LA VOCE
DEL POPOLO
I preziosi consigli di Jesper Juul
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ATTUALITÀ
Aggressività, un’emozione
che bisogna saper gestire
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65 • Martedì, 8 mag
di Patrizia Chiepolo Mihočić
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o avuto l’occasione di conoscere le opere di Jesper
Juul tanti anni fa durante
la preparazione del mio esame di
Stato per diventare educatrice prescolare. A dire la verità a quel tempo il suo libro più famoso (la “Bibbia dell’educazione“), “Il bambino competente” mi sembrava
un’utopia. Non avevo dei bambini
e quindi tutto quello che Juul scriveva era per me un mondo lontano. Poi, dopo tanti anni ho ripreso
le sue opere ed ho capito i motivi
del comportamento dei miei figli e
degli altri bambini. Non c’è alcun
dubbio in quello che sta scritto; la
difficoltà più grande sta solo nel
mettere in atto i suoi consigli.
Lo scorso mese Juul ha tenuto
una conferenza a Capodistria sul
tema del comportamento aggressivo nei bambini. A dir poco interessante, ha spiegato le radici e i motivi di questo comportamento.
“Il comportamento aggressivo
è stato per molto tempo un pericoloso tabù. Ho avuto l’occasione di
visitare villaggi SOS dove c’erano
tanti bambini classificati come pericolosi perché aggressivi. Quando chiesi alle persone competenti se avessero mai chiesto a questi
pargoli il perché della loro rabbia,
tutti mi guardarono in modo stra-
no. Nessuno aveva mai parlato
con loro; erano stati messi da parte e basta. Purtroppo ancora al giorno d’oggi l’aggressività viene vista
come una malattia e non come un
problema della società. Tempo fa
venni contattato da una madre che
mi disse: ‘Nostra figlia, due anni e
mezzo, ha morso il suo amichetto
d’asilo per due volte lo stesso giorno. All’asilo ci hanno consigliato
di portarla da uno psicologo. Lei
cosa ci consiglia?’ La mia risposta fu breve: dovete cambiare asilo!
Perché? Perché ovviamente all’interno di questa istituzione non ci
sono persone competenti che possano capire dei bambini così piccoli. Non c’è dubbio che ognuno di
noi nasca con uno specifico temperamento. Alcuni sono riflessivi
e introversi, altri esuberanti e intraprendenti, altri ancora sono aggressivi: io li chiamo ‘guerrieri’. Questi
ultimi sembrano considerare ogni
sfida e ogni ostacolo come qualcosa da abbattere con tutte le forze
di cui dispongono. Alcuni bambini, quando sono frustrati o non riescono a far funzionare un giocattolo come dovrebbe, piangono in silenzio, i ‘guerrieri’ invece gridano,
lo lanciano o lo colpiscono con calci. Spesso anche nella vita adulta si
comporteranno nello stesso modo
La conferenza si è svolta a Capodistria
e non vale la pena tentare di cambiarli. I bambini di due-tre anni non
hanno la possibilità di esprimere la
loro frustrazione o i loro problemi
parlando. Questo perché il loro cervello lavora molto più velocemente
della lingua. Per risolvere il loro disagio usano l’aggressività. Mordono, graffiano o picchiano.
Ci sono state tante ricerche
per scoprire se esiste una teoria
sull’aggressione. Purtroppo non
esiste, ed è questo il problema più
grave. Non sappiamo molto sulle
cause che rendono tali le persone, però sappiamo che, per questo
tipo di natura, la vita può essere
dura: si ha un grande dispendio di
energie e difficoltà nelle relazioni
con gli altri. L’origine più comune dell’aggressività è rintracciabile piuttosto nella sensazione di
non avere, per i nostri cari, il valore che vorremmo. La nostra prima
reazione è l’aggressività. Diventiamo irritabili, stizzosi, rabbiosi.“
Segue a pagina 2
2 educa
Dalla prima pagina
Secondo Juul, quindi, l’aggressione non è un fatto genetico, ma
viene dettato dalla società nella
quale viviamo. È una reazione al
sistema che ci circonda. L’esempio più importante che Juul ci ha
mostrato, è quello legato alle emozioni.
Sia negli asili che nelle scuole
le emozioni espresse dai bambini vengono spesso criticate; se un
bambino ride perché è felice può
farlo, ma senza esagerare. Se piange perché è triste raramente viene consolato: può essere triste, ma
non c’è bisogno di piangere, “ormai è grande per farlo“. Da qui poi
nascono tutte le frustrazioni che si
trasformeranno in aggressività.
Negli adulti, l’aggressività trova frequentemente espressione in
uno stato di guardia, in un’irritazione latente che spinge spesso a
litigare “per niente”. Quando ciò
accade, è tempo di confrontarsi e
valutare lo stato di salute della relazione, di sé stessi e dell’altro. Si
è visto che maschi e femmine reagiscono in maniera differente. Se
le donne preferiscono esprimere la
loro rabbia con il pianto, gli uomini invece si chiudono in un silenzio e si rifugiano nelle loro attività preferite, dietro ad un giornale
o davanti alla TV. Questo perché
nel passato alle donne non è stato
permesso di esternare la loro rabbia e la frustrazione in modo estroverso; venivano spesso classificate come isteriche per il loro comportamento. I bambini, trascorrendo più tempo con le madri che non
con i padri, hanno appreso questo
comportamento silenzioso. Hanno
sviluppato così i cosiddetti sintomi psicosomatici: mal di testa, mal
di pancia, febbre e altri sintomi
che spesso vengono a galla quando il bambino si sente frustrato per
un motivo qualunque (problemi a
scuola, disagio, paura…). Si è visto che soltanto il 15% dei bambini esprime la propria aggressività come segno di disagio verso
il mondo circostante. Il resto tiene
questo disagio per sé, diventando
persone depresse, autodistruttive.
Comportamento che con l’andare
degli anni può portare persino al
suicidio. Un fatto allarmante che
può venir troncato parlando con i
bambini, senza però fare la solita
domanda errata: “cosa c’è che non
va?”, perché la risposta sarà sempre la stessa: “niente!”. Al bambino bisogna chiedere chi lo ha fatto arrabbiare, ovvero perché è arrabbiato, conoscere il motivo. Un
bimbo aggressivo manda coscientemente al mondo un richiamo
d’aiuto. E sta a noi riconoscerlo e
aiutarlo.
L’aggressività non è sempre
una cosa negativa; fa parte, assieme alla paura, il dolore, la sessualità e la felicità, delle emozioni naturali dell’uomo. Bisogna saperla
“usare” in modo creativo e costruttivo. Scaricare questa forza nello
sport, nel lavoro, in varie competizioni nelle quali, senza un briciolo
di aggressività non riusciremo mai
Martedì, 8 maggio 2012
Il terapeuta familiare Jesper Juul
ad avere dei risultati. Secondo Juul
questo sentimento può avere una
prospettiva sia morale che esistenziale, e noi abbiamo la responsabilità e il potere di decidere quale
delle due scegliere. Ad esempio: se
qualcuno è violento con noi, possiamo decidere di non rispondere allo stesso modo, perché è sbagliato (scelta morale) oppure farlo
per difenderci (scelta esistenziale).
Quando invece questi due valori
vengono a mancare abbiamo nuovamente due possibilità: crescere e
svilupparci come degli esseri umani che sapranno scegliere la strada
giusta, oppure dare la colpa di tutto a tutti. Nella maggior parte dei
casi se non siamo soddisfatti con
quello che facciamo o pensiamo è
sicuramente perché lo facciamo in
un modo errato. Non c’è bisogno
allora di tirare fuori l’aggressività,
ma di cambiare atteggiamento.
La conclusione è semplice. Bisogna aiutare il bambino, l’adolescente, a sviluppare un linguaggio verbale; saper dire e spiegare il
perché della rabbia e della frustrazione. Tutto questo può venir fatto dimostrando interesse, curiosità, conoscenza, dialogo e feedback
personale. Solo in questo modo
potranno integrarsi e capire, ad
esempio, che se ami qualcuno lo
riempi di baci (feedback). “I bambini e i ragazzi hanno bisogno della nostra empatia e della nostra volontà di comprendere cosa si agiti in loro. Ad essere in gioco non
è mai il loro amore per i genitori,
bensì la loro autostima.”
La carta d’identità di Jesper Juul
Jesper Juul è un terapeuta familiare, insegnante, consulente e
supervisore, nato nel 1948 in Danimarca. Negli anni ‘70 ha diretto
il Kempler Institute of Scandinavia, un centro di specializzazione
in terapia familiare.
La sua esperienza ultratrentennale lo ha portato a sviluppare ed elaborare un’idea della famiglia e del sostegno ai genitori,
a partire dalla messa in discussione delle famiglie di tipo patriarcale-autoritario e anche quelle di
tipo permissivo-antiautoritario e
per individuare possibilità concrete di azione e di sostegno alle
famiglie.
Per Juul “la famiglia competente” e il principale obiettivo da
raggiungere nel lavoro e nel sostegno è quello di aiutare i genitori ad ampliare la loro competenza decisionale per poter compiere le scelte giuste anche in situazioni difficili.
Punto di partenza del suo approccio, sono alcune importanti
parole intorno a cui sviluppa il
suo contributo: pari dignità, autenticità, integrità, ruolo di guida dei genitori, responsabilità
comune e responsabilità individuale, i limiti, i valori, l’autostima, il senso di comunità, sono
alcuni dei temi ricorrenti nella
sua attività.
Il suo modo di intendere il sostegno ai genitori e alle famiglie
si lega non tanto a un modello
precostituito da applicare senza
tener conto delle diversità familiari e culturali, quanto a un processo di conoscenza e di consapevolezza genitoriale: consigli,
stimoli e suggerimenti pratici,
principi che ognuno può portare
nella propria famiglia, affinché
ognuna possa trovare una propria personale risposta alle seguenti domande: Come possiamo trasformare i sentimenti di
amore per i nostri figli in comportamenti capaci di esprimere questo amore? Di cosa hanno
bisogno genitori e figli per vivere bene insieme? È possibile
condurre una vita più piacevole
e serena con la famiglia e con il
partner? (pcm)
educa 3
Martedì, 8 maggio 2012
LABORATORI Obiettivo: promuovere lo scambio di esperienze tra coetanei
Quando la matematica diventa un gioco
Il Centro Interdipartimentale per la Ricerca Didattica
S
di Tiziana Dabović
i è svolta a Trieste la nona
edizione della manifestazione “La matematica dei
ragazzi: scambi di esperienze tra
coetanei”. Inserita in un progetto approvato dal CIRD – Centro
Interdipartimentale per la Ricerca
Didattica dell’Università di Trieste essa è inclusa tra le attività del
Piano nazionale Lauree Scientifiche – Progetto “Matematica e
Statistica” dell’Università degli
Studi di Trieste.
Si tratta di un incontro tra allievi di scuola primaria e secondaria
il cui fine è quello di promuovere lo scambio di conoscenze matematiche. Lo stesso si svolge con
cadenza biennale fin dal 1996. La
novità di quest’anno è che ad aderire alla manifestazione sono state
48 classi, di tutti i livelli scolari,
per un totale di più di un migliaio
di studenti provenienti da tutte le
province della regione, ma anche
dalle scuole di lingua italiana di
Slovenia e Croazia. A partecipare
infatti alla Festa della matematica, oltre agli alunni di Pola, Parenzo, Pirano, Isola e Capodistria,
sono stati i piccoli dell’asilo Rin
Tin Tin di Pola.
L’incontro, preparato e organizzato dal Nucleo di Ricerca Didattica del Dipartimento di Matematica e Geoscienze dell’Università di Trieste, si è tenuto nelle
aule del Liceo Scientifico “Galileo Galilei” di Trieste.
Dodici invece le classi delle
scuole della Regione Friuli-Venezia Giulia, di cui una con lingua d’insegnamento slovena, che
hanno gestito altrettanti laboratori
di matematica fruibili a vari livelli scolari e che hanno posto in rilievo aspetti storici e applicazioni
della matematica.
I laboratori sono stati concepiti in modo da divertire, con l’intento di coniugare le esperienze
acquisite al gioco. In alcuni casi
sono state usate le fiabe ideate dagli alunni stessi, per spiegare con
Il CIRD – Centro Interdipartimentale per la Ricerca Didattica dell’Università di Trieste, attivo dal 1999, è stato rifondato
nel 2005. Attraverso i numerosi
Dipartimenti che vi aderiscono,
esso promuove, svolge e coordina le attività legate alla ricerca didattica e di formazione per gli insegnanti; favorisce lo scambio di
informazioni ed esperienze tra le
varie realtà del settore formativo e
della diffusione della cultura, offrendo altresì agli insegnanti e al
l’aiuto di materiali semplici, quali
cannucce da bibita e carta, le varie
forme geometriche. È stato simulato un incontro con i più grandi
matematici e filosofi greci, in cui i
ragazzi sono stati invitati a immaginare uno scambio di opinioni col
grande Euclide.
I Laboratori hanno sollecitato
i ragazzi a osservare lo spazio circostante in modo diverso, proposti
sotto forma di gioco per i bambini invitati a percorrere sentieri geografici risolvendo nel contempo
rompicapi che sembrano impossibili. Le proporzioni matematiche sono state spiegate con l’aiuto
di una passeggiata in una “matematicittà” ricca di negozi e uffici,
per scoprire come il nostro vivere
quotidiano è permeato da proporzioni matematiche e leggi di proporzionalità diretta o inversa.
In alcuni Laboratori si è parlato di strumenti che permettono
di svolgere in modo automatico o quasi - le quattro operazioni. È
Mirare a una comunità aperta agli scambi e agli incontri
La scuola come piacere di scoprire le cose
“Passare troppo tempo a studiare è pigrizia”, così la pensava il filosofo Bacone. Nella Grecia antica,
passare il tempo a “studiare” era un
piacere. Il termine scholé indicava
il modo con cui i giovani coltivavano le proprie conoscenze sotto la
guida di maestri. Un tempo libero,
anzi liberato, dedicato al piacere di
scoprire le cose, ai ragionamenti, al
pensiero. L’ etimologia della parola
secondo alcuni porta al verbo echo,
che significa avere. Dunque, scholé come uno spazio per ricevere
qualcosa, per crescere e per discutere. La scuola come spazio pubblico che si sostituisce alla logica
mercantile del profitto, del lavoro, degli affanni. Per questo biso-
gna mirare a una scuola aperta agli
scambi e agli incontri, che coltivi
la saggezza pratica come capacità
di rapporto con gli altri, di riflessione e di dibattito. Ma dov’è questa scuola? Corsi e ricorsi “Oggi i
ragazzi, belli e pronti, a ogni fine
di spiegazione, non solo si alzano,
ma sciamano dai loro posti e schiamazzano indecorosamente. Ne deriva una tale boriosa convinzione
di superiorità che, gonfiati dall’applauso tumultuoso dei compagni,
irridono all’insegnante”. Non è la
nota di un prof di oggi, “cum indecora exsultatione”, si va indietro
al primo secolo dopo Cristo. Marco
Fabio Quintiliano nella sua “Istituzione oratoria”.
Questo per dire che non è cambiato nulla, nella scuola. I problemi
sono gli stessi. Valutando s’impara La scuola è tutta una pagella: il
prof dà i voti allo scolaro, gli esperti danno il voto al prof (lo chiamano ranking perché non è proprio un
voto ma un gradino raggiunto), il
ministero dà un voto alle scuole e
agli scolari, che a loro volta danno i voti ai prof. Voti pubblici (Invalsi) e ranking privati (Fondazione Agnelli). Intanto arriva VALeS
(valutazione e sviluppo scuola):
1.053 scuole candidate a farsi valutare per migliorare, ma i posti
sono solo 300. In palio non ci sono
soldi, ma progetti. Un successo del
ministro.
sistema scolastico servizi di supporto scientifico e didattico.
Il CIRD elabora ogni anno un
programma con numerose proposte didattiche per le varie discipline. Ad attività e ricerche già collaudate, se ne affiancano di nuove, anche su proposta del mondo
della scuola e delle varie istituzioni. Il CIRD punta inoltre a favorire lo scambio reciproco di informazioni con il contesto socialculturale in cui opera, curando la
diffusione delle informazioni atta
stato studiato l’abaco, la cui origine si perde nella notte dei tempi;
i bastoncini di Napier, inventati in
Europa circa quattro secoli fa e il
regolo calcolatore, caduto in disuso soltanto con l’invenzione della
calcolatrice tascabile.
I ragazzi del Liceo Scientifico
con lingua d’insegnamento slovena
“France Prešeren” di Trieste, hanno
preparato un laboratorio sugli strumenti ottici: spettrometro, caleidoscopio, periscopio, lente d’ingrandimento, sempre usando concetti di fisica e geometria. Gli alunni
dell’ISIS, S. Pertini di Monfalcone,
hanno presentato il laboratorio “Algebra o geometria?”. Dai Babilonesi ai giorni nostri, i partecipanti hanno avuto l’occasione di ripercorrere
alcune delle tappe storiche che hanno caratterizzato l’evoluzione del
pensiero matematico.
Il Liceo Scientifico “Galileo
Galilei”, in pratica gli ospitanti,
hanno preparato un laboratorio
sullo studio delle trasformazioni
a coinvolgere la cittadinanza del
territorio, ma anche quella delle
zone limitrofe. I problemi dell’insegnamento scolastico sono oggetto di attenzione del Comitato
del CIRD. Esso riunisce docenti
e ricercatori impegnati a diffondere le loro discipline attraverso
azioni di divulgazione e di ricerca
didattica. I progetti approvati dal
Comitato, vengono supportati dal
punto di vista organizzativo e nella ricerca di finanziamenti, a seconda delle possibilità. (td)
geometriche, quali le traslazioni,
le simmetrie, le rotazioni. Stimolante il titolo: Transformers, che si
richiama a un noto film amato dai
ragazzi. Dalle trasformazioni delle figure geometriche si è passati
alle permutazioni delle quaterne,
alle trasformazioni numeriche che
generano progressioni. Attraverso
modellini, esemplificazioni, esperimenti, insomma un gioco.
La scuola di Latisana ha sfoggiato il caos deterministico, attraverso lo studio di quei sistemi dinamici la cui evoluzione appare
estremamente sensibile alle condizioni iniziali. Vi sono stati numerosi spunti interdisciplinari: il
problema “dei due soli”, le previsioni meteorologiche, il cuore, e
altri. Questi alcuni dei laboratori
che hanno coinvolto i piccoli matematici, ragazzini che hanno lasciato Trieste con un bagaglio in
più, quello per l’esattezza, di continuare a scoprire matematicamente il mondo.
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Martedì, 8 maggio 2012
ATTIVITÀ In visita alla sezione periferica della scuola materna «Fregola» di Buie
Giornalisti in erba all’asilo di Mom
C
hi l’avrebbe mai detto. Non
vanno ancora a scuola, non
sanno praticamente leggere
ma ci hanno spiegato tutto sul giornalismo. Loro sono i pargoletti della scuola materna “Fregola“ di Buie,
sezione periferica di Momiano. Diciassette “fregoline” le quali, informate dalle loro maestre Daniela e
Gigliola del nostro arrivo, ci hanno
accolto raccontandoci tutto quello
che sanno sul mondo dei giornalisti.
Leo: “I giornalisti fanno tanti
giornali dove possiamo leggere tutto
quello che è successo giorni fa. Loro
raccontano i fatti alle persone, vanno da un paese all’altro e raccolgono le notizie. Solo quelle belle però,
quelle brutte non le scrivono, sono
troppo brutte. Poi c’è anche il fotografo che fa le foto di noi bambini.”
Arian: ”Quando succede qualcosa loro vanno subito sul posto e
poi scrivono di quello che è successo, ma mai senza il fotografo. Anche
lui serve.”
Sandi: “Il lavoro del giornalista mi piace perché non è pericoloso, loro possono fare quello che vogliono.”
Gordana: “Io vorrei fare la giornalista per andare come voi a visitare i bambini degli asili.”
Andrei intervisterebbe i piloti,
mentre Arian farebbe un’intervista
al suo amico Filip. Sorpresa dal loro
sapere, chiedo alle maestre se hanno parlato in questi giorni di questo
tema, ovvero se i bambini hanno già
avuto l’occasione di conoscere da
vicino come nasce un giornale. “Ne
abbiamo parlato questa mattina in
breve, li abbiamo informati del vostro arrivo, niente di particolare. Ma
alcuni sono dei grandi chiacchieroni
e sanno tante cose perché sono molto attivi e curiosi”, ci conferma la
maestra Gigliola.
Il fatto che siano chiacchieroni
e tanto simpatici l’abbiamo capito
da subito. Seduti nel loro “salotto”
ci guardano incuriositi e non vedono l’ora di raccontarci della loro recente gita.
Leo: “Siamo stati in tanti posti
lontani e vicini. Siamo stati a Dignano a vedere i bambini che reci-
LEGGENDE La loro storia viene raccontata in un libro illustrato realizzato dai membri dell’associazione «Ruta C
Masmalico, lo gnomo che protegge il bosco di Tram
Sull’isola di Cherso, nell’antico
bosco di Tramontana, vive uno gnomo di nome...Masmalico. È di natura benevole, ti darà volentieri una
mano, però non farlo arrabbiare e
non deturpare la bellezza della sua
dimora. Se deciderà di farsi vedere,
lo riconoscerai dal cappello a punta
rosso e dai pantaloni blu.
Inizia così la leggenda dei piccoli
abitanti del bosco sull’isola di Cherso, i Masmalici. Chi sono? Da dove
provengono e perché sono così importanti per l’isola? Per capire meglio la loro storia siamo arrivati fino
a Cherso dove ad ospitarci è stata
Vesna Jakić, membro dell’associazione “Ruta Cres”, il cui scopo è migliorare la qualità della vita sull’isola di Cherso. Fondata nel 2000, l’associazione, mediante progetti e contenuti cerca di arricchire l’identità
sociale, culturale, ecologica e turistica dell’isola. Oltre a mantenere
le tradizioni e le leggende del posto,
l’associazione è conosciuta per lo
più per i suoi lavori legati alla feltratura della lana grazie ai quali hanno
saputo attirare bambini e ragazzi di
tutte le età. Il fine di questi progetti
legati alla lana è quello di organizzare meglio il tempo libero dei ragazzi
e sviluppare la loro creatività, inserire nel lavoro ragazzi disabili, nonché risolvere un problema ecologico
molto importante che è quello del riciclo della lana non usata per scopi
industriali.
L’ultimo progetto, quello più
simpatico, è per l’appunto legato
alla leggenda dei Masmalici, la cui
storia è diventata un libro illustrato
scritto in lingua croata, italiana e inglese.
Ci racconti come nasce l’idea
di questo libro
Deve sapere che esiste questa
leggenda la quale racconta della presenza di questi piccoli esseri che vivono nel bosco di Tramontana. La
conoscono quasi tutti gli abitanti
di Cherso. Quando un nostro socio,
Mirjana Mauhar, ebbe l’idea di creare con la lana questi piccoli gnomi,
cominciarono ad arrivare tante persone pronte a raccontarci le storie
che conoscevano sui Masmalici. In
breve tempo quest’idea divenne un
qualcosa di grande che poteva venir usato nel lavoro con i ragazzi e
i bambini. In collaborazione con le
scuole, elementare e media, decidemmo di formare dei laboratori
dove i partecipanti avrebbero ascoltato queste storie, creato con la lana
questi personaggi, i loro cappelli.
Dopo di che tutti assieme si andava
nel bosco di Filozići a cercare questi gnomi. I bambini, con i cappelli rossi in testa, raccontavano da soli
la loro storia dei Masmalici, ognuno
spiegava cosa fanno, dove vivono e
come sono fatti. Come può vedere il
nostro laboratorio è pieno di queste
bellissime foto sotto alle quali c’è
scritta la storia raccontata dai bambini. Da qui è nata l’idea di fare un
albo illustrato, in modo che anche
gli abitanti delle altre città, o i turisti
che visitano Cherso, possano leggere e far rivivere i racconti presenti in
questa parte settentrionale dell’isola nell’altopiano della Tramontana,
dove vivono questi gnomi chiamati
Masmalici.
Chi sono in realtà i Masmalici?
Sono degli esseri che vivono in
questi boschi, così racconta la leggenda. Una volta i Masmalici venivano usati per spaventare i bambini
birichini. Ora invece sono diventati
una specie di custodi dei boschi, degli spiriti buoni ma che al momento
del bisogno possono trasformarsi in
piccoli diavoletti pronti a proteggere
il loro habitat. Infatti, tramite il pro-
getto “Il segreto dei Masmalici”, che
è anche il nome dell’albo illustrato,
l’Associazione Ruta cerca di educare ecologicamente i bambini e i ragazzi, prestando particolare attenzione alla protezione della natura e
alle tradizioni dell’isola.
Quanti sono e come si chiamano i Masmalici?
Sono cinque: Piagnucolone, Castagno, Ciuffo, Ruta e Valentino.
Ognuno di loro ha una particolarità
specifica e lo si può vedere guardandoli. I bambini amano tanto questi
personaggi e spesso si identificano
con essi. Il progetto ha preso il via
due anni fa. Durante questo periodo i
bambini hanno usato la lana delle pecore autoctone e con la tecnica della feltratura hanno realizzato un’intera tribù di gnomi in feltro, usando
anche spille, arazzi, cappelli rossi a
punta e altro ancora. Dietro ad ogni
particolare, fatto con tanta attenzione e amore, c’è il messaggio dei Masmalici: proteggi la natura e conservala per le generazioni future.
Quanto tempo serve per creare
il più piccolo dei vostri gnomi?
Dipende. Il solo processo di feltratura di un pezzo di lana di circa un
metro quadrato dura quasi due ore.
Dopo di che la lana viene colorata,
asciugata e poi tagliata. Si passa poi
alla cucitura dei vari pezzi che può
essere veloce o richiedere più tempo
uca
Martedì, 8 maggio 2012
5
miano
Le “fregoline” dell’asilo di Momiano
tavano come noi (hanno partecipato all’Incontro con la fantasia, ndr)
e poi abbiamo visto la casa nave e
ancora tanti edifici antichi. Due anni
fa abbiamo fatto i paleontologi e abbiamo ‘creato’ l’era glaciale”. L’era
glaciale? Le maestre ci spiegano che
due anni fa avevano portato avanti il progetto dedicato ai dinosauri
e ai vulcani. “I bambini erano molto presi dal discorso dei dinosauri, sfogliavano spesso dei libri e ne
parlavano. Abbiamo deciso così di
portare avanti per un periodo questo
tema. Per prima cosa abbiamo creato un grandissimo scheletro di cartone e abbiamo nascosto i pezzi nel
nostro giardino. Per fortuna il giorno
prima avevano tosato l’erba e quindi
questo ci ha facilitato il lavoro. Con
quest’erba abbiamo ricoperto i pezzi
e poi abbiamo giocato ai paleontologi. Abbiamo cercato i pezzi e ricostruito questo dinosauro enorme.”
“C’era il T-Rex nel nostro giardino!”, ci spiega Ayrton tutto emozionato. “Era grandissimo e poi abbiamo messo i nostri dinosauri (giocattoli) in un grande bicchiere pieno d’acqua e li abbiamo congelati.
L’era glaciale!” “Mi invece go el
CD dell’Era glaciale”, sottolinea
Enea. “Adesso invece facciamo le
finestre”, continua Arian. Si tratta del nuovo progetto intitolato “La
casa – dai tetti di Momiano”.
Ma vediamo più da vicino le fasi
del progetto. Ce lo spiega la maestra
Daniela. “A noi piace tanto lavorare
con le cose che troviamo attorno a
noi, anche per sviluppare un discorso
partendo dalle nostre risorse. Abbiamo scelto la casa in generale e siamo
partiti dalla descrizione del tetto, in
quanto è la prima cosa che i bambini
hanno notato osservando una casa.
Passeggiando per Momiano abbiamo osservato le case, partendo dalla
più vecchia del paese. Tutto quello
che i bambini dicevano noi lo abbiamo segnato e lo pubblicheremo nel
nostro giornalino a fine anno. Siamo
stati anche a Buie dove hanno avuto
l’occasione di vedere un’architettura
un po’ diversa, le finestre in stile veneziano. I bambini, in piccoli gruppi
di cinque, hanno scattato da soli del-
le foto che poi abbiamo commentato
in asilo. Hanno avuto a disposizione
dei libri da sfogliare e poi hanno creato da soli delle casette e delle finestre usando cartoncini, salviettine di
carta, bicchieri di plastica e altro materiale riciclato. Il bello sta nel fatto che dietro a queste finestre i bambini hanno dovuto mettere la foto di
quello che vorrebbero vedere quando spalancano la finestra di casa. Alcuni hanno così messo le foto scattate durante le nostre passeggiate, altri vi hanno disegnato dei ragni, dei
gatti e altro ancora. Lungo il corridoio si possono osservare tantissimi
lavori fatti dai bambini. In fondo c’è
una grande casetta fatta con il cartone sul cui tetto si trova una cicogna
realizzata con l’ovatta, le mollette e
alcuni bastoncini di legno”.
“Il progetto andrà avanti sicuramente fino alla fine dell’anno scolastico. Noi seguiamo sempre gli interessi
dei bambini e quindi nulla è forzato.
Se vediamo che non sono disposti per
fare una determinata cosa, si mette da
parte l’idea per un po’ e poi si riprende. Comunque finora hanno dimostrato tanto entusiasmo. Oggi, ad esempio, abbiamo parlato delle chiavi.
Sono stati invitati a portare delle chiavi vecchie che poi abbiamo osservato e commentato. I bambini sono pieni
di fantasia e questo ci sprona ad andare avanti e continuare con il programma”, ha concluso la maestra Daniela.
(PCM)
res»
montana
se ad esempio si vuole dare un tocco
personale al pupazzo. Ad esempio qui
abbiamo un Masmalico in veste Heavy Metal, con tanto di chitarra elettrica in mano; in questo caso il processo dura più a lungo in quanto questa
chitarra viene poi riempita con della
spugna o dei pezzi di stoffa.
Questo oltre ad essere un laboratorio è anche un negozio di souvenir
autoctoni.
Vendiamo tutto quello che viene creato all’interno del laboratorio.
Sono dei souvenir originali. Comunque sono per lo più oggetti fatti dai
bambini durante i vari progetti. I cuscini, ad esempio, sono ripieni di lavanda, salvia e altre piante aromatiche che i bambini hanno raccolti da
soli durante le nostre uscite nell’ambito del progetto “Biljni san u vunu
umotan” (Sogno vegetale avvolto
nella lana). Abbiamo creato anche
dei Masmalici odorosi, riempiendo
la testa con lavanda e rosmarino al
posto della stoffa. Piccoli souvenir
che rallegrano chi li acquista portando tanto buonumore.
Pesci, fiori, burattini...il laboratorio è un arcobaleno di colori e
personaggi che rallegrano la stanza. Fanno parte anche loro di un
progetto specifico?
Certamente. E sono tutti legati
alla salvaguardia della natura. I pesci che pendono dal soffitto fanno
Uno gnomo nel bosco di Filozići
realizzato da Igor Zlatkov
parte del progetto “Un sogno marino”. I bambini sono andati a Lussino a visitare l’associazione Plavi
svijet (Mondo azzurro), che si occupa della salvaguardia del mare e dei
delfini, hanno trascorso una giornata integrativa ed educativa e poi, al
ritorno, hanno creato questi meravigliosi pesciolini con varie tecniche
di feltratura. In seguito è nata pure
la “tasca per le storie di mare”, dove
ognuno ha potuto inserire il proprio
racconto personale. I fiori e i burattini invece sono stati creati durante
il “teatro di lana” e rappresentano
i personaggi della storia “Il vestito
Vesna Jakić, dell’associazione “Ruta Cres”
da ballo del soffione giallo”. Dato
che la maggior parte dei bambini di
Cherso non è mai stata in un vero teatro, abbiamo organizzato una gita
fino al Teatro dei burattini di Fiume.
Una bellissima esperienza.
Anche i bambini con esigenze
specifiche prendono parte ai vostri laboratori?
Noi lavoriamo con bambini che
soffrono di dislessia o iperattività (sindrome da deficit di attenzione). Si è visto infatti che per i primi
è molto importante sviluppare la coordinazione degli arti, specialmente delle mani e lavorando in questi
laboratori loro usando tantissimo le
mani, le dita e sviluppano la motricità fine. I secondi invece, gli iperattivi, sono talmente impegnati nella
pestatura della lana, nella lavorazione e si concentrano al massimo, rilassandosi completamente. E questa
influisce molto sul loro comportamento.
Ci dica la verità; i Masmalici
esistono veramente?
Non lo so. Non vi resta che controllare di persona, conclude Vesna
Jakić prima di salutarci.
Detto fatto. Saliamo in macchina
e ci avviamo alla ricerca del fantasti-
co bosco di Filozići. Dopo una decina di minuti arriviamo in questo magico bosco ed...eccoli! Ci sono davvero! Sono alti circa un metro e mezzo. Non sono vivi ma fatti di legno.
Opera di Igor Zlatkov che visitiamo
nella sua casa alla fine del bosco.
”I bambini venivano spesso in
questo bosco a cercare gli gnomi della leggenda. Così due anni fa ho deciso di creare dei miei personaggi che
avrebbero dato un qualcosa di magico a questa storia. Ce ne sono nove e
sono tutti fatti di un unico pezzo di
legno – ci spiega Igor Zlatkov.
Elena Dorotti
6 educa
Martedì, 8 maggio 2012
INNOVAZIONE Il sistema informativo è stato realizzato da un team di esperti di Fiume
«Lumens», l’Università in un clic
S
i chiama “Lumens 5+” ed è
un sistema integrale modulare informativo pensato appositamente per le esigenze del mondo universitario. Questo innovativo sistema, che è stato presentato
recentemente negli spazi della facoltà di Ingegneria edile di Fiume, è stato realizzato dalla facoltà di Management turistico e alberghiero, in collaborazione con le
ditte RIS di Castua e Prospekt di
Fiume.
Il vantaggio principale di Lumens, che rappresenta una sorta
di “risposta” ai sistemi informativi
che vengono utilizzati negli atenei
croati, è che può venir utilizzato sia
dall’amministrazione che dai professori e dagli studenti, agevolando
notevolmente l’esecuzione di quasi
tutte le attività “accademiche”.
“L’informatizzazione del sistema universitario in Croazia è stata avviata più di dieci anni fa, ossia nel 2001 attraverso l’ISVU (Sistema Informativo Universitario).
Tuttavia, esistono tuttora varie problematiche in questo campo, come
la scarsa integrazione dei sistemi
esistenti, e per tale motivo, abbiamo deciso di fare un passo avanti
in questo senso”, ha spiegato Mi-
slav Šimunić, della facoltà di Management turistico e alberghiero.
Un altro aspetto importante,
come ha osservato Šimunić, è che
nel 2005 la Croazia ha adeguato
il proprio sistema universitario al
nuovo sistema delineato nel processo di Bologna, in quanto uno
dei principali obiettivi di questa
riforma è la realizzazione di uno
Spazio europeo dell’istruzione superiore. Ovviamente, questo spazio
deve essere dotato di un sistema
informativo compatibile e coerente. “In questo senso, il nostro team
di esperti ha iniziato a lavorare sul
progetto del sistema informatico
Lumens al fine di risolvere i problemi esistenti, ovviamente in armonia con il Processo di Bologna.
Il primo risultato del nostro lavoro
è stato il Learning management system (LMS), una piattaforma applicativa (o insieme di programmi)
che permette l’erogazione dei corsi in modalità e-learning, che è stato introdotto nella facoltà di Management turistico e alberghiero un
paio d’anni fa e viene potenziato
costantemente. Al fine di rendere
questo sistema più professionale e
applicabile a livello nazionale, europeo, ma anche mondiale, abbia-
Un momento della presentazione
mo deciso di affidarci ai programmatori della ditta informatica RIS,
mentre l’identità visiva di Lumens
è opera dell’agenzia Prospekt. Lumens è stato dimensionato sulle reali necessità degli utenti. Per tale
motivo, abbiamo trascorso la maggior parte analizzando i bisogni degli utenti e i problemi che devono
affrontare”, ha detto Šimunić.
Mislav Šimunić mentre illustra le caratteristiche di Lumens
Una grande attenzione è stata
rivolta all’ergonomia del software, che è semplice e intuitivo. Inoltre, il sistema è stato messo a punto
in modo da poter essere utilizzato
in qualsiasi facoltà, a prescindere
dalle differenze e dalle peculiarità,
nonché può venir ottimizzato sulla
base delle necessità future.
Tramite Lumens, gli studenti possono consultare il proprio
libretto universitario elettronico
in qualsiasi momento, ricevere in
tempo reale gli avvisi dei professori e della segreteria studenti, possono scaricare e scambiare con i colleghi le dispense e altro materiale
per gli esami, nonché effettuare incontri on-line con i docenti. I professori, invece, possono seguire in
via elettronica le tesi di laurea dei
laureandi secondo criteri unificati, nonché preparare e monitorare
i propri insegnamenti. Inoltre, tramite Lumens si possono consultare
ricerche e resoconti per le esigenze delle facoltà, delle Università di
appartenenza, come pure del ministero competente.
L’altro importante vantaggio
di questo sistema, che può essere utilizzato in diverse lingue, è il
fatto che si basa sulla tecnologia
SaaS (Software as a Service), un
modello di distribuzione del sof-
tware applicativo dove un produttore di software sviluppa, opera e
gestisce un’applicazione web, che
mette a disposizione dei propri
clienti via Internet. Questa tecnologia consente quindi, di diminuire notevolmente le spese per l’acquisto dell’attrezzatura informatica. Diminuiscono, inoltre, i tempi
per l’installazione dell’applicazione rispetto ai sistemi tradizionali e sono garantiti un aggiornamento e un controllo continuo del
sistema.
Monica Kajin Benussi
Unione fra la tradizione classica e la ricerca tecnologica più avanzata
Cicero, il prof di latino adesso è digitale
È stato pensato per gli studenti
liceali, ma risulta utile anche per i
genitori preoccupati per i famigerati “compiti a casa”: un tutor di
latino che sostituisce le vecchie ripetizioni. Online. Perché al posto
del professore c’è un sofisticato
software che guida durante l’analisi logica e corregge nella successiva traduzione. Si chiama Cicero
e sarà disponibile gratuitamente.
Su iniziativa della Fondazione
Agnelli, in partnership con l’Ansas (agenzia del Miur), tutti i licei
italiani potranno averlo collegandosi a www. fga. it. Il nuovo maestro digitale è figlio di un’unione
inedita tra la tradizione classica e
la ricerca tecnologica più avanzata. Ora è pronto a confrontarsi con
il grande pubblico del web. Avvertono però gli studiosi che l’hanno
brevettato: Cicero non aiuta a copiare, ma a ragionare sul testo, restituendo al latino la dignità calpestata dalle traduzioni in rete. E in
questa complessità risiede il suo
tratto originale.
L’idea è di due linguisti poco
più che trentenni, Matteo Boero e
Adriano Allora, che per oltre due
anni hanno lavorato all’ambizioso progetto: dare vita a un istitutore digitale che superasse i limiti
degli esercizi interattivi tradizionali - vero/falso o risposta multipla - per verificare la reale consapevolezza dei ragazzi. Una guida
esperta che accompagni gli allievi prima nel ragionamento logico,
poi nella scelta lessicale più pertinente. Così Boero, allievo di Gian
Luigi Beccaria e consulente di latino presso Loescher, ha lavorato
sui contenuti. Ad Allora, linguista
computazionale, è spettata la traduzione nel codice informatico. E
uno specialista di sistemi complessi, Ivan Molineris, ha fatto il resto.
Dai tre “evangelisti” della ricerca
è nato Cicero, che ha affascinato
la Fondazione Agnelli per l’originale connubio tra cultura classica
e innovazione. Il software è stato
sperimentato da otto professori di
tutta Italia, da Torino a Siracusa,
e 250 studenti dei licei (classico,
scientifico e linguistico).
Il funzionamento appare semplice. Il docente assegna i compiti
a casa di latino, versione scelta tra
quelle disponibili nel programma,
che include Fedro e Cicerone, Livio e Apuleio, ma potrà arricchirsi
su iniziativa degli stessi professori. Lo studente lavora su una schermata con tre finestre: a sinistra, il
testo latino, al centro lo spazio da
riempire con la traduzione, e a destra le domande di Cicero: un magister esigente, che chiede all’allievo prima di districarsi nel labirinto
di proposizioni principali e subordinate, soggetti e complementi, e solo in una seconda fase - sollecita
la traduzione, conducendo i ragazzi verso la soluzione. Alla fine del
lavoro, circa un’ora e mezza a versione, Cicero saluta alla sua maniera - “Gaudeamus, hai finito!” ma non è autorizzato a dire come
è andata. Consegnerà invece il suo
report al professore, il quale sarà
informato dettagliatamente delle
competenze di analisi e di traduzione dello studente. Nella scheda
compare anche un voto, che spetta però all’insegnante confermare
o correggere. Complessivamente
il funzionamento di Cicero evoca
una sorta di Grande Fratello del latino in grado di documentare quali
sono le attitudini e le difficoltà degli studenti. Materiale prezioso sia
per gli editori della scolastica, sia
per il ministero che deve tracciare
le linee guida della materia.
Cicero introduce per il latino quel che My Math Lab (Pear-
son) ha già fatto per la matematica, guadagnandosi cinque milioni di utenti nel mondo. In Italia
esiste già un My Tutor per l’esame di maturità, e per il prossimo
anno scolastico gli editori si stanno attrezzando di guide elettroniche come Eugenio - omaggio
a Montale - che aiuta lo studente nell’analisi del testo letterario.
Gli stessi artefici di Cicero stanno
lavorando a un software capace
di illuminare la selva oscura della Commedia, ma ci vorrà ancora
del tempo.
educa 7
Martedì, 8 maggio 2012
EDUCAZIONE Grazie allo sport i ragazzi possono imparare che cosa significa successo e fallimento
Se la scuola insegna a saper perdere
F
orse per il governo conservatore inglese in piena crisi
d’immagine questo di Cameron è soprattutto un disperato
tentativo di recuperare punti per i
tories, che i sondaggi danno al minimo storico, più che un reale interesse nel valore dell’education.
Ma di certo si inserisce nel solco
di una generale voglia di disciplina tra i banchi che è partita proprio dall’Italia.
Oltretutto nel Paese che vanta i
college più prestigiosi e che ha rinunciato, malvolentieri, alle pene
corporali sugli alunni soltanto pochissimi anni fa, nel 1986, la ricetta “tutti in piedi” di Cameron
appare non adeguata a risolvere
i problemi di una scuola, quella
pubblica, di scarsa qualità e penalizzata oltre che da gravi fenomeni di bullismo anche dall’assenteismo dei ragazzi fin dalla scuola dell’obbligo. Un assenteismo
che Cameron pensa di combattere
esercitando maggior severità prima di tutto con le famiglie dei ragazzi. L’ipotesi del governo infatti è quella di trattenere l’indennità
(versata settimanalmente per ogni
figlio per i meno abbienti) alle
famiglie che non fanno rispettare l’obbligo scolastico ai loro ra-
gazzi. Insomma se un alunno non
va a scuola il problema va risolto dalla famiglia altrimenti niente
assegno di circa 30 euro a settimana. Ipotesi che ha suscitato reazioni negative mentre quella del “tutti in piedi” ha provocato più reazioni sarcastiche.
E in Italia? Che cosa succede
nelle classi? Sul fronte rigore e disciplina l’ex ministro, Mariastella Gelmini, ha avuto più coraggio
di Cameron. Pur sotto un diluvio
di critiche ha ripristinato nel 2008
il valore del voto in condotta con
conseguente bocciatura in caso di
insufficienza. Dopo iniziali resistenze è risultato evidente che il
voto di condotta e le sanzioni introdotte per i comportamenti più
gravi, ovvero la sospensione o addirittura l’espulsione in caso di atti
di bullismo in classe, sono servite
da deterrente e hanno fornito ai
docenti uno strumento in più per
arginare e controllare quelli che
sono veri e propri atti di teppismo.
I ragazzi si alzano in piedi quando
entrano gli insegnanti? Indossano
il grembiule? Dipende: nel nostro
Paese la libertà di insegnamento
è tutelata dalla Costituzione e dal
2001 vige l’autonomia per gli istituti scolastici, dunque sono mae-
Scompaiono francese e tedesco
Istruzione, l’inglese poco e male
L’inglese, poco e male. E basta. Francese e tedesco resistono in poche scuole. La ristrutturazione Gelmini ha lasciato ben
poco spazio alle lingue straniere.
La situazione è così grave che con
l’avvento del ministro Francesco
Profumo sono arrivate in Parlamento le prime interrogazioni.
Ma, soprattutto, gli insegnanti si
stanno organizzando. A Bergamo
Lorenza Faro, docente di francese
del liceo Lussana e dell’università
di Bergamo, ha scritto al ministro,
sottolineando che la seconda lingua è stata “di fatto azzerata” nei
licei, cioè nelle scuole che preparano all’università.
All’istituto comprensivo di
Trescore, l’insegnante Chiara
stri e professori a decidere insieme
al dirigente scolastico quali regole
di comportamento imporre ai propri studenti.
Dopo il giro di vite imposto
dal precedente governo ora però
Mocchi, in occasione della Settimana della francofonia che si
celebra in tutto il mondo all’inizio della primavera, ha realizzato con i suoi allievi una mostratappeto, cinquanta metri di cartelloni, “Expo langue française,
50 mètres de culture bleu blanc
rouge”. Tutto lungo 50 metri di
corridoio, una quarantina di argomenti, sessanta cartelloni realizzati da più di 10 classi. “Con
questo materiale – spiega – andremo poi nelle quinte elementari, per spiegare ai ragazzi che
si iscriveranno alle medie la bellezza e l’utilità del francese”.
L’utilità? “Certo. La Bergamasca è piena di aziende e gruppi
francesi. Auchan, Leroy Merlin,
sembra cominci a soffiare un’aria
diversa. E non soltanto in Italia.
Nelle ultime settimane infatti si
è parlato di scuola ad esempio
per protestare contro l’eccesso di
compiti assegnati a casa. Una po-
Roma, iniziativa di Cittadinanzattiva nell’ambito della campagna Impararesicuri
Spot e giochi, così gli studenti imparano la sicurezza
Qualcuno ha scelto di diventare regista e girare uno spot contro il fumo. Altri hanno preferito
dadi e pedine per creare un nuovo
gioco. Studenti in campo per parlare di sicurezza. Sono nati così:
un corso per mini-volontari della
Protezione civile a Ostuni, filmati
per una campagna contro “le bionde” nelle aule a Bologna, un gioco
dell’oca sulla sicurezza scolastica
a Viareggio e un racconto sull’acquisto online di prodotti anabolizzanti a Roma. Sono questi i progetti vincitori del premio Buone
pratiche per la sicurezza e la salute
a scuola Vito Scafidi, promosso da
Cittadinanzattiva nell’ambito della Campagna Impararesicuri.
L’iniziativa è un omaggio al
giovane Vito Scalfidi, il ragazzo di
17 anni morto nel 2008, vittima del
crollo del soffitto del liceo scientifico Darwin di Rivoli. Il concorso
ha come obiettivo quello di “diffondere la cultura della sicurezza
nelle scuole, premiando gli istituti
che già si stanno impegnando sul
tema e mettendo in rete le buone
pratiche realizzate”.
”È importante rendere pubblici
tutti questi progetti – ha spiegato il
sottosegretario all’Istruzione, Elena Ugolini – perchè sono una patrimonio per tutti. Per il prossimo
anno occorre inoltre dare una comunicazione ancora più capillare
del premio per fare in modo che
sempre più scuole partecipino”.
”Nel corso delle sei edizioni
del premio sono stati realizzati oltre mille progetti sulla sicurezza a
scuola – ha ricordato la responsabile Scuola di Cittadinanzattiva,
Adriana Bizzarri – ambito in cui
si registrano ancora criticità”. Tra
queste, “gli scarsi fondi a disposizione, l’anagrafe dell’edilizia sco-
lastica ancora incompleta, i limiti
del patto di stabilità, le decine di
episodi l’anno di cedimenti strutturali, le 2.200 classi con oltre
30 studenti”. “Avere un’anagrafe
dell’edilizia scolastica è importantissimo - ha concluso Titti Po-
stiglione del Dipartimento di Protezione civile – come è essenziale
mettere a confronto questo censimento con la pericolosità e i rischi
di calamità sui territori. Per fare
prevenzione bisogna avere consapevolezza del problema”.
Paribas, Bonduelle per dirne alcuni. E tante aziende che fanno
export verso la Francia, a cominciare da Gewiss. E la Svizzera vicina. Parlare francese è un
vantaggio se si cerca lavoro, visto che l’inglese ormai è un prerequisito”. Invece tutti a far spagnolo, perché credono che sia facile, la domanda supera l’offerta,
non ci sono insegnanti. Invece le
cattedre di francese si riducono.
lemica partita dai genitori francesi ma sulla quale si è detto d’accordo anche l’attuale ministro
dell’Istruzione, Francesco Profumo, che ritiene opportuno “limitare i compiti di tipo tradizionale”, stimolando i ragazzi anche attraverso diverse forme di partecipazione.
Non solo. É stata messa in dubbio anche la validità dell’assegnare
voti bassi o addirittura voti in assoluto insieme alle bocciature. Dal
Berchet di Milano è partita la proposta di cancellare i voti inferiori
al 4 perchè ritenuti troppo frustranti ed umilianti per i ragazzi. In questo quadro quindi l’altra proposta
di Cameron, ovvero quella di insegnare ai ragazzi a perdere e a confrontarsi con l’insuccesso, appare
in decisa controtendenza e comunque più ricca di spunti degni d’attenzione.
”Occorre insegnare sport attraverso i quali i ragazzi imparino che
cosa significa ottenere un successo ma anche che cosa vuol dire affrontare un fallimento”, ha detto
Cameron. Ed è più o meno questo che dovrebbe essere il senso
dell’assegnazione dei voti e di una
eventuale bocciatura. Certamente non una punizione ma un passo
avanti rispetto alla consapevolezza
delle proprie capacità, delle mete
conquistate e di quelle che ancora
vanno raggiunte.
8 educa
Martedì, 8 maggio 2012
FORMAZIONE La Scuola elementare italiana «Dolac» ha partecipato a questo interessante progetto
Comenius, culture che si intersecano
I
l progetto Comenius è giunto alla sua fase finale. La SEI
“Dolac” è stata l’unica scuola a
livello nazionale a far parte del programma europeo Comenius, precisamente del progetto BIRDS (Behavior and Intercultural Respect,
Development in Schools - Comportamento e rispetto interculturale, Sviluppo a scuola), a cui prendono parte cinque scuole medie superiori e tre elementari provenienti
da Cipro, Germania, Turchia, Grecia, Polonia, Romania e Croazia.
Si tratta di un progetto che parla
di multiculturalità e si propone di
educare gli alunni nel rispetto delle altre culture, studiarle e mettere
in pratica quello che si è imparato.
Perché il nome BIRDS? Ce lo spiega la prof. Dunja Kučan. “Il nome,
che è un acronimo, in realtà rappresenta anche gli alunni che sono paragonati a degli uccelli. Una volta
diventati grandi voleranno verso
l’ignoto. La scuola avrà il dovere
di prepararli a questo loro viaggio
e a questa realtà. Gli obiettivi principali sono analizzare e confrontare gli effetti dell’educazione interculturale e presentare esempi didattici validi.”
Dato che la scuola è frequentata da moltissimi stranieri (ci sono
circa undici minoranze presenti),
la prima parte del progetto, iniziato l’anno scorso, riguardava la cucina multietnica. I ragazzi hanno
lavorato molto e, oltre agli alunni, nel progetto sono stati inclusi tutti gli insegnanti. Gli alunni,
aiutati da genitori e parenti, hanno
fatto una ricerca sulle ricette dei
loro Paesi di provenienza (Italia,
Russia, Cina, Ungheria, Bosnia,
Usa), e hanno dimostrato in questo modo di aver compreso l’importanza del concetto di multiculturalità.
Ora, alla fine del mese di aprile, i rappresentanti di tutte le scuole partecipanti hanno visitato la
scuola Dolac con lo scopo di conoscere i ragazzi e di prendere
parte alla terza e ultima fase del
progetto, la presentazione della
Guida di benvenuto e alla finalizzazione del Calendario multiculturale.
”Tutta la scuola ha preso parte
a questo progetto e a questa guida.
Si tratta praticamente di un manuale che aiuta sia gli insegnanti che gli alunni ad accogliere un
nuovo bambino, straniero, nella
nostra scuola. La guida è divisa in
più parti, viene spiegato cosa deve
fare la direttrice, cosa la pedagogista, come si devono comportare gli alunni e come i genitori. Un
lavoro davvero bello ed educativo
al quale si è lavorato tantissimo.“
Gli ospiti, guidati da Roland
Schneidt, direttore della scuola tedesca, nonché capo di tutti i direttori della Baviera, hanno espresso
il loro entusiasmo visitando ogni
singola classe che li ha accolto
in modo diverso: cantando, recitando o semplicemente porgendo
delle domande in lingua inglese.
“È un’esperienza bellissima – ha
detto Schneidt – i ragazzi parlano
bene l’inglese e questo è un grande
vantaggio. Hanno studiato prima
la cucina straniera e poi la cultura, ora sono pronti per affrontare i
problemi interculturali. Tutto questo progetto è stato un grandissimo
lavoro. Pur viaggiando noi lavoriamo, ma abbiamo fatto in modo
che il lavoro diventi pure un momento di svago e divertimento. La
vostra città è bellissima, c’è da riparare qualche palazzo, ma è dav-
vero bella. Anche il palazzo della
scuola è meraviglioso. Si sente che
ha un’anima.“
Calliope Makraki è un’insegnante d’informatica presso una
scuola greca che ospita bambini
disabili. “Noi abbiamo lavorato a
questo progetto in forma più lieve, in quanto i nostri sono ragazzi
specifici. Penso che questi progetti aiutino a capire meglio il mondo e credo che ogni scuola d’Europa dovrebbe partecipare a cose del
genere. È la prima volta che vengo
in Croazia. È un’esperienza molto
interessante anche perché da voi, a
Fiume, ci sono due culture principali che si intersecano: quella croata e quella italiana. Mi sembra
che in quanto a cultura la vostra
sia molto simile a quella greca.“ In
autunno tutti i rappresentanti delle
scuole si incontreranno in Turchia
per concludere questo progetto e
per preparare il prossimo.
(PCM)
Italia, aumenta il numero di bambini obesi
Allarme dietisti, a scuola alimentazione incontrollata
In Italia un bambino su tre è sovrappeso e uno su
dieci obeso con il rischio che nel 50% dei casi lo sia
anche da adulto. Un dato che colloca l’Italia al terzo
e al quarto posto in Europa per la maggiore incidenza di bambini sovrappeso e obesi. E i dietisti lanciano l’allarme: a scuola si mangia male, nessuno controlla come si nutrono i bambini, specie quelli fino
agli 8-9 anni nei quali manca l’idea di porzione e di
arco di tempo. Per sensibilizzare a questi importanti
concetti è in arrivo nei prossimi mesi, edito dall’Istituto Scotti Bassani per la ricerca e l’informazione
scientifica di Milano, un Atlante Fotografico rivolto agli operatori del settore e alla classe pediatrica,
da utilizzare con bambini e genitori perché anche a
casa la situazione non è migliore. A lanciare l’allarme è l’ANDID, l’Associazione Nazionale dei Dietisti Italiani. “Se da un lato i menù sono, o almeno
dovrebbero essere, preparati da un dietista, quindi
bilanciati e adatti alla crescita dei bambini – spiega Giovanna Cecchetto, presidente dell’ANDID –
dall’altro raramente nelle sale mensa sono controllati gli abbinamenti dei cibi, e meno ancora si verifica che i bambini scelgano correttamente gli alimenti e completino i piatti”. Senza contare poi che
merendine o patatine sono spesso lo spuntino preferito scelto dai genitori, che non controllano neppure
l’alimentazione a colazione e a cena. Niente da stupirsi: secondo i dati dell’ISS tra le madri di bambini in sovrappeso o obesi, il 36% non ritiene che il
proprio figlio lo sia, mentre è solo il 29% a pensare
che la quantità di cibo da lui assunta sia eccessiva.
“La prevenzione dell’obesità infantile – dichiara la
Cecchetto – deve iniziare fin da neonati, favorendo
il più possibile l’allattamento protratto al seno e tenendo sotto controllo l’eccessivo recupero di peso
nei primi anni di vita. Studi scientifici hanno infatti
dimostrato che quasi la metà di bambini obesi reste-
ranno tali anche da adulti, favorendo però la prevalenza elevata alla sindrome metabolica, strettamente
connessa al tipo di alimentazione, già in età adolescenziale”. A una alimentazione scorretta, come se
non bastasse, si combina poi la scarsa attività fisica.
Poco consapevoli i genitori poiché su questo aspetto, solo il 43% delle madri/genitori di figli obesi e
fisicamente poco attivi ritiene che svolga un’attività
motoria insufficiente. Chiave di volta dovrebbe essere la scuola. Eppure, secondo i dati emersi da Okkio alla Salute, su oltre 2.200 classi di scuole primarie italiane esaminate, relativamente alla struttura
degli impianti, ai programmi didattici, alle iniziative
di promozione della sana nutrizione e dell’attività fisica degli alunni, solo il 68% delle scuole possiede
una mensa; il 38% prevede la distribuzione per la
merenda di metà mattina di alimenti salutari (frutta, yogurt) ed il 34% delle classi svolge meno di due
ore di attività motoria a settimana. Inoltre solo una
scuola su tre ha avviato iniziative a favore di una
sana alimentazione e l’attività motoria, con il coinvolgimento dei genitori.
Anno VIII / n. 65 dell’8 maggio 2012
“LA VOCE DEL POPOLO” - Caporedattore responsabile: Errol Superina
IN PIÙ Supplementi a cura di Errol Superina
Progetto editoriale di Silvio Forza / Art director: Daria Vlahov Horvat
edizione: EDUCA e-mail: [email protected]
Redattore esecutivo: Viviana Ban / Impaginazione: Denis Host-Silvani
Collaboratori: Patrizia Chiepolo Mihočić, Tiziana Dabović e Monica Kajin Benussi
Foto: Ivor Hreljanović, Goran Žiković e archivio
Il supplemento esce con il sostegno finanziario della Regione Istriana, Assessorato
alla Comunità nazionale italiana e altri gruppi etnici.
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8.5.2012 - EDIT Edizioni italiane