Stefano Curcuruto
DESUNZIONI FILOSOFICHE
__________
EDIZIONE CULTURALE
La Nuovagrafica – Catania
1976
STEFANO CURCURUTO
VITA E OPERE
Stefano Curcuruto nacque a
Bronte nel 1914 da Saro di
Piedimonte Etneo e da Sara di
Giarre che si erano trasferiti a
Bronte dopo un periodo trascorso
da don Saro in America, dove non
aveva portato la moglie perché,
diceva, “i cosi „i rùmpiri non si
pòttanu in giru”, e qui divenne
“fattore” di un grande feudo di un
Barone della Placa.
Stefano studiò presso i
Salesiani di Randazzo e conseguì il
diploma di Ragioniere che gli
permise prima di fare il segretario
comunale a Bronte e dopo di
Stefano Curcuruto
entrare nell‟Amministrazione dello
Stato raggiungendo i più alti vertici
della Ragioneria Generale a Roma; fu ufficiale di Fanteria in Albania; è
morto a Roma nel dicembre del 2009.
Egli non fu solo un burocrate tecnico, ma un intellettuale autodidatta
sia come poeta che come appassionato di problemi filosofici.
A proposito di Futurismo e Futuristi devo dire che questo movimento
si è affermato di più nell‟arte pittorica con Giacomo Balla, Umberto
Boccioni, Carlo Carrà, Rosai ed altri. E scrittori futuristi hanno scritto sulla
guerra 1915/18 come Luciano Folgore, Corrado Govoni, Ardengo Soffici,
Carlo e Giani Stuparich e tanti altri.
Le opere del Nostro che ci sono pervenute sono:
– “Strassi Giojelli e affini” – Liriche
(Catania - 1934 XIII, Tip. Sorace & Siracusa - pagg. 99 – Lire 7) consta di
100 pagine contenenti 22 liriche più o meno lunghe. All‟interno la firma a
stampiglia dell‟autore per legittimare la copia. A pag. 3 dedica: “Alla
vitalità dinamitarda di F. T. Marinetti”. A pag. 5 la breve lettera di
ringraziamento del fondatore del Futurismo all‟Autore. A pag. 99 l‟indice in
ordine decrescente cioè dal 98 al 7. Due liriche inneggianti al Fascismo e al
Duce: “Vita Italiana” e “Idea” e in quest‟ultima si nota la parola Gioja (pag.
65) con la “j” come in giojelli di copertina e in nojosa (pag. 50), noja (pag.
67), sdrajata (pag. 77) e bujo (pag. 85): non si capisce il perché e si trova
solo un provenzale nojoso, per tutti gli altri bisogna concludere che sia una
delle tante “trovate” futuriste. Copia del suddetto libretto trovasi alla
Biblioteca Universitaria di Catania insieme a:
– “Col sole e con la pioggia” – liriche
(pagg. 31, Lire 200 - Ed. Alfa e Omega - Catania 1950; e
– “Desunzioni1 filosofiche” (pagg. 63 – La Nuovagrafica - Catania - 1976).
“Col sole e con la pioggia” contiene 31 liriche che sembrano molto
diverse da quelle del 1934, che rappresenterebbero per l‟autore, il periodo
eroico del suo Futurismo. Notevole a pag. 15 “Ritrovi d‟amore in un bosco
di pini” che vuole essere una sua imitazione de “La pioggia nel pineto” di
Gabriele D‟Annunzio.
“Desunzioni filosofiche” del 1976, definita “Edizione culturale”
senza prezzo, contiene la seguente “Nota introduttiva:
“Presento questa breve raccolta di desunzioni tratte da un manoscritto
personale inedito per fissare e mettere in rilievo i punti più salienti di
un‟impostazione filosofica nuova invitando a tener conto del fatto che i
termini lessicali qui in uso hanno un significato proprio che va compreso in
modo esatto per cogliere attraverso di esso le linee di una tematica
filosofica che vuole essere di apertura alle esigenze del pensiero di oggi e
di uscita dal chiuso di una cultura ristretta. L‟Autore Catania 1976”
Queste “desunzioni” sono 393 numerate, ma perché non ha pubblicato il suo
manoscritto che sarà stato più esplicativo e meno riassuntivo? Ad ogni
modo dalla nota riportata sopra apprendiamo che il Curcuruto aveva dato
una nuova impostazione filosofica e ciò era in linea con gli orientamenti
filosofici innovativi del Futurismo; quindi si può dire che era non solo poeta
ma anche filosofo futurista.
Ho fatto di tutto per avere notizie del suddetto manoscritto, ma non sono
riuscito a trovarne.
Le “Desunzioni” non sono altro che un ossessivo parlare di
“aproblematico” e “problematico” con tutti i loro derivati e i 393 paragrafi
sono costituiti da una o più proposizioni:
“(1) E‟ aproblematico ciò che per la sua evidenza non ha bisogno di prove
e non è problematizzabile. E‟ il carattere di ciò che è chiaro e libero da
1
Desunzioni: questo sostantivo non esiste nel Palazzi Folena, quindi penso
che sia un termine futurista derivato dal verbo desumere che vuoi dire
ricavare, arguire, congetturare o intuire. Pertanto credo che sia stato
coniato con il significato originale di ricavati; in altri termini riassunti, ma in
periodi numerati.
stati problematici insoluti. Incontrovertibile, inquestionabile, in contestabile, di ciò che è universalmente valido, indubbio, vero, certo, assiomatico e
apodittico”.
Si parla prevalentemente di “logica” (91 - 206 ), e sono citate l‟etica (211),
la “verità” (314), l‟“arte” (344) il “linguaggio” (345) e “l‟esperienza” (368);
c‟è anche questa definizione di Filosofia: (138) Il La filosofia è la ricerca di
un fondamento aproblematico delle cose e della conoscenza.”; e non si
citano filosofi tranne:
(227) “Tutti i filosofi, esclusi gli scettici, ricercano ciò che è
aproblematico: per i presocratici è aproblematico l‟arché, per Platone le
Idee, per Loche le idee empiriche, per Cartesio il “cogito”, per gli idealisti
l‟io trascendentale, per i neopositivisti ciò che è verificabile, per
Wittgenstein i fatti atomici. (Vedi 136); Heisenberg-Karl 1901-1976 Premio Nobel per la micro fisica (204); Cartesio (325); Husserl Edmund
1859-1938 – Fenomenologia - (332).
Bronte Insieme ed io abbiamo deciso di pubblicare integralmente le
tre operette del Curcuruto in PDF per dare la possibilità ai nostri affezionati
lettori di poterli scaricare liberamente e poterli commentare con comodità.
Infatti abbiamo deciso pure di lasciare questa pagina aperta in modo da
inserire le eventuali critiche con la firma degli autori, ai quali auguriamo
buona lettura.
Nicola Lupo
Bari, 15 Settembre 2010
1
STEFANO CURCURUTO – DESUNZIONI FILOSOFICHE
NOTA INTRODUTTIVA
Presento questa breve raccolta di desunzioni tratte da un
manoscritto personale inedito per fissare e mettere in rilievo i punti
più salienti di un‟impostazione filosofica nuova invitando a tener
conto del fatto che i termini lessicali teoretici qui in uso hanno un
significato proprio che va compreso in modo esatto per cogliere
attraverso di esso le linee di una tematica filosofica che vuole essere
di apertura alle esigenze del pensiero di oggi e di uscita dal chiuso
di una cultura ristretta.
L‟Autore
Catania 1976
Associazione Bronte Insieme Onlus – www.bronteinsieme.it
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STEFANO CURCURUTO – DESUNZIONI FILOSOFICHE
l) È aproblematico ciò che per la sua evidenza non ha bisogno di
prove e non è problematizzabile. È il carattere di ciò che è chiaro e
libero
da
stati
problematici
insoluti,
incontrovertibile,
inquestionabile, incontestabile, di ciò che è universalmente valido,
indubbio, vero, certo, assiomatico e apodittico.
2) Ciò che viene risolto diventa aproblematico in quanto è stato tolto
alla problematicità (sproblematizzato).
3) A ciò che è aproblematico si può arrivare o per dimostrazione
razionale o per evidenziazione percettuale o per intuizione logica.
4) Ciò che è intrinsecamente evidente è intrinsecamente
aproblematico; per esempio: gli elementi percettivi dell‟esperienza o
quelli concettuali del pensiero logico. Esso non può essere oggetto di
problematizzazione.
5) Ciò che è evidente in sé è aproblematico in sé; è fuori dalla
problematicità e rimane invariato e incontrovertibile.
6) Ciò che è o diventa aproblematico (sproblematizzato) non è più
problematizzabile.
7) Ciò che il pensiero risolve lo riduce a forma aproblematica;
questa può essere completa o incompleta.
8) La forma aproblematica non è altro che l‟aspetto logico- evidente
che assume ciò che viene risolto e sproblematizzato per via apriori o
aposteriori.
9) Risolvere è dare forma aproblematica o sproblematizzata
all‟oggetto insoluto del pensiero o dell‟esperienza. Se attraverso la
dimostrazione o la prova non si riesce a dare forma aproblematica
all‟oggetto insoluto vuol dire che questo non è sproblematizzabile o
non rientra fra le cose solubili.
10) Non si può nè si deve problematizzare ciò che è aproblematico o
che è diventato tale per via logica o esperienziale.
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STEFANO CURCURUTO – DESUNZIONI FILOSOFICHE
11) Fuori dalla logica formale e dell‟esperienza fattuale nessun
oggetto è o può diventare aproblematico.
12) L‟oggetto è definito dal modo aproblematico o non secondo cui
entra e si costituisce nel pensiero logico o nell‟esperienza.
13) Definire è identificare; identificare è ridurre per via concettuale o
percettuale a forma aproblematico ciò che si pensa di definire e
dimostrare.
14) Ciò che non è ridotto o circoscritto in forma aproblematica
identificativa è materia esperienziale indefinita e insoluta.
15) Ciò che non è riducibile o identificabile in forma aproblematica è
l‟indefinibile e l‟insolubile.
16) Il definibile è ciò che può essere ridotto a forma aproblematica
attraverso un procedimento logico-dimostrativo o una prova
esperienziale.
17) Ciò che non è aproblematico o è falso o non è ancora nè vero nè
falso (problematico).
18) Il falso è ciò che è in contrasto diretto con ciò che è
intrinsecamente aproblematico sul piano logico e esperienziale.
19) Un oggetto problematico non è nè vero nè falso in quanto attende
dal pensiero o dall‟esperienza di essere risolto o “sciolto” in uno dei
due termini in cui identificarlo in maniera aproblematica.
20) L‟ enunciazione di ciò che è in diretto contrasto con ciò che è
aproblematico sul piano logico o fattuale costituisce una
proposizione falsa.
21) L‟ enunciazione di ciò che non è ancora costituito nè in contrasto
nè in accordo con ciò che è aproblematico costituisce una
proposizione problematica che è tale perché esprime un „oggetto
insoluto.
22) Cinque sono le sfere del nostro modo di esperire le cose: la sfera
aproblematica, quella problematica, quella sproblematizzabile, quella
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STEFANO CURCURUTO – DESUNZIONI FILOSOFICHE
problematizzante
e
quella
falsa.
Ogni proposizione che formuliamo rientra per il modo che esprime e
per ciò che esprime in una delle suddette sfere modali.
23) Si può comprendere e accettare come verità solo ciò che
nell‟esperienza può assumere forma aproblematica o ciò che si
costituisce come tale nell‟ambito logico del pensiero.
24) Il fatto che l‟intenzionalità logica si riferisce a un modo razionale
e coerente di pensare l‟oggetto possibile indica che tende
essenzialmente alla forma aproblematica di esso.
25) La vera intenzionalità del pensiero è sempre quella logica diretta
esclusivamente a cogliere e a costituire l‟oggetto in forma
aproblematica.
26) I caratteri peculiari della forma aproblematica apriori (eidos) con
cui va logicamente intenzionato l‟oggetto e ogni formulazione
proposizionale che lo deve esprimere sono a) evidenza b) coerenza c)
determinatezza d) incontraddittorietà all‟interno della sua
concettualità e) incontrovertibilità all‟esterno.
27) Ogni cosa per essere identificata deve aderire alla forma
aproblematica apriori verso cui il pensiero logico tende a
intenzionare qualsiasi oggetto possibile dell‟esperienza.
28) Ciò che non può rientrare in una sfera logica o esperienziale
aproblematica è sempre controvertibile oppure insolubile.
29) La sfera logica del pensiero ha una sua specifica base
intenzionale e strutturale: quella di pensare e concepire secondo
identità e non-contraddizione. Pensare secondo identità e noncontraddizione è pensare in forma aproblematica apriori ogni oggetto
possibile o costituibile in quella forma.
30) La forma aproblematica è l‟essenza della costituzione logica
dell‟oggetto possibile. È l‟apriori generale con cui non soltanto va
concettualmente intenzionato qualsiasi oggetto ma qualsiasi
percettualità di esso.
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31) Ogni cosa per essere comprensibile deve strutturarsi in forma
aproblematica per via logica o esperienziale.
32) Ciò che viene intenzionato nella sfera apriori e trascendentale del
pensiero è la forma aproblematica che sempre deve assumere
l‟oggetto della nostra riflessione. L‟attività logica del pensiero è
intenzionalmente rivolta alla forma aproblematica dell‟oggetto; tende
a intenzionarlo in maniera aproblematica anche quando è
problematicamente pensato, cioè, tende a risolverne la
problematicità, a sproblematizzarlo. Perché l‟attività logicointenzionale del pensiero è finalizzata da un obiettivo ben preciso: la
forma aproblematica che deve assumere ogni oggetto insoluto
dell‟esperienza.
33) È incomprensibile ciò che non si può costituire in forma
aproblematica.
34) Ciò che è comprensibile e intelligibile è riducibile a forma
aproblematica e identificativa.
35) La proposizione logico-incontraddittoria è tale perché costituita e
strutturata solo ed esclusivamente in una forma aproblematica
apriori. La proposizione fattuale è costituita soltanto in una forma
aproblematica aposteriori.
36) Quando sul piano logico o gnoseologico una proposizione
implica incontraddittorietà e coerenza logica all‟interno della propria
forma strutturale e incontrovertibilità all‟esterno in rapporto
all‟esperienza cui si riferisce, è pienamente aproblematica e
rappresenta il tipo perfetto e completo di proposizione vera.
37) Se di fronte a una tesi proposizionale fondata si contrappone
un‟antitesi proposizionale motivata, ciò rivela che la forma
aproblematica della tesi è incompleta e va ulteriormente completata
attraverso una maggiore sproblematizzazione dell‟oggetto che
esprime.
38) Se separatamente presi tesi e antitesi proposizionale possono
rappresentare forme aproblematiche limitative e incomplete del
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medesimo oggetto che esprimono allora in ciò che di esse deve
fungere da sintesi proposizionale viene sproblematizzato e
completato di più ciò che è meno sproblematizzato e risolto nella tesi
e nell‟antitesi proposizionale presi isolatamente.
39) La forma aproblematica è l‟oggetto di ogni intenzionalità logicoapriori e di ogni esperienzialità aposteriori.
40) Formuliamo proposizioni in cui problematizziamo l‟oggetto,
altre in cui lo sproblematizziamo e altre in cui lo esprimiamo in
forma costitutivamente aproblematica per evidenziazione logica o
esperienziale.
41) Una proposizione è strutturalmente aproblematica se il senso
d‟insieme e di ciascuna delle sue parti coincidono in maniera
aproblematica escludendo qualsiasi implicanza insoluta.
42) Una proposizione è funzionalmente sproblematizzante quando la
sua formulazione esplica una funzione risolutrice di una materia
esperienziale problematica in cui opera. In ciò sta il suo carattere
funzionale. Non è funzionale quando formulata non esplica alcuna
funzione risolutrice nell‟ambito di una problematicità in cui operare.
È proposizione sproblematizzante quella che formulata fa diventare
ciò che è problematico e insoluto risolto e aproblematico.
43) Se la proposizione non esprime l‟oggetto in forma aproblematica
è inefficiente e priva di funzionalità positiva perché non dà forma
aproblematica a ciò che esprime. È funzionale se dà forma
aproblematica a ciò che enuncia.
44) La proposizione deve essere formulata su ciò che si dà in
maniera aproblematica attraverso l‟esperienza o che si costituisce
come tale attraverso il pensiero.
45) La proposizione è aproblematica se esprime un‟oggetto risolto.
46) Un‟oggetto insoluto rende problematica la proposizione che
l‟esprime.
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47) La proposizione si riveste della forma aproblematica o
problematica o falsa dell‟oggetto che esprime.
48) Ciò che è aproblematico per intrinseca struttura è l‟elemento
logico-normativo e quello percettuale-fattuale. Essi sono elementi
semplici auto-fondanti.
49) Il complesso delle proposizioni tipizzate sono quelle logiche e
fattuali. Le proposizioni logiche hanno una forma aproblematica
invariabile, quelle fattuali una forma aproblematica accidentale.
Entrambe hanno un fondamento che legittima la loro particolare
forma.
50) C‟è l‟evidenza aproblematica semplice e quella complessa; la
prima è immediata e indivisibile in sé come l‟evidenza percettiva del
bianco e del nero che vedo etc.; la seconda è analiticamente divisibile
e mediabile nel processo attraverso cui è stata costituita; per
esempio: il risultato evidente ed esatto di un difficile calcolo
matematico.
51) Più evidenze aproblematiche semplici formano un‟evidenza
aproblematica complessa; questa a sua volta è analiticamente retroriducibile a quelle semplici originarie le quali anche se definibili non
sono ulteriormente analizzabili o riconducibili ad altro o oltre la
forma aproblematica che hanno.
52) Gli elementi percettuali semplici sono auto-evidenti; non si
dimostrano ma si accettano perché si mostrano nella loro evidenza
intrinsecamente aproblematica a cui nulla è toglibile o aggiungibile.
53) Ciò di cui possono essere consapevole può essere aproblematico
o problematico.
54) Quando il significato di una proposizione è problematico, la
proposizione è equivoca. Solo nella forma aproblematica è
definitamente univoca e consistente. (Vedi 2).
55) Dare senso è dare forma aproblematica.
56) Ciò che non ha forma aproblematica non ha senso univoco.
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57) Ciò che conferisce forma aproblematica conferisce senso e
univocità.
58) Il sistema delle proposizioni in cui l‟oggetto tematizzato è risolto
rende aproblematica ogni proposizione deduttivamente e
rigorosamente derivata da esso.
59) Al di quà dell‟esperienza attuale c‟è il solubile, il determinabile
in forma aproblematica; al di là dell‟esperienza attualmente evidente
c‟è il problematico che può essere risolto o l‟insolubile che non
diventa mai forma aproblematica.
60) Non è sproblematizzabile ciò che non si accorda nè con la logica
nè con l‟esperienza, non essendo risolvibile nè attraverso l‟uno nè
attraverso l‟altro.
61) Tutto ciò che trascende la logica e l‟esperienza è problematicità e
non assume mai forma aproblematica e risolta.
62) Cercare di dare forma aproblematica e risolta a ciò che per la sua
problematicità trascende la logica e l‟esperienza e assurdo e
inattuabile.
63) Nelle proposizioni tautologiche il predicato è parte indivisibile e
intrinseca della struttura aproblematica del soggetto da cui deriva. Il
predicato non fa che esplicare la forma aproblematica del soggetto di
cui è elemento strutturalmente essenziale e modale.
64) In un asserto si esige che la forma che esprime un‟esperienza sia
aproblematica. Enunciati o proposizioni possono essere formulate e
concatenate fra loro in maniera indifferente alla forma aproblematica
di un‟esperienza come nei giochi linguistici di questa specie: stretta
la foglia e larga la via dite la vostra chè ho detto la mia.
65) Nulla può essere assunto in forma aproblematica se non è
costituito come tale. Assunzione e costituzione della forma
aproblematica coincidono.
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STEFANO CURCURUTO – DESUNZIONI FILOSOFICHE
66) Se una proposizione implica dentro e fuori di sè incoerenze e
controvertibilità non soltanto è priva di forma aproblematica ma non
esercita alcuna funzione risolutrice da un punto di vista funzionale.
67) Se una forma proposizionale rimane aperta alla problematicità
dell‟oggetto espresso, rivela che può essere riformulata attraverso
una nuova forma enunciativa in cui l‟oggetto è più risolto e più
aproblematico per cui diventa più sproblematizzante.
68) Nella continua formulazione delle proposizioni quelle più
strutturalmente
aproblematiche
e
funzionalmente
più
sproblematizzanti tendono a sostituire quelle meno aproblematiche e
meno sproblematizzanti nell‟ambito di una materia problematica per
cui vengono formulate o di una tematica oggettiva che trattano.
69) Il “possibile” non indica nulla di aproblematico sul piano
fattuale (vedi 1). “Domani può piovere” è una proposizione che non
ha il carattere o la forma intrinsecamente aproblematica della
proposizione fattuale “Oggi piove”. La prima indica una possibilità
che l‟esperienza può smentire; la seconda uno stato effettuale.
70) Sul “possibile” non si può formulare una proposizione
aproblematica perché il “possibile” implica problematicità di
qualche cosa che può essere o non-essere; mentre una proposizione
per essere aproblematica deve esprimere e implicare un‟oggetto o un
evento risolto. (Vedi 8).
71) La forma aproblematica di una proposizione non può fondarsi su
uno strato problematico insoluto altrimenti ci sarebbe incoerenza di
base; semmai può confinare con ciò che è problematico e ancora
insoluto.
72) Lo strato aproblematico di una proposizione è il fondamento
della sua struttura; può essere formata o da elementi logico-formali o
da elementi fattuali o da entrambi.
73) Una proposizione strutturata su uno strato aproblematico è
strutturata nella coerenza e nell‟incontrovertibilità. Tale strato può
essere logico o fattuale.
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STEFANO CURCURUTO – DESUNZIONI FILOSOFICHE
74) La differenza fra certezza e probabilità è che la prima è
aproblematica in sè (vedi 5) mentre la seconda implica gradi di
problematicità esperienziale accanto a gradi aproblematici successivi
di esperienza assimilabili a una conclusione sempre meno
problematizzabile e più prossima a una forma esperienziale
aproblematica.
75) La connessione arbitraria dei termini percettuali non dà una
forma proposizionale oggettivamente aproblematica. Per esempio
“egli s‟incamminò verso una montagna tutta d‟oro”. Analizzando
teoreticamente questa proposizione vediamo che solo separatamente
presi i termini “montagna” e “oro” sono elementi percettuali
aproblematici o di fatto perché ciascuno corrisponde a un dato
percettivo e oggettivo dell‟esperienza o a una cosa effettivamente
esistente. La loro combinazione nella suesposta proposizione è
dovuta all‟uso di termini reali per una connessione arbitraria alla cui
base sta una intenzionalità immaginativa.
76) Il fine di ogni attività logica e gnoseologica del pensiero è la
realizzazione di una sfera conoscitiva aproblematica attraverso la
continua riduzione della sfera conoscitiva problematica a forme
problematizzate e risolte.
77) L‟uso logico e legittimo dei termini concettuali nella
formulazione delle proposizioni è di sproblematizzare e di risolvere
in forma aproblematica ciò che intendiamo esprimere e dimostrare.
78) Una proposizione ha una forma aproblematica quando esclude
dentro la propria struttura ogni incoerenza logica e fuori di sè ogni
motivo di controvertibilità.
79) Una proposizione è valida se è strutturalmente aproblematica e
funzionalmente sproblematizzante.
80) Nella forma aproblematica e definita di una proposizione c‟è una
materia esperienziale che ha assunto una identificazione
inquestionabile; esempio: la terra è rotonda.
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STEFANO CURCURUTO – DESUNZIONI FILOSOFICHE
81) È vera ogni proposizione che esprime l‟oggetto in forma
sproblematizzata, identificata o aproblematica.
82) Attraverso ogni formulazione di una proposizione valida si attua
un grado di sproblematizzazione irriversibile dell‟oggetto insoluto.
Pertanto la forma sproblematizzata che la proposizione realizza
dell‟oggetto che esprime non può essere riproblematizzata, cioè, non
può essere rivolta indietro in quella problematicità dell‟oggetto di cui
esprime ormai una forma risolta. (Vedi 10).
83) L‟oggetto problematico attraverso la formulazione delle
proposizioni che lo risolvono passa attraverso gradi irriversibili di
sproblematizzazione in cui è definito ed esplicato in maniera sempre
più aproblematica.
84) Nella sfera del pensiero ogni forma sproblematizzata dell‟oggetto
è la forma attualmente risolta di uno stato precedentemente insoluto
di esso. Per cui ogni forma sproblematizzata indica il risolversi di
una esperienza dell‟oggetto che antecedentemente era problematico.
85) L‟uso dei termini linguistici non sempre si adegua perfettamente
a ciò che il pensiero intenziona in forma aproblematica.
86) L‟errore è una deviazione mentale da quella particolare forma
aproblematica in cui va risolta e intenzionata la problematicità
dell‟oggetto.
87) L‟uso dei termini linguistici deve rendere aproblematico ciò che
si enuncia e si esprime attraverso di essi. Rendendo aproblematico
ciò che si enuncia lo rendiamo dotato di senso e valido.
88) Si può togliere un‟oggetto dalla sua problematicità e insolutezza
solo se si riesce a dargli forma aproblematica e risolta attraverso il
ragionamento logico o la prova esperienziale.
89) Per rendere aproblematica una proposizione occorre fondarla
nell‟ambito di una coerenza logico-incontraddittoria e di una
esperienzialità incontrovertibile.
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90) Se un oggetto problematico è risolvibile vuol dire che può essere
evidenziato e identificato in una forma aproblematica apriori o
aposteriori secondo se la sua problematicità viene risolta nella sfera
logica o in quella fattuale.
91) Solo la logica e l‟esperienza rendono fondativamente
aproblematica una proposizione. Una proposizione formulata fuori
dalla logica e dall‟esperienza non acquista forma aproblematica ed è
priva di senso.
92) Tutto ciò che è fuori dalla sfera sproblematizzante apriori (logica
razionale) e di quella sproblematizzante aposteriori (esperienza
fattuale) è materia problematica insolubile.
93) Lo strutturarsi della proposizione nella sfera logica o in quella
fattuale è il suo radicarsi in uno strato aproblematico fondativo.
94) Un oggetto problematico insoluto può diventare aproblematico o
acquistare forma risolta o attraverso le operazioni formali del
pensiero o attraverso un processo esperienziale o attraverso
l‟intuizione immediata.
95) Ciò che non è identificabile non è riducibile in forma
aproblematica definita. L‟identificato è aproblematico.
96) Ciò che è intrinsecamente aproblematico in sè non è analizzabile
o scomponibile in altra evidenza che non sia quella che attualmente
manifesta.
97) Di ciò che viene sproblematizzato si può analizzarne l‟iter logico
o esperienziale attraverso cui è stato costituito come tale.
98) Problematizzare significa evidenziare uno stato logico o
esperienziale insoluto al fine di risolverlo in forma aproblematica a
condizione che questa sia intenzionata.
99) Il ri-problematizzare è valido solo se significa mettere in
questione o ciò che è stato insufficientemente sproblematizzato o
l‟incompletezza della forma aproblematica in cui è stato
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STEFANO CURCURUTO – DESUNZIONI FILOSOFICHE
parzialmente o unilateralmente risolto l‟oggetto tematizzato e
argomentato.
100) Talvolta si problematizza continuamente senza intenzionare la
forma aproblematica e risolta di ciò che problematizziamo.
101) L‟intenzionalità del pensiero è chiusa quando si restringe alla
forma aproblematica parziale, unilaterale o incompleta con cui
intenziona attualmente l‟oggetto; aperta quando al di là di una forma
aproblematica restrittiva e limitativa di esso è pronta a intenzionarne
una forma più aproblematica e risolta che trascende l‟altra.
102) La soggettività conoscitiva si sviluppa nell‟immanenza di ciò
che si dà in maniera problematica o che viene problematizzato e
nell‟immanenza di ciò che si costituisce in maniera aproblematica o
viene sproblematizzato.
103) La formulazione soggettiva della proposizione risente del modo
aproblematico o non con cui l‟oggetto della proposizione si
costituisce o entra nella nostra esperienza.
104) La proposizione vera si struttura sempre più nella stessa forma
aproblematica in cui si costituisce e si determina l‟oggetto che deve
esprimere quanto più la formulazione soggettiva di essa riesce a
renderla aderente all‟oggetto nell‟insieme della sua esperienzialità e
in tutti i punti caratterizzanti del suo insieme.
105) Le proposizioni vanno ricondotte all‟intenzionalità originaria
che sta al fondo della loro formulazione perché dalla intenzionalità
con cui sono state formulate scaturisce il senso o la direzione verso la
forma aproblematica , o non di ciò che esprimono.
106) L‟indubitabile è aproblematico. Il dubitabile è materia
problematica e problematizzabile.
107) Le percezioni attuali dell‟oggetto sono aproblematiche; ciò che
va al di là dell‟attualità aproblematica percettiva, per esempio, il
“possibile” rientra nella materia problematica dell‟esperienza. (Vedi
69).
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STEFANO CURCURUTO – DESUNZIONI FILOSOFICHE
108) Un concetto è analiticamente solubile e definibile negli
elementi evidenti che lo costituiscono e lo distinguono in maniera
aproblematica da ogni altro. Quando la distinzione è problematica il
concetto è confuso ed equivoco.
109) Ci sono termini aproblematici a cui l‟analisi si arresta perchè
non scomponibili in null‟altro. Se analizziamo l‟idea di triangolo lo
possiamo dividere in tre angoli, questi in tre lati, i lati in punti; questi
non essendo scomponibili costituiscono il termine d‟arresto
dell‟analisi in quanto elementi aproblematici indivisibili oltre i quali
l‟analisi non può più procedere. (Vedi 51).
110) Arrivare a ciò che per la sua essenza non è più
problematizzabile e analizzabile è arrivare a ciò che è
intrinsecamente aproblematico.
111) Tutti i principî e proposizioni che non possono essere smentiti
dalla logica e dall‟esperienza sono aproblematici.
112) L‟evidenza aproblematica immediata è ciò che non ha bisogno
di mediazione logica per essere tale come i dati percettivi e sensitivi
o ciò che rientra nell‟osservazione diretta o nell‟intuizione logica o
nell‟appercezione egologica.
113) Si può analizzare teoreticamente solo ciò che è logicamente
scomponibile in termini o elementi aproblematici ultimi. Elementi
aproblematici sono quelli logico- formali, percettuali ed egologici.
114) Attraverso certe idee evidenziamo e rappresentiamo in maniera
permanentemente aproblematica dati esperienziali come l‟idea di
uomo, casa, azzurro, suono, etc..
115) Un oggetto insoluto non può diventare aproblematico fin
quando la concezione di esso implica incoerenze sul piano logico e
indeterminatezze sul piano dell‟esperienza. Un‟oggetto è identificato
in modo aproblematico quando esclude ogni incoerenza mentale e
indeterminatezza esperienziale.
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STEFANO CURCURUTO – DESUNZIONI FILOSOFICHE
116) La formulazione di una proposizione vera e valida fa parte
intrinseca dell‟esperienza che struttura ed esprime in maniera
aproblematica.
117) Nessun oggetto può dirsi identificato se non è sproblematizzato
in forma aproblematica. La sua identificazione è quella particolare
forma aproblematica che assume senza equivoci. L‟identificato è
aproblematico.
118) Più momenti sproblematizzati dell‟esperienza formano una
sfera esperienziale aproblematica del pensiero su cui si fondano
proposizioni valide.
119) La filosofia ha compiti complessi: fra questi annoveriamo
quello di essere analisi teoretica del carattere strutturale e funzionale
della proposizione, cioè se ha forma aproblematica o se
sproblematizza ciò che esprime. Analizza se la forma enunciativa
della proposizione è aproblematica, problematica o falsa, se la
proposizione dà forma aproblematica o non all‟oggetto che esprime o
tematizza.
120) Quando la forma logica della proposizione e il suo contenuto
esperienziale coincidono in maniera identicamente aproblematica, la
proposizione acquista piena validità.
121) Ogni categoria logica è una forma aproblematica a priori di ciò
che è esperibile o esperenziale; è una strutturabilità possibile
dell‟esperienza fattuale.
122) L‟intenzionalità del pensiero può precedere come eccedere la
fattualità dell‟oggetto verso cui è rivolta. Quando precede
immediatamente la fattualità esperibile dell‟oggetto si ha l‟intuizione
della sua forma aproblematica apriori esattamente identica con la sua
esperibilità aposteriori. Quando eccede l‟oggetto o l‟obiettività verso
cui è diretta vuol dire che intenziona di esso più di quanto è
necessario per circoscriverlo e identificarlo in forma aproblematica
oppure tende a intenzionare esso oltre i limiti in cui è attualmente
circoscritto e definito.
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STEFANO CURCURUTO – DESUNZIONI FILOSOFICHE
123) I molteplici modi mentali di intenzionare l‟oggetto possono
contrastarsi senza che nessuno di essi dia luogo alla forma
aproblematica con cui va intenzionato, come possono fondersi e
omogeneizzarsi dando luogo a una sua forma aproblematica univoca
e identificativa.
124) Nell‟arte si da forma aproblematica significativa alla materia
emotiva e immaginativa.
125) Ai limiti della sfera sproblematizzata dell‟esperienza c‟è quella
sfera problematica che attende di essere risolta in sfera aproblematica
attraverso i principi sproblematizzanti apriori e aposteriori del
pensiero.
126) È solubile ciò che è manifestabile per via percettuale ed
esemplificabile per via razionale in maniera aproblematica.
127) Ogni proposizione si rivesta del modo intenzionale con cui il
soggetto la formula. Se il soggetto è logicamente intenzionato verso
la forma aproblematica di ciò che deve esprimere, formula la
proposizione conformemente a ciò che intenziona; se emotivamente
intenzionato la proposizione ne risente. Ogni proposizione risente del
genere di intenzionalità con cui viene concepito l‟oggetto che si
esprime.
128) Bisogna esaminare quale specie di intenzionalità soggettiva è
alla base delle proposizioni formulate. Se una proposizione risulta
dotata di forma aproblematica di ciò che esprime significa che tale
forma era obiettivamente intenzionata all‟inizio della formulazione
proposizionale.
129) Ogni analisi teoretica delle proposizioni formulate a scopo
risolvitivo di una data tematica o problematica deve esaminare
criticamente se attraverso la loro formulazione s‟intenziona e si attua
una forma aproblematica e risolta dell‟oggetto trattato oppure si
devia o si è fuori da ogni realizzazione o intenzionalità logica verso
di essa.
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STEFANO CURCURUTO – DESUNZIONI FILOSOFICHE
130) Un‟oggetto insoluto può assumere forma aproblematica e risolta
quando entra nell‟ambito della sfera risolutrice apriori e aposteriori
del pensiero. Non può assumere forma aproblematica fuori di tale
ambito.
131) Solo ciò che si accorda con la logica e l‟esperienza assume
forma aproblematica.
132) Anche se le cose possono connettersi indipendentemente dalla
soggettività e non entrare nella sua diretta esperienza, di esse nulla è
afferma bile o nega bile in modo aproblematico fin quando la loro
fattualità non è soggettivamente esperibile.
133) La proposizione diventa
aproblematica di ciò che esprime.
valida
solo
nell‟immanenza
134) Le proposizioni non sono formula bili fuori dalla sfera
soggettiva e delle sue intenzionalità. Si può ricondurre la
proposizione dalla sua esteriorità espressiva all‟intenzionalità
soggettiva con cui è formulata oppure al grado di intenzionalità verso
la forma aproblematica e obiettiva di ciò che deve esprimere.
135) La forma aproblematica rappresenta il terminus a quoe ad quem
di ogni proposizione validamente formulata o formulabile.
136) Ogni proposizione si struttura nella forma aproblematica o non
dell‟oggetto che enuncia e ha il suo senso e non senso in ciò.
137) Le norme regolative per la formulazione e la disamina teoretica
delle proposizioni sono:
a) Accettare soltanto le proposizioni che hanno forma
aproblematica.
b) Respingere quelle che sono in palese contrasto con le
proposizioni di forma aproblematica.
c) Formulare una proposizione solo nell‟ambito della forma
aproblematica in cui può essere costituito il suo oggetto di
espressione
ed
escludere
qualsiasi
formulazione
proposizionale che non rientra in tale forma.
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STEFANO CURCURUTO – DESUNZIONI FILOSOFICHE
d) Rinunziare a formulare come vera e valida una proposizione
il cui oggetto trascende ogni possibilità di essere costituito in
forma aproblematica.
e) Accettare soltanto le proposizioni problematiche il cui
oggetto è solubile in forma aproblematica e scartare quelle il
cui oggetto tematizzato è insolubile e incostituibile in tale
forma.
f) Controllare se l‟insieme delle relazioni strutturali della
proposizione e l‟insieme delle relazioni strutturali
dell‟oggetto che esprime coincidono in forma identicamente
aproblematica. (Vedi 41).
g) Formulare una proposizione esclusivamente nell‟immanenza
di ciò che si pensa o si dà in modo aproblematico.
h) Esaminare il genere di intenzionalità con cui è stata
formulata la proposizione.
138) La filosofia è la ricerca di un fondamento aproblematico delle
cose e della conoscenza.
139) La sfera aproblematica del pensiero è costituita dalle
qualificazioni evidenziate e oggettivate dell‟esperienza e del
ragionamento.
140) Quando un principio applicato fa rimanere il pensiero o la
riflessione in una problematicità esperienziale insoluta invece di
realizzarne una forma risolta è un pseudo-principio inutile e antifunzionale.
141) Sono le conseguenze risolventi e insolventi a caratterizzare la
positività o negatività di un principio filosofico, scientifico, sociale,
tecnico, economico, etc., riguardo alla problematica cui vengono
applicati.
142) La validità dei principi sta nella loro funzione di
sproblematizzare, di togliere le implicanze problematiche di
un‟esperienza dandole forma risolta. Per esempio nel campo medico
un principio diagnostico applicato risultando esatto risolve un caso
patologico.
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STEFANO CURCURUTO – DESUNZIONI FILOSOFICHE
143) Una volta colto non si può cercare il fondamento aproblematico
di un fondamento intrinsecamente aproblematico; prima perché
sarebbe contraddittorio, secondo perché si problematizza e si mette
in questione ciò che è essenzialmente aproblematico in sè. (Vedi 4-56).
144) Una proposizione è pura quando non ha alcuna problematica
insoluta rivelandosi aproblematica in tutta la sua estensione.
145) La deduzione parte da una forma aproblematica generalizzata di
proposizione per trarre ed esplicarne coerentemente più modi
aproblematici specificati di essa. L‟induzione parte da molteplici dati
aproblematici evidenti di esperienza assimilabili a una forma
aproblematica generalizzabile ed estensibile del pensare.
146) Il potere intuitivo e mediatore del pensiero logico è delimitato
dal settore o momento problematico della materia esperienziale‟ in
cui questa per la sua solubilità rivela possibile e attuabile una sua
forma aproblematica o mediata, logicamente generalizzabile o
specificabile.
147) Le proposizioni risentono del carattere problematico e
aproblematico dell‟esperienza in cui si strutturano e che enunciano e
dell‟intenzionalità soggettiva che le formula.
148) La forma aproblematica dell‟oggetto può essere logicamente
intuita o mediata, globale o parziale, iniziale o finale.
149) II senso logico dell‟intenzionalità soggettiva di una
proposizione è la forma aproblematica e identificativa di ciò che
esprime e indica.
150) L‟oggetto traspare in forma pienamente aproblematica nel
punto in cui il suo modo di essere logicamente intenzionato e il suo
modo di essere esperito ed espresso coincidono.
151) La forma aproblematica apriori costituisce la struttura
logicamente intenzionata di ogni oggettività possibile ed esperibile
verso cui tende il pensiero.
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152) Una proposizione che implica incoerenza
indeterminatezza esperienziale non è aproblematica.
logica
o
153) Ogni proposizione più definitezza logica o esperienziale implica
più è aproblematica; più indefinitezza mostra più è problematica.
154) Una proposizione è indefinita quando il soggetto è
aproblematico e il predicato è problematico; per esempio: credo che
il mio amico sia in casa; l‟esistenza dell‟amico è fuori questione
(termine aproblematico); è il predicato (l‟essere in casa) ad essere in
questione, in uno stato esperienziale insoluto. Nella proposizione
indefinita si ha una connessione fra un termine aproblematico e
indubbio e uno insoluto e dubbio dell‟esperienza. In essa il pensiero
sta fra un polo aproblematico e uno problematico del suo esperire.
155) Le proposizioni che il pensiero esprime sul contenuto delle sue
esperienze sono di due specie: aproblematiche e problematiche. La
proposizione è aproblematica quando la connessione fra soggetto e
predicato è inquestionabile e risolta; per esempio: Pietro è onesto. È
problematica quando la connessione fra soggetto e predicato è
insoluta; per esempio: penso che Pietro sia onesto. Nella prima
proposizione c‟è più oggettività risolta, nella seconda c‟è più
soggettività opinativa e problematicità.
156) Le proposizioni aproblematiche hanno il primato su quelle
problematiche perché esprimono una esperienza risolta mentre le
seconde esprimono uno stato esperienziale insoluto.
157) Le proposizioni assertorie, esistenziali, narrative, descrittive,
esplicative, incondizionate, sintetiche, analitiche, axiologiche, si
riducono a proposizioni aproblematiche. Le proposizioni ipotetiche,
disgiuntive, condizionali, dilemmatiche, interrogative, divisive,
opinative si riducono a proposizioni problematiche in cui l‟oggetto
espresso è insoluto.
158) Ciò che è opinato è soggettivato in modo problematico mentre
ciò che è conosciuto e oggettivato in modo aproblematico. Nella
conoscenza si ha l‟immanenza aproblematica dell‟oggetto,
nell‟opinare si ha l‟immanenza problematica di esso. (Vedi 153,
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154). Alla problematicità insoluta dell‟opinare (doxa) si costituisce e
si contrappone una sfera aproblematica del conoscere (epistème).
159) La soggettività pensante ed esperiente sta fra l‟immanenza di
una sfera aproblematica realizzata dell‟esperienza e l‟immanenza di
una sfera ancora insoluta e problematica di essa, Essa è implicata
nell‟una e nell‟altra; realizza la prima attraverso ciò che
sproblematizza della seconda. (Vedi 76-102),
160) Ciò che è definibile è solubile; ciò che è solubile è
sproblematizzabile; ciò che è sproblematizzabile è costituibile in
forma aproblematica e risolta.
161) Un‟esperienza non è conoscenza se il suo oggetto o contenuto
non è definito e costituito in forma intrinsecamente aproblematica.
162) Nella sfera soggettiva l‟esperienza può entrare come
problematicità oggettiva ma per essere sproblematizzata e assumere
conseguentemente forma aproblematica.
163) È idea problematizzante quella che evidenzia ed esplica un
momento insoluto dell‟esperienza; è idea sproblematizzante quella
che evidenzia e realizza una fase risolvitiva della problematicità
esperienziale; è idea aproblematica quella attraverso cui l‟oggetto
esperienziale viene rappresentato e circoscritto in modo evidente.
164) Mediare logicamente significa riportare una problematicità
attualmente pensabile dell‟esperienza a quel grado di forma
aproblematica che la sua solubilità consente. Sicché per forma
aproblematica mediata s‟intende quel grado di forma attualmente
risolta che la materia insoluta dell‟esperienza ha assunto per
successivi gradi di problematicità risolta di essa. La forma
aproblematica invece si ha per intuizione logica.
165) La soggettività obiettivamente intenzionata come attività
logico-conoscitiva tende a convergere nella forma aproblematica con
cui avverte e si manifesta l‟oggetto.
166)
L‟intenzionalità
logico-cogitativa
è
in
funzione
dell‟identificazione aproblematica dell‟oggetto a cui è rivolta.
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167) Nell‟ambito soggettivo l‟intenzionalità logica e quella psichica
possono interferirsi in rapporto all‟oggetto da intenzionare in forma
aproblematica. La prima è rivolta verso la forma aproblematica del
pensiero (eidos), la seconda verso la forma aproblematica
dell‟immaginazione (eidolon).
168) Nella sfera soggettiva è possibile il complicarsi
dell‟intenzionalità in molteplici modi contrastanti quando ciascuno
tende a intenzionare l‟oggetto in maniera del tutto diversa dall‟altro
senza che l‟oggetto intenzionato acquisti forma aproblematica.
L‟interferenza di un modo di intenzionare l‟oggetto da parte di
un‟altro opposto rende l‟oggetto non definibile in forma
aproblematica, indefinito e problematico.
169) Dalla sfera soggettiva possono diramarsi più intenzionalità
divergenti nei riguardi dell‟oggetto ma non tutte rivolte alla sua
forma aproblematica. Solo un‟analisi teoretica può individuare e
cogliere quella che intenziona l‟oggetto in forma aproblematica e
identificativa, scartando le altre come insignificanti e devianti. (Vedi
86).
170) Nell‟intenzionalità logica la forma aproblematica (typos) di
un‟esperienza è potenziale e costituisce l‟oggettività idealmente
intenzionata di un‟esperienza possibile. Nella soggettività logica la
typosis è la predisposizione di una sua esperienza ad assumere quella
forma aproblematica dell‟oggetto verso cui tende.
171) Una proposizione fa parte della sfera aproblematica del
pensiero o dell‟esperienza quando ciò che esprime è fuori questione
perché o evidente in sè o sproblematizzato.
172) La validità di una proposizione dipende dal costituirsi e
dall‟intenzionare la forma aproblematica in cui risolvere l‟oggetto
che deve esprimere.
173) Nella soggettività si realizza o l‟evidenza aproblematica
dell‟oggetto o l‟evidenza della sua problematicità.
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174) L‟evidenza è il modo aproblematico attraverso cui si avverte o
si manifesta l‟oggetto.
175) La sproblematizzazione è l‟eliminazione delle indeterminatezze
problematiche dell‟oggetto nella forma aproblematica in cui
determinarlo e costituirlo.
176) Da un lato abbiamo ciò che è costitutivamente ed
essenzialmente aproblematico come un dato percettivo, sensitivo, il
“cogito” o l‟”ego” e dall‟altro lato ciò che diventa aproblematico
perché sproblematizzato attraverso un processo logico o
esperienziale come le dimostrazioni geometrico-matematiche o gli
esperimenti.
177) Ogni singolo dato percettuale ha una particolarità
aproblematica semplice. È semplice nel suo carattere aproblematico
e aproblematico nella sua semplicità e indivisibilità non
ulteriormente problematizzabile in altro elemento diverso da sè.
178) Ci sono proposizioni che possono essere problematizzate e
messe in questione in relazione a ciò che enunciano come per
esempio: ci possono essere abitanti in qualche pianeta; altre che,
essendo aproblematiche, sono fuori da ogni problematizzabilità
logica o esperienziale come per esempio: 8 + 4 = 12, la neve è
bianca, l‟acqua è costituita da due molecole di idrogeno e una di
ossigeno.
17) L‟essenza è il centro di unificazione e di identificazione in forma
aproblematica di tutti i momenti evidenzianti attraverso cui si pensa
o si manifesta un‟oggetto.
180) La forma aproblematica dell‟oggetto può essere intenzionata
quando costituisce una strutturabilità apriori della sua esperienzialità,
realizzata quando costituisce una strutturazione risolta della sua
esperienzialità attuale.
181) La totalità aproblematica possibile dell‟oggetto si realizza
attraverso la totalizzazione logica dei molteplici momenti
esperienziali che lo evidenziano e lo identificano.
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182) Ogni forma di sproblematizzazione dell‟esperienza operata dal
pensiero logico è un suo strutturarsi in maniera risolta e
aproblematica.
183) Definire in modo aproblematico costituisce il conoscere;
definire in modo problematico è opinare.
184) Nella materia esperienziale ciò che è ancora indefinito è nonoggettivato, ciò che in essa è definibile è pre-oggettivabile e ciò che
di essa è definito è oggettivato in modo aproblematico.
185) Porre le cose indeterminatamente è porle problematicamente.
Ciò che è indeterminato non ha forma aproblematica identificata e
circoscritta.
186) Togliere dall‟indeterminatezza l‟oggetto è sproblematizzarlo
identificandolo in modo definitamente aproblematico. (Vedi 173).
187) Fuori dal pensiero logico nulla dell‟esperienza problematica
dell‟oggetto è costituibile in forma aproblematica. Il che significa
che un „oggetto insoluto può essere risolto in forma aproblematica e
riconosciuto come tale solo attraverso il pensiero logico.
188) La realizzazione della forma aproblematica completa o
incompleta di un oggetto dipende dal modo onnilaterale o unilaterale
con cui se ne coglie e se ne risolve la problematicità.
189) Una problematicità totalmente risolta dell‟oggetto ne dà una
forma aproblematica completa; quella parzialmente risolta non può
che darne una forma aproblematica limitata per cui si esige il suo
completamento e slargamento attraverso la soluzione successiva di
ciò che continua ad essere insoluto di esso. Da ciò dipende ogni
ripensamento e revisione logica.
190) Il campo della logica e dell‟esperienza è il solo campo di tutto
ciò che è riducibile a forma proposizionale aproblematica. (Vedi
88,89,91).
191) Il modo aproblematico come il pensiero esprime l‟oggetto sul
piano conoscitivo dipende non soltanto dal modo come l‟intenziona
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sul piano logico ma anche dal modo come l‟oggetto si costituisce
attraverso l‟esperienza che ne ha.
192) Fra le varie alternative intenzionabili dell‟oggetto il pensiero
deve cogliere ed evidenziare quella che lo intenziona nel modo più
aproblematico e identificativo possibile separandola dai modi
problematici o errati di intenzionarlo. Tale forma alternativa
aproblemativa può essere colta e circoscritta per analisi selettiva o
per intuizione immediata.
193) Soltanto nella sfera logica si riconoscono e si scartano le
alternative errate della forma aproblematica intenzionabile
dell‟oggetto possibile dell‟esperienza.
194) Nèlla soggettività logica c‟è l‟intenzionalità a superare i modi
elementarmente sensoriali di ciò che esperisce per determinarlo nella
forma concettualmente aproblematica in cui è solubile.
195) L‟intenzionalità logica verso l‟oggetto problematicamente
pensato è verso la forma aproblematica e risolta di esso. Ma prima
che l‟oggetto possa essere costituito in forma aproblematica il modo
soggettivo di intenzionarlo può essere uno o molteplice, aperto o
chiuso, convergente o divergente, coerente o incoerente,
determinante o indeterminante, significante o insignificante,
risolvente o insolvente, vero o errato, attuale o potenziale, limitato o
illimitato.
196) Se la connessione dei termini concettuali di una proposizione è
aproblematica la proposizione ha consistenza; se la connessione ha
un solo termine aproblematico mentre l‟altro è problematico (vedi
152) è semi-consistente; se la connessione è falsa è del tutto
inconsistente.
197) Nel sillogismo la conclusione è aproblematica perché deriva da
una premessa aproblematica in cui trovasi strutturata e da cui viene
esplicata attraverso il termine medio. Nel sillogismo si ha una
semplice specificazione logica di una proposizione risolta sul piano
generale.
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198) L‟attività della soggettività pensante consiste nel ritrovare e nel
vedere opporsi a sè la problematicità dell‟oggetto, e il suo compito
concreto consiste nel superarla e ricondurla alla forma aproblematica
in cui poterla risolvere. Non si arresta alla problematicità
dell‟esperienza ma vi inizia la sua attività risolutrice apriori per
ridurla teoreticamente all‟evidenza e alle sue forme aproblematiche;
queste una volta realizzate permangono come sfera esperienziale
risolta al di sopra dei vari modi di problematizzarsi continuo delle
sue esperienze successive.
199) Il pensiero nel suo sviluppo afferma su ciò che ha
sproblematizzato di meno ciò che sproblematizza di più.
200) Di una materia meno sproblematizzata dell‟esperienza il
pensiero tende a costituirne forme sempre più sproblematizzate.
201) Ogni principio teoretico applicato a una materia esperienziale
problematica ne realizza una forma aproblematica e risolta.
202) Il grado di forma risolta che l‟applicazione di un principio
realizza di una materia problematica dell‟esperienza rivela il limite
massimo del suo raggio operativo che non può essere mai illimitato.
La sua funzione risolutrice nella materia esperienziale in cui opera ha
il suo limite nel punto in cui si arresta e s‟interrompe la solubilità
della materia problematica in esso. Per cui si esige la formulazione
per via deduttiva o induttiva di nuovi priucipî attraverso cui il
pensiero continua a sproblematizzare la materia ancora insoluta
dell‟esperienza. Ciò rivela che nella sfera del pensiero teso alla
sproblematizzazione di ciò è insoluto, c‟è un continuo ricambio
logico di principi.
203) Attraverso la continua soluzione della materia problematica
esperienziale la soggettività pensante tende a realizzare una sfera
totalmente sproblematizzata di essa come integralmente fuori da ogni
problematizzazione. Tale sfera è idealmente intenzionata ma non
realizzabile perché la sua realizzabilità è impedita dal continuo
problematizzarsi successivo dell‟esperienza stessa nel suo andare
oltre le forme che la soggettività ha risolto di essa. La sfera
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STEFANO CURCURUTO – DESUNZIONI FILOSOFICHE
esperienziale totalmente aproblematica non è mai attuata. Ciò è
dovuto al fatto che la sfera attualmente aproblematica e risolta
dell‟esperienza confina sempre con una sfera di problematizzazione
continuamente immanente dell‟esperienza stessa (vedi 22, 59) che
nella sua totalità potenziale non si esaurisce in nessuna forma di
sproblematizzazione particolare. Ogni forma di sproblematizzazione
particolare è solo un grado risolto attraverso cui passa e si struttura la
materia insoluta esperienziale per opera del pensiero.
204) Uno degli esempi per cui il pensiero sta fra un polo
aproblematico e risolto e uno problematico e insoluto del suo
esperire si ha nel campo della micro-fisica di Heisenberg. Infatti se si
determina in maniera aproblematica la velocità del corpuscolo
rimane indeterminata e problematica la sua posizione e viceversa se
si determina in maniera aproblematica la sua posizione rimane
problematica e indeterminata la sua velocità; sicché la velocità e la
posizione del corpuscolo non possono essere definiti e risolti in
maniera simultaneamente aproblematica.
205) Non si arriva a ciò che è aproblematico se non per
evidenziazione immediata o mediata. (Vedi 3).
206) Nella logica si cerca di dare forma aproblematica a una
dimostrazione.
207) Una deduzione è vera e valida se parte da ciò che è logicamente
strutturato e sproblematizzato in maniera aproblematica.
208) Vedere sempre se ciò che per mezzo della proposizione viene
significato in forma aproblematica (vedi 54, 57).
209) Per lo storiografo sono aproblematici i documenti su cui fonda
le sue descrizioni e narrazioni.
210) Tutto ciò che è coerentemente strutturato (concetto, idea,
proposizione, stato esperienziale, oggetto) è aproblematico. Tutto ciò
che rientra in ciò che è coerentemente strutturato diventa
aproblematico.
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211) Se l‟etica deve avere un carattere normativo la norma deve
essere aproblematica per diventare regola coerente dell‟agire.
212) L‟analisi teoretica di un complesso o sistema di proposizioni è
quella di esaminare la loro portata o funzione sproblematizzante o
non. Scartare le proposizioni non sproblematizzanti o prive di forma
aproblematica è scartare le proposizioni che non hanno alcuna
portata operativa in quanto incapaci di dare senso o forma risolta alla
materia esperienziale insoluta o all‟oggetto che enunciano.
213) IJ senso di una proposizione è la forma risolta che ha o esprime
di ciò che è tematizzato o problematizzato (vedi 55, 56, 57, 206).
214) Una proposizione può aver bisogno di un‟altra proposizione per
essere dimostrata ma il fondamento aproblematico di una
proposizione non ha bisogno di essere dimostrato (vedi 73, 141).
215) Ciò che deriva da un sistema proposizionale coerentemente
strutturato è rivestito di quella forma aproblematica che è inerente al
sistema stesso.
216) Lo sparire del problematico è il nascere di ciò che è
aproblematico; ciò si ha attraverso la sproblematizzazione logica o
esperienziale di ciò che è insoluto.
217) Il fondamento aproblematico (realtà logica o esperienziale di
base) e ciò che viene formulato in modo aproblematico
(proposizione) sono inseparabili.
218) Ciò che viene espresso in modo problematico è inseparabile dal
fondo insoluto di ciò che si pensa e si esperisce.
219) Fondarsi sulla logicità è fondarsi su una sfera razionale
aproblematica; fondarsi sulla fattualità è fondarsi su una sfera
esperienziale altrettanto aproblematica.
220) Il grado di problematicità solubile con cui l‟oggetto appare
determina il grado di forma aproblematica e risolta che la
soggettività può realizzare e costituire di esso.
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STEFANO CURCURUTO – DESUNZIONI FILOSOFICHE
221) La massima forma aproblematica dell‟oggetto si realizza
risolvendone la massima problematicità solubile che si può esperire
di esso.
222) Il passaggio dal momento insoluto e problematico al momento
risolvitivo e aproblematico di un „esperienza è sempre possibile solo
attraverso ogni aspetto solubile che si può cogliere della sua
problematicità.
223) Una proposizione che esprime un oggetto incoerentemente e
problematicamente intenzionato o esperito è priva di senso
aproblematico. (Vedi 56, 57).
224) L‟insieme dei modi risolti dell‟esperienza ne costituisce la sfera
aproblematica non problematizzabile; l‟insieme dei modi insoluti ne
costituisce quella problematica e questionabile.
225) Attraverso le categorie è intenzionata una sfera aproblematica
apriori di ciò che è problematico sul piano aposteriori.
226) Un oggetto insoluto non può assumere forme aproblematica e
risolta (vedi 8) quando è problematizzabile all‟infinito senza sbocco
risolvitivo o quando alla sua tematizzazione non corrisponde alcun
carattere fattuale attraverso cui essere sproblematizzato.
227) Tutti i filosofi, esclusi gli scettici, ricercano ciò che è
aproblematico o partano da ciò che è aproblematico: per i
presocratici è aproblematico l‟arché, per Platone le Idee, per Locke le
idee empiriche, per Cartesio il “cogito”, per gli idealisti l‟io
trascendentale, per i neopositivisti ciò che è verificabile, per
Wittgenstein i fatti atomici. (Vedi 136).
228) Ciò che si rivela chiaramente cessa di essere problematico e
viene posto fuori dalla problematicità perché aproblematico.
229) Ciò che è indefinito è problematico; il definito è aproblematico.
230) L‟indefinibile o l‟indeterminabile sul piano apriori o aposteriori
non indica altro che una problematicità non solubile in termini
aproblematici.
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STEFANO CURCURUTO – DESUNZIONI FILOSOFICHE
231) La forma aproblematica in cui deve essere intenzionato
l‟oggetto possibile dell‟esperienza esclude alternative incompatibili
nel modo univoco con cui deve essere identificato e definito (Vedi
26).
232) Se ciò che s‟intenziona in modo aproblematico apriori coincide
con ciò che di esso si esperisce in modo aproblematico aposteriori
allora se ne ha una forma pienamente risolta e definita ad entrambi i
livelli logico ed esperienziale. La saldatura dei due modi ne realizza
la conoscenza concreta. (Vedi 148).
233) Ciò che è reso aproblematico solo al livello formale ma non al
livello esperienziale non può dirsi del tutto sproblematizzato perché
una parte di esso è implicato nella problematicità insoluta.
234) L‟oggetto deve essere intenzionato logicamente ed esperito
fattualmente in una identica forma aproblematica; qualsiasi
implicanza problematica di carattere logico o fattuale ne limita o
compromette la qualità conoscitiva (vedi 230, 231) e la validità della
formulazione proposizionale che lo deve esprimere (vedi 145).
235) C‟è l‟oggetto insoluto che diventa aproblematico e risolto
attraverso il processo esperienziale, c‟è l‟oggetto che lo diventa
attraverso quello razionale, c‟è l‟oggetto che per diventare
aproblematico esige di essere risolto attraverso la convergenza del
processo razionale e di quello esperienziale. (Vedi 231).
236) Se il possibile è problematico il fattuale è aproblematico. (Vedi
69).
237) Una proposizione può avere un significato formalmente
aproblematico come per esempio: ogni oggetto colorato è esteso;
oppure può avere un significato realmente aproblematico come per
esempio: questa macchia nera è lunga cinquanta centimetri.
238) Il realizzarsi di una possibilità logica o ontologica di alcunché è
il suo sproblematizzarsi per diventare aproblematico.
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STEFANO CURCURUTO – DESUNZIONI FILOSOFICHE
239) Lo sproblematizzarsi indica il passaggio dal possibile
all‟effettuale, tenendo presente che il possibile è problematico e
l‟effettuato è aproblematico.
240) L‟effettuato è la cessazione di una potenzialità ontologicamente
problematica; è il diventare aproblematico di ciò che prima era
problematico.
241.) Ogni sproblematizzazione segna il passaggio dal problematico
all‟aproblematico sia nella sfera logica sia in quella ontologica.
242) Ciò che va in effetto diventa ontologicamente aproblematico.
243) Il passaggio dal potenziale al fattuale è un processo di
sproblematizzazione, un passare dalla sfera problematica a quella
aproblematica.
244) Se il possibile è aperto ad alternative di essere e non-essere
(vedi 69, 70), esso esprime uno stato di problematicità logica o
ontologica, ciò che non è ancora trascritto e risolto in effettualità
aproblematica. Il “possibile” non è logicamente o ontologicamente
aproblematico.
245) Lo sproblematizzarsi di una possibilità è il suo realizzarsi in
forma aproblematica di una delle sue alternative.
246) Diventa forma aproblematica quella alternativa che si attua
meglio rispetto alle alternative problematiche di una possibilità
perché trova condizioni più idonee alla sua realizzazione.
247} Se ciò che si pensa o si percepisce si costituisce o appare
coerentemente, allora è aproblematico. (Vedi 208).
248) Una proposizione problematica esprime l‟insolutezza
dell‟oggetto in quanto ciò che esprime non si è ancora “sciolto”
coerentemente in modo aproblematico fuori da alternative
esperienziali contrastanti e incoerenti, dalla divergenza
dell‟affermativo e del negativo.
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STEFANO CURCURUTO – DESUNZIONI FILOSOFICHE
249) L‟incoerente strutturarsi di un‟esperienza non rende
aproblematica e identificativa la pensabilità e l‟esprimibilità del suo
oggetto.
250) Il farsi coerente dell‟oggetto esperienziale rende aproblematica
la sua identificazione (vedi 117) e la sua esprimibilità per via
proposizionale.
251) Attraverso ogni identificazione si ha una sproblematizzazione
esperienziale dell‟oggetto e attraverso ogni sproblematizzazione una
identificazione dell‟oggetto.
252) Attraverso modi coerentemente concettuali e percettuali si
struttura la forma aproblematica di ciò che si dimostra, si esperisce e
si esprime.
253) Ciò che non è problematizzabile è aproblematico. Le
proposizioni non problematizzabili sono quelle aproblematiche.
(Vedi 5, 6, 10, 155).
254) Se la costituzione esperienziale dell‟oggetto è aproblematica,
aproblematica è la forma proposizionale che la esprime.
255) La costituzione esperienziale dell‟oggetto e la costituzione
proposizionale che lo esprime devono convergere e coincidere in una
identica forma aproblematica.
256) Una proposizione problematica coincide con l‟insolutezza di ciò
che esprime (vedi 246) quando la costituzione esperienziale
dell‟oggetto espresso non è aproblematica o quando l‟oggetto non è
sproblematizzato in modo univoco ed effettuale. (Vedi 237, 240,
247, 248).
257) L‟insieme delle esperienze insolute e incoerenti è la sfera
problematica; l‟insieme di ciò che nel pensiero e nella esperienza è
definitamente e coerentemente stabilizzato e risolto è la sfera
aproblematica; l‟insieme di ciò che rende instabile e questionabile o
incoerente le cose del pensiero e dell‟esperienza è la sfera
problematizzante; il complesso di tutto ciò che per via logica o
esperienziale media o realizza il passaggio da ciò che è problematico
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STEFANO CURCURUTO – DESUNZIONI FILOSOFICHE
a ciò che è aproblematico attuandone la forma risolta è la sfera
sproblematizzante; tutto ciò che è predisposto o teso a tale passaggio
e lo condiziona è la sfera sproblematizzabile o solubile
dell‟esperienza (vedi 60, 62, 124). In tutte queste sfere entrano e si
riflettono le cognizioni e il processo delle cognizioni, le idee (vedi
6), gli stati esperienziali, le cose (vedi 247) e i modi di costituirsi
delle cose è delle proposizioni che le esprimono (vedi 40, 42, 251.).
258) Per comunicare in maniera aproblematica i termini espressivi
devono essere dal punto di vista indicativo aproblematici altrimenti
non hanno senso.
259) Indicare in maniera aproblematica ecco il senso funzionale di
ogni parola o termine del linguaggio.
260) Il senso di ogni proposizione s‟identifica con ciò che indica in
modo aproblematico. Ciò che non è indicato in modo aproblematico
non può avere senso univoco.
261) Ciò che non è ancora logicamente aproblematico o che non
rientra ancora in un‟esperienza aproblematica non può essere
indicato in maniera univoca nè dar luogo a una proposizione
univoca.
262) Quando l‟oggetto si sproblematizza uscendo dalla
indeterminatezza esperienziale o concettuale allora è identificabile in
modo aproblematico.
263) Il linguaggio che connette i termini espressivi prescindendo dai
limiti in cui sta costituendosi e circoscrivendosi l‟esperienzialità
dell‟oggetto che vuole esprimere senza attendere che la costituzione
esperienziale di esso diventi aproblematica, fuorvia e devia il
pensiero.
264) Ciò che è univoco è aproblematico e ciò che è aproblematico è
univoco; ciò che è equivoco è problematico e viceversa. (Vedi 259).
265) Il costituirsi di ciò che è aproblematico nel campo logico
rappresenta l‟univoco, nel campo gnoseologico il vero, nel campo
esperienziale il fatto, nel campo ontologico l‟effettuale.
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STEFANO CURCURUTO – DESUNZIONI FILOSOFICHE
Corrispettivamente il costituirsi del problematico nel campo logico
rappresenta l‟equivoco, l‟incoerente, nel campo gnoseologico
l‟opinabile, l‟insoluto, nel campo esperienziale l‟incerto, nel campo
ontologico il potenziale non ancora effettuato.
266) La potenzialità di ciò che deve andare ancora in effetto implica
come oggetto e concetto problematicità e insolutezza.
267) Solo ciò che è effettuato è aproblematico. (Vedi 237, 240).
268) I fatti sono sempre aproblematici da un punto di vista
gnoseologico.
269) La conoscenza aproblematica dell‟effetto può essere connessa
con la conoscenza problematica della sua causa perché non è detto
che di tutti i fatti ne conosciamo le cause specifiche.
270) Quando è dato luogo a un fatto è dato luogo a ciò che è
aproblematico come oggetto e concetto, per se e per noi.
271) Nel campo oggettivo l‟insieme di alternative reciprocamente
contrastanti e interferenti rende problematico ciò che attraverso una
di esse si deve attuare o costituire in modo ontologicamente
aproblematico.
272) Nel campo soggettivo l‟insieme di alternative proposizionali
contrastanti rende problematico e insoluto ciò che in esse si deve
identificare ed esprimere in forma aproblematica univoca.
273) Una possibilità logica o ontologica è un insieme di alternative
problematiche teso verso la forma aproblematica risolutiva di una
delle sue alternative.
274) La forma aproblematica di una possibilità logica o ontologica è
il risolversi e l‟affermarsi di una delle sue alternative e lo sparire di
quella contraria.
275) Lo sproblematizzarsi di due alternative in contrasto dà luogo a
una forma aproblematica.
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STEFANO CURCURUTO – DESUNZIONI FILOSOFICHE
276) Ciò che fa passare una possibilità problematica a una forma
aproblematica è o un principio logico-deduttivo o uno empiricoinduttivo.
277) Tutto ciò che è individuato è aproblematico come non divisibile
fra alternative diverse e contrarie. Ciò che è divisibile fra alternative
contrastanti è problematico, insoluto e non individuabile in modo
aproblematico. Solo ciò che è individuabile diventa aproblematico
per noi e per sè.
278) L‟individuarsi e distinguersi di qualcosa è il suo diventare
aproblematico per sè e per noi.
279) Un processo di individuazione è sempre un processo di
sproblematizzazione di qualcosa verso un modo aproblematico di
essere identico per sè (oggetto) e per noi (concetto).
280) Il fatto è ciò che di una potenzialità ontologica si è effettuato in
maniera aproblematica circoscritta (vedi 265, 266).
281) L‟esperienza mentale o percettiva si organizza e si struttura
intorno al punto focale di ciò che è logicamente e ontologicamente
aproblematico o problematico.
282) Conosciamo le cose quando le forme interpretative della nostra
esperienza di esse sono aproblematiche o diventano tali in base a un
principio logico o esperienziale.
283) Una percezione che non si struttura in modo aproblematico non
è percezione di alcunché di coerente. Il coerente strutturarsi della
percezione comporta la percezione coerente e aproblematica
dell‟oggetto.
284) Non si può cogliere il senso dell‟esperienzialità dell‟oggetto se
l‟esperienzialità di esso non si costituisce in maniera aproblematica.
285) Ciò che è aproblematico rende aproblematico ciò che vi si
adegua, vi si conforma o che l‟esprime. (Vedi 208, 213, 215, 252).
Ciò che è insoluto rende problematico e simile a sè ciò vi aderisce o
che l‟esprime. (Vedi 216, 247, 259).
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STEFANO CURCURUTO – DESUNZIONI FILOSOFICHE
286) Se la percezione è problematica, problematico è l‟oggetto della
percezione; se diventa aproblematica aproblematico diventa il suo
oggetto (vedi 283).
287) Ogni percezione si struttura secondo il modo aproblematico di
ciò che viene percepito e ogni percepito si struttura secondo il modo
aproblematico della percezione.
288) Ogni esperienza, ogni ragionamento, ogni proposizione si
struttura secondo la forma aproblematica o problematica, risolta o
irrisolta di ciò che viene esperito, argomentato o espresso.
289) L‟insieme dei termini di una connessione proposizionale deve
coincidere con l‟insieme dei punti esperienziali dell‟oggetto che
esprime. Se qualche punto esperienziale dell‟oggetto è o rimane fuori
dall‟insieme dei termini della proposizione che deve esprimerlo, ciò
introduce un elemento problematico e insoluto per cui la coincidenza
fra l‟insieme proposizionale e l‟insieme esperienziale dell‟oggetto
non è realizzata in forma pienamente aproblematica. Deve esserci
perfetta aderenza aproblematica fra l‟oggetto come insieme dei suoi
modi esperienziali attraverso cui si manifesta e la forma
proposizionale come insieme dei termini espressivi attraverso cui
viene enunciato. (Vedi 253).
290) L‟oggetto è aproblematico per sè (fatto) o per noi (il concetto
che ne abbiamo).
291) Si formulano proposizioni in cui l‟oggetto è espresso e risolto o
in modo aproblematico affermativo (è) o negativo (non è) oppure si
formula la proposizione che ne esprime una possibilità alternativa ma
dilemmatica e problematica; per esempio: A può essere B o non B.
Ma se A può essere B o non B non può che risolversi di fatto o in B o
in non B. Della possibilità di due alternative di alcunché solo una
può risolversi e costituirsi in modo aproblematico.
292) Il pensiero può trovarsi fra una sfera problematicamente
potenziale e una attualmente aproblematica dell‟esperienza ed
esprimere attraverso le proposizioni che formula l‟una o l‟altra sfera
oppure entrambi.
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293) Tutto ciò che si costituisce in modo aproblematico si
sproblematizza da un fondo problematico logicamente o
oggettivamente insoluto di sè. Ma per costituirsi come risolto deve
esserci un fondamento aproblematico a cui si conforma o su cui si
struttura secondo regole o principî.
294) Esprimere il possibile non è esprimere ciò che è aproblematico
(vedi 242, 265) perché il possibile non manifesta nulla di risolto o di
effettuato.
295) Il senso di una parola è il suo modo aproblematico di indicare.
296) Una proposizione ha un significato aproblematico quando il
senso di ciascun suo termine è coerente col senso dell'insieme dei
termini che la compongono.
297) Tutto ciò che è aproblematico ha senso; tutto ciò che è
problematico deve risolversi in un senso o in un non senso; tutto ciò
che è falso non ha senso. (Vedi 17, 18, 19).
298) La proposizione attua un senso se attua la forma aproblematica
di ciò che esprime.
299) Un modo indicativo problematico (termine espressivo) o
enuncia ciò che è oggettivamente problematico e insoluto o è un
nostro modo soggettivo problematico di enunciare ciò che in sé non
lo è. La proposizione che è un insieme di termini espressivi connessi
può risentire di ciò. In tal caso non realizza una forma aproblematica
di ciò che esprime nè nel modo come l'esprime. Pertanto è una
proposizione priva di forma aproblematica.
300) La proposizione o non indica la forma aproblematica
dell'oggetto che esprime o il modo come l'esprime non è
aproblematico. Attuandosi il suo senso si attua la sua forma
aproblematica.
301) Il senso dell'oggetto logicamente possibile o ontologicamente
potenziale è il senso del suo risolversi in modo aproblematico ed
effettuale in questo o in quella delle sue alternative problematiche.
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302) Attraverso la formulazione delle proposizioni si attua il senso o
il non senso, la forma aproblematica o non aproblematica di ciò che
si esprime e del modo come lo esprime. Non attuando alcun senso la
proposizione non attua alcuna forma aproblematica. Per attuare un
senso la proposizione deve avere forma aproblematica o dare forma
aproblematica a ciò che esprime.
303) Ha senso ciò che è aproblematico o che si costituisce in modo
aproblematico.
304) Ciò che è aproblematico costituisce la sua identità; ciò che è
problematico è privo di identità ed è equivocabile.
305) Ciò che è aproblematico rappresenta il senso di tutto ciò che
deve costituirsi come tale.
306) Il senso di ciò che è problematico è in ciò in cui costituirsi in
modo risolto e aproblematico.
307) La ricerca di ciò che è indubitabile è la ricerca di ciò che è
aproblematico perché solo ciò che è aproblematico è ciò di cui non si
ha motivo di dubitare. (Vedi 106, 136, 225).
308) Insolubile è tutto ciò che non può essere sciolto in qualcosa di
aproblematico o ciò di cui non si può dare alcuna particolare forma
aproblematica. È tale perché non si trova alcun senso indicativo del
modo aproblematico in cui volgerlo, circoscriverlo e identificarlo
(Vedi 304, 303, 301) affermativamente o negativamente.
309) Tutto ciò che non può essere nè pensato nè costituito in maniera
aproblematica è o indefinibile o insolubile o non fattuale.
310) È intelligibile ciò che può essere oggetto aproblematico di
pensiero.
311) Ogni proposizione è vera quando può far parte integrante di una
sfera risolta del pensiero o dell‟esperienza come proposizione
aproblematica.
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312) È più vero ciò che contribuisce alla strutturazione di una sfera
sempre più aproblematica e risolta del pensiero, ciò che costituisce
l‟esperienza in forma sempre più sproblematizzata.
313) Una proposizione opera positivamente quando realizza un
passaggio dal problematico a ciò che è aproblematico in rapporto a
ciò che esprime. In questo caso la sua formulazione attua un processo
di sproblematizzazione che segna tale passaggio. (Vedi 239).
314) La verità è l‟unità esplicata del cogitativo e di ciò che è
aproblematico dal punto di vista logico ed esperienziale.
315) Quando ciò che è aproblematico si riflette in ciò che si pensa o
si esperisce o ciò che si pensa o si esperisce si riflette come
aproblematico si è nel vero.
316) Ciò che viene logicamente intenzionato nella sfera apriori e
trascendentale del pensiero è la forma più aproblematica possibile
che deve sempre assumere l‟oggetto della nostra riflessione o
esperienza.
317) La forma aproblematica in cui deve essere pensato e costituito
l‟oggetto possibile dell‟esperienza esclude alternative incompatibili
nel modo univoco con cui deve essere identificato. (Vedi 191).
318) La sfera aproblematica del pensiero o l‟insieme di tutto ciò che
nel campo gnoseologico è sproblematizzato o risolto, è realizzato da
principi sproblematizzanti apriori o aposteriori; come esempio di
principi sproblematizzanti apriori abbiamo le formule matematiche e
geometriche che, convertendo i problemi di calcolo e di misura nelle
loro relative soluzioni, realizzano una sfera aproblematica di
misurazioni esatte.
319) Le varie scienze, teoretiche o pratiche, formali o tecniche, sono
basate su principi sproblematizzanti e si sviluppano nella
riformulazione di altri principi più sproblematizzanti che
sostituiscono quelli meno sproblematizzanti. I principi nuovi
applicati portano avanti quel processo di sproblematizzazione di ciò
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STEFANO CURCURUTO – DESUNZIONI FILOSOFICHE
che è ancora insoluto su cui i principi precedenti si arrestarono per
esaurimento della loro funzionalità risolutrice.
320) Nessun principio è illimitatamente sproblematizzante perché
realizza un grado circoscritto di sproblematizzazione inerente al
proprio settore di applicazione al di fuori del quale è inoperante.
321) Un principio applicato a una particolare materia problematica
porta soltanto alla realizzazione di una specificata forma risolta di
essa ma diversi sistemi di principi applicabili portano al costituirsi di
sfere aproblematiche diversificate di pensiero in ciascuna delle quali
è realizzata una coerenza e una struttura propria valida.
322) Una pluralità di sfere aproblematiche del pensiero logico si
rivela nell‟esistenza accanto alla geometria euclidea di quelle noneuclidee. I principî della geometria euclidea e quelli delle geometrie
non-euclidee operano in dimensioni problematiche diverse. I primi
svolgono la loro funzione sproblematizzante e risolutrice nella
dimensione delle figure piane, i secondi in quella delle figure
sferiche per cui ciascuna geometria opera in una materia
problematica propria e si costituisce con l‟applicazione delle proprie
regole un proprio settore sproblematizzato e aproblematico.
323) Ogni settore sproblematizzato dell‟esperienza è una sfera
aproblematica che si costituisce e si arricchisce di tutto ciò che viene
continuamente sproblematizzato e risolto di essa.
324) Il pensiero realizza una sfera aproblematica dell‟esperienza
attraverso l‟insieme di tutto ciò che ha risolto e risolve di essa,
prolungandone e amplificandone i limiti finché ne coglie quel fondo
solubile che rende possibile il passaggio da ciò che è problematico a
ciò che è più aproblematico e risolto, nel ricambio continuo di
principî che sproblematizzano di meno con quelli che
sproblematizzano di più la materia esperienziale in cui opera.
325) Cartesio dimostra che ciò di cui si dubita può essere
problematico e problematizzabile ma ciò che dubita (il cogito) è
aproblematico, fuori del dubbio. (Vedi 305).
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STEFANO CURCURUTO – DESUNZIONI FILOSOFICHE
326) La forma aproblematica o si struttura per opera del pensiero
attraverso una materia problematica risolta della esperienza e non
fuori di essa o è la strutturazione particolare che assume una materia
esperienziale teoreticamente o percettivamente risolta o è la forma
risolutiva intuita della materia insoluta dell'esperienza.
327) La sfera aproblematica del pensiero è una dimensione
immanente che sta logicamente sia in rapporto a quella
problematicità dell'esperienza di cui costituisce la forma risolvitiva
strutturata o settore sproblematizzato, sia in rapporto a quella di cui
non è ancora forma risolvitiva e da cui è limitata.
328) Ogni proposizione si struttura o nella forma aproblematica
affermativa (è) o negativa (non è) di ciò che esprime (proposizione
consistente) o si radica nella problematicità di esso (proposizione che
richiede consistenza) o nella sua falsità (proposizione inconsistente)
o resta in bilico fra ciò che è aproblematico e ciò che è insoluto di ciò
che esprime (proposizione semi-consistente).
329) Di ciò che non conosciamo in maniera aproblematica non ne
conosciamo il senso.
330) Ciò che non si circoscrive in qualche cosa di aproblematico non
è individuabile nè sul piano logico nè su quello fattuale.
331) Quando gli oggetti non sono percettivamente aproblematici o
non diventono tali sono indistinguibili.
332) In Husserl l'intenzionalità è un riferirsi della coscienza a un
oggetto; ma nella sua teoria l'oggetto dell'intenzionalità non è
identificato ma indeterminato e, quindi, problematico. Invece nel
nostro caso l'intenzionalità logica tende alla forma aproblematico di
esso; è la forma aproblematica ad essere l'oggetto dell'intenzionalità
logica. (Vedi 26, 29, 30, 32, 168).
333) Anche se l‟oggetto è problematico il pensiero logico è
intenzionalmente rivolto alla forma aproblematica di esso. (Vedi 26).
334) Se il raggio operativo di un principio sproblematizzante è
limitato, limitata è la forma risolta e aproblematica che realizza della
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STEFANO CURCURUTO – DESUNZIONI FILOSOFICHE
materia cui viene applicato. Donde nell‟attività del pensiero il
continuo ricambio operativo di altri princpî sproblematizzanti che
sostituendo quelli precedenti realizzano altri gradi di forme più
risolte della stessa materia problematica esperienziale, andando oltre
il principio limitatamente sproblematizzante e oltre la forma
limitatamente risolta che esso ha realizzato della stessa esperienza.
335) Anche il segno rientra nel principio del costituirsi della
esperienza in maniera aproblematica o problematica. Il segno può
esserlo di qualcosa di aproblematico o problematico, quando non ha
o non indica nulla di aproblematico è insignificante.
336) Viene assunto in forma aproblematica solo ciò che viene risolto
o evidenziato o è evidente per sè. (Vedi 65).
337) Rivolgersi sempre verso ciò che è costitutivamente
aproblematico sul piano logico o su quello fattuale o che può
diventare tale attraverso le operazioni logiche o il processo
esperienziale.
338) Strutturare la forma della proposizione secondo il grado di
forma aproblematica in cui si struttura l‟esperienza dell‟oggetto che
deve esprimere. Se viene strutturata oltre il grado o al di qua di esso
si ha un modo soggettivo eccedente, deficiente o deviante di
esprimerlo. (Vedi 261).
339) L‟esperienza dell‟oggetto può essere confusamente potenziale
quando non si circoscrive ancora in nessuna forma aproblematica
esprimibile di esso o quando non offre alcun segno aproblematico di
sè tale da rendere formulabile una proposizione che possa asserire
una particolare verità di esso.
340) La presenza della problematicità indica assenza
d‟identificazione univocamente affermativa o negativa di alcunché.
341) Vige una sfera aproblematica di pensiero costituita da
quell‟insieme di esperienze e concetti sproblematizzati attraverso cui
è strutturata come tale e con cui s‟identifica la sfera aproblematica
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STEFANO CURCURUTO – DESUNZIONI FILOSOFICHE
apriori di ciò che è materia insoluta aposteriori (vedi 223) verso cui il
pensiero è logicamente intenzionato e teso a svilupparsi.
342) Una sfera di principi non è problematizzabile se con la loro
applicazione si attua una sproblematizzazione di alcunché di
problematico e di insoluto. Pertanto tale sfera deve necessariamente
essere aproblematica, fuori da ogni problematicità, e, quindi non può
essere coinvolta in quella materia insoluta di cui attua una
sproblematizzazione e da cui è logicamente distinta. Un momento
insoluto per acquistare forma risolta e diventare aproblematico deve
adeguarsi a una regola o principio che realizza tale passaggio; ma la
regola deve essere aproblematica in sè per causare tale passaggio.
(Vedi 283). Sarebbe assurdo che qualcosa si risolva mediante ciò che
è problematico.
343) Ciò che rende risolto ciò che è insoluto non può essere che fuori
dall‟insoluto; non potendo essere nel problematico è esso stesso
aproblematico in sè altrimenti sarebbe insoluto.
144) L‟Arte è la sfera aproblematica espressiva di ciò che è
immaginativamente e psichicamente intenzionato. Essa crea una
sfera aproblematica propria in cui l‟oggetto dell‟intenzionalità
immaginativa e l‟oggetto dell‟intenzionalità psichica si fondono e si
sproblematizzano in forme perfette. Nell‟arte si fondono in maniera
identicamente aproblematica ciò che è immaginativamente
intenzionato e ciò che è psichicamente intenzionato.
345) Il linguaggio può esprimere senza dar forma aproblematica a
ciò che esprime; può deviare dalla forma aproblematica di ciò che si
deve esprime assecondando l‟intenzionalità di chi lo strumentalizza.
Dato che aderisce alla intenzionalità di chi lo usa per enunciare (vedi
134-h) il linguaggio può essere uno strumento positivamente o
negativamente rivolto verso la forma aproblematica di ciò che si
deve esprimere.
346) Da ciò che non è ancora costituito nè pensato in modo
aproblematico non bisogna far dipendere il decidere o l‟agire. (Vedi
209).
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247) Di ciò che non è ancora aproblematico o che non è colto o
individuato come tale non bisogna nè affermare nè negare.
348) Il vero senso dj alcunché non può essere che aproblematico e
consiste in ciò; mentre un senso problematico non ha senso perché
sarebbe simile a una freccia indicatrice oscillante e incerta che non si
posa mai su nessun punto precisamente indicativo di alcunché. (Vedi
55, 56, 57).
349) Un segno per avere senso deve essere segno di qualcosa di
aproblematico ed essere in sè aproblematico.
350) A ciò che è aproblematico si può arrivare per intuizione o
analisi, per via immediata o graduale.
351) Ciò che si può costituire in modo aproblematico, si può trarre
solo da ciò che è sproblematizzabile secondo determinati principi o
regole non problematizzabili. (Vedi 340, 341).
352) Quando una proposizione è teoreticamente problematizzabile
all‟interno o all‟esterno della sua validità vuol dire che ciò che
esprime non è strutturato in forma aproblematica.
353) Formulare proposizioni problematizzabili significa che non si è
arrivati attraverso la loro formulazione a ciò che è aproblematico
oppure non si è arrivati a formularle in maniera aproblematica
oppure ciò che esprimono non è aproblematico.
354) Se la proposizione non asserisce nulla di aproblematico essa è o
problematizzabile o controvertibile o falsa o insignificante.
355) Ciò che è problematico e insoluto è privo di una identità
positiva o negativa (vedi 258, 338); cercarne o trovarne l‟identità è
cercare o trovare ciò che di esso è affermativamente o negativamente
aproblematico sul piano logico o fattuale. (Vedi 304).
356) Quando una proposizione è strutturata nella forma pienamente
aproblematica di ciò che esprime non è problematizzabile.
357) Se ciò che una proposizione esprime è sproblematizzato in
modo incompleto allora essa è problematizzabile per l‟incompletezza
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di ciò che esprime ma non per quel tanto di aproblematico e di risolto
che c‟è nella sua forma enunciativa.
358) Quando qualcosa s‟identifica si risolve in alcunché di
aproblematico; ragion per cui qualunque cosa per identificarsi o
essere identificabile deve risolversi in qualcosa di aproblematico.
~
359) Quando qualcosa si rende aproblematica s‟identifica per quella
che è o non è.
360) L‟esperienza si sproblematizza in ciò in cui s‟identifica in modo
aproblematico.
361) Ciò che è aproblematico può essere il risultato di una
sproblematizzazione logica o esperienziale, razionale o fattuale.
362) In una materia esperienziale problematica nulla è ancora
identificabile in modo aproblematico affermativo o negativo; manca
di senso identificativo.
363) Quando il pensiero identifica rende aproblematico ciò che
identifica. Ciò che rende aproblematico acquista senso.
364) Il contenuto di ciò che è diventato aproblematico è ciò che è
sproblematizzato e risolto.
365) L‟oggetto tematizzato si sproblematizza in un sistema coerente
di proposizioni aproblematiche attraverso ciascuna delle quali
acquista un grado di forma sempre più risolta e dettagliata nella
sintesi di tutti i gradi precedenti e susseguenti per cui è
sproblematizzato e si va sproblematizzando.
366) Il pensiero attraverso la dialettica problematizza e
sproblematizza la materia esperienziale in vista della forma più o
meno aproblematica in cui intenzionarla e risolverla. Esprime ciò
attraverso la formulazione di proposizioni problematizzanti
(evidenzianti stati insoluti) e sproblematizzanti (datrici di forme
risolte) e aproblematiche (forme espressivamente risolte).
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367) Ogni materia esperienziale sproblematizzata assume una forma
aproblematica per cui viene tolta dalla sfera della problematicità
integrandosi in quella sfera esperienziale risolta dell‟oggetto di cui è
materia.
368) Dell‟esperienza si può avere una forma aproblematica
generalizzata o specificata o individualizzata. La prima si estende a
tutto ciò che ampiamente si risolve in essa, la seconda a ciò che vi si
risolve delimitativamente, la terza è limitata a ciò che vi si risolve
individuativamente ed esclusivamente.
369) Le proposizioni aproblematiche generalizzate e specificate sono
il riflesso logico-espressivo dell‟esperienza che si generalizza e si
specifica.
370) L‟esperienza che si problematizza per contrasti insoluti e che si
scioglie in forma aproblematica e risolta si riflette nelle proposizioni
problematizzanti e sproblematizzanti.
371) Proposizione aproblematica generalizzante: Molte piante sono
fiori. Proposizione aproblematica specificante: Questi sono gigli.
Proposizione aproblematica individualizzante: Questa sola è
margherita. (Vedi 366).
372) Ogni forma sproblematizzata di esperienza è di ciò che prima
era materia insoluta e problematica di essa.
373) La sfera dell‟incontraddittorio è aproblematica.
374) Per poter passare da proposizioni problematiche a quelle
aproblematiche occorre che la materia insoluta delle prime assuma
forma sproblematizzate mediante la formulazione delle seconde.
375) Nella proposizione problematica si riflette una materia
potenziale o possibile di esperienzia in cui non si ha alcuna
identificazione aproblematica e indubbia di ciò che esprime; è come
dire di una donna che ciò che ha nel grembo può essere un maschio o
una femmina ma non si sa ancora se è l‟uno o l‟altro. (Vedi 69, 70,
95, 242, 292, 338).
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376) Di un complesso di elementi incerti si deve partire da quello che
è riducibile a un momento o punto inizialmente aproblematico del
complesso.
377) In un complesso esperienziale insoluto la sproblematizzazione
delle parti contribuisce alla sproblematizzazione dell‟intero.
378) Quando un complesso esperienziale non è sproblematizzato
nell‟insieme di tutti i suoi elementi insoluti e incerti ma solo in
rapporto ad alcuni, il pensiero rimane fra una parte aproblematica e
quella problematica del complesso.
379) Ridurre l‟incerto è portarsi a ciò che è aproblematico.
380) Ogni riduzione dell‟incertezza è un
sproblematizzazione verso ciò che è aproblematico.
processo
di
381) Quando i gradi ridotti d‟incertezza sono più di quelli non ridotti
costituiscono un alcunché di più aproblematico e di probante.
382) La continua riduzione dell‟incertezza dà luogo a forme
proposizionali sempre più aproblematiche ed espressive di ciò che è
sempre più accertato. Ma una incertezza parzialmente ridotta dà
luogo a una proposizione parzialmente aproblematica. (Vedi 355).
383) La riduzione continua dell‟incertezza esperienziale o mentale
aumenta il margine aproblematico di ciò che comincia a diventare
certo.
384) Non è detto che l‟intero contenuto di un discorso implichi o
mostri una uniformità aproblematica.
385) In un discorso una proposizione aproblematica può includere
una proposizione problematica o insoluta; per esempio: « Conosco
Giovanni e i suoi ma non so se ancora vivono». In questo discorso
vige una strutturazione indubbia (conosco Giovanni e i suoi) che
include una proposizione dubbiosa (ma non so se ancora vivono). In
tale complesso discorsivo il margine aproblematico è limitato solo
alla prima proposizione. Il discorso nella prima proposizione è
strutturato in forma aproblematica, nella seconda è in una
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problematicità insoluta. Lungo tutta la sua delineazione non è
uniformemente aproblematico perché il suo margine aproblematico è
circoscritto nella prima proposizione e si arresta nella problematicità
della seconda e non continua più. Tuttavia la prima proposizione del
discorso ha una forma aproblematica a sè stante e indipendente
rispetto alla seconda e conserva una consistenza risolvitiva propria
distinta e autonoma; si regge per tale carattere e senso proprio.
Quanto c‟è di aproblematico nel discorso («Conosco Giovanni e i
suoi») non può essere compromesso da quanto c‟è di problematico
(«ma non so se ancora vivono») perché quanto c‟è di aproblematico
nella prima proposizione si conserva ed è logicamente indipendente
in rapporto a quanto c‟è di problematico nella seconda. (Vedi 355,
376).
386) Un complesso discorsivo è uniformemente aproblematico solo
se ogni sua proposizione componente esprime e sviluppa in modo
risolto il contenuto discorsivo senza implicare proposizioni
problematiche o problematizzanti.
387) Un‟attenta analisi teoretica di un complesso discorsivo
individua e distingue nelle proposizioni che la compongono quelle
aproblematiche da quelle che non lo sono, controllando fin dove il
complesso discorsivo manifesta forma aproblematica e dove non la
manifesta.
388) Ridurre il complesso discorsivo alle sole proposizioni
aproblematiche che la compongono separandolo del tutto dalle sue
proposizioni problematiche significa ridurlo alle sole forme risolte
che mostra di ciò che argomenta.
389) Un complesso discorsivo è costituito di molteplici proposizioni
di cui alcune possono esplicare una funzione risolutrice altre non
esplicano alcuna funzione sproblematizzante della materia
argomentata.
390) Il grado di consistenza di un complesso discorsivo dipende da
quanto di aproblematico e di risolto implica ed attua l‟insieme delle
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proposizioni che lo compongono perché non è detto che abbia una
uniformità aproblematica. (Vedi 384, 387).
391) L‟oggetto è espresso attraverso un complesso discorsivo di
proposizioni in ciascuna delle quali non è detto che assume forma
sproblematizzata. Quelle in cui è espresso in forma risolta
(proposizioni aproblematiche) possono essere meno di quanto il
complesso discorsivo possa ostentare; sicché il complesso ha una
forma non uniformemente aproblematica ma ridotta e ristretta alle
sole proposizioni risolvitive della materia o oggetto argomentato.
(Vedi 385, 386).
392) La totalità aproblematica del complesso discorsivo attua la
sproblematizzazione della materia in essa argomentata mediante ogni
sua forma proposizionale risolvitrice della materia.
393) Attraverso la sintetizzazione di un numero preponderante di
ragioni probanti ed evidenti si struttura qualcosa di più
aproblematico rispetto a una materia problematica e incerta. (Vedi
381).
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