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Ho ~à detto del significato delle Sue due opere fondamentali, ere·
sciute con Lui, oltrechè nella dimensione imposta dal dilatare della ma·
teria, soprattutto nella qualità del Suo progressivo contributo di sistematicità.
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Questo ricordo non deve esaurirsi in una mera rassegna di titoli, e
neppure vuole essere una recensione postuma delle Sue opere: semmai,
quanto alle Istituzioni, c'è da dolersi che l'ultima edizione sia rimasta
ferma al1983, mentre per il Codice delle leggi sul lavoro sarebbe auspi·
cabile che la imminente pubblicazione di una nuova ed~ione costituisse
l'occasione per discutere approfonditamente il significato di questo ge·
nere di opere: desidero perciò lasciare sospeso il discorso sul Codice, nella
speranza appunto che esso possa venire ripreso quando la fresca stampa
rinnoverà il piacere di una consultazione diretta, sotto la Sua guida idea·
le, del materiale normativa, consultazione non sostituibile, ma solo inte·
grabile, amio avviso, da ogni pur perfetto strumento informatico. Una
sola notazione, dunque, su questo Codice, che si 'distingue per la sua com·
pletezza ed essenzialità: èuna notazione che èanche una testimonianza
personale del rifiuto opposto da Levi Sandri alla lusinga ili una facile ope·
razione commerciale, volta atrasformare l'attuale opera in una raccolta
semplificata, ma ~à con le stimmate di una programmata caducità. Di·
fesa, dunque, del significato culturale eformativo di questa Sua opera:
difesa, peraltro, così appassionata da convincere - devo darne merito·
riamente atto -l'Editore arìnnovare la pubblicazione nella sua ori~na·
ria formulazione, pur con qualche sacrificio delle esigenze commerciali.
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re gli effetti delle innovazioni dell'ordinamento italiano edi quello comu·
nitario - che «non contrasterebbe ad ogni modo con iprincipi costituzio·
nali un sistema, quale quello cui sembra mirare il nostro le~slatore, che
garantisse tutti icittadini dal verificarsi di determinati rischi epreve·
desse poi una ulteriore epiù ampia garanzia per i lavoratori» (lstituzio·
ni, 1983).
Ho accennato, all'inizio, del potenziale contributo del pensiero ili Lio· ,
nello Levi Sandri aterni attuali efuturi, quali quelli delle nuove tecni·
che produttive; se èvero che l'impatto dell'innovazione tecnolo~ca èun
dato imprescindibile, in atto ed in futuro, sull'intera società civile, èal· .
trettanto vero che sul fronte più avanzato di questo impatto si trovano
proprio ilavoratori ele imprese nelle quali essi sono inseriti; ela filoso·
fia di un sistema di sicurezza sociale, così come gli strumenti prim~ti di
real~zazione dei relativi obiettivi, non possono non tener conto di que·
sto dato, della priorità, cioè, della tutela dei lavoratori, ricorrente/nelle
tesi di Levi Sandri, convinto della gravità del rischio della perdita ~ spe·
cificità di un sistema che dovesse risultare appiattito sotto la spinta di
una impostazione in~ustificatamente generalizzante per tutte le ipotesi
ili intervento liberatorio dal bisogno. Ma sulla valenza ili questa affer·
mazione, resa ora in controluce, attraverso il pensiero ili Levi Sandri,
sarà doveroso tornare nelle necessarie, successive meditazioni sul futu·
ro della sicurezza sociale nella società tecnolo~ca.
Questa fuga in avanti, volta quasi aproiettare l'insegnamento di Le·
vi Sandri, easeguire il maturare ulteriore epostumo dei suoi ricchifrutti,
deve ancorarsi alla consapevolezza radicata nel Suo pensiero della ne·
cessarla omogeneità ed unitarietà di un sistema di previdenza sociale,
rispetto al quale Egli ha dato contributi di sistematicità scientifica ed
operativi insieme. Si spiega in questa lo~ca la Sua convinta, ete~pesti·
va, affermazione della necessaria ampiezza ed onnicomprensività del ter·
mine "lavoratore", esteso atutte le manifestazioni concrete di attività
umana suscettibilfai valut~ione economica, esi ~piega altresì la con·
vinzione della necessità - che per l'ordinamento italiano èrimasta in
parte alivello di auspicio - di una opportuna riunificazione dei vari si·
sterni di previdenza in atto, particolarmente nel confronto fra lavoratori
privati elavoratori pubblici dipendenti (Lezioni di Diritw della previ·
denza sociale, 1956).
Etorno ora, in chiusura di questo mio ricordo, alle Istituzioni di Le·
gislazione Sociale. Parlare ili esse significa, rispetto all'opera scientifi·
ca di Levi Sandri, parlare di quarantuno anni di studio edi ricerca: tanti
sono gli anni che separano la prima dall'ultima efuione. Sarebbe un fuor
d'opera, ho ~à detto, entrare nei dettagli, anche perché in relazione alle
caratteristiche ealla natura dell'opera, èdato ritrovare in essa ivari spun·
ti di cui ho fin qui detto. Merita invece di essere sottolineata la straordi·
naria tenuta dell'impianto iniziale, afronte ili una notoriamente tumul·
tuosa eradicale evoluzione del sistema normativa ivi sintet~zato, tanto
più considerando la imponente dilatazione internazionale ecomunitaria
dei terni trattati.
Un impianto sistematico nel quale hanno trovato naturale collocazione
tutti gli sviluppi istituzionali enormativi della le~slazione sociale, edel·
la quale Egli si èsforzato ili fornire una "idea" costantemente adeguata
al dato positivo, facendo sempre riferimento all'obiettivo immediato e
specifico dell'azione le~slativa atutela della classe lavoratrice per fini
di interesse generale, nel quadro di una sistematica regolazione, autono·
ma ed eteronoma, dei rapporti ili lavoro eprofessionali in genere.
Aquesta lo~ca risponde l'articolazione iniziale, sempre confermata,
nei quattro capitolo fondamentali:
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Questo èil respiro culturale el'insegnamento, che spero di aver ade·
guatamente colto erappresentato, di un uomo dalla poliedrica eforte
personalità, le cui varie sfaccettature trovano (mi piace usare il p:esen·
te) il loro denominatore comune in una rara fermezza morale ed muna
coerente severità dell' a~re, che rendevano forse non facile il rapporto
con Lui, ma certamente appagante per un interlocutore che cercasse sti·
moli ad a~re per rag~ungere traguardi di rilievo spirituale ed intellet·
tuale, non di mera soddisfazione materiale.
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-l'assetto istituzionale, volto alla individuazione dei soggetti del si·
stema;
-la disciplina amministrativa del lavoro, fino alla tematica, iniziai·
mente assai contenuta dei licenziamenti, schemat~zata in termini tali da
proporsi come modello di Wl'area sempre più significativa dell'azione am·
ministrativa generale dello Stato edegli altri enti dotati di capacità in
qualche modo normativa ed amministrativa;
-la sicurezza sociale, il cui capitolo èquello certamente più tormen·
tato, come risulta dall'essere stato l'unico asubire una seria variazione
terminolo~ca rispetto alle scelte iniziali (ancora nella quinta edizione,
del1955, il capitolo èintitolato «La Previdenza Sociale»; nella sesta edi·
~one, del1958, si re~stra il nuovo titolo);
- l'attuazione della le~slazione sociale, come essenziale momento
operativo per la concreta realizzazione dell'obiettivo di tutela delli clas·
se lavoratrice.
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Con queste notazioni può dirsi concluso questo essenziale profilo
scientifico di Lionello Levi Sandri; ma il mio sforzo sarebbe incomple·
to, se non ricordassi che Levi Sandri aveva anche il gusto. di sottrarsi
alla tirannia di una invadente tecnocrazia, aprendosi, con l'usuale im·
pegno, ad orizzonti culturali variegati edel tutto diversi rispetto aquel·
li professionali. Èil caso della conversazione tenuta nel gennaio 1968
all'Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles su «Un coso con due gambe
detto Guido Gozzano», nella quale Egli ripercorre la vita di un poeta
non sempre adeguatamente apprezzato, eche invece proprio recente·
mente èsta~o riproposto al pubblico dalla critica letteraria su inizia·
tiva dell'Università di Torino, con una celebrazione del novantesimo
anniversario della prima poesia gozzaniana dedicata alla madre; certa·
mente Levi Sandri sarebbe rimasto intimamente soddisfatto di trovare
un così autorevole1'iscontro alla sensibilità che Ld aveva mosso in quel·
la occasione.
Su un piano diverso, di ricostruzione storica econ evidenti intenti
di denuncia proiettati fino ai nostri ~orni, sta il pregevole volumetto Il
giallo della regìa (Ed. Armando, Roma 1983) che ci ripropone con una
intensa carica etica il primo scandalo dello Stato unitario italiano
(1868/1869), coinvolgente talune banche, un'Azienda di Stato, la Camera
dei Deputati ela Magistratura. Una ricostruzione storico-politica in chiave
di forte attualità, la cui vivacità elimpidezza hanno attratto l'attenzione
di Leonardo Sciascia, che ha voluto accompagnare il testo con una breve
ma significativa nota introduttiva.
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INDICE
5
MARIA CARLA LEVI SANDRI, Il ricordo di una figlia
DARIO MoRELLI, Il combattente per la libertà
GIOVANNI FALCHI, L'impegno per l'Europa
GABRIELE PESCATORE, Il ~udice amministrativo
PASQUALE SANDULLI, La produzione scientifica
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Collaboratori
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ISTITUTO STORICO DELLA RESISTENZA BRESCIANA
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25121 Brescia, via G. Rosa, 39 · Tel. 030/295677
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I Quaderni di "La Resistenza bresciana"
n° 2, MASSIMO MARTIN!, La depcrrtazinne nazuta. Organizzazinne ecatalogo uf
ficiale dei lager, Brescia 1980, pp. 96; L. 10.000
n° 3, DARIO MoRELLI, Bedizzole nella Reswtenza, Brescia 1985, pp. 52; L. 5.000
n° 4, MARIO BENDISCIOLI, Storia contemparanea. Scritti 1924·1981, Brescia
1989, pp. 112; L. 10.000
n° 5, AA.Vv., Limwllo Levi Sandri. Una vita per la libri ela ~~tizia., Bre·
scia 1992, pp. 96; L. 10.000
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n° l DARIO MoRELLI, Corteno Golgi nella Resutenza, Brescia 1973, pp. 36; L.
3.000
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COMMEMORAZIONE
DEL SOCIO
LIONELLO LEVI SANDRI
ESTRA'ITO DAI
"COMMENTARI DElL'ATENEO DI BRESCIA"
PER IL 1994
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COMMEMORAZIONE DEL SOCIO
LIONELLO LEVI SANDRI
LETTERA DEL SINDACO DI BRESCIA
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PROF. PAOLO CORSINI
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Devo con vivo rincresdmento comunicare che, acausa di un
precedente econcomitante impegno, non potrò essere presente
all'incontro di venerdì 11 p. v. in memoria di Lione/lo Levi
Sandri.
Ho molto apprezzato l'invito esono grato agli autori del
saggio edito dall'I.S.R.B. eall'Avvocato Trebeschi, mio illustre
predecessore, per le testimonianze che renderanno in ricordo di
un personaggio di elevata statura morale eavile quale fu Lione!lo Levi Sandri.
La Sua lunga carriera di uomo pubblico, in diversi settori, è
sempre stata caratterizzata da profonda passione, competenza
eimpegno professionale, dall'attività presso il Ministero del Lavoro - isuoi scritti in tema di legis~zione sociale ediritto del
~voro denotano un'attenzione costante aqueste problematiche nel corso di tutta la Sua vita -aquel~ di magistrato del
Consiglio di Stato di cui èstato Presidente, all'appassionato impegno europeista quale membro della Commissione delle Comunità europee aBruxelles negli anni sessanta.
L'esemp~rità, l'onestà, il costante perseguimento del fine
pubblico hanno caratterizzato ogni Suo impegno eciascuna fa-
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PAOLO CORSINI
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DISCORSO COMMEMORATIVO DEL PRESIDENTE
tica, ma l'esperienza che più ha segnato la Sua vita egli ha dato maggiormente il senso della profonda necessità egiustizia
~el. Suo operato èst~ta la guerra di Liberazione, la lotta parttguma della quale estato protagonista nel bresciano con coraggio eabnegazione.
In un ~o~ento qual; que~lo che stiamo vivendo oggi, il
profondo stgnificato del! espenenza umana di personaggi della levatura di Lione/lo Levi Sandri non può certo sfuggire ad
alcuno. Agli autori eagli organizzatori dell'incontro va dunque il mio rinnovato ringraziamento eun sentito p~uso. .
CESARE TREBESCHI
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QUALCHE APPUNTO
SULLE TAPPE BRESCIANE
ESUI VALORI DI UN UOMO EUROPEO:
LIONELLO LEVI SANDRI
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Paolo Corsini
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1. L'Ateneo vuol dedicare quest'incontro non alla figura di
Lionello Levi Sandri, già ricordato con ben altra autorevolezza in altre, più prestigiose sedi, ma più modestamene alle sue
tappe bresciane. Si pensava anzi di parlare del quaderno curato con amore ecol consueto scrupolo storico da Dario Morelli per l'Istituto storico della resistenza bresciana, ma penso
lecito partire dalla delicata suggestione che ci viene, da prima,
dalla dedica di un' op'era singolare: al~ dolce memoria del~
moglie nel cinquantenario del primo incontro in Queriniana,
aBrescia.
Perché per quanto grande ed esemplare il suo contributo alla resistenza, sarebbe riduttivo circoscriverne vita eimpegno
per la libertà ela giustizia in quel biennio che pur ha segnato
la sua vita, e, checché oggi qualcuno ne pensi, la storia del nostro paese. Bene ha fatto quindi Morelli aintegrare le note sulla lotta di liberazione con le delicate pagine familiari della figlia Maria Carla, econ quanto hanno voluto scrivere di lui il
suo successore alla presidenza del Consiglio di Stato, prof. Ga·
briele Pescatore, ei suoi più diretti collaboratori alla Commissione CE, ambasciatore Giovanni Falchi, eall'Università
PAOLO CORSINI
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tica, ma l'esperienza che più ha segnato la Sua vi:a, egli.ha ~~­
to maggiormente il senso della profo~da ne~esszta egzusttzza
del Suo operato èstata la guerra dz ~zberazzone, ~a lotta partigiana del~ quale èstato protagonzsta nel bresctano con coraggio eabnegazione.
In un momento quale quello che stiamo ~ivendo o~gi, il
profondo significato dell'esperienza umana dt personagg.t del~ levatura di Lione/lo Levi Sandri non può certo sfuggtre ad
alcuno. Agli autori eagli organizzatori dell'in~ontro va dunque il mio rinnovato ringraziamento eun senttto plaus9.
DISCORSO COMMEMORATIVO DEL PRESIDENTE
CESARE TREBESCHI
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QUALCHE APPUNTO
SULLE TAPPE BRESCIANE
ESUI VALORI DI UN UOMO EUROPEO:
LIONELLO LEVI SANDRI
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Paolo Corsini
1. L'Ateneo vuoi dedicare quest'incontro non alla figura di
Lionello Levi Sandri, già ricordato con ben altra autorevolezza in altre, più prestigiose sedi, ma più modestamene alle sue
tappe bresciane. Si pensava anzi di parlare del quaderno curato con amore ecol consueto scrupolo storico da Dario Morelli per l'Istituto storico della resistenza bresciana, ma penso
lecito partire dalla delicata suggestione che ci viene, da prima,
dalla dedica di un'op'era singolare: alla dolce memori4 della
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moglie nel dnquantenario del primo incontro in Querinuma,
aBrescia.
Perché per quanto grande ed esemplare il suo contributo alla resistenza, sarebbe riduttivo circoscriverne vita eimpegno
per la libertà ela giustizia in quel biennio che pur ha segnato
la sua vita, e, checché oggi qualcuno ne pensi, la storia del nostro paese. Bene ha fatto quindi Morelli aintegrare le note sulla lotta di liberazione con le delicate pagine familiari della figlia Maria Carla, econ quanto hanno voluto scrivere di lui il
suo successore alla presidenza del Consiglio di Stato, prof. Gabriele Pescatore, ei suoi più diretti collaboratori alla Commissione CE, ambasciatore Giovanni Falchi, eall'Università
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CESARE TREBESCHI
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di Roma prof. Pasquale Sandulli: senza fronzoli opennellate
agiografiche ne esce la figura d'un Uomo.
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Nonpoteva esser· altrimenti: Lionello era cresciuto prima
che all'Arnaldo alla scuola paterna, nella quale ivalori della libertà edella tolleranza si coniugavano con quelli della patria
edella cultura. Mi èoccorso di ricordarlo ainsegnanti che
chiedevano di presentare testi di educazione civica: il nuoto e
la democrazia non si insegnano per corrispondenza; ben più
che da trattati emanuali, molti studenti bresciani hanno imparato ad amare una città libera, eavolerla, fortemente, libera, proprio da uomini come Augusto Monti eDario Levi, Giulio Bevilacqua eCarlo Manziana.
Dario Levi era nato aCorlù (quando il vecchio sindaco di
Corfù avv. Spiros Rath, venne aBrescia, fu colpito dalle molte, singolari coincidenze che legano la nostra città aquell'isola incantevole: dal card. Querini edella "sua" biblioteca, alle
splendide edizioni foscoliane di Niccolò Bettoni, eappupto al
prof. Levi), eaveva insegnato aMessina, Milano, Massa, Como, Brescia. Ma se, per una famiglia ebrea, il miraggio della
patria del destino èsempre un programma irrinunciabile, Brescia poteva considerarsi quanto meno seconda patria per il
prof. Levi, eamaggior ragione per Lionello, che aun incontro in camera di ·i:ommercio diceva esplicitamente: anche se
non sono nato aBrescia, per i ricordi personali efamili4ri, per
ilunghi periodi vissuti in questa città eprovincia (e modesta·
mente non disse che in questa provincia si era guadagnato una
medaglia d'argento per quella battaglia del Mortirolo, grazie
alla quale anche la città di Brescia avrebbe visto decorare il suo
gonfalone); perché ho avuto l'onore di rappresentare~ citta-
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2. In quella dedica c'è il suo consortium omnis vitae con la
signora Bice: ma viene in luce anche il suo giovanile immedesimarsi con le istituzioni culturali della nostra città che l' avrebbe fatto ascrivere anche tra i soci di quest'Ateneo.
dinanza bresciana nel primo consiglio comunale eletto dopo la
liberazione, questa èla mia città.
Lionello Levi Sandri, negli anni della sua vicepresidenza della Commissione delle Comunità Europee (1961-1970)
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4. ·Non acaso, penso, M. Carla Levi Sandri riconduce l'idea
di questa documentata ricerca, all'impegno svolto Ja suo pa·
dre con i ~udici costituzionali Aldo M. Sandulli eVezio Cri·
safulli nel c. d. cQmitato dei saggi per l'inchiesta sulla P2: lo si
arguisce dal collegamento di uno dei protagonisti con Adria·
no Lemmi, patriota mazziniano, più tardi ispiratore delle più
settarie scelte crispine, gran maestro della massoneria, efon;.
datore di quella Loggia P2 per bquale tanto reo tempo si vol.s~- eancora si volge (e si volgerà, ivrebbe potuto aggiungere,
leggendo le ultime cronache). Sia qui lecito un inciso, bresciano, ocomunque familiare: con questo verso Lionello affi.
da bP2 al ~udizio infernale di Minosse,e riveb insieme il suo
amore per Dante. Forse, mentre scriveva il giallo gli tornava
tra le mani l'unico libro chiesto, in Libia, asuo padre, che gli
aveva spedito la divina commedia con dedica affettuosissima
earguta:
"al Tenente artiglier Lionello Levi
perché il travaglio eil sahariano ardore
cercando queste pagine, disgrevi
con inesausto appassionato amore,
~on gran disio che avaccio egli ritorni,
momaggio augurale invia l'autore
., . {punti di sospensione)... de' suoi giorni'
~la mh queste rig~e traspare con la diligenza nell'accertar
ogm anc ere~ota ct~cost~nza, lo sérupolo del m~ istrato cui
i~ sdegho n~n Impedisce dJ vedere ed evidenziare i~eriti: halt~~ c e st. conferma nell'analisi impietosa delle lacune
delltstruttona
. non e
t · · , · edelle
. . sentenze· La prassi· degl'1omzsszs
n~ a ne servlZJ segreti specializzati nel deviare le indagi·
:di~ sejjste: ja !'o~~o del ~urista punta l'attenzione su
bbl' e ~ ~a e, md!vJduandola nella non autonomia del
pu tco mtmstero dal potere esecutivo.
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3. Pubblicato dieci anni fa, il giallo del~ regia, questo il titolo del volumetto dedicato alla moglie, racconta il primo
grande scandalo dell'Italia unita, che avvelenò la vita politica
eappassionò l'opinione pubblica nd1868"69: ma èanche ero·
naca della prima, grande privatizzazione, enel confronto con
l'og~ èdoveroso einsieme di qualche conforto dar atto a
Ciampi, aProdi, aBarucci, aNatalino Irti, ediciamo pure a
un clima democratico più sano di quanto i giornali non vogliano farci credere, se ha fatto scuola una prima grande pri·
vatizzazione giunta in porto superando gli scogli dei numerosi zoccoli duri in famelico agguato.
Lionello non manca di ricordare anche nominativamente la
consorteria dei banchieri con i vari Bastagi prqtagonisti
dell'operazione1eil polemico intervento di Giovat)ni Lanza
all'atto di dimettersi da presidente della Camera: i' monopoli
b~ogna sopprimer/i oche li tenga il governo. Ma~ nelle con·
elusioni che rivela la concretezza della sua esperi~nza, ponendo aconfronto, nel lungo periodo, i risultati della privatizz-azione per le due parti, Stato esocietà finanziaria: el'aridità
delle cifre non può nonJar riflettere.
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5] Appunti sulle tappe bresciane esui valori di Lione/lo Levi Sandri 177
[4 .
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CESARE TREBESCHI
5: Non s~lo teoria giuridica: forse si può risalire alla congemt~ allergt~ per carrozzini ezuccherini come allora defi .
vano t pubbhci rubalizi: già trent'anni pr'I.ma ca o b' mal .. d11
.
' P ga metto
ned~:ero e avoro, mi. rac~ontava della stupefatta reazionell'affidcollega t~e no~hr~usctva acapacitarsi di tanto rigore
.
~r queg Imcanc Iremunerati (commissioni, arbitraIl, ~ppalu) eh; troppo spess? sono carrozzini legalizzati: co·
me, to posso Jar tantz ptacert ate, etu non fai piaceri ame~
Ma lo raccontava
. .
d 11 d'senz'·acredine' geloso
· della propna. d'mttura, non e atoga l Torquemadao con la stessa bona . . .
con l 1 d'
.. '
na troma
aqua e t un ~orno pohttco che per certa toscana arroganza potev~ appanr superbo echiuso, diceva: non stare alle
apparenze,. e onesto, preparato, democratico sincero anche
ape~to a,l ~zalogo co~ !utti; certo, non ècolpa sua se d~ uan~o ehmbnntro, quel/t ~to.mo (eccellenza di qui, eccene!za di
' c eh e apensata, Jet nsolve tutti iproblemi) gli 'anno
a~re c eno b t · U
J' cre~ttento finis;espearg ta dmat. dno qua dentro se non sta più che
ere erct avvero!
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CESARE TREBESCHI
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7] Appunti sulle tappe bresciane esui valori di Lione/lo Levi Sandri 179
6. Critici autorevoli hanno sottolineato il carattere approfondito eimparziale dell~ ricer~.a storica: ~orse vale l.a pena di cercare, con una sorta dt quell mterpo~azt.one cara a~ vecchi romanisti, quei principi che se nello!o m~teme trasptr~n.o
da tutto l'affaire, Lionello ha vo~uto evtdenztare con esplicite notazioni: non che volesse scnvere un rom.a~zo ates~; sono i fatti acondannare tesi eprassi ancor oggttmperantl.
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Edi un delicato atto istruttorio: il documento fece grande,
'dolorosa impressione anche nell'opinione pubblica pe~ché,,.co­
me anche allora era costume nel nostro allegro paese, vt fu ltmmancabile fuga, ~ un giornale pub~licò i~tegr~lmente .la lette-.
ra. In altro punto: Anche se aquet tempt la ~tetrolog~ non sz
era ·ancora affermata, l'opinione pubblica ptù av~erttta non
potè non sospettare che .l'episodio fosse stato saptentemente
sfruttato se non addirittura organizzato.
7. Nella corona di cippi emonumenti in fondo al viale d'in~
gresso del nostro ~imite!o vantiniano, il terzo sulla d:stra, d~
sobrietà assoluta, ededtcato al gen. Nugent che mon per le
Ne esce apezzi la serietà el'imparzialità del governo, che trascurò piste d'indagine di ben altro rilievo, perché gli interessa·
va soprattutto co~ire duramente l'opposizione, euna sentenza
di condanna del Lobbia valeva più di qualsiasi altra soluzione.
Ne esce apezzi l'intera classe politica, se passarono diverse legislature, quasi tre lustri, perché la camera riprendesse in
esame un episodio eun problema, personale sì, ma emblematico di fondamentali diritti civili. Inutile cercare di volta in volta un capro espiatorio, se poi chi detiene il potere non riesce
ariproporre il problema. Proprio commentando con Lui certe realizzazioni bresciane nel campo dei servizi pubblici si rilevava insieme quanto - per la loro ovvietà - esse suonassero
non amerito dell'amministrazione locale ma ademerito dei
politici di altre città, preoccupati del sesso degli angeli.
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Così nella discussione sulla proposta di inchiesta parlamentar~ egli non esita a qualificare ingenuo il patriottism.o
d'istituzione del "grande giurista" Pasqua~e Stan~slao ,~anct­
ni che bollava come offesa al parlamento 1dub~t su.lltmp~r­
zialità della giustizia politica. Eppure a~che oggt, chtos~ ~~IO­
nello, dopo tante scandalose pro~e. moltt:sembrano ~o~dwtde­
re, ma non èpiù ingenuità, l'optntone dt P.S. Manam. ~~ .
Nel voto sulla mozione per indurre Crispi acorreda~ di prove le sue insinuazioni, allora scrive, idiretti interes~att ~veva­
no la delicatezza eil buon gusto d'astenersi, un'abtt~dt~e che
oggi sembra caduta i~ .d~suso. Ap:op~s~to del dovere d.t ~o mportamenti anche VlSlbtlmente hmptdt semb!a condtvtdere
quel passo della relazione Pisanelli-Za?ard.ellt che. avve~e ~
quanti sospetti possa dar luog~ la parteapaztone (a~w.nan~) dt
un deputato (non soltanto pnma, ma a~che) fo~ht gzomt dopo l'approvazione di.una ~egge, e:ome tmp~rtt rtprovare questi fatti perché non sz abbtano annnovare. mnessun modo.
ferite "combattendo contro gli insorti" nelle dieci giornate, e
lasciò i suoi beni alla città di Brescia. Mi piace rivedere anche
Lionello- come tanti giovani accompagnati da genitori emae·
stri della generazione risorgimentale - riflettere sulla stupen~
da epigrafe: oltre il rogo non vive ira nemica. Forse questa tappa giovanile bresciana si legge in filigrana nella sconsolata riflessione sulla morte in miseria dell' on. Civinini: in politica,
oltre il rogo... vive ira nemica.
Non èla sola, sconsolata conclusione di una cronaca scrupolosamente oggettiva che manda in pensione gli impenitenti laudatores temporis acti. Ne esce apezzi l'imparzialità della magistratura: la sentenza di condanna che ha colpito Lob·
bia per simulazione di delitto disonora, egli scrive, la giustizia
italiana.
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8. Da questo quadro sconsolato non pare salvarsi la nostra
stagione, se, quasi ultima tappa bresciana, il racconto si chiude con un gelido richiamo apiazza Loggia eai suoi processi
(ma il giudice Zorzi non aveva ancora depositato la sua requisitoria).
Ha dunque ragione Sciascia, che nella prefazione lega il nome Lobbia auno di quei fatti che spiegano tutto, nel senso di
180
CESARE TREBESCHI
9] Appunti sulle tappe bresciane esui valori di Lionello Levi Sandri 181
quella negatività, di quella menzogna, di quell'assenza del diritto edella giustizia con cui ancora facciamo i conti t
Possibile - egli scrive, richiamando dalla manzoniana colonna infame la definizione di quest'ansietà d'ingiustizia- possibile che le cose siano andate sempre così, che debbano andare sempre così?
Una risposta affermativa farebbe torto aun uomo che giustamente la figlia ricorda come quelle figure del Vecchio Testamento che riescono asopportar ogni cosa eatrasformarla
in bene.
Se èlecita una digressione persopale,. sia consentito ricordare che in una vigilia di desolazione, prima d'esser ·tradotto
in un viaggio senza ritorno, anche mio padre - che pur, allora poco più che quarantenne, consideravamo tra ivecchi- tentava una risposta virilmente civile agli stessi interrogativi. Non
vi ènulla da fare, scriveva nell'ottobre del '43, tutto ciò che si
fa non serve a. nulla: du~ articoli c~e s~no .si~bolo. di troppa
gente... se oggz la tragedza sembra mghzotttra; lo sz deve alla
malvagità di alcuni, ma soprattutto all'indifferenza eall'egoismo scettico della maggioranza...
nulla da fare, non c'è più nulla da fare- questa stessa desolata risposta del cardinale di Milano all'angoscioso appello del
vescovo di Brescia per questo martire, toccò ame portarla, pur
con un fascio di consolanti messaggi di prigionieri, quell'ultimo martedì di marzo.
Ma ècon la sua stessa vita che Lionello risponde, prima che
col coraggio di un esame di coscienza, nel40° anniversario della lotta di liberazione: davanti al presidente della repubblica e
ai comandanti partigiani egli rinnova in termini nobilissimi
quegli interrogativi. In quell'incontro sarèbbe stato facile crogiolarsi nella laudatio temporis acti eguardare al presente col
cupo pessimismo di Sciascia. Invece no. Lionello non nasconde nulla: non asprezze del passato, non egoismi dell' oggi, non preoccupazioni del futuro. Ma con equilibrata saggezza riesce aproporre un bilancio che èinsieme consuntivo
onesto esereno, eprogramma.
Lionello affida àlla preghiera del Ribelle, quel~ magnifica pagina di fede edi poesia scritta da Teresio Olicelli, la mirabile sintesi dei sentimenti che, scrive, talvolta nel nostro inconscio, ci
erano comuni. "Signore Tu che dicesti io sono la Resurrezione e
la Vita, rendi nel dolore all'Italia una vita generosa esevera".
Siamo stati capaci di realizzare questa vita generosa esevera? Possiamo affermar che abbiamo conquistato la libertà e
l'abbiamo mantenuta. Da quarant'anni ormai viviamo in una
democrazia senza dubbio non perfetta, talvolta, ma aogni modo in un regime di libertà politiche ecivili, che costituisce la
base indispensabile per ogni sviluppo ulteriore anche nel campo sociale ed economico. El'esigenza di libertà èradicata in
chi ha conosciuto un regime non libero, ma èsalda eforte anche nelle generazioni che ci hanno seguito, anche le più giovani. Quest'ordinamento democratico ha consentito grandi progressi nel campo economico esociale. Il tenore di vita del nostro popolo si èsensibilmente elevato el'Italia èormai tra i
paesi più industrializzati del mondo.
Altra voce all'attivo: la Resistenza èsorta esi èaffermata
in tutti i paesi occupati dai nazifascisti, ein quelle nazioni an-
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9. Èben vero: quando con Sciascia dobbiamo ripetere: an·
che oggi èandata così, come sempre; quando ci vediamo costretti atogliere l'interrogativo al non c'è nulla da fare? ècome se un macigno scendesse aopprimere fosse lontane ela nostra coscienza, come se un vento impietoso risollevasse le ultime ceneri dei lager per disperderle nel fango che dilaga, offuscando conJa memoria di ideali perduti la nascente speranza~ei giovani.
;
.
. lo non riesco - come· efficacemente Dario Morelli - anascondere l'emozione sulle righe così essenziali per la morte di
Giacomo Cappellini: non riesco, come non riusciva Lionello,
pur dispiaciuto di scrivere proprio il giorno di sabato santo
che si doveva agire senza esitazione esenza pietismi, che per
la morte di Cappellini ci volevano tanti morti dall'altra parte.
Non riesco, anche perché queste stesse parole- non c'è stato
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CESARE TREBESCHI
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11] Appunti sulle tappe bresciane esui valori di Lione/lo Levi Sandri 183
che partigiani italiani sono stati presenti, enella stessa Germania hitleriana, centinaia di migliaia di tedeschi antinazisti
furono fud~ti, eliminati nei campi di concentramento ohanno lasciato le loro teste sotto la mannaia, come Hans eSophie
Scholl, igiovanissimi animatori del~ Rosa Bianca. Accanto a
italiani di ogni c~sse sociale edi ogni regione -anche di quelle che non hanno conosduto l'occupazione nazista - hanno
combattuto edato il loro contributo di sangue francesi ejugoslavi, polacchi esovietici, gred einglesi.
Vi fu allora quasi spontanea, inconsapevole unione dei popoli contro le barbarie, adifesa dei supremi valori dell~'dviltà.
Forse proprio in quest'unione ha potuto germogliare /un'idea
che quarant'anni or sono poteva parere utopia ma qhe malgrado ~ cattiva volontà, ha trovato forme di pur par~iale realizzazione edovrà divenire ogni giorno di più operante eluminosa realtà.· l'idea di un'Europa unita, un'Europa che non
rinnega le patrie, ma consente aesse d'affermarsi in una realtà
più ampia, un'Europa che potrà esser elemento di stabilità, di
pace eprogresso tra ipopoli, nella quale alle libertà civili epolitiche dovrà affiancarsi una giustizia sociale più elevata.
Non ègenerosa esevera la vita di questa nostra società. che
malgrado gli sforzi di tanti magistrati non è.stata capac~ dt as~
sicurare alla giustizia mandanti ed esecuton delle stragt.
Ed ecco la risposta aSciascia eadascuno.di noi.· la respon-
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sabilità èdi tutti, anche nostra, non solo d1 coloro che sono
investiti del potere, ma anche di coloro che p~r incapacità, negligenza, ignavia non hanno saputo democraticamente far prevalere soluzioni conformi ai loro ideali.
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11. Purtropo con amarezza, si deve parlare di a.ltre tappe
bresciane, non tutte luminose come quelle del Mortirolo edel
viaggio nell'Italia liberata (sulle q~ali bas~a rimet~ersi ~l quaderno del Ribelle ealla cronaca asciUtta elmeare dt Dano Morelli): ein altre tappe, Brescia deve confessare anche per· Lionello che nemo propheta in patria.
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10. Ma Lionello non vede soltanto le voci attive del bilancio: la libertà èessenziale, ma da so~ non esprime tutte le aspirazioni del~ Resistenza, al~ libertà deve affiancarsi ~ giustizia ein· questo campo la Resistenza è rimasta incompiuta, e
non èstata resa all'Italia quella vita generosa esever~ che Olivelli invocava nel~ preghiera del Ribelle.. .
Non ègenerosa, dice Lione/lo, questa nostra società che non
èriuscita adar lavoro atutti isuoi figli ... che abbandona i giovarli ase stessi, alla droga, ad altri pr~tesi ideali, che di fronte
asituazioni d'indigenza lascia sussistere manifestazioni di lusso sfrenato, che consente una gara di egoismi corporativi edi
privilegi;
Non èsevera questa società in cui la questione viene sollevata edimenticata quando non èpiù utile afini di parte, quando lascia dilagare il fenomeno mafioso ecamorristico.
J
Non alludo soltanto aquel pugno di voti forse mercenari
che gli mancaro~o nel '46 per rappresentare in parlamento ~a
nostra terra: non tutto il male vien per nuocere, se questa disponibilità respinta gli consentì di perfezionare. la carriera ~ni·
versitaria, di acquisire un'esperienza burocrau~a .d'alt~ hvello, egli dischiuse quel supremo consesso ammmtstrattvo del
quale sarebbe diventato primo presidente dopo la decennale
vicepresidenza CEE.
12. Mi riferisco piuttosto aun episodio più r~cente, :eiativo alla nostra università, sorta grazie all'appassiOnato tmpe·
gno eal fecondo pragmatismo ~i Bru~o. ~o~i, ~en p:e~to integrati dalla precisione eda.lla ststemattctt~ di Cis~ G1tt1: pro~
prio queste preziose espenenze personali suggenrono allo~a
ai "padri fondatori" di istituzionalizzare il ruolo (e la contnbuzione) delle due amministrazioni locali, alternando alla presidenza dell'EULO sindaco epresidente della provincia. Ma
la crescita dell'università fece emergere l'opportunità di una
presidenza d'alto livello accademico epolitico, disponibile a
un impegno personale non solo in rapprese~tanza del~' uno o
dell'altro ente finanziatore, ma ormai esclusivamente mfun-
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13] Appunti sulle tappe bresciane esui valori di Lionello Levi Sandri 185
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zione di un'università destinata con la statizzazione ad avere
una propria vita completamente autonoma.
La disponibilità di Lionello fu generosa, immediata, emi
piace ricordare che per le prime riunioni dell'EULO, nel quale aveva accettato d'entrare come semplice consigliere nelle
more di modifiche statutarie, venne aBrescia accompagnato
dalla signora Bice, che di questa rimpatriata, bresciana escolastica insieme, edella possibilità per Lionello di esser utile alla nostra città era visibilmente contenta con quella presenza
intensa ediscreta (ricordata dal presidente Pescatore) che colpiva gli amici.
.·
L'interesse per la scuola traspare anche da un ghiotto raffronto dei risult~ti della licenza liceale in quel1868: sono stati promossi, scrive nel "giallo della regia", 456 candidati su
285 5, il16%: ogli esaminatori d'allora eran molto più severi
di quelli odierni, oinostri nonni erano molto più asini dei nostri nipoti!
Non altrettanto soddisfatte le segreterie dei partiti, che, ancor oggi non so se per ignavia oinappagata alchimia poltronica, lasciarono sfumare il progetto di riforma statutaria inutilmente caldeggiato, sia consentito lo sfogo, dal sindaco d'allora, ingenuamente convinto d'aver indicato alla p~esidenza
l'uomo giusto per il posto giusto: sarebbe stata per l'università una presidenza carismatica, tale da offrire al rettore ben al
, di là eal di sopra dell'apporto finanziario quel respiro umanistico che isuoi studenti hanno conosciuto: tra i quali non a
caso la figlia ricorda Vittorio Bachelet, del quale anche ame
egli parlò conjntensa commozione. Ma con la generosa superiorità che gli era propria, Liopello plaudirà all'avvio
dèll'università di stato.
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ingrata escortese, Brescia inopinatamente lo sostituì, senza
nemmeno avvertirlo.
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13. çera un ponte, tra Brescia ela capitale: l'opera pia dei
bresciani in Roma, fondazione d'antica origine aservizio di
quei bresciani che laggiù si fossero trovati in stato di necessità.
Chiamato afarne parte, Lionello si preoccupò di difenderla dall'assorbimento in istituzioni romane e, ancora una volta
14. Maggior fortuna, efu davvero fortuna per il nostro paese, ebbe nel1961 chi cercava per la commissione della Comunità Economica Europea aBruxelles un'adeguata candidatura, al di sopra della mischia eal di fuori delle alchimie.
Lionello aveva infatti al suo attivo una eccezionale preparazione scientifica, di carattere generale e_nello specifico settore degli affari sociali ai quali sarebbe stato preposto: il suo
volume sulla tutela dell'igiene edella sicurezza nel lavoro (nel
trattato Borsi-Pergolesi) aveva ormai esaurito tre edizioni; due
edizioni il codice delle leggi sul lavoro; sette edizioni le istituzioni di legislazione sociale (cui ne seguiravno molte altre),
moltissime le relazioni in convegni nazionali einternazionali
esu riviste giuridiche esociali. Né si trattava di cultura puramente accademica (comunque non trascurata neanche durante la resistenza, come conferma un "quaderno del Ribelle"
clandestino da lui redatto sulla riforma dell'organizzazione
sindacale), perché oltre amolti altri, significativi incarichi egli
aveva retto il gabinetto del ministero del lavoro con iministri
D'Aragona, Romita, Fanfani, Vigorelli in sei diversi governi
dal1946 al1957.
Nel rimandare al saggio del prof. Sandulli un'accurata ricostruzione dei contributi al diritto dell'economia, del lavoro e
dell'assistenza sociale, credo si debba sottolineare il ruolo di
Lionello non solo nella sistemazione scientifica della materia,
ma - se èlecito indulgere alla moda terminologica - nel traghettare la centralità dell'uomo lavoratore dall'ordinamento
corporativo aquello democratico, alle aperture comunitarie.
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.
)
15. Il contributo dell' Amb. Falchi illustra aspetti (potremmo anche definirli valori metodologici) del comportamento di
Lionello, emersi con singolare evidenza nell'impegno europeo:
- un respiro culturale non circoscritto nell'ambito dell'impegno politico;
186
CESARE TREBESCHI
[14
15] Appunti sulle tappe bresciane esui valori di Lione/lo Levi Sandri 187
- un forte talento intuitivo non disgiunto da una scrupolosa
analisi di tutti gli elementi;
- un metodo di lavoro- fortiter in re, suaviter in modo- fermo nei ~~inc.ipi, .ma "diplo~a~ico" nel dialogo;
- l~ capacita di comvolgere gh mteressati nelle scelte che li
nguardano:. le ~a~se .P~pola~i.- ele loro rappresentanze nelle grandi declSlom dt pohttca sociale.
già nel ricordare, all' ossario di Montesuello, il centenario della
battaglia garibaldina, non esita aricordare quelle che già allora
apparivano, talvolta duramente, divergenze di concezione edi
indirizzi politi~, che si sarebbero approfondite nei decenni successivi, ma per richiamare aunità di intenti ecomunanza di sforzi edi sacrifid per ridare all'Italia dignità di nazione.
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.Mi. pare ~over so~tolineare ancora una volta l'opzione non
elu.ar~a, la rtcerc~ c10è d'un pieno coinvolgimento di quanti
egh SI tr~va agu.tdare. Se già i~ Lima, nel1941, egli si preoc·
cupava dt orgamzzare la crescita culturale dei suoi soldati e
non solo il loro addestramento militare, in Mortirolo quando
l'assedio tedesco suggerisce amolti di trasferirsi in Valtellina
Lionell? dec~de la resistenza aoltranza ma solo coinvolgend~
nel dectdere 1responsabili di tutti i singoli gruppi.
Un secondo ~lemento:il rispetto della vita, privilegiando rispetto a~n erms~o ~lateale una preparazione accurata epru~
dente, evttando nscht non direttamente funzionali ai risultati
bellici p~efissi. Li~nello era giustamente fiero di aver impostato edtretto aBtenno la cattura dei 21 uomini del presidio
GNR senza spargere una goccia di sangue, amico onemico.
Infine, nella ricerca di ciò che unisce, il rispetto dell'altro
fosse pur il peggior nemico fino aparlare, nel momento cru~
ciale, d~ sol~~to !t~lia~d a~oldato italiano, dal quale ddivid~no dzverstt~ dt zdealt ~ dt concezioni politiche, ma al quale
a devo~o umre ancora t legami derivanti dall'aver tutti appartenuto auno stesso eserdto che un tempo aveva combattuto gli stessi nemici della nostra patria.
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16. Non tocca ame illustrare l'avvincente racconto dei mesi
pa~igiani: .impo~~ p~uttosto capire quale fosse il suo modo di
agtre, qua~I valon tsptrasse.ro le sue scelte, il suo comportamento: epo~sia~o leggere nei quaderni del Ribelle il suq viaggio
nell'Italta lzberata come l'avventura di un uomo che ~t libera.
Nell'incontro.~i,q~arant'anni dopo con quanti avevano assunto responsabtl1ta dt comando nella lotta di liberazione come
17. All'apice della carriera giudiziaria, l'insediamento alla
presidenza di palazzo Spada va ricordato per uno scambio di
discorsi con il presidente del consigliò dei ministri che affrontò
un tema ancor oggi fondamentale: il ruolo di una giustizia amministrativa efficiente, capace di evitar la sempre più pressante tentazione di supplenza del giudice penale. Elungi dall'indulgere alla tentazione di enfatizzare il suo ruolo, Lionello in
quell'occasione sottolineava l'opportunità di autolimitare ipoteri presidenziali.
Opportunamerlte il pres. Pescatore ricorda il determinante
contributo di Lionello in sede consultiva egiurisdizionale ma
anche propositiva per rideterminare ruoli efunzioni dei diversi organi della giustizia amministrativa, dall'adunanza plenaria, alla nomina dei consiglieri di stato, al funzionamento
dei tribunali regionali amministrativi: anche qui come alle CE,
come già in Mortirolo, Lionello ebbe modo di esplicare la sua
straordinaria attitudine asposare la progettualità istituziona·
le con un notevole talento organizzativo .
18. Amici ecolleghi testimoniano concordi professionalità
eumanità in ogni campo del suo impegno: non comodo eaccomodante umanitarismo, non professionismo disumano. Ne
sono spia alcune amare ma costruttive riflessioni, aconclusione di un'acuta nota asentenza sulla natura giuridica dei comitati di liberazione nazionale, sul solco profondo che talvol-
ta si può scavare tra il diritto ela vita, tra la norma giuridica
ela realtà delle relazioni soda/i, forse non sarebbe eccessivamente diffidle sfuggire atale pericolo apportando nell'interpretazione del~ norma al summum jus gli accorgimenti ei
temperamenti dell'aequitas.
[16
17] Appunti sulle tappe bresciane esui valori di Lionello Levi Sandri 189
19. Possiamo anostra volta concludere che un grande pericolo per il politico èindulgere alla democratica suggestione dei numeri come anticamera d'inevitabile compromesso e
spurie alleanze non sapendo guardare oltre la politica; il giurista, pur quando non si riduca acinico strumento del cliente di turno oacacciatore di eleganti farfalle sotto l'arco di
Tito non sempre riesce aguardare oltre il diritto; lo stesso
umanista non facilmente si libera dai tentacoli di una cultura erudita. Sunt qui scire volunt ut sciant, ... ut sciantur, ... ut
scientiam suam vendant: un altro grande europeo, Valeria
Giacomini, formatosi con Lionello alla scuola bresciana, si
faceva accompagnare eguidare dal rifiuto di queste s~rumentalizzazioni. ·
·
Ilpolitico che resti uomo, il giurista che resti uomo, un au;.
tentico uomo di lettere non si arrestano aqueste frontiere.
Dal volumetto che lo ricorda, epiù dalle sue stesse pagine
possiamo dire che divisa militare ofazzoletto partigiano, lettera dei codici otessera di partito, lo stesso gusto delle umane lettere, non erano alieni aLionello, ma non hanno potuto
imprigionare in lui un uomo libero, capace di servirsene per
crescere efar crescere liberi altri uomini. Anche i tecnocrati
hanno un'anima, poteva ben dire, sorprendendo il pubblico
dell'istituto italiano di cultura aBruxelles con una dotta earguta conversazione su un coso con due gambe detto guido-
vostra decisione come fosse l'ultima: non soggetta cioè ariesami d'appello, ma anche l'ultima in senso assoluto, quasi un testamento professionale.
Senza vacui ottimismi, con questo sereno rigore, dopo aver
portato dai più diversi fronti, scientifico, sociale, militare, il
suo contributo per un'Europa senza barriera, Lionello poteva ben concludere testimoniando la sua fede in una democrazia fondata sui valori, guardando non solo oltre le miserie
dell'oggi, ma oltre la politica, oltre il diritto, oltre molte vanità culturali.
Quest'operosa speranza contro ogni speranza, sul suo
esempio possiamo tener accesa anche noi oggi, perché èpur
vero quanto scriveva Bergson: la qualità di oggi èla quantità
di domani.
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gozzano.
Scomparsa la moglie, negli ultimi tempi penose invalidità ne
limitavano imovimenti, esaltando la sua .aute.ntica personalità
di uomo che conosce i giorni della gioia edella gloria ma anche quelli del soffrire, così da trovarsi in consonanza con l'ospite ~ù strano, il dolore: non ti meraviglierai, scriveva, se ti dirò
che mi ha vivamente co~ito il libretto di don Giovannino (io
continuo achiamarlo così, come quarant'anni fa, quando l'ho
conosciuto). Ne avevo sentito parlare da mio figlio Sandra, ma
non l'avevo letto. Ora l'ho letto d'un fiato, ma merita di essere riletto emeditato.
Così, affrontò quell'ospite eisuoi ultimi giorni con lo stesso spirito col quale suggeriva ai consiglieri di stato: scrivete la
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Petri Elisabetta - Via della Croce, 81 - Tel. 6783200 • 6794388 - Roma
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