VOCE U.P. a voce alta Unità Pastorale delle parrocchie in Cisano Bergamasco A/2016 pro manuscripto Redazionale Volontariato o Vocazione Buona Pasqua I migliori auguri! L’annuncio del Cristo Risorto possa essere accolto con fede e sia occasione per rinvigorire la nostra testimonianza e il nostro impegno ad essere uomini e donne di carità. Buon annuncio pasquale ad ognuno di voi! d. Roberto d. Enrico d. Pierantonio sr. Maria Grazia sr. Pia sr. Clemenzia sr. Annalisa 2 Molte volte, dentro le dinamiche della realtà ecclesiale e parrocchiale, usiamo la parola “volontario” per identificare una persona che si impegna gratuitamente nei diversi servizi che rendono autentica e vera la comunità stessa. Una parrocchia si regge soprattutto per il volontariato di molte persone, al punto da diventare un riferimento educativo importante anche nei confronti dei ragazzi e dei giovani. Educare alla gratuità, al servizio, al volontariato sono riferimenti essenziali nel processo formativo della comunità parrocchiale. Ultimamente, riflettendo su questo aspetto, mi sono posto la domanda se il termine “volontario” sia veramente appropriato, addirittura se sia un termine che potremmo definire cristiano. Raccolgo questo ragionamento perché mi sembra che non esprima l’essenza profonda che rende autentico l’impegno nel tessere la comunità cristiana. Tutte le persone che si impegnano, dai banconieri presso i bar degli oratori; coloro che si spendono per riordinare e pulire gli ambienti; le persone che coordinano e animano le diverse proposte catechetiche, liturgiche, caritative; coloro che svolgono il proprio servizio nelle diverse associazioni o gruppi ecclesiali; coloro che vivono il linguaggio e la realtà preziosa della preghiera per sé e per tutti indistintamente; e poi potrei certamente continuare; insomma, tutti questi li possiamo definire dei volontari. Eppure mi sembra non esprima al meglio la peculiarità che li rende autentici. Non sono solo dei volontari, ma persone che vivono la loro VOCAZIONE. Dovremmo usare la parola “vocato” (non so se esista nel vocabolario della lingua italiana). Vocato è colui che, partendo dal suo essere cristiano, si spende mettendo a frutto i suoi doni, le sue abilità, le sue capacità, la sua intelligenza, il suo tempo per tessere la comunità. Il vocato è colui che realizza la comunità con il suo servizio. Noi parliamo di vocazione pensando alle scelte di vita, con particolare riferimento alla scelta matrimoniale e religiosa e/o sacerdotale. Certamente sono scelte vocazionali, ma esse sono il risultato di una serie di altre scelte vocazionali che hanno dato forma alla vita e che continuano a modellarla. Non si sceglie di vivere il sacramento del matrimonio se non si vive la vocazione al servizio, all’ascolto, alla gratuità, alla generosità, alla condivisione... Le scelte di vita sono conseguenza di scelte vocazionali che formano la persona. Il volontario può terminare il suo servizio, così come può sentirsi non coinvolto in prima persona nell’attività che svolge, può considerarsi un lavoratore non retribuito. Il vocato invece, accoglie il suo impegno come servizio che modella la sua vita, che diventa una goccia che permetta alla comunità di modellarsi e di crescere non per il proprio impegno, ma per la propria presenza. Non è il servizio che fa la differenza, ma il mio esserci a condividere la presenza con altri fratelli nella fede con i quali crescere, imparare ad amare, vivere la bellezza e la gioia del Vangelo. Un grazie di cuore alle molte persone che vivono il loro essere “vocati” e danno forma alla comunità. don Roberto Chiesa e mondo Torniamo a parlare di famiglia Il Paese ha passato sette mesi a parlare di una legge che ha a che fare con poche migliaia di persone: «Speriamo che adesso finalmente si possa mettere al centro dell’agenda della politica italiana la priorità di questo Paese, cioè il fatto che non abbiamo più fiducia nel futuro», ricorda De Palo, presidente del forum famiglie. Appare amareggiato Gianluigi De Palo, presidente del Forum delle Associazioni familiari, all’indomani del voto e dell’approvazione del ddl Cirinnà sulle unioni civili. «Il Forum, essendo cambiata in parte la legge, con lo stralcio del tema della step child adoption, sa benissimo che l’obiettivo è far passare il tema delle adozioni attraverso la magistratura. Ci rattrista il fatto che ancora una volta si è persa l’opportunità politica di fare una legge buona in questo Paese. Non c’è stato un dibattito serio, ma solo ideologico e nei salotti televisivi. Ed è mancato completamente l’apporto degli esperti, non sono state ascoltate le loro voci, non tanto dal punto di vista della costituzione ma delle adozioni dei bambini. Una legge che non vi soddisfa? «Sicuramente migliore di come era partita ma ha al suo interno una serie di premesse che spingerà i giudici di turno a intervenire per trovare una soluzione sulle adozioni. Inoltre, leggevo oggi che il ministro Orlando ha detto che adesso dobbiamo subito fare una legge sulle adozioni. Noi auspichiamo che i bambini vengano però messi davvero al centro come soggetti di diritto e non come oggetti di diritto». Quali sono le vostre priorità? «Speriamo che si torni a parlare di politiche familiari. Ormai è oggettivo che siamo demograficamente morti e non lo dice il forum o la Cei, lo dicono tutti gli esperti. Siamo al punto di non ritorno. Dopo 7 mesi passati a parlare di una legge che ha a che fare con poche migliaia di persone finalmente si possa mettere al centro dell’agenda della politica italiana la priorità di questo Paese, cioè il fatto che non abbiamo più fiducia nel futuro. Due esempi: non facciamo più figli perché è una delle principali cause di povertà e i recenti dati di Migrantes dove si parla di 100.000 i giovani neo laureati che lasciano il Paese perché non riescono a realizzare il loro sogno in Italia». Come continuerete la vostra battaglia? «Alla luce di tutto questo continuiamo a lottare per un fisco più equo ma non come contentino o elemosina del Governo: “Abbiamo pagato il tributo alle unioni civili ora paghiamo il tributo alle famiglie”. Non è giusto perché le famiglie sono il Paese. E questa legge non le tutela, anzi con la reversibilità della pensione nelle coppie di fatto si utilizzeranno risorse che avrebbero potuto essere utilizzate diversamente. Noi insistiamo con i temi del Forum perché in questi mesi di dibattito ci siamo riempiti la bocca della parola famiglia senza aiutare la famiglia». Vetri Orsola da: Famiglia Cristiana del 25.02.2016 3 Vita di comunità Percorso in preparazione al matrimonio Sabato 19 marzo 2016 abbiamo concluso il percorso in preparazione al matrimonio cristiano (quello che comunemente viene definito “corso per fidanzati”) organizzato nella nostra Unità Pastorale. Un percorso che ha coinvolto 16 coppie accompagnate da altre 3 coppie nel prezioso ruolo di catechisti. Sono stati affrontati diversi argomenti pur mantenendo il chiaro filo rosso del percorso cristiano. È stato un itinerario di catechesi e di recupero di alcuni temi della fede cristiana riletti dentro il grande sacramento del matrimonio. Avremmo potuto fare anche altre scelte, ma fin da subito abbiamo voluto (già in fase di organizzazione e programmazione) dare questo taglio al percorso. Crediamo infatti che sia importante mettere al centro dell’attenzione il tema della “fede” dentro la quale si andrà a vivere, non solo la celebrazione del matrimonio, ma tutto il cammino famigliare arricchito dalla grazia del sacramento. Abbiamo vissuto nove incontri culminati nella serata di spiritualità che abbiamo celebrato nel giorno in cui la chiesa ricorda San Giuseppe. Una coincidenza, certamente un dono del calendario, ma anche una ricchezza da accogliere con saggezza e gratitudine. A tutte le famiglie che hanno vissuto questo percorso e a coloro che in questo anno vivranno la celebrazione del loro matrimonio, rivolgiamo i nostri più grandi auguri! don Roberto Marco ed Emauela Iader ed Elena Mauro e Daniela IO accolgo TE con la grazia di Cristo prometto di esserti fedele sempre e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita. dalla Liturgia Le famiglie del nostro Vicariato al Family Day vissuto a Milano nel 2012 Vita di comunità Famiglia capace di accogliere Abbiamo invitato don Claudio Visconti, responsabile della Caritas di Bergamo, al percorso mensile per le famiglie della nostra Unità Pastorale. Il 21 febbraio 2016 ha avuto luogo nelle sale dell’Oratorio di Santo Stefano un incontro dal titolo “Famiglia capace di accogliere”; relatore dell’incontro è stato don Claudio Visconti, responsabile della Caritas Diocesana. Per introdurre l’argomento, don Claudio ha citato una delle prime pagine bibliche della Genesi, in cui Abramo ospita tre forestieri, li accoglie sotto un albero del suo accampamento e dà loro da mangiare, costruisce un dialogo e loro gli annunciano che entro un anno avrà un figlio e una discendenza. Poi i tre proseguiranno il loro viaggio verso Sodoma e Gomorra e verranno accolti e ospitati da Lot, ma non dagli abitanti di queste città che verranno per ucciderli. Lot e la sua famiglia saranno salvati e le due città distrutte. Quale è quindi la parola chiave, la parola vera e non banale citata e che accomuna questi episodi biblici? Accoglienza, dall’accoglienza nasce la vita, dalla non accoglienza, il rifiuto, l’odio, la morte. Certo accogliere l’altro non è facile; l’altro per noi è sempre un mistero. È sicuramente faticoso accogliere l’altro. Anche Abramo non li fa entrare subito nella propria casa, mantiene la distinzione e la diversità e nell'incontro inizia la conoscenza reciproca. Cosa possiamo fare noi cristiani per far sentire vera dentro di noi la parola accoglienza? Innanzitutto possiamo imparare a dialogare con loro. Nell’accoglienza e nel dialogo la fatica è da entrambe le parti. Possiamo superare certe questioni culturali anche leggendo di più sulle loro tradizioni e sulla loro religione. D’altro canto è anche vero che se noi cristiani dobbiamo educarci all’accoglienza, anche il migrante, in particolare il giovane migrante, va educato alle abitudini del paese in cui si trova per farlo diventare un cittadino italiano del domani. Don Claudio ci ha anche invitato a fare attenzione alle informazioni date dai mass media e dalla politica a cui interessa l’audience e il consenso, il loro obiettivo non è educare all’accoglienza e spesso fanno gravi danni influenzando la cultura anche con false paure. Ci ha poi fornito questo dato: dal dopoguerra ad oggi non c’è mai stata per il cristiano una “provocazione”, una prova così grande: il dover accogliere tanti immigrati in un momento di così tanta crisi. È qui che entra in gioco un’altra parola chiave per noi cristiani: fede. Una fede vera, vissuta negli affetti; una fede che riempie la vita di noi cristiani, non solo vista come regole imparate a memoria, verità di fede, ma una fede che ci fa sentire famiglia, che ci dà gioia quando la domenica ci troviamo a messa e che non si chiude nelle mura, ma che esce, contagia e dilaga per il mondo. In questo forse potremmo imparare dai molti migranti cristiani, per loro la fede è sentirsi amati da Dio per come si è e il far festa insieme dentro e fuori la chiesa fa parte del rito, del vivere la fede. Matteo e Milena 5 Vita d’oratorio Una libertà da costruire e giocare al meglio 6 Una serata formativa veramente entusiasmante e diversa dalle altre … Davvero intenso e interessante il lunedì sera che ha aperto la settimana in onore di San Giovanni Bosco nell’ambito della nostra formazione come adolescenti dell’Unità Pastorale. Ci ha aiutato a riflettere sul tema della libertà il prof. Johnny Dotti, un estroso papà esperto in scienze dell’educazione che ci ha fatto “lavorare” con attività di movimento per comprendere le dinamiche che la società mette in atto nei confronti degli individui che la compongono e quindi di ciascuno di noi che è sia soggetto che oggetto di questa società di cui fa parte. L’attività che più ci è rimasta in mente è stata quella della catena di rotazione umana, nella quale mettendoci a coppie abbiamo creato una sorta di catena rotante per acco- gliere chi si lanciava su di essa e farlo arrivare fino alla fine. Un percorso non facile (soprattutto se chi si lanciava era pesante…) riguardante la fiducia che mettiamo in atto per vivere la nostra libertà; un cammino che potrebbe benissimo rappresentare le tappe della nascita umana che ciascuno di noi sta vivendo con la propria volontà e creatività, sulla base di quanto ha appreso dai genitori e accompagnato da chi ci sta attorno. Gli adolescenti dell’U.P. “Nessuna epoca ha mai saputo tanto e tante cose dell’uomo come la nostra. Però, in realtà, nessuna ha mai saputo meno della nostra che cos’è l’uomo”. Martin Heidegger Vita d’oratorio Figli di chi? Dalla parte degli adolescenti Incontro genitori con il prof. Johnny Dotti Giovedì 28 gennaio 2016 ho avuto la fortuna di conoscere il prof. Johnny Dotti che ha tenuto un incontro, organizzato dall’UP, nel salone in Santo Stefano in occasione della settimana dedicata a Don Bosco. Il tema era: Figli di chi? Dalla parte degli adolescenti. Una bella domanda alla quale non è stato facile rispondere. Senza entrare troppo in un discorso politico, il prof. Dotti ha fatto il punto sulla situazione odierna lanciandoci non poche provocazioni. Ha anche evidenziato tre aspetti su cui riflettere: 1. Ringraziare il Signore perché siamo battezzati; 2. Benedire il tempo in cui viviamo; 3. Riconoscere le nostre fragilità che ci permettono solo così di incontrare la fraternità. Tutto questo in un cammino che vede non soltanto i nostri ragazzi, ma soprattutto noi adulti impreparati ad affrontare il grande cambiamento in atto: poche sono le generazio- ni che hanno vissuto un cambio di millennio; l’evoluzione tecnologica che rischia di renderci schiavi anziché padroni degli strumenti; una società consumistica ed individualistica che ci allontana sempre di più dai valori importanti. Ma non tutto è così negativo! Proprio questo tempo ci permette di essere vicini anche se fisicamente siamo lontani. Quindi non scoraggiamoci, ma impariamo a vivere CON i ragazzi, ad ascoltarli e iniziamo anche noi a creare delle ALLEANZE. Capiamo che non siamo soli, non è il singolo ad essere al centro del mondo; anzi, “COOPERARE” deve diventare il nostro motto. E allora, proprio partendo dai nostri oratori, iniziamo ad unirci, insegniamo ai nostri figli a capire questo mondo recuperando le tradizioni, la preghiera, il sacrificio, il lavoro soprattutto manuale, per spiegare loro il significato del denaro e, soprattutto, per renderli protagonisti attivi di questo tempo. una mamma Dona un buondì raccolta viveri per il Centro in Ascolto dell’U.P. Mercoledì 27 gennaio 2016, in occasione della settimana di Don Bosco abbiamo donato una colazione al Centro in Ascolto. Tutto quello che abbiamo portato verrà dato ai bambini che non hanno da mangiare perché i loro genitori non hanno un lavoro. Con questo gesto ci siamo sentiti un po' come don Bosco che donava ai poveri del suo paese il cibo per sopravvivere. Beatrice, Ilary, Fabio, Francesco, Sofia 3ª elementare 7 Vita d’oratorio Festa in onore di San Giovanni Bosco Il cuore della Festa Come ogni venerdì alle 16.30, anche venerdì 29 gennaio 2016 nella settimana dedicata a don Bosco, si è svolta la Messa curata in particolare per i ragazzi, ma era un giorno speciale, perché abbiamo avuto l'occasione di sentire Padre Luigi Bassetto parlare di don Bosco; la parte più bella della celebrazione è stata vedere (come ha detto il Padre), cinque Don tutti lì per noi. In quella settimana abbiamo sentito tante volte parlare di don Bosco, del suo andare contro corrente per mettersi al servizio dei più piccoli. Anche dopo la celebrazione, è stato bellissimo! Dall’organizzazione dei Don, ai giochi preparati dagli ADO e da alcuni genitori, c’era anche "il truccabimbi" e infine il rinfresco preparato dal gruppo merende, e dal I.S.B. di Celana mi ha lasciata a bocca aperta, sembrava il banchetto di un matrimonio (avevamo anche il nostro fotografo di fiducia) e mi sono detta: "Quante persone oggi si sono messe al nostro servizio!". giafuoco che con vampate di calore e bagliori di luce ci ha lasciati a bocca aperta. All’inizio ci hanno accolto con Whinny The Pooh, Topolino e Topolina. Giada Gandolfi Tommaso Gambirasio GRAZIE A TUTTI E GRAZIE ANCHE A DON BOSCO Aurora Marando Una famiglia… per far divertire le nostre famiglie 8 La sera dello scorso 30 gennaio 2016 abbiamo assistito nel salone dell’oratorio di San Zenone al circo dei fratelli Niemen… Sono stati come sempre divertenti e davvero bravi in quanto hanno coinvolto i bambini nei divertentissimi giochi: quello di mago Merlino, del giocoliere, di Elisa con la novità delle megabolle gigantesche che erano rincorse da noi bambini. Non poteva mancare infine il man- Vita d’oratorio Nonno raccontami una storia Dopo il grande successo ottenuto a Monte Marenzo, giovedì 28 gennaio 2016 è stato proiettato, presso l’oratorio di San Zenone in Cisano Bergamasco, il film documentario “C’era… niente”, realizzato da Chiara Burini e Maricela Fontana. Ringraziamo le comunità di Cisano, per averci dato un ulteriore successo! Il film è stato inserito tra le tantissime iniziative della settimana dedicata a San Giovanni Bosco e la giornata è stata intitolata: “Nonno, raccontami una storia”. È proprio quello che è successo durante la proiezione: la sala era piena di bambini, accompagnati dai loro nonni. Durante la proiezione del film dietro me e Maricela si sentivano le decine di bambini che chiedevano spiegazioni e i nonni che rispondevano, ricordandosi a loro volta la loro infanzia. L’obiettivo è stato raggiunto: il film doveva servire a proporre uno scambio intergenerazionale tra i nostri nonni e le nuove generazioni, dai più piccoli ai più grandi. Inoltre, molti spettatori hanno riconosciuto alcuni dei loro parenti nelle foto d’epoca. Dai primi posti si sentivano esclamazioni di stupore da parte delle persone che, commosse, rivedevano parenti e amici vicini e lontani. Un grande ringraziamento va ai don dell’Unità Pastorale, al gruppo interparrocchiale anziani e pensionati che ha allestito la merenda. Il messaggio finale che è stato lasciato alla proiezione è il seguente: non dimentichiamo le nostre radici, perché costruiscono il nostro essere e le nostre comunità. Diffondete il nostro film, non perché siamo state noi a crearlo, ma perché le testimonianze in esso contenute diventino eterne; perché le vite dei nostri anziani fanno parte della Storia. Della Nostra Storia! Chiara Burini 9 Vita d’oratorio Un palloncino volato molto lontano 10 Un pomeriggio speciale e unico quello del 31 gennaio 2016 per concludere una settimana ricca di eventi celebrando degnamente don Bosco, patrono degli oratori. Un oratorio particolare quello di don Bosco, che accoglieva ragazzi e giovani dalla loro miseria per portarli alla ricchezza dell’incontro con Gesù. Un elevare lo spirito che permetteva ai ragazzi, grazie alla fantasia e all’animo grande del sacerdote torinese, di innalzarsi dalla tristezza all’allegria, come è avvenuto anche nell’animo di chi ha partecipato al divertentissimo spettacolo dei nostri amici burattinai della compagnia locale “Fiorino Losa”. Ma, come se non bastasse, in chiusura del pomeriggio, abbiamo lasciato volare in cielo dei coloratissimi palloncini ecologici, preparati con pazienza da alcuni adolescenti coadiuvati da alcuni adulti. Così è finito tutto? Direi di no, anzi, quei palloncini che portavano con sé un fogliettino di carta con scritte delle preghiere o dei semplici pensieri riguardanti San Giovanni Bosco, sono partiti con slancio sospinti da un vento sostenuto proveniente da nord, andando molto lontano. Il 9 febbraio, una lettera proveniente dalla Tunisia per posta aerea ha rivelato la sorpresa inattesa: un palloncino di natura così gracile, per cui sappiamo dall’esperienza che basta uno spillo per porre fine alla sua vita, è diventato il protagonista di un viaggio durato abbondantemente oltre 1000 chilometri (attraverso Google maps, la distanza in linea retta fra El Faouar in Tunisia e Cisano Bergamasco è di 1378.97 km) che ha sbalordito innanzitutto noi don quando abbiamo aperto la lettera scritta in francese con tanto di autografo e quindi ha meravigliato la famiglia della piccola Ilaria Pezzano che ha scritto il seguente pensiero per esprimere il suo stato d’animo quando ha ricevuto la lettera con la notizia straordinaria. “Quel giorno eravamo tutti a festeggiare la festa di don Bosco, io insieme ai miei compagni. Era una bella giornata. Eravamo tutti contenti ed emozionati per il lancio del palloncino. Non sapevo dove sarebbe andato e pensavo che non l’avrei mai saputo, ma quando ho visto il mio palloncino staccarsi dal gruppo e volare da solo, pensavo sarebbe andato lontano, magari in cima a qualche montagna. Certamente non pensavo sarebbe uscito dall’Italia o che avrebbe volato sopra il mare per poi raggiungere un deserto! È stata una bella sorpresa ricevere una risposta da chi ha trovato il mio palloncino.” Una bellissima storia che ci ha fatto emozionare e riflettere, in un’era nella quale ci affidiamo alle migliorie della tecnologia per essere più efficienti, ma nella quale la forza della fragilità di questo palloncino ha saputo dapprima incantare il nostro sguardo e quindi farci sognare al pensiero del suo lungo viaggio, terminato in una piantagione di palme da dattero, che, in un’epoca di muri e di confini accentuati, ha saputo inconsciamente gettare un ponte ideale tra il mite inverno del clima continentale del nord Italia e la forte escursione termica tipica del territorio desertico, tra la cultura europea e quella del nord Africa. don Enrico Enea Cortinovis Progetto Educativo degli Oratori Con l’istituzione dell’Unità Pastorale abbiamo redatto il progetto che accompagnerà le nostre comunità nei prossimi anni; dentro questo grande progetto trova valore e significato un progetto proprio per la realtà dell’oratorio. Con questo obbiettivo le persone che sono state nominate per il consiglio degli oratori, hanno lavorato per elaborare un progetto specifico. È stato certamente un lavoro non sempre facile, ma prezioso e importante. Dopo aver presentato una prima bozza al Consiglio Pastorale si è provveduto ad una redazione conclusiva. In questa sezione presentiamo alle comunità e a tutte le famiglie un estratto del progetto con l’intento di adottarlo (ad experimentum) per i prossimi anni, in attesa anche delle nuove direttive diocesane. Con il prossimo anno pastorale si individueranno delle occasioni per presentarlo nella sua integrità così da renderlo uno strumento di riferimento per i nostri oratori. don Roberto Il Logo Un ponte tra cielo e terra L’arcobaleno è simbolo della alleanza tra Dio e l’uomo: richiama alla mente l’immagine di un ponte, quindi quella di un luogo e di una possibilità di incontro, nonché di dialogo. Inoltre l’arcobaleno è composto da vari colori. Ogni colore, preso separatamente, ha un distinto valore, ma se si realizza l’unione di tutti nasce una nuova realtà che, facendo tesoro delle differenze, risulta in grado di trascendere i singoli significati. La nuova realtà che nasce risulta più vera ed autentica e non deve essere intesa come una fusione indistinta. Agli occhi di Dio siamo unici e speciali, ma solo amando e collaborando con il nostro fratello possiamo farci più vicini a Lui che è gratuità e amore. San Giovanni Bosco San Giovanni Bosco (Castelnuovo d’Asti 1815 - Torino 1888) fu il fondatore delle congregazioni dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice; fu canonizzato da papa Pio XI nel 1934. Nato in una famiglia di poveri contadini dopo aver ricevuto l’ordinazione religiosa viene avviato all’assistenza della gioventù indigente, presso il convitto di san Francesco d’Assisi di Torino. Fa esperienza concreta della devianza, dell’emarginazione e del profondo disagio giovanile dovuti alla nascente industrializzazione nelle realtà urbane. Don Bosco si è dedicato alla difesa dei più umili e dei più poveri, con una particolare attenzione per i giovani, riconoscendo in questo la sua vocazione: la sua fu una vita spesa per la giustizia. Nelle località di Valdocco fonda il primo nucleo dell’Oratorio: dapprima una sorta di pensionato che accoglierà fino a ottocento giovani, successivamente un luogo fraterno dove imparare un lavoro e diventare uomini, nell’ascolto della Parola del Signore. Dimensione educativa La Parola Giovanni 1,38-39 Gesù allora si voltò e, vedendo che lo seguivano, disse: «Che cercate?». Gli risposero: «Rabbì (che significa maestro), dove abiti?». Disse loro: Venite e vedrete. Andarono dunque e videro dove abitava e quel giorno si fermarono presso di lui. L’oratorio è luogo fisico e simbolico d’incontro con l’altro, con se stessi e con Dio; è Chiesa: popolo di Dio in cammino. Contribuisce alla formazione, cura ed educazione della persona nella sua totalità (corpo, anima e mente) nell’arco dell’intera vita, avendo come modello e fondamento la vita di Gesù Cristo. In oratorio si vive l’accoglienza e si riconosce la diversità come ricchezza. L’evento educativo originato dalla Rivelazione e, attraverso la testimonianza, rende comprensibile e fruibile il comandamento dell’Amore. Si respirano verità e libertà: attraverso esperienze di gioco, catechesi, preghiera, servizio… siamo “chiamati” alla comunione filiale e sacramentale. Educare significa anche correggere in stile fraterno evitando la logica del più forte. È necessario abbandonare la competizione fine a se stessa. La vittoria e il successo a tutti i costi non costituiscono il “fine”. È importante che in ogni attività proposta sia evidente il perché della scelta e che le modalità realizzative siano autenticamente evangeliche. Le figure educative Tutta la comunità parrocchiale, che genera alla fede i suoi figli, è investita anche e soprattutto nel compito di educare. L’oratorio è il luogo dove l’uomo conosce Cristo attraverso l’altro: questo chiama ad un’azione costante che ha modo di esistere solo avendo ben chiaro tale importante OBIETTIVO del luogo ORATORIO. Con questo presupposto è evidente che, a chiunque sceglie di operare in oratorio svolgendo un qualsiasi servizio, è richiesta passione, competenza educativa e soprattutto testimonianza cristiana raccontata con la propria vita. Tale linea educativa comune, porta alla naturale costruzione della comunità oratorio fatta da persone che in ruoli diversi vivono la loro vocazione favorendo sempre il bene comune fatto di stima reciproca (riconosco ciò che l’altro fa e non solo ciò che io faccio), sguardo positivo (che non lascia spazio a diffidenze e pregiudizi a volte dettati da “storici pettegolezzi”), pazienza e benevolenza nell’operare che resta viva anche di fronte ad insuccessi: star bene insieme senza una esasperata competizione. Ciò presuppone anche che non si adottino copioni da recitare nel luogo giusto al momento giusto, ma di mostrare coerenza e trasparenza nella trasmissione di uno stile di vita riconoscibile sempre e ovunque. Il patto educativo quindi chiama ad un’assunzione personale di responsabilità e se tale patto viene condiviso con efficacia e perseveranza non potrà che mettere maggiormente a fuoco l’identità del proprio servizio all’interno dell’oratorio e fungere da bussola per poter meglio orientare e dare consapevolezza di quanto esso sia prezioso pur ricordando sempre che tutti sono importanti, ma nessuno indispensabile. Questo esercizio, confidiamo possa essere attuato tramite una formazione continuativa basata sulla testimonianza di esperti reperibili sul territorio. “Mi prendo cura di te” L’oratorio è il luogo dove bambini, ragazzi e genitori possono incontrarsi insieme, circondati dalle cure cristiane di una comunità che con passione si fa “non maestro ma testimone”, di un autentico stile di vita. I bambini imparano i comportamenti che vivono! Quindi, se ci mostriamo autenticamente accoglienti, anche loro lo saranno; più segni positivi lasciamo e più i giovani e, probabilmente anche gli adulti, acquistano fiducia negli altri e quindi nell’oratorio che loro rappresentano. Insomma, tutti educatori di tutti che, di fronte a casi e situazioni critiche, sono capaci costruttivamente di incontrarsi e parlare perché ognuno, secondo la propria disponibilità e vocazione, possa collaborare per trasformare il momento difficile in un passaggio sereno. Quanto detto, perché quotidianamente attuato, ha bisogno di trasmissione continua e instancabile da parte dei sacerdoti e degli operatori a loro più prossimi che non lasci mai spazio al “tanto si sa...”; un conto è avere la propria idea un conto è metterla sul campo e confrontarla con le idee degli altri, uniformandole nel bene e facendole diventare l’impronta educativa che contraddistingue gli educatori del nostro oratorio. Ciò porterebbe i genitori, che un tempo si fidavano dell’oratorio perché rappresentava una seria alternativa al loro personale progetto educativo, a guardare ancora benevolmente a tale istituzione: oggi si sono aggiunte altre agenzie “educative” quali i mezzi di comunicazioni, centri di aggregazione sportiva ecc... che però a volte presentano personaggi e modelli di vita spesso poco auspicabili per il futuro dei figli! E allora? Gli educatori e la famiglia devono collaborare confrontandosi sugli obiettivi da perseguire in una condivisa azione educativa che non lasci spazio a falsi miti che ormai fin troppo hanno invaso subdolamente la vita di tutti. L’oratorio sicuramente incontrerà Cristo attraverso un’attenta catechesi e un passaggio di contenuti ma è molto importante che si vivano esperienze di vita comune, in altre parole è necessario “mostrare” più che “dimostrare” che la vita cristiana rende più bella e serena la vita di tutti: il sorriso e la disponibilità faranno diventare l’oratorio un rifugio piacevole e in questa ottica, il bambino, che prima sarà “oggetto” di cure, naturalmente diventerà, sperimentandosi e crescendo nell’educazione, l’uomo responsabile “soggetto” di cure per gli altri. Chi opera in oratorio deve essere immagine forte e viva dell’amore, della gratuità e della fiducia. Per questo agli educatori cattolici è necessaria anche e soprattutto la “formazione del cuore” che li porti ad incontrare Cristo che aprirà il loro animo all’altro. Conclusioni Il progetto educativo nasce come tentativo di risposta ad esigenze emerse nelle riunioni del Consiglio dell’Oratorio. Si è presa coscienza di un sentire comune: difficoltà nel tradurre concretamente in attività educative l’essere oratorio. Il progetto è rivolto a tutta la comunità dell’Unità Pastorale. Si vuole fornire uno strumento in grado di illuminare il senso che deve animare le attività proposte in oratorio. Lo spirito del progetto va tradotto nei programmi dei vari gruppi. Ogni gruppo si concentrerà almeno su un punto. Lo indicherà nel proprio programma all’inizio di ogni anno pastorale e lo verificherà al termine, riferendo al Consiglio dell’Oratorio i traguardi raggiunti, nonché le difficoltà incontrate. Il progetto non è uno strumento statico e definitivo: il Consiglio dell’Oratorio si impegna ad aggiornarlo facendo tesoro di ogni contributo. Vita d’oratorio Una difficoltà da condividere per crescere insieme 3ª media in visita al Centro in Ascolto Caritas portiamo qui di seguito le loro composizioni affinché possano interrogarci ed aiutarci a camminare insieme. Martedì 9 febbraio 2016 i nostri ragazzi di 3ª media, nell’ambito del percorso di approfondimento della pagina “...quando ho visitato il Centro in Ascolto ho capito la fortuna di avere una famiglia che si prende cura di me e che non ha problemi per mancanza di lavoro. “...mi evangelica delle Beatitudini, con particolare riferimento alla tematica della fragilità che è costitutiva della nostra vita, hanno visitato la sede del Centro in Ascolto e Coinvolgimento dell’Unità Pastorale sito presso la struttura adiacente alla chiesa di San Zenone. Abbiamo raccolto alcune loro impressioni a mo’ di flash che ci restituiscono il loro vissuto dopo questa esperienza. Ri- sono resa conto che molte persone sono in difficoltà e per questo c’è bisogno di chi aiuta. Il gruppo di persone che fa parte del Centro è molto utile alla società ed è un esempio da seguire. È importante dare un aiuto a questo gruppo contribuendo anche con poco perché tante volte quel poco, che può sembrare inutile, fa la differenza. “...ho capito che tante volte ci lamentiamo per niente, mentre ci sono ragazzi come noi che mancano di mezzi, spesso del necessario. (Stefano - Andrea) “...abbiamo capito che molte persone sono in difficoltà, ma molte altre si danno da fare per aiutarle. Questo è un gesto di grande generosità, da ammirare e che ci ha fatto riflettere. (Francesca – Alessandra) “...non avevo mai pensato a quanti vivono nella povertà, magari non si lamentano e si accontentano di quello che possono ricevere. (Marta) “...ho ammirato l’altruismo di chi aiuta e ho pensato anche a quanta gente impara a vivere del necessario senza tante cose che ci sembrano importanti, ma in realtà sono superflue. 15 Testimonianza Lettera aperta da un giovane della comunità Kairos In occasione dell’incontro tenutosi presso la comunità “Kairos” lunedì 8 febbraio 2016 con i giovani presenti nella comunità residenziale di “Famiglia Nuova” fondata dal sacerdote lodigiano don Leandro Rossi, gli adolescenti di terza superiore accompagnati dal loro catechista Mattia e da don Enrico hanno ascoltato dalla viva voce di un giovane le seguenti parole che sono state accolte producendo nei presenti una forte compartecipazione a questa storia di vita che ha molto da dirci. Abbiamo chiesto di stendere su un foglio la lettera che è stata rivolta a loro in modo tale da poterla rendere pubblica. La riportiamo qui, perché possa farci riflettere. 16 Ciao a tutti voi presenti, grazie per averci dato una possibilità di confronto e di dialogo con voi ragazzi e ragazze adolescenti, che è già un periodo di per sé difficile. Vorrei che queste mie parole possano veramente servire per far in modo che nessuno di voi abbia poi in futuro problemi di dipendenza o alcool dipendenza. Far in modo che dai nostri errori abbiate l’opportunità di vivere questa meravigliosa cosa che ci è stata donata, la VITA, nel modo più sano, consapevole e responsabile possibile. Il mio più spassionato consiglio è che voi viviate giorno per giorno seguendo veri e solidi valori, come la famiglia, l’amicizia vera, lo sport e qualsiasi tipo di forma di aggregazione sana, come l’oratorio e la parrocchia per esempio. Abbiate la forza di prendere di petto la gioia di vivere, di esser contenti, felici, soddisfatti, pieni, anche solo magari facendo una passeggiata a cavallo col vostro migliore amico, andando a fare una sana passeggiata in montagna, oppure uscendo per una sana pizzata in compagnia, ma non fate l’errore di cadere in tentazione in qualsivoglia dipendenza, nemmeno per l’ebbrezza del provare, perché poi il passo è breve, brevissimo, e in breve tempo una cosa dannosa tipo la tossicodipendenza si trasforma in una malattia, e, come tutti sappiamo, poi qualsiasi tipo di malattia va curata il prima possibile. Alcune droghe vanno ad agire più sulla psiche, altre più a livello fisico. Vi troverete così immischiati in un punto di non ritorno, in cui il vostro unico scopo della giornata sarà quello, tramite mille sotterfugi e mille bugie indirizzate a voi stessi e ai vostri cari, di reperire del denaro per aver così modo di procurarvi la sostanza. Ad alcuni livelli poi quello si trasformerà nel vostro unico scopo della vostra giornata, andando lentamente a sgretolare tutti quei rapporti sani sia a livello famigliare, di amicizia o di eventuali figli. Poi col passare del tempo le cose andranno sempre peggiorando, perché poi subentra anche l’assuefazione, cioè in poche parole il vostro corpo vi richiede sempre maggiori quantità di sostanza. Tutto tende ad aggravarsi ed il dovere aver bisogno di soldi potrebbe portarvi col tempo a delinquere, a commettere qualche reato spinti dalla malattia della dipendenza. Tutto questo per cosa??? Testimonianza Ascoltate spassionatamente gente che ci è passata e ci sta ancora passando, chi per guarire dalla malattia ed anche chi si è spinto sin qui per liberarsi da problemi con la giustizia, agendo in maniera programmata e terapeutica. Infine vorrei ribadirvi di mantenere sempre alta la guardia e l’attenzione, perché il rischio, il pericolo, è sempre dietro l’angolo.. abbiate la forza e la fiducia in voi stessi per poter condurre un’esistenza sana, felice e serena, senza andare a cercare finte emozioni e sensazioni. Spero di non avervi annoiato troppo con la mia lettera scritta di cuore, sperando di avervi dato molteplici spunti di riflessione e l’occasione di non commettere l’errore di sottovalutare o di prendere sotto gamba il problema, avendovi scritto da chi ci è passato, e vi garantisco che la vita che facevo, almeno a mio livello personale, è una vita d’inferno e che non porta mai a nulla di buono e costruttivo. In guardia! N.N. Attività nel percorso adolescenti durante la settimana in onore di S. G. Bosco 17 Missione e Carità Visita al Centro Missionario Diocesano Venerdì 12 febbraio 2016, noi ragazzi del quarto anno del cammino della catechesi, abbiamo vissuto un pomeriggio molto interessante presso il Centro Missionario Diocesano di Bergamo. Siamo partiti con il treno da Cisano e giunti al Centro, ci ha accolto Michele. Subito ci ha accompagnati in una grande stanza molto illuminata e colorata per raccontarci la sua esperienza di missione. Quante cose ha fatto! 18 Ha girato tutto il mondo per aiutare chi è meno fortunato di noi ed è in partenza per Cuba con il vescovo Francesco! Per spiegarci meglio i suoi viaggi e come vivevano i bambini di quei luoghi, ha preso tre nostri compagni e ha “giocato” a vestirli in modo tipico di quelle zone. Ci ha anche suggerito di attivare sempre i cinque sensi quando visitiamo un Paese nuovo, proprio per coglierne le bellezze e per rispettarne le abitudini. Come ricordo ci ha lasciato un braccialetto fatto dai bambini di missione, così ogni volta che lo guardiamo, ci ricordiamo di loro. Dopo i saluti, abbiamo preso il treno e, arrivati a Cisano, siamo andati in oratorio a Santo Stefano a fare una mega-merenda e a giocare. Abbiamo concluso il pomeriggio con la Santa Messa. È stato bello condividere questa esperienza con tutti i nostri amici e abbiamo capito che la gioia di aver incontrato Gesù è da condividere con tutto il mondo. Gruppo del 4° anno Missione e Carità Genitori e ragazzi al Convegno missionario Domenica 21 febbraio 2016 eravamo tra quelle 2.000 persone che hanno partecipato al convegno missionario diocesano. Accompagnati dal don Pierantonio e dalle catechiste dei nostri figli, siamo giunti alla casa delle Suore Poverelle. I bambini si sono recati in alcune aule dove hanno ascoltato delle testimonianze, noi genitori invece ci siamo recati in teatro dove abbiamo incontrato il nostro vescovo Francesco che ci ha raccontato il martirio di Don Sandro Dordi. Vogliamo ricordare una frase di don Dordi: “Il vangelo si legge in chiesa e si pratica per strada”; a noi adulti, queste parole sono sembrate particolarmente significative, confermate poi dalla testimonianza di due laici. Il primo, Giampietro Marcassoli, ci ha presentato come vive la sua missione tutti i giorni entrando magari con difficoltà in case di persone straniere. L’altro modo di vivere la missione ci è stato presentato dalla giornalista Monica Gherardi madre di due figli naturali e nove affidati. Concluso questo primo momento, tutti insieme abbiamo raggiunto la Basilica di Sant’Alessandro in Colonna per la Santa Messa, toccante è stato il momento di confronto tra il Vescovo e un medico. Hanno cercato di spiegare che chi soffre nel corpo non ha bisogno solo di cure per il dolore fisico ma ha bisogno di parole di ascolto e di sguardi. Nel pomeriggio due ragazzi giovani Chiara e Fabio ci hanno raccontato le loro esperienze nelle missioni in Ruanda e Cuba. Il convegno è stato concluso da don Giambattista Boffi, che ha spiegato quanto sia importante condividere uno spirito di comunione per sentirsi parte di questo progetto missionario. Alla sera prima di coricarci ci siamo confrontati e abbiamo capito che FARE MISSIONE vuol dire essere sensibili e accoglienti con le persone che si incontrano tutti i giorni. una famiglia A noi è piaciuto davvero tutto! La cosa che ci è piaciuta più di tutto è stato condividere la giornata con i nostri amici e con altri ragazzi provenienti da diverse parrocchie. A questo proposito, è stato bellissimo conoscere nuovi amici con cui abbiamo giocato e ci siamo divertiti. Insomma… il convegno missionario è stata davvero un’esperienza unica!! Grazie a tutti!!! I ragazzi del 4° anno della catechesi 19 Gruppi e Associazioni Incontro annuale Gruppo vedove Sabato 5 marzo 2016 il gruppo delle vedove di Cisano Ber- gamasco si è ritrovato in occasione della festa della patrona dell’associazione santa Francesca Romana. All’incontro hanno partecipato una quindicina di associate tra cui la signora Armanda Ferrari di Cisano, presidente dell’associazione. Dopo un momento di merenda don Pierantonio ha proposto una riflessione prendendo spunto dal libretto distribuito dall’associazione provinciale, che quest’anno ricorda i 90 anni dalla sua fondazione. È stato presentato e discusso anche il resoconto economico annuale e il contributo alla fondazione Pietro e Lucille Corti per Lacor Hospital in Uganda . L’incontro ha trovato il suo culmine nella Santa Messa prefestiva presso la chiesa di san Zenone in Cisano. Nella Messa è stata anche occasione per affidare al Padre i mariti defunti e le persone decedute in questo ultimo anno e che prestavano servizio nell’associazione. Percorso di formazione proposto dall’A.C. e A.C.L.I. 20 «Laudato si’, mi’ Signore», cantava san Francesco d’Assisi. In questo bel cantico ci ricordava che la nostra casa comune è anche come una sorella, con la quale condividiamo l’esistenza, e come una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia. A quasi un anno di distanza (era il 24 maggio 2015) dalla promulgazione della lettera enciclica “Laudato si’” di papa Francesco, l’Azione Cattolica e le A.C.L.I., propongono un itinerario di formazione di tre incontri proprio sui temi suscitati dal Papa nella lettera. Gli incontri si terranno presso l’oratorio di San Zenone con inizio alle ore 20.30. 14 aprile 2016 La casa comune sfida sociale ed educativa Ing. Alex Borlini 21 aprile 2016 la casa comune sfida pastorale e spirituale Don Cristiano Re 28 aprile 2016 la casa comune sfida politica e amministrativa Sig. Mauri Giulio Abbiamo fiducia che sia un’occasione propizia per approfondire alcuni temi che non riguardano solo la prospettiva cristiana, ma l’attenzione comune al creato. Santi e Testimoni San Paolo maratoneta della fede “Non ho raggiunto la meta, non sono arrivato alla perfezione; ma mi sforzo di correre per conquistarla, perché anch'io sono stato conquistato da Cristo Gesù. Fratelli, io non ritengo ancora di averla conquistata. So soltanto questo: dimenticando ciò che mi sta alle spalle e proteso verso ciò che mi sta di fronte, corro verso la meta, al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù”. (Fil 3, 12-14) Paolo, con queste parole semplici, ma appassionate, si rivolgeva alla comunità cristiana di Filippi, intorno al 58-60 d.C.. Paolo scrisse la Lettera ai Filippesi negli ultimi anni della sua vita, quando si trovava in prigione, forse a Efeso o a Cesarea: una situazione quindi molto difficile e pericolosa per lui, aggravata dal rischio concreto di una condanna a morte. Eppure Paolo sorprende, stupisce per le parole piene di entusiasmo, di gioia, capaci di inondare di coraggio e speranza il lettore. Ma dove, o sarebbe meglio dire, da chi riceve questa forza incrollabile? Paolo, nonostante le dure privazioni e restrizioni che è costretto a subire, è animato da un'unica preoccupazione: consolare, esortare, eventualmente riprendere con fermezza, i suoi fratelli in Cristo. La preoccupazione fraterna e pastorale lo porta a “scordare” la sua condizione, i pericoli incipienti che ormai si prefigurano all'orizzonte. L'urgenza per l'apostolo delle genti è la salvezza del prossimo, la cura di coloro che faticano a seguire l'insegnamento di Gesù. Molti sono i problemi concreti da affrontare: divisioni e litigi interni; nostalgia per gli antichi culti pagani e/o giudaici; le persecuzioni sempre più vicine. Ma sono così lontani da noi questi tempi? Siamo così diversi dagli uomini ai quali si rivolgevano le lettere paoline? Quanto assomiglia l'agire di Paolo a quello di un buon padre di famiglia: non vuole che i suoi “figli” si inquietino per lui, li rassicura con parole virili, ma al tempo stesso affettuose, ringrazia per l'aiuto economico ricevuto e chiede solo di ricordarlo nelle loro preghiere. Quante volte ci dimentichiamo di essere grati ai nostri genitori, a coloro che a costo di grandi sacrifici ci hanno dato la vita, amandoci sin dal nostro primo vagito? Quante volte non siamo stati capaci di onorarli in modo degno, con gratitudine? Infine non possono lasciare indifferenti l'onestà, la determinazione, la coerenza con le quali Paolo affronta le avversità che ha incontrato sulla sua via: non si lascia prendere dallo sconforto, non rinuncia di fronte alle difficoltà, abbraccia fino in fondo le conseguenze delle sue scelte. Non cede alle tentazioni del facile lamento o della dura invettiva nei confronti dei suoi aguzzini. Ma da uomo in catene, paradossalmente, continua a correre verso quella meta che altro non è che l'incontro con Gesù Cristo, il Figlio incarnato, l'umanità assunta nel mistero della Santissima Trinità: il divino che incontra l'umano, trasformandolo senza annullarlo, chiamandolo alla risurrezione. Paolo, maratoneta della fede, sta affrettando il passo: “per me il vivere è Cristo e il morire un guadagno”. (Fil 1, 21) E noi verso quale meta ci stiamo incamminando? Luca Bugada 21 Anagrafe dal 1° gennaio al 15 marzo 2016 Hanno ricevuto il sacramento del Battesimo in S. Stefano: Lana Jacopo Nicholas (di Danilo e Brito Tania Manuela), il 7.02.2016 Valsecchi Eva (di Diego e Mangili Claudia), il 7.02.2016 Hanno ricevuto il sacramento del Battesimo in S. Zenone: Calegari Thomas (di Alessandro e Ganino Francesca), il 7.02.2016 Affidati alla misericordia del Padre in S. Gregorio: Balossi Ines di anni 93, il 19.01.2016 Affidati alla misericordia del Padre in S. Stefano: Carenini Gerolamo Giuseppe di anni 73, il 2.01.2016 Affidati alla misericordia del Padre in S. Zenone: Giovanzana Felicita di anni 79, il 12.01.2016 Balossi Caterina di anni 63, il 14.01.2016 Novati Mario di anni 89, il 16.02.2016 22 Arte e Musica Il povero Cristo Canzone di Zucchero (Adelmo Fornaciari) Tutti mi chiedono se credo in Dio e lui crede a me? povero Cristo, povero che povero Cristo e povero me! Se sapessi quanto ti ho cercato, quante volte ho chiesto aiuto e quante volte ho pianto te odio e amore, comunque resti perché lontano da me, in me esisti sono un pozzo che fissa il cielo, ma perché. Tutti mi chiedono se credo in Dio e lui crede a me? povero Cristo, povero che povero Cristo e povero me! Che l’amore sia lodato perché ho pure bestemmiato ma la sera quando torno, torno da te che sei unico in quanto solo che sei l’unico in quanto solo che sei unico in quanto solo, come me! Tutti mi chiedono se credo in Dio e lui crede a me? povero Cristo, povero che povero Cristo e povero me! Gloria, Gloria, Gloria, Gloria, Gloria, Gloria, Gloria, ma se guardo bene fino in fondo agli occhi tuoi, non vedo altro che questo povero, pietoso mondo, oramai! Umberto Verdirosi Nato in Piemonte. Vive a Roma. Padre siciliano, madre veneta. Pittore, scultore, attore, poeta. 23 Unità Pastorale delle Parrocchie in Cisano Bergamasco http://www.parrocchiedicisano.it Ufficio parrocchiale Via San Pio X, 3 [email protected] 345.51.58.220 Scuola dell’Infanzia paritaria parrocchiale Via Alessandro Manzoni, 1 [email protected] 035.7811.98 Centro in Ascolto e Coinvolgimento Piazza Vittorio Veneto, 7 [email protected] 391.35.20.762 Indice 2 5 6 10 15 16 18 20 Redazionale Famiglia capace di accogliere Vita d’oratorio Un palloncino volato molto lontano Visita al Centro in Ascolto Testimonianza Missione e Carità Gruppi e associazioni Inserto Progetto educativo oratori (ad experimentum)