Nessun Compromesso Un romanzo di Massimiliano Di Giorgio ~2~ 2006-2013 Autoprodotto da Massimiliano Di Giorgio In copertina un disegno di Patamelie NESSUN COMPROMESSO INDICE Capitolo 1; 6 Capitolo 2; 16 Capitolo 3; 24 Capitolo 5; 45 Capitolo 6; 57 Capitolo 7; 65 Capitolo 8; 78 Capitolo 9; 82 Capitolo 10; 91 Capitolo 11; 98 Capitolo 12; 111 Capitolo 13; 122 Capitolo 14; 130 Capitolo 15; 135 Capitolo 16; 150 Capitolo 17; 161 ~4~ "I say, break the law" Henry David Thoreau “I fought the law and the law won” Sonny Curtis (ma nella versione dei Clash) NESSUN COMPROMESSO ~5~ Non posso dirvi dove mi trovo adesso. Ho anche spento il cellulare e staccato la batteria. Silvano ha sempre detto che è più sicuro così. Forse non si stanno dando troppo da fare per cercarmi. Forse, non mi cercano proprio. Meglio non fidarsi, però. Ieri il bancomat si è mangiato la carta che avevo preso a mio padre, anche se non avevo nessuna intenzione di prosciugargli il conto. Mi serviva solo qualche soldo, per sicurezza. Però, siccome ho pensato che l'avrebbe fatto, alla fine, che avrebbe bloccato la carta, ho già preso 250 euro. In fondo non sono tanti, 250 euro. Non se sei in mezzo alla strada, la polizia ti cerca e vorrebbe trovarti anche una banda di criminali, il tuo miglior amico è morto e gli altri del tuo gruppo a quest'ora sono stati arrestati. E sicuramente raccontano che loro non c'entravano niente. Che sei stato tu, a montargli la testa. Tu e quell'altro, un mezzo sbandato che non s’è mai saputo se studiava o se lavorava. O se magari si drogava. Fa niente. Io non torno indietro, non faccio compromessi. NESSUN COMPROMESSO ~6~ CAPITOLO 1 Mercoledì 12 settembre L'attico è ancora illuminato dal sole. Mi sono tolto le scarpe e adesso, a piedi nudi, sento il calore che ancora conserva il pavimento di mattonelle del balcone. Fra poco anche noi saremo inghiottiti dalla penombra, come il resto del palazzo. A settembre è sempre così, il tramonto arriva rapidamente. La festa è cominciata. La musica è già quasi al massimo del volume, ma nessuno si muove, nessuno balla. Qualcuno parla, invece, si scambiano frasi corte e rapide. Il citofono suona. Nell'attesa, continuo a fumare una sigaretta dopo l'altra e guardo di sotto. Dal nono piano sembra di osservare una città–giocattolo, una città di miniature. Osservo per un po’ le figurine animate, laggiù. Ogni tanto mi chiedo cosa si prova, a essere una figurina. Silvano è di spalle, con il walkman acceso, come al solito. Provo a chiedergli se vuole qualcosa da bere, ma non sente un accidente. Poi, d'improvviso si gira, si toglie le cuffiette e mi si mette accanto. Guarda anche lui di sotto per un po'. NESSUN COMPROMESSO ~7~ “Lo facciamo stanotte”, mi dice. “Sicuro?”. Giro la testa per non soffiargli il fumo in faccia. Silvano non fuma, non beve alcolici, non balla. Alle feste, si limita ad ascoltare il suo walkman e a sorridere. Però non si rompe, dice lui. “Lo facciamo stanotte – mi ripete – Ce ne andiamo verso le 2, quando la festa è quasi finita. Dillo anche agli altri”. Poi si rimette le cuffie e continua a guardare di sotto. Giovedì 13 settembre Le 3 di notte. Sullo stipite in marmo, accanto alla saracinesca del negozio, gli adesivi dei metronotte sono incollati uno sull'altro, a casaccio. L'ultima guardia è passata verso le due, assicura Silvano, che ha passato la settimana a ispezionare il posto come un bravo scout. Tira vento. Mauro, dall'angolo, fa dei gesti verso di noi. Ha visto un'auto arrivare. È abbastanza lontana, ma adesso la vediamo anche noi. Ci mettiamo tutti a camminare verso l'altro l'angolo, con le mani in tasca, in silenzio. La macchina passa rapida, portandosi appresso l'eco della musica, NESSUN COMPROMESSO ~8~ tum–tum–tum. Ci fermiamo, poi facciamo dietrofront. Di nuovo, si sente solo il rumore del vento. Silvano tira fuori dal giacchetto il tubetto di supercolla che ha comprato al Brico. Cesare agita la bomboletta di vernice nera e, mentre Silvano comincia a incollare le due serrature, in basso, lui traccia la prima scritta, tutta in maiuscolo: ANIMALE=ANIMA. Sembra una tag, con quelle lettere tutte stilizzate. Speriamo che chi la legge capisca qualcosa. Intanto Francesco traffica con le sue vecchie chiavi, cercando di spezzarne una nella serratura in alto, quella che accende il motorino di sollevamento della saracinesca. Silvano ha finito il suo lavoro, sembra soddisfatto. Cesare ha già tracciato la seconda scritta, stavolta in rosso, sempre in maiuscolo: NO ALLA SCHIAVITU' DEGLI ANIMALI, e ora è passato alla firma: Nocompromise, No in rosso e compromise in nero. Mauro ed io, nel frattempo, con il cappuccio della felpa tirati su, ci guardiamo intorno. Cinque minuti più tardi, siamo in macchina. La Punto che Mauro ha chiesto in prestito alla madre. L’abbiamo parcheggiata sufficientemente lontana NESSUN COMPROMESSO ~9~ dal negozio. Avevamo pensato di rubarne una, ma nessuno di noi è capace. Impareremo. “Siamo forti eh, Silvano?”, chiede Mauro, ma è una di quelle domande che non cercano veramente risposta. Silvano ha sempre le cuffiette nelle orecchie. Sorride in quel modo tutto suo, guardando da un'altra parte. Eccomi qui, mi dico quando sono a letto, nel buio, con la musica nelle cuffie del walkman. Finalmente faccio parte di qualcosa anch’io. Io. Un tipo abbastanza regolare, studente universitario, secondo anno di Lettere, futuro per ora incerto, occupato saltuariamente come fattorino, genere recapito pacchi–regalo col motorino. Mauro, ultimo anno di liceo classico, ripetente, canta in un gruppo che fa cover dei Rage Against The Machine. Francesco, venditore di spazi pubblicitari per una radio commerciale, studi di Giurisprudenza ormai alle spalle, con un solo esame sul libretto. Cesare, disegnatore per passione, studente di Economia per volontà paterna (suo padre fa il commercialista), irregolarmente fidanzato con una che suona il flauto nelle stazioni della metro. NESSUN COMPROMESSO ~ 10 ~ Silvano, il più anziano del gruppo, cameraman ai matrimoni quando gli capita, ha vissuto per un anno a Parigi, credo. Ogni tanto sparisce ma non gli chiediamo mai dove va, né quando torna. Siamo i soci fondatori di Nocompromise, gruppo di cui non avete mai sentito parlare perché è stanotte che abbiamo compiuto ufficialmente la nostra prima azione. Dovrei studiare, ma non mi va per niente. Mi sono addormentato alle cinque e mi sono svegliato presto, con l'ansia. In casa non c'è nessuno. Faccio colazione guardando Mtv, ma c'è una di quelle rubriche stupide con la striscia degli sms degli spettatori che scorrono. Stupidi ragazzini in attesa di tornare a scuola. Guardo fuori dalla finestra: non piove ancora. Mi vesto rapidamente, prendo lo SH 50 e torno sul luogo del delitto, il negozio di animali che abbiamo visitato stanotte. Da casa mia ci vogliono venti minuti. Abbiamo scelto un obiettivo che sia ragionevolmente lontano dalla zona dove abitiamo. Elementari regole di sicurezza. Non si sa mai. La brezza mi risveglia, accelero un po'. Eccolo là, il negozio. La saracinesca è ancora abbassata, le scritte che abbiamo lasciato si leggono bene. Un paio di operai trafficano con le serrature. NESSUN COMPROMESSO ~ 11 ~ Mi sento molto, molto orgoglioso. Poi, quando penso agli animali che sono ancora lì dentro, nelle loro gabbie, al buio, mi viene un po' di tristezza. Quando nel mio campo visivo entra la faccia grassoccia e interrogativa di un vigile urbano capisco di aver passato un po' troppo tempo a fissare la saracinesca, senza accorgermi dell'auto della municipale. Allora spengo il motore, accosto lo scooter al marciapiede, metto il cavalletto e vado verso il bar, giusto accanto al negozio di animali. “Per me sono stati quelli del centro sociale”, sta dicendo una donna al barista, con la tazza del caffè in una posizione incerta tra il bancone e la bocca. È la proprietaria del negozio. “Che dicono i vigili urbani?”, le chiede il barista. “Che dicono? Niente, che sono cose che succedono. Solo che dobbiamo cambiare le serrature. È una bella scocciatura, oltre che una spesa. Vorrei tanto che a quelli che l'hanno fatto gli cadessero le mani”. Dalla gioia vorrei saltare, ma mi limito a ordinare un cappuccino. Dice il saggio: dopo un’azione che ha avuto successo, il militante rischia di avere due reazioni estreme. La prima – e sta per accadere a me – è la sensazione di camminare a mezzo metro da terra, NESSUN COMPROMESSO ~ 12 ~ con l’espressione di uno che si è appena fatto una canna. La seconda reazione è la paranoia, il timore che qualcosa sia andato comunque storto e che loro – i poliziotti – siano già sulle tue tracce. Entrambe le reazioni sono pericolose. Bisogna essere zen. In realtà, l’attacco al negozio di animali non è stata la nostra prima azione. O meglio, è stata la nostra prima azione rivendicata. Qualche notte prima ci eravamo esercitati a sabotare un bancomat. E quello stessa notte ho anche deciso che avrei dato sfogo anche alle mie velleità letterarie, scrivendo un piccolo manuale destinato agli aspiranti animalisti radicali. Con dentro qualche consiglio tecnico, ma anche un po’ di ironia. A Silvano e agli altri non l’ho mai detto, però, perché mi vergognavo un po’. Dal manuale “Anonima Animalisti” Come sabotare un bancomat Certe volte, anche una tessera telefonica può diventare un'arma. No, non per ammazzare qualcuno, ma per combattere la nostra piccola guerra animalista. È molto semplice. Prima di tutto, infilate un paio di guanti usa–e–getta, del tipo che si comprano in una NESSUN COMPROMESSO ~ 13 ~ qualsiasi ferramenta un po' fornita. Poi prendete la tessera esaurita che avete conservato nel portafogli e pulitela per bene con un panno. Magari passateci sopra un po' di alcool. Fatto? Bene, adesso bisogna passare all'azione. Prima di tutto, occorre "testare l'arma". Allora: scegliete uno sportello bancomat ragionevolmente lontano da casa. Non importa di quale istituto bancario, basta che non sia quello che volete attaccare in seguito. Andateci di notte, ovviamente, ma non troppo tardi, perché sennò potreste attirare l'attenzione di qualche volante o dei metronotte. Andateci in tarda serata, diciamo. Se siete in motorino o in macchina, non parcheggiate davanti alla banca, ma un po' più lontano, almeno tre–quattrocento metri. Mentre vi avvicinate allo sportello, infilatevi i guanti, poi prendete la tesserina e spargeteci sopra il collante. Un bel po', stando attenti a non sporcarvi. La maggior parte dei bancomat ormai sono controllati da una telecamera. Ragion per cui indossate un cappello con una visiera abbastanza larga o, meglio ancora, un passamontagna. È sempre meglio essere prudenti. Anche se non siete stati mai fermati dalla polizia, avete sicuramente passato la visita per il servizio militare (be’, sì, se siete maschi0), avete una carta d'identità, una patente, un passaporto. Da qualche parte siete registrati, insomma. Conoscono la vostra faccia. Non vi vestite con abiti troppo appariscenti. Ci vuole sobrietà, sempre, quando siete in azione. La miglior divisa di un guerrigliero è giacca e cravatta. Certo, talvolta è un po' scomodo vestirsi così, però il vantaggio principale è quello di poter passare indisturbati pressoché ovunque. Di solito i portieri, i controllori e le NESSUN COMPROMESSO ~ 14 ~ guardie in genere non fanno caso a quelli in giacca e cravatta. Non è un abbigliamento sospetto. Dove eravamo? Ah, sì. Adesso che vi siete infilati il passamontagna – sì, è un po' complicato tenendo la carta telefonica piena di colla in mano – passate all'ultima fase. Infilate la tesserina nel lettore, senza spingere troppo. Se tutto va come dovrebbe, complimenti. Avete messo fuori uso il bancomat senza molto sforzo, ma con qualche fastidio per la banca e i clienti. Ci sono alcuni bancomat che hanno un sistema anti– effrazione abbastanza sensibile, e che dunque potrebbero scambiare la vostra azione per un volgare tentativo di rapina, allertando la sala operativa dell'istituto di vigilanza incaricato della sorveglianza. Oppure, potrebbe cominciare a suonare una sirena. O, più semplicemente, il sistema che avete usato non ha funzionato. In tutti casi, non restate lì ad attendere il peggio. Appena avete infilato la tesserina, squagliatevela. Se il test è fallito, organizzate un’altra azione, provate con un'altra banca, e magari cambiate tipo di tessera. Ce ne sono di più rigide. Per esempio, molte carte telefoniche straniere pesano il doppio di quelle italiane... Il nostro obiettivo, quella notte, era la Cassa Romana. È la banca che sponsorizza i convegni del Giovanni Bianchi, un istituto di ricerca sul cancro che in realtà produce soprattutto vivisezione, il peggiore dei crimini contro gli animali. NESSUN COMPROMESSO ~ 15 ~ La vivisezione fa orrore un po' a tutti. Molti però la giustificano spiegando che alla fine, con quegli studi si possono salvare tante vite umane. Daresti la vita di tuo figlio malato contro quella di una scimmietta? No, certo, che no. Poi però non ti spiegano che un gatto, o una scimmia, per quanto mammiferi, sono molto diversi dagli umani, hanno meccanismi di assimilazione differenti dai nostri: dunque i risultati di quelle ricerche possono rivelarsi inefficaci. Talvolta pericolosi. E in ogni, per essere accettati, i nuovi farmaci devono essere sperimentati anche sulle persone. Allora, a che scopo massacrare tante povere bestie? E poi, a che serve far ingerire a una scimmia un'intera scatola di compresse per l’acido di stomaco, o un pesticida? Per vedere che effetto fa? Non basta scrivere sulla confezione di un farmaco di non superare la dose consigliata? No, chi pratica la vivisezione è un bastardo. Il nostro tentativo, in ogni modo, andò male. La macchina sputò fuori sia la prima che la seconda tessera che, avventatamente, avevamo provato a infilare, invece di allontanarci subito e di corsa. NESSUN COMPROMESSO ~ 16 ~ CAPITOLO 2 Giovedì 13 settembre, aggiunta Nella facoltà di Scienze politiche non c’è ancora molta gente in giro di questi tempi. Uno studente scruta le bacheche nella speranza che la data di un esame sia slittata. Lo so, lo posso quasi sentire mentre sta pregando Dio di concedergli anche solo qualche giorno in più. Una donna delle pulizie trascina un cigolante carrello delle scope lungo il corridoio e dalla faccia capisci che se per te è una bella giornata, Be’, per altri forse sarebbe stato meglio che non fosse iniziata. I pc del laboratorio elettronico, in cui metto piede per la prima volta, sono quasi tutti liberi. Ne scelgo uno in un angolo isolato, lo accendo. Prima guardo il sito web di Repubblica, poi tiro fuori dalla borsa a tracolla il dischetto dove ho già salvato un breve testo. A quel punto digito l’indirizzo di anonymize.info: una volta dentro, torno sul sito di Repubblica, scelgo la pagina dei forum ed entro il nickname di Napo, sì, l’orso dei cartoni animati che parla in napoletano e va in giro in moto. Appiccia ‘a motocicletta, Babà. NESSUN COMPROMESSO ~ 17 ~ Nel forum si discute di calcio, se anche stavolta sarà la Juventus a vincere il campionato. Ma chi se ne frega. Copio e incollo il testo dalla finestra di Word già aperta. È un testo molto semplice. C’è l’indirizzo del negozio di animali che abbiamo colpito stanotte, una frase che ho copiato in una rivista – I veri terroristi sono le persone e le industrie che infliggono sofferenze e pene a milioni di animali innocenti per scopi infami tutti i giorni – e la firma Nocompromise. Fatto. Premo invio per postare il mio commento, chiudo la finestra del browser ed estraggo il disco. Tra poco il moderatore del forum si accorgerà di quello strano messaggio, lo cancellerà da quelli visibili e avvertirà il suo capo. Il quale, dopo essersi consultato con qualche altro capoccia, chiamerà la polizia. La Digos verrà e farà quattro chiacchiere con il moderatore e gli altri. Quando il tecnico della polizia cercherà di capire se può rintracciare la provenienza del messaggio, si troverà davanti a una serie di tracce che lo rimbalzano da un provider all’altro, da un paese all’altro. E Napo? Scomparso, sparito, volatilizzato, perduto, grazie a quel sito pirata che, finché non verrà chiuso – ma poi ne spunterà un altro da NESSUN COMPROMESSO ~ 18 ~ qualche altra parte – ti garantisce la possibilità di surfare sul web in pieno anonimato. Venerdì 14 settembre Il giorno dopo, mi becco un cazziatone furioso da parte di Silvano. “Ne avevamo già parlato, non dirmi che non te ne ricordi, che ne abbiamo già parlato”, sibila. Raramente l’ho visto così arrabbiato. Di solito, non sai mai quel che sta pensando, quello che prova. Qualche volta mi sono chiesto se non sia un fantasma, un vampiro, una di quelle creature che, quando le riprendi con la macchina fotografica, ti accorgi che vengono sfocate. “Se proprio non vedevi l’ora di rivendicare l’azione, dovevi fare come abbiamo sempre detto: stampare il testo, fotocopiarlo, fare una fotocopia della fotocopia. E spedirlo per posta”, pontifica. Lo so: non devi usare guanti di lattice troppo sottili, per sigillare la busta, perché possono lasciare impronte. E non devi usare la saliva per attaccare i francobolli, perché possono prelevare il tuo Dna. Poi: non devi scrivere a penna l’indirizzo, perché possono fare una perizia calligrafica. Non devi parlare di queste cose al cellulare, né al telefono fisso. E devi cercare di usare solo cabine NESSUN COMPROMESSO ~ 19 ~ che funzionano con le monete, se proprio occorre parlare, mai schede telefoniche nuove, che vanno buttate immediatamente dopo l’uso nel caso, pulendole prima. Non si sa mai. Se devi consultare Internet per quelle cose lì, fallo da un Internet caffè o da una postazione pubblica, cambiando magari spesso luogo, ed evitando di consultare la tua posta elettronica. Non si sa mai. Potrei rispondere che lo so, che so tutte queste cose, ma che ho preso tutte le precauzioni del caso, e che comunque dobbiamo rivendicare le nostre azioni, se non altro per far venire voglia anche ad altri di compierle, ma non dico niente. Non sto guardando gli altri ragazzi, ma so che loro guardano me e che in fondo provano un po’ di soddisfazione perché anch’io, quello che loro considerano il braccio destro di Silvano, posso sbagliare. Mauro ci porta del tè, mentre la musica suona a tutto volume, casomai qualcuno ci stesse ascoltando di nascosto. La nostra azione si è meritata un titoletto nelle pagine della cronaca cittadina. C’è scritto quel che abbiamo fatto, gli slogan che abbiamo lasciato sulla saracinesca del negozio di animali. Gli operai hanno sbloccato le serrature in mezz’ora, in realtà. C’è NESSUN COMPROMESSO ~ 20 ~ scritto che Nocompromise è il nome di un sito Internet di “estremisti animalisti”, sostenitori dell’Animal Liberation Front. Adesso, per la Digos siamo emuli dell’Alf, o forse “ecoterroristi”. C’è scritto anche della rivendicazione lasciata sul forum di Repubblica. A Silvano l’ho detto ieri sera, quel che avevo fatto. Lui mi ha guardato senza rispondere, si è rimesso le cuffiette. Ma oggi ho avuto diritto al mio piccolo processo politico. Martedì 25 settembre La voglia di studiare non m’è tornata, ma mi dico che l’esame di geografia lo passo quando voglio. Sono un paio di giorni che con gli altri non ci vediamo e Silvano sta lavorando. Penso e ripenso a come farmi perdonare, e decido di spugnare per bene un McDonald’s. Ho comprato a un discount quattro grosse spugne e le ho imbevute d’acqua. Poi sono salito sulla terrazza del condominio e ho cominciato a prepararle. Una per una, le ho strizzate poi ho cominciato a legarle strette strette con la corda che ho comprato da un ferramenta. Ho una lunga lista di negozi di ferramenta da visitare, perché per sicurezza è meglio cambiare NESSUN COMPROMESSO ~ 21 ~ ogni volta posto, per andare a comprare quel che ci serve per le azioni. I negozianti potrebbero ricordarsi di noi, delle nostre facce. Dopo averle legate, metto le spugne al sole. Devono essere completamente secche, ridotte alle dimensioni di grosse noci, per servire allo scopo. Quando incontro Silvano, che ha appena finito di lavorare e ha gli occhi gonfi e l’espressione stravolta, apro la borsa e gli mostro le spugne, che ora sono più piccole di una palla da tennis. “Dove pensi di farlo?”, mi chiede. “Alla stazione centrale”. “C’è un gran via vai nei bagni. Prova a piazza del Crescente. Vuoi farlo da solo?”. “Sì”. “Controlla se ci sono telecamere, da qualche parte”, mi dice Silvano. Poi mi fa ciao–ciao con la mano. Giovedì 27 settembre Dal soffitto del fast food, ben visibili dalla strada, pendono ancora le vecchie bandiere della pace, quelle multicolore. Curioso, che questi macellai, responsabili di un olocausto quotidiano di povere bestie per riempire i NESSUN COMPROMESSO ~ 22 ~ loro panini, abbiano tanto a cuore la pace. Di sicuro è per difendere i loro affari. Figurati che gliene frega del Medio Oriente, a meno che non abbiano abbastanza clienti anche lì, mi dico. Oppure deve essere perché hanno paura che i noglobal gli sfascino tutto. La bandiera della pace è come un’icona sacra, come la croce. Offre protezione. Vado verso le toilette seguendo le indicazioni; ma quando entro, guardando in alto, vedo una minicamera con la luce rossa del led accesa. Ci penso un attimo, poi faccio marcia indietro. Meglio non rischiare. Non desisto, però. Qualche minuto dopo entro in un altro McDonald’s. Strizzo l’occhio al pupazzone di Ronald McDonald, nonostante mi faccia venire i brividi da quando ho letto It di Stephen King. Sono sicuro che King si è ispirato a lui, per il clown malvagio. Dai bagni escono due tipi loschi, il genere di fauna che popola i dintorni della stazione. Vado nel primo cesso, prendo dalla borsa una delle palle di spugna e la getto nel wc, poi tiro lo sciacquone. Se tutto va come deve, i vari getti d’acqua spingeranno più a fondo la spugna e la faranno gonfiare, intasando la conduttura. Negli altri bagni non c’è nessuno. Getto le palle in altri due wc ed esco fischiettando. Più tardi, con NESSUN COMPROMESSO ~ 23 ~ calma, scriverò semplicemente Nocompromise su un foglio di carta – col computer – lo fotocopierò, faro la copia della copia e la spedirò al fast food. NESSUN COMPROMESSO ~ 24 ~ CAPITOLO 3 Lunedì 1 ottobre Naturalmente, non mangio carne. E neanche pesce. Sì, ho qualche cintura di pelle, e anche delle scarpe di pelle, ancora. Ma le ho comprate prima di diventare vegetariano. Però mangio i derivati del latte e le uova. Non sempre. Sto cercando di smettere, ma è dura. Già è stressante evitare i grassi animali, che sono nascosti un po’ ovunque nei cibi – sto diventando miope a forza di leggere le liste degli ingredienti, scritte a caratteri minuscoli –, immaginatevi spiegare poi a mia madre perché non dovrei mangiare le tagliatelle o le sue torte. Diventare vegani, cioè non mangiare neanche più derivati animali, è veramente l’ultima frontiera, come in Star Trek. Dopo, ci sono i crudisti, i frugivori e altri stati mentali che faccio fatica a comprendere. Certe volte mi sveglio, scosso, dopo aver sognato che qualcuno mi stava costringendo a mangiare carne con la forza. Per esorcizzare la cosa, scherzo dicendo che deve essere la mia omosessualità latente che si manifesta. NESSUN COMPROMESSO ~ 25 ~ Essere un combattente animalista senza essere vegani è una contraddizione, lo so. Lo è anche essere animalisti, dice Silvano. Go vegan. Perché l’industria casearia, con la sua aria linda e innocente, tace il fatto che per dare il formaggio o il latte a te, lo toglie ai vitellini messi al mondo, che saranno trasformati poi in tenere fettine. Così, anche tu diventi un complice degli assassini. Non so se io sia l’unico del gruppo a non essere diventato ancora vegetaliano. Quando mangiamo insieme – accade di rado – o quando siamo invitati a una festa, evitiamo tutti i latticini e le uova. Chissà se poi però a casa, non visti, anche gli altri... Tra di noi, non ne parliamo granché. È il nostro piccolo argomento tabù. Ma se ce la faccio, dopo Natale – Natale è sempre Natale – diventerò vegan anch’io. Dal manuale “Anonima Animalisti” Essere vegetariani è un ottimo argomento di conversazione a tavola Essere vegetariani è un ottimo argomento, per fare conoscenza a tavola, per rompere il ghiaccio se tra i vostri commensali domina l’imbarazzo tipico di chi si ritrova insieme senza sapere perché, e di sicuro avrebbe preferito essere in compagnia qualcun altro, alle cerimonie, ai pranzi di nozze, ai battesimi, alle comunioni, ma il destino l’ha costretto lì, con voi. NESSUN COMPROMESSO ~ 26 ~ Gli altri aspettano con ansia l'antipasto, e quando arriva la salumeria cominciano a notare che nel tuo piatto non c'è niente. Però, nessuno parla ancora. È solo un primo riflesso, un sopracciglio che si solleva quasi spontaneamente. Magari ti stai tenendo leggero per i primi e i secondi. Poi arrivano le fettuccine mare e monti, e tu passi oltre con un no, grazie detto a voce abbastanza bassa per non sembrare maleducato e alta a sufficienza per far arrivare il messaggio nei piatti degli altri. Allora il cameriere si avvicina e chiede se c'è qualche problema. Nessun problema, è solo che sei vegetariano. Il cameriere si gratta la testa e ti chiede di aspettare un momento. Nel frattempo gli altri ti fissano, è più forte di loro, solo che ancora nessuno ha preso l'iniziativa di parlare. Quando il cameriere torna ti chiede se non mangi neanche il pesce, e tu dici che no, non mangi neanche il pesce. Peccato, perché negli altri piatti c'è sempre un po' di carne o di pesce, sa. Però, le possiamo fare un bel piatto di sottaceto e di crudità. E magari due uova fritte. Le mangia le uova fritte, sì? Nel frattempo il cameriere sta pensando: ma non potevi avvisare prima? Oppure: ma che ci sei venuto a fare, ché a noi crei solo problemi e tu non mangi niente? Vanno benissimo i sottaceto e le crudità, rispondi tu, con espressione amabile. È il segnale che gli altri aspettavano. Sei vegetariano?, chiede il primo commensale, non del tutto sicuro di avere sentito bene, mentre con la forchetta tortura le ultime fettuccine rimaste nel piatto. Tu rispondi di sì, e attendi che qualcuno lanci il prossimo quiz. Ma i vegetariani mangiano anche il formaggio e le NESSUN COMPROMESSO ~ 27 ~ uova? Allora, qualcuno che ne sa un po' di più interviene per dire che è un'altra cosa, che quelli sono vegetaliani, con la elle, non con la erre, e tu dici di nuovo sì, precisi meglio il concetto, spieghi che non sei vegano, non ancora almeno. Chi non è ancora intervenuto, e ti guarda con un'espressione incerta, perché non è sicuro di aver capito bene e comunque vorrebbe prenderti in castagna, ti chiede allora perché lo fai: non ti piace la carne? Perché c'è gente a cui non piace la carne, no? Capita. Quasi un incidente statistico, si direbbe, come quelli a cui non piace il vino. Oppure ti fa male? Figurarsi, c'è chi non può bere il latte, se no sta male. Mia cugina per esempio... Oppure stai facendo una dieta particolare? Quando rispondi che non stai seguendo alcuna dieta, ma che non mangi carne perché non vuoi uccidere gli animali, crei subito qualche divisione nell'altro campo. C'è chi annuisce, chi capisce e non discute, perché pensa che se gli mettessero una pistola in mano e Bambi di fronte, dicendo: to’, sbrigatela da solo se vuoi una bistecca, probabilmente preferirebbe mangiare fette biscottate. C'è chi cerca di giustificarsi come se lo stessi accusando di persona e dice: hai ragione, hai ragione, ti capisco, figurati, ma la carne è troppo buona, non so se potrò mai diventare vegetariano, ci ho pensato troppe volte. E poi ci servono le proteine, soprattutto ai bambini... C'è chi fa un passo in più, di solito sono le donne, e confessa che la carne la mangia pochissimo, in pratica mai, e che comunque non la cucina quasi mai, ecco si potrebbe dire che è vegetariana. C'è chi schifa la carne, ma il pesce no, il pesce è troppo buono. NESSUN COMPROMESSO ~ 28 ~ Poi c'è l'antagonista, quello che non ha ancora detto niente ma si riserva la stoccata più pericolosa. Non vuoi uccidere essere viventi?, chiede. Esatto, rispondi tu, e già sai che sta per colpirti al cuore. Be’, anche le piante sono esseri viventi. Voi vegetariani siete ingiusti: perché non mangiate la mucca e invece la lattuga sì? Anche la lattuga è vivente, e mica vuole morire. Solo che non la sentite piangere. Vi pare bello? No, che non ti pare bello, e lo sai. Se potessi, dici, non mangeresti nulla, facendo sorridere gli altri. Poi però aggiungi che non mangiare gli animali ha comunque un senso, per risparmiare almeno a loro le sofferenze, il fatto di essere sterminati nei mattatoi dopo aver vissuto una breve vita di stenti. Potresti anche aggiungere che se ci fossero meno animali di allevamento, quelle terre dove le mandrie pascolano potrebbero essere coltivate, assicurando più cibo a che non ne ha. Ma questi argomenti più razionali e scientifici, a tavola, rischiano di annoiare. Fai un po’ d’autocritica, prima di assestare l’ultimo colpo. Spieghi quanto sarebbe importante essere vegano, e che stai pensando di diventarlo anche tu (effetto garantito, soprattutto sul pubblico femminile). Infine, guardi dritto negli occhi l’avversario e gli dici: ma scusa, tu mangi i cani, oppure i gatti? Non mangi neanche le persone. E perché? Eppure sono riserve di proteine deambulanti, usa–e–getta, e la loro carne è anche più saporita. No, tu non mangi i cani, i gatti e le persone perché le senti più vicine a te, ecco perché. Io invece sento più vicino a me tutti gli animali. NESSUN COMPROMESSO ~ 29 ~ Non so quando abbia cominciato davvero a guardare la bistecca nel piatto come qualcosa di più di un genere alimentare, un saporito concentrato di proteine e grassi. Smettere di mangiare il pesce, che non ho mai amato troppo, è stato probabilmente il primo passo. Il più facile. Perché l’animale ti arriva pressoché intero sotto gli occhi – prima che sia diviso in porzioni – o addirittura nel piatto. Così, ho cominciato a pensare che forse aveva ragione Silvano, che quelli che stavo mangiando erano davvero cadaveri. Il passaggio successivo, smettere di mangiare anche la carne, è stato un po’ più complicato. La carne è ovunque, in una quantità incredibile di piatti, di prodotti al supermercato. È in tutte le cucine. Che puzza di cadavere, annunciava sempre Silvano, con una smorfia quasi divertita, entrando nelle nostre case, dopo aver percepito l’odore del ragù, quello dell’arrosto, della fettina ai ferri o del pollo alla diavola. Non so in che momento avesse smesso di mangiare la carne, lui: con quella pelle bianca e le occhiaie sembrava anemico, più che vegetariano. NESSUN COMPROMESSO ~ 30 ~ Che puzza di cadavere, e le cucine di casa lentamente diventavano tanti forni crematori, nella nostra immaginazione. Eravamo stati un bel po’ di tempo a discutere, nelle escursioni senza meta del pomeriggio o nelle serate trascorse ad ascoltare vecchi vinili ereditati da fratelli maggiori e zii, di quello che pensano o che provano gli animali. Di quello che pensavamo e provavamo noi mangiandoli. Dei mattatoi, della vivisezione. Del bisogno effettivo, anche per i nostri corpi di post–adolescenti, di proteine animali. Degli animali, in realtà, sapevamo ancora poco. L’unico ad avere avuto un cane era Silvano, ma la povera bestia era morta investita da un’auto, e i suoi non avevano più voluto adottare cuccioli. Io avevo avuto i girini e i pesci rossi, come tutti, ma al tentativo di far entrare in casa un gattino mia madre si era messa a gridare come un’aquila, mio padre aveva alzato gli occhi al cielo e il micio era tornato al suo destino. Mauro aveva avuto un canarino. Francesco, invece, gli animali al massimo li aveva visti allo zoo. Il primo a fare il passo decisivo era stato Cesare, in un impeto di ribellione anti–paterna. In fondo, a lui sembrava molto più difficile abbandonare la NESSUN COMPROMESSO ~ 31 ~ facoltà di Economia e Commercio che non smettere di mangiare la carne. “Ho pensato: metti che arrivano gli alieni, una razza di alieni carnivori, umanofagi – ci aveva spiegato una di quelle sere, nel suo solito modo colorito e surreale – Metti che hanno armi più potenti delle nostre, metti che hanno fame. Vagli a spiegare che c’è l’insalata, che c’è la pastasciutta, che ci sono le arance e i fichi e le bistecchine di soia. Quelli ci mangiano e basta. Senza complimenti. Vecchi e bambine, sani e malati, forti e deboli. Anzi, magari selezionano i più forti per garantirsi una bella discendenza di bistecche”. “Scusa, Cesare, non ho capito dove vuoi arrivare. Perché dovresti convincere gli alieni umanofagi a diventare vegetariani?”, gli aveva chiesto Mauro. “Gli alieni siamo noi, capisci? – aveva risposto Cesare – Siamo noi che mangiamo gli altri animali, gli animali che soffrono, che hanno paura, che vedono scomparire i figli o i genitori. Se ci pensi, se ci pensi davvero, voglio dire, è orribile. È come un olocausto. Ecco perché ho deciso di smettere. Da domani, niente più carne”. In un mese e mezzo, eravamo diventati tutti vegetariani. C’era chi aveva scalato la quantità giornaliera di carne e il pesce, come si fa col NESSUN COMPROMESSO ~ 32 ~ metadone. Chi aveva promesso ai genitori di fare le analisi del sangue ogni mese, tornando alla dieta onnivora se appena appena fosse emersa un’alterazione. Io invece di tanto in tanto buttavo la pasta, dopo aver scoperto che mia madre passava il ragù al mixer o nascondeva carne nelle polpettine di melanzane. E lei piangeva in silenzio, coprendosi il volto con un fazzoletto, come se le avessero detto che il figlio era un ladro. Silvano, lui, aveva già fatto il passo successivo, era diventato vegano. NESSUN COMPROMESSO ~ 33 ~ CAPITOLO 4 Domenica 7 ottobre Dopo il mio attacco solitario al fast food, abbiamo deciso di colpire un altro McMerda. Anche se i loro affari sono un po’ in crisi, anche se s’inventano pastasciutte fredde e insalate mediterranee da affiancare agli hamburger per tentare di nascondere il loro commercio di sangue, i bastardi la devono pagare. Il locale che abbiamo scelto è sul lungomare. A fare i sopralluoghi sono venuti Mario e Cesare, con la flautista. Che non sa nulla – o almeno così ha detto Cesare – di Nocompromise. I ragazzi le hanno detto semplicemente che la portavano a fare una passeggiata e a prendere un gelato. Silvano non ha detto niente, ma so che non è contento che Cesare si porti dietro questa tipa quando abbiamo da fare. Neanche io mi fido tanto, e forse stasera glielo dirò. Alle due di notte in punto scendiamo dall’auto, lasciata in un parcheggio a tre–quattrocento metri. Incrociamo una coppia che entra in un portone. Lei non si gira neanche, lui ci guarda un attimo più del necessario, per i miei gusti. Ma forse è perché siamo NESSUN COMPROMESSO ~ 34 ~ vestiti tutti di scuro e nessuno di noi parla, si sentono solo i nostri passi un po’ affrettati. Se qualcosa andasse storto, nessuno torni alla macchina – che è di nuovo quella del padre di Mauro – ci si nasconde dove capita, è la consegna per stanotte. A una ventina di metri dal fast food, grande novità. Ci copriamo il volto con un passamontagna. Li ha comprati Francesco, perché fa molto militante Alf. Spero solo che non ci si muoia di caldo, dentro. Abbiamo messo i guanti. Silvano tira fuori la supercolla, io il sacchettino di plastica con i frammenti di graffette che ho preparato in precedenza, e che inserisco nelle serrature prima di iniettare il collante. È una nuova formula che dovrebbe rendere più difficile il lavoro dei fabbri. Mauro, che anche stavolta è incaricato di fare il palo, ci raggiunge bisbigliando. Si è accorto solo ora che qualcuno dorme nei cartoni, sotto i portici. È davvero un coglione, penso, la prossima volta starò di guardia io. Silvano dice solo di fare presto. Il tizio nei cartoni se ne sta bello stretto tra le braccia di Morfeo, aiutato da una bella dose di vino in tetrapak, il Tavor dei poveri cristi. Penso a che strizza avrei, a dormire così di fuori, da solo, di notte. NESSUN COMPROMESSO ~ 35 ~ Cesare scrive Meat is Murder, McMorte assassini e poi finisce col solito Nocompromise bicolore. Tutto è andato liscio, alle due e mezzo siamo in macchina sulla Via del Mare con un nastro degli Smiths nell’autoradio. Sta diventando troppo semplice. Tra un po’ finisce che mi annoio. Passiamo al garage della nonna di Francesco – lei non lo usa più da tempo, e suo nipote ufficialmente ci conserva soprattutto collezioni ammuffite di Topolino e Diabolik – dove teniamo il materiale più costoso, quello che può essere utile in tutte le azioni. Di quello che resta e non serve più – i guanti, per esempio – ci liberiamo nei cassonetti. In realtà, dovremmo trovare un posto che non sia ricollegabile a nessuno del gruppo, nel caso in cui le guardie dovessero occuparsi di noi. Ma la verità è che per il momento non abbiamo grandi mezzi. Martedì 9 ottobre Sono passati due giorni, e la nostra azione contro il Mcdonald’s ha fruttato un altro titoletto, su Metro. Me lo fa vedere Francesco, con aria di soddisfazione. E siamo anche citati su un post di un sito web di noglobal. NESSUN COMPROMESSO ~ 36 ~ Giovedì 11 ottobre La vera sorpresa arriva però dopo altri due giorni. Qualcuno ha disegnato uno strano graffito davanti all’ingresso dell’Università. L’immagine raffigura un agnello dall’espressione rabbiosa, con una lacrima argentata, una sola, che gli solca il viso, mentre l’animale fa il segno di vittoria, con la zampa sinistra. Accanto, c’è disegnata una stella a cinque punte e si legge Nocompromize, con la zeta, e Respect. Un omaggio, insomma. Magari di qualcuno che vuole emularci. Cesare ci fa vedere la foto del graffito, che ha scattato con la sua digitale. Silvano, però, non condivide il nostro entusiasmo. “Avete pensato che potrebbe essere un’esca?”, ci chiede, senza guardarci, mentre smonta una telecamera, e soffia via la polvere da ogni singolo pezzo, seduto alla scrivania nella mia stanza. Mi fa pensare a un soldato che smonta e lucida il fucile. “Un’esca lanciata da chi?”, gli chiedo, scettico. “Dalla polizia. Magari stanno lasciando delle esche in giro, per vedere se abbocchiamo. Prova a ragionare come loro. Se per esempio qualcuno s’interessa molto al graffiti che hanno disegnato, NESSUN COMPROMESSO ~ 37 ~ potrebbe essere potenzialmente coinvolto. E allora potrebbe essere utile metterlo sotto sorveglianza”. Un’espressione preoccupata si fa strada sul volto brufoloso di Cesare. “Credi che...”. “Non so, in teoria sì, in pratica no, non credo”, dice laconico Silvano. Guarda Cesare, guarda me, poi torna a occuparsi del suo strumento. “Che dici, è meglio se Cesare si fa vedere un po’ meno con noi?”, chiedo io. Sono stato un po’ troppo solerte, ma quando ci penso, è troppo tardi. “Quel graffiti potrebbe averlo fatto anche un nostro fan, qualcuno dei centri sociali, chissà – risponde lui – però non si può sapere con certezza. Forse è stata la polizia, forse no...”. “Ho capito, ok – dice Cesare, e mi fa quasi rabbia in questa sua resa – È meglio se non ci vediamo per qualche giorno, per sicurezza, sperando che non sia troppo tardi..”. Ora avrà più tempo da passare con la flautista, sempre che non scazzino ancora. Venerdì 12 ottobre Avrei cominciato tutto questo da solo?, mi chiedo ogni giorno, spesso più volte nella stessa giornata. Avrei avuto il coraggio, da solo, di decidere di NESSUN COMPROMESSO ~ 38 ~ passare all’azione? Di identificare l’obiettivo da attaccare, per esempio la vetrina di una pellicceria, di compiere i sopralluoghi necessari e poi, una notte, avrei avuto il coraggio di scendere per strada – armato di mazzafionda e biglie di acciaio, con i guanti e in tasca il passamontagna, e la bomboletta spray nella tracolla – e andare a colpire? La parte più difficile, per me, non sta tanto nella pianificazione, nella preparazione dell’azione, nell’attesa che arrivi il momento, quando la paura di essere preso può immobilizzarti all’improvviso, toglierti la parola, può farti sudare o tremare o venire mal di pancia. No, quando facciamo un’azione per me è adrenalina pura, è la sensazione più forte che abbia mai provato finora. Non è come fare l’amore, almeno la prima volta, quando sei impacciato e timoroso. Anche se ti sale lo stesso dal basso, l’eccitazione, e pensi davvero di essere potente. Il problema principale, è che avrei difficoltà a fidarmi di qualcun altro, non saprei come chiedere aiuto, come mettere insieme un gruppo. Mi bloccherebbe la paura di essere tradito, o semplicemente di leggere sul viso di un altro il dubbio, quel dubbio che ti fa vacillare. Non è che l’Animal Liberation Front o qualsiasi altra organizzazione clandestina ti chiami, ti recluti, NESSUN COMPROMESSO ~ 39 ~ o ti ci possa iscrivere. Non ci sono sportelli, non ci sono sezioni, non c’è un modulo da riempire. Devi fare da solo un’azione; poi, sei tu stesso a diventare l’Alf. Era così che aveva fatto Silvano, prima di coinvolgere anche noi. Una notte era sceso in strada e aveva attaccato il suo primo obiettivo, il camioncino di un negozio di animali, parcheggiato a qualche centinaio di metri da casa sua. Aveva tranciato i pneumatici con un punteruolo da ghiaccio, versato sabbia nel serbatoio del diesel, con una bomboletta di vernice spray aveva scritto ALF, Animali liberi e Assassini lungo le fiancate, poi prima di andarsene aveva rotto i vetri lanciando biglie di acciaio con la fionda. Qualche giorno dopo, mentre nuotavamo, al mare, alla fine di un marzo caldo come un giugno qualsiasi, me lo aveva raccontato. Aveva riconosciuto che forse la sua era stata un’azione avventata, che forse non aveva preso tutte le misure di sicurezza necessarie. Aveva ammesso di aver avuto anche un po’ paura. Ma, soprattutto, voleva vedere come avrei reagito io, sapendo comunque che anche se non fossi stato d’accordo, non lo avrei mai tradito. NESSUN COMPROMESSO ~ 40 ~ Mi aveva sorpreso quasi più la mia reazione, che il suo racconto. Perché mi era venuta subito voglia di provarci anche io. Silvano mi aveva dato un manuale da leggere. Fogli fotocopiati, spillati insieme. Racconti di persone, di giovani che erano passati all’azione per fermare la crudeltà contro gli animali, spiegavano. Domande e risposte sull’animalismo militante. Consigli pratici su come dare fuoco a un veicolo o usare l’acido fluoridrico per incidere il vetro. Avevo passato qualche giorno a leggere, in attesa che Silvano si decidesse a parlarmi di nuovo. Nel frattempo, aveva già “evangelizzato” Francesco, come appresi con una punta di gelosia. Alla fine, decidemmo di coinvolgere anche Cesare e Mauro, sapendo che comunque avremmo avuto come minimo garantito il loro silenzio, ma che probabilmente si sarebbero uniti a noi. Passammo l’estate a leggere altri manuali e testimonianze, e le storie dei militanti finiti in galera, come quelli della Band of Mercy, il gruppo inglese da cui sarebbe nato poi l’Alf. Imparammo a costruirci delle fionde – quelle di buona qualità costano parecchio, e poi volevamo evitare di lasciare tracce che avessero permesso di farci individuare. Ci esercitammo a usarle, senza NESSUN COMPROMESSO ~ 41 ~ veri bersagli, in campagna, e imparammo a utilizzare alcuni dei metodi di sabotaggio che avevamo studiato. Decidemmo che nome impiegare per le nostre azioni, ed escludemmo quello che sarebbe stato più ovvio, cioè Fronte di liberazione animale. Un po’ perché ci sentivamo degli usurpatori, dei ragazzini maldestri che giocano a fare gli eroi, quando qualcuno aveva dato la vita per quegli ideali. Ma eravamo anche preoccupati che la sigla Alf, proprio per la sua fama, potesse attirare immediatamente Digos e carabinieri. Discutemmo dell’uso della violenza sulle cose, della violenza contro le persone. Un militante animalista non può essere nonviolento, è chiaro, ma ha il diritto di aggredire una persona per impedirle di nuocere agli animali? E poi, noi, saremmo stati capaci di farlo? Da principio, avevamo escluso di poter liberare animali dai laboratori di sperimentazione o dagli allevamenti–lager. “Non possiamo liberare animali, per il momento, mettetevelo in testa, per la semplice ragione che non sapremmo dove nasconderli”, ci aveva spiegato Silvano. NESSUN COMPROMESSO ~ 42 ~ Dal manuale “Anonima Animalisti” Il vandalismo etico La liberazione di animali è l’apice della militanza animalista, l’azione diretta più significativa ma anche quella più difficile di tutte. Dunque, toglietevi dalla mente di fare subito qualcosa del genere. Liberare animali comporta un’organizzazione capillare e perfetta. Bisogna essere capaci di penetrare in un luogo potenzialmente protetto, eludere le difese – magari un allarme elettronico – poter trasportare gli animali con un mezzo adatto, un camion rubato oppure con le targhe occultate, o sostituite. Poi, trovare una rete di ospitalità per gli animali evasi, e nel caso anche un veterinario compiacente per curare esemplari feriti. Insomma, un’azione militare, più che militante. Ecco perché molti di coloro che sembrerebbero così ansiosi di compiere azioni finiscono col tirarsi subito indietro. Perché credono che la liberazione di animali sia l’unica possibilità di lotta. Invece il militante animalista ha molte altre risorse, non dimenticatelo. Il vandalismo etico e il sabotaggio non contribuiscono a fare uscire immediatamente dalle gabbie gli animali, è vero. Ma allora credete che per questo siamo anche noi, in fondo, come quei ragazzetti che vi fermano agli angoli delle strade, con le loro faccine da brave persone, convinti che ci sia bisogno di un profondo cambiamento culturale, che aiuti a considerare in un modo diverso il rapporto tra gli uomini e gli altri animali, e che per questo vi chiedono di firmare le loro educate petizioni e di contribuire versando un bell’assegno o una somma con la carta di credito, per liberarvi la coscienza? Sì, certo, noi vogliamo superare la contraddizione uomo–natura, dare un bel calcio all’antropocentrismo e NESSUN COMPROMESSO ~ 43 ~ porre fine allo sfruttamento dell’uomo sull’animale, e bla bla bla ma non abbiamo tanto tempo da perdere. Vogliamo che gli animali smettano di soffrire ora. Il sabotaggio e il vandalismo etico non servono solo ad attirare l’attenzione dell’opinione pubblica sulla crudeltà dei pellicciai o sulle sofferenze inutili provocate dalla vivisezione. Se gli uomini sacrificano al denaro gli animali, be’, facciamoglielo perdere, quel denaro. Se costringiamo coloro che abusano degli animali a pagare per le riparazioni delle saracinesche o delle automobili, a pagare polizze assicurative sempre più alte, gli facciamo perdere quel denaro che proviene dal loro sanguinario e turpe commercio. E magari, presto, decideranno di cambiare attività. Non avendo mai frequentato direttamente associazioni animaliste – tranne Silvano, che aveva bazzicato per qualche tempo la Lega Anti Vivisezione – non c’era motivo che cominciassimo a farlo ora. Perché se si fa una scelta di militanza animalista radicale, occorre stare attenti. Farsi vedere a manifestazioni animaliste – o anche alle sirenate, quando si va a disturbare i cacciatori durante le battute, facendo più rumore possibile per far fuggire le prede – significa rischiare di farsi fotografare o riprendere, oppure incappare in qualche infiltrato della polizia, o ancora peggio. NESSUN COMPROMESSO ~ 44 ~ Poi, mai parlare esplicitamente delle proprie idee con chiunque, anche per evitare che al nostro inconscio bastardo venga voglia di vuotare il sacco, sia pure soltanto per vantarsi. Il nostro gruppo era isolato da qualsiasi altra cellula militante animalista, e di certo per il momento non avremmo potuto fare proselitismo, sempre per ragioni di sicurezza. NESSUN COMPROMESSO ~ 45 ~ CAPITOLO 5 Sabato 20 ottobre Cesare è sparito da alcuni giorni e noi quattro non ci siamo ancora rivisti tutti insieme. È che, ogni tanto, la vita normale riprende il sopravvento. Io sono alle strette finali con un esame, Silvano è partito per fare alcune riprese in Umbria, Francesco è preoccupato per la madre – che ha avuto un leggero ictus e per il momento non parla: si limita a guardare attraverso il figlio, senza vederlo, dal suo letto in clinica – Mauro cazzeggia, mentre nella sua scuola è già cominciata la stagione delle occupazioni. Le nostre azioni mi mancano, così da solo, un pomeriggio, ho spugnato un altro MacBastard, ma è stato solo per tenermi in allenamento. Avrei voluto dare un’occhiata da vicino al famoso graffito che è costato la “sospensione” di Cesare, ma è meglio evitare casini. Se Silvano avesse ragione, correrei soltanto un rischio. E lo farei correre anche agli altri. Leggo il giornale, in una pausa dallo studio, e mi va agli occhi un articolo sull’ultimo incidente di caccia della stagione. Quando un cacciatore rimane NESSUN COMPROMESSO ~ 46 ~ ferito, magari mutilato, o ucciso, per noi è sempre festa. Un bastardo in meno, qualche animale che ha una chance di sopravvivenza in più. Mi viene un’idea. Mercoledì 24 ottobre Suona il citofono. È Silvano. Sale le scale, mi abbraccia sulla porta. “Grandi. Siete stati grandi”, mi dice. Temevo che s’incazzasse, invece sembra sincero, è davvero contento. “I manifesti sono fantastici. Bella idea”. Mentre lui era via, ho chiamato Mauro e Francesco. Abbiamo coperto alcuni muri di finti annunci di lutto, di quelli con il bordo nero e l’immaginetta di Gesù, stampati con una fotocopiatrice dell’Università. Solo che sui nostri c’è una colomba pasquale. C’è il nome del morto, con le lettere tutte in maiuscole – di anni 52, morto in una battuta di caccia. Ne danno il lieto annuncio gli animali della foresta. Giovedì 25 ottobre Il nostro scherzetto non è passato inosservato. Il giorno dopo, ne parlano alcuni giornali. Titoletti, NESSUN COMPROMESSO ~ 47 ~ come al solito, niente di più. “Burla animalista di cattivo gusto”. Si vede che i giornalisti non avevano gran che da scrivere. I giornalisti. Sono pericolosi. Un po’ meno pericolosi di chi uccide e sfrutta gli animali e delle guardie, ve lo concedo. Ma a loro non frega niente di te e delle tue ragioni e men che meno degli animali. Gli interessa solo di avere un articolo, un pezzo. E sarebbero disposti anche a fregarti, pur di avere una storia da pubblicare. Quindi, mai fidarsi di un giornalista, mai raccontargli cose, mai parlarci. Però, quasi quasi mi dispiace di non averli firmati col nostro nome, quei manifesti. Nocompromise. Ormai è diventato un brand, mi dico. Ma in campana a parlare di queste cose con Silvano: sono preoccupazioni da mitomani, dice lui. Certe volte è un po’ all’antica. Le associazioni di categoria, quelle dei professionisti dell’animalismo, si dissociano, ci condannano, rettificano, precisano. Quel che abbiamo fatto non gli è piaciuto. Non si scherza con la morte, col dolore, non s’insultano gli affetti e le famiglie. E però. Loro possono stampare adesivi con su scritto Cacciatore, sparati all’uccello, noi non NESSUN COMPROMESSO ~ 48 ~ possiamo neanche festeggiare per la morte di un assassino. Eh, no. Tra i vari ritagli che ha portato Francesco, ce n’è uno in particolare che mi va subito agli occhi. Francesco ha sottolineato in rosso le frasi del presidente dell’associazione Liberi Cacciatori. Il nome del tipo è già un programma. Si chiama Franco Pompa. Franco Fucile a Pompa. M’immagino che al citofono, per la famiglia Pompa, deve essere uno strazio. Pronto, signora Pompa, me la fa una pompa? Pronto, signora Pompa, c’è suo figlio Pompino? Con tutte le variazioni sul tema. Il presidente Pompa, invece di preoccuparsi dei suoi iscritti, incapaci di maneggiare un fucile e abili piuttosto a spararsi l’un l’altro nelle chiappe, che fa? Ci paragona, noi “anonimi estensori” dei manifestini, ai brigatisti. Che? Ma che merda! Non è finita qui. Mister Pompa parla di “intollerabile clima di violenza” contro i cacciatori, contribuenti che pagano le tasse come e più degli altri, visto quanto costano le licenze, “ambientalisti veri che rispettano l’armonia della natura”. Sì, come no. Con Francesco ci diciamo che potremmo lasciare un bel ricordino davanti a casa di Pompa. Magari uno striscione che celebri il suo cognome. Qualcosa di molto poco raffinato, come “Cacciatore facci una NESSUN COMPROMESSO ~ 49 ~ Pompa”, propone Francesco. Ridiamo, mentre Silvano ci guarda come fossimo due idioti qualunque. “Noi non siamo pagliacci. Siamo militanti”, fa lui, quando abbiamo finito di ridere. “Se questo tipo merita una punizione, allora dev’essere una punizione seria, vera”. Silenzio. “Secondo voi, quest’uomo merita una punizione?”. Vorrei dire sì, semplicemente. Poi, per un momento temo che Silvano ci voglia far fare qualcosa di brutto, qualcosa di molto brutto, che ne so, sparare al tipo, e il cervello mi va in pappa. “Sì”, risponde Francesco. “Allora, prima di tutto buttate quei ritagli che state conservando. In qualche cassonetto, per strada, ma senza farvi vedere. Se le guardie ve li trovano, è una prova a carico”. “Sì”, dice ancora Francesco, che per un attimo si gira a guardarmi. Non fiato, anche se sono io quello che ritaglia gli articoli sul giornale, di solito. “Se vogliamo fargli passare la voglia di fare lo stronzo, a questo signor Pompa qui, bisogna mettergli paura. Possiamo bruciargli la macchina, per esempio”. NESSUN COMPROMESSO ~ 50 ~ Alla parole di Silvano sono quasi sollevato. Sparare a qualcuno è una cosa, incendiargli l’auto un’altra. In teoria è piuttosto facile, e non fa male a nessuno. Dal manuale “Anonima Animalisti” Ricetta per una bomba incendiaria fatta in casa Realizzare in casa un ordigno incendiario con cui dare fuoco a un veicolo o un altro obiettivo (ma funziona meglio con auto, furgoni o roulotte) è piuttosto facile. Basta procurarsi una bottiglia di plastica da circa un litro, tipo quella dell’Ace, che abbia un manico; benzina, che potete pompare facilmente di notte da un distributore automatico; una spugnetta di quelle per lavare i piatti, bastoncini d’incenso e qualche fiammifero. Prima di tutto: ricordatevi sempre d’indossare un paio di guanti. È sempre per la storia delle impronte digitali. Un attentato incendiario comincia a essere una roba seria; in più, se vi incastrano, possono anche darvi l’associazione per delinquere. Magari con finalità di terrorismo, e state freschi. Riempite una bottiglia di benzina, ma non fino all’orlo, per lasciare spazio a eventuali vapori. Per sicurezza, riempite anche un secondo flacone e portatelo con voi. Una volta che siete sul posto e avete piazzato il vostro flacone, inzuppate ben bene la spugna di benzina e sistematela nella cavità del manico. Poi, lontani da qualsiasi materiale facilmente infiammabile, accendete due bastoncini d’incenso cui avrete legato anche due fiammiferi, e infilateli nei buchi che avrete fatto sulla NESSUN COMPROMESSO ~ 51 ~ spugna. Fate attenzione, le capocce dei due fiammiferi devono essere molto vicine alla spugna, altrimenti la fiammata non sarà sufficiente a darle fuoco. Fatto? Datevela a gambe. I bastoncini d’incenso funzioneranno da timer, da innesco a tempo: quando si saranno consumati fino a un certo punto faranno incendiare i fiammiferi; i fiammiferi, incendiandosi, daranno fuoco alla spugna, ben intrisa di carburante, e la spugna... be’, se avete seguito le istruzioni e non avete sfiga, la vostra bomba incendiaria scoppierà. Se invece andate di fretta, portatevi appresso una coperta leggera, stendetela sull’auto che volete colpire, innaffiatela ben bene di liquido infiammabile poi datele fuoco, stando attenti a non avvicinarvi troppo. E poi, via di corsa. Lunedì 5 novembre Scoprire che auto abbia Pompa, non è stato tanto difficile. Il tizio è sull’elenco del telefono, insieme a un omonimo, ed è anche il proprietario di un negozio di abbigliamento sportivo. Un negozio grande, tre o quattro saracinesche, in una zona periferica. Francesco ed io lo abbiamo pedinato. Quando è in casa tiene l’auto in garage e questo è un bel problema, perché non bisogna in alcun modo provocare danni collaterali, ad altri inquilini del palazzo. O addirittura, rischiare che vada tutto a fuoco. NESSUN COMPROMESSO ~ 52 ~ Pompa usa la macchina per andare al negozio, e questo significa che possiamo agire soltanto durante la giornata. Concludiamo che non è il caso di rischiare. Però spunta fuori che il tizio ha anche un furgone, in uso a un commesso. E che il commesso lo tiene sotto casa, non lontano dal negozio, in una via alberata, dunque meno illuminata, a senso unico. Allora, decidiamo di cambiare obiettivo. Daremo fuoco al furgone. Martedì 13 novembre Siamo venuti in quattro, con gli scooter. Manca Cesare, stavolta, ed io mi offro di fare il palo. Per strada non passa nessuno. Abbiamo scelto un martedì notte, c’è sempre meno gente in giro. Poi dal mercoledì si ricomincia a uscire, sempre che non ci siano le partite di Coppa. Il cielo è nuvoloso, ma non dovrebbe piovere. Anche perché sennò il nostro fuoco si spegnerebbe più facilmente. Il furgone è parcheggiato sulla sinistra, tra una Punto e una vecchia Vectra familiare. La Punto è un po’ più distanziata, quindi dovrebbe essere al sicuro dalle fiamme. L’Opel no. Ma a me fanno schifo, le Opel. E poi il proprietario sarà assicurato. NESSUN COMPROMESSO ~ 53 ~ Francesco e Mauro si passano i flaconi, quello da piazzare sotto il furgone e l’altro, che contiene benzina di scorta. Silvano li osserva e cronometra, ogni tanto controlla dalla parte opposta in cui mi trovo io. Sento in lontananza il rumore di un’auto che s’avvicina, e faccio un fischio. I ragazzi si bloccano. L’auto però ora si allontana, tutt’apposto. Mauro accende le bacchette d’incenso, mentre Francesco sta spiegando lo striscione che abbiamo portato. È un’incerata bianca con su scritto in spray blu Cacciatori assassini e più in piccolo Nocompromise. Aiutato da Silvano, Francesco stende l’incerata su un cespuglio, dall’altro lato della strada rispetto a dove è parcheggiato il furgone. Speriamo che il vento non lo porti via. Mi raggiungono correndo. Recuperiamo gli scooter. Ce ne andiamo tranquilli, senza sgommare. Mentre ci avviamo, ci raggiunge il rumore di un’auto che arriva dietro di noi. La bomba incendiaria scoppia proprio in quel momento, fa un bel botto. Mauro, che guida il motorino, accelera. Io mi giro a guardare. E vedo la macchina che comincia a venirci dietro, a inseguirci. NESSUN COMPROMESSO ~ 54 ~ Penso: possibile che in un paese di codardi che di solito si fanno i cazzi propri, che passano e tirano dritto, proprio a noi doveva toccare l’eroe? Questa è sfiga, penso ancora. E dire che me la sentivo. Ma cerco di non farmi prendere dal panico. Almeno, il tizio che ci insegue non può leggere i numeri di targa, per il semplice motivo che le abbiamo tolte, le targhe. “Ci dividiamo!”, grida Silvano. Lui e Francesco imboccano il primo incrocio a sinistra. Noi andiamo diritti. L’auto inseguitrice sembra rallentare. Il tizio è indeciso, non sa se svoltare o venirci appresso. Decide di seguire noi, accelera. Lo scooter di Mauro è truccato e arriva facilmente a 100 chilometri all’ora. Ma ora siamo su un rettilineo e l’auto ci può riprendere. A destra, però, si apre un tratto di verde. Mi ricordo che c’è un piccolo parco, l’ho visto tornando dall’ultimo sopralluogo. “Frena! – urlo a Mauro – Frena! Sali sul marciapiede, di là c’è un sentiero!”. Mauro frena all’improvviso, lo Scarabeo sbanda, scivola. Vuoi vedere che cadiamo proprio adesso. Ma no, non cadiamo. Balzo giù al volo, mentre l’auto ci è dietro. Mauro spinge a mano lo scooter sul NESSUN COMPROMESSO ~ 55 ~ marciapiede. Risalgo in sella. Ripartiamo col motore che gira al massimo. Sento la macchina inchiodare. Sento gridare: “Fermi!”, Non mi volto. Giovedì 15 novembre Mi ci vogliono un po’ più di 24 ore per scoprire, leggendo i giornali del giorno dopo, che il nostro inseguitore era un carabiniere di leva che stava tornando a casa. Il tizio ci ha visti scappare mentre la nostra bomba artigianale esplodeva, mandando a fuoco il furgone del signor Pompa e la vecchia Opel parcheggiata alle spalle, ma danneggiando anche la Punto. Per un attimo provo sincero dispiacere. I proprietari delle altre auto non avevano colpe, e ora abbiamo due fan in meno. E poi sollievo, perché l’auto del carabiniere poteva essere investita dall’esplosione, bastava tanto così. Invece è finito tutto bene. Deve essere stata l’adrenalina, a far reagire il carabiniere. Ha visto che scappavamo e ci è corso appresso. Il giornale dice che eravamo “almeno in quattro, tutti giovani, vestiti di scuro” su due motorini senza targa, uno Scarabeo e un altro che NESSUN COMPROMESSO ~ 56 ~ non è riuscito a identificare (per la cronaca, un MBK vecchio e truccatissimo). Sull’episodio ovviamente indaga l’Arma, quella dei carabinieri, che non “esclude nessuna pista”, compreso il racket. Noi ridotti alla stregua di volgari manovali del racket? Ma che cazzo! Subito dopo però c’è scritto che è privilegiata l’ipotesi dell’ecoterrorismo. Meglio ecoterroristi che ecomafiosi. Di Nocompromise si parla qualche riga più sotto, spiegando che finora delle nostre azioni, tutte minori, si è occupata la Digos. Silvano dice che se i carabinieri mettono il naso nell’indagine, per noi è tutto di guadagnato. Litigheranno un po’ con la polizia per chi deve avere la competenza sul caso, perdendo tempo. Anche se alla fine, dice lui, la spunterà la Digos. “Ora però ce ne dobbiamo stare un po’ tranquilli – conclude dopo aver letto e ripiegato il giornale – Solo qualche settimana. Vacanza”. NESSUN COMPROMESSO ~ 57 ~ CAPITOLO 6 Domenica 2 dicembre Ho deciso di andare a trovare Cesare. Con Silvano non ne abbiamo più parlato, ma credo che il periodo di punizione sia finito. E poi la nostra vacanza è abbastanza lunga, ho voglia di tornare in azione. Cesare è a casa sua, un evento raro. Ma mi spiega subito perché: i suoi sono partiti per una settimana forse per Praga, forse per Budapest. Forse per tutte e due le città. Non se lo ricorda bene. La flautista non è sparita, anzi si è trasferita da lui per la settimana. La musica è a tutto volume e Cesare sta preparando un tè e una canna. “Ne vuoi?”, mi chiede. “Di che? Del tè o della canna?”. “Di quello che ti pare”. “Ok. Del tè”. “E niente canna?”, mi chiede la flautista, con un sorrisetto, mentre si viene a sedere sul divano. Scorro i titoli dei cd e non rispondo, tanto per non darle soddisfazione. Cesare torna dalla cucina. NESSUN COMPROMESSO ~ 58 ~ “Allora, come va Nocompromise?”. Lo guardo un po’ spazientito, e gli indico con gli occhi la ragazza. “Ah, no, tranquillo. Puoi parlare davanti a lei”, mi dice, mentre la flautista ha sempre quel sorrisetto. Alzo le spalle, facendo finta che non me n’importi. “Sono venuto a chiederti se ti va di tornare con noi. Siamo stati un po’ fermi, queste settimane”. “Silvano lo sa che sei qui?”, mi chiede, e da come me lo fa è chiaro che pensa che Silvano non sappia niente. “Sì, certo che lo sa. Gliel’ho detto, che sarei venuto”. Cesare mi volta le spalle, cambia cd e poi si accende la canna. “Sicuro che non ne vuoi un tiro?”. “Ne abbiamo parlato, quando non c’eri – gli dico – Abbiamo deciso di smettere di fumare, almeno le canne”. “E perché?”, mi chiede la flautista, scostandosi i capelli dal viso. È un gesto che fa spesso e che m’innervosisce. Finisce che le dico di tagliarseli, i capelli. Però cerco di restare tranquillo. “Per evitare di crearsi problemi. Se le guardie ti beccano col fumo rischi che poi ti mettono sotto NESSUN COMPROMESSO ~ 59 ~ controllo. E nel nostro caso... E poi, se sei stonato rischi di sbagliare qualcosa durante un’azione, puoi mettere in pericolo gli altri e l’azione stessa”. “Sempre fedele alla linea, eh?”, scherza Cesare. “Non mi hai risposto. Ci torni, con noi?”. “Non lo so. In queste settimane ci ho pensato. La causa è giusta. Ma non va di stare agli ordini di Silvano. E poi non mi piacciono tutti questi segreti, queste manie”. “Non ti piacciono o non li sai mantenere, i segreti, Cesare?”, chiedo, giusto per stuzzicarlo. Lui aspira il fumo della canna. Sta per dirmi qualcosa, ma si trattiene. “Lo sai che con me potete stare tranquilli. E anche con Fiona”. Ecco come si chiamava la stronzetta. Fiona. “Aspetto che ci ripensi?”. “Mi faccio vivo io. Lo vuoi ancora il tè? Me lo sono scordato nella tazza con la bustina. Sarà diventato imbevibile”. “Lascia, devo andare”. “Te ne faccio un altro di tè, dai”. “Lascialo andare, ché magari va dalla ragazza”, interviene la flautista. Per la cronaca, non ce l’ho, la ragazza. NESSUN COMPROMESSO ~ 60 ~ Martedì 8 gennaio Con le mani protette dai guanti, riempio le palle di vernice, e le passo a Mauro, che le sistema nella loro scatoletta. Le palle natalizie, di quelle che si appendono all’albero, le abbiamo comprate in saldo. Si riempiono meno facilmente dei palloncini, ma si possono trasportare meglio. L'Epifania si è portata via tutte le feste, finalmente. Non vedevo l'ora di ricominciare. In compenso, mi sono fatto un po’ di soldi con le consegne di pacchi per Natale. Silvano mi ha appena cazziato. Gli ho detto della discussione dei miei per l’esame all’università che ho saltato questa mattina, e lui mi ha risposto che sono loro ad avere ragione, non io. Lo so, ma avrei voluto un po’ di solidarietà. Invece, Silvano mi ha detto che sto facendo uno sbaglio, perché prima finisco gli esami prima mi laureo, prima mi laureo prima mi trovo un lavoro, i soldi e una casa. “Ma tu lavori e non te ne sei andato da casa, però”, gli dico. “Per me è diverso. E comunque, da’ retta a me, finisci questa cazzo di università”. Le palle piene di vernice ci servono per stasera. C’è un concerto di musica classica sponsorizzato da un pellicciaio, a cui parteciperanno di sicuro uno NESSUN COMPROMESSO ~ 61 ~ stuolo di babbione impellicciate. Sai che palle, appunto. L’unica incognita è la presenza della polizia. Dal manuale “Anonima Animalisti” Musica per animali(sti) Se essere animalisti militanti è una cosa seria, anche troppo seria, c’è una cosa che alleggerisce le nostre giornate, come quella di molti umani del pianeta: la musica. Meglio se musica suonata da artisti vegetariani. Su Internet circolano di tanto in tanto liste di musicisti che non mangiano carne e pesce, o che sono addirittura vegani. Sono liste messe in giro dai fan, che fanno una incerta colletta da riviste o siti ufficiali, o anche da certe associazioni animaliste che si fanno pubblicità grazie ai veg–vip. Certe volte i nomi cambiano. Altre volte si scopre quelli che erano spacciati per vegetariani in realtà mangiano il pesce. Oppure hanno superato la fase veggie e magari adesso si comprano le pellicce, perché la moda è cambiata. Insomma, una faticaccia, non si sa mai se ci si può fidare delle rockstar. E poi, non è che puoi diventare fan di un cantante solo perché è vegetariano. Per esempio, è facile innamorarsi di Chrissie Hynde o di Peter Gabriel, di Bono o di Boy George, poi però ci sono tipi come Bryan Adams o buona parte dei Bee Gees o anche dei Beatles che a me fanno cacare. Per esempio, dicono che Michael Jackson sia vegetariano. O Jovanotti. Ma vuoi mettere con i cantanti NESSUN COMPROMESSO ~ 62 ~ di Napalm Death, dei Sepultura, o con i Carcass? O con Eddie Vedder? Quando Mauro ha scoperto che i Rage Against The Machine sono vegetariani ci ha rotto le palle per una settimana, per quanto era contento. Lui conosce quasi tutte le loro canzoni a memoria, eppure non se n’era mica accorto. E comunque, tra i veggie, meglio Billy Idol che Jim Kerr, dico io. O i Depeche Mode, anche se non comprerei i loro dischi. O i B52’s, che però non suonano più. E Dolores, la cantante dei Cranberries, è meglio di Nick Rhodes dei Duran Duran, o di quel travestito di Tina Turner (se è per questo, anche Alanis Morisette è meglio). I Tangerine Dream non li conosco, neanche Marc Bolan, roba da vecchi, mi sa, ma Michael Franti dei Spearhead è più fico mille volte di Britney Spears. Ammesso che sia davvero vegetariana come dicono. Giovedì 10 gennaio L’altra sera, è stato divertente. Abbiamo innaffiato di vernice gialla e rossa un gruppo di vecchie in pelliccia, e anche il prete e la guardia giurata che ci sono corsi appresso. Abbiamo mandato un comunicato goliardico ai giornali, stavolta. La nostra campagna d’inverno sarà contro le pelliccerie. È deciso. NESSUN COMPROMESSO ~ 63 ~ Domenica 20 gennaio Siamo usciti quasi tutte le sere, negli ultimi giorni. Lo schema è sempre lo stesso. Prima ci andiamo a fare una birra e la tiriamo un po’ per le lunghe, poi ci dividiamo in coppie, come i carabinieri, e andiamo a controllare gli obiettivi che vogliamo colpire. Ci siamo concentrati sue tre pelliccerie e un paio di negozi di animali. L’ideale è quello di fare tutto in una notte sola, per evitare che le guardie ci stiano troppo addosso. Purtroppo la maggior parte delle pelliccerie ha saracinesche integrali e sistemi d’allarme, oltre a essere controllata dai metronotte. Dal manuale “Anonima Animalisti” Come distruggere una vetrata Mandare in frantumi una vetrata provoca un grosso danno, ma non è sempre semplice come sembra. Oltretutto, molto spesso le vetrine sono protette da saracinesche. Una bella pietra può spesso servire allo scopo, ma è meglio usare altri sistemi. Evitare assolutamente anche i mattoni: fanno molto rumore, ma producono pochi danni. Il mezzo migliore, se la vetrina non è protetta oppure agite di giorno, è la fionda, caricata a biglie d’acciaio. Di giorno però il rischio è quello di colpire i clienti, mentre se c’è una saracinesca a maglie larghe occorre avere una mira molto buona. NESSUN COMPROMESSO ~ 64 ~ Le fionde si possono anche costruire, ma è più facile procurarsene di buona qualità nei negozi sportivi. Prima di compiere un’azione, conviene esercitarsi con bersagli. Fate sempre attenzione a non lasciare impronte sulle biglie o sulle pietre, in ogni caso. Se non volete fare assolutamente rumore e avere un risultato garantito, però, usate dei corrosivi, come l’acido idrofluorico. Meglio comprare questo genere di acidi in qualche negozio all’ingrosso di materiale tecnico e per l’edilizia, in un altro quartiere o direttamente in un’altra città. Si tratta di materiale piuttosto costoso, ma che vale il prezzo. Data la consistenza, la cosa migliore è usare un pennello di dimensioni medie e spargerlo sulla superficie. Ma verificate sempre, prima di agire, che la vetrata che volete distruggere non sia munita di sistemi di allarme particolari o di telecamere. NESSUN COMPROMESSO ~ 65 ~ CAPITOLO VII Venerdì 1 febbraio Ogni tanto mi chiedo quanto può durare, quanto può andare avanti Nocompromise. Fino alla vittoria finale, fino alla liberazione di tutti gli animali, fino alla fine dell’olocausto? Non ne abbiamo mai parlato, con gli altri. Eravamo d’accordo su cosa avremmo fatto, su come lo avremmo fatto ma, se ci penso, non abbiamo parlato di quanto tempo sarebbe durato. Di solito non riesco a guardare nel futuro. Tanto, è fatica sprecata. Finirò prima o poi l’università. E poi? Poi, boh. Quando mi sono iscritto a Lettere mi sarebbe piaciuto lavorare nel cinema. O in una casa editrice. O in tv, anche se fa schifo. Adesso non ho le idee molto chiare. Al peggio, posso entrare nella società di recapiti a fare l’impiegato. Si respira meno merda che in motorino e si guadagna di sicuro di più. Ci penserò. Come diceva un amico di mio padre, è inutile cercare lavoro, tanto prima o poi ti trova lui. Però, non mi ci vedo ad andare a lavorare da qualche parte in giacca e cravatta. Esci la mattina, NESSUN COMPROMESSO ~ 66 ~ torni la sera. Il fine settimana vai fuori città, o vai al cinema, o fai dei lavoretti in casa. Come mio padre, insomma. Se ci sono quelli che si drogano il fine settimana, immagino che ci saranno anche i guerriglieri animalisti del weekend. Certo, avremmo potuto fare altro, Silvano, Mauro, Francesco e io. E Cesare, anche se adesso ha cambiato idea. Potevamo diventare tossici. Mica era tanto difficile. Potevamo mettere in piedi una b-band, anche se non ho mai imparato neanche a suonare il flauto. Però avrei potuto scrivere i testi. Oppure potevamo fare i volontari del Wwf. No, quello no. Pensa che palle. Potevamo anche fare i black-bloc, e andare in giro a spaccare tutto. O mettere su una società di Internet per vendere qualcosa. Non so che cosa, però. Potevamo diventare campioni del mondo di PlayStation. Sul serio. Chissà quanto guadagna uno che collauda i giochi. E poi, lo pagano per giocare. NESSUN COMPROMESSO ~ 67 ~ Domenica 10 febbraio È una notte gelida, soprattutto per andare in motorino. Mentre la gente che è uscita a divertirsi prima che cominci la solita settimana torna a casa, la strada è tutta nostra. Il sabato c'è troppo casino, la gente e i taxi sono in giro fino a tardi, c'è il rischio di essere visti. Invece che togliere le targhe agli scooter, stavolta le abbiamo falsificate, modellando allo scopo due placche di plastica che abbiamo poi colorato. È un lavoro piuttosto approssimativo, di giorno ci si accorge subito che sono false. Ma di notte possono andare. Il nostro obiettivo è cambiato. Abbiamo abbandonato per un po' di tempo le pelliccerie per prendercela con i ricercatori che fanno vivisezione, o comunque tutti quelli che sfruttano gli animali. È stata un'idea di Francesco. Il piano è semplice, quasi rudimentale. Una volta individuato l'indirizzo di casa del nostro obiettivo, aspettiamo il momento buono, di notte. Poi, basta scrivere sul muro con una bomboletta spray il nome e il cognome del tizio, o della tizia – le donne fanno di tutto per essere come gli uomini, di solito nei loro aspetti peggiori – e accompagnarlo con un aggettivo a scelta: infame, assassino di animali, bastardo, torturatore. NESSUN COMPROMESSO ~ 68 ~ Questa volta, dopo averne discusso per un po' tra noi, abbiamo deciso di usare la sigla ALF. Chi vede la scritta capisce subito di che si tratta ed è anche un buon sistema per complicare le indagini della polizia. Voglio dire che è più facile che le guardie pensino ad altri, a degli emulatori, piuttosto che a noi di Nocompromise. E che magari, se ci si mette anche qualche politico ad alzare la voce e a dare l'allarme, decidano di assegnare una scorta al nostro bersaglio, sprecando soltanto tempo e denaro. Scegliere il bersaglio è facile. Se sei fortunato, trovi in qualche giornale o rivista il nome di un ricercatore che parla di nuovi, miracolosi prodotti farmaceutici ancora alla fase della sperimentazione animale. Poi devi faticare un po' a cercare l'indirizzo, sperando che il tizio sia sull'elenco telefonico. Se non c'è, fai una piccola ricerca su Internet, provi magari a seguire qualcuno che lavora nello stesso istituito. È un'indagine creativa, in fondo, la nostra. L'ideale, insomma, è colpire qualcuno di cui parlano i giornali, i media, che va spesso in tv. Altrimenti, si possono prendere di mira gli esponenti e i ricercatori di industrie o laboratori di ricerca chimici, farmaceutici, cosmetici, bellici o il responsabile di qualche altro settore industriale. Se NESSUN COMPROMESSO ~ 69 ~ si concentra l'attenzione sui vivisettori, anche su ricercatori di minima importanza, va bene lo stesso. Perché la vivisezione è un crimine. Dal manuale “Anonima Animalisti” La vivisezione è criminale La vivisezione si basa sul concetto che l'uomo e molti altri animali, in particolare i mammiferi, siano simili, e che dunque su di essi si possano sperimentare sostanze o malattie – e i relativi rimedi – ottenendo dei risultati validi anche per gli esseri umani. Se è per questo, gli studi sul genoma dimostrano che gli esseri umani condividono un'altissima percentuale di materiale genetico anche con alcune piante, ma nessuno si sognerebbe di dire che siamo simili. In realtà, ogni specie animale reagisce in modo diverso, e le specie animali sono diverse tra loro e dall'uomo. Per esempio, l'aspirina è nociva per i gatti mentre la penicillina lo è per le cavie, che però possono ingerire stricnina, mentre le pecore possono ingerire arsenico senza conseguenze. Anche i nostri sistemi immunitari sono piuttosto diversi, dato che alcuni animali possono vivere in ambienti infetti o mangiare cibi contaminati senza alcuna conseguenza. Alcune malattie, poi, esistono soltanto nell'uomo e non negli animali usati per le ricerche – cani, gatti, cavie, porcellini d'India, topi, mucche, maiali, pecore, cavalli, piccioni, furetti etc – e viceversa: ricrearle artificialmente nei loro organismi è spesso impossibile (per esempio, è il caso dell'Aids, che non si trasmette dall'uomo ad altri NESSUN COMPROMESSO ~ 70 ~ animali), mentre si possono provocarne gli effetti. Ma ovviamente non è la stessa cosa. Sono numerosi i casi di farmaci ritirati dal mercato perché si è scoperto che erano nocivi per l'uomo, quando invece venivano considerati sicuri sulla base della sperimentazione condotta sugli animali. Moltissimi esperimenti, poi, sono inutili, se non altro perché vengono ripetuti in continuazione quando se ne conosco già gli effetti. In realtà, oggi è possibile sviluppare un gran numero di test pre–clinici con lo sviluppo di colture in vitro di cellule e tessuti, di sistemi molecolari, di simulazioni computerizzate. Continuare a praticare la vivisezione è inutile e barbaro. Lunedì 26 febbraio Stanotte il nostro obiettivo è un medico dell'istituto Giovanni Bianchi. Abbiamo fermato i motorini un po' più giù lungo la strada, che è leggermente in discesa. Il muro che abbiamo scelto, vicino all'ingresso del condominio dove abita il dottor Abuse è chiaro e liscio, ricoperto di marmo appena ripulito. Una preda invitante per qualsiasi tagger, e anche per noi. Io tengo d'occhio la strada da una parte, Silvano dall'altra. Mauro estrae la bomboletta e comincia a scrivere. Una volta terminata la scritta, che deve NESSUN COMPROMESSO ~ 71 ~ essere abbastanza grande, subentra Francesco per tracciare il simbolo dell'ALF. Non abbiamo previsto però che a quest'ora, le due e mezzo, qualcuno potrebbe uscire dal palazzo. Ed è quello che accade. La serratura del portone scatta, Francesco e Mauro smettono di armeggiare con le bombolette e schizzano via dal muro, come se fosse elettrificato. Io e Silvano ci guardiamo. Tutti e quattro portiamo il passamontagna e siamo vestiti di scuro. Il tizio che esce dal portone però sembra più stupito che spaventato. Avrà una quarantina d'anni e porta gli occhiali. Dove va a quest'ora? Dietro a lui però c'è una donna. Loro due si irrigidiscono, noi anche. Il tipo sulla porta si gira a guardare la donna, poi guarda di nuovo noi. “È lui! È Ottavi! Il dottore!”, urla all'improvviso Mauro. Il dottore richiude la porta a vetri mentre Mauro scatta verso di lui. “Bastardo, vieni fuori, bastardo! Hai paura, bastardo!”. Mauro sembra impazzito. Comincia a tempestare la porta di pugni, poi arretra di qualche passo e lancia la bomboletta contro il vetro. Fortunatamente, non succede nulla. NESSUN COMPROMESSO ~ 72 ~ Guardo dentro, ma Ottavi e la donna sono spariti. “Via, via, via!”, grida Silvano, e corriamo verso i motorini. Il tizio ha sicuramente chiamato il 113, dobbiamo muoverci. Ora. Quando siamo sufficientemente lontani, svariati chilometri dopo, Francesco mette la freccia e si ferma a un lato della strada. Io faccio lo stesso. Cesare, che era sullo scooter con Francesco, si toglie il casco e viene verso di noi. “Che cazzo t'ha preso? “, chiede a Mauro, che è ancora seduto dietro di me. “Era Ottavi, quello! L'ho riconosciuto dalle foto”. Aldo Ottavi è uno di quei brillanti serial– ricercatori che devono la loro fama alle quintalate di pubblicazioni scientifiche guadagnate con esperimenti su cavie animali. La settimana scorsa è comparso in un servizio di Panorama sull'invecchiamento precoce e le terapie anti-età. Nella foto, sorride accanto a una gabbia in cui è segregata una scimmia terrorizzata. Ci abbiamo messo davvero poco, a scoprire dove abita. E forse adesso sta sorridendo un po' meno. “Ascolta, Mauro, sei sicuro che vada tutto bene? Non è che ti sei stressato un po' troppo?”. NESSUN COMPROMESSO ~ 73 ~ La voce di Silvano suona fin troppo dolce. Così dolce che comincio a preoccuparmi. Se Silvano manda "in licenza" Mauro, dopo Cesare, restiamo in tre. E in tre è dura, fare azioni più importanti. “Dai, su, capita di essere nervosi – m'intrometto – è l'adrenalina, e poi siamo anche stanchi, queste notti siamo usciti quasi sempre”. “Scusa, capo, vedere quello lì m'ha fatto andare il sangue alla testa, e poi ero un po' sotto pressione”, cerca di giustificarsi Mauro. Silvano ci guarda tutti e due. Poi dice: “Ok, ok, forse abbiamo accelerato un po', d'accordo. Facciamo una pausa”. “Tu però ti dai una calmata”, dice rivolto a Mauro. Lunedì 26 febbraio, ore 9 Io lo so cosa ha che non va, Mauro. Non è solo che a scuola va una merda e rischia di essere bocciato di nuovo, quest'anno. Non è solo che è uno sfigato, in fondo, anche se se la tira col suo gruppo crossover. Non è solo che è stressato, come capita a tutti. E a lui forse un po' più degli altri. È che si impasticca. NESSUN COMPROMESSO ~ 74 ~ Lo so, lo so perché l'ho visto. L'ho visto ieri sera, ma sul momento non ho capito. Non me n'ero accorto perché non volevo vedere, prima. Ma dopo quello che è successo ieri, dopo la sfuriata di Silvano, ho messo insieme i pezzi. Quando sono andato in bagno, in birreria, verso l'una, lui aveva appena buttato giù qualcosa. Certo. Ha allontanato la mano dalla bocca, si è girato di scatto a guardarmi, mi ha detto niente, quando gli ho chiesto che c'è?. Ha ragione Silvano. C'è qualcosa che non va, e non da ieri sera. È da dopo le vacanze che Mauro sembra strano. “Devo parlarti un attimo, scendi?”, gli dico al citofono, dopo aver suonato a lungo. Sono le nove di mattina e io non ho dormito, per questa storia. Dopo due minuti compare lui, coi capelli arruffati e le occhiaie. “A quest'ora? Ma sono le nove, che è successo?”, Mi chiede lui. Non gli rispondo. Lo sbatto addosso al muro, subito. Sono più alto e robusto di lui. “Che cazzo stai prendendo?”. NESSUN COMPROMESSO ~ 75 ~ “Ma che dici? Lasciami, che mi fai male”, dice lui, guardandosi attorno. Sembra più in imbarazzo che preoccupato. “Ieri notte, in birreria, ti sei impasticcato. Ti ho visto. Che roba hai preso?”. “Ma tu sei scemo!”, urla, cercando di staccarmi di dosso. Con una mano gli prendo il mento e stringo, mentre gli punto un ginocchio sulla coscia, abbastanza da fargli male. Pochi minuti fa avrei detto che non ci sarei riuscito, a fargli male. Ora mi sto appassionando, però. “Che cosa hai preso?”. “Lasciami! – mi urla – Lasciami! Te lo dico!”. Mollo la presa, faccio un passo indietro. “Era un acido?”. “Un acido? Ma no, ma che cavolo dici! – ridacchia in modo fastidioso, mi fa venire voglia di fargli male di nuovo – Plegine. Una roba vecchia, di quelle per stare svegli la notte a studiare. Ho solo reagito male, stanotte”. “Perché prendi quella roba?”. “Perché? Ma hai visto che ora facciamo di solito? Vallo a dire a mia madre, che la mattina vorrei dormire. No, devo andare a scuola. O almeno alzarmi e uscire da casa. E provare a studiare”. NESSUN COMPROMESSO ~ 76 ~ “Perché non ce l'hai detto?”, gli chiedo. Mi ha preso alla sprovvista. “A chi lo dicevo? A te? A Silvano? Tu ci riesci a parlare, con Silvano? Oddio, tu forse sì. Io no, però. Di solito, è come se non ci fossi. E poi, voi altri la mattina mica dovete andare a scuola, o non avete a che fare con una madre rompicoglioni come la mia”. “E stamattina, com'è che non sei andato a scuola?”. “Ci sono andato. O meglio sono uscito da casa, poi, quando mia madre è uscita anche lei per andare a lavorare, sono tornato su. Stavo provando a dormire, visto che stanotte non ho chiuso occhio per queste cazzo di pasticche.. Poi però sei arrivato tu”. “Tu lo sai cosa succede adesso, se io lo dico a Silvano?”. “Sì, che sono fuori da Nocompromise”. Restiamo tutti e due in silenzio per un po'. “Tu vuoi stare fuori?”. “No”. “Sicuro?”. “Sì”. “Allora?”. “Smetto”. “Uhm”. “Te lo giuro”. NESSUN COMPROMESSO ~ 77 ~ “Parola di lupetto?”. Mauro e io eravamo nello stesso gruppo scout. “Parola di lupetto”. NESSUN COMPROMESSO ~ 78 ~ CAPITOLO 8 Domenica 3 marzo Da un po' di giorni c'è un'idea che mi gira in testa. O meglio, che me la fa girare. Ci siamo sempre detti, da quando abbiamo cominciato la nostra lotta, che siamo contro lo specismo. Non esistono differenze tra noi e gli animali, gli altri animali. Le specie non–umane non sono inferiori, non esistono unicamente per soddisfare le nostre necessità. Lo specismo, la convinzione che noi umani siamo i soli esseri a possedere un linguaggio e la ragione. È un’ideologia che serve a coprire il dominio, il massacro, la violenza che pratichiamo sugli altri animali. Ogni anno 48 miliardi di animali vengono uccisi dagli umani. Centotrenta milioni al giorno, centomila al minuto. Il mondo è una grande Auschwitz animale permanente. Gli umani sono animali e gli animali sono come gli umani. Con le dovute differenze, certo. Voglio dire: se prendi un coniglietto, gli rompi l'osso del collo e poi gli apri il ventre con una lama affilata, scopri che i suoi organi somigliano ai nostri, NESSUN COMPROMESSO ~ 79 ~ sì, ma non sono come i nostri. Il suo metabolismo non funziona come il nostro. E poi, non tutto quel che fa male a un coniglietto fa male anche a noi. E fin qui, tutto chiaro. Siamo uguali, noi e il coniglietto, perché entrambi siamo animali. Però, non siamo così uguali. Piuttosto, siamo simili. Sentiamo e soffriamo allo stesso modo. Abbiamo paura. Non vogliamo provare dolore, non vogliamo morire. Ma se siamo simili, anzi, se siamo uguali in termini di sensazioni – e sentimenti? – perché non abbiamo gli stessi diritti? Perché io ho diritto di non soffrire per mano di un altro uomo – ma anche di altro animale – di non essere ucciso, e il coniglietto no? Perché siamo diversi. Perché gli umani – mica tutti: alcuni, pochi ma sempre di più – hanno un'etica, dei princìpi per i quali far soffrire il coniglietto, o ucciderlo, è sbagliato. E perché è sbagliato? Perché è un animale, come noi. Ma gli altri animali, che ne pensano, di noi? Alcuni ci attaccano, altri no. Alcuni ci mangiano, altri non sono interessati a noi. O hanno paura. NESSUN COMPROMESSO ~ 80 ~ Hanno un’altra etica? O solo noi possiamo scegliere in base all'etica? O ci illudiamo di scegliere? Se gli altri animali possono scegliere, allora siamo uguali. E possiamo ritenerli colpevoli delle loro scelte. Ma gli altri animali possono scegliere davvero? Forse no, perché non ci sono tigri vegetariane. O forse le tigri non vogliono essere vegetariane, mentre i coniglietti sì (ma i coniglietti poi sono davvero vegetariani?). Però, se davvero tutte le tigri sono carnivore e tutti i coniglietti sono vegetariani, forse non si tratta di una scelta. Forse l'evoluzione non ha dato loro la possibilità di scegliere. Oppure gli ha concesso un ventaglio meno ampio di scelte. Allora siamo diversi. Allora gli animali non sono colpevoli. Allora i colpevoli siamo solo noi, gli umani, perché siamo responsabili delle nostre scelte. Siamo colpevoli, come specie, perché almeno noi abbiamo la possibilità di scelta. Ma che vuol dire colpevoli? E poi, siamo tutti colpevoli? E siamo davvero liberi di scegliere? Perché, se siamo uguali in quanto umani, siamo diversi perché persone. Proprio come gli altri animali, abbiamo personalità diverse. NESSUN COMPROMESSO ~ 81 ~ Allora forse non siamo colpevoli tutti allo stesso modo. O forse, sotto sotto, la penso come qualsiasi altro specista antropocentrico del cazzo? NESSUN COMPROMESSO ~ 82 ~ CAPITOLO 9 Lunedì 18 marzo Proclama alla città. Anzi, alla nazione. Dovete smetterla di maltrattare, ferire, uccidere gli altri animali, venderli come schiavi o vendere le loro carogne. Anche voi siete animali, solo un po’ più fortunati, e non avete il diritto di uccidere o fare del male ai vostri simili. Proteggeteli. Rileggo le parole che ho scritto. Vagamente poetico, lo stile. Poco politico il testo, neanche così minaccioso. Un monito, diciamo. La nostra nuova campagna, operazione ghiaccio secco, parte domani notte. Su Internet, Mauro ha trovato un piccolo manuale americano per costruire bombe e provocare esplosioni, e l’ha passato a Silvano, che è anche il nostro piccolo chimico. Dentro, ci sono le istruzioni per costruire una dry ice bomb, che non è una vera bomba, ma fa un casino di rumore. Funziona, la ricetta. L’abbiamo provata due giorni fa in campagna. Un botto della Madonna. Si trova un sacco di roba, su Internet, basta cercare con le parole giuste. E leggere un po’ d’inglese. Per esempio, Mauro è andato sul sito di NESSUN COMPROMESSO ~ 83 ~ Ask Jeves è ha chiesto semplicemente: How to build a pipe bomb?, e nei risultati c’era il manuale di questo tizio. Semplice semplice. Pieno di indicazioni, consigli su dove acquistare certi componenti – anche se per gli americani è più semplice, perché chiunque può acquistare armi – formule matematiche. Ogni tanto, per pararsi il culo, l’autore scrive che usare e costruire questi ordigni è un reato federale, che la responsabilità è vostra, sia chiaro, lui non vi sta suggerendo nulla. Non ve l’andate a prendere con lui, insomma, se qualcosa va storto. Non si sa mai. Certo, poi Mauro è andato per un po’ in paranoia, e ha cominciato a pensare che magari da un momento all’altro sarebbe entrato l’Fbi, nell’Internet cafè. O il Sisde. O il Sismi. O i Ros. E alla fine ha deciso di non tornare più in quel posto. Non si sa mai. Dal manuale “Anonima Animalisti” Come costruire una bomba di ghiaccio secco Se volete fare un gran botto per attirare l’attenzione o fare cacare sotto un po’ di gente, be', le “dry ice bomb” sono sicuramente il modo migliore. Costruirle è semplice, basta procurarsi del “ghiaccio secco”, cioè biossido di carbonio allo stato solido. Si usa per NESSUN COMPROMESSO ~ 84 ~ raffreddare le bevande, ad esempio, e viene venduto a chili. Prima di tutto, usate dei guanti spessi per lavorare il ghiaccio secco: ha una temperatura bassissima, intorno agli 80 gradi sotto zero, e la pelle può restare incollata. Prendete una bottiglia grande di plastica, di quelle da un litro e mezzo, e riempitela in gran parte di ghiaccio secco: possibilmente comprimendolo, perché il risultato sarà migliore. Aggiungete anche un po’ d’acqua, ma non è obbligatorio, e chiudete strettamente il tappo. Questa operazione è più rischiosa di quel che sembra, perché a seconda delle condizioni della bottiglia, del tempo, di quanta acqua avete aggiunto e della temperatura, la bomba può esplodere tra i 30 secondi e i cinque minuti. Se non aggiungete acqua, il tempo necessario all’esplosione può allungarsi parecchio, da 45 minuti ad alcune ore. Il problema, però, è che non sarete mai abbastanza certi che la bottiglia non esploda quasi subito, per via della pressione interna o magari di un urto. Quindi, non è esattamente consigliabile andarsene in giro con le bottiglie, a meno che non vogliate rischiare di ferirvi o di ferire qualcuno. Evitate di usare bottiglie di vetro. Fanno meno rumore e le schegge sono più pericolose. Mortali. Martedì 19 marzo La notte ti fa sentire ladro, anche quando sei dalla parte della ragione. E stanotte abbiamo fatto il nostro esordio da ladri. NESSUN COMPROMESSO ~ 85 ~ Qualche volta mi chiedo se compiendo le nostre azioni di giorno, e non di notte, mi sentirei meglio. Mischiandoci agli altri, gli altri che vanno a fare il loro lavoro, le loro compere, gli altri che passeggiano, perdono tempo, portano a spasso i bambini o la loro noia. Me lo chiedo anche stanotte, mentre ce ne stiamo nel furgoncino scassato che Silvano e Francesco sono riusciti a rubare. È un vecchio Volkswagen parcheggiato non lontano da casa di Francesco, sempre aperto. Era da un po’ di giorni che lo tenevamo d’occhio. E farlo partire, dice Silvano – mentre armeggia con l’immaginetta di Papa Giovanni, di quelle antiche che si attaccano col magnete nell’abitacolo, tipo “non correre pensa a me” –, è stato più facile di quel che pensavamo. Per un lungo momento ce ne stiamo in silenzio, due seduti davanti e due dietro, con la lampadina di cortesia del furgone accesa. Ma è talmente fioca, quella luce, che siamo in penombra. “Ok, dice Silvano, andiamo”. Abbiamo parcheggiato vicino a un piccolo parco, nell’angolo più buio. Nel furgone abbiamo tutto il necessario: le bottiglie di plastica, il ghiaccio secco, il martelletto per farlo a pezzi. Se tutto va per il meglio, stanotte faremo cinque tappe. Cinque tappe, cinque esplosioni, lo stesso volantino di NESSUN COMPROMESSO ~ 86 ~ Nocompromise lasciato accanto al luogo dell’esplosione, più un paio spediti all’Ansa e al Messaggero. Le bottiglie sono riempite in parte di biossido di carbonio, per facilitare il lavoro, ma le abbiamo lasciate aperte per evitare il rischio di esplosioni. Una dry ice bomb può facilmente far saltare in aria un cestino dei rifiuti. Per strada non c’è nessuno. Sono le tre di notte e siamo in una via periferica. Io raggiungo l’incrocio, e mi do una guardata attorno. Lo stessa fa Mauro, sull’incrocio opposto a quello in cui mi trovo io. Non pensavo di avere un ascendente particolare su Mauro, eppure dall’ultima volta che l’ho affrontato, sotto casa sua, sembra aver smesso di impasticcarsi. Oppure si è fatto più attento. Non ne abbiamo più parlato, della cosa, ma lo sguardo che mi ha dato stasera dovrebbe significare, più o meno, tranquillo, ho smesso, fidati. Io, però, resto sul chi va là. Francesco e Silvano hanno aperto il portellone posteriore del VW e ora stanno lavorando, cercando di non fare rumore. Francesco riemerge dal furgoncino stringendo in mano, quasi trionfalmente, la prima bottiglia. Silvano si arrampica sulla bassa cancellata del parco, poi scende dall’altra parte. Vedo Francesco NESSUN COMPROMESSO ~ 87 ~ che armeggia, sta passando la dry bomb a Silvano attraverso le sbarre. Due minuti dopo, il mio amico sta scalando nuovamente la cancellata, ma in senso inverso. Tutto ok, nessuno in vista. Ce ne andiamo. Vorremmo restare ad aspettare il primo botto, ma c’è il rischio di incrociare una pattuglia della polizia o dei carabinieri. Dunque, si procede verso il prossimo obiettivo. E poi quello ancora dopo. Mercoledì 20 marzo Non ho praticamente dormito. Sono tornato a casa alle 6, e ho sfatto il letto. I miei russavano pesante e non si sono accorti di niente. Io invece ero troppo eccitato per prendere sonno. Alle 7 sono andato in cucina per sentire il giornale radio locale, e mentre c’ero ho anche preparato la colazione per tutti. Che dolce, eh? Si vede che hai qualcosa da farti perdonare, mi ha detto mia madre quando ci siamo incrociati in corridoio, con quel sorriso con cui cerca di mascherare i rimproveri di quella–che–dovrebbe– essere–una–buona–madre. Certe volte penso che si siano scordati di darle le istruzioni, quando sono nato. NESSUN COMPROMESSO ~ 88 ~ Perché non sono come Batman?, mi domando al cesso. Ricco, bello, con un palazzo–fortezza interamente a sua disposizione e la maschera per combattere i cattivi e la tristezza. E soprattutto, orfano. Che le bottiglie abbiano fatto un bel botto, lo so. Piazzata la penultima, siamo stati ad aspettare, controllando gli orologi. Dopo un quarto d’ora, abbiamo cominciato a preoccuparci. Poi l’esplosione è arrivata, violenta, ci ha preso alla sprovvista. Sembrava una vera bomba. Gli storni si sono messi a volare all’improvviso, e un paio di allarmi hanno cominciato a suonare. “Un gran bel botto davvero”, ha detto Mauro, tutto fiero del suo manuale. Poi siamo andati a piazzare l’ultima. Al giornale radio locale le esplosioni della nottata sono la prima notizia. Parlano di quattro scoppi, ciò significa che una bottiglia non è esplosa, e che non hanno trovato neanche il volantino di rivendicazione. Penso con terrore che l’ordigno mancante potrebbe scoppiare in qualsiasi momento e, contrariamente a quel che volevamo, fare del male a qualcuno. A un bambino che la scopra per caso, a un NESSUN COMPROMESSO ~ 89 ~ netturbino, a un poveraccio in cerca di qualcosa da mangiare o di un giornale. Devo telefonare al 113, mi dico. Non c’è altro da fare, e mi sorprendo per quel riflesso condizionato. Un fuorilegge dovrebbe essere allergico al 113 come un vampiro all’aglio. Ma un fuorilegge che chiama i poliziotti per avvertire del pericolo forse non è così cattivo, mi consolo. Provo a ricordarmi dove posso trovare un telefono a monete non lontano da casa. Non ce n’è. Allora esco di corsa, sbattendo la porta. L’ascensore non funziona, comincio a scendere a piedi, ma il casco dello scooter mi cade dalle mani e rotola giù, facendo un gran casino. Immagino già gli altri inquilini mentre seguono le mie mosse con l’occhio incollato allo spioncino. Calma. Prima di tutto la sicurezza, la mia sicurezza. Dal giornalaio, che ha appena aperto, compro una tessera telefonica. Dietro l’edicola, c’è ancora uno dei pochi telefoni pubblici che si trovano in circolazione. Silvano dice che non hanno ridotto il numero delle cabine soltanto per farti spendere più soldi col cellulare, ma anche per controllare meglio le comunicazioni. Sarà. “113”, dice la voce. NESSUN COMPROMESSO ~ 90 ~ “In piazza tal dei tali, nel parco. Dentro uno dei cestini dei rifiuti c’è una bomba. Può esplodere da un momento all’altro”, dico, e riaggancio. Non è che sul terminale della polizia è comparso il numero da cui ho chiamato, mi chiedo? Forse ho fatto una cazzata. Calma. NESSUN COMPROMESSO ~ 91 ~ CAPITOLO 10 Martedì 3 aprile Da qualche giorno penso che dovremmo dare fuoco a una macelleria. Non so, sarebbe un gesto significativo, diverso rispetto a quel che abbiamo fatto finora. Un gesto per favorire un’etica delle cose semplici. È facile arrabbiarsi con chi fabbrica pellicce o con chi le indossa, o anche con chi tortura gli animali nei laboratori. Ma è arrivato il momento di inviare un messaggio chiaro alla gente comune, a quelli che leggono i giornali: siamo tutti coinvolti. Anche voi che vi limitate a mangiare una bistecca senza chiedervi – perché altrimenti dovreste rispondere alla vostra coscienza – da dove viene. Di chi sono, quella carne e quel sangue strappati per voi. E da chi. Finora, i macellai non li abbiamo toccati. E poi, dopo l'azione contro il vivisettore è meglio evitare gli obiettivi più rischiosi. Mentre le macellerie sono ovunque e nessuno le controlla, salvo forse i metronotte. Ma non è che sia così facile dare fuoco a un negozio. Primo, non abbiamo ancora imparato a NESSUN COMPROMESSO ~ 92 ~ scassinare una serratura. Secondo, c'è il rischio che le fiamme si estendano al resto dell'edificio, mentre la nostra regola è quella di cercare di non mettere in pericolo la vita di nessuno. Neanche le nostre, se possibile. Oggi, allora, Pagine Gialle alla mano, mi prendo una pausa di studio. La voce "Macellerie" sta tra "Macchine utensili e attrezzature usate e revisionate" e "Magazzinaggio e logistica industriale". Un'industria come un'altra, in fondo. La lista conta un migliaio di nomi e indirizzi. Poi mi accorgo che c'è una voce specifica: "Macellerie equine", composta da poche decine di negozi. I cavalli fanno tenerezza anche ai carnivori più incalliti. Perché il cavallo è considerato un amico dell’uomo, e poi evoca chissà perché immagini di libertà, anche con tanto di sella, briglie, ferri e un umano di 80 chili che gli spacca la schiena a cavalcarlo. Ne ho parlato con Silvano, poi con gli altri. Sono d’accordo anche loro. Vada per la macelleria equina. Ma ora bisogna cercare il posto più adatto. Deve essere, possibilmente, un edificio basso, senza appartamenti ai piani superiori. NESSUN COMPROMESSO ~ 93 ~ Dal manuale “Anonima Animalisti” La cara vecchia molotov La molotov è una bomba incendiaria tanto classica quanto semplice da preparare, talmente semplice che spesso si finisce con l’ignorarla. Ed è un errore, perché invece, se si seguono bene le istruzioni, funziona perfettamente e crea un bel po’ di danni. Per cominciare, bisogna scegliere la bottiglia giusta, di vetro. Non deve avere un collo troppo largo e non deve essere troppo spessa (ma neanche troppo leggera). Soprattutto, occorre stare attenti a non riempirla troppo, perché altrimenti poi rischia di non scoppiare. Per il contenuto, si possono usare praticamente tutti i liquidi altamente infiammabili: benzina, gasolio, cherosene, alcol etilico e metilico, ma anche diversi mix. Meglio ancora, se si riesce a trovarlo, sarebbe aggiungere catrame, o anche grasso, alla benzina: in questo modo è più difficile estinguere il fuoco, anche perché il contenuto della bottiglia si incolla alla superficie. Si può aggiungere dell’acetone o qualche altro tipo di solvente, per aumentare la potenza del fuoco. Anche la miccia è facile da realizzare: basta un pezzo di tessuto in parte imbevuto di liquido infilato nel collo della bottiglia, e anche attorno ad esso. L’importante è che il tutto sia ben stretto e che il tessuto che non si sfili mentre lanciate la bottiglia. Per diversi giorni, anzi, per diverse notti, ci siamo divertiti a prendere di mira i furgoncini delle NESSUN COMPROMESSO ~ 94 ~ macellerie, obiettivi facili da colpire anche perché vengono spesso parcheggiati in bella vista vicino ai negozi. Stanno lì, incustoditi, e poco ci manca che dicano: colpiscimi. Per rovinare la giornata ai macellai basta poco. Basta prendere della sabbia, gettarla sul parabrezza e poi aggiungere un bel po’ di colla. Una bella colla densa, che prenda bene, come quella per attaccare i manifesti, ma senza diluirla troppo, girandola con la mano giusta, come per fare la crema pasticcera. Quando andiamo di corsa, usiamo semplicemente una busta ripiena di vernice, da lanciare e via. Rossa, la vernice, come il sangue che i macellai hanno sul grembiule e sulle mani. Ma il sistema più raffinato è quello di gettare liquidi molesti nella ventola: urina, latte, torli d’uova (rigorosamente uova andate a male). Sul momento forse l’odore non si sentirà troppo, ma aspettate qualche giorno e impesterà l’abitacolo. Ogni volta abbiamo scelto un quartiere diverso, senza lasciare in giro firme o volantini. In questo modo, invece, nessuno si allarmerà immediatamente. Roba di vandali, penseranno. Non lo facciamo soltanto per evitare di correre rischi inutili, ma soprattutto perché abbiamo bisogno di tempo per preparare l’azione principale della nostra “campagna macellerie”: il botto. NESSUN COMPROMESSO ~ 95 ~ Dopodiché, il programma è di tutto riposo: telefonate anonime per annunciare la presenza di una bomba in una grande macelleria o nel reparto carni di qualche supermercato, lettere di minacce, pacchi ripieni di feci, le nostre. Il solito repertorio, insomma, compresi un paio di finti pacchi–bomba sistemati davanti a qualche vetrina. Alla fine invieremo un messaggio col sistema abituale, fotocopiando e poi fotocopiando la fotocopia del volantino contro i macellai, che ho già scritto con Mauro. E per confondere un po’ le acque, lo spediremo a un giornale locale di un altro quartiere: “Come per la schiavitù, il benessere degli animali non è sufficiente. La ‘buona morte riservatela ai vostri parenti o ai vostri capi. L’abolizione totale dello sfruttamento è la sola cura possibile. Macellai assassini, ora tocca a voi tremare”. La sera del botto è arrivata. È la prima volta che usiamo una molotov, e siamo tutti un po’ nervosi, anche se la macelleria equina che abbiamo scelto sembra fatta apposta per un attentato. È un locale d’angolo, sormontato solo da un grande terrazzo. Sugli stipiti, gli unici adesivi incollati dai vigilantes di passaggio sembrano vecchi e scoloriti. NESSUN COMPROMESSO ~ 96 ~ La saracinesca è a maglie piuttosto larghe, e la porta di alluminio e vetro del negozio è parzialmente aperta. Con un po’ di fortuna, riusciremo a infilare la molotov all’interno. Ci siamo portati appresso due bottiglie riempite di benzina e di un po’ di grasso. Né Mauro, né Francesco né io abbiamo voglia di lanciare la molotov, per paura di sbagliare. « Allora, chi si occupa dell’inaugurazione », chiede Silvano, mentre ci guardiamo attorno. « Io non me la sento, lo sapete che sono una pippa per queste cose », dico subito. « E tu, Mauro? – chiede allora Silvano – Tu tiri la prima, e se ci sono problemi io tiro la seconda. Ok?”. Mauro annuisce col capo, anche se non sembra troppo convinto. Io e Francesco facciamo la guardia. Mentre mi guardo in giro, sento il rumore del vetro che s’infrange. Subito dopo, Mauro che bestemmia. Mi avvicino per chiedere cos’è successo. “La fiamma s’è spenta, ora ci riproviamo”, mi dice Silvano mentre estrae dalla sacca la seconda bottiglia. La fa passare in una delle maglie della saracinesca, poi cerca in tasca l’accendino e dà fuoco alla miccia, infine lancia, con un semplice movimento di polso. NESSUN COMPROMESSO ~ 97 ~ Anche stavolta non succede nulla. La fiammella si spegne e la bottiglia va in pezzi, lasciando fuoriuscire il liquido. “Merda”, dice Silvano. Però non si perde d’animo. Fruga nella sacca e tira fuori una boccetta di alcol e uno straccio. Imbeve lo straccio di alcol, ne fa una specie di palla che lega strettamente con un elastico. Poi fa passare anche questa attraverso la saracinesca e dà fuoco a un lembo, gettandola quasi nello stesso istante. “A mali estremi, estremi rimedi”, dice il mio amico, mentre scappiamo. Quando qualcuno avrà chiamato i pompieri, quando i pompieri saranno venuti e avranno spento le fiamme, quando il giornale avrà ricevuto la nostra rivendicazione e avvertito la polizia, quando sarà tutto chiaro, insomma, ci chiameranno terroristi. Anche se il nostro è uno strano tipo di organizzazione terroristica, che non uccide nessuno. NESSUN COMPROMESSO ~ 98 ~ CAPITOLO 11 Sabato 27 aprile È chiaro che prima o poi sarebbe successo, che la sindrome ci avrebbe contagiato. I militanti più cool la chiamano Animal Behind Closed Doors (ABCD) syndrome, sindrome da animali prigionieri, e prima o poi colpisce tutti gli animalisti radicali. Anche se sai che è difficile, impossibile, che ci vuole un’organizzazione quasi militare, contatti, logistica, alla fine ci caschi, e vuoi fare il passo lungo: liberare gli animali prigionieri. Non è tanto difficile da capire: a meno che non abbiate un cuore da Erode, se vi mettete a osservare dei cuccioli, dietro una vetrina, stretti uno sopra all’altro nelle gabbie, non potete fare a meno di pensare, dopo qualche istante, che vorreste portarli a casa, tanto vi fanno pena. Vi è mai capitato di guardare foto o video di cani stretti in gabbie minuscole, accucciati tra i loro bisogni, sporchi, smunti, che guaiscono di tristezza? Oppure animali prigionieri in un laboratorio, con sonde inserite nella testa, le zampe bloccate da qualche tipo di congegno? Non sentite qualcosa che si ribella dentro di voi, non sentite il bisogno di liberarli o di fuggire? NESSUN COMPROMESSO ~ 99 ~ La maggior parte delle persone non ce la fa, fugge, o smette di guardare e di pensarci. Altrimenti dovrebbe fare qualcosa. Come succede a chi si ritrova all’improvviso a vivere o a lavorare vicino a un mattatoio, e finalmente scopre da dove viene la carne che ha nel piatto. La maggior parte delle persone fugge. Noi, invece, ci ribelliamo. Così, anche se all’inizio era stato proprio lui a dire, un pomeriggio di qualche mese fa, che non avremmo dovuto neanche lontanamente pensare a compiere azioni di liberazione, che non eravamo pronti, che rischiavamo di fare male alla causa e agli animali, non mi ha sorpreso scoprire che Silvano, da un po’ di tempo, ha quest’idea in mente. “Sai”, mi racconta, mentre siamo a casa mia a guardare Mtv, “ho conosciuto queste due, Letizia ed Ester, sono due forti”. Forse è la prima volta che con Silvano ci troviamo a parlare di ragazze, da anni. Ho sempre creduto che per lui l’argomento fosse riservato. Non un tabù. Non una cosa che non lo interessa – non ho mai pensato che fosse omosessuale, per dirla tutta – ma qualcosa di molto personale, di privato. E ora, eccolo che mi parla di Letizia ed Ester, con quella luce negli occhi. NESSUN COMPROMESSO ~ 100 ~ “Le ho incontrate per caso, per lavoro. Stavo facendo delle riprese per la ditta, una pubblicità un po’ scrausa, per un agriturismo”. “E queste tizie lavorano nell’agriturismo?”, chiedo. “No, no. Però erano lì. Loro hanno una casa– rifugio per animali, in campagna”. “Vuoi dire un canile?”. “No. Loro sono come noi, capisci? Raccolgono animali abbandonati o feriti, li curano, e li tengono finché non trovano qualcuno che se ne occupi. Se lo trovano”. “E se non lo trovano?”. “Be’, li tengono più a lungo”, mi dice Silvano. Io mi sono già fatto l’idea di due gattare un po’ suonate, che vivono in una specie di fattoria zozza e polverosa, circondate da capre, cani e gatti puzzolenti e pieni di mosche. Quel genere di cose lì, insomma. Silvano deve avermi letto nel pensiero: “Guarda che non sono gattare. Ti ho detto che sono come noi. Sono animaliste e hanno un lavoro normale”. “Che lavoro? Costruiscono cestini di paglia? Inanellano perline? O scolpiscono il legno?”, scherzo. Silvano l’ha presa bene, sorride. “Ci sei quasi. Sono due scultrici. Brave. Guadagnano bene”. NESSUN COMPROMESSO ~ 101 ~ “Non è che sei andato in fissa con una delle due, no? Sono bone, almeno?”, gli chiedo guardandolo in faccia. “Ma nooo, no”, s’imbarazza. “No, non è questo…”. “Allora sono lesbiche?”, lo interrompo. “Ma che ne so! Lasciami finire. Sono carine, anche se sono un po’ vecchie. Avranno sui 35 anni. Però, ti dico, sono come noi”. “Che significa?”. “Significa che forse stavolta possiamo liberare degli animali”. “Parli sul serio?”. “Sul serio, sì”. “Ma sul serio, sul serio davvero? Ma non eri tu quello che prima diceva che non dovevamo pensarci?”. “Prima era prima”. Domenica 5 maggio Non so se Letizia, Ester o entrambe hanno sequestrato il cervello del mio amico, ma da tre giorni Silvano non parla d’altro. Di loro, del rifugio e del fatto che dobbiamo farlo. Dobbiamo liberare degli animali e portarli in salvo, in campagna. Dobbiamo alzare il tiro, ripete Silvano. NESSUN COMPROMESSO ~ 102 ~ “Ma hai pensato al rischio che queste qui ci freghino? Che magari chiamino la polizia? O magari semplicemente che potrebbero non essere d’accordo con noi?”. “Fidati”, mi dice Silvano. “Fidati, lo faranno. Ma non per me o per te, lo faranno perché è la stessa lotta, per loro. Lo faranno perché lo hanno già fatto”. Silvano ha già un piano pronto, molto semplice. Così semplice che potrebbe funzionare. C’è un rifugio per cani, in periferia, vicino alla ferrovia urbana, che in realtà è un vero lager. Le associazioni che si occupano di protezione degli animali hanno cercato più volte di farlo chiudere, ma i proprietari l’hanno sempre spuntata. Si chiama Il Pastore, e a qualsiasi ora ci passi di fronte, di giorno o di notte, è sicuro che puoi sentire i cani latrare disperati. L’idea è quella di arrivare di notte, con un camion rubato per l’occasione, gettare dei bocconi di carne intrisi d’anestetico per mettere fuori combattimento gli eventuali cani da guardia, aprire la rete di recinzione con le cesoie e portare via quanti più animali possiamo, per poi trasportarli nel famoso rifugio delle due nuove nostre amiche. Di lì i cani, almeno in parte, saranno poi trasferiti in altri rifugi e troveranno chi si occuperà di loro meglio, molto meglio di questa banda di torturatori. NESSUN COMPROMESSO ~ 103 ~ Lunedì 13 maggio Abbiamo trascorso alcuni giorni a compiere sopralluoghi nella zona attorno al Pastore, sempre a piedi o in scooter, un’ora o poco più alla volta, di giorno o di notte. Bisogna prendere nota di tutto, anche dei particolari più insignificanti. Prima di tutto, cercare uno spiazzo largo abbastanza per fare manovra con il camion e dove poterlo parcheggiare poi per tutto il tempo dell’azione, col motore acceso e pronto alla fuga. Il luogo non deve essere troppo vicino alla recinzione per non dare nell’occhio, ma neanche troppo lontano, altrimenti non riusciamo a far arrivare i cani fin lì. Cerchiamo di capire quante auto passino lì accanto di solito tra le due e le tre di notte, nel momento in cui si svolgerà l’azione, e anche se la polizia sorvegli la zona. I proprietari del rifugio hanno ricevuto minacce, alcuni mesi fa, è possibile che siano ancora sotto protezione. Di polizia, però, le tre volte in cui arriviamo qui all’ora prescelta, non c’è traccia. E neanche di auto private, in circa un’ora ne passano in media tre, a parte il venerdì, quando il traffico di quelli che tirano tardi aumenta. La recinzione del Pastore non è troppo sofisticata, non ci sono segni di cellule fotoelettriche NESSUN COMPROMESSO ~ 104 ~ né di telecamere, anche perché costerebbero troppo e ridurrebbero i profitti del rifugio, che continua a lucrare sui fondi pubblici per tenere lontani dalla strada i randagi. È incredibile, ma per tutto il tempo, o quasi, dei nostri sopralluoghi, i cani non smettono di abbaiare. Almeno, mi consolo, almeno il baccano che fanno di solito ci aiuterà a portare a termine la nostra azione. A un certo punto, nel corso di un pomeriggio in cui stiamo perlustrando un terreno largo e abbandonato a 200 metri dal rifugio, avverto l’odore dei cani, portato dal vento. Mi sembra un odore di sporco, di sangue. Mi prende a piangere così, all’improvviso. Detesto farmi vedere in questo stato, mi volto da un’altra parte, faccio qualche passo e mi asciugo gli occhi strofinandoli sulla manica della felpa. Per fortuna Mauro e Francesco stanno parlottando tra loro, non ci fanno caso. Sto pensando ai cani, lì dentro, in interminabile attesa di un po’ d’affetto, impauriti, abbandonati, strappati a chi li amava. Poi mi sento una femminuccia. Allora raccolgo una zolla di terra disseccata e la lancio ai miei amici, così, per fargli uno scherzo, come fosse una palla di neve. NESSUN COMPROMESSO ~ 105 ~ Martedì 21 maggio Alla vigilia del giorno X, proprio quando il piano sta per scattare, scopriamo che al rifugio c’è una novità, e pericolosa: due tizi baffuti, che sembrano dell’Europa dell’est, fanno la guardia di notte e sembrano armati. Per fortuna, ce ne siamo accorti in tempo. Armati di un binocolo agli infrarossi, che Silvano ha preso in prestito non so dove, la notte della vigilia osserviamo i guardiani mentre camminano lungo la recinzione. Silvano mi passa il binocolo. Uno dei due porta sulla spalla quello che sembra un fucile da caccia. E, per un momento, guarda verso di noi. Sobbalzo. “Tranquillo, non ci possono vedere”, mi sussurra Silvano, che se n’è accorto. Anche se magari il fucile è caricato a pallini e i due non possono notarci, mentre ce ne stiamo acquattati qui su, tra dei grossi cespugli, lontani e più in alto rispetto al rifugio, sento un buco allo stomaco. NESSUN COMPROMESSO ~ 106 ~ Ho già sentito un sacco di volte storie di gente a cui hanno sparato e che non se n’è accorta finché non ha visto il sangue. Mercoledì 22 maggio Ester è più alta, ha i capelli corti, scuri, e non parla. Letizia è bionda, fa lunghe tirate dalla sigaretta e sorride. “È troppo pericoloso, i due guardiani sembrano cattivi e sono pure armati”, sta dicendo Silvano. Approfittando del caldo, abbiamo organizzato un picnic con le due ragazze. Del nostro gruppo manca solo Francesco. “Temo che per questa volta dovremo rimandare”, dice ancora Silvano. “Non ti preoccupare, piccolo, capita”. Letizia guarda Silvano con un’aria tenera, e poi dà un morso al panino. È la prima volta che sento qualcuno chiamare Silvano piccolo, anche se è vero che non è né molto alto né particolarmente robusto. È un fascio di nervi, in realtà. Una specie di Duracell umano. Non solo Ester e Letizia sono donne – anche se ho una mezza idea che siano lesbiche – ma sono anche i primi militanti della lotta animalista che incontriamo di persona. NESSUN COMPROMESSO ~ 107 ~ Loro due non hanno mai partecipato ad azioni dirette. O meglio, ci hanno provato, ma il primo gruppo a cui partecipavano si è sciolto ancora prima di riuscire a combinare qualcosa, per dissapori interni. Si chiamava Mamma Volpe, il gruppo, ed era composto solo di donne. Ora le ragazze si occupano solo di custodire gli animali per un po’ di tempo presso il loro rifugio e di trovare soldi per dare loro da mangiare e curarli, mentre altri provvedono a trovare una sistemazione definitiva ai “fuggitivi”, come chiamano gli animali liberati dalle gabbie. Ester era una veterinaria, sembra, ma è stata radiata dall’ordine, anche se non so perché. Il loro ruolo può sembrare marginale, agli occhi di chi non sa nulla di lotta per la liberazione animale, mentre invece senza persone del genere, quelle che fanno il lavoro più pesante, noi non potremmo giocare ai pirati. Letizia è diventata vegetariana un mese dopo che l’ufficio in cui lavorava si è trasferito vicino a un mattatoio. La sua è una storia classica. Un giorno, durante la pausa–pranzo, ha sentito degli strani rumori, e ha scoperto da dove veniva l’hamburger nel suo panino. Il giorno dopo, aveva già smesso di mangiare carne. NESSUN COMPROMESSO ~ 108 ~ Qualche mese più tardi, di notte ha tentato, inutilmente, di dare fuoco al mattatoio. È arrivata lì davanti con una latta piena di benzina, ma quando si è accorta che c’era un metronotte è fuggita. Alla fine, si è licenziata dall’ufficio, pur di cambiare posto. “Per organizzare una liberazione non bastano i mezzi, la gente e l’intelligenza – continua Letizia, fissandomi – serve anche un po’ di culo. Vedrete che la prossima volta ce la farete”. “Ma la prossima volta, voi avrete spazio per i nostri, di fuggitivi?”, chiedo. “Una cosa alla volta, una cosa alla volta. Per il momento, bisogna che troviate un altro obiettivo, poi ne riparliamo. Ci vorrà un po’ di tempo. E comunque non vi preoccupate, non è che esistano mille gruppi come il vostro, tutti pronti a liberare animali. Fosse vero”. “Prima si fa, poi si parla”, sintetizza Ester, che è una di poche parole. Giovedì 23 maggio Anche se liberare gli animali prigionieri del Pastore per ora sembra impossibile, abbiamo deciso lo stesso di lasciare una traccia, soprattutto per non NESSUN COMPROMESSO ~ 109 ~ sprecare tutto il lavoro logistico che abbiamo già fatto. Ma anche per non deludere il “nostro affezionato pubblico”, quelli che non hanno ancora trovato il coraggio di ribellarsi. Abbiamo preparato una serie di cartelli simili a quelli stradali, da sistemare lungo la via per arrivare al rifugio, sia da ovest che da est. Sopra c’è il classico simbolo dello stop, tracciato in modo sbrigativo come se l’avessimo dipinto col sangue. Sotto, c’è una scritta: Attenzione, campo di concentramento. La stessa scritta, in nero, compare su un grosso striscione giallo, su tutte e due le facce. Sullo striscione, ovviamente, c’è anche la nostra firma. Nocompromise. Ma la ciliegina sulla torta è un’altra. Abbiamo trasportato un bel po’ di copertoni, rubati a un autodemolitore qui vicino. Tanto, il proprietario non se ne sarà neanche accorto, visto il casino che c’è nel suo deposito. Quando siamo abbastanza sicuri che non ci sia alcuna auto in arrivo – sono le tre di notte, come al solito, ma penso sempre che c’è tanto tempo, dopo, tanto tempo per dormire, addirittura l’eternità – srotoliamo lo striscione lungo la strada, ancorandolo a due platani. NESSUN COMPROMESSO ~ 110 ~ Poi accatastiamo sull’asfalto i copertoni e li cospargiamo di benzina. Un po’ di fuoco, e via. Il fuoco è visibile da una bella distanza, nessuno si farà male. Il primo automobilista di passaggio chiamerà i pompieri, e i pompieri avvertiranno la polizia. NESSUN COMPROMESSO ~ 111 ~ CAPITOLO 12 Martedì 11 giugno Come era prevedibile, Silvano non ha affatto smesso di pensare a un’altra azione di liberazione. Non ne parla più, ma dalla quantità crescente di tempo che ora passa con Ester e Letizia mi sono convinto che sta per annunciarci qualcosa del genere. “Ding dong! Abbiamo un altro piano”, ci annuncia scherzando, una sera al parco, mentre stiamo giocando a carte, la nostra terapia collettiva anti–stress. “Vuoi provare a liberare degli animali?”, chiedo io. “Non voglio soltanto provare, stavolta. Voglio liberare degli animali. Contento?”. Mica tanto, penso. “Certo che sono contento, ma…”. “Ma cosa? Non eri tu, all’inizio, quello che voleva liberare a ogni costo animali, anche soltanto criceti?”, ride Silvano, ridono a ruota Francesco e Mauro. “Qual è il problema?”. NESSUN COMPROMESSO ~ 112 ~ Esito. Fisso Silvano perché vorrei dirgli quel che penso, ma non davanti agli altri. “Qual è il problema?”, mi ripete, sfidandomi. “Il problema è che non capisco cosa sia cambiato. Perché prima non potevamo liberare animali e adesso sì?”. “Te l’ho già spiegato”. “Ah, la differenza è che ci sono Letizia ed Ester, ho capito”. Silvano mi scruta per un attimo. “Geloso?”. Francesco e Mauro scoppiano di nuovo a ridere. “Siamo solo in quattro, Silvano. È un po’ difficile portare a termine un’azione così…”. “Non è detto – m’interrompe Mauro – Non è detto. Dipende da quel che si deve fare. Hai già un piano, Silvano?”. Certo, Silvano ha sempre un piano. Un piano che mi sembra folle, già dal primo momento, visto che Silvano ha preso di mira una banda che organizza combattimenti tra cani. “Pensateci. Qui non parliamo semplicemente di rifugi o di allevamenti, o di laboratori. No. Stiamo parlando di criminali che usano i cani per combattere, li addestrano a uccidere e a morire, li torturano, solo ed esclusivamente per le scommesse”. NESSUN COMPROMESSO ~ 113 ~ “Stiamo parlando di malviventi, di gente disprezzabile, schifosa, senza giustificazione. Se li colpiamo, nessuno li difenderà”. Silvano ha raccolto le notizie da gente di piazza, quel tipo di mondo che per me resta un mistero. Gente che passa mezze giornate al bar, come se non lavorasse mai. E infatti non lavora, non nel senso che va in ufficio tutte le mattine per tornare nel tardo pomeriggio o sotto sera, come mio padre o mia madre. Anche stavolta il piano è semplice. In periferia, verso il mare, c’è una palazzina abbandonata utilizzata come centro di segregazione e allenamento dei cani, che poi vengono utilizzati nei combattimenti in un’arena clandestina. I combattimenti non avvengono spesso. Una volta ogni tre, quattro settimane, per non rischiare di attirare troppo l’attenzione e anche per massimizzare le scommesse. Martedì 18 giugno Per qualche notte consecutiva, ripetiamo lo stesso rituale che abbiamo seguito in precedenza per il Pastore. Conoscenza del terreno e delle strade circostanti, anche per avere sempre pronta una via NESSUN COMPROMESSO ~ 114 ~ di fuga, osservazione delle abitudini di eventuali guardie, studio degli orari e del traffico. Lo stabile abbandonato è circondato in parte da un cantiere, abbandonato anch’esso. Nonostante i cumuli di mattoni e di rottami sparsi qui e là lungo il percorso polveroso, c’è comunque abbastanza spazio per un veicolo non troppo grande, un furgone o un camioncino, su cui trasportare i fuggitivi. Secondo Silvano, abbiamo a che fare con un gruppo di sbandati e piccoli delinquenti che gestiscono il traffico di cani e anche, a quanto pare, uno spaccio di fumo. Teste calde, magari, ma non pericolose come i camorristi e i mafiosi che controllano il business più grosso della zoomafia, le corse dei cavalli, i macelli clandestini e le altre attività che portano milioni a palate. Con una telecamera agli infrarossi, che Silvano ha installato in un posto vicino al covo, riprendiamo a orari fissi la scena, poi ci ristudiamo tutto a casa. È l’unico studio serio in cui sia impegnato in questo momento: ho dimenticato di iscrivermi a un esame e ne ho sfanculato un altro. A mia madre ho raccontato che il professore ha cancellato la sessione perché ha avuto un infarto. Chissà se se l’è bevuta. NESSUN COMPROMESSO ~ 115 ~ Per gran parte della notte, a quanto pare, l’edificio non è sorvegliato, anche se una sera, una sera soltanto, abbiamo visto alcuni tizi bere stravaccati accanto a un falò. Se hanno droga, quelli della banda, non la smerciano lì, perché non c’è il classico via vai di tossichelli. L’unica presenza fissa è quella di un tizio che avrà la nostra età, e di solito esce dal palazzo verso le otto di sera, con un pit bull al guinzaglio. La prima volta che li abbiamo visti, il cane si è fermato e ha alzato il muso, fiutando l’aria. Io e Francesco, che eravamo ad almeno 50 metri da loro, abbiamo smesso anche di respirare, per qualche lunghissimo secondo, finché il cane e il padrone non si sono allontanati. Siamo arrivati a una conclusione: agire rapidamente, entro i prossimi due–tre giorni, perché a quanto pare non ci sono combattimenti in vista. Entreremo nell’edificio di notte, prenderemo quanti più cani possibile – ce ne dovrebbero essere una decina, dentro – e li trasporteremo subito al rifugio di Letizia ed Ester. Tempo massimo dell’operazione, dall’ingresso nello stabile al trasporto dei “fuggitivi” a destinazione, un’ora e mezzo. NESSUN COMPROMESSO ~ 116 ~ Giovedì 20 giugno Sul campo della parrocchia, un gruppo di ragazzini gioca a pallone. Qualcuno lo conosco di vista, fratelli minori di amici con cui anch'io giocavo a calcio, proprio qui. Certo, non avrei mai pensato di tornare in chiesa. A mia madre, preoccupata perché non andavo più a messa, Don Angelo aveva spiegato una volta che è normale, che il sentimento di rivolta degli adolescenti va assecondato, sennò non diventano mai uomini. Vedrà, signora, che prima o poi tornerà, quando ne avrà voglia. Dio ha tempo, aveva detto il prete. E mia madre si era rasserenata. Dio ha tempo, ma io no, ho sempre pensato. Tornare in parrocchia un po' mi pesa. Non voglio che il mio sia considerato come un atto di pentimento. Non voglio dare ragione al buon senso comune, quello che poi quando sei grande capisci e vedi tutto con altri occhi. Minchiate. Se sono qui, è solo per parlare con Don Angelo, per la residua fiducia che ho in lui. Non, per esempio, nei professori delle medie o del mio liceo, che ho sempre considerato delle mezze seghe, forse influenzato dalle massime di mio padre, tipo "chi sa fa, e chi non sa insegna". NESSUN COMPROMESSO ~ 117 ~ Se ho fiducia in Don Angelo, è anche perché una volta mi ha spiegato che non è importante dove si prega Dio, se in chiesa, su una spiaggia deserta o per strada, perché Lui è ovunque. Un ottimo punto di vista per la mia ribellione libertaria. Entro in palestra, e resto sorpreso. Ad allenare i ragazzi dell’All Saints Basket non è Don Angelo, come sempre, ma un ragazzo che non ho mai visto. È un vero attrezzo. Ha gli occhiali tenuti fermi da una striscia di caucciù che gli stringe la testa, un fischietto in bocca e addosso una divisa da baseball. Aspetto che la smetta di fischiare e gli chiedo dov'è il prete. Don Angelo, lo trovo indaffarato sulla sua scrivania. Alza gli occhi e non mi riconosce, sul momento. Ha l’espressione tipica dei miopi quando devono mettere a fuoco un volto. Il prete ha lo sguardo spento. O forse, semplicemente, è invecchiato, di due–tremila anni. Quando finalmente mi riconosce, non mi dice frasi come Ti aspettavo, o Sapevo che prima o poi saresti venuto. Sulle prime non dice proprio nulla, e io me ne resto lì imbarazzato. “Una volta ho detto a tua mamma che prima o poi saresti tornato, ma non ci credevo veramente. L'ho NESSUN COMPROMESSO ~ 118 ~ detto per lei, sembrava sconsolata”, mi dice Don Angelo. “I giovani che vedo qui, ormai, mi sembrano degli stupidotti, ragazzi che non sanno cos'altro fare. Mica dei grandi campioni della cristianità. Però, che ci vuoi fare. Noi preti dobbiamo essere dei professionisti: raggiungere il massimo risultato con quello che si ha a disposizione”. Passiamo nel giardinetto interno della parrocchia, così possiamo parlare un po'. Non c'è mai nessuno, qui. “Be’?, cos’é che ti porta qui, ragazzo? Ti devi sposare? Ti serve un certificato? O è nostalgia?”. Ridacchio imbarazzato. Sposarmi. Non c’ho mai pensato. In chiesa, poi. “No, sono venuto perché avevo bisogno di un suo consiglio. C'è una cosa molto importante, che mi sta molto a cuore, e ho bisogno di parlarne con qualcuno”. “Un consiglio da me? Ne sono lusingato, ragazzo, ma io sono un prete vicino alla pensione, se non per età, per esaurimento. La parrocchia non mi dà più grande soddisfazione. Sono altre le cose che mi interesserebbero adesso, cose di cui non mi posso occupare perché faccio il prete. E siccome nella mia NESSUN COMPROMESSO ~ 119 ~ vita ho sempre fatto il prete, che altro potrei fare? Comunque, di’, se ti posso essere utile”. “Secondo lei, gli animali hanno un’anima?”, chiedo, prendendola un po’ da lontano. Don Angelo scoppia a ridere. “Se gli animali hanno un’anima? Ma che domande mi fai, figlio?”, mi dice. “È una domanda stupida, lo so, ma me la faccio da molto tempo”. “No, non è affatto una domanda stupida, non intendevo questo. È solo che sono un po’ sorpreso. Non mi capita di parlare spesso di queste cose, capisci”. “Però, per rispondere alla tua domanda, ti dirò che la Chiesa è divisa. Per i gesuiti gli animali non hanno un’anima, anche se meritano rispetto e non vanno maltrattati. Per alcuni teologi gli animali ce l’hanno, un’anima, eccome, e li benedicono perfino in chiesa”. ”Ma lei che ne pensa?”, chiedo, guardandolo in faccia. ”Io? Credi, non mi sono mai posto il problema. Non ho l’indole del teologo, io, sai. Sono sempre stato abituato a lavorare coi ragazzi, ad ascoltare le famiglie, a curare la parrocchia”. ”Ma un’idea ce l’avrà, no?”. NESSUN COMPROMESSO ~ 120 ~ “Be’, io non so se gli animali ce l’hanno, l’anima. Ma se è per questo, non so neanche se ce l’hanno molti cristiani. Non per questo sono diversi davanti a Dio. A me, in fondo, piace pensare che gli animali siano dotati dell’anima e del raziocinio. Talvolta, quando vedi come si comportano certi animali – prendi i cani che girano qui attorno alla parrocchia, per esempio – non puoi non pensare che siano come noi. Per come ti guardano, perché capiscono e si fanno capire...”. Ho deciso di raccontare tutto a Don Angelo. Dal principio, fino a quello che faremo domani notte. Forse non dovrei fidarmi, ma che altro potrei fare? Per il punto a cui sono arrivate le cose, ho bisogno di parlare con qualcuno, di tirare fuori il sacco. Allora io parlo, parlo. Racconto le nostre azioni. Ometto solo i nomi e i luoghi, più che altro per una specie di pudore. Lui annuisce, ma non chiede nulla, non mi fa domande. La cosa va avanti così per un sacco di tempo. Gli parlo della paura che provo quando stiamo per compiere un’azione, della sensazione di euforia quando tutto è andato per il verso giusto, dell’adrenalina che ti carica quando dai fuoco a un’auto o mandi in frantumi una vetrata. Gli parlo della meravigliosa sensazione di dominare NESSUN COMPROMESSO ~ 121 ~ il mondo, di fare giustizia, anche nel nostro piccolo, di colpire chi si è macchiato di delitti. Ma gli parlo anche del dubbio che mi assale immediatamente dopo, quando non sono più così sicuro di essere io stesso senza macchia, e mi chiedo se la giustizia che amministriamo sia veramente giusta, e soprattutto in nome di chi o di che cosa. “Ti capisco, figlio, ti capisco – mi interrompe a un certo punto il prete – il dilemma della legge e della morale è vecchio almeno come la storia. A Cesare si deve obbedienza, lo ha detto Gesù. Date a Cesare quel che è di Cesare. Ma le leggi degli uomini possono essere immorali, e in certe circostanze altri uomini possono trasgredirle. Solo le leggi divine sono completamente, perfettamente morali. Anche quelle della Chiesa, sai, talvolta possono essere, come dire, perfettibili”. “Ma se una legge serve solo per difendere qualcosa che è immorale, e noi la trasgrediamo, non abbiamo ragione? – chiedo – Se lo uno lo sente dentro di sé, che qualcosa è sbagliato, è profondamente sbagliato?”. Don Angelo si guarda i piedi, si stringe nelle spalle e mi dice: “Stai attento, figlio”. Nient’altro che questo, stai attento. È da mesi che sto attento, don. NESSUN COMPROMESSO ~ 122 ~ CAPITOLO 13 Sabato 22 giugno Guardo l’orologio ancora una volta, sarà la decima in tre minuti. Le tre e mezzo di sabato notte. Siamo appostati davanti all’ingresso del palazzo. Io sto accucciato dietro la carcassa di una Golf. Tra poco entreremo e libereremo i cani. Ma, se potessi, adesso tornerei indietro. Ho una fifa pazzesca. Devo dirlo a qualcuno. Lo dico a Francesco, che è quello più vicino a me. “Francesco, Francesco”, lo chiamo. “Che c’è?”. “Mi sto cagando sotto dalla paura”. “Tranquillo – mi risponde – io mi sono già cagato sotto. Basta che ti abitui all’umidiccio”, ridacchia. Rido anch’io. “Shhhh, state facendo un casino”, sibila Silvano. Dopo qualche minuto, Silvano ci fa un segnale con la torcia elettrica. Tocca a Francesco avanzare. Si alza in piedi, tira fuori la bomboletta di spray al peperoncino e la tiene dritta davanti a sé pronta NESSUN COMPROMESSO ~ 123 ~ all’uso, casomai ci fosse un cane di guardia all’ingresso. Vagli a spiegare che siamo amici, al pit bull. Ora sono io a fare segno a Mauro, che entra appresso agli altri due. Poi è il mio turno. Mi giro, perché ho la spiacevole sensazione di essere osservato. Ma è solo la paura. Dentro, il buio non è completo. Dalle finestre rotte arrivano i riflessi dei lampioni. Passo davanti alle porte devastate degli ascensori e arrivo ai primi gradini della scala. Vedo il guizzo della lampada di Mauro. Tutto bene, ancora. Primo piano. Sento un rumore. Qualcuno ha urtato qualcosa. Mi fermo. Mauro ha spento la lampada. Stiamo fermi per almeno un paio di minuti. Forse Francesco è inciampato. Raggiungo Mauro e Silvano sulla rampa delle scale che portano al secondo piano. Mauro riaccende la lampada e illumina un graffiti sul muro. È un uomo con la testa di cane che porta al guinzaglio un cane dal volto umano. Il disegno. L’uomo–cane ha una maglia con disegnato sopra un cazzo enorme. Altri disegni sparsi. Un’enorme canna vicino a una svastica. Un arazzo di parolacce. Una tag illeggibile. Francesco ricomincia a salire. Secondo piano. NESSUN COMPROMESSO ~ 124 ~ Adesso Silvano accelera il passo. È lui a passare in testa. Mauro accende e spegne la torcia. Io mi assicuro che il bastone che mi sono portato appresso – è la gamba di un vecchio mobile che ho trovato nella cantina dei miei genitori – sia ancora assicurato alla tracolla. Abbiamo superato anche il terzo piano. Al quarto ci fermiamo. Sembra che sia scoppiata una bomba, a giudicare dallo stato in cui è, per quel poco che vedo. In terra è pieno di immondizia e acqua. Bisogna stare attenti a non scivolare. Il piano prevede che Silvano proceda per primo, con la rete in mano, per bloccare il cane che potrebbe fare la guardia al quinto piano. In questo caso, Francesco deve spruzzare il gas irritante contro la povera bestia mentre Silvano la blocca e io devo farle l’iniezione con l’anestetico che abbiamo rubato dal veterinario. Dopodiché, bisogna riuscire ad scardinare la porta del locale in cui sono tenuti i cani da combattimento. Ci guardiamo e ognuno di noi alza il pollice per dire: ok. Silvano sta per salire quando sento un rumore. Sembra una specie di ticchettio irregolare. Mentre mi sforzo di capire che accidenti sia, sento il ringhio e finalmente ci arrivo. Il cane è sceso ad accoglierci. NESSUN COMPROMESSO ~ 125 ~ Silvano arretra senza voltare le spalle al cane. Mauro invece fa un passo avanti e gli punta la luce della torcia addosso, per abbagliarlo. Io cerco freneticamente di recuperare il bastone. Il cane mi punta, per un attimo sono sicuro che stia per saltarmi addosso. Ma Francesco mi spinge da un lato e lo acceca con lo spray. Silvano, intanto, è riuscito a lanciare la rete. Il cane guaisce. È accecato e preso in trappola. “L’anestetico!”, mi urla Silvano, abbandonando la precauzione di parlare sottovoce. Estraggo la siringa già pronta dal marsupio, faccio zampillare il liquido e inietto l’anestetico alla cieca sul corpo del pit bull, mentre gli altri cercano di tenerlo fermo. L’effetto è quasi immediato. Il cane continua a guaire, poi si accascia. Siamo al quinto piano. Dietro la porta, i cani stanno abbaiando. Stiamo facendo troppo rumore, c’è il rischio che ci scoprano. E non c’è nessuna uscita alternativa da cui fuggire, nel caso. La botta di adrenalina non riesce comunque ad abbassare il livello del mio pessimismo. “La serratura non sembra troppo complicata. E la porta è a due ante. Pensavo peggio”, dice Silvano. Beato lui. NESSUN COMPROMESSO ~ 126 ~ “Che vuoi fare, smontare il blocchetto?”, chiede Francesco. “Sì, proviamoci. E male che vada usiamo il piede di porco”. Ci lavorano un po’ e finalmente la porta cede. Mauro ha acceso la telecamera e sta cominciando a riprendere, facendo luce al tempo stesso con la torcia elettrica fissata alla meglio col nastro da pacchi sull’apparecchio. La prima cosa che vedo, una volta dentro, è una specie di tapis roulant. So cos’è. Serve per farci correre gli animali, per farli allenare. I cani corrono fino allo sfinimento, e se non stanno attenti rischiano di finire con le zampe negli ingranaggi. Eccoli lì, i prigionieri. I cani sono sei o sette, ognuno rinchiuso nella sua gabbia di legno e rete metallica. Tutto puzza spaventosamente. “Apriamo le gabbie?”, chiedo. “Aspetta – mi risponde Silvano – Vediamo prima che c’è in giro”. In mano ha un lungo cuneo di legno, uno di quelli che serve a separare i cani durante i combattimenti. Per far mollare la presa alla bestia, basta inserire il break–stick in bocca e fare leva. NESSUN COMPROMESSO ~ 127 ~ In uno scaffale ci sono altri attrezzi. Museruole di ferro, pesi. Le fanno portare agli animali per sviluppare i muscoli della mascella. Questi bastardi hanno tutto l’armamentario, compreso quel che sembra un armadietto del pronto soccorso pieno di medicinali. “Hai ripreso tutto? Anche i medicinali? C’è del salbutamolo e degli altri anabolizzanti”, chiede Silvano a Mauro. “Sì, ma non c’è molta luce. Aspetta, illuminate un po’ le gabbie”. Il più vicino a noi è un pit dall’espressione mansueta. Ha ferite ancora aperte sulle orecchie e sul collo. Nelle altre gabbie ci sono dei pit bull, un boxer e un rottweiler. Con le bombolette spray tracciamo la nostra firma, NOCOMPROMISE, e alcune scritte. Non mi viene niente di più fantasioso che Assassini e Cinomachia=Morte. “Adesso possiamo aprire le gabbie – ci dice Silvano – spingete i cani verso l’uscita”. Cominciamo a far uscire gli animali, facendo attenzione. Più che tranquilli, sembrano esausti. Intravedo una porta che prima mi era sfuggita. Avanzo con cautela e la apro. NESSUN COMPROMESSO ~ 128 ~ “Qui, vieni a riprendere anche qui”, grido a Mauro. Nella stanza ci sono altre gabbie, più piccole. Dentro, alcuni meticci. Quando mi vedono, un paio si sollevano sulle zampe. Gli altri sembrano troppo stanchi. Uno, poi, non si muove affatto, sembra morto. Questi cani sono in condizioni peggiori che gli altri. Hanno il corpo coperto di ferite. La puzza, se possibile, è ancora più forte. Sento il vomito che sale, esco dalla stanza. “Poveri piccoli. Li hanno usati come cavie da combattimento – dice Silvano – Facciamo uscire gli altri, poi liberiamo anche loro”. Stiamo scendendo le scale quando sento le urla. Vengono da fuori. Ci blocchiamo, terrorizzati. “Che facciamo?”, chiedo a Silvano. Silvano non mi guarda e non risponde. Sembra rintronato. “È uno dei cani! Uno dei cani che ha attaccato una persona, fuori!”, urla Francesco. Scendiamo di corsa l’ultima rampa di scale e usciamo dalla palazzina. Non riesco a vedere bene. Quello che sembra un pit bull è sopra il corpo di un uomo, che scalcia violentemente. NESSUN COMPROMESSO ~ 129 ~ Silvano estrae uno dei cunei di legno che abbiamo preso nel laboratorio, e si getta sul cane. Gli andiamo dietro. Il cane però non molla. “Stai attento! – urla Francesco a Silvano – Stai attento!”. D’impulso, prendo il bastone e lo sbatto in testa alla bestia. Due, tre volte. Il cane guaisce e molla la presa. Gli do un calcio, e scappa via. Quello a terra sembra un ragazzo. Non so se è morto. Non si muove ed è pieno di sangue intorno al collo. Mauro lo illumina meglio con la lampada. Vedo una pistola accanto al corpo. All’improvviso, provo sollievo. Non è una persona che passava per caso, una vittima innocente. Non è colpa nostra, non è colpa mia. Però, quello lì per terra è un ragazzo, come noi. Sì, però è uno di quella banda di assassini. Vagli a spiegare che non l’abbiamo fatto apposta. “Andiamo via! – grido agli altri – È uno della banda! Andiamo via!”. Il piano è andato definitivamente a puttane. I cani corrono via come impazziti, abbaiando. Ma non c’è modo di riprenderli. NESSUN COMPROMESSO ~ 130 ~ CAPITOLO 14 Sabato 22 giugno, ore 5.30 “E adesso? Adesso che facciamo Silvano?”, grida Mauro, mentre si toglie il passamontagna, fradicio di sudore. “Abbiamo ammazzato uno! Ti rendi conto! Un ragazzo, uno come noi!”. Abbraccio Mauro per tentare di calmarlo. Siamo entrambi seduti sul sedile posteriore del furgoncino che abbiamo rubato per l’occasione. Ci siamo già disfatti dell’altro camioncino – anche quello rubato, a una macelleria: è sul ciglio della strada, a un chilometro dalla palazzina abbandonata, con le gomme bucate e la portiere aperte. Dopo che ho insistito per cinque minuti buoni, abbiamo finalmente chiamato il 118 per segnalare che è accaduta una disgrazia, c’è una persona ferita e ci sono dei cani liberi e forse pericolosi in giro. “Non è morto, ho sentito il polso. È solo svenuto”, risponde Silvano, con le mani nei capelli e la testa appoggiata al volante. “E poi noi non abbiamo fatto niente. È stato il cane. Si è vendicato di quei pezzi di merda”. NESSUN COMPROMESSO ~ 131 ~ “E se muore? Eh? E se muore? Che facciamo, Silvano?”, continua a urlare Mauro. All’improvviso Francesco, che è seduto sul sedile anteriore, si gira e senza preavviso molla uno schiaffone a Mauro. Silvano mette in moto e parte sgommando. Domenica 23 giugno È tutto, o quasi, sul giornale. Il ragazzo che credevamo morto se la caverà. Ha ferite al collo e al volto, ma è in condizioni stabili e non ha perso troppo sangue. Al magistrato di turno che lo ha interrogato ha raccontato che passava di lì per caso, come no, e che s’è visto questo cane sbucare dal nulla. Altro, non ricorda proprio. Dev’essere lo shock. Ma, visto che ha precedenti per piccoli reati, al pm è venuto qualche dubbio. La polizia ha scoperto il lager dei cani da combattimento e ha recuperati tutti gli animali, senza che nessun altro si facesse male. Ovviamente si parla di noi e della nostra rivendicazione, sui giornali. C’è anche una scheda su alcune delle nostre precedenti azioni. Ma il giornalista scrive che per il magistrato potrebbe essere tutta una messinscena – “perché ci sono NESSUN COMPROMESSO ~ 132 ~ elementi che non tornano” – e che magari si è trattato di un regolamento di conti tra bande. Sul giornale non si parla però della pistola che ho visto in terra l’altra notte, accanto al ragazzo. Eppure non me la sono sognata. Martedì 25 giugno Consiglio di guerra di Nocompromise. “Penso che per un po’ dovremmo entrare in letargo”, dice Francesco, che è il primo a prendere la parola. “Non dico di smettere per sempre, dico di darci una calmata per un po’”, aggiunge. Mauro ha gli occhi fissi a terra. S’è preso un gran paura, e pensavo che ci avrebbe annunciato che per lui Nocompromise e tutto il resto è finito qui. Ma forse non ha neanche il coraggio di dire basta. Aspetta che qualcuno lo faccia per lui. “Ester e Letizia cosa dicono?”, chiedo. È una domanda sincera, ma Silvano mi guarda come se lo stessi prendendo pel culo. “Non lo so. Non le ho più sentite. Le ho soltanto chiamate l’altra notte per dire che era andato tutto a puttane”. NESSUN COMPROMESSO ~ 133 ~ “Entriamo in letargo, allora? – ribatto – E facciamo un comunicato per annunciare che abbiamo sospeso le azioni?”. “No, no, niente comunicati. Non ora. Meglio restare muti, allineati e coperti. Abbiamo cose più importanti da fare, tipo svuotare il magazzino. Bisogna eliminare tutto il materiale”. “Perché?”, chiede Mauro. “Perché è meglio così”, taglia corto Silvano. Mercoledì 26 giugno Né Mauro né Francesco lo sanno, ancora, ma è successo qualcosa. Tra quella stessa gente “di piazza” da cui Silvano è venuto a sapere dei combattimenti tra cani, circola la voce che quelli della banda stanno cercando chi li ha fregati, e che gliela faranno pagare. Silvano non sembra troppo preoccupato, o almeno finge bene. Mi ha spiegato, dopo la riunione, che i tipi sanno che c’è di mezzo Nocompromise, anche perché abbiamo lasciato la nostra firma, ma è difficile che risalgano fino a noi. “Non è meglio se allora facciamo una rivendicazione con un’altra sigla, magari con la sigla Alf, spiegando che il nostro obiettivo era quello di NESSUN COMPROMESSO ~ 134 ~ liberare i cani? Potremmo confondergli le idee”, azzardo. “Non pensare che siano così stupidi. Il problema è che rischiamo però di ritrovarci tutti addosso, le guardie e questi bastardi. Ecco perché dobbiamo distruggere tutto”. “Non hai paura che ti becchino?”. “Le guardie?”. “No, quegli altri”. “Tranquillo – mi risponde Silvano – Se facciamo i bravi nessuno ci darà fastidio. Fammi un piacere, però: tieni d’occhio Mauro. Se scoppia, è un problema”. Vorrei chiedere a Silvano se sa che fine ha fatto la pistola che abbiamo visto – o l’ho vista soltanto io? – quella notte, ma alla fine decido che è meglio di no. NESSUN COMPROMESSO ~ 135 ~ CAPITOLO 15 Martedì 2 luglio Una cartolina gialla con su scritto solo “la S.V. si presenti per comunicazioni urgenti” il giorno tale alla tal ora al tal indirizzo. Mia madre me la passa col giornale. Io faccio di tutto per mantenere un’espressione normale per pochi minuti, almeno il tempo di scappare in camera mia. “Che hai fatto? Come mai la polizia ti manda a chiamare?”, mi chiede lei, mentre finisce il caffè. Sembra solo un tantino preoccupata. Meno di quanto mi aspettassi e comunque, meno di me. “Niente, niente. È di sicuro per l’incidente stradale di quel mio amico”, butto lì, sperando che funzioni. “Quale incidente stradale?”. “Quello di Corrado, con la Punto. La macchina si è ribaltata per evitare uno che veniva contromano. Ho visto tutto. M’avevano preso i dati, e ora mi sa che devo andare a testimoniare alla polizia. Non te l’avevo detto?” “No”. “Allora forse l’avevo detto a papà. A proposito di papà, quand’è che torna?”, dico, e dal movimento NESSUN COMPROMESSO ~ 136 ~ degli occhi di mia madre capisco che ci sono riuscito, abbiamo cambiato capitolo, e ora la storia dell’incidente è stata riclassificata mentalmente sotto una voce più rassicurante, tipo “scocciature burocratiche”, dove sarà presto dimenticata. Mia madre non mi fa altre domande sulla cartolina. Non capisco mai se sono io ad aver imparato così bene a mentire o se è a loro che, in fondo, non frega più di tanto di sapere. Ma ho risolto solo una parte del problema. Vorrei chiamare Silvano, ma è fuori città per lavoro, e se c’è una cosa sicura, è che non bisogna mai parlare di queste cose per telefono. Me la devo cavare da solo, a quanto pare. Guido lo scooter lentamente, quasi al rallentatore. Devo pensare, pensare. Ma non è facile concentrarsi quando hai così fifa che lo stomaco si contorce. Sulle prime, ho pensato a scappare, a passare in clandestinità. Sì, ma come si vive in latitanza? Dove potrei nascondermi? Chi mi potrebbe aiutare? Non sono il tipo. Allora mi viene in mente che potrei dichiararmi prigioniero politico. NESSUN COMPROMESSO ~ 137 ~ Mi dichiaro prigioniero politico. Come suona? Un po’ ridicolo. E poi, vorrebbe dire ammettere d’essere colpevole. Subire l’arresto, finire in camera di sicurezza almeno per la notte, magari per due notti, poi davanti a un giudice, poi in un carcere. Escluso che il giudice mi scarcererebbe, sarei considerato socialmente pericoloso. Mi figuro l’arrivo in carcere, coi ferri. Mi sbatterebbero in isolamento. O magari in una camerata con un sacco di altri detenuti. E sarebbe peggio, penso riandando a tutte le storie che ho sempre sentito sul carcere. Le violenze, gli stupri, i suicidi per disperazione. Oddio. A chi farei la prima telefonata, una volta arrestato? Ai miei? Col rischio di vedermeli arrivare in lacrime al commissariato? Mia madre direbbe che si tratta di uno sbaglio. Si sono sbagliati, i poliziotti. Io non avrei mai potuto fare una cosa del genere, è chiaro. Guardatelo. Ha solo 20 anni. È figlio nostro. Mio padre non direbbe nulla. Si limiterebbe a fare un cenno col capo. Sì, uno sbaglio. Allora io alzerei lo sguardo verso mia madre per dire soltanto: No, mamma, non si tratta di un errore. Che soddisfazione. Non conosco un avvocato, neanche di nome, a pensarci. Però potrei chiamare la Lav, che so, la NESSUN COMPROMESSO ~ 138 ~ Peta, la Lac. Chiedere a loro di procurarmi un legale. Certo, per loro sarebbe molto imbarazzante. Me li immagino, i professionisti dell’animalismo, a vedere sui giornali la loro sigla avvicinata a quella dell’Alf (noi non siamo l’Alf, ma tanto per i poliziotti e i giornalisti sarebbe tutto uguale: noi, l’Alf, gli ecoterroristi, al Qaeda, le Br). A spiegare che loro, con me, non c’entrano un piffero. Che sono io che ho contattato loro, e che non potevano non rispondere a una richiesta del genere. Era un mio diritto, avere un avvocato. Ma io non voglio finire in carcere, neanche per sbaglio. Non voglio fare il martire. Non ho fatto male a nessuno. Non è stata colpa mia. Non pensavo che sarebbe finita così. E siccome non mi viene in mente nient’altro, la questura è sempre più vicina e non vedo altra via di uscita, prego. Sì, prego. Dio, tu lo sai che non ho fatto male a nessuno. Sai che non volevo. Sai che ho sbagliato, ma non volevo. Sai, perché puoi guardare nel mio cuore. Ti prego, Dio. Salvami. Credevo di essere nel giusto. NESSUN COMPROMESSO ~ 139 ~ Ma non avevo capito che Dio sente meglio le invocazioni di quelli che sono più vicini a lui, mica quelle di un credente part–time come me. “Vieni, siediti, don Angelo mi ha parlato tanto di te”, mi dice quello che mi hanno presentato come il dottor Salvarani, mentre entro nella sua stanza. Don Angelo. Eh già. Mi ero andato a fidare di don Angelo. Che grandissimo pezzo di merda di prete. Ancora sento la sua voce che mi ripete: Stai attento, figlio. Chissà se aveva già deciso di denunciarmi. Sicuramente lo avrà fatto per il mio bene. E quello della mia anima. Salvarani ha preparato il suo numero con consumata abilità da guardia. Quando sono arrivato in Questura, non mi ha ricevuto subito. Il piantone ha guardato la cartolina, poi la mia carta d’identità, ha parlato un po’ al telefono e alla fine mi ha fatto accomodare in sala d’attesa, al pian terreno, in una stanza con le luci accese e le tende sporche. Ho preso una rivista dal tavolino e ho cominciata a sfogliarla. Ho guardato l’orologio. Le 9.45. Alle 10.45 dopo aver sfogliato tutte le riviste, ero ancora lì, in sala d’attesa, con un bel mal di gola in arrivo per l’aria condizionata accesa a manetta. NESSUN COMPROMESSO ~ 140 ~ Venti minuti dopo un agente è entrato, mi ha squadrato, mi ha chiamato per nome e mi ha detto di seguirlo. Abbiamo preso un ascensore, fino al primo piano. S’accomodi, m’ha detto il tizio, mostrandomi un’altra sala d’attesa, più piccola, senza finestre, senza tende, senza aria condizionata e senza riviste da sfogliare. Sono rimasto lì altri tre quarti d’ora, finché un'altra guardia, in borghese, è venuta a prendermi per scortarmi dal dottore. “È un uomo prezioso, don Angelo. Un amico dei giovani, uno dalla loro parte. Una persona eccezionale, non è un prete di quelli che incontri tutti i giorni”, dice Salvarani. Non guarda me, ma le carte che sta firmando. Non mi piace la gente che non ti guarda in faccia mentre ti parla. E forse Salvarani è telepatico, perché mentre lo penso alza la testa verso di me e scansa i documenti. “Be’, veniamo a noi. Siediti, siediti”. Mi siedo. “Tu lo sai che cos'è il Fronte Rivoluzionario?”. Salvarani mi guarda con la sua faccia da poliziotto buono, ma io ho già deciso che non ci NESSUN COMPROMESSO ~ 141 ~ casco. Anche perché non capisco dove vuole arrivare, con questa domanda. “Scusi?” “Il Fronte Rivoluzionario. Ti ho chiesto se conosci il Fronte Rivoluzionario”, dice, mentre si alza in piedi e fa il giro della scrivania. Già, il Fronte Rivoluzionario. Dal nome, sembra una roba fascista. O comunista? Però non mi dice niente di particolare. Boh. Roba degli anni 70. Roba vecchia. “Mai sentito”, rispondo, ma vedo subito che la mia risposta non gli è piaciuta mica tanto. “Nazisti. Fascisti. Terroristi. Ti dice niente?”. “Mi dispiace, non ne ho mai sentito parlare”, rispondo con aria di sufficienza, anche perché sto dicendo la verità. Me la posso permettere, un po’ di sufficienza. Il poliziotto scuote la testa come a dire che va bene, va bene, ci crede che non so niente, del resto questi giovani non sanno niente, non imparano niente. E tutte le altre stronzate che pensano quelli che hanno l'età sua. Poi si avvicina al tavolo, prende qualcosa e me l’avvicina al naso, come se fossi miope. È una foto. “Questo lo conosci?”. Mi sta mostrando una foto segnaletica di un tizio che non so chi sia. NESSUN COMPROMESSO ~ 142 ~ Questo tipo con i capelli ricci e l'espressione assonnata, con gli occhi mezzi chiusi non lo conosco. Però... però, mi ricorda qualcuno. Mentre ci penso, Salvarani tira via la foto da sotto il mio naso. Poi si avvicina di nuovo al tavolo e prende un'altra cosa. Una bandiera. La srotola. “Sai che cos'è, questa?”. “Una bandiera nazista?”, azzardo. “No. È una bandiera della marina imperiale tedesca. Però è un gadget molto ricercato dai nazisti. E sai dove l'ho presa?”. Non bisogna deluderlo, il poliziotto buono. Così rispondo. “Ce l'aveva il tizio della foto?”. Salvarani annuisce. “Allora, sei un po' più sveglio di quello che sembra... Sì, ce l’aveva lui, a casa”. Non ho capito a che gioco stia giocando, il poliziotto buono, però adesso cerco di partecipare. “E il tizio... quello che mi ha fatto vedere in quella foto?”. “Che fine ha fatto, vuoi dire?, mi chiede. Ecco, adesso ti faccio vedere”. Salvarani prende un'altra fotografia dal tavolo. Mi sembra di essere in un gioco a premi alla televisione. NESSUN COMPROMESSO ~ 143 ~ Anche questa foto me la mette sotto al naso. Sta diventando un’abitudine. La foto mostra un corpo sdraiato a terra, sulla schiena, la bocca aperta, gli occhi chiusi. Con un po' di immaginazione posso capire che è lo stesso tipo della prima foto. Solo che qui è morto stecchito. “Lo sai dove abitava?”. Che c'entra adesso, questa domanda? D'accordo, è inutile chiederselo. Siccome questo qui vuole fare il Mike Bongiorno della situazione, meglio non interferire. Stare al gioco: è la regola che ci siamo dati con gli altri, nel caso in cui qualcuno di noi fosse preso. “Abitava in via Singer”, dice Salvarani. Sulle prime non ci arrivo. Il poliziotto lo capisce dalla mia faccia, e io capisco dalla sua che dovrei capire qualcosa. Cosa? “Via Singer”, ripeto. Salvarani ha un'espressione trionfante. Ho capito, adesso, anche se non vorrei. In via Singer abita Silvano. “Il suo cognome era Di Blasio”, aggiunge, ma non ce n'è bisogno. Lo fa solo per cattiveria. È un poliziotto democratico, non usa le mani o il manganello. Gli bastano le parole. Tanto il suo scopo l'ha raggiunto lo stesso. NESSUN COMPROMESSO ~ 144 ~ Sto male. Come se mi avesse preso a pugni sullo stomaco. Sento che mi viene da vomitare, ma non voglio dargli soddisfazione. Non credere a quello che ti diranno i poliziotti, ci siamo ripetuti per settimane, allenandoci per un momento che non sarebbe mai dovuto arrivare. Ma tutto allora sembrava così eccitante. Ti diranno che qualcuno di noi ha parlato, ma non è vero. Ti diranno delle cose che sembrano vere, ma che non lo sono. E se mai arriverà quel momento, pensavo io – e pensavano anche gli altri, glielo leggevo in faccia – qualcuno mi verrà a liberare. Perché noi siamo i buoni, no? Ti prometteranno di comportarsi meglio se parli. Ti chiederanno solo di dire la verità, ti diranno che la verità non fa male a nessuno. So che quello che mi dice è vero, anche se vorrei non crederci. Via Singer, casa di Silvano. Non ci sono mai entrato. Ho sempre e solo suonato al citofono, sempre per fare la stessa domanda: C'è Silvano? Due risposte possibili: No, oppure: Adesso scende. E nient’altro. Comincio a pensare cosa ci sia davvero a casa di Silvano, cosa nasconda quell’appartamento. Immagino i muri coperti di bandiere come quella NESSUN COMPROMESSO ~ 145 ~ che Salvarani mi ha appena mostrato, busti di Mussolini, ritratti di Hitler, quadri di Auschwitz con distese fumanti e ossa ammucchiate qui e là… Salvarani non è ancora soddisfatto. Ammonticchia le sue foto sul tavolo, ma è pronto a tornare all'attacco. “Ho conosciuto Adriano quando aveva 19 anni, più o meno la tua età. Era uno forte Adriano, spavaldo. La prima volta che l'abbiamo fermato ha fatto uno spettacolo, al commissariato”. Salvarani fuma, ma non mi offre una sigaretta. Io non gliela chiedo, ma lo guardo intensamente. “Lo sai che aveva fatto? Era andato davanti a un liceo, da solo, e aveva picchiato due studenti. E lo sai perché? Perché quelli avevano menato un amico suo, un camerata. Li ha massacrati, quei due. Uno ha quasi perso un occhio. Poi però si è dovuto trincerare in una classe, perché sono arrivati altri a dare manforte ai due. Se non fosse arrivata una volante, non so come sarebbe finita”. “Poi c'è stato il processo, e siccome era incensurato, Adriano se l'è cavata con poco. Però, aveva appena cominciato a fare danni. Ti risparmio tutta la storia”. NESSUN COMPROMESSO ~ 146 ~ Salvarani si gira di nuovo verso il tavolo. Temo che mi stia per dare uno schiaffo. Invece riprende quella foto e me la rimette davanti. “Questo è successo pochi anni dopo. Adriano era sempre forte, sempre spavaldo. Una specie di guerriero medioevale. Una volta me l'ha anche detto, che si sentiva così. Però anche i guerrieri medioevali si fanno ammazzare, e lui si è fatto sparare da una guardia giurata davanti a una banca, come un ladro da quattro soldi. I suoi camerati lo hanno lasciato per terra, non hanno neanche provato ad aiutarlo. Sono stati solo capaci di sparare alla guardia un anno dopo, per vendetta. Bella vendetta”. Uso quel poco di fiato che ho ancora per fare una domanda stupida: “Lo ha ammazzato lei, Adriano?”. “Io?”, Salvarani toglie di mezzo la foto e mi guarda negli occhi. No, non credo che sia stato lui. Però sarebbe stata una bella storia. “Io? No, non sono stato io. Lavoravo in un altro commissariato, Adriano l'avevo perso di vista. Non sono neanche andato al suo funerale. Però la storia non finisce qui. Adriano aveva due fratelli più piccoli, Fernando e Silvano”. Ci dovevamo arrivare, prima o poi, a Silvano. NESSUN COMPROMESSO ~ 147 ~ “Quando Adriano è morto Fernando aveva sedici anni, Silvano undici. Fernando aveva lasciato la scuola ed era già stato fermato una volta, mentre cercava di emulare il fratello maggiore. Quando Adriano è morto, per lui è stato uno shock, ma in positivo. È cambiato, ha mollato gli amici del fratello, è tornato a scuola. Silvano, invece...”. Stavolta Salvarani me la offre, la sigaretta. Ma io dico di no con la testa, anche se mi va. “A Silvano è successo quello che temevo. Per lui, che era così piccolo, il fratello è diventato un eroe, un mito. Capisci che voglio dire?”. Annuisco, ma è solo per riflesso. In realtà, non capisco un accidente. Salvarani si azzittisce. Poi si volta verso la finestra. “Tu ci credi, ai fantasmi?”, mi chiede. “Ai fantasmi?”. “Sì, ai fantasmi, agli spiriti. Ti rendi conto che te e i tuoi amici siete guidati da un fantasma? Un fantasma nazista. Com'è che vi chiamate, voialtri? Animalisti?”. Lo so, ora seguirà una di quelle discussioni sull'amore per gli animali che rischia di trasformarsi in odio per gli uomini. Una discussione che ho già affrontato mille volte. NESSUN COMPROMESSO ~ 148 ~ Invece no, Salvarani non mi dà soddisfazione. Non vuole discutere con me. Non gli interessa. Mi sta parlando. Non è importante che io risponda. Devo solo assistere alla sua sceneggiata da istrione di merda. Sono il suo pubblico. Ma, di nuovo, ripiomba nel silenzio. Il poliziotto non sembra più interessarsi a me. Forse mi lascerà andare, cerco di illudermi. Mi sento rattrappito, i piedi formicolano. Ho bisogno di pisciare, ma non ho il coraggio di muovermi. All'improvviso, Salvarani ricomincia a parlare. “Adesso te ne puoi andare. Ma pensa a quello che ti ho detto. Per il momento, non farò niente né a te né ai tuoi amici. Facciamo conto che non sia successo niente”. “Anche dopo quello che avete fatto l’altra notte”, aggiunge, dopo una pausa. “Però – aggiunge – voglio che pensi a quello che ti ho detto. Silvano è pericoloso, vi sta manipolando. Pensaci. Probabilmente voi siete un piccolo gruppo non politicizzato, che si interessa solo dei diritti degli animali, che pensa di combattere una battaglia nobile”. “Ma – continua – domani lui vi potrebbe chiedere di fare qualcosa che non immaginate. NESSUN COMPROMESSO ~ 149 ~ Potreste entrare in contatto con qualcun altro, più grande di voi, che vi parlerà di grandi progetti, grandi ideali. Stai attento, e stanne fuori. E se c’è qualcosa che vuoi dirmi, questo è il mio numero”, dice porgendomi un biglietto da visita. “E ricordati che anche Hitler era vegetariano”. NESSUN COMPROMESSO ~ 150 ~ CAPITOLO 16 Martedì 2 luglio, ore 17 Ancora mi chiedo perché Salvarani mi abbia lasciato andare. Un’idea ce l’ho. Il prete gli ha detto qualcosa, ma non hanno prove. Le stanno cercando. E vogliono andare sul sicuro per non rischiare che qualche magistrato si rifiuti di concedergli l’arresto. Per fortuna, abbiamo distrutto tutto il materiale di Nocompromise. E io ho fatto a pezzi il manuale che stavo scrivendo, quello dell’Anonima Animalisti. Hanno bisogno di qualcuno che confermi gli indizi. Stanno cercando di spaventarmi, perché confessi. In altre parole, vogliono che faccia la spia, che diventi un infame. Vogliono Silvano. Salvarani vuole Silvano, dopo avergli portato via il fratello. Provo a concentrarmi, a cercare di capire dov’è la falla. Perché da qualche parte, in questi mesi, si deve essere aperta una falla. Solo che non me ne NESSUN COMPROMESSO ~ 151 ~ sono accorto. E ora sto affondando, stiamo affondando nella merda. Io che accedo a Internet dal laboratorio all’Università, dopo la prima azione, quella contro il negozio di animali. È possibile che registrino tutti gli accessi a siti sospetti? Il graffito che Cesare ha fotografato, quello che gli è valso l’espulsione dal gruppo. Erano già lì, le guardie? Già ci stavano addosso? La coppia che abbiamo incontrato quella notte, quando stavamo andando a siliconare un fast food. Magari hanno chiamato loro la polizia. La telefonata che ho fatto al 113 per segnalare la dry ice bomb non ancora esplosa. Forse dal numero del telefono pubblico hanno pensato che ero stato io, a chiamare, visto che abito lì vicino. Già. Ma sarebbe stato possibile solo se ci fossero stati già addosso. O ci hanno individuati dalla telefonata che abbiamo fatto al 118 dopo la liberazione dei pit bull, per avvertire che c’era un ferito? Con che carta telefonica l’abbiamo fatta quella chiamata, ora che ci penso? Oppure, abbiamo lasciato qualche impronta in giro? In quel caso, però, avrebbero già più di una prova. NESSUN COMPROMESSO ~ 152 ~ E se qualcun altro avesse parlato? Mi viene in mente Cesare. Cosa avrebbe da perdere? Nulla. Ha partecipato solo alle prime azioni, poi Silvano lo ha allontanato. Forse è proprio per questo, che ci ha denunciati. Per vendetta. Perché Silvano lo ha cacciato dal gruppo. No. Cesare ha tanti difetti, ma non è una spia. Mi ci gioco le palle. Lo conosco da quando avevamo 10 anni. Non è stato lui. Lo sento. E Francesco? Potrei giocarmi le palle anche su Francesco? Oddio, tutte e due no, magari una soltanto. Ma perché avrebbe dovuto andare a denunciarci? E Mauro? Mauro s’impasticca. Va male a scuola. Magari la madre lo ha scoperto e lui ci ha fottuti. Mauro. Forse è lui, la spia. Ho sbagliato a fidarmi, a coprirlo. Dovevo raccontare a Silvano la storia delle plegine. È Mauro l’anello debole. Il poliziotto deve averlo capito subito e quello ha confessato. Sicuro. Ora vado a casa sua e… E le ragazze? Letizia ed Ester? Non è che sono state loro, a venderci? Perché no? In fondo non ci conoscono. E chi conosce loro? Ci avranno fatto passare per dei NESSUN COMPROMESSO ~ 153 ~ ragazzini esaltati. In fondo loro non hanno mai partecipato ad azioni. Non rischiano granché… Anche se so di essere sotto controllo, ho chiamato Silvano. Tanto, almeno di lui Salvarani sa già. Evito per il momento di sentire o nominare Francesco e Mauro. Forse i loro nomi non li conoscono ancora. Incontro Silvano per strada, dove ci siamo dati appuntamento. Vorrei dirgli quello che è successo, che la polizia mi ha chiamato, che sanno quasi tutto, di noi, ma non ci riesco. Prima, devo sapere una cosa. “È vero che sei nazista?”, gli chiedo a bruciapelo, mentre guardiamo distrattamente le vetrine. Ho tenuto quella domanda in serbo per tutto il pomeriggio. Voglio coglierlo sul fatto, impedirgli di preparare qualsiasi difesa. Non solo per essere sicuro che dica la verità, solo la verità, semplice come dire un sì e un no. Ma soprattutto perché altrimenti so che mi convincerebbe, senza nessuno sforzo. Forse non desidero altro che questo, essere convinto. O forse è la cosa che temo di più. Mi sembra di avere meno cervello di una Barbie, in questo momento. NESSUN COMPROMESSO ~ 154 ~ “Cambierebbe qualcosa, per te?”, mi dice di rimando, dopo essersi girato verso di me e avermi scrutato per un tempo che m’è parso interminabile. Strano. Non si è trasformato in un mostro come ho temuto per un lungo momento. Come in quell'episodio di Twilight Zone in cui l'autostoppista chiede al tizio che l'ha caricato se vuole vedere qualcosa di spaventoso, qualcosa che faccia veramente paura, e si trasforma in un mostro, un orribile essere antropofago. “Che vuoi dire?”, rispondo, cercando di prendere tempo. “Se io fossi nazista, per te cambierebbe qualcosa?”, mi domanda lui di nuovo, con calma. “Penso... penso di sì”, gli rispondo quasi tremando. Ho girato le spalle alla vetrina e adesso boccheggio in cerca d’aria e di coraggio. “Perché?”, mi chiede, e credo che sappia che mi sta dando il colpo di grazia. Cerco una risposta, ma non una qualsiasi. Mi viene in mente quello che c'è scritto sulla prima pagina del sito web che ha ispirato il nostro nome: Se noi siamo trasgressori, lo stesso vale per i soldati che hanno abbattuto le porte dei campi di sterminio di Hitler; se siamo ladri, lo stesso vale per i membri dell'Underground Railroad che salvarono gli schiavi del Sud; se siamo vandali, NESSUN COMPROMESSO ~ 155 ~ allora lo furono anche quelli che distrussero per sempre le camere a gas di Buchenwald e Auschwitz. “Perché... perché è il contrario di quello che penso. È il contrario delle nostre idee. Anche delle tue. Il nazismo è morte, è violenza. È l'idea che qualcuno sia superiore a qualcun altro per nascita, è la negazione dell'intelligenza, é...”. “Allora – m’interrompe – io sono nazista o no?”. Non è giusto. Odio sentirmi così, l'allievo deficiente che passeggia con il maestro zen – con la sua aria sorniona e la barbetta bianca – e non riesce a trovare una risposta all'indovinello. “Non so cosa risponderti – confesso – credevo che fossi tu a dirmelo. Io comunque ho bisogno di una risposta”. “Sei tu che devi decidere”, mi risponde. Poi mi gira le spalle. Si fruga in tasca, tira fuori le cuffiette del walkman e se le infila nelle orecchie. Fine della discussione. Giovedì 4 luglio Sono due giorni che dormo uno schifo. Mi alzo per fare colazione. A casa non c'è nessuno. Prendo il telefono e chiamo di nuovo Silvano. Il cellulare è staccato. Lascio un messaggio in segreteria NESSUN COMPROMESSO ~ 156 ~ telefonica. Tra due ore al solito posto. Spero che lo senta, il messaggio. “Ti hanno raccontato di Adriano, vero?”, mi chiede Silvano dopo che gli ho finalmente detto del prete e della polizia, di Salvarani e dell’interrogatorio. L’unico punto su cui taccio è quello che riguarda il fratello. Ma è un tentativo inutile. “Ti hanno raccontato di Adriano o no?”. Annuisco. “Che cosa ti hanno raccontato?”. “Tutto. Più o meno tutto, credo “. “Bene, meglio così. L’altro giorno non mi hai risposto, quando te l’ho chiesto: pensi davvero che io sia nazista?”. Cerco di essere più sincero che posso. Perché non posso dimenticare che Silvano è un fratello, per me. “Non lo so. Non lo so più, davvero”. Finalmente la sua faccia è attraversata da un'espressione. Pensavo che fosse diventata di marmo. Silvano sembra dispiaciuto. “Per te è importante questa cosa? Se io fosse nazista per te sarebbe più importante delle cose che abbiamo fatto insieme e della nostra amicizia?”. “No… Sì… Certo, non è la cosa che mi aspettavo… Senti, Silvano... penso che a questo punto sia meglio NESSUN COMPROMESSO ~ 157 ~ lasciare perdere tutto. Ormai, qualunque cosa facciamo ci sarà sempre... quest'ombra. Non me la sento di continuare così. E poi ci tengono sotto controllo. La colpa è mia e...”. Lui agita una mano, come per scacciare qualcosa d’invisibile. “Sarebbe successo comunque”, dice. Poi mi guarda e mi domanda di botto: “Salvarani ti ha detto che è stato lui a sparare ad Adriano?”. Mi sento come una pallina da ping pong. Di qui Salvarani, di là Silvano. Salvarani è la polizia. Silvano, il mio amico forse nazista. E io, qui in mezzo. “Salvarani mi ha detto che è stata una guardia giurata, a sparargli. E che poi gli amici di tuo fratello si sono vendicati ammazzando la guardia”. “Ti ha preso per il culo. La guardia giurata è stata ammazzata per vendetta, è vero, perché era un infiltrato nel gruppo. È stata la guardia a organizzare la rapina in cui è stato ucciso mio fratello. Ma è stato Salvarani a sparare ad Adriano”. “Se vuoi, ti presto un libro scritto da uno di sinistra – mi dice ancora – così poi non pensi che m'invento le cose. Racconta tutta la storia. Decidi tu a chi vuoi credere”. NESSUN COMPROMESSO ~ 158 ~ “Non è colpa tua quello che è successo – Silvano mi guarda con quel suo sorriso dolce e triste – Era già scritto da qualche parte”. Abbiamo cominciato con gli animali, niente violenza contro gli esseri incolpevoli. Poi siamo passati alla violenza contro la violenza, e questo forse ancora avrei potuto accettarlo. Ora però mi sembra di essere finito in una storia tipo Billy The Kid. Me ne sto qui, a guardare Silvano tirare fuori da uno scaffale quel libro impolverato. Per la prima volta da anni sono salito a casa sua, per scoprire che non c'è nessun segreto. Nessun busto di Mussolini, niente croci celtiche. Niente di niente. Soltanto una foto in una cornice ricorda la presenza di Adriano. Mi ha colpito anche la presenza di un grosso crocefisso sopra la porta di una camera, come a casa mia. I genitori di Silvano non ci sono. Non ho chiesto dove sono andati, né perché non siamo mai saliti a casa sua in tutti quegli anni. Non è più importante. NESSUN COMPROMESSO ~ 159 ~ Venerdì 5 luglio Non ho letto tutto il libro. Non ce n’è stato bisogno. Ho cercato direttamente le pagine in cui parla del fratello di Silvano. Non è stato difficile, il suo nome era sull’indice analitico, tra quelli delle vittime, degli assassini e dei testimoni, riuniti senza distinzioni. La storia di Adriano, la sua morte, è riassunta in meno di una pagina. Nel libro c’è scritto che faceva parte di un gruppo armato di estrema destra e che è stato ucciso da un ispettore di polizia durante una rapina in banca. Il nome di Salvarani non compare. Però, c’è scritto che la polizia era stata informata della rapina prima che avvenisse, e che un anno dopo la guardia giurata in servizio di fronte alla banca quel giorno era stata uccisa in un’imboscata. “Ti basta?”, mi chiede Silvano quando gli rendo il libro. Non ha bisogno di sentire la risposta. Stiamo camminando per la strada, di nuovo guardando le vetrine. Per un momento ho l'impressione di essermi svegliato all'improvviso, di avere soltanto immaginato quello che è successo. Invece, ho chiesto davvero a Silvano se è nazista, lui mi ha risposto davvero che devo essere io a NESSUN COMPROMESSO ~ 160 ~ deciderlo. E io ho deciso che è stato veramente Salvarani ad uccidere Adriano, tanto tempo fa. E ora sto qui a chiedermi cosa devo fare. “Devo chiederti un piacere”, mi dice Silvano. Silvano non mi ha mai chiesto nulla, nessun favore. E senza sapere cosa sta per chiedermi, ho già deciso che dirò di sì. E questo mi fa sentire meglio. “Chiama Salvarani. Digli che lo voglio incontrare”. NESSUN COMPROMESSO ~ 161 ~ CAPITOLO 17 Domenica 7 luglio Ho chiamato Salvarani al telefono. È stato facile. Non gli ho detto che Silvano vuole incontrarlo. Gli ho detto che sono io a volergli parlare. Ci siamo dati appuntamento al parco vicino al Commissariato, alle 10 di stasera. Non so quel che sta per accadere e, soprattutto, non so come evitarlo. Vedo arrivare Salvarani su un'Alfa. Lo vedo scendere e venirmi incontro sorridente. Gli faccio un cenno, mi vede. Poi gliene faccio un altro per fargli capire che deve seguirmi. Se ho fortuna, Salvarani penserà che gli voglio parlare lontano da sguardi indiscreti. Come una spia che sta per vendere i suoi amici. Al telefono gli ho detto anche ho pensato a quello di cui abbiamo parlato, che le cose mi sembravano diverse, ora. Entriamo nel parco. Faccio un centinaio di metri, lascio che Salvarani mi raggiunga. “Sono contento che tu abbia pensato a quello che ti ho detto”. NESSUN COMPROMESSO ~ 162 ~ La paura mi prende allo stomaco, è come una mano che tira dall'interno del corpo, con violenza, ma comincio lo stesso a provocarlo: “Perché non mi ha detto che è stato lei ad ammazzare Adriano Di Blasio, eh?”, gli chiedo. Lui s’irrigidisce. Per un secondo penso che potrei colpirlo con un calcio o un pugno. Poi però di sicuro mi farebbe a pezzi. “Chi te l'ha detto, Silvano?”, dice lui, con una specie di sorriso triste. “No. È stato lei ad ammazzare Adriano, non una guardia giurata. La guardia giurata è stata uccisa dopo, perché era una spia, non è vero? Uno che faceva il doppio gioco”. Salvarani attacca a parlare. Con un tono stranamente dolce, mieloso. “È vero. Ho sbagliato. Avrei dovuto dirti la verità subito. Sì, ho sparato ad Adriano, l'ho ucciso io”. “È stato un errore – continua – uno sbaglio che non mi potrò mai perdonare. Mai. Mai. Anche perché volevo bene ad Adriano, ero riuscito a convincerlo a uscire dal suo gruppo, a collaborare...”. Collaborare? Che cazzo sta dicendo Salvarani? “È stato un errore. Ho sbagliato, nella confusione, qualcuno ha cominciato a sparare”. NESSUN COMPROMESSO ~ 163 ~ “Non puoi capire, se non ti capitano cose come quelle. C'era gente che sparava, una rapina... Adriano era il mio contatto nel gruppo, era grazie a lui che stavamo per prendere tutto il gruppo di fuoco del Fronte…”. All’improvviso, sento urlare alle nostre spalle. È Silvano. È uscito dal cespuglio dov’era nascosto tropo presto, eravamo d’accordo che... “Bastardo! – sta urlando Silvano – Bastardo!” Mi accorgo che in mano ha una cosa di metallo che sembra... “Metti giù la pistola”, urla a sua volta Salvarani, che ha estratto la sua senza che me accorgessi. “Mio fratello non era una spia!”, urla Silvano e alza la mano con cui tiene la pistola. Silvano sta per arrivare addosso a Salvarani, poi per un istante si ferma. L'istante dopo, rimbalza indietro. Ho sentito un rumore, il rumore che fa il proiettile quando esce dalla pistola in un giardino buio. Ma non ho associato il rumore a quello che è accaduto. Non subito, almeno. Salvarani adesso dice cose che non capisco, ma non guarda verso di me. Forse si è perfino scordato che ci sono. Allora, faccio l'unica cosa che posso fare: scappo. NESSUN COMPROMESSO ~ 164 ~ Lunedì 8 luglio Sono tornato di corsa a casa. Ho pensato che forse ci avrei trovato i poliziotti, ma sono andato lo stesso. Non c’era nessuno. I miei erano al cinema. Ho preso solo una cosa, il bancomat di famiglia, che mio padre tiene in un cassetto, solo per certe spese. Ho spento il cellulare e staccato la batteria. Silvano dice sempre che così non possono individuarti. Ho girato tutta la notte a piedi, come un ubriaco. Mi sono fermato solo per bere un caffè, in un bar aperto tutta la notte, e per pisciare. Chissà quanto sono in pensiero, mia madre e mio padre. Ho pensato a quello che è successo. Ho cercato di concentrarmi. Di analizzare tutti gli istanti, prima e dopo quello sparo. Ho rimandato avanti e indietro il nastro, nel mio cervello. Sto cercando di convincermi che Silvano sia vivo. Anzi, sono quasi convinto che lo sia. Sarà ferito e in ospedale, piantonato. NESSUN COMPROMESSO ~ 165 ~ Mercoledì 10 luglio Silvano è morto. L’ha detto la radio, nel bar in cui sono entrato a fare colazione. Sul momento, assordato dal fischio del bollitore che scaldava il latte per il cappuccino, ho pensato di aver capito male. Poi, però, lo hanno detto di nuovo. Silvano non c’è più. È entrato vivo in sala operatoria, è uscito morto. I genitori hanno dato l’autorizzazione all’espianto degli organi. Non ho più ascoltato quello che diceva il tizio alla radio, dopo. Ho finito il cappuccino, ho pagato, sono uscito. Silvano sarebbe fiero di me. Sono rimasto impassibile, duro come una pietra. E quando sono uscito, senza alcuna idea su dove andare, su quale direzione prendere, non ho versato neanche una lacrima. Venerdì 12 luglio Francesco e Mauro sono stati arrestati. Li hanno presi a casa le teste di cuoio. Anche Letizia ed Ester sono state fermate. La polizia ha sequestrato il loro rifugio, e ha trovato una pistola con i numeri di serie cancellati. NESSUN COMPROMESSO ~ 166 ~ Non ce le vedo, quelle due, a maneggiare una pistola. Un magistrato ha accusato tutti di banda armata con finalità di terrorismo. È scritto sul giornale. Quello che sul giornale non c’è scritto, è che da quando li hanno messi in cella – in isolamento – gli hanno dato da mangiare soltanto carne, una bella bistecca tutte le volte, senza neanche il contorno o un po’ di pane. Per vedere quanto avrebbero resistito. Francesco ha retto soltanto due giorni senza toccare cibo, poi lo hanno ricoverato. Ha avuto un crollo nervoso. A sua madre, che è ancora in ospedale, non hanno detto niente. Letizia ed Ester hanno cominciato lo sciopero della fame. Mauro, invece, non ha neanche provato a rimandare indietro il vassoio. Gli è venuto subito appetito. Ha mangiato tutto, poi ha raccontato tutto di tutti, tranne che di Cesare. È stato Cesare a farmelo sapere. Dopo essere scappato, ho passato qualche giorno nascosto in una baracca per la pesca a rete sulla spiaggia. Era del nonno di Cesare. Ci andavamo sempre, quando saltavamo la scuola. La chiave era sempre al solito posto. NESSUN COMPROMESSO ~ 167 ~ Credevo fosse l’unico posto sicuro. E in effetti l’unico che mi ha trovato è stato Cesare. Anzi, è stata Fiona, perché lui temeva di essere seguito e ha mandato la flautista. Le guardie lo hanno interrogato, ma non hanno niente in mano per accusarlo, se non d’essere nostro amico. Cesare ha raccontato un po’ di palle, forse gli hanno pure creduto. Grazie anche al padre, che ha conoscenze in alto loco, sembra. Meglio essere prudenti, però. Mai fidarsi delle guardie. Ora me ne sto andando verso nord, lungo la costa. Cammino e ogni tanto prendo un bus, faccio poche fermate e scendo, tanto per riposarmi. Pago sempre il biglietto, perché se no c’è il rischio che mi fermino. Ho comprato uno zaino e ho poche cose con me. Cesare dice che c’è un suo amico che fa il guardiano in uno stabilimento balneare, in Toscana. Che lui mi può aiutare, mi può nascondere, che mi può dare da lavorare. Cesare dice anche che quelli dei cani mi cercano. Quelli dei cani. Me li ero dimenticati, quelli. Ecco da dove è uscita la pistola che Silvano aveva in mano quella sera, ora che ci penso. Secondo Cesare, se facessi un accordo con la polizia potrei trovare protezione. C'è un amico del NESSUN COMPROMESSO ~ 168 ~ padre che è un buon avvocato, se volessi potrebbe occuparsene lui… Non ho ancora deciso cosa fare. Non voglio morire come Silvano. Non voglio neanche arrendermi. Ma non mi ci vedo a vivere da clandestino, alla macchia. Ho solo 20 anni. Nessuno mi ha insegnato come si fa. NESSUN COMPROMESSO