mensile delI'Aime, associazione unitaria di comuni province e regioni
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rubrica di Umberto Serafini
Spigolando
fenomenologia delle convinzioni politiche
o messo un sottotitolo, apparentemente dotto, owiamente per
impressionare il lettore: ma non ve ne
curate. Vorrei, una volta tanto, tentare di
registrare la giornata politica, privata ma
reale, senza nulla di prefabbricato e senza conclusioni già stabilite e quindi
implicite sin dalle prime righe di un articolo. Noi, viviamo ora dopo ora di reazioni e riflessioni le più svariate, sulle
quali integriamo, arricchiamo, mutiamo o
correggiamo le nostre posizioni e (perchè
no?) i sentimenti di partenza: certamente
senza rinunciare, via via, alla nostra sintesi, che ci servirà n o n per comizi o
lezioni accademiche, ma per operare, previo esame di coscienza.
È m a t t i n a , apro la Garzantina 1 9 9 6
(pomposamente chiamata "Enciclopedia
universale Garzanti", che è il Nuovissimo
Melzi di quando io ero ragazzo, 19231928 circa). Libro importantissimo la
Garzantina, usato dai figli - i nostri figli
- e di nascosto da noi padri, quando
cerchiamo in fretta, sotto la spinta di
Bossi, la data della battaglia di Legnano. Mi ha telefonato poco fa la vedova,
Ines, di Luciano Bolis: d u n q u e per
curiosità vado a cercare Luciano sulla
Garzantina; naturalmente non c'è. Allora la malignità mi spinge a cercare Toti.
C'è: ben cinque righe e mezzo, povero
Enrico, bersagliere ciclista con una gamba amputata, autore del gesto "eroico"
di gettare, ferito, la stampella "contro il
nemico". Gesto che va capito - il nemico
poteva essere il nemico dei nazionalisti
o l'avversario degli interventisti democratici -: comunque rimane nella storia
e nella Garzantina, perchè bersagliere
come Mussolini (o mi sbaglio?). Niente
di male. Ma perchè n o n c'è Luciano
Bolis, che si è tagliato la gola per non
tradire sotto tortura i compagni partigiani, e poi ha scritto quel libretto stupendo che è "11 mio granello di sabbia"?
Giorni or sono, commemorandosi Bolis a
Genova, con gli auspici del Comune, ho
mandato un fax al Ministro Berlinguer,
perchè mobilitasse la scuola intorno
all'awenimento: mi ha fatto telefonare
da funzionari che provvedessimo noi
(chi?) a mobilitare il Proweditore agli
Studi di Genova. lo avevo già prowedut o a rivolgermi al Sindaco di Genova
anche per il Proweditore: non mi ha
nemmeno risposto, e alla riunione commemorativa di Palazzo Ducale non si
sono visti nè lui, nè il Proweditore, nè
alunni della scuola locale, nè insegnanti
(salvo, naturalmente, gli iscritti al Movimento Federalista, semiclandestino).
In questi giorni ho letto con sorpresa che
H
Presto in Europa sarà in circolazione una
nuova moneta, I'euro. "Comuni d'Europaw
in questo numero si sofferma a lungo
sull'argomento. Parallelamente, in
determinate zone dell'lndia, della
Thailandia, delllAfrica orientale e
occidentale, ancora oggi a dispetto del
progresso, alcune conchiglie sono in uso
come moneta.
Le conchiglie, in particolare le cipree, ad
una cui specie è stato dato addirittura i l
nome di "Cipraea monetaria",
costituiscono una forma di denaro
abbastanza efficace perché, pur essendo
assai differenti dalle monete metalliche,
sono almeno facili da maneggiare,
facili da trovare naturalmente
e facili da contare.
Da questo spunto, le immagini in libertà
offerte in queste pagine.
Ed ora la politica
3
Moneta unica, governo collegiale
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Euro: a che punto siamo?
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Siamo pronti alla transizione?
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di Macio Tereso Saluern~nl---
Euro ex-machina
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Tutte qui le novità?
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Camera con vista. Sul futuro
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Aiccre: il bilancio
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2
Le recensioni di Comuni d'Europa
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1-5
Comuni
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Berlinguer ha scoperto che la Riforma
Gentile della scuola era un'ottima riforma. Ma guarda! Tutti (parlo degli antifascisti veraci) lo sapevamo - e conoscevamo anche il contributo di Lombardo
Radice senior -, salvo alcuni faziosi di
sinistra cretina, che la criticavano come
"elitaria" (e infatti, inevitabilmente, lo
era): le critiche a Gentile, che non ho
mai risparmiato, si basano proprio perchè
suoi comportamenti "incivili" h a n n o
contrastato in pieno con lo spirito della
sua riforma. Ma Berlinguer rifletta invece
(come vedete, il mio è un discorso spicciolo) su due errori che ha fatto o sta
facendo. Non s'è accorto che la storia
"seria" non usa più la divisione in secoli
(800, 900, 700 ...1, ma segue una datazione partendo da eventi destinati a
cambiare società e politica. Che capirann o i poveri scolari, nell'affrontare i l
Novecento e Gramsci, se non si saranno
resi conto che l'epoca contemporanea
comincia col 1848 europeo ( i l quale
comprende il Manifesto dei Comunisti)?
E se la riforma gentiliana non poteva
che essere elitaria, allora, come poi si
accinge ora il Ministro a distruggere I'unica realizzazione democratica e popolare della scuola italiana post-bellica, che
è la scuola media unica? (certo - la mia
famiglia conta o ha contato 9 insegnanti, dall'awiamento professionale all'Università, e posso parlare spregiudicatamente - la cattiva selezione, salvo nobili
e preziose eccezioni, degli insegnanti ha
fatto spesso sottovalutare l'occasione
storica della media unica).
on questa serie di riflessioni ed
emozioni, corroborate anche TV a parte - dalla lettura, generalmente
notturna, dei miei cinque quotidiani
abituali, sono uscito e ho preso un tassì. 1 tassì s o n o , s c i e n t i f i c a m e n t e , i
migliori strumenti di informazione e
anche di riflessioni politologiche, specialmente a Roma, perchè sono tanti e
con tre matrici, che offrono tre diverse
basi culturali: tassinari molisani, tassinari romani e assimilati e (ormai più
rari) tassinari "africani" (cioè coloro che,
provenendo da un lavoro extra-moenia,
in terra coloniale e10 straniera, avevano
posti riservati nelle licenze). 1 molisani
mi hanno sempre dato il destro di far
riemergere le esperienze dell'emigrazione, specie americane: con le difficoltà
gravi dell'impatto, le molte clandestinità, il regalo all'America di alcuni dei
migliori gangsters e poi dei mafiosi
"perseguitati" dal prefetto Mori, ma
C
segue in ultima pagina
aprile 1998
Ed ora la politica
di Nicola Zingaretti
ggi 25 marzo, giorno anniversario della firma del Trattato di
Roma, la Commissione europea raccomanda che 11 Stati membri partecipino all'euro dal primo gennaio 1999)). Con queste parole il
presidente della Commissione europea Jacques Santer ha presentato il
rapporto della Commissione che propone anche l'ingresso dell'ltalia
nel primo gruppo di Paesi che adotteranno la nuova moneta.
Questa sfida, dunque, è stata vinta. 11 rapporto prevede per il nostro
Paese un deficit nel 98 al 2,5010 del Pil e addirittura al 2% alla fine del
99. Per il debito le previsioni sono del 11 8% per il 98 e 114% a fine
99. Oltre all'ltalia i Paesi ammessi sono: Austria, Belgio, Finlandia,
Francia, Germania, Irlanda, Lussemburgo, Olanda, Portogallo, Spagna.
11 documento presentato dalla Commissione parla anche di solide prospettive economiche e ripresa in Europa, infatti si ipotizza per il 9 8
una crescita del 2,8010 e del 3 per il 99, dopo una crescita del 2,7010 per
il 97. Si tratta di cifre leggermente inferiori rispetto a passate previsioni, a causa di una più lenta ripresa dell'economia in Germania, ma che
comunque denotano un futuro di sviluppo e di crescita per il continente. Questo ottimismo in campo economico è motivato da qudli che
Santer ha definito "progressi spettacolari verso la convergenza" di molti Paesi membri, e da altri fattori positivi come la riduzione dei tassi di
interesse, il basso livello d'inflazione, favorevoli condizioni monetarie e
una sostenuta domanda esterna.
L'integrazione va avanti
Cintegrazione europea, dunque, va avanti. La scomparsa delle frontiere
per i Paesi che aderiscono agli accordi di Schenghen, il diritto di voto per
i cittadini comunitari nelle elezioni amministrative, lo sviluppo delle politiche di coordinamento in molti campi amministrativi, il sostegno economico dei fondi strutturali, sono alcuni dei prowedimenti che intervengono ormai nella vita quotidiana di molti cittadini europei. Anche la
pubblica amministrazione sempre più spesso è coinvolta in novità amministrative legate a nuovi vincoli e prowedimenti comunitari: basti pensare agli sforzi di molte Regioni per rispettare criteri e tempi per l'utilizzo
dei fondi strutturali europei che saranno ora regolati da nuove norme.
Ciò che però è chiaro è che sarà l'introduzione dell' euro a determinare un vero salto di qualità, una svolta storica. 1 cambiamenti non
awerranno solo a livello macro economico, ma ogni giorno i cittadini avranno, nella loro vita quotidiana, diretto contatto con la
novità strutturale che I'euro porta con sé, e questo sicuramente
creerà entusiasmi ma anche paure.
L'abbandono della moneta nazionale sarà per molti un trauma. Lo
sarà innanzitutto per i cittadini dei Paesi con moneta forte, per questi alla novità si aggiunge la paura, la paura di perdere stabilità e
ricchezza. Già oggi a leggere i sondaggi probabilmente tra i popoli
aprile 1998
europei prevale lo scetticismo e la paura e spesso l'incomprensione.
In Italia è stato diverso, per motivi storici, economici e culturali i cittadini in questi anni si sono sottoposti a sacrifici anche grandi senza sostanziali o invalicabili contrarietà, nel nome dell'euro si è addirittura imposta
una tassa che ha colpito tutti i cittadini. C Europa è stata vissuta come
una sfida, l'obiettivo euro ha semplificato il messaggio, lo ha reso comprensibile a tutti e la comunità nazionale si è messa in cammino, pur se
tra contraddizioni per vincere questa sfida. Lo stesso giorno della presentazione del rapporto il Parlamento ha approvato la ratifica del Trattato di Amsterdam. Un voto importante, che ha visto un pronunciamento
favorevole, pur se con motivazioni distinte, non solo della maggioranza
parlamentare ma anche dell'opposizione.
Non solo moneta
Tutto bene dunque? No, non è il caso di avere questa visione. L'awio
della moneta unica, la costituzione della Banca Europea rendono
ancora più evidente una grave carenza della struttura europea: I'assenza o la debolezza della dimensione politica dell'Europa che sta nascendo. In primo l u o g o con la Banca prenderà vita un forte potere
sovranazionale che avrà una funzione non imlevante nello sviluppo e
nella crescita dei processi di integrazione, il potere che hanno già ora
le varie banche centrali troverà una dimensione nuova e determinante.
Di fronte a tutto ciò, la risposta non potrà essere quella di limitare
questi poteri con lacci e vincoli "nazionali", ma piuttosto quella di
costruire un sistema nel quale questo potere risulti uno "tra altri". Ecco
la necessità di costruire al più presto strumenti di governo democratico
sovranazionali, organismi nei quali i cittadini possano riconoscersi, criticare e anche condizionare. La dimensione politica vuol dire anche la
possibilità di superare una idea solo economica dei processi di integrazione e fare entrare da protagonista la questione sociale o il grande
tema della politica estera comune. Torna la questione del limite della
sovranità nazionale. Nel campo economico I'euro in fondo ha rappresentato questo; ora occorre andare avanti e costruire le condizioni
affinché una cessazione di sovranità si verifichi anche su capitoli diversi, importanti come lo è stato la moneta. Oggi, in un momento alto
del processo di unità, occorre avere la lungimiranza di capire che la
moneta è solo un, pure importantissimo, tassello ma non ci si può fermare; il rischio è quello di una unione zoppa, debole, limitata nella
sua struttura. L'Europa, anche grazie all'euro, rilancia la sua funzione
nel mondo, si ripropone come grande fulcro dello sviluppo del pianeta,
ma questo suo ruolo ha bisogno ora di essere supportato da scelte e
impegni coraggiosi, che portino verso una unione politica oppure
saranno guai, oggi più di ieri. Se ci si fermasse, paradossalmente, il
punto di maggiore successo potrebbe trasformarsi in difficoltà.
Comuni
d'Empa
N o s t r a
i n t e r v i s t a
a l l ' o n o r e v o l e
L a u r a
P e n n a c c h i
Moneta unica, govemo collegiale
a cura di Nicola Zingaretti
--
Laura Pennacchi
sottosegretario di Stato per il tesoro e bilancio
On. Pennacchi, ormai sembra che ci siamo, I'ltalia è in regola con i suoi conti e
sostanzialmente rispetterà i criteri di convergenza. Dal suo p u n t o di vista, sotto
l ' a s p e t t o e c o n o m i c o , q u a l e e s t a t o il
m o m e n t o più critico di questi anni di
govemo, il rischio più grande rispetto alla
sfida europea?
1 rapporti presentati nei giorni scorsi dalla
Commissione Europea e dall'lstituto Monetario Europeo confermano la robustezza del
processo di risanamento compiuto dall'ltalia:
la moneta unica partirà con 11 paesi, sarà la
moneta di una grande ed importante area
geopolitica, un ambito rilevante per numero
di consumatori, prodotto interno lordo, peso
delle esportazioni in termini di scambi commerciali globali. In generale, I'euro non solo
rappresenta la condizione primaria per lo svluppo e l'occupazione, ma anche il pre-requisito per garantire il rinnovamento del "patto
sociale" che ha storicamente contraddistinto il
modello europeo e, soprattutto, il terreno sul
quale consolidare un futuro di pace e cooperazione per le giovani generazioni.
Per venire alla vostra domanda non c'è dubbio che, s o t t o l ' a s p e t t o economico, i l
momento maggiormente critico si è avuto
con la crisi di Governo all'inizio di ottobre
del 1997: una crisi di Governo che, se non
fosse stata ricomposta grazie soprattutto alla
spinta delle parti più awertite dell'opinione
pubblica, delle forze sociali ed economiche,
avrebbe vanificato gli sforzi compiuti dai cittadini italiani nel corso di quell'anno e avrebbe rimandato ad un dopo di incertezze e di
maggiori costi economici e sociali il raggiungimento di un obiettivo di portata storica.
Per entrare in Europa, l'Italia ha dimostrat o che non era necessario distruggere il
sistema di welfare, ma piuttosto di riformarlo. Rispetto ai modelli europei, cosa
dovremo ancora fare nel prossimo futuro
in questo campo?
11 welfare state non è una zavorra per lo
sviluppo, un peso da cui liberarsi per far
decollare la crescita. 11 welfare state, insieme
di istituzioni e di forme di regolazione dei
processi economici e sociali nettamente
distinto da impalcature assistenzialistiche,
nasce, al contrario, come fattore di promozione della coesione sociale e come leva per
lo sviluppo. E' sulla base di tale convinzione e
non per scarso coraggio politico, che abbiamo
scelto di procedere alla riforma e non allo
smantellamento del sistema della cittadinanza
sociale. 1 prowedimenti introdotti con I'accordo di Ognissanti tra Governo e parti sociali, e
poi tradotto in norme nell'ambito della legge
Finanziaria per il 1998, sono passi importanti
verso il raggiungimento di standards europei
di cittadinanza sociale. Si pensi all'introduzione, seppur in via di sperimentazione, del "reddito minimo di inserimento" per i cittadini privi di mezzi, finalizzato all'inserimento/reinserimento nel circuito produttivo. Si pensi ancora
ai prowedimenti per estendere la copertura
pensionistica e il sostegno all'esercizio delle
responsabilità familiari ai giovani lavoratori e
lavoratrici con contratto "atipico".
La riforma del welfare è, insomma, un cantiere aperto, proprio perchè non vi erano solo
ragioni di carattere finanziano a motivare gli
interventi di riforma, ma anche imprescindibili
ragioni di equità e di ridefinizione delle
impalcature della cittadinanza democratica,
alla luce dei profondi mutamenti sociali, economici e demografici.
L'attenzione dell'Europa ora sembra concentrarsi sul tema della stabilità politica e
sulla necessità di mantenere il rigore nel
c a m p o della spesa. Q u e s t o r i g o r e c h e
d o v r e m o r i s p e t t a r e è a l t e r n a t i v o alla
richiesta che proviene da molte parti, in
primo luogo dai sindacati, di aprire una
fase di sviluppo nell'economia, piu forte
di quanto non lo sia ora?
L'attenzione dei paesi aderenti all'euro nei
confronti della sostenibilità dei processi di
risanamento risale alla sottoscrizione del
"patto di stabilità e crescita", sottoscrizione
awenuta a Dublino nel dicembre del 1996.
Non a caso al recente vertice di York, anche
al fine di rassicurare le opinioni pubbliche dei
paesi dell'area del marco, si è proposto di
anticipare al 1998 l'applicazione del patto.
L'attenzione al fattore "stabilità politica" vale
s o p r a t t u t t o per u n paese come I'ltalia,
segnato da mezzo secolo di ricorrenti crisi di
Governo: il fattore della stabilità politica E
fondamentale al fine di governare la finanza
pubblica e, contemporaneamente, promuovere le condizioni per lo sviluppo.
In merito alle condizioni per gli investimenti,
mi preme sottolineare che il rigore finanziario
non è alternativo allo sviluppo dell'economia e
al rilancio dell'occupazione nel Mezzogiorno:
se lassismo finanziario portasse a maggiore
crescita I'ltalia, avendo accumulato un debito
Comuni
dEmpa
pubblico pari al 120% del prodotto interno
lordo, ossia 2.200.000 miliardi di lire, avrebbe
un tasso di disoccupazione nullo e un quadro
di infrastrutture e servizi pubblici all'avanguardia nel mondo. 11 punto vero è che il circuito
vizioso debito-inflazione-svalutazione della lira
ha ridotto le possibilità per gli investimenti
produttivi e l'incremento dell'occupazione.
Una politica di finanza pubblica rigorosa consentirà di ridurre ancora di più di quanto già
sta awenendo i tassi di interesse reale, ridurre
la spesa pubblica per interessi, liberare risorse
per gli investimenti p r o d u t t ~per migliorare il
potenziale competitivo di tutto il paese. Certamente, nel quadro degli interventi per lo sviluppo ed il lavoro, sarà di estremo rilievo il
coordinamento delle politiche economiche a
livello dei paesi "in" euro, sarà utilissimo
riprendere e portare avanti il discorso e gli strumenti messi in campo in tema di lavoro con il
Vertice di Lussemburgo del novembre scorso.
Arrivata alla moneta unica, l'Europa ha
cominciato a porsi il problema delle regole e delle strutture per continuare a "star e insieme". Quali sono l e riforme più
u r g e n t i che occorre approvare a breve
contro i rischi di paralisi o peggio, in
futuro, di sgretolamento?
La questione dell'assetto politico-istituzionale è estremamente delicata, sconta differenze molto profonde sul piano politico-culturale, in termini di storie nazionali e, non
ultimo, in termini di approcci di policies tra
le forze moderate e le forze socialiste ed
anche all'interno del Partito del Socialismo
Europeo. Come molti osservatori hanno rilevato, siamo in presenza di una straordinaria
anomalia: per la prima volta nella storia si
verifica una piena integrazione monetaria,
comprensiva anche di Banca centrale indipendente, in assenza di una costituzione
politica e, quindi, senza strutture di governo.
L'awio della moneta unica renderà ancora
più stringente il nodo delle forme di governo
a livello dellSUnione Europea e, certamente,
nella medesima direzione premerà il processo di "allargamento" dell'unione nei confronti dei 12 paesi in attesa di entrare. ln
particolare, I'euro giocherà sicuramente un
ruolo di riequilibrio dello sbilanciamento
istituzionale oggi vigente, nel senso che
indurrà, in una prima fase, al potenziamento
delle forme di coordinamento delle politiche
nazionali e, in un secondo tempo, nel senso
della costruzione di sedi di governo collegiali. A breve, pertanto, per cogliere pienamente
le potenzialità di sviluppo connesse all'euro,
si dovrà valutare l'opportunità di istituzionalizzare il cosiddetto "euro- l l ", ossia il Consiglio dei Ministri economici e finanziari dei
paesi partecipanti alla moneta unica, e coordinare le politiche economiche da realizzare
ciascuno nella propria dimensione nazionale.
aprile 1998
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Euro: a che punto siamo?
di Silvana Paruolo
ttualmente, all'ordine del giorno
dell'agenda comunitaria figurano
- in particolare - l'allargamento, i seguiti del Vertice straordinario di Lussemburgo sull'occupazione (a giugno la presentazione dei Piani nazionali) e l'introduzione dell'euro.
11 25 marzo 1998, la Commissione europea - oltre che le previsioni economiche
1998-1 999 e la relazione sulla convergenza - ha approvato le attesissime
pagelle e la lista dei paesi che meritano
l'euro. Lo stesso giorno, I'lstituto monetario europeo (IME) ha presentato la propria
relazione sulla lista dei paesi "pronti".
Infine, il 3 maggio, il Consiglio dei Capi
di Stato e di Governo deciderà la lista dei
paesi ammessi a partecipare all'euro sul
nascere (1 " gennaio 1999); e nominerà il
presidente e il vice-presidente del Consiglio di direzione della Banca centrale
europea. Lo stesso giorno, i ministri delle
finanze fisseranno i tassi di conversione
bilaterali, irrevocabili e definitivi, tra le
m o n e t e che partecipano all'euro. Le
monete coesisteranno con I'euro fino al
2002. Le monete i biglietti in euro saranno materialmente introdotti dal 1 gennaio 2002 e la libera circolazione, euro e
monete nazionali, dovrebbe essere il più
possibile breve per non generare confusione nel pubblico, né crear problemi alle
banche e ai commercianti.
Ciò detto, è ovvio che sul tappeto ci sono
un bel po' di questioni. E' necessario passare dal rigore di Maastricht a una nuova
stagione di politica economica più concentrata su crescita e sviluppo? A quando
un nuovo Libro bianco aggiornato e
attuato? Chi entrerà nella prima ondata?
Italia sì o Italia no? Alla luce dei risultati
finora realizzati, l'ltalia dovrebbe farcela,
benché si rincorrano (fino all'ultimo) voci
su possibili sorprese. In particolare sembra
che i tedeschi auspichino una promozione
italiana "condizionata" (un regime di
vigilanza speciale e di sovranità limitata
sui conti pubblici; e garanzie aggiuntive
sulla riduzione del debito pubblico).
E ancora, quale presidente per la Bankeuropa (BCEIBanca centrale europea)? Un
A
aprile 1998
politico (come sostiene Dini), o un tecnico (come sostiene Ciampi)? Per l'ltalia, la
vera sfida resta (comunque) quella di
ottenere uno dei sei membri del Direttivo.
Quale posto per I'euro nel sistema monetario internazionale? Questo sistema sarà
bipolare (dollaro-euro) oppure tripolare?
In questa seconda ipotesi, la terza moneta sarà g i a p p o n e s e ? Altre questioni
riguardano conversione dei debiti pubblici
e riserve in euro; peso delle banche centrali nel futuro Comitato economico e
finanziario; rischi di speculazione; guide
per le imprese per la preparazione dei
sistemi informatizzati di transizione
all'euro. Quali i punti finora maggiormente focalizzati dal Parlamento europeo, dal
Comitato economico e sociale, e dai
nostri commissari europei? E ancora, alla
luce dei risultati del Vertice europeo di
Lussemburgo, I'UEM riuscirà a camminare
su due gambe (l'economica e la monetaria)? Le ultime sono le questioni essenziali, su cui ci si soffermerà qui di seguito.
L'Unione europea non intende darsi un
"governo economico" nel vero senso del
termine. Ma, nel contempo, il potere politico deve essere in grado di fare da contrappeso al potere monetario, rispettando
l'autonomia della BCE. Sulla base di questa considerazione, al Vertice di Lussemburgo (dicembre 19971, i 15 sono arrivati
a un accordo, allegato alle conclusioni. 11
"contrappeso politico" alla BCE - deciso a
Lussemburgo - non è una nuova istituz i o n e b e n s ì la d e f i n i z i o n e d e l l e
competenze affidate al Consiglio ECOnomiaIFinanze, rispettando le autonomie
nazionali (laddove devono permanere) e .
l'indipendenza della BCE.
comuni
d'Empa
Le politiche economiche e la determinazione dei salari rimangono di competenza
nazionale. Ma il loro coordinamento e la
sorveglianza comunitaria saranno rafforzate e il Consiglio EcoIFin dovrebbe essere più "propenso" a fare raccomandazioni
agli Stati membri. 1 paesi che non parteciperanno all'euro fin dall'inizio parteciperanno molto probabilmente al nuovo
meccanismo di cambio. 11 coordinamento
delle politiche economiche comporterà
una sorveglianza del tasso di cambio delI'euro (nei confronti del dollaro) e il Consiglio potrà persino - in circostanze eccezionali - "formulare orientamenti nei
confronti delle monete comunitarie",
rispettando tuttavia l'indipendenza del
sistema europeo delle banche centrali.
Nelle istanze internazionali, la posizione
dell'UE sarà stabilita dal Consiglio per i
temi di "interesse particolare delllUEM"
ma, a prescindere dalla politica monetaria
e dal tasso di cambio dell'euro, gli stati
membri continueranno a presentare individualmente le loro politiche e a partecipare individualmente ai lavori del Fondo
monetario internazionale.
n altri termini, la politica monetaria
sarà gestita in completa indipendenza dalla Banca centrale europea. Procedure adeguate dovrebbero assicurare il dialogo tra la BCE e le autorità incaricate
della politica economica (il presidente del
Consiglio Ecofin e il commissario agli
Affari economici e monetari potranno
partecipare - senza diritto di voto - alle
riunioni del Consiglio dei governatori della BCE, e il presidente della BCE assisterà
alle sessioni del Consiglio, quando questo
delibererà su temi collegati alle competenze della sua banca; il presidente della
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BCE presenterà una relazione annuale al
Consiglio e al Parlamento europeo, e le
commissioni competenti del PE potranno
individuare alcuni membri del Consiglio
di direzione delle BCE per audizioni).
P
er quanto riguarda i meccanismi
specifici di coordinamento delle politiche economiche, il Patto di stabilità e di
crescita costringe gli Stati membri ad
"autogovernarsi", evitando politiche di
bilancio avventurose. A questo si aggiungono le procedure di coordinamento di cui
dispone il Consiglio Ecofin: definizione dei
principali orientamenti di politica economica e soweglianza multilaterale (che implicano la possibilità di raccomandazioni agli
Stati membri). Ultimo elemento: la possibilità per i ministri della zona euro di riunirsi
tra loro informalmente. E sufficiente la risoluzione di Lussemburgo perché I'UEM possa camminare con due piedi? 11 piede economico lascia ancora a desiderare. Si tratta
di un compromesso; e tutto dipenderà dal
modo in cui gli strumenti creati e le procedure istituite verranno utilizzate nella pratica. Le minacce e le sfide cui le economie
"reali" e regionali, e i singoli settori, sono
confrontate sono molte. La costruzione
europea non può limitani al mercato e alla
moneta, ma deve essere anche un'unione
sociale e un'unione politica.
Per il Commissario Monti, "con I'euro, per
la prima volta sarà possibile un autentico
confronto dei prezzi delle merci e dei servizi da un Paese all'altro, a beneficio dei
consumatori e delle imprese, ne risulterà
acuita la concorrenza e verrà dato impulso
agli scambi interni. La moneta unica è un
completamento indispensabile al mercato
interno la cui efficacia va migliorata. Tra i
problemi che nascono, il più grave è la
fiscalità. La concorrenza fiscale ha soprattutto avuto effetti asimmetrici tra capitale,
fattore molto mobile, e lavoro: onde difendere il gettito fiscale, gli Stati hanno progressivamente spostato la pressione fiscale
dal capitale al lavoro. E un recente studio
d
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mostra che questo maggiore carico fiscale
sul lavoro spiega ben quattro punti percentuali del tasso di disoccupazione europeo".
Per Monti, l'unica soluzione sta in un certo coordinamento delle politiche fiscali
nazionali. Da qui il pacchetto di misure
fiscali suggerite dalla Commissione (un
codice di condotta per la tassazione delle
società e misure per eliminare le distorsioni in materia di tassazione del risparmio,
per eliminare le ritenute alla fonte per i
pagamenti transfrontalieri fra società che
concernono interessi e royalities, per eliminare le più importanti distorsioni esistenti nella fiscalità diretta].
11 Commissario Bonino nell'ottobre 1996
ha invece creato un gruppo di lavoro per
analizzare la paura dei consumatori. "1 vari
settori coinvolti, in particolare banche e
commercianti, hanno fatto valere i loro
legittimi interessi, rendendo noti i costi
rappresentati dalle trasformazioni indotte
dall'unione monetaria e spesso esagerandoli per motivi tecnici, nel tentativo di
socializzarli. 1 cittadini europei, che non
mancano di buon senso, hanno compreso
immediatamente che i costi rischiavano di
ricadere sulle loro spalle". "Le loro principali preoccupazioni? In sintesi, aumenti in
modo nascosto dei prezzi dei beni e dei
servizi. Possibili previsioni? Sia comportamenti di riduzione delle spese sia comportamenti che possono generare un eccesso
di indebitamento, per l'apparente diminuzione dei prezzi. Da qui l'opportunità di
"ossewatori del passaggio all'euro", che
contribuiscano a inchieste sui prezzi, e primi esami di eventuali reclami entro pratiche ritenute abusive.
Da parte sua, il 15 gennaio scorso, sulla
moneta unica il Parlamento europeo ha
adottato quattro relazioni, riguardanti:
11 I'euro e i consumatori (Perez Royo). 11 PE
ha chiesto la messa in opera di misure di
formazione e istmzione sull'euro, in particolare per i gruppi non favoriti (ciechi,
analfabeti e anziani), cui associare organismi rappresentativi quali le unioni dei consumatori o le associazioni delle donne. La
maggioranza si e espressa per un sistema
volontario di doppia formulazione dei
prezzi (in euro e in moneta nazionale). La
Commissione è stata invitata a preparare
una proposta di regolamento che proibisca
alle banche di far pagare ai clienti gli oneri
di conversione dei loro conti o pagamenti
dalla moneta nazionale all'euro; e a continuare a prevedere la possibilità di creare
ossewatori locali incaricati di seguire il passaggio all'euro. Se non si adotterà un regolamento, occorrerà sviluppare strategie
nazionali per ridurre i costi di conversione
tra gli stati della zona euro nella fase transitoria (ad esempio, pagamenti con carta di
credito o assegno emesso in euro);
2) gli aspetti esterni dell'euro (Ruffolo]. 11
PE ritiene che nella terza fase delllUEM si
dovrà adottare una politica monetaria volta
Comuni
d'Europa
f
a
a moderare il tasso d'interesse a lungo termine e a incoraggiare un tasso di cambio
dell'euro che non sia sopravalutato nei
confronti del dollaro. l1 PE chiede - tra l'altro - una precisa interpretazione dell'art.
109; una cooperazione con le autorità
monetarie degli USA nel campo del coordinamento delle politiche di tassi di cambio
per favorire stabilità e lotta alla speculazione; una valutazione delle riserve in dollari
per un loro diverso utilizzo se eccedenti;
un esame britannico dei vantaggi di un
mercato europeo dei capitali unificato.
3) l'impatto dell'euro sul mercato dei
capitali (Friedrich). Più ampio campo di
azione per piazzare capitali, riesame delle
limitazioni quantitative rigorose (se esistono) imposte ai fondi pensione, lotta
contro la concorrenza fiscale sleale (per
favorire un clima d'investimento stabile)...
11 PE chiede quindi alla Commissione un
inventario delle misure necessarie in
materia di armonizzazione dei mercati dei
capitali (studio delle esperienze acquisite
negli USA, lo statuto della società anonima di diritto europeo, ecc.);
4) la moneta elettronica e I'UEM (Stevens).
11 PE chiede alla Commissione europea di
presentare proposte sull'emissione della
moneta elettronica, e l'utilizzo delle carte
con chips per la creazione di carte d'identità e10 la realizzazione e modemizzazione
dell'amministrazione e della fornitura di
servizi pubblici ecc.
gennaio, sugli aspetti pratici dell'introduzione dell'euro, si e espresso
anche il Comitato economico e sociale delI'IJE (Bninai, Imprenditori Italia). 11 CES si
sofferma sugli aspetti contabili e fiscali
(evitare un'ulteriore accentuazione delle
differenze di trattamento fiscale; spese di
conversione della moneta a carico degli
utenti solo in una proporzione giustificabile); sulla questione della doppia etichettatura (va deciso a livello nazionale, e del
mercato); sulla tutela dei consumatori; sulla necessità di definire il molo delle carte di
pagamento nella fase di passaggio all'euro.
A
aprile ?998
L-- ' i .n f l u e n -za
P
delI'Uem
--
e
p
p
P
d e l l ' e -u-r o
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sul
comportamento
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di
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Regioni
ed
Enti
-
locali
-
Siamo pronti alla transizione?
di Maria Teresa Salvemini
Maria Teresa Salvemini
Direttore generale della Cassa
Depositi e Prestiti
N
el dibattito sugli effetti economici
dell'unione europea e sul rapporto
tra i vincoli di Maastricht e le possibilità
di crescita del nostro paese nei prossimi
anni assumono particolare rilevanza i
comportamenti degli Enti locali. La linea
di condotta del Governo italiano è che I'ltalia entrerà sin dall'inizio nell'unione e
certamente vi resterà: nessuna parte della
pubblica amministrazione dovrà, quindi,
sottrarsi alle regole del patto sottoscritto
per gli anni successivi.
Già oggi esistono situazioni che mettono in
diretto rapporto questo contesto con i comportamenti degli Enti locali e che stanno
producendo degli effetti molto seri:
recentemente, per esempio, non è stato
possibile riaprire i termini della rinegoziazione dei debiti degli Enti locali, in quanto ciò
confliggeva con il vincolo del 3010.
La convinzione del Governo italiano si sta
trasferendo in una messa a regime di un
sistema di commissioni e di comitati, il cui
scopo è portare immediatamente le pubbliche amministrazioni ad avviare i processi
necessari affinché, quando I'euro sarà la
moneta di tutti, le pubbliche amministrazioni italiane siano in grado e abbiano già
adottato tutte le soluzioni tecniche necessarie per non porre problemi.
Si tratta di processi lunghi e complicati,
bisogna quindi attivarsi con un sufficiente
anticipo. Infatti in qualche misura proprio
la complicazione del processo e la sua
lunghezza implicano anche una decisione
irreversibile anticipata: ad esempio le
aprile 1998
banche, q u a n d o avranno speso t u t t o
quello che stanno spendendo, non vorranno non partecipare alla moneta europea; anche le pubbliche amministrazioni
avranno un simile attegiamento, quando
avranno investito energie e quant'altro in
questa operazione.
1 regolamenti comunitari prevedono due
fasi: una fase definitiva ed una transitoria. Nella fase transitoria, che durerà dal
l o gennaio 1999 al 31 dicembre del 2001,
l'unica regola vigente sarà quella che a
nessuno deve essere proibito, ma nessuno
può essere obbligato, a fare pagamenti o
a ricevere pagamenti in euro. Questa fase
transitoria quindi è la fase più difficile
perchè lascia delle situazioni di flessibilità
e perché, da una certa data, ci si deve
invece predisporre a passare integralmente
al nuovo sistema.
Questa situazione è stata affrontata da
un Comitato per I'euro, che è stato costituito con un decreto nel 1996 presso il
Ministero del Tesoro. Il Comitato è diviso
in 3 sottocomitati, uno pubblica amministrazione, u n o finanza e u n o impresa.
Nell'ambito dei sottocomitati sono stati
istituiti gruppi di lavoro per I'approfondimento delle questioni giuridiche ed informatiche dei processi di informazione e di
formazione, ed è in corso di predisposizione lo schema del disegno di legge concernente delega al Governo per l'introduzione dell'euro.
Nel frattempo esistono le cosiddette "frasi
annuncio" che riguardano la transizione
all'euro delle pubbliche amministrazioni.
Nella fase transitoria la "frase annuncio"
sui bilanci recita c h e le pubbliche
amministrazioni per la contabilità di
bilancio utilizzeranno esclusivamente la
lira, quindi nella fase transitoria non c'è
doppia contabilità in due valute.
Alcuni documenti ufficiali potranno contenere, per voci particolarmente significative, accanto agli ammontari in lire, i corrispondenti valori in euro. Saranno gli
amministratori stessi a decidere se e quali
saranno le voci che riterranno significative
per introdurre questa che non è una doppia contabilità, ma una doppia statistica,
in qualche misura, una doppia rilevazione.
In questa fase i pagamenti potranno però
essere denominati in euro per poi essere
convertiti in lire all'entrata nelle pubbliche amministrazioni.
Quindi le pubbliche amministrazioni
c o n s e n t i r a n n o , ai c o n t r i b u e n t i c h e
abbiano adottato I'euro nella propria
contabilità, di comunicare con le pubbliche amministrazioni in euro.
L'adozione di questa denominazione
interesserà tutte le componenti e tutte le
Comuni
d'Empa
preparazioni che afferiscono ad un rapporto tra contribuente e amministrazione. Una volta fatta però, l'adozione delI'euro sarà una scelta irreversibile. La
conversione in lire della documentazione
in euro, per il suo esame, verrà effettuata
nelle pubbliche amministrazioni e nel
rivolgersi al contribuente le pubbliche
amministrazioni manterranno la stessa
denominazione da questi adottata.
S
i tratta quindi di un problema di
conversione che viene fatta all'entrata, e dà poi l u o g o a u n a serie di
comunicazioni contabili, che però non si
riflettono nel bilancio dell'ente che continua ad essere denominato in lire. Lo
stesso modello vale per le uscite: i percettori di pagamento dalle pubbliche
amministrazioni avranno la facoltà di
richiedere accrediti denominati in euro;
gli importi in euro riguarderanno il solo
netto a pagare e la conversione anche
qui sarà effettuata a cura della Tesoreria
centrale o della Direzione generale dei
servizi periferici, che indicherà l'ammontare in euro nel momento in cui trasferisce il pagamento al sistema tesorerie provinciali o al sistema bancario postale. È
evidente che deve esserci una regola uni-
ca e anche una cifra a riconversione unica che non può essere fatta che a questo
momento, all'interfaccia, per così dire, e
non dentro i singoli soggetti.
Naturalmente, all'inizio del 2002 tutte le
pubbliche amministrazioni adotteranno
L ' i n f l u e n z a
-
-
d e l I I U e m
P
-
e
I'euro simultaneamente e q u i n d i n o n ci
sarà, come nel caso dei privati, una possibilità di scelta, e a quel p u n t o i bilanci e
le scritture contabili saranno denominati
esclusivainente in euro.
Q
d e l l ' e u r o
P
s u l
c o m p o r t a m e n t o
-
uesta è una situazione m o l t o chiara, così come è stata definita n e i
documenti del Comitato per I'euro costit u i t o dal Governo italiano che già circolan o e che sono alla base anche delle ipotesi che si stanno elaborando in materia d i
cambiamenti alle normative perchè, oltre
questo disegno d i legge, c i sono delle
normative che devono essere effettuate.
Questo è l o scenario che riguarda t u t t i
gli e n t i e i n particolare g l i E n t i locali.
Tuttavia, mentre per q u a n t o riguarda i
costi d i conversione questi u l t i m i n o n
p o s s o n o c h e gravare s u l l ' E n t e l o c a l e
stesso, sia i n termini d i addestramento e
d i organizzazione, sia d i a d a t t a m e n t o
dei sistemi informatici, invece ci potrebbero essere dei problemi negli arrotondam e n t i delle situazioni debitorie e creditorie tra l'ente e il sistema centrale.
In questo caso bisogna mettere a f u o c o
un m e c c a n i s m o d i a d a t t a m e n t o d e l l e
scritture c o n t a b i l i per q u a n t o riguarda
l a s i t u a z i o n e d e i d e b i t i d e l l a Cassa
D e p o s i t i e Prestiti. A l d i là d i q u e s t o
n o n dovrebbero esserci p r o b l e m a t i c h e
peculiari per q u a n t o concerne l o specifico comparto dei servizi d i tesoreria e
d i cassa; in presenza d i u n sistema b a n cario m o l t o avanzato nella trasformazione, l ' u t i l i z z o delle procedure i n t e r bancarie potrà, fin d a l p r i m o g e n n a i o
del 1999, essere u t i l i z z a t o a n c h e per
q u a n t o riguarda i p a g a m e n t i che h a n n o
c o m e terminale u n a pubblica a m m i n i strazione o u n E n t e locale.
Anche per le regolazioni presso l e contabilità speciali n o n dovrebbero esserci problemi, i n q u a n t o t u t t i i costi, nonchè i
c o n t i correnti postali intestati agli E n t i
pubblici, sono in lire e dovrebbero contin u a r e ad esserlo nella fase transitoria.
Qualora dovessero sorgere p r o b l e m i d i
conversione sarà la Banca Centrale, cioè
l a Tesoreria, che dovrà intervenire per
effettuare la conversione dalla lira all'eur o o dall'euro alla lira, al m o m e n t o
appunto dell'accreditamento.
Al d i là d i questi aspetti tecnici, t u t t e l e
amministrazioni devono essere convinte
-
d i
R e g i o n i
- -
e d
E n t i
l o c a l i
che questo processo va affrontato e va
iniziato. O g n i grande a m m i n i s t r a z i o n e
in particolare deve avere anch'essa dent r o d i sé quello che in questo Comitato
è stato chiamato "l'uomo o la donna
euro", cioè u n soggetto che abbia come
c o m p i t o quello d i riflettere e fare riflettere sul processo d i transizione all'euro.
Questo aspetto dell'euro è certamente
m e n o interessante delle discussioni circa
gli e f f e t t i del vincolo d i bilancio proveniente dal rispetto delle regole europee,
o circa gli e f f e t t i sulle economie e sui
g e t t i t i fiscali d e g l i e n t i . R a p p r e s e n t a
u g u a l m e n t e , in q u a l c h e m i s u r a , u n a
manifestazione d i convinzione nell'adesione al processo d i partecipazione
alllUnione europea, e su questo nessuno
p u ò essere avvantaggiato da posizioni d i
d u b b i o o d i divario rispetto alla linea del
Governo, p e r c h e n o n c'è d u b b i o che,
trattandosi d i vincoli che si riferiscono
all'intera p u b b l i c a a m m i n i s t r a z i o n e , il
Tesoro n o n riuscirà ad ottenere i risultati v o l u t i se t u t t e le pubbliche a m m i n i strazioni n o n saranno convinte della
necessità d i fare, i n un certo periodo, i
d o v u t i sforzi e sacrifici.
C'ome cz preparzamo t
In Italia, il 12 settembre scorso, il Ministro del tesoro ha istituito
il Comitato euro, di cui sono stati chiamati a far parte i rappresentanti delle amministrazioni, delle principali istituzioni pubbliche, nonché privati esponenti dell'economia, della finanza e del
settore imprenditoriale.
Il C o m i t a t o ha organizzato i suoi lavori per t r e grandi aree d i
intervento: mercati e finanza, pubblica amministrazione, imprese.
Tre s o t t o c o m i t a t i h a n n o preparato le linee guida d'intervento.
Sono s t a t i i n o l t r e c o s t i t u i t i due g r u p p i d i lavoro t e m a t i c i per
approfondire argomenti di interesse comune ai vari settori, che
hanno riguardato i problemi connessi all'informatica e le implicazioni giuridiche del passaggio dalla lira all'euro.
La pubblica amministrazione, cui spetterà u n ruolo guida nell'intro-
duzione dell'euro, l'utilizzerà dal 1997 (accettando pagamenti i n
euro e effettuando a sua volta versamenti e trasferimenti denomin a t i nella valuta europea]: decisione concordata con I'Abi (Associazione bancaria italiana) in modo che pure il sistema creditizio t r a t t i
le disposizioni i n euro sin dall'inizio del periodo transitorio.
Bilancio e altre scritture c o n t a b i l i saranno invece c o i n v o l t i dal
cambiamento dopo la conclusione del periodo transitorio (199920021. 1 1 Io
gennaio 2002 t u t t e le pubbliche amministrazioni adotteranno quindi I'euro simultaneamente:
Manca t u t t o r a un'indagine organica dell'impatto dell'euro sui settori produttivi che più hanno da temere e dall'avvento della moneta unica e dal conseguente aumento d i concorrenzialità (ad esempio, i cambivalute sono destinati a scomparire; l'impatto si farà
sentire anche su banche e assicurazioni in cui esistono grosse sacche d i inefficienza, ecc.).
Comuni
d'Empa
aprile 1998
A
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Luro ex-machina
di Renata Landotti
euro esce dalle difficili pagine dei trattati economici ed
entra sulla scena della vita quotidiana. Un pò per gioco
un pò per informazione, la moneta unica sta diventando una
realtà con cui tutti noi, tra meno di dieci mesi, cominceremo a
fare i conti. Come sempre è accaduto per le tappe fondamentali
delllEuropa comunitaria, dall'unione doganale al mercato unico,
ormai il decollo dell'euro vola sulle ali di un effetto anticipatore
che sta spiazzando anche le aspettative più ottimistiche: «Una
nuova politica familiare che convinca gli italiani a fare più figli.
Questo si attendono dall'unificazione monetaria i genitori italiani
associati nel Movimento Italiano Genitori)). «Non solo moneta
unica, ma anche un nuovo modello musicale europeo». ((L'curo,
se va in porto, permetterà all'Europa di dimezzare il tasso di
disoccupazione». ((L'unione fa la forza)).
Sei volte al giorno, per sette secondi, sulle tre reti televisive della
Rai, parole, immagini e musica ci informano che I'euro sta per
diventare realtà. E accanto all'ora esatta, al posto della nazionale
forma di parmigiano reggiano, ora riluce l'euro nel formato di
moneta bimetallica, fiore all'occhiello della nostra Zecca di Stato.
In aprile riceveremo tutti, a casa, una pubblicazione del Ministero del Tesoro nata proprio illustrare tempi e modalità dell'adozione della moneta unica europea. Intanto si può "eureggiare"
con il dischetto fornito dal Sole 24 Ore ((L'curo: cos'e, come funziona, perchè conviene - Un'iniziativa dell'unione Europea e del
Governo Italiano)). Si può consultare i l sito del Ministero del
Tesoro (www.tesoro.it) per avere notizie sulla politica economica
nazionale e sulla transizione all'euro: un sito tranquillizzante
che per una mezz'oretta ci fa volare alto e ci fa dimenticare i
disagi e le discordie della transizione che I'euro introduce nella
nostra quotidianità. Oppure, da martedì 3 marzo, si può consultare Eurolandia (www.eurolandia.tin.it), il primo sito sull'euro
interamente dedicato ai ragazzi. E l'aspetto ludico, dicono gli
psicologi, non è mai da sottovalutare quando si tratta di imparare una cosa nuova, non facilissima per molti di noi, come fare i
conti con una nuova moneta.
"vera" per convincersi, e convincere, di essere al passo con gli altri.
Ma, mentre già oggi in molte parti delllEuropa, andando dal
tabaccaio a comprare francobolli e tessere dell'autobus, si può
pagare con il borsellino elettronico, in ltalia questo servizio rimane
al momento ancora un esperimento. 1 turisti verranno in Italia con
le loro carte in euro e la maggior parte degli esercizi commerciali
non saranno ancora in grado di accettarle. Le associazioni europee
di consumatori si stanno già adoperando per riuscire a dare ai cittadini delle norme che evitino speculazioni al rialzo dei prezzi. Non
bisogna sottovalutare infatti la possibilità che i costi del passaggio
all'euro (costi informatici, modulistici, informativi, ecc.) possano
essere ricaricati sui prezzi finali; né, tantomeno, il rischio che possano attivarsi spinte speculative da parte di settori economici irresponsabili in relazione al problema degli arrotondamenti nonchè
l'eventualità di dover pagare alle banche le commissioni valutarie
per le operazioni di conversione della moneta.
Eppure gli italiani si confermano i più entusiasti sostenitori della
moneta unica in Europa. Un entusiasmo che mi sembra sostenuto
soprattutto dalla non conoscenza e, come sostiene lndro Montanelli, dalla sfiducia nelle istituzioni italiane. Crediamo molto di più in
qualcuno o qualcosa che ci imponga regolamenti dall'esterno; al di
là dei lodevoli sforzi dei nostri governanti, gli italiani mostrano il
massimo disprezzo per la loro classe dirigente nazionale e sperano
che gli altri, gli europei, ci governeranno meglio.
103 Cep (Comitati euro provinciali) cominciano ad attivarsi: dall'organizzazione di convegni e seminari, all'addobbo, nel 1997,
dell'albero di Natale di Grosseto con i facsimile delle nuove banconote, all'esposizione dei prezzi in lire e in euro in vari esercizi commerciali. Per l'estate, sull'ondata del turismo nord-europeo, sono
previste numerose iniziative, dal gioco di società alla simulazione
aprile 1998
on esiste un precedente storico di undici Paesi che, liberamente e democraticamente, decidono di mettere in
comune tra di loro uno dei simboli dello stato-nazione, la moneta. Partito con la crescita economica contro, ora l'euro dovrebbe
poter beneficiare di una ripresa essenziale per corroborare, oltre
che quella economica e monetaria, l'indispensabile convergenza
politica tra gli Stati membri. In questo senso, l'unione monetaria
rappresenta un altro passo per awicinare i cittadini europei all'idea di un governo unico: è una macchina in moto ma l'obiettivo
vero è ancora lontano. Nei Paesi europei, legati da una così fitta
rete di scambi e commerci, sia per i beni che per i servizi ed i
capitali, mi sembra più difficile giustificare l'esistenza di diverse
monete che non quella della moneta unica. Inoltre, l'adozione di
una unità di conto comune, come è stato finora I'Ecu (European
Currency Unit), ha costretto da subito i governi ad un minimo di
concertazione nella politica economica: l'adozione dell'euro sembra rappresentare un efficace minimo comun denominatore.
Comuni
d'Empa
L e
p r o p o s t e
p e r
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r e g o l a m e n t i
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F o n d i
s t r u t t u r a l i
Tutte qui le novità?
di Silvia Vaccaro
1 18 marzo la Commissione europea
ha p r e s e n t a t o le s u e p r o p o s t e di
modifica dei regolamenti dei Fondi strutturali, che definiscono le modalità di
intewento per il periodo di programmazione 200012006.
Nonostante le buone intenzioni enunciate, le proposte presentate contengono
diversi elementi che destano preoccupazione per il futuro delle azioni cofinanziate dai Fondi strutturali in Italia.
Formalmente è dichiarato un aumento
delle disponibilità per i Fondi strutturali,
che dai 200 miliardi di ECU della programmazione 199411999 passa a 210 per
il p e r i o d o 2 0 0 0 / 2 0 0 6 . L'erogazione
annuale risulta però decrescente, tanto
che per l'anno 2006 sono previsti 27,3
miliardi di ECU,meno di quanto disponibile per il 1999 (31,4 miliardi di ECU).
Inoltre, poiché la Commissione ha previsto
di non aumentare il massimale delle risorse proprie (fissato a11'1,27% del Pnl comunitario), l'adesione all'unione dei nuovi
Paesi, prevista a partire dal 2002, potrebbe
determinare un'ulteriore riduzione delle
risorse per la politica di coesione destinate
agli attuali 15 Stati membri.
E' evidente che la dotazione finanziaria
prevista per i Fondi strutturali non risulta
adeguata a realizzare gli ambiziosi obiettivi contenuti nel documento Agenda 2000.
Gli aspetti più rilevanti delle proposte di
riforma possono essere ricondotti all'interno dei seguenti principi guida: concentrazione degli intewenti strutturali e
delle risorse su un numero ridotto
di aree; semplificazion e del processo
di p r o g r a m mazione e
attua-
1
zione; rafforzamento del partenariato;
ripartizione più chiara delle responsabilità
tra Commissione europea e Stati membri;
rafforzamento dell'efficacia degli interventi e del controllo sull'attuazione.
Al fine di accentuare la concentrazione
delle risorse e accrescere l'impatto dei
Fondi strutturali, l'Esecutivo comunitario
chiede di applicare rigidamente il criterio
del Pil pro capite inferiore al 75% della
media comunitaria per I'individuazione
delle aree con i maggiori ritardi di sviluppo (Obiettivo 1 ) e di fare coincidere le
aree coperte dal nuovo Obiettivo 2 con
quelle interessate dagli aiuti di Stato a
finalità regionale.
L'ltalia, che ha già subito, per l'attuale
periodo di programmazione, un trattamento poco favorevole a titolo dell'obiettivo 1 (lo stanziamento pro capite di
risorse risulta superiore solo a quelli dei
Paesi Bassi e del Belgio), rischia per il
futuro ulteriori penalizzazioni. In particolare la rigida applicazione del criterio del
75% provocherebbe l'esclusione dall'Obiettivo I , oltre che dell'Abruzzo e del
Molise, anche della Sardegna, il cui Pil
pro capite, pur attestandosi in media al
76% tra il 1993 ed il 1995, ha avuto un
andamento decrescente, riawicinandosi in
questi anni di nuovo al 75%.
L'attuazione delle richieste della Commissione porterebbe, inoltre, ad una riduzione della percentuale di popolazione del
Centro Nord attualmente coperta dagli
Obiettivi 2 e 5b dal 19,7010 al 10,4010.
L'Esecutivo comunitario ha sotto-
Comuni
d'Empa
lineato che i meccanismi di selezione
delle aree saranno definiti in modo tale
che in ogni Stato membro la riduzione
n o n sia superiore ad un t e r z o della
popolazione attualmente coperta dagli
attuali Obiettivi 2 e 5b.
Queste rassicurazioni non eliminano i
dubbi circa i criteri di eleggibilità delle
aree proposti dalla Commissione, i quali
rischiano di creare delle disparità di trattamento tra gli Stati e di non ripartire
equamente i sacrifici derivanti dalla scelta
di rafforzare il principio della concentrazione dei finanziamenti.
La Commissione europea intende perseguire la semplificazione attraverso la riduzione del numero di Obiettivi e di programmi (di regola un solo programma per
regione) e con l'introduzione di nuovi
meccanismi di impegno e di pagamento.
Analizzate nel loro complesso le proposte
dell'Esecutivo comunitario non sembrano
tuttavia idonee a realizzare una effettiva
semplificazione. Al contrario l'impressione
che se ne ricava è di un ulteriore appesantimento e irrigidimento delle procedure.
P
er quanto riguarda la definizione
del nuovo Obiettivo 2 (che accorpa
le aree industriali, rurali, urbane e dipendenti dalla pesca con problemi strutturali
di riconversione socio-economica), la
scelta della Commissione, più che rispondere ad una logica di effettiva razionalizzazione, sembra il risultato di un'operazione di semplice assemblaggio di problematiche coperte in modo diverso dai Fondi strutturali. L'Obiettivo 2 rischia così di
diventare un contenitore che rende indefinite le priorità comunitarie.
11 processo di programmazione tende ad
appesantirsi a causa dell'introduzione di
due nuove fasi: l'adozione da parte della
Commissione di "orientamenti strategici" per ciascun Obiettivo (di
cui gli Stati dovrebbero
tenere conto nella formulazione dei piani
di sviluppo e nella
riprogrammazione
delle attività) e I'elaborazione da
parte dello Stato
m e m b r o di u n
documento,
definito "supplem e n t o di p r o grammazione",
che contiene indicazioni sulla ripartizione
delle risorse, sulla valutaz i o n e ex a n t e , sui criteri di
selezione dei progetti e sulle attività di informazione.
aprile 1998
L e
p r o p o s t e
p e r
i
Le proposte di regolamento prevedono
inoltre nuovi obblighi a carico degli Stati
membri: elaborazione di "rapporti annuali
di attuazione", riunioni con i rappresentanti della Commissione per discutere del
contenuto dei rapporti annuali e per verificare i risultati dei controlli effettuati sulla regolarità degli interventi.
lteriori e più gravi preoccupazioni
suscita la scelta di modificare le procedure di pagamento, prevedendo il passaggio da un sistema di anticipi ad un
meccanisimo di rimborso delle spese effettuate dal beneficano finale, ossia del soggetto responsabile della direzione dei lavori.
11 meccanismo proposto, che prevede un
solo anticipo del 10010 al momento dell'approvazione dell'intervento, rischia di
impedire agli organismi n o profit di
presentare progetti nell'ambito dei programmi cofinanziati e di consentire la
partecipazione ai bandi di gara esclusivamente ai soggetti in grado di anticipare le risorse finanziarie.
Questo pericolo è ancora più reale in
Italia, dove la tendenza prevalente dell'amministrazione è quella di anticipare
i finanziamenti comunitari, ma n o n
quelli nazionali.
Le due nuove fasi di programmazione il documento sugli "orientamenti strategici" e il cosiddetto "supplemento di
programmazione" - sono state introdotte dalla Commissione per superare le critiche di coloro che la accusano di eccessiva ingerenza nella gestione degli interventi e di mancato rispetto dei principio
di sussidiarietà.
Infatti, la Commissione intende assumere un ruolo più rilevante nella definizione delle linee guida di intervento, attraverso l'elaborazione dei citati "orientamenti strategici", ma lascia in contropartita allo Stato membro il compito di
definire la programmazione di dettaglio,
mediante l'elaborazione del "supplemento di programmazione" che non è
sottoposto all'approvazione dell'Esecutivo comunitario.
Inoltre, al fine di ridurre i propri poteri in
materia di gestione, la Commissione attribuisce ai suoi rappresentanti in seno ai
Comitati di Sorveglianza un diritto di
voto esclusivamente consultivo.
11 nuovo sistema di ripartizione delle
responsabilità suscita alcune perplessità.
Esso, infatti, dovrebbe attribuire maggiori
obblighi agli Stati in relazione ai processi
di attuazione degli interventi, in cambio
di una maggiore autonomia nella programmazione di dettaglio e nella gestione
delle azioni.
Mentre non vi è alcun dubbio circa la
reale consistenza degli obblighi a carico
degli Stati, molto più sfumati appaiono i
poteri a questi conferiti.
Non risulta infatti chiaro di quale maggiore autonomia beneficia I'amministra-
U
aprile 19q8
n u o v i
r e q o l a m e n t i
zione nazionale nella individuazione
degli interventi, visto che il cosiddetto
"supplemento di programmazione" non
contiene ulteriori elementi di specificazione delle azioni previste e consente
allo Stato di decidere autonomamente
solo la ripartizione delle risorse tra le
m i s u r e già d e f i n i t e nei d o c u m e n t i
approvati dalla Commissione.
Inoltre le proposte di regolamento non
riducono il ruolo rilevante svolto nella
fase di gestione dall'Esecutivo comunitario, il quale ha la possibilità di formulare osservazioni e raccomandazioni allo
S t a t o m e m b r o a s e g u i t o dell'esame
annuale del "rapporto di attuazione" e
di richiedere adattamenti per migliorare
la qualità delle azioni realizzate.
Altro aspetto che merita di essere preso
in considerazione è quello relativo ai
meccanismi previsti per aumentare l'efficacia degli interventi strutturali.
La Commissione chiede di mantenere
una riserva del 10% degli stanziamenti
complessivi dei Fondi strutturali da
ripartire d o p o i primi tre anni tra le
regioni comunitarie che hanno mostrato
l e migliori p e r f o r m a n c e in termini
di attuazione.
d e i
F o n d i
s t r u t t u r a l i
i tratta di una proposta che suscita
molti interrogativi. E' evidente che
il meccanismo previsto finisce per attribuire alla Commissione un elevato e
poco giustificabile potere discrezionale.
Ma soprattutto si deve constatare che
l'applicazione del principio della riserva
finirebbe per determinare una competizione tra gli Stati e tra le regioni comunitarie da cui uscirebbero vincitori i più
efficienti, che di regola sono anche i più
ricchi, a danno dei più poveri e bisognosi di aiuti, contraddicendo così il fondamento stesso della politica comunitaria
di coesione economica e sociale.
In definitiva dalla lettura delle proposte
di r e g o l a m e n t o sembra emergere la
preoccupazione della Commissione di
difendersi dai suoi detrattori e di introdurre nuovi meccanismi finalizzati a trasferire sulle autorità nazionali l'intera
responsabilità della sana, efficiente e trasparente gestione delle risorse, senza tuttavia concedere molto in termini di semplificazione e di autonomia gestionale.
In sostanza non sembra che la politica
di coesione economica e sociale possa
trarre n u o v o slancio dalle p r o p o s t e
avanzate dall'Esecutivo comunitario.
S
Risoluzione della Direzione dell'Aiccre
sul futuro dei Fondi strutturali comunitari
La Direzione dell'Aiccre
considerando che «Le nuove prospettive finanziarie delllUnione europea dovranno rispondere alle aumentate esigenze in fatto di coesione economica e sociale connesse all'ampliamento e ai condizionamenti inerenti alllUnione economica e monetaria)) e che pertanto
((dichiarare sin d'ora I'intangibilità del massimale delle risorse proprie sia prematuro e che
così facendo si rischia di sottovalutare i problemi reali)) (risoluzione del Parlamento europeo
del 4 dicembre 1997);
considerando che secondo la proposta della Commissione la quota dello 0,46010 del PlL,
destinata alla politica di coesione a favore dei quindici Paesi membri dell'unione europea sarà
progressivamente ridotta fino a pervenire, nel 2006, allo 0,39010;
ritiene
che l'ampliamento rappresenti un'occasione storica e che i suoi costi debbano esser sostenuti
in modo equo da tutti gli Stati membri, nel mantenimento della solidarietà tra le Regioni;
che la coesione economica e sociale debba continuare ad essere elemento essenziale ed integrante della costruzione europea e della strategia euromediterranea e che, pertanto, debba
essere posta su un piano di parità con gli obiettivi del mercato unico e dell'unione monetaria;
sollecita
un'adeguata e tempestiva iniziativa del Governo presso le Istituzioni comunitarie a sostegno
dei seguenti punti:
l ] Garantire che agli interventi strutturali nellVUnioneeuropea a 15 sia destinato effettivamente
lo 0,46010 del P1L nel periodo 2000-2006; attivare l'articolo 130B del Trattato concernente il
concorso delle politiche e delle azioni dellUnione al perseguimento dell'obiettivo della coesione.
21 All'ltalia deve essere assegnata una quota dei Fondi comunitari non penalizzante
rispetto al passato.
31 1 criteri di ammissibilità all'obiettivo 1 devono comprendere, oltre il PIL pro capite, il tasso
di disoccupazione, l'indice di infiastrutturazione e I'insularità.
41 Devono essere modificati i criteri di ammissibilità all'obiettivo 2 al fine di evitare la riduzione delle aree interessate, in particolare di quelle rurali e di quelle investite da crisi industriali.
Roma 10 marzo 1998
Comuni
d'Empa
A
P i s a
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q u i n t o
m e e i i n g
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E a n e t
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Camera con vista. Sul fùturo
di Roberto Di Giovan Paolo
Pisa per tradizione. A Pisa per il
futuro. Le due cose si compongono bene insieme: Pisa è stata la culla
dell'informatica italiana addirittura dal
finire degli anni cinquanta, e non a caso
lo ha voluto ricordare con passione il
Sindaco Pietro Floriani nel suo intervento di benvenuto.
Ma Pisa "rischia" di essere anche la culla
di qualcosa di veramente nuovo per tutti
gli enti locali e regionali europei.
Tre giorni di riunioni, seminari specialistici, dimostrazioni di reti civiche e progressi
tecnologici, moderati dall'impegno e dalla
presenza dell'Aiccre nazionale e di quello,
ospitale come sempre, della Toscana, che
ha avuto il volto sonidente ed impegnato
del segretario della Federazione regionale,
Patrizia Dini.
A Pisa, in Italia, si è proposto il quinto
meeting internazionale di Elanet, I'associazione che riunifica i massimi esperti di
telecomunicazione ed enti locali e regionali, ormai divenuta a pieno titolo Commissione di lavoro del Ccre e che ha come
Presidente l'italiano Ossandon di Ancitel.
Un esempio di come le associazioni
degli enti locali e regionali italiane possono lavorare insieme, e con profitto,
per il bene dell'Europa e del loro Paese,
portando a casa anche risultati apprezzabili sul piano dell'immagine: non a
caso due anni fa il presidente di Elanet
non era italiano, e certo non si sarebbe
immaginata una attenzione così forte
da parte del Ccre da inviare il Direttore
generale Wenzel ad una riunione di una
"semplice" Commissione di lavoro.
E' owio che il motivo generale di tanta
attenzione risiede nelle tematiche affrontate e da affrontare in futuro: la società
dell'informazione e la sfida che rappresenta per l'Europa. Una sfida non solo
rappresentabile nello scontro economico
tra Unione europea, Stati Uniti e Giappone sul piano commerciale, ma anche di
tipo'culturale e metodologico.
A
Oltre alle consuete riflessioni (ma non
troppo peregrine) sulla presenza di pubblico e privato e su cosa è "interesse pubblico" e diritto-dovere del privato, c'è
qualcosa di "già visto" che si collega al
tema di cosa sarà la società europea del
2000 in campo delle telecomunicazioni:
ricordate i sistemi televisivi, e la resistenza
francese con il "Pal"? Oppure il fatto che i
videoregistratori moderni in tutto il mondo applicano lo standard giapponese? O il
ruolo trainante delle tecnologie Usa sull'uso di lnternet?
In tutto ciò c'è certamente economia ma
anche cultura.
E soprattutto c'è la storia di una Unione
europea che cerca standard comuni di
comunicazione su cavo, fibra ottica, collegamenti telefonici, trasmissioni via satellite, standards per decodificatori e così via.
E' una partita difficile ed interessante, in
cui si può giocare come sistema-Europa e
non come sistema-Paese, se si vuole avere
qualche speranza di reale riuscita.
Non solo. E'una partita in cui si gioca la
democrazia reale se è vero, come lo è
difatti, che chi è collegato ha la possibilità
di scegliere. O di studiare. O di lavorare.
Oggi, alle vecchie povertà si rischia di
aggiungere le nuove povertà.
Tra quegli enti locali e regionali che possono programmare il territorio secondo
una crescita omogenea della società dell'informazione e chi non può.
Tra coloro che saranno connessi (e quindi i loro cittadini e le loro imprese ....) al
mondo più o meno globalizzato e coloro che dovranno chiedere: e avranno a
Comuni
d'Empa
quel punto informazioni di seconda mano.
Tra coloro che procederanno alla alfabetizzazione informatica in tempo reale,
quindi favorendo la formazione professionale o l'aggiornamento dei lavoratori,
e coloro che non potranno che offrire
solo "assistenza sociale" e magari a
posteriori. Rischi? Paura del futuro? Certo, come è naturale.
Ma anche opportunità da sfruttare per
far crescere il proprio territorio e la
democrazia, creare posti di lavoro, scambiare informazioni e best practices (iniziative esemplari).
A questi interrogativi vuol rispondere, e lo
fa, Elanet in quanto Commissione del Ccre.
Ma Elanet vuole anche essere fucina di
iniziative pratiche per prepararsi con progetti concreti ai prossimi programmi
comunitari che la Commissione europea
sta mettendo in cantiere, da quando il
libro verde su "Vivere e lavorare in Europa nella società dell'informazione" è
diventato un punto di riferimento per le
scelte dell'Ue nei prossimi anni.
11 fatto che già un confronto sia possibile
attraverso il progetto Isla, che coinvolge
le associazioni italiana, finlandese,
austriaca e spagnola, è un segnale importante che non solo di parole si tratta, ma
di una società dell'informazione concreta, quotidiana, soprattutto utile.
Sono temi all'ordine del giorno ormai in
tutte le comunità locali e su cui I'Aiccre
sta giocando un ruolo di primo piano a
livello nazionale ed internazionale.
11 prossimo appuntamento, anche questa
è una proposta scaturita a Pisa, dovrebbe essere il prossimo 6 e 7 novembre a
Bruxelles per una Conferenza europea
sulla società dell'informazione, promossa dal Ccre con la Commissione europea
e la presenza di esperienze concrete da
tutti i Paesi dell'Ue e dello spazio europeo in genere.
In un cero senso, quel f u t u r o è già
cominciato, da oggi, a Pisa.
aprile 1998
L a
r e l a z i o n e
P
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a t t i v i t à
d e I I I A i c c r e
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1 9 9 7
- -
Aiccre: il bilancio di un anno
Pubblichiamo qui di seguito ampi stralci
della relazione di attività dell'Associazione italiana per il Consiglio dei Comuni e delle Regioni d'Europa per l'anno
1997, nel corso del quale hanno aderito
al1 'Associazione 36 Comuni, 5 Comunità
montane e 2 Province.
Settore formazione
Nel 1997 è stata fortificata l'attività di
formazione rivolta agli amministratori ed
ai funzionari degli Enti locali e regionali
italiani. In questo quadro I'Aiccre ha presentato un progetto alla Commissione
europea, che ha trovato ottima rispondenza e pertanto cofinanziato. CAiccre ha
partecipato al programma operativo n.
9400221111 Formazione funzionari della
Pubblica amministrazione secondo l'avviso 21 marzo 1997, n. 1/97 Presidenza del
Consiglio dei Ministri - Dipartimento della
Funzione Pubblica. 11 progetto è stato
approvato ed ammesso al finanziamento
con Decreto 31 ottobre 1997 della Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della Funzione Pubblica. Nel corso
del 1998 dovrà essere attuato.
Pubblicazioni periodiche
La rivista mensile "Comuni d'Europaw ha
pubblicato, nel 1997, 11 numeri (il numero
estivo è doppio) per un totale di 21 6 pagine ed ha rinnovato, a partire dal mese di
novembre, la sua veste grafica. 11 corpo del
giornale risulta costituito da tre grandi
campi di notizie, di interventi e di interessi:
le iniziative in campo nazionale ed europeo del1'Aiccre, la ricerca e I'approfondimento culturale, la documentazione.
Nell'arco dei suoi 43 numeri nel 1997,
"EuropaRegioni" ha ospitato circa 80 editoriali e fatti commentati redatti da esponenti
di Enti regionali e locali, da parlamentari
europei e da altre personalità politiche e del
mondo culturale. "EuropaRegioni" ha pubblicato 2 numeri di supplemento "CdR
news", con il quale ha informato i propri
lettori d e i l ' a t t ~ t àdella Delegazione italiana del Comitato delle Regioni e degli Enti
locali dell'unione europea. Con I'ausilio del
Servizio gemellaggi, nel 1997 "EuropaRegioni" ha pubblicato mensilmente l'inserto
"Lettera dei gemellaggi", bollettino d'informazione per i Comitati dei gemellaggi o
per chiunque sia interessato ad affratellarsi
con un ente di un altro paese. "EuropaRegioni" ha inoltre rinnovato la propria veste
grafica per una lettura più agevole.
I gemellaggi
Anche nel 1997 i gemellaggi non hanno
rappresentato una vicenda episodica nella
vita dell'Aiccre. Sono stati, infatti, un
motivo permanente di impegno politico
aprile 1998
ed operativo e di riflessione sia a livello
interno che in dimensione europea, al
fine di sviluppare una maggiore coscienza
europea nei cittadini ed una più efficace
cooperazione tra enti locali nel campo
economico, sociale e culturale.
11 lavoro di informazione si è sviluppato
essenzialmente nella promozione e nella
realizzazione di nuovi gemellaggi dei
Comuni italiani; nel consolidamento e nel
miglioramento qualitativo di quelli già
creati nel corso degli anni; nella promozione del Programma comunitario di
sostegno dei gemellaggi e nell'assistenza
ai Comuni italiani per accrescere il ricorso
a questa opportunità.
Nel corso dell'anno, I'Aiccre si è impegnata nella realizzazione di molteplici iniziative sia direttamente, sia attraverso il partenanato con altri soggetti. Si è trattato
di iniziative locali ma anche di azioni
bilaterali e transnazionali.
Nel 1997 è continuata l'informazione
attraverso il bollettino mensile "Lettera
dei Gemellaggi", la pubblicazione di
articoli specifici sulla rivista mensile
"Comuni d'Europan e sul settimanale
"EuropaRegioni".
E' proseguita la raccolta dei dati utili per
l'aggiornamento dell'Annuario Europeo
dei Gemellaggi, che dovrebbe vedere pubblicato nel 1998 la seconda edizione.
La Sezione italiana ha sempre partecipato
alle riunioni istituzionali e ad altre iniziative promosse dal Consiglio dei Comuni e
delle Regioni d'Europa (Ccre) e dalle Istituzioni europee. Ci piace ricordare in
modo particolare la V Conferenza europea
dei Comuni gemellati dell'area mediterranea, svoltasi dal 9 all'l l ottobre ad AgiiAnarghiri (Grecia], al cui successo I'Aiccre
ha contribuito in modo determinante.
In sede nazionale, l'Associazione ha creato momenti di informazione, di sensibilizzazione politica ed incontri di lavoro e di
confronto di esperienze, svoltisi a:
o 3-4 aprile, Milano. Convegno interregionale sui gemellaggi (area nord)
t- 29-30 maggio, Palermo. Conferenza
Comuni gemellati Italia-Spagna
s 2 6 - 2 7 g i u g n o , Orvieto. Convegno
interregionale sui gemellaggi (area centro)
17-19 ottobre, Savona. Convegno Città
gemellate Italia-Germania
ed ha presenziato a molteplici cerimonie
ufficiali di costituzione di nuovi gemellaggi e di celebrazione di anniversari.
Le prospettive per il 1998 sono ottimistiche perché, oltre a portare a conclusione
la ventina di progetti già avviati, sono
molte le richieste di ricerca di partners
che ci pervengono dai Comuni italiani.
Certamente la creazione del Programma
comunitario di sostegno per i gemellaggi
.:e
Comuni
d'Empa
ha prodotto un fortissimo incremento
delle iniziative in questo settore, sempre
più importante per la creazione dell'Europa dei Cittadini.
Il Comitato delle Regioni
CAiccre ha la responsabilità della segreteria tecnico-politica della Delegazione italiana al Comitato delle Regioni (48 membri, 24 titolari e 24 supplenti); la sede
dell'Aiccre è il riferimento logistico-organizzativo; I'Aiccre con proprio personale e
la sua dirigenza politica supporta la Delegazione e partecipa a tutte le riunioni sia
in Italia che presso le sedi istituzionali
dell'unione europea. In questa veste ha
partecipato a Bruxelles alle sessioni plenarie e alle riunioni delle commissioni.
L'Aiccre ha partecipato il 15-1 6 maggio
ad Amsterdam al "1 vertice europeo delle
Regioni e delle Città" ed ha organizzato,
insieme alla Delegazione italiana del CdR
e alla Presidenza della Regione Lazio, a
Roma 1'1 1 dicembre, il convegno "Europa,
non solo Euro':
I l Cplre
CAiccre ha curato il coordinamento e I'animazione della Delegazione italiana (36
membri, 18 titolari e 18 supplenti) al
Congresso dei Poteri locali e regionali del
Consiglio d'Europa.
CAiccre, con i suoi dirigenti, è presente
nella Delegazione; a q u e s t o titolo e
come segreteria di coordinamento ha
partecipato alle attività (Sessione plenaria, Commissione permanente, riunioni
del Bureau e dei gruppi di lavoro) svoltesi nel corso dell'anno.
Inoltre, dal 1997, I'Aiccre partecipa con
un suo rappresentante, che ne assicura la
Presidenza, ai lavori del Comitato di Pilotaggio per le Ambasciate della Democrazia Locale, gruppo di lavoro del Congresso dei Poteri Locali e Regionali d'Europa
(Cplre) che, nel corso del 1996, attraverso
importanti incontri, ha tradotto in fatti
concreti la volontà di sostenere nella loro
difficile responsabilità i rappresentanti
degli enti territoriali dei paesi formatisi
dopo la disgregazione della ex Federazione di Jugoslavia, al fine di installare in
tale area degli strumenti di supporto alla
democrazia locale e di ricostruzione di un
tessuto di convivenza e di cooperazione
tra popolazioni e gruppi sociali assai
diversi, in particolare nei comuni che,
nonostante la guerra, cercano di preservare il loro carattere multiculturale.
Nove ADL sono state create nella Repubblica Federale di Jugoslavia (Serbia-Montenegro) a Subotica in Voivodina, nella
Slovenia a Maribor, in Croazia a OsijekVukovar a Brtonigla-Verteneglio e a Sisak,
L a
r e l a z i o n e
d i
e in Bosnia ed Erzegovina a Tuzla, a
Sarajevo e a Zavidovici, nonché a Ohrid
nell'ex Repubblica jugoslava di Macedonia. Sono allo studio delle proposte
riguardanti l'apertura di ADL a Mostar e a
Prigedor nella Repubblica Srpska.
Programmi comunitari
L'Aiccre svolge il ruolo di supporto tecnico-operativo agli Enti locali e regionali
per la predisposizione di progetti comunitari, in particolare per quanto riguarda
I'individuazione di partners di Paesi dell'Unione europea e dell'Europa centroorientale. 1'Aiccre ha svolto un'attività di
promozione e di sensibilizzazione alle
a t t i v i t à
d e I I I A i c c r e
problematiche comunitarie presso gli Enti
locali ed ha partecipato alle riunioni dei
coordinatori dei programmi comunitari
delle Sezioni del Ccre.
L'Aiccre in partenariato con lsmeri Europa, Cles (Centre for Local Economic Strategie~),Afla (Association of Finnish Local
Associations) e Bbj conduce il progetto
comunitario Eleven 11 (prosecuzione di
Eleven 1). E' un progetto pilota "Le politiche urbane per I'occupazione - Rete di
città europee" cofinanziato dalla DG V
della Commissione europea.
L'Aiccre conduce altresì un progetto per la
democrazia locale nell'ambito della linea
Phare per gli Enti locali dell'Albania.
n e l
1 9 9 7
Presenza internazionale
L'Aiccre ha partecipato a tutte le riunioni
degli organi istituzionali del Ccre, tenutesi
nel corso dell'anno (Comitato direttivo,
Bureau esecutivo, Comitato finanziario,
Commissari ai Conti), nonché alle riunioni
dei Segretari generali delle Sezioni e Associazioni del Ccre. Ha partecipato alle riunioni delle Commissioni di lavoro del Ccre.
La presenza e visibilità internazionali la si
può riscontrare in particolare da tutte le
attività a rilevanza sovranazionale che
1'Aiccre ha curato e che sono indicate ai
punti precedenti e dalla diffusione nei
Paesi dell'unione europea, in particolare,
della stampa periodica.
L'onvegnz e semznarz
20 gennaio, Torino
e:.
a 617 febbraio, Awgento
.:. 24 febbraio, Cagliari
.:. l l aprile, Bologna
12 aprile, 1,a Spezia
t
.>18 aprile, Genova
Convegno raccolta e riutilizzo dei rifiuti - In collaborazione con la Federazione regionale Sicilia
Seminario sulle riforme istituzionali - In collaborazione con la Federazione regionale Sardegna
Convegno studi sulla scuola - In collaborazione con la Federazione regionale Emilia Romagna
lncontro sulle politiche europee - In collaborazione con la Federazione regionale Liguria
lncontro sulle politiche europee - In collaborazione con la Federazione regionale Liguria
5 maggio, Bari
Convegno adriatico e ristrutturazione dei Balcani - In collaborazione con la Federazione regionale Puglia
l 0 maggio, Napoli
1 assise regionale amministratori locali e regionali e cittadini europei
In collaborazione con la Federazione regionale Campania
19 maggio, Roma
Conferenza sull'Euro
20 giugno, Venezia
Giornata di studio "Decreto Ronchi" - In collaborazione con la Federazione regionale Veneto
.e
:
e:.
e:.
Tavola rotonda Euro-Regioni - In collaborazione con la Federazione regionale Piemonte
a l 7 luglio, Palermo
Riunione Commissione osservatorio permanente patti territoriali In collaborazione con la Federazione regionale Sicilia
-:-19-20 settembre Viareggio
Convegno europeo "11 ruolo della cultura nel quadro dello sviluppo"
.:. 20 ottobre, Roma
.:. 29 ottobre, Palermo
lncontro fondi comunitari - In collaborazione con la Federazione regionale Lazio
Riunione osservatorio regionale dei patti temtoriali - In collaborazione con la Federazione regionale Sicilia
Attività formative
.:. aprile/maggio, Massa Canara
.e
:
213 luglio, Roma
.:. l 2 settembre, Udine
-3
17118 settembre, Viareggio
Assistenza tecnica per attivazione ufficio Europa della Provincia di Massa-Carrara ( 10 gg.)
Seminario Politiche ambiente - turismo - strumenti finanziari
Seminario strumenti finanziari dell'UE per gli enti locali
Seminario politiche ambiente - cultura - strumenti finanziari
-:-13 ottobre, Vietri sul Mare
Seminario strumenti finanziari dell'UE per gli enti locali
-:-27 ottobre, San Felice Cavriglia
Seminario strumenti finanziari dell'UE per gli enti locali
a 27 novembre14 dicembre, Terni
Seminario strumenti finanziari dell'UE per gli enti locali.
11 corso si è concluso con le 2 giornate del 15 e 19 gennaio 1998
9 dicembre, Firenze
Seminario sul quadro istituzionale dell'UE
Comuni
d'E1nnp
aprile 1998
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Donne algerine, donne nell'lslam
1 libro di Leila Ahmed "Oltre il velo" estende l'indagine alla
donna nell'lslam, attraverso una ricostruzione storica che parte dalle società preislamiche per arrivare all' età contemporanea.
Le società islamiche, secondo la Ahmed, non sono di per sé più
oppressive verso le donne rispetto ad altre. Il velo, la segregazione, la poligamia, I'harem, sono "barbari" costumi ereditati
dalle culture, bizantina e sassanide soprattutto, e dalle religioni,
ebraica, zoroastriana, cristiana, preesistenti nel vicino Oriente.
L'lslam aderi insomma prudentemente e in modo esplicito alle
tradizioni già esistenti nella regione.
Secondo questa religione, Maometto era un profeta nella tradizione giudaico-cristiana e il Corano incorporava, in una qualche
forma, molti racconti biblici, come ad esempio quelli della creazione e della caduta. Così, quando ebbe conquistato i territori
confinanti, potè assimilare facilmente e senza strappi le tradizioni testamentarie e sociali delle popolazioni cristiane ed
ebraiche li residenti.
Sembra che il velo, ad esempio, fosse in uso presso la società
sassanide e che fosse molto diffuso, al pari della segregazione
delle donne, nel Medio Oriente cristiano e nelle regioni mediterranee all'epoca dell'awento dell'lslam. Durante la vita di
Maometto, anche se solo verso la sua fine, le mogli del Profeta
furono le sole donne musulmane tenute a portare il velo.
Dopo la sua morte, e in seguito alla conquista dei territori vicini, dove le donne delle classi alte erano velate, esso divenne
1
Kahina contro i califfi
Islamismo e democrazia in Algeria
di Giuliana Sgrena
Edizioni Datanews - L. 18.000
e donne d'Algeria usciranno un giorno per le strade
per far vedere che sono belle. E se sono belle le donne
d'Algeria, è bello tutto il Mediterraneo». Con questa semplice
frase Khalida Messaoudi, militante per i diritti delle donne, ci
regala un'immagine nitida sulla condizione di un paese, delle
sue donne, del loro rapporto con I'lslam.
11 libro di Giuliana Sgrena, "Kahina contro i califfi", parla dell'Algeria, dei suoi 60.000 morti negli ultimi sei anni, della sua
storia, delle sue battaglie, dando una doppia lettura alla crisi,
una sostanzialmente cronologica e l'altra tematica, trasversale,
ampliando la prospettiva attraverso l'analisi dei protagonisti: gli
islamisti, l'esercito, gli intellettuali, il movimento delle donne.
Le donne algerine, appunto. La Sgrena sostiene che se I'islamismo
non ha preso il potere, almeno fino ad ora, gran parte del merito
è loro. Lo riconoscono persino molti uomini. E non c'è dubbio che
le donne sono contemporaneamente obiettivo privilegiato degli
integralisti islamici e maggiore ostacolo alla loro avanzata.
Centinaia sono le donne assassinate, stuprate, mutilate negli
ultimi anni. "11 Fis comincia con l'organizzare la segregazione e
l'oppressione delle donne perchè all'interno della società attuale
queste ultime sono le più indebolite (indebolite, non deboli) dal
patriarcato sociale e politico; ma anche perchè le donne sono il
simbolo stesso della diversità e dell'alterità, e soltanto una
società di diritto ammette I'alterità". E allora quale Islam? E
quale rapporto con lo Stato?
Se gli integralisti si fanno scudo del Corano e della sharia per
imporre la loro "legge", nei paesi islamici e anche in Algeria esiste anche una corrente detta moderna o riformista che accetta
la sfida della modernizzazione. 1 sostenitori di un islam ((aperto
e fraterno)) si oppongono ad ((una visione della sharia che ostacola ogni pensiero creativo)).
La stessa visione che ha introdotto nel 1984 il Codice di famiglia che sancisce l'inferiorità della donna. Con questa legge la
donna viene messa sotto tutela, ha bisogno di un tutore per
potersi sposare; viene introdotta la poligamia; il marito può
chiede~eil'divorzio senza motivazione (una sorta di ripudio), lei
può chiederlo solo a certe condizioni.
Oltre il velo
La donna nell'lslam, da Maometto agli ayatollah
di Leila Ahmed
Edizioni La nuova Italia - L. 25.800
d'uso comune fra le musulmane altolocate, attraverso un processo di assimilazione che nessuno ha ancora esaminato in
modo abbastanza dettagliato.
La vera via dell'emancipazione delle donne islamiche - questa è
la tesi originale e provocatoria della Ahmed - non deve limitarsi
all'importazione dei modelli del femminismo occidentale, ma
può passare attraverso l'accettazione e la reinterpretazione critica della propria tradizione culturale e religiosa.
«Mi piace sentire parlare un iman di un islam che sposa la mia
epoca» afferma la femminista Zazi Sadou.
Alessandra Felici
aprile 1998
Comuni
d'Empa
Comuni
d'Euy0p.i
mensile
dell'AICCRE
Direttore: Goffredo Bettini
Direttore responsabile: Umberto Serafini
In redazione: Mario Marsala (responsabilel
Lucia Comas, Giuseppe D'Andrea,
Anna Pennestri
continua d a pag. 2
a n c h e c o n p a g i n e m e r a v i g l i o s e di
autoformazione. Questa volta il tassinaro era romano: discussione, come sempre, piacevolissima, che - oltretutto non
conoscendo le idee politiche di partenza
dell'autista - ho mosso cautamente da
una considerazione morale, cioè dal
vizio, quando si chiede la ricevuta della
corsa fatta per servizio, includendovi la
mancia (che non si può accollare all'Ente per cui si lavora - ho sottolineato perchè è una "liberalità" soggettiva). 11
tassinaro ha scosso la testa: «Lei è i l
primo che me lo dice: ma, sa, la morale
di questa Italia n o n cambia)). Lui era
comunista, la famiglia socialista: caduto
l'ideale internazionalista per cui si era
prodigato, ora non paga i bolloni del
PDS ma non ama Rifondazione; quanto
al partito socialista è morto. Un nuovo,
grande partito della Sinistra? n o n lo
vede. L'Ulivo? mah! «Come si cambia sul
serio la politica?)) Gli ho detto: ma c'è
l'Europa, che è un affascinante traguard o , verso il quale possiamo concretamente impegnarci tutti uniti. Ha replicato: «l'Europa dei banchieri?)) No, h o
cercato di replicare a mia volta: è proprio per via dell'Euro che si sposta sul
terreno giusto la battaglia politica, che
sarà tutta da combattere, non - o non
solo - per essere in condizione di competere economicamente, ma per avere
l'orgoglio di far vincere al livello utile la
democrazia. «Forse», ha concluso il tassinaro: ed io ho pagato la corsa.
rrivato all'ufficio - I'Aiccre, dove
faccio il c u r i o s o m e s t i e r e di
"memoria storica", non sai mai se gradito
o rompiscatole -, il primo "fratello" che
ho incontrato mi ha assalito: «Hai visto
A
Indice delle
ieri sera Costanza show? 1 "volontari"
sono una forza enorme, oltre 4 milioni: il
partito dei volontari potrebbe battere
tutti!)) Non aveva dunque capito niente: i
volontari non vanno irregimentati come
tali, ma s o n o u n a forza civile, c h e
potrebbe trasformare i partiti, pensando
più ai fini che al potere. O mi sbaglio?
M a t t i n a di r o u t i n e e di t e l e f o n a t e
"europee", e la ciliegina al rientro a
casa: mi aspettava la nuova edizione,
che arriva fino al 1997, della "Storia
d'ltalia" di Mack Smith (un inglese che
s ' è i t a l i a n i z z a t o nei d i f e t t i e nella
superficialità, e che fa rimpiangere il
s u o maestro Trevelyan, lo storico di
Garibaldi e del Risorgimento italiano).
Con cattiveria, sono subito corso all'indice dei nomi: insieme a tante nullità
non c'è Spinelli (Altiero) - e neanche Di
Vittorio - ma (l'avrei giurato) Ernesto
Rossi: il coautore del Manifesto di Ventotene, l'amico di Einaudi federalista?
No, i l sia p u r c o r a g g i o s o polemista
contro i "padroni del vapore", perchè
n e parlavano i salotti: quello che maturano in cinque organizzazioni federalis t e nazionali (il Cime, I'Mfe, I'Aiccre,
I'Aede, il Cife), con migliaia di soci
impegnati in una battaglia senza interessi personali, non gode dell'attenzione dello storico, incapace di andare un
centimetro al di là del nullismo delle
gazzette, di tutti i media e della moda.
Di Pietro o Cossiga? Bossi o Bertinotti?
Mi fermo: ma una giornata di politica
"vissuta" procede generalmente cosi. E
allora? (Accetto tutto, ma non il pessimismo: non lo accettavo neanche sotto il
fascismo, che, quando chiedevo, a ripetizione, gli Stati Uniti democratici d'Europa, neanche mi puniva, ma mi elargiva
solo un sorriso di sufficienza. Coraggio!)
immagini
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nel mese di aprile 1998
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Aut. Trib. di Roma n. 4696 de11'11-6-1955
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, Nautilus pompilius
I " e 4"
di copertina
pag.
8
P u p e r ~ t ap u p a
pag.
9
1
pag.
9
1
(sezione)
1
Cipraea monetaria
Opeatostoma pseudon
Argonauta hinn5
Conus marmoreus
i
1 Strombus listeri
Mauritia m a p p a
1
Amoria uridulora
Girlldfi~rdiatrtutnpliut~s
pag. 10
pag. 12
Ancilla albocnllotri
Colortlbarium pagoda
pag. 14
Conirs ter-ilest
Tibia J i n e s
pag. 14
Tatclierta niirribilis
Terebra iaurinus
pag. 16
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1
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Cyrtopleura costata
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-
Comuni
d'E-
aprile 1998
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Anno XLVI Numero 4 - renatoserafini.org