VOCE
U.P.
a voce alta
Unità Pastorale delle parrocchie
in Cisano Bergamasco
A/2016 pro manuscripto
Redazionale
Volontariato o Vocazione
Buona
Pasqua
I migliori auguri!
L’annuncio del
Cristo Risorto
possa essere
accolto con fede e sia occasione per rinvigorire la nostra
testimonianza
e il nostro impegno ad essere uomini e
donne di carità.
Buon annuncio
pasquale ad
ognuno di voi!
d. Roberto
d. Enrico
d. Pierantonio
sr. Maria Grazia
sr. Pia
sr. Clemenzia
sr. Annalisa
2
Molte volte, dentro le dinamiche della realtà ecclesiale
e parrocchiale, usiamo la
parola “volontario” per
identificare una persona che
si impegna gratuitamente
nei diversi servizi che rendono autentica e vera la comunità stessa.
Una parrocchia si regge soprattutto per il volontariato
di molte persone, al punto
da diventare un riferimento
educativo importante anche
nei confronti dei ragazzi e
dei giovani. Educare alla gratuità, al servizio, al volontariato sono riferimenti essenziali nel processo formativo
della comunità parrocchiale.
Ultimamente, riflettendo su
questo aspetto, mi sono posto la domanda se il termine
“volontario” sia veramente
appropriato, addirittura se
sia un termine che potremmo definire cristiano. Raccolgo questo ragionamento
perché mi sembra che non
esprima l’essenza profonda
che rende autentico l’impegno nel tessere la comunità
cristiana. Tutte le persone
che si impegnano, dai banconieri presso i bar degli oratori; coloro che si spendono
per riordinare e pulire gli
ambienti; le persone che
coordinano e animano le diverse proposte catechetiche,
liturgiche, caritative; coloro
che svolgono il proprio servizio nelle diverse associazioni o
gruppi ecclesiali; coloro che
vivono il linguaggio e la realtà
preziosa della preghiera per
sé e per tutti indistintamente;
e poi potrei certamente continuare; insomma, tutti questi li
possiamo definire dei volontari. Eppure mi sembra non
esprima al meglio la peculiarità che li rende autentici. Non
sono solo dei volontari, ma
persone che vivono la loro
VOCAZIONE. Dovremmo usare la parola “vocato” (non so
se esista nel vocabolario della
lingua italiana). Vocato è colui
che, partendo dal suo essere
cristiano, si spende mettendo
a frutto i suoi doni, le sue
abilità, le sue capacità, la sua
intelligenza, il suo tempo per
tessere la comunità. Il vocato
è colui che realizza la comunità con il suo servizio. Noi parliamo di vocazione pensando
alle scelte di vita, con particolare riferimento alla scelta
matrimoniale e religiosa e/o
sacerdotale. Certamente sono
scelte vocazionali, ma esse
sono il risultato di una serie
di altre scelte vocazionali che
hanno dato forma alla vita e
che continuano a modellarla.
Non si sceglie di vivere il sacramento del matrimonio se
non si vive la vocazione al servizio, all’ascolto, alla gratuità,
alla generosità, alla condivisione... Le scelte di vita sono
conseguenza di scelte vocazionali che formano la persona.
Il volontario può terminare il
suo servizio, così come può
sentirsi non coinvolto in prima
persona nell’attività che svolge, può considerarsi un lavoratore non retribuito. Il vocato invece, accoglie il suo impegno come servizio che modella la sua vita, che diventa
una goccia che permetta alla
comunità di modellarsi e di
crescere non per il proprio
impegno, ma per la propria
presenza. Non è il servizio che
fa la differenza, ma il mio esserci a condividere la presenza con altri fratelli nella fede
con i quali crescere, imparare
ad amare, vivere la bellezza e
la gioia del Vangelo. Un grazie
di cuore alle molte persone
che vivono il loro essere
“vocati” e danno forma alla
comunità.
don Roberto
Chiesa e mondo
Torniamo a parlare di famiglia
Il Paese ha passato sette mesi a parlare di una legge che ha a che fare con poche migliaia di
persone: «Speriamo che adesso finalmente si possa mettere al centro dell’agenda della politica italiana la priorità di questo Paese, cioè il fatto che non abbiamo più fiducia nel futuro», ricorda De Palo, presidente del forum famiglie.
Appare amareggiato Gianluigi
De Palo, presidente del Forum
delle Associazioni familiari,
all’indomani del voto e
dell’approvazione del ddl Cirinnà sulle unioni civili.
«Il Forum, essendo cambiata
in parte la legge, con lo stralcio del tema della step child
adoption, sa benissimo che
l’obiettivo è far passare il tema delle adozioni attraverso
la magistratura. Ci rattrista il
fatto che ancora una volta si è
persa l’opportunità politica di
fare una legge buona in questo Paese. Non c’è stato un
dibattito serio, ma solo ideologico e nei salotti televisivi.
Ed è mancato completamente
l’apporto degli esperti, non
sono state ascoltate le loro
voci, non tanto dal punto di
vista della costituzione ma
delle adozioni dei bambini.
Una legge che non vi soddisfa?
«Sicuramente migliore di come era partita ma ha al suo
interno una serie di premesse
che spingerà i giudici di turno
a intervenire per trovare una
soluzione sulle adozioni. Inoltre, leggevo oggi che il ministro Orlando ha detto che
adesso dobbiamo subito fare
una legge sulle adozioni. Noi
auspichiamo che i bambini
vengano però messi davvero
al centro come soggetti di diritto e non come oggetti di
diritto».
Quali sono le vostre priorità?
«Speriamo che si torni a parlare di politiche familiari. Ormai è oggettivo che siamo
demograficamente morti e
non lo dice il forum o la Cei, lo
dicono tutti gli esperti. Siamo
al punto di non ritorno. Dopo
7 mesi passati a parlare di una
legge che ha a che fare con
poche migliaia di persone finalmente si possa mettere al
centro dell’agenda della politica italiana la priorità di questo Paese, cioè il fatto che non
abbiamo più fiducia nel futuro. Due esempi: non facciamo
più figli perché è una delle
principali cause di povertà e i
recenti dati di Migrantes dove
si parla di 100.000 i giovani
neo laureati che lasciano il
Paese perché non riescono a
realizzare il loro sogno in Italia».
Come continuerete la vostra
battaglia?
«Alla luce di tutto questo continuiamo a lottare per un fisco
più equo ma non come contentino o elemosina del Governo: “Abbiamo pagato il
tributo alle unioni civili ora
paghiamo il tributo alle famiglie”. Non è giusto perché le
famiglie sono il Paese. E questa legge non le tutela, anzi
con la reversibilità della pensione nelle coppie di fatto si
utilizzeranno risorse che
avrebbero potuto essere utilizzate diversamente. Noi insistiamo con i temi del Forum
perché in questi mesi di dibattito ci siamo riempiti la
bocca della parola famiglia
senza aiutare la famiglia».
Vetri Orsola
da: Famiglia Cristiana del 25.02.2016
3
Vita di comunità
Percorso in preparazione al matrimonio
Sabato 19 marzo 2016 abbiamo concluso il percorso in
preparazione al matrimonio
cristiano (quello che comunemente viene definito “corso
per fidanzati”) organizzato
nella nostra Unità Pastorale.
Un percorso che ha coinvolto
16 coppie accompagnate da
altre 3 coppie nel prezioso
ruolo di catechisti.
Sono stati affrontati diversi
argomenti pur mantenendo il
chiaro filo rosso del percorso
cristiano. È stato un itinerario
di catechesi e di recupero di
alcuni temi della fede cristiana riletti dentro il grande sacramento del matrimonio.
Avremmo potuto fare anche
altre scelte, ma fin da subito
abbiamo voluto (già in fase di
organizzazione e programmazione) dare questo taglio al
percorso. Crediamo infatti
che sia importante mettere al
centro dell’attenzione il tema
della “fede” dentro la quale
si andrà a vivere, non solo la
celebrazione del matrimonio,
ma tutto il cammino famigliare arricchito dalla grazia del
sacramento.
Abbiamo vissuto nove incontri
culminati nella serata di spiritualità che abbiamo celebrato
nel giorno in cui la chiesa ricorda San Giuseppe. Una
coincidenza, certamente un
dono del calendario, ma anche una ricchezza da accogliere con saggezza e gratitudine.
A tutte le famiglie che hanno
vissuto questo percorso e a
coloro che in questo anno
vivranno la celebrazione del
loro matrimonio, rivolgiamo i
nostri più grandi auguri!
don Roberto
Marco ed Emauela
Iader ed Elena
Mauro e Daniela
IO accolgo TE
con la grazia di Cristo
prometto
di esserti fedele sempre
e di amarti e onorarti
tutti i giorni
della mia vita.
dalla Liturgia
Le famiglie del nostro Vicariato al Family Day vissuto a Milano nel 2012
Vita di comunità
Famiglia capace di accogliere
Abbiamo invitato don Claudio Visconti, responsabile della Caritas di Bergamo, al percorso
mensile per le famiglie della nostra Unità Pastorale.
Il 21 febbraio 2016 ha avuto
luogo nelle sale dell’Oratorio
di Santo Stefano un incontro
dal titolo “Famiglia capace di
accogliere”; relatore dell’incontro è stato don Claudio
Visconti, responsabile della
Caritas Diocesana.
Per introdurre l’argomento,
don Claudio ha citato una delle prime pagine bibliche della
Genesi, in cui Abramo ospita
tre forestieri, li accoglie sotto
un albero del suo accampamento e dà loro da mangiare,
costruisce un dialogo e loro gli
annunciano che entro un anno avrà un figlio e una discendenza. Poi i tre proseguiranno
il loro viaggio verso Sodoma e
Gomorra e verranno accolti e
ospitati da Lot, ma non dagli
abitanti di queste città che
verranno per ucciderli. Lot e
la sua famiglia saranno salvati
e le due città distrutte.
Quale è quindi la parola chiave, la parola vera e non banale citata e che accomuna questi episodi biblici? Accoglienza, dall’accoglienza nasce la
vita, dalla non accoglienza, il
rifiuto, l’odio, la morte.
Certo accogliere l’altro non è
facile; l’altro per noi è sempre
un mistero. È sicuramente
faticoso accogliere l’altro. Anche Abramo non li fa entrare
subito nella propria casa,
mantiene la distinzione e la
diversità e nell'incontro inizia
la conoscenza reciproca.
Cosa possiamo fare noi cristiani per far sentire vera
dentro di noi la parola accoglienza?
Innanzitutto possiamo imparare a dialogare con loro.
Nell’accoglienza e nel dialogo
la fatica è da entrambe le parti. Possiamo superare certe
questioni culturali anche leggendo di più sulle loro tradizioni e sulla loro religione.
D’altro canto è anche vero
che se noi cristiani dobbiamo
educarci all’accoglienza, anche il migrante, in particolare
il giovane migrante, va educato alle abitudini del paese
in cui si trova per farlo diventare un cittadino italiano del
domani.
Don Claudio ci ha anche invitato a fare attenzione alle informazioni date dai mass media e dalla politica a cui interessa l’audience e il consenso,
il loro obiettivo non è educare
all’accoglienza e spesso fanno
gravi danni influenzando la
cultura anche con false paure.
Ci ha poi fornito questo dato:
dal dopoguerra ad oggi non
c’è mai stata per il cristiano
una “provocazione”, una prova così grande: il dover accogliere tanti immigrati in un
momento di così tanta crisi. È
qui che entra in gioco un’altra
parola chiave per noi cristiani:
fede.
Una fede vera, vissuta negli
affetti; una fede che riempie
la vita di noi cristiani, non solo
vista come regole imparate a
memoria, verità di fede, ma
una fede che ci fa sentire famiglia, che ci dà gioia quando
la domenica ci troviamo a
messa e che non si chiude
nelle mura, ma che esce, contagia e dilaga per il mondo. In
questo forse potremmo imparare dai molti migranti cristiani, per loro la fede è sentirsi
amati da Dio per come si è e il
far festa insieme dentro e
fuori la chiesa fa parte del
rito, del vivere la fede.
Matteo e Milena
5
Vita d’oratorio
Una libertà da costruire e giocare al meglio
6
Una
serata
formativa veramente entusiasmante e
diversa dalle
altre … Davvero intenso e
interessante il
lunedì
sera
che ha aperto
la settimana in
onore di San
Giovanni Bosco nell’ambito della nostra
formazione come adolescenti
dell’Unità Pastorale.
Ci ha aiutato a riflettere sul
tema della libertà il prof.
Johnny Dotti, un estroso papà
esperto in scienze dell’educazione che ci ha fatto
“lavorare” con attività di movimento per comprendere le
dinamiche che la società
mette in atto nei confronti
degli individui che la compongono e quindi di ciascuno di
noi che è sia soggetto che oggetto di questa società di cui
fa parte.
L’attività che più ci è rimasta
in mente è stata quella della
catena di rotazione umana,
nella quale mettendoci a coppie abbiamo creato una sorta
di catena rotante per acco-
gliere chi si lanciava su di essa
e farlo arrivare fino alla fine.
Un percorso non facile
(soprattutto se chi si lanciava
era pesante…) riguardante la
fiducia che mettiamo in atto
per vivere la nostra libertà; un
cammino che potrebbe benissimo rappresentare le tappe
della nascita umana che ciascuno di noi sta vivendo con
la propria volontà e creatività,
sulla base di quanto ha appreso dai genitori e accompagnato da chi ci sta attorno.
Gli adolescenti dell’U.P.
“Nessuna epoca ha mai
saputo tanto e tante
cose dell’uomo come la
nostra. Però, in realtà,
nessuna ha mai saputo
meno della nostra che
cos’è l’uomo”.
Martin Heidegger
Vita d’oratorio
Figli di chi? Dalla parte degli adolescenti
Incontro genitori con il prof. Johnny Dotti
Giovedì 28 gennaio 2016 ho
avuto la fortuna di conoscere
il prof. Johnny Dotti che ha
tenuto un incontro, organizzato dall’UP, nel salone in Santo
Stefano in occasione della
settimana dedicata a Don Bosco.
Il tema era: Figli di chi? Dalla
parte degli adolescenti.
Una bella domanda alla quale
non è stato facile rispondere.
Senza entrare troppo in un
discorso politico, il prof. Dotti
ha fatto il punto sulla situazione odierna lanciandoci non
poche provocazioni.
Ha anche evidenziato tre
aspetti su cui riflettere:
1. Ringraziare il Signore perché siamo battezzati;
2. Benedire il tempo in cui
viviamo;
3. Riconoscere le nostre fragilità che ci permettono
solo così di incontrare la
fraternità.
Tutto questo in un cammino
che vede non soltanto i nostri
ragazzi, ma soprattutto noi
adulti impreparati ad affrontare il grande cambiamento in
atto: poche sono le generazio-
ni che hanno vissuto un cambio di millennio; l’evoluzione
tecnologica che rischia di renderci schiavi anziché padroni
degli strumenti; una società
consumistica ed individualistica che ci allontana sempre di
più dai valori importanti.
Ma non tutto è così negativo!
Proprio questo tempo ci permette di essere vicini anche
se fisicamente siamo lontani.
Quindi non scoraggiamoci, ma
impariamo a vivere CON i ragazzi, ad ascoltarli e iniziamo
anche noi a creare delle ALLEANZE. Capiamo che non
siamo soli, non è il singolo ad
essere al centro del mondo;
anzi, “COOPERARE” deve diventare il nostro motto.
E allora, proprio partendo dai
nostri oratori, iniziamo ad
unirci, insegniamo ai nostri
figli a capire questo mondo
recuperando le tradizioni, la
preghiera, il sacrificio, il lavoro soprattutto manuale, per
spiegare loro il significato del
denaro e, soprattutto, per
renderli protagonisti attivi di
questo tempo.
una mamma
Dona un buondì
raccolta viveri per
il Centro in Ascolto dell’U.P.
Mercoledì 27 gennaio 2016, in occasione della settimana di Don Bosco
abbiamo donato una colazione al Centro in Ascolto. Tutto quello che abbiamo portato verrà dato ai bambini che
non hanno da mangiare perché i loro
genitori non hanno un lavoro. Con
questo gesto ci siamo sentiti un po'
come don Bosco che donava ai poveri
del suo paese il cibo per sopravvivere.
Beatrice, Ilary, Fabio,
Francesco, Sofia
3ª elementare
7
Vita d’oratorio
Festa in onore di San Giovanni Bosco
Il cuore
della Festa
Come ogni venerdì alle 16.30,
anche venerdì 29 gennaio
2016 nella settimana dedicata
a
don
Bosco, si
è svolta
la Messa
curata in
particolare per i
ragazzi,
ma era
un giorno
speciale, perché abbiamo
avuto l'occasione di sentire
Padre Luigi Bassetto parlare di
don Bosco; la parte più bella
della celebrazione è stata vedere (come ha detto il Padre),
cinque Don tutti lì per noi.
In quella settimana abbiamo
sentito tante volte parlare di
don Bosco, del suo andare
contro corrente per mettersi
al servizio dei più piccoli. Anche dopo la celebrazione,
è stato bellissimo!
Dall’organizzazione dei Don,
ai giochi preparati dagli ADO e
da alcuni genitori, c’era anche
"il truccabimbi" e infine il rinfresco preparato dal gruppo
merende, e dal I.S.B. di Celana
mi ha lasciata a bocca aperta,
sembrava il banchetto di un
matrimonio (avevamo anche
il nostro fotografo di fiducia) e
mi sono detta: "Quante persone oggi si sono messe al nostro servizio!".
giafuoco che con vampate di
calore e bagliori di luce ci ha
lasciati a bocca aperta. All’inizio ci hanno accolto con
Whinny The Pooh, Topolino e
Topolina.
Giada Gandolfi
Tommaso Gambirasio
GRAZIE A TUTTI E
GRAZIE ANCHE A DON BOSCO
Aurora Marando
Una famiglia…
per far divertire
le nostre famiglie
8
La sera dello scorso 30 gennaio 2016 abbiamo assistito
nel salone dell’oratorio di San
Zenone al circo dei fratelli
Niemen… Sono stati come
sempre divertenti e davvero
bravi in quanto hanno coinvolto i bambini nei divertentissimi giochi: quello di mago
Merlino, del giocoliere, di Elisa con la novità delle megabolle gigantesche che erano
rincorse da noi bambini. Non
poteva mancare infine il man-
Vita d’oratorio
Nonno raccontami una storia
Dopo il grande successo ottenuto a Monte Marenzo, giovedì 28 gennaio 2016 è stato
proiettato, presso l’oratorio di
San Zenone in Cisano Bergamasco, il film documentario
“C’era… niente”, realizzato da
Chiara Burini e Maricela Fontana. Ringraziamo le comunità
di Cisano, per averci dato un
ulteriore successo! Il film è
stato inserito tra le tantissime
iniziative della settimana dedicata a San Giovanni Bosco e la
giornata è stata intitolata:
“Nonno, raccontami una storia”. È proprio quello che è
successo durante la proiezione: la sala era piena di bambini, accompagnati dai loro nonni. Durante la proiezione del
film dietro me e Maricela si
sentivano le decine
di bambini che chiedevano spiegazioni e
i nonni che rispondevano, ricordandosi a
loro volta la loro infanzia.
L’obiettivo è stato
raggiunto: il film doveva servire a proporre uno scambio
intergenerazionale
tra i nostri nonni e le
nuove generazioni, dai più
piccoli ai più grandi. Inoltre,
molti spettatori hanno riconosciuto alcuni dei loro parenti
nelle foto d’epoca. Dai primi
posti si sentivano esclamazioni di stupore da parte delle
persone che, commosse, rivedevano parenti e amici vicini e
lontani. Un
grande ringraziamento
va ai don
dell’Unità
Pastorale, al
gruppo interparrocchiale
anziani
e
pensionati
che ha allestito la merenda.
Il messaggio finale che è stato
lasciato alla proiezione è il
seguente: non dimentichiamo
le nostre radici, perché costruiscono il nostro essere e le
nostre comunità. Diffondete il
nostro film, non perché siamo
state noi a crearlo, ma perché
le testimonianze in esso contenute diventino eterne; perché le vite dei nostri anziani
fanno parte della Storia. Della
Nostra Storia!
Chiara Burini
9
Vita d’oratorio
Un palloncino volato molto lontano
10
Un pomeriggio speciale e unico quello del 31
gennaio 2016 per concludere una settimana
ricca di eventi celebrando degnamente don
Bosco, patrono degli oratori. Un oratorio particolare
quello di don Bosco, che
accoglieva ragazzi e giovani
dalla loro miseria per portarli alla ricchezza dell’incontro con Gesù. Un elevare lo spirito che permetteva
ai ragazzi, grazie alla fantasia e all’animo grande del
sacerdote torinese, di innalzarsi dalla tristezza
all’allegria, come è avvenuto anche nell’animo
di chi ha partecipato al divertentissimo spettacolo dei nostri amici burattinai della compagnia
locale “Fiorino Losa”. Ma, come se non bastasse, in chiusura del pomeriggio, abbiamo lasciato volare in cielo dei coloratissimi palloncini
ecologici, preparati con pazienza da alcuni adolescenti coadiuvati da alcuni adulti.
Così è finito tutto? Direi di no, anzi, quei palloncini che portavano con sé un fogliettino di carta
con scritte delle preghiere o dei semplici pensieri riguardanti San Giovanni Bosco, sono partiti con slancio sospinti da un vento sostenuto
proveniente da nord, andando molto lontano.
Il 9 febbraio, una lettera proveniente dalla Tunisia per posta aerea ha rivelato la sorpresa
inattesa: un palloncino di natura così gracile,
per cui sappiamo dall’esperienza che basta uno
spillo per porre fine alla sua vita, è diventato il
protagonista di un viaggio durato abbondantemente oltre 1000 chilometri (attraverso Google
maps, la distanza in linea retta fra El Faouar in
Tunisia e Cisano Bergamasco è di 1378.97 km)
che ha sbalordito innanzitutto noi don quando
abbiamo aperto la lettera scritta in francese
con tanto di autografo e quindi ha meravigliato
la famiglia della piccola Ilaria Pezzano che ha
scritto il seguente pensiero per esprimere il suo
stato d’animo quando ha ricevuto la lettera con
la notizia straordinaria.
“Quel giorno eravamo tutti a festeggiare la
festa di don Bosco, io insieme ai miei compagni. Era una bella giornata. Eravamo tutti contenti ed emozionati per il lancio del palloncino. Non sapevo dove sarebbe andato e pensavo che non l’avrei mai saputo, ma quando ho
visto il mio palloncino staccarsi dal gruppo e
volare da solo, pensavo sarebbe andato lontano, magari in cima a qualche montagna. Certamente non pensavo sarebbe uscito dall’Italia o che avrebbe volato sopra il mare per poi
raggiungere un deserto! È stata una bella sorpresa ricevere una risposta da chi ha trovato il
mio palloncino.”
Una bellissima storia che ci ha fatto emozionare e riflettere, in un’era nella quale ci affidiamo
alle migliorie della tecnologia per essere più
efficienti, ma nella quale la forza della fragilità
di questo palloncino ha saputo dapprima incantare il nostro sguardo e quindi farci sognare al
pensiero del suo lungo viaggio, terminato in
una piantagione di palme da dattero, che, in
un’epoca di muri e di confini accentuati, ha
saputo inconsciamente gettare un ponte ideale
tra il mite inverno del clima continentale del
nord Italia e la forte escursione termica tipica
del territorio desertico, tra la cultura europea e
quella del nord Africa.
don Enrico Enea Cortinovis
Progetto Educativo degli Oratori
Con l’istituzione dell’Unità Pastorale abbiamo redatto il progetto che accompagnerà le nostre comunità nei
prossimi anni; dentro questo grande progetto trova valore e significato un progetto proprio per la realtà
dell’oratorio. Con questo obbiettivo le persone che sono state nominate per il consiglio degli oratori, hanno
lavorato per elaborare un progetto specifico. È stato certamente un lavoro non sempre facile, ma prezioso e
importante. Dopo aver presentato una prima bozza al Consiglio Pastorale si è provveduto ad una redazione
conclusiva. In questa sezione presentiamo alle comunità e a tutte le famiglie un estratto del progetto con
l’intento di adottarlo (ad experimentum) per i prossimi anni, in attesa anche delle nuove direttive diocesane. Con il prossimo anno pastorale si individueranno delle occasioni per presentarlo nella sua integrità così
da renderlo uno strumento di riferimento per i nostri oratori.
don Roberto
Il Logo
Un ponte tra cielo e terra
L’arcobaleno è simbolo della
alleanza tra Dio e l’uomo: richiama alla mente l’immagine
di un ponte, quindi quella di
un luogo e di una possibilità di
incontro, nonché di dialogo.
Inoltre l’arcobaleno è composto da vari colori. Ogni colore,
preso separatamente, ha un
distinto valore, ma se si realizza l’unione di tutti nasce una
nuova realtà che, facendo
tesoro delle differenze, risulta
in grado di trascendere i singoli significati. La nuova realtà
che nasce risulta più vera ed
autentica e non deve essere
intesa come una fusione indistinta. Agli occhi di Dio siamo
unici e speciali, ma solo amando e collaborando con il nostro fratello possiamo farci
più vicini a Lui che è gratuità e
amore.
San Giovanni Bosco
San Giovanni Bosco (Castelnuovo d’Asti 1815 - Torino
1888) fu il fondatore delle congregazioni dei Salesiani
e delle Figlie di Maria Ausiliatrice; fu canonizzato da
papa Pio XI nel 1934.
Nato in una famiglia di poveri contadini dopo aver ricevuto l’ordinazione religiosa viene avviato all’assistenza della gioventù indigente, presso il convitto di
san Francesco d’Assisi di Torino. Fa esperienza concreta della devianza, dell’emarginazione e del profondo
disagio giovanile dovuti alla nascente industrializzazione nelle realtà urbane.
Don Bosco si è dedicato alla difesa dei più umili e dei più poveri,
con una particolare attenzione per i giovani, riconoscendo in
questo la sua vocazione: la sua fu una
vita spesa per la giustizia.
Nelle località di Valdocco fonda il primo
nucleo dell’Oratorio: dapprima una sorta di pensionato che accoglierà fino a
ottocento giovani, successivamente un
luogo fraterno dove imparare un lavoro
e diventare uomini, nell’ascolto della
Parola del Signore.
Dimensione educativa
La Parola
Giovanni 1,38-39
Gesù allora si voltò
e, vedendo che lo
seguivano, disse:
«Che cercate?».
Gli risposero:
«Rabbì (che significa maestro), dove
abiti?». Disse loro:
Venite e vedrete.
Andarono dunque
e videro dove abitava e quel giorno
si fermarono presso di lui.
L’oratorio è luogo fisico e simbolico d’incontro con l’altro, con
se stessi e con Dio; è Chiesa: popolo di Dio in cammino.
Contribuisce alla formazione, cura ed educazione della persona nella sua totalità (corpo, anima e mente) nell’arco dell’intera vita, avendo come modello e fondamento la vita di Gesù
Cristo.
In oratorio si vive l’accoglienza e si riconosce la diversità come
ricchezza.
L’evento educativo originato dalla Rivelazione e, attraverso la
testimonianza, rende comprensibile e fruibile il comandamento dell’Amore. Si respirano verità e libertà: attraverso esperienze di gioco, catechesi, preghiera, servizio… siamo
“chiamati” alla comunione filiale e sacramentale.
Educare significa anche correggere in stile fraterno evitando
la logica del più forte. È necessario abbandonare la competizione fine a se stessa. La vittoria e il successo a tutti i costi non
costituiscono il “fine”.
È importante che in ogni attività proposta sia evidente il perché della scelta e che le modalità realizzative siano autenticamente evangeliche.
Le figure educative
Tutta la comunità parrocchiale, che genera alla fede i suoi
figli, è investita anche e soprattutto nel compito di educare.
L’oratorio è il luogo dove l’uomo conosce Cristo attraverso
l’altro: questo chiama ad un’azione costante che ha modo di
esistere solo avendo ben chiaro tale importante OBIETTIVO
del luogo ORATORIO.
Con questo presupposto è evidente che, a chiunque sceglie di
operare in oratorio svolgendo un qualsiasi servizio, è richiesta
passione, competenza educativa e soprattutto testimonianza
cristiana raccontata con la propria vita.
Tale linea educativa comune, porta alla naturale costruzione
della comunità oratorio fatta da persone che in ruoli diversi
vivono la loro vocazione favorendo sempre il bene comune
fatto di stima reciproca (riconosco ciò che l’altro fa e non solo
ciò che io faccio), sguardo positivo (che non lascia spazio a
diffidenze e pregiudizi a volte dettati da “storici pettegolezzi”), pazienza e benevolenza nell’operare che resta viva anche
di fronte ad insuccessi: star bene insieme senza una esasperata competizione. Ciò presuppone anche che non si adottino
copioni da recitare nel luogo giusto al momento giusto, ma di
mostrare coerenza e trasparenza nella trasmissione di uno
stile di vita riconoscibile sempre e ovunque. Il patto educativo
quindi chiama ad un’assunzione personale di responsabilità e
se tale patto viene condiviso con efficacia e perseveranza non
potrà che mettere maggiormente a fuoco l’identità del proprio servizio all’interno dell’oratorio e fungere da bussola per
poter meglio orientare e dare consapevolezza di quanto esso
sia prezioso pur ricordando sempre che tutti sono importanti,
ma nessuno indispensabile.
Questo esercizio, confidiamo possa essere attuato tramite
una formazione continuativa basata sulla testimonianza di
esperti reperibili sul territorio.
“Mi prendo cura di te”
L’oratorio è il luogo dove bambini, ragazzi e genitori possono
incontrarsi insieme, circondati dalle cure cristiane di una comunità che con passione si fa “non maestro ma testimone”,
di un autentico stile di vita. I bambini imparano i comportamenti che vivono! Quindi, se ci mostriamo autenticamente
accoglienti, anche loro lo saranno; più segni positivi lasciamo
e più i giovani e, probabilmente anche gli adulti, acquistano
fiducia negli altri e quindi nell’oratorio che loro rappresentano. Insomma, tutti educatori di tutti che, di fronte a casi e
situazioni critiche, sono capaci costruttivamente di incontrarsi
e parlare perché ognuno, secondo la propria disponibilità e
vocazione, possa collaborare per trasformare il momento
difficile in un passaggio sereno. Quanto detto, perché quotidianamente attuato, ha bisogno di trasmissione continua e
instancabile da parte dei sacerdoti e degli operatori a loro più
prossimi che non lasci mai spazio al “tanto si sa...”; un conto è
avere la propria idea un conto è metterla sul campo e confrontarla con le idee degli altri, uniformandole nel bene e facendole diventare l’impronta educativa che contraddistingue
gli educatori del nostro oratorio. Ciò porterebbe i genitori,
che un tempo si fidavano dell’oratorio perché rappresentava
una seria alternativa al loro personale progetto educativo, a
guardare ancora benevolmente a tale istituzione: oggi si sono
aggiunte altre agenzie “educative” quali i mezzi di comunicazioni, centri di aggregazione sportiva ecc... che però a volte
presentano personaggi e modelli di vita spesso poco auspicabili per il futuro dei figli! E allora? Gli educatori e la famiglia
devono collaborare confrontandosi sugli obiettivi da perseguire in una condivisa azione educativa che non lasci spazio a
falsi miti che ormai fin troppo hanno invaso subdolamente la
vita di tutti. L’oratorio sicuramente incontrerà Cristo attraverso un’attenta catechesi e un passaggio di contenuti ma è molto importante che si vivano esperienze di vita comune, in altre parole è necessario “mostrare” più che “dimostrare” che
la vita cristiana rende più bella e serena la vita di tutti: il sorriso e la disponibilità faranno diventare l’oratorio un rifugio
piacevole e in questa ottica, il bambino, che prima sarà
“oggetto” di cure, naturalmente diventerà, sperimentandosi e
crescendo nell’educazione, l’uomo responsabile “soggetto” di
cure per gli altri. Chi opera in oratorio deve essere immagine
forte e viva dell’amore, della gratuità e della fiducia. Per questo agli educatori cattolici è necessaria anche e soprattutto la
“formazione del cuore” che li porti ad incontrare Cristo che
aprirà il loro animo all’altro.
Conclusioni
Il progetto educativo nasce
come tentativo di risposta ad
esigenze emerse nelle riunioni
del Consiglio dell’Oratorio. Si
è presa coscienza di un sentire comune: difficoltà nel tradurre concretamente in attività educative l’essere oratorio.
Il progetto è rivolto a tutta la
comunità dell’Unità Pastorale.
Si vuole fornire uno strumento in grado di illuminare il senso che deve animare le attività proposte in oratorio.
Lo spirito del progetto va tradotto nei programmi dei vari
gruppi. Ogni gruppo si concentrerà almeno su un punto.
Lo indicherà nel proprio programma all’inizio di ogni anno
pastorale e lo verificherà al
termine, riferendo al Consiglio
dell’Oratorio i traguardi raggiunti, nonché le difficoltà
incontrate.
Il progetto non è uno strumento statico e definitivo: il
Consiglio dell’Oratorio si impegna ad aggiornarlo facendo
tesoro di ogni contributo.
Vita d’oratorio
Una difficoltà da condividere per crescere insieme
3ª media in visita
al Centro in
Ascolto Caritas
portiamo qui di seguito le loro
composizioni affinché possano interrogarci ed aiutarci a
camminare insieme.
Martedì 9 febbraio 2016 i nostri ragazzi di 3ª media,
nell’ambito del percorso di
approfondimento della pagina
“...quando ho visitato il Centro in Ascolto ho capito la fortuna di avere una famiglia che
si prende cura di
me e che non ha
problemi
per
mancanza
di
lavoro.
“...mi
evangelica delle Beatitudini,
con particolare riferimento
alla tematica della fragilità
che è costitutiva della nostra
vita, hanno visitato la sede del
Centro in Ascolto e Coinvolgimento dell’Unità Pastorale
sito presso la struttura adiacente alla chiesa di San Zenone.
Abbiamo raccolto alcune loro
impressioni a mo’ di flash che
ci restituiscono il loro vissuto
dopo questa esperienza. Ri-
sono resa
conto che molte
persone sono in
difficoltà e per
questo c’è bisogno di chi aiuta.
Il gruppo di persone che fa parte del Centro è molto utile alla
società ed è un esempio da
seguire. È importante dare un
aiuto a questo gruppo contribuendo anche con poco perché tante volte quel poco, che
può sembrare inutile, fa la
differenza.
“...ho capito che tante volte ci
lamentiamo per niente, mentre ci sono ragazzi come noi
che mancano di mezzi, spesso
del necessario.
(Stefano - Andrea)
“...abbiamo
capito
che
molte persone
sono in difficoltà, ma molte altre si danno da fare per
aiutarle. Questo è un gesto
di grande generosità,
da
ammirare
e
che ci ha fatto
riflettere.
(Francesca – Alessandra)
“...non
avevo mai pensato a
quanti vivono nella povertà,
magari non si lamentano e si
accontentano di quello che
possono ricevere.
(Marta)
“...ho ammirato l’altruismo di
chi aiuta e ho pensato anche a
quanta gente impara a vivere
del necessario senza tante
cose che ci sembrano importanti, ma in realtà sono superflue.
15
Testimonianza
Lettera aperta da un giovane della comunità Kairos
In occasione dell’incontro tenutosi presso la
comunità “Kairos” lunedì
8 febbraio 2016 con i
giovani presenti nella
comunità residenziale di
“Famiglia Nuova” fondata dal sacerdote lodigiano don Leandro Rossi, gli
adolescenti di terza superiore accompagnati dal
loro catechista Mattia e
da don Enrico hanno
ascoltato dalla viva voce
di un giovane le seguenti
parole che sono state
accolte producendo nei
presenti una forte compartecipazione a questa
storia di vita che ha molto da dirci. Abbiamo
chiesto di stendere su un
foglio la lettera che è stata rivolta a loro in modo
tale da poterla rendere
pubblica. La riportiamo
qui, perché possa farci
riflettere.
16
Ciao a tutti voi presenti, grazie per averci dato una possibilità di confronto e di dialogo con voi ragazzi e ragazze adolescenti, che è già
un periodo di per sé difficile.
Vorrei che queste mie parole possano veramente servire per far in
modo che nessuno di voi abbia poi in futuro problemi di dipendenza
o alcool dipendenza.
Far in modo che dai nostri errori abbiate l’opportunità di vivere questa meravigliosa cosa che ci è stata donata, la VITA, nel modo più
sano, consapevole e responsabile possibile.
Il mio più spassionato consiglio è che voi viviate giorno per giorno
seguendo veri e solidi valori, come la famiglia, l’amicizia vera, lo
sport e qualsiasi tipo di forma di aggregazione sana, come l’oratorio
e la parrocchia per esempio.
Abbiate la forza di prendere di petto la gioia di vivere, di esser contenti, felici, soddisfatti, pieni, anche solo magari facendo una passeggiata a cavallo col vostro migliore amico, andando a fare una
sana passeggiata in montagna, oppure uscendo per una sana pizzata in compagnia, ma non fate l’errore di cadere in tentazione in
qualsivoglia dipendenza, nemmeno per l’ebbrezza del provare, perché poi il passo è breve, brevissimo, e in breve tempo una cosa dannosa tipo la tossicodipendenza si trasforma in una malattia, e, come
tutti sappiamo, poi qualsiasi tipo di malattia va curata il prima possibile. Alcune droghe vanno ad agire più sulla psiche, altre più a livello
fisico. Vi troverete così immischiati in un punto di non ritorno, in cui
il vostro unico scopo della giornata sarà quello, tramite mille sotterfugi e mille bugie indirizzate a voi stessi e ai vostri cari, di reperire
del denaro per aver così modo di procurarvi la sostanza. Ad alcuni
livelli poi quello si trasformerà nel vostro unico scopo della vostra
giornata, andando lentamente a sgretolare tutti quei rapporti sani
sia a livello famigliare, di amicizia o di eventuali figli.
Poi col passare del tempo le cose andranno sempre peggiorando,
perché poi subentra anche l’assuefazione, cioè in poche parole il
vostro corpo vi richiede sempre maggiori quantità di sostanza. Tutto
tende ad aggravarsi ed il dovere aver bisogno di soldi potrebbe portarvi col tempo a delinquere, a commettere qualche reato spinti
dalla malattia della dipendenza.
Tutto questo per cosa???
Testimonianza
Ascoltate spassionatamente gente che ci è passata e ci sta ancora
passando, chi per guarire dalla malattia ed anche chi si è spinto sin
qui per liberarsi da problemi con la giustizia, agendo in maniera programmata e terapeutica. Infine vorrei ribadirvi di mantenere sempre
alta la guardia e l’attenzione, perché il rischio, il pericolo, è sempre
dietro l’angolo.. abbiate la forza e la fiducia in voi stessi per poter
condurre un’esistenza sana, felice e serena, senza andare a cercare
finte emozioni e sensazioni.
Spero di non avervi annoiato troppo con la mia lettera scritta di cuore, sperando di avervi dato molteplici spunti di riflessione e l’occasione di non commettere l’errore di sottovalutare o di prendere
sotto gamba il problema, avendovi scritto da chi ci è passato, e vi
garantisco che la vita che facevo, almeno a mio livello personale, è
una vita d’inferno e che non porta mai a nulla di buono e costruttivo. In guardia!
N.N.
Attività nel percorso adolescenti durante la settimana in onore di S. G. Bosco
17
Missione e Carità
Visita al Centro Missionario Diocesano
Venerdì 12 febbraio 2016, noi
ragazzi del quarto anno del
cammino della catechesi, abbiamo vissuto un pomeriggio molto
interessante
presso il Centro Missionario Diocesano di Bergamo.
Siamo partiti con il treno da
Cisano e giunti al Centro, ci ha
accolto Michele.
Subito ci ha accompagnati in
una grande stanza molto illuminata e colorata per raccontarci la sua esperienza di missione. Quante cose ha fatto!
18
Ha girato tutto il mondo per
aiutare chi è meno fortunato
di noi ed è in partenza per
Cuba con il vescovo Francesco!
Per spiegarci meglio i suoi
viaggi e come vivevano i bambini di quei luoghi, ha preso
tre nostri compagni e ha
“giocato” a vestirli in modo
tipico di quelle zone. Ci ha
anche suggerito di attivare
sempre i cinque sensi quando
visitiamo un Paese nuovo,
proprio per coglierne le bellezze e per rispettarne le abitudini.
Come ricordo ci ha lasciato un
braccialetto fatto dai bambini
di missione, così ogni volta
che lo guardiamo, ci ricordiamo di loro. Dopo i saluti, abbiamo preso il treno e, arrivati
a Cisano, siamo andati in oratorio a Santo Stefano a fare
una mega-merenda e a giocare. Abbiamo concluso il pomeriggio con la Santa Messa.
È stato bello condividere questa esperienza con tutti i nostri amici e abbiamo capito
che la gioia di aver incontrato
Gesù è da condividere con
tutto il mondo.
Gruppo del 4° anno
Missione e Carità
Genitori e ragazzi al Convegno missionario
Domenica 21 febbraio 2016 eravamo tra quelle
2.000 persone che hanno partecipato al convegno missionario diocesano.
Accompagnati dal don Pierantonio e dalle catechiste dei nostri figli, siamo giunti alla casa delle
Suore Poverelle.
I bambini si sono recati in alcune aule dove
hanno ascoltato delle testimonianze, noi genitori invece ci siamo recati in teatro dove abbiamo incontrato il nostro vescovo Francesco che
ci ha raccontato il martirio di Don Sandro Dordi.
Vogliamo ricordare una frase di don Dordi: “Il
vangelo si legge in chiesa e si pratica per strada”; a noi adulti, queste parole sono sembrate
particolarmente significative, confermate poi
dalla testimonianza di due laici. Il primo, Giampietro Marcassoli, ci ha presentato come vive
la sua missione tutti i giorni entrando magari
con difficoltà in case di persone straniere. L’altro modo di vivere la missione ci è stato presentato dalla giornalista Monica Gherardi madre di due figli naturali e nove affidati.
Concluso questo primo momento, tutti insieme
abbiamo raggiunto la Basilica di Sant’Alessandro in Colonna per la Santa Messa, toccante è
stato il momento di confronto tra il Vescovo e
un medico. Hanno cercato di spiegare che chi
soffre nel corpo non ha bisogno solo di cure per
il dolore fisico ma ha bisogno di parole di ascolto e di sguardi.
Nel pomeriggio due ragazzi giovani Chiara e
Fabio ci hanno raccontato le loro esperienze
nelle missioni in Ruanda e Cuba.
Il convegno è stato concluso da don Giambattista Boffi, che ha spiegato quanto sia importante
condividere uno spirito di comunione per sentirsi parte di questo progetto missionario.
Alla sera prima di coricarci ci siamo confrontati
e abbiamo capito che FARE MISSIONE vuol dire
essere sensibili e accoglienti con le persone che
si incontrano tutti i giorni.
una famiglia
A noi è piaciuto davvero tutto! La cosa che ci è
piaciuta più di tutto è stato condividere la giornata con i nostri amici e con altri ragazzi provenienti da diverse parrocchie.
A questo proposito, è stato bellissimo conoscere nuovi amici con cui abbiamo giocato e ci siamo divertiti.
Insomma… il convegno missionario è stata davvero un’esperienza unica!! Grazie a tutti!!!
I ragazzi del 4° anno della catechesi
19
Gruppi e Associazioni
Incontro annuale
Gruppo vedove
Sabato 5 marzo 2016 il gruppo delle vedove di Cisano Ber-
gamasco si è ritrovato in occasione della festa della patrona
dell’associazione santa Francesca Romana.
All’incontro hanno partecipato una quindicina di associate
tra cui la signora Armanda
Ferrari di Cisano, presidente
dell’associazione. Dopo un
momento di merenda don
Pierantonio ha proposto una
riflessione prendendo spunto
dal libretto distribuito dall’associazione provinciale, che
quest’anno ricorda i 90 anni
dalla sua fondazione.
È stato presentato e discusso
anche il resoconto economico
annuale e il contributo alla
fondazione Pietro e Lucille
Corti per Lacor Hospital in
Uganda .
L’incontro ha trovato il suo
culmine nella Santa Messa
prefestiva presso la chiesa di
san Zenone in Cisano.
Nella Messa è stata anche
occasione per affidare al Padre i mariti defunti e le persone decedute in questo ultimo
anno e che prestavano servizio nell’associazione.
Percorso di formazione proposto dall’A.C. e A.C.L.I.
20
«Laudato si’, mi’ Signore», cantava san
Francesco d’Assisi. In
questo bel cantico ci
ricordava che la nostra casa comune è
anche come una sorella, con
la quale condividiamo l’esistenza, e come una madre
bella che ci accoglie tra le sue
braccia.
A quasi un anno di distanza (era il 24 maggio
2015) dalla promulgazione della lettera enciclica “Laudato si’” di
papa Francesco, l’Azione Cattolica e le
A.C.L.I., propongono
un itinerario di formazione di tre incontri
proprio sui temi suscitati dal Papa nella lettera.
Gli incontri si terranno presso
l’oratorio di San Zenone con
inizio alle ore 20.30.
14 aprile 2016
La casa comune sfida
sociale ed educativa
Ing. Alex Borlini
21 aprile 2016
la casa comune sfida pastorale e spirituale
Don Cristiano Re
28 aprile 2016
la casa comune sfida politica e
amministrativa
Sig. Mauri Giulio
Abbiamo fiducia che sia
un’occasione propizia per approfondire alcuni temi che
non riguardano solo la prospettiva cristiana, ma l’attenzione comune al creato.
Santi e Testimoni
San Paolo maratoneta della fede
“Non ho raggiunto la meta, non sono arrivato
alla perfezione; ma mi sforzo di correre per
conquistarla, perché anch'io sono stato conquistato da Cristo Gesù. Fratelli, io non ritengo ancora di averla conquistata. So soltanto
questo: dimenticando ciò che mi sta alle spalle e proteso verso ciò che mi sta di fronte, corro verso la meta, al premio che Dio ci chiama
a ricevere lassù, in Cristo Gesù”. (Fil 3, 12-14)
Paolo, con queste parole semplici, ma appassionate, si rivolgeva alla comunità cristiana di
Filippi, intorno al 58-60 d.C.. Paolo scrisse la
Lettera ai Filippesi negli ultimi anni della sua
vita, quando si trovava in prigione, forse a Efeso o a Cesarea: una situazione quindi molto
difficile e pericolosa per lui, aggravata dal rischio concreto di una condanna a morte. Eppure Paolo sorprende, stupisce per le parole piene di entusiasmo, di gioia, capaci di inondare di
coraggio e speranza il lettore. Ma dove, o sarebbe meglio dire, da chi riceve questa forza
incrollabile?
Paolo, nonostante le dure privazioni e restrizioni che è costretto a subire, è animato da un'unica preoccupazione: consolare, esortare,
eventualmente riprendere con fermezza, i suoi
fratelli in Cristo. La preoccupazione fraterna e
pastorale lo porta a “scordare” la sua condizione, i pericoli incipienti che ormai si prefigurano
all'orizzonte. L'urgenza per l'apostolo delle
genti è la salvezza del prossimo, la cura di coloro che faticano a seguire l'insegnamento di
Gesù. Molti sono i problemi concreti da affrontare: divisioni e litigi interni; nostalgia per gli
antichi culti pagani e/o giudaici; le persecuzioni
sempre più vicine. Ma sono così lontani da noi
questi tempi? Siamo così diversi dagli uomini
ai quali si rivolgevano le lettere paoline?
Quanto assomiglia l'agire di Paolo a quello di
un buon padre di famiglia: non vuole che i suoi
“figli” si inquietino per lui, li rassicura con parole virili, ma al tempo stesso affettuose, ringrazia per l'aiuto economico ricevuto e chiede solo
di ricordarlo nelle loro preghiere. Quante volte
ci dimentichiamo di essere grati ai nostri genitori, a coloro che a costo di grandi sacrifici ci
hanno dato la vita, amandoci sin dal nostro
primo vagito? Quante volte non siamo stati
capaci di onorarli in modo degno, con gratitudine?
Infine non possono lasciare indifferenti l'onestà, la determinazione, la coerenza con le quali
Paolo affronta le avversità che ha incontrato
sulla sua via: non si lascia prendere dallo sconforto, non rinuncia di fronte alle difficoltà, abbraccia fino in fondo le conseguenze delle sue
scelte. Non cede alle tentazioni del facile lamento o della dura invettiva nei confronti dei
suoi aguzzini. Ma da uomo in catene, paradossalmente, continua a correre verso quella meta che altro non è che l'incontro con Gesù Cristo, il Figlio incarnato, l'umanità assunta nel
mistero della Santissima Trinità: il divino che
incontra l'umano, trasformandolo senza annullarlo, chiamandolo alla risurrezione.
Paolo, maratoneta della fede, sta affrettando il
passo: “per me il vivere è Cristo e il morire un
guadagno”. (Fil 1, 21)
E noi verso quale meta ci stiamo incamminando?
Luca Bugada
21
Anagrafe dal 1° gennaio al 15 marzo 2016
Hanno ricevuto il sacramento del Battesimo in S. Stefano:
Lana Jacopo Nicholas (di Danilo e Brito Tania Manuela), il 7.02.2016
Valsecchi Eva (di Diego e Mangili Claudia), il 7.02.2016
Hanno ricevuto il sacramento del Battesimo in S. Zenone:
Calegari Thomas (di Alessandro e Ganino Francesca), il 7.02.2016
Affidati alla misericordia del Padre in S. Gregorio:
Balossi Ines di anni 93, il 19.01.2016
Affidati alla misericordia del Padre in S. Stefano:
Carenini Gerolamo Giuseppe di anni 73, il 2.01.2016
Affidati alla misericordia del Padre in S. Zenone:
Giovanzana Felicita di anni 79, il 12.01.2016
Balossi Caterina di anni 63, il 14.01.2016
Novati Mario di anni 89, il 16.02.2016
22
Arte e Musica
Il povero Cristo
Canzone di Zucchero
(Adelmo Fornaciari)
Tutti mi chiedono se credo in Dio
e lui crede a me?
povero Cristo, povero che
povero Cristo e povero me!
Se sapessi quanto ti ho cercato,
quante volte ho chiesto aiuto
e quante volte ho pianto te
odio e amore, comunque resti
perché lontano da me, in me esisti
sono un pozzo che fissa il cielo, ma perché.
Tutti mi chiedono se credo in Dio
e lui crede a me?
povero Cristo, povero che
povero Cristo e povero me!
Che l’amore sia lodato
perché ho pure bestemmiato
ma la sera quando torno, torno da te
che sei unico in quanto solo
che sei l’unico in quanto solo
che sei unico in quanto solo, come me!
Tutti mi chiedono se credo in Dio
e lui crede a me?
povero Cristo, povero che
povero Cristo e povero me!
Gloria, Gloria, Gloria, Gloria, Gloria, Gloria, Gloria,
ma se guardo bene fino in fondo
agli occhi tuoi,
non vedo altro che questo
povero, pietoso mondo, oramai!
Umberto Verdirosi
Nato in Piemonte. Vive a Roma.
Padre siciliano, madre veneta.
Pittore, scultore, attore, poeta.
23
Unità Pastorale delle Parrocchie
in Cisano Bergamasco
http://www.parrocchiedicisano.it
Ufficio parrocchiale
Via San Pio X, 3
[email protected]
345.51.58.220
Scuola dell’Infanzia
paritaria parrocchiale
Via Alessandro Manzoni, 1
[email protected]
035.7811.98
Centro in Ascolto e Coinvolgimento
Piazza Vittorio Veneto, 7
[email protected]
391.35.20.762
Indice
2
5
6
10
15
16
18
20
Redazionale
Famiglia capace di accogliere
Vita d’oratorio
Un palloncino volato molto lontano
Visita al Centro in Ascolto
Testimonianza
Missione e Carità
Gruppi e associazioni
Inserto
Progetto educativo oratori
(ad experimentum)
Scarica

VOCE UP - Parrocchie in Cisano Bergamasco