Un popolo sconosciuto: gli zingari, a cura di Marco Cagol, 1995
http://www.gfbv.it/3dossier/sinti-rom/it/rom-it.html
HOME | INFO | NEWS | DOSSIER | BACHECA / TERMINE | EDICOLA / KIOSK | LADIN
Marco Cagol
UN POPOLO SCONOSCIUTO
GLI ZINGARI
Materiale didattico per giovani
Associazione per i popoli minacciati - Sudtirolo,
1995
INDICE
Introduzione
Sinti e Rom ieri e oggi
Il Calderas | Importanza dei nomi e dei loro significati | Una giovane zingara |
Una storia di emarginazioni e di rifiuto | Testimonianze | Il genocidio operato dal
Nazismo | Valacchia addio! | Valutazione del numero di zingari e viaggianti in
Europa | Rom, Sinti e altre minoranze in Italia | Giostrai, nomadi e "cavallari" |
Rom e Sinti oggi in Europa | I Gabrielli - Una famiglia di musicisti
La cultura |
Vita e cultura
La religione | La famiglia |
musica | Lingua e dialetti
La magia |
Stereotipi e pregiudizi |
Bibliografia |
La scuola |
Il lavoro |
Stereotipi e pregiudizi
Come la stampa affronta il "problema" zingari |
gagè
La
Rom e
Appendice
Enti ed associazioni che si occupano degli zingari
- INTRODUZIONE
Nell'esperienza di tempo limitato alla classe IV, i bambini documentarono per mezzo
di testi orali, scritti e disegnati, le loro paure. In genere i bambini hanno paura degli
zingari, anche se la loro vita nomade ha per loro un fascino; le voci che corrono in
paese sono tutt'altro che buone, per fatti accaduti nel passato ma soprattutto per il
rifiuto di accettarli come persone alla pari, con una loro particolare concezione del
1 di 32
06/10/2007 01:42 PM
Un popolo sconosciuto: gli zingari, a cura di Marco Cagol, 1995
http://www.gfbv.it/3dossier/sinti-rom/it/rom-it.html
mondo e una loro umanità.
(Mario Lodi)
La gente ha paura degli zingari ed in genere dei diversi. Questa paura genera poi spesso
pregiudizi ed incomprensioni e questo porta alla nascita dell'odio e dell'intolleranza. Per poter
sperare di creare un giorno una società più tollerante, o, come scrive Laura Balbo, "una società
poco razzista", è necessario conoscere gli altri, i diversi da noi; è assolutamente necessario
considerare questi ultimi come portatori di una cultura, né migliore, né peggiore, ma solo
diversa dalla nostra.
Gli zingari sono una minoranza che anche recenti studi hanno presentato come la meno
accettata nella società occidentale: anche nell'immaginario collettivo degli italiani lo zingaro è
rappresentato come "l'uomo nero", il cattivo, il rapitore di infanti, il ladro, il rissoso. Forse gli
zingari non sono "gli uomini neri"!
Questa pubblicazione si ripropone di far conoscere un po' meglio gli zingari, la loro storia, loro
cultura, "la loro particolare concezione del mondo e la loro umanità".
Non è sicuramente un testo esaustivo e completo; vuole essere un primo approccio ad un
problema che riguarda l' intercultura. Per questo motivo nella pubblicazione si troveranno
continui rimandi ad altri testi e suggerimenti per ulteriori approfondimenti.
La pubblicazione è stata pensata per studenti della scuola media e del biennio delle scuole
superiori ed ha voluto per questo essere molto agile, varia, "poco scolastica"; speriamo però
faccia riflettere e, sviluppando la capacità critica dei ragazzi, introduca nuovi modi di accostarsi
al sociale ed ai mezzi di informazione, per arrivare così ad una società più civile e cioè, più
rispettosa delle diversità.
SINTI E ROM
IERI E OGGI
- IL CALDERAS
Per la prima volta nella vita Vissalòm (1) ebbe un luogo dove andare, lui che aveva sempre
girato il mondo a caso, lasciando quasi che fosse il cavallo a scegliere la strada. Voleva
passare al di là delle montagne carsiche, in Italia, voleva vivere gli anni che gli rimanevano in
quel regno, che era il paese del sole e delle belle giornate. Tanto uno stato valeva l'altro, e la
patria dello zingaro era là dove fermava il suo wurdon (2) per accamparsi e legava i cavalli al
tronco di un albero.
Vissalòm si pose di nuovo a cassetta, con il bambino accanto, e cominciò a salire col
carrozzone le piccole strade che attraversavano le montagne del Carso. Da giorni non pioveva
e i viottoli erano asciutti e molto polverosi. Il vecchio si sentiva lieto di avere accanto un
essere che respirava, mangiava, dormiva, rideva, piangeva, entrava nel territorio della letizia e
nell'ombra della malinconia. Sindel per lui era come un giocattolo. Vissalom sentiva che con il
bambino aveva perduto la sua libertà, ma aveva acquistato in cambio la gioia sottile di non
essere più solo. Nella sua saggezza sapeva che ogni fatto umano era in pari tempo una perdita
e un acquisto. Ogni evento era un gioco strano di Baxt (3).
Ora Sindel chiedeva spesso dei genitori, e anche di Harieta e di Miron, i fratelli. Più i giorni
2 di 32
06/10/2007 01:42 PM
Un popolo sconosciuto: gli zingari, a cura di Marco Cagol, 1995
http://www.gfbv.it/3dossier/sinti-rom/it/rom-it.html
passavano e più pareva che essi andassero acquistando maggiore importanza per il bambino.
"Ci vengono dietro, con un altro wurdon" lo rassicurò Vissalòm. Ma quando li incontriamo? "Te
l'ho detto. Di là delle montagne. In Italia."
Vissalòm si ricordò solo allora di una cosa importante.
"So il tuo nome. So il nome dei tuoi fratelli e dei tuoi genitori. Ma il cognome non lo so. Non me
lo hai mai detto."
"Cos'è il cognome?" chiese Sindel.
"Il secondo nome. Quello che non hai solo tu, ma anche tuo padre e i tuoi fratelli. Io, per
esempio, mi chiamo Vissalòm di nome e Orasanu di cognome."
"Io non ho nessun cognome" disse Sindel.
"Certo che ce l'hai. Tutti ce l'hanno, e quindi anche tu. Pensaci bene."
Radu non me lo ha mai detto, e neppure Veronica. Mi chiamavano Sindel e basta."
Vissalòm sentì un brivido. Questa era una complicazione in più. Aumentavano le sue difficoltà
nell'occuparsi del bambino, perchè nel mondo dei gagè, in cui dovevano vivere, avere il
cognome era importante come possedere tutti e due gli occhi, o i piedi, o le mani. Avere un
cognome da scrivere sulle carte era come ottenere il permesso di vivere. Per i gagè chi non
aveva il cognome era un po' come non esistesse neppure, o esistesse soltanto a met…. Cosa
doveva fare? inventargli un cognome? E fino a quando il piccolo si sarebbe contentato di
quella favola sui fratelli e i genitori? Del resto Vissalòm temeva che, in certo modo, Sindel già
intuisse in parte, per vie impensate, la verità.
Una sera, quando fermò i cavalli, li staccò dal wurdon e li fece pascolare con l'erba di nessuno,
quella lungo i cigli delle strade. Sindel cominciò un pianto infantile, una specie di nenia senza
lacrime, scosso ogni tanto da singulti. "Gli zingari non piangono mai, neanche quando hanno
un grosso motivo per essere tristi. Gli zingari suonano e ballano. Prova a cantare."
Vissalòm gli insegnò delle canzoni, nel loro linguaggio che aveva qualcosa di indiano, ma
anche di tedesco, di slavo, di rumeno, anzi di tutti i linguaggi che si parlavano nel territori
dell'Impero e in tutti i Balcani. Sindel qualche filastrocca la sapeva già. E quando Vissalòm gli
cantò una melodia conosciuta, lui fece gli occhi dell'allegria, per il piacere di riconoscere
qualcosa che aveva fatto parte del suo mondo prima di Novigora, quando stava con i suoi.
"Ora suono il mio violino" disse il vecchio. E attaccò con musiche che nascevano da lui,
inventate lì per lì, sonate che avevano qualche rapporto con le canzoni popolari rumene,
conosciute in gioventù.
Vissalòm intuiva che così stavano le cose con la musica, ma non sapeva bene perchè, e non ci
pensava neppure. Quando suonava tutta la sua persona diventava nient'altro che la fontana
delle note che stava inventando. La musica gli faceva brillare gli occhi. Era una rivelazione che
nasceva chissà come, e usciva così vivace dal suo strumento che chi la sentiva non poteva
trattenersi dal battere ritmicamente le mani o i piedi.
Da dove veniva? Vissalòm non lo sapeva. Gli sembrava che non nascesse da lui ma da molto
più lontano. Forse veniva da suo padre, Spiridon, o da suo nonno, Grigore, che suonavano
come lui, inventando e inserendo nelle proprie invenzioni le canzoni popolari di Moldavia,
Valacchia e Transilvania. Ma a loro da chi veniva? Forse da un ignoto spirito folletto, oppure da
Devèl ...
Una cosa era certa, ossia che quando Vissalòm suonava, aveva la sensazione di non sapere
più dove cominciasse e dove finisse la sua persona. Capiva che lui era se stesso, ma era anche
nello stesso tempo tutti gli zingari, di ogni stirpe, che l'avevano preceduto nei secoli. Quella
musica non aveva né un prima né un poi. Un attimo avanti che nascesse dalla cassa del suo
violino lui non sapeva nemmeno che andamento avrebbe preso, e un attimo dopo spariva
nell'aria e gli pareva di non ricordarla nemmeno. Così era la musica degli zingari. Soltanto
quella dei gagè veniva scritta sui fogli di carta rigata, e i loro musicisti ed esecutori sapevano
rifarla tale e quale. La loro musica aveva una durata e si conservava nel tempo. Ma per gli
zingari era una cosa diversissima. Per loro essa era estro, libertà, improvvisazione.
dal romanzo "ll Calderas" di Carlo Sgorlon, A. Mondadori Editore, Milano, 1988.
1 - Vissalòm è un vecchio zingaro che ha accolto sul suo carro Sindel un ragazzino zingaro
rimasto orfano. Sindel non sa della morte dei suoi genitori e dei fratelli.
2 - Wurdon Š il carro degli zingari trainato da cavalli.
3 - Baxt e Devel, nominato più avanti, sono delle divinità. Baxt (o Baht è il Destino, la Fortuna;
Devel in lingua romani (la lingua degli zingari) significa Dio e deriva dal termine indiano
(sanscrito) Deva.
- IMPORTANZA DEI NOMI E DEI LORO SIGNIFICATI
3 di 32
06/10/2007 01:42 PM
Un popolo sconosciuto: gli zingari, a cura di Marco Cagol, 1995
http://www.gfbv.it/3dossier/sinti-rom/it/rom-it.html
Come dice Vissalom nel romanzo di Sgorlon, i nomi sono importanti.
Tutti noi usiamo, per designare noi o gli altri, dei nomi. Molto spesso noi stessi non abbiamo
scelto questi nomi, e così abbiamo un nome di battesimo, forse uno o più soprannomi, un
cognome e qualche volta sappiamo che qualcuno ci ha anche assegnato qualche epiteto,
qualche titolo offensivo. Alcuni si scelgono un altro nome, per esempio certi artisti, certi
cantanti, e con questo poi diventano famosi.
Così anche ogni popolo ha uno o più nomi nel quale, o nei quali, forse si riconosce o forse no.
Così, per fare un esempio, la parola Esquimese significa letteralmente mangiatore di carne
cruda : così sono stati chiamati gli abitanti delle zone artiche dai loro vicini indiani; loro invece
si definiscono Innuit che significa Uomini veri.
In Africa i Berberi sono stati così chiamati dai greci che li definivano barbari ed anche il termine
tedesco è un nome dispregiativo, significa infatti volgare, ed anche questo nome è stato dato
da vicini non proprio amici.
Anche per designare gli zingari esistono molti termini con connotazioni, significati, diversi.
Come sono stati chiamati gli zingari
Molti nomi con i quali vengono chiamati i nomadi, rimandano alla presunta storia di questo
popolo. Così in Francia vengono chiamati Bohemiens, Poiché quando gli zingari arrivarono in
Francia, poterono esibire un salvacondotto donato loro dall' Imperatore Sigismondo il quale era
anche re di Boemia.
Tutti ricordano il film del 1936 di Stanlio & Ollio intitolato "La ragazza di Boemia" che racconta
appunto la storia dei due comici nei panni di due zingari.
In Spagna vengono chiamati Ungaros riferendosi al loro lungo soggiorno in terra d'Ungheria.
Molti altri termini con i quali vengono chiamati gli zingari rimandano ad una errata
identificazione con esiliati egiziani che a causa della loro fede religiosa erano stati cacciati dalla
terra d'Egitto. Gitani, Gitans, Gypsies, Yeftos....sono tutti nomi che si rifanno a questa leggenda.
Spesso anche il modo di vivere ha determinato il loro nome. E' questo il caso del termine
italiano nomadi con il quale vengono chiamati gli zingari. In Sicilia si usa ancora il nome
camminanti. Questi appellativi generalizzano una caratteristica, quella di non avere fissa
dimora, a tutto un popolo anche se esistono molti nomadi stanziali.
I nomi zingari, Zigeuner, Tsiganes ... sono i più diffusi in Europa, tuttavia questo termine ha in
tutte le lingue una connotazione negativa. La stessa etimologia, l'origine del nome, mette in
cattiva luce chi porta questo nome; zingaro viene infatti dal greco ATHINGANOI ed era questo il
nome di una setta eretica che praticava la magia nera.
Come si definiscono loro
Il termine che gli zingari usano maggiormente per
definirsi è rom (al plurale: Rom, o più raramente,
roma) e significa uomo, maschio. É questo il nome
che ormai usano per designare tutto il loro popolo
anche se i rom che nel tardo medioevo ( XIV-XV
secolo ) nelle loro migrazioni arrivarono in Occidente
(Germania, Austria, Boemia, Slovenia ed Italia del
Nord ) preferiscono essere chiamati Sinti.
Questo nome deriva da Sindh: la regione del
Pakistan occidentale, attraversata dal fiume Indo,
dalla quale erano partiti.
I nomadi che invece sono arrivati più tardi (ma
anche in tempi più recenti, per esempio, dalla
seconda metà del XIX secolo in poi e negli ultimi
anni, provenienti dalla ex Jugoslavia), e si sono
stabiliti soprattutto nell'Europa del Sud e dell'Est, e cioè la gran parte dei nomadi europei, si
definiscono rom.
Molte persone propongono così di usare il nome rom, ed in particolare, rom e sinti, come nomi
collettivi di questo popolo, anche se ormai il termine zingari è molto usato per designare tutti i
diversi gruppi nei quali è diviso questo popolo.
Da notare poi che, per fare un esempio, gli zingari dell'Iran non conoscono e quindi non usano il
nome rom (o roma), quelli di Spagna preferiscono chiamarsi Kalo (plurale: Kale) e quelli
dell'Armenia usano per se stessi il termine Lom.
Questo popolo, che per molto tempo ha abitato le regioni dei Balcani, usa inoltre chiamarsi con
altri nomi che ricordano il lavoro che facevano in quelle regioni. Così troviamo i nomi Lovara,
dalla radice linguistica ungherese lov che significa cavallo e che ci ricorda che erano bravi
allevatori di cavalli, e Kalderas, dal tardo latino usato in Romania caldaria che significa paiolo;
molti zingari lavoravano infatti come fabbri.
Anche il protagonista del romanzo "Il Calderas", dal quale è stata tratta la prima lettura,
4 di 32
06/10/2007 01:42 PM
Un popolo sconosciuto: gli zingari, a cura di Marco Cagol, 1995
http://www.gfbv.it/3dossier/sinti-rom/it/rom-it.html
aggiustava casseruole e lavorava il rame.
Tentare di trovare un nome comune che vada bene per tutti i gruppi, molto diversi tra loro, che
compongono questo popolo, risulta dunque molto difficile; per questo anche in questo testo
useremo sia il termine rom e sinti, sia il nome zingari dimenticando il significato negativo di
quest'ultimo.
Dall'esame dei nomi che sono stati dati a questo popolo o che i rom e i sinti si sono dati è
comunque possibile ricavare molte notizie utili per ricostruire la storia di questo popolo.
- UNA GIOVANE ZINGARA
Sciolgo il foulard che porto intorno al collo e lo annodo al mio braccio ferito. Accarezzo questo
foulard con un dolce pensiero. Non ho uno specchio con me. Meglio così, probabilmente mi
farei paura. Immagino di essere uno spaventapasseri. E non devo essere lontana dalla verità,
con il mio vestito a brandelli, macchiato di sangue e di fango, il mio viso appannato dal dolore,
dalla paura e dalla fame, le mie mani e i miei piedi anneriti e disgustosi. Non ho il potere di far
scaturire una sorgente in questo campo. L'acqua della pioggia, asciugandosi, peggiora il mio
aspetto. E tuttavia non posso restare in attesa di un miracolo. Devo affrontare le vie dei
villaggi e delle città. Durante tutto il cammino, tra questo cane e me circola un'aria di
complicità. Un semplice scambio di sguardi diventa una parola d'ordine.
Quando gli dico: "Toska, ho fame, ho sete", afferra tra i denti un lembo del mio vestito e mi tira
fino a quando i miei occhi non si posano su una bancarella di frutta. Mi passo sulle labbra
inaridite dalla febbre la lingua piena di desiderio e gli spiego: "Sono ferita ... Se il fruttivendolo
mi tocca con un dito cado a terra. Bisogna trovare un'altra soluzione".
Allora Toska aspetta che io mi sia allontanata. Lo attendo in fondo alla strada, lo guardo
entrare in azione. E un cane che sa il fatto suo, Toska. Non so da dove viene, ma mi piace. Si
rizza sulle zampe posteriori davanti ad una cassetta di mele, e con una zampa ne tira fuori due
o tre che rotolano lungo il marciapiede fino a me.
Dal giorno della mia partenza dal campo, non ho incontrato un accampamento di zingari.
Eppure per me questo è un incontro vitale. Il mio braccio si sta sgonfiando di nuovo e la mia
ferita suppura. Sono piena di ansia e il mio dolore mi incita ad andare avanti. Non ha senso
aspettare seduta in un angolo, però mi trascino fino a sentirmi sfinita. Per non essere notata,
dormo in un fossato per una parte del giorno, al riparo dalla luce e dagli uomini. Di notte
cammino e nel cuore ho paura dei morti.
Nei villaggi mi accompagna quasi sempre la simpatia dei bambini, mentre gli adulti mi trattano
da sudicia zingara e insultano il mio cane. Toska drizza le orecchie, e tira avanti con disprezzo.
Toska è il mio buon umore. É un cane indipendente, e tuttavia si prende completamente cura
di me. Lui mi rende possibile la vita.
Non so in che mese siamo, ma stamattina la nebbia è fitta. Fa freddo e le mie mani oscillano
lungo il corpo. Piccole ombre strisciano sotto gli arbusti e all'improviso delle scintille bluastre
fanno sfoggio della loro bellezza. Sono dei bellissimi uccelli che passeggiano per farmi
dispetto.
da un racconto di Sandra Jayat pubblicato dalla rivista Peter Pan (n. 10, novembre
1994).
Sandra Jayat, come l'eroina del suo libro, è una zingara. Rifiuta il matrimonio che è stato
deciso per lei, lascia l'Italia ed arriva a Parigi senza sapere né leggere né scrivere. A 25 anni
pubblica la sua prima raccolta di poesie. Anche se Sandra Jayat ha vissuto un'espenienza non
comune a tanti rom e sinti, la sua scrittura racconta bene la storia degli zingari: una storia che
non parla di battaglie e guerre o di grandi eventi, ma che racconta la realtà della vita
quotidiana scandita dalla preoccupazione per il cibo da procurare, dagli spostamenti e dalle
soste, spesso dal disprezzo dei gagè (i non zingari), dal freddo, dal caldo ... Una storia non
scritta ma tramandata oralmente.
- UNA STORIA DI EMARGINAZIONI E DI RIFIUTO
La storia, la cultura, le tradizioni, i miti di questo popolo sono stati sempre tramandati solo
oralmente e raccontano la vita di chi ha sempre vissuto ai margini della nostra società.
La terra di origine di sinti e roma è l'India. Negli ultimi anni vari storici e soprattutto vari
linguisti hanno ribadito l'origine indiana di questo popolo e la radice sanscrita del loro
linguaggio.
Probabilmente i sinti e i rom nella scala sociale occupavano una posizione bassa:
appartenevano o ad una delle caste inferiori o forse addirittura erano dei senza casta. Questo
5 di 32
06/10/2007 01:42 PM
Un popolo sconosciuto: gli zingari, a cura di Marco Cagol, 1995
http://www.gfbv.it/3dossier/sinti-rom/it/rom-it.html
spiega perchè tra il V° e l'XI° secolo, carestie, guerre e l'indigenza li spinsero ad abbandonare
la loro terra di origine e ad intraprendere, in piccoli o grandi gruppi, degli spostamenti verso la
Persia e l'Armenia.
Neanche in questi stati trovarono rifugio e sempre in cammino su strade sulle quali, come dice
una canzone zingara, " nessun gallo canta e nessun cane abbaia", arrivarono finalmente
nell'impero bizantino.
L'arrivo in Europa
Agli inizi del XV° secolo
gruppi di zingari arrivarono,
come testimoniano le
cronache del tempo,
nell'Europa dell'Est.
Nacquero allora tra le
popolazioni locali molte
leggende sulla provenienza di
questi nomadi. A creare
queste leggende
contribuirono sia le
caratteristiche somatiche dei
sinti e rom: capelli molto
scuri, pelle olivastra, sia la
pratica della decorazione
della pelle con tatuaggi, sia il
modo di abbigliarsi e di
ornarsi, sia infine la lingua.
Alcuni ritennero che gli
zingari fossero di origine
ebrea, altri che venissero
dall'Egitto, altri ancora che
fossero di origine tartara.
Almeno all'inizio non furono
però male accolti; furono
quanto meno accettati.
Così, per esempio, nel salvacondotto, del 1423, dell' imperatore Sigismondo si ordina che degli
zingari, guidati in quel momento da un certo Ladislao Voivoda, siano bene accolti nell'impero.
"Noi Sigismondo, per grazia di Dio sempre Augusto Re dei Romani, Re d'Ungheria, di
Boemia, di Dalmazia, di Croazia....
.....Per la quale cosa dovunque il detto Ladislao Voivoda e la sua gente giungano nei
nostri domini, città e castella, con la presente lettera comandiamo e ordiniamo alle
nostre fedeltà che il medesimo L.V. e gli zingari suoi sudditi, tolto ogni impedimento e
difficoltà, debbano essere favoriti e protetti e difesi da ogni attacco e offesa. Se poi
tra loro stessi sarà sorta qualche zizzania o contesa, allora né voi, né nessun altro di
voi, ma lo stesso Ladislao Voivoda, abbia facoltà di giudicare e liberare.
Anno Domini MCCCCXXIII , in Spis, la domenica prima della festa di San Giorgio
martire."
Gli zingari rimasero comunque ai margini della società, nei loro accampamenti, dediti ai piccoli
commerci e a qualche attività artigianale legata all'abilità nel lavorare i metalli.
La grande diffusione degli zingari in Europa avvenne in un momento di importanti
cambiamenti: stavano infatti nascendo gli Stati moderni. L'affermazione di un potere assoluto
comporta sempre l'emarginazione e l'eliminazione di ogni tipo di diversità e punta tutto sulla
omogeneità dei sudditi; la conseguenza fu la repressione anche nei confronti degli zingari.
Nel 1499 Ferdinando il Cattolico associava gli zingari ai mori ed agli ebrei e ne ordinava la
cacciata dal suo regno.
Nel 1498 la Dieta di Augusta stabiliva l'impunità per chiunque recasse danno a sinti e rom:
"Wer Zigeuner schadigt, frewelt nicht." (Chi danneggia gli zingari non commette reato ).
In quegli stessi anni anche la condizione dei contadini peggiorò
moltissimo e molti, immiseriti e senza possibilità di lavorare, si diedero
all'accattonaggio; nel 1591 la città di Bologna bandì sia gli zingari sia i
contadini rimasti senza lavoro.
Anche molte città tedesche adottarono provvedimenti simili.
La nuova burocrazia ed in genere tutte le forme di controllo sociale
6 di 32
06/10/2007 01:42 PM
Un popolo sconosciuto: gli zingari, a cura di Marco Cagol, 1995
http://www.gfbv.it/3dossier/sinti-rom/it/rom-it.html
adottate dai nuovi stati crearono molti problemi a sinti e rom.
Nel Wurttenberg, in Prussia ma anche a Milano molti zingari furono
consegnati direttamente al carnefice: la pena capitale poteva infatti
essere inflitta anche senza processo e la Serenissima Repubblica di
Venezia aveva nel 1558 stabilito che chi consegnava alle autorità uno
zingaro riceveva dieci ducati e che
"possendo etiam li detti Cingani, così homini come femmine, che
saranno ritrovati nei Territiri Nostri esser impune ammazati, si che
gli interfettori ( gli uccisori ) per tali homicidi non abbino ad incorrer in alcuna pena."
Fu in questo periodo che nacquero alcuni dei peggiori pregiudizi nei confronti dei sinti e dei
rom. Si disse che erano delle spie al servizio dei turchi, che fossero i discendenti di Caino e che
avessero forgiato i chiodi usati per crocifiggere il Cristo, che rapissero i bambini, che
subdolamente diffondessero la peste ....
Nel settecento, nel secolo dei lumi, si instaurò la politica della
assimilazione dei diversi e dunque anche degli zingari che non
dovevano più essere discriminati a patto però di diventare cittadini
come tutti gli altri.
Maria Teresa d'Austria e suo figlio Giuseppe II proibirono agli zingari di
usare il loro nome, la loro lingua, di vivere secondo la loro tradizione. In
Austria i bambini sinti e rom, all'età di quattro anni, dovevano essere
tolti alle loro famiglie e dati in affidamento a contadini che li
crescessero " come buoni cristiani ". Non erano dunque gli zingari che
rapivano i bambini cristiani ma lo stato cristiano che sottraeva loro i
figli.
Sia l'industrializzazione dell'Europa del XIX° secolo e la conseguente
crisi dell'artigianato, sia la meccanizzazione dell' agricoltura e la
scomparsa di molte terre demaniali ( di proprietà dello stato e di enti
pubblici dalle quali gli zingari potevano trarre cibo e legna )
aggravarono la situazione.
La trasformazione poi degli stati europei in stati di polizia che pretendevano controllare tutto e
tutto sottoporre all'ordine costituito, fece sì che tutti i diversi, zingari compresi, fossero
criminalizzati e considerati "oziosi, vagabondi e socialmente pericolosi".
D'altra parte più venivano emarginati, più pregiudizi nascevano nei loro confronti e dunque
sempre più necessario era per loro ricorrere ad espedienti per poter sopravvivere, e questo non
faceva che aumentare ancor di più l'odio verso di loro.
Il controllo sociale era la premessa della repressione razzista che il nazismo ed il fascismo
avrebbero attuato nel XX° secolo con lo sterminio di ebrei, zingari e diversi in genere.
- TESTIMONIANZE
Vorrei cominciare dai ricordi della mia fanciullezza, quando nel viterbese, durante l'estate,
venivano i carrozzoni degli zingari e le mamme temevano che gli zingari portassero via i loro
bambini. Ecco, ho cominciato da questa situazione che era assurda, gli zingari amano
moltissimo i loro bambini ma non hanno mai rapito bambini. Vorrei poi raccontare di quando
nell'inverno del 1943/44 nel sottocampo di Deblin, dove ero prigioniero dei nazisti scopersi una
famiglia di zingari, anche quella fra i reticolati. Ma non riuscivo a capire perché fossero tra i
reticolati.
L0 seppi molto più tardi studiando i problemi e la storia dei lager nazisti. La persecuzione degli
zingari operata da Hitler fu la persecuzione di un popolo che si potrebbe definire purissimo
come ariano, approdato nel secolo XV in Europa perseguitato spesso, allontanato sempre; gli
zingari nel lager nazisti furono assimilati agli ebrei, e come loro sterminati ad Auschwitz e a
Treblinka, il campo della morte immediata. Gli scienziati nazisti "dimostrarono" che gli zingari
si erano mescolati venendo dall'lndia con altri popoli e perciò avevano perduto la loro purezza
raziale. Il più bel ricordo deqli zingari, paradossalmente, è quello del comandante di Auschwitz,
Hess, che nel suo libro di memorie parla del loro invincibile ottimismo nonostante le violenze
con le quali erano angariati. Non si sa quanti ne morirono in Auschwitz e in Treblinka, ma certo
più di trecentomila. Nel 1975, in occasione dell'Anno Santo vi fu a Roma un pellegrinaggio di
zingari da tutta l'Europa. Nel campo che li riuniva alla periferia di Roma trovai dei superstiti di
Auschwitz, che portavano ancora il tatuaggio "Z"(Zigeuner) e il numero di immatricolazione.
Durante la guerra partigiana nella Slovenia, gruppi di zingari furono deportati in Friuli. Il campo
7 di 32
06/10/2007 01:42 PM
Un popolo sconosciuto: gli zingari, a cura di Marco Cagol, 1995
http://www.gfbv.it/3dossier/sinti-rom/it/rom-it.html
non era Auschwitz, ma anche lì morirono molti. I più fortunati furono quelli di loro deportati in
Sardegna, perché ebbero un trattamento umano.
La comunità zingara, che dal 1500 si era stanziata in Italia, esercitava, e ancora esercita, la
lavorazione del rame. Altri suonano violini e riescono a vivere dignitosamente, esercitando la
loro arte che è molto apprezata. Altri ancora sono tornati all'allevamento dei cavalli.
L'ltalia, e in particolare Roma, non è mai arrivata a costruire dei campi di sosta come dall'inizio
di questo secolo gli olandesi hanno cominciato a erigere per i loro nomadi. All'inizio questi
campi olandesi erano molto estesi, ora si sono attrezati un'insieme di piccoli campi che
radunano zingari familiarmente omogenei, campi all'interno autogovernati.
La grande, e incontrollata, emigrazione dalla Jugoslavia ha aperto un periodo nuovo e grave. In
comune hanno la lingua zingara e i costumi tradizionali delle donne. Questa immigrazione,
soprattutto negli ultimi tempi, ha provocato tra gli zingari, da secoli, nel nostro paese, che
hanno la nazionalità italiana e prestano in Italia il loro servizio militare, qualche frizione per i
modi di vivere radicalmente diversi e per la sopraffazione esercitata da capi autoproclamatisi
tali, che spesso zingari non sono, ma hanno costretto e arruolato zingarelli e no al furto.
La popolazione non conosce gli zingari se non superficialmente. Li accomuna genericamente
nel disprezo e nel timore per le malefatte di pochi.
Questa testimonianza è stata scritta da Vittorio Emanuele Giuntella per la rivista
"Avvenimenti" (12 ottobre 1994). L'autore è stato docente di Storia moderna al
Magistero Maria Assunta e di storia dell'età dell'llluminismo all'Università di Roma.
Dopo l'8 settembre 1943 fu internato in un campo di concentramento.
Abitavamo in casa a Monaco e avevamo anche una scuderia, perché mio padre commerciava
cavalli. Quando scoppiò la guerra, mio padre fu chiamato militare. Prestava servizio nella Flak,
nella contraerea contro gli inglesi.
Un giorno vennero le SS, requisirono tutti i cavalli e ci portarono a Dachau. Mia sorella
maggiore, di quindici anni, fu subito portata via e non la vedemmo mai più. Mia madre voleva
trattenerla, ma la picchiarono così forte sulla schiena con un bastone, che le ruppero le reni e
poco dopo morì. Le mie sorelline di tre e cinque anni dovevamo portare avanti e indietro
mattoni; se cadevano, le prendevano a calci con gli stivali. Anche loro morirono.
Un giorno portarono al campo anche mio padre. Era là, in divisa, in mezzo al cortile. Lo
ammazzarono a bastonate davanti ai nostri occhi.
Io avevo allora dodici anni. Mi fecero dei raggi al ventre. Dopo avevo dolori fortissimi, ma sono
vissuta. Sono vissuta si, ma non come donna, perché non posso più avere figli.
Emilia Sattler (testimonianza raccolta a Bolzano nel 1967)
Ero un ragazzo di tredici anni nel 1943 nel campo di Dachau. Ero in quel campo di sterminio in
tenera età e vidi morire centinaia di esseri umani, nella maggior parte Sinti ed Ebrei.
Si moriva di fame e quel tozzo di pane nero che ci davano, era dato con cattiveria.
Vidi mia sorella strappata via per farla morire; mia madre cercava di trattenerla, ma lu
strapparono via e le rimasero solo dei capelli in mano.
Le lacrime e il dolore di una mamma, che vede morire i suoi figli, io li vidi con i miei occhi. Ma
era meglio morire che soffrire fra tutte quelle reti, che ci dividevano dalla libertà del mondo.
L'unico modo per avere la libertà era la morte.
Dopo due anni che si era in quella barriera di morte, nel 1945 vennero gli americani e ci
diedero la libertà. Cosi siamo potuti tornare a Trieste. Ma tutta la famiglia era dispersa e mia
madre morì di disperazione il 3 settembre 1946.
Alberto Levakovk (testimonianza raccolta a Cittaducale nel 1974)
dalla rivista "Lacio Drom" (1994)
- IL GENOCIDIO OPERATO DAL NAZISMO
La storia dei Sinti e dei Rom presenta
molti aspetti comuni con la storia del
popolo ebraico. Sia gli ebrei che gli zingari
hanno vissuto per secoli in Europa senza
avere però una loro patria; entrambi sono
stati osteggiati dalle leggi razziste del
fascismo e del nazismo che ha anche
programmato il genocidio dei due popoli.
Mentre però, dopo la seconda guerra
8 di 32
06/10/2007 01:42 PM
Un popolo sconosciuto: gli zingari, a cura di Marco Cagol, 1995
http://www.gfbv.it/3dossier/sinti-rom/it/rom-it.html
mondiale, sull'olocausto, sull'eliminazione
degli ebrei nei campi di concentramento,
sono stati scritti molti libri, sono stati
girati molti film e si è molto discusso, del
genocidio del popolo zingaro si è parlato
molto poco. Anche nella sentenza del
processo di Norimberga contro i crimini
nazisti un solo capitolo si riferisce allo
sterminio di sinti e rom:
"I gruppi d'assalto ricevettero l'ordine
di fucilare gli zingari. Non fu fornita
nessuna spiegazione circa il motivo
per cui questo popolo inoffensivo,
che nel corso dei secoli ha donato al
mondo, con musica e canti, tutta la
sua ricchezza, doveva essere
braccato come un animale selvaggio.
Pittoreschi negli abiti e nelle usanze,
essi hanno dato sfogo e divertimento alla società, l'hanno a volte stancata con la loro
indolenza. Ma nessuno li ha condannati mai come una minaccia mortale per la
società organizzata, nessuno tranne il nazionalsocialismo, che per bocca di Hitler,
Himmler e Heydrich, ordinò la loro eliminazione ".
Solo questo paragrafo, tra inesattezze e banalità, ricorda quanto era successo durante il
nazismo.
Per un potere assoluto la diversità è un elemento di disordine che sfugge al controllo della
polizia e che crea problemi di ordine pubblico. Si spiega così la repressione del nazismo, del
fascismo e di altri regimi nei confronti dei diversi: ebrei, omosessuali, dissidenti politici, zingari.
Quest' ultimi poi praticavano il nomadismo e questo comportava, per il potere, ulteriori
problemi di ordine pubblico. Infatti, una delle prime preoccupazioni del nazismo fu proprio
quello di "metterli in gabbia" e di schedarli.
Con le leggi di Norimberga (1935) a "tutela del sangue e dell'onore dei tedeschi" si ribadì che:
" Poiché l'appartenenza al sangue tedesco è una premessa per il diritto di
cittadinanza, nessun ebreo può essere cittadino del Reich. Lo stesso vale anche per
gli appartenenti ad altre razze, il cui sangue non è affine a quello tedesco, per
esempio zingari e negri."
Fu istituito anche un "Centro di ricerche
scientifiche sull'ereditarietà" il quale
doveva dimostrare la diversità degli
zingari. Iniziarono così nel 1936 le
deportazioni di zingari nel "campo di
lavoro" di Dachau; nel solo 1936 ne
arrivarono più di quattrocento. Nello
stesso anno, per ripulire Berlino in
occasione delle Olimpiadi molti sinti
furono internati a Marzahn e ad
Auschwitz.
Un sistema adottato dal nazismo per
eliminare gli zingari fu anche quello della
sterilizzazione forzata delle ragazze sinti e
rom. Questo risulta anche dalla
testimonianza di Emilia Sattler, riportata
nelle pagine precedenti.
Con il " Decreto di stabilizzazione " (1939)
si obbligavano gli zingari a non
abbandonare mai più il luogo allora occupato e con un decreto del 1940 se ne ordinava la
deportazione in Polonia.
Il 16 dicembre 1942 fu infine promulgato il " Decreto di Auschwitz " (Auschwitzerlass): tutti gli
zingari dovevano essere internati senza alcuna considerazione né del grado di purezza razziale
(era stato infatti facile dimostrare che, essendo di origine indiana, erano sicuramente ariani),
né del paese di provenienza.
9 di 32
06/10/2007 01:42 PM
Un popolo sconosciuto: gli zingari, a cura di Marco Cagol, 1995
http://www.gfbv.it/3dossier/sinti-rom/it/rom-it.html
La politica repressiva adottata dal nazismo fu estesa a tutta la "Grande Germania" ed anche in
Austria la situazione degli zingari non fu diversa.
Circa 6000 zingari austriaci trovarono la morte nei vari campi di concentramento.
Come scrive Vittorio Giuntella nella testimonianza riportata all'inizio del capitolo: "I più fortunati
furono quelli deportati in Sardegna, perchè ebbero un trattamento più umano". La repressione
operata dal regime fascista nei confronti dei sinti e dei rom non fu così disumana come quella
nazista: furono comunque emanate varie leggi con le quali si tentò di rendere stanziali gli
zingari, di impedirne l' ingresso in Italia, di sancire "l'inferiorità" di questo popolo, si operarono
dei rastrellamenti lungo i confini, soprattutto quello orientale e molti sinti e roma furono
deportati in Austria e Germania. Circa mille zingari italiani furono uccisi durante il ventennio
fascista.
Anche in altri paesi europei occupati dai nazisti i sinti ed i rom furono perseguitati durante
questi anni e non mancarono, sempre in questi paesi, gli zingari che si unirono ai partigiani
nella lotta contro i nazifascisti. Nel romanzo "Il calderas", già citato in precedenza, si racconta
la storia di uno zingaro che combatte come partigiano in Italia.
- VALACCHIA ADDIO!
Dopo il terzo anno si erano verificati alcuni fatti preoccupanti per la permanenza dei sinti in
Valacchia (1). Già da qualche tempo il maniscalco aveva rifiutato i servizi di Ruk, chiedendogli
denaro per ferrare il cavallo.
Un giorno Ruk aspettava il suo turno per ferrare Fulmine. Quando toccò a lui, si fece avanti un
signore che disse con tono prepotente: "Ho aspettato abbastanza. Ora deve essere sistemata
la mia bestia." Il maniscalco eseguì l'ordine. Finse ancora di non vedere Ruk e prese a lavorare
su un cavallo venuto all'ultimo minuto; allora il sinto, fiero, alzò la voce: "Adesso tocca a me!"
"Noi non accettiamo straccioni come te!" disse il padrone del cavallo. "Vattene!"
Ruk reagì violentemente a quest'offesa, ma gli altri erano in troppi. Non solo non gli ferrarono
il cavallo, ma lo malmenarono. Si difese con tutte le sue forze. L'ingiustizia subita lo scosse
molto. Dopo di lui, altri sinti fecero la sua triste esperienza.
Il problema di ferrare i cavalli fu risolto quando tornarono al campo gli zingari forgiatori di
metalli.
Essi però raccontarono che erano stati costretti a ritornare, perchè non avevano più trovato
lavoro. Si era sparsa la convinzione tra la gente dei paesi e delle città vicine che i sinti
dovessero essere evitati perchè appartenenti ad una razza diversa da quella degli abitanti
della Valacchia.
Due mesi dopo questo brutto fatto, arrivò il domatore di orsi, tristissimo. Non aveva più la sua
scimmietta. In un villaggio gli avevano impedito di fare il suo spettacolo. Due gagè avevano
preso la scimmietta e sbattendola contro un muro l'avevano ferita a morte.
Si era difeso dalla folla solo grazie all'orso che si era infuriato. Triste ed amareggiato
consigliava a tutti di partire alla ricerca di paesi più ospitali.
La maggioranza però non si dava per vinta ricordando i primi anni vissuti in pace. Decise di
rimanere.
Era arrivato settembre. La notte era scesa e la luna piena dal cielo osservava il campo nomadi.
Malgrado la sua luce, nessuno si accorse di due ombre che si stavano avvicinando al recinto
dei cavalli. Tolsero il legno che lo chiudeva e fecero uscire gli animali pungendoli con rami
spinosi.
Perchè il custode di quella notte, il forte Bierno, non si era accorto di nulla?
La risposta si ebbe al mattino quando Peslotto lo trovò ancora dolorante vicino al cancello del
recinto con i segni di una grave botta sulla testa.
Anche Peslotto andò a cercare i cavalli fuggiti ma tornò al campo solo con una rabbia enorme
in cuore.
Ma quale fu il suo stupore e la sua gioia quando vide nel recinto i cavalli e, bello tra tutti, il suo
Fulmine. Erano ritornati spontaneamente quando il dolore dovuto alle spinate era passato e si
erano calmati.
La felicità di quel ritorno fu presto rovinata da un grave incendio che bruciò il carro di un sinto
arrivato dalla Grecia. Lui si era salvato, saltando fuori dal carro già in fiamme. Nessuno pensò
ad un incidente. Tutti pensarono che qualche gagè avesse appiccato il fuoco per dispetto. Le
persecuzioni erano diventate ormai insopportabili. Attorno al grande fuoco i padri decisero di
abbandonare la Valacchia e di dirigersi verso nord-ovest, verso le Alpi.
da " Peslotto"
10 di 32
06/10/2007 01:42 PM
Un popolo sconosciuto: gli zingari, a cura di Marco Cagol, 1995
http://www.gfbv.it/3dossier/sinti-rom/it/rom-it.html
testo elaborato dalla classe Va della scuola elementare "Madonna bianca" di Trento
(1986) in collaborazione con ragazzi sinti e con i propri insegnanti e pubblicato a
cura della Provincia Autonoma di Trento - Servizio Istruzione e Assistenza
scolastica.
(1) La Valacchia è la regione geografica e storica che unendosi nel 1881 con la Moldavia formò
il regno di Romania. Il centro più importante della regione è Bucarest.
- VALUTAZIONE DEL NUMERO DI ZINGARI E VIAGGIANTI IN EUROPA
Paese
Numero minimo e massimo delle persone
Albania
90.000
100.000
Austria
20.000
25.000
Belgio
10.000
15.000
Bielorussia
10.000
15.000
Bosnia-Erzegovina
40.000
50.000
Bulgaria
700.000
800.000
Cipro
500
1.000
Croazia
30.000
40.000
Danimarca
1.500
2.000
Estonia
1.000
1.500
Finlandia
7.000
9.000
Francia
280.000
340.000
Germania
110.000
130.000
Grecia
160.000
200.000
Irlanda
22.000
28.000
Italia
90.000
110.000
Lettonia
2.000
3.500
Lituania
3.000
4.000
Lussemburgo
100
150
Macedonia
220.000
260.000
Moldavia
20.000
25.000
Norvegia
500
1.000
Olanda
35.000
40.000
Polonia
40.000
50.000
Portogallo
40.000
50.000
Repubblica Ceca
250.000
300.000
Repubblica slovacca
480.000
520.000
Regno Unito
90.000
120.000
Romania
1.800.000
2.500.000
Russia
220.000
400.000
Serbia-Montenegro
400.000
450.000
Slovenia
8.000
10.000
Spagna
650.000
800.000
Svezia
15.000
20.000
Svizzera
30.000
35.000
Turchia
300.000
500.000
Ucraina
50.000
60.000
Ungheria
550.000
600.000
altri stati
per memoria
11 di 32
06/10/2007 01:42 PM
Un popolo sconosciuto: gli zingari, a cura di Marco Cagol, 1995
Europa (circa)
http://www.gfbv.it/3dossier/sinti-rom/it/rom-it.html
7.000.000
8.500.000
da: Jean Pierre Liègeois, Tsiganes, Voyageurs, Consiglio d'Europa, 1994
- ROM, SINTI E ALTRE MINORANZE IN ITALIA
Secondo recenti indagini, attualmente
vivono in Italia circa 70.000 zingari;
secondo altri ce ne sarebbero invece circa
100.000. Di questi quasi la metà è
stanziale, dimora cioè stabilmente in un
luogo. É stato calcolato che circa un terzo
degli zingari che vivono in Italia sia di
provenienza extracomunitaria e che tra
questi ultimi la quasi totalità siano
persone provenienti dalle regioni della ex
Jugoslavia.
Molti rom venuti qui negli ultimi anni sono
arrivati tra la fine degli anni '60 e la metà
degli anni '70 o nella successiva ondata
migratoria avvenuta fra il 1987 e il 1991
proprio dalla regione balcanica. Nella
pagina precedente è riportato un articolo,
tratto dalla rivista Avvenimenti, che
analizza i diversi gruppi che compongono
il popolo zingaro in Italia.
La Costituzione della Repubblica italiana
all'articolo 6 dice: "La Repubblica tutela
con apposite norme le minoranze
linguistiche". Questo popolo non è però di
fatto mai stato riconosciuto come
minoranza e l'unica preoccupazione degli
amministratori pubblici e dei politici
sembra, spesso, essere quella di
"cacciare" dal proprio territorio questi
indesiderati. Solo tre regioni in Italia
hanno elaborato dei disegni di legge e si sono date delle Linee generali e programmatiche di
intervento a tutela di sinti e rom: la regione Veneto, la regione Lazio e la Provincia autonoma di
Trento.
Il mutamento delle condizioni sociali di vita del nostro paese ha inciso profondamente, dal
dopoguerra ad oggi, su tutta la realtà economico-sociale ed ha interessato anche gli zingari che
non trovano più giustificazione economica ai loro antichi lavori (gestione di circhi e giostre,
lavorazione di metalli, allevamento di cavalli...) ed oggi attraversano un periodo di grande
difficoltà.
Spesso inoltre la situazione è aggravata dall' atteggiamento repressivo delle forze dell'ordine
che intervengono in modo spesso pesante nei luoghi di sosta degli zingari per reprimere la
piccola delinquenza.
Anche l'inserimento dei bambini sinti e rom nella scuola non è un dato di fatto e lo dimostrano
le statistiche che affermano che in Italia il 97% di questi bambini non arriva ad assolvere
l'obbligo scolastico.
Anche nella Provincia di Bolzano si riproduce la stessa realtà ed anche qui le istituzioni e le
varie amministrazioni pubbliche sono piuttosto latitanti rispetto al problema zingari, al punto
che di sinti e rom si occupano quasi solo la Caritas, l'Opera Nomadi (don Bruno Nicolini, in
particolare), la "San Vincenzo", l'Associazione popoli minacciati e qualche altra associazione o
persona che a livello di volontariato, e con poche risorse, tenta di risolvere almeno le situazioni
più urgenti. L'istituzione di campi di sosta attrezzati rimane anche da noi una speranza.
Nell'alta val Venosta vive un gruppo di nomadi (die Karrner) che vivono "come gli zingari" ma
che etnicamente e linguisticamente si differenziano da rom e sinti. Hanno alcune
caratteristiche particolari come la lingua (Jenische), l'abbigliamento e sono appunto nomadi:
"Karrner" viene da Karren, i carri.
12 di 32
06/10/2007 01:42 PM
Un popolo sconosciuto: gli zingari, a cura di Marco Cagol, 1995
http://www.gfbv.it/3dossier/sinti-rom/it/rom-it.html
- GIOSTRAI, NOMADI E "CAVALLARI"
Roma oggi rappresenta uno spaccato di quella che è la realtà degli zingari in Italia. Sono infatti
presenti molti gruppi diversi: dagli stanziali ai nomadi passando per i seminomadi; dagli zingari
italiani a quelli recentemente immigrati nel nostro paese in particolare dall'est.
I SINTI. Prevalentemente giostrai e nomadi: sono presenti in molti quartieri periferici, dove,
specie in primavera, mostrano le loro attrazioni. Le famiglie si contraddistinguono seconda
della regione di provenienza. Abbiamo quindi: Sinti marchigiani, lombardi, piemontesi.
I ROM ABRUZZESI. Giunti in Italia sul finire del 1300, diffusisi nelle regioni centromeridionali
e, in particolare stanziatisi in Abruzzo, raggiungono la capitale nel periodo tra le due guerre.
Sono loro che abitano in prevalenza nella famosa baraccopoli del Mandrione. Oggi, in parte
abitano nelle case popolari di Nuova Ostia e Spinaceto, in parte hanno case di loro proprietà,
specie lungo la Tuscolana e all'Anagnina.
I ROM LOVARA E KALDERASA.Giunti in Italia agli inizi del secolo derivano il loro nome dal
mestiere di allevatori di cavalli (in ungherese lob = cavallo) e di indoratori e lavoratori del
rame (calderai). Abitano in case e in roulottes.
I ROM KHORAKHANA E KANJARJA. Provengono dalle regioni centromeridionali della ex
Jugoslavia. I primi sono musulmani, i secondi cristiani di rito ortodosso. La loro immigrazione,
iniziata negli anni '60, continua tutt'ora e si è intensificata con la guerra civile in Bosnia. Sono,
per così dire, la spina nel fianco delle amministrazioni locali, in quanto non si riesce a dare loro
quei servizi necessari previsti dalla legge.
I ROM RUDARI. Originari della Romania, anche loro giunti attraverso la ex Jugoslavia in Italia
negli anni'60. Vivono in accampamenti meglio organizzati lungo la Tiburtina e la Collatina. Si
occupano della lavorazione del rame, sono musicanti e vendono fiori per la strada.
I KAULJA. Di recentissima immigrazione, provengono per lo più dalla Francia, ma sono
orignari dell'Algeria. Poverissimi, si aggregano talvolta ai Khorakhané con i quali condividono
la stessa fede religiosa.
I CAMMINANTI SICILIANI. Originari della Sicilia orientale, sono venditori ambulanti. Vivono
per lo più in baracche.
da Avvenimenti 12/10/1994
- ROM E SINTI OGGI IN EUROPA
Come risulta dai dati presentati nella pagina precedente più di 5 milioni di zingari vivono oggi in
Europa. Secondo altre fonti questo calcolo è errato e gli appartenenti a questo popolo, presenti
in quasi tutti gli stati europei, sono circa 10 milioni.
Proprio la vita nomade ed i frequenti
spostamenti da uno stato all'altro rende
questo censimento particolarmente
difficoltoso.
Rispetto poi al problema dei rapporti con
le varie minoranze, ci sono, tra i vari stati
europei, delle grandi differenze di
atteggiamento e legislative e, a livello di
Comunità Europea, oggi manca ancora
una normativa politica e giuridica che
garantisca agli zingari, in tutti gli stati
europei, gli stessi diritti umani, civili e
politici.
Ultimamente è sorta anche
un'organizzazione internazionale dei sinti
e rom. Questa associazione è stata anche riconosciuta nel 1979 dalle Nazioni Unite come
organizzazione non governativa internazionale. l'Unione Romanì si occupa proprio della tutela
dei diritti umani e delle libertà fondamentali, collaborando con diverse istituzioni ed
organizzazioni.
Nel 1990, al 4° congresso dell'Unione Romanì parteciparono rappresentanti di circa 30 stati. In
questa occasione sono però emerse anche divisioni e divergenze che rischiano di vanificare il
lavoro di questa organizzazione.
l'Unione Romanì potrebbe invece costituirsi come luogo di aggregazione e di confronto ed
aiutare così sia gli zingari ad avere coscienza della propria identità, sia i gagè a superare i
pregiudizi e a rifiutare gli stereotipi che si riferiscono a questa minoranza.
Anche perchè sono proprio i pregiudizi sugli zingari e, come scrive Mario Lodi, la paura degli
13 di 32
06/10/2007 01:42 PM
Un popolo sconosciuto: gli zingari, a cura di Marco Cagol, 1995
http://www.gfbv.it/3dossier/sinti-rom/it/rom-it.html
stessi, ciò che accomuna tutti gli stati europei.
" La discriminazione contro di noi, supera tutte le frontiere ", recita così un verso di una poesia
zingara.
- I GABRIELLI - UNA FAMIGLIA DI MUSICISTI
I Gabrielli sono una delle famiglie di sinti più conosciute
del Sudtirolo. Sono originari dell'Austria, appartenenti al
folto gruppo dei sinti "Estrakarja". Allora si chiamavano
ancora Adelsburg. Poi dovettero cambiare cognome per
non farsi riconoscere e per evitare le persecuzioni dei
nazisti e dei fascisti. "Nonostante ciò mio padre venne
arrestato e internato a Napoli", racconta Alessandro
Gabrielli, detto Neves, oggi il "patriarca" della famiglia,
"Lo si credeva un intellettuale antifascista perchè aveva
le mani fini e l'aria del grand'uomo. Invece faceva il
musicista. Fuggiti da Napoli dall'internamento con tutta
la famiglia mio padre tornò verso il Nord d'Italia con un
mulo che tirava il loro carro. Vivevamo della nostra
musica. Prima suonavamo negli accampamenti dei
soldati italiani, poi anche dagli alleati. Ad entrambi
piaceva la nostra musica. In Sudtirolo venivamo accolti bene, stavamo meglio di molti zingari
oggi", continua Neves, "c'erano pochi zingari allora, c'era più povertà, più gente del sud
appena immigrata. Si viveva con poco. Ho imparato la musica da mio papà, a sei anni ho
cominciato a suonare il violino. Non mi servivano dei corsi. I nonni, il padre, i parenti, tutti
suonavano uno strumento e cantavano. Solevamo fare anche del teatro, soprattutto
commedie con tanta della nostra musica. Suonavamo dappertutto, sulle strade, sulle piazze,
nei ristoranti, sulle feste.
Fino pochi anni fa si viveva bene della musica. Suonavamo per intrattenere la gente. I
ristoranti erano contenti di poterci ospitare per molte serate e giravamo per tutta l'Italia. Oggi,
è più difficile suonare all'aperto ed in altri luoghi pubblici. A volte viene la polizia, a volte ti
multano. E' tutto più complicato.
Abbiamo anche inciso due cassette con la nostra musica con il titolo "Musica dei sinti del
Sudtirolo". Una produzione che è costata ben 8 milioni. 7-8 anni fa un grande produttore che ci
aveva conosciuti in una festa si avvicinò e ci propose di fare un altro disco. Ci offrí subito un
contratto di due anni. "Ti faccio diventare famoso", mi disse, ma avrei dovuto impegnarmi
troppo tempo per le registrazioni, per concerti e tournée. Dissi di no. Non firmai il contratto.
Anche in Francia, un noto attore e produttore discografico voleva assumermi per la produzione
di un disco con altri musicisti sinti. Rifiutai, perchè avrei dovuto lasciare la mia famiglia per
mesi per andar a vivere in Francia senza la famiglia. Non mi va di essere alle dipendenze di un
padrone. Noi sinti siamo fatti cosí. Questo è il nostro carattere. Non possiamo legarci per tanto
tempo ad un padrone, lontano dai nostri."
Oggi Neves e la sua famiglia vivono a Bressanone. Neves ha dieci figli e dozzine di nipoti. Già
da dieci anni i Gabrielli si sono insediati a Sud della città e hanno un buon rapporto con i vicini.
"Solo la polizia continua a considerarci pericolosi, sembra," racconta Neves indignato, "spesso
vengono sul nostro campo per controllarci e dall'esterno a volte ci osservano per ore. Perchè? I
Carabinieri entrano anche nelle case di qualsiasi cittadino per controllare e perquisire? Mio
figlio è stato fermato dalla polizia stradale, cortesemente. Appena videro dalla patente che era
un sinto, perquisirono scrupolosamente tutta la macchina". E di questi episodi Neves racconta
ancora in abbondanza.
Il campo-sosta in cui vivono i Gabrielli oggi è piccolo, ma bello e ben curato. Due casette in
legno, spaziose roulottes, WC e docce, macchine ben tenute, piante ed erba coltivata con
cura. E' del tutto diverso della baraccopoli a Bolzano-Sud. Solo il treno che passa vicino dá un
certo fastidio. I Gabrielli stanno bene cosí - se la salute lo permette - e continuano a suonare. E
vorrebbero essere rispettati come cittadini con diritti e doveri come tutti gli altri.
E i rom immigrati dall'Est? Che ne pensa Neves? "E' tutto segno di una enorme crisi", risponde
Neves, "la gente scappa perchè sta male, perchè soffre. I rom ed i sinti devono tornare a fare
ciò che hanno fatto durante secoli interi. Devono andarsene, scappare dalla fame e della
miseria, dal servizio militare e dalle guerre. E non sono gli unici stavolta. I paesi occidentali
14 di 32
06/10/2007 01:42 PM
Un popolo sconosciuto: gli zingari, a cura di Marco Cagol, 1995
http://www.gfbv.it/3dossier/sinti-rom/it/rom-it.html
dovrebbero mostrarsi più umani. Dovrebbero accogliere i veri profughi. Anche l'Italia dovrebbe
fare la sua parte. L'Opera Nomadi ha detto: lo Stato italiano deve finalmente predisporre
campi sosta in tutti i comuni maggiori. Purtroppo finora si è fatto pochissimo".
Ci racconta ancora dei suoi viaggi, e quando sono stati ricevuti dal Papa, tutta la famiglia. E
quanto ci piacerebbe ascoltare la sua musica. Speriamo che tornino a suonare per rallegrare i
nostri cuori con quei inconfondibili violini sinti.
VITA E CULTURA
- LA CULTURA
Noi Sinti
Noi Sinti abbiamo una sola religione: la libertà. In cambio di questa rinunciamo alla ricchezza,
al potere, alla scienza e alla gloria.
Il nostro segreto sta nel godere ogni giorno le piccole cose che la vita ci offre e che gli altri
uomini non sanno apprezzare:una mattina di sole, un bagno nella sorgente, lo sguardo di
qualcuno che ci ama. É difficile capire queste cose, Zingari si nasce.
Ci piace camminare sotto le stelle, la nostra è una vita semplice, primitiva. Ci basta avere per
tetto il cielo. Un fuoco per scaldarci e le nostre canzoni quando siamo tristi.
Vittorio Mayer Pasquale, da "Lacio Drom", rivista di cultura zingara, 1973
Le radici della cultura dei rom e dei sinti si devono ricercare in India. Recenti studi hanno
dimostrato che esistono molti elementi comuni con la cultura, la civiltà e le lingue dravidiche, di
quelle popolazioni cioè che, arrivate in India prima del 3500 a.C., si stabilirono nelle regioni del
Deccan e del Panjab e fondarono la città di Harappa ( Hara è uno dei nomi del dio Siva ) e
quella civiltà urbana di circa mille anni precedente l'invasione degli arii.
Nella cultura dei rom e dei sinti si incrociano però molti successivi influssi, a cominciare dalla
cultura dei Veda (testi religiosi degli arii immigrati in India).
Nelle sue secolari migrazioni questo popolo è entrato in stretto contatto con molti altri popoli
assumendone, in parte, usi e costumi; ma Poiché queste migrazioni si sono realizzate in tempi
e con itinerari diversi, è difficile parlare di un'unica cultura dei rom e dei sinti. Gli elementi
comuni a tutti i gruppi zingari non sono molti, basti pensare alle varie lingue parlate da questo
popolo, alle religioni professate, alle diverse tradizioni. A parte l'origine, è comune il sentimento
che esprime questa poesia:
Sono vecchio e affaticato ma non posso restare.
Gli zingari si fermano solo per morire, perchè la strada è la loro vita.
Sulla strada veniamo al mondo, lungo le strade viviamo, in fondo ad una strada ci
prende la morte.
Così è la nostra vita siamo poveri ma felici.
15 di 32
06/10/2007 01:42 PM
Un popolo sconosciuto: gli zingari, a cura di Marco Cagol, 1995
http://www.gfbv.it/3dossier/sinti-rom/it/rom-it.html
La nostra ricchezza è lo star seduti attorno ad un fuoco ad ascoltare il violino che
suona.
Anche a questo proposito bisogna però notare che esistono rom e sinti ormai stanziali ed altri
che praticano il nomadismo.
Elementi culturali comuni possono anche essere: il senso di indipendenza, il ruolo della vita
(considerata più importante di qualsiasi idea o valore), il rifiuto della guerra come istituzione,
l'attenzione per i bambini, l'autorità paterna ed il ruolo subordinato della donna, l'amore per la
musica, il senso del magico.
- LA MAGIA
Anche nei brevi testi di letteratura zingara riportati all'inizio dei vari capitoli di questo testo si
trovano dei riferimenti a spiriti buoni o cattivi che continuamente intervengono nella vita degli
uomini. Ancor di più ascoltando i racconti dei vecchi zingari si sente spesso parlare di esseri
demoniaci (Nivasha, Phuvasha...), di streghe, di spiriti dei morti (Cohane), o di spiriti benigni.
Anche loro, come gli induisti o i buddisti, credono nella metempsicosi, credono cioè che l'anima
di un essere umano nel momento della morte si trasferisca o in un oggetto, o in un animale, o
in un uomo; questo spiega perchè pensino ad un mondo così pieno di spiriti che possono
essere, come tutte le cose, o puri o impuri.
Per i rom ed i sinti la differenza tra puro ed impuro è identica a quella fra vita e morte: puro è il
sole, il latte, la salute, la testa,.....; impuri sono i piedi, la malattia, la sporcizia, le tenebre ...
Legata a questo ritorno degli spiriti e a questa alternanza tra puro e impuro è la concezione del
tempo, ed in particolare, della ruota della fortuna. L'idea di fortuna è strettamente legata a
quella di destino (o, per usare una parola sanscrita, di Karma).
l'universo è guidato dal destino e tutto avviene secondo le leggi fissate dal destino. Questo
spiega un certo fatalismo presente nella cultura zingara.
Questa cultura, già molto differenziata tra i diversi gruppi, ha perso molti dei suoi valori
nell'ultimo secolo a causa della imposizione della "nostra" cultura basata sulla tecnologia e
sulla comunicazione. Nelle case, ma anche nelle roulotte, nelle baracche e nelle tende abitate
dagli zingari è sempre più facile trovare una televisione e sempre più facilmente le tradizioni,
gli usi ed i costumi di questo popolo scompaiono di fronte ai nuovi modelli di vita che la società
dei consumi impone a loro come a noi.
- LA RELIGIONE
Per capire quale importanza ha per i rom ed i sinti la religione e per
capire la loro vita religiosa, bisogna risalire alle origini di questo popolo.
Anche parlando della religione bisogna premettere che ci sono grandi
differenze tra i diversi gruppi di zingari: alcuni sono musulmani, altri
cristiani ortodossi, altri cattolici o luterani. Ci sono così rom e sinti che
festeggiano il Natale e la Pasqua, altri che festeggiano il Bajram ed il
Kurban Bairam.
I rom e sinti hanno comunque conservato alcuni elementi comuni, di
origine indiana, pur avendo, in parte, accettato la fede dei popoli presso
i quali sono vissuti.
Abbiamo già visto nel capitolo precedente che è comune a tutti gli
zingari la credenza negli spiriti dei morti e la fede nel Destino (fortuna).
Ci sono poi alcuni miti, come quelli riferiti all'acqua o quello della
battaglia e della vittoria di Indra, che costituiscono un patrimonio
religioso comune. Indra è una delle grandi divinità induiste assieme a
Shiva e Vishnu. E' da notare che Vishnu, in tre successive incarnazioni, si presentò agli uomini
come Rama: c'è chi sostiene che il nome rom ( o roma ) significhi proprio figli di Rama.
Ci sono poi alcuni "santi" comuni a rom e sinti sia cristiani che musulmani; questi santi, di
origine indiana, sono in particolare: Bibi (o Sara) la Nera e San Giorgio.
Quella di San Giorgio è una festa di primavera. In onore di San Giorgio viene sacrificato un
agnello e parte delle carni dell'agnello vengono appese ad un albero, affinché gli spiriti buoni
(le fate) se ne cibino e continuino ad essere benevole.
Anche la festa della dea Bibi si celebra in primavera (marzo), sotto un grande albero. In Serbia
questa dea è rappresentata esattamente come Kalì, la dea che in India è venerata come la
compagna di Shiva. I rom la considerano la protettrice dei bambini.
Era una limpida e calda giornata di giugno, quando venne alla luce il terzo figlio di Patari e
Ruk. Aveva due grandi occhi azzurri che sembravano due stelle luminose. I capelli scuri
ricordavano quelli dei genitori.
16 di 32
06/10/2007 01:42 PM
Un popolo sconosciuto: gli zingari, a cura di Marco Cagol, 1995
http://www.gfbv.it/3dossier/sinti-rom/it/rom-it.html
Secondo le abitudini dei nomadi di quei tempi lontani, il neonato fu lavato da Auda, una donna
del gruppo. Aveva in precedenza scavato un buco nella terra e lo aveva riempito di acqua.
Questo rito era importante per rendere puro il piccolo.
Lo cosparsero poi d'olio per fortificarlo. Gli misero al collo un amuleto per proteggerlo dagli
spiriti cattivi.
Solo allora fu avvertito il padre, che venne dal suo carro alla tenda dove stava la moglie.
Doveva riconoscere il figlio. Il neonato fu ricoperto da una camicia che aveva già portato Ruk,
per significare che tutti e due appartenevano a lui.
La madre poi depose per terra il piccolo.
Ruk lo alzò al cielo, mettendogli al collo un filo rosso. Con questo atto egli mostrò di
riconoscersi come padre.
Per gli zingari la terra è simbolo di fertilità e di forza. Per questo il neonato veniva messo per
terra: da essa infatti nasce la vita.
Poi fu invocata la protezione di Devel.
da "Peslotto" (op. cit.)
- LA FAMIGLIA
La famiglia costituisce per i rom e i sinti l' elemento
fondamentale della loro vita sociale. Il vincolo con la
famiglia e con il clan a cui appartengono è molto forte
perchè sono queste istituzioni che garantiscono la
protezione e la sicurezza.
Come risulta anche dalla lettura " Il rom e le ciliege ", la
preoccupazione di allevare, sfamare e proteggere la
famiglia è molto sentita: la cura per i bambini occupa
molto tempo.
Questa istituzione risulta per gli zingari più importante di
quanto lo sia per noi, infatti la famiglia si deve occupare
anche di quelle funzioni che nella nostra società sono
affidate ad altre istituzioni, come la scuola,
l'amministrazione pubblica, lo stato...
Per sinti e rom non ha nessun senso parlare, per
esempio, di ospizi per i vecchi; nessuno abbandonerebbe mai una persona anziana che è
membro della famiglia a tutti gli effetti.
Per loro, inoltre, una famiglia numerosa è una grande fortuna: per questo nella testimonianza di
Emilia Sattler, riportata nel capitolo 3°, si parla della sterilizzazione come di una vera brutalità
che ha impedito alla stessa di "vivere come donna".
Le donne sono sottomesse agli uomini anche se molto spesso sono proprio loro che si occupano
della cura della famiglia e si danno da fare per trovare i soldi con i quali mantenere tutti i
componenti della stessa. Sono loro che vanno in giro a chiedere la carità, a leggere le mani, a
vendere fiori o altri oggetti di artigianato.
Spesso anche il matrimonio non è una libera scelta della donna; abbiamo letto nel 2° capitolo
che Sandra Jayat, per aver rifiutato il matrimonio che le era stato imposto, ha dovuto scappare
in Francia.
Negli ultimi tempi anche tra gli zingari c'è però chi mette in discussione questa supremazia dei
maschi e propone una pari dignità tra uomini e donne.
Come vedremo nel prossimo capitolo, anche per quanto riguarda l' educazione, la famiglia
riveste un ruolo molto importante.
Il rom e le ciliege
C'era una volta un rom che aveva cinque bambini. Era povero ed una sera non aveva più nulla
da dare da mangiare ai suoi piccoli che piangevano per la fame. Non vuole dir loro che non
c'era più nulla da mangiare. Pensò e ripensò a cosa fare infine disse tra se: vado a comprare
delle ciliege. Si arrampicò di nascosto su un ciliegio di un gagè e comincio a mettere le ciliege
in un cesto. Non passò molto ed il rom vide venire verso il ciliegio un ragazzo ed una ragazza
che si fermarono proprio lì sotto. Il rom si nascose ed aspettò. I due ragazzi si sedettero sotto
l'albero, si abbracciarono e si baciarono. Il ragazzo chiese alla sua compagna di fare l'amore,
ma lei gli rispose: "ma se poi nasce un bambino, chi lo sfamerà". Il ragazzo disse: "ci penserà
quello lassù (intendendo Dio)!" Ma il rom sentito questo gridò: "No, no! Ne ho già abbastanza
di bambini da sfamare!"
17 di 32
06/10/2007 01:42 PM
Un popolo sconosciuto: gli zingari, a cura di Marco Cagol, 1995
http://www.gfbv.it/3dossier/sinti-rom/it/rom-it.html
Spaventati i due ragazzi scapparono ed il rom portò ai suoi piccoli le ciliege.
da "Romane Krle" (Voci zingare), edizioni Sensibili alle foglie; testo ripreso da
"Lacio Drom", 1980/5
- LA SCUOLA
Per molti secoli i sinti ed i rom non hanno conosciuto la scuola. Imparavano vivendo in famiglia
e nel clan. In questo modo apprendevano tutto ciò che era utile ed importante per
sopravvivere.
I giovani conoscevano la storia del loro
popolo dai racconti dei vecchi che
tramandavano, solo oralmente, la cultura
zingara. Questo modo di apprendere è
entrato in crisi negli ultimi secoli, dopo che
la rivoluzione industriale ha imposto nuovi
modelli economici e culturali. Il fatto di
essere analfabeti ha, per esempio, creato
non pochi problemi agli zingari nel
momento in cui hanno dovuto avere
rapporti con la burocrazia dei vari stati:
anche attraversare un confine diventa un
grosso problema per chi non sa leggere e
scrivere e non può dunque controllare dei
documenti.
Oggi anche i sinti e i rom che svolgono una attività economica, per esempio gestiscono delle
giostre o dei piccoli circhi, devono tenere dei libri contabili, devono dunque conoscere le leggi,
le norme, le disposizioni vigenti.
Diventa dunque importante che i ragazzi zingari possano frequentare le scuole e lo possano
fare con continuità e non sentendosi degli "intrusi".
Perchè questo non succeda è però necessario che la loro cultura, i loro usi e costumi siano
conosciuti dagli insegnanti e dagli altri ragazzi, dai gagè, e sia rispettata la loro diversità.
Per permettere agli zingari di frequentare le scuole con continuità e profitto sarebbe importante
o costruire dei campi-sosta attrezzati nei quali le famiglie si possano fermare per più tempo
garantendo così la frequenza dei figli a scuola , o istituire, proprio per loro, delle scuole
itineranti, nelle quali cioè anche gli insegnanti viaggino assieme ai ragazzi; questo sarà
possibile nel momento in cui ci saranno dei maestri sinti o rom.
D'altra parte anche per i ragazzi gagè è un arricchimento la possibilità di incontro con una
cultura, una lingua tanto diversa; ne è un esempio il lavoro fatto dalla classe Va della scuola
elementare "Madonna Bianca" di Trento che ha anche prodotto quel libro "Peslotto" così spesso
citato in questo testo.
A scuola dagli adulti
I giorni passavano e i ragazzi apprendevano sempre nuove cose lungo il viaggio.
Una mattina Peslotto si trovò a camminare vicino al padre e, vincendo la paura, chiese:
- Dove ci porti ?
Ci fu un silenzio di riflessione per Ruk, che pensò tra sé : " Ormai mio figlio sta maturando. E' il
momento di trattarlo come un uomo. "
E disse :
- Va bene, ti spiegherò. Il grande mare che spesso hai visto era il Mar Nero. Le montagne che
abbiamo appena abbandonato sono i Balcani.
Tra poco arriveremo ad un fiume molto importante : il Danubio.
Al di là c'è una grande pianura: la Valacchia. Lì ci fermeremo. Tutti dicono che lì potremo
vivere in pace.
Peslotto era contento che il padre lo avesse trattato da adulto.
Al mercato c'erano molti animali
Ruk passò dall'uno all'altro, finché si fermò davanti ad un cavallo bianco, con una lunga
18 di 32
06/10/2007 01:42 PM
Un popolo sconosciuto: gli zingari, a cura di Marco Cagol, 1995
http://www.gfbv.it/3dossier/sinti-rom/it/rom-it.html
criniera. Lo osservò a lungo. Dopo aver parlato all' allevatore del prezzo, chiese al figlio:
- Ti piace?
- Moltissimo. Lo compri?
- Ricordati che non si può comprare un cavallo solo per la bellezza. Ci si deve accertare che
non abbia difetti o malattie. Impara!
Così dicendo, guardò in bocca la bestia, controllò i denti uno per uno, la lingua per vedere che
l'animale non avesse mangiato erbe nocive.
Osservò attentamente le feci per vedere che non ci fossero tracce di sangue. Ascoltò i
polmoni.
Si trattava proprio di un buon cavallo.
Peslotto osservò tutto con molta attenzione.
Sicuro della sua perfetta salute, Ruk riprese le trattative con il venditore.
Riuscì poi a spuntare un buon prezzo.
Finalmente si incamminarono verso il campo.
da "Peslotto" (op. cit.)
- IL LAVORO
Per molti secoli i sinti e i rom hanno
esercitato dei lavori che erano in accordo
con il tipo di vita nomade che facevano.
I diversi gruppi di zingari si sono
specializzati in lavori diversi e queste
professioni sono state tramandate dai padri
ai figli. E' per questo che alcuni gruppi di
zingari portano ancora oggi un nome che
proviene proprio dal lavoro che faceva il
gruppo. Così ci sono:
i lovara (dalla radice linguistica ungherese
lov, cavallo): rom allevatori soprattutto di
cavalli,
i kalderasha (dal tardo latino caldaria,
pentola): rom calderai o fabbri,
i lautari (dalla stessa radice di liuto): rom musicisti, soprattutto di chitarra e di violino.
Altre professioni esercitate dagli zingari sono:
- il commercio di oggetti di artigianato; soprattutto oggetti in metallo o in vimini che i sinti
costruiscono con molta abilità,
- lo spettacolo ambulante; esistono ancora alcuni piccoli circhi gestiti da zingari ed alcuni sinti
lavorano ancora nelle giostre e nei Luna Park,
- la chiromanzia,
- il lavoro saltuario in agricoltura, in particolare per la raccolta di olive e di agrumi.
Molti di questi lavori offrono però ben poca possibilità di guadagno nella nostra società dei
consumi: nessuno fa più aggiustare una pentola rotta, pochi si fermano ad ascoltare dei
musicisti ambulanti, pochi commerciano in cavalli, il circo non è più un' attrattiva.
Rimangono così poche possibilità di lavoro per gli zingari anche perchè, fino ad oggi, hanno
frequentato poco le scuole e dunque è per loro particolarmente difficile trovare una nuova
occupazione.
E' forse per questo che alcuni giovani zingari, soprattutto dei gruppi più poveri, cadono nella
rete tesa dalla malavita.
Lo zingaro era seduto per terra, addossato al timone del carro, e martellava una ciotola di
rame. Era al sole, a testa nuda, ma con la sua maglia verde indosso. Tre bimbi si muovevano
tranquillamente là intorno, giocando sotto la tettoia del cavallo: carretta e cavallo erano via.
Una vecchia con un fazzoletto sulla testa cucinava curva sopra un fuoco di sterpi. Non si
sentiva altro rumore che il rapido e risonante tap, tap, tap del martello sul rame.
L'uomo levò subito gli occhi, quando Yvette mise il piede a terra dalla sua bicicletta, ma non si
mosse: solo si fermò dal martellare.
Un lieve sorriso, appena percettibile, apparve sulla sua faccia.
La vecchia si voltò a guardare, acutamente, di sotto i suoi sudici capelli grigi.
" Come state, tutti voi ? " chiese la fanciulla educatamente.
" Oh benissimo ! Non volete sedervi un attimo ?" Si allungò, restando seduto, a tirar fuori uno
sgabello di sotto il carrozzone.
19 di 32
06/10/2007 01:42 PM
Un popolo sconosciuto: gli zingari, a cura di Marco Cagol, 1995
http://www.gfbv.it/3dossier/sinti-rom/it/rom-it.html
Intanto mentre lei era andata ad appoggiare la bicicletta contro la parete della cava, riprese il
suo martellio a rapidi colpi lievi che sembravano il picchiare del becco di un uccello.
Yvette si avvicinò al fuoco per scaldarsi le mani.
" State cucinando il pranzo? " chiese fanciullescamente alla vecchia zingara mentre tendeva le
sue lunghe mani tenere, chiazzate di rosso per il freddo, verso le braci.
" Il pranzo, sì!" disse la vecchia. "Per lui ! E per i bambini."
Indicò col forchettone i tre piccoli dagli occhi scuri che stavano fissando Yvette di sotto le loro
frange nere. Ma erano puliti, i piccoli. Solo la vecchia era sudicia. E anche la cava era tenuta
perfettamente pulita.
" Sono i vostri piccoli?" chiese Yvette rialzandosi, rivolta all'uomo.
Egli la guardò dentro gli occhi, e assentì.
" Ma vostra moglie?"
" E' andata col paniere. Sono tutti via, carretta e tutto, per vendere. Io non vado quasi mai per
vendere. Io le fabbrico le cose da vendere, ma non le vendo. Solo qualche volta. "
da " La vergine e lo zingaro " di D. H. Lawrence, A. Mondadori editore.
- LA MUSICA
La sensibilità degli zingari per la musica è proverbiale. E' facile trovare
negli accampamenti dei sinti e dei rom degli strumenti musicali,
soprattutto violini, cimbali, chitarre.
Quasi mai questi musicanti conoscono le note musicali ed i trattati
sull'armonia: più che compositori sono dei bravi arrangiatori della
musica popolare.
Quella musicale è una tradizione molto antica. Nel 1430, alla corte
dell'imperatore Sigismondo, suonava una orchestra zingara e pochi
sanno che uno dei maestri di musica di Franz Liszt era un rom
ungherese.
Oltre che bravi esecutori gli zingari erano anche
bravi artigiani che producevano strumenti
musicali.
Per capire meglio che cosa rappresenti la musica
per gli zingari rimandiamo alla prima lettura di
questo libro ( Il Calderas di C. Sgorlon ).
Un esempio della creatività zingara nel campo della musica è il flamenco:
una espressione musicale tipica dei gitani, cioè dei rom di Spagna.
Il cuadro flamenco (chitarra, danza, canto e battito delle mani) è
diventato famoso in tutto il mondo.
Ecco come spiega il flamenco José Amaya, un gitano della compagnia di
Luisillo: "Il flamenco è la forma con cui il gitano manifesta il suo
sentimento (triste, allegro, religioso che sia). La sera, quando si riunisce
la famiglia, basta che uno accenni il ritmo battendo le mani e già un
bambino sta ballando e la madre sta cantando. Basta un accenno: è una
comunicazione!" (da: I figli del vento di M. Karpati , edit. La scuola).
20 di 32
06/10/2007 01:42 PM
Un popolo sconosciuto: gli zingari, a cura di Marco Cagol, 1995
http://www.gfbv.it/3dossier/sinti-rom/it/rom-it.html
Le emozioni non erano finite per il ragazzo.
Una sera arrivò dal suonatore ambulante che tutti chiamavano il Conte e si accorse che egli
teneva accanto a sé due strumenti simili a quello di Samuel; erano due bassa-paskri.
Il vecchio disse:
" Ora suoni bene. Possiamo fare una suonata in due. Hai bisogno di uno strumento musicale a
corde come questo. Te lo regalo. Era di mio figlio.
Egli è morto molto tempo prima che arrivassimo in Grecia.
Eravamo vicini all'Armenia, sulle montagne del Caucaso. Faceva molto freddo. Mio figlio, che
amava suonare come te, si ammalò. Nessun medico dei villaggi vicini volle visitarlo. Nessuno
ci vedeva di buon occhio in quel posto!
Così egli morì. Mi restò la sua bassa-paski.
Ora è tua. E' giusto così ! "
Peslotto non aveva parole per ringraziare. Prese tra le mani lo strumento. Toccò le corde.
" Se vuoi suonare bene, devi esercitarti ogni giorno, finché le tue dita si muoveranno da sole
sulle corde. Allora sentirai nascere ritmi nuovi dentro di te. Sarai tu ad inventarli."
da " Peslotto " ( op. cit. )
- LINGUA E DIALETTI
L'origine della lingua dei sinti e dei rom è da ricercare in
India, probabilmente nell'India nordoccidentale. Ormai
molti studiosi hanno dimostrato che questa lingua deriva
dal sanscrito, la lingua letteraria dell'India antica, ancor
oggi usata nelle cerimonie religiose più importanti.
Questa lingua originaria ha subito però delle notevoli
influenze da parte delle diverse realtà linguistiche con le
quali gli zingari vennero in contatto nel loro peregrinare
ed è possibile tracciare il percorso fatto nei secoli da
questo popolo per arrivare in Europa, proprio studiando i
vari influssi linguistici.
Sappiamo così che sinti e rom sono entrati in contatto
con la lingua iraniana, l'armeno, le lingue slave,
l'albanese, l'ungherese, il rumeno, il greco.....
frammentandosi così in diversi dialetti che conservano
però un fondo comune.
Poiché però i vari dialetti della lingua zingara non sono
mai stati usati, fino all'inizio del ventesimo secolo, in testi
scritti, il lavoro di ricostruzione di questo fondo comune è
complicato e deve rifarsi solo alla tradizione orale.
Non esiste dunque una grammatica della lingua dei sinti
e dei rom e il testo riportato nella pagina precedente
(preso dalla rivista lacio drom, n.2, 1983) è uno dei primi
tentativi di creare un vocabolario che ci permetta di
conoscere meglio la cultura dei "figli del vento".
Negli ultimi anni sono stati pubblicati vari libri scritti nei
dialetti zingari e su di essi e questo ha contribuito a
rafforzare, nei sinti e rom, la consapevolezza della
propria identità .
In questo libretto sugli zingari abbiamo già riportati vari
testi scritti, negli ultimi tempi, da rom o sinti.
Aggiungiamo ora la trascrizione di una poesia, di alcuni
proverbi zingari e di una simpatica storiella.
La verità zingara
Dov'è la verità zingara?
Da quando mi ricordo
giro con la tenda il mondo
cerco amore ed affetto
giustizia e fortuna.
Sono invecchiato sulla strada
21 di 32
06/10/2007 01:42 PM
Un popolo sconosciuto: gli zingari, a cura di Marco Cagol, 1995
http://www.gfbv.it/3dossier/sinti-rom/it/rom-it.html
non ho trovato vero amore.
Non ho sentito la parola giusta.
Dov'è la verità zingara?
Rasim Sejdic
Lo zingaro, sua moglie e un detto siciliano
Nella ricca cultura popolare siciliana i riferimenti agli zingari sono briciole sparse, che non è
sempre facile raccattare. Lo stesso Pitrè, infaticabile com'era e nonostante avesse affermato
che "la loro memoria era molto viva nella tradizione e più nel dialetto palermitano", non riuscì,
alla fin fine, che a mettere insieme non più di qualche paginetta.
Eppure, a ben esplorare gli angoli più remoti del folclore isolano, può capitare che qualche cosa
di nuovo salti fuori all'improvviso; ed è capitato, per caso, proprio a chi scrive queste note,
parlando del più e del meno con un amico di Canicattini Bagni, un grosso paese in provincia di
Siracusa, dove vive una comunità di Camminanti. Mi si è presentato un modo di dire che, per
quanto mi risulta, fu ignoto al Pitrè ed è addirittura inedito: "èssiri comu a mugghieri o zingaru",
essere come la moglie dello zingaro. Com'era la moglie dello zingaro ce lo dice un aneddoto.
Uno zingaro e sua moglie si erano accampati, con il loro carrozzone, sulla riva di un torrente.
Un giorno, mentre lo zingaro si trovava in paese, il torrente straripò, spazzando via tutto ciò
che incontrava lungo il suo corso. Al ritorno, il povero zingaro non trovò né la moglie né il carro
e diede l'allarme. Accorsero alcuni contadini, che incominciarono a perlustrare la zona, e man
mano si dirigevano a valle. Solo lo zingaro andava verso monte. Qualcuno, un po' sorpreso, gli
fece allora notare che se sua moglie fosse stata travolta dalle acque, si sarebbe dovuta trovare
a valle. Ma lo zingaro, con una certa rassegnazione, replicò che ciò che sarebbe stato normale
per gli altri, non lo sarebbe sicuramente stato nel caso di sua moglie.
E fu così che da quel giorno la gente del luogo disse di chi agisce sempre in maniera
inconsueta, fuori dalla norma, che "è comu a mugghieri o zingaru".
Proverbi zingari
Se vuoi essere saggio, ascolta.
Un uomo saggio ride quando può. Sa bene che ci sarà molto da piangere nella vita.
Se ti siedi sul cavallo rivolto all'indietro, quello continua ad andare avanti.
Una lepre in pentola vale per sei nel campo.
Se piove, non coprirti la testa con un settaccio.
Se entri nel torrente, non accusare le scarpe di essersi bagnate.
Un topo con una rosa all'orecchio è sempre un topo.
Se non vuoi vedere, a che serve una stella?
Vedere un gagiò che sorride è più raro che vedere una mucca che fa un uovo.
STEREOTIPI E PREGIUDIZI
22 di 32
06/10/2007 01:42 PM
Un popolo sconosciuto: gli zingari, a cura di Marco Cagol, 1995
http://www.gfbv.it/3dossier/sinti-rom/it/rom-it.html
- STEREOTIPI E PREGIUDIZI
Lo "straniero", con la sua situazione di
precarietà, fa riemergere il ricordo e la
paura delle perdite di certe sicurezze (la
casa, il lavoro, gli affetti familiari); e con
essa anche il senso del fallimento,
l'immagine infantile di essere
disprezzato, indesiderato e non amato
che ciascuno di noi porta nel profondo.
Per rimanere indenni da questi sentimenti
ecco che le persone o gruppi si creano un
immagine degli altri, sulla base di
inadeguate informazioni, con determinate
caratteristiche negative cha permetterà
di disprezzarli per certe caratteristiche
reali, che vengono esagerate, ma non
inventate (stereotipo). Ad esse vengono poi associate opinioni e sentimenti negativi
sostenuti perfino di fronte alla prova del contrario (pregiudizio).
Rita Vittori
Ecco come la psicologa Rita Vittori spiega la formazione dello stereotipo e del pregiudizio. E'
dunque uno stereotipo affermare, per esempio, che tutti gli zingari sono dei ladri, degli
imbroglioni, gente insomma di cui dobbiamo avere paura. Avere una capacità critica forse
significa allora saper distinguere e voler capire meglio.
Ed è un pregiudizio affermare, per esempio, che gli zingari non hanno voglia di lavorare.
Abbiamo visto come i diversi gruppi di rom si contraddistinguano proprio in base al mestiere
che praticavano e che oggi purtroppo non possono più praticare e abbiamo visto che la
frequenza di una scuola, ed il conseguente conseguimento di una licenza che permette di
trovare un lavoro, non è un fatto scontato per un ragazzo rom.
- COME LA STAMPA AFFRONTA IL "PROBLEMA " ZINGARI
23 di 32
06/10/2007 01:42 PM
Un popolo sconosciuto: gli zingari, a cura di Marco Cagol, 1995
24 di 32
http://www.gfbv.it/3dossier/sinti-rom/it/rom-it.html
06/10/2007 01:42 PM
Un popolo sconosciuto: gli zingari, a cura di Marco Cagol, 1995
25 di 32
http://www.gfbv.it/3dossier/sinti-rom/it/rom-it.html
06/10/2007 01:42 PM
Un popolo sconosciuto: gli zingari, a cura di Marco Cagol, 1995
26 di 32
http://www.gfbv.it/3dossier/sinti-rom/it/rom-it.html
06/10/2007 01:42 PM
Un popolo sconosciuto: gli zingari, a cura di Marco Cagol, 1995
http://www.gfbv.it/3dossier/sinti-rom/it/rom-it.html
- ROM E GAGÈ
Noi e i Gagè
Il gagiò lavora, lavora sempre, sperando di diventare qualcosa e, sperando così, muore. Poi ha
fatto tante leggi, troppe. La libertà è bella: vai dove voi. Una volta nei tempi antichi, era così:
andavi dove volevi e non ti domandavano niente. Invece oggi troppi incartamenti ci vogliono.
Però non si può essere senza gagé. Tutti insieme dobbiamo vivere. Un Rom non compra un
altro Rom. Una volta capitava di vendere un cavallo a un altro Rom. Ma del resto cosa vendi a
un altro Rom, che sa fare come te la stessa cosa ?
I gagé sono potenti, ma noi qualche volta siamo più furbi. Ti racconto una storia. Un giorno un
gagiò andava a Zagabria a vendere formaggio. Incontra un Rom.
"Dodròi tike."
"Come stai?"
"Bene, grazie. Cosa fai?"
"Vado in città a vendere formaggi. Se indovini quanti ne ho nel cestino, te li regalo tutti e
nove!"
"Proverò. Io direi che ... sono nove!"
"Per il diavolo, come hai fatto a indovinare? Sei troppo furbo. Ecco, prendili."
(da Rom sim di B. L. Zlato e M. K. Semezejana, edizione Lacio Drom, Roma, 1984)
I rapporti tra e gagé non sono sempre facili. Questa lettera scritta da una ragazza rom di 14
anni (di origine macedone, musulmana, in Italia dal 1990), inviata ad un ragazzo conosciuto a
Bolzano, ne é forse un esempio. (Si è preferito correggere alcuni errori di ortografia e togliere i
nomi propri citati nella lettera.)
Caro...
Nei prossimi giorni parto con mia mamma e i miei fratelli per andare da mio padre a
Skopie. Mio padre è stato mandato via dalla polizia che è venuta una mattina e ha
preso tanti uomini e li ha caricati su un autobus e li ha portati al confine perché non
hanno il permesso di soggiorno. Anche la Mamma ha il foglio di via e cosi andiamo
27 di 32
06/10/2007 01:42 PM
Un popolo sconosciuto: gli zingari, a cura di Marco Cagol, 1995
http://www.gfbv.it/3dossier/sinti-rom/it/rom-it.html
con .... a Skopie dove c'é anche mia nonna.
Mi dispiace tanto partire anche se qui al campo è sempre più brutto e quasi tutti
giorni arriva la polizia che l'altro giorno ha anche rotto i vetri e la porta della roulotte
di ..., i bambini hanno tantissima paura quando vedono la polizia.
Spero che a Skopie non c'é la guerra e così forse dopo 4 anni posso tornare a scuola
e non devo come qui a Bolzano andare in giro a chiedere i soldi; questo è brutto e
qualche volta la gente mi risponde male e mi manda via.
Io volevo andare a scuola qui a Bolzano ma anche se ... ha fatto tanto, non ho potuto.
Invece ti prego di salutare ... e .... * che mi hanno aiutato e sono gentili con la tua
famiglia.
Quando sono a Skopie ti scrivo e ti dico come è.
Ciao, saluti a...
Bolzano, 20 settembre 1994
* collaboratrici di una agenzia educativa privata che ha permesso la frequenza
gratuita di un corso.
Vesna, una ragazza rom
Ormai da tre mesi lavorava su quel ponte abitato da giganti con le ali e i capelli lunghi tutti di
pietra bianca. Andava avanti e indietro con un cartone in mano e tante volte da quando era lì
aveva sentito dire le mamme ai bambini: "Hai visto? Sta attento che altrimenti ti portano via
gli zingari."
Così non capiva niente: a lei che era già zingara chi l'aveva portata via, lontano da casa?
Vesna aveva dieci anni e il labbro leporino: era nata in una tribù del sud della Jugoslavia. Sua
madre e suo padre avevano altri dieci figli. Con quella bocca non si sarebbe mai sposata.
Prima dell'inverno l'avevano ceduta a un commerciante in cambio di due copertoni per la
neve.
La nuova famiglia non era molto diversa da quella che aveva lasciata. C'era una madre, un
padre e tanti fratellini e sorelline. Il padre, Mirko, lavorava con le macchine e la madre, che si
chiamava Zveza, chiedeva l'elemosina in centro assieme ai bambini più piccoli. La sera però
intorno al fuoco o alla televisione, lei non poteva sedersi vicino a nessuno. Così si capiva che
non era loro vera figlia, che non erano imparentati neanche per una via lontana tribù. L'unica
cosa che a loro importava di lei era che ogni sera tornasse con le tasche piene.
Era sempre Mirko ad accoglierla. L'accoglieva sulla porta della tenda con la mano tesa. Se i
soldi erano abbastanza le dava una scodella di minestra, altrimenti la sbatteva di qua e di là e
gridava: "Troia, credi che sia un hotel? Che siamo in un hotel? In un grand hotel?"
Qualche sera Mirko stava fuori con gli amici e rientrava ubriaco. Allora si stringeva la testa tra
le mani e i denti la battevano così forte che non riusciva a fermarli.
Anche il suo vero padre faceva la stessa cosa . Allora fuggiva svelta, sveltissima prima che la
toccasse, scappava giù verso il fiume con i salti di una lepre. Lì sulle sponde nascosta tra i
cespugli attendeva l'alba.
Il fiume! Quello che mancava più di ogni altra cosa. Era bello laggiù! D'inverno c'era una gran
crosta di ghiaccio e l'acqua vi scorreva sotto.
In primavera il ghiaccio si rompeva e sbatteva di qua e di là con gran rumore. C'erano le
folaghe di cui si potevano bere le uova e le coppie litigiose dei germani. E pio c'erano le
bacche succulente, in estate l'acqua fresca dove bagnarsi e le donne del paese che andavano
a lavare i panni e chiacchieravano come una radio, senza mai fermarsi.
Anche sotto il ponte dove stava adesso c'era il fiume, un fiume grande, lento e un po' giallo ma
a guardarlo non le diceva proprio niente. Quand'era triste però chiudeva gli occhi: e allora il
suo rumore diventava il rumore di tutti i fiumi e come un sangue più caldo le passava intorno
al cuore, lo avvolgeva, la riscaldava dentro. Quasi ogni giorno era triste e così quasi ogni
giorno faceva quel gioco.
Lo stava facendo in quel mattino poco prima dell'estate. L'aria era già molto calda e per
proteggersi si era messa dritta in piedi nell'ombra di un angolo. A quell'ora non passava
nessuno. Allora, con la faccia coperta dalle mani, aveva potuto pensare tranquillamente al suo
fiume, a tutti i fiori che c'erano vicino all'acqua e alle rane nascoste dentro.
da: Per voce sola, di Susanna Tamaro, Marsilio editore 1991
- BIBLIOGRAFIA
28 di 32
06/10/2007 01:42 PM
Un popolo sconosciuto: gli zingari, a cura di Marco Cagol, 1995
http://www.gfbv.it/3dossier/sinti-rom/it/rom-it.html
Autori vari
(a cura di M. Karpati), Zingari ieri ed oggi, Centro studi zingari di Roma, Associazione per i
popoli minacciati di Bolzano. 1993
Francoise Cozannet, Gli zingari, Miti ed usanze religiose, Edizione Jaca Book, Milano.
Bart Mc Dowell, Zingari, vagabondi del mondo, Ed. National Geografic Society, Giunti - Martello
Mirella Karpati, Fra i rom: vita e storie zingare, (Realtà e scuola: proposte di ricerca per la
scuola, n. 17), editrice La Scuola, Brescia.
Mirella Karpati, I figli del vento, gli zingari (Realtà e scuola: proposte di ricerca per la scuola, n.
18), editrice La Scuola.
Donald Kenrick, Il destino degli zingari, Edizioni Rizzoli, Milano
Lucia Tumiati, Gli Zingari (Biblioteca di lavoro di Mario Lodi), Mancinelli Firenze 1977
Scuola elementare "Madonna bianca" Trento, classe VA, Peslotto, il lungo viaggio di un ragazzo
sinto, Scuola aperta n. 4, Provincia Autonoma di Trento, Servizio Istruzione a assistenza
scolastica, 1986
Carlo Sgorlon, Il calderas, (romanzo), A.Mondadori editore, 1988, Milano.
D.H. Lawrence, La vergine e lo zingaro, (racconti tradotti da E. Vittorini), Oscar Mondadori, 1971
Milano.
Autori vari, Romane Krle, voci zingare, edizioni Sensibili alle foglie, 1992 Roma.
Diane Tong, Storie e fiabe degli zingari, Guanda editore
F. Lazzarato, V. Ongini, Il vampiro riconoscente. Fiabe, leggende e miti della tradizione zingara,
Mondadori editore
Marie Voriskovà, I quattro fratelli. Fiaba zingara, Sonda editore, (Supertascabili)
D. e L. Williamson, La nascita dell'unicorno e altre leggende dei nomadi scozzesi, Mondadori
editore.
Lacio drom, (buon viaggio), rivista bimestrale di studi zingari, direttore responsabile: Mirella
Karpati, presso Centro studi zingari, Roma.
Audiovisivi (In parte presenti nel catalogo della Biblioteca Culture del Mondo)
Il tempo dei gitani, di E.Kusturica (1989), video cassetta.
L'uomo perfetto, di Toni Gatlif, regista zingaro, (1983)
Latcho drom, di Toni Gatlif (1993)
Ho incontrato anche zingari felici, di A. Petrovic, video cassetta 105', Avala Film (1967)
I lautari, di Loteanu (su pizze cinematografiche)
- ENTI ED ASSOCIAZIONI CHE SI OCCUPANO DEGLI ZINGARI
In italia
Centro studi zingari
via dei Barbieri 22 - 00186 Roma / tel. 06 6833181 - fax 06 6868760
Opera nomadi
via Arco del Monte 99
00186 Roma
29 di 32
06/10/2007 01:42 PM
Un popolo sconosciuto: gli zingari, a cura di Marco Cagol, 1995
http://www.gfbv.it/3dossier/sinti-rom/it/rom-it.html
Associazioni per i diritti delle minoranze
via Reginaldo Giuliani 382
50141 Firenze
tel. 055 452418
Comune di Roma, XII circoscrizione
Biblioteca e centro culturale dei Rom - via S. Larizzo 100
00182 Roma
in Sud Tirolo
Associazione per i popoli minacciati
Gesellschaft für bedrohte Völker
via Portici 49 - 39100 Bolzano
tel/fax 972240
[email protected] - www.popoliminacciati.it - Vedi i nostri link su Sinti e Rom in Europa
Associazione culturale rom
presso Enes Hrustic
via F. Baracca 1 - 39100 Bolzano
Caritas (sezione tedesca)
via Talvera 4 - 39100 Bolzano
tel. 973604
in Austria
Kulturverein Osterreichischer Roma
Springsiedelgasse 32 - 1110 Wien
Roma
Verein zur Forderung von Zigeunern
Postfach 41 - A 7400 Oberwart
Romano Centro
Schneidergasse 15/5 - 1110 Wien
in Germania
Zentralrat deutscher Sinti und Roma
Zwingerstrasse 18 - 69117 Heidelberg
tel. 0049 6221 981101
Rom e.V. fur die Verstandigung von Roma und nicht Rom
Bobstrasse 6-8 - 50676 Koln 1 - tel. 0049 221 242536
Cinti Union Berlin
Lagerweg 14-18 - 1000 Berlin 20
Gesellschaft für bedrohte Völker (International)
Postfach 2024 - 37010 Gottingen
tel. 0049 551 49906 - 0 / fax 0049 551 57529 / [email protected] - www.gfbv.de
in Francia (Centro che interessa tutta l'Europa)
Centre de recherches tsiganes
Universitè René Descartes
106 quai de Clichy
F 92110 Clichy.
IMMAGINI DAL LIBRO
Copertina: Interface 1993/10, edito da Centre de recherches tsiganes.
30 di 32
06/10/2007 01:42 PM
Un popolo sconosciuto: gli zingari, a cura di Marco Cagol, 1995
http://www.gfbv.it/3dossier/sinti-rom/it/rom-it.html
pp. 5, 31: Zingari ieri e oggi, Bolzano 1994.
pp. 9, 28, 29, 35 (a destra), 40: Roma. Eine Reise in die verborgene Welt der Zigeuner, Köln
1989.
p. 13: J. S. Hohmann, Geschichte der Zigeunerverfolgung in Deutschland, Frankfurt/New York
1981.
pp. 17, 33, 35 (a sinistra): L. Eiber, Ich wußte, es wird schlimm.Die Verfolgung der Sinti und
Roma in München 1933-1945, München 1993.
p. 23: Reimmichls Volkskalender 1982.
pp. 25, 4a di copertina: R. Gronemeyer, G. A. Rankelmann, Zigeuner. Reisende in Europa, Köln
1988.
p. 39: Zugvögel seit jeher. Freude und Not spanischer Zigeuner, edito da E. Hackl,
Wien/Freiburg/Basel 1987.
Cagol, Marco: Un popolo sconosciuto: gli Zingari
Edizione tedesca: Verdorfer, Martha: Unbekanntes Volk - Sinti und Roma
Edizione ladina: N popul nia conesciù - Sinti y Roma, Tradotto da Erna Flöss e Marlies
Frenademez
® Tutti i diritti riservati
Editrice Frasnelli-Keitsch, Bolzano 1995
Edito da: Associazione per i popoli minacciati - Sudtirolo, 39100 Bolzano, Via Portici, 49
Concetto grafico e impaginazione: Graphic Line, Bolzano
Stampa: CIERRE grafica, Caselle di Sommacampagna (VR)
Foto di copertina: Interface, Straßburg
Collaborazione: Thomas Benedikter, Hilda Kasparek, Doris Wallnöfer, Irene Palma
Versione web (luglio 2001): Mauro di Vieste
Ringraziamo:
Mirella Karpati: Centro Studi Zingari, Roma
Istituto ladino di cultura Micurà de Rü, San Martino in Badia
Annelore Hermes, Gesellschaft für bedrohte Völker, Göttingen
Helene Gamberoni, Caritas Bozen
Famiglia Wolfdietrich Schnurre, Berlin
Ordinazioni: Editrice Frasnelli-Keitsch, 39100 Bolzano, Via Castel Flavon, 37/B, tel. (0471)
274240, fax (0471) 288177
Associazione per i popoli minacciati, 39100 Bolzano, Via Portici, 49, tel./fax (0471) 972240
I Sinti e i Rom, ossia gli zingari come spesso
vengono chiamati in Italia, sono dispersi su quasi
tutti i paesi europei, ovunque minoranza. Sono
più di 10 milioni di persone che costituiscono
31 di 32
06/10/2007 01:42 PM
Un popolo sconosciuto: gli zingari, a cura di Marco Cagol, 1995
http://www.gfbv.it/3dossier/sinti-rom/it/rom-it.html
l'ultimo popolo europeo che, da 600 anni nella
diaspora, vive almeno in parte un'esistenza
nomade.
Troppo spesso vengono giudicati con valutazioni
superficiali e sprezzanti, si conosce poco però
della loro storia e della loro cultura. Spesso li
emarginiamo, senza conoscere le loro condizioni
di vita, i loro problemi, le loro aspirazioni.
Sinti e Rom da lungo tempo vivono da noi nel
Sudtirolo.
Meritano
una
attenzione
più
appronfondita.
Questi
"testi
per
giovani"
forniscono un primo approccio ed un invito a
conoscerli meglio.
Vedi anche:
* www.gfbv.it: www.gfbv.it/3dossier/linkgfbv.html#rom | www.gfbv.it/3dossier/rom-it.html
* www: www.bibmondo.it/libri/bibl-srom.html | www.emscuola.org/labdocstoria/Pubblicazioni/uBarodrom/indiceU.htm | www.fondfranceschi.it/rom.pdf
[file pdf]
Ultimo agg.: 24.2.2004 | Copyright | Motore di ricerca | URL: www.gfbv.it/3dossier/sinti-rom/it/rom-it.html | XHTML 1.0 / CSS | WEBdesign, Info: M. di
Vieste
HOME | INDEX | Deutsche Fassung | Versciun ladina
32 di 32
06/10/2007 01:42 PM
Scarica

Un popolo sconosciuto - Isole nella rete ECN