Stefano Curcuruto DESUNZIONI FILOSOFICHE __________ EDIZIONE CULTURALE La Nuovagrafica – Catania 1976 STEFANO CURCURUTO VITA E OPERE Stefano Curcuruto nacque a Bronte nel 1914 da Saro di Piedimonte Etneo e da Sara di Giarre che si erano trasferiti a Bronte dopo un periodo trascorso da don Saro in America, dove non aveva portato la moglie perché, diceva, “i cosi „i rùmpiri non si pòttanu in giru”, e qui divenne “fattore” di un grande feudo di un Barone della Placa. Stefano studiò presso i Salesiani di Randazzo e conseguì il diploma di Ragioniere che gli permise prima di fare il segretario comunale a Bronte e dopo di Stefano Curcuruto entrare nell‟Amministrazione dello Stato raggiungendo i più alti vertici della Ragioneria Generale a Roma; fu ufficiale di Fanteria in Albania; è morto a Roma nel dicembre del 2009. Egli non fu solo un burocrate tecnico, ma un intellettuale autodidatta sia come poeta che come appassionato di problemi filosofici. A proposito di Futurismo e Futuristi devo dire che questo movimento si è affermato di più nell‟arte pittorica con Giacomo Balla, Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Rosai ed altri. E scrittori futuristi hanno scritto sulla guerra 1915/18 come Luciano Folgore, Corrado Govoni, Ardengo Soffici, Carlo e Giani Stuparich e tanti altri. Le opere del Nostro che ci sono pervenute sono: – “Strassi Giojelli e affini” – Liriche (Catania - 1934 XIII, Tip. Sorace & Siracusa - pagg. 99 – Lire 7) consta di 100 pagine contenenti 22 liriche più o meno lunghe. All‟interno la firma a stampiglia dell‟autore per legittimare la copia. A pag. 3 dedica: “Alla vitalità dinamitarda di F. T. Marinetti”. A pag. 5 la breve lettera di ringraziamento del fondatore del Futurismo all‟Autore. A pag. 99 l‟indice in ordine decrescente cioè dal 98 al 7. Due liriche inneggianti al Fascismo e al Duce: “Vita Italiana” e “Idea” e in quest‟ultima si nota la parola Gioja (pag. 65) con la “j” come in giojelli di copertina e in nojosa (pag. 50), noja (pag. 67), sdrajata (pag. 77) e bujo (pag. 85): non si capisce il perché e si trova solo un provenzale nojoso, per tutti gli altri bisogna concludere che sia una delle tante “trovate” futuriste. Copia del suddetto libretto trovasi alla Biblioteca Universitaria di Catania insieme a: – “Col sole e con la pioggia” – liriche (pagg. 31, Lire 200 - Ed. Alfa e Omega - Catania 1950; e – “Desunzioni1 filosofiche” (pagg. 63 – La Nuovagrafica - Catania - 1976). “Col sole e con la pioggia” contiene 31 liriche che sembrano molto diverse da quelle del 1934, che rappresenterebbero per l‟autore, il periodo eroico del suo Futurismo. Notevole a pag. 15 “Ritrovi d‟amore in un bosco di pini” che vuole essere una sua imitazione de “La pioggia nel pineto” di Gabriele D‟Annunzio. “Desunzioni filosofiche” del 1976, definita “Edizione culturale” senza prezzo, contiene la seguente “Nota introduttiva: “Presento questa breve raccolta di desunzioni tratte da un manoscritto personale inedito per fissare e mettere in rilievo i punti più salienti di un‟impostazione filosofica nuova invitando a tener conto del fatto che i termini lessicali qui in uso hanno un significato proprio che va compreso in modo esatto per cogliere attraverso di esso le linee di una tematica filosofica che vuole essere di apertura alle esigenze del pensiero di oggi e di uscita dal chiuso di una cultura ristretta. L‟Autore Catania 1976” Queste “desunzioni” sono 393 numerate, ma perché non ha pubblicato il suo manoscritto che sarà stato più esplicativo e meno riassuntivo? Ad ogni modo dalla nota riportata sopra apprendiamo che il Curcuruto aveva dato una nuova impostazione filosofica e ciò era in linea con gli orientamenti filosofici innovativi del Futurismo; quindi si può dire che era non solo poeta ma anche filosofo futurista. Ho fatto di tutto per avere notizie del suddetto manoscritto, ma non sono riuscito a trovarne. Le “Desunzioni” non sono altro che un ossessivo parlare di “aproblematico” e “problematico” con tutti i loro derivati e i 393 paragrafi sono costituiti da una o più proposizioni: “(1) E‟ aproblematico ciò che per la sua evidenza non ha bisogno di prove e non è problematizzabile. E‟ il carattere di ciò che è chiaro e libero da 1 Desunzioni: questo sostantivo non esiste nel Palazzi Folena, quindi penso che sia un termine futurista derivato dal verbo desumere che vuoi dire ricavare, arguire, congetturare o intuire. Pertanto credo che sia stato coniato con il significato originale di ricavati; in altri termini riassunti, ma in periodi numerati. stati problematici insoluti. Incontrovertibile, inquestionabile, in contestabile, di ciò che è universalmente valido, indubbio, vero, certo, assiomatico e apodittico”. Si parla prevalentemente di “logica” (91 - 206 ), e sono citate l‟etica (211), la “verità” (314), l‟“arte” (344) il “linguaggio” (345) e “l‟esperienza” (368); c‟è anche questa definizione di Filosofia: (138) Il La filosofia è la ricerca di un fondamento aproblematico delle cose e della conoscenza.”; e non si citano filosofi tranne: (227) “Tutti i filosofi, esclusi gli scettici, ricercano ciò che è aproblematico: per i presocratici è aproblematico l‟arché, per Platone le Idee, per Loche le idee empiriche, per Cartesio il “cogito”, per gli idealisti l‟io trascendentale, per i neopositivisti ciò che è verificabile, per Wittgenstein i fatti atomici. (Vedi 136); Heisenberg-Karl 1901-1976 Premio Nobel per la micro fisica (204); Cartesio (325); Husserl Edmund 1859-1938 – Fenomenologia - (332). Bronte Insieme ed io abbiamo deciso di pubblicare integralmente le tre operette del Curcuruto in PDF per dare la possibilità ai nostri affezionati lettori di poterli scaricare liberamente e poterli commentare con comodità. Infatti abbiamo deciso pure di lasciare questa pagina aperta in modo da inserire le eventuali critiche con la firma degli autori, ai quali auguriamo buona lettura. Nicola Lupo Bari, 15 Settembre 2010 1 STEFANO CURCURUTO – DESUNZIONI FILOSOFICHE NOTA INTRODUTTIVA Presento questa breve raccolta di desunzioni tratte da un manoscritto personale inedito per fissare e mettere in rilievo i punti più salienti di un‟impostazione filosofica nuova invitando a tener conto del fatto che i termini lessicali teoretici qui in uso hanno un significato proprio che va compreso in modo esatto per cogliere attraverso di esso le linee di una tematica filosofica che vuole essere di apertura alle esigenze del pensiero di oggi e di uscita dal chiuso di una cultura ristretta. L‟Autore Catania 1976 Associazione Bronte Insieme Onlus – www.bronteinsieme.it 2 STEFANO CURCURUTO – DESUNZIONI FILOSOFICHE l) È aproblematico ciò che per la sua evidenza non ha bisogno di prove e non è problematizzabile. È il carattere di ciò che è chiaro e libero da stati problematici insoluti, incontrovertibile, inquestionabile, incontestabile, di ciò che è universalmente valido, indubbio, vero, certo, assiomatico e apodittico. 2) Ciò che viene risolto diventa aproblematico in quanto è stato tolto alla problematicità (sproblematizzato). 3) A ciò che è aproblematico si può arrivare o per dimostrazione razionale o per evidenziazione percettuale o per intuizione logica. 4) Ciò che è intrinsecamente evidente è intrinsecamente aproblematico; per esempio: gli elementi percettivi dell‟esperienza o quelli concettuali del pensiero logico. Esso non può essere oggetto di problematizzazione. 5) Ciò che è evidente in sé è aproblematico in sé; è fuori dalla problematicità e rimane invariato e incontrovertibile. 6) Ciò che è o diventa aproblematico (sproblematizzato) non è più problematizzabile. 7) Ciò che il pensiero risolve lo riduce a forma aproblematica; questa può essere completa o incompleta. 8) La forma aproblematica non è altro che l‟aspetto logico- evidente che assume ciò che viene risolto e sproblematizzato per via apriori o aposteriori. 9) Risolvere è dare forma aproblematica o sproblematizzata all‟oggetto insoluto del pensiero o dell‟esperienza. Se attraverso la dimostrazione o la prova non si riesce a dare forma aproblematica all‟oggetto insoluto vuol dire che questo non è sproblematizzabile o non rientra fra le cose solubili. 10) Non si può nè si deve problematizzare ciò che è aproblematico o che è diventato tale per via logica o esperienziale. Associazione Bronte Insieme Onlus – www.bronteinsieme.it 3 STEFANO CURCURUTO – DESUNZIONI FILOSOFICHE 11) Fuori dalla logica formale e dell‟esperienza fattuale nessun oggetto è o può diventare aproblematico. 12) L‟oggetto è definito dal modo aproblematico o non secondo cui entra e si costituisce nel pensiero logico o nell‟esperienza. 13) Definire è identificare; identificare è ridurre per via concettuale o percettuale a forma aproblematico ciò che si pensa di definire e dimostrare. 14) Ciò che non è ridotto o circoscritto in forma aproblematica identificativa è materia esperienziale indefinita e insoluta. 15) Ciò che non è riducibile o identificabile in forma aproblematica è l‟indefinibile e l‟insolubile. 16) Il definibile è ciò che può essere ridotto a forma aproblematica attraverso un procedimento logico-dimostrativo o una prova esperienziale. 17) Ciò che non è aproblematico o è falso o non è ancora nè vero nè falso (problematico). 18) Il falso è ciò che è in contrasto diretto con ciò che è intrinsecamente aproblematico sul piano logico e esperienziale. 19) Un oggetto problematico non è nè vero nè falso in quanto attende dal pensiero o dall‟esperienza di essere risolto o “sciolto” in uno dei due termini in cui identificarlo in maniera aproblematica. 20) L‟ enunciazione di ciò che è in diretto contrasto con ciò che è aproblematico sul piano logico o fattuale costituisce una proposizione falsa. 21) L‟ enunciazione di ciò che non è ancora costituito nè in contrasto nè in accordo con ciò che è aproblematico costituisce una proposizione problematica che è tale perché esprime un „oggetto insoluto. 22) Cinque sono le sfere del nostro modo di esperire le cose: la sfera aproblematica, quella problematica, quella sproblematizzabile, quella Associazione Bronte Insieme Onlus – www.bronteinsieme.it 4 STEFANO CURCURUTO – DESUNZIONI FILOSOFICHE problematizzante e quella falsa. Ogni proposizione che formuliamo rientra per il modo che esprime e per ciò che esprime in una delle suddette sfere modali. 23) Si può comprendere e accettare come verità solo ciò che nell‟esperienza può assumere forma aproblematica o ciò che si costituisce come tale nell‟ambito logico del pensiero. 24) Il fatto che l‟intenzionalità logica si riferisce a un modo razionale e coerente di pensare l‟oggetto possibile indica che tende essenzialmente alla forma aproblematica di esso. 25) La vera intenzionalità del pensiero è sempre quella logica diretta esclusivamente a cogliere e a costituire l‟oggetto in forma aproblematica. 26) I caratteri peculiari della forma aproblematica apriori (eidos) con cui va logicamente intenzionato l‟oggetto e ogni formulazione proposizionale che lo deve esprimere sono a) evidenza b) coerenza c) determinatezza d) incontraddittorietà all‟interno della sua concettualità e) incontrovertibilità all‟esterno. 27) Ogni cosa per essere identificata deve aderire alla forma aproblematica apriori verso cui il pensiero logico tende a intenzionare qualsiasi oggetto possibile dell‟esperienza. 28) Ciò che non può rientrare in una sfera logica o esperienziale aproblematica è sempre controvertibile oppure insolubile. 29) La sfera logica del pensiero ha una sua specifica base intenzionale e strutturale: quella di pensare e concepire secondo identità e non-contraddizione. Pensare secondo identità e noncontraddizione è pensare in forma aproblematica apriori ogni oggetto possibile o costituibile in quella forma. 30) La forma aproblematica è l‟essenza della costituzione logica dell‟oggetto possibile. È l‟apriori generale con cui non soltanto va concettualmente intenzionato qualsiasi oggetto ma qualsiasi percettualità di esso. Associazione Bronte Insieme Onlus – www.bronteinsieme.it 5 STEFANO CURCURUTO – DESUNZIONI FILOSOFICHE 31) Ogni cosa per essere comprensibile deve strutturarsi in forma aproblematica per via logica o esperienziale. 32) Ciò che viene intenzionato nella sfera apriori e trascendentale del pensiero è la forma aproblematica che sempre deve assumere l‟oggetto della nostra riflessione. L‟attività logica del pensiero è intenzionalmente rivolta alla forma aproblematica dell‟oggetto; tende a intenzionarlo in maniera aproblematica anche quando è problematicamente pensato, cioè, tende a risolverne la problematicità, a sproblematizzarlo. Perché l‟attività logicointenzionale del pensiero è finalizzata da un obiettivo ben preciso: la forma aproblematica che deve assumere ogni oggetto insoluto dell‟esperienza. 33) È incomprensibile ciò che non si può costituire in forma aproblematica. 34) Ciò che è comprensibile e intelligibile è riducibile a forma aproblematica e identificativa. 35) La proposizione logico-incontraddittoria è tale perché costituita e strutturata solo ed esclusivamente in una forma aproblematica apriori. La proposizione fattuale è costituita soltanto in una forma aproblematica aposteriori. 36) Quando sul piano logico o gnoseologico una proposizione implica incontraddittorietà e coerenza logica all‟interno della propria forma strutturale e incontrovertibilità all‟esterno in rapporto all‟esperienza cui si riferisce, è pienamente aproblematica e rappresenta il tipo perfetto e completo di proposizione vera. 37) Se di fronte a una tesi proposizionale fondata si contrappone un‟antitesi proposizionale motivata, ciò rivela che la forma aproblematica della tesi è incompleta e va ulteriormente completata attraverso una maggiore sproblematizzazione dell‟oggetto che esprime. 38) Se separatamente presi tesi e antitesi proposizionale possono rappresentare forme aproblematiche limitative e incomplete del Associazione Bronte Insieme Onlus – www.bronteinsieme.it 6 STEFANO CURCURUTO – DESUNZIONI FILOSOFICHE medesimo oggetto che esprimono allora in ciò che di esse deve fungere da sintesi proposizionale viene sproblematizzato e completato di più ciò che è meno sproblematizzato e risolto nella tesi e nell‟antitesi proposizionale presi isolatamente. 39) La forma aproblematica è l‟oggetto di ogni intenzionalità logicoapriori e di ogni esperienzialità aposteriori. 40) Formuliamo proposizioni in cui problematizziamo l‟oggetto, altre in cui lo sproblematizziamo e altre in cui lo esprimiamo in forma costitutivamente aproblematica per evidenziazione logica o esperienziale. 41) Una proposizione è strutturalmente aproblematica se il senso d‟insieme e di ciascuna delle sue parti coincidono in maniera aproblematica escludendo qualsiasi implicanza insoluta. 42) Una proposizione è funzionalmente sproblematizzante quando la sua formulazione esplica una funzione risolutrice di una materia esperienziale problematica in cui opera. In ciò sta il suo carattere funzionale. Non è funzionale quando formulata non esplica alcuna funzione risolutrice nell‟ambito di una problematicità in cui operare. È proposizione sproblematizzante quella che formulata fa diventare ciò che è problematico e insoluto risolto e aproblematico. 43) Se la proposizione non esprime l‟oggetto in forma aproblematica è inefficiente e priva di funzionalità positiva perché non dà forma aproblematica a ciò che esprime. È funzionale se dà forma aproblematica a ciò che enuncia. 44) La proposizione deve essere formulata su ciò che si dà in maniera aproblematica attraverso l‟esperienza o che si costituisce come tale attraverso il pensiero. 45) La proposizione è aproblematica se esprime un‟oggetto risolto. 46) Un‟oggetto insoluto rende problematica la proposizione che l‟esprime. Associazione Bronte Insieme Onlus – www.bronteinsieme.it 7 STEFANO CURCURUTO – DESUNZIONI FILOSOFICHE 47) La proposizione si riveste della forma aproblematica o problematica o falsa dell‟oggetto che esprime. 48) Ciò che è aproblematico per intrinseca struttura è l‟elemento logico-normativo e quello percettuale-fattuale. Essi sono elementi semplici auto-fondanti. 49) Il complesso delle proposizioni tipizzate sono quelle logiche e fattuali. Le proposizioni logiche hanno una forma aproblematica invariabile, quelle fattuali una forma aproblematica accidentale. Entrambe hanno un fondamento che legittima la loro particolare forma. 50) C‟è l‟evidenza aproblematica semplice e quella complessa; la prima è immediata e indivisibile in sé come l‟evidenza percettiva del bianco e del nero che vedo etc.; la seconda è analiticamente divisibile e mediabile nel processo attraverso cui è stata costituita; per esempio: il risultato evidente ed esatto di un difficile calcolo matematico. 51) Più evidenze aproblematiche semplici formano un‟evidenza aproblematica complessa; questa a sua volta è analiticamente retroriducibile a quelle semplici originarie le quali anche se definibili non sono ulteriormente analizzabili o riconducibili ad altro o oltre la forma aproblematica che hanno. 52) Gli elementi percettuali semplici sono auto-evidenti; non si dimostrano ma si accettano perché si mostrano nella loro evidenza intrinsecamente aproblematica a cui nulla è toglibile o aggiungibile. 53) Ciò di cui possono essere consapevole può essere aproblematico o problematico. 54) Quando il significato di una proposizione è problematico, la proposizione è equivoca. Solo nella forma aproblematica è definitamente univoca e consistente. (Vedi 2). 55) Dare senso è dare forma aproblematica. 56) Ciò che non ha forma aproblematica non ha senso univoco. Associazione Bronte Insieme Onlus – www.bronteinsieme.it 8 STEFANO CURCURUTO – DESUNZIONI FILOSOFICHE 57) Ciò che conferisce forma aproblematica conferisce senso e univocità. 58) Il sistema delle proposizioni in cui l‟oggetto tematizzato è risolto rende aproblematica ogni proposizione deduttivamente e rigorosamente derivata da esso. 59) Al di quà dell‟esperienza attuale c‟è il solubile, il determinabile in forma aproblematica; al di là dell‟esperienza attualmente evidente c‟è il problematico che può essere risolto o l‟insolubile che non diventa mai forma aproblematica. 60) Non è sproblematizzabile ciò che non si accorda nè con la logica nè con l‟esperienza, non essendo risolvibile nè attraverso l‟uno nè attraverso l‟altro. 61) Tutto ciò che trascende la logica e l‟esperienza è problematicità e non assume mai forma aproblematica e risolta. 62) Cercare di dare forma aproblematica e risolta a ciò che per la sua problematicità trascende la logica e l‟esperienza e assurdo e inattuabile. 63) Nelle proposizioni tautologiche il predicato è parte indivisibile e intrinseca della struttura aproblematica del soggetto da cui deriva. Il predicato non fa che esplicare la forma aproblematica del soggetto di cui è elemento strutturalmente essenziale e modale. 64) In un asserto si esige che la forma che esprime un‟esperienza sia aproblematica. Enunciati o proposizioni possono essere formulate e concatenate fra loro in maniera indifferente alla forma aproblematica di un‟esperienza come nei giochi linguistici di questa specie: stretta la foglia e larga la via dite la vostra chè ho detto la mia. 65) Nulla può essere assunto in forma aproblematica se non è costituito come tale. Assunzione e costituzione della forma aproblematica coincidono. Associazione Bronte Insieme Onlus – www.bronteinsieme.it 9 STEFANO CURCURUTO – DESUNZIONI FILOSOFICHE 66) Se una proposizione implica dentro e fuori di sè incoerenze e controvertibilità non soltanto è priva di forma aproblematica ma non esercita alcuna funzione risolutrice da un punto di vista funzionale. 67) Se una forma proposizionale rimane aperta alla problematicità dell‟oggetto espresso, rivela che può essere riformulata attraverso una nuova forma enunciativa in cui l‟oggetto è più risolto e più aproblematico per cui diventa più sproblematizzante. 68) Nella continua formulazione delle proposizioni quelle più strutturalmente aproblematiche e funzionalmente più sproblematizzanti tendono a sostituire quelle meno aproblematiche e meno sproblematizzanti nell‟ambito di una materia problematica per cui vengono formulate o di una tematica oggettiva che trattano. 69) Il “possibile” non indica nulla di aproblematico sul piano fattuale (vedi 1). “Domani può piovere” è una proposizione che non ha il carattere o la forma intrinsecamente aproblematica della proposizione fattuale “Oggi piove”. La prima indica una possibilità che l‟esperienza può smentire; la seconda uno stato effettuale. 70) Sul “possibile” non si può formulare una proposizione aproblematica perché il “possibile” implica problematicità di qualche cosa che può essere o non-essere; mentre una proposizione per essere aproblematica deve esprimere e implicare un‟oggetto o un evento risolto. (Vedi 8). 71) La forma aproblematica di una proposizione non può fondarsi su uno strato problematico insoluto altrimenti ci sarebbe incoerenza di base; semmai può confinare con ciò che è problematico e ancora insoluto. 72) Lo strato aproblematico di una proposizione è il fondamento della sua struttura; può essere formata o da elementi logico-formali o da elementi fattuali o da entrambi. 73) Una proposizione strutturata su uno strato aproblematico è strutturata nella coerenza e nell‟incontrovertibilità. Tale strato può essere logico o fattuale. Associazione Bronte Insieme Onlus – www.bronteinsieme.it 10 STEFANO CURCURUTO – DESUNZIONI FILOSOFICHE 74) La differenza fra certezza e probabilità è che la prima è aproblematica in sè (vedi 5) mentre la seconda implica gradi di problematicità esperienziale accanto a gradi aproblematici successivi di esperienza assimilabili a una conclusione sempre meno problematizzabile e più prossima a una forma esperienziale aproblematica. 75) La connessione arbitraria dei termini percettuali non dà una forma proposizionale oggettivamente aproblematica. Per esempio “egli s‟incamminò verso una montagna tutta d‟oro”. Analizzando teoreticamente questa proposizione vediamo che solo separatamente presi i termini “montagna” e “oro” sono elementi percettuali aproblematici o di fatto perché ciascuno corrisponde a un dato percettivo e oggettivo dell‟esperienza o a una cosa effettivamente esistente. La loro combinazione nella suesposta proposizione è dovuta all‟uso di termini reali per una connessione arbitraria alla cui base sta una intenzionalità immaginativa. 76) Il fine di ogni attività logica e gnoseologica del pensiero è la realizzazione di una sfera conoscitiva aproblematica attraverso la continua riduzione della sfera conoscitiva problematica a forme problematizzate e risolte. 77) L‟uso logico e legittimo dei termini concettuali nella formulazione delle proposizioni è di sproblematizzare e di risolvere in forma aproblematica ciò che intendiamo esprimere e dimostrare. 78) Una proposizione ha una forma aproblematica quando esclude dentro la propria struttura ogni incoerenza logica e fuori di sè ogni motivo di controvertibilità. 79) Una proposizione è valida se è strutturalmente aproblematica e funzionalmente sproblematizzante. 80) Nella forma aproblematica e definita di una proposizione c‟è una materia esperienziale che ha assunto una identificazione inquestionabile; esempio: la terra è rotonda. Associazione Bronte Insieme Onlus – www.bronteinsieme.it 11 STEFANO CURCURUTO – DESUNZIONI FILOSOFICHE 81) È vera ogni proposizione che esprime l‟oggetto in forma sproblematizzata, identificata o aproblematica. 82) Attraverso ogni formulazione di una proposizione valida si attua un grado di sproblematizzazione irriversibile dell‟oggetto insoluto. Pertanto la forma sproblematizzata che la proposizione realizza dell‟oggetto che esprime non può essere riproblematizzata, cioè, non può essere rivolta indietro in quella problematicità dell‟oggetto di cui esprime ormai una forma risolta. (Vedi 10). 83) L‟oggetto problematico attraverso la formulazione delle proposizioni che lo risolvono passa attraverso gradi irriversibili di sproblematizzazione in cui è definito ed esplicato in maniera sempre più aproblematica. 84) Nella sfera del pensiero ogni forma sproblematizzata dell‟oggetto è la forma attualmente risolta di uno stato precedentemente insoluto di esso. Per cui ogni forma sproblematizzata indica il risolversi di una esperienza dell‟oggetto che antecedentemente era problematico. 85) L‟uso dei termini linguistici non sempre si adegua perfettamente a ciò che il pensiero intenziona in forma aproblematica. 86) L‟errore è una deviazione mentale da quella particolare forma aproblematica in cui va risolta e intenzionata la problematicità dell‟oggetto. 87) L‟uso dei termini linguistici deve rendere aproblematico ciò che si enuncia e si esprime attraverso di essi. Rendendo aproblematico ciò che si enuncia lo rendiamo dotato di senso e valido. 88) Si può togliere un‟oggetto dalla sua problematicità e insolutezza solo se si riesce a dargli forma aproblematica e risolta attraverso il ragionamento logico o la prova esperienziale. 89) Per rendere aproblematica una proposizione occorre fondarla nell‟ambito di una coerenza logico-incontraddittoria e di una esperienzialità incontrovertibile. Associazione Bronte Insieme Onlus – www.bronteinsieme.it 12 STEFANO CURCURUTO – DESUNZIONI FILOSOFICHE 90) Se un oggetto problematico è risolvibile vuol dire che può essere evidenziato e identificato in una forma aproblematica apriori o aposteriori secondo se la sua problematicità viene risolta nella sfera logica o in quella fattuale. 91) Solo la logica e l‟esperienza rendono fondativamente aproblematica una proposizione. Una proposizione formulata fuori dalla logica e dall‟esperienza non acquista forma aproblematica ed è priva di senso. 92) Tutto ciò che è fuori dalla sfera sproblematizzante apriori (logica razionale) e di quella sproblematizzante aposteriori (esperienza fattuale) è materia problematica insolubile. 93) Lo strutturarsi della proposizione nella sfera logica o in quella fattuale è il suo radicarsi in uno strato aproblematico fondativo. 94) Un oggetto problematico insoluto può diventare aproblematico o acquistare forma risolta o attraverso le operazioni formali del pensiero o attraverso un processo esperienziale o attraverso l‟intuizione immediata. 95) Ciò che non è identificabile non è riducibile in forma aproblematica definita. L‟identificato è aproblematico. 96) Ciò che è intrinsecamente aproblematico in sè non è analizzabile o scomponibile in altra evidenza che non sia quella che attualmente manifesta. 97) Di ciò che viene sproblematizzato si può analizzarne l‟iter logico o esperienziale attraverso cui è stato costituito come tale. 98) Problematizzare significa evidenziare uno stato logico o esperienziale insoluto al fine di risolverlo in forma aproblematica a condizione che questa sia intenzionata. 99) Il ri-problematizzare è valido solo se significa mettere in questione o ciò che è stato insufficientemente sproblematizzato o l‟incompletezza della forma aproblematica in cui è stato Associazione Bronte Insieme Onlus – www.bronteinsieme.it 13 STEFANO CURCURUTO – DESUNZIONI FILOSOFICHE parzialmente o unilateralmente risolto l‟oggetto tematizzato e argomentato. 100) Talvolta si problematizza continuamente senza intenzionare la forma aproblematica e risolta di ciò che problematizziamo. 101) L‟intenzionalità del pensiero è chiusa quando si restringe alla forma aproblematica parziale, unilaterale o incompleta con cui intenziona attualmente l‟oggetto; aperta quando al di là di una forma aproblematica restrittiva e limitativa di esso è pronta a intenzionarne una forma più aproblematica e risolta che trascende l‟altra. 102) La soggettività conoscitiva si sviluppa nell‟immanenza di ciò che si dà in maniera problematica o che viene problematizzato e nell‟immanenza di ciò che si costituisce in maniera aproblematica o viene sproblematizzato. 103) La formulazione soggettiva della proposizione risente del modo aproblematico o non con cui l‟oggetto della proposizione si costituisce o entra nella nostra esperienza. 104) La proposizione vera si struttura sempre più nella stessa forma aproblematica in cui si costituisce e si determina l‟oggetto che deve esprimere quanto più la formulazione soggettiva di essa riesce a renderla aderente all‟oggetto nell‟insieme della sua esperienzialità e in tutti i punti caratterizzanti del suo insieme. 105) Le proposizioni vanno ricondotte all‟intenzionalità originaria che sta al fondo della loro formulazione perché dalla intenzionalità con cui sono state formulate scaturisce il senso o la direzione verso la forma aproblematica , o non di ciò che esprimono. 106) L‟indubitabile è aproblematico. Il dubitabile è materia problematica e problematizzabile. 107) Le percezioni attuali dell‟oggetto sono aproblematiche; ciò che va al di là dell‟attualità aproblematica percettiva, per esempio, il “possibile” rientra nella materia problematica dell‟esperienza. (Vedi 69). Associazione Bronte Insieme Onlus – www.bronteinsieme.it 14 STEFANO CURCURUTO – DESUNZIONI FILOSOFICHE 108) Un concetto è analiticamente solubile e definibile negli elementi evidenti che lo costituiscono e lo distinguono in maniera aproblematica da ogni altro. Quando la distinzione è problematica il concetto è confuso ed equivoco. 109) Ci sono termini aproblematici a cui l‟analisi si arresta perchè non scomponibili in null‟altro. Se analizziamo l‟idea di triangolo lo possiamo dividere in tre angoli, questi in tre lati, i lati in punti; questi non essendo scomponibili costituiscono il termine d‟arresto dell‟analisi in quanto elementi aproblematici indivisibili oltre i quali l‟analisi non può più procedere. (Vedi 51). 110) Arrivare a ciò che per la sua essenza non è più problematizzabile e analizzabile è arrivare a ciò che è intrinsecamente aproblematico. 111) Tutti i principî e proposizioni che non possono essere smentiti dalla logica e dall‟esperienza sono aproblematici. 112) L‟evidenza aproblematica immediata è ciò che non ha bisogno di mediazione logica per essere tale come i dati percettivi e sensitivi o ciò che rientra nell‟osservazione diretta o nell‟intuizione logica o nell‟appercezione egologica. 113) Si può analizzare teoreticamente solo ciò che è logicamente scomponibile in termini o elementi aproblematici ultimi. Elementi aproblematici sono quelli logico- formali, percettuali ed egologici. 114) Attraverso certe idee evidenziamo e rappresentiamo in maniera permanentemente aproblematica dati esperienziali come l‟idea di uomo, casa, azzurro, suono, etc.. 115) Un oggetto insoluto non può diventare aproblematico fin quando la concezione di esso implica incoerenze sul piano logico e indeterminatezze sul piano dell‟esperienza. Un‟oggetto è identificato in modo aproblematico quando esclude ogni incoerenza mentale e indeterminatezza esperienziale. Associazione Bronte Insieme Onlus – www.bronteinsieme.it 15 STEFANO CURCURUTO – DESUNZIONI FILOSOFICHE 116) La formulazione di una proposizione vera e valida fa parte intrinseca dell‟esperienza che struttura ed esprime in maniera aproblematica. 117) Nessun oggetto può dirsi identificato se non è sproblematizzato in forma aproblematica. La sua identificazione è quella particolare forma aproblematica che assume senza equivoci. L‟identificato è aproblematico. 118) Più momenti sproblematizzati dell‟esperienza formano una sfera esperienziale aproblematica del pensiero su cui si fondano proposizioni valide. 119) La filosofia ha compiti complessi: fra questi annoveriamo quello di essere analisi teoretica del carattere strutturale e funzionale della proposizione, cioè se ha forma aproblematica o se sproblematizza ciò che esprime. Analizza se la forma enunciativa della proposizione è aproblematica, problematica o falsa, se la proposizione dà forma aproblematica o non all‟oggetto che esprime o tematizza. 120) Quando la forma logica della proposizione e il suo contenuto esperienziale coincidono in maniera identicamente aproblematica, la proposizione acquista piena validità. 121) Ogni categoria logica è una forma aproblematica a priori di ciò che è esperibile o esperenziale; è una strutturabilità possibile dell‟esperienza fattuale. 122) L‟intenzionalità del pensiero può precedere come eccedere la fattualità dell‟oggetto verso cui è rivolta. Quando precede immediatamente la fattualità esperibile dell‟oggetto si ha l‟intuizione della sua forma aproblematica apriori esattamente identica con la sua esperibilità aposteriori. Quando eccede l‟oggetto o l‟obiettività verso cui è diretta vuol dire che intenziona di esso più di quanto è necessario per circoscriverlo e identificarlo in forma aproblematica oppure tende a intenzionare esso oltre i limiti in cui è attualmente circoscritto e definito. Associazione Bronte Insieme Onlus – www.bronteinsieme.it 16 STEFANO CURCURUTO – DESUNZIONI FILOSOFICHE 123) I molteplici modi mentali di intenzionare l‟oggetto possono contrastarsi senza che nessuno di essi dia luogo alla forma aproblematica con cui va intenzionato, come possono fondersi e omogeneizzarsi dando luogo a una sua forma aproblematica univoca e identificativa. 124) Nell‟arte si da forma aproblematica significativa alla materia emotiva e immaginativa. 125) Ai limiti della sfera sproblematizzata dell‟esperienza c‟è quella sfera problematica che attende di essere risolta in sfera aproblematica attraverso i principi sproblematizzanti apriori e aposteriori del pensiero. 126) È solubile ciò che è manifestabile per via percettuale ed esemplificabile per via razionale in maniera aproblematica. 127) Ogni proposizione si rivesta del modo intenzionale con cui il soggetto la formula. Se il soggetto è logicamente intenzionato verso la forma aproblematica di ciò che deve esprimere, formula la proposizione conformemente a ciò che intenziona; se emotivamente intenzionato la proposizione ne risente. Ogni proposizione risente del genere di intenzionalità con cui viene concepito l‟oggetto che si esprime. 128) Bisogna esaminare quale specie di intenzionalità soggettiva è alla base delle proposizioni formulate. Se una proposizione risulta dotata di forma aproblematica di ciò che esprime significa che tale forma era obiettivamente intenzionata all‟inizio della formulazione proposizionale. 129) Ogni analisi teoretica delle proposizioni formulate a scopo risolvitivo di una data tematica o problematica deve esaminare criticamente se attraverso la loro formulazione s‟intenziona e si attua una forma aproblematica e risolta dell‟oggetto trattato oppure si devia o si è fuori da ogni realizzazione o intenzionalità logica verso di essa. Associazione Bronte Insieme Onlus – www.bronteinsieme.it 17 STEFANO CURCURUTO – DESUNZIONI FILOSOFICHE 130) Un‟oggetto insoluto può assumere forma aproblematica e risolta quando entra nell‟ambito della sfera risolutrice apriori e aposteriori del pensiero. Non può assumere forma aproblematica fuori di tale ambito. 131) Solo ciò che si accorda con la logica e l‟esperienza assume forma aproblematica. 132) Anche se le cose possono connettersi indipendentemente dalla soggettività e non entrare nella sua diretta esperienza, di esse nulla è afferma bile o nega bile in modo aproblematico fin quando la loro fattualità non è soggettivamente esperibile. 133) La proposizione diventa aproblematica di ciò che esprime. valida solo nell‟immanenza 134) Le proposizioni non sono formula bili fuori dalla sfera soggettiva e delle sue intenzionalità. Si può ricondurre la proposizione dalla sua esteriorità espressiva all‟intenzionalità soggettiva con cui è formulata oppure al grado di intenzionalità verso la forma aproblematica e obiettiva di ciò che deve esprimere. 135) La forma aproblematica rappresenta il terminus a quoe ad quem di ogni proposizione validamente formulata o formulabile. 136) Ogni proposizione si struttura nella forma aproblematica o non dell‟oggetto che enuncia e ha il suo senso e non senso in ciò. 137) Le norme regolative per la formulazione e la disamina teoretica delle proposizioni sono: a) Accettare soltanto le proposizioni che hanno forma aproblematica. b) Respingere quelle che sono in palese contrasto con le proposizioni di forma aproblematica. c) Formulare una proposizione solo nell‟ambito della forma aproblematica in cui può essere costituito il suo oggetto di espressione ed escludere qualsiasi formulazione proposizionale che non rientra in tale forma. Associazione Bronte Insieme Onlus – www.bronteinsieme.it 18 STEFANO CURCURUTO – DESUNZIONI FILOSOFICHE d) Rinunziare a formulare come vera e valida una proposizione il cui oggetto trascende ogni possibilità di essere costituito in forma aproblematica. e) Accettare soltanto le proposizioni problematiche il cui oggetto è solubile in forma aproblematica e scartare quelle il cui oggetto tematizzato è insolubile e incostituibile in tale forma. f) Controllare se l‟insieme delle relazioni strutturali della proposizione e l‟insieme delle relazioni strutturali dell‟oggetto che esprime coincidono in forma identicamente aproblematica. (Vedi 41). g) Formulare una proposizione esclusivamente nell‟immanenza di ciò che si pensa o si dà in modo aproblematico. h) Esaminare il genere di intenzionalità con cui è stata formulata la proposizione. 138) La filosofia è la ricerca di un fondamento aproblematico delle cose e della conoscenza. 139) La sfera aproblematica del pensiero è costituita dalle qualificazioni evidenziate e oggettivate dell‟esperienza e del ragionamento. 140) Quando un principio applicato fa rimanere il pensiero o la riflessione in una problematicità esperienziale insoluta invece di realizzarne una forma risolta è un pseudo-principio inutile e antifunzionale. 141) Sono le conseguenze risolventi e insolventi a caratterizzare la positività o negatività di un principio filosofico, scientifico, sociale, tecnico, economico, etc., riguardo alla problematica cui vengono applicati. 142) La validità dei principi sta nella loro funzione di sproblematizzare, di togliere le implicanze problematiche di un‟esperienza dandole forma risolta. Per esempio nel campo medico un principio diagnostico applicato risultando esatto risolve un caso patologico. Associazione Bronte Insieme Onlus – www.bronteinsieme.it 19 STEFANO CURCURUTO – DESUNZIONI FILOSOFICHE 143) Una volta colto non si può cercare il fondamento aproblematico di un fondamento intrinsecamente aproblematico; prima perché sarebbe contraddittorio, secondo perché si problematizza e si mette in questione ciò che è essenzialmente aproblematico in sè. (Vedi 4-56). 144) Una proposizione è pura quando non ha alcuna problematica insoluta rivelandosi aproblematica in tutta la sua estensione. 145) La deduzione parte da una forma aproblematica generalizzata di proposizione per trarre ed esplicarne coerentemente più modi aproblematici specificati di essa. L‟induzione parte da molteplici dati aproblematici evidenti di esperienza assimilabili a una forma aproblematica generalizzabile ed estensibile del pensare. 146) Il potere intuitivo e mediatore del pensiero logico è delimitato dal settore o momento problematico della materia esperienziale‟ in cui questa per la sua solubilità rivela possibile e attuabile una sua forma aproblematica o mediata, logicamente generalizzabile o specificabile. 147) Le proposizioni risentono del carattere problematico e aproblematico dell‟esperienza in cui si strutturano e che enunciano e dell‟intenzionalità soggettiva che le formula. 148) La forma aproblematica dell‟oggetto può essere logicamente intuita o mediata, globale o parziale, iniziale o finale. 149) II senso logico dell‟intenzionalità soggettiva di una proposizione è la forma aproblematica e identificativa di ciò che esprime e indica. 150) L‟oggetto traspare in forma pienamente aproblematica nel punto in cui il suo modo di essere logicamente intenzionato e il suo modo di essere esperito ed espresso coincidono. 151) La forma aproblematica apriori costituisce la struttura logicamente intenzionata di ogni oggettività possibile ed esperibile verso cui tende il pensiero. Associazione Bronte Insieme Onlus – www.bronteinsieme.it 20 STEFANO CURCURUTO – DESUNZIONI FILOSOFICHE 152) Una proposizione che implica incoerenza indeterminatezza esperienziale non è aproblematica. logica o 153) Ogni proposizione più definitezza logica o esperienziale implica più è aproblematica; più indefinitezza mostra più è problematica. 154) Una proposizione è indefinita quando il soggetto è aproblematico e il predicato è problematico; per esempio: credo che il mio amico sia in casa; l‟esistenza dell‟amico è fuori questione (termine aproblematico); è il predicato (l‟essere in casa) ad essere in questione, in uno stato esperienziale insoluto. Nella proposizione indefinita si ha una connessione fra un termine aproblematico e indubbio e uno insoluto e dubbio dell‟esperienza. In essa il pensiero sta fra un polo aproblematico e uno problematico del suo esperire. 155) Le proposizioni che il pensiero esprime sul contenuto delle sue esperienze sono di due specie: aproblematiche e problematiche. La proposizione è aproblematica quando la connessione fra soggetto e predicato è inquestionabile e risolta; per esempio: Pietro è onesto. È problematica quando la connessione fra soggetto e predicato è insoluta; per esempio: penso che Pietro sia onesto. Nella prima proposizione c‟è più oggettività risolta, nella seconda c‟è più soggettività opinativa e problematicità. 156) Le proposizioni aproblematiche hanno il primato su quelle problematiche perché esprimono una esperienza risolta mentre le seconde esprimono uno stato esperienziale insoluto. 157) Le proposizioni assertorie, esistenziali, narrative, descrittive, esplicative, incondizionate, sintetiche, analitiche, axiologiche, si riducono a proposizioni aproblematiche. Le proposizioni ipotetiche, disgiuntive, condizionali, dilemmatiche, interrogative, divisive, opinative si riducono a proposizioni problematiche in cui l‟oggetto espresso è insoluto. 158) Ciò che è opinato è soggettivato in modo problematico mentre ciò che è conosciuto e oggettivato in modo aproblematico. Nella conoscenza si ha l‟immanenza aproblematica dell‟oggetto, nell‟opinare si ha l‟immanenza problematica di esso. (Vedi 153, Associazione Bronte Insieme Onlus – www.bronteinsieme.it 21 STEFANO CURCURUTO – DESUNZIONI FILOSOFICHE 154). Alla problematicità insoluta dell‟opinare (doxa) si costituisce e si contrappone una sfera aproblematica del conoscere (epistème). 159) La soggettività pensante ed esperiente sta fra l‟immanenza di una sfera aproblematica realizzata dell‟esperienza e l‟immanenza di una sfera ancora insoluta e problematica di essa, Essa è implicata nell‟una e nell‟altra; realizza la prima attraverso ciò che sproblematizza della seconda. (Vedi 76-102), 160) Ciò che è definibile è solubile; ciò che è solubile è sproblematizzabile; ciò che è sproblematizzabile è costituibile in forma aproblematica e risolta. 161) Un‟esperienza non è conoscenza se il suo oggetto o contenuto non è definito e costituito in forma intrinsecamente aproblematica. 162) Nella sfera soggettiva l‟esperienza può entrare come problematicità oggettiva ma per essere sproblematizzata e assumere conseguentemente forma aproblematica. 163) È idea problematizzante quella che evidenzia ed esplica un momento insoluto dell‟esperienza; è idea sproblematizzante quella che evidenzia e realizza una fase risolvitiva della problematicità esperienziale; è idea aproblematica quella attraverso cui l‟oggetto esperienziale viene rappresentato e circoscritto in modo evidente. 164) Mediare logicamente significa riportare una problematicità attualmente pensabile dell‟esperienza a quel grado di forma aproblematica che la sua solubilità consente. Sicché per forma aproblematica mediata s‟intende quel grado di forma attualmente risolta che la materia insoluta dell‟esperienza ha assunto per successivi gradi di problematicità risolta di essa. La forma aproblematica invece si ha per intuizione logica. 165) La soggettività obiettivamente intenzionata come attività logico-conoscitiva tende a convergere nella forma aproblematica con cui avverte e si manifesta l‟oggetto. 166) L‟intenzionalità logico-cogitativa è in funzione dell‟identificazione aproblematica dell‟oggetto a cui è rivolta. Associazione Bronte Insieme Onlus – www.bronteinsieme.it 22 STEFANO CURCURUTO – DESUNZIONI FILOSOFICHE 167) Nell‟ambito soggettivo l‟intenzionalità logica e quella psichica possono interferirsi in rapporto all‟oggetto da intenzionare in forma aproblematica. La prima è rivolta verso la forma aproblematica del pensiero (eidos), la seconda verso la forma aproblematica dell‟immaginazione (eidolon). 168) Nella sfera soggettiva è possibile il complicarsi dell‟intenzionalità in molteplici modi contrastanti quando ciascuno tende a intenzionare l‟oggetto in maniera del tutto diversa dall‟altro senza che l‟oggetto intenzionato acquisti forma aproblematica. L‟interferenza di un modo di intenzionare l‟oggetto da parte di un‟altro opposto rende l‟oggetto non definibile in forma aproblematica, indefinito e problematico. 169) Dalla sfera soggettiva possono diramarsi più intenzionalità divergenti nei riguardi dell‟oggetto ma non tutte rivolte alla sua forma aproblematica. Solo un‟analisi teoretica può individuare e cogliere quella che intenziona l‟oggetto in forma aproblematica e identificativa, scartando le altre come insignificanti e devianti. (Vedi 86). 170) Nell‟intenzionalità logica la forma aproblematica (typos) di un‟esperienza è potenziale e costituisce l‟oggettività idealmente intenzionata di un‟esperienza possibile. Nella soggettività logica la typosis è la predisposizione di una sua esperienza ad assumere quella forma aproblematica dell‟oggetto verso cui tende. 171) Una proposizione fa parte della sfera aproblematica del pensiero o dell‟esperienza quando ciò che esprime è fuori questione perché o evidente in sè o sproblematizzato. 172) La validità di una proposizione dipende dal costituirsi e dall‟intenzionare la forma aproblematica in cui risolvere l‟oggetto che deve esprimere. 173) Nella soggettività si realizza o l‟evidenza aproblematica dell‟oggetto o l‟evidenza della sua problematicità. Associazione Bronte Insieme Onlus – www.bronteinsieme.it 23 STEFANO CURCURUTO – DESUNZIONI FILOSOFICHE 174) L‟evidenza è il modo aproblematico attraverso cui si avverte o si manifesta l‟oggetto. 175) La sproblematizzazione è l‟eliminazione delle indeterminatezze problematiche dell‟oggetto nella forma aproblematica in cui determinarlo e costituirlo. 176) Da un lato abbiamo ciò che è costitutivamente ed essenzialmente aproblematico come un dato percettivo, sensitivo, il “cogito” o l‟”ego” e dall‟altro lato ciò che diventa aproblematico perché sproblematizzato attraverso un processo logico o esperienziale come le dimostrazioni geometrico-matematiche o gli esperimenti. 177) Ogni singolo dato percettuale ha una particolarità aproblematica semplice. È semplice nel suo carattere aproblematico e aproblematico nella sua semplicità e indivisibilità non ulteriormente problematizzabile in altro elemento diverso da sè. 178) Ci sono proposizioni che possono essere problematizzate e messe in questione in relazione a ciò che enunciano come per esempio: ci possono essere abitanti in qualche pianeta; altre che, essendo aproblematiche, sono fuori da ogni problematizzabilità logica o esperienziale come per esempio: 8 + 4 = 12, la neve è bianca, l‟acqua è costituita da due molecole di idrogeno e una di ossigeno. 17) L‟essenza è il centro di unificazione e di identificazione in forma aproblematica di tutti i momenti evidenzianti attraverso cui si pensa o si manifesta un‟oggetto. 180) La forma aproblematica dell‟oggetto può essere intenzionata quando costituisce una strutturabilità apriori della sua esperienzialità, realizzata quando costituisce una strutturazione risolta della sua esperienzialità attuale. 181) La totalità aproblematica possibile dell‟oggetto si realizza attraverso la totalizzazione logica dei molteplici momenti esperienziali che lo evidenziano e lo identificano. Associazione Bronte Insieme Onlus – www.bronteinsieme.it 24 STEFANO CURCURUTO – DESUNZIONI FILOSOFICHE 182) Ogni forma di sproblematizzazione dell‟esperienza operata dal pensiero logico è un suo strutturarsi in maniera risolta e aproblematica. 183) Definire in modo aproblematico costituisce il conoscere; definire in modo problematico è opinare. 184) Nella materia esperienziale ciò che è ancora indefinito è nonoggettivato, ciò che in essa è definibile è pre-oggettivabile e ciò che di essa è definito è oggettivato in modo aproblematico. 185) Porre le cose indeterminatamente è porle problematicamente. Ciò che è indeterminato non ha forma aproblematica identificata e circoscritta. 186) Togliere dall‟indeterminatezza l‟oggetto è sproblematizzarlo identificandolo in modo definitamente aproblematico. (Vedi 173). 187) Fuori dal pensiero logico nulla dell‟esperienza problematica dell‟oggetto è costituibile in forma aproblematica. Il che significa che un „oggetto insoluto può essere risolto in forma aproblematica e riconosciuto come tale solo attraverso il pensiero logico. 188) La realizzazione della forma aproblematica completa o incompleta di un oggetto dipende dal modo onnilaterale o unilaterale con cui se ne coglie e se ne risolve la problematicità. 189) Una problematicità totalmente risolta dell‟oggetto ne dà una forma aproblematica completa; quella parzialmente risolta non può che darne una forma aproblematica limitata per cui si esige il suo completamento e slargamento attraverso la soluzione successiva di ciò che continua ad essere insoluto di esso. Da ciò dipende ogni ripensamento e revisione logica. 190) Il campo della logica e dell‟esperienza è il solo campo di tutto ciò che è riducibile a forma proposizionale aproblematica. (Vedi 88,89,91). 191) Il modo aproblematico come il pensiero esprime l‟oggetto sul piano conoscitivo dipende non soltanto dal modo come l‟intenziona Associazione Bronte Insieme Onlus – www.bronteinsieme.it 25 STEFANO CURCURUTO – DESUNZIONI FILOSOFICHE sul piano logico ma anche dal modo come l‟oggetto si costituisce attraverso l‟esperienza che ne ha. 192) Fra le varie alternative intenzionabili dell‟oggetto il pensiero deve cogliere ed evidenziare quella che lo intenziona nel modo più aproblematico e identificativo possibile separandola dai modi problematici o errati di intenzionarlo. Tale forma alternativa aproblemativa può essere colta e circoscritta per analisi selettiva o per intuizione immediata. 193) Soltanto nella sfera logica si riconoscono e si scartano le alternative errate della forma aproblematica intenzionabile dell‟oggetto possibile dell‟esperienza. 194) Nèlla soggettività logica c‟è l‟intenzionalità a superare i modi elementarmente sensoriali di ciò che esperisce per determinarlo nella forma concettualmente aproblematica in cui è solubile. 195) L‟intenzionalità logica verso l‟oggetto problematicamente pensato è verso la forma aproblematica e risolta di esso. Ma prima che l‟oggetto possa essere costituito in forma aproblematica il modo soggettivo di intenzionarlo può essere uno o molteplice, aperto o chiuso, convergente o divergente, coerente o incoerente, determinante o indeterminante, significante o insignificante, risolvente o insolvente, vero o errato, attuale o potenziale, limitato o illimitato. 196) Se la connessione dei termini concettuali di una proposizione è aproblematica la proposizione ha consistenza; se la connessione ha un solo termine aproblematico mentre l‟altro è problematico (vedi 152) è semi-consistente; se la connessione è falsa è del tutto inconsistente. 197) Nel sillogismo la conclusione è aproblematica perché deriva da una premessa aproblematica in cui trovasi strutturata e da cui viene esplicata attraverso il termine medio. Nel sillogismo si ha una semplice specificazione logica di una proposizione risolta sul piano generale. Associazione Bronte Insieme Onlus – www.bronteinsieme.it 26 STEFANO CURCURUTO – DESUNZIONI FILOSOFICHE 198) L‟attività della soggettività pensante consiste nel ritrovare e nel vedere opporsi a sè la problematicità dell‟oggetto, e il suo compito concreto consiste nel superarla e ricondurla alla forma aproblematica in cui poterla risolvere. Non si arresta alla problematicità dell‟esperienza ma vi inizia la sua attività risolutrice apriori per ridurla teoreticamente all‟evidenza e alle sue forme aproblematiche; queste una volta realizzate permangono come sfera esperienziale risolta al di sopra dei vari modi di problematizzarsi continuo delle sue esperienze successive. 199) Il pensiero nel suo sviluppo afferma su ciò che ha sproblematizzato di meno ciò che sproblematizza di più. 200) Di una materia meno sproblematizzata dell‟esperienza il pensiero tende a costituirne forme sempre più sproblematizzate. 201) Ogni principio teoretico applicato a una materia esperienziale problematica ne realizza una forma aproblematica e risolta. 202) Il grado di forma risolta che l‟applicazione di un principio realizza di una materia problematica dell‟esperienza rivela il limite massimo del suo raggio operativo che non può essere mai illimitato. La sua funzione risolutrice nella materia esperienziale in cui opera ha il suo limite nel punto in cui si arresta e s‟interrompe la solubilità della materia problematica in esso. Per cui si esige la formulazione per via deduttiva o induttiva di nuovi priucipî attraverso cui il pensiero continua a sproblematizzare la materia ancora insoluta dell‟esperienza. Ciò rivela che nella sfera del pensiero teso alla sproblematizzazione di ciò è insoluto, c‟è un continuo ricambio logico di principi. 203) Attraverso la continua soluzione della materia problematica esperienziale la soggettività pensante tende a realizzare una sfera totalmente sproblematizzata di essa come integralmente fuori da ogni problematizzazione. Tale sfera è idealmente intenzionata ma non realizzabile perché la sua realizzabilità è impedita dal continuo problematizzarsi successivo dell‟esperienza stessa nel suo andare oltre le forme che la soggettività ha risolto di essa. La sfera Associazione Bronte Insieme Onlus – www.bronteinsieme.it 27 STEFANO CURCURUTO – DESUNZIONI FILOSOFICHE esperienziale totalmente aproblematica non è mai attuata. Ciò è dovuto al fatto che la sfera attualmente aproblematica e risolta dell‟esperienza confina sempre con una sfera di problematizzazione continuamente immanente dell‟esperienza stessa (vedi 22, 59) che nella sua totalità potenziale non si esaurisce in nessuna forma di sproblematizzazione particolare. Ogni forma di sproblematizzazione particolare è solo un grado risolto attraverso cui passa e si struttura la materia insoluta esperienziale per opera del pensiero. 204) Uno degli esempi per cui il pensiero sta fra un polo aproblematico e risolto e uno problematico e insoluto del suo esperire si ha nel campo della micro-fisica di Heisenberg. Infatti se si determina in maniera aproblematica la velocità del corpuscolo rimane indeterminata e problematica la sua posizione e viceversa se si determina in maniera aproblematica la sua posizione rimane problematica e indeterminata la sua velocità; sicché la velocità e la posizione del corpuscolo non possono essere definiti e risolti in maniera simultaneamente aproblematica. 205) Non si arriva a ciò che è aproblematico se non per evidenziazione immediata o mediata. (Vedi 3). 206) Nella logica si cerca di dare forma aproblematica a una dimostrazione. 207) Una deduzione è vera e valida se parte da ciò che è logicamente strutturato e sproblematizzato in maniera aproblematica. 208) Vedere sempre se ciò che per mezzo della proposizione viene significato in forma aproblematica (vedi 54, 57). 209) Per lo storiografo sono aproblematici i documenti su cui fonda le sue descrizioni e narrazioni. 210) Tutto ciò che è coerentemente strutturato (concetto, idea, proposizione, stato esperienziale, oggetto) è aproblematico. Tutto ciò che rientra in ciò che è coerentemente strutturato diventa aproblematico. Associazione Bronte Insieme Onlus – www.bronteinsieme.it 28 STEFANO CURCURUTO – DESUNZIONI FILOSOFICHE 211) Se l‟etica deve avere un carattere normativo la norma deve essere aproblematica per diventare regola coerente dell‟agire. 212) L‟analisi teoretica di un complesso o sistema di proposizioni è quella di esaminare la loro portata o funzione sproblematizzante o non. Scartare le proposizioni non sproblematizzanti o prive di forma aproblematica è scartare le proposizioni che non hanno alcuna portata operativa in quanto incapaci di dare senso o forma risolta alla materia esperienziale insoluta o all‟oggetto che enunciano. 213) IJ senso di una proposizione è la forma risolta che ha o esprime di ciò che è tematizzato o problematizzato (vedi 55, 56, 57, 206). 214) Una proposizione può aver bisogno di un‟altra proposizione per essere dimostrata ma il fondamento aproblematico di una proposizione non ha bisogno di essere dimostrato (vedi 73, 141). 215) Ciò che deriva da un sistema proposizionale coerentemente strutturato è rivestito di quella forma aproblematica che è inerente al sistema stesso. 216) Lo sparire del problematico è il nascere di ciò che è aproblematico; ciò si ha attraverso la sproblematizzazione logica o esperienziale di ciò che è insoluto. 217) Il fondamento aproblematico (realtà logica o esperienziale di base) e ciò che viene formulato in modo aproblematico (proposizione) sono inseparabili. 218) Ciò che viene espresso in modo problematico è inseparabile dal fondo insoluto di ciò che si pensa e si esperisce. 219) Fondarsi sulla logicità è fondarsi su una sfera razionale aproblematica; fondarsi sulla fattualità è fondarsi su una sfera esperienziale altrettanto aproblematica. 220) Il grado di problematicità solubile con cui l‟oggetto appare determina il grado di forma aproblematica e risolta che la soggettività può realizzare e costituire di esso. Associazione Bronte Insieme Onlus – www.bronteinsieme.it 29 STEFANO CURCURUTO – DESUNZIONI FILOSOFICHE 221) La massima forma aproblematica dell‟oggetto si realizza risolvendone la massima problematicità solubile che si può esperire di esso. 222) Il passaggio dal momento insoluto e problematico al momento risolvitivo e aproblematico di un „esperienza è sempre possibile solo attraverso ogni aspetto solubile che si può cogliere della sua problematicità. 223) Una proposizione che esprime un oggetto incoerentemente e problematicamente intenzionato o esperito è priva di senso aproblematico. (Vedi 56, 57). 224) L‟insieme dei modi risolti dell‟esperienza ne costituisce la sfera aproblematica non problematizzabile; l‟insieme dei modi insoluti ne costituisce quella problematica e questionabile. 225) Attraverso le categorie è intenzionata una sfera aproblematica apriori di ciò che è problematico sul piano aposteriori. 226) Un oggetto insoluto non può assumere forme aproblematica e risolta (vedi 8) quando è problematizzabile all‟infinito senza sbocco risolvitivo o quando alla sua tematizzazione non corrisponde alcun carattere fattuale attraverso cui essere sproblematizzato. 227) Tutti i filosofi, esclusi gli scettici, ricercano ciò che è aproblematico o partano da ciò che è aproblematico: per i presocratici è aproblematico l‟arché, per Platone le Idee, per Locke le idee empiriche, per Cartesio il “cogito”, per gli idealisti l‟io trascendentale, per i neopositivisti ciò che è verificabile, per Wittgenstein i fatti atomici. (Vedi 136). 228) Ciò che si rivela chiaramente cessa di essere problematico e viene posto fuori dalla problematicità perché aproblematico. 229) Ciò che è indefinito è problematico; il definito è aproblematico. 230) L‟indefinibile o l‟indeterminabile sul piano apriori o aposteriori non indica altro che una problematicità non solubile in termini aproblematici. Associazione Bronte Insieme Onlus – www.bronteinsieme.it 30 STEFANO CURCURUTO – DESUNZIONI FILOSOFICHE 231) La forma aproblematica in cui deve essere intenzionato l‟oggetto possibile dell‟esperienza esclude alternative incompatibili nel modo univoco con cui deve essere identificato e definito (Vedi 26). 232) Se ciò che s‟intenziona in modo aproblematico apriori coincide con ciò che di esso si esperisce in modo aproblematico aposteriori allora se ne ha una forma pienamente risolta e definita ad entrambi i livelli logico ed esperienziale. La saldatura dei due modi ne realizza la conoscenza concreta. (Vedi 148). 233) Ciò che è reso aproblematico solo al livello formale ma non al livello esperienziale non può dirsi del tutto sproblematizzato perché una parte di esso è implicato nella problematicità insoluta. 234) L‟oggetto deve essere intenzionato logicamente ed esperito fattualmente in una identica forma aproblematica; qualsiasi implicanza problematica di carattere logico o fattuale ne limita o compromette la qualità conoscitiva (vedi 230, 231) e la validità della formulazione proposizionale che lo deve esprimere (vedi 145). 235) C‟è l‟oggetto insoluto che diventa aproblematico e risolto attraverso il processo esperienziale, c‟è l‟oggetto che lo diventa attraverso quello razionale, c‟è l‟oggetto che per diventare aproblematico esige di essere risolto attraverso la convergenza del processo razionale e di quello esperienziale. (Vedi 231). 236) Se il possibile è problematico il fattuale è aproblematico. (Vedi 69). 237) Una proposizione può avere un significato formalmente aproblematico come per esempio: ogni oggetto colorato è esteso; oppure può avere un significato realmente aproblematico come per esempio: questa macchia nera è lunga cinquanta centimetri. 238) Il realizzarsi di una possibilità logica o ontologica di alcunché è il suo sproblematizzarsi per diventare aproblematico. Associazione Bronte Insieme Onlus – www.bronteinsieme.it 31 STEFANO CURCURUTO – DESUNZIONI FILOSOFICHE 239) Lo sproblematizzarsi indica il passaggio dal possibile all‟effettuale, tenendo presente che il possibile è problematico e l‟effettuato è aproblematico. 240) L‟effettuato è la cessazione di una potenzialità ontologicamente problematica; è il diventare aproblematico di ciò che prima era problematico. 241.) Ogni sproblematizzazione segna il passaggio dal problematico all‟aproblematico sia nella sfera logica sia in quella ontologica. 242) Ciò che va in effetto diventa ontologicamente aproblematico. 243) Il passaggio dal potenziale al fattuale è un processo di sproblematizzazione, un passare dalla sfera problematica a quella aproblematica. 244) Se il possibile è aperto ad alternative di essere e non-essere (vedi 69, 70), esso esprime uno stato di problematicità logica o ontologica, ciò che non è ancora trascritto e risolto in effettualità aproblematica. Il “possibile” non è logicamente o ontologicamente aproblematico. 245) Lo sproblematizzarsi di una possibilità è il suo realizzarsi in forma aproblematica di una delle sue alternative. 246) Diventa forma aproblematica quella alternativa che si attua meglio rispetto alle alternative problematiche di una possibilità perché trova condizioni più idonee alla sua realizzazione. 247} Se ciò che si pensa o si percepisce si costituisce o appare coerentemente, allora è aproblematico. (Vedi 208). 248) Una proposizione problematica esprime l‟insolutezza dell‟oggetto in quanto ciò che esprime non si è ancora “sciolto” coerentemente in modo aproblematico fuori da alternative esperienziali contrastanti e incoerenti, dalla divergenza dell‟affermativo e del negativo. Associazione Bronte Insieme Onlus – www.bronteinsieme.it 32 STEFANO CURCURUTO – DESUNZIONI FILOSOFICHE 249) L‟incoerente strutturarsi di un‟esperienza non rende aproblematica e identificativa la pensabilità e l‟esprimibilità del suo oggetto. 250) Il farsi coerente dell‟oggetto esperienziale rende aproblematica la sua identificazione (vedi 117) e la sua esprimibilità per via proposizionale. 251) Attraverso ogni identificazione si ha una sproblematizzazione esperienziale dell‟oggetto e attraverso ogni sproblematizzazione una identificazione dell‟oggetto. 252) Attraverso modi coerentemente concettuali e percettuali si struttura la forma aproblematica di ciò che si dimostra, si esperisce e si esprime. 253) Ciò che non è problematizzabile è aproblematico. Le proposizioni non problematizzabili sono quelle aproblematiche. (Vedi 5, 6, 10, 155). 254) Se la costituzione esperienziale dell‟oggetto è aproblematica, aproblematica è la forma proposizionale che la esprime. 255) La costituzione esperienziale dell‟oggetto e la costituzione proposizionale che lo esprime devono convergere e coincidere in una identica forma aproblematica. 256) Una proposizione problematica coincide con l‟insolutezza di ciò che esprime (vedi 246) quando la costituzione esperienziale dell‟oggetto espresso non è aproblematica o quando l‟oggetto non è sproblematizzato in modo univoco ed effettuale. (Vedi 237, 240, 247, 248). 257) L‟insieme delle esperienze insolute e incoerenti è la sfera problematica; l‟insieme di ciò che nel pensiero e nella esperienza è definitamente e coerentemente stabilizzato e risolto è la sfera aproblematica; l‟insieme di ciò che rende instabile e questionabile o incoerente le cose del pensiero e dell‟esperienza è la sfera problematizzante; il complesso di tutto ciò che per via logica o esperienziale media o realizza il passaggio da ciò che è problematico Associazione Bronte Insieme Onlus – www.bronteinsieme.it 33 STEFANO CURCURUTO – DESUNZIONI FILOSOFICHE a ciò che è aproblematico attuandone la forma risolta è la sfera sproblematizzante; tutto ciò che è predisposto o teso a tale passaggio e lo condiziona è la sfera sproblematizzabile o solubile dell‟esperienza (vedi 60, 62, 124). In tutte queste sfere entrano e si riflettono le cognizioni e il processo delle cognizioni, le idee (vedi 6), gli stati esperienziali, le cose (vedi 247) e i modi di costituirsi delle cose è delle proposizioni che le esprimono (vedi 40, 42, 251.). 258) Per comunicare in maniera aproblematica i termini espressivi devono essere dal punto di vista indicativo aproblematici altrimenti non hanno senso. 259) Indicare in maniera aproblematica ecco il senso funzionale di ogni parola o termine del linguaggio. 260) Il senso di ogni proposizione s‟identifica con ciò che indica in modo aproblematico. Ciò che non è indicato in modo aproblematico non può avere senso univoco. 261) Ciò che non è ancora logicamente aproblematico o che non rientra ancora in un‟esperienza aproblematica non può essere indicato in maniera univoca nè dar luogo a una proposizione univoca. 262) Quando l‟oggetto si sproblematizza uscendo dalla indeterminatezza esperienziale o concettuale allora è identificabile in modo aproblematico. 263) Il linguaggio che connette i termini espressivi prescindendo dai limiti in cui sta costituendosi e circoscrivendosi l‟esperienzialità dell‟oggetto che vuole esprimere senza attendere che la costituzione esperienziale di esso diventi aproblematica, fuorvia e devia il pensiero. 264) Ciò che è univoco è aproblematico e ciò che è aproblematico è univoco; ciò che è equivoco è problematico e viceversa. (Vedi 259). 265) Il costituirsi di ciò che è aproblematico nel campo logico rappresenta l‟univoco, nel campo gnoseologico il vero, nel campo esperienziale il fatto, nel campo ontologico l‟effettuale. Associazione Bronte Insieme Onlus – www.bronteinsieme.it 34 STEFANO CURCURUTO – DESUNZIONI FILOSOFICHE Corrispettivamente il costituirsi del problematico nel campo logico rappresenta l‟equivoco, l‟incoerente, nel campo gnoseologico l‟opinabile, l‟insoluto, nel campo esperienziale l‟incerto, nel campo ontologico il potenziale non ancora effettuato. 266) La potenzialità di ciò che deve andare ancora in effetto implica come oggetto e concetto problematicità e insolutezza. 267) Solo ciò che è effettuato è aproblematico. (Vedi 237, 240). 268) I fatti sono sempre aproblematici da un punto di vista gnoseologico. 269) La conoscenza aproblematica dell‟effetto può essere connessa con la conoscenza problematica della sua causa perché non è detto che di tutti i fatti ne conosciamo le cause specifiche. 270) Quando è dato luogo a un fatto è dato luogo a ciò che è aproblematico come oggetto e concetto, per se e per noi. 271) Nel campo oggettivo l‟insieme di alternative reciprocamente contrastanti e interferenti rende problematico ciò che attraverso una di esse si deve attuare o costituire in modo ontologicamente aproblematico. 272) Nel campo soggettivo l‟insieme di alternative proposizionali contrastanti rende problematico e insoluto ciò che in esse si deve identificare ed esprimere in forma aproblematica univoca. 273) Una possibilità logica o ontologica è un insieme di alternative problematiche teso verso la forma aproblematica risolutiva di una delle sue alternative. 274) La forma aproblematica di una possibilità logica o ontologica è il risolversi e l‟affermarsi di una delle sue alternative e lo sparire di quella contraria. 275) Lo sproblematizzarsi di due alternative in contrasto dà luogo a una forma aproblematica. Associazione Bronte Insieme Onlus – www.bronteinsieme.it 35 STEFANO CURCURUTO – DESUNZIONI FILOSOFICHE 276) Ciò che fa passare una possibilità problematica a una forma aproblematica è o un principio logico-deduttivo o uno empiricoinduttivo. 277) Tutto ciò che è individuato è aproblematico come non divisibile fra alternative diverse e contrarie. Ciò che è divisibile fra alternative contrastanti è problematico, insoluto e non individuabile in modo aproblematico. Solo ciò che è individuabile diventa aproblematico per noi e per sè. 278) L‟individuarsi e distinguersi di qualcosa è il suo diventare aproblematico per sè e per noi. 279) Un processo di individuazione è sempre un processo di sproblematizzazione di qualcosa verso un modo aproblematico di essere identico per sè (oggetto) e per noi (concetto). 280) Il fatto è ciò che di una potenzialità ontologica si è effettuato in maniera aproblematica circoscritta (vedi 265, 266). 281) L‟esperienza mentale o percettiva si organizza e si struttura intorno al punto focale di ciò che è logicamente e ontologicamente aproblematico o problematico. 282) Conosciamo le cose quando le forme interpretative della nostra esperienza di esse sono aproblematiche o diventano tali in base a un principio logico o esperienziale. 283) Una percezione che non si struttura in modo aproblematico non è percezione di alcunché di coerente. Il coerente strutturarsi della percezione comporta la percezione coerente e aproblematica dell‟oggetto. 284) Non si può cogliere il senso dell‟esperienzialità dell‟oggetto se l‟esperienzialità di esso non si costituisce in maniera aproblematica. 285) Ciò che è aproblematico rende aproblematico ciò che vi si adegua, vi si conforma o che l‟esprime. (Vedi 208, 213, 215, 252). Ciò che è insoluto rende problematico e simile a sè ciò vi aderisce o che l‟esprime. (Vedi 216, 247, 259). Associazione Bronte Insieme Onlus – www.bronteinsieme.it 36 STEFANO CURCURUTO – DESUNZIONI FILOSOFICHE 286) Se la percezione è problematica, problematico è l‟oggetto della percezione; se diventa aproblematica aproblematico diventa il suo oggetto (vedi 283). 287) Ogni percezione si struttura secondo il modo aproblematico di ciò che viene percepito e ogni percepito si struttura secondo il modo aproblematico della percezione. 288) Ogni esperienza, ogni ragionamento, ogni proposizione si struttura secondo la forma aproblematica o problematica, risolta o irrisolta di ciò che viene esperito, argomentato o espresso. 289) L‟insieme dei termini di una connessione proposizionale deve coincidere con l‟insieme dei punti esperienziali dell‟oggetto che esprime. Se qualche punto esperienziale dell‟oggetto è o rimane fuori dall‟insieme dei termini della proposizione che deve esprimerlo, ciò introduce un elemento problematico e insoluto per cui la coincidenza fra l‟insieme proposizionale e l‟insieme esperienziale dell‟oggetto non è realizzata in forma pienamente aproblematica. Deve esserci perfetta aderenza aproblematica fra l‟oggetto come insieme dei suoi modi esperienziali attraverso cui si manifesta e la forma proposizionale come insieme dei termini espressivi attraverso cui viene enunciato. (Vedi 253). 290) L‟oggetto è aproblematico per sè (fatto) o per noi (il concetto che ne abbiamo). 291) Si formulano proposizioni in cui l‟oggetto è espresso e risolto o in modo aproblematico affermativo (è) o negativo (non è) oppure si formula la proposizione che ne esprime una possibilità alternativa ma dilemmatica e problematica; per esempio: A può essere B o non B. Ma se A può essere B o non B non può che risolversi di fatto o in B o in non B. Della possibilità di due alternative di alcunché solo una può risolversi e costituirsi in modo aproblematico. 292) Il pensiero può trovarsi fra una sfera problematicamente potenziale e una attualmente aproblematica dell‟esperienza ed esprimere attraverso le proposizioni che formula l‟una o l‟altra sfera oppure entrambi. Associazione Bronte Insieme Onlus – www.bronteinsieme.it 37 STEFANO CURCURUTO – DESUNZIONI FILOSOFICHE 293) Tutto ciò che si costituisce in modo aproblematico si sproblematizza da un fondo problematico logicamente o oggettivamente insoluto di sè. Ma per costituirsi come risolto deve esserci un fondamento aproblematico a cui si conforma o su cui si struttura secondo regole o principî. 294) Esprimere il possibile non è esprimere ciò che è aproblematico (vedi 242, 265) perché il possibile non manifesta nulla di risolto o di effettuato. 295) Il senso di una parola è il suo modo aproblematico di indicare. 296) Una proposizione ha un significato aproblematico quando il senso di ciascun suo termine è coerente col senso dell'insieme dei termini che la compongono. 297) Tutto ciò che è aproblematico ha senso; tutto ciò che è problematico deve risolversi in un senso o in un non senso; tutto ciò che è falso non ha senso. (Vedi 17, 18, 19). 298) La proposizione attua un senso se attua la forma aproblematica di ciò che esprime. 299) Un modo indicativo problematico (termine espressivo) o enuncia ciò che è oggettivamente problematico e insoluto o è un nostro modo soggettivo problematico di enunciare ciò che in sé non lo è. La proposizione che è un insieme di termini espressivi connessi può risentire di ciò. In tal caso non realizza una forma aproblematica di ciò che esprime nè nel modo come l'esprime. Pertanto è una proposizione priva di forma aproblematica. 300) La proposizione o non indica la forma aproblematica dell'oggetto che esprime o il modo come l'esprime non è aproblematico. Attuandosi il suo senso si attua la sua forma aproblematica. 301) Il senso dell'oggetto logicamente possibile o ontologicamente potenziale è il senso del suo risolversi in modo aproblematico ed effettuale in questo o in quella delle sue alternative problematiche. Associazione Bronte Insieme Onlus – www.bronteinsieme.it 38 STEFANO CURCURUTO – DESUNZIONI FILOSOFICHE 302) Attraverso la formulazione delle proposizioni si attua il senso o il non senso, la forma aproblematica o non aproblematica di ciò che si esprime e del modo come lo esprime. Non attuando alcun senso la proposizione non attua alcuna forma aproblematica. Per attuare un senso la proposizione deve avere forma aproblematica o dare forma aproblematica a ciò che esprime. 303) Ha senso ciò che è aproblematico o che si costituisce in modo aproblematico. 304) Ciò che è aproblematico costituisce la sua identità; ciò che è problematico è privo di identità ed è equivocabile. 305) Ciò che è aproblematico rappresenta il senso di tutto ciò che deve costituirsi come tale. 306) Il senso di ciò che è problematico è in ciò in cui costituirsi in modo risolto e aproblematico. 307) La ricerca di ciò che è indubitabile è la ricerca di ciò che è aproblematico perché solo ciò che è aproblematico è ciò di cui non si ha motivo di dubitare. (Vedi 106, 136, 225). 308) Insolubile è tutto ciò che non può essere sciolto in qualcosa di aproblematico o ciò di cui non si può dare alcuna particolare forma aproblematica. È tale perché non si trova alcun senso indicativo del modo aproblematico in cui volgerlo, circoscriverlo e identificarlo (Vedi 304, 303, 301) affermativamente o negativamente. 309) Tutto ciò che non può essere nè pensato nè costituito in maniera aproblematica è o indefinibile o insolubile o non fattuale. 310) È intelligibile ciò che può essere oggetto aproblematico di pensiero. 311) Ogni proposizione è vera quando può far parte integrante di una sfera risolta del pensiero o dell‟esperienza come proposizione aproblematica. Associazione Bronte Insieme Onlus – www.bronteinsieme.it 39 STEFANO CURCURUTO – DESUNZIONI FILOSOFICHE 312) È più vero ciò che contribuisce alla strutturazione di una sfera sempre più aproblematica e risolta del pensiero, ciò che costituisce l‟esperienza in forma sempre più sproblematizzata. 313) Una proposizione opera positivamente quando realizza un passaggio dal problematico a ciò che è aproblematico in rapporto a ciò che esprime. In questo caso la sua formulazione attua un processo di sproblematizzazione che segna tale passaggio. (Vedi 239). 314) La verità è l‟unità esplicata del cogitativo e di ciò che è aproblematico dal punto di vista logico ed esperienziale. 315) Quando ciò che è aproblematico si riflette in ciò che si pensa o si esperisce o ciò che si pensa o si esperisce si riflette come aproblematico si è nel vero. 316) Ciò che viene logicamente intenzionato nella sfera apriori e trascendentale del pensiero è la forma più aproblematica possibile che deve sempre assumere l‟oggetto della nostra riflessione o esperienza. 317) La forma aproblematica in cui deve essere pensato e costituito l‟oggetto possibile dell‟esperienza esclude alternative incompatibili nel modo univoco con cui deve essere identificato. (Vedi 191). 318) La sfera aproblematica del pensiero o l‟insieme di tutto ciò che nel campo gnoseologico è sproblematizzato o risolto, è realizzato da principi sproblematizzanti apriori o aposteriori; come esempio di principi sproblematizzanti apriori abbiamo le formule matematiche e geometriche che, convertendo i problemi di calcolo e di misura nelle loro relative soluzioni, realizzano una sfera aproblematica di misurazioni esatte. 319) Le varie scienze, teoretiche o pratiche, formali o tecniche, sono basate su principi sproblematizzanti e si sviluppano nella riformulazione di altri principi più sproblematizzanti che sostituiscono quelli meno sproblematizzanti. I principi nuovi applicati portano avanti quel processo di sproblematizzazione di ciò Associazione Bronte Insieme Onlus – www.bronteinsieme.it 40 STEFANO CURCURUTO – DESUNZIONI FILOSOFICHE che è ancora insoluto su cui i principi precedenti si arrestarono per esaurimento della loro funzionalità risolutrice. 320) Nessun principio è illimitatamente sproblematizzante perché realizza un grado circoscritto di sproblematizzazione inerente al proprio settore di applicazione al di fuori del quale è inoperante. 321) Un principio applicato a una particolare materia problematica porta soltanto alla realizzazione di una specificata forma risolta di essa ma diversi sistemi di principi applicabili portano al costituirsi di sfere aproblematiche diversificate di pensiero in ciascuna delle quali è realizzata una coerenza e una struttura propria valida. 322) Una pluralità di sfere aproblematiche del pensiero logico si rivela nell‟esistenza accanto alla geometria euclidea di quelle noneuclidee. I principî della geometria euclidea e quelli delle geometrie non-euclidee operano in dimensioni problematiche diverse. I primi svolgono la loro funzione sproblematizzante e risolutrice nella dimensione delle figure piane, i secondi in quella delle figure sferiche per cui ciascuna geometria opera in una materia problematica propria e si costituisce con l‟applicazione delle proprie regole un proprio settore sproblematizzato e aproblematico. 323) Ogni settore sproblematizzato dell‟esperienza è una sfera aproblematica che si costituisce e si arricchisce di tutto ciò che viene continuamente sproblematizzato e risolto di essa. 324) Il pensiero realizza una sfera aproblematica dell‟esperienza attraverso l‟insieme di tutto ciò che ha risolto e risolve di essa, prolungandone e amplificandone i limiti finché ne coglie quel fondo solubile che rende possibile il passaggio da ciò che è problematico a ciò che è più aproblematico e risolto, nel ricambio continuo di principî che sproblematizzano di meno con quelli che sproblematizzano di più la materia esperienziale in cui opera. 325) Cartesio dimostra che ciò di cui si dubita può essere problematico e problematizzabile ma ciò che dubita (il cogito) è aproblematico, fuori del dubbio. (Vedi 305). Associazione Bronte Insieme Onlus – www.bronteinsieme.it 41 STEFANO CURCURUTO – DESUNZIONI FILOSOFICHE 326) La forma aproblematica o si struttura per opera del pensiero attraverso una materia problematica risolta della esperienza e non fuori di essa o è la strutturazione particolare che assume una materia esperienziale teoreticamente o percettivamente risolta o è la forma risolutiva intuita della materia insoluta dell'esperienza. 327) La sfera aproblematica del pensiero è una dimensione immanente che sta logicamente sia in rapporto a quella problematicità dell'esperienza di cui costituisce la forma risolvitiva strutturata o settore sproblematizzato, sia in rapporto a quella di cui non è ancora forma risolvitiva e da cui è limitata. 328) Ogni proposizione si struttura o nella forma aproblematica affermativa (è) o negativa (non è) di ciò che esprime (proposizione consistente) o si radica nella problematicità di esso (proposizione che richiede consistenza) o nella sua falsità (proposizione inconsistente) o resta in bilico fra ciò che è aproblematico e ciò che è insoluto di ciò che esprime (proposizione semi-consistente). 329) Di ciò che non conosciamo in maniera aproblematica non ne conosciamo il senso. 330) Ciò che non si circoscrive in qualche cosa di aproblematico non è individuabile nè sul piano logico nè su quello fattuale. 331) Quando gli oggetti non sono percettivamente aproblematici o non diventono tali sono indistinguibili. 332) In Husserl l'intenzionalità è un riferirsi della coscienza a un oggetto; ma nella sua teoria l'oggetto dell'intenzionalità non è identificato ma indeterminato e, quindi, problematico. Invece nel nostro caso l'intenzionalità logica tende alla forma aproblematico di esso; è la forma aproblematica ad essere l'oggetto dell'intenzionalità logica. (Vedi 26, 29, 30, 32, 168). 333) Anche se l‟oggetto è problematico il pensiero logico è intenzionalmente rivolto alla forma aproblematica di esso. (Vedi 26). 334) Se il raggio operativo di un principio sproblematizzante è limitato, limitata è la forma risolta e aproblematica che realizza della Associazione Bronte Insieme Onlus – www.bronteinsieme.it 42 STEFANO CURCURUTO – DESUNZIONI FILOSOFICHE materia cui viene applicato. Donde nell‟attività del pensiero il continuo ricambio operativo di altri princpî sproblematizzanti che sostituendo quelli precedenti realizzano altri gradi di forme più risolte della stessa materia problematica esperienziale, andando oltre il principio limitatamente sproblematizzante e oltre la forma limitatamente risolta che esso ha realizzato della stessa esperienza. 335) Anche il segno rientra nel principio del costituirsi della esperienza in maniera aproblematica o problematica. Il segno può esserlo di qualcosa di aproblematico o problematico, quando non ha o non indica nulla di aproblematico è insignificante. 336) Viene assunto in forma aproblematica solo ciò che viene risolto o evidenziato o è evidente per sè. (Vedi 65). 337) Rivolgersi sempre verso ciò che è costitutivamente aproblematico sul piano logico o su quello fattuale o che può diventare tale attraverso le operazioni logiche o il processo esperienziale. 338) Strutturare la forma della proposizione secondo il grado di forma aproblematica in cui si struttura l‟esperienza dell‟oggetto che deve esprimere. Se viene strutturata oltre il grado o al di qua di esso si ha un modo soggettivo eccedente, deficiente o deviante di esprimerlo. (Vedi 261). 339) L‟esperienza dell‟oggetto può essere confusamente potenziale quando non si circoscrive ancora in nessuna forma aproblematica esprimibile di esso o quando non offre alcun segno aproblematico di sè tale da rendere formulabile una proposizione che possa asserire una particolare verità di esso. 340) La presenza della problematicità indica assenza d‟identificazione univocamente affermativa o negativa di alcunché. 341) Vige una sfera aproblematica di pensiero costituita da quell‟insieme di esperienze e concetti sproblematizzati attraverso cui è strutturata come tale e con cui s‟identifica la sfera aproblematica Associazione Bronte Insieme Onlus – www.bronteinsieme.it 43 STEFANO CURCURUTO – DESUNZIONI FILOSOFICHE apriori di ciò che è materia insoluta aposteriori (vedi 223) verso cui il pensiero è logicamente intenzionato e teso a svilupparsi. 342) Una sfera di principi non è problematizzabile se con la loro applicazione si attua una sproblematizzazione di alcunché di problematico e di insoluto. Pertanto tale sfera deve necessariamente essere aproblematica, fuori da ogni problematicità, e, quindi non può essere coinvolta in quella materia insoluta di cui attua una sproblematizzazione e da cui è logicamente distinta. Un momento insoluto per acquistare forma risolta e diventare aproblematico deve adeguarsi a una regola o principio che realizza tale passaggio; ma la regola deve essere aproblematica in sè per causare tale passaggio. (Vedi 283). Sarebbe assurdo che qualcosa si risolva mediante ciò che è problematico. 343) Ciò che rende risolto ciò che è insoluto non può essere che fuori dall‟insoluto; non potendo essere nel problematico è esso stesso aproblematico in sè altrimenti sarebbe insoluto. 144) L‟Arte è la sfera aproblematica espressiva di ciò che è immaginativamente e psichicamente intenzionato. Essa crea una sfera aproblematica propria in cui l‟oggetto dell‟intenzionalità immaginativa e l‟oggetto dell‟intenzionalità psichica si fondono e si sproblematizzano in forme perfette. Nell‟arte si fondono in maniera identicamente aproblematica ciò che è immaginativamente intenzionato e ciò che è psichicamente intenzionato. 345) Il linguaggio può esprimere senza dar forma aproblematica a ciò che esprime; può deviare dalla forma aproblematica di ciò che si deve esprime assecondando l‟intenzionalità di chi lo strumentalizza. Dato che aderisce alla intenzionalità di chi lo usa per enunciare (vedi 134-h) il linguaggio può essere uno strumento positivamente o negativamente rivolto verso la forma aproblematica di ciò che si deve esprimere. 346) Da ciò che non è ancora costituito nè pensato in modo aproblematico non bisogna far dipendere il decidere o l‟agire. (Vedi 209). Associazione Bronte Insieme Onlus – www.bronteinsieme.it 44 STEFANO CURCURUTO – DESUNZIONI FILOSOFICHE 247) Di ciò che non è ancora aproblematico o che non è colto o individuato come tale non bisogna nè affermare nè negare. 348) Il vero senso dj alcunché non può essere che aproblematico e consiste in ciò; mentre un senso problematico non ha senso perché sarebbe simile a una freccia indicatrice oscillante e incerta che non si posa mai su nessun punto precisamente indicativo di alcunché. (Vedi 55, 56, 57). 349) Un segno per avere senso deve essere segno di qualcosa di aproblematico ed essere in sè aproblematico. 350) A ciò che è aproblematico si può arrivare per intuizione o analisi, per via immediata o graduale. 351) Ciò che si può costituire in modo aproblematico, si può trarre solo da ciò che è sproblematizzabile secondo determinati principi o regole non problematizzabili. (Vedi 340, 341). 352) Quando una proposizione è teoreticamente problematizzabile all‟interno o all‟esterno della sua validità vuol dire che ciò che esprime non è strutturato in forma aproblematica. 353) Formulare proposizioni problematizzabili significa che non si è arrivati attraverso la loro formulazione a ciò che è aproblematico oppure non si è arrivati a formularle in maniera aproblematica oppure ciò che esprimono non è aproblematico. 354) Se la proposizione non asserisce nulla di aproblematico essa è o problematizzabile o controvertibile o falsa o insignificante. 355) Ciò che è problematico e insoluto è privo di una identità positiva o negativa (vedi 258, 338); cercarne o trovarne l‟identità è cercare o trovare ciò che di esso è affermativamente o negativamente aproblematico sul piano logico o fattuale. (Vedi 304). 356) Quando una proposizione è strutturata nella forma pienamente aproblematica di ciò che esprime non è problematizzabile. 357) Se ciò che una proposizione esprime è sproblematizzato in modo incompleto allora essa è problematizzabile per l‟incompletezza Associazione Bronte Insieme Onlus – www.bronteinsieme.it 45 STEFANO CURCURUTO – DESUNZIONI FILOSOFICHE di ciò che esprime ma non per quel tanto di aproblematico e di risolto che c‟è nella sua forma enunciativa. 358) Quando qualcosa s‟identifica si risolve in alcunché di aproblematico; ragion per cui qualunque cosa per identificarsi o essere identificabile deve risolversi in qualcosa di aproblematico. ~ 359) Quando qualcosa si rende aproblematica s‟identifica per quella che è o non è. 360) L‟esperienza si sproblematizza in ciò in cui s‟identifica in modo aproblematico. 361) Ciò che è aproblematico può essere il risultato di una sproblematizzazione logica o esperienziale, razionale o fattuale. 362) In una materia esperienziale problematica nulla è ancora identificabile in modo aproblematico affermativo o negativo; manca di senso identificativo. 363) Quando il pensiero identifica rende aproblematico ciò che identifica. Ciò che rende aproblematico acquista senso. 364) Il contenuto di ciò che è diventato aproblematico è ciò che è sproblematizzato e risolto. 365) L‟oggetto tematizzato si sproblematizza in un sistema coerente di proposizioni aproblematiche attraverso ciascuna delle quali acquista un grado di forma sempre più risolta e dettagliata nella sintesi di tutti i gradi precedenti e susseguenti per cui è sproblematizzato e si va sproblematizzando. 366) Il pensiero attraverso la dialettica problematizza e sproblematizza la materia esperienziale in vista della forma più o meno aproblematica in cui intenzionarla e risolverla. Esprime ciò attraverso la formulazione di proposizioni problematizzanti (evidenzianti stati insoluti) e sproblematizzanti (datrici di forme risolte) e aproblematiche (forme espressivamente risolte). Associazione Bronte Insieme Onlus – www.bronteinsieme.it 46 STEFANO CURCURUTO – DESUNZIONI FILOSOFICHE 367) Ogni materia esperienziale sproblematizzata assume una forma aproblematica per cui viene tolta dalla sfera della problematicità integrandosi in quella sfera esperienziale risolta dell‟oggetto di cui è materia. 368) Dell‟esperienza si può avere una forma aproblematica generalizzata o specificata o individualizzata. La prima si estende a tutto ciò che ampiamente si risolve in essa, la seconda a ciò che vi si risolve delimitativamente, la terza è limitata a ciò che vi si risolve individuativamente ed esclusivamente. 369) Le proposizioni aproblematiche generalizzate e specificate sono il riflesso logico-espressivo dell‟esperienza che si generalizza e si specifica. 370) L‟esperienza che si problematizza per contrasti insoluti e che si scioglie in forma aproblematica e risolta si riflette nelle proposizioni problematizzanti e sproblematizzanti. 371) Proposizione aproblematica generalizzante: Molte piante sono fiori. Proposizione aproblematica specificante: Questi sono gigli. Proposizione aproblematica individualizzante: Questa sola è margherita. (Vedi 366). 372) Ogni forma sproblematizzata di esperienza è di ciò che prima era materia insoluta e problematica di essa. 373) La sfera dell‟incontraddittorio è aproblematica. 374) Per poter passare da proposizioni problematiche a quelle aproblematiche occorre che la materia insoluta delle prime assuma forma sproblematizzate mediante la formulazione delle seconde. 375) Nella proposizione problematica si riflette una materia potenziale o possibile di esperienzia in cui non si ha alcuna identificazione aproblematica e indubbia di ciò che esprime; è come dire di una donna che ciò che ha nel grembo può essere un maschio o una femmina ma non si sa ancora se è l‟uno o l‟altro. (Vedi 69, 70, 95, 242, 292, 338). Associazione Bronte Insieme Onlus – www.bronteinsieme.it 47 STEFANO CURCURUTO – DESUNZIONI FILOSOFICHE 376) Di un complesso di elementi incerti si deve partire da quello che è riducibile a un momento o punto inizialmente aproblematico del complesso. 377) In un complesso esperienziale insoluto la sproblematizzazione delle parti contribuisce alla sproblematizzazione dell‟intero. 378) Quando un complesso esperienziale non è sproblematizzato nell‟insieme di tutti i suoi elementi insoluti e incerti ma solo in rapporto ad alcuni, il pensiero rimane fra una parte aproblematica e quella problematica del complesso. 379) Ridurre l‟incerto è portarsi a ciò che è aproblematico. 380) Ogni riduzione dell‟incertezza è un sproblematizzazione verso ciò che è aproblematico. processo di 381) Quando i gradi ridotti d‟incertezza sono più di quelli non ridotti costituiscono un alcunché di più aproblematico e di probante. 382) La continua riduzione dell‟incertezza dà luogo a forme proposizionali sempre più aproblematiche ed espressive di ciò che è sempre più accertato. Ma una incertezza parzialmente ridotta dà luogo a una proposizione parzialmente aproblematica. (Vedi 355). 383) La riduzione continua dell‟incertezza esperienziale o mentale aumenta il margine aproblematico di ciò che comincia a diventare certo. 384) Non è detto che l‟intero contenuto di un discorso implichi o mostri una uniformità aproblematica. 385) In un discorso una proposizione aproblematica può includere una proposizione problematica o insoluta; per esempio: « Conosco Giovanni e i suoi ma non so se ancora vivono». In questo discorso vige una strutturazione indubbia (conosco Giovanni e i suoi) che include una proposizione dubbiosa (ma non so se ancora vivono). In tale complesso discorsivo il margine aproblematico è limitato solo alla prima proposizione. Il discorso nella prima proposizione è strutturato in forma aproblematica, nella seconda è in una Associazione Bronte Insieme Onlus – www.bronteinsieme.it 48 STEFANO CURCURUTO – DESUNZIONI FILOSOFICHE problematicità insoluta. Lungo tutta la sua delineazione non è uniformemente aproblematico perché il suo margine aproblematico è circoscritto nella prima proposizione e si arresta nella problematicità della seconda e non continua più. Tuttavia la prima proposizione del discorso ha una forma aproblematica a sè stante e indipendente rispetto alla seconda e conserva una consistenza risolvitiva propria distinta e autonoma; si regge per tale carattere e senso proprio. Quanto c‟è di aproblematico nel discorso («Conosco Giovanni e i suoi») non può essere compromesso da quanto c‟è di problematico («ma non so se ancora vivono») perché quanto c‟è di aproblematico nella prima proposizione si conserva ed è logicamente indipendente in rapporto a quanto c‟è di problematico nella seconda. (Vedi 355, 376). 386) Un complesso discorsivo è uniformemente aproblematico solo se ogni sua proposizione componente esprime e sviluppa in modo risolto il contenuto discorsivo senza implicare proposizioni problematiche o problematizzanti. 387) Un‟attenta analisi teoretica di un complesso discorsivo individua e distingue nelle proposizioni che la compongono quelle aproblematiche da quelle che non lo sono, controllando fin dove il complesso discorsivo manifesta forma aproblematica e dove non la manifesta. 388) Ridurre il complesso discorsivo alle sole proposizioni aproblematiche che la compongono separandolo del tutto dalle sue proposizioni problematiche significa ridurlo alle sole forme risolte che mostra di ciò che argomenta. 389) Un complesso discorsivo è costituito di molteplici proposizioni di cui alcune possono esplicare una funzione risolutrice altre non esplicano alcuna funzione sproblematizzante della materia argomentata. 390) Il grado di consistenza di un complesso discorsivo dipende da quanto di aproblematico e di risolto implica ed attua l‟insieme delle Associazione Bronte Insieme Onlus – www.bronteinsieme.it 49 STEFANO CURCURUTO – DESUNZIONI FILOSOFICHE proposizioni che lo compongono perché non è detto che abbia una uniformità aproblematica. (Vedi 384, 387). 391) L‟oggetto è espresso attraverso un complesso discorsivo di proposizioni in ciascuna delle quali non è detto che assume forma sproblematizzata. Quelle in cui è espresso in forma risolta (proposizioni aproblematiche) possono essere meno di quanto il complesso discorsivo possa ostentare; sicché il complesso ha una forma non uniformemente aproblematica ma ridotta e ristretta alle sole proposizioni risolvitive della materia o oggetto argomentato. (Vedi 385, 386). 392) La totalità aproblematica del complesso discorsivo attua la sproblematizzazione della materia in essa argomentata mediante ogni sua forma proposizionale risolvitrice della materia. 393) Attraverso la sintetizzazione di un numero preponderante di ragioni probanti ed evidenti si struttura qualcosa di più aproblematico rispetto a una materia problematica e incerta. (Vedi 381). Associazione Bronte Insieme Onlus – www.bronteinsieme.it