla è forzato. Se vediamo che non sono disposti per fare una determinata cosa, si mette da parte l’idea per un po’ e poi si riprende. Comunque finora hanno dimostrato tanto entusiasmo. Oggi, ad esempio, abbiamo parlato delle chiavi. Sono stati invitati a portare delle chiavi vecchie che poi abbiamo osservato e commentato. I bambini sono pieni di fantasia e questo ci sprona ad andare avanti e continuare con il programma”, ha concluso la maestra Daniela. (PCM) res» montana se ad esempio si vuole dare un tocco personale al pupazzo. Ad esempio qui abbiamo un Masmalico in veste Heavy Metal, con tanto di chitarra elettrica in mano; in questo caso il processo dura più a lungo in quanto questa chitarra viene poi riempita con della spugna o dei pezzi di stoffa. Questo oltre ad essere un laboratorio è anche un negozio di souvenir autoctoni. Vendiamo tutto quello che viene creato all’interno del laboratorio. Sono dei souvenir originali. Comunque sono per lo più oggetti fatti dai bambini durante i vari progetti. I cuscini, ad esempio, sono ripieni di lavanda, salvia e altre piante aromatiche che i bambini hanno raccolti da soli durante le nostre uscite nell’ambito del progetto “Biljni san u vunu umotan” (Sogno vegetale avvolto nella lana). Abbiamo creato anche dei Masmalici odorosi, riempiendo la testa con lavanda e rosmarino al posto della stoffa. Piccoli souvenir che rallegrano chi li acquista portando tanto buonumore. Pesci, fiori, burattini...il laboratorio è un arcobaleno di colori e personaggi che rallegrano la stanza. Fanno parte anche loro di un progetto specifico? Certamente. E sono tutti legati alla salvaguardia della natura. I pesci che pendono dal soffitto fanno Uno gnomo nel bosco di Filozići realizzato da Igor Zlatkov parte del progetto “Un sogno marino”. I bambini sono andati a Lussino a visitare l’associazione Plavi svijet (Mondo azzurro), che si occupa della salvaguardia del mare e dei delfini, hanno trascorso una giornata integrativa ed educativa e poi, al ritorno, hanno creato questi meravigliosi pesciolini con varie tecniche di feltratura. In seguito è nata pure la “tasca per le storie di mare”, dove ognuno ha potuto inserire il proprio racconto personale. I fiori e i burattini invece sono stati creati durante il “teatro di lana” e rappresentano i personaggi della storia “Il vestito Vesna Jakić, dell’associazione “Ruta Cres” da ballo del soffione giallo”. Dato che la maggior parte dei bambini di Cherso non è mai stata in un vero teatro, abbiamo organizzato una gita fino al Teatro dei burattini di Fiume. Una bellissima esperienza. Anche i bambini con esigenze specifiche prendono parte ai vostri laboratori? Noi lavoriamo con bambini che soffrono di dislessia o iperattività (sindrome da deficit di attenzione). Si è visto infatti che per i primi è molto importante sviluppare la coordinazione degli arti, specialmente delle mani e lavorando in questi laboratori loro usando tantissimo le mani, le dita e sviluppano la motricità fine. I secondi invece, gli iperattivi, sono talmente impegnati nella pestatura della lana, nella lavorazione e si concentrano al massimo, rilassandosi completamente. E questa influisce molto sul loro comportamento. Ci dica la verità; i Masmalici esistono veramente? Non lo so. Non vi resta che controllare di persona, conclude Vesna Jakić prima di salutarci. Detto fatto. Saliamo in macchina e ci avviamo alla ricerca del fantasti- co bosco di Filozići. Dopo una decina di minuti arriviamo in questo magico bosco ed...eccoli! Ci sono davvero! Sono alti circa un metro e mezzo. Non sono vivi ma fatti di legno. Opera di Igor Zlatkov che visitiamo nella sua casa alla fine del bosco. ”I bambini venivano spesso in questo bosco a cercare gli gnomi della leggenda. Così due anni fa ho deciso di creare dei miei personaggi che avrebbero dato un qualcosa di magico a questa storia. Ce ne sono nove e sono tutti fatti di un unico pezzo di legno – ci spiega Igor Zlatkov. Elena Dorotti 6 educa Martedì, 8 maggio 2012 INNOVAZIONE Il sistema informativo è stato realizzato da un team di esperti di Fiume «Lumens», l’Università in un clic S i chiama “Lumens 5+” ed è un sistema integrale modulare informativo pensato appositamente per le esigenze del mondo universitario. Questo innovativo sistema, che è stato presentato recentemente negli spazi della facoltà di Ingegneria edile di Fiume, è stato realizzato dalla facoltà di Management turistico e alberghiero, in collaborazione con le ditte RIS di Castua e Prospekt di Fiume. Il vantaggio principale di Lumens, che rappresenta una sorta di “risposta” ai sistemi informativi che vengono utilizzati negli atenei croati, è che può venir utilizzato sia dall’amministrazione che dai professori e dagli studenti, agevolando notevolmente l’esecuzione di quasi tutte le attività “accademiche”. “L’informatizzazione del sistema universitario in Croazia è stata avviata più di dieci anni fa, ossia nel 2001 attraverso l’ISVU (Sistema Informativo Universitario). Tuttavia, esistono tuttora varie problematiche in questo campo, come la scarsa integrazione dei sistemi esistenti, e per tale motivo, abbiamo deciso di fare un passo avanti in questo senso”, ha spiegato Mi- slav Šimunić, della facoltà di Management turistico e alberghiero. Un altro aspetto importante, come ha osservato Šimunić, è che nel 2005 la Croazia ha adeguato il proprio sistema universitario al nuovo sistema delineato nel processo di Bologna, in quanto uno dei principali obiettivi di questa riforma è la realizzazione di uno Spazio europeo dell’istruzione superiore. Ovviamente, questo spazio deve essere dotato di un sistema informativo compatibile e coerente. “In questo senso, il nostro team di esperti ha iniziato a lavorare sul progetto del sistema informatico Lumens al fine di risolvere i problemi esistenti, ovviamente in armonia con il Processo di Bologna. Il primo risultato del nostro lavoro è stato il Learning management system (LMS), una piattaforma applicativa (o insieme di programmi) che permette l’erogazione dei corsi in modalità e-learning, che è stato introdotto nella facoltà di Management turistico e alberghiero un paio d’anni fa e viene potenziato costantemente. Al fine di rendere questo sistema più professionale e applicabile a livello nazionale, europeo, ma anche mondiale, abbia- Un momento della presentazione mo deciso di affidarci ai programmatori della ditta informatica RIS, mentre l’identità visiva di Lumens è opera dell’agenzia Prospekt. Lumens è stato dimensionato sulle reali necessità degli utenti. Per tale motivo, abbiamo trascorso la maggior parte analizzando i bisogni degli utenti e i problemi che devono affrontare”, ha detto Šimunić. Mislav Šimunić mentre illustra le caratteristiche di Lumens Una grande attenzione è stata rivolta all’ergonomia del software, che è semplice e intuitivo. Inoltre, il sistema è stato messo a punto in modo da poter essere utilizzato in qualsiasi facoltà, a prescindere dalle differenze e dalle peculiarità, nonché può venir ottimizzato sulla base delle necessità future. Tramite Lumens, gli studenti possono consultare il proprio libretto universitario elettronico in qualsiasi momento, ricevere in tempo reale gli avvisi dei professori e della segreteria studenti, possono scaricare e scambiare con i colleghi le dispense e altro materiale per gli esami, nonché effettuare incontri on-line con i docenti. I professori, invece, possono seguire in via elettronica le tesi di laurea dei laureandi secondo criteri unificati, nonché preparare e monitorare i propri insegnamenti. Inoltre, tramite Lumens si possono consultare ricerche e resoconti per le esigenze delle facoltà, delle Università di appartenenza, come pure del ministero competente. L’altro importante vantaggio di questo sistema, che può essere utilizzato in diverse lingue, è il fatto che si basa sulla tecnologia SaaS (Software as a Service), un modello di distribuzione del sof- tware applicativo dove un produttore di software sviluppa, opera e gestisce un’applicazione web, che mette a disposizione dei propri clienti via Internet. Questa tecnologia consente quindi, di diminuire notevolmente le spese per l’acquisto dell’attrezzatura informatica. Diminuiscono, inoltre, i tempi per l’installazione dell’applicazione rispetto ai sistemi tradizionali e sono garantiti un aggiornamento e un controllo continuo del sistema. Monica Kajin Benussi Unione fra la tradizione classica e la ricerca tecnologica più avanzata Cicero, il prof di latino adesso è digitale È stato pensato per gli studenti liceali, ma risulta utile anche per i genitori preoccupati per i famigerati “compiti a casa”: un tutor di latino che sostituisce le vecchie ripetizioni. Online. Perché al posto del professore c’è un sofisticato software che guida durante l’analisi logica e corregge nella successiva traduzione. Si chiama Cicero e sarà disponibile gratuitamente. Su iniziativa della Fondazione Agnelli, in partnership con l’Ansas (agenzia del Miur), tutti i licei italiani potranno averlo collegandosi a www. fga. it. Il nuovo maestro digitale è figlio di un’unione inedita tra la tradizione classica e la ricerca tecnologica più avanzata. Ora è pronto a confrontarsi con il grande pubblico del web. Avvertono però gli studiosi che l’hanno brevettato: Cicero non aiuta a copiare, ma a ragionare sul testo, restituendo al latino la dignità calpestata dalle traduzioni in rete. E in questa complessità risiede il suo tratto originale. L’idea è di due linguisti poco più che trentenni, Matteo Boero e Adriano Allora, che per oltre due anni hanno lavorato all’ambizioso progetto: dare vita a un istitutore digitale che superasse i limiti degli esercizi interattivi tradizionali - vero/falso o risposta multipla - per verificare la reale consapevolezza dei ragazzi. Una guida esperta che accompagni gli allievi prima nel ragionamento logico, poi nella scelta lessicale più pertinente. Così Boero, allievo di Gian Luigi Beccaria e consulente di latino presso Loescher, ha lavorato sui contenuti. Ad Allora, linguista computazionale, è spettata la traduzione nel codice informatico. E uno specialista di sistemi complessi, Ivan Molineris, ha fatto il resto. Dai tre “evangelisti” della ricerca è nato Cicero, che ha affascinato la Fondazione Agnelli per l’originale connubio tra cultura classica e innovazione. Il software è stato sperimentato da otto professori di tutta Italia, da Torino a Siracusa, e 250 studenti dei licei (classico, scientifico e linguistico). Il funzionamento appare semplice. Il docente assegna i compiti a casa di latino, versione scelta tra quelle disponibili nel programma, che include Fedro e Cicerone, Livio e Apuleio, ma potrà arricchirsi su iniziativa degli stessi professori. Lo studente lavora su una schermata con tre finestre: a sinistra, il testo latino, al centro lo spazio da riempire con la traduzione, e a destra le domande di Cicero: un magister esigente, che chiede all’allievo prima di districarsi nel labirinto di proposizioni principali e subordinate, soggetti e complementi, e solo in una seconda fase - sollecita la traduzione, conducendo i ragazzi verso la soluzione. Alla fine del lavoro, circa un’ora e mezza a versione, Cicero saluta alla sua maniera - “Gaudeamus, hai finito!” ma non è autorizzato a dire come è andata. Consegnerà invece il suo report al professore, il quale sarà informato dettagliatamente delle competenze di analisi e di traduzione dello studente. Nella scheda compare anche un voto, che spetta però all’insegnante confermare o correggere. Complessivamente il funzionamento di Cicero evoca una sorta di Grande Fratello del latino in grado di documentare quali sono le attitudini e le difficoltà degli studenti. Materiale prezioso sia per gli editori della scolastica, sia per il ministero che deve tracciare le linee guida della materia. Cicero introduce per il latino quel che My Math Lab (Pear- son) ha già fatto per la matematica, guadagnandosi cinque milioni di utenti nel mondo. In Italia esiste già un My Tutor per l’esame di maturità, e per il prossimo anno scolastico gli editori si stanno attrezzando di guide elettroniche come Eugenio - omaggio a Montale - che aiuta lo studente nell’analisi del testo letterario. Gli stessi artefici di Cicero stanno lavorando a un software capace di illuminare la selva oscura della Commedia, ma ci vorrà ancora del tempo. educa 7 Martedì, 8 maggio 2012 EDUCAZIONE Grazie allo sport i ragazzi possono imparare che cosa significa successo e fallimento Se la scuola insegna a saper perdere F orse per il governo conservatore inglese in piena crisi d’immagine questo di Cameron è soprattutto un disperato tentativo di recuperare punti per i tories, che i sondaggi danno al minimo storico, più che un reale interesse nel valore dell’education. Ma di certo si inserisce nel solco di una generale voglia di disciplina tra i banchi che è partita proprio dall’Italia. Oltretutto nel Paese che vanta i college più prestigiosi e che ha rinunciato, malvolentieri, alle pene corporali sugli alunni soltanto pochissimi anni fa, nel 1986, la ricetta “tutti in piedi” di Cameron appare non adeguata a risolvere i problemi di una scuola, quella pubblica, di scarsa qualità e penalizzata oltre che da gravi fenomeni di bullismo anche dall’assenteismo dei ragazzi fin dalla scuola dell’obbligo. Un assenteismo che Cameron pensa di combattere esercitando maggior severità prima di tutto con le famiglie dei ragazzi. L’ipotesi del governo infatti è quella di trattenere l’indennità (versata settimanalmente per ogni figlio per i meno abbienti) alle famiglie che non fanno rispettare l’obbligo scolastico ai loro ra- gazzi. Insomma se un alunno non va a scuola il problema va risolto dalla famiglia altrimenti niente assegno di circa 30 euro a settimana. Ipotesi che ha suscitato reazioni negative mentre quella del “tutti in piedi” ha provocato più reazioni sarcastiche. E in Italia? Che cosa succede nelle classi? Sul fronte rigore e disciplina l’ex ministro, Mariastella Gelmini, ha avuto più coraggio di Cameron. Pur sotto un diluvio di critiche ha ripristinato nel 2008 il valore del voto in condotta con conseguente bocciatura in caso di insufficienza. Dopo iniziali resistenze è risultato evidente che il voto di condotta e le sanzioni introdotte per i comportamenti più gravi, ovvero la sospensione o addirittura l’espulsione in caso di atti di bullismo in classe, sono servite da deterrente e hanno fornito ai docenti uno strumento in più per arginare e controllare quelli che sono veri e propri atti di teppismo. I ragazzi si alzano in piedi quando entrano gli insegnanti? Indossano il grembiule? Dipende: nel nostro Paese la libertà di insegnamento è tutelata dalla Costituzione e dal 2001 vige l’autonomia per gli istituti scolastici, dunque sono mae- Scompaiono francese e tedesco Istruzione, l’inglese poco e male L’inglese, poco e male. E basta. Francese e tedesco resistono in poche scuole. La ristrutturazione Gelmini ha lasciato ben poco spazio alle lingue straniere. La situazione è così grave che con l’avvento del ministro Francesco Profumo sono arrivate in Parlamento le prime interrogazioni. Ma, soprattutto, gli insegnanti si stanno organizzando. A Bergamo Lorenza Faro, docente di francese del liceo Lussana e dell’università di Bergamo, ha scritto al ministro, sottolineando che la seconda lingua è stata “di fatto azzerata” nei licei, cioè nelle scuole che preparano all’università. All’istituto comprensivo di Trescore, l’insegnante Chiara stri e professori a decidere insieme al dirigente scolastico quali regole di comportamento imporre ai propri studenti. Dopo il giro di vite imposto dal precedente governo ora però Mocchi, in occasione della Settimana della francofonia che si celebra in tutto il mondo all’inizio della primavera, ha realizzato con i suoi allievi una mostratappeto, cinquanta metri di cartelloni, “Expo langue française, 50 mètres de culture bleu blanc rouge”. Tutto lungo 50 metri di corridoio, una quarantina di argomenti, sessanta cartelloni realizzati da più di 10 classi. “Con questo materiale – spiega – andremo poi nelle quinte elementari, per spiegare ai ragazzi che si iscriveranno alle medie la bellezza e l’utilità del francese”. L’utilità? “Certo. La Bergamasca è piena di aziende e gruppi francesi. Auchan, Leroy Merlin, sembra cominci a soffiare un’aria diversa. E non soltanto in Italia. Nelle ultime settimane infatti si è parlato di scuola ad esempio per protestare contro l’eccesso di compiti assegnati a casa. Una po- Roma, iniziativa di Cittadinanzattiva nell’ambito della campagna Impararesicuri Spot e giochi, così gli studenti imparano la sicurezza Qualcuno ha scelto di diventare regista e girare uno spot contro il fumo. Altri hanno preferito dadi e pedine per creare un nuovo gioco. Studenti in campo per parlare di sicurezza. Sono nati così: un corso per mini-volontari della Protezione civile a Ostuni, filmati per una campagna contro “le bionde” nelle aule a Bologna, un gioco dell’oca sulla sicurezza scolastica a Viareggio e un racconto sull’acquisto online di prodotti anabolizzanti a Roma. Sono questi i progetti vincitori del premio Buone pratiche per la sicurezza e la salute a scuola Vito Scafidi, promosso da Cittadinanzattiva nell’ambito della Campagna Impararesicuri. L’iniziativa è un omaggio al giovane Vito Scalfidi, il ragazzo di 17 anni morto nel 2008, vittima del crollo del soffitto del liceo scientifico Darwin di Rivoli. Il concorso ha come obiettivo quello di “diffondere la cultura della sicurezza nelle scuole, premiando gli istituti che già si stanno impegnando sul tema e mettendo in rete le buone pratiche realizzate”. ”È importante rendere pubblici tutti questi progetti – ha spiegato il sottosegretario all’Istruzione, Elena Ugolini – perchè sono una patrimonio per tutti. Per il prossimo anno occorre inoltre dare una comunicazione ancora più capillare del premio per fare in modo che sempre più scuole partecipino”. ”Nel corso delle sei edizioni del premio sono stati realizzati oltre mille progetti sulla sicurezza a scuola – ha ricordato la responsabile Scuola di Cittadinanzattiva, Adriana Bizzarri – ambito in cui si registrano ancora criticità”. Tra queste, “gli scarsi fondi a disposizione, l’anagrafe dell’edilizia sco- lastica ancora incompleta, i limiti del patto di stabilità, le decine di episodi l’anno di cedimenti strutturali, le 2.200 classi con oltre 30 studenti”. “Avere un’anagrafe dell’edilizia scolastica è importantissimo - ha concluso Titti Po- stiglione del Dipartimento di Protezione civile – come è essenziale mettere a confronto questo censimento con la pericolosità e i rischi di calamità sui territori. Per fare prevenzione bisogna avere consapevolezza del problema”. Paribas, Bonduelle per dirne alcuni. E tante aziende che fanno export verso la Francia, a cominciare da Gewiss. E la Svizzera vicina. Parlare francese è un vantaggio se si cerca lavoro, visto che l’inglese ormai è un prerequisito”. Invece tutti a far spagnolo, perché credono che sia facile, la domanda supera l’offerta, non ci sono insegnanti. Invece le cattedre di francese si riducono. lemica partita dai genitori francesi ma sulla quale si è detto d’accordo anche l’attuale ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, che ritiene opportuno “limitare i compiti di tipo tradizionale”, stimolando i ragazzi anche attraverso diverse forme di partecipazione. Non solo. É stata messa in dubbio anche la validità dell’assegnare voti bassi o addirittura voti in assoluto insieme alle bocciature. Dal Berchet di Milano è partita la proposta di cancellare i voti inferiori al 4 perchè ritenuti troppo frustranti ed umilianti per i ragazzi. In questo quadro quindi l’altra proposta di Cameron, ovvero quella di insegnare ai ragazzi a perdere e a confrontarsi con l’insuccesso, appare in decisa controtendenza e comunque più ricca di spunti degni d’attenzione. ”Occorre insegnare sport attraverso i quali i ragazzi imparino che cosa significa ottenere un successo ma anche che cosa vuol dire affrontare un fallimento”, ha detto Cameron. Ed è più o meno questo che dovrebbe essere il senso dell’assegnazione dei voti e di una eventuale bocciatura. Certamente non una punizione ma un passo avanti rispetto alla consapevolezza delle proprie capacità, delle mete conquistate e di quelle che ancora vanno raggiunte. 8 educa Martedì, 8 maggio 2012 FORMAZIONE La Scuola elementare italiana «Dolac» ha partecipato a questo interessante progetto Comenius, culture che si intersecano I l progetto Comenius è giunto alla sua fase finale. La SEI “Dolac” è stata l’unica scuola a livello nazionale a far parte del programma europeo Comenius, precisamente del progetto BIRDS (Behavior and Intercultural Respect, Development in Schools - Comportamento e rispetto interculturale, Sviluppo a scuola), a cui prendono parte cinque scuole medie superiori e tre elementari provenienti da Cipro, Germania, Turchia, Grecia, Polonia, Romania e Croazia. Si tratta di un progetto che parla di multiculturalità e si propone di educare gli alunni nel rispetto delle altre culture, studiarle e mettere in pratica quello che si è imparato. Perché il nome BIRDS? Ce lo spiega la prof. Dunja Kučan. “Il nome, che è un acronimo, in realtà rappresenta anche gli alunni che sono paragonati a degli uccelli. Una volta diventati grandi voleranno verso l’ignoto. La scuola avrà il dovere di prepararli a questo loro viaggio e a questa realtà. Gli obiettivi principali sono analizzare e confrontare gli effetti dell’educazione interculturale e presentare esempi didattici validi.” Dato che la scuola è frequentata da moltissimi stranieri (ci sono circa undici minoranze presenti), la prima parte del progetto, iniziato l’anno scorso, riguardava la cucina multietnica. I ragazzi hanno lavorato molto e, oltre agli alunni, nel progetto sono stati inclusi tutti gli insegnanti. Gli alunni, aiutati da genitori e parenti, hanno fatto una ricerca sulle ricette dei loro Paesi di provenienza (Italia, Russia, Cina, Ungheria, Bosnia, Usa), e hanno dimostrato in questo modo di aver compreso l’importanza del concetto di multiculturalità. Ora, alla fine del mese di aprile, i rappresentanti di tutte le scuole partecipanti hanno visitato la scuola Dolac con lo scopo di conoscere i ragazzi e di prendere parte alla terza e ultima fase del progetto, la presentazione della Guida di benvenuto e alla finalizzazione del Calendario multiculturale. ”Tutta la scuola ha preso parte a questo progetto e a questa guida. Si tratta praticamente di un manuale che aiuta sia gli insegnanti che gli alunni ad accogliere un nuovo bambino, straniero, nella nostra scuola. La guida è divisa in più parti, viene spiegato cosa deve fare la direttrice, cosa la pedagogista, come si devono comportare gli alunni e come i genitori. Un lavoro davvero bello ed educativo al quale si è lavorato tantissimo.“ Gli ospiti, guidati da Roland Schneidt, direttore della scuola tedesca, nonché capo di tutti i direttori della Baviera, hanno espresso il loro entusiasmo visitando ogni singola classe che li ha accolto in modo diverso: cantando, recitando o semplicemente porgendo delle domande in lingua inglese. “È un’esperienza bellissima – ha detto Schneidt – i ragazzi parlano bene l’inglese e questo è un grande vantaggio. Hanno studiato prima la cucina straniera e poi la cultura, ora sono pronti per affrontare i problemi interculturali. Tutto questo progetto è stato un grandissimo lavoro. Pur viaggiando noi lavoriamo, ma abbiamo fatto in modo che il lavoro diventi pure un momento di svago e divertimento. La vostra città è bellissima, c’è da riparare qualche palazzo, ma è dav- vero bella. Anche il palazzo della scuola è meraviglioso. Si sente che ha un’anima.“ Calliope Makraki è un’insegnante d’informatica presso una scuola greca che ospita bambini disabili. “Noi abbiamo lavorato a questo progetto in forma più lieve, in quanto i nostri sono ragazzi specifici. Penso che questi progetti aiutino a capire meglio il mondo e credo che ogni scuola d’Europa dovrebbe partecipare a cose del genere. È la prima volta che vengo in Croazia. È un’esperienza molto interessante anche perché da voi, a Fiume, ci sono due culture principali che si intersecano: quella croata e quella italiana. Mi sembra che in quanto a cultura la vostra sia molto simile a quella greca.“ In autunno tutti i rappresentanti delle scuole si incontreranno in Turchia per concludere questo progetto e per preparare il prossimo. (PCM) Italia, aumenta il numero di bambini obesi Allarme dietisti, a scuola alimentazione incontrollata In Italia un bambino su tre è sovrappeso e uno su dieci obeso con il rischio che nel 50% dei casi lo sia anche da adulto. Un dato che colloca l’Italia al terzo e al quarto posto in Europa per la maggiore incidenza di bambini sovrappeso e obesi. E i dietisti lanciano l’allarme: a scuola si mangia male, nessuno controlla come si nutrono i bambini, specie quelli fino agli 8-9 anni nei quali manca l’idea di porzione e di arco di tempo. Per sensibilizzare a questi importanti concetti è in arrivo nei prossimi mesi, edito dall’Istituto Scotti Bassani per la ricerca e l’informazione scientifica di Milano, un Atlante Fotografico rivolto agli operatori del settore e alla classe pediatrica, da utilizzare con bambini e genitori perché anche a casa la situazione non è migliore. A lanciare l’allarme è l’ANDID, l’Associazione Nazionale dei Dietisti Italiani. “Se da un lato i menù sono, o almeno dovrebbero essere, preparati da un dietista, quindi bilanciati e adatti alla crescita dei bambini – spiega Giovanna Cecchetto, presidente dell’ANDID – dall’altro raramente nelle sale mensa sono controllati gli abbinamenti dei cibi, e meno ancora si verifica che i bambini scelgano correttamente gli alimenti e completino i piatti”. Senza contare poi che merendine o patatine sono spesso lo spuntino preferito scelto dai genitori, che non controllano neppure l’alimentazione a colazione e a cena. Niente da stupirsi: secondo i dati dell’ISS tra le madri di bambini in sovrappeso o obesi, il 36% non ritiene che il proprio figlio lo sia, mentre è solo il 29% a pensare che la quantità di cibo da lui assunta sia eccessiva. “La prevenzione dell’obesità infantile – dichiara la Cecchetto – deve iniziare fin da neonati, favorendo il più possibile l’allattamento protratto al seno e tenendo sotto controllo l’eccessivo recupero di peso nei primi anni di vita. Studi scientifici hanno infatti dimostrato che quasi la metà di bambini obesi reste- ranno tali anche da adulti, favorendo però la prevalenza elevata alla sindrome metabolica, strettamente connessa al tipo di alimentazione, già in età adolescenziale”. A una alimentazione scorretta, come se non bastasse, si combina poi la scarsa attività fisica. Poco consapevoli i genitori poiché su questo aspetto, solo il 43% delle madri/genitori di figli obesi e fisicamente poco attivi ritiene che svolga un’attività motoria insufficiente. Chiave di volta dovrebbe essere la scuola. Eppure, secondo i dati emersi da Okkio alla Salute, su oltre 2.200 classi di scuole primarie italiane esaminate, relativamente alla struttura degli impianti, ai programmi didattici, alle iniziative di promozione della sana nutrizione e dell’attività fisica degli alunni, solo il 68% delle scuole possiede una mensa; il 38% prevede la distribuzione per la merenda di metà mattina di alimenti salutari (frutta, yogurt) ed il 34% delle classi svolge meno di due ore di attività motoria a settimana. Inoltre solo una scuola su tre ha avviato iniziative a favore di una sana alimentazione e l’attività motoria, con il coinvolgimento dei genitori. Anno VIII / n. 65 dell’8 maggio 2012 “LA VOCE DEL POPOLO” - Caporedattore responsabile: Errol Superina IN PIÙ Supplementi a cura di Errol Superina Progetto editoriale di Silvio Forza / Art director: Daria Vlahov Horvat edizione: EDUCA e-mail: [email protected] Redattore esecutivo: Viviana Ban / Impaginazione: Denis Host-Silvani Collaboratori: Patrizia Chiepolo Mihočić, Tiziana Dabović e Monica Kajin Benussi Foto: Ivor Hreljanović, Goran Žiković e archivio Il supplemento esce con il sostegno finanziario della Regione Istriana, Assessorato alla Comunità nazionale italiana e altri gruppi etnici.